Cover Village

di Classicboy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1: Arrivo ***
Capitolo 2: *** Cap.2: Incontri ***
Capitolo 3: *** Cap.3: Amicizie ***
Capitolo 4: *** Cap.4: Nebbia ***
Capitolo 5: *** Cap.5: Dialoghi ***
Capitolo 6: *** Cap.6: Delusioni ***
Capitolo 7: *** Cap.7: Discussioni ***
Capitolo 8: *** Cap.8: Riflessioni ***
Capitolo 9: *** Cap.9: Agguato ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Verità ***
Capitolo 11: *** Cap.11: Addestramento ***
Capitolo 12: *** Cap.12: Racconti ***
Capitolo 13: *** Avviso! ***



Capitolo 1
*** Cap.1: Arrivo ***


                                         COVER VILLAGE

 

CAP.1: ARRIVO

 

 

Hazel guardò estasiata il panorama che scorreva fuori dal finestrino dell'auto. Immense montagne facevano capolino tra le nubi, gigantesche foreste abitate da chissà quanti e quali animali si estendevano sotto ai suoi occhi, ed ogni tanto comparivano dei maestosi laghi color turchese che le facevano brillare gli occhi.

<< È tutto così diverso, così... magico >> pensò.

Poi guardò l'interno dell'auto e subito la sua allegria scomparve. Suo padre, Ade di Angelo, al volante sembrava pronto per andare ad un funerale, mentre suo fratello, Nico, con le cuffie alle orecchie, faceva di tutto per estraniarsi completamente dal mondo.

Lei sapeva che le sarebbe bastato fare una qualunque domanda perché entrambi le parlassero e le dicessero qualcosa, ma al contempo sapeva che le loro risposte sarebbero stati monosillabi o (nel caso del fratellastro) grugniti.

Sospirò. Il rapporto tra i due era sempre stato freddo, ma in quei giorni si era avvicinato allo zero assoluto. Con la mente tornò indietro a quella sera...

 

Lei e Nico avevano appena finito di cenare e stavano incominciando a sparecchiare la tavola, quando era arrivato il padre. Era una serata piovosa, e lui, come al solito, non aveva con sé l'ombrello.

“Papà, così prima o poi finirai col beccarti un malanno” lo aveva rimproverato scherzosamente lei, prima di vedere l'espressione seria sul suo volto.

“Cosa succede? Ci dobbiamo trasferire di nuovo?” aveva chiesto il fratello.

Non era la prima volta che, per via del lavoro di lui, dovevano cambiare città.

Annuì cupo.

“E dove andiamo?” aveva domandato lei.

“Cover Village” aveva risposto.

A lei quel nome non diceva niente, però il tono sembrava lo stesso di un uomo che aveva appena annunciato il decesso di una persona.

Al suo fianco Nico aveva fatto cadere per terra i piatti. Nei suoi occhi c'era un'espressione mista di orrore e rabbia.

“Tu... tu stai scherzando, vero?” aveva boccheggiato.

“Sai che scherzo di rado” aveva risposto lui in tono grave.

Un fuoco di rabbia brillò nelle iridi del fratello: “Come puoi...!” ma si trattenne e si voltò nella sua direzione. Il padre sembrò aver recepito il messaggio: “Hazel, va in camera tua”

“Ma...” aveva provato a protestare prima di essere bloccata dalle espressioni furenti di padre e figlio. Si era fatta piccola piccola: “Ok” aveva mormorato prima di salire le scale.

Una volta in camera si era seduta con la schiena contro la porta e aveva chiuso gli occhi. Aveva scoperto, tempo prima, di avere un udito molto fine, quando voleva, ed aveva intenzione di usarlo per sentire cosa si stavano dicendo quei due. Non era origliare, non esattamente.

“Come puoi farmi, farci, una cosa del genere?!” stava urlando il fratello.

“Nico, è un nostro dovere” aveva risposto il padre pacato.

“Dovere, dovere, dovere. È sempre questa la tua scusa, vero? Per te non esiste libero arbitrio! L'unica cosa che per te dobbiamo fare è eseguire gli Ordini! Ma questo non lo farò, scordatelo!”
“Nicola di Angelo!” sentì tuonare il padre mentre pronunciava il suo nome completo “Pensi che a me non dispiaccia? Pensi che io non provi tristezza a ritornare nel posto in cui... Basta. Noi torniamo a Cover Village. Che tu lo voglia o no!”

“Ti odio” aveva sussurrato Nico tra i denti “E sta sicuro che mai, ripeto mai ti perdonerò se ci succederà qualcosa che ci farà rivivere quell'orrore”

Lo aveva sentito salire le scale e chiudersi a chiave nella sua stanza. Più tardi sarebbe andata a parlargli.

Ma quando era andata a bussare alla sua porta le aveva risposto solo un cupo “Vattene via, Hazel”

 

Nei giorni seguenti il fratello era stato di umore più intrattabile del solito. Per fortuna però il giorno precedente era ritornato a sorriderle (per modo di dire) e le aveva spiegato che, prima che lei venisse ad abitare con loro, lui ed il padre vivevano in una piccola cittadina tra i monti; Cover Village appunto.

“E perché ve ne siete andati?”

“Ci sono stati dei... problemi, e siamo stati costretti a trasferirci”

In seguito a quel discorso Hazel si era ritrovata sempre più eccitata e curiosa all'idea di visitare quella città, perché sentiva che lui le aveva tenuto nascosto qualcosa. Al contempo però aveva iniziato a sentirsi sempre più in ansia ed un brivido freddo era incominciato a salirle lungo la spina dorsale ogni volta che quel nome le si affacciava nella mente.

 

“Siamo arrivati” mormorò Nico cupo spegnendo l'MP3 e staccandosi le cuffie dalle orecchie.

Hazel tornò nel mondo reale e si affrettò a guardare fuori dal finestrino. Vide sfrecciare gruppi di case molto simili fra loro, intervallate da giardini e zone di incolto tramite le quali si arrivava direttamente alla foresta.

“È tutto così, così...”

“Ordinario?” disse Nico accanto a lei.

“Bello” mormorò la ragazza.

Quei posti le ricordavano così tanto lo stereotipo dei villaggi di montagna, e la cosa la faceva tanto sentire come un eroina di un film o di un libro fantasy.

<< Chissà che cosa provano papà e Nico. Del resto questa per loro non è la prima volta che vedono queste case >> ma quando guardò verso il fratellastro tutto ciò che vide fu un espressione indecifrabile. Sembrava un'antica statua in marmo di una qualche divinità greca o romana.

“Siamo arrivati” li informò il padre entrando attraverso un cancello mezzo distrutto in un giardino incolto.

I ragazzi scesero e si misero ad osservare la casa. Ad Hazel non parve niente di che, solo una delle tante e comuni dimore, delle quali ce ne erano milioni di copie in giro.

Il fratello invece aveva un'aria nostalgica. “Non sapevo che l'avessi tenuta”

Il padre sollevò le spalle: “Mi pareva una buona idea nel caso in cui avessimo deciso di ritornare”

La ragazza capì: quella era la dimora di Nico e di suo padre quando vivevano lì.

Nico si avviò con sicurezza verso l'ingresso, mentre un'espressione di nostalgia velava i suoi occhi neri. Subito fu seguito dal padre.

Lei rimase indietro. Tutta l'euforia era stata sostituita da qualcos'altro: paura, ansia e la sensazione di essere un ospite indesiderato.

“Noi non dovremmo essere qui...” mormorò come in trance. L'attimo dopo fu chiamata da Nico: “Ehi, Hazel. Ti sei incantata? Dai vieni dentro, che fuori rischi di prenderti qualcosa!”

La ragazza, che sembrò essersi completamente dimenticata della frase appena pronunciata, afferrò lo zaino e si diresse verso la sua nuova dimora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo AUTORE:

Scusate la parola in grande ma è per far capire che sono un maschio.

Tornando a noi: sono tornato con una nuova long, yay!!!

Questa volta il protagonista non sarà Leo bensì la nostra piccola maghetta Hazel, e sarà più incentrata sul mistery e un altro genere che verrà svelato in seguito che sulla commedia romantica.

Nico molto probabilmente mi è venuto OOC in questo capitolo, ma così è la vita.

Per ora non è successo niente di che, però: cosa è successo ad Hazel? Cosa significano le sue parole? Cosa le stanno tenendo nascosto suo padre e suo fratello?

Questo ed altro (forse) nella prossima puntata.

Per please se mi lasciate una piccola recensione mi fate molto felice.

Bye!!!!!

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Capitolo 2
*** Cap.2: Incontri ***


CAP.2: INCONTRI

 

 

Il giorno seguente Hazel si preparò di tutto punto per il suo primo giorno di scuola al liceo di Cover Village. Voleva essere al meglio.

Si guardò ancora una volta nello specchio ammirando il risultato. Per essere carina, era carina: i capelli erano tenuti sciolti, indossava una camicetta verde chiaro sopra una giacca di jeans e dei pantaloni neri.

“Sembra quasi che tu voglia vincere il primo premio ad un concorso di bellezza” la prese in giro il fratellastro dalla soglia.

Lui aveva optato per il suo solito look: jeans scuri, maglietta nera e giubbotto da aviatore.

“Su, avanti andiamo, che rischiamo di fare tardi il primo giorno di scuola” e scese le scale con lo zaino (ovviamente nero) sulle spalle.

Lei guardò ancora un attimo l'immagine riflessa. Fece un respiro profondo: “Oggi andrà bene” dopodiché afferrò anche lei lo zaino e si affrettò ad uscire di casa.

 

Arrivarono di fronte alla scuola in largo anticipo rispetto all'inizio delle lezioni. L'edificio era grande e sembrava dividersi in parecchie ali. Vari ragazzi stavano bighellonando di fronte all'entrata per respirare un'ultima boccata d'aria prima di sei ore di inferno.

Nessuno sembrava fare caso a loro due, piccoli com'erano, ma Hazel aveva comunque l'inquietante sensazione di essere continuamente osservata. Impaurita prese la mano del fratellastro e subito si calmò.

Lui la guardò: “Sorellina, rilassati. È soltanto una scuola, e non è certo la prima volta che siamo i nuovi arrivati”

“Lo so, è solo che...” sospirò “È solo che sono agitata. Forse sarei dovuta rimanere a casa oggi”

“Ma no, vedrai che...”

“Che mi venga un colpo e gli dei mi fulminino seduta stante! Nico di Angelo?!” li interruppe una voce.

L'attimo dopo il fratello si ritrovò stretto in un abbraccio e sollevato di qualche centimetro da terra.

La ragazza osservò stupita il giovane che stava trattando il moro con tanta familiarità: doveva avere all'incirca tre anni più di lei, indossava dei semplici jeans scuri con diversi strappi causati da cadute di vario genere, una maglietta arancione si intravvedeva sotto ad una felpa con la zip blu chiara, i capelli erano neri e leggermente spettinati e gli conferivano un'aria da ribelle, gli occhi erano verdi come il mare e l'espressione era quella di una persona che amava sorridere.

Il ragazzo poggiò giù la sua “preda” e parlò: “Sono passati anni. Ti ricordi di me?” chiese con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

Tossicchiò leggermente: “Come potrei dimenticare i tuoi abbracci stritola ossa? Come stai Percy?”

Il sorriso, se possibile, si allargò ancora di più: “Alla grande! Certo che è da tempo che non ti vedevo. Quanti anni sono passati? Sei? Sette?”

“Cinque” replicò pacato Nico, dimostrando una reazione molto più fredda dell'altro agli occhi di chi non lo conosceva. Ma la sorellastra notò che gli angoli della bocca si erano incurvati leggermente in quello che per lui era un sorriso, ed anche i suoi occhi brillavano di felicità.

L'altro annuì e continuò imperterrito: “Cinque anni. E sei cambiato davvero tanto. Una volta eri un piccoletto petulante con l'ossessione per Mitomagia, ora invece... Che ti è successo? Un capovolgimento di personalità? Se ti potesse vedere...” il sorriso gli si pietrificò sul volto, mentre l'espressione di Nico perdeva ogni traccia di allegria.

“Già, sono cambiato” replicò gelido l'italiano “Ad ogni modo, lei è la mia sorellastra, Hazel” e la indicò.

Il ragazzo focalizzò la sua attenzione su di lei. Per un'attimo, quando aveva pronunciato la parola “sorellastra” le era sembrato di scorgere un'espressione stupita, ma ora era tornato a sorridere: “È un piacere. Scusami se non mi sono ancora presentato: sono Percy Jackson, un vecchio amico di Nico”

Lei dovette trattenersi dal non sbavare: caspita se non era bello con quell'aria da ribelle e gli occhi verdi simili a quelli di un cucciolo di foca.

“Percy?! Allora vieni, si o no?!”

Il ragazzo alzò la testa in direzione della voce, proveniente da una ragazza coi capelli biondi ed un laptop in mano.

“Eccomi!” le urlò il ragazzo, prima di tornare a rivolgersi a loro “Adesso devo proprio andare, ma dopo mi piacerebbe molto pranzare in mensa con voi, vi va? Così magari vi presento qualcuno”

Hazel si affrettò a parlare prima del fratellastro, il quale probabilmente avrebbe condito la risposta con varie parolacce ed insulti di ogni sorta, prima di rifiutare sgarbatamente l'invito: “Ne saremmo lieti”

Il ragazzo le sorrise e si diresse verso l'ingresso.

Quando fu scomparso dalla sua visuale, Nico si rivolse a lei: “Perché gli hai detto di si? A me non va di pranzare con lui”

Lei sospirò esasperata: “Andiamo fratellone, sai che dobbiamo provare a stringere amicizia con qualcuno, e questa e la volta buona che non ci impieghiamo due settimane” guardò l'orologio al polso “Adesso ci conviene sbrigarci ad entrare e ad andare a confermare la nostra iscrizione. A proposito, non sapevo che giocassi a Mitomagia”

 

“Ecco, questa dovrebbe essere la nostra classe” disse Nico di fronte ad una porta chiusa dalla quale usciva il rumore attutito di una voce femminile.

Dopo essere andati a confermare l'iscrizione i due si erano fatti spiegare dove fosse la loro aula e si erano diretti pronti a fare lezione.

“Pensi che ci dirà qualcosa per il fatto che siamo in ritardo?” chiese preoccupata Hazel.

“Ma no, vedrai che non ci dirà nulla” le rispose il fratello prima di bussare.

La voce disse “avanti”, e i due, dopo un'occhiata di incoraggiamento, entrarono.

“Buongiorno” incominciò Nico “Siamo i due studenti nuovi e...” emise un verso strozzato di sorpresa.

La sorella guardò che cosa aveva causato una reazione del genere, e vide che l'insegnante era una ragazza che poteva avere tra i venticinque ed i trent'anni, indossava una felpa sportiva sopra una magli bianca e dei pantaloni dello stesso colore, il volto era giovane e pallido, i capelli ramati erano raccolti in una treccia. Portava due orecchini d'argento, uno a forma di arco, l'altro di freccia.

Quando Nico era entrato sul suo volto si era formata un'espressione leggermente stupita: “Signor di Angelo, ne è passato di tempo”

“Tu, tu...” balbettò Nico terrorizzato.

“Gradirei che mi dessi del lei, visto che da oggi sarò la vostra insegnante di scienze” si rivolse ad Hazel. I suoi occhi erano gelidi e stupendi come la luna in una sera d'inverno: “Io sono la professoressa Diana Artemis, tu invece sei?”

“Hazel Lavesque” disse la ragazza con un groppo alla gola. Era chiaro che non era il caso di avere quella giovane donna come nemico.

Lei annuì: “Bene, adesso, se volete andare a sedervi lì ci sono due banchi vuoti. Nel caso in cui non riusciate a capire qualcosa della mia lezione, basta che chiediate e cercherò di essere il più chiara possibile”

I due si affrettarono ad andare a sedersi. Quando Hazel guardò in direzione del fratellastro notò che aveva un'aria mesta, arrabbiata, anzi di più. Varie volte, per prenderlo in giro, gli diceva che si portava appresso una nebbia di morte e di gelo, però in quel caso le era quasi sembrato che il fratello fosse davvero circondato da una lieve foschia nera. Adesso però era tutto passato. Che cosa stava succedendo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Yes, I'm back! Che ve ne pare?

Incominciano in questo capitolo gli incontri di Hazel nella nuova scuola, e già qualcosa si sta delineando e nuovi misteri si intrecciano.

Come vi sembra Artemide nelle vesti di insegnante di scienze? A me pareva adatta.

Ed ora: cos'era la strana aura che avvolgeva Nico? Che cosa voleva dire Percy prima di interrompersi? Come si sono conosciuti la professoressa e Nico e perché lui sembra odiarla tanto?

Lo saprete presto, inoltre nel prossimo capitolo incominceranno le amicizie di Hazel, non perdetelo.

Bye!!!!!!!!

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Capitolo 3
*** Cap.3: Amicizie ***


CAP.3: AMICIZIE

 

 

All'ora di pranzo, Hazel e Nico si diressero in mensa come stabilito. Una volta arrivati e subito dopo aver preso da mangiare (lui una melagrana ed una bottiglietta d'acqua, lei un'ala di pollo e un po di carote) si affrettarono a dirigersi verso un tavolo, dal quale Percy continuava a fargli dei cenni e a sbracciarsi per attirare la loro attenzione.

I due si sedettero: “Ben arrivati. Come è andata la mattinata?” chiese il ragazzo con gli occhi verdi.

“Oh, molto bene. Abbiamo fatto due ore di matematica, tre di inglese ed una di scienze” disse lei.

“Oh, allora avete incontrato la Artemis” disse leggermente imbarazzato.

Fu Nico ad rispondere: “Non sapevo che si fosse messa ad insegnare”

“Sai com'è, ha sempre avuto il pallino della natura e delle scienze”

Hazel guardò preoccupata il fratello. Da quell'incontro se ne era rimasto completamente zitto, provocandole non poca preoccupazione, e adesso che parlava lo faceva con tono carico di risentimento e rancore.

Il ragazzo con la maglietta arancione pareva davvero in difficoltà, finché non vide una figura e le fece segno di sedersi accanto a loro.

La bruna vide che si trattava della ragazza che aveva visto sulle scale della scuola, la bionda col laptop. Aveva i capelli tenuti in una coda, indossava una semplice felpa rossa e dei jeans scuri, ma erano gli occhi che colpivano, grigi come una tempesta.

“Hei Testa d'alghe” disse la ragazza sedendoglisi accanto e dandogli un lieve bacio sulla guancia, lasciando i due fratellastri interdetti.

Percy sorrise leggermente: “Ciao, Sapientona. Ti voglio presentare qualcuno. Loro sono Nico di Angelo ed Hazel. Ragazzi, lei è la mia fidanzata, Annabeth”

“Ciao” disse Hazel con un sorriso mentre il fratello rispondeva con qualcosa simile ad un grugnito. Se possibile era diventato di umore ancora più tetro.

La ragazza li osservò un attimo, come per vedere se potevano costituire un qualche tipo di minaccia, poi sorrise e li salutò: “Piacere. Vi avevo già notati stamattina quando parlavate con questa Testa d'alghe. Inoltre” squadrò Nico “Percy mi parla spesso del tenero ragazzino che da piccoli gli faceva venire l'esaurimento nervoso, e da come ti ha salutato direi che sei tu”

La ragazza era leggermente agitata. C'era qualcosa di freddo e calcolatore in quegli occhi grigi.

“Ad ogni modo...” disse Percy leggermente imbarazzato e percependo un'atmosfera carica di tensione.

Nico lo interruppe: “E così ti sei fidanzato”

La pronunciò come se si trattasse di una sfida, tramite la quale stava sfidando Percy ad ammettere un'orribile colpa.

“Già, tu non la conosci, si è trasferita qui un paio di anni fa. All'inizio non andavamo molto d'accordo, ma poi...” e la guardò teneramente negli occhi, mentre lei contraccambiava lo sguardo con altrettanta dolcezza. Hazel si ritrovò a sorridere. Erano così teneri, ma il fratello sembrava pensarla diversamente, al punto che distolse lo sguardo e tornò a concentrarsi sul suo misero pasto.

Per alcuni minuti la ragazzina fece conversazione con i due, cercando anche di coinvolgere, senza successo il fratellastro.

Alla fine sentì una voce: “Ehi Percy”

Si voltò e vide un ragazzo che doveva avere due anni più di lei, fisico grosso ma atletico, indossava dei semplici jeans e la felpa della scuola, in testa aveva un berretto con una foglia d'acero, simbolo del Canada. I tratti erano lievemente orientaleggianti.

“Frank” lo salutò Percy, facendoli cenno di sedersi affianco a loro.

Il ragazzo si diresse lì, ma arrivato ad un certo punto inciampò (o qualcuno gli fece lo sgambetto) col risultato che per poco il suo pranzo non finì per terra. Per fortuna riuscì a recuperare in tempo l'equilibrio e salvare il cibo, attirandosi comunque le risate da parte di praticamente tutta la sala.

Il ragazzone prese posto affianco a Percy. L'espressione festosa aveva lasciato il posto ad una triste ed imbarazzata.

“Che figura” mormorò prima di concentrarsi sul cibo. Non seppe perché, ma Hazel lo trovò all'istante molto tenero e dolce.

“Non è colpa tua” disse dolcemente “Capita di essere un po sbadati ogni tanto”

Il ragazzo le rivolse un timido sorriso: “Grazie. Ad ogni modo io sono Frank Zhang”

“Hazel Lavesque” si presentò lei. Ma perché lei stava arrossendo?

“Zhang? Sei davvero tu?” chiese Nico accanto a lei facendola sobbalzare. Era così taciturno che ci si dimenticava della sua presenza.

Anche Frank sembrò accorgesi del ragazzo soltanto ora: “Nico? Avevo sentito dire che eri tornato, ma pensavo fosse una bufala”

“Ed invece eccomi qua”

“Come vi conoscete?” chiese Hazel curiosa.

“Non è niente, solo di vista” provò a schermarsi il fratello prima che Percy lo interrompesse rivelandole la verità: “Giocavano a Mitomagia insieme. Ed erano dei veri fanatici”

Hazel si trattenne dal ridere, mentre Nico diventava sempre più rosso dall'imbarazzo.

Stavano per continuare, quando l'ennesima voce li interruppe: “Che mi venga un colpo se quello non è il piccolo Nico di Angelo!”

Lei si voltò e stavolta vide non una semplice persona, bensì un gruppetto di due ragazzi ed una ragazza venire verso di loro.

Avevano tutti e tre due anni più di lei, il ragazzo che aveva parlato era magrolino e piuttosto basso, i pantaloni erano sporchi d'olio di motori e robe del genere, la maglietta era bruciata in più punti, il viso era magro e presentava dei lineamenti elfici e tratti ispanici, i riccioli castani gli ricadevano sulla fronte sopra agli occhi dotati di una strana energia vitale. Affianco a lui c'era un ragazzo alto, biondo, muscoloso, con i capelli tagliati alla perfezione e due occhi blu come il cielo di primavera. Infine c'era una ragazza con la tipica carnagione scura degli indiani d'america (cherokee, forse?). L'unico aggettivo con cui la si poteva descrivere era bella, non che indossasse vestiti all'ultima moda o fosse truccata alla perfezione, solo che portava i jeans ed il giubbotto da sciatore con eleganza e stile.

Quei tre erano il più strano terzetto che avesse visto: un elfo di Babbo Natale drogato e con la mania per il fuoco, il principe azzurro un po tenebroso, e la regina delle fate fatta persona.

I ragazzi si avvicinarono. Fu di nuovo l'ispanico a parlare: “E invece e proprio lui gente. Che partano gli applausi registrati e le ragazzine scoppino in pianti isterici perché il “Ghost King” è tornato in questo mondo per maledirci tutti”

“Piantala Leo” disse il biondo, prima di rivolgere la sua attenzione al fratellastro di lei “È un piacere rivederti Nico” disse con un sorriso.

“Jason, Piper, Leo” li salutò freddamente lui, prima che la ragazza gli schioccasse un fraterno bacio sulla guancia: “Bentornato” disse.

Nico arrossì leggermente.

I tre nuovi arrivati le furono presentati come: Leo Valdez, Jason Grace e Piper McLean. Sembravano simpatici.

Il resto del pranzo lo passarono senza più interruzioni, chiacchierando del più e del meno ed informandosi gli uni sugli altri. Anche Nico pareva più allegro, come se gli fosse stato tolto un grosso peso da sopra le spalle.

Lei chiacchierò principalmente con Frank e Piper. Il ragazzo era molto carino e simpatico, mentre lei era spigliata e allegra. Entrambi conquistarono ben presto la sua fiducia.

Alla fine della giornata Hazel tornò a casa con animo più sereno, contenta della giornata speciale appena trascorsa.

 

Nel frattempo...

 

“Allora, mi porti qualche novità?” chiese la figura avvolta nell'oscurità.

“Si, mio signore. La luna entrerà all'apice del suo potere tra due mesi”

“È molto tempo, troppo. Forse però, potrebbe essere proprio il periodo sufficiente per preparare tutto come si deve. Lui è pronto? Sospetta di qualcosa?”

“È assolutamente pronto mio signore, ed è completamente all'oscuro di tutto. Solo che...” la voce del servo esitò.

“Solo, che cosa?”

“Beh, ecco, pare ci sia stato un nuovo arrivo, anzi due. E paiono essere soggetti potenti”

“Si tratta di Vedenti?”

“Uno no, l'altro forse, stiamo ultimando le verifiche”

“Non importa. Ciò non influenza minimamente i miei piani” uscì dall'oscurità, ed un lampo di luce colpì la maschera d'oro ritraente un volto assolutamente inespressivo “Molto presto potremo attuare il Rito, e allora nulla avrà più importanza”

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Ssssalve, bbella gente!

Come potete vedere ho deciso, per via di impegni vari, di anticipare l'uscita del capitolo ad oggi.

Come vi sembra? L'ultima parte è da brivido, eh?

Annabeth forse è un po OOC, ma volevo renderla il più fredda e distaccata possibile.

Scusatemi per il bacio di Piper, e che non sapevo proprio come presentarla.

E già si notano delle spinte sul piano Frazel. Cause Frazel is life, Frazel is love. Enjoy in the Frazel team (per informazioni contattare il fondatore del Frazel Team Percy Jackson, Manhattan, New York).

Comunque: la vita sembra andare bene ad Hazel, ma chi è la misteriosa figura? Di chi sta parlando? Cosa succederà tra due mesi?

Lo scoprirete tra una settimana.

Bye!!!!!

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Capitolo 4
*** Cap.4: Nebbia ***


CAP.4: NEBBIA

 

 

Passarono alcuni giorni, durante i quali Hazel legò sempre di più con i ragazzi conosciuti in mensa. Alla fine riuscì a trovare un aggettivo per ciascuno di loro: Percy era affidabile, Annabeth era ingegnosa, Piper era ammaliante, Jason era coraggioso, Leo era spiritoso e Frank era...

Quello era l'unico punto della sua visualizzazione che non riusciva a far quadrare. Che cos'era Frank per lei? Timido, questo di certo. Impacciato? Sicuramente si. Da come l'aveva visto sollevare una tavolata per avere più spazio in mensa, probabilmente era anche forte. C'era una parola però che lo descriveva al meglio, ma che lei si rifiutava di usare: carino.

Lo trovava carino, era un dato di fatto. Lo considerava come un tenero cucciolo di elefante o di panda, che doveva avere continuo bisogno di coccole e di attenzioni.

Ben presto, Frank diventò il suo migliore amico, quello con cui passare la ricreazione e con cui scherzare. Senza contare che stava anche simpatico a Nico, che riusciva a stare in sua presenza senza esibirsi in battutine acide.

Così Hazel quel sabato mattina si ritrovò di fronte allo specchio ad osservare il completo che avrebbe indossato per andare in città con il ragazzo e gli altri. Era euforica. Negli anni passati non era mai arrivata a quel grado di amicizia con qualcuno dopo così poco tempo, adesso invece si ritrovava ad uscire con ben sei persone.

Inspirò a fondo prima di prendere lo zaino e dirigersi verso la stazione dei treni dove era fissato l'incontro.

“Sei sicura di non volere un passaggio con tutta questa nebbia?” le chiese il padre preoccupato.

Lei guardò fuori, e vide che effettivamente c'era proprio una coltre fitta di densa nebbia bianca. Dava quasi l'impressione che un fumo magico circondasse la casa.

Scosse la testa: “No, grazie. La fermata è a cinque minuti a piedi da qui. Arriverò subito e senza incidenti” sorrise ed uscì.

Dopo alcuni minuti, si rese però conto che c'era qualcosa di strano in quella nebbia. Era davvero densa. Sembrava che ti si appiccicasse addosso come uno strascico. Inoltre il freddo era talmente intenso da darle la sensazione di perforarle le ossa. Aveva sentito parlare di “freddo pungente”, ma in quel momento pensò che quello non fosse solo un modo di dire.

Deglutì ed affrettò il passo.

Ad un certo punto sentì una voce provenire dalla nebbia

'Abbi cura di lui'

“Cosa?” disse sempre più nervosa.

'Tempi oscuri si stanno avvicinando, devi essere forte per entrambi'

Sempre più agitata guardò nella cortina che la circondava, finché non vide ad una ventina di metri di distanza una figura di una ragazza con un cappello in testa, ferma e immobile.

Non riusciva a distinguerne con precisione i particolari, però aveva un'aria familiare.

“Chi sei?” chiese cercando di mostrarsi più coraggiosa di quanto fosse in realtà

'Sii forte' ripeté, prima di voltarsi per andarsene nell'oscurità.

“Aspetta!” urlò Hazel, rincorrendola. Quella ragazza era importante, glielo diceva l'istinto, e lei avrebbe fatto di tutto per raggiungerla.

Però, a pochi centimetri da lei, la nebbia si diradò, facendole vedere invece un corpo maschile. Provò a fermarsi. Non ci riuscì.

L'attimo dopo si ritrovò per terra. Per fortuna lei non era pesante, così il ragazzo comparso dalla nebbia, perse solo leggermente l'equilibrio.

“Stai bene?” le chiese porgendole gentilmente la mano.

Lei però non lo ascoltava. Stava cercando la ragazza. Possibile che fosse scomparsa.

Lo sentì ridacchiare: “Stai cercando qualcuno che sembra essersi dissolto nel nulla, vero?”

Lei lo guardò stupita in faccia per la prima volta. Doveva avere cinque anni più di lei, nonostante il freddo portava solo una semplice maglietta bianca con dei jeans chiari, i capelli erano di un biondo malato, quasi bianchi, gli occhi azzurri parevano divertiti. Avrebbe potuto avere un aspetto gradevole, se non fosse stato per quella: una spettrale cicatrice bianca, che gli correva lungo una guancia dandogli un'aria sinistra, in tono con l'atmosfera misteriosa data dalla nebbia. Si costrinse a tornare a concentrarsi sugli occhi e a rispondere alla domanda: “Si, ma tu come lo sai?”

Sorrise, e la cicatrice si increspò: “C'è una leggenda a Cover Village, secondo la quale, tramite questa nebbia si è in grado di comunicare con i propri morti e con le persone a noi care ormai defunte. Esse vengono qui per ammonirci, o più semplicemente per vedere se stiamo bene” scrollò le spalle “Probabilmente si tratta di un'invenzione dovuta al fatto che una volta la nebbia era mista a dello zolfo che produceva allucinazioni. Ma anche in tempi moderni c'è qualcuno che giura che la nebbia sia davvero un tramite con il regno dei morti”

Hazel ripensò a quanto le era successo: quindi quella ragazza era uno spettro! Tutto ciò spiegava la repentina scomparsa e quegli avvisi senza senso. Ma chi era? Lei non l'aveva mai incontrata in vita. E poi di chi si doveva prendere cura e doveva essere forte per chi?

Tremava per il freddo e la paura. Il ragazzo le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla. Era gelida: “Stai bene?”

“Si si. È … è tutto ok”

“Bene, a proposito, non mi sono ancora presentato. Io sono Luke Castellan”

“Hazel Lavesque”

Lui si batte un paio di volte l'indice sul mento, come per provare a ricordarsi qualcosa: “Hazel, Hazel...” si illuminò “Ma certo, sei la sorellastra di Nico di Angelo!”

“Lo conosci” chiese lei stupita.

Un espressione ferina si dipinse sul volto del giovane, facendo lampeggiare la cicatrice: “Tutti lo conoscono. Del resto, è grazie al sacrificio di lei se...” si bloccò, e la ragazza capì il perché. Nel istante in cui aveva pronunciato quelle parole, qualcosa di simile all'ululato del vento aveva squarciato l'aere. Ma non era il vento, l'aria era immobile.

Il ragazzo continuò nervosamente: “Meglio non parlare di queste cose qui. Ad ogni modo, scusa ma devo andare. Ci si vede” e si dileguò.

Hazel raggiunse in fretta la stazione continuando a pensare a ciò che le era appena successo. Ma tutti quei pensieri le furono levati dalla testa nello stesso istante in cui vide Frank sbracciarsi per attirare la sua attenzione.

“Ma dov'eri finita? È un quarto d'ora che ti aspettiamo. A proposito, Leo ci raggiunge dopo”

Un quarto d'ora? Hazel non capiva. Lei era uscita dieci minuti prima dell'ora fissata e il tragitto doveva durare al massimo cinque minuti. Guardò l'orologio e vide che segnava venti minuti oltre la data dell'appuntamento. Quindi il percorso era durato mezz'ora? Possibile?

“La nebbia mi ha disorientato” cercò di giustificarsi.

“Fa niente” la fermò Frank “Adesso andiamo. Ci aspetta un fantastico pomeriggio”

 

Il pomeriggio, effettivamente, lei lo stava passando bene, ma la sua testa continuava a tornare alla ragazza nella nebbia e al giovane che l'aveva aiutata. Sembrava proprio simpatico, ma quella cicatrice la inquietava.

“Hazel, allora?” le chiese Piper alla sua sinistra.

Lei guardò smarrita l'amica: “Come? Hai detto qualcosa?”

“Lascia stare” sbuffò lei “Ma che ti succede? Da quando sei arrivata sembri distante, inoltre non hai affatto una bella cera”

“Ecco, diciamo che... non mi sento al massimo della forma fisica”

“Allora saresti dovuta rimanere a casa”

“Ma no, mi fa piacere passare il tempo con voi” si costrinse a sorridere.

L'altra scrollò le spalle. Stavano per parlare quando furono interrotti da un urlo: “Ragazzi, ragazzi! Presto guardate!”

I sei, e metà delle persone affianco loro, si voltarono e videro Leo correre verso la loro direzione

“Insomma Leo, che c'è? Ti sei attirato addosso lo sguardo di tutti” lo rimproverò Jason. Ma al castano non sembrava interessare.

“Presto, è il giornale di oggi!” porse il foglio con un espressione indefinibile “Leggete la prima pagina”

Il ragazzo lo fece svogliatamente, ma non appena i suoi occhi caddero sui caratteri cubitali, sbiancò.

“Non è possibile” mormorò passando il pezzo di carta agli altri. Ciascuno di essi assunse un'espressione spaventata, tranne Annabeth.

Quando fu il suo turno Hazel lesse con attenzione:

“PELLE D'OCA E PANICO: TROVATO UN UOMO MORTO AI LIMITI DEL BOSCO! PROBABILE UCCISIONE DA PARTE DI UN'ANIMALE SELVATICO”

La notizia era terribile, ma a lei non pareva degna di una tale attenzione. Lo passò a Piper, la quale, come gli altri assunse un'aria spaventata. Guardò Leo e balbettò: “Ma non è possibile. È... è...”

“Ebbene si” disse il ragazzo. Sul suo volto c'era un'espressione a metà tra il terrorizzato e l'eccitato “È successo di nuovo. È come cinque anni fa”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Ho deciso di pubblicare oggi! Yeeeeh!

Ad ogni modo sperò che questo capitolo fitto di nebbia e mistero vi sia piaciuto, e spero abbiate apprezzato anche la figura di Luke.

Inquietante come sempre vero?

Inoltre noterete che il mistery si sta facendo prevalere prepotentemente.

A proposito: scusate se le risposte alle ultime recensioni sono state un po prolisse, ma in quei giorni sentivo l'impellente bisogno di sfogarmi (il classico ha un brutto effetto, fidatevi).

Ed ora: cosa è successo cinque anni fa? Perché sembrano tutti spaventati da questa notizia? Ma soprattutto chi era la figura nella nebbia e cos'era l'ululato che ha interrotto Luke?

Lo scoprirete presto, forse.

Bye!!!!!!

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Capitolo 5
*** Cap.5: Dialoghi ***


CAP.5: DIALOGHI

 

 

Per alcuni minuti i ragazzi stettero nel più completo silenzio, come se la frase di Leo li avesse ipnotizzati. Fu Percy a reagire per primo: “Torniamo a casa”

Il suo tono non ammetteva repliche, e tutti gli altri li diedero ragione. Tutti tranne Annabeth ed Hazel.

“Come sarebbe a dire torniamo a casa?” chiese la bionda incredula. Si volto verso il suo ragazzo in cerca di spiegazioni, ma quello rifiutava di incontrare il suo sguardo.

“Percy, che sta succedendo?” continuò a insistere.

“Annabeth, non te lo posso dire per ora. Ti prego, ti spiegherò tutto dopo, ma adesso torniamo a casa!” e distolse un attimo lo sguardo dai suoi occhi grigi.

<< Ma sta guardando verso di me? >> si domandò Hazel, però le iridi verdi erano di nuovo puntate sulla sua fidanzata.

Tornarono in fretta alla stazione, passando il viaggio nel più assoluto silenzio. Nessuno sapeva cosa dire. Era come se quella notizia li avesse completamente privati di tutte le loro energie vitali.

Arrivati alla stazione Hazel prese lo borsa e si preparò ad andare: “Beh, ragazzi, io me ne torno a casa. Ci si...”

“Aspetta, ti accompagno!” urlarono in contemporanea Percy, Jason e Leo.

Lei li guardò, stupita dello slancio avuto: “Ragazzi, sul serio, non ce ne...”

“Si, che ce ne bisogno!” la interruppe il moro. Era rosso in viso dopo essersi reso conto della reazione avuta “Ehm, non vorremmo che fossi aggredita. Del resto sei la più giovane tra di noi. Frank, che ne dici di accompagnarla tu?”

Il ragazzo sussultò nel sentire il suo nome. Si guardò un attimo intorno, come a cercare una scusa, per poi rispondere, con un sorriso forzato: “Ma certo, non c'è problema” e così i due si diressero verso casa di Hazel.

La nebbia, per fortuna, era completamente scomparsa.

All'inizio i ragazzi camminarono in silenzio l'uno accanto all'altro. Hazel si sentiva strana. Frank era lì, accanto a lei, e la cosa le procurava un insolito piacere ed una sensazione di calore gradevole alla bocca dello stomaco. Però al contempo si sentiva anche un po offesa. Frank era stato l'unico fra tutti i ragazzi a non offrirsi volontario per accompagnarla. Lei aveva pensato che l'avesse fatto perché era troppo timido o imbarazzato da chiederglielo, ma quando Percy glielo aveva proposto, lui, più che imbarazzato, era sembrato schivo, come se non volesse passare del tempo con lei.

“Oh no” mormorò il ragazzo ad un certo punto. Hazel guardò di fronte a se e vide che la strada era sbarrata, ed indicava dei lavori in corso.

“La nebbia deve aver fatto più danni del previsto” disse lui “C'è un 'altra strada?”

“Si, il viaggio si allunga un po, ma in poco meno di un quarto d'ora dovremmo arrivare”

“Allora guidami” disse Frank, ed Hazel lo portò in una vietta laterale.

Continuarono a camminare per alcuni minuti, finché il ragazzo non parlò: “Allora” esordì “Come hai passato la giornata?”

Hazel rifletté per qualche attimo. << Come ho passato la giornata? Da schifo: ho incontrato un fantasma, un ragazzo inquietante con una cicatrice sulla guancia, ho rischiato di fare tardi, voi mi state nascondendo qualcosa, e, soprattutto, tu ti comporti come se volessi evitarmi. Perché lo fai? Pensavo fossimo amici? >>

Ma non lo disse, si limitò ad alzare leggermente le spalle: “Piuttosto bene”

Silenzio. Fu di nuovo Frank a parlare: “Mi dispiace per come sono andate a finire le cose. Sto pensando di rimediare. Che ne dici di venerdì?”

La domanda la colse impreparata. Si fermò di botto e lo guardò in viso. Negli occhi di lui c'era una tenue luce divertita ed imbarazzata.

“Mi stai chiedendo di uscire? Solo noi due?” chiese lei, trattenendosi dall'urlare.

“Beh, si. Sempre che a te vada bene”

Se le andava bene? Altroché.

“Va più che bene” disse sorridendo.

Anche Frank sorrise: “Ottimo”

Ormai erano di fronte a casa di Hazel.

“Allora, ci... ci sentiamo per telefono per metterci d'accordo, o domani a scuola”

“Sarebbe fantastico Frank”

“E, Hazel...”

“Si?”

“Scusa se prima mi sono comportato in maniera strana. Di questi tempi sono piuttosto nervoso ed agitato, e non volevo che qualche mio scatto improvviso rovinasse qualcosa”
“Fa niente, davvero”

E prima che lei se ne potesse rendere conto, Frank le diede un lieve bacio sulla guancia.

“Buonanotte” le sussurrò.

Lei, imbarazzata, si voltò verso il cancello ed entrò in casa.

Non appena ebbe varcato la soglia fu stretta in un abbraccio.

“Hazel! Grazie al cielo stai bene!” disse Nico in un sussurro. Dietro di lui il padre le sorrise, come se qualcuno gli avesse levato il peso del cielo dalle spalle.

Hazel era shockata: suo fratello non era solito lanciarsi in dimostrazioni di affetto di tipo fisico. Anche solo stringergli la mano era un'impresa!

“Certo che sto bene. Perché dovrebbe essere il contrario?”

“Ecco” disse Ade “Abbiamo appena sentito la notizia del uomo morto ai margini della foresta, ed eravamo preoccupati”

“Anche voi? Ma insomma, che sta succedendo? So di sembrare senza cuore,ma non è anormale che qualcuno venga ucciso da un animale selvatico. Perché vi preoccupate così tanto?”

I due si scambiarono uno sguardo di intesa che non sfuggì alla ragazza. Il padre fece un sorriso forzato: “Hazel, perché non vai a farti la doccia, che tra poco è pronto in tavola?”

Lei si morse l'interno della guancia per non urlare. Salì le scale, sbatte la porta del bagno e si ficcò sotto l'acqua bollente.

Mentre sentiva le gocce scendere lungo la linea esile del corpo, cercò di pensare al motivo dello strano comportamento dei suoi amici e della sua famiglia.

L'unica che aveva avuto la sua stessa reazione era stata Annabeth. Che cosa avevano loro due in comune? Il fatto che nessuna delle due abitava lì fino a qualche anno fa!

La verità la colpì come un pugno in faccia, mentre le tornavano in mente alcune parole e le tessere di quel enigmatico puzzle trovavano il loro posto: ...se qualcosa ci farà rivivere quell'orrore!; ci sono stati dei... problemi e siamo stati costretti a trasferirci; quanti anni sono passati? Sei? Sette?- Cinque; del resto, è grazie al sacrificio di lei se...; è come cinque anni fa.

Per poco non cadde. Era già capitato che un'animale, forse di quella stessa razza, avesse ucciso una persona, ed era successo esattamente cinque anni fa. E quella persona era legata alla famiglia di Angelo!

 

Il giorno dopo Hazel era nervosa. Non aveva detto a nessuno della sua scoperta, ma era certa che era corretta. Era l'unica spiegazione logica.

Quella mattina il padre insistette più del necessario per accompagnarli a scuola, e Nico pareva fare di tutto per accontentarlo. Una volta scesi dalla macchina il ragazzino le si era posto affianco, a mò di guardia del corpo.

“Nico, così mi togli l'aria” provò a protestare lei.

“Scusa” mormorò lui, senza però muoversi di un centimetro dal suo fianco.

“Ciao ragazzi” disse Annabeth arrivando al loro fianco. Pareva allegra come suo solito. Che si fosse già dimenticata di ciò che era successo ieri?

“Annabeth” la salutò freddamente Nico, esaminandola come se potesse celare una qualche minaccia. A lui, la bionda, per motivi inspiegabili a parere di Hazel visto quanto i due si assomigliavano, non piaceva.

“Che cosa avete la prima ora”

“Scienze” si affrettò a rispondere la castana.

“Oh, bene. Non vi spiace se vengo con voi? Devo fare alcune domande alla Artemis” e, senza aspettare la risposta, li affiancò.

Arrivarono, chiacchierando del più e del meno, di fronte alla porta della classe ed aspettarono.

La professoressa era molto gelosa di quell'aula, al punto che, ogni volta che non era dentro la chiudeva a chiave, cosicché gli studenti dovevano sempre aspettare il suo arrivo prima di potersi mettere comodi. Rimasero di fronte alcuni minuti, poi ad un certo punto Annabeth si bloccò e si avvicinò alla porta: “Aspetta un attimo...”

“Ragazzi!” li fece sobbalzare la voce della professoressa “Siete già arrivati? Bene, così potremo incominciare subito la lezione” poi vide Annabeth ancora concentrata sulla maniglia “Signorina Chase, succede qualcosa?”

“Mi stavo chiedendo” disse la bionda “È per caso già entrata in quest'aula e si è dimenticata di chiudere la porta?”

“Certo che no! Sono sempre precisa su queste cose. Perché?”

“Allora credo che non le piacerà quello che c'è dentro” e prima che potessero fare qualunque cosa, Annabeth diede un calcio alla porta, la quale si rivelò essere aperta. Hazel vide l'interno e soffocò un grido. I banchi erano scaraventati in aria, immagini del corpo umano pendevano strappate dai muri, una finestra era spaccata, come se qualcosa di grosso vi fosse saltato attraverso, le persiane erano distrutte, la lavagna era stata graffiata dagli artigli di un animale enorme. Ma quel che era peggio era il centro della sala.

“Annabeth: va a chiamare il preside, il bidello e la polizia” disse l'Artemis con un tono di voce più duro del solito guardando quello scempio.

Al centro della sala c'era il corpo mutilato di un cervo. Il sangue e le interiora erano sparse per il pavimento. Orme animalesche si allontanavano da lì, orme enormi, non appartenenti a nessuna specie animale conosciuta!

“Hazel” disse Nico al suo fianco, la voce più seria che mai “Andiamo a casa”

Ma la ragazza non lo sentiva. Era in trance, bloccata dal macabro spettacolo che le si parava di fronte agli occhi.

“Hazel!” esclamò il ragazzino afferrandole il polso. Lei tornò alla realtà e lo fissò smarrita.

“Andiamo a casa” ripeté Nico.

“Voi non andate da nessuna parte” li fermò la voce glaciale della Artemis.

Il moro si voltò arrabbiato verso di lei: “Come sarebbe a dire?”

Gli occhi della donna erano più gelidi che mai: “Noi due dobbiamo parlare. In privato” e lo trascinò via.

Hazel era troppo incuriosita dal comportamento della giovane, così, senza essere vista, li seguì, fermandosi dietro ad un angolo per origliare ciò che si dicevano.

“Io ora la riporterò a casa, e tu non mi potrai fermare” stava dicendo Nico, in tono un po troppo calmo.

“Siete più al sicuro qui a scuola. Non si azzarderà ad attaccarvi in un luogo affollato”

“Se non sbaglio, queste sono le stesse parole che mi hai detto cinque anni fa. Allora ti sei sbagliata e lei è morta!”

“Ce l'hai ancora con me per questa faccenda? Ti ricordo che se ne è andata da eroina. Smettila di comportarti da bambino viziato è accettalo”

“COMPORTARMI DA BAMBINO VIZIATO?! Hai la minima idea di ciò che ho passato? Hai la minima idea del dolore che le tue scelte mi hanno inferto? Hai la minima idea di come sia stato difficile andare avanti senza più lei al mio fianco?!” ormai stava urlando con dei sussurri.

La voce della giovane invece era sempre più fredda: “No, non lo so. Però, se ci pensi bene non è me che devi colpevolizzare, bensì Bianca. Io le ho sempre lasciato libertà di scelta ed è stata lei a decidere di sacrificarsi e a...”

“Non darle la colpa! Adesso che è morta vorresti anche infangare il suo nome?! Giuro che...!”

“Che cosa? Che mi distruggerai?” rise con una risata priva di allegria, simile al vento che spira di notte in una foresta isolata “Non sei così forte Nico di Angelo, il tuo potere è poca cosa in confronto a ciò che io sono”

“Vogliamo scommettere?”

Hazel non ci capiva più niente, ma era spaventata. Era certa che presto sarebbe successo qualcosa di brutto, e lei doveva impedirlo a qualunque costo.

Non sapeva cosa fare, quando sentì il rumore di qualcuno che sbatteva un armadietto, e tanto bastò a far si che i due si distraessero e si calmassero.

“Io la riporterò a casa. E tu non mi puoi fermare” disse Nico, e prima di sentire la risposta, Hazel era già scappata per tornare di fronte alla porta. Durante la sua corsa passò di fronte al corridoio dal quale era partito il rumore, aspettandosi di scorgere qualcuno, ma non c'era anima viva. Chi aveva sbattuto l'armadietto?

 

Annabeth quella sera, esattamente come tutte le altre, era china sui libri. Ma non riusciva a rimanere concentrata! Era agitata; continuava a pensare allo scenario aberrante del corpo mutilato del cervo che le si palesava di fronte agli occhi.

Fu così che sobbalzò quando arrivò il messaggio. Non appena ebbe visto “numero sconosciuto” seppe di chi si trattava. Erano poche parole, che però a lei sembravano un testo infinito: “Tetto, ora”

Con più sangue freddo di quanto in realtà ne avesse, la ragazza si diresse verso la finestra della sua camera, che dava sul tetto (più volte lei e Percy si erano avventurati lì sopra per starsene da soli ed allontanare il mondo esterno). La aprì, e notò subito la figura ammantata che la aspettava.

“Finalmente sei arrivata” disse impaziente ed attutita una voce femminile.

“Il messaggio mi è arrivato solo ora” replicò lei gelida. Non mostrare emozioni, era questo l'unico modo per scampare all'Inquisitrice.

Lei annuì impercettibilmente: “Hai notizie?”

“Si, la creatura ha attaccato di nuovo, ma stavolta non ci sono state vittime umane”

L'altra imprecò: “È sempre un passo avanti a noi. E non sappiamo neanche di chi o di che cosa si tratti”

La bionda si concesse un sorriso: “Sbagliato. Oggi, mentre nessuno guardava, ho perquisito la zona in cui la creatura ha mutilato la sua seconda vittima, ed ho trovato questo” ed estrasse dalla tasca un ciuffo di pelo scuro.

L'ammantata si avvicinò a velocità inumana e le strappo i peli dalla mano.

“Ho già eseguito un primo controllo” continuò Annabeth “Ma penso che comunque sia meglio che lo esaminiate anche voi”

“E perché?”

La sua espressione si fece più seria che mai: “Perché se si tratta di quello che penso, allora siamo davvero nei guai”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Ed eccoci al numero cinque! Ed anche questa settimana, nonostante tutto (leggi: verifica di greco) sono riuscito ad essere puntuale!

Tornando al testo: i “Dialoghi” del titolo si riferiscono a quelli tra Hazel e Frank (Frazel moments, baby!), tra Nico e la Artemis (ma cosa ci sarà tra quei due?) e tra Annabeth e la misteriosa figura nota come Inquisitrice (chi sarà mai?).

Domande della settimana: chi è la ragazza di cui Nico e la professoressa Artemis stavano parlando? Che cosa è successo precisamente cinque anni fa? Chi ha sbattuto l'armadietto? Ma soprattutto chi è la misteriosa figura dell'Inquisitrice e chi è in realtà Annabeth Chase?

Le risposte la prossima settimana? Nah, troppo facile. Dovrete aspettare almeno due o tre capitoli.

Per favore non mi odiate per questo.

Byeeeeee!!!!!!

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Capitolo 6
*** Cap.6: Delusioni ***


CAP.6: DELUSIONE

 

 

Se qualcosa ci farà rivivere quell'orrore...!

“Hazel?”

Queste sono le stesse parole che hai detto cinque anni fa

“Hazel?!”

Il tuo potere è poca roba in confronto a ciò che io sono

“Hazel!”

La voce allarmata di Frank la riportò alla realtà. Si guardò un attimo intorno smarrita, per ricordarsi dove fosse. Era nel cortile della scuola, Frank era accanto a lei.

Sospirò.

“Stavi pensando al cervo nell'aula della Artemis, vero?” le chiese l'amico preoccupato al suo fianco.

Era passata all'incirca una settimana da quando era accaduto il fatto della classe di scienze e le cose si erano un po acquietate, anche se l'ansia rimaneva. E rimaneva soprattutto ad Hazel che continuava a ripensare alle sue scoperte e ai discorsi tra la professoressa e suo fratello.

“Si” mormorò fievolmente.

Il ragazzo sorrise in maniera impacciata: “Dovresti pensare a cose più allegre, sai? E poi è successo tempo fa, quella creatura non si è più vista”

<< Già, ma tu non sai quello che so io >> pensò lei.

“Ci sono, pensa al fatto che stasera usciamo a mangiare una pizza assieme”

Quel pensiero effettivamente la tirò un po su. Loro due si erano messi d'accordo di andare a mangiare un trancio quel venerdì sera dopo la partita di basket della scuola, della cui squadra facevano parte Frank, Percy e Jason.

“Quanto ti ci è voluto per convincere tuo padre a lasciarti venire?”

“Due ore. Cavoli, non mi era mai capitato di doverlo supplicare tanto. Solitamente è Nico quello a cui nega tutto”

“L'importante e che tu ci sia riuscita” suonò la campanella di fine lezione “Maledizione, se faccio tardi alla prossima ora, la prof mi uccide. Devo proprio andare”
“Ci sentiamo più tardi?”

“Al massimo alla partita. Tutto il pomeriggio sarò impegnato con gli allenamenti e a studiare. Ciao” e lo vide andare via, con quella sua strana e buffa camminata.

Si ritrovò a fissare un po troppo a lungo la sua muscolosa schiena e il retro della cuffia su cui era riportata l'impronta stilizzata di un animale.

Distolse lo sguardo imbarazzata, dirigendosi anche lei in classe.

 

Quella sera verso le sei circa entrò in palestra.

“Sicura di avere tutto? Il cellulare è carico? Hai le chiavi di casa? Ti ricordi a che ora è il coprifuoco?”

Suo padre la stava tartassanda da ore con ammonimenti e raccomandazioni. Ormai non ce la faceva più.

“Si papà, ho tutto. Il mio cellulare è carico. Ho le chiavi di casa con me. Mi ricordo per che ora devo essere a casa” ripetè per l'ennesima volta, non riusciendo a trattenere una leggera nota seccata nella voce.

Il padre la fissò un attimo nervoso: “Va bene, è ricorda che qualunque cosa succeda...”

“... la prima cosa da fare è chiamarti. Lo so papà, lo so. Adesso vai però, su!”

Il padre le sorrise dolcemente: “Va bene, e mi raccomando, Hazel: divertiti” e se ne andò lasciandola sola.

Lei si avvicinò alla recinzione che separava gli spalti dal campo. Guardò un attimo le squadre in campo: entrambe sembravano decise a vincere e parecchio agguerrite. Con lo sguardo si concentrò per ossevare la squadra di casa. Vide Percy provare dei tiri da tre e centrarli quasi tutti, vide Jason dare alcune indicazioni ai suoi compagni di squadra nel suo ruolo di capitano e vide Frank...

Dov'era Frank? Per quanto cercasse la sua figura atletica e vigorosa continuava a non vederlo.

“Ehi Hazel” la salutò Percy avvicinandosi alla ragazza.

“Ciao Percy. Di un po, sai dov'è Frank? Mi ha detto che stasera avrebbe giocato”

Il moro si grattò a disagio dietro la testa: “A dire il vero speravo che me lo dicessi tu. Non si è presentato per tutto il pomeriggio. Ormai lo diamo per disperso”

Hazel sentì un nodo in gola. Come sarebbe a dire che Frank era disperso?! No, non poteva essere, o almeno non poteva esserlo nella sera del loro “appuntamento”.

“Tu hai avuto sue notizie?” indagò il ragazzo.

“Ti giuro, l'ultima volta che l'ho visto è stato a ricreazione. Ci siamo salutati e lui è andato a lezione. So che doveva studiare, forse per questo sta facendo tardi” disse lei con una nota di panico nella voce.

“Lo spero, non vorrei che...”

Iiiiihiii

Le parole del ragazzo furono interrotte da un nitrito.

“Scusa” mormorò Hazel imbarazzata mentre tirava il cellulare fuori dalla borsa.

“Mi stai dicendo che la tua suoneria per i messaggi è il nitrito di un cavallo?” chiese Percy sgomento.

La ragazza non lo stava ascoltando, aveva appena letto il nome che campeggiava a chiare lettere sul display: Frank.

“È lui!” esclamò facendo cenno a Percy. Ma non appena ebbe letto il messaggio la sua euforia svanì.

“Che succede? Che ti ha scritto?” chiese il ragazzo curioso.

Lei gli porse il cellulare:

 

Hazel, scusa se te lo dico con così poco preavviso.

Purtroppo arrivato a casa non mi sono sentito bene, così stasera sono costretto a stare in casa.

Non ti ho potuto avvisare prima perché speravo che il tutto mi passasse dopo poco, ma purtroppo non è così.

Per favore, scusami scusami tanto.

Inoltre avvisa Percy che non ci potrò essere alla partita ma ho già chiesto a Will di sostituirmi.

Scusa

 

Il ragazzo la guardò. Hazel teneva i pugni chiusi lungo il corpo. Si sentiva arrabbiata, delusa, tradita. Sapeva però che il moro non aveva colpa se era ammalato.

“Ehm, io adesso devo andare. Sai com'è, la partita...” si congedò in fretta Percy.

Lei rimase ferma alcuni minuti mentre parole poco gentili verso il genere maschile tutto le si affollavano nella mente.

“Ma tu guarda. Così ci reincontriamo!” le disse una voce allegra alle sue spalle.

Lei si voltò, e vide un ragazzo biondo farsi avanti verso di lei.

“Luke” esclamò sorpresa “Che ci fai qui?”
Il ragazzo fece il suo solito sorriso spettrale: “Jackson è un vecchio amico. Spesso vengo a vedere come se la cava”
“Conosci Percy?”
“Altroché. È un tipo a posto, solo un po ottuso ogni tanto. Ad esempio gli ci sono voluti ben due anni per capire che Annabeth gli stava dietro e viceversa”

Sbagliava o c'era una leggera nota di rabbia nella sua voce?

“Comunque, è un piacere rivederti. E senza nebbia stavolta”

Sorrise a malincuore. Quel ragazzo aveva un che di accattiavante che la attraeva; un carisma tale che ti spingeva a seguirlo sino in capo al mondo.

“Che ci fai qui?” le chiese lui.

“Senti, lasciamo stare. Avevo un... incontro con un amico, ma mi ha dato buca perché si è sentito male”

“E chi è il gentiluomo che si è permesso di trattarti in maniera così irrispettosa?”
“Non so se lo conosci: Frank Z...”
“Frank Zhang? Mi stai dicendo che avevi un appuntamento con Zhang?”

“Beh si, anzi no” disse mettendosi sulla difensiva “Il nostro non era un vero e proprio appuntamento. E comunque che male c'è?”

“Niente” disse leggermente imbarazzato “Niente è solo che... fossi in te non mi fiderei granché di lui”

“E perché? Mi pare un bravissimo ragazzo!” il tono della sua voce era diventato di un'ottava più stridulo.

“Su questo non c'è dubbio, ma la sua famiglia, ecco...”

“Cos'ha che non va la sua famiglia?”

“Strane voci circolano su suo padre. Non so quante siano vere e quante false, ma nessuna di esse è buona. E ricorda che un figlio è sempre simile al proprio padre”

“Io... io...” boccheggiò Hazel incapace di replicare a quella scoperta.

In quel momento la salvò una voce: “Hazel!”

La ragazza vide Leo venirle incontro sorridente.

L'espressione di Luke invece era tutt'altro che gaia e festosa: era seccato, come se l'avessero interrotto nel bel mezzo della sua trasmissione preferita: “Sempre il solito...” si voltò verso di lei sorridente “Scusa, ma ora è bene che vada. Ci si vede” e svanì.

“Hazel” la raggiunse Leo “Di un po quello per caso era Luke Castellan?”
“Si, perché?”

L'espressione del ragazzo si fece seria: “Attenta a quello che ti dice. Luke è un noto bugiardo a cui piace seminare zizzania. Prendi sempre con le pinze ciò che esce dalla sua bocca” tornò a sorridere “Ma bando alle tristezze. Visto che sei sola che ne dici di venire a tifare con me? Sarà divertente, e magari impari anche qualche nuovo epiteto sugli arbitri”

Lei sorrise, felice di avere come amico un ragazzo che riusciva sempre a riportarle il sorriso sul volto: “Accetto volentieri”

Dai magari non tutto il genere maschile era così male.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Eeeee... rieccomi a rompere le scatole! (parte musichetta)

Finalmente è arrivato il tanto atteso capitolo dell'appuntamento tra Hazel e Frank... E non si fa!

Tornando seri, ci sono un paio di note:

1- Frank per tutta la storia immaginatevelo con in testa un berretto ogni volta diverso tipo cuffia,

2- Ade forse con le sua apprensioni risulta un po OOC ma secondo me come padre reale sarebbe iperprotettivo,

3-grande ritorno in scena di Luke Castellan più stronzo che mai, ma sarà vero ciò che dice? Vi ricordo che le bugie più efficaci sono quelle che hanno almeno un fondo di verità, quindi fate attenzione,

4- Anche Hazel forse è OOC, ma non so in che altro modo renderla, e poi state certi che più avanti saprà rendersi onore,

5- Ho scritto un momento Lazel! Qualcuno mi uccida! Frazel for life! (tira fuori striscioni Frazel)

E dopo i miei scleri passiamo all'epilogo dell'angolo autore: che cosa intendeva Luke con le sue parole? E Leo? E poi cosa è successo a Frank al punto da fargli rinunciare di andare all' “appuntamento” con la ragazza dei suoi sogni?

Lo sprete presto (classico permettendo)!

Byeeeee!!!!!!!

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Capitolo 7
*** Cap.7: Discussioni ***


CAP.7: DISCUSSIONI

 

 

Il giorno dopo Hazel si svegliò riposata. Alla fin fine la serata non era andata poi così male, Leo era simpatico e assieme si erano divertiti molto.

Qualcuno bussò alla porta: “Hazel, ci sei? Sbrigati a scendere a fare colazione!”

“Si Nico, arrivo” rispose la ragazza. In fretta si cambiò e scese a fare colazione.

“Cosa avete la prima ora?”

Hazel sentì la voce del padre discutere con Nico in cucina.

“Scienze”

L'uomo sospirò: “Vedi di non far arrabbiare di nuovo Artemis”
“Io le ho semplicemente detto quello che penso di lei. Non la perdonerò mai” replicò gelido il moro.

Hazel si fermò di scatto. Stavano parlando della discussione che i due avevano avuto alcuni giorni prima, quella a cui lei tecnicamente non era presente.

Qualcosa le diceva che avrebbe dovuto segnalare la sua presenza, ma era troppo curiosa così si mise ad origliare.

“Sta solo cercando di proteggerti, anzi di proteggervi entrambi”

“Io non gliel'ho mai chiesto, e poi proteggerci da cosa? Sono giorni che non succede nulla. Forse non si è trattato di una nuova Creatura” nella voce del ragazzino c'era una lieve nota di speranza, ma si capiva che non ci credeva neppure lui.

“Non esserne sicuro. Alcuni “amici” mi hanno segnalato dei movimenti sospetti nei pressi della foresta. E poi lei vi protegge perché si sente in colpa”

Sentirsi in colpa? Ma per cosa?! Hazel non ci capiva più nulla.

“Da come si è comportata direi di no. Comunque basta non ho più voglia di parlare di lei, della Creatura, e soprattutto non voglio più parlare di...” la voce gli si spezzò.

Il tono di Ade divenne dolce, cosa molto rara per lui: “Anche a me manca Bianca, però ricordati che siamo fortunati ad avere Hazel con noi. Ricordalo sempre. A proposito, dov'è? Sarebbe già dovuta scendere?” e lo sentì alzarsi dalla seda.

La ragazza nel panico si affrettò a scendere gli ultimi scalini facendo più rumore possibile, come a dare l'idea che stesse quasi correndo: “Scusate il ritardo” disse cercando di mascherare con un sorriso l'inquietudine per il discorso appena sentito “Quando li cerchi, i vestiti non si trovano mai. Dormito bene?”

 

Arrivarono a scuola un quarto d'ora prima che iniziassero le lezioni.

“Bene, abbiamo ancora un bel po di tempo” disse Nico e si sedette su di una panchina. Hazel lo affiancò.

“Allora” esordì il fratello con tono leggermente malizioso “Come è andato il tuo appuntamento di ieri sera?”

“Non era un appuntamento” protestò Hazel diventando rossa “Comunque piuttosto bene. Leo è proprio un tipo simpatico”
“Leo? Ma non era con Frank il rendez-vous?”

“Smettila! Però no, alla fine ieri si è sentito male e non si è presentato, così ad un certo punto ho incontrato Leo e abbiamo passato la serata insieme” la castana continuò col racconto ancora per un po descrivendo i momenti che l'avevano fatta più ridere.

“Dovevi vederlo Nico, Leo è proprio spassoso!”

“Però” esclamò il ragazzo con un sorrisetto “Valdez non è mutato di una virgola da quando me ne sono andato” e a pronunciare quelle parole si fece scuro.

Hazel si morse il labbro. Dopo il discorso di quella mattina era più decisa che mai a chiedergli notizie che confermassero la sua tesi “Nico, te l'ho già chiesto, ma perché ve ne siete andati?”
“Abbiamo avuto dei problemi e...”
“Stop! Ascoltami Nico: voglio tutta la verità” lo interruppe Hazel. Nulla l'avrebbe fermata, tantomeno le patetiche scuse del fratello.

Nico pareva distrutto: “Hazel, non puoi capire. È troppo complicato perché...”

“Troppo complicato? Non potrei capire?” nella sua voce c'era una nota di esasperazione e di rabbia “Adesso basta Nico, tu sei la mia famiglia! Ci dovremmo fidare l'uno dell'altra! Ma tu non mi vuoi dire la verità!”

“Perché è troppo crudele e non la capiresti!” sbottò Nico, con la stessa voce di uno che stava sfogando con quelle parole anni di rabbia e di rancore repressi.

“Non capirei, eh? Non sono stupida, ho capito molte cose! Ho capito che ve ne siete andati per via di una creatura che aveva ucciso delle persone! Ho capito che ce l'hai con l'Artemis perché una delle morti è colpa sua! E ho capito che quella stessa morte è legata a te!”
“Se sei così brava allora perché me lo hai chiesto?!”

“Perché volevo sentirlo da te! Volevo che tu mi dessi una ragione per credere di nuovo in te! Ma a quanto pare sei troppo preso dai tuoi drammi personali per notarlo, e per notare che ho bisogno di risposte alle mie domande!”

“Ah sì?! E allora sentiamo quali sono le questioni esistenziali della nostra principessa! Spara, così che io possa rispondere!”

I due si guardarono a lungo negli occhi, e poi Hazel pronunciò con un sussurrò la frase che si teneva dentro da settimane: “Chi è Bianca?”

Nico la guardò come se qualcuno lo avesse appena trafitto con una lancia, si allontanò di qualche passò, poi l'espressione si fece dura non appena capì il vero significato delle parole pronunciate prima da lei: “Tu mi spii”

Era un sussurrò, ma ad Hazel pareva che glielo avesse appena urlato nelle orecchie.

“Ti prego Nico, dimmi chi è” ormai le lacrime le rigavano le guance.

“Sei talmente brava ad origliare di nascosto che non vedo motivo di dirtelo. Scoprilo da solo, sorella” rimarcò le ultime parole con rabbia, con lo scopo di ricordare alla ragazza che loro non erano davvero fratelli, e se ne andò senza degnarla di uno sguardo.

Hazel ricordava le ore successive di lezione in maniera molto confusa. Il fratello la evitava e lei allo stesso modo non voleva interagire con altri esseri umani.

Arrivò la fine delle lezioni, e lei si diresse verso l'armadietto per depositare delle cose. Aveva appena messo nello zaino l'ultimo libro che sentì una voce: “Ciao Hazel”

Alzò lo sguardo e vide il viso bonario di Frank sorriderle timidamente.

Il cervello prese un'altra corsia. Voleva sfogarsi.

“Non mi sembra che tu stia tanto male” esordì gelida.

Il moro la fissò sorpreso, per poi riprendersi subito: “Già, riguardo ieri sera, mi spiace. Io...”

“Non c'è bisogno che ti scusi” lo interruppe lei chiudendo con forza lo sportello e fissandolo con rabbia negli occhi “Leo è una compagnia molto piacevole”
La confusione aumentò, incominciando a mescolarsi con la rabbia: “Aspetta, mi stai dicendo che hai passato la serata con Valdez?”

“Esattamente, ed è stato fantastico”

“Sono contento che tu ti sia divertita anche in mia assenza” disse con un sorriso forzato.

“Sai com'è...” continuò noncurante.

“No, non lo so” la voce era dura come pietra. Ormai la cosa stava degenerando, e nessuno dei due sembrava intenzionato a far sì che quel torrente si fermasse.

“Quando ti deludono devi sempre cercare di trovare il lato positivo”

“Non l'ho mai sentito dire”

L'atmosfera ormai era elettrica.

“E sai qual'è un altro pregio di Leo? So per certo che non mi nasconderà mai niente”

'Come invece sembrate fare tutti voi in questa maledettissima scuola', voleva sottintendere lei.

“Magari dovresti proporre a lui di passare la serata assieme la prossima volta” ringhiò il ragazzo, mentre la rabbia continuava a salire e i toni delle loro voci diventavano via via più acuti.

“Lo farò, stanne certo!” replicò sempre più isterica la ragazzina. Ormai un piccolo campanello di persone si era radunato intorno a loro, incuriosito da quello scambio di battute.

“Allora divertiti a riparare motori di moto e di auto per tutta la sera!”
“Almeno sarà più divertente che starsene ad aspettare per mezz'ora una persona che non arriverà mai!”
“Oh, scusami tanto! Immagino che sarei dovuto venire febbricitante alla partita. Ma si dai: scendiamo in campo con 40 di febbre e rompiamoci una caviglia!”
“Non ti chiederei mai tanto, però gradirei di essere avvisata prima!”
“NON HO BISOGNO DI RISENTIRE I RIMPROVERI CHE MI SONO GIA' STATI FATTI DAL COACH, GRAZIE!”
“VOLEVO CHE FOSSERO ABBASTANZA CHIARI DA ENTRARE IN QUELLA TUA ZUCCA VUOTA, IDIOTA!”

Si guardarono furenti. Ormai tutti si erano voltati a guardarli.

“Sai che ti dico, dimentica tutto” disse Frank calmandosi e tirando fuori un piccolo pacco regalo dalla tasca della felpa “Volevo dartelo per scusarmi per il comportamento di ieri sera, ma ora lascerò che sia Valdez a donarti qualcosa” si voltò e si fece largo a spallate tra la folla.

Hazel lo guardò andare via, poi si voltò e con le lacrima agli occhi si diresse con furia fuori da scuola, spintonando tutti coloro che incontrava.

Una volta uscita si diresse verso il bosco. Entrò nella foresta e continuò a correre, finché non inciampò e ruzzolò giù per un pendio.

Una volta terminata la caduta non si rialzò. Rimase ferma lì, raggomitolata in posizione fetale a piangere per ciò che Nico e Frank le avevano detto, e per ciò che lei aveva detto alle due persone che per lei erano la cosa più importante sulla faccia della terra.

Disperata, non si accorse della figura che le si stava avvicinando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo AUTORE:

Salve cari, come va?

Rieccomi con un nuovo capitolo che vede il classico momento di massima negatività nelle vicende della protagonista rappresentato dai diverbi con Frank ed Nico.

Forse le cose mi sono un po sfuggite di mano degenerando nell'OOC, ma spero che capiate che l'ho fatto per motivi narrativi.

Ed ora: Hazel riuscirà a riparare i rapporti con Frank? E cosa le sta nascondendo con tanta foga Nico e chi è davvero Bianca che su di lui svolge una funzione così destabilizzante? Ma soprattutto chi si sta avvicinando alla nostra povera Hazel inerme nel bosco?

La risposta a quest'ultima domanda verrà svelata nel prossimo capitolo.

Bye!!!!!

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Capitolo 8
*** Cap.8: Riflessioni ***


CAP.8: RIFLESSIONI

 

 

Disperata, non si accorse della figura che le si stava avvicinando.

“Hazel?” chiese una voce femminile, mentre una mano le si appoggiava sulla spalla facendola trasalire.

Lei alzò spaventata la testa, trovandosi a fissare dentro a due occhi color cioccolato.

“Calipso” disse sorpresa “Ciao”

“Che ci fai qui?” chiese la ragazza che si era accovacciata affianco a lei. Non erano compagne di classe, né amiche. Erano più delle conoscenti tramite terzi, ovvero Percy e Leo.

“Beh, ecco io...” rispose lei asciugandosi gli occhi dagli ultimi residui di lacrime. Si sentiva svuotata, come se con le lacrime se ne fosse andata via anche la sua energia vitale.

Calipso notò quel semplice gesto e le sorrise. Si alzò e le porse la mano: “Vieni con me”

La castana era sorpresa, ma la seguì, tanto non aveva la forza per protestare.

Camminarono per un quarto d'ora buono, poi, tutt'a un tratto, arrivarono in un piccolo prato, e ad Hazel mancò il fiato.

“È bellissimo” mormorò lei. Il bosco era scomparso e al centro se ne stava un vero e proprio giardino. Spiazzi di terra disposti a raggiera e intervallati da piccole striscie d'erba ospitavano fiori di ogni genere e colore: azalee, rose, orchidee, tulipani, giacinti, narcisi, nontiscordardime, e piante del genere. In mezzo a questo spettacolo se ne stava un gazebo intorno alle quali colonne si avviluppavano tralci di edera e caprifoglio.

“Sembra il giardino descritto dai miti” mormorò Hazel “Come quello delle Esperidi greche”

Calipso sorrise: “Era proprio questa l'idea che avevo quando l'ho piantato. Mi ci sono voluti un bel po di anni per arrivare ad ottenere questo risultato. Io la chiamo Ogigia, la mia piccola isola felice”

“Perché mi hai portato qui?” chiese l'altra dubbiosa.

Lei le sorrise e le porse un piccolo vaso nel quale era piantato un delicato fiore dai toni rosati: “Mi aiuteresti a piantarlo?”
“Mi piacerebbe, ma non ho esattamente quello che si dice il pollice verde”

Lei scrollò le spalle: “Non esiste il pollice verde, esistono solo l'impegno e la cura con cui le piante vengono allevate. Su andiamo” e la trascinò.

Rimasero lì a lavorare in silenzio per circa mezz'ora, ed Hazel si sentì felice, per la prima volta in tutta la giornata. Tutti i ricordi delle cose brutte che aveva detto e sentito le erano passati di mente.

“Ti va di riposare?” disse ad un certo punto Calipso, e lei si trovò d'accordo.

Si misero sotto al gazebo.

“È fatto proprio bene” disse la minore fissando ammirata il mosaico geometrico posto sul pavimento che ritareva un giardino stupendo al tramonto con un albero di mele d'oro.

La ragazza arossì: “Grazie, è stato un lavoro duro, ma sono molto contenta del risultato”

“Hai fatto tutto tu?” era colpita.

“Sì. A casa sono sempre sola, quindi ho creato questo giardino con lo scopo di distrarmi un po”

“E non hai paura che degli animali feroci possano attaccarti?”
Scosse la testa: “No, io sono sempre stata buona col bosco, e sono certa che lui se ne ricorderà per sempre” disse misteriosa.

Rimasero in silenzio. Hazel fissò un'ape che si posava placidamente su di un fiore: “Grazie” sussurrò ad un tratto.

“Per cosa?” chiese l'altra.

“So che hai visto cosa è successo oggi a scuola, e pertanto immagino che tu mi abbia invitato qui perché io mi potessi distrarre col lavoro”

“Può essere” rispose Calipso enigmatica prendendo un sorso d'acqua da una bottiglietta che si era portata dietro “Ma sembravi già agitata prima di arrabbiarti con Frank, è successo qualcos'altro?”

“Nico” ammise mormorando “Il fatto è che ho scoperto una cosa che mi aveva tenuto nascosta e quindi mi sono sentita tradita e allora...” non riuscì a continuare per via delle lacrime che tornavano prepotentemente.

Calipso la fissò per qualche attimo: “Comunque dovresti avere più fiducia nei tuoi amici e in tuo fratello. Se ti nascondono qualcosa, forse lo fanno per il tuo bene”

Lei strinse con forza l'orlo della maglia: “È che Nico non mi ha mai tenuto nascosto niente in vita mia, ed ora...” soffocò un singhiozzo.

La ragazza le posò una mano sulla spalla: “Nessun segreto è eterno. Quando riterranno opportuno dirtelo lo faranno, e se non te lo dicono ora forse dimostrano più forza i quanta tu possa immaginare”

“Che intendi dire?”

“A volte il compito più arduo che abbiamo è quello di tenere nascosto qualcosa alle persone a cui vogliamo più bene”

Hazel riflettè su quelle parole e intravide uno spiraglio. Allora Nico in realtà voleva proteggerla! E forse anche Frank!

La maggiore sorrise vedendo l'espressione di felicità che andava dipingendosi sul volto della giovane: “Adesso andiamo, si sta facendo tardi” e tornarono al villaggio.

 

Hazel respirò a fondo. Si trovava di fronte alla porta di casa sua e stava cercando di trovare il coraggio di entrare e scusarsi con Nico.

“Non fare la codarda” e aprì.

Subito lo vide arrivare trafelato per vedere chi era entrato. Non appena la vide il suo sguardo si illuminò: “Hazel!”

Prima che l'italiano potesse dire qualcosa, lei gli si fiondò addosso e lo abbracciò: “Scusami, scusami tanto Nico” momrmorò tra le lacrime “Scusami per ciò che ti ho detto, scusami per aver origliato le tue conversazioni, scusami per essermi comportata da ragazzina viziata. Ti prego se puoi perdonami. Tu sei mio fratello maggiore, ogni singola cosa che fai la fai per proteggermi e perché sai che è meglio per me. Perdonami”

Lui le accarezzò i capelli sorridendole dolcemente: “Tranquilla, tranquilla. Scusami anche tu per ciò che ti ho detto, ero in preda al rancore, non stavo ragionando su ciò che stavo dicendo” la guardò negli occhi “Facciamo come se quelle cose non ce le fossimo mai dette, ok?”

Lei singhiozzò un attimo e si pulì gli occhi prima di rispondere con un debole sorriso: “Ok”

Si diressero verso la cucina per preparare la tavola.

“A proposito” chiese ad un tratta la sorella “Perché mi stavi aspettando così in ansia?”

Nico si bloccò e la osservò un attimo: “Beh, ecco, è difficile da dire, ma...” respirò a fondo e la gurdò con espressione seria “C'è stata un'altra vittima, un essere umano stavolta. La Creatura ha attaccato di nuovo”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Ed eccomi qui, più allegro che mai in vista della fine della scuola e più depresso che mai perché i compiti mi stanno uccidendo! Yeeehhh!

Tornando alla storia: in questo capitolo non accade granché perché svolge piu che altro la funzione di capitolo di passaggio (a parte forse la frase finale di Nico).

Spero di aver delineato bene Calipso e scusatemi se Hazel con i suoi piagnistei risulta OOC, ma ripeto che più avanti vedrete quanto riuscirà a farsi valere.

Ed ora: Nico sta nascondendo qualcosa per il bene di Hazel, ma che cosa? E Frank si starà anche comportando in questa maniera? E poi la Creatura cosa è in realtà?

Lo scoprirete la prossima settimana con un capitolo con il quale ci sarà poco da scherzare: “Agguato”

Bye!!!!!!!



P.S: ho cambiato Nickname perché ero stanco di essere scambiato per una ragazza (non accuso nessuno!) ma continuerò nelle recensioni a firmarmi Charles.

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Capitolo 9
*** Cap.9: Agguato ***


Angolo autore:

Salve, oggi scrivo quassù per farvi godere il più possibile il capitolo.

Forse vi potrà sembrare corto, ma fidatevi: i contenuti ripagheranno di molto la lunghezza.

Purtroppo vi devo anche dare una brutta notizia: ho quasi finito i capitoli già pronti, quindi c'è il rischio che non sarò più puntuale con gli aggiornamenti!

Però c'è anche una buona notizia: visto che la scuola è quasi finita (si sentono rumori di festa e bottiglie di champagne aperte) sta ritornando la mia creatività, e quindi forse riuscirò comunque a continuare ad essere regolare.

Inoltre vi avviso che questo è l'ultimo capitolo della sezione mistery della storia, dal prossimo il genere... cambierà leggermente.

Già vi avviso che grammaticalmente fa schifo, ma: è estate, fa caldo, ho appena affrontato l'ultima verifica dell'anno ed io non ho voglia di far nulla.

Ora vi lascio in pace a godervi la storia.

Bye!!!!!!!!!

 

 

 

 

 

 

CAP.9: AGGUATO

 

 

Dopo la notizia del nuovo attacco della Creatura Hazel fu praticamente relegata in casa e c'era sempre qualcuno assieme a lei, solitamente il fratello.

La ragazza però non protestava per la presenza del baby-sitter: ormai sapeva che la sua famiglia lo stava facendo per il suo bene. E non si lamentava neanche della reclusione. Del resto con chi poteva uscire? Percy e Annabeth passavano tutto il tempo assieme, Leo, Jason e Piper erano inseparabili o comunque avevano da fare, e Frank... Non parliamo di Frank!

Anche se le cose si erano rimesse a posto col fratello, con l'amico invece era un disastro! La evitava, era scontroso, burbero e violento. Persino Percy le disse che non l'aveva mai visto comportarsi così: preferiva isolarsi, e quando dialogava con qualcuno lo faceva solo se costretto e rispondeva col minor numero di parole possibile.

Ma ciò che era peggiorato di più era il rapporto del moro con Leo. Prima erano amici molto affiatati, ora invece sembrava quasi che per il cino-canadese il folletto fosse solo un fastidio. Hazel si sentiva in colpa, perché sapeva che ciò era accaduto per le cose che lei aveva detto, per il fatto che aveva paragonato i due e perché lei, in preda alla rabbia, aveva scelto Leo, cosa che razionalmente non avrebbe mai e poi mai fatto (erano amici, ma Leo non era il suo tipo).

Ormai le sembrava che il rapporto con Frank non si potesse più aggiustare.


 

Una sera stava tornando a casa a piedi. Ormai era il crepuscolo. Si era intrattenuta un po a casa di una compagna, Rachel, per finire un progetto. Avendo terminato il tutto prima di quanto si aspettasse aveva deciso di tornare a casa a piedi, nonostante le proteste dell'amica, che invece aveva insistito perché aspettasse l'arrivo del padre previsto tra mezz'ora.

<< Forse però avrei dovuto darle retta >> pensò la ragazza mentre sentiva un nodo alla gola. La Creatura aveva fatto un'altra vittima dopo l'omicidio menzionatole da Nico e la cosa la preoccupava non poco.

Era ormai giunta a meno di cinque minuti da casa quando accadde.

La nebbia!

Lenta e inesorabile cominciò ad alzarsi e a riversarsi lungo le vie della cittadina ormai deserta.

La ragazza provò ad affrettare il passo. Inutilmente. Ben presto si trovò circondata e perse completamente il senso dell'orientamento.

<< Ok, Hazel. Respira. È solo nebbia, non c'è nulla di cui avere paura >> ma era comunque inquieta.

Ad un certo punto sentì una nenia provenire da un punto alla sua sinistra:

"Dormi dormi fratellino,

Dormi dormi piccolino,

Su di te veglierò,

La tua stella guida io sarò,

Dormi dormi tra le mie braccia

E agli incubi fai una linguaccia

Dormi dormi..."

Impaurita si voltò e vide una minuta figura femminile ferma immobile, la stessa che l'aveva accolta la prima volta che era comparsa la nebbia.

“Prenditi cura di lui” sussurrò la ragazza prima di voltarsi e scomparire.

“Aspetta!” urlò Hazel. Stava per mettersi ad inseguirla, quando sentì un sibilo, diverso però da quello che aveva interrotto la sua discussione con Luke la prima volta.

Istintivamente spostò la testa e un dardo le passò a pochi centimetri dall'orecchio.

Spaventata si voltò e vide, ferma in mezzo alla nebbia, la figura di un uomo con un mantello bianco, il viso nascosto dal cappuccio.

Quello era un nemico, glielo diceva il suo sesto senso, e ne ebbe la conferma quando la figura si portò una cerbottana alle labbra.

Non ci pensò due volte: fuggì via.

<< Che sta succedendo! >> pensò mentre sentiva dietro di sé il rumore di qualcuno che correva ed un occasionale sibilo.

Dopo un po vide comparire qualcos'altro nella nebbia. Sulle labbra le si dipinse un sorriso. Forse era salva! Ma tutto cambio quando notò che anche la figura verso la quale stava correndo aveva un cappuccio ed un mantello.

Spaventata cambiò strada di nuovo.

<< Come ha fatto a raggiungermi?! >>

Non voleva parlare, perché sentiva che se lo avesse fatto presto si sarebbe trovata con il suo inseguitore davanti.

Un'altra figura incappucciata di bianco le si parò davanti. Lei provò a virare ma vide di nuovo l'uomo pararsi di fronte a lei, ed allora capì.

<< Sono più di uno! >> pensò prima di essere circondata completamente.

Guardò le dieci silenziose figure attorno a sé.

“Chi siete?! Cosa volete da me?!” chiese mentre sentiva salirle dentro il panico.

Nessuno rispose. Quello che sembrava il capo fece un passo avanti e si portò la cerbottana alle labbra.

Lei spaventata aprì di scatto le braccia. All'istante si sollevò del vento e la visibilità si fece un po più chiara. Le figure arretrarono mormorando agitate, ma ben presto, vedendo che lei era confusa quanto loro, ripresero coraggio e si avvicinarono di nuovo.

Lei arretrò fino ad inciampare. Ormai il capo la sovrastava completamente e lei già si sentiva spacciata.

“Aiuto” riuscì a mormorare con le lacrime agli occhi.

Poi lo sentì: un ululato squarciò la nebbia e la Creatura le comparve davanti.

Era maestosa! A prima vista sembrava essere un lupo, solo che era grande il doppio, il pelo era folto e curato di una tonalità nera che tendeva all'argento, il muso, in quel momento atteggiato in una smorfia rabbiosa, era fiero e gli occhi chiari le sembravano quasi umani.

Nel frattempo tra le fila dei nemici era scoppiato l'inferno. Gli uomini in bianco urlavano e si davano ordini l'un l'altro pronunciando una sola singola parola a lei sconosciuta: “Fenrir! Fenrir!”

Uno di loro, forse il più stupido forse il più coraggioso, si avventò sulla creatura brandendo quella che sembrava essere una spada. Il mostro lo schivò ed azzannò l'aggressore alla vita, forandolo da parte a parte.

Altri tre provarono ad attaccarlo, ma furono tutti respinti ed uccisi.

Ben presto gli uomini capirono che non potevano fare niente e si ritirarono, lasciandola nel più completo silenzio accanto all'animale.

Hazel, titubante, si alzò e si avvicinò a quella sorta di lupo: “Senti, io...”

Ma questo ringhiò e si voltò verso di lei. La ragazza arretrò spaventata, poiché quella creatura sembrava essere intenzionata a mettere anche lei sul menù del giorno.

Il mostro le saltò addosso.

Ormai era pronta al suo destino quando sentì un sibilo ed un guaito.

Aprì gli occhi e vide la Creatura ad alcuni metri da lei che ringhiava. Una ferita da cui usciva del sangue scuro e denso era comparsa nella zona corrispondente alla spalla.

Ma la cosa che più la stupì era che di fronte a lei se ne stava una ragazza con una spada scintillante macchiata di cremisi e i capelli biondi.

“Annabeth” sussurrò lei stupita dalla presenza dell'amica.

La ragazza non la sentì o fece finta di non sentirla e si mise in posa di guardia contro l'animale. Quello sembrò soppesare per alcuni attimi l'idea di attaccarla, però alla fine dovette decidere che non ne valeva la pena perché si voltò e se ne andò.

La bionda sembrò rilassarsi. Si voltò verso la ragazza: “Stai bene Hazel?”

“Chi erano gli uomini che mi hanno aggredita?! Perché hanno chiamato quella sorta di lupo Fenrir?! E soprattutto perché tu hai una spada?!” chiese lei in una crisi di nervi.

“Stai bene” sentenziò la maggiore, rinfoderando l'arma e guardandola con aria seria “Noi due dobbiamo parlare”


 

“Non l'avete presa?!” urlò l'uomo con la maschera d'oro.

“Mio signore, sono costernato. Si è trattato di...” provò a giustificarsi il capitano, ma non riuscì a terminare la frase che cadde a terra agonizzante con le mani strette intorno al collo. Rimase a contorcersi per alcuni minuti sul terreno, urlando come un ossesso. Quando tutto finì e le grida cessarono del uomo non era rimasta alcuna traccia, come se fosse diventato polvere.

Il mascherato guardò quello che era stato il vice-capitano: “Spiega” sibilò.

Questi deglutì e si fece coraggio: “Padrone, era praticamente nostra, poi però è comparso un Fenrir e...”
“Aspetta. Hai detto Fenrir?” lo fermò. Il suo tono non era più arrabbiato, bensì eccitato.

“Si mio signore” esclamò quello deglutendo nuovamente. Forse poteva ancora salvarsi “Sembrava giovane e in forze. Ha ucciso quattro dei nostri senza alcuna fatica!”

Il padrone fece un gesto noncurante con la mano: “Pedine sacrificabili, nulla di più” sorrise sotto la maschera: “Bene bene, un nuovo Fenrir. A quanto pare questa missione non si è rivelata un completo fallimento”


 

La creatura avanzò per la collina a passo pesante.

La ferita pulsava dolorosamente, mentre cercava di restare concentrato. Doveva sforzarsi, almeno fino a che non fosse giunto nella sua tana.

Ben presto arrivò in vista della casa.

Usando le forze rimastegli saltò sul muro, poi sul ramo di un albero affianco all'abitazione ed infine in una finestra lasciata appositamente aperta.

Stancamente si portò al centro della stanza, si lasciò cadere su di un tappeto e permise alla dolorosa trasformazione di avere inizio.

Sentì le zampe mettere su muscoli e grasso e in contemporanea accorciarsi, il petto divenne più grande mentre la regione dello stomaco si ingrossava, il pelo divenne meno fitto e cambiò colore diventando completamente nero, il muso divenne più schiacciato mentre gli occhi cambiavano tonalità.

A trasformazione finita il ragazzo si mise a sedere e si accasciò contro il letto mentre riprendeva fiato.

“Spero di non aver combinato casini stanotte” mormorò dolorante Frank.

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Capitolo 10
*** Cap.10 Verità ***


CAP.10: VERITA'

 

 

La mattina dopo Hazel si diresse a scuola agitata. Dopo l'attacco Annabeth l'aveva mandata a casa promettendole che il giorno seguente le avrebbe spiegato tutto e facendole giurare di non dire nulla di quello che era successo ad anima viva, specialmente al padre e al fratello.

“Ma perché?” aveva protestato la ragazza, prima di essere fermata da un'occhiata di fuoco della maggiore.

“Se tu fossi nei miei panni” aveva detto enigmatica “Ti comporteresti esattamente come me”

Il fratellastro la riporto nel mondo reale: “Hazel, tutto bene?”

La ragazza sussultò e si sforzò di sorridere: “Sì, tutto ok”

Lui la guardò interrogativo per qualche attimo, poi scrollò le spalle e tornò a concentrarsi sulla musica che gli risuonava nelle orecchie.

Una volta a scuola furono raggiunti da una sorridente Annabeth: “Ehi Hazel, ciao Nico”

Il ragazzino grugnì mentre la sorella cercava di mantenere il proprio autocontrollo. La bionda la prese sotto braccio: “Scusa se te la rubo, di Angelo, ma ho bisogno di parlare con lei di cose da ragazze” e se ne andò senza ascoltare la risposta dell'italiano.

Una volta che si furono allontante abbastanza e che la bionda si era accertata che nessuno li ascoltasse, incominciò il discorso: “Parlarne a scuola è troppo pericoloso. Se vuoi avere delle risposte devi venire a casa mia oggi pomeriggio” ogni traccia di sorriso e di affabilità aveva lasciato il suo volto “Inventati una scusa, una qualunque, ma fa in modo di esserci” e se ne andò.

La bruna tornò dal fratello.

“Che voleva quella?” chiese lui rimarcando con disprezzo l'ultima parola.

Hazel aveva il cervello a mille: “Ehm, ecco... Vedi, mi è sembrato di non capire bene una cosa di matematica durante l'ultima lezione. Visto che tu non sei un asso ho chiesto consiglio in giro, e ieri Rachel mi ha suggerito di andare da Annabeth. Glielo ho chiesto e ci vediamo oggi pomeriggio”

La bugia doveva essere buona perché Nico non protestò e tornò nel suo tetro mondo.

Tirò un sospiro di sollievo. Poi vide una cosa che la atterrì. Frank corse per i corridoi sfiorandola per precipitarsi in bagno.

Aveva qualcosa di diverso, Hazel lo capiva, ma non riusciva ad inquadrare cosa fosse.

 

 

Quella mattina Frank si era svegliato peggio del solito.

Succedeva sempre così le mattine dopo le “mute” ovvero le trasformazioni in lupo, ma quel giorno gli sembrava che qualcuno gli avesse messo la testa in una centrifuga. Si guardò la spalla e allora capì: una cicatrica bianca gliela percorreva fermandosi circa all'altezza del pettorale. Ma come se l'era procurata? Detestava l'effetto collaterale delle trasformazioni di non ricordarsi nulla di quanto fatto la sera prima. Alcune volte era un bene (non aveva certo voglia di rivedere i cadaveri squartati dei vari animali che uccideva per sfamare il suo lato animale) ma altre era una vera seccatura.

Si preparò, e uscì di casa senza fare colazione. Una volta aveva provato a farla dopo la muta. Si era dovuto fiondare in bagno per vomitare.

Arrivò a scuola con la fronte imperlata di sudore.

Stava male. E non solo per la ferita. Di recente i mal di testa si erano fatti sempre più lancinanti e il dolore era entrato nei limiti del sopportabile. Senza contare il suo umore! Da quando aveva litigato con Hazel era peggiorato sempre di più, facendolo passare dal ragazzo più coccoloso del liceo (parole di Piper) a quello che bastava dire una parola e sembrava volesse sbranarti (parole di Leo).

A fatica arrivò all'armadietto e tirò fuori le sue cose.

“Ehilà, Frankie!” gli urlò una voce nell'orecchio.

Lui si trattenne dal balzare alla gola di quello che lo aveva salutato.

Guardò e vide che si trattava di Connor Stoll, seguito dal fratello Travis.

Lui non aveva nulla contro gli Stoll: erano bravi ragazzi, amici di Leo, forse un po esuberanti e spesso lo prendevano in giro, ma lui sopportava tutto perché sapeva che scherzavano. Ma di quei tempi il minimo lo faceva scattare.

“Ragazzi” disse con un sussurrò chiudendo l'armadietto e facendo per andarsene “Scusate ma ora devo proprio andare in classe”

“Ma quanta fretta!” disse Travis affiancandolo “Facciamo quattro chiacchiere! A proposito, ti sei messo a fare pesi?”

“No” rispose Frank accorgendosi troppo tardi della trappola.

“Beh, dovresti, hai messo su un po di pancetta sai! Inoltre devi davvero fare qualcosa per la cuffia: sta davvero passando di moda, lo vista sul libro di storia in testa a Luigi XIV”

Frank sentiva che da un momento all'altro sarebbe scoppiato.

“Inoltre...” continuò Travis.

Accadde in fretta.

Frank lasciò andare di scatto i libri, mise una mano sul collo del castano e lo sbattè con forza contro gli armadietti.

Lo Stoll lo fissò allibito, mentre cercava di liberarsi da quella presa che gli stava togliendo completamente l'aria.

Negli occhi di Frank c'era qualcosa di folle, di primitivo, di... animale.

Il cino-canadese parlò con un sussurrò simile ad un ringhio: “Stammi bene a sentire stronzetto. Lasciami in pace o giuro che la prossima volta ti prendo la testa e incomincio a sbatterla talmente forte da spaccarla e dopo ne bevo le cervella. Sono stato chiaro?”

Tutt'ad un tratto sembrò tornare in sé. Assunse un'aria sbigottita e lo lasciò andare.

Travis caddè tenendosi la gola e producendosi in vari conati.

Il fratello lo affiancò: “Frank, ma che ti è preso?” chiese fissandolo spaventato.

“Non lo so. Io... io...” provò a giustificarsi il ragazzo, per poi interrompersi di colpo.

Si voltò e fuggì diretto al bagno.

Una volta entrato si diresse verso uno scomparto libero, chiuse la porta a chaive, si chinò ed incominciò a vomitare tutto quanto aveva sbranato ieri sotto forma animale: pellicce, interiora e carne cruda.

Dopo cinque minuti buoni smise.

Esausto e tremante si buttò contro la porta e si premette le mani sulle orecchie. La campanella era suonata, ma a lui non interessava. Stava piangendo mentre cercava di impedire a quella creatura di uscire.

Era triste, era solo, era spaventato ed era senza controllo.

 

 

Hazel fissò preoccupata la porta di casa di Annabeth.

<< Andrà tutto bene. Andrà tutto bene! >> pensò prima di suonare il campanello.

L'attimo dopo la bionda le aprì.

“Credevo che non saresti più venuta” esordì facendola entrare.

“La tua famiglia?” chiese la bruna ricordandosi che la ragazza viveva col padre, la matrigna e i due fratellastri.

“Sono fuori tutto il giorno, ma adesso andiamo in camera mia. È l'unico posto in cui potremo parlare senza problemi” e salì le scale che portavano al piano superiore. L'altra la seguì svogliatamente.

Non appena entrarono Annabeth chiuse la porta, fece un profondo repiro e si sedette sulla sedia della sua scrivania, facendole segno di sedersi sul letto.

“Allora” incominciò sempre la ragazza dagli occhi grigi “Quali sono le tue domande?”

Hazel era scioccata: “Le mie domande?”
“Si, pensavo che dopo gli avvenimenti di ieri ne avessi qualcuna”

“Ovvio che ne ho, ma sono così tante che non so da dove cominciare!” si calmò “Senti, incomincia tu. Raccontami dall'inizio che cosa è successo ieri sera, chi erano quei tipi, cosa era quella creatura e cosa sei tu”

Annabeth stette qualche secondo in silenzio intenta a raccogliere le idee: “Allora, a te piacciono i fantasy? E con questo non intendo quelli ambientati nel mondo moderno come Twilight o simili. Intendo quelli che si svolgono in altre epoche e in luoghi remoti come Il signore degli anelli”

“Beh, sì” rispose perplessa Hazel.

“Allora mettiamola così: e se ti dicessi che nei libri di storia dovrebbero esserci scritte quelle cose?”

La ragazza spalancò la bocca: “Come?!” urlò.

L'altra annuì: “Sì, la terra è più antica di quanto immaginiamo. Andiamo, ti sembra possibile che sui miliardi di anni del nostro pianeta, l'unica fonte di vita intelligente che ha lasciato delle notizie documentate della sua storia siamo noi che ci viviamo da una cosa come “soli” tremila anni? No, non è possibile. Prima di noi e con noi c'è stato il tempo dei miti, della magia e dei grandi re. Erano epoche in cui delle persone erano in grado di controllare il tempo atmosferico, epoche in cui creature magnifiche oggi ritenute leggendarie solcavano i cieli, epoche in cui civiltà controllavano misteriose forme di energia e plasmavano la realtà stessa dotandosi di poteri incrdibili!

Monarchie, imperi, civiltà, repubbliche, villagi, vere e proprie megalopoli e mondi utopistici. Il nostro pianeta ha visto questo e molto altro. E tutto questo avveniva perché erno presenti loro: elfi, maghi, fate, vampiri, elementali, streghe ed entità che oggi chiameremmo col nome di dei. Erano periodi magnifici” il suo sguardo si perdette in quelle visioni fantastiche.

Hazel tossicchiò riportandola coi piedi per terra: “Tutto ciò è molto interessante, però c'è qualcosa che non va nel tuo racconto: perché non si è conservato memoria di tutto ciò? O perché, se si è conservata, è visto tutto come un mito o comunque qualcosa di assolutamente non veritiero?”
Annabeth sorrise: “Sul primo punto ti devo contraddire: noi ne abbiamo conservato memoria. L'esempio più lampante? Ti ho parlato di grandi civiltà e antiche città, è una di esse è quella degli atlantidei e della loro mitica isola. Oppure, prima ti ho parlato del Signore degli anelli, che è un altro esempio della civiltà che ci ha preceduto”

“Ma perché noi le consideriamo un mito?”
“Magia. Devi sapere che ad un certo punto le antiche civiltà notarono lo sviluppo impressionante degli esseri umani, e la cosa le preoccupò non poco. Pertanto presero una decisione: sarebbero scomparsi verso altri modi appartenenti a piani della realtà diversi dal nostro, o si sarebbero confusi con noi vivendo in segreto fino a che l'età degli uomini non si sarebbe conclusa, e, per impedire che gli esseri umani li seguissero e vanificassero così i loro scopi, fecero un antico rito magico che va sotto il nome di Rito dell'oblio.

Però, come tutti gli incantesimi, anche questa antica e potente procedura magica aveva i suoi punti deboli. Col passare del tempo alcuni particolari individui recuperarono e recuperano tuttoggi parzialmente la memoria del loro passato o scorgono, attraverso i veli della realtà, le altre dimensioni. Si tratta di scrittori, rimatori, fumettisti, praticamente tutti coloro che inventano mondi fantasy e universi in cui sono presenti personaggi magici.

Passando alla tua seconda domanda: cos'erano le cose che hai visto ieri.

Devi sapere che ci sono delle linee di energia che percorrono la terra, incrociandosi danno vita a veri e propri Nodi di magia che diventano luoghi di ritrovo per i Rifugiati. Con questo nome si intendono coloro che altro non sono se non le creature che si sono rifiutate di abbandonare la terra e che aspettano la fine del uomo. Si tratta di tutte gli spiriti appartenenti al folklore popolare: fate, elfi, gnomi, ninfe, centauri e compagnia”

La ragazza parlò con un sussurro: “Quindi la Creatura di Cover Village è...”

Annabeth la fissò seria: “Le varie culture lo conoscono con nomi diversi. Lykanthropos per i greci, Okami per i giapponesi... Il suo vero nome e Fenrir, un essere umano che ha in sé del sangue magico animale e che è in grado di conseguenza di trasformarsi. Quello di ieri era ancora piccolo, un cucciolo”

“Un cucciolo? Era grande quanto un cavallo!”

“Vero, ma quelli adulti sono molto peggio”
Hazel si costrinse a rilassarsi: “Va bene, ok. E gli uomini di ieri?”

Annabeth si fece scura in viso: “Il Cerchio d'oro. Una sorta di setta, formata da esseri umani in grado di vedere oltre e distinguere le creature fantastiche. Questa categoria passa sotto al nome di Vedenti. Lo scopo della loro setta è sterminare i Rifugiati e le altre creature magiche dalla prima all'ultima per impadronirsi dei loro poteri. Erano considerati estinti in seguito al terzo conflitto del Metaregno, ma a quanto pare sono ancora vivi. Dovrò fare rapporto”

“Rapporto a chi? Tu chi sei in realtà?”

La bionda sorrise e sguainò velocemente la spada del giorno prima. Era lunga poco meno di mezzo metro ed era composta da una strana lega che brillava di una luce chiara: “Io sono una Guardiana. Siamo anche noi dei Vedenti, ma non ti preoccupare siamo completamente diversi da quei brutti ceffi del Cerchio d'oro. Il nostro scopo è quello di far sì che né umani né esseri dotati di poteri magici infrangano il voto di non belligeranza. Siamo una sorta di vigili. Riceviamo un particolare addestramento e veniamo mandati nei vari Nodi a sorvegliare. Io sono stata assegnata a Cover Village. Ognuno di noi è dotato di un'arma retrattile come la mia spada, composta di una lega che può diventare del materiale adatto a seconda della creatura che affronto. Ieri è diventata d'argento”

“E come si fa a entrare tra i Guardiani” chiese Hazel repita. Quella cosa la affascinava, e sentiva che era portata. Del resto, era in grado di vedere oltre, no?

Annabeth la fissò seria: “Si deve venire scelti. Io ero una semplice ragazza di San Francisco prima che entrassero in contatto con me e mi arruolassero”

“Quindi, tecnicamente, tu puoi far sì che io entri a far parte dei Guardiani?”

“Beh, tecnicamente... sì”

“Fallo allora, ti prego!” si alzò in piedi di scatto “Finalmente sento che si tratta di una cosa per cui sono portata. Daltronde ho tutti i requisiti, no?”

Il volto di Annabeth era imperscrutabile: “Mi spiace, ma tu non puoi entrare a far parte del gruppo”

“E perché no?” protestò la ragazza.

“Possono entarare a far parte solo gli esseri umani”

“E allora?”

La bionda sospirò esasperata: “Andiamo Hazel: perché credi che ieri il Cerchio d'oro ti abbia attacato? Perché credi di riuscire a Vedere? In te scorre sangue magico. Hazel Lavesque: tu sei una strega”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Dahn dahn daaaahn.

Ed eccoci ad un ennesima scoperta che sconvolge la vita della nostra povera Hazel!

Ho dovuto aggiornare oggi perché domani parto per la Croazia e starò via fino a sabato pertanto per tutta la settimana sarò leggermente irreperibile, sorry guys!

E qui si introduce la seconda parte che, ora ve lo posso svelare, sarà la parte AU!Fantasy!

Non so cos'altro dire quindi vi lascio con le solite domande: Hazel è una strega, ma da chi ha ereditato i suoi poteri? Frank riuscirà a controllarsi o finirà per fare del male a qualcuno a lui caro come Hazel? E qual'è il vero obbiettivo del Cerchio d'oro?

Troverete queste ed altre domande nel prossimo capitolo in cui si rivelerà anche la vera identità di una misteriosa figura: l'Inquisitrice!

Bye!!!!!!!!!!!!!!

P.S: Perdonate eventuali errori di grammatica, ma andiamo: la scuola è finita ed io non ho voglia di fare nullaaaaa!!!!!

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Capitolo 11
*** Cap.11: Addestramento ***


CAP.11: ADDESTRAMENTO

 

 

“Hazel Lavesque: tu sei una strega”

Quella parole rimbombarono sui muri della stanza avvolta nel più completo silenzio. La ragazza guardò confusa Annabeth, scosse la testa e parlò: “No... No, ti sbagli. Io sono umana al 100%. Io non sono una strega!”

L'ultima frase l'aveva urlata. Brutti ricordi erano associati a quella singola piccola parola, ricordi legati a sua madre, ricordi che aveva permesso che scomparissero nelle nebbie del tempo quando era incominciata la sua nuova vita con Nico e suo padre.

La bionda era seria: “Hazel, mi dispiace che questa sia la tua reazione, ma questi sono i fatti e tu non puoi fare altro che accettarli”

“Zitta!” urlò in risposta alzandosi in piedi. Fece per guadagnare la porta ed andarsene, quando sentì il rumore di Annabeth che si alzava in piedi. L'attimo dopo era per terra, la bionda seduta sulla sua schiena le impediva qualunque movimento.

“Lasciami andare” provò a protestare con un filo di voce. Era difficile riuscire a parlare, con un'adolescente di almeno 60 chili sulla schiena che ti impedisce di respirare.

“No” disse con voce ferma la Guardiana “Ora mi stai a sentire: uno dei miei compiti è anche quello di tutelare coloro che fanno parte della comunità magica per impedire che succeda loro qualcosa”

“E allora?”

“Semplice” disse alzandosi e permettendole così di respirare di nuovo “I tuoi poteri sono ancora acerbi, io ti aiuterò a farli maturare. Non posso farti entrare tra i Guardiani, ma posso comunque aiutarti: ti addestrerò e ti farò conoscere il mondo da cui finora sei stata esclusa”

Hazel la guardò stupita: “Dici sul serio?”

“Sì, daltronde non sei stata tu quella che ha detto di possedere tutti i requisiti”

“Beh, sì ma...” era rimasta completamente spiazzata. Non ci aveva mai creduto davvero a quell'assurdità di diventare un vigile del mondo magico.

“Bene!” la interruppe allora la bionda “In questa caso direi che possiamo incominciare anche subito. Seguimi” e la accompagnò fino alla porta che dava sul giardino del retro.

“In cosa consisterà questo addestramento?” chiese Hazel curiosa.

Annabeth le fece l'occhiolino: “Oh, non sta certo a me dirtelo. Io mi occuperò di addestrarti dal punto di vista conoscitivo: ti insegnerò tutto quello che c'è da sapere sulle creature magiche dal punto di vista teorico, a quello pratico ci penserà lei” e aprì la porta.

In mezzo al giardino se ne stava ferma una figura. Era avvolta in un mantello violetto ed un cappuccio le copriva il volto. Hazel sentiva provenire da quella figura un'aura di energia e sicurezza.

“È lei?” chiese la figura ammantata. La voce era palesemente femminile.

Annabeth annuì: “Da adesso in poi è nelle tue mani, Inquisitrice”

Lei grugnì qualcosa che pareva non essere propriamente un complimento: “Ti ho detto e ripetuto che odio quel nome. Chiamami con quello di battesimo” e si tolse il cappuccio svelando il volto.

Era una ragazza che doveva avere forse uno o due anni in più rispetto ad Annabeth, i capelli neri erano raccolti in una lunga treccia che le cadeva lungo la spalla destra, il volto abbronzato tradiva origini sudamericane, gli occhi neri sembravano arenaria sul suo volto regale e statuario.

“Io sono Reyna, Inquisitrice dei Guardiani, Lama d'oro della Cittadella, Signora dei lupi, e da oggi anche la tua insegnante”


 

Le spade cozzarono di nuovo una sull'altra. Hazel tentò un affondo su di un lato a suo parere scoperto, ma si ritrovò di nuovo con la spada che volava e lei per terra con la lama puntata alla gola.

“Avanti, Lavesque! È tutto qui quello che sai fare?!” chiese in tono duro Reyna andando a riprenderle la spada e ridandogliela.

La ragazza la prese e si rimise in guardia. Ormai era una settimana che si allenavano, i primi tempi la portoricana (perché era da li che veniva) le aveva insegnato come impugnare la spada senza uccidersi, dopodiché erano passate al confronto vero e proprio.

“Questa fase dell'allenamento non ha una durata specifica” le aveva detto prima che incominciassero.

“Che vuol dire?”

“Vuol dire che potrà andare avanti tre giorni come quattro mesi. Sarà una simulazione di combattimento che finirà quando ti giudicherò degna. Devi riuscire a disarmarmi” e si era messa in posizione d'attacco.

Hazel aveva sorriso incredula pensando che l'altra scherzasse: “Disarmarti? Ma andiamo. Sono solo una principiante, è assolutamente imposs...” ma l'altra l'aveva attaccata e lei era stata costretta a parare.

“Se hai tempo per lamentarti hai tempo per combattere” aveva ringhiato prima di riprendere.

I primi tempi la riccia era riuscita solo a difendersi a stento da quei mostruosi e selvaggi attacchi finendo comunque spesso per terra, ma dopo un paio di giorni era riuscita anche a infilare qualche offensiva e dei tentativi di affondo, tutti prontamente respinti.

Fendente sul lato sinistro. Clang. Parato.

“Avanti, c'eri quasi!”

Attacco alla testa. Clang. Respinto.

“Non male, davvero non male!”

Colpo alle gambe per destabilizzarla. Clang. Deviato.

“È tutto qui quello che sai fare?! Impegnati!”

Hazel arretrò leggermente e sentì la rabbia montarle dentro. Impegnarsi? Impegnarsi?! Era una maledettissima settimana che si impegnava, che si dava da fare per passare quella fase che la stava fisicamente uccidendo, e lei le diceva di impegnarsi?! Quando è troppo è troppo!

Sentì una sensazione di calore allo stomaco. Respirò a fondo e sentì i suoi sensi farsi più acuti.

“Avanti, che stai aspettando?” la provocò Reyna aprendo le braccia e scoprendo completamente il corpo “Ti do anche un vantaggio”

La ragazza aprì gli occhi e si mosse.

Clang! La spada si fermò a pochi centimetri dal volto della maggiore, che aveva avuto il buon senso di parare il colpo quando aveva visto arrivarlo.

Sembrava impossibile, ma Hazel era diventata più veloce e i suoi attacchi più precisi.

Riprese ad attaccare, con più foga stavolta. I suoi sensi si erano sviluppati oltre il normale, ormai riusciva a prevedere senza problema ogni singolo movimento dell'avversaria.

Notò uno spiraglio nella guardia.

<< Eccolo, posso farcela! >> pensò euforica.

Stava per prenderlo, quando Reyna raddoppiò, sotto il suo sguardo sbalordito, la propria velocità.

L'attimo dopo era inginocchiata per terra, due spade le cingevano la gola andando a formare una X.

“Ma come...?” chiese sbalordita senza quasi osare fiatare. L'attimo prima sembrava sul punto di vincere, l'attimo dopo era una replica di tutti gli scontri affrontati fino a quel momento

La mora rinfoderò la lama: “Sono molto più vecchia di quanto sembri. Sono secoli, letteralmente, che mi alleno e che soprattutto alleno la mia velocità. Mi hai stupito con quel rush finale, ma in confronto alla mia vera velocità non è nulla”

Si sentì svuotare: “Mi stai dicendo che finora non hai mai combattuto al pieno delle tue forze?!”

“Ovvio che no”

Le pareva un incubo. Era sicura di aver raggiunto il suo livello, e subito scopriva di non esserci andata neanche vicino. Quella tortura di allenamento non sarebbe mai più finito.

“Bene” disse Reyna voltandosi e dirigendosi verso la casa “Su, vai da Annabeth per la lezione di teoria. E mi raccomando domani puntuale che incominciamo la nuova fase dell'addestramento”

La guardò stupita: “Ma come? Hai detto che sarebbe incominciata quando sarei riuscita a disarmarti!” protestò incredula.

Lei sorrise: “No, io ho detto che avresti dovuto dimostrarmi il tuo valore. E ci sei riuscita pienamente liberando finalmente i tuoi poteri”

“Mi stai dicendo che...?!”

“Sì, quello sprint di prima altro non era che la forza della magia che scorreva nelle tue vene. Ma adesso basta parlare, va da Annabeth, su!”

La ragazza si riprese e andò dalla compagna di scuola.

Era felice perché finalmente era riuscita ad adoperare i suoi poteri quando erano giorni che ci provava senza successo.

Ma non sarebbe stata così allegra se avesse sentito le ultime parole sussurrate da Reyna: “Sembra essere talentuosa. Spero che le basti per il futuro che la attende”


 

“Annabeth!” urlò Hazel felice entrando nella stanza dell'amica.

Lei la guardò sorpresa, poi sorrise: “Beh, cos'è tutta questa euforia?”
“Ce l'ho fatta! Sono riuscita ad invocare, anche se non ancora come, i miei poteri magici nello scontro con Reyna!”

“Complimenti, ma adesso siediti, perché la lezione di oggi sarà molto particolare”

Quelle parole catturarono completamente la sua attenzione. Si calmò e si mise seduta.

“Bene” continuò Annabeth “La lezione sarà diversa perché, adesso che sai destreggiarti in questo nuovo mondo, voglio che tu conosca davvero chi ti sta affianco” detto questo si avvicinò al computer sulla sua scrivania e premette un tasto. All'istante si separarono due schermi dal corpo principale che si misero a formare angoli di circa 120 gradi. Uscì anche un piccolo proiettore che mostrò il logo dei Guardiani. Gli schermi si riempirono di dati e di immagini di silouettè che scorrevano a velocità vertiginosa.

La bionda sorrise allo sguardo incredulo della minore: “Ora ti spiego. Ti ho già detto che la maggior parte degli abitanti sono Rifugiati, ebbene adesso ti dirò più nello specifico di chi si tratta cosicché tu possa prendere confidenza. Mi raccomando però, nessuno deve sapere che sono stata io a dirtelo: i Guardiani devono tenere celata la loro posizione, altrimenti rischiano di essere attaccati da coloro che vogliono nuocere all'una o all'altra parte. Ora però torniamo alla lezione: presta attenzione mi raccomando” e si mise a digitare qualcosa.

Ben presto sul proiettore comparve l'immagine 3D di...

“Leo?” chiese stupita la castana.

“Sì” fu la risposta di Annabeth “Leo Valdez non è un essere umano. Discende da un elementale del fuoco, tra l'altro molto potente. Le sue capacità sono controllo delle fiamme e del fumo, capacità di diventare completamente di fuoco, inoltre è dotato di una mente brillante e creativa che gli permette di creare pressoché qualunque cosa”

Digitò qualcos'altro: “Piper McLean: fata. Ma non è una fata qualunque, bensì è la figlia della regina del Piccolo Popolo. Le sua caratteristiche sono: bellezza al di là dei canoni umani, voce ipnotica con la quale può convincere le persone a fare quello che vuole lei, ali retrattili da libellula”

Andò avanti: “Rachel Elizabeth Dare, la tua compagna di classe e cara amica. È all'incirca un essere umano. È nata con la capacita di vedere oltre potenziata. Oltre che il mondo fatato e tra gli universi è anche in grado di scorgere il futuro,ma solo vari brandelli”

Altra silouetté: “Jason Grace, un caso molto particolare, e lo stesso dicasi” comparve un'altra figura maschile “Per Percy Jackson. Sono entrambi Vedenti, solo che sono figli di potenze naturali. Fidati, non sto parlando di elementali, bensì delle stesse forze che plasmarono la Terra al momento della sua formazione. Jason è figlio dell'aria, Percy dell'acqua. Ma c'è un lato positivo, il loro potere è talmente potente che la loro forza è praticamente sempre sopita, per far sì che il corpo non imploda per la troppa energia. In sintesi: esco con una mina umana”

Altra immagine: “Calipso, driade. Si tratta di una ninfa degli alberi, la differenza è che non ha nessuna fonte di energia da cui dipendere, cioè non ha nessun legame con gli alberi. I suoi poteri sono: controllo dei vegetali, abilità curative, longevità pari a quella di un albero, capacità di non invecchiare mai a meno che non sia lei a volerlo e comunicazione con qualunque tipo di pianta”

Premette qualche altro testo e Hazel per poco non si strozzò: “La professoressa Artemis?”

Lei annuì: “Diana Artemis, signora delle Driadi dei boschi. È uno spirito della natura assai antico. Controlla qualunque genere di pianta, non invecchia mai, inoltre, essendo tutte le driadi protette dalla Luna, è in grado di esercitare la magia di questo potente ed antico astro. È una delle Rifugiate più potenti di Cover Village e forse del mondo intero”

Un dubbio però ossessionava la mente di Hazel che non riuscì a trattenersi: “E Frank? Frank è uno dei Rifugiati?”
“No, Frank Zhang è uno dei pochi esseri umani di Cover Village”

Hazel emise un sospiro di sollievo mentre l'altra digitava un altro nome. Si sentiva meglio nel sapere che alla fin fine quel ragazzo era il solo a non averle mentito. Inteso, a parte suo fratello. Del resto, Nico glielo avrebbe detto subito se fosse stato o meno in grado di adoperare poteri magici.

Sollevata alzò lo sguardo sull'ologramma e si sentì mancare: in una luce azzurrognola svettava chiara la sagoma del fratellastro.

“Già” disse Annabeth scura in volto “Nico di Angelo: Vedente, figlio di una forza primordiale, principe degli Inferi. Mi dispiace rivelartelo in maniera così drastica Hazel, ma tuo fratello è un Rifugiato, di più: il potere ereditato da tuo padre gli da controllo sul mondo dei morti rendendolo forse ancora più potente di Jason e Percy messi assieme. Nico è il re degli spettri”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore che è in un terribile ritardo:

Allora, per cominciare... * si butta per terra col volto verso il pavimento e le braccia protese in avanti * SONO TREMENDAMENTE IN RITARDO E ME NE VERGOGNO PROFONDAMENTE, E GIURO CHE CERCERO' DI RIMEDIARE!!!!! Scusatescusatescusatescusatescusatescusate!!!!!!

Tornando a noi e alla storia, il capitolo io lo vedo un po di passaggio, però effettivamente succedono un po di cose come ad esempio la comparsa di Reyna (allora, vi aspettavate che fosse lei l'Inquisitrice?), l'addestramento di Hazel e la scoperta di chi sono veramente gli abitanti di Cover Village.

Scusate se Reyna è un po OOC, ma volevo renderla stile sergente-istruttore-che-sembra-che-si-diverta-a-mortificare-gli-altri-mentre-in-realtà-così-facendo-gli-aiuta mentre per i vari ruoli da creature magiche alcuni gli ho scelti un po a caso altri ci ho pensato un po su, infine la frase di Annabeth su Nico l'ho scritta perché... Andiamo! L'avete letto “Il sangue dell'Olimpo”? Quel ragazzino è fortissimo! È quanto di più forte esista a questo mondo!

Scusate lo sclero, ed ora: cosa intendeva Reyna con l'ultima frase? Come reagirà Hazel nello scoprire la verità sul tanto amato fratello? Com'è possibile che i Guardiani non sappiano della vera natura di Frank?

Alcune risposte nella prossima puntata (che avviso già da subito che non so quando pubblicherò perché ho finito i capitoli già pronti) nella quale finalmente scopriremo l'identità celata dietro ad un nome: Bianca!

Bye!!!!!!!!!

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Capitolo 12
*** Cap.12: Racconti ***


CAP.12: RACCONTI

 

 

Hazel correva per i boschi. Erano passati all'incirca quattro giorni da quando aveva appreso la verità su suo fratello e sui suoi amici. All'inizio ne era stata profondamente turbata, poi però aveva accettato il tutto con una calma che neanche lei si sarebbe mai aspettata.

“La stai prendendo bene” aveva detto ammirata Annabeth.

Lei aveva alzato le spalle: “Nico è fatto così. Credo che non ci sia nessuno che sappia davvero quali sono i suoi segreti o cosa passi per la sua testa”

“Hai ragione” poi aveva aggiunto in un sussurro “O almeno non c'è più”

Prima che la minore potesse chiederle spiegazioni, la bionda aveva sorriso ed era andata avanti con la lezione.

Vide la sagoma d'oro baluginare poco distante alla sua destra e tornò al mondo reale.

La fase successiva dell'allenamento di Reyna consisteva nell'inseguire i suoi levrieri metallici e catturarli.

“Sono molto veloci” le aveva spiegato la ragazza mentre si chinava ad accarezzare le orecchie dei segugi d'oro e d'argento appena apparsi al suo fianco. E quando parlava di cani d'oro non intendeva automi bensì animali viventi con la pelliccia metallica e i denti fatti del prezioso materiale “E sono anche molto scaltri. Non riuscirai mai a prenderli a meno che tu non incominci ad usare i tuoi poteri” fischiò “Argentum!” ed il cane d'argento si mise sull'attenti “Prima dovrai prendere Argentum, poi sarà la volta di Aurum, e poi... vedrai” disse enigmatica prima di fare un gesto in direzione del levriero che scattò in direzione della foresta.

“Su, va'” le aveva detto con un leggero sorriso “Sennò rischi di perderlo”

Hazel ci aveva messo un solo giorno per catturare Argentum, alla faccia di Reyna, però per Aurum ne stava impiegando tre. Quel cane era un altra categoria, e, come la padrona, sembrava divertirsi a prenderla in giro. Quando stava per prenderlo, questi virava di scatto facendola cadere di faccia. Se i cani potevano ridere, Aurum lo faceva ogni volta che il suo trucchetto funzionava.

Arrivò ad un pezzo di bosco un po' più libero e vide il cane che l'aspettava, per poi scomparire di nuovo in una macchia.

“Eh no, scordati che ti faccio fuggire di nuovo” mormorò seccata. Si concentrò e sentì di nuovo l'energia pervaderle il corpo. Scattò. Il cane era ad alcuni metri da lei, ma la stava distanziando sempre più. Hazel sapeva di non poter contare solo sulle capacità del suo fisico per catturare quell'animale magico, ma cos'altro poteva fare?

Le tornarono in mente le parole di Reyna “dovrai incominciare ad usare i suoi poteri”.

Ma certo: la magia era l'unico modo per catturare quella creatura!

Le venne in mente che spesso, le streghe o i maghi, nei libri, per attirare in inganno alcune creature si servivano di illusioni, che erano pur sempre una branca di magia.

Inspirò a fondo, cosa non facile da fare mentre si correva. Immaginò la propria immagine come se non esistesse, come se al suo posto ci fosse il nulla, come se fosse un miraggio che scompariva.

Il cane si voltò, per vedere se la seguiva e incominciò a rallentare, fino a fermarsi e a guardarsi intorno con aria perplessa. Hazel intuì che il suo incantesimo aveva funzionato, si avvicinò pian piano e gli si lanciò sopra con un urlo. Troppo tardi il cane si rese conto dell'inganno, e così si ritrovò fra le grinfie della castana.

All'istante si ritrasferirono nel giardino sul retro di Annabeth.

“Brava, ce l'hai fatta a catturare anche Aurum” disse Reyna compiaciuta.

“Già, non è stato per niente facile, però... alla fine è servito a qualcosa” disse la ragazza buttandosi sfinita a sedere per terra.

“Sei stata in grado di adoperare la magia a comando, vero?”

Hazel non si stupì neanche del fatto che l'altra lo sapesse. Ormai aveva capito che quella tipa non era un essere umano, o almeno non più.

Annuì semplicemente.

La portoricana sorrise: “Devo dire che sei una scoperta continua, tu. Nessun'alro finora era mai riuscito a catturare i miei due tesori in così poco tempo”

Alzò le sopracciglia: “Ci ho messo tre giorni”

“E gli altri solitamente due settimane”
Hazel era stupita: possibile che fosse davvero così brava?

“Comunque” continuò la mora “Ti avviso che domani non ci alleneremo”

“E perché?”

“Non va bene allenarsi sempre e di continuo, alla fine il fisico potrebbe risultarne danneggiato anziché aiutato. Prenditi una giornata libera dai nostri impegni”

Hazel sorrise: “Grazie, Reyna” e se ne andò.

Ma il motivo del suo sorriso non era perché avrebbe passato la giornata in pace il giorno dopo, anzi! Ne avrebbe approfittato per portare a termine un compito che già da tempo si era prefissata.

Finalmente avrebbe scoperto la verità dietro a quel nome: Bianca.

 

Corre. Un solo pensiero si affaccia alla sua mente: correre perché è l'unico modo che ha per saziare il proprio appetito. Si ferma e lo vede. Un uomo, un cacciatore a giudicare dall'armamentario, quasi sicuramente di frodo. Gli si avvicina pregustando il sapore della carne umana nelle sue fauci. Gli salta addosso e...

“Per quanto tempo ancora hai intenzione di torturare quella povera tovaglia?” chiese divertita la voce di Leo.

Frank aprì gli occhi. Era nella cucina di casa sua, l'ispanico di fronte a lui sorrideva strafottente. Abbassò gli occhi e vide che stava tenendo con forza il tessuto della tovaglia. Si costrinse a rilassarsi e notò che in alcune zone il tessuto era strappato come se fosse appena stato artigliato da un gatto.

“Di cosa stavamo parlando?” chiese il moro con la gola secca.

L'espressione dell'altro si fece seria: “Dei tuoi sbalzi d'umore che stanno seriamente rischiando di compromettere la tua identità”

“Forse sarebbe anche il caso che qualcuno la scopra. Sono stanco di fingere di essere estraneo a questo mondo” ringhiò alzandosi di scatto.

“Frank ragiona” disse Leo alzandosi a sua volta “Se scoprono che sei tu il Fenrir non ci vorrà molto perché i Guardiani facciano due più due e scoprano che la Ceartura originale era tuo padre”

“Ma lui è morto...” disse con un sussurro. Ancora ricordava quella sera in cui l'aveva visto compiere quel delitto e a come quella ragazza si era sacrificata. Si costrinse a tornare al mondo reale: pensando al passato non faceva altro che dare più opportunità all'animale di fuggire “E se è morto non c'è più nessun problema!”

“Le colpe dei padri ricadono sui figli. Ascoltami, sto cercando di...” prima di riuscire a completare la frase fu preso e scaraventato contro il muro. Un attimo prima dello scontro, il corpo di Leo divenne una fiamma che guizzo per poi riformarsi qualche metro dietro al canadese.

“E anche questo è un problema” disse l'elementale del fuoco spazzandosi i vestiti “Se continui a perdere il controllo a caso finirai per fare del male a qualcuno”

“Ci sto lavorando, ok?! Ci sto lavorando!” urlò con la testa che scoppiava.

Lui annuì: “Ora è meglio che ti lasci solo. Ciao Frank, a domani” e uscì.

Il moro andò in bagno, si sciacquò il viso e si guardò allo specchio. L'immagine grottesca di un volto non umano ma simile a quello di una bestia gli si parò davanti.

“Ci sto lavorando...” mormorò afferrando ancora più forte il lavello.

 

Era sabato pomeriggio e Hazel era più decisa che mai a portare a compimento il suo progetto. Dopo aver salutato Nico e suo padre uscì, dicendo che doveva andare a fare delle compere. Non vista si diresse invece in una stradina laterale fino ad arrivare di fronte ad una vecchia officina. Bussò timidamente.

“Sì, è aperto!” disse un vocione dall'altra parte.

Lei aprì titubante. Dietro un bancone vide un ragazzone dalla pelle scura e i capelli castani con diverse ustioni su tutto il corpo.

“Oh, ciao Hazel”

“Buongiorno Beckendorf” disse la ragazza salutando l'amico di Percy, che spesso veniva a lavorare nell'officina di proprietà della madre di Leo “Sto cercando...”

“L'iperattivo? È nel retro” e indicò una porta che dava su di un malconcio giardino.

“Grazie mille” e si diresse lì.

Una volta uscita vide seduto di spalle il ragazzo che stava lavorando freneticamente intorno a quello che pareva essere un tavolino, lanciandosi di tanto in tanto in colorite espressioni.

“Leo” lo chiamò. Lui si voltò. Aveva la faccia sporca di grasso per motori.

“Oh, ciao Hazel” disse sorridendo “Come va?”

“Bene, grazie, ma...” gli si avvicinò “A cosa ti serve un tavolino?”

“Non chiamarlo semplice tavolino. Quello che vedi è l'avanguardia in fatto di mobilio: Buford il tavolo delle meraviglie”

“Gli hai dato un nome”

“E dovresti vedere i miei armadi. In pratica sto cercando di applicagli delle parti meccaniche cosicché sia in grado di muoversi da solo e aiutarmi in casi estremi”

si voltò a fissarla “Ma non voglio tediarti con gli aspetti tecnici. Volevi qualcosa dal bel tenebroso?”

Si morse il labbro: “Sì, c'è una cosa che ti volevo chiedere, ma tu devi promettermi che sarai sincero”

Sorrise divertito: “E va bene, prometto”

Inspirò a fondo: “Chi è Bianca?”

All'istante tutta l'allegria scomparve dal volto dell'altro. La fissò per un paio di secondi come se fosse indeciso se parlare o meno. Poi si voltò verso il tavolo: “Scusa, ma non ti posso dire niente. Non capiresti” e tornò a concentrarsi sul mobile.

Hazel si arrabbiò, puntò il dito contro il cacciavite che l'altro teneva in mano e questo scomparì, per poi riapparire nel suo palmo.

Leo la fissò con occhi sgranati: “Ti ho chiesto chi è Bianca, elementale del fuoco Leo Valdez” sussurrò.

I suoi occhi si spalancarono ancora di più, poi mise su un sorrisetto: “E così finalmente l'hai scoperto, eh?” sospirò “Immaginavo che prima o poi sarebbe successo”

Tutt'a un tratto Hazel si ritrovò con la gola secca: “Dimmi chi è”

Lui la fissò serio: “Sei sicura di volerlo sapere? Non è un bel racconto, di certo non lo narrerò mai ai miei figli prima di andare a letto”

“Voglio sapere” disse decisa.

Leo la fece sedere, poi la fissò negli occhi: “Bianca di Angelo è stata la sorella di Nico e la primogenita di Ade”

Quelle parole la colpirono come un pugno nello stomaco: “Come?”

“Nico è originario di questo paesino. Come immagino che tu sappia neanche lui è completamente umano. Comunque dopo la morte in un incidente della madre, Nico si trovò da Venezia a vivere qui con il padre e la sorella, anche se lui non era molto presente”

Hazel arrossì. Lei era nata da una scappatella del padre con sua madre.

“Ad ogni modo la sorella maggiore di Nico, Bianca, era una ragazza vivace, seria quando l'occasione lo richiedeva, sempre disposta alla battuta e allo scherzo. Era lei che aveva allevato Nico, lo considerava quanto di più importante c'era nella sua vita. Poi sette anni fa Bianca entrò a far parte di un gruppetto di sole ragazze, le Cacciatrici, fondato da una ragazza dell'università, Diana Artemis”

Hazel trattenne il respiro: “La professoressa Artemis?”

Leo annuì: “Bianca passava sempre più tempo con loro, Nico ne era dispiaciuto ma aveva comunque molte persone con cui passare il tempo: me, Jason, Frank, ma soprattutto Percy. Stranamente si era molto legato a lui. Ah, tieni conto che era molto diverso da come è ora, era sempre allegro e parecchio logorroico”

Hazel stentava a crederci.

Lo sguardo di Leo si indurì di colpo: “Poi cinque anni fa accadde il fatto. Tra le attività delle Cacciatrici vi era anche il tiro con l'arco, così spesso finivano per prendere parte a varie gare in giro per il paese. Una sera d'autunno il bus stava tornando con le Cacciatrici e varie altre persone tra cui Nico, me, Percy, Piper, Frank e così via che eravamo andati a fare il tifo per Bianca. Avevamo quasi raggiunto il paese quando il mezzo fu sbalzato in aria da qualcosa. Fu il panico. Atterrammo, qualcuno ferito, ma nessuno gravemente. Riuscimmo ad uscire e lo vedemmo: illuminato dai lampi se ne stava una essere enorme, simile ad un lupo ma grande il doppio, gli occhi scintillavano malefici, la pelliccia incrostata di sangue. Era la Creatura, quella che aveva mietuto già parecchie vittime. Ci venne alla carica. Bianca fu l'unica a mantenere il sangue freddo. Scattò di lato con l'arco e la faretra sotto braccio, e incominciò a bombardare il mostro. Così facendo purtroppo o per fortuna ottenne la sua attenzione. La creatura virò e se la prese con lei. Le Cacciatrici si rianimarono e corsero per darle man forte. La Artemis ordinò a Percy di trattenere Nico per impedire che lui facesse qualcosa di stupido come prendere parte allo scontro. Non so quanto durò, credo venti minuti buoni. Alla fine la creatura colpì Bianca, ma Diana ne approfittò per colpirla al cuore con una freccia. Ormai era spacciata, ma riuscì a fuggire. Nessuno la inseguì, perché tutti erano raccolti attorno al corpo della maggiore dei di Angelo. Il colpo le aveva rotto le costole, le quali le avevano perforato i polmoni. Salì la nebbia. Nico si avvicinò al suo corpo piangendo. Le si accasciò affianco ed iniziò a cantare quella che pareva essere una ninna nanna. Sua sorella chiuse gli occhi e sorrise nel sentirla. Sussurrò 'ti voglio bene, Nico' e poi più niente. Erano le undici di sera, e Bianca di Angelo ci aveva lasciato per sempre”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Sono tornato alla vita! (stile “Una notte al museo 2”)

Quant'è che non pubblico su Pery Jackson? Un mese? Uno e mezzo? Ad ogni modo scusate il ritardo ma il fatto è che ho incominciato a pubblicare storie anche su altri fandom e quindi ero concentrato altrove.

Davvero perdonatemi, spero che il capitolo sia valsa la pena di aspettare tanto.

E così alla fine scopriamo una volta per tutte chi è Bianca, la quale è pur sempre un'eroina.

Spero che vi abbia intrigato anche il dialogo tra Leo e Frank.

Ed ora: qual'è l'ultima parte dell'allenamento di Reyna? Come fa Leo a sapere che Frank è il Fenrir quando neanche i Guardiani ne sono a conoscenza? Leo rivelerà quest'ultima cosa ad Hazel?

Vedrò quando riuscirò ad aggiornare, fino ad allora vi lascio con queste domande in sospeso.

Byeeeee!!!!!!!!!

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Capitolo 13
*** Avviso! ***


ATTENZIONE: AVVISO!

 

Salve gente, mi duole darvi questa informazione, soprattutto a quelli che seguono e recensicono la storia, ma sono costretto a sospenderla.

Questo non significa però che la stia abbandonando, eh? Sia ben chiaro, ma il fatto è che di questi tempi ho molte idee che mi frullano nella mente e che sono collegate a tutto tranne che a Percy Jackson. Credo che ricomincerò a pubblicare quando avrò già da parte alcuni capitoli se non addirittura tutta la storia pronta.

Spero che mi perdonerete davvero e che quando ricomincerò mi accoglierete a braccia aperte.

Grazie per la comprensione,

Charles

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