Ommetafobia

di lukeisworthit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** There Are Two Kinds of People ***
Capitolo 2: *** Not Always There’s Good in Everything ***
Capitolo 3: *** You're Not Like Them ***
Capitolo 4: *** You Wanted The Bike ***
Capitolo 5: *** They Gave Us Just One Life ***
Capitolo 6: *** Weird ***
Capitolo 7: *** Your Eyes ***



Capitolo 1
*** There Are Two Kinds of People ***


There Are Two Kind of People


7.356.130.350 persone su questo mondo attualmente. Il numero aumenta di un’unità ogni secondo. Eppure, possiamo dividere questo mastodontico ammontare in due tipi di persone.

Da una parte ci sono coloro che prendono la vita in modo allegro, cercando di renderla ogni giorno più bella. Avete presente di che genere sto parlando? Quelli che vedono sempre il bicchiere mezzo pieno, che quando apprendono la notizia di un terremoto che ha fatto fuori la metà della popolazione autoctona, ti rispondono “Hey, poteva morire tutta la popolazione, invece della metà!”, quelli che il lunedì mattina, sotto la pioggia, perdono l’autobus, arrivano a scuola e hanno dimenticato il vocabolario di latino per la versione che hanno alla prima ora, e riescono a pensare “Almeno ci sono arrivato a scuola, e non c’è niente che mi impedisca di fare la mia versione.”. Parlo di quelle persone dall’esistenza apparentemente più semplice, dal momento in cui sono circondati da persone care, e non si pongono il problema di sentirsi deboli, motivo per cui, appena hanno un problema, corrono da qualcuno e si fanno aiutare.

Dall’altra parte ci sono coloro che incassano, colpo dopo colpo, fino a diventare più pieni di una Smart riempita da una famiglia di quattro persone per le vacanze in campeggio di un mese. Quelli che vedono il bicchiere mezzo vuoto, ma che dopotutto non ci fanno neanche più caso. Parlo della gente che si costruisce i muri intorno, un po’ come Marianna De Leyva, che si fece murare viva con un lumino e una bibbia, in modo da ripulire l’anima dei peccati commessi in vita. L’unica differenza tra quest’ultima e le persone di cui parlo, è che Marianna commise davvero atti per cui la punizione che si diede poteva anche risultare ragionevole ad alcuni, mentre l’unico “peccato” che ha commesso la gente che incassa, è quello di avere un orgoglio più grande del didietro della Minaj.

Lucia, detta Lucy, appartiene alla prima classe di persone. E’ la ragazza perfetta: la classica secchiona quanto basta, la ragazza che si gode la fanciullezza ma che non perde di vista gli obbiettivi che si è predisposta per il suo futuro. E’ circondata da amici, parenti e persone che le vogliono bene, poiché è una ragazza amabile, dal curriculum impeccabile. Lucy è un po’ come la ragazza che viene descritta in Good Girls: parla francese fluidamente, studia, andrà in un buonissimo College, legge, ma appena nessuno la tiene d’occhio, esce dalla finestra per incontrare il suo ragazzo. Beh, in questo caso Lucy il ragazzo non ce l’ha, quindi mi correggo: esce dalla finestra per incontrare i suoi amici. Diciamo che è uno di quei pochi casi in cui l’apparenza non inganna, infatti, Lucy sembra avere una vita perfetta, e una vita perfetta ha.

Luke, all’apparenza è il ragazzo perfetto, matematicamente compatibile con Lucy, studioso, eccellente in ogni tipo di sport possibile e immaginabile, con una famiglia agiata che gli vuole bene. Ebbene, egli non possiede alcun amico, a meno che non vogliate definire i demoni che si porta dentro come tali. Appartiene, infatti, al secondo gruppo. Porta skinny jeans neri strappati al ginocchio, converse total black, maglie da baseball bianche nere e una corazza spessa quanto i muri di fondazione dell’Empire State Building. Luke ha un tremendo segreto: no, non sto parlando del piercing che toglie ogni volta che entra in casa, perché ha fatto senza l’approvazione dei genitori. Parlo di una malattia. Il ragazzo soffre di una patologia, che è ancora abbastanza sconosciuta nel mondo attuale. Ommetafobia. Così la chiamano i medici. Ne soffre chi ha paura degli occhi altrui. Fatto che rende insostenibile guardare qualcuno in faccia, influendo molto sulle relazioni sociali. Non a caso è appunto definita una fobia sociale. Oltre a ciò, Luke ha un altro enorme problema di orgoglio, ragion per cui, nessuno è a conoscenza di questo. E così facendo, Hemmings è un emarginato sociale, che grazie ad un impeccabile aspetto fisico, sfrutta il suo tempo in sveltine da una botta e via, con qualsiasi ragazza gli capiti accanto, per poi essere buttato via da queste stesse, perché considerato irrispettoso, quando non guarda in faccia le sue prede, freddo e apatico.
 
«Mamma, per l’amor del cielo, dì a Marie Anne che mi dia immediatamente la mia valigetta del pronto soccorso. Sto per partire in missione, porco mondo!» Lucy urla dalla sua camera di casa Hampton, a Sydney in Stratford Street, rivolta a sua madre dall’altra parte dell’abitazione.
«Cristo Lucy, stai solo andando ad Ayers Rock, a convincere la gente che salire sulla collina è una mancanza di rispetto nei confronti degli aborigeni. Datti una calmata per favore, non stai andando a fare il cecchino in Afghanistan.» risponde di rimando la madre, esasperata da quella situazione.

Ebbene si, Lucy sta per recarsi nel deserto australiano, al centro del continente, per fare volontariato. La sua benevolenza comprende cercare di fermare la gente che sale sulla famosa montagna arancione Ayers Rock, o comunemente chiamata dai suoi amanti “Uluru”, che senza rendersene conto, oltre che a rischiare la vita, va anche ad insultare gli aborigeni, per i quali, quel colosso rossastro è una divinità.

Ciò che Lucy non sa è che incontrerà Liam ad Uluru, un ragazzo di cui perderà la testa completamente. Liam James Payne è un ragazzo che appartiene alla prima classe. Bello, perfetto, con un fisico statuario, molto intelligente e buono per ogni attività fisica. L’unica differenza che ha con Luke è che nel suo caso l’apparenza non inganna. Un po’ come Lucy, Liam è circondato di amici, sincero, uno di quei ragazzi ancora cavalieri, ma soprattutto, che non ha problemi a dimostrarsi in difficoltà.

Le due settimane di vacanza di luglio che il sistema scolastico australiano propone ogni trimestre, passano alla velocità della luce, e quando Lucy torna a Sydney, oltre ad aver portato l’inverno più freddo nella storia del paese, ha anche una novità. Lucy e Liam, dopo essersi conosciuti, si sono fidanzati, e formano una delle coppie più belle di sempre, oserei dire.

 
 

 


 SPAZIO AUTRICE

Buongiorno a tutti!
Non penso che qualcuno mi conosca, ed è per questo che voglio che sappiate che questa fan fiction la sto scrivendo con il cuore. Sono tornata appena da un mese da un viaggio in Australia, e per coronare il tutto ho partorito questo.
Ci ho messo un impegno pazzesco dietro, non potete neanche immaginare. Ho, infatti, creato una sorta di scaletta all’inizio del tutto buttando giù delle idee e scrivendo tutte le note su ogni particolare e personaggio.
Ora, non voglio cercare di risvegliare la compassione di nessuno, ma sto solo cercando di farvi capire quanto sarei contenta di una vostra piccola recensione, magari anche una negativa, o insomma, qualcosa con cui mi faceste sapere cosa ne pensate.
Bene, detto questo, se volete lasciarmi delle vostre storielle, sarò lieta di leggerle una ad una e di lasciarvi il mio pensiero a riguardo.
In caso vogliate contattarmi, dirmi qualsiasi cosa (ne dubito fortemente, ma heeey la speranza è l’ultima a morire), vi lascio i miei contatti down below.
Twitter: @xehyguys
Wattpad: @luuukeeeyy
 

PERSONAGGI

Luke Hemmings come Luke Hemmings
Liam Payne come Liam Payne
Lucy Hampton come Vanessa Hudgens
 

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Capitolo 2
*** Not Always There’s Good in Everything ***


Not Always There’s Good in Everything

«Quand’è che ci presenti Liam?» chiedono impazienti Kay e Caroline, le due ragazze che in questo momento stanno supine sul letto di Lucy, tornata ormai da una settimana.
«Ragazze, è Liam Payne del dodicesimo anno, lo conoscete benissimo.» risponde la ragazza esasperata, alzando le braccia al cielo.
«Quel Liam Payne? Il capitano della squadra di nuoto? Liam Heyguardatechepettorali Payne?»
«Esattamente.» Lucy traffica con il suo cellulare, per poi affermare che è giunta l’ora che le due ragazze se ne vadano, poiché si deve incontrare con Liam.

Kaylah, detta Kay, è più grande di Lucy e Caroline. E’ in bilico tra la prima fascia di persone e la seconda. Anche se non avevo parlato di una fascia intermedia, perché è abbastanza insolita, vedendo lo schema come un diagramma di Eulero-Venn, possiamo classificare Kay nell’intersezione dei due insiemi. Quello che voglio farvi capire è che la ragazza è in una specie di limbo: la sua indole tende verso il secondo genere, ma il fatto di avere amici esuberanti, quali le due ragazze sopraelencate, l’aiuta ad aprirsi, e a vedere la vita in modo prettamente positivo. Kaylah, è stata bocciata, fa uso di sostanze quali erba, sigarette e alcol, ama divertirsi ogni sabato sera, indossando abiti succinti e girovagando per locali. E’ la classica adolescente media con una guerra in corso all’interno di se stessa. Sta cercando in tutti i modi di non annegare nell’oceano dei falliti, ma allo stesso tempo si sta “buttando via” ogni giorno di più.

Caroline, invece è l’esatto opposto. E’ una ragazza casa e chiesa, ma è solo il tragitto che la frega. Ama tutto ciò che ha quel colore rosa shocking insopportabile, lo shopping, e condividere la sua intimità con qualsiasi cosa abbia una protuberanza più o meno sporgente. Per non essere rudi, potremmo affermare che è una ragazza dai facili costumi, o per alcuni, è una ragazza che ha la possibilità di godersi le gioie della vita e quindi coglie al volo quest’opportunità. Interpretandola in un altro modo: Caroline è molto affascinante, ha una folta chioma bionda ondulata, degli occhi marroni assai profondi e infine un fisico mozzafiato. Insomma, ha un biglietto gratis per Maschiolandia ogni volta che vuole. L’unico difetto che ahimè si ritrova è quello di non godere di un grande intelletto, ma nonostante tutto ha Lucy e Kay che le vogliono bene incondizionatamente.
 
«Hey Hampton» il ragazzo davanti a Lucy la saluta, cercando di lasciarle un leggero bacio sulle labbra.
«Lo sai che odio quando mi chiami così.» risponde la ragazza, spostandosi per evitare di ricevere il bacio. Sembra turbata, e Liam se ne accorge.
«Qualcosa non va?» chiede il ragazzo, incuriosito.
«Caroline e Kay ti vogliono conoscere, e anche la mia famiglia dovrebbe. Liam, non credono più al fatto che io vada tutti i giorni a dipingere ringhiere per fare volontariato.»
«Ma è quello che fai.» afferma Liam, un po’ interdetto.
«Dai, seriamente.»
«Se la donna vissuta e il big bubble alla fragola vivente bramano nel vedere “questo”» dice, indicando il suo fisico mozzafiato, e ondeggiando leggermente i fianchi quando le sue mani li sfiorano «allora le accontenterò.»
Lucy sorride, e finalmente cerca un contatto con il suo ragazzo, baciandogli velocemente le labbra e dicendo di dover scappare a casa per studiare biologia.
«Diventerai una pianta a furia di studiare così tanta biologia, Lucy.» il ragazzo sembra scocciato.
«Intanto, la biologia non studia solo i vegetali, quindi la tua affermazione non fa ridere, e poi, domani ho il test e vorrei cercare di mantenere la mia media.» Lucy si fa più seria, saluta il ragazzo con un altro bacio e torna sulla via di casa.
 
Lucy, Kay, Caroline e Niall si trovano nel giardino della scuola. Le lezioni stanno per cominciare, così come il fatidico test di biologia. Ma c’è qualcosa che blocca i quattro ragazzi dall’entrare, o meglio, qualcuno. In lontananza si vedono due figure, una completamente nera, con una puntina gialla, e l’altra, chiaramente femminile di una ragazza dall’altezza chilometrica e dai lunghi capelli rossi ricci. I ragazzi cercano di avvicinarsi poiché riescono a sentire solo qualche pezzo della conversazione. La ragazza sta urlando contro la figura nera, che sembra quella di un maschio, ma tutto quello che Lucy riesce a sentire sono minacce.
«Non ho mai conosciuto un pezzo di merda più schifoso di te, Luke Hemmings!» testuali, se non simili sono le parole che la rossa sputa addosso al biondo.
Quest’ultimo, guardandosi le punte dei piedi, non risponde. Sembrerebbe quasi che stia godendo nel farsi insultare davanti a circa mille studenti, ma la cosa è incerta, dato che l’espressione del ragazzo non si riesce a notare.
«Scopro che, nonostante sta notte siamo stati insieme, la scorsa sera eri con questa ragazza, che passa salutandoti e dicendoti che ha lasciato le mutandine a casa tua, e tu cosa fai? Non hai neanche il coraggio di guardarmi in faccia e chiedermi scusa?» la ragazza è molto arrabbiata e ferita, ma non dà segni di debolezza. Anzi, sembra che niente in questo momento possa farle passare la collera e soprattutto niente può farle distogliere lo sguardo dalla chioma bionda del ragazzo.
«Forza Luke, sto aspettando una risposta!» continua con un tono sempre più alto. “Ha un’estensione vocale degna di XFactor” pensa Niall, il quale sogno è quello di sfondare il mondo della musica insieme alla sua chitarra.
Il ragazzo davanti a lei non si muove di mezzo centimetro. Rimane immobile, a fissarsi le punte delle converse total black. Sembra che nemmeno un uragano possa smuoverlo dalla sua posizione attuale.
«Spero che tutta la merda di questo mondo ti finisca addosso, ti auguro di soffrire e di non avere nessuno, nessuno e dico nessuno su cui contare. Va’ all’inferno Hemmings!» detto questo la ragazza si dilegua. Quello che la rossa non si immagina minimamente è che Luke Hemmings all’inferno c’è già, con tutta la merda del mondo addosso, e inoltre con nessuno, nessuno e dico nessuno su cui contare. Ma questo ovviamente, tutti i ragazzi che stanno urlandogli contro non lo sanno.
«Quel Luke mi fa proprio ribrezzo. Mi chiedo come possa guardarsi allo specchio la mattina senza vomitarci sopra.» l’uscita di Kay fa risvegliare i tre ragazzi.
«Dai Kay, secondo me ci sono dei motivi se si comporta in tal modo.» Lucy ribatte, con lo sguardo sta ancora fissando il ragazzo biondo.
«Piccola, dolce e innocente Lucy, quando aprirai gli occhi e capirai che non sempre c’è del bene in ogni singolo meandro di questo colosso blu che noi chiamiamo Terra?» l’ironia di Kay fa trasalire la ragazza, che scuote la testa.
«Grande, per niente dolce e innocente Kaylah, quando la smetterai di vedere tutto con gli occhi di una persona che nella vita ha ricevuto solo batoste e che quindi ha smesso di trovare il bello in ogni cosa?»
La campanella suona per la seconda e ultima volta, e i quattro ragazzi si affrettano a tornare nelle loro rispettive classi.
 
«Hey Hampton, organizziamo una festa da Ash, vuoi venire?» Calum Hood affianca Lucy. La ragazza si ferma per guardarlo qualche secondo prima di rispondere. L’asiatico ha un cappello con i colori della Jamaica in testa, con dei finti dreads neri attaccati ad esso, e gli occhi palesemente rossi a causa di uso di sostanze stupefacenti.
«Uhm, sta sera? Ti faccio sapere Cal.» risponde la mora assorta nei suoi pensieri, come se stesse consultando un agenda mentale.
«Va bene Lucy, che la Maria sia con te.» mentre il ragazzo si allontana Lucy fa una breve considerazione sul copricapo di Hood.
Calum è il fattone della scuola, ascolta reggae tutto il tempo, insieme al suo inseparabile amico Michael. Si definiscono entrambi rastafariani, ma possiamo definirli due integralisti fanatici, un po’ come i terroristi islamici. Sono convinti che al centro di tutto ci sia la Maria, principio che non concorda con quelli della religione sopraelencata. Sono molto fieri di quello in cui credono, motivo per cui non si fanno alcun tipo di problema nell’ostentare cappelli come quello appena mostrato da Calum.
 
La casa degli Irwin, a Botany Bay, è in perfetta armonia con tutto il quartiere. E’ grande, e sottolinea il benessere dei suoi proprietari. Ovviamente nel retro c’è un immancabile campo da tennis, senza il quale Ashton non potrebbe vivere. Egli è un ragazzo della prima fascia, ovvero degli ottimisti, ed è completamente ossessionato dal tennis. L’unica volta che Lucy è andata a casa sua ricorda di aver visto la sua camera: pareti tappezzate con la faccia di ogni tennista possibile immaginabile, da Novak Djokovic a Martina Navratilova, un letto rotondo al centro di essa, con le lenzuola gialle fosforescenti e le stampe di una pallina, armadio colmo di completi da tennis e di vestiti gialli fosforescenti, ovvero tutti gli outfits che il fanatico aveva indossato a carnevale di tutti gli anni da quando era nato. Lucy aveva trovato la cosa abbastanza buffa all’inizio, fin quando Ashton non aveva cominciato ad arrivare a scuola ogni giorno vestito di giallo, urlando che Rafael Nadal aveva vinto la partita il giorno prima, o che Simona Halep aveva fatto un intervento di riduzione del seno.

Entrando nell’abitazione, Lucy si imbatte in numerose persone che la salutano e le chiedono le banali formalità. Raggiunge Liam e la sua cerchia di amici più stretti, e con sua grande sorpresa il gruppo sta ancora parlando di Luke Hemmings e dell’accaduto del giorno.
«Vi ribadisco che secondo me ha qualche problema. Nessuno si comporta in quel modo solo perché ne ha voglia.» Lucy cerca di integrarsi, ma ancora una volta tutti le danno contro, dicendo che è troppo innocente.
«Dai Lucy, ne esistono tanti di sporchi, luridi, maniaci sessuali e non tutti lo sono diventati alla veneranda età di quarant’anni. Magari ogni maniaco inizialmente è come Hemmings.» questa volta è Niall a parlare.
«Da che pulpito Horan, come se tu fossi un santo. Te ne scopi una diversa alla settimana.» Calum è appena arrivato, e accusa subito Niall, che ridendo va a prendere da bere per se e per Kaylah.
«Io vi dimostrerò che quel Luke Hemmings ha qualche problema, cercherò di capire quale e poi lo aiuterò.» Lucy alza il tono e sovrasta tutti, che la guardano ridendo, solo Liam però sembra non essere molto aggradato da quest’affermazione.
«Giuro che se quel verme schifoso si azzarda a toccarti, gli rifaccio quel lurido orpello che lui chiama piercing là dove non batte il sole.» Liam minaccioso, guarda prima Lucy, poi il barilotto di birra, e finalmente si decide a servirsi.

 

 


 SPAZIO AUTRICE

Buonasera a tutti.
Lo so lo so, per ora la storia non promette molto, ma vi assicuro che questi primi due capitoli erano solo di presentazione, dal terzo in poi comincerà la storia vera.
Ora, voglio ringraziare tutti, anche se non mi fate sapere cosa ne pensate vedo chi segue la storia, e vi assicuro che siete il motivo per cui sto continuando. Mi avete dato una forza pazzesca, mi sono alzata presto sta mattina e sono andata a correre per cercare un po’ di ispirazione, e io che corro la mattina no eh. Cioè, rendetevi conto, sono andata a correre alla mattina, ALLA MATTINA!
Comunque vi giuro, mi piace un sacco il personaggio di Luke e lo sto amando, spero che piaccia anche a voi, perché davvero, ripeto che ci sto mettendo il cuore.
In ogni caso ci tengo a ribadire che la storia è puramente inventata, è tutto falso, a parte le varie ambientazioni, la malattia di Luke, e tutte le associazioni di volontariato.
Non pensate che io sia tipo come Lucy, non ci sto mettendo niente di me stessa dentro, se non per le informazioni sull’Australia e su Sydney. Volevo ricreare qualcosa che documentasse il mio viaggio e quindi ho pensato di farlo così.
Bene, sto cominciando ad annoiarvi, quindi vi saluto.
Fatemi assolutamente sapere cosa ne pensate, se volete che io continui, se pensate che sia meglio se mi dia all’ippica, o addirittura se ritenete che dovrei cancellarmi dal sito, buttare via il computer e trasferirmi in Burundi.
(Ah, se non l’aveste capito, sono una fanatica del tennis, ragion per cui Kaylah e Caroline sono ispirate a due tenniste: rispettivamente Ana Ivanovic e Eugenie Bouchard. Per chi di voi non le conoscesse, penso tutti, lascio le loro foto sotto, in modo che possiate farvi un’idea.)
Mi potete trovare su twitter e su wattpad:
twitter: @xehyguys
wattpad: @luuukeeeyy
Un bacione a tutti, alla prossima!

 

PERSONAGGI

Kaylah McGarret come Ana Ivanovic
Caroline Firipis come Eugenie Bouchard

Caroline Firipis
 Kaylah McGarret

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Capitolo 3
*** You're Not Like Them ***


You’re Not Like Them

«Hampton mi deludi. Questa volta il voto più alto della classe l’ha preso Hemmings. Beh, congratulazioni Luke.» il professor Humble consegna i test di biologia.
Lucy lancia uno sguardo veloce a Luke. Non è mai stata una di quelle persone competitive al punto da odiare un ragazzo più bravo di lei. Semplicemente, Luke Hemmings non le sembra il ragazzo eccellente in ogni materia, e per questo non riesce a capacitarsi di come sia riuscito a prendere un voto più alto del suo.
Appena Lucy toglie lo sguardo dal ragazzo, è lui a guardarla di rimando. Quei suoi due occhi blu si piantano sulla chioma marrone della ragazza e analizzano ogni suo movimento.

Al suonare della campanella, Lucy va incontro ad Ashton, Calum e Michael, che stanno discutendo della canzone di Bob Marley “No Women No Cry”.
«Vi dico che il vecchio Bob aveva ragione. Avete visto com’è preso Will Georges? Ha due occhi gonfi come le labbra di quella donna italiana, come si chiamava? Valeria Maroni? Martini?» dice Mike, cercando di ricordarsi quel nome.
«Marini, Clifford, Marini. Pensi sempre a bere eh? Ubriacone.» Ash in risposta con un tono scherzoso.
«Marini giusto. Beh, dicevo, Will si trascina dovunque vada, è peggio dello zerbino di uno zerbino, e non fa altro che starsene in bagno a piangere, piangere e piangere.» continua il ragazzo.
«Cos’è successo a Will Georges?» chiede Lucy, curiosa.
«Non lo sai? Annika l’ha lasciato malamente, per mettersi con uno del college e ora lui è depresso. Non mi meraviglierei se cominciasse a tagliarsi le vene. Ve lo immaginate?» continua Calum.
«Dai Cal, non scherzare su queste cose.»
«Ad ogni modo, il buon vecchio Marley aveva ragione, no women no cry.» Lucy fa una smorfia che dovrebbe ricordare un sorriso, per poi salutare tutti e dirigersi verso quel ragazzo, che ormai da giorni le martella la testa.

Luke Hemmings è seduto ad un tavolo, con un panino al burro d’arachidi davanti. Ha gli occhi fissi su di esso, e sembra che sia riuscito ad esternarsi dall’ambiente scolastico come se solo il suo corpo fosse presente in questo momento.
Lucy lo raggiunge, lo squadra qualche secondo e si chiede se sia il caso o meno di rivolgergli la parola.

«Hey.» la ragazza cerca di iniziare la conversazione, ma Hemmings non smuove lo sguardo dal suo panino e risponde.
«Hempton.» come avesse fatto a capire che si trattava di Lucy, non avendo neanche alzato la testa dal tavolo, resterà sempre un mistero.
«Mi chiedevo se…» inizia Lucy. Ha un tono incerto, come se fosse spaventata da qualcosa. Quel Luke Hemmings la mette in soggezione.
«Se?»
«Beh, ecco, mi chiedevo se volevi venire ad una festa a casa di Calum Hood sta sera. Sai, Cal è quel ragazzo un po’ fattone, rastafariano, con i capelli…» inizia la mora, ma il ragazzo la interrompe.
«Cosa ti ha spinto a venirmi a parlare Lucia?» Luke non l’ha ancora guardata in faccia dal primo momento in cui lei gli ha rivolto la parola.
Al suono del suo nome di battesimo, Lucy rabbrividisce. Nessuno la chiama mai Lucia, e forse Hemmings questo non lo sa.
«Uhm, vedi… Volevo solamente invitarti alla festa, tutto qui.» risponde la ragazza, prendendo sempre più sicurezza.
«Per caso ti faccio pena, Hampton?» Lucy comincia a irritarsi.
«No.» afferma con durezza.
«E allora, cosa ti spinge a pensare che abbia voglia di venire ad una festa di stupidi adolescenti che bevono e fumano solo per divertimento?» il ragazzo continua imperterrito a fissare il panino. Non si può cogliere alcuna emozione nella sua voce. E’ e rimane impassibile.
«Non lo so Lucas, forse volevo cercare di essere carina con te.» la mora risulta parecchio irritata. Continua a fissare la chioma bionda del ragazzo, con una rabbia smisurata che cresce dentro di lei.
«Non provarci mai più Hempton. Non voglio smuovere sentimenti di compassione in nessuno.» la sua voce sempre sullo stesso tono punge Lucy, che accennando una smorfia risponde un «Certo.» e tornai dai suoi amici.
 
“Luke, per quale assurda ragione riesci a fare ancora pena alle persone? Non sei debole, non hai bisogno della compassione della gente. Ti basti da solo, così come sei.”
Dopo che questo pensiero balena nella testa del ragazzo, egli si alza, butta via il panino ormai consumato dalla sua vista e si dirige verso il retro della scuola, dove sa di poter accendersi la sua Marlboro rossa in pace.
“Mi infastidisce il solo pensiero che quelli stupidi ragazzetti possano ritenermi come loro. Fumare e bere per svago è da poveri imbecilli, è come tagliarsi le vene perché non si ha nient’altro da fare.”
Si accende la sigaretta, si siede sul suo amato muretto e fissa quella solita scritta sul muro davanti a lui.

“Dicono che noi ci stiamo buttando via, ma siamo bravi a raccoglierci.”

“Tu non sei come loro Luke. Quelli vanno a piangere dalla mammina ogni volta che si rompono un’unghia, o da papino ogni qualvolta vogliono le scarpe all’ultima moda. Si stanno consumando, ma lo fanno per fama, perché ormai è diventata una gara a chi fa parlare più di se. No, non sei come loro Luke. Tu vivi la tua esistenza ai margini, ma in modo consapevole e sereno, o almeno, senza piagnistei.

“Strade troppo strette e diritte per chi vuol cambiar rotta oppure sdraiarsi un po’.”

“Credono di essere diversi, di pensare in modo differente, quando invece fanno tutti parte della stessa massa. Luke, tu non sei così. Hai la tua testa per pensare, la tua bocca per parlare e le tue mani per agire.”
 
Davanti alla palestra, seduti ai tavoli, ci sono Kay e Niall, che pranzano allegramente.
«Allora Niall, come va con Claire?» azzarda Kay, con un tono indecifrabile.
«L’ho mollata Kay.» risponde l’irlandese.

Niall è la versione maschile di Caroline. Il ragazzo è il quoterback della scuola. Chi meglio di lui potrebbe esserlo? Viso angelico, occhi cristallini, capelli biondi leggermente rivolti all’insù, fisico abbastanza imponente, ma non troppo alto, sono le caratteristiche fisiche di Niall Horan. Per quanto riguarda quelle del carattere, basta una sola parola per descriverlo al meglio: narcisista. Ebbene, il ragazzo irlandese è il perfetto gemello di Narciso. E’ sicuro di se, vanitoso, arrogante e superbo. Ovviamente, appartiene alla prima classe, ma solamente poiché tutto gli è dovuto, e quindi non si può permettere di vedere il bicchiere mezzo vuoto.

«E per quanto riguarda quella stronzata delle quindici ragazze in un trimestre? Come sei messo?» chiede Kay, ma sembra un po’ irritata.

Dovete sapere che Niall, il mese scorso, è arrivato a scuola con un perizoma e delle ali, affermando di aver avuto una visione. Il Dio del sesso, colui in cui il ragazzo crede, gli è apparso in sogno e gli ha lasciato una missione da compiere. L’irlandese deve possedere quindici ragazze diverse in uno solo trimestre, e il nome di nessuna deve iniziare con una lettera uguale a quello di un’altra. Ciò che però non potete immaginare è che Niall aveva una ragazza. Ebbene si, Claire era la ragazza di Horan, che nonostante fosse venuta a conoscenza della “missione” del ragazzo, era disposta ad avere con lui una relazione aperta. Infatti, credeva che non bisognasse interferire con il Dio del sesso e le sue volontà.

«Sono a sette e ho ancora un mese e mezzo.» risponde il biondo.
Vedendo che Kay non dice niente il ragazzo continua.
«Vuoi essere l’ottava Kay?» chiede con un sorriso malizioso in volto.
«Certo Horan, nei tuoi sogni forse.» una punta di dolore fuoriesce dal tono della ragazza, ma Niall, troppo impegnato a mordersi il labbro, non se ne accorge minimamente.
«Qualora tu cambiassi idea, ti lascio il mio biglietto da visita.» il ragazzo scoppia in una risata limpida, con la quale Kaylah si addolcisce, fino a guardarlo finalmente negli occhi e ad annegarci.
 
Lucy e Liam, a casa di Liam stanno discutendo su come passare la serata.
«Che ne dici se andassimo a fare una cenetta sulla Sydney Tower Eye?» il ragazzo sorride. Non c’è un briciolo di malizia nella sua espressione.
«Si certo, paghiamo con la smisurata paghetta mensile che mi danno i miei, dato che sono la figlia del re e della regina di Soldiland, non che futura erede al trono? Dai Liam, possiamo divertirci anche a casa, l’importante è stare insieme.» la mora cerca di risultare poetica e lascia un bacio sul naso di Liam.
«Potremmo andare a Oxford Street.» azzarda Payne.
«Si, così ti converti all’altra sponda e mi lasci per un bel maschione nero. Niente contro i gay o i neri, ovvio.» scherza Lucy, alzando le braccia in segno di giustificazione.
«Dai Lucy, Oxford Street non è tutta locali con drag queens e sexy shops. C’è un bel posto alla fine della strada per esempio. E poi, sai che mi piacerebbe andarci una volta nella vita.» Liam accenna un finto broncio.
«Negativo Payne, dovrai prima passare sul mio corpo.» Lucy lo abbraccia e comincia a baciarlo con foga. I due cadono sopra il divano, dove rimangono accoccolati e optano per una pizza a domicilio e un film.
 
«E’ vero quel che si dice di te e Hemmings?» Liam sta raggiungendo Lucy nel cortile della scuola, praticamente urlando.
«Buongiorno anche a te. Tutto bene?» risponde la ragazza scherzando.
«Lucy, rispondimi immediatamente. E’ vero?»
«Ma di cosa stai parlando Liam?» la ragazza si fa sempre più curiosa, ma non riesce a smettere di sorridere.
«Parlano tutti del fatto che ti hanno vista parlare con lui ieri.» risponde serio il ragazzo.
«Ah si, giusto. Gli ho solo chiesto se voleva aggiungermi alla lista delle sue ragazze usa e getta, nei bagni della scuola. Purtroppo però, mi ha detto che non aveva preservativi, e non voleva lascare un regalino a te, quindi abbiamo rimandato ad oggi.» Lucy scoppia in una risata fragorosa.
«Sono serio Lucia.» il nome completo, ancora una volta, la fa rabbrividire.
«Liam calmati. Gli ho solo chiesto se voleva venire alla festa di Cal.» finalmente la mora si fa seria.
«Non voglio più che ti avvicini a lui di mezzo centimetro, hai capito? Quel ragazzo è un maniaco, non vorrei mai che ti facesse del male.» Liam è serissimo.
«So badare a me stessa, Payne. E poi è un ragazzo di diciassette anni, cosa credi che sia capace di fare? Ad ogni modo, gli stai dando più importanza tu di quanta gliene abbia data io andandogli a parlare ieri.» Lucy proprio non riesce a capire cosa sia preso al suo ragazzo.
 
Intanto Luke, dietro l’angolo del corridoio, ha sentito tutta la conversazione. Al suono della campanella, Lucy e Liam si salutano e la ragazza svolta l’angolo. Sbatte contro lo zaino di un ragazzo, che si gira, ma senza alzare lo sguardo.
«Hampton.» la voce fredda di Luke Hemmings fa sobbalzare ancora una volta Lucy, che alza lo sguardo e si scusa.
«Il tuo ragazzo penserà che ti ho ingravidata così.» il biondo mantiene lo sguardo per terra.
«Liam è un po’ troppo protettivo, ma non capisce che non c’è niente da cui mi debba proteggere.» Lucy sta cercando di risultare fredda e apatica come il ragazzo che ha di fronte.
«Non è che forse sei tu l’unica a non capire che faresti meglio a starmi alla larga?» la voce di Hemmings è sempre più fredda e pungente.
«Forse dovrei aver paura che i tuoi capelli si strofinino sotto il mio naso e mi scatenino una reazione allergica? Sai com’è, è l’unica cosa che vedo della tua faccia.»
«Perché non vuoi capirlo?» chiede Luke.
«Capire cosa?»
«Che non sono come voi.»
«No, infatti hai proprio un corno lillà che ti spunta in mezzo agli occhi. Ciao Hemmings, è stato un onore, ma ora devo tornare in classe.» Lucy gli rivolge un’ultima occhiata, per poi superarlo e dirigersi verso la classe di francese.


 


 SPAZIO AUTRICE

Buongiorno a tutti.
Stiamo cominciando ad entrare nel clou della storia. Luke e Lucy cominciano ad interagire e io sono contentaaa.
Nulla contro di Liam, ma la loro coppia è troppo scontata, se capite cosa intendo.
In ogni caso, per il momento riesco ad aggiornare anche ogni giorno, ma il 17 ricomincio la scuola, e non so quanto tempo avrò tra allenamenti e il liceo scientifico. Ergo, mi scuso già ora se non riuscirò ad aggiornare con la stessa frequenza.
Insomma, vi ringrazio ancora e ancora, il fatto che seguiate la storia mi riempie di gioia. Come al solito, mi farebbe piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate con una piccola recensione. E inoltre, se volete darmi il link di qualche vostra FF sarei lieta di leggerle e farvi sapere cosa ne penso.
I miei soliti contatti qua sotto:
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Un bacione a tutti!
 

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Capitolo 4
*** You Wanted The Bike ***


You Wanted The Bike

«Ash, vammi a prendere un altro drink.» urla Kay, ormai leggermente brilla.
«Per favore, grazie.» risponde il ragazzo con i capelli lunghi, porgendole un bicchiere.
«Kaylah, basta. Stai già abbastanza male.»
«Sto benissimo, Niall.» la ragazza collassa a terra ridendo.
Niall la prende e cerca di rimetterla in piedi, ma Kay si avvinghia a lui e comincia a lasciargli piccoli baci sul collo. Il biondo, in difficoltà, vorrebbe lasciarsi andare, ma il senso di responsabilità prevale in lui.
Quando si scosta, la ragazza protesta.
«Non era quello che volevi Horan?» chiede quest’ultima con una smorfia maliziosa.
«Non così Kaylah. Sei ubriaca fradicia, e domani non ti ricorderai neanche come ti chiami.»
«Io non sono ubriaca.» la ragazza cade per terra, per poi alzarsi aiutata da Niall. Continua a baciare il ragazzo, prima sul collo, per poi arrivare agli angoli della bocca. Dopo numerosi tentativi, Niall si lascia andare, e cominciano un bacio appassionato che sembra non finire mai.
«Finalmente, Horan. Era ciò che aspettavo da anni.»
«E domani non ti ricorderai niente, pensa che bello.» il ragazzo è rassegnato. Dopo qualche minuto, prende in braccio la ragazza e la porta nella camera di Michael.

 Intanto, in salotto, gli altri ragazzi sono tutti impegnati in qualche attività. Michael e Calum sono attaccati al bong ultimo modello del moro, che porta a qualsiasi festa.
Caroline e Ashton si stanno sfidando ad un’intensa lotta di birra pong, mentre tutti i rimanenti sono in piscina, fatta eccezione per Lucy e Liam, accoccolati sul divano a parlare.
«E insomma, ti assicuro che mi stavo facendo la doccia e ad un certo punto ho sentito questo zampettare sul mio piede. Ho abbassato lo sguardo e ho trovato uno scorpione gigante.» afferma il moro, ridendo.
«Si Liam, ma la vera domanda è per quale assurda ragione c’è uno scorpione a Botany Bay?» sghignazza Lucy.
«A quanto pare, anche gli insetti mi trovano irresistibile.» Liam cerca di imitare una voce sensuale, apparendo solo più innocente. I due cominciano a ridere e proseguono la loro serata in questo modo.
 
“Kay, stai meglio?” un messaggio da Lucy.
“Hey, spero tu stia bene.” Uno da Caroline.
“Kaylah, il miglior rimedio al dopo sbornia è dormire tutto il giorno.” Liam.
“Spero tu stia meglio, che la Maria sia con te.” Calum non poteva mancare.
Ma ecco che poi arriva il messaggio più atteso di tutti. A Kaylah tremano le mani. Si mette più comoda sul letto, cercando di combattere contro il mal di testa frastornante che si ritrova.
“Stai bene?” Niall.
“No che non sto bene, Niall. Tutto quello che mi ricordo di ieri sera è che eravamo a casa di Michael e poi nella sua stanza.”
“Ti prego dimmi che non è successo quel che penso.”
Dopo tali pensieri, la ragazza si limita a rispondere con un “Si.”.

«Kay, ci sono Lucy e Caroline, le sto facendo salire in camera tua.» urla la madre.

«Si può sapere che cosa diavolo hai combinato ieri?» dicono in coro le due ragazze, appena entrano nella stanza.
«Vorrei essere in grado di dirvelo, ma probabilmente ne sono meno di voi.» Kaylah ha la testa affondata nel cuscino, e parla con aria sconsolata.
«Noi ti abbiamo solo visto uscire da camera di Mike con Niall.»
«Vi prego, ditemi che non ho fatto quel che penso di aver fatto.» Kay si mette a sedere.

“Niall, cosa avete combinato tu e Kay ieri?” Caroline si affretta a comporre il messaggio e a mandarlo all’irlandese.
“Secondo te? Di certo non abbiamo giocato a briscola.” La risposta arriva immediata.
“Pacchetto completo, Horan?” scrive la bionda.
“Pacchetto completo, Firipis.”

«Pessime notizie, McGarret. L’irlandese afferma che abbiate scelto il pacchetto completo ieri sera.» la bionda sghignazza.
Lucy la fulmina. «Che tatto Caro, giuro che la prossima volta che devo dare notizia di qualche perdita ad una famiglia, chiamerò te.»
«Meglio essere diretti in certe cose, Lucy.»
«Hey? La vogliamo smettere? Mi è appena stato annunciato che ieri sera ho perso la verginità con il mio migliore amico, da ubriaca fradicia, per giunta, e voi state a parlare di morte e di tatto?» Kay è sul punto di una crisi isterica.
«Non era così che volevo succedesse la prima volta. Cosa racconterò a mia figlia adolescente quando mi chiederà di parlare di come il treno di qualcuno abbia inaugurato la mia galleria?» la ragazza fissa un punto nel vuoto.
«Fossi in te, mi preoccuperei più del tuo rapporto con Niall.» afferma Lucy.
«Hai davvero appena messo le parole “rapporto” e “Niall” in una stessa frase?» chiede Kay, che sta mettendo in scena un’ottima rappresentazione di Giovanna D’Arco due e la vendetta.
«E’ inutile che fai la martire McGarret, hai voluto la bici e ora pedali.» risponde Caroline.
«O forse dovrei dire il treno.» la ragazza scoppia a ridere, mentre le altre due la fissano impassibili.
«Analizziamo i fatti. Sappiamo che Niall ha un occhio di riguardo per te, quindi è possibile che metta la testa a posto e decida di instaurare una relazione seria.» dice Lucy, entrando nelle vesti di una psicologa.
«Io non voglio una relazione con lui, cazzo!» è la prima volta che la ragazza trasuda un’emozione diversa dalla tristezza. Sembra davvero che non voglia niente di più.
«Il caso è chiuso.» dice Caroline, fingendo di essere un giudice in tribunale e sbattendo il pungo sulla scrivania.
 
Suona la campanella, e come ogni lunedì che si rispetti, una massa di studenti, con occhiaie che raspano per terra, si dirige verso i cancelli della scuola.
Kaylah, Caroline e Lucy sono insieme, come ogni primo giorno della settimana, perché hanno tutte e tre economia.
«Io devo portare questa lettera a Mecanzie, vi raggiungo dopo.» dice Lucy, dirigendosi verso la palestra, dove si trova il professore di educazione fisica.
Dopo avergli consegnato il foglio, la ragazza esce.

Comincia a dirigersi verso la classe di economia, quando vede una chioma bionda e il fisico a cui appartiene sul muretto.
“Ci mancava Hemmings.” Pensa la mora.
«Non riesci proprio a starmi lontana, Hempton.» dice il biondo con una voce agghiacciante.
«Accidenti, mi hai sgamata Hemmings.» risponde la ragazza con un tono di sarcasmo.
La ragazza, spinta dalla curiosità si avvicina, guarda il muro con le due citazioni preferite di Luke e si siede sul muretto.
«E così, ho scoperto dove il tenebroso Lucas Robert Hemmings si nasconde durante l’orario scolastico.» l’ironia non manca mai.
«Come fai a saperlo?»
«Ricordi? Stavo andando in palestra, ti ho visto, e tu mi hai chiamato.» risponde Lucy indifferente.
«Come fai a sapere il mio secondo nome.»
«Non immagini neanche gli agganci che ho in questa scuola.» risponde la mora, cercando di impersonare Sadie Sexton di Diario Di Una Nerd Superstar.
«E’ qui che porti tutte le tue prede usa e getta?» continua Lucy, interrompendo il silenzio creatosi dopo la sua ultima affermazione.
«Com’è che si chiamano quelle cose che di solito si fa la gente che non si conosce? Ah si, i cazzi propri.» la voce di Luke è più pungente di un coltello.
«Com’è che si chiama quella cosa che ogni adolescente fa al liceo? Ah si, amicizia.» risponde a tono la mora.
«Qual è il tuo problema Hemmings? Sei più velenoso dell’insetto mortale che ho trovato ad Uluru.» continua Lucy.
«Starei qui ad ascoltarti per ore, mentre parli delle tue incommensurabili gesta da volontaria, ma ahimè ho una lunga e noiosa lezione di letteratura inglese che mi aspetta, e che paradossalmente, mi interesserà di più dei tuoi racconti.» il ragazzo, che per tutta la conversazione aveva tenuto lo sguardo fisso sul muro di fronte, si alza in piedi e prende il suo zaino.
«Non perdere altro tempo con me, Hampton, o sarò costretto ad infilzarti con il mio corno lillà.» dice, prima di andarsene.
Lucy rimane qualche minuto sul muretto, ad analizzare la conversazione appena avuta. La ragazza non riesce a capacitarsi di quanto freddo sia Luke Hemmings, ma allo stesso tempo ne è quasi incantata. Quello che non si immagina minimamente, è che quel sentimento è solo l’inizio di una lunga serie di odio, incomprensione e ciò che questi si portano dietro inevitabilmente.
Com’era il testo di quella canzone? Ah si.

“Lo sai, la gente è strana, prima si odia e poi si ama.”

Lucy Hempton si risveglia dal suo momento di riflessione, raccoglie la sua borsa e corre in classe.
 
Durante la ricreazione, le tre ragazze si siedono ad un tavolo e iniziano a parlare.
«Hai visto Niall oggi?» chiede Caroline a Kay, che è intenta a giocherellare con il suo panino, senza avere la minima intenzione di addentarlo.
«No e non ci tengo.» risponde fredda la ragazza.
«Andiamo Kay, non puoi evitarlo per sempre.» questa volta è Lucy a parlare.
«Non sono passati nemmeno due giorni, lasciatemi aspettare che le cose si calmino e prendano stabilità un minimo.» risponde la ragazza, assente.

Nel frattempo, Liam, Calum, Mike, Ashton e Niall si stanno avvicinando al tavolo delle ragazze.
«’Giorno belle donzelle.» dice Ashton ridendo.
L’atmosfera è glaciale. Caroline guarda Lucy, che a sua volta guarda Liam, che guarda Ash, che guarda Calum, che guarda Kaylah, che finalmente alza lo sguardo, ma non appena incontra gli occhi azzurri di Niall, lo abbassa immediatamente.
Michael, rimasto fuori dalla catena scoppia in una risata fragorosa, e se ne esce con un «bella festa, sabato.»
Tutti lo fulminano con lo sguardo. I ragazzi prendono posto intorno al tavolo, superando lievemente quella situazione di imbarazzo iniziale.
Niall e Kaylah non osano neanche minimamente guardarsi.

«La Gregory mi ha dato un’altra insufficienza, e come se non bastasse sta volta vuole pure parlare con i miei.» inizia Calum.
«Dice che mi sto bruciando gli ultimi neuroni rimasti con la mia religione.» continua il ragazzo asiatico, in tono di disperazione.
«Non ha tutti i torti, Cal. Dovreste andarci piano con quella roba tu e Mike.» risponde Ashton.
Dopo dieci minuti buoni passati a parlare del più e del meno, i ragazzi si salutano e ognuno prende la direzione della classe successiva.
 
«Hey, possiamo parlare?» chiede imbarazzata Kaylah a Niall nel giardino della scuola, prima che comincino le lezioni.
Ormai è passata una settimana e mezza, durante la quale i due ragazzi non si sono scambiati una parola.
«Si.» risponde freddo l’irlandese.
I due si incamminano, per cercare un posto tranquillo.
«Allora…» inizia la ragazza.
«Non ho idea di cosa sia successo, e non penso di essere pronta a saperlo. Quello che voglio chiederti è se puoi semplicemente tenertelo per te. Non voglio apparire come un altro dei nomi della lista che aggiorni ogni giorno.» Kay sputa fuori tutto d’un fiato la frase, con le gambe tremanti.
«Kay, ascolta. Le cose sono cambiate tra di noi, ma tu rimani sempre la mia migliore amica. Vedrai che quello che deve succedere, succederà con il tempo.» risponde Horan.
«Cosa dovrebbe succedere?»
«Sto solo facendo un’ipotesi di una futura relazione.» risponde il biondo, più serio che mai.
«Non sono sicura di voler una relazione, ma sappi che qualsiasi cosa accadrà, vorrei che fosse seria.»
«Certo.» afferma l’irlandese.
«In ogni caso, cerchiamo di tornare i due migliori amici di sempre.» dice Kaylah.
«Ovvio.» risponde Niall. La ragazza ritorna in classe.


 


 SPAZIO AUTRICE

Buon giorno.
Non uccidetemi vi prego, ieri ero piena di cose da fare e non sono riuscita ad aggiornare. La mia scuola comincia il 17, quindi cercherò di continuare così fino a quella data.
Vi ringrazio ancora una volta perché seguite questa follia.
Ci tengo a precisare che sto cominciando a mettere del mio all’interno della storia e mi sto sfogando molto. E’ una sensazione magnifica lol.
Comunque, mi dispiace se questo capitolo è un po’ più corto degli altri, ma il prossimo fatto è troppo lungo per essere spezzato e se l’avessi messo in questo capitolo avrei stravolto tutto lo schema e avrei scritto un capitolo di duemila pagine.
E’ inutile che vi ripeta che sarei lieta se mi faceste sapere cosa ne pensate e se mi lasciaste le vostre FF da leggere e recensire.
Mi potete trovare su:
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Un bacione grande grande a tutti.
 

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Capitolo 5
*** They Gave Us Just One Life ***


They Gave Us Just One Life

Luke Hemmings non è una persona che rimugina sugli errori della sua vita. E’ fermamente convinto che tutto accade per scelta propria. Per esempio, quando un tossicomane si inietta eroina nelle vene fino all’overdose, l’ha scelto, e non può incolpare nessun altro al mondo. Ovviamente, il teorema non vale per persone come i bambini dell’Africa, che lottano per arrivare a fine giornata quotidianamente, ma solo per coloro che decidono come modellare la propria vita.
Luke pensa di essere il solo colpevole della sua malattia, motivo per cui non ne parla con nessuno. Però, essendo anche lui un essere umano, molto raramente perde il controllo.

Avete presente quando vi rendete conto di aver toccato il fondo, e vi fate talmente schifo da non riuscire neanche a guardare la vostra immagine riflessa in uno specchio? E’ in momenti come questi che Hemmings prende le decisioni più sbagliate, a suo dire, ma le più giuste, dal punto di vista umano.
Quello che sto cercando di dire è che quando il ragazzo decide finalmente di farsi aiutare, se ne pente immediatamente, poiché sente di essere debole e impotente, anche quando, le decisioni che ha preso si rivelano le migliori.
E’ proprio quello che sta succedendo in questo momento.

Luke è appena rientrato in casa e la sua famiglia lo accoglie calorosamente, dando prova per l’ennesima volta, di non conoscere minimamente il ragazzo.
Mentre tornava a casa Luke ha visto un gruppo di amici in un parco. Ridevano, schiamazzavano, scherzavano, e lui si era sentito così piccolo e solo nel mondo, da fargli chiedere se veramente non necessitasse di qualcuno nella sua vita. Per pochi secondi aveva assistito alla bellezza dell’amicizia, ne era rimasto incantato, per poi aver scosso la testa, ed essere tornato a casa. Ma quel pensiero gli era frullato nel cervello per tutto il tragitto, facendogli balenare nella mente i pensieri più folli.
Luke entra nella sua camera, lancia sulla moquette beige lo zaino, e si butta sul letto.

“E se fosse davvero giunta l’ora che io cambi qualcosa nella mia vita?”
“Non dire stronzate Luke, tu non sei come loro e non lo sarai mai. Non hai bisogno di nessuno, ti sei sempre bastato e sempre ti basterai.”
“E se fosse una scusa pigra per rimanere inerme sotto i pugni tremendi che la vita mi sta tirando in faccia?”
Luke deve prendere provvedimenti.

“Ci han concesso solo una vita, soddisfatti o no, qua non rimborsano più.”

Ecco che un’altra strofa di quella canzone gli torna alla mente.

Si alza di scatto dal letto, accende il computer che giace sulla scrivania e digita “Ommetafobia”.
Scorre sul desktop, per poi infine trovare qualcosa di interessante.
“Associazione di volontariato Teniamo d’occhio l’Ommetafobia”. Luke sbuffa infastidito.
“Nome migliore non potevano proprio sceglierlo” pensa.
Entra nel link e comincia a leggere, sempre più interessato. L’associazione ha la sua sede a Perth, nell’Australia dell’ovest. Comprende una clinica, dentro la quale i pazienti sono assistiti ventiquattro ore su ventiquattro.

Il ragazzo scende a cena, e decide di parlarne finalmente con i suoi genitori.
«Dovrei parlarvi.» dice Luke fissando il purè che si ritrova nel piatto.
«Ho una malattia, e lo so da circa un anno.» inizia il ragazzo. «Vado in uno stato di ansia elevatissimo quando guardo qualcuno negli occhi. Si chiama Ommetafobia.» conclude Luke.
Il resto della famiglia lo guarda impietrito. Un misto di incredulità e divertimento si dipinge su ogni persona presente nella sala da pranzo, fatta eccezione per Luke.
Cercando di non scoppiare in una fragorosa risata, la signora Hemmings lo guarda e chiede: «Cosa vorresti fare, caro?».
«Ho letto di un’associazione di volontari che opera su questa patologia a Perth. Penso che andare in quella clinica per un po’ non sarebbe sbagliato.»
«Va bene Lucas, ci mettiamo subito all’opera.» risponde il padre, che ancora non riesce a prendere la situazione seriamente.
 
«Quindi Lucy, per avere accesso alla borsa di studio per la Sydney University, dovresti ottenere un credito extra. Questo credito lo puoi prendere con un’attività sportiva, con un lavoro, o con un’azione di volontariato.» spiega il vicedirettore Thomas.
«Bene signor Thomas, la ringrazio.» la ragazza esce dalla presidenza e si dirige verso i suoi amici.

«E’ ormai un mese che Hemmings non si vede più a scuola.» dice Ash, con un tono di felicità.
«Più pollastre per noi, Irwin.» risponde Calum, ridendo.
«Dicono che sia andato a farsi sistemare quelle rotelle che aveva fuori posto. Si sta facendo curare la patologia di maniaco sessuale.» questa volta è Michael ad azzardare un’ipotesi.
Lucy ascolta in silenzio. Non vede Luke da un mese, e la cosa non la infastidisce, ovvio. E’ solamente curiosa.
Cambiando discorso, se ne esce con «Devo scegliere tra un’attività sportiva, un lavoro o il volontariato, per il credito extra.»
«Secondo me dovresti scegliere il lavoro, adesso che arriva l’estate potrebbe far comodo avere delle entrate. Se capisci cosa intendo.» dice Liam, dandole un bacio sulle labbra.
«Invece credo che opterò per il volontariato. Fa più effetto sul curriculum, e poi sai quanto mi piaccia aiutare le persone.»
 
«L’unico posto libero è in una clinica a Perth. Staresti lì per un mese e mezzo, guadagneresti il credito e soprattutto, faresti un’esperienza di vita.» il direttore Thomas guarda Lucy negli occhi con fierezza.
«E Perth sia.» risponde la ragazza sorridendo.
 
Al momento della partenza, Lucy, la sua famiglia e Liam sono in aeroporto.
«Divertiti Lucy, e promettici che chiamerai ogni giorno.» dice il padre, abbracciandola.
«Hey Hempton, promettimi che non mi rimpiazzerai con nessuno.» Liam l’abbraccia e le dà un bacio.
«Dove li trovo degli addominali migliori di questi?» chiede Lucy, ricambiando sia l’abbraccio che il bacio.
«Ah, quindi per te io sono solo degli addominali?» chiede il ragazzo fingendosi offeso.
«Addominali e bicipiti, Payne.»
I due ragazzi scoppiano a ridere, si abbracciano e finalmente si salutano. La mora sale sull’aereo diretto a Perth.

All’arrivo c’è una ragazza di circa venticinque anni, che ha in mano un foglio con scritto “Lucia Hemtpon”.
«Buonasera, sono Lucy Hempton.» la ragazza si presenta.
La donna davanti a lei è molto alta, ha dei sottilissimi capelli neri che circondano il suo viso magro e chiaro, ma i veri protagonisti di quel volto sono due occhi azzurrissimi e cristallini.
«Vanessa Marry. Dammi pure del tu, per l’amor del cielo.» risponde la ragazza sorridendo.
«E’ una clinica che cura i malati di Ommetafobia, hai la più vaga idea di cosa sia?» chiede la donna.
«Ho letto qualcosa in merito.» risponde la mora.
«Ad ogni modo, il nostro lavoro comprende solamente svolgere le pulizie, lavori di manutenzione e preparare i pasti.»
 
«Questo è l’alloggio dei volontari, lì c’è il tuo letto. Sarò io la tua compagna di stanza.» una ragazza con la carnagione, gli occhi e i capelli scuri si presenta a Lucy.
«Mi chiamo Allison, sono appena arrivata.» continua la ragazza sorridente.
«Lucy.» la mora le stringe la mano, per poi lasciare le sue valige sul letto e guardare il panorama dalla finestra.
La clinica è sulla costa, e dalla finestra, Lucy può godere di un panorama mozzafiato. Una discesa celeste si apre immensa e maestosa davanti a lei. Lucy ha sempre amato sentirsi insignificante contro l’immensità dell’oceano. E’ un modo per sentire meno il peso della vita: quando capisci che sei solo una parte infinitesimale di un globo ben più grande, tutto ti sembra meno pesante e importante, e riesci a percepire le cose con maggior leggerezza.  

«Vieni, andiamo a fare un giro.» Allison la prende per mano e la scorta al di fuori della stanza.

Lucy si guarda intorno, ma non riesce a sentire quel sentimento di angoscia che prova ogni qualvolta entri in un ospedale. Le cose sono diverse lì nella clinica: i pazienti non indossano camici, e i medici non sono in divisa. E’ come se si fossero dimenticati tutti il motivo per cui sono qua. Sembra solo un grande ritrovo gioioso e allegro di vecchi amici.

«Fa anche a te quest’effetto, non è vero?» chiede Allison alla mora.
«Sembra tutto più facile, come se ti dicessero “Hey non sei più solo, siamo qui per aiutarti” solo guardandoti negli occhi.» risponde Lucy, guardandosi intorno incantata.
«Il ché è un bel paradosso, se pensi che i pazienti non riescono a guardarti negli occhi.» risponde la ragazza, ridendo.
Le due ragazze si incamminano verso la mensa, dove decidono di pranzare.  
 
«Buongiorno Luke, è ora di alzarsi. Oggi hai il primo incontro della seconda sessione.» urla l’infermiera spalancando le finestre della camera del biondo.
«Maledetto quel giorno in cui ho debolmente deciso di farmi aiutare.» bofonchia Luke.
«Cosa Luke?» chiede la donna.
«Benedetto quel giorno in cui ho saggiamente deciso di farmi aiutare.» Luke alza la voce.
«Ah ecco.» risponde l’infermiera, ridendo.
Il biondo si alza dal letto, si infila nei suoi skinny jeans neri e si sistema il labret.

E’ ormai un mese e mezzo che sta in quella clinica, e non riesce a vedere grandi risultati. Una delle prime cose che gli hanno spiegato è che la guarigione è un processo lento e duraturo, che si compie solo ed esclusivamente se anche il paziente ne è completamente favorevole.
“Stronzate.” Dice Luke tra sé e sé.

Prende il pacchetto delle Marlboro rosse ed esce. Da quando è arrivato, Luke va tutti i giorni in una specie di baia, isolata, circondata da scogli appuntiti, dalla quale può godere di un’ottima vista dell’oceano.
L’unica cosa che il ragazzo apprezza della clinica è il mare, che ha riscoperto proprio grazie ad essa. Quando fissa quell’immensa distesa azzurra, si sente completamente vuoto, e riesce finalmente ad accatastare tutti i suoi problemi in un piccolo angolino della sua mente.



 


SPAZIO AUTRICE

Buongiorno a tutti!

Oggi sono contentissima, come sapete sono una fanatica del tennis, e ieri Roberta Vinci, nonché numero 40 del mondo, ha battuto la tennista più forte della storia, che stava per fare il record della sua vita. Come se non bastasse, la Vinci giocherà la finale contro un’altra italiana, ovvero la Pennetta, anche lei reduce da incredibili imprese. Ma la ciliegina sulla torta è che il torneo è uno dei quattro più importanti al mondo, quindi potete ben capire il mio stato d’animo.


Detto questo, siccome a nessuno interesserà, cambio discorso.


Vi sono grata per tutto, siete tantissime a seguire la storia, sono davvero molto contenta. Considerando che all’inizio avevo cominciato più per noia che per altro, non riesco neanche a credere a quanto avanti sto andando.

Davvero, grazie di cuore.

Per l’ennesima volta, fatemi sapere cosa pensate del capitolo, lasciatemi le vostre FF da leggere e recensire, e mi farete più che felice.
Detto questo, il capitolo non è una meraviglia. Creare una situazione dalla quale i protagonisti comincino a interagire non è mai facile, quindi vi chiedo perdono.
Se non ha superato le vostre aspettative o se il capitolo non vi è piaciuto, fatemi assolutamente sapere cosa non vi è piaciuto, in modo che io possa migliorare nei prossimi.

Come al solito, vi lascio i miei contatti:
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UN GRANDISSIMO IN BOCCA AL LUPO A ROBERTA VINCI E FLAVIA PENNETTA CHE OGGI DISPUTERANNO LA FINALE DELLE LORO VITE.
Grazie a tutti, un bacione.
 
 
 

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Capitolo 6
*** Weird ***


Weird

Luke è seduto sugli scogli. Nella sua bocca si sta consumando una sigaretta, che il ragazzo aspira e aspira, come se non mangiasse da sei mesi e quella fosse una grossissima fiorentina. Molte cose gli frullano per il cervello. Rimane inerme per almeno un’ora, fin quando non sente un movimento umano.
“Ancora quell’infermiera.” Pensa il biondo, alzandosi e andandosi a nascondere dietro uno scoglio un po’ più sporgente.
A Luke non piace essere disturbato durante le sue mattinate di riflessioni, poiché sono gli unici momenti che ha per rimanere da solo e staccare la spina dal resto del mondo.
“Se dice un’altra volta la parola sessione, giuro che le faccio mangiare quel camice puzzolente che indossa.” Luke è parecchio turbato per l’interruzione del suo momento.
I passi continuano, ma ad un certo punto cala il silenzio. Hemmings rimane immobile per alcuni minuti, per poi alzare cautamente lo sguardo e scrutare la persona che è appena arrivata.
“Cazzo.”
 
Lucy, incantata dalla bellezza dell’oceano, scorge una stradina appena fuori dalla mensa, che sembra portare verso la riva del mare. Intraprende questo sentiero tortuoso, lungo il quale si ergono due muraglie di vegetazione su entrambi i lati. Quando arriva a destinazione, nota un piccolo spazio con degli scogli e decide di andarsi a sedere su uno di quelli, per scrutare l’oceano.
Si adagia sulla protuberanza meno appuntita, e i suoi pensieri cominciano a vagare.
Partono da Liam, e si chiedono cosa stia facendo in questo momento. Lucy non ne sente la mancanza per adesso, ma sa che la sua relazione con il ragazzo non ha raggiunto un livello tale da essere parte della sua persona, quindi non se ne preoccupa.
Poi vede nella sua mente l’immagine delle due migliori amiche e si domanda come se la stiano cavando senza di lei. Pensa a Calum, ad Ashton, a Niall e poi a Michael.
Non è mai stata una ragazza nostalgica, anzi, ha sempre amato viaggiare e sempre odiato il suo paese. Lucy ha sempre pensato che l’Australia fosse un mondo a parte, lontano da tutto e da tutti, dal quale bisogna volare per minimo otto ore prima di uscirne.
 
Luke è ancora dietro lo scoglio. Scruta la ragazza, cercando di essere il più discreto possibile. Non vuole minimamente che sappia che lui è nella clinica, dato che potrebbe cominciare a fare le sue solite domande da ragazza che non ha mai provato dolore più grande della caduta dal monopattino.
Silenziosamente, scivola dietro agli scogli, fino ad arrivare all’ingresso del sentiero. Comincia a percorrerlo di corsa, non curandosi dei rumori che sta provocando. Corre fino a non aver più fiato, e ritorna nella sua stanza.

Inizia ad escogitare mille piani per non farsi vedere da Lucy.
“Potrei rimanere chiuso qui dentro fin quando non se ne va, e far spostare le sessioni - fa una smorfia- nella mia camera.”
Si camuffa con un cappello nero da baseball e dei ray-ban neri, per poi uscire dalla stanza cercando di farsi notare il meno possibile. Percorre i corridoi dei dormitori, provando ancora una volta quel sentimento di odio puro verso quel giorno in cui ha preso la decisione di venire a Perth. I suoi pensieri volano più veloci della luce. Comincia a chiedersi cosa ci faccia Lucy Hempton nella clinica dimenticata da Dio, per poi ricordarsi che accettano volontari all’interno di essa e supponendo che la ragazza stia cercando di prendere qualche credito extra.

Raggiunge l’ufficio informazioni del residence e incontra la donna che sperava.
«Chi non muore si rivede, Hemmings.» questa fa una smorfia non appena lo vede.
«Peccato, poteva essere la volta buona.» borbotta il ragazzo cercando di non farsi sentire.
«Se sei qui per chiedermi un altro pacchetto di sigarette, sappi che non te lo darò, hai già avuto la tua dose questa settimana.» sbuffa la donna, limandosi le unghie con aria annoiata.
«No, voglio solo spostare le mie cure all’interno della mia stanza.» Luke è irritato dalla scarsa attenzione che la receptionist gli sta rivolgendo.
«Non credo sia possibile, Luke.»
«Mettiamo che la mia famiglia non contribuisca più con la costruzione del nuovo centro sportivo, che per inciso, sta finanziando quasi completamente, in quel caso sarebbe possibile?» il biondo alza la voce, cominciando ad alterarsi.
Un secondo dopo si ricorda che la Hempton potrebbe essere nei paraggi, e cerca di nascondere il suo volto e di abbassare i toni.
«Senta, non glielo chiederei se non fosse così importante, - prende coraggio, e continua – e per giunta, io odio lei almeno quanto lei odia me. Non mi faccia creare casini se non vuole vedere la mia faccia costantemente da oggi in poi.»
La donna lo guarda per poi alzare la cornetta del telefono, sbuffando.
«Va bene, ma ora sparisci.»
 
Luke si gira per andarsene, ma non appena nota Lucy in lontananza, si rigira verso la reception. E’ nel panico più totale e sta cercando di prendere una decisione velocemente. Si nasconde dietro l’alberello che affianca il bancone.
Lucy avanza sempre di più, insieme ad Allison. Le due, avendo notato una figura completamente nera dietro alla pianta, si chiedono cosa stia succedendo.
«Sarà qualche paziente poco sano di mente.» azzarda ad ipotizzare l’amica di Lucy.
Non curandosene più molto, le ragazze superano Luke, continuando ad esplorare la clinica e parlando del più e del meno.
 
«E’ lei il motivo del tuo trasferimento Hemmings?» chiede la receptionist incuriosita, avendo assistito a tutta la scena.
«Una padellata di affari propri?» risponde Luke, in modo pungente.

Il biondo se ne torna in camera, per prepararsi a ricevere il primo incontro della seconda sessione.
La sua patologia non sta migliorando un granché: lo stanno aiutando solamente ad abbassare i livelli di ansia quando guarda qualcuno negli occhi. Luke pensava che sarebbe stato tutto molto più semplice, era convinto, infatti, che sarebbe bastato prendere qualche pillola magica tre volte al giorno e che in un mesetto sarebbe tornato a casa.
 
«Servizio pulizie, signore. Posso entrare?» chiede una voce familiare al di fuori della stanza.
Luke comincia a tremare, e Lucy continua a bussare sempre più forte.
«Un secondo solo.» risponde il ragazzo, cercando di imitare la voce di John Travolta.
Preso dal panico, si infila nel letto a pancia in giù e si tira le coperte fino alle orecchie. Rivolge lo sguardo dalla parte opposta della porta e grida «Può entrare, ora.»
Sente la ragazza che avanza e debolmente saluta. Luke risponde con un movimento del corpo, che lascia intendere che non vuole essere disturbato.
«Mi scusi, tornerei dopo se potessi, ma mi hanno annunciato che gli orari di pulizia non possono essere cambiati.» dice la ragazza, inquietata dalla situazione.
«Non si preoccupi, faccia quello che deve fare e poi se ne vada.» afferma il ragazzo, cercando di mantenere lo stesso timbro.
Completamente nascosto, Luke sta prendendo in considerazione l’eventualità di cambiare anche il servizio pulizie, oppure di cercare di essere fuori tutti i giorni per quell’ora. Escludendo la seconda opzione, dato che gli occhi della ragazza potrebbero ricadere su qualche documento con su scritto il suo nome, decide di tornare alla reception del residence non appena Lucy finisce di pulire.
Dopo una ventina di minuti, la ragazza annuncia di aver completato, ma Luke, immerso nei suoi pensieri, si lascia tradire dalla sua voce normale e dice «Grazie, arrivederci.»
Sente che la ragazza si blocca per un istante, quindi tossicchia pesantemente e fa finta di russare.

“Strano.” Pensa Lucy, escludendo immediatamente l’ipotesi che l’uomo nel letto sia un conoscente.
“Eppure quella voce mi sembrava familiare.” Continua a riflettere.
“Nessuno dei tuoi conoscenti è in questa clinica Lucy, avrà solo avuto un timbro familiare. Stai diventando matta anche tu per caso? A stare con lo zoppo si comincia a zoppicare.” La ragazza scuote la testa, si risveglia dalla sua riflessione e prosegue con il suo lavoro.
 
Nella stanza, Luke si sta maledicendo da solo.
“Se n’è accorta.” Il biondo ne è sicuro. Esce dal letto con uno scatto degno di Bolt, e corre fuori dalla stanza, sempre con molta discrezione, per andare dalla sua adorata receptionist a farsi cambiare il turno delle pulizie.
 
La sera, tutti i presenti nella clinica sono riuniti in mensa. Luke indossa il cappello e gli occhiali della mattina e decide di sedersi ad un tavolo con gente improbabile, in modo da deviare i sospetti. Dopo aver tentato per un’ora di convincere il direttore a farsi dare la cena in camera, quello ha risposto che il pasto sarebbe stato un momento di pura importanza nel cammino verso la guarigione, poiché sarebbe potuto essere un’opportunità di scambio delle idee. Così, Luke Hemmings si trova in un tavolo con emo depressi, pieni di piercing e di tatuaggi e con colori ai capelli improbabili. Ha stupidamente pensato che il labret sarebbe stato il biglietto d’ingresso in quella comitiva, ma si è sbagliato: uno strato di disagio aleggia nell’aria, e la diversità di Luke gli ricade tutta sulle spalle, come fosse un macigno di duemila chilogrammi.
 
Non molto lontano, Lucy è seduta ad un tavolo insieme alla compagna di stanza e ad altri ragazzi appena conosciuti.
«Così, questo maschione super palestrato, con degli addominali su cui avresti potuto spaccare il marmo, mi ha invitato a tornare a casa con lui e io gli ho risposto…»
«Louis, piantala. Ci sono due ragazze nuove che potrebbero non essere abituate al tuo essere.» un ragazzo dai capelli ricci e gli occhi verdi interrompe quello che stava parlando.
«Scusate, io sono Harry e lui è Louis.» il riccio si rivolge verso le ragazze.
Louis ha i capelli mori, lisci e leggermente spostati verso destra. Ha due occhi azzurri chiari, e un leggero accenno di barba sugli zigomi e intorno al mento.
«Io sono Lucy e lei è Allison. Piacere di conoscervi ragazzi.» dice la mora sorridendo.
«Adoro le tue unghie, tesoro.» urla Louis, e le due ragazze scoppiano a ridere.
«Ve lo giuro, non si comporta sempre da checca in calore.» dice Harry scherzando.
I quattro ragazzi cominciano a conoscersi, e a parlare del più e del meno. Harry e Louis vengono dall’Inghilterra, hanno appena finito il liceo e hanno deciso di prendere un anno sabbatico per fare alcune esperienze. Harry vorrebbe andare al college per studiare scienze politiche, mentre Louis vorrebbe fare la drag queen (parole sue, lo giuro).
«La settimana scorsa il mio ragazzo voleva portarmi in un locale di drag queen.» afferma Lucy scherzando.
«Sicura che non gli piaccia l’anguilla?» chiede il moro dai capelli lisci.
«Effettivamente non al cento per cento.» ride Lucy.
Quando la cena finisce, i ragazzi si salutano. Lucy e Allison si dirigono verso la loro stanza.
 
Da dietro una colonna, Luke sta osservando la scena, cercando di tastare il territorio e di capire quando è più opportuno muoversi senza farsi notare. Appena vede la via libera, sbuca fuori e comincia a correre a perdifiato verso la sua camera.
“E oggi intanto me la sono scampata.” Pensa il biondo non appena si richiude la porta alle spalle. Vola in bagno a farsi una doccia, ma incappa in qualcosa che attira la sua attenzione.
Sul tavolino c’è una busta chiusa.
“Dev’essere quella che hanno consegnato la settimana scorsa.” Riflette Luke. Di solito non bada alla posta, motivo per cui arriva a leggerla anche con una settimana di ritardo.
Ma quello che attrae la sua attenzione più di tutto è l’indirizzo.
“Cazzo.” Pensa, per l’ennesima volta in quella giornata.
Sulla busta c’è scritto “Lucas Robert Hemmings". La sua identità è stata svelata sicuramente.


 

 


SPAZIO AUTRICE

Buongiorno a tutti, belli e brutti.
Avete presente quando decidete di andare in discoteca con tre amiche, riuscite a risolvere tutti i piccoli problemi che la cosa comporta, i vostri genitori per una volta sono disposti ad allungare il coprifuoco e tutto sembra perfetto?
Ecco, questo è esattamente ciò che ho provato ieri sera, prima che una delle tre amiche tirasse il pacco, solamente perché voleva andare in sagra, perché convinta che ci fosse un presunto ragazzo che alla fine non c’era.
Chi se ne frega, direte voi, avresti potuto andarci con le altre due.
No, si dà al caso che senza di lei neanche un’altra poteva venire, perché sarebbe dovuta andare a dormire dalla prima.
E quindi sono rimasta a casa ovviamente, e dopo la finale degli US Open sono andata a letto.
Va beh, scusate questo piccolo sfogo, ma davvero ho le palline che girano a mille.
In ogni caso, non vado granché fiera di questo capitolo, ma spero che almeno a voi piaccia.
Lasciatemi sapere cosa ne pensate, e come al solito, datemi pure le vostre FF da leggere e recensire.
Vi lascio i miei contatti sotto come sempre.
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Un bacione a tutti!

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Capitolo 7
*** Your Eyes ***


Your Eyes

Prima di uscire dalla stanza, Luke si guarda allo specchio, per poi soffermarsi sul cappello e sui ray-ban appoggiati sul tavolo.
“Non ti servono più quelli, Lucy ti ha scoperto.” Dice tra sé e sé, più per cercare di farsi forza, che per altro.
Apre la porta della stanza ed esce. Camminando lungo i corridoi, un brivido di ansia lo percorre. Cammina sempre più veloce, per poi arrivare alla mensa, prendere un toast e avventurarsi nella stradina che lo porta al suo posto.
Una volta arrivato, si siede sugli scogli e addenta il panino.
“Sono l’unico australiano a cui fa schifo il Vegemite?” si domanda, con una smorfia di ribrezzo sulla faccia. Il Vegemite è una crema australiana color cacca a base di sale, che la gente mette nei toast con il burro o sopra le uova sode.
Rinunciando a mangiare il panino, Luke si accende la sua Marlboro e comincia ad osservare l’oceano, come al solito.
 
«Non lascerai il mozzicone sulla spiaggia, spero.» Luke si irrigidisce.
“Colpito e affondato, Hemmings.” Il biondo si gira lentamente verso Lucy, che è seduta dietro di lui.
Quando la ragazza lo vede, per poco non cade dallo scoglio. Ha sul viso un’espressione di completo stupore, misto ad incredulità. Non riesce a capacitarsi di chi sia davanti a lei in questo momento.
«Adesso ho anche le traveggole, di bene in meglio Lucy.» La ragazza dice ad alta voce.
«E che ottime traveggole.» Enfatizza Luke. L’ansia sta crescendo nel suo corpo. Gli occhi gli fanno male, non riesce a tirarli su. Dopo un breve combattimento con il suo sguardo, abbassa la vista e ricomincia a guardare per terra.
«Le mie allucinazioni parlano anche, adesso. E’ meglio che mi faccia vedere da uno bravo.» Risponde la ragazza, dandosi dei leggeri colpetti sul braccio, per cercare di capire se si trova in un sogno o meno.
«Come mai sei qui, Hempton?» chiede il biondo, mantenendo lo sguardo sui suoi piedi.
«Potrei farti la stessa domanda, Hemmings.» Lucy si mette più comoda, nonostante abbia uno scoglio più appuntito degli altri sotto il suo deretano.
«Comunque sono una volontaria.» Continua la ragazza.
Lucy comincia ad osservarlo. Il ragazzo davanti a lei, con i suoi immancabili skinny neri, sta osservando qualcosa per terra, come se quel qualcosa lo costringesse a farsi guardare. Sembra che Luke stia combattendo contro se stesso per alzare gli occhi, ma la cosa che sta fissando, non molla e tiene la sua vista ben salda su di sé.
Dopo un minuto, Lucy comincia a capire.
«Da quanto va avanti questa storia?» Chiede al biondo, riferendosi alla malattia.
«Non sono affari tuoi.» Risponde freddo Luke.
«Dal momento che sono una dipendente di questa clinica, e che sono responsabile della tua salute, direi che si, sono proprio affari miei.» Dice Lucy in tono di sfida.
«Sei la sguattera, Hempton.» Risponde il biondo, senza scomporsi di mezzo millimetro.
Lucy si ricorda improvvisamente della scenata della ragazza rossa a scuola. Luke stava impalato davanti a lei a fissarsi le scarpe. Poi le tornano alla mente mille altri ricordi, come quando andò a parlare con lui la prima volta. Il ragazzo non si era neanche girato, e per tutta la conversazione aveva tenuto gli occhi sul suo panino, come se avesse paura di guardarla. In fine, richiama alla mente quella frase che Luke le diceva sempre: “non sono come voi.”
«Luke, tu sei meglio di tutti noi messi insieme.» Lucy guarda il biondo con un’espressione di tristezza. Non si capacita di come abbia affrontato tutto quello da solo, e riesce a percepire il bisogno disperato di avere qualcuno, che Luke Hemmings deve aver provato e sta provando ancora adesso.
Sentendo quella frase, il ragazzo si alza di scatto e con il mozzicone ancora tra le mani, comincia a camminare velocemente verso la clinica.

Non riesce a capire cosa gli sia preso, ma al solo sentire quelle parole qualcosa in lui si è mosso. Non cerca qualcuno che lo compatisca, e quella Lucy è davvero una faccia tosta per presentarsi da lui e dirgli quella frase.
“Ci puoi giurare, Hempton. Io sono meglio di voi.” Prova a convincersi, ma con scarsi risultati. Che motivazioni deve aver avuto la ragazza, che neanche lo conosce, a dire una cosa del genere? Perché lei riesce a pensare che Luke sia meglio, quando neanche lui stesso ne è convinto?
 
Il ragazzo torna nella sua camera, dove si spoglia e si abbandona sul letto. Fissa il soffitto per qualche minuto, per poi tirare un pugno al materasso sotto di lui, emettendo un urlo. Luke è infastidito da quella ragazza così impicciona, che sembra voglia entrare nella sua vita a tutti i costi, nonostante la porta sia ben chiusa.
“Sta provando a forzarla con un ariete, quella porta.” Sbuffa.
Si sente oltraggiato, impotente e un perfetto imbecille. Non ha mai avuto nessuno, sin da quand’era bambino e giocava a ping-pong tirando, prima, la pallina da una parte del tavolo, poi, correndo subito dall’altra parte per riprenderla. Luke si è sempre bastato, è sempre stato bene da solo.
 
Lucy sta percorrendo i corridoi della clinica, e trasporta il carrello per le pulizie. C’è stato uno sbaglio nel programma di oggi: la ragazza avrebbe dovuto avere la giornata libera, e invece risulta che debba lavorare. A questo proposito, la mora si sta dirigendo verso la reception del dormitorio, per annunciare l’errore e andare a godersi l’estate australiana in piscina.
Pensando all’imminente Natale, Lucy cammina fischiettando, e salutando tutte le persone che le capitano a tiro. Una volta arrivata a destinazione, però, nota una chioma bionda, che sta litigando con la receptionist.
«No Hemmings! Te l’ho detto due giorni fa e te lo ripeto. Hai già avuto il tuo pacchetto questo mese.» La donna, che si sta immancabilmente limando le unghie, sbuffa in faccia a Luke.
«La prego, ho avuto due giorni pieni di stress. Ne ho davvero bisogno.» Il biondo le urla in faccia.
Lucy si avvicina.
«Mi dà un pacchetto di Marlboro rosse, per favore?» chiede la ragazza alla receptionist.
«Quindici dollari, prego.» risponde quest’ultima, porgendole le sigarette con indifferenza.

Luke, che nel frattempo si è allontanato, viene raggiunto dalla mora, che le porge gli pacchetto.
«Se l’hai fatto affinché io sia in debito con te, non aspettarti niente in cambio.» Dice Luke, guardando le sigarette con cupidigia.
«L’ho fatto perché sembravi uno che non mangia da secoli, mentre chiede di avere un briciolo di pane.» Risponde Lucy, indifferente.
«Cosa si dice in questi casi? Grazie?» Alza gli occhi, per poi abbassarli immediatamente.
«Di niente.» Prima di andarsene, la ragazza si rigira.
«Luke? Dovresti smetterla davvero con quella roba.» Dice, prima di andarsene definitivamente.
Il biondo la rincorre e cerca di accompagnare i suoi passi.
«Perché ti comporti così con me?» chiede a Lucy.
«Così come, Hemmings?» Lucy lo fissa per qualche secondo, immobile.
«Sembra che tu voglia entrare a tutti i costi nella mia vita.» Appura Luke, guardando per terra.
«Anche se fosse, sarebbe sbagliato?» azzarda la mora.
«Si.» Afferma il biondo.
«Quando capirai che non c’è niente di male nell’aver qualcuno, avrai consumato la tua vita preoccupandoti di non risultare debole agli occhi altrui. E sai cosa? A quel punto morirai nei rimpianti e nella solitudine.» Lucy comincia ad alterarsi. Non capisce il ragazzo.
«Chi ti dice che non è esattamente ciò che voglio per me?» risponde Luke.
«Nessuno si salva da solo.» I loro sguardi si incontrano per un nano secondo, ma poi gli occhi del ragazzo ricadono immediatamente sul suo amato pavimento. Lucy, che per la prima volta ha visto quei due pozzi azzurri, rimane ammaliata.
«E tutti abbiamo bisogno di essere salvati, Luke.» Detto questo, la ragazza se ne va.
 
Luke Hemmings è interdetto. Ciò che Lucy gli ha detto l’ha fatto riflettere sull’andamento della sua vita. Avete presente quando raccontavo degli alti e bassi del ragazzo? Si sente esattamente così ora. Capisce di aver toccato il fondo e sa di dover prendere una decisione immediata. Eppure qualcosa lo frena. Non sa quale sia la decisione giusta. Per la prima volta in tutta la sua vita, Luke Hemmings non sa quale sia la decisione giusta.
 
Lucy sta andando alla spiaggetta. Rivede nella sua testa la scena appena accaduta e si chiede se abbia scelto le parole più giuste. E’ affranta: gli occhi di Luke le hanno gridato aiuto, come se il subconscio del ragazzo necessiti al più presto qualcuno, ma il cervello reprima quegli impulsi, cercando di convincere il corpo che Luke non ha bisogno di nessuno.
“Vaffanculo.” Urla Lucy. Non usa le parolacce spesso, e quando le usa, significa che dentro di lei si sta aprendo la corrida di Siviglia, con il doppio dei tori abituali.
La ragazza sente di non poter ignorare una richiesta di aiuto di quel genere, ma si rende anche conto di non poter entrare nella vita di qualcuno con questo trambusto.
Inoltre, non parla con Liam da quando è arrivata e non ne sente neanche la mancanza. Sa bene che questo significa solo che i sentimenti verso quel ragazzo non sono abbastanza forti, ma chissà, forse è anche a causa di Luke.
Come quel pensiero le balena nella mente, Lucy lo scaccia immediatamente, guardandosi in torno per controllare quasi che nessuno abbia l’abbia sentito.
 
Una settimana è passata dall’ultimo dialogo fra i due ragazzi, che sono entrambi imbarazzati dell’accaduto.
Luke ha riflettuto molto su quello che gli è stato detto, e sta cominciando a vedere la sua vita un po’ come la vede Lucy.
Quest’ultima, invece, sta cominciando a pensare che Luke Hemmings non si salverà mai. A volte succede. Sebbene tutti abbiamo bisogno di essere salvati, ci sono alcune persone che nascono rotte e rotte muoiono. Sono un po’ come delle bombe, cerchi a tutti i costi di disinnescarle, ma non ci riesci, così quando finalmente capisci di non poter fare altro, ti allontani il più possibile, e rimani a guardare mentre tutto salta in aria.
Probabilmente Luke è una bomba che aspetta solo di scoppiare e Lucy non crede di essere in grado di disinnescarla.
“Al diavolo.” Sbotta la ragazza nei suoi pensieri.
“Tutti abbiamo il filo rosso e quello blu, bisogna solo cercare di capire quale tagliare.”
 
«Dimmi solo perché ti interessa così tanto aiutarmi.» Luke sta implorando la ragazza per farsi dare delle risposte.
«I tuoi occhi.» Risponde Lucy.
«Cosa centrano i miei occhi ora?» Il biondo è impaziente. Per essere andato dalla ragazza a farle quella domanda, ha infranto moltissime regole del suo codice di decenza.
«Chiedono aiuto.»
«Puttanate.» sbotta Luke.
«Se solo vedessi ciò che riesco a vedere io.» Cita Lucy.
«Cos’è, ora citi anche le stupide boyband commerciali?» Luke è irritato.
«No Luke, davvero. Se solo riuscissi a guardare dentro di te mettendo da parte ciò che dice il tuo cervello, ti renderesti conto di quanto i tuoi occhi e il tuo cuore abbiano bisogno di qualcuno.»
«Non ci riesco, Lucy.» La ragazza alza immediatamente lo sguardo. Luke si rende conto di ciò che ha detto e subito fa una smorfia.
«Ci sei appena riuscito.»


 

 


SPAZIO AUTRICE

Buongiorno a tutti!
Vi chiedo subito scusa, ma non potete neanche immaginare le intemperie tra cui ho scritto questo capitolo. Lunedì e Martedì sono stata via tutto il giorno, e ieri sera alle undici e mezza circa mi sono messa a finire il capitolo. Ad un certo punto si è chiuso tutto e il computer si è spento, dicendo che era passata una settimana dall’ultima volta che il sistema era stato arrestato.

Ma io dico, sei un fottuto computer, che bisogno hai di spegnerti una volta la settimana? Hai bisogno anche tu del tuo relax?
Alla fine tutto è andato per il meglio, dopo l’aggiornamento ho riacceso il computer e mi aveva salvato il capitolo.

In ogni caso, ho avuto una grandissima idea per il prossimo capitolo. Va beh, diciamo che quest’idea ce l’ho dall’inizio, ma ho deciso di metterla nel prossimo.
Comunque domani inizio la terza liceo scientifico, quindi vi chiedo già scusa se non riuscirò ad aggiornare con la stessa frequenza. Tra l’altro, inizio anche gli allenamenti di tennis, e quest’anno gioco in serie D, quindi non so quanto tempo avrò. Spero di riuscire ad aggiornare almeno una volta alla settimana.

Voglio ringraziarvi ancora una volta, incitarvi a scrivermi ciò che ne pensate e a lasciarmi le vostre ff da leggere e recensire.

Vorrei fare un ringraziamento speciale ad una ragazza dolcissima, che mi riempie di complimenti nonostante non ce ne sia bisogno.
Grazie Matilde, grazie, grazie, grazie.

Vi lascio ancora una volta i miei contatti sotto.
Twitter: @xehyguys
Wattpad: @luuukeeey
Un bacione a tutti!

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