The song that represents us di unbreakable (/viewuser.php?uid=92567)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The ghost of you and I ***
Capitolo 2: *** Through it all ***
Capitolo 3: *** Give me the world ***
Capitolo 4: *** Everything falls ***
Capitolo 5: *** Tell me you love me ***
Capitolo 6: *** My escape ***
Capitolo 7: *** Never stop ***
Capitolo 8: *** Waking up ***
Capitolo 9: *** Locked away ***
Capitolo 10: *** Hope in front of me ***
Capitolo 11: *** World so cold ***
Capitolo 12: *** Somebody to die for ***
Capitolo 13: *** Safe&Sound ***
Capitolo 14: *** Merry Christmas! ***
Capitolo 15: *** Only place I call home ***
Capitolo 1 *** The ghost of you and I ***
Le
nostre vite sono state spente dal fuoco di un grande drago,
minaccioso e possente. Pochi attimi e tutto ciò che avevamo
intorno è sparito nel nulla; il vasto cielo divenuto rosso a
causa delle fiamme è come svanito nel nulla, così
come anche l'intera città rasa al suolo, con il fuoco che la
divorava.
Mi
ritrovo distesa su dell'erba dorata, ma la prima cosa che mi ritrovo
davanti non appena apro gli occhi, è un bel cielo sereno con
un grande sole che lo fa luccicare. Dei petali volano via insieme a
quest'ultimo, rendendo il panorama ancora più bello. Alzo il
busto, così da potermi mettere a sedere e mi guardo intorno:
sembra essere una terra desolata ed infinita. Non riesco a vedere
niente se non il cielo illimitato che continua a proseguire di fronte a
me. Dopo qualche minuto mi alzo in piedi ed il mio sguardo si posa
subito sul dorso della mia mano: noto con grande piacere il marchio di
Fairy Tail. Mi scappa un sorriso, ricordando tutto ciò che
ho vissuto all'interno di quella gilda. Ho rischiato più
volte la mia vita con i miei amici, ma niente mi rendeva più
felice di questo, ovvero dover proteggere le cose e le persone che amo.
Sensazioni come il sentirsi soddisfatti dopo un atto eroico
è qualcosa di incredibile, specialmente se si affronta il
tutto con le persone a cui tieni.
Vari
ricordi si fanno strada nella mia mente, mentre mi alzo ed
incomincio a camminare in questa landa desolata, ma pur sempre
meravigliosa. Il vento fresco mi accarezza il viso ed i capelli, mi
sembra di stare in paradiso. Nonostante questo, però,
c'è qualcosa che manca. In un posto talmente vasto, io sono
da sola. Mi sento rilassata, in pace con me stessa, ma la solitudine si
fa strada in me. Mi guardo intorno più volte, nella speranza
di vedere qualcuno, ma niente. Nessun suono si unisce al vento, solo
l'erba che si muove insieme a quest'ultimo. Porto le mani al petto, una
sopra il marchio della mia gilda. I ricordi ricominciano a farsi
sentire, mentre io mi sento ancora più sola. Ho voglia di
piangere ma riesco a trattenermi, nonostante questa malinconia mi stia
divorando.
Continuo
a camminare con la speranza nel cuore, mentre una voce non
tanto lontana, da dietro di me, pronuncia il mio nome. Mi giro
instintivamente, vedendo così un sorriso familiare. Un
sorriso che mai dimenticherei in tutta la mia vita. Il ragazzo si
avvicina di corsa a me, rendendo più visibili le sue labbra
curvate in quell'adorabile sorriso. Mi porge la sua mano, pronunciando
ancora il mio nome con tono dolce. Questa volta non riesco a trattenere
le lacrime: esse cominciano a rigarmi le guance, mentre la solitudine
scompare dai miei sensi. Mi porto una mano alla bocca, cercando di
piangere il meno rumorosamente possibile. Lui continua a guardarmi con
quel sorriso, ed io ancora non ho afferrato la mano che mi ha porto. La
felicità di vederlo mi sta letteralmente bloccando, non
riesco a muovere nemmeno un muscolo.
«Natsu...»
Dico flebilmente, con ancora la mano davanti alla bocca. La
mia voce è stata coperta dai miei stessi singhiozzi, ma
dubito che non abbia capito quello che ho detto, dato che il suo
sorriso si fa meno luminoso. Percepisce la mia preoccupazione e la
paura che ho provato a rimanere sola in un posto così
grande, dove nulla si mostra a parte me e lui.
«Sì,
Lucy?» Mi chiede lui, col solito tono gentile. La sua
mano è ancora tesa davanti a me, ed io non ho capito se
è un sogno oppure no. Chiudo gli occhi per un paio di
secondi, e poi li riapro. Trovo Natsu davanti a me, ancora sorridente
ed io comincio finalmente a capire. Faccio un passo in avanti per
avvicinarmi a lui, togliendo la mano dalla bocca e poggiandola sulla
sua. La poggio così tanto delicatamente perché ho
paura che, ad un mio possibile tocco, lui scompaia. Ma rimane
lì, davanti a me, con ancora quel sorriso. Stringe la presa
e sento il suo calore farsi strada nella mia pelle.
«Sei..
sei veramente tu, Natsu?» Domando, ancora con voce flebile ma
più comprensibile rispetto a prima. Le lacrime che non
vogliono smettere di scendere dai miei occhi.
«Chi
sennò? Dai, Lucy! Smettila di piangere e andiamo!»
Mi
risponde lui con in seguito una risata. Scappa da ridere anche
a me, mentre penso alla sua esclamazione.
«Andare
dove?» Chiedo, notando che non ha smesso di sorridere nemmeno
per un secondo da quando mi ha chiamata. Ripeto tra me e me che
è tipico di Natsu, anche se non mi sembra sereno come suo
solito. Cerco comunque di scacciare via questi pensieri negativi, e ci
riesco con successo. Il suo sorriso ha il potere di riportarmi alla
felicità.
«A
continuare la nostra avventura!» Rimango sorpresa dalla sua
risposta, infatti lo fisso con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
Come suo solito, è riuscito a farmi rimanere senza parole.
Continuo a guardarlo, colpita, mentre le lacrime ricominciano a
scendere dai miei occhi. I singhiozzi si fanno più frequenti
e gli occhi mi frizzano a causa di quanto ho pianto. Il suo sorriso si
fa più dolce e comprensivo e, a tale gesto, non riesco a
trattenermi. Mi avvicino di più a lui e senza pensarci due
volte poggio il capo sulla sua spalla, adagiando in seguito il mio
corpo al suo. Sento i suoi muscoli rilassati sotto le mie mani, le
quali stanno contro il suo petto. Provo una tale felicità a
stargli così vicina... è come se lui fosse la mia
ancora: grazie a Natsu, non sono affondata. Poco dopo il mio gesto,
sento le sue braccia attorno la mia schiena. Mi stringe ancora di
più al suo corpo e mi accarezza piano, con delicatezza, come
se avesse paura di rompermi. A quel contatto chiudo gli occhi,
rilassandomi sotto il suo dolce tocco. Vorrei che questo momento
durasse per sempre, che nessuno ci divida da questo abbraccio che,
nonostante tutto il tempo passato insieme, mi fa capire quanto io tenga
a lui. Per la prima volta riesco a intendere che ciò provo
non è solo affetto per un caro amico, ma qualcosa di
più. Le sue carezze mi fanno sentire brividi che non ho mai
provato, il suo calore mi fa sentire protetta.
Il
vento comincia improvvisamente a farsi più forte, ed io
mi sento costretta ad aprire gli occhi. Non ho alcuna intenzione di
sciogliere questo abbraccio, e nemmeno Natsu sembra intenzionato a
farlo. Sorrido a questo pensiero, però ciò che mi
fa sorridere ancora di più non è lo stare
così vicina a lui, ma vedere tutti i componenti di Fairy
Tail dietro di noi che ci osservano con dei sorrisi. Tutti urlano
all'unisono un frenetico "hey!", e le loro voci fanno sciogliere il
contatto tra me e il Dragon Slayer della nostra gilda. Si gira verso di
loro ed alza la mano al cielo, sorridendo. Mostra le due dita, simbolo
della nostra gilda, ed io lo seguo a ruota con quell'azione. Subito
dopo, tutti gli altri ci imitano e le loro mani sono tutte rivolte
verso il cielo, il quale sorride insieme a tutti noi. Le mie gote sono
leggermente arrossate e, prima di andare da Makarov e gli altri insieme
a Natsu, gli rivolgo un ultimo sguardo.
Non dimenticherò mai
il giorno in cui ti ho incontrato la prima volta.
Tu stavi cercando
Igneel, ed io invece Fairy Tail.
Inaspettatamente, eri
venuto a salvarmi...
..e la nostra storia
è cominciata da lì.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Questa
sarà una raccolta di one shots e mi
ispirerò ai titoli di alcune canzoni. Per questa ho usato
"The story of you and I" dei Story of the Year.
Spero
che come idea possa piacervi e che anche la prima one shot possa
essere stata di vostro gradimento!
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Capitolo 2 *** Through it all ***
«Non
ti sei accorto dei sentimenti che Juvia nutre per te?» Disse
Erza
improvvisamente, mentre se ne stava poggiata coi gomiti sulla ringhiera
del balcone. A quella domanda, Gray arrossì di botto, non
aspettandosi di certo un argomento di questo genere. Guardò
la rossa in viso, notando che il suo sguardo non era di certo colmo di
felicità. C'era sicuramente qualcosa che la preoccupava, ma
sapeva che anche chiedendoglielo, non gli avrebbe dato alcuna
spiegazione.
«Fossi
in te le darei una risposta» Riprese a parlare Erza, per poi
incamminarsi dentro l'hotel dove erano situati. Lasciò il
mago del ghiaccio a crogiolarsi sotto i raggi fluidi della luna, che
illuminava quel cielo blu. Si vedevano poche stelle, ma era comunque
una bel panorama. Gray si riprese un attimo dalle chiacchiere
dell'amica, per poi osservare l'ampia distesa scura sopra di lui. Non
ci aveva
mai fatto caso ai sentimenti di Juvia; forse aveva avuto qualche
sospetto, ma erano sempre stati infondati. Il suo essere sempre
appiccicosa, il voler stare sempre e comunque con lui, il voler
continuamente attirare l'attenzione di Gray, a quanto pare, non erano
prove sufficienti per il mago.
Ci
pensava e ripensava, ma non era sicuro di quello che aveva detto
Erza. Inoltre, come faceva lei a saperlo? Glielo aveva detto proprio
Juvia? Questi punti interrogativi non riusciva a toglierseli dalla
testa, come anche il motivo per cui ci stesse pensando così
tanto. Non aveva mai pensato a Juvia come qualcosa di più,
solo come amica. Sospirò, sentendo un lieve venticello
accarezzare la pelle delle sue gote. Chiuse gli occhi, rilassato, ed
improvvisamente il viso della maga dell'acqua comparve nella sua mente.
Riaprì di scatto gli occhi, per poi portarsi una mano al
viso e sospirando nuovamente, confuso. Non sapeva quanto tempo
stesse passando, ma gli sembrava di essere in quel balcone da
un'eternità, a pensare a ciò che Erza gli aveva
detto.
«Forza,
Gray... non imbambolarti» Sussurrò in seguito,
girandosi verso la grande porta che portava al terrazzo dove era
situato lui. Si poggiò di schiena contro la ringhiera e si
mise a guardare con intensità l'interno dell'hotel, vedendo
varie cameriere entrare da una camera all'altra. Sembrava si stesse
focalizzando sul loro lavoro, ma il pensiero era sempre lo stesso.
L'espressione del suo viso era frustrata, non era abituato a pensare
così tanto a cose simili. Non sapeva nemmeno il motivo del
perché un argomento del genere lo avesse messo in
agitazione, ma la cosa che lo aveva spaventato di più era:
"come
faceva Erza a saperlo?". Magari le due avevano parlato spesso di lui,
dei sentimenti di Juvia nei suoi confronti? Era l'unico a non essersene
reso conto? L'unica cosa che gli restava da fare, almeno per levarsi il
dubbio di dosso, era andare a verificare. Con passo deciso
rientrò nell'hotel, ignorando le varie cameriere che lo
guardavano confuse. In effetti dalla sua espressione sembrava essere
davvero arrabbiato, ed anche dai suoi movimenti sembrava che lo fosse,
ma in realtà non lo era. Era agitato più che
altro, ed anche frustrato come lo era precedentemente. Entrò
nella camera che doveva condividere con i suoi compagni, sbattendo la
porta senza neanche accorgersene. Per fortuna, all'interno ci
trovò Lucy, intenta a leggere una rivista, seduta sul letto.
C'era anche Natsu e la cosa non gli andava molto
a genio, ma ignorò completamente la sua presenza.
«Gray?»
Disse Lucy, essendosi spaventata per l'entrata brusca del suo
amico. Natsu lo guardava con sguardo interrogatorio, non prendendo
seriamente la sua espressione agitata.
«Devo
parlarti» Risposte semplicemente Gray, facendo un cenno col
capo
all'amica di seguirlo. I due uscirono dalla stanza, lasciando il Dragon
Slayer interdetto. Quest'ultimo aveva cercato varie volte di fare
capolino con le
orecchie per ascoltare, e per questo si era beccato vari insulti dal
mago del ghiaccio. Era mancato davvero poco che non iniziassero una
rissa proprio dentro l'albergo, ma per fortuna Lucy li fece calmare ed
in seguito si allontanò con Gray, così da poter
parlare in santa pace. Scesero le scale dell'albergo e si sedettero sul
divano che si trovava al piano terra, dove di solito i clienti
aspettavano per avere le chiavi delle loro stanze. Gray unì
le mani e poggiò il mento sopra esse, con i gomiti sulle
cosce e la schiena curvata in avanti. Lucy stava semplicemente con la
schiena contro il divano, accanto a lui, guardandolo preoccupata.
L'espressione del mago era più cupa rispetto a prima, e non
era nemmeno un argomento di vitale importanza, e questo turbava davvero
molto Gray.
«Di
cosa volevi parlarmi?» Chiese improvvisamente la maga degli
spiriti
stellari, spezzando il silenzio creatosi tra loro. La sua voce fece
tornare Gray in sé, staccandosi finalmente dai suoi pensieri.
«Beh..
di Juvia» Rispose tutto d'un fiato, rizzandosi con la schiena
e
portando le braccia dietro il capo. Voleva sembrare più
rilassato. «Erza mi ha detto che Juvia prova qualcosa per
me» Disse in
seguito, per poi voltarsi verso Lucy. Non sembrava tanto sorpresa dalla
notizia, anzi: tutto il contrario.
«Cos'è
che ti ha sconvolto così tanto? Il fatto
che Erza lo sapesse, o che Juvia sia innamorata di te?»
Chiese
Lucy, questa volta con un sorriso. A quella domanda, il mago del
ghiaccio rimase interdetto. La guardò per un paio di
secondi, poi portò il suo sguardo verso il tavolo di vetro
di fronte a loro. Lo stava praticamente scrutando, nella speranza di
trovare una risposta. Ci pensò attentamente e con
prepotenza, ma nessuna risposta venne a galla. Sospirò,
sentendosi ingenuo e questa cosa lo faceva imbestialire. Lucy sorrise
un'altra volta, portando una mano sulla spalla dell'amico.
«Non
ti devi preoccupare, Gray. Se non hai una risposta adesso non
è un problema» Disse lei, tranquilla. Il mago si
voltò nuovamente verso l'amica.
«Stiamo
ancora parlando della tua domanda?» Chiese lui
spontaneamente,
ma comunque confuso. La frase di Lucy gli fece ritornare in mente le
parole di Erza.
«Chi
lo sa...» Rispose, per poi alzarsi dal divanetto e
dirigendosi
verso le scale. Quella conversazione non fu d'aiuto a Gray, non
riuscì a fare chiarezza nei suoi pensieri, però
aveva capito che anche Lucy sapeva dei sentimenti della maga dell'acqua.
«Ah,
una cosa» La bionda, sulle scale, si voltò verso
l'amico. Gli sorrise di nuovo, cercando di tranquillizzarlo.
«Nonostante tutto quello che è successo, lei ti
ama davvero,
e lo fa anche senza che tu le abbia dato una risposta. Dai tempo al
tempo, vedrai che alla fine capirai cosa frulla nel tuo
cuore» Detto
ciò si incamminò di nuovo, scomparendo al piano
di sopra. Gray rimase seduto sul divano, a guardare fisso dove prima
c'era Lucy. Le sue parole lo lasciarono con l'amaro in bocca,
perché non sapeva cosa volesse dire precisamente. Sapeva che
c'erano state delle divergenze tra lui e Juvia all'inizio, che avevano
combattuto e tutto il resto, ma... tutto questo cosa c'entrava? La
confusione aumentò e si maledì di aver voluto
dare retta alla sua stupida mente, che lo aveva aiutato solo a
confondersi ancora di più. Sospirò per la
milionesima volta e si alzò dal divano, per poi guardare
fuori dalla finestra, vicino all'entrata dell'albergo.
Guardò ancora quel cielo buio ma comunque sereno, e gli
venne spontaneo sorridere. Era vero: il tempo può darti
tutte le risposte che cerchi, che siano in anticipo o in ritardo non
è importante, l'essenziale è che ti aiutino a
fare chiarezza. Forse non era esattamente quello che aveva voluto dire
Lucy, ma era ciò che pensava Gray in quel momento.
Nonostante tutto, Juvia probabilmente provava qualcosa per lui da lungo
tempo, nonostante Gray non se ne fosse mai accorto, almeno fino a
quella sera grazie ad Erza. Nonostante lui non avesse mai mostrato
alcun interesse romantico nei confronti dell'amica, lei continuava ad
aspettarlo. Questi pensieri misero di buon umore il mago di ghiaccio,
il quale continuava a sorridere a pensare ai sentimenti di Juvia. Non
sapeva se col tempo l'avrebbe ricambiata o meno, ma le era davvero
grato per quei sentimenti. Il battito del suo cuore aumentò
un poco al sentirsi risuonare nelle orecchie l'adorabile "Gray-sama" di
Juvia, anche se a volte era insistente.
Tornò
in camera dove c'erano tutti gli altri, disteso sul
letto. Le braccia le teneva sotto la nuca e guardava il soffitto,
continuando a pensare alle parole sia di Erza, che di Lucy.
Però non era frustrato, era stranamente di buon umore.
Sebbene l'argomento continuava a confonderlo un po', non aveva alcun
dubbio sul fatto che avrebbe cercato di non far soffrire la sua amica.
Perché nonostante tutto, a lei ci teneva davvero, e la
considerava un'ottima compagna e amica.
«Nonostante
tutto...»
Sussurrò il mago del ghiaccio, chiudendo gli
occhi. Avrebbe dormito sereno, quella notte.
Nonostante
tutto quello che
è successo, lei mi ama davvero.
Nonostante
tutto, il suo
cuore ha smesso di piangere.
Nonostante
tutto, ha
smesso di essere triste.
Nonostante
tutto, ha
scelto me sotto il diluvio che le vietava di amare.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Eccomi
col secondo capitolo della raccolta, questa volta con la Gruvia.
Per questa storia ho usato il titolo della canzone "Through it all"
degli Spoken.
Spero
vi piaccia!
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Capitolo 3 *** Give me the world ***
“Cara
Lucy,
Io
ed Happy faremo un
viaggio di allenamento. Torneremo tra circa un anno, quindi prenditi
cura degli altri!
Diventerò
forte, molto più forte, così che al mio
ritorno... potrò proteggervi tutti!
Mi
dispiace ragazzi, e
ci vediamo, Lucy!
No,
la lettera non
è finita qui! Non potevo scrivere solo queste poche parole,
non per te, Lucy. So che probabilmente scoppierai in lacrime e mi
dispiace davvero, ma mi sono sentito costretto ad allontanarmi per un
po' da tutti voi. Dopo tutto quello che è successo, dopo la
morte di mio padre, Igneel, che non ho potuto aiutare, mi sento un
debole. Non sono riuscito ad aiutare colui che mi ha cresciuto, quella
presenza che mi ha insegnato molto sulla vita, anche se ero solo un
bambino immaturo. Dopo averlo cercato ovunque per anni, l'ho finalmente
rivisto, ma purtroppo le cose non sono andate come me le aspettavo.
Sono felice di averlo rivisto, non fraintendere, ma lo devo ammettere:
dopo tutto ciò, mi sento impotente. La mia forza non
è sufficiente per proteggere tutti voi, la mia gilda, la mia
casa. Non sono abbastanza forte per proteggere te, Lucy. Sei forse tra
le persone a cui tengo di più, e non voglio che ti accada
nulla di male. Voglio che tu stia al sicuro; gli altri ti proteggeranno
al posto mio per un po', ma vedrai che questo anno in cui non ci
vedremo, passerà in un lampo!
Avrei
voluto portare
almeno te insieme a me ed Happy, ma non ho potuto. La tua presenza mi
distrarrebbe e non posso permettermelo: ogni giorno lontano dalla gilda
sarà dedicato solo ed esclusivamente all'allenamento, non
posso battere la fiacca. Vedrai, Lucy! Diventerò
più forte che mai e rimarrai sorpresa dalla mia potenza! Non
lascerò più che qualcuno a cui tengo si faccia
del male, e non permetterò di ritrovarmi inutile e impotente
quando accadrà. Sarò preparato e pronto ad agire,
lasciando che il mio fuoco sprigioni il suo ardore.
E
Lucy, non sentirti
abbandonata. Io ed Happy ci abbiamo pensato a lungo e, alla fine,
abbiamo deciso così. Se non te lo abbiamo detto di persona
ma tramite lettera, è perché dietro
c'è un motivo, e sono sicuro che vuoi saperlo. Probabilmente
ci avresti impedito di partire, ma non perché sei egoista!
Sicuramente è perché, ormai, tra noi si
è creato un legame che va ben oltre all'amicizia. Ci tengo
davvero molto a te, e non so se questo viaggio di allenamento
sarà solo sfiancante, magari potrebbe essere anche
pericoloso, ed io non voglio che ti accada qualcosa. Mi sento meglio a
saperti al sicuro, ogni angoscia o dubbio scompare a sapere che ci sono
gli altri a proteggerti. E non sentirti sola, perché non lo
sei! Ci sono Erza, Gray, Wendy e tutti gli altri! Non devi preoccuparti
perché nessuno di loro lascerà che le tue lacrime
siano sole, loro saranno accanto a te e faranno in modo di tenerti al
sicuro dalla tua tristezza. Cerca di non pensarci troppo e vedrai che
in pochissimo tempo ci rivedremo e, allora, potrai urlarmi contro
quanto vuoi.
Lucy,
quando sorridi
sento che potresti donarmi il mondo. Non so come, non so
perché, ma i tuoi occhi che sorridono sono più
caldi del mio stesso fuoco. So già che penserò a
te almeno una volta durante tutti i giorni che passeranno, e non
potrò far altro che sorridere al pensiero di te che aspetti
il mio ritorno. Quando ti ho incontrata la prima volta, non avevo idea
che saresti diventata così importante. Più ci
penso, più mi sembra strano! E so per certo che questa
lontananza, in un modo o nell'altro, rafforzerà il nostro
rapporto. Sono anche sicuro che succederanno molte cose alla gilda
durante questo lungo periodo in cui non ci sarò, quindi non
appena tornerò, dovrai raccontarmi ogni cosa, senza
tralasciare alcun dettaglio. So già che probabilmente mi
appisolerò mentre ti ascolterò parlare e tu ti
arrabbierai, ma questa è sempre stata una cosa quotidiana,
quindi non vedo l'ora che succeda di nuovo!
Prima
di concludere la
lettera, Lucy, ricorda... anche se non te l'ho mai detto: sei
bellissima. Il sorriso è il miglior accessorio che tu possa
indossare, quindi non togliertelo mai. Aspettami, mi raccomando!
Natsu & Happy”
Lucy
posò la lettera sul tavolo al centro della sua stanza,
mentre tratteneva le lacrime. Le rimbombava nella testa la frase "io
ed Happy faremo un viaggio di
allenamento. Torneremo tra circa un anno", e quasi
si
sentì mancare non appena la lesse. Nonostante le avesse
scritto di non sentirsi abbandonata né sola, le sensazioni
che provava erano quelle. La persona più importante per lei,
all'improvviso, ha deciso di andarsene senza neanche andare a
salutarla. Sebbene non si sarebbero visti per un anno, lui ha preferito
scriverle una lettera piuttosto che parlarle faccia a faccia. Anche se
aveva letto il motivo di questa sua decisione, non lo poteva comunque
accettare. Era una decisione troppo dolorosa per lei: non lo avrebbe
visto né sentito per tanto tempo, non riusciva veramente a
mandarlo giù.
Prese
nuovamente la lettera tra le mani e la lesse velocemente,
sorridendo un attimo. Nonostante la lettera non dava buone notizie,
ciò che aveva scritto erano comunque belle parole. Frasi che
le scaldavano il cuore e che le davano un po' di sollievo, anche se non
era abbastanza. La rilesse da capo un'ultima volta, prima che le
lacrime decisero di scendere giù dai suoi occhi senza che
lei se ne accorgesse.
«Che
calligrafia orribile..» Disse ironicamente
Lucy, per poi vedere una lacrima cadere sulla lettera. Dopo
ciò, cominciò a piangere più
rumorosamente, accasciandosi a terra, in ginocchio. Si portò
la lettera al petto, stringendola forte come se fosse il vero Natsu. La
abbracciava, cercando di far risucchiare da quest'ultima quella
sensazione di solitudine. Singhiozzava nel silenzio della sua stanza,
mentre ripensava a tutto ciò che era successo.
Ripensò anche lei alla morte di Igneel, ripensando pure al
dolore che Natsu aveva provato in quel momento. Ciò non la
aiutò a fermare le lacrime, anzi: le diede modo di sentirsi
ancora più triste. Non aveva fatto molto per colmare la
sofferenza del Dragon Slayer, ma cosa avrebbe mai potuto fare per lui?
Era cocciuto e testardo, anche se ci avesse provato, sarebbe stato
inutile.
«Natsu..
Happy..» Sussurrò tra vari
singhiozzi la bionda, mentre cercava di riprendersi. Ormai i due erano
diventati come dei fratelli per lei, e il non poterli vedere per un
anno la demoralizzava. Natsu aveva il potere di farla sorridere, di
tirar fuori quel coraggio che a volte teneva nascosto e la sicurezza in
sé stessa. Aveva capito di essere interamente una maga di
Fairy Tail grazie a lui, che le aveva fatto capire che, ormai, quella
era la sua casa. Come era stato scritto nella lettera, essendo quella
la sua unica famiglia rimasta, doveva prendersi cura degli altri. Non
voleva dimostrarsi debole, voleva essere forte anche per Natsu che
aveva sicuramente preso una decisione abbastanza difficile. Lucy scosse
la testa; quei pensieri, anche se incoraggianti, non le erano per
niente d'aiuto. Improvvisamente si alzò da terra e
uscì di corsa da casa sua, andando direttamente fuori.
«Sarò
sola.. stupidi..»
Urlò Lucy, mentre correva per strada, tra le lacrime.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Voglio
subito dire una cosa: io non leggo il manga, ma so cosa succede
grazie ai vari spoiler che mi sono fatta (sì, sono un
genio). Per questo sono andata a leggermi il capitolo dove stava la
lettera di Natsu, solo per scrivere questa one-shot. Ci tenevo a
scriverne una su questa vicenda, e mi dispiace se non è
venuta benissimo. Ci ho comunque provato e non credo mi sia venuto poi
così male.
Il titolo della canzone che ho usato comunque è "Give me the
world" dei New Empire.
Grazie
per aver letto; alla prossima!
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Capitolo 4 *** Everything falls ***
Erano
sotto la fredda neve, inginocchiati a terra. Uno di fronte
all'altra si davano conforto, tenendosi stretti in un tenero abbraccio.
Le lacrime rigavano i loro volti, e il corpo di Gray riscaldava con
premura quello di Juvia. Per la prima volta, il calore del ragazzo si
fece sentire. La maga dell'acqua cercava di fargli percepire tutto il
suo amore attraverso quel contatto e, in qualche modo, sperava che
potesse tirarlo su di morale.
Juvia
si sentiva responsabile per ciò che era successo: il
suo amato aveva perso il proprio padre a causa sua. In quel momento, la
ragazza ripensò con attenzione alle parole del negromante
che aveva affrontato. "Cosa
temi di più? Perdere colui che ami? Essere abbandonata da
colui che ami? O essere odiata da colui che ami?". Quelle
parole le rimbombavano nella testa come se fossero delle esplosioni,
perché temeva ognuna di quelle opzioni. Gray sembrava essere
distrutto a causa di tutto quello che era successo, e per questo non
riusciva ad intuire le sue vere emozioni nei suoi confronti. Sapeva
benissimo che stesse soffrendo e quanto dolore palpitava nel suo cuore.
Non riusciva a percepire nessuna rabbia, nessun odio, solo una grande
quantità di rancore, ma non verso di lei. Ci
pensò in quel momento: Gray non era assolutamente arrabbiato
con la maga, né voleva che se ne andasse per lasciarlo un
po' in pace con sé stesso. Con cautela si
allontanò col busto da lui, per cercare di intravedere
almeno il suo viso. Il suo cuore fece un sussulto nel vedere tutto il
suo dolore in un'unica espressione. Il ragazzo si riavvicinò
irruento a lei, come se non volesse che quel contatto avesse una fine.
Quel gesto rese felice la maga dell'acqua, perché in qualche
modo, sapeva di stargli dando quel conforto di cui aveva bisogno. Juvia
se ne sarebbe andata se lui glielo avesse chiesto, si sarebbe allontana
ad una sua sola richiesta. Avrebbe approfondito quel contatto se solo
lui lo avesse desiderato.
Il
pianto di Gray era silenzioso, sembrava quasi che avesse
smesso ma il suo continuo tremare faceva capire alla maga che
non aveva ancora versato tutta la sua disperazione. Aveva perso per la
seconda volta quella persona essenziale per tutti, un affetto paterno
che non
poteva riavere indietro. Prima di dirgli addio un'altra volta, era
riuscito a ricevere un abbraccio da lui. Quel contatto riusciva ancora
a percepirlo sulla sua pelle, quel tocco che adesso era stato
rimpiazzato da quello di Juvia. Si sentiva a suo agio tra le braccia
della ragazza, in qualche modo lo rassicuravano e gli davano una forza
in più. Ma purtroppo, il dolore che provava non poteva
sparire nel nulla come la nebbia. Cercava di pensarci il meno
possibile, di essere forte non solo per lui, ma anche per suo padre e
sua madre. Erano insieme adesso, dove lui però non poteva
vederli. Saperli felici, uno accanto all'altra, gli dava un po' di
conforto, ma non poter vedere la loro felicità era un'altra
agonia per il mago di ghiaccio.
Trattenne
a stento un singhiozzo, stringendosi maggiormente al corpo
della ragazza. Anche lei piangeva e sembrava che le lacrime non
volessero smettere di scendere dai suoi occhi. Piangeva
perché vedere il suo amato in quelle condizioni, era uno
strazio per lei. Sapere di essere la causa di così tanto
dolore le procurava un senso di colpa inaudito. Nonostante lui l'avesse
ringraziata, lei ancora non riusciva a capire. Juvia alzò
gli occhi al cielo e ammirava la neve che cadeva soave sopra di loro,
rendendo quel panorama ancora più cupo e triste. Quel posto
dava l'aria di essere una completa rovina, dove morte e distruzione
avevano fatto la loro marcia. Le si strinse il cuore a quel pensiero, e
non sapeva perché ma essere lì, abbracciata al
suo amato Gray, non la rendeva felice come sperava. Un tempo sarebbe
saltata ovunque dalla gioia, ma non quel giorno. Non in quel momento.
Qualcosa di nuovo si era creato tra loro, e nemmeno lei sapeva cosa
fosse.
«Gray-sama..»
Sussurrò flebilmente
Juvia, allontanandosi nuovamente col busto dal volto di Gray.
Quest'ultimo reagì con uno strattone irruento,
riavvicinandola a lui. Il gesto sorprese non poco la ragazza, che
cercò di osservare il volto del mago, anche se senza
successo.
«Solo
un altro po'» Disse il corvino in un
sussurro. Juvia riuscì a malapena a capire le sue parole, le
quali erano state coperte dal suo
pianto. «Grazie..» Sussurrò
nuovamente Gray, questa volta con più decisione nel tono
della voce. Aveva cacciato indietro le lacrime per dire quella semplice
parola alla ragazza, che capì senza problemi. A Juvia venne
un nodo alla gola e non riuscì a rispondere; dunque
allacciò le braccia al collo del mago e lo strinse con
più forza a sé. Gray rispose a quel contatto,
stringendola anche lui con più impeto per i fianchi.
I
due rimasero lì, sotto quella neve cadente ad abbracciarsi
per un momento che ad entrambi parve infinito. Un nuovo e sconosciuto
sentimento si fece strada nei cuori dei due, specialmente nel cuore di
ghiaccio di Gray che, da quel giorno in poi, cominciò pian
piano a sciogliersi.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Ci
ho messo un po' per aggiornare perché stavo pensando alla
mia altra storia, ma ecco qua il nuovo capitolo sulla Gruvia.
Che
dire... mi sono immaginata questo momento in vari modi, ma tra le
mie fantasie questo era quello che si avvicinava un po' di
più alla realtà. Spero davvero che possa piacervi.
Titolo
canzone usata: Everything falls di Fee.
Alla
prossima!
|
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Capitolo 5 *** Tell me you love me ***
Una
lacrima scese lentamente sulla pelle di Lucy, dandole una lieve
carezza. Sorpresa, la maga si portò le dita sulla guancia e
la tastò, sentendo la sua pelle bagnata. Davanti a lei, di
spalle, si trovava la causa di quelle lacrime. Non riuscì a
sorridere, non riuscì a pronunciare nemmeno il suo nome.
Il
paesaggio intorno a loro era una totale rovina: distruzione
assoluta, dopo la battaglia contro i draghi. Un nodo alla gola le
impediva di pronunciare le parole che stava trattenendo a fatica, a
causa del suo solito timore.
Erano
riusciti a proteggere il futuro, avevano mantenuto la promessa
fatta. Avevano vendicato quella Lucy che, con la sua morte, aveva fatto
piangere Natsu. Il Dragon Slayer aveva pianto per lei e, quel pensiero,
le fece muovere automaticamente i piedi. Con passo svelto si
buttò contro la schiena del compagno, il quale rimase
totalmente sorpreso dal suo gesto. Lucy allacciò le braccia
attorno la vita dell'altro e premette il viso umido dalle sue lacrime
contro la sua schiena. Non appena il calore di Natsu si fece strada sul
corpo di lei, si sentì subito meglio. A quella sensazione di
beatitudine, la maga non poté che rilassarsi e sentirsi come
se niente fosse successo. Come se Natsu non avesse versato quelle
lacrime che rimasero impresse nella mente della maga degli spiriti
stellari.
«Che
succede, Lucy?» Chiese improvvisamente lui,
dopo essersi voltato solo per un attimo per guardarla. La maga sorrise
alla sua domanda, stringendo con più impeto le braccia
avvolte al corpo dell'altro.
«Niente»
Rispose semplicemente, mentre tratteneva
le lacrime che volevano scendere di nuovo. «Solo..
grazie» Aggiunse in seguito, per poi dare libero svago a quel
pianto che aveva volutamente trattenuto. Natsu non reagì
alle parole della maga, lasciò semplicemente che tirasse
fuori tutta la tristezza e la rabbia che aveva tenuto dentro fino a
quel momento. Sapeva quanto forte poteva essere la sua amica, quando
voleva. Ma conosceva bene anche la sua debolezza, e Lucy aveva tentato
varie volte di sovrastarla col suo coraggio. Quel coraggio,
però, si presentava specialmente quando Natsu era accanto a
lei. Probabilmente, lui era il suo punto di forza.
Lucy
spalancò gli occhi - che aveva tenuto chiusi per tutto
il tempo - non appena un caldo contatto con le sue mani non la fece
distogliere dai suoi pensieri. Una mano di Natsu era poggiata su quelle
di lei, ancora allacciate al corpo dell'altro. Una lieve carezza col
pollice sul dorso di una delle sue mani fece rabbrividire Lucy. Le
lacrime cessarono improvvisamente di scendere e lei alzò lo
sguardo, guardando i capelli color ciliegio di Natsu sotto la luce
della luna. Il suo calore non aveva smesso di darle quella piccola
beatitudine, e le sue tenere carezze continuavano a farla sentire al
sicuro.
«Non
ti devi preoccupare» Pronunciò lui
all'improvviso, con voce ferma. «È tutto
finito» Quelle parole confortarono molto Lucy, specialmente
quando Natsu decise di voltarsi un po' col viso, così da
mostrarle il suo solito sorriso. I raggi della luna lo illuminavano
come se essa fosse concentrata solo ed unicamente su di lui. Lucy si
imbambolò a fissare quel volto sereno, pieno di tagli e
sporco a causa della battaglia finita da poco. Nonostante tutto,
nessuno dei due volle far cessare quel contatto pieno di calore. Natsu
continuava a tenere salda la sua mano, mentre Lucy non aveva intenzione
di sciogliere quell'abbraccio. Erano stati vicini dal perdersi: Natsu
aveva sentito quella sensazione. Aveva provato la sensazione di
perderla proprio davanti ai suoi occhi, e quasi non ci credeva - se ci
ripensava - di averla ancora accanto. Soprattutto dopo tutto quello che
era successo. Sebbene fosse una persona positiva e lo dimostrava
sempre, nessuno poteva cancellargli dalla testa l'immagine di una Lucy
morente. Aveva già versato le sue lacrime, aveva
già sfogato la sua rabbia e la sua frustrazione. Non aveva
nemmeno bisogno di un abbraccio di lei per essere sicuro che fosse
tutto passato, ma non era lo stesso per Lucy.
L'unica
cosa di cui lui aveva bisogno, almeno in quel momento, era che
lei sorridesse. Non voleva vedere un sorriso qualunque,
però: voleva vedere un sorriso che esprimesse gioia. Quella
stessa gioia che aveva visto sul suo volto la prima volta, quando si
unì a Fairy Tail e, per questo, sarebbe rimasto imbambolato
lì, con lei, fino a quando non avrebbe visto quella
felicità.
«Grazie
a te» Riprese a parlare, dopo un lungo
momento di silenzio. Lucy lo guardò di nuovo, notando che
aveva riportato lo sguardo altrove.
«Per
cosa?» Chiese lei, dopo un breve attimo. Natsu
non si voltò. Era come impassabile agli occhi di lei, ma le
sue labbra erano curvate in un sorriso che, la maga, non poteva vedere.
«Per
essere ancora qui» Il tono dolce che aveva
usato fece sembrare che quelle parole le avesse pronunciate con
facilità, ma non era così. Si era sforzato per
dirle, specialmente perché aveva paura di una possibile
reazione negativa da parte di lei. Anche perché aveva timore
che nella sua mente sarebbe riapparsa la Lucy del futuro, distesa per
terra e priva di vita. Ciò non successe e rimase sollevato.
«Natsu,
guardami» Pronunciò in seguito
lei, allentando la presa sul Dragon Slayer. Si voltò verso
di lei con semplicità, avendo più
libertà di movimento, e con gioia vide quel sorriso a cui
aveva pensato per tutto il tempo. Gli occhi di Lucy erano lucidi e la
luce della luna illuminava quelle salate lacrime che scendevano lungo
le sue sporche guance. Natsu decise di sorriderle a sua volta,
riscaldandole il cuore come solo lui sapeva fare.
"Grazie
davvero"
pensò Lucy, che si gettò nuovamente tra le
braccia dell'altro, bisognosa del suo amato calore.
Quel
futuro che avevano protetto rischiando quasi le loro vite, da
lì, non sembrava essere tanto cupo e freddo.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Molto
corto, lo
ammetto, ma
non penso ci fosse altro da aggiungere. Non sono totalmente soddisfatta
di come è venuto, però non è nemmeno
così male. Spero vi piaccia!
Titolo canzone usata: Tell me you love me dei Boy Epic.
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Capitolo 6 *** My escape ***
Gray
aveva dato le spalle a Juvia e si era incamminato per la sua
strada, lasciando la ragazza in balia dei sensi di colpa. In un certo
senso gli dispiaceva averla trattata in quel mondo, in fondo voleva
solo fargli un regalo per il loro presunto anniversario, di cui lui non
sapeva niente. Ma Gray non aveva né tempo né
voglia di passare quel giorno in compagnia di qualcuno: voleva starsene
da solo coi suoi pensieri. In quel giorno, per il mago, non c'era
niente da festeggiare. La sua maestra, Ur, era scomparsa anni fa
proprio quel giorno e niente poteva scalfire il dolore che
provava quando ci ripensava. Con le mani nelle tasche dei jeans,
camminava sulla neve che leggera continuava a cadere, regalando a Gray
un panorama ancora più triste. Nonostante il cielo fosse
sereno, con quel blu cupo, il suo colore gli metteva una certa angoscia
addosso. I fiocchi di neve che cadevano piano sul terreno e su di lui
lo facevano sentire un po' di più a suo agio, anche se gli
trasmettevano una certa malinconia. Essi cadevano insieme, uniti come
una famiglia. Lui aveva perso quella persona che poteva considerare
come una seconda madre, che gli aveva dato tutto quando non gli era
rimasto niente. Gli aveva insegnato quella magia che adesso sapeva
usare in modo perfetto, ma certamente non era al livello di Ur e lo
sapeva molto bene. Era certo di essere migliorato, e voleva tanto che
la sua maestra avesse visto i suoi miglioramenti anno dopo anno. Niente
lo avrebbe reso più contento di sapere che, da
lassù, lei era rimasta comunque al suo fianco e che faceva
il tifo per lui. Sorrise inconsciamente a quel pensiero, per poi
sospirare lievemente. Tirò fuori una mano da dentro la tasca
e la tese di fronte a sé, aspettando che la neve cadesse sul
suo palmo. Qualche fiocco si posò soave sulla sua
pelle, non regalandogli alcun brivido di freddo. Ormai la sua pelle era
come il ghiaccio, non aveva bisogno di qualcosa che lo tenesse al
caldo. Il suo pensiero ritornò a Juvia, che gli aveva fatto
quella sciarpa come regalo. Una delle sue scuse per consegnargliela era
per far sì che lui stesse al caldo grazie a quella stoffa,
ed una risata soffocata si fece sentire. Pensò che,
nonostante tutto, Juvia era comunque una ragazza ingenua. Adorabile ed
ingenua, alle volte. Riportò la mano dentro la tasca e
scosse il capo, per poi incamminarsi nuovamente verso una meta di cui
nemmeno lui sapeva la fine.
Fece
qualche chilometro, quando il senso di colpa si fece vivo nella
sua testa. Si voltò, cercò di vedere tutta la
strada che aveva fatto al punto dove aveva lasciato la maga dell'acqua.
In seguito, osservò il terreno ricoperto di neve e, sopra
esso, comparve un'immagine a lui ben conosciuta.
Ur
che legava una
sciarpa intorno al collo sia di Gray che di Lyon, non volendo che
prendessero freddo. A quel gesto il piccolo Gray la guardava frustrato,
anche se era riconoscente alla donna. Quest'ultima sorrise loro,
facendogli sentire quel calore che entrambi non sentivano da tanto
tempo dopo essersi trasferiti insieme a lei. La neve li circondava
costantemente, e solo il sorriso della loro maestra riusciva a portare
loro un po' di calore in quella vita gelida.
Gray
rialzò il capo e, dopo averci pensato a
lungo, cominciò a camminare dalla parte opposta. I suoi
piedi ripercorsero le orme che aveva lasciato, e vedendole si rese
conto che aveva camminato molto senza rendersene conto. Non sapeva
perché stesse tornando indietro, non aveva idea del
perché la sciarpa di Juvia gli fece pensare al gesto della
sua maestra Ur. Non sapeva nemmeno perché se lo ricordasse
così bene, e non capiva neanche perché il
pensiero di aver trattato così la maga lo stesse facendo
sentire in colpa. Non era la prima volta che la
trattava in quel modo, ma aveva la sensazione che quella volta, Juvia
ci fosse rimasta veramente male. A quel pensiero, Gray si
fermò per un paio di minuti. Aveva pensato bene alla
possibilità che la maga dell'acqua fosse rimasta spiazzata
dalla sua reazione, e questo lo portò a domandarsi: "perché
l'ho fatto?".
Non era sua intenzione trattarla così male, né
tanto meno ferirla, ma quello era un giorno particolare per lui. Non
aveva niente di cui essere felice, né tanto meno aveva
pensato che quello fosse il giorno del loro anniversario.
Il
mago scosse la testa e ricominciò a camminare, questa
volta con più fretta. In poco tempo arrivò al
punto dove aveva lasciato la maga, ricordandosi di aver fatto cadere la
sciarpa per terra. Non sapeva se Juvia l'avesse ripresa e portata via
con sé, ma doveva pur fare un tentativo. Si
inginocchiò sulla fredda neve e cominciò a
scavare, rendendo le sue dita completamente rosse a causa dello
sfregamento sul terreno bianco. Con sorpresa la trovò e la
tirò fuori, per poi agitarla un po' per far scendere
giù la neve rimasta sulla stoffa. La guardò con
attenzione e pensò sia ad Ur che a Juvia. Sorrise
dolcemente, per poi alzarsi e ignorare la neve rimasta attaccata ai
suoi pantaloni. La indossò con premura, arrossendo
lievemente. Se Juvia lo avesse visto compiere quel gesto, sicuramente
sarebbe impazzita dalla gioia. Quel pensiero lo fece sorridere
distrattamente e di nuovo, specialmente quando pensò al
sorriso della maga dell'acqua.
«Ah!
Com'è calda!» Esclamò il
mago, ancora sorridente. Si infilò le mani in tasca e si
incamminò di nuovo, questa volta verso casa sua.
Alzà lo sguardo e guardò il cielo
limpido, quel blu pulito che aveva smesso di regalargli quella
sensazione di solitudine. «A
trasmettermi calore non sei più tu, Ur»
Sussurrò in seguito, immaginandosi il volto sorridente di
Juvia.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Eccomi
qua, tornata con un altro capitolo di questa raccolta. Non sono
molto soddisfatta di come è venuto il testo, ma non sapevo
proprio come scriverlo. Avevo tante idee in mente, volevo anche
inserirci i pensieri di Juvia, ma quello penso lo farò nel
prossimo capitolo dedicato alla Gruvia.
Titolo
canzone usata: My escape dei Ravenscode. Questa è una
canzone che mi fa totalmente pensare a Juvia e Gray. Penso sia una
delle poche canzoni che descrive alla perfezione il loro rapporto,
quindi vi invito ad andarla ad ascoltare e di leggere anche il testo,
perché è veramente bello. Se avete
difficoltà con l'inglese basta che andate a cercare su
Youtube: lì c'è la traduzione!
Grazie
mille per aver letto e alla prossima!
|
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Capitolo 7 *** Never stop ***
"Una
principessa e il suo principe azzurro, una classica storia scritta
da molti scrittori. Colei che viene sempre salvata da quello di cui si
innamora a prima vista, il ragazzo affascinante che incanta il suo
cuore con un semplice sguardo. La bella principessa che capisce al volo
quello che prova e che desidera solamente stare al fianco del suo bel
salvatore, sposarlo e avere una numerosa famiglia. Essere incoronata
regina non le interessa: vuole solo essere amata da colui che l'ha
protetta e salvata dalle grinfie del solito nemico che appare nelle
fiabe. La mia storia è ben diversa da questa, dalle
classiche.
Non ho mai pensato all'amore, non ho mai voluto incontrare il mio
principe azzurro e avere il mio "e vissero per sempre felici e
contenti" con lui. Non ho un cavaliere da poter considerare un eroe. Io
non sono mai stata salvata da nessuno, sebbene sia una principessa e
sia stata in pericolo. Se mi sono innamorata? Sì, purtroppo.
Il
fardello dell'amore ha colpito anche me. Colui che mi ha catturata e
segregata nella sua umile dimora mi ha infuocato il cuore. Nonostante
fossimo nemici, non mi ha mai trattata come un verme né mi
ha
fatto del male. È stato gentile con me, mi ha trattata come
un
ospite. Chi avrebbe mai pensato che i draghi fossero creature
così magiche e per niente malvagie? Nonostante si sia
mostrato a
me con le sembianze da uomo, dopo poco mi ha rivelato la sua vera
identità. Mi ha mostrato il suo vero corpo, ma ormai era
troppo
tardi. Già mi ero innamorata, e non pensavo che anche
vedendo il
suo vero aspetto i miei sentimenti non sarebbero cambiati. Sono rimasti
intatti ed il mio cuore batte forte ogni qual volta che i nostri
sguardi si incrociano. Molte volte ritorna in forma umana per farmi una
visita e passare del tempo con me. Sono lieta di stare con lui. Grazie
alla sua compagnia non sento la mancanza di casa mia, che è
molto lontana da dove sono ora. Mio padre e mia madre saranno
sicuramente in pensiero per me, ma non sanno di quanto io sia felice in
realtà. Mi piacerebbe rivederli, ma non posso minimamente
pensare alla possibilità di allontanarmi da lui.
È colui
che mi ha fatto conoscere l'amore, probabilmente quello vero. Non posso
immaginare di dividermi da lui, non ora almeno. La sua gentilezza mi ha
rapita, come anche quel suo adorabile sorriso. Il suo carattere non ha
niente a che vedere col suo aspetto da drago sputa fuoco: è
tenero, dolce, garbato e premuroso. Non oserebbe mai fare del male a
qualcuno, a meno che non venga provocato. La sua personalità
mi
ha completamente stretta a lui e non posso far altro che aggrapparmi a
questo amore che, non importa quanto assurdo sia, non mi
prosciugherà mai.
«Vuoi
che ti porti fuori?» Mi chiede il drago, mostrandosi
nella mia camera. Lo guardo e solo adesso mi rendo conto di quanto il
suo aspetto umano possa essere bello. Molti principi lo invidierebbero
sicuramente se lo vedessero, ed io non posso far altro che ridacchiare
a quei pensieri.
«Se
ti dicessi sì, dove mi porteresti?» Chiedo
invece io, standomene seduta sulla poltrona in pelle. Lui mi guarda e
alza un sopracciglio, poi ghigna. E quel ghigno che mostra le sue
fossette mi fa arrossire terribilmente.
«Non
ho molti posti "mozza fiato" da farti vedere, mi dispiace»
Risponde lui. Quella risposta mi lascia di stucco.
«Oh,
ma io non intendevo questo. Volevo solo sapere da dove
comincerai a mostrarmi la tua casa» Spiego io, sorridendo.
Lui mi
sorride a sua volta, come se fosse intenerito. I suoi occhi di color
smeraldo mi osservano, ed io non posso far altro che volgere il mio
sguardo altrove a causa del disagio che le sue pupille mi provocano.
«Bene,
mia principessa. Se è questo ciò che
desideri, ti porterò al Nido dei Draghi, dove alloggiano i
miei
coetanei» La sua calda mano afferra la mia, costringendomi ad
alzarmi dalla poltrona. Non ho la forza di replicare in quanto il mio
cuore stia battendo forte a causa di quel contatto.
Non
appena usciamo fuori dalla fortezza di ferro, il suo aspetto cambia
totalmente. Al posto del magro umano, compare una bestia con squame
rosso sangue e artigli pungenti. Le sue possenti ali gli permettono di
librarsi in volo, ed io rimango estasiata a quella visione.
È
regale e raffinato nei movimenti, come se fosse nato solo per volare.
All'improvviso ritorna da me, permettendomi di salirgli in groppa. Con
la sua zampa anteriore mi permette di sedermi sul suo capo, ed io mi
accomodo molto volentieri.
Voliamo
per una decina di minuti ed il panorama che ho visto fino ad
ora non mi ha messo per niente a disagio. Ho visto draghi di ogni tipo
e di ogni età. Le piante qui sono talmente grandi da
permettere
ai draghi di camminarci sopra. Nonostante la luce del sole non
raggiunga molto questo strano posto, i fiori crescono rigogliosi ed i
loro colori danno un tocco di brio alla casa di queste bestie. Poco
dopo il mio compagno accosta ed atterra su quello che deve essere il
Nido dei Draghi. Sembra essere fatto di petali di margherita. Non
appena mi fa scendere, lui si ritrasforma, ridandomi la visione del suo
volto umano.
«Questa
è casa mia» Mi informa, mentre camminiamo al
centro del nido. Sopra di noi ci sono molti draghi che volano liberi,
ruggendo qualche parola e poggiandosi su varie piante libere.
«Accogliente»
Dico io, mentre continuo, incuriosita, a
guardarmi intorno. «Di cosa è fatto questo
"nido"?»
Chiedo dopo, guardando il drago che mi ha affiancato.
«Scaglie
di drago bianco» Risponde, lasciandomi perplessa. Guardo in
basso, sotto ai miei piedi.
«Strano,
vero?» Continua poi, riottenendo la mia
attenzione. «Le scaglie dei draghi bianchi sono diverse da
quelle
dei miei simili. Sono molto più resistenti e inoltre
ricrescono
se si staccano dalla pelle del drago. Per questo ne approfittiamo,
così il nostro habitat è più
resistente» Mi
spiega. A quella spiegazione rimango a bocca aperta, sorpresa da quella
informazione. I draghi sono creature spettacolari, non ho alcun dubbio.
Ci
sediamo al centro del grande nido
bianco, guardando gli altri draghi
svolazzare intorno a noi. Mi sento come se fossi a casa. L'atmosfera
non è la stessa di quando sono circondata dai miei cari, ma
riesco a percepire il legame che c'è in questo ambiente. Il
ragazzo-drago di fianco a me mi ha spiegato parecchie cose su di loro:
per esempio, tutti conoscono tutti. Sono amici e si considerano una
grande famiglia. Si aiutano tra di loro e si prendono cura della loro
casa, come se fosse una pianta da annaffiare. Non escono dal loro
habitat a meno che non sia strettamente necessario, ma raramente lo
fanno. Non si mostrano mai alla vista degli umani, preferiscono vivere
una vita tutta loro.
Il motivo per cui io sono qui mi è ancora
sconosciuto: il ragazzo-drago mi ha rapita davanti agli occhi di mio
padre mentre facevamo una passeggiata per fare quattro chiacchiare.
All'improvviso è arrivato lui, in forma umana, e senza il
minimo
sforzo mi ha strappata alla mia famiglia. Anche con questo aspetto la
sua forza non cambia, è veramente molto forte ed ha dei
poteri
curiosi. Nonostante tutto, non ho il coraggio di chiedergli
perché mi ha rapita. Ho paura di sapere il motivo, adesso
sento
solo il bisogno di restargli accanto.
«C'è
altro che vuoi
sapere?» Chiede improvvisamente lui. Mi giro di istinto verso
la
sua direzione e noto il suo sguardo perso nell'osservare i suoi simili.
Sembra così in pace qui insieme alla sua famiglia. A tali
pensieri sorrido e mi avvicino un po' di più a lui, in cerca
di
un qualsiasi tipo di contatto.
«So
già
abbastanza» Rispondo, mentre con attenzione appoggio il capo
sulla sua spalla. Lo faccio con cautela perché ho paura che
si
sposti, ma non appena avverte il mio peso su di lui, il massimo che fa
è voltarsi per pochi secondi. Sono veramente imbarazzata in
questo momento, ma non riesco a non aggrapparmi a lui ed a quello che
provo. Dopo ciò rimaniamo in silenzio per un tempo che pare
infinito. Non osa pronunciare alcuna parola ed io me ne resto beata,
ancorata a lui. Non ho idea se sia a conoscenza dei miei sentimenti
né tanto meno se prova lo stesso, ma in realtà
non mi
importa granché. Non sono esperta dell'amore, posso dire che
questa è la mia prima volta. Mi basta solo stargli accanto
per
essere felice.
«Se
vuoi tornare a casa tua,
dimmelo e ti accontenterò. Sei qui solo per
spregio»
Interrompe il silenzio il drago, scostando la sua spalla da sotto il
mio capo. Rischio di cadere ma fortunatamente prendo subito
l'equilibrio. Porto il mio sguardo sui suoi occhi smeraldo, che mi
osservano intensamente.
«Perché
mi dici
questo?» Chiedo io. Le sue parole mi hanno fatto venire degli
strani brividi lungo la schiena.
«Non
appartieni a questo
posto» Spiega lui, in poche parole. I suoi occhi continuano
ad
osservarmi ed io non riesco a distogliere lo sguardo. Mi sento come
ipnotizzata sotto quei due smeraldi. Sento il mio volto accaldato e il
cuore ha iniziato a battere molto più velocemente. Non
riesco a
replicare, a dire una semplice parola. Boccheggio a vuoto, nella
speranza che qualcosa esca dalla mia bocca. Il nulla totale. Una sua
mano si va a posare sulla mia guancia, ed io chiudo di istinto gli
occhi a quel contatto. La sua pelle è così calda
che
vorrei solamente stringermi a lui. Il suo pollice accarezza
sinuosamente la mia pelle, e sento il suo respiro più vicino
rispetto a prima. Il mio corpo è completamente accaldato a
causa
delle mille emozioni che sto provando. Mi dico più volte di
aprire gli occhi, ma non ci riesco. Il timore di ritrovarmi ancora
quegli occhi smeraldo davanti mi blocca completamente. All'improvviso
lo sento respirare sulle mie labbra, ed io rimango letteralmente di
stucco. Non mi muovo né cerco di respingerlo, e lui non
sembra
intenzionato ad allontanarsi. Le sue labbra sfiorano dolcemente le mie,
e mille brividi lungo la schiena e nella pancia mi costringono ad
aprire leggermente gli occhi. Quel poco che riesco a vedere mi
lascia senza alcun briciolo di forza, ed io mi arrendo all'evidenza di
essermi completamente abbandonata a lui."
Lucy
abbandonò la penna sulla scrivania, alzando le braccia e
stiracchiandosi. In seguito, prese il foglio su cui aveva scritto
quello che doveva
essere uno spunto per il nuovo libro e lo lesse attentamente. Da una
parte si sentiva soddisfatta, dall'altra no. In quelle righe che aveva
scritto c'era qualcosa che non la convinceva totalmente. Si era voluta
differenziare dalle solite storie di principi e principesse. Voleva
creare qualcosa di diverso e l'idea inizialmente le piacque, ma a
rileggere ciò che aveva scritto i dubbi la assalirono.
Sentiva che quella bozza nascondeva qualcosa di lei che aveva
trascritto senza volere. "Il drago e la principessa" le ricordavano
troppo lei e Natsu, e non poté fare a meno di sorridere.
Probabilmente si era ispirata involontariamente al rapporto che aveva
col Dragon Slayer. In questo momento, Natsu se ne stava appollaiato sul
letto di Lucy a giocare a carte con Happy. Si girò verso di
loro e li guardò, con ancora i fogli della bozza in mano. Il
rosato si accorse che la compagna aveva finalmente smesso di stare con
la schiena piegata sulla scrivania e la penna era posata sul legno. I
fogli in mano gli fecero capire che probabilmente era pronto per essere
letto.
«Lucy, hai
finito?» Le chiese allegro, ignorando le richieste di Happy
di continuare a giocare. La maga si risvegliò dai suoi
pensieri e annuì timida, posando poi le carte sulla
scrivania. «Me lo fai leggere?» Chiese in seguito
Natsu, sorridente. Quella richiesta sorprese Lucy e la fece
imbarazzare, dato che quella domanda non era solita da parte di lui.
«Ha ancora
bisogno di qualche correzione, non può essere letto al
momento» Cercò una scusa valida la bionda,
distogliendo lo sguardo da quello deluso del mago.
«Fammi un
riassunto allora» Le consigliò, avvicinandosi a
lei. Lucy si ritrovò a boccheggiare, volendo controbattere
la sua decisione. Natsu la pregò in tutti i modi, essendo
incuriosito. La maga pensava a quella storia da mesi e ne aveva parlato
varie volte con Levy per avere uno spunto su come poterla iniziare. Il
mago aveva sempre ascoltato le loro conversazioni a riguardo. Ne
parlavano sempre quando lui era impegnato a mangiare e sempre allo
stesso tavolo, quindi gli venne spontaneo sentire quello che dicevano.
Inizialmente si preoccupò anche, dato che Lucy aveva
dimostrato di essere quasi disperata perché non sapeva come
formare il testo. Non le poteva essere d'aiuto, non era un eccellente
scrittore e dunque non poteva di certo darle dei consigli. Aveva
però letto vari romanzi e storie scritte da lei - la maga
nemmeno lo sapeva - e alcune di esse gli erano piaciute, mentre altre
un po' meno.
«Va bene,
Natsu» Si arrese Lucy, sospirando in seguito. Natsu sorrise
vittorioso e si sedette a gambe incrociate per terra, di fronte a lei.
Le gote della maga si colorarono di rosso, essendo quella situazione
piuttosto imbarazzante per lei.
«Una
principessa viene rapita da un drago che però, all'inizio,
si finge umano per non spaventarla. La porta via con sé solo
per fare un dispetto al padre della figlia, che sarebbe il Re della
nazione più potente e che dà la caccia ai draghi.
La porta in una fortezza nell'habitat dei draghi per fare in modo che
non cerchi di scappare o di fare la furba. Resta là per un
anno e il drago resta per tutto quel tempo in forma umana, non
volendole rivelare ancora la sua vera identità.
Però nel corso di quell'anno, la principessa si innamora di
lui ed entra a contatto con l'amore per la prima volta. Si sente
spaesata e non sa come comportarsi. Vedendo quello strano
comportamento, il drago pensa che la ragazza cominci a sentire la
voglia di tornare a casa e allora le rivela la sua vera
identità prima che decida di andarsene. Nonostante veda il
suo vero aspetto, la principessa è ancora innamorata di lui
e questi sentimenti si intensificano ogni volta che scopre qualcosa di
nuovo sul drago» Prese una leggera pausa per vedere il volto
di Natsu. Fortunatamente non sembrava annoiato e la stava ascoltando
con interesse. «Tra i due si crea un bel rapporto di amicizia
e fiducia. Il drago le si è affezionato e farebbe qualsiasi
cosa per accontentarla, anche riportarla a casa. Ma ciò
significherebbe allontanarsi da l'unica persona di cui lei si sia mai
veramente innamorata, e l'idea di doverlo lasciare la distrugge. Per
questo motivo non gli ha mai detto di riportarla dalla sua famiglia:
non vuole abbandonare colui che, per la prima volta, l'ha fatta sentire
protetta e amata per quello che è. Alla fine però
saranno costretti a dividersi e lei non troverà mai il
coraggio di rivelargli quello che prova per lui. Lei tornerà
dalla sua famiglia e tutti gli anni vissuti col suo amato drago saranno
solo dei ricordi lontani, ma ne farà tesoro»
Concluse poi di raccontare, strofinandosi nervosamente i palmi delle
mani tra loro. La maga riportò lo sguardo su Natsu e, la sua
espressione contrariata, la fece rimanere un po' male.
«Vuoi dire
che finisce così? Ma non è un lieto
fine!» Sbraitò il mago, rialzandosi in
piedi. «Come può tornarsene a casa in
questo modo?» Continuò poi. Lucy sorrise alle sue
esclamazioni.
«Non volevo
scrivere la classica storia del "e vissero per sempre felici e
contenti". Volevo qualcosa di nuovo» Cercò di
spiegarsi di lei.
«E il drago?
Non era innamorato di lei?» Chiese poi il mago, scrutando la
ragazza. Lucy si sorprese del suo interessamento: di solito le storie
d'amore non erano per niente il suo genere e detestava anche solo
sentirne parlare. Quella volta si interessò fin troppo e la
bionda si sentiva quasi alle strette.
«Non lo
so» Rispose lei, ricevendo solo un'occhiata ancora
più contrariata da parte dell'altro. «Voglio
dire... probabilmente si era affezionato molto a lei, ma non credo
avesse sviluppato gli stessi sentimenti della principessa. Da parte sua
penso ci fosse solo attrazione» Spiegò ancora,
sospirando quando Natsu tornò con l'espressione rilassata.
«Fossi in te
cambierei il finale» Disse Natsu, che tornò a
sedersi sul letto insieme ad Happy. Lucy lo guardò confusa.
«Non tutti possono avere il loro lieto fine ed il "e vissero
per sempre felici e contenti", quindi perché non darglielo
con una semplice storia? Si potrebbero rifugiare tra queste righe dalla
realtà e vivere nel mondo che hai inventato fino a quando
non smettono di leggere. Una seconda vita più allegra la
vorrebbero tutti, no?» Spiegò Natsu, tornando
infine a giocare a carte con la "mascotte" della loro gilda. La maga
rimase a fissarlo per lungo tempo, con un sorriso spaesato dipinto sul
volto. Per la prima volta avevano discusso di una sua storia con
discorsi maturi e non da bambini, come di solito si comportava l'amico.
A quanto pare aveva messo da parte il suo lato infantile ed aveva
svegliato "l'adulto" dentro di lui, anche se quella parte si era subito
rintanata dato che Natsu stava bisticciando con Happy per via del gioco
con le carte. Lo osservò e nel suo personaggio aveva deciso
di inserire delle note di Natsu, mentre nella principessa un po' di
sé stessa. Quei pensieri la imbarazzarono, ma aveva deciso
di seguire alla lettera i consigli del Dragon Slayer.
Ritornò con la schiena inarcata sulla scrivania e la penna
in mano, con un nuovo foglio totalmente bianco sotto la punta di essa.
"Scriverò
il nostro lieto fine, Natsu" Pensò Lucy
mentre, determinata e con un sorriso beato, ricominciò a
scrivere. Avrebbe scritto il "e vissero per sempre felici e contenti"
che desiderava da quando era piccola.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve a tutti i
lettori!
Eccomi tornata con
l'aggiornamento di questa raccolta. Per la prima volta non è
un missing moment. Sinceramente la storia del drago e della
principessa mi è piaciuta, e quasi mi è
dispiaciuto usarla per questa one shot anziché utilizzarla
per una storia a parte. Ma comunque, ammetto che per voi Natsu non
sarà pienamente IC, ma non è solo un bambinone.
Varie volte ci ha mostrato di avere un cervello e di saperlo
utilizzare.
È cresciuto ed anche lui sa essere serio qualche volta,
quindi ho voluto sfruttare questa parte più matura di lui
che a volte tiene nascosta.
Grazie mille per aver
letto e alla prossima!
Titolo canzone usata: "Never stop" dei Safetysuit.
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Capitolo 8 *** Waking up ***
Quello
che
per lei sarebbe dovuto essere un giorno felice,
improvvisamente divenne quello peggiore. Aveva sgobbato tutta la
mattina per trovare o, meglio dire, creare il regalo giusto per Gray.
Ci aveva messo impegno e fatica, aveva fatto il giro di tutto Fairy
Hills per chiedere vari consigli alle sue compagne. Era anche andata in
gilda per chiedere pareri ad altre persone, aveva fatto avanti e
indietro per le strade di Magnolia più volte. Infine fece
una
sciarpa per il suo amato; un lavoro che le si addiceva perfettamente.
Lavorava a mano sin da piccola, quindi per lei non era stato per niente
un lavoraccio doverla fare. A dirla tutta, si divertì pure a
rimettersi a lavoro con ago e filo dopo tanto tempo.
Aveva girato per le strade di Magnolia sotto il freddo
nella speranza
di trovare Gray. Aveva incontrato per caso Lyon, che la
informò
che in casa del corvino non c'era traccia di lui. Svoltò la
via
più e più volte, tornando anche alla gilda per
vedere la
sua figura. Non lo vide, quindi tornò fuori e
ricominciò
il giro per le strade. L'aria si era fatta anche più fredda.
Lo
trovò per caso, dopo aver svoltato un angolo e gli si
buttò addosso. La felicità di vederlo in quel
momento era
veramente incredibile, come una scarica di adrenalina, e
sfortunatamente non
riuscì a notare che qualcosa non andava in Gray. La sua
ingenuità la portò ad insistere nella consegna
del
regalo, e lui sembrò piuttosto infastidito dall'insistenza
della
maga.
Poco dopo, la felicità che aveva provato fino a
quel
momento, svanì nel nulla.
«Io sono un mago del ghiaccio, il
freddo non mi ha mai dato fastidio» Quelle parole furono pungenti.
Si
sentì stupida ed ingenua quando le pronunciò, e
non
poté che sentirsi imbarazzata, ma non demorse.
Cercò di
convincerlo, anche se era titubante.
«Oggi... è il nostro
anniversario» Disse la maga dell'acqua, dopo
essersi inginocchiata a
terra dallo sconforto e la testa abbassata. Non vide il volto sorpreso
dell'altro, in quanto lui le dava le spalle e lei aveva lo sguardo
basso. «Non devi per forza indossarla.
Ma almeno, per ricordarti
l'occasione..»
Continuò
la maga,
speranzosa.
«Occasione?» Chiese Gray, voltandosi
verso l'amica. Quest'ultima alzò improvvisamente il capo da
terra, notando con grande gioia l'interessamento dell'altro.
«Esatto! È
l'anniversario del
primo giorno in cui ci siamo incontrati: 413 giorni fa!» Spiegò
euforica Juvia, con le guance arrossate dopo essersi ricordata del loro
incontro avvenuto tempo fa.
«Non ho mai sentito parlare di un
anniversario del genere» Replicò il mago,
tornando a dare le
spalle alla maga che era ancora inginocchiata, con aria sognante.
«La data non ha molta importanza.
Se
è un giorno felice, vale la pena festeggiare» Specificò
la ragazza, mostrando il suo solito e dolce sorriso.
«Mi dispiace. Forse la prossima
volta» E detto ciò, Gray si
incamminò, lasciando la
sciarpa per terra e una Juvia che da sorridente, passò a
perplessa ed abbattuta. Lo vide allontanarsi, dandole le spalle e
senza voltarsi. Le venne un nodo alla gola e non ebbe nemmeno il
coraggio di richiamarlo.
La neve aveva cominciato
a cadere
sottile, mentre lei continuava incredula a guardare la figura
dell'altro allonatanarsi, facendosi sempre meno visibile ai suoi occhi.
«Oggi è l'anniversario
in cui
la sua insegnante, Ur, è morta» Le spiegò Lyon dopo
averla raggiunta. «Dovresti lasciarlo solo» E quelle parole
rieccheggiarono nella mente di Juvia per tutto il tempo, fino a quando
anche Lyon, sotto la neve che cadeva, non scomparve dalla sua vista.
Continuava a darsi dell'egoista e dell'ingenua. Aveva
passato tutto il
giorno a pensare solo a sé stessa e non a Gray, che stava
vivendo un brutto momento. Aveva osato dirgli che quello era un giorno
felice e che dovevano festeggiarlo, non rendendosi conto che quelle
parole lo avevano solamente ferito. Si sentiva in colpa,
abbattuta. La
conversazione con Erza riuscì a darle un po' di conforto,
anche
se non del tutto. Sebbene si fosse sfogata tra le sue braccia, il suo
stato d'animo non era migliorato. Ringraziava di cuore la scarlatta per
averle dato una spalla su cui piangere, ma non le era servito a molto.
Ormai quello che aveva fatto non lo poteva cambiare. Senza volerlo
aveva ferito colui che amava. Si era promessa di non lasciarlo mai solo
e di evitare che stesse male, ma che poteva fare se la causa iniziale
del suo dolore era per colpa sua? Quei pensieri la attanagliavano,
mentre camminava ancora per le strade ormai coperte dalla neve di
Magnolia. Le lacrime non avevano intenzione di smettere di scendere ed
i sensi di colpa non volevano prendersi nemmeno una piccola pausa. Si
fermò un attimo, con le mani unite contro il petto.
Alzò
il capo e portò lo sguardo sul cielo blu scuro, da dove la
neve
cadeva e si posava beatamente sul terreno e sui tetti della
città.
«Mi dispiace, Gray-sama..»
Sussurrò, mentre guardava con
sconforto la distesa scura sopra di lei. Sospirò, affranta,
per
poi rimettersi a camminare e riportare lo sguardo di fronte a
sé. Aveva deciso di tornare al Fairy Hills e stare un po'
per
conto suo, nella sua camera. Prima di ciò, aveva pensato un
paio
di volte di andare a cercare nuovamente Gray per dirgli quanto le
dispiaceva, ma le parole di Lyon le ritornavano alla mente quando osava
solamente pensare "voglio
vedere Gray-sama".
Raggiunse a malincuore l'edificio e, prima di aprire la
porta e di
entrare, si assicurò di asciugarsi il viso umido a causa
delle
lacrime. Non voleva che le sue compagne si preoccupassero per lei e se
la prendessero con Gray. Non appena entrata, sentì il freddo
scivolare via dal suo corpo e il piacevole calduccio del Fairy Hills
riscaldarla. Si sentì un po' sollevata, ma non volendo
incontrare le altre, decise di sbrigarsi ad andare in camera sua.
Riuscì nel suo intento e, infine, entrò nella
stanza. Si
chiuse la porta alle spalle e, in seguito, si abbandonò ai
pensieri che l'avevano accompagnata fino a casa. Si lasciò
cadere a terra, con la schiena contro la porta. Si portò le
ginocchia al petto e sopra esse ci poggiò il viso, per poi
abbracciarle con le braccia. Si lasciò andare ad un pianto
silenzioso, trattenendo i singhiozzi. Continuò a darsi della
sciocca per aver creduto che sarebbe andato tutto liscio come l'olio,
oppure che Gray sarebbe stato contento di ricevere un regalo talmente
patetico da lei.
Ma in cuor suo, sapeva che il mago non se l'era presa
così
tanto
come Juvia pensava. Ci rimuginava sopra per darsi un po' di tregua, e
infatti ci
riuscì. Nonostante il forte senso di colpa fosse rimasto,
non
voleva continuare a dimostrarsi debole. Anche Erza lo aveva detto: lei
era sempre ottimista. Non si lasciava mai abbattere, soprattutto quando
si trattava di lui.
Con aria determinata, sollevò il capo
dalle
ginocchia e si asciugò il viso dalle lacrime. Si
alzò da
terra e si diresse verso uno dei suoi pupazzi di Gray, sopra il letto.
Lo prese tra le mani e lo guardò seria.
«Gray-sama sa che Juvia
non lo ha
fatto apposta»
Disse, per poi
sorridere con rammarico. «Juvia
è sicura che..»
Si
interruppe,
portando il peluche al proprio petto. Lo strinse a sé in un
abbraccio, cercando di essere ottimista.
«..è sicura che
Gray-sama
sia a conoscenza dei suoi sentimenti.
Sa che Juvia voleva solo essere gentile con lui»
Disse la maga,
sorridente. «In
fondo
è il nostro anniversario!»
Aggiunse in
seguito, sollevando il peluche. Lo guardò nuovamente e dopo
arrossì, per poi portarselo vicino al viso. Gli
regalò un
piccolo bacio sulla stoffa, convinta delle sue parole.
«Juvia penserà
domani a
come farsi perdonare»
Sussurrò
poi, portando lo sguardo fuori dalla finestra della sua camera. La neve
ancora cadeva ed ogni fiocco che vedeva le ricordava il mago. "Juvia sa
che Gray-sama non è un pezzo di ghiaccio"
Pensò
infine, sorridendo verso il paesaggio là fuori.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Eccomi
col capitolo della Gruvia. Se devo essere sincera non sono molto
soddisfatta di come è venuto, però... non avevo
altre idee in mente. Tuttavia non è venuto malissimo, quindi
posso arrangiarmi anche così!
Titolo
canzone usata: Waking up di PVRIS.
Alla
prossima!
|
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Capitolo 9 *** Locked away ***
Quel
pomeriggio a Fairy Tail si respirava un'aria allegra. I suoi
maghi avevano deciso che sarebbero rimasti tutti insieme alla gilda per
festeggiare. Era passata già una settimana da quando avevano
vinto i giochi olimpici ed erano giorni che non facevano altro che
organizzare feste tra di loro. Il divertimento non mancava di certo,
anche se c'era qualcuno che, nonostante amasse i festeggiamenti, non ne
poteva più dopo una settimana intera. Bevevano e mangiavano
in
quantità e non sembravano essere ancora sazi. La voglia di
andare a compiere qualche incarico non attirava quasi nessuno, ma
sapevano che prima o poi avrebbero dovuto darsi un contegno e
ricominciare a lavorare. Tra queste persone stanche c'era Lucy che, in
quel momento, se ne stava seduta su una sedia davanti al bancone dove
dietro c'era Mirajane, a servire da bere e mangiare a chi chiedeva.
Aveva i gomiti poggiati sul legno e il mento su entrambe le mani. Dalla
sua bocca uscivano vari sospiri di noia e voglia di fare
qualcos'altro di diverso oltre a festeggiare. Anche lei era contenta
della loro vittoria ed era fiera di Fairy Tail, ma non ne poteva
più dei festeggiamenti. Mirajane le teneva compagnia e si
mettevano a chiacchierare non appena l'albina aveva un momento libero.
«Come
riesci ad essere ancora così piena di
energie?» Chiese Lucy alla maga dietro il bancone, dopo aver
liberato un altro sospiro. L'altra si voltò verso di lei con
un
bicchiere ed un panno in mano, intenta a pulirlo. Le sorrise, per poi
avvicinarsi a lei.
«Prova
a divertirti, vedrai che anche tu ritornerai in
piene forze» Rispose Mirajane, porgendole un bicchiere
d'acqua
che aveva riempito in un secondo momento.
«Quello
di cui ho bisogno è un incarico!»
Affermò Lucy, accasciandosi completamente sul bancone.
L'amica
sorrise, comprensiva, e le poggiò una mano tra i capelli
biondi.
Le diede qualche pacca di incoraggiamento.
«Se
lo chiedi a Natsu sono sicura che sarà disposto
ad accompagnarti» A quelle parole, la maga degli spiriti
stellari
alzò il capo e lo scosse. Sapeva già che il
rosato era
troppo impegnato ad abbuffarsi insieme a Gray ed agli altri, quindi non
valeva la pena perdere tempo. Mirajane rimase sconcertata dalla
negatività dell'altra, ma un po' se la aspettava. Conosceva
bene
Natsu e portarlo via da una festa era davvero difficile, soprattutto se
c'era molto cibo a tenergli compagnia.
«Mi
toccherà andarci da sola» Si arrese
all'evidenza Lucy, prendendo in seguito il bicchiere dell'acqua porto
dall'amica. Bevve solo un sorso per dissetarsi. La Strauss sorrise nel
vedere l'espressione dispiaciuta dell'altra.
«Come
mai ti dispiace così tanto?» Chiese poi.
A quella domanda, la bionda piegò la testa di lato.
«Voglio dire.. ti dispiace perché devi portare a
termine
un incarico da sola, o perché non avrai la compagnia di
Natsu?» Aggiunse, facendo capire a Lucy dove volesse arrivare
con
quella domanda. Alzò subito le mani e le scosse
immediatamente,
in segno di negazione.
«Cosa
vai a pensare, Mira? Devo pagare l'affitto, non mi
interessa se lui viene o no con me!» Pronunciò,
con le
gote leggermente arrossate. Balbettò le ultime parole
pronunciate, e Mirajane capì di aver azzeccato in pieno cosa
preoccupava l'amica.
«Con
me puoi anche essere sincera» Lucy rimase
interdetta per qualche minuto dopo quella frase, poi abbassò
il
capo e lo portò alle proprie gambe, coperte da una gonna blu.
«La
compagnia di Natsu mi fa piacere, certo, ma alle volte
è troppo invadente» Si affrettò a dire
la bionda.
«Inoltre quando andiamo a compiere un incarico fa sempre
qualche
casino» Disse timidamente, tocchettandosi la stoffa della
gonna
con fare nervoso.
«Allora
perché vuoi sempre andare con lui? Lo sai
che è un combina guai» Mirajane sorrise nel dire
quelle
parole, soprattutto perché la reazione dell'altra la fece
sorridere. Le andò di traverso il sorso d'acqua che si era
nuovamente messa a bere, per poi tossire rumorosamente. La Strauss
aspettava con ansia una sua risposta, ma non arrivò. Lucy
continuava a guardarsi freneticamente attorno, come se cercasse
qualcuno che la portasse via da quella conversazione. Ma purtroppo per
lei, il suo sguardo andò a posarsi proprio sulla causa di
quel
disagio. Vide Natsu che, come suo solito, stava litigando con Gray.
Probabilmente si stavano facendo i soliti dispetti per darsi noia a
vicenda, ma nonostante la discussione riusciva a intravedere sempre un
piccolo sorriso sul suo volto. Il mago non perdeva mai l'occasione per
divertirsi, nemmeno durante un litigio o un combattimento. Tirava
sempre fuori quelle labbra curvate, come se ogni occorrenza fosse buona
per sorridere. A quei pensieri non riuscì a non trattenere
un sorriso e ad
imbambolarsi ancora di più nell'osservare le sue gesta. Lo
trovava speciale anche quando si abbuffava. Sin da quando lo aveva
conosciuto, aveva pensato che fosse diverso dalle altre persone. Aveva
notato in lui un particolare che in nessuno aveva visto: la
felicità nel vivere. Nessuno mostrava quella voglia di
portare
avanti la propria vita come faceva lui e, tutti i giorni, cercava di
darle un senso. Con quel sorriso pieno di significato portava avanti la
sua esistenza, ed anche i suoi gesti ne erano la prova. Non smetteva
mai di combattere per i suoi ideali, per sé stesso e per la
sua
famiglia. Ogni giorno cercava di proteggere tutti questi dettagli che,
col passare degli anni, erano diventati la sua fonte di vita. E Lucy ne
faceva parte.
Poco
dopo, la maga si voltò e tornò a guardare
Mirajane che continuava ad aspettare una sua risposta, anche se
indaffarata a pulire piatti e bicchieri.
«Probabilmente
perché voglio stare con lui»
Affermò dopo un po', sorridendo timidamente. La Strauss la
guardò, stupita nell'udire quelle parole. «Natsu
vede
sempre il buono nelle persone. Riesce a vedere i lati postivi
di
ciascuno, non giudica mai nessuno dall'apparenza. Ho sempre pensato che
fosse semplicemente un ragazzo allegro e positivo, ma non è
questo che lo
distingue dagli altri. È semplicemente lui» Disse
nervosamente, con un po' di confusione. Voleva riordinare i pensieri
nella testa, dato che quelle parole appena pronunciate l'avevano
incasinata.
«Cos'è
che ti frena?» Domandò Mirajane,
abbandonando per un attimo il suo lavoro per dedicarsi interamente alla
compagna. Quest'ultima la guardò con un po' di imbarazzo,
cercando di non essere banale.
«Se
vedesse i miei difetti...» Cominciò,
abbassando nuovamente il capo. «..cambierebbe
qualcosa?»
Concluse. L'altra maga rifletté a pieno sui dubbi
dell'amica.
Aveva deciso che l'avrebbe aiutata a superare queste sue paure.
«Natsu
non è stupido, riesce a vedere anche i
difetti delle persone. Se non giudica dall'apparenza, perché
dovrebbe farlo nel vedere i difetti di qualcuno? Siamo umani,
è
normale che li abbiamo! Anche lui li ha, e li hai evidenziati poco
fa» Cercò di tirarla su di morale. Prese una mano
di Lucy
e la strinse con delicatezza nella propria, per poi sorriderle e
incoraggiarla a guardarla in viso. «Lui ti accetta per quella
che
sei, quindi non devi avere paura di te stessa» Disse in fine,
ancora sorridente. La bionda non poté ignorare quelle
parole,
che le rimasero impresse nella mente.
Mirajane,
nel mentre, tornò al proprio lavoro. Lucy
invece, tornò a guardare dietro di lei e non vide
più
Natsu seduto al tavolo insieme a Gray. Il suo posto era stato occupato
da Juvia, che si era già messa all'opera per convincere il
mago
del ghiaccio a passare del tempo con lei. Sorrise per pochi secondi,
per poi volgere lo sguardo altrove per cercare di vedere la figura di
Natsu. Ci rimase un po' male nel non vederlo più, ma con
sorpresa se lo ritrovò accanto non appena si
voltò verso
la sedia, prima vuota, alla sua destra. In un primo momento si
spaventò, ma in seguito rimase sollevata nel sapere che non
se
ne era andato.
«Andiamo
a svolgere qualche incarico, Lucy?» Le
chiese sorridente. «Se non sbaglio devi pagare
l'affitto»
Aggiunse in seguito. La maga annuì timidamente: parlare con
lui
era un po' difficile, soprattutto dopo la conversazione avuta con
Mirajane.
«Ne
ho già scelto uno, quindi andiamo!» La
informò Natsu, alzandosi subito dalla sedia. Si diresse
verso la
porta della gilda, seguito a ruota da Happy. Lucy aveva già
paura che il mago avesse preso un incarico troppo impegnativo, ma non
perse tempo e si alzò dalla sedia per seguirlo fuori. La
Strauss
li guardò uscire da Fairy Tail e sorrise contenta, anche se
sapeva che la bionda non avrebbe rivelato i suoi sentimenti a Natsu
così facilmente.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Eccomi
tornata con questa raccolta. Ed ecco il capitolo Nalu! Ci
ho messo molto tempo per trovare un'idea, soprattutto perché
la
canzone non mi dava alcuno spunto. Per questo mi sono voluta
concentrare su una semplice frase della canzone - la trovate
nell'introduzione della storia - e non sul testo in generale o sul
titolo.
Non
sono una Nalu fan a tutti gli effetti, ancora non mi
convincono molto loro due insieme dato che in Natsu non sono riuscita a
scorgere nessun interesse sentimentale. Però penso che
insieme
siano adorabili. A vederli, alle volte, me li immagino come due novelli
sposi! Comunque, quello che volevo dire è che non sempre
riesco
ad azzeccare i sentimenti di entrambi, soprattutto perché
non li
ho ancora capiti. Forse quelli di Lucy un po', ma Natsu per niente. In
questo capitolo ho cercato di esprimere quello che secondo
me lei prova
per lui.
Dopo
questa breve spiegazione, vi ringrazio per aver letto e spero vi sia
piaciuto.
Titolo
canzone usata: "Locked away" di R. City.
Alla
prossima!
|
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Capitolo 10 *** Hope in front of me ***
Era
tutto finito.
Sdraiata
sul tetto bagnato e lavata dalla pioggia, inerme sotto le sue gocce
fredde. I vestiti fradici e la pelle sporca e ferita le fece capire che
aveva perso lo scontro. Guardava con amarezza le nuvole grigie che
piano si muovevano sopra il cielo, facendole ripercorrere in un istante
tutta la sua vita. Possibile che quelle nuvole e quella pioggia fossero
diventate, ormai, un tutt'uno con il suo passato? Perché
ogni volta che guardava il cielo doveva ricordarsi di tutte le cose
brutte che la vita le aveva donato? Cosa c'era di sbagliato in lei, da
doversi sentire così sola e abbandonata?
Un'infanzia
passata in solitudine, senza nessuno che volesse passare del tempo con
lei. Ogni volta, quando era bambina e doveva andare a scuola, si alzava
e usciva dalla sua casa con un peso enorme sul petto. Oltrepassava la
porta della sua abituazione e fuori trovava la sua amata pioggia ad
aspettarla, così che la accompagnasse ovunque andasse. Alle
volte la trovava di conforto e non la faceva sentire sola, ma quando
cercava di chiacchierare coi suoi compagni di classe era sempre un
continuo rifiuto. In certe occasioni, durante la ricreazione, si
nascondeva dietro la porta della classe per cercare di ascoltare le
conversazioni degli altri bambini e sapere se avesse qualcosa in comune
con loro. Voleva sapere se leggessero le stesse cose, se giocavano con
gli stessi giocattoli che aveva lei e se amassero l'estate o l'inverno.
Casualmente, finivano quasi sempre col parlare di lei, ma solo per
poco. In ogni conversazione udiva "lasciamola da sola, è deprimente" e quelle
parole la ferivano. Cercava sempre di essere forte e di non piangere,
ma si ricordava perfettamente di quando non riuscì a
trattenere la sua tristezza e allora scappò nel bagno
femminile, chiudendosi al suo interno. Ricordava che quel giorno aveva
dato il via ad una infinità di lacrime, ed esse continuarono
a scendere come faceva la pioggia che vedeva fuori dalla finestra. I
professori la cercarono ma senza alcun risultato; alla fine delle
lezioni uscì dal bagno e se ne andò prima di
tutti, così da non farsi vedere. Si ricordava bene di
quanto, quel giorno, aveva avuto paura di essere derisa dagli altri
bambini. Era scomparsa per un'intera giornata di lezione come un
fantasma e non aveva dato sue notizie a nessuno. Sapeva che avrebbero
sicuramente detto "sarà andata a portare
la pioggia a qualcun
altro; meglio per noi". Da quel giorno in poi, cominciò a
saltare la scuola quasi tutti i giorni. Raramente usciva di casa: non
aveva voglia di vedere la pioggia continuare a cadere. Teneva sempre le
tende chiuse e cercava di non ascoltare il suono che facevano le gocce
d'acqua quando colpivano la sua finestra. A volte si metteva a
canticchiare, altre a piangere per la sensazione di solitudine che
quella situazione le creava. Passava quasi tutto il tempo a fare le
bambole Teru Teru Bozu, fabbricate con della stoffa bianca. Esse
venivano considerate degli amuleti per allontanare la pioggia e
richiamare il bel tempo. Ne aveva tantissime nella sua piccola
cameretta: le aveva appese ovunque, addirittura all'armadio e alla
porta di camera sua. Anche sopra lo specchio e sopra il letto, pure
sulla finestra. Alle volte se le attaccava anche ai vestiti quando
doveva uscire, nella speranza che la pioggia la lasciasse in pace. Ma
ogni tentativo era vano: sembrava che niente avrebbe fermato il mal
tempo che la perseguitava. Anche da bambina si faceva sempre la stessa
domanda "Juvia
vedrà mai il sole?". Non
aveva mai avuto la sensazione di calore dei suoi raggi addosso,
né aveva mai visto il colore di quest'ultimo. Alcune volte
provava anche a minacciare la pioggia con una filastrocca che
canticchiava spesso quando si metteva a lavorare a mano per fare le
bambole e, la parte che scandiva di più di quella cantilena
era: "Teru Teru Bozu, Teru Bozu, portami il sole domani; se
sarà nuvoloso ti staccherò la testa". Neanche
quella piccola minaccia sembrava funzionare e ciò la mandava
su di giri quando era bambina. Crescendo ci fece l'abitudine e smise di
creare quelle bambole, anche se conservava quelle fabbricate
da piccola come se fossero dei tesori preziosi. In ogni suo abito ce
n'era una attaccata alla minima scollatura e, raramente, recitava
quella filastrocca.
Riuscì
anche a trovarsi un ragazzo che sembrava volerle bene, ma anche lui la
abbandonò. Sempre per lo stesso motivo: "sei deprimente
con
questa
continua pioggia". A causa
di quella rottura, Juvia origliava sempre le conversazioni altrui
quando trovava l'occasione per farlo. Voleva sapere se qualcuno si
trovasse a suo agio sotto quella pioggia e se quindi poteva rimanere
nelle vicinanze senza problemi ma, ogni volta che sentiva qualcuno
argomentare ciò, finiva sempre col dire che quel mal tempo
era una seccatura. Era
così che lei si era sentita per anni: deprimente, sola,
abbandonata ed una seccatura. Non l'avevano mai accettata per quella
che era, eccezione fatta per Phantom Lord che l'aveva accolta a braccia
aperte. Anche alcuni suoi colleghi trovavano quella pioggia noiosa, ma
non osavano mai parlarne davanti a lei per rispetto, essendo tra i
maghi più forti in quella gilda. Ma in fondo, la maga sapeva
cosa pensassero gli altri di lei e della sua pioggia. Solo Gajeel
l'aveva accettata per quella che era veramente e, alle volte, scherzava
anche su quel continuo diluvio. Trovava ottima la sua compagnia ed era
stato il suo primo amico: per questo lo considerava come un fratello e
sentiva che avrebbe fatto di tutto pur di ringraziarlo della sua
presenza.
Ma
quel giorno, non appena perse la sua battaglia contro un mago di Fairy
Tail, qualcosa cambiò. Il suo rivale decise di salvarle la
vita non solo da una morte certa, ma anche dalla vecchia sé
stessa. Quella Juvia che portava la pioggia ovunque andasse scomparve
grazie alle sue parole, a quel sorriso che le fece ricordare tanto il
sole, anche se non l'aveva mai visto.
«Juvia
non ha mai visto il cielo limpido» Disse la maga, ancora
distesa sul terreno bagnato. Il corvino di fianco a lei si
voltò a quella esclamazione quasi sussurrata, e rimase
sorpreso nel scoprire ciò.
«Bello,
vero? Il cielo azzurro è magnifico» Aggiunse il
ragazzo, tornando poi ad osservare le poche nuvole grigie rimaste,
dissolversi come il nulla. A quella domanda, le lacrime di Juvia si
fecero più frequenti.
«Sì..
è davvero bellissimo» Rispose la maga, ancora
commossa.
Solo
in seguito capì che, molto probabilmente, la solitudine se
n'era finalmente andata. Non aveva più paura di essere
abbandonata, non si sentiva una seccatura né tanto meno
sola. Il suo passato era stato cancellato da quella stessa pioggia che
l'aveva accompagnata per anni e che era stata la sua unica amica per
tutta la vita. Adesso aveva una famiglia con cui poter essere
pienamente sé stessa, degli amici che la accettavano per
quella che era e che passavano volentieri del tempo con lei. Ma cosa
più importante, aveva finalmente incontrato colui che, sin
dal loro primo incontro, l'aveva fatta innamorare e sentire accettata.
Probabilmente non si era mai resa conto che, dietro tutte quelle nuvole
grigie, c'era il sole che aveva tanto aspettato: Gray Fullbuster aveva
fatto scomparire quella pioggia tanto indesiderata. Le Teru Teru Bozu
non erano più indispensabili per lei, in quanto il suo
amuleto contro il brutto tempo era
sempre al suo fianco.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Eccomi
col capitolo Gruvia. Con questa canzone potevo scrivere
un'infinità di cose e, infatti, prima di ciò
avevo tutt'altra idea in mente. Ma poi una frase della canzone mi ha
fatto ripensare subito al loro primo incontro ed a quando Juvia ha
visto finalmente la luce del sole. Ammetto che potevo scriverlo meglio,
però - non so perché - non mi venivano in mente
le parole per scrivere il capitolo. Probabilmente perché il
loro primo incontro è stato scritto innumerevoli volte e la
paura di essere ripetitiva è grande, ma diciamo che ci ho
provato, dai!
Titolo
canzone usata: "Hope in front of me" di Danny Gokey.
Alla
prossima!
Ps.
> se vi interessa, la filastrocca non è inventata, ma
è vera (ve la scrivo qua sotto se siete curiosi di leggerla
completa). La cantano spesso i bambini giapponesi.
"Teru
Teru Bozu, Teru Bozu,
portami il sole domani
Se il cielo sarà sereno come lo sogno
ti regalerò un campanello dorato.
Teru Teru Bozu, Teru Bozu,
portami il sole domani
Se ascolterai le mie preghiere
ti donerò del sake dolce.
Teru Teru Bozu, Teru Bozu,
portami il sole domani
Se sarà nuvoloso ti staccherò la testa."
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Capitolo 11 *** World so cold ***
Salve
a tutti i lettori!
Eccomi
tornata col capitolo Nalu. Ho voluto scrivere prima l'angolo autrice
perché ho una cosa da dire su questo capitolo (in caso
qualcuno non seguisse il manga, non fosse a pari con l'anime o non
avesse ancora capito niente di cosa sta succedendo nella saga attuale -
Tartaros [anime]; Alvarez [manga] -) è SPOILER. Se non
volete rovinarvi tutto vi suggerisco di non leggerlo. Dopo questa frase
vi consiglio di smettere di
leggere l'angolo autrice (per quelli che non sono a pari con l'anime o
il manga ecc xD) perché ora andrò a
parlare del capitolo e di ciò che contiene - quindi spoiler - per
spiegare ai lettori il testo.
Io
non ho ancora capito molto su E.N.D, lo dico subito. Non so se
è dentro Natsu oppure è proprio lui ad essere un
demone (anche se ci hanno spiegato un po' questa storia, io non ci ho
capito molto... se ho scritto delle sciocchezze ditemelo subito e, se
volete, potete spiegarmi tutta questa faccenda). Non ho nemmeno capito
se il demone deve risvegliarsi o cose simili, ma è su questo
che mi sono concentrata nel capitolo: ovvero che il demone all'interno
di Natsu si è risvegliato ecc, ecc.
Non
ho idea di come possa finire Fairy Tail, per questo non ho scritto quel
granché... non volendomi nemmeno fare una possibile teoria
(sono una persona pessimista, quindi farei morire tutti, lol) mi sono
solo voluta concentrare su Natsu e Lucy (accenni Gruvia, ma proprio
lievi). Spero comunque che possiate apprezzare!
Titolo
canzone usata: "World so cold" di 12 Stones.
Alla
prossima!
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Intorno
a loro solo macerie di una città quasi totalmente distrutta:
corpi privi di sensi sotto le strutture cedute ed alcune persone a
soccorrerli. La polvere si innalzava ed alcune fiamme, anche se non
alte e potenti, si facevano notare in quell'area e portavano un po' di
fumo intorno a loro. L'aria era pesante ed i presenti non erano nelle
migliori condizioni dopo la battaglia appena finita. E lui era
lì, ad ammirare il paesaggio.
Natsu era
lì, con un'espressione nel volto che non gli si addiceva per
niente. Il suo aspetto era cambiato, anche se non radicalmente. Delle
affilate corna di color rosso scuro si erano poggiate tra i suoi
capelli color ciliegio, sporcati dalla polvere. Degli strani disegni si
erano formati sul suo collo, percorrendo il suo petto ormai scoperto.
Quei segni erano anche sul suo volto, ma venivano coperti dai suoi
capelli che delicatamente si poggiavano sulla sua fronte. I suoi occhi
allegri si trasformarono in due pupille prive di alcun sentimento,
lasciando intravedere solo rancore. Dietro la sua schiena comparvero
delle possenti ali di color rosso sangue, incastonate sulla sua pelle.
Le sue mani vennero coperte da delle scaglie del medesimo colore e
degli artigli affilati si presentarono, e lo stesso successe ai suoi
piedi. Il Dragon Slayer era diventato una persona completamente
diversa, mostrando un aspetto sconosciuto a lui ed agli altri. In un
primo momento, i suoi compagni pensarono che fosse la sua arma segreta,
ma quando si scagliò contro di loro senza alcuna ragione,
cambiarono totalmente opinione. In un secondo momento sembrava
essersene pentito, specialmente quando si guardò intorno e
notò di aver raso al suolo quasi tutta Magnolia. Aveva messo
al tappeto Gray senza troppe difficoltà ma, quando
tentò di ucciderlo - preso dalla troppa euforia -,
improvvisamente si ritrasse e si prese la testa fra le mani, emettendo
un grido disperato. Lucy aveva visto tutta la scena, aveva osservato il
suo migliore amico diventare una macchina assassina e la sua
espressione totalmente diversa da quella che conosceva. I suoi occhi
erano increduli nel vedere Natsu guardarsi le mani come smarrito;
alzava più volte lo sguardo, guardando l'area circostante e
sussurrando qualcosa. Si guardava il corpo ed i vestiti, si tocchettava
il viso come se si domandasse se quello fosse veramente il suo corpo.
Se quella persona fosse veramente lui.
Lucy,
stanca e ferita, cercò di avvicinarsi a tentoni verso Natsu
che non sembrava essersi accorto di lei. Nel mentre che andava,
osservava il corpo di Gray giacere poco più distante da lui:
sembrava aver perso i sensi, ed il suo petto che si alzava e
riabbassava le dava sicurezza. Cercò inutilmente di alzarsi
in piedi in quanto, non appena ci provò, sentì
una fitta alla caviglia che la costrinse a rimettersi immediatamente
giù. Il gemito di dolore di Lucy attirò
l'attenzione di Natsu che, subito dopo, si voltò verso di
lei. La maga trattenne il fiato per qualche secondo e si
fermò subito, osservando con attenzione le iridi dell'altro.
Sembrava essere tornato quello di sempre, ma il suo aspetto era rimasto
quello di un demone. Lucy
aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu vano: improvvisamente
lui si inginocchiò, non avvicinandosi comunque alla ragazza.
Tale gesto le fece rimanere in gola le parole e si fissarono per un
tempo che, ad entrambi, sembrò essere infinito. In seguito,
Natsu poggiò i gomiti sulle ginocchia e tese le braccia in
avanti, mostrando così le sue mani completamente ricoperte
da scaglie. Lucy portò subito lo sguardo sugli artigli
appuntiti, ma quando portò nuovamente lo sguardo sul volto
dell'altro, non poté provare alcuna paura. La sua
espressione era rilassata e mostrava il suo solito sorriso. Le poche
ferite che aveva gli ricordavano le innumerevoli battaglie che avevano
affrontato insieme, anche se quella era ben diversa.
«Sono
stato io?» Domandò Natsu, dopo un lungo periodo di
silenzio. Riportò lo sguardo intorno a lui, con fare pacato.
A quella domanda, Lucy cercò di trovare una risposta
adeguata in modo da non farlo sentire in colpa. Si fece mille viaggi
nella testa per cercare di trovare le parole giuste, per fargli capire
che non era colpa sua. Forse lo era, ma non ne aveva idea. Non sapeva
cosa fosse esattamente successo al suo amico, non
capiva perché fosse improvvisamente impazzito e
cosa fosse successo al suo aspetto. Sfortunatamente per lei, il suo
lungo silenzio fece capire a Natsu che sì, a quanto pare era
lui l'artefice di quel disastro. Portò lo sguardo su Gray,
poco distante da loro: Juvia si era trascinata con un'espressione
dolorante verso di lui e con fare tenero gli accarezzava i capelli,
sporcati dalla polvere. Le lacrime negli occhi della maga dell'acqua
fece venire un nodo alla gola di Natsu, che si affrettò a
tornare a guardare verso Lucy. Quest'ultima non riuscì a
spiccicare alcuna parola, soprattutto perché sapeva cosa
stesse pensando il Dragon Slayer, ma non sapeva cosa dirgli. Non poteva
essergli di conforto né poteva cambiare quello che era
successo. Era davvero così inutile in quella situazione?
«Volevo
diventare abbastanza forte da proteggervi tutti»
Pronunciò all'improvviso Natsu, attirando l'attenzione della
bionda. «Ma non vi ho saputo proteggere» Disse
infine,
con voce tremante. Aveva abbassato il capo e guardava dritto il
terreno coperto dalle macerie, lasciando percepire all'altra
tutta la sua frustrazione. Anche dopo quelle parole, non sapeva cosa
dire per incoraggiarlo a non abbattersi. Inoltre, cosa avrebbe potuto
veramente dirgli? Era stato lui a creare quel disastro, a fare del male
alla sua gilda ed a distruggere quasi tutta la città. Era
stato lui a portare la miseria in quel posto ed a lasciarsi impadronire
dall'oscurità, quindi cosa poteva dire per non farlo sentire
colpevole, se lo era?
«Vi
ho lasciati per un anno intero nella speranza di allenarmi e diventare
più forte per mettere al tappeto ogni nemico che avrebbe
osato mettersi contro Fairy Tail, ma...» Prese una pausa,
stringendo le mani in un pugno. «..perché
l'oscurità ha avuto il sopravvento su di me?» A
quella domanda, gli occhi di Lucy si riempirono di lacrime. Con fare
deciso ma con un enorme sforzo, si avvicinò maggiormente a
Natsu e circondò il suo collo con le braccia, stringendolo a
sé in un debole abbraccio. Il mago rimase sorpreso dal gesto
della compagna, tanto che non ricambiò nemmeno quel
contatto. Si lasciò semplicemente andare, cadendo inerme sul
terreno, così da mettersi a sedere.
«Non
è colpa tua» Cominciò Lucy, lasciando
che le lacrime facessero il loro percorso sulla sua pelle.
«Io non so cosa ti sia successo, ma quello non eri tu. Il
Natsu che conosco non farebbe mai del male alla sua famiglia,
né cercherebbe di uccidere qualcuno che considera un
fratello» Puntò lo sguardo ancora una volta verso
Gray, che riceveva le premure di una Juvia ancora preoccupata. Il cielo
completamente ricoperto dalle nuvole fece capire a Lucy quanto la maga
dell'acqua fosse intimorita per quello che era accaduto al suo amato, e
ciò la faceva stare ancora peggio. Ma non poteva pensare a
lei adesso, si era promessa proprio in quel momento di dedicarsi
completamente a Natsu, in modo da capire cosa gli fosse successo.
«Hai
capito, Natsu? L'artefice di tutto questo non sei tu»
Aggiunse, trattenendo a stento un singhiozzo. Cercò di
rafforzare quel contatto, ma il mago la allontanò,
poggiandole le mani sulle spalle. I loro sguardi si incontrarono ed il
mago sorrise nel vedere gli occhi di lei, anche se non era un sorriso
sincero.
«Grazie»
Sussurrò Natsu, portando in seguito una mano tra i capelli
biondi dell'altra. «Grazie per essere la mia
luce»
Quelle parole fecero rabbrividire Lucy, soprattutto perché
il tono che aveva usato per pronunciarle era stato molto dolce. Non era
abituata a quelle premure, ma venne distratta da quei pensieri non
appena il mago si alzò in piedi. Poco prima si era
dimenticata del suo aspetto demoniaco, ma se ne ricordò non
appena lo guardò meglio. Natsu, dopo aver guardato per un
paio di minuti il paesaggio rovinato intorno a loro, riportò
lo sguardo sulla maga degli spiriti stellari. I suoi occhi si erano
dipinti di un rosso acceso ed il contorno era completamente nero.
«Ucciderò
Zeref» Disse all'improvviso, porgendole una mano
così da aiutarla ad alzarsi. «È una
promessa» Pronunciò in seguito, in un sussurro.
Lucy afferrò prontamente la mano che le era stata porta e
con fatica si alzò. Natsu portò lo sguardo su
Gray e pronunciò le stesse parole dette poco prima, questa
volta con più decisione. La maga portò lo sguardo
sulle scaglie del mago e rafforzò la presa sulla sua mano;
sebbene non fosse morbida come lo era di solito, il calore era sempre
lo stesso. Accogliente e premuroso, proprio come era il proprietario.
Poco dopo portò lo sguardo sul volto di Natsu e sorrise
amareggiata: anche se a quanto pare era tornato in sé, aveva
paura che la luce lo avrebbe nuovamente abbandonato. Se
l'oscurità si fosse fatta di nuovo viva, che cosa avrebbe
dovuto fare per farlo tornare alla realtà? Gli aveva
già mentito una volta, non voleva farlo ancora. Non poteva
combattere da sola contro il buio che lo aveva improvvisamente preso
con sé, non aveva le forze di combattere il
demone
più forte di Zeref.
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Capitolo 12 *** Somebody to die for ***
Era
stato così veloce e improvviso che quasi non se ne era reso
conto. Dei colpi gli avevano penetrato la carne, e la sensazione delle
ossa sgretolarsi sotto la sua pelle era ben percepibile. Chiazze di
sangue fuoriuscirono dalla sua bocca dopo il contatto con quei colpi
sparati, facendogli perdere per un attimo il respiro. Tutto sembrava
confuso, la sua vista si era annebbiata in pochi secondi e sembrava che
il suo udito fosse scomparso. Non sentiva nessuna voce, ogni suono
sembrava non raggiungere le sue orecchie. I suoi occhi vedevano solo
una varietà di luci dello stesso colore, ma non riusciva a
capire dove stessero mirando. Non vedeva nient'altro se non esse, e
tutto intorno a lui diventava sempre più confuso e lontano.
Non ricordava perché si trovasse in quella situazione, che
cosa fosse successo e perché si sentisse così
isolato dal mondo reale. Non sentiva più i muscoli del suo
corpo, era come se la sua mente se ne fosse volata lontano
chissà dove, lasciandolo in balia della confusione. La sua
mente era diventata improvvisamente leggera, ogni pensiero che lo aveva
accompagnato fino a quel momento aveva preso un altro percorso,
abbandonando i suoi pensieri. Le uniche parole che volteggiavano nella
sua testa erano: "che
mi sta succedendo?".
All'improvviso,
tutto si spense. Non ebbe il tempo di sentire nemmeno il soffio del
vento, le parole delle persone che lo circondavano né il
suono dei colpi appena sparati. Tutto intorno a lui divenne buio, la
sua mente cominciò a non realizzare più quella
strana situazione ed il suo corpo non dava retta al suo cervello. Era
incapace di muoversi e di pensare, non poteva dire nemmeno una parola.
L'oscurità lo stava abbracciando e lo teneva nel suo grembo
come se fosse un bambino, incapace di fare qualsiasi cosa da solo.
Purtroppo aveva capito cosa era successo e, solo in quel momento, si
era ricordato per
chi si era
messo in quella grave situazione. Aveva capito che non poteva
assicurarsi se la persona in questione stesse bene, non poteva fare
niente. Sapeva bene di essere morto per
lei.
Juvia
guardava il corpo inerme del mago, a terra e pieno di ferite. Osservava
la sua bocca sporca di sangue, guardava il suo petto pieno di tagli e
lividi. Vedeva i suoi capelli poggiarsi con delicatezza sopra la sua
fronte, e le punte di quest'ultimi arrivavano anche a coprirgli gli
occhi chiusi. Le lacrime cadevano copiosamente sul pavimento,
bagnandole le guance sporche e con qualche graffio. Melody e Lyon
stavano alle sue spalle, guardando increduli il corpo del loro
compagno. Anche loro piangevano e non sapevano come tutto
ciò fosse accaduto: avevano visto Juvia nei panni di Gray in
un primo momento ma, dopo pochi secondi, il mago del ghiaccio aveva
preso il suo posto. Si sentivano deboli e non sapevano cosa fare;
avrebbero dovuto andare avanti, oppure dare un altro po' di tempo a
Juvia ed a loro stessi per realizzare ciò che era appena
successo?
«Gray-sama..»
Sussurrò flebilmente la maga dell'acqua, avvicinandosi a
tentoni al corpo privo di vita del mago. Con mano tremolante,
afferrò debolmente quella dell'altro e se la
portò alla guancia. La sua pelle era fredda come al solito,
e ciò sembrava darle un barlume di speranza. Melody,
ritenendo quella scena troppo pietosa, decise di andarsi spontaneamente
a nascondere tra le braccia di Lyon, il quale volgeva lo sguardo
altrove per cercare di non versare altre lacrime. Il cielo si era
completamente oscurato e delle gocce d'acqua cominciarono pian, piano a
cadere. Le lacrime di Juvia si fecero più frequenti e la sua
presa sulla mano fredda del mago aumentò, così
come anche il suo tremolio. Il pianto era diventato rumoroso e
ciò era straziante per i due presenti, che cercavano di
darsi conforto a vicenda. Sapevano di non poter fare niente per tirare
su di morale la maga: un abbraccio sarebbe stato completamente inutile,
così come anche delle semplici parole.
«Gray-sama,
la pioggia è tornata» Pronunciò a
fatica, a causa del pianto che le faceva mancare il fiato. Intorno a
loro si era scatenato un completo diluvio, difatti il terreno era stato
completamente bagnato dalle gocce d'acqua che cadevano copiose sulle
loro teste. Più guardava il corpo del corvino,
più capiva che la colpa era sua. Se non
si fosse persa nei suoi soliti pensieri, se non si fosse messa di
spalle e non avesse abbassato la guardia, forse lui sarebbe ancora
vivo. Se non fosse stato per il suo esagerato amore nei suoi confronti,
forse in quel momento avrebbe potuto abbracciarlo e ascoltare le sue
solite lamentele. Ma non poteva farlo perché, ormai, il mago
del ghiaccio l'aveva abbandonata. Quei pensieri erano come delle spine
per lei, che la pungevano di continuo. I tuoni si fecero sentire non
appena la maga dell'acqua sospirò rumorosamente, per poi
regalare alle orecchie degli altri due compagni uno straziante urlo
disperato. Melody si strinse maggiormente al corpo di Lyon e,
quest'ultimo invece, tornò a guardare verso Juvia. Osservava
come il suo corpo fosse tormentato dai brividi e dal tremolio, e come
la sua pelle fosse ricoperta da ferite. Sapeva di non poter fare niente
per lei, se non guardare e sperare che si calmasse.
«A
Juvia dispiace, Gray-sama... è solamente colpa
sua» Disse tra vari singhiozzi, mentre continuava a stringere
la sua mano. Nel mentre, si era avvicinata di più al corpo
dell'altro e la mano libera la portò sul volto del corvino,
ad accarezzargli una guancia. «Juvia ti ama così
tanto..» Un altro tuono si presentò dopo quelle
parole, facendo rabbrividire la stessa maga. Quella pioggia le dava una
strana sensazione: sembrava non esserci più abituata e, il
solo pensiero di dover convivere di nuovo con quest'ultima, la
terrorizzava. Non voleva tornare ad essere considerata la ragazza
deprimente che era una volta, voleva rimanere solare come l'aveva resa
il mago del ghiaccio sin dal loro primo incontro. Non voleva cambiare,
voleva rimanere allegra e sorridere sinceramente. Ma adesso che il suo
sole l'aveva lasciata, che senso aveva pensare al bel tempo appena
scomparso, che le aveva tenuto compagnia fino a quel giorno?
«Io
ti amo, Gray-sama» Insistette Juvia, mentre si sporgeva verso
il volto del mago. «Mi dispiace»
Sussurrò in seguito, per poi avvicinare il proprio volto a
quello dell'altro. Poggiò la fronte sulla sua, lasciando poi
che le lacrime facessero il loro percorso non solo sulla propria pelle,
ma anche su quella di Gray. Il suo pianto si era fatto meno rumoroso ma
non si poteva dire lo stesso di quel diluvio: i tuoni si facevano
sempre più frequenti e la pioggia battente non dava alcuna
tregua ai presenti.
Fu
nell'istante in cui Juvia pensò di andarsene e di
allontanarsi dal corpo del mago che, all'improvviso, quella scena
cambiò totalmente e divenne solo uno strano sogno. Lo stesso
valeva per Gray che, confuso, correva insieme alle due maghe ed a Lyon
verso un luogo sicuro dove potersi nascondere. Come se tutto quello che
avesse vissuto fosse stato solo una sua fantasia, si voltò
spontaneamente verso Juvia. Il gruppo si fermò, ed ognuno di
loro sembrava essere confuso allo stesso modo. Ma Gray non riusciva a
togliersi dalla mente il volto di una Juvia disperata, in preda alle
lacrime che uscivano dai suoi occhi. Quando mai l'aveva vista
così esterefatta dal non riuscire nemmeno a respirare a
causa del pianto? Non ricordava di aver mai vissuto una cosa simile, ma
nella sua mente era come se fosse successo. Più la guardava
e più pensava che era felice di vederla sana e salva, senza
una ragione particolare a dargli una spiegazione. Solo quando lei
ricambiò il suo sguardo si ricordò che aveva
qualcosa da dirle, ma sembrava completamente diverso da quello che
aveva pensato giorni fa. In quel momento i suoi pensieri erano confusi
e non sapeva a cosa sarebbero andati incontro in quella battaglia, per
questo aveva deciso di lasciare le chiacchiere per un momento
più tranquillo.
«Juvia»
La chiamò, avvicinandosi a lei. Quest'ultima si
voltò e lo guardò confusa, anche se il rossorre
sulla sue guance fece capire al mago che era contenta del sorriso che
lui stesso le stava rivolgendo. «Qualunque cosa accada, non
allontanarti da me» Disse in seguito, confondendo ancora di
più la maga che non ci pensò due volte ad
accettare la sua proposta. "Sono
disposto a farlo una seconda volta
"
pensò poi, non riuscendo esattamente a capire a cosa si
stesse riferendo. Sapeva solo che quel pensiero gli aveva attraversato
la mente senza nemmeno una spiegazione, e non sapeva neanche
perché volesse che Juvia non si allontanasse da lui.
Percepiva solo il desiderio di proteggerla perché sentiva
che, dietro l'angolo, un pericolo li stava attendendo.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve
a tutti i lettori!
Eccomi
tornata col capitolo Gruvia. Questa volta tratta della saga dei giochi
di magia, praticamente la mia preferita dopo Tartaros. Era da un po'
che volevo scriverci qualcosa sopra ma non avevo mai un'idea chiara su
come argomentare questa vicenda. Non ho letto molte fanfiction su
questo accaduto se devo essere sincera, quindi spero che per voi non
sia un argomento pesante. Ho cercato di specificare al meglio le
emozioni di entrambi, anche se è stato difficile.
Trovo
che questo sia il momento Gruvia più bello di tutti per un
semplice motivo (ed è anche ovvio): Gray si sacrifica per
salvare Juvia. Sono sicura che lo avrebbe fatto anche per Melody e
Lyon, ma non so perché il fatto che l'abbia fatto proprio
per lei mi ha lasciata quasi sconvolta. Ci tengo a dire che non credo
proprio che Gray volesse darle una risposta positiva riguardo i suoi
sentimenti per lui, ma negativa. La sua espressione in quel momento la
diceva lunga, inoltre non ho mai avvertito da parte sua dei possibili
sentimenti "romantici". Credo che Gray inizi a provare qualcosa per
Juvia solo dopo la saga di Tartaros, e credo sia piuttosto ovvio. Prima
di ciò, penso che fosse legato (ovvero che le volesse un
bene particolare) a lei perché gli stava sempre vicino, in
qualunque momento, anche quando lui non la voleva. Questo è
quello che penso, datemi pure una vostra opinione, così da
fare quattro chiacchiere insieme!
Titolo
canzone usata: "Somebody to die for" di Hurts.
Alla
prossima!
|
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Capitolo 13 *** Safe&Sound ***
Io
provengo dal futuro.
Un
futuro che non ha niente a che fare col passato, che in seguito
verrà solamente distrutto. Quel passato che tanto amo
diverrà solo dell'inutile cenere, così come anche
il mio corpo.
Sono
venuta dal futuro per far sì che tutto ciò non
succeda, per proteggere coloro che mi circondano. Per proteggere le
persone che amo.
Ho
vagato per molte strade di notte, di giorno; sotto la pioggia, sotto il
sole e sotto le stelle. Ho vagato col viso coperto in modo da non farmi
vedere, per fare in modo di diventare la gemella della mia ombra.
Ho
corso, ho camminato, mi sono fermata ed ho pensato. Ho realizzato di
essere nel mio passato, di poter incontrare di nuovo coloro a cui
voglio bene. Ma purtroppo non ho avuto tempo per vedere i loro sorrisi,
la gioia che sempre ha avvolto i membri di Fairy Tail. Tutto quello che
ho dovuro fare io, è stao fare in modo che tutti fossero al
sicuro. Sono venuta dal futuro solo per
questo.
Ho
sofferto per tutto quello che è successo, mi sono sentita
impotente e incapace di fare qualsiasi cosa. Non ho potuto fare niente
per proteggere le persone di questo mondo, ma sono venuta qui per
essere utile. Per fare in modo che il futuro venga salvato da questa
calamità. In qualche modo sono riuscita nel mio intento, e
non potrei essere più felice di così. Ho fatto
quello che dovevo fare per cercare di salvare la mia casa.
Prima
di andarmene ho potuto rivedere il mondo nella sua normale quiete,
nella sua bellezza e la sua gente che si prende cura di lui. In poco
tempo sono riuscita a rivedere tutto ciò di cui sentivo la
mancanza, e mi basta. Non ho bisogno di nient'altro per riposare in
pace. Sono contenta di non aver visto la guerra infuriarsi sempre di
più.
Ho
rivisto la me del passato, e sono rimasta incredula nel constatare che
eravamo uguali. Non sono cambiata nel corso degli anni, sono rimasta
sempre la solita. Sono maturata e diventata più coraggiosa,
ma per il resto sono sempre io.
Non
avrei mai sospettato che sarei stata fiera di me stessa, dopo essermi
ritrovata davanti la me del passato. Non ho avuto modo di confrontarmi
con lei, ma sono sicura che farà un buon lavoro. Non ho
alcun dubbio, non ho nessun timore a riguardo. So che
diventerà sempre più forte e renderà
orgogliosi coloro che la circondano e che l'hanno sempre aiutata. Sono
sicura che diventerà una guerriera.
Mi
sono sacrificata per lei, per assicurarmi che il futuro le dia un
abbraccio e che sostenga la sua determinazione. Andarmene tra le sue
braccia è stato come farsi abbracciare da mia madre, ho
avvertito la stessa sensazione di quando Layla mi abbracciava. Ho
rivisto il marchio di Fairy Tail, ho avvertito il calore delle lacrime
di Happy ed ho visto gli occhi increduli di Wendy. Non mi sono pentita
di quello che ho fatto, perché sono
venuta dal futuro solo per questo. Ho fatto
quello che dovevo fare, anche se ho fatto soffrire le persone a cui
tengo di più. Mi sono assicurata che tutti loro abbiano un
futuro e che possano proteggere questo mondo che ha bisogno di loro.
Ho
avvertito la rabbia e la tristezza di Natsu, la persona che mi ha resa
quella che sono. Ho deciso di affidare la me del passato a lui,
così che possa prendersene cura. Solo lui può
aiutarla a superare le sue difficoltà, a tirar fuori quel
coraggio che tende quasi sempre a nascondere. Natsu è l'unico che
può renderla forte.
Mi
ha promesso, con le lacrime agli occhi, che avrebbe protetto il futuro.
Che lo avrebbe reso sicuro per la Lucy del passato. Mi sono affidata a
quella promessa, e spero che continui a mantenerla fin quando le loro
strade non si divideranno. Non dimenticherò mai quelle
lacrime che ha versato per me, perché sono state la causa
della sua innumerevole forza.
Sono
contenta di averlo rivisto, perché sentivo davvero la sua
mancanza. Si è sempre preso cura di me, anche senza
rendersene conto. Gli sono riconoscente per tutto quello che fatto, e
questo è il massimo che ho potuto fare per proteggerlo e
ringraziarlo. Spero davvero che sia fiero di me.
Mi
porterò questa promessa fatta nel cuore, così da
sentirmi vicina a lui anche se non lo siamo. Racconterò agli
altri di tutto ciò che Natsu sta facendo per proteggere il
mondo dalla devastazione, così che possano essere fieri di
lui. Anche se adesso il mio tempo è scaduto, prego
affinché Lucy e Natsu possa farcela con la forza del loro
coraggio.
Io
so che saranno sani
e salvi
.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Salve a tutti i lettori!
Eccomi tornata col capitolo Nalu. Ammetto che è piuttosto
corto, ma non sapevo cos'altro scrivere. Parla di quando la Lucy del
futuro viene nel passato e, in seguito, muore. Ho cercato di descrivere
le sue emozioni nel rivedere il proprio passato e le persone a cui
vuole bene, spero di esserci riuscita.
Ci tengo a dire che ho già il capitolo per Natale pronto,
quindi voglio chiedervi una cosa: lo pubblico agli inizi di Dicembre,
oppure aspetto che sia Natale? Decidete voi!
Titolo canzone usata: "Safe and sound" di Taylor Swift.
Alla prossima!
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Capitolo 14 *** Merry Christmas! ***
Salve
a tutti i lettori!
Scrivo
subito
l'angolo autrice perché ci tenevo a dire una cosa. Questo
capitolo è lo speciale di Natale, e all'interno ci sono ben
due
oneshot (non sono molto lunghe, tranquilli). La prima è la
Nalu,
la seconda è la Gruvia. Non volevo scrivere due capitoli per
Natale, quindi ho voluto unire le due oneshot insieme. Inoltre, le due
coppie vivono le vicende nella stessa serata, quindi è come
leggere un'unica storia (almeno secondo me). Non ho molto da dire, solo
che ho queste oneshot pronte dal 20 novembre, quindi pensate un po'. Le
ho scritte un mese fa perché mi erano venute queste due idee
in
mente e non volevo lasciarmi sfuggire questa occasione. In
più
erano già pronte, quindi non ho avuto nessun problema per
Natale! Devo dire che sono stata fortunata. E non immaginate quanto sia
strano ascoltare le canzoni di Natale a novembre... a me ha fatto un
certo effetto, specialmente perché intorno a me non c'era
niente
di natalizio. xD
A
proposito
delle canzoni: ne ho usate ben due. La prima, quella per Nalu,
è
"Extraordinary Merry Christmas" di Glee (bellissima, è tipo
una
delle canzoni più allegre che io abbia mai sentito). La
seconda,
quella per la Gruvia, è "All I want for Christmas is you" di
Mariah Carey (piuttosto prevedibile come scelta, ma credo sia la
canzone perfetta per Juvia).
Vi
auguro un Buon Natale, spero lo passiate in allegria!
Alla
prossima!
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
[La
scorsa notte mi è venuto in sogno
un
grande omone vestito di rosso e bianco;
mi
ha detto che sarà un anno speciale per noi due]
Finalmente
Natale era arrivato ed a Fairy Tail erano iniziati i festeggiamenti
già da una settimana. La struttura della gilda era piena di
luci
colorate e si vedevano benissimo anche da lontano, specialmente
l'insegna sopra la porta con su scritto "Fairy Tail". Il tetto era
ricoperto dalla neve che continuava a cadere incessantemente, mentre
nel cortile c'erano Wendy e Romeo, insieme ad Happy, Charla e Lily a
fare qualche pupazzo di neve. Avevano preferito separarsi dagli adulti
perché, ormai sapevano già, che si sarebbero dati
pesantemente all'alcol e che nessuno li avrebbe fermati. All'interno
della struttura, non appena si entrava, si poteva vedere benissimo un
enorme albero pieno di qualunque decorazione. Il suo bel verde era
ricoperto da ogni addobbo che i membri di Fairy Tail avevano portato da
casa loro per abbellire il più possibile il grande albero.
Nonostante occupasse gran parte dello spazio, ai gildani non dava
alcuna noia e ciò si capiva dato che festeggiavano senza
alcun problema.
Per quella occasione, anche Gildarts era tornato a Magnolia per passare
il Natale insieme a Cana, ma sarebbe ripartito non appena i
festeggiamenti sarebbero finiti. Sebbene presto si sarebbero dovuti
risalutare ed il pensiero rattristava un po' tutta la gilda, cercavano
di divertirsi il più possibile e di lasciarsi ogni problema
o
pensiero negativo alle spalle. Quello era un giorno in cui essere
felici, quindi non avrebbero sprecato l'occasione di passare una bella
serata coi propri compagni.
Lucy,
però, aveva deciso di andarsene prima dalla gilda. Non era
molto
tardi ma tutti i negozi erano chiusi e solo le luci dei lampioni e
degli addobbi appesi praticamente ovunque illuminavano ogni strada di
Magnolia. Quell'atmosfera natalizia si percepiva benissimo in quella
città dove, ogni anno, non perdevano mai tempo ed erano
sempre
pronti a festeggiare ed a decorare le proprie abitazioni. I cittadini
di Magnolia erano sempre positivi, anche dopo tutto quello che avevano
passato a causa delle numerose battaglie della loro gilda. Non appena
c'era qualcosa da festeggiare si mettevano subito a lavoro e
si
davano da fare per essere tutti felici tra loro, per questo l'aria di
Magnolia non era mai cupa ma sempre allegra. Nonostante ciò,
Lucy non si era lasciata coinvolgere nello spirito natalizio come
avevano fatto gli altri. Quello sarebbe stato l'ennesimo
Natale senza i suoi genitori, e vedere Gildarts insieme a Cana le aveva
fatto sentire una certa nostalgia di suo padre. Anche se non era stato
sempre premuroso con lei, sapeva che le aveva voluto bene e che,
nonostante tutte le brutte cose fatte e l'attitudine sbagliata, aveva
fatto il massimo come padre. Sebbene non avessero mai avuto un forte
legame, Lucy in quel momento avrebbe voluto essere con lui a
festeggiare, insieme a Layla. Voleva tutta la famiglia riunita, ma
sapeva che era un desiderio irrealizzabile e che anche solo pensarci
non avrebbe risolto niente.
Dopo
una lunga
camminata, si ritrovò in un giardino completamente deserto.
Aveva deciso di tornarsene a casa ma, a quanto pare, inconsapevolmente
aveva svoltato strada e aveva deciso di godersi un altro po' le luci
natalizie appese quasi in ogni dove. Anche gli alberi di quel giardino
avevano qualche addobbo e luce, ed illuminavano la neve caduta sul
terreno. Nel bel mezzo del giardino si potevano notare vari giochi su
cui far giocare i bambini, tra questi scivolo e due altalene. Lucy
decise
di andarsi a sedere su di una panchina situata lì vicino,
pulendo prima il legno dalla neve. Aveva trattenuto la voglia di andare
a dondolarsi sull'altalena, come faceva quando era piccola. Raramente
suo padre la portava in giardino e la faceva divertire per lungo tempo,
ma quelle poche volte cercava comunque di farla svagare un po'. Sua
madre invece era sempre stata cagionevole di salute e non aveva potuto
fare molto per lei, ma aveva cercato di fare il possibile per farla
divertire. Sentiva la mancanza dei suoi genitori e avrebbe tanto voluto
passare quella serata insieme a loro, ma era impossibile ed aveva
deciso di rovinarsi completamente quelle poche ore natalizie rimanenti
standosene da sola. Sapeva bene che quella decisione non l'avrebbe
aiutata, ma non voleva nascondere il disagio che provava davanti ai
suoi amici: per questo aveva deciso di andarsene da Fairy Tail.
«Ehi,
Lucy» La bionda si voltò verso la sua destra e con
grande
stupore trovò Natsu a sorriderle, con la solita sciarpa ad
avvolgergli il collo.
«Che ci fai qui?» Chiese Lucy, sospettosa. A quella
domanda, il Dragon Slayer decise di sedersi accanto a lei.
«Ti ho
seguita» Rispose banalmente il mago, beccandosi
un'occhiataccia
da parte dell'altra.
«Non solo irrompi sempre in casa mia, adesso mi segui anche?
Dammi un po' di respiro!» Sbraitò, riportando lo
sguardo
sulle "giostre" del giardino. Natsu non era tanto sorpreso dal tono
usato dall'amica, sapeva già che qualcosa non andava. Non
era il
primo Natale che passavano insieme e non era la prima volta che si
comportava in quello strano modo. Solo che, rispetto alle altre
occasioni, invece di lasciarla da sola aveva deciso di seguirla e di
investigare sul suo strano comportamento che mostrava solo nelle
festività come il Natale.
«Se c'è qualcosa che non va, puoi
dirmelo» Disse
Natsu, poggiando la schiena contro lo schienale della panchina. Lucy
sembrò aver ignorato completamente le sue parole, dato che
non
gli rivolse nemmeno uno sguardo. In realtà le aveva sentite
ed
era sorpresa che il mago l'avesse seguita solo perché aveva
notato che qualcosa non andava. In un certo senso, sapere
ciò la
rendeva davvero felice.
«Sto bene» Rispose semplicemente, portando in
seguito le
mani dentro le tasche del giubbotto rosa che portava, in modo
abbastanza nervoso.
«Ogni Natale penso ad Igneel» Pronunciò
dopo qualche
minuto Natsu, che con quelle parole fece sobbalzare sul posto Lucy.
«Penso
al fatto che vorrei rivederlo e divertirmi con lui, ma so che
è
impossibile e allora scaccio questo pensiero. Lui non mi vorrebbe
vedere triste, specialmente in una festività felice come il
Natale. Fortunatamente c'è Fairy Tail che mi fa scordare di
questo assurdo pensiero, e non potrei ricevere un regalo migliore ogni
anno!» Disse in fine, con un sorriso sul viso. La maga si era
voltata per guardare la sua espressione, e vederlo così
rilassato dopo aver sentito il suo desiderio di rivedere il padre le
faceva provare una grande invidia. Lei aveva provato a non pensarci e
di passare del tempo insieme agli altri, ma nemmeno la loro compagnia
sembrava funzionare.
«Non so cosa ti renda così triste, ma qualunque
cosa sia
cerca di non pensarci. Ricordi com'era vivere il Natale da piccoli? Si
era tristi solo quando sotto l'albero non c'era il regalo che avevamo
chiesto a Babbo Natale. Penso dovresti tornare bambina almeno per
questa festività e pensare a che regalo troverai sotto
l'albero!» Lucy aveva ascoltato con attenzione le sue parole,
ma
le ultime l'avevano un po' confusa. Nonostante quella conversazione non
stesse avendo alcun senso per lei, parlare con Natsu le aveva donato
qualche allegria in più. Per questo, decise di alzarsi dalla
panchina e di dirigersi verso l'altalena. Natsu si alzò e la
seguì solamente con lo sguardo, curioso di sapere se le sue
parole
avessero avuto effetto o no.
«Vieni a spingermi?» Chiese con timidezza la
ragazza,
osservando la figura dell'altro che si avvicinava piano a lei. Un
sorriso da parte sua e un cenno del capo le fecero capire che a quanto
pare, almeno per quella serata, si sarebbe comportato come un
"fratellone" con lei. Non appena si mise dietro, cominciò a
darle delle leggere spinte sulla schiena, così da far
muovere
l'altalena. Il poco venticello che iniziò a tirare
accarezzò la pelle morbida di Lucy che, a quel contatto, si
ricordò di quando era suo padre a dondolarla su quella
giostra.
Anche se la tristezza non l'aveva abbandonata del tutto, era contenta
di poter passare quel Natale notturno insieme a Natsu. Avrebbe potuto
benissimo restare alla gilda a divertirsi con gli altri, invece aveva
deciso di seguirla e di passare del tempo con lei, in modo da farla
sorridere. La maga si voltò indietro e guardò il
volto di
Natsu avvicinarsi e allontanarsi ad ogni spinta che lui stesso dava
alla sua schiena. Gli sorrise, in modo da fargli capire quanto gli
fosse riconoscente in quel momento, ma a quanto pare il mago
interpretò male quel gesto. Difatti, cominciò a
dare man
mano delle spinte più forti e l'altalena iniziò a
dondolare in modo esageratamente veloce ed arrivava sempre
più
in alto, rischiando addirittura di far cadere Lucy svariate
volte.
Il mago non dava retta alle suppliche della bionda di rallentare, anzi:
se possibile, continuava ad esagerare con le spinte e ciò
fece
spaventare non poco la maga che, in quel momento, aveva solo il
desiderio di scendere da quell'arnese.
Come al solito, Lucy non avrebbe passato una serata tranquilla come
aveva sperato; del resto, non poteva che aspettarsi questo da Natsu.
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
[Non mi importa dei regali sotto
l'albero di Natale,
io voglio solo te]
La
festa alla gilda si era conclusa ed i suoi membri avevano deciso di
tornare ognuno a casa propria, mentre uno di loro era stato supplicato
da una certa
maga dell'acqua di essere riaccompagna al Fairy Hills da lui. Gray
aveva programmato tutt'altro continuo di serata, ma a quanto pare Juvia
aveva deciso di allontanarlo anche in quella occasione dai suoi piani.
Lo aveva tenuto stretto per il braccio per tutto il tragitto,
chiacchierando su vari argomenti a cui lui non aveva dato nessun
ascolto. Non aveva nemmeno cercato di allontanarla da sé,
aveva
solo sperato di arrivare presto al dormitorio delle ragazze,
così da poter tornare a casa subito dopo, dove ad aspettarlo
c'erano sicuramente gli altri ragazzi della gilda. Avevano deciso che
avrebbero passato la notte a divertirsi tra loro, dato che nell'ultimo
periodo non avevano passato nemmeno un po' di tempo da soli, senza
nessuna ragazza in giro. Avevano voglia di divertirsi tra uomini e, a
dare quell'idea, era stato Elfman. Quest'ultimo non aveva avuto bisogno
di troppi
giri di parole per convincerli tutti quanti, dato che sin da subito
erano stati d'accordo con lui. Inoltre, Gray era quello
che aveva l'abitazione più grande e ordinata, per questo
avevano
deciso che sarebbe stato lui ad ospitarli. Inizialmente non era stato
d'accordo con quella decisione, ma dopo averci riflettuto sopra, aveva
deciso di dargli corda. Essendo quella casa sua avrebbe avuto il
"potere", dato che loro sarebbero stati suoi ospiti. Erano pensieri
abbastanza infantili, ma essere il capo degli altri ragazzi lo faceva
sentire assai soddisfatto.
Avevano
camminato un bel po', specialmente perché Juvia aveva voluto
rallentare il passo, in modo da passare più tempo insieme a
Gray. Negli ultimi giorni, la maga dell'acqua non gli aveva parlato
né tanto meno cercato in continuazione come faceva di
solito.
Sembrava che avesse voluto ignorarlo, e inizialmente quel comportamento
gli fece credere di aver fatto qualcosa di poco carino nei confronti
della ragazza, ma quella sera voleva tanto tornare a quei due/tre
giorni
in cui l'aveva completamente ignorato.
«Grazie
per aver riaccompagnato Juvia a casa» Pronunciò
timidamente la maga, facendo un breve inchino in segno di
ringraziamento. Quel gesto cordiale mise un po' a disagio il corvino,
che distrattamente si portò una mano dietro la nuca,
spettinandosi i capelli.
«Di niente» Disse lui, riabbassando in seguito la
mano.
«Io vado, ci vediamo domani in gilda. Buonanotte»
Si
affrettò a dire Gray, dandole le spalle. Prima che potesse
mettersi a camminare per tornare a casa, la maga dell'acqua lo
afferrò per la manica della giacca in pelle e gli
proibì
di andarsene.
«Aspetta
un attimo, Gray-sama» Balbettò Juvia, lasciando
poi andare
la stoffa della sua giacca. Il mago si girò verso di lei e
la
guardò con fare interrogatorio. «Gray-sama
potrebbe venire
in camera di Juvia solo un attimo?» La domanda dell'altra
fece
irrigidire il ragazzo, che non sapeva cosa avesse in mente la sua
amica. Nessun'altra gli aveva mai fatto una proposta del genere e,
tutto ciò che sapeva a riguardo, era che entrare nella
camera di
una ragazza non significava niente
di buono. O almeno era quello che gli avevano messo in testa i suoi
amici, specialmente Gajeel. Decise, in seguito, di scacciare via dalla
testa quegli stupidi pensieri. Si imbarazzò solamente a
pensare
che la maga avesse qualcosa di strano
in mente, anche se non sarebbe stato di certo inaspettato da parte sua.
Dunque accettò la sua proposta e, con fare nervoso,
entrò
nel dormitorio. Sembrava che nessuna ragazza fosse ancora tornata, dato
che il silenzio regnava in quel posto. Le luci però erano
accese, ma decise di non farci troppo caso e di seguire Juvia
nella sua camera, così da concludere velocemente
quell'imbarazzante situazione e tornarsene a casa.
Non appena entrarono nella stanza, Gray si sorprese di quanto fosse
ordinata. Solitamente Juvia si mostrava una ragazza piuttosto goffa e
maldestra, ma in fatto di pulizie sembrava cavarsela. Sempre troppo
cordialmente, la maga gli disse di accomodarsi e che, se voleva, poteva
togliersi la giacca e appoggiarla sull'attaccapanni accanto alla porta.
Non fece nessuna delle due cose, semplicemente rimase fermo all'entrata.
«Ti aspetto qui, fai quello che devi fare»
Pronunciò
lui, poggiadosi con la schiena alla porta. La maga annuì
semplicemente e sparì dalla sua vista non appena
aprì le
grandi ante dell'armadio, situato in fondo alla camera. Ne
approfittò per dare un'altra occhiata alla sua stanza, e
notò con sorpresa che, sopra i due cuscini sul suo letto,
c'erano due bambole Teru Teru Bozu. La prima volta che gliele vide fu
durante il loro primo incontro, una di esse era incastonata sul suo
vecchio cappotto. Gli era venuta voglia di chiederle perché
le
conservasse ancora, ma non voleva essere invasivo o ficcanaso, quindi
decise di lasciar perdere. Subito dopo Juvia si rimostrò
alla
vista del mago e si avvicinò a piccoli passi verso di lui,
con
fare timido. Teneva le mani dietro la schiena ed il suo viso era
completamente arrossato.
«Juvia ha fatto un regalo per Gray-sama» Disse
timidamente,
lasciando l'altro perplesso. In seguito tirò fuori una busta
azzurra e la poggiò a terra, per poi tirar fuori da essa due
guanti neri. Glieli porse sempre con fare timido e si guardava vagamene
in giro, in cerca di sicurezza. «Gray-sama può
abbinarli alla sciarpa»
Juvia sorrise e sembrava che il rossore non volesse andarsene dal suo
viso, anche se il mago del ghiaccio non sembrò accorgersene.
Solo in quel momento, il corvino notò che la sciarpa che
portava
al collo era la stessa che lei
gli
aveva regalato per il loro "anniversario". Gray li prese tra le mani e
li tocchettò con delicatezza, notando che la stoffa era
morbida
proprio come quella sciarpa. Ogni linea era perfettamente cucita e si
stupì per la seconda volta di quanto la ragazza potesse
essere
brava con ago e filo.
«Juvia non aveva idea di cosa regalare a Gray-sama, era nel
pallone e si sentiva in colpa nel non conoscere bene i tuoi gusti. Alla
fine, Juvia si è ricordata della sciarpa e ieri è
rimasta
sveglia tutta la notte per finire in tempo questi guanti»
Spiegò con imbarazzo la maga, senza mai guardare in viso
l'altro. In quel momento, Gray capì perché la
ragazza lo
aveva ignorato negli ultimi giorni. A quanto pare l'idea di non sapere
che regalo fargli l'aveva fatta sentire così in colpa dal
non
avere nemmeno il coraggio di parlargli. Ma la cosa che lo sorprese di
più, era che Juvia era stata sveglia una notte intera per
finire
in tempo quei guanti in modo da poterglieli consegnare il giorno di
Natale. A quel pensiero, il mago non poté che sorridere
teneramente. La maga si faceva sempre in quattro per lui, cercava
continuamente di farlo sentire a suo agio in ogni occasione. Sebbene
alle volte fosse asfissiante il suo comportamento nei confronti di
Gray, quest'ultimo non poteva non esserle grato per tutto
ciò
che faceva per lui ogni giorno.
«Grazie mille, Juvia» Disse con imbarazzo, volgendo
lo sguardo altrove. «Ti
sono venuti bene» La maga dell'acqua portò lo
sguardo su
di lui e sorrise, felice delle sue parole. Aveva notato sin da quando
era entrato in gilda che portava la stessa sciarpa che lei gli aveva
regalato. Inoltre, non sapeva che l'avesse conservata e ciò
non
poteva che renderla ancora più felice.
«Però... io non ho nessun regalo per te»
Pronunciò lui, mostrando il suo lato impacciato. Questa
volta fu
il turno di Juvia di internerirsi, che sorrise timidamente a guardare
il volto un po' arrossato dell'altro.
«Finché ci sei tu, Gray-sama, Juvia non ha bisogno
di
regali» A quelle parole, il cuore del corvino fece un
sussulto e
lui rimase interdetto. Raramente la maga si comportava in maniera
pacata, solitamente cercava di saltargli addosso oppure di trascinarlo
ovunque lei volesse. Ma quella volta, Juvia stava mostrando il suo lato
maturo e dimostrò di essere seriamente
innamorata di lui. Solo quei pensieri bastarono per far sentire Gray
accettato e amato, cosa che raramente succedeva, soprattutto dopo tutto
quello che gli era accaduto in passato. Ma da quando lei aveva fatto la
sua entrata in scena nella sua vita, sembrava che quel ghiaccio che gli
avvolgeva il cuore si fosse sciolto. Tutto il dolore del passato era
stato lavato via dalla pioggia, soprattutto grazie al suo continuo
supporto. Rimasero per qualche minuto in silenzio, a guardarsi, e
nessuno dei due volle dire una sola parola. Il mago avrebbe guardato i
suoi occhi per chissà quante ore: quel blu profondo, quasi
più dell'oceano, erano capaci di annegarlo.
«Beh, devo andare adesso» Disse Gray, distogliendo
lo
sguardo da quello dell'altra, imbarazzato. Aveva finalmente deciso di
risvegliarsi dai suoi pensieri, e così fece anche Juvia che,
in
un primo momento, sembrava essere spaesata.«Ci vediamo
domani» Pronunciò in seguito, dando un altro
sguardo ai
due guanti che teneva tra le mani.
«Certo, Gray-sama. Buonanotte» Disse timidamente la
maga,
sorridendogli. Prima che quest'ultimo aprisse la porta, decise di
tornare a guardare la ragazza. Con una falcata annullò la
distanza che li divideva e posò le labbra sulla morbida
guancia
di Juvia, che a quel gesto divenne rossa ed il calore di essa
aumentò. Spalancò gli occhi ed il suo battito
cardiaco
aumentò notevolmente, soprendendo anche sé
stessa. Ogni
pensiero si cancellò automaticamente e sentiva di non avere
nessuna forza. Non riusciva a parlare e nemmeno a muoversi, sembrava
incollata al pavimento. Il freddo che aveva sentito fino a quel momento
venne sostituito da un grande calore che la avvolse in pochi istanti,
così come i brividi che pervarsero il suo corpo. Solo quando
il
mago fece cessare quel contatto le sembrò di poter respirare
di
nuovo, e tornò alla realtà. Lo guardò
quasi
incredula, ma la felicità che provava si poteva leggere
senza
problemi nei suoi occhi, e Gray lo sapeva.
«Buon Natale» Disse in seguito, come se niente
fosse.
Aprì la porta ed uscì, senza aspettare che la
maga gli
dicesse niente. Non appena la porta si richiuse di fronte a lei, si
portò le dita sul punto esatto in cui era avvenuto quel
gesto
inaspettato. Se la tocchettò piano, sorridendo.
Probabilmente
quello era il Natale migliore che avesse mai vissuto.
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Capitolo 15 *** Only place I call home ***
Era
passato qualche giorno dalla fine della battaglia contro Tartaros, e la
gente di Magnolia si era già messa al lavoro per riparare le
proprie abitazioni. La città era stata completamente
distrutta, poche strutture erano riuscite a rimanere intere ma ognuno
faceva di tutto per aiutare il prossimo. Quella battaglia si era
mostrata difficile quanto dolorosa, dato che molte persone avevano
perso i propri cari. Gray era uno di questi: aveva perso il padre per
la seconda volta davanti ai suoi occhi, ed il dolore che aveva provato
non se n'era ancora andato. Tuttavia, aveva tuttora una persona al suo
fianco che aveva stabilito di aiutarlo nel suo piano di vendetta: Juvia
aveva deciso di rimanere accanto al proprio amato, essendo lei la
colpevole della morte di Silver. Aveva percepito di aver perso il
diritto di amare Gray, aveva pensato di non essere degna di provare
tali sentimenti profondi per una persona che aveva solo fatto soffrire.
Nonostante questo, però, Gray le aveva dato vari motivi per
continuare ad amarlo e rimanere al suo fianco: l'aveva ringraziata per
aver fatto quello che lui non sarebbe mai riuscito a fare, ovvero
sconfiggere il nemico. Da una
parte ciò la faceva sentire davvero felice, dall'altra la
faceva sentire ancora più colpevole. Anche se aveva fatto
quello che doveva, non poteva non sentirsi in colpa per il suo atto; a
causa di ciò, Gray aveva sofferto non poco e lei non
riusciva a perdonarsi per averlo fatto soffrire. Sebbene lui le avesse
detto che non doveva preoccuparsi e che ormai era tutto passato, Juvia
non poteva dimenticare quello che aveva fatto come se non fosse
importante. A parte ciò, dopo qualche giorno la battaglia
conclusa contro Tartaros, i due decisero di lasciare insieme Magnolia
per andare ad allenarsi in un posto tranquillo. Avrebbero preferito
rimanere in città per aiutare i cittadini nella
ricostruzione, ma Gray non voleva perdere altro tempo prezioso; aveva
bisogno di allenarsi per diventare più forte e mantenere la
promessa fatta al padre.
Dal
canto suo, Juvia invece era contenta di poter lasciare la
città con Gray. Avrebbero passato molto tempo insieme e
ciò non poteva che renderla felice, dato che avrebbero
addirittura vissuto insieme per un tempo indeterminato. Aveva comunque
accantonato l'idea di fare la furba in modo da avvicinarsi maggiormente
all'altro, dato che sapeva che quest'ultimo non avrebbe abboccato tanto
facilmente all'amo. I suoi tranelli, ormai da un po' di tempo, non
erano più efficaci come prima dato che Gray aveva imparato a
conoscerla molto di più rispetto a qualche tempo fa, quindi
i suoi piani "sdolcinati" non avevano più alcun effetto su
di lui.
Gray
aveva comunque cercato svariate volte di dire all'altra che, se voleva,
poteva anche non andare con lui. Gli allenamenti che avrebbero fatto
sarebbero stati lunghi e faticosi; l'idea che il mago del ghiaccio
aveva sugli esercizi da fare era ben precisa, e probabilmente si
sarebbero allenati anche un'intera giornata con solo due pause, fino a
tarda sera. Sapeva che Juvia era ben disposta a seguire le sue
"regole", ma da un lato non riusciva a non pensare che facesse tutto
questo solo per il senso di colpa. Aveva capito quanto la maga avesse
sofferto nell'uccidere Silver, e ciò lo aveva inteso
soprattutto quando lei gli aveva detto "Juvia
non ha più il diritto di amare Gray-sama". Quelle
parole lo avevano sorpreso quanto ferito ─ e non aveva idea
perché ci fosse rimasto così male nell'udire tale
frase. Probabilmente perché era abituato a sentire altre
tipo di parole da lei, ma non aveva avuto né il tempo
né la voglia di darsi una spiegazione alle strane sensazioni
che aveva percepito nel sentire quella frase. Aveva preferito mettere
in primo piano la sua idea di vendetta piuttosto che le sue
emozioni ─ di cui non gli importava granché, dato
che non era il tipo che si soffermava a pensare ai propri sentimenti.
Il
momento di lasciare Magnolia era finalmente giunto ed i due maghi
avevano deciso di incontrarsi davanti alla gilda completamente
distrutta, al sorgere dell'alba dove non c'era nessun loro compagno che
poteva vederli. Gli altri sapevano che volevano andarsene e che lo
avrebbero fatto proprio quel giorno, ma non sapevano esattamente quando avrebbero
lasciato la città. Gray aveva pensato bene di lasciare
indietro gli inconvenevoli e di non perdere tempo, dato che la loro
partenza avrebbe, probabilmente, solo fatto soffrire i loro amici. Era
difficile per entrambi lasciarsi una Magnolia completamente rasa al
suolo alle spalle, l'idea di non salutare i propri cari li faceva
sentire un po' in colpa, ma avrebbero dovuto camminare davvero molto
per arrivare dove avevano deciso di alloggiare, e quindi - sempre per
Gray - era meglio non perdersi in chiacchiere e partire subito.
Con
grande sopresa del mago di ghiaccio, notò che Juvia
arrivò solo qualche minuto in ritardo e che con
sé aveva solo due paia di zaini ─ e sembravano addirittura
pieni di roba, ma nonostante questo, la maga non aveva alcun problema a
portarli.
«Sei
pronta?» Domandò Gray, non lasciando intravedere
la sua fretta di partire. Juvia annuì con un sorriso alla
sua domanda, e con un semplice gesto si portò uno dei due
zaino sulle spalle e si affrettò ad affiancare il mago del
ghiaccio, pronta a partire. Nonostante la maga non mostrasse alcun
rimorso nella decisione presa, Gray non era convinto del tutto che lei
volesse seguirlo veramente. Sapeva che Juvia avrebbe fatto di tutto per
lui, specialmente dopo quello che era successo a Tartaros e
tra loro, ma non voleva che la maga si sentisse costretta a fare
qualcosa che non voleva. Sebbene il suo volto sembrasse rilassato e la
sua espressione convinta, quel qualcosa
continuava a turbarlo profondamente ─ non aveva idea se fossero sensi
di colpa oppure qualcos'altro. Dunque si girò verso di lei e
la guardò serio, scrutando la figura della compagna di
viaggio. «Sei sicura di voler venire con me?» Juvia
si voltò di scatto verso il mago, osservando il suo volto.
Quella domanda sembrava averla turbata un po', ma Gray non era bravo a
capire né i sentimenti propri né quelli altrui,
quindi non aveva idea cosa volesse significare veramente
quell'espressione turbata sul volto della ragazza. Juvia invece sapeva
perfettamente cosa stesse provando il mago in quel momento, ed in un
certo senso ciò la faceva sentire a disagio. Quelle emozioni
negative erano tutte a causa della morte di Silver, entrambi sapevano
che ciò aveva fatto cadere uno dei tanti muri che li
divideva. Juvia si sentiva più vicina a lui e Gray lo
stesso, ma quello che era successo con suo padre li portava, in un
certo senso, al punto di partenza. Quella vicenda li avrebbe fatti
sempre soffrire, non importava quanto tempo sarebbe passato: le
cicatrici sarebbero rimaste ben visibili e loro non potevano far altro
che soffrire.
«Juvia
vuole seguire Gray-sama» Rispose convinta, dopo averci
pensato ancora un po'. Lui non le aveva chiesto di iniziare quel
viaggio insieme, ma lei si era sentita in dovere sin da subito di
doverlo seguire. Si sentiva coinvolta nei sentimenti di Gray, percepiva
di farne parte e non voleva abbandonarlo proprio in quel momento. Non
lo aveva mai lasciato da solo da quando si conoscevano, aveva sempre
fatto tutto il possibile per rimanergli accanto ed essere la spalla su
cui piangere quando ne aveva bisogno.
«Saremo
molto lontani da casa...» Cercò di proseguire il
mago, tentando di trovare una scusa che potesse farle capire che non
era assolutamente costretta ad andare con lui per via dei sensi di
colpa, ma la maga non lo fece finire. Per la prima volta aveva visto
nell'espressione di Juvia una nota di rabbia, ed era rivolta a lui. Era la
prima volta che accadeva da quando si conoscevano: le poche volte che
lei si era arrabbiata era stato solo per gelosia, e non era nemmeno
rabbia vera. Ma in quel momento, sul volto della maga si era mostrato
quel sentimento che Gray non era abituato a vedere in quel viso
costantemente sereno. «Non importa quanto lontani dovremo
andare, Juvia continuerà a seguire Gray-sama»
Distolse lo sguardo dal volto del mago ─ non riuscendo a
sostenere i suoi occhi indagatori e lo portò sulle macerie
della loro gilda. «Non importa quanto sarà
difficile il nostro allenamento, Juvia vuole stare con
Gray-sama...» Continuò, con la voce un poco
tremante. Il ragazzo si era accorto che gli occhi della maga si erano
fatto più lucidi, e riusciva benissimo a vedere le lacrime
che stava trattenendo. Era sempre lei a piangere pe lui, era sempre lei
a sostenerlo ed a dirgli di non abbattersi. Era sempre lei
che
si era imposta di non meritare di amarlo, quando invece era davvero l'unica
che
poteva farlo. Non sapeva perché, ma a causa di quei
pensieri, si ritrovò improvvisamente a sorridere. Nonostante
la maga stesse piangendo, lui sorrideva. Quelle lacrime che le rigavano
le guance erano solamente altro amore che lei gli stava donando, e quel
pensiero non poteva far altro che affievolire la sua sofferenza.
«Non
importa dove andremo, perché Gray-sama è la casa
di Juvia» Concluse poi, con la voce più flebile
rispetto a prima. Si affrettò a portarsi le mani sugli occhi
per portare via quelle lacrime che avevano mostrato all'altro quanto
fosse così facile e difficile allo stesso tempo, per lei,
amarlo in quel modo esagerato. Sempre sorridente, Gray portò
una mano tra i capelli azzurri della ragazza e l'accarezzò
piano, cercando di tranquillizzarla. Quest'ultima alzò
sopresa il capo, riportando lo sguardo sul volto di lui. Juvia
arrossì lievemente nel notare il sorriso sereno dell'altro,
e per la prima volta non riuscì a capire cosa stesse
provando il ragazzo in quel momento.
«Forse
sarò ripetitivo, ma... grazie»
Dopo quelle brevi parole, Gray si allontanò dalla maga e si
incamminò, così da iniziare il loro viaggio.
Juvia, più confusa di prima, lo seguì a piccoli
passi, rimanendo dietro di lui. Non osò proferire alcuna
parola, rimase semplicemente incantata a guardare la schiena del mago
davanti a lei. Quel "grazie" la portò solo a ripensare al
momento che avevano avuto davanti alla tomba dei suoi genitori, dove
lui l'aveva ringraziata più volte per averlo salvato da una
vicenda che lui non sarebbe riuscito a concludere. Ma quelle parole
erano diverse, il tono che aveva usato era stato più allegro
e dietro c'era un sentimento che lei non era riuscita a cogliere, e
ciò l'aveva mandata in confusione. Dal canto suo, invece,
Gray sapeva molto bene cosa avesse voluto dire con quelle semplici
parole. Per una volta era riuscito a capire cosa provasse realmente
senza farsi troppe paranoie, aveva compreso perché non le
aveva semplicemente vitetato di seguirlo in quel viaggio. Non le aveva
detto nemmeno che poteva venire, forse perché,
principalmente, sperava che lei avesse preso l'iniziativa di seguirlo.
La sua presenza era di gran conforto e sentiva di aver bisogno di lei
adesso più che mai; sentiva di aver bisogno di quel suo
amore a volte incontrollato, della sua dolcezza a volte esagerata,
della sua perenne gentilezza e continua pazienza. Gray sapeva fin
troppo bene che Juvia era l'unica a meritarsi di avere un posto al suo
fianco, ed era l'unica che aveva il diritto di amarlo.
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Salve
a tutti i lettori!
Eccomi
tornata col capitolo Gruvia. Se dico di essere fiera di quello
che è uscito fuori passo per modesta? Spero di no.
Mi
piace davvero molto com'è venuto il capitolo, ed era da
tanto che volevo scrivere qualcosa sul loro viaggio. Inoltre ho notato
che in pochi hanno scritto qualcosa riguardo alla loro "decisione" di
partire insieme, ed io ne ho approfittato proprio adesso
perché è uscito da poco l'episodio dell'anime. Il
mio lato da "romanticona" mi ha fatto pensare che, se Gray ha deciso di
far andare Juvia con lui, è perché qualcosa
dentro gli si è acceso, sennò dubito che
l'avrebbe lasciata viaggiare insieme a lui. Sono davvero felice di aver
avuto l'occasione di poterci scrivere qualcosa sopra e di aver anche
usato una canzone perfetta per questo capitolo.
Titolo
canzone usata: "Only place I call home" di Every Avenue.
Buon
anno a tutti, e alla prossima!
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