The song that represents us

di unbreakable
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The ghost of you and I ***
Capitolo 2: *** Through it all ***
Capitolo 3: *** Give me the world ***
Capitolo 4: *** Everything falls ***
Capitolo 5: *** Tell me you love me ***
Capitolo 6: *** My escape ***
Capitolo 7: *** Never stop ***
Capitolo 8: *** Waking up ***
Capitolo 9: *** Locked away ***
Capitolo 10: *** Hope in front of me ***
Capitolo 11: *** World so cold ***
Capitolo 12: *** Somebody to die for ***
Capitolo 13: *** Safe&Sound ***
Capitolo 14: *** Merry Christmas! ***
Capitolo 15: *** Only place I call home ***



Capitolo 1
*** The ghost of you and I ***


Le nostre vite sono state spente dal fuoco di un grande drago, minaccioso e possente. Pochi attimi e tutto ciò che avevamo intorno è sparito nel nulla; il vasto cielo divenuto rosso a causa delle fiamme è come svanito nel nulla, così come anche l'intera città rasa al suolo, con il fuoco che la divorava.
Mi ritrovo distesa su dell'erba dorata, ma la prima cosa che mi ritrovo davanti non appena apro gli occhi, è un bel cielo sereno con un grande sole che lo fa luccicare. Dei petali volano via insieme a quest'ultimo, rendendo il panorama ancora più bello. Alzo il busto, così da potermi mettere a sedere e mi guardo intorno: sembra essere una terra desolata ed infinita. Non riesco a vedere niente se non il cielo illimitato che continua a proseguire di fronte a me. Dopo qualche minuto mi alzo in piedi ed il mio sguardo si posa subito sul dorso della mia mano: noto con grande piacere il marchio di Fairy Tail. Mi scappa un sorriso, ricordando tutto ciò che ho vissuto all'interno di quella gilda. Ho rischiato più volte la mia vita con i miei amici, ma niente mi rendeva più felice di questo, ovvero dover proteggere le cose e le persone che amo. Sensazioni come il sentirsi soddisfatti dopo un atto eroico è qualcosa di incredibile, specialmente se si affronta il tutto con le persone a cui tieni.
Vari ricordi si fanno strada nella mia mente, mentre mi alzo ed incomincio a camminare in questa landa desolata, ma pur sempre meravigliosa. Il vento fresco mi accarezza il viso ed i capelli, mi sembra di stare in paradiso. Nonostante questo, però, c'è qualcosa che manca. In un posto talmente vasto, io sono da sola. Mi sento rilassata, in pace con me stessa, ma la solitudine si fa strada in me. Mi guardo intorno più volte, nella speranza di vedere qualcuno, ma niente. Nessun suono si unisce al vento, solo l'erba che si muove insieme a quest'ultimo. Porto le mani al petto, una sopra il marchio della mia gilda. I ricordi ricominciano a farsi sentire, mentre io mi sento ancora più sola. Ho voglia di piangere ma riesco a trattenermi, nonostante questa malinconia mi stia divorando.
Continuo a camminare con la speranza nel cuore, mentre una voce non tanto lontana, da dietro di me, pronuncia il mio nome. Mi giro instintivamente, vedendo così un sorriso familiare. Un sorriso che mai dimenticherei in tutta la mia vita. Il ragazzo si avvicina di corsa a me, rendendo più visibili le sue labbra curvate in quell'adorabile sorriso. Mi porge la sua mano, pronunciando ancora il mio nome con tono dolce. Questa volta non riesco a trattenere le lacrime: esse cominciano a rigarmi le guance, mentre la solitudine scompare dai miei sensi. Mi porto una mano alla bocca, cercando di piangere il meno rumorosamente possibile. Lui continua a guardarmi con quel sorriso, ed io ancora non ho afferrato la mano che mi ha porto. La felicità di vederlo mi sta letteralmente bloccando, non riesco a muovere nemmeno un muscolo.
«Natsu...» Dico flebilmente, con ancora la mano davanti alla bocca. La mia voce è stata coperta dai miei stessi singhiozzi, ma dubito che non abbia capito quello che ho detto, dato che il suo sorriso si fa meno luminoso. Percepisce la mia preoccupazione e la paura che ho provato a rimanere sola in un posto così grande, dove nulla si mostra a parte me e lui.
«Sì, Lucy?» Mi chiede lui, col solito tono gentile. La sua mano è ancora tesa davanti a me, ed io non ho capito se è un sogno oppure no. Chiudo gli occhi per un paio di secondi, e poi li riapro. Trovo Natsu davanti a me, ancora sorridente ed io comincio finalmente a capire. Faccio un passo in avanti per avvicinarmi a lui, togliendo la mano dalla bocca e poggiandola sulla sua. La poggio così tanto delicatamente perché ho paura che, ad un mio possibile tocco, lui scompaia. Ma rimane lì, davanti a me, con ancora quel sorriso. Stringe la presa e sento il suo calore farsi strada nella mia pelle.
«Sei.. sei veramente tu, Natsu?» Domando, ancora con voce flebile ma più comprensibile rispetto a prima. Le lacrime che non vogliono smettere di scendere dai miei occhi.
«Chi sennò? Dai, Lucy! Smettila di piangere e andiamo!» Mi risponde lui con in seguito una risata. Scappa da ridere anche a me, mentre penso alla sua esclamazione.
«Andare dove?» Chiedo, notando che non ha smesso di sorridere nemmeno per un secondo da quando mi ha chiamata. Ripeto tra me e me che è tipico di Natsu, anche se non mi sembra sereno come suo solito. Cerco comunque di scacciare via questi pensieri negativi, e ci riesco con successo. Il suo sorriso ha il potere di riportarmi alla felicità.
«A continuare la nostra avventura!» Rimango sorpresa dalla sua risposta, infatti lo fisso con gli occhi sgranati e la bocca aperta. Come suo solito, è riuscito a farmi rimanere senza parole. Continuo a guardarlo, colpita, mentre le lacrime ricominciano a scendere dai miei occhi. I singhiozzi si fanno più frequenti e gli occhi mi frizzano a causa di quanto ho pianto. Il suo sorriso si fa più dolce e comprensivo e, a tale gesto, non riesco a trattenermi. Mi avvicino di più a lui e senza pensarci due volte poggio il capo sulla sua spalla, adagiando in seguito il mio corpo al suo. Sento i suoi muscoli rilassati sotto le mie mani, le quali stanno contro il suo petto. Provo una tale felicità a stargli così vicina... è come se lui fosse la mia ancora: grazie a Natsu, non sono affondata. Poco dopo il mio gesto, sento le sue braccia attorno la mia schiena. Mi stringe ancora di più al suo corpo e mi accarezza piano, con delicatezza, come se avesse paura di rompermi. A quel contatto chiudo gli occhi, rilassandomi sotto il suo dolce tocco. Vorrei che questo momento durasse per sempre, che nessuno ci divida da questo abbraccio che, nonostante tutto il tempo passato insieme, mi fa capire quanto io tenga a lui. Per la prima volta riesco a intendere che ciò provo non è solo affetto per un caro amico, ma qualcosa di più. Le sue carezze mi fanno sentire brividi che non ho mai provato, il suo calore mi fa sentire protetta.
Il vento comincia improvvisamente a farsi più forte, ed io mi sento costretta ad aprire gli occhi. Non ho alcuna intenzione di sciogliere questo abbraccio, e nemmeno Natsu sembra intenzionato a farlo. Sorrido a questo pensiero, però ciò che mi fa sorridere ancora di più non è lo stare così vicina a lui, ma vedere tutti i componenti di Fairy Tail dietro di noi che ci osservano con dei sorrisi. Tutti urlano all'unisono un frenetico "hey!", e le loro voci fanno sciogliere il contatto tra me e il Dragon Slayer della nostra gilda. Si gira verso di loro ed alza la mano al cielo, sorridendo. Mostra le due dita, simbolo della nostra gilda, ed io lo seguo a ruota con quell'azione. Subito dopo, tutti gli altri ci imitano e le loro mani sono tutte rivolte verso il cielo, il quale sorride insieme a tutti noi. Le mie gote sono leggermente arrossate e, prima di andare da Makarov e gli altri insieme a Natsu, gli rivolgo un ultimo sguardo.

Non dimenticherò mai il giorno in cui ti ho incontrato la prima volta.
Tu stavi cercando Igneel, ed io invece Fairy Tail.
Inaspettatamente, eri venuto a salvarmi...
..e la nostra storia è cominciata da lì.









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Salve a tutti i lettori!
Questa sarà una raccolta di one shots e mi ispirerò ai titoli di alcune canzoni. Per questa ho usato "The story of you and I" dei Story of the Year.
Spero che come idea possa piacervi e che anche la prima one shot possa essere stata di vostro gradimento!

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Capitolo 2
*** Through it all ***


«Non ti sei accorto dei sentimenti che Juvia nutre per te?» Disse Erza improvvisamente, mentre se ne stava poggiata coi gomiti sulla ringhiera del balcone. A quella domanda, Gray arrossì di botto, non aspettandosi di certo un argomento di questo genere. Guardò la rossa in viso, notando che il suo sguardo non era di certo colmo di felicità. C'era sicuramente qualcosa che la preoccupava, ma sapeva che anche chiedendoglielo, non gli avrebbe dato alcuna spiegazione.
«Fossi in te le darei una risposta» Riprese a parlare Erza, per poi incamminarsi dentro l'hotel dove erano situati. Lasciò il mago del ghiaccio a crogiolarsi sotto i raggi fluidi della luna, che illuminava quel cielo blu. Si vedevano poche stelle, ma era comunque una bel panorama. Gray si riprese un attimo dalle chiacchiere dell'amica, per poi osservare l'ampia distesa scura sopra di lui. Non ci aveva mai fatto caso ai sentimenti di Juvia; forse aveva avuto qualche sospetto, ma erano sempre stati infondati. Il suo essere sempre appiccicosa, il voler stare sempre e comunque con lui, il voler continuamente attirare l'attenzione di Gray, a quanto pare, non erano prove sufficienti per il mago.
Ci pensava e ripensava, ma non era sicuro di quello che aveva detto Erza. Inoltre, come faceva lei a saperlo? Glielo aveva detto proprio Juvia? Questi punti interrogativi non riusciva a toglierseli dalla testa, come anche il motivo per cui ci stesse pensando così tanto. Non aveva mai pensato a Juvia come qualcosa di più, solo come amica. Sospirò, sentendo un lieve venticello accarezzare la pelle delle sue gote. Chiuse gli occhi, rilassato, ed improvvisamente il viso della maga dell'acqua comparve nella sua mente. Riaprì di scatto gli occhi, per poi portarsi una mano al viso e sospirando nuovamente, confuso. Non sapeva quanto tempo stesse passando, ma gli sembrava di essere in quel balcone da un'eternità, a pensare a ciò che Erza gli aveva detto.
«Forza, Gray... non imbambolarti» Sussurrò in seguito, girandosi verso la grande porta che portava al terrazzo dove era situato lui. Si poggiò di schiena contro la ringhiera e si mise a guardare con intensità l'interno dell'hotel, vedendo varie cameriere entrare da una camera all'altra. Sembrava si stesse focalizzando sul loro lavoro, ma il pensiero era sempre lo stesso. L'espressione del suo viso era frustrata, non era abituato a pensare così tanto a cose simili. Non sapeva nemmeno il motivo del perché un argomento del genere lo avesse messo in agitazione, ma la cosa che lo aveva spaventato di più era: "come faceva Erza a saperlo?". Magari le due avevano parlato spesso di lui, dei sentimenti di Juvia nei suoi confronti? Era l'unico a non essersene reso conto? L'unica cosa che gli restava da fare, almeno per levarsi il dubbio di dosso, era andare a verificare. Con passo deciso rientrò nell'hotel, ignorando le varie cameriere che lo guardavano confuse. In effetti dalla sua espressione sembrava essere davvero arrabbiato, ed anche dai suoi movimenti sembrava che lo fosse, ma in realtà non lo era. Era agitato più che altro, ed anche frustrato come lo era precedentemente. Entrò nella camera che doveva condividere con i suoi compagni, sbattendo la porta senza neanche accorgersene. Per fortuna, all'interno ci trovò Lucy, intenta a leggere una rivista, seduta sul letto. C'era anche Natsu e la cosa non gli andava molto a genio, ma ignorò completamente la sua presenza.
«Gray?» Disse Lucy, essendosi spaventata per l'entrata brusca del suo amico. Natsu lo guardava con sguardo interrogatorio, non prendendo seriamente la sua espressione agitata.
«Devo parlarti» Risposte semplicemente Gray, facendo un cenno col capo all'amica di seguirlo. I due uscirono dalla stanza, lasciando il Dragon Slayer interdetto. Quest'ultimo aveva cercato varie volte di fare capolino con le orecchie per ascoltare, e per questo si era beccato vari insulti dal mago del ghiaccio. Era mancato davvero poco che non iniziassero una rissa proprio dentro l'albergo, ma per fortuna Lucy li fece calmare ed in seguito si allontanò con Gray, così da poter parlare in santa pace. Scesero le scale dell'albergo e si sedettero sul divano che si trovava al piano terra, dove di solito i clienti aspettavano per avere le chiavi delle loro stanze. Gray unì le mani e poggiò il mento sopra esse, con i gomiti sulle cosce e la schiena curvata in avanti. Lucy stava semplicemente con la schiena contro il divano, accanto a lui, guardandolo preoccupata. L'espressione del mago era più cupa rispetto a prima, e non era nemmeno un argomento di vitale importanza, e questo turbava davvero molto Gray.
«Di cosa volevi parlarmi?» Chiese improvvisamente la maga degli spiriti stellari, spezzando il silenzio creatosi tra loro. La sua voce fece tornare Gray in sé, staccandosi finalmente dai suoi pensieri.
«Beh.. di Juvia» Rispose tutto d'un fiato, rizzandosi con la schiena e portando le braccia dietro il capo. Voleva sembrare più rilassato. «Erza mi ha detto che Juvia prova qualcosa per me» Disse in seguito, per poi voltarsi verso Lucy. Non sembrava tanto sorpresa dalla notizia, anzi: tutto il contrario.
«Cos'è che ti ha sconvolto così tanto? Il fatto che Erza lo sapesse, o che Juvia sia innamorata di te?» Chiese Lucy, questa volta con un sorriso. A quella domanda, il mago del ghiaccio rimase interdetto. La guardò per un paio di secondi, poi portò il suo sguardo verso il tavolo di vetro di fronte a loro. Lo stava praticamente scrutando, nella speranza di trovare una risposta. Ci pensò attentamente e con prepotenza, ma nessuna risposta venne a galla. Sospirò, sentendosi ingenuo e questa cosa lo faceva imbestialire. Lucy sorrise un'altra volta, portando una mano sulla spalla dell'amico.
«Non ti devi preoccupare, Gray. Se non hai una risposta adesso non è un problema» Disse lei, tranquilla. Il mago si voltò nuovamente verso l'amica.
«Stiamo ancora parlando della tua domanda?» Chiese lui spontaneamente, ma comunque confuso. La frase di Lucy gli fece ritornare in mente le parole di Erza.
«Chi lo sa...» Rispose, per poi alzarsi dal divanetto e dirigendosi verso le scale. Quella conversazione non fu d'aiuto a Gray, non riuscì a fare chiarezza nei suoi pensieri, però aveva capito che anche Lucy sapeva dei sentimenti della maga dell'acqua.
«Ah, una cosa» La bionda, sulle scale, si voltò verso l'amico. Gli sorrise di nuovo, cercando di tranquillizzarlo. «Nonostante tutto quello che è successo, lei ti ama davvero, e lo fa anche senza che tu le abbia dato una risposta. Dai tempo al tempo, vedrai che alla fine capirai cosa frulla nel tuo cuore» Detto ciò si incamminò di nuovo, scomparendo al piano di sopra. Gray rimase seduto sul divano, a guardare fisso dove prima c'era Lucy. Le sue parole lo lasciarono con l'amaro in bocca, perché non sapeva cosa volesse dire precisamente. Sapeva che c'erano state delle divergenze tra lui e Juvia all'inizio, che avevano combattuto e tutto il resto, ma... tutto questo cosa c'entrava? La confusione aumentò e si maledì di aver voluto dare retta alla sua stupida mente, che lo aveva aiutato solo a confondersi ancora di più. Sospirò per la milionesima volta e si alzò dal divano, per poi guardare fuori dalla finestra, vicino all'entrata dell'albergo. Guardò ancora quel cielo buio ma comunque sereno, e gli venne spontaneo sorridere. Era vero: il tempo può darti tutte le risposte che cerchi, che siano in anticipo o in ritardo non è importante, l'essenziale è che ti aiutino a fare chiarezza. Forse non era esattamente quello che aveva voluto dire Lucy, ma era ciò che pensava Gray in quel momento. Nonostante tutto, Juvia probabilmente provava qualcosa per lui da lungo tempo, nonostante Gray non se ne fosse mai accorto, almeno fino a quella sera grazie ad Erza. Nonostante lui non avesse mai mostrato alcun interesse romantico nei confronti dell'amica, lei continuava ad aspettarlo. Questi pensieri misero di buon umore il mago di ghiaccio, il quale continuava a sorridere a pensare ai sentimenti di Juvia. Non sapeva se col tempo l'avrebbe ricambiata o meno, ma le era davvero grato per quei sentimenti. Il battito del suo cuore aumentò un poco al sentirsi risuonare nelle orecchie l'adorabile "Gray-sama" di Juvia, anche se a volte era insistente.
Tornò in camera dove c'erano tutti gli altri, disteso sul letto. Le braccia le teneva sotto la nuca e guardava il soffitto, continuando a pensare alle parole sia di Erza, che di Lucy. Però non era frustrato, era stranamente di buon umore. Sebbene l'argomento continuava a confonderlo un po', non aveva alcun dubbio sul fatto che avrebbe cercato di non far soffrire la sua amica. Perché nonostante tutto, a lei ci teneva davvero, e la considerava un'ottima compagna e amica.
«Nonostante tutto...»  Sussurrò il mago del ghiaccio, chiudendo gli occhi. Avrebbe dormito sereno, quella notte.



Nonostante tutto quello che è successo, lei mi ama davvero.
Nonostante tutto, il suo cuore ha smesso di piangere.
Nonostante tutto, ha smesso di essere triste.
Nonostante tutto, ha scelto me sotto il diluvio che le vietava di amare.










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Salve a tutti i lettori!
Eccomi col secondo capitolo della raccolta, questa volta con la Gruvia. Per questa storia ho usato il titolo della canzone "Through it all" degli Spoken.
Spero vi piaccia!

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Capitolo 3
*** Give me the world ***


Cara Lucy,

Io ed Happy faremo un viaggio di allenamento. Torneremo tra circa un anno, quindi prenditi cura degli altri!
Diventerò forte, molto più forte, così che al mio ritorno... potrò proteggervi tutti!
Mi dispiace ragazzi, e ci vediamo, Lucy!

No, la lettera non è finita qui! Non potevo scrivere solo queste poche parole, non per te, Lucy. So che probabilmente scoppierai in lacrime e mi dispiace davvero, ma mi sono sentito costretto ad allontanarmi per un po' da tutti voi. Dopo tutto quello che è successo, dopo la morte di mio padre, Igneel, che non ho potuto aiutare, mi sento un debole. Non sono riuscito ad aiutare colui che mi ha cresciuto, quella presenza che mi ha insegnato molto sulla vita, anche se ero solo un bambino immaturo. Dopo averlo cercato ovunque per anni, l'ho finalmente rivisto, ma purtroppo le cose non sono andate come me le aspettavo. Sono felice di averlo rivisto, non fraintendere, ma lo devo ammettere: dopo tutto ciò, mi sento impotente. La mia forza non è sufficiente per proteggere tutti voi, la mia gilda, la mia casa. Non sono abbastanza forte per proteggere te, Lucy. Sei forse tra le persone a cui tengo di più, e non voglio che ti accada nulla di male. Voglio che tu stia al sicuro; gli altri ti proteggeranno al posto mio per un po', ma vedrai che questo anno in cui non ci vedremo, passerà in un lampo!
Avrei voluto portare almeno te insieme a me ed Happy, ma non ho potuto. La tua presenza mi distrarrebbe e non posso permettermelo: ogni giorno lontano dalla gilda sarà dedicato solo ed esclusivamente all'allenamento, non posso battere la fiacca. Vedrai, Lucy! Diventerò più forte che mai e rimarrai sorpresa dalla mia potenza! Non lascerò più che qualcuno a cui tengo si faccia del male, e non permetterò di ritrovarmi inutile e impotente quando accadrà. Sarò preparato e pronto ad agire, lasciando che il mio fuoco sprigioni il suo ardore.
E Lucy, non sentirti abbandonata. Io ed Happy ci abbiamo pensato a lungo e, alla fine, abbiamo deciso così. Se non te lo abbiamo detto di persona ma tramite lettera, è perché dietro c'è un motivo, e sono sicuro che vuoi saperlo. Probabilmente ci avresti impedito di partire, ma non perché sei egoista! Sicuramente è perché, ormai, tra noi si è creato un legame che va ben oltre all'amicizia. Ci tengo davvero molto a te, e non so se questo viaggio di allenamento sarà solo sfiancante, magari potrebbe essere anche pericoloso, ed io non voglio che ti accada qualcosa. Mi sento meglio a saperti al sicuro, ogni angoscia o dubbio scompare a sapere che ci sono gli altri a proteggerti. E non sentirti sola, perché non lo sei! Ci sono Erza, Gray, Wendy e tutti gli altri! Non devi preoccuparti perché nessuno di loro lascerà che le tue lacrime siano sole, loro saranno accanto a te e faranno in modo di tenerti al sicuro dalla tua tristezza. Cerca di non pensarci troppo e vedrai che in pochissimo tempo ci rivedremo e, allora, potrai urlarmi contro quanto vuoi.

Lucy, quando sorridi sento che potresti donarmi il mondo. Non so come, non so perché, ma i tuoi occhi che sorridono sono più caldi del mio stesso fuoco. So già che penserò a te almeno una volta durante tutti i giorni che passeranno, e non potrò far altro che sorridere al pensiero di te che aspetti il mio ritorno. Quando ti ho incontrata la prima volta, non avevo idea che saresti diventata così importante. Più ci penso, più mi sembra strano! E so per certo che questa lontananza, in un modo o nell'altro, rafforzerà il nostro rapporto. Sono anche sicuro che succederanno molte cose alla gilda durante questo lungo periodo in cui non ci sarò, quindi non appena tornerò, dovrai raccontarmi ogni cosa, senza tralasciare alcun dettaglio. So già che probabilmente mi appisolerò mentre ti ascolterò parlare e tu ti arrabbierai, ma questa è sempre stata una cosa quotidiana, quindi non vedo l'ora che succeda di nuovo!
Prima di concludere la lettera, Lucy, ricorda... anche se non te l'ho mai detto: sei bellissima. Il sorriso è il miglior accessorio che tu possa indossare, quindi non togliertelo mai. Aspettami, mi raccomando!

                                                                                                                                                                                              Natsu & Happy




Lucy posò la lettera sul tavolo al centro della sua stanza, mentre tratteneva le lacrime. Le rimbombava nella testa la frase "io ed Happy faremo un viaggio di allenamento. Torneremo tra circa un anno", e quasi si sentì mancare non appena la lesse. Nonostante le avesse scritto di non sentirsi abbandonata né sola, le sensazioni che provava erano quelle. La persona più importante per lei, all'improvviso, ha deciso di andarsene senza neanche andare a salutarla. Sebbene non si sarebbero visti per un anno, lui ha preferito scriverle una lettera piuttosto che parlarle faccia a faccia. Anche se aveva letto il motivo di questa sua decisione, non lo poteva comunque accettare. Era una decisione troppo dolorosa per lei: non lo avrebbe visto né sentito per tanto tempo, non riusciva veramente a mandarlo giù.
Prese nuovamente la lettera tra le mani e la lesse velocemente, sorridendo un attimo. Nonostante la lettera non dava buone notizie, ciò che aveva scritto erano comunque belle parole. Frasi che le scaldavano il cuore e che le davano un po' di sollievo, anche se non era abbastanza. La rilesse da capo un'ultima volta, prima che le lacrime decisero di scendere giù dai suoi occhi senza che lei se ne accorgesse.
«Che calligrafia orribile..» Disse ironicamente Lucy, per poi vedere una lacrima cadere sulla lettera. Dopo ciò, cominciò a piangere più rumorosamente, accasciandosi a terra, in ginocchio. Si portò la lettera al petto, stringendola forte come se fosse il vero Natsu. La abbracciava, cercando di far risucchiare da quest'ultima quella sensazione di solitudine. Singhiozzava nel silenzio della sua stanza, mentre ripensava a tutto ciò che era successo. Ripensò anche lei alla morte di Igneel, ripensando pure al dolore che Natsu aveva provato in quel momento. Ciò non la aiutò a fermare le lacrime, anzi: le diede modo di sentirsi ancora più triste. Non aveva fatto molto per colmare la sofferenza del Dragon Slayer, ma cosa avrebbe mai potuto fare per lui? Era cocciuto e testardo, anche se ci avesse provato, sarebbe stato inutile.
«Natsu.. Happy..» Sussurrò tra vari singhiozzi la bionda, mentre cercava di riprendersi. Ormai i due erano diventati come dei fratelli per lei, e il non poterli vedere per un anno la demoralizzava. Natsu aveva il potere di farla sorridere, di tirar fuori quel coraggio che a volte teneva nascosto e la sicurezza in sé stessa. Aveva capito di essere interamente una maga di Fairy Tail grazie a lui, che le aveva fatto capire che, ormai, quella era la sua casa. Come era stato scritto nella lettera, essendo quella la sua unica famiglia rimasta, doveva prendersi cura degli altri. Non voleva dimostrarsi debole, voleva essere forte anche per Natsu che aveva sicuramente preso una decisione abbastanza difficile. Lucy scosse la testa; quei pensieri, anche se incoraggianti, non le erano per niente d'aiuto. Improvvisamente si alzò da terra e uscì di corsa da casa sua, andando direttamente fuori.
«Sarò sola.. stupidi..» Urlò Lucy, mentre correva per strada, tra le lacrime.









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Salve a tutti i lettori!
Voglio subito dire una cosa: io non leggo il manga, ma so cosa succede grazie ai vari spoiler che mi sono fatta (sì, sono un genio). Per questo sono andata a leggermi il capitolo dove stava la lettera di Natsu, solo per scrivere questa one-shot. Ci tenevo a scriverne una su questa vicenda, e mi dispiace se non è venuta benissimo. Ci ho comunque provato e non credo mi sia venuto poi così male.
Il titolo della canzone che ho usato comunque è "Give me the world" dei New Empire.

Grazie per aver letto; alla prossima!

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Capitolo 4
*** Everything falls ***


Erano sotto la fredda neve, inginocchiati a terra. Uno di fronte all'altra si davano conforto, tenendosi stretti in un tenero abbraccio. Le lacrime rigavano i loro volti, e il corpo di Gray riscaldava con premura quello di Juvia. Per la prima volta, il calore del ragazzo si fece sentire. La maga dell'acqua cercava di fargli percepire tutto il suo amore attraverso quel contatto e, in qualche modo, sperava che potesse tirarlo su di morale.
Juvia si sentiva responsabile per ciò che era successo: il suo amato aveva perso il proprio padre a causa sua. In quel momento, la ragazza ripensò con attenzione alle parole del negromante che aveva affrontato. "Cosa temi di più? Perdere colui che ami? Essere abbandonata da colui che ami? O essere odiata da colui che ami?". Quelle parole le rimbombavano nella testa come se fossero delle esplosioni, perché temeva ognuna di quelle opzioni. Gray sembrava essere distrutto a causa di tutto quello che era successo, e per questo non riusciva ad intuire le sue vere emozioni nei suoi confronti. Sapeva benissimo che stesse soffrendo e quanto dolore palpitava nel suo cuore. Non riusciva a percepire nessuna rabbia, nessun odio, solo una grande quantità di rancore, ma non verso di lei. Ci pensò in quel momento: Gray non era assolutamente arrabbiato con la maga, né voleva che se ne andasse per lasciarlo un po' in pace con sé stesso. Con cautela si allontanò col busto da lui, per cercare di intravedere almeno il suo viso. Il suo cuore fece un sussulto nel vedere tutto il suo dolore in un'unica espressione. Il ragazzo si riavvicinò irruento a lei, come se non volesse che quel contatto avesse una fine. Quel gesto rese felice la maga dell'acqua, perché in qualche modo, sapeva di stargli dando quel conforto di cui aveva bisogno. Juvia se ne sarebbe andata se lui glielo avesse chiesto, si sarebbe allontana ad una sua sola richiesta. Avrebbe approfondito quel contatto se solo lui lo avesse desiderato.
Il pianto di Gray era silenzioso, sembrava quasi che avesse smesso ma il suo continuo tremare faceva capire alla maga che non aveva ancora versato tutta la sua disperazione. Aveva perso per la seconda volta quella persona essenziale per tutti, un affetto paterno che non poteva riavere indietro. Prima di dirgli addio un'altra volta, era riuscito a ricevere un abbraccio da lui. Quel contatto riusciva ancora a percepirlo sulla sua pelle, quel tocco che adesso era stato rimpiazzato da quello di Juvia. Si sentiva a suo agio tra le braccia della ragazza, in qualche modo lo rassicuravano e gli davano una forza in più. Ma purtroppo, il dolore che provava non poteva sparire nel nulla come la nebbia. Cercava di pensarci il meno possibile, di essere forte non solo per lui, ma anche per suo padre e sua madre. Erano insieme adesso, dove lui però non poteva vederli. Saperli felici, uno accanto all'altra, gli dava un po' di conforto, ma non poter vedere la loro felicità era un'altra agonia per il mago di ghiaccio.
Trattenne a stento un singhiozzo, stringendosi maggiormente al corpo della ragazza. Anche lei piangeva e sembrava che le lacrime non volessero smettere di scendere dai suoi occhi. Piangeva perché vedere il suo amato in quelle condizioni, era uno strazio per lei. Sapere di essere la causa di così tanto dolore le procurava un senso di colpa inaudito. Nonostante lui l'avesse ringraziata, lei ancora non riusciva a capire. Juvia alzò gli occhi al cielo e ammirava la neve che cadeva soave sopra di loro, rendendo quel panorama ancora più cupo e triste. Quel posto dava l'aria di essere una completa rovina, dove morte e distruzione avevano fatto la loro marcia. Le si strinse il cuore a quel pensiero, e non sapeva perché ma essere lì, abbracciata al suo amato Gray, non la rendeva felice come sperava. Un tempo sarebbe saltata ovunque dalla gioia, ma non quel giorno. Non in quel momento. Qualcosa di nuovo si era creato tra loro, e nemmeno lei sapeva cosa fosse.
«Gray-sama..» Sussurrò flebilmente Juvia, allontanandosi nuovamente col busto dal volto di Gray. Quest'ultimo reagì con uno strattone irruento, riavvicinandola a lui. Il gesto sorprese non poco la ragazza, che cercò di osservare il volto del mago, anche se senza successo.
«Solo un altro po'» Disse il corvino in un sussurro. Juvia riuscì a malapena a capire le sue parole, le quali erano state coperte dal suo pianto. «Grazie..» Sussurrò nuovamente Gray, questa volta con più decisione nel tono della voce. Aveva cacciato indietro le lacrime per dire quella semplice parola alla ragazza, che capì senza problemi. A Juvia venne un nodo alla gola e non riuscì a rispondere; dunque allacciò le braccia al collo del mago e lo strinse con più forza a sé. Gray rispose a quel contatto, stringendola anche lui con più impeto per i fianchi.
I due rimasero lì, sotto quella neve cadente ad abbracciarsi per un momento che ad entrambi parve infinito. Un nuovo e sconosciuto sentimento si fece strada nei cuori dei due, specialmente nel cuore di ghiaccio di Gray che, da quel giorno in poi, cominciò pian piano a sciogliersi.









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Salve a tutti i lettori!
Ci ho messo un po' per aggiornare perché stavo pensando alla mia altra storia, ma ecco qua il nuovo capitolo sulla Gruvia.
Che dire... mi sono immaginata questo momento in vari modi, ma tra le mie fantasie questo era quello che si avvicinava un po' di più alla realtà. Spero davvero che possa piacervi.
Titolo canzone usata: Everything falls di Fee.
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Tell me you love me ***


Una lacrima scese lentamente sulla pelle di Lucy, dandole una lieve carezza. Sorpresa, la maga si portò le dita sulla guancia e la tastò, sentendo la sua pelle bagnata. Davanti a lei, di spalle, si trovava la causa di quelle lacrime. Non riuscì a sorridere, non riuscì a pronunciare nemmeno il suo nome.
Il paesaggio intorno a loro era una totale rovina: distruzione assoluta, dopo la battaglia contro i draghi. Un nodo alla gola le impediva di pronunciare le parole che stava trattenendo a fatica, a causa del suo solito timore.
Erano riusciti a proteggere il futuro, avevano mantenuto la promessa fatta. Avevano vendicato quella Lucy che, con la sua morte, aveva fatto piangere Natsu. Il Dragon Slayer aveva pianto per lei e, quel pensiero, le fece muovere automaticamente i piedi. Con passo svelto si buttò contro la schiena del compagno, il quale rimase totalmente sorpreso dal suo gesto. Lucy allacciò le braccia attorno la vita dell'altro e premette il viso umido dalle sue lacrime contro la sua schiena. Non appena il calore di Natsu si fece strada sul corpo di lei, si sentì subito meglio. A quella sensazione di beatitudine, la maga non poté che rilassarsi e sentirsi come se niente fosse successo. Come se Natsu non avesse versato quelle lacrime che rimasero impresse nella mente della maga degli spiriti stellari.
«Che succede, Lucy?» Chiese improvvisamente lui, dopo essersi voltato solo per un attimo per guardarla. La maga sorrise alla sua domanda, stringendo con più impeto le braccia avvolte al corpo dell'altro.
«Niente» Rispose semplicemente, mentre tratteneva le lacrime che volevano scendere di nuovo. «Solo.. grazie» Aggiunse in seguito, per poi dare libero svago a quel pianto che aveva volutamente trattenuto. Natsu non reagì alle parole della maga, lasciò semplicemente che tirasse fuori tutta la tristezza e la rabbia che aveva tenuto dentro fino a quel momento. Sapeva quanto forte poteva essere la sua amica, quando voleva. Ma conosceva bene anche la sua debolezza, e Lucy aveva tentato varie volte di sovrastarla col suo coraggio. Quel coraggio, però, si presentava specialmente quando Natsu era accanto a lei. Probabilmente, lui era il suo punto di forza.
Lucy spalancò gli occhi - che aveva tenuto chiusi per tutto il tempo - non appena un caldo contatto con le sue mani non la fece distogliere dai suoi pensieri. Una mano di Natsu era poggiata su quelle di lei, ancora allacciate al corpo dell'altro. Una lieve carezza col pollice sul dorso di una delle sue mani fece rabbrividire Lucy. Le lacrime cessarono improvvisamente di scendere e lei alzò lo sguardo, guardando i capelli color ciliegio di Natsu sotto la luce della luna. Il suo calore non aveva smesso di darle quella piccola beatitudine, e le sue tenere carezze continuavano a farla sentire al sicuro.
«Non ti devi preoccupare» Pronunciò lui all'improvviso, con voce ferma. «È tutto finito» Quelle parole confortarono molto Lucy, specialmente quando Natsu decise di voltarsi un po' col viso, così da mostrarle il suo solito sorriso. I raggi della luna lo illuminavano come se essa fosse concentrata solo ed unicamente su di lui. Lucy si imbambolò a fissare quel volto sereno, pieno di tagli e sporco a causa della battaglia finita da poco. Nonostante tutto, nessuno dei due volle far cessare quel contatto pieno di calore. Natsu continuava a tenere salda la sua mano, mentre Lucy non aveva intenzione di sciogliere quell'abbraccio. Erano stati vicini dal perdersi: Natsu aveva sentito quella sensazione. Aveva provato la sensazione di perderla proprio davanti ai suoi occhi, e quasi non ci credeva - se ci ripensava - di averla ancora accanto. Soprattutto dopo tutto quello che era successo. Sebbene fosse una persona positiva e lo dimostrava sempre, nessuno poteva cancellargli dalla testa l'immagine di una Lucy morente. Aveva già versato le sue lacrime, aveva già sfogato la sua rabbia e la sua frustrazione. Non aveva nemmeno bisogno di un abbraccio di lei per essere sicuro che fosse tutto passato, ma non era lo stesso per Lucy.
L'unica cosa di cui lui aveva bisogno, almeno in quel momento, era che lei sorridesse. Non voleva vedere un sorriso qualunque, però: voleva vedere un sorriso che esprimesse gioia. Quella stessa gioia che aveva visto sul suo volto la prima volta, quando si unì a Fairy Tail e, per questo, sarebbe rimasto imbambolato lì, con lei, fino a quando non avrebbe visto quella felicità.
«Grazie a te» Riprese a parlare, dopo un lungo momento di silenzio. Lucy lo guardò di nuovo, notando che aveva riportato lo sguardo altrove.
«Per cosa?» Chiese lei, dopo un breve attimo. Natsu non si voltò. Era come impassabile agli occhi di lei, ma le sue labbra erano curvate in un sorriso che, la maga, non poteva vedere.
«Per essere ancora qui» Il tono dolce che aveva usato fece sembrare che quelle parole le avesse pronunciate con facilità, ma non era così. Si era sforzato per dirle, specialmente perché aveva paura di una possibile reazione negativa da parte di lei. Anche perché aveva timore che nella sua mente sarebbe riapparsa la Lucy del futuro, distesa per terra e priva di vita. Ciò non successe e rimase sollevato.
«Natsu, guardami» Pronunciò in seguito lei, allentando la presa sul Dragon Slayer. Si voltò verso di lei con semplicità, avendo più libertà di movimento, e con gioia vide quel sorriso a cui aveva pensato per tutto il tempo. Gli occhi di Lucy erano lucidi e la luce della luna illuminava quelle salate lacrime che scendevano lungo le sue sporche guance. Natsu decise di sorriderle a sua volta, riscaldandole il cuore come solo lui sapeva fare.
"Grazie davvero" pensò Lucy, che si gettò nuovamente tra le braccia dell'altro, bisognosa del suo amato calore.
Quel futuro che avevano protetto rischiando quasi le loro vite, da lì, non sembrava essere tanto cupo e freddo.









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Salve a tutti i lettori!
Molto corto, lo ammetto, ma non penso ci fosse altro da aggiungere. Non sono totalmente soddisfatta di come è venuto, però non è nemmeno così male. Spero vi piaccia!
Titolo canzone usata: Tell me you love me dei Boy Epic.

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Capitolo 6
*** My escape ***


Gray aveva dato le spalle a Juvia e si era incamminato per la sua strada, lasciando la ragazza in balia dei sensi di colpa. In un certo senso gli dispiaceva averla trattata in quel mondo, in fondo voleva solo fargli un regalo per il loro presunto anniversario, di cui lui non sapeva niente. Ma Gray non aveva né tempo né voglia di passare quel giorno in compagnia di qualcuno: voleva starsene da solo coi suoi pensieri. In quel giorno, per il mago, non c'era niente da festeggiare. La sua maestra, Ur, era scomparsa anni fa proprio quel giorno e niente poteva scalfire il dolore che provava quando ci ripensava. Con le mani nelle tasche dei jeans, camminava sulla neve che leggera continuava a cadere, regalando a Gray un panorama ancora più triste. Nonostante il cielo fosse sereno, con quel blu cupo, il suo colore gli metteva una certa angoscia addosso. I fiocchi di neve che cadevano piano sul terreno e su di lui lo facevano sentire un po' di più a suo agio, anche se gli trasmettevano una certa malinconia. Essi cadevano insieme, uniti come una famiglia. Lui aveva perso quella persona che poteva considerare come una seconda madre, che gli aveva dato tutto quando non gli era rimasto niente. Gli aveva insegnato quella magia che adesso sapeva usare in modo perfetto, ma certamente non era al livello di Ur e lo sapeva molto bene. Era certo di essere migliorato, e voleva tanto che la sua maestra avesse visto i suoi miglioramenti anno dopo anno. Niente lo avrebbe reso più contento di sapere che, da lassù, lei era rimasta comunque al suo fianco e che faceva il tifo per lui. Sorrise inconsciamente a quel pensiero, per poi sospirare lievemente. Tirò fuori una mano da dentro la tasca e la tese di fronte a sé, aspettando che la neve cadesse sul suo palmo. Qualche fiocco si posò soave sulla sua pelle, non regalandogli alcun brivido di freddo. Ormai la sua pelle era come il ghiaccio, non aveva bisogno di qualcosa che lo tenesse al caldo. Il suo pensiero ritornò a Juvia, che gli aveva fatto quella sciarpa come regalo. Una delle sue scuse per consegnargliela era per far sì che lui stesse al caldo grazie a quella stoffa, ed una risata soffocata si fece sentire. Pensò che, nonostante tutto, Juvia era comunque una ragazza ingenua. Adorabile ed ingenua, alle volte. Riportò la mano dentro la tasca e scosse il capo, per poi incamminarsi nuovamente verso una meta di cui nemmeno lui sapeva la fine.
Fece qualche chilometro, quando il senso di colpa si fece vivo nella sua testa. Si voltò, cercò di vedere tutta la strada che aveva fatto al punto dove aveva lasciato la maga dell'acqua. In seguito, osservò il terreno ricoperto di neve e, sopra esso, comparve un'immagine a lui ben conosciuta.

Ur che legava una sciarpa intorno al collo sia di Gray che di Lyon, non volendo che prendessero freddo. A quel gesto il piccolo Gray la guardava frustrato, anche se era riconoscente alla donna. Quest'ultima sorrise loro, facendogli sentire quel calore che entrambi non sentivano da tanto tempo dopo essersi trasferiti insieme a lei. La neve li circondava costantemente, e solo il sorriso della loro maestra riusciva a portare loro un po' di calore in quella vita gelida.

Gray rialzò il capo e, dopo averci pensato a lungo, cominciò a camminare dalla parte opposta. I suoi piedi ripercorsero le orme che aveva lasciato, e vedendole si rese conto che aveva camminato molto senza rendersene conto. Non sapeva perché stesse tornando indietro, non aveva idea del perché la sciarpa di Juvia gli fece pensare al gesto della sua maestra Ur. Non sapeva nemmeno perché se lo ricordasse così bene, e non capiva neanche perché il pensiero di aver trattato così la maga lo stesse facendo sentire in colpa. Non era la prima volta che la trattava in quel modo, ma aveva la sensazione che quella volta, Juvia ci fosse rimasta veramente male. A quel pensiero, Gray si fermò per un paio di minuti. Aveva pensato bene alla possibilità che la maga dell'acqua fosse rimasta spiazzata dalla sua reazione, e questo lo portò a domandarsi: "perché l'ho fatto?". Non era sua intenzione trattarla così male, né tanto meno ferirla, ma quello era un giorno particolare per lui. Non aveva niente di cui essere felice, né tanto meno aveva pensato che quello fosse il giorno del loro anniversario.
Il mago scosse la testa e ricominciò a camminare, questa volta con più fretta. In poco tempo arrivò al punto dove aveva lasciato la maga, ricordandosi di aver fatto cadere la sciarpa per terra. Non sapeva se Juvia l'avesse ripresa e portata via con sé, ma doveva pur fare un tentativo. Si inginocchiò sulla fredda neve e cominciò a scavare, rendendo le sue dita completamente rosse a causa dello sfregamento sul terreno bianco. Con sorpresa la trovò e la tirò fuori, per poi agitarla un po' per far scendere giù la neve rimasta sulla stoffa. La guardò con attenzione e pensò sia ad Ur che a Juvia. Sorrise dolcemente, per poi alzarsi e ignorare la neve rimasta attaccata ai suoi pantaloni. La indossò con premura, arrossendo lievemente. Se Juvia lo avesse visto compiere quel gesto, sicuramente sarebbe impazzita dalla gioia. Quel pensiero lo fece sorridere distrattamente e di nuovo, specialmente quando pensò al sorriso della maga dell'acqua.
«Ah! Com'è calda!» Esclamò il mago, ancora sorridente. Si infilò le mani in tasca e si incamminò di nuovo, questa volta verso casa sua. Alzà lo sguardo e guardò il cielo limpido, quel blu pulito che aveva smesso di regalargli quella sensazione di solitudine. «A trasmettermi calore non sei più tu, Ur» Sussurrò in seguito, immaginandosi il volto sorridente di Juvia.










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Salve a tutti i lettori!
Eccomi qua, tornata con un altro capitolo di questa raccolta. Non sono molto soddisfatta di come è venuto il testo, ma non sapevo proprio come scriverlo. Avevo tante idee in mente, volevo anche inserirci i pensieri di Juvia, ma quello penso lo farò nel prossimo capitolo dedicato alla Gruvia.
Titolo canzone usata: My escape dei Ravenscode. Questa è una canzone che mi fa totalmente pensare a Juvia e Gray. Penso sia una delle poche canzoni che descrive alla perfezione il loro rapporto, quindi vi invito ad andarla ad ascoltare e di leggere anche il testo, perché è veramente bello. Se avete difficoltà con l'inglese basta che andate a cercare su Youtube: lì c'è la traduzione!
Grazie mille per aver letto e alla prossima!

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Capitolo 7
*** Never stop ***


"Una principessa e il suo principe azzurro, una classica storia scritta da molti scrittori. Colei che viene sempre salvata da quello di cui si innamora a prima vista, il ragazzo affascinante che incanta il suo cuore con un semplice sguardo. La bella principessa che capisce al volo quello che prova e che desidera solamente stare al fianco del suo bel salvatore, sposarlo e avere una numerosa famiglia. Essere incoronata regina non le interessa: vuole solo essere amata da colui che l'ha protetta e salvata dalle grinfie del solito nemico che appare nelle fiabe. La mia storia è ben diversa da questa, dalle classiche. Non ho mai pensato all'amore, non ho mai voluto incontrare il mio principe azzurro e avere il mio "e vissero per sempre felici e contenti" con lui. Non ho un cavaliere da poter considerare un eroe. Io non sono mai stata salvata da nessuno, sebbene sia una principessa e sia stata in pericolo. Se mi sono innamorata? Sì, purtroppo. Il fardello dell'amore ha colpito anche me. Colui che mi ha catturata e segregata nella sua umile dimora mi ha infuocato il cuore. Nonostante fossimo nemici, non mi ha mai trattata come un verme né mi ha fatto del male. È stato gentile con me, mi ha trattata come un ospite. Chi avrebbe mai pensato che i draghi fossero creature così magiche e per niente malvagie? Nonostante si sia mostrato a me con le sembianze da uomo, dopo poco mi ha rivelato la sua vera identità. Mi ha mostrato il suo vero corpo, ma ormai era troppo tardi. Già mi ero innamorata, e non pensavo che anche vedendo il suo vero aspetto i miei sentimenti non sarebbero cambiati. Sono rimasti intatti ed il mio cuore batte forte ogni qual volta che i nostri sguardi si incrociano. Molte volte ritorna in forma umana per farmi una visita e passare del tempo con me. Sono lieta di stare con lui. Grazie alla sua compagnia non sento la mancanza di casa mia, che è molto lontana da dove sono ora. Mio padre e mia madre saranno sicuramente in pensiero per me, ma non sanno di quanto io sia felice in realtà. Mi piacerebbe rivederli, ma non posso minimamente pensare alla possibilità di allontanarmi da lui. È colui che mi ha fatto conoscere l'amore, probabilmente quello vero. Non posso immaginare di dividermi da lui, non ora almeno. La sua gentilezza mi ha rapita, come anche quel suo adorabile sorriso. Il suo carattere non ha niente a che vedere col suo aspetto da drago sputa fuoco: è tenero, dolce, garbato e premuroso. Non oserebbe mai fare del male a qualcuno, a meno che non venga provocato. La sua personalità mi ha completamente stretta a lui e non posso far altro che aggrapparmi a questo amore che, non importa quanto assurdo sia, non mi prosciugherà mai.
«Vuoi che ti porti fuori?» Mi chiede il drago, mostrandosi nella mia camera. Lo guardo e solo adesso mi rendo conto di quanto il suo aspetto umano possa essere bello. Molti principi lo invidierebbero sicuramente se lo vedessero, ed io non posso far altro che ridacchiare a quei pensieri.
«Se ti dicessi sì, dove mi porteresti?» Chiedo invece io, standomene seduta sulla poltrona in pelle. Lui mi guarda e alza un sopracciglio, poi ghigna. E quel ghigno che mostra le sue fossette mi fa arrossire terribilmente.
«Non ho molti posti "mozza fiato" da farti vedere, mi dispiace» Risponde lui. Quella risposta mi lascia di stucco.
«Oh, ma io non intendevo questo. Volevo solo sapere da dove comincerai a mostrarmi la tua casa» Spiego io, sorridendo. Lui mi sorride a sua volta, come se fosse intenerito. I suoi occhi di color smeraldo mi osservano, ed io non posso far altro che volgere il mio sguardo altrove a causa del disagio che le sue pupille mi provocano.
«Bene, mia principessa. Se è questo ciò che desideri, ti porterò al Nido dei Draghi, dove alloggiano i miei coetanei» La sua calda mano afferra la mia, costringendomi ad alzarmi dalla poltrona. Non ho la forza di replicare in quanto il mio cuore stia battendo forte a causa di quel contatto.
Non appena usciamo fuori dalla fortezza di ferro, il suo aspetto cambia totalmente. Al posto del magro umano, compare una bestia con squame rosso sangue e artigli pungenti. Le sue possenti ali gli permettono di librarsi in volo, ed io rimango estasiata a quella visione. È regale e raffinato nei movimenti, come se fosse nato solo per volare. All'improvviso ritorna da me, permettendomi di salirgli in groppa. Con la sua zampa anteriore mi permette di sedermi sul suo capo, ed io mi accomodo molto volentieri.
Voliamo per una decina di minuti ed il panorama che ho visto fino ad ora non mi ha messo per niente a disagio. Ho visto draghi di ogni tipo e di ogni età. Le piante qui sono talmente grandi da permettere ai draghi di camminarci sopra. Nonostante la luce del sole non raggiunga molto questo strano posto, i fiori crescono rigogliosi ed i loro colori danno un tocco di brio alla casa di queste bestie. Poco dopo il mio compagno accosta ed atterra su quello che deve essere il Nido dei Draghi. Sembra essere fatto di petali di margherita. Non appena mi fa scendere, lui si ritrasforma, ridandomi la visione del suo volto umano.
«Questa è casa mia» Mi informa, mentre camminiamo al centro del nido. Sopra di noi ci sono molti draghi che volano liberi, ruggendo qualche parola e poggiandosi su varie piante libere.
«Accogliente» Dico io, mentre continuo, incuriosita, a guardarmi intorno. «Di cosa è fatto questo "nido"?» Chiedo dopo, guardando il drago che mi ha affiancato.
«Scaglie di drago bianco» Risponde, lasciandomi perplessa. Guardo in basso, sotto ai miei piedi.
«Strano, vero?» Continua poi, riottenendo la mia attenzione. «Le scaglie dei draghi bianchi sono diverse da quelle dei miei simili. Sono molto più resistenti e inoltre ricrescono se si staccano dalla pelle del drago. Per questo ne approfittiamo, così il nostro habitat è più resistente» Mi spiega. A quella spiegazione rimango a bocca aperta, sorpresa da quella informazione. I draghi sono creature spettacolari, non ho alcun dubbio.
Ci sediamo al centro del grande nido bianco, guardando gli altri draghi svolazzare intorno a noi. Mi sento come se fossi a casa. L'atmosfera non è la stessa di quando sono circondata dai miei cari, ma riesco a percepire il legame che c'è in questo ambiente. Il ragazzo-drago di fianco a me mi ha spiegato parecchie cose su di loro: per esempio, tutti conoscono tutti. Sono amici e si considerano una grande famiglia. Si aiutano tra di loro e si prendono cura della loro casa, come se fosse una pianta da annaffiare. Non escono dal loro habitat a meno che non sia strettamente necessario, ma raramente lo fanno. Non si mostrano mai alla vista degli umani, preferiscono vivere una vita tutta loro.
Il motivo per cui io sono qui mi è ancora sconosciuto: il ragazzo-drago mi ha rapita davanti agli occhi di mio padre mentre facevamo una passeggiata per fare quattro chiacchiare. All'improvviso è arrivato lui, in forma umana, e senza il minimo sforzo mi ha strappata alla mia famiglia. Anche con questo aspetto la sua forza non cambia, è veramente molto forte ed ha dei poteri curiosi. Nonostante tutto, non ho il coraggio di chiedergli perché mi ha rapita. Ho paura di sapere il motivo, adesso sento solo il bisogno di restargli accanto.

«C'è altro che vuoi sapere?» Chiede improvvisamente lui. Mi giro di istinto verso la sua direzione e noto il suo sguardo perso nell'osservare i suoi simili. Sembra così in pace qui insieme alla sua famiglia. A tali pensieri sorrido e mi avvicino un po' di più a lui, in cerca di un qualsiasi tipo di contatto.
«So già abbastanza» Rispondo, mentre con attenzione appoggio il capo sulla sua spalla. Lo faccio con cautela perché ho paura che si sposti, ma non appena avverte il mio peso su di lui, il massimo che fa è voltarsi per pochi secondi. Sono veramente imbarazzata in questo momento, ma non riesco a non aggrapparmi a lui ed a quello che provo. Dopo ciò rimaniamo in silenzio per un tempo che pare infinito. Non osa pronunciare alcuna parola ed io me ne resto beata, ancorata a lui. Non ho idea se sia a conoscenza dei miei sentimenti né tanto meno se prova lo stesso, ma in realtà non mi importa granché. Non sono esperta dell'amore, posso dire che questa è la mia prima volta. Mi basta solo stargli accanto per essere felice.
«Se vuoi tornare a casa tua, dimmelo e ti accontenterò. Sei qui solo per spregio» Interrompe il silenzio il drago, scostando la sua spalla da sotto il mio capo. Rischio di cadere ma fortunatamente prendo subito l'equilibrio. Porto il mio sguardo sui suoi occhi smeraldo, che mi osservano intensamente.
«Perché mi dici questo?» Chiedo io. Le sue parole mi hanno fatto venire degli strani brividi lungo la schiena.
«Non appartieni a questo posto» Spiega lui, in poche parole. I suoi occhi continuano ad osservarmi ed io non riesco a distogliere lo sguardo. Mi sento come ipnotizzata sotto quei due smeraldi. Sento il mio volto accaldato e il cuore ha iniziato a battere molto più velocemente. Non riesco a replicare, a dire una semplice parola. Boccheggio a vuoto, nella speranza che qualcosa esca dalla mia bocca. Il nulla totale. Una sua mano si va a posare sulla mia guancia, ed io chiudo di istinto gli occhi a quel contatto. La sua pelle è così calda che vorrei solamente stringermi a lui. Il suo pollice accarezza sinuosamente la mia pelle, e sento il suo respiro più vicino rispetto a prima. Il mio corpo è completamente accaldato a causa delle mille emozioni che sto provando. Mi dico più volte di aprire gli occhi, ma non ci riesco. Il timore di ritrovarmi ancora quegli occhi smeraldo davanti mi blocca completamente. All'improvviso lo sento respirare sulle mie labbra, ed io rimango letteralmente di stucco. Non mi muovo né cerco di respingerlo, e lui non sembra intenzionato ad allontanarsi. Le sue labbra sfiorano dolcemente le mie, e mille brividi lungo la schiena e nella pancia mi costringono ad aprire leggermente gli occhi. Quel poco che riesco a vedere mi lascia senza alcun briciolo di forza, ed io mi arrendo all'evidenza di essermi completamente abbandonata a lui."


Lucy abbandonò la penna sulla scrivania, alzando le braccia e stiracchiandosi. In seguito, prese il foglio su cui aveva scritto quello che doveva essere uno spunto per il nuovo libro e lo lesse attentamente. Da una parte si sentiva soddisfatta, dall'altra no. In quelle righe che aveva scritto c'era qualcosa che non la convinceva totalmente. Si era voluta differenziare dalle solite storie di principi e principesse. Voleva creare qualcosa di diverso e l'idea inizialmente le piacque, ma a rileggere ciò che aveva scritto i dubbi la assalirono. Sentiva che quella bozza nascondeva qualcosa di lei che aveva trascritto senza volere. "Il drago e la principessa" le ricordavano troppo lei e Natsu, e non poté fare a meno di sorridere. Probabilmente si era ispirata involontariamente al rapporto che aveva col Dragon Slayer. In questo momento, Natsu se ne stava appollaiato sul letto di Lucy a giocare a carte con Happy. Si girò verso di loro e li guardò, con ancora i fogli della bozza in mano. Il rosato si accorse che la compagna aveva finalmente smesso di stare con la schiena piegata sulla scrivania e la penna era posata sul legno. I fogli in mano gli fecero capire che probabilmente era pronto per essere letto.
«Lucy, hai finito?» Le chiese allegro, ignorando le richieste di Happy di continuare a giocare. La maga si risvegliò dai suoi pensieri e annuì timida, posando poi le carte sulla scrivania. «Me lo fai leggere?» Chiese in seguito Natsu, sorridente. Quella richiesta sorprese Lucy e la fece imbarazzare, dato che quella domanda non era solita da parte di lui.
«Ha ancora bisogno di qualche correzione, non può essere letto al momento» Cercò una scusa valida la bionda, distogliendo lo sguardo da quello deluso del mago.
«Fammi un riassunto allora» Le consigliò, avvicinandosi a lei. Lucy si ritrovò a boccheggiare, volendo controbattere la sua decisione. Natsu la pregò in tutti i modi, essendo incuriosito. La maga pensava a quella storia da mesi e ne aveva parlato varie volte con Levy per avere uno spunto su come poterla iniziare. Il mago aveva sempre ascoltato le loro conversazioni a riguardo. Ne parlavano sempre quando lui era impegnato a mangiare e sempre allo stesso tavolo, quindi gli venne spontaneo sentire quello che dicevano. Inizialmente si preoccupò anche, dato che Lucy aveva dimostrato di essere quasi disperata perché non sapeva come formare il testo. Non le poteva essere d'aiuto, non era un eccellente scrittore e dunque non poteva di certo darle dei consigli. Aveva però letto vari romanzi e storie scritte da lei - la maga nemmeno lo sapeva - e alcune di esse gli erano piaciute, mentre altre un po' meno.
«Va bene, Natsu» Si arrese Lucy, sospirando in seguito. Natsu sorrise vittorioso e si sedette a gambe incrociate per terra, di fronte a lei. Le gote della maga si colorarono di rosso, essendo quella situazione piuttosto imbarazzante per lei.
«Una principessa viene rapita da un drago che però, all'inizio, si finge umano per non spaventarla. La porta via con sé solo per fare un dispetto al padre della figlia, che sarebbe il Re della nazione più potente e che dà la caccia ai draghi. La porta in una fortezza nell'habitat dei draghi per fare in modo che non cerchi di scappare o di fare la furba. Resta là per un anno e il drago resta per tutto quel tempo in forma umana, non volendole rivelare ancora la sua vera identità. Però nel corso di quell'anno, la principessa si innamora di lui ed entra a contatto con l'amore per la prima volta. Si sente spaesata e non sa come comportarsi. Vedendo quello strano comportamento, il drago pensa che la ragazza cominci a sentire la voglia di tornare a casa e allora le rivela la sua vera identità prima che decida di andarsene. Nonostante veda il suo vero aspetto, la principessa è ancora innamorata di lui e questi sentimenti si intensificano ogni volta che scopre qualcosa di nuovo sul drago» Prese una leggera pausa per vedere il volto di Natsu. Fortunatamente non sembrava annoiato e la stava ascoltando con interesse. «Tra i due si crea un bel rapporto di amicizia e fiducia. Il drago le si è affezionato e farebbe qualsiasi cosa per accontentarla, anche riportarla a casa. Ma ciò significherebbe allontanarsi da l'unica persona di cui lei si sia mai veramente innamorata, e l'idea di doverlo lasciare la distrugge. Per questo motivo non gli ha mai detto di riportarla dalla sua famiglia: non vuole abbandonare colui che, per la prima volta, l'ha fatta sentire protetta e amata per quello che è. Alla fine però saranno costretti a dividersi e lei non troverà mai il coraggio di rivelargli quello che prova per lui. Lei tornerà dalla sua famiglia e tutti gli anni vissuti col suo amato drago saranno solo dei ricordi lontani, ma ne farà tesoro» Concluse poi di raccontare, strofinandosi nervosamente i palmi delle mani tra loro. La maga riportò lo sguardo su Natsu e, la sua espressione contrariata, la fece rimanere un po' male.
«Vuoi dire che finisce così? Ma non è un lieto fine!» Sbraitò il mago, rialzandosi in piedi. «Come può tornarsene a casa in questo modo?» Continuò poi. Lucy sorrise alle sue esclamazioni.
«Non volevo scrivere la classica storia del "e vissero per sempre felici e contenti". Volevo qualcosa di nuovo» Cercò di spiegarsi di lei.
«E il drago? Non era innamorato di lei?» Chiese poi il mago, scrutando la ragazza. Lucy si sorprese del suo interessamento: di solito le storie d'amore non erano per niente il suo genere e detestava anche solo sentirne parlare. Quella volta si interessò fin troppo e la bionda si sentiva quasi alle strette.
«Non lo so» Rispose lei, ricevendo solo un'occhiata ancora più contrariata da parte dell'altro. «Voglio dire... probabilmente si era affezionato molto a lei, ma non credo avesse sviluppato gli stessi sentimenti della principessa. Da parte sua penso ci fosse solo attrazione» Spiegò ancora, sospirando quando Natsu tornò con l'espressione rilassata.
«Fossi in te cambierei il finale» Disse Natsu, che tornò a sedersi sul letto insieme ad Happy. Lucy lo guardò confusa. «Non tutti possono avere il loro lieto fine ed il "e vissero per sempre felici e contenti", quindi perché non darglielo con una semplice storia? Si potrebbero rifugiare tra queste righe dalla realtà e vivere nel mondo che hai inventato fino a quando non smettono di leggere. Una seconda vita più allegra la vorrebbero tutti, no?» Spiegò Natsu, tornando infine a giocare a carte con la "mascotte" della loro gilda. La maga rimase a fissarlo per lungo tempo, con un sorriso spaesato dipinto sul volto. Per la prima volta avevano discusso di una sua storia con discorsi maturi e non da bambini, come di solito si comportava l'amico. A quanto pare aveva messo da parte il suo lato infantile ed aveva svegliato "l'adulto" dentro di lui, anche se quella parte si era subito rintanata dato che Natsu stava bisticciando con Happy per via del gioco con le carte. Lo osservò e nel suo personaggio aveva deciso di inserire delle note di Natsu, mentre nella principessa un po' di sé stessa. Quei pensieri la imbarazzarono, ma aveva deciso di seguire alla lettera i consigli del Dragon Slayer. Ritornò con la schiena inarcata sulla scrivania e la penna in mano, con un nuovo foglio totalmente bianco sotto la punta di essa.
"Scriverò il nostro lieto fine, Natsu" Pensò Lucy mentre, determinata e con un sorriso beato, ricominciò a scrivere. Avrebbe scritto il "e vissero per sempre felici e contenti" che desiderava da quando era piccola.











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Salve a tutti i lettori!
Eccomi tornata con l'aggiornamento di questa raccolta. Per la prima volta non è un missing moment. Sinceramente la storia del drago e della principessa mi è piaciuta, e quasi mi è dispiaciuto usarla per questa one shot anziché utilizzarla per una storia a parte. Ma comunque, ammetto che per voi Natsu non sarà pienamente IC, ma non è solo un bambinone. Varie volte ci ha mostrato di avere un cervello e di saperlo utilizzare. È cresciuto ed anche lui sa essere serio qualche volta, quindi ho voluto sfruttare questa parte più matura di lui che a volte tiene nascosta.
Grazie mille per aver letto e alla prossima! Titolo canzone usata: "Never stop" dei Safetysuit.

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Capitolo 8
*** Waking up ***


Quello che per lei sarebbe dovuto essere un giorno felice, improvvisamente divenne quello peggiore. Aveva sgobbato tutta la mattina per trovare o, meglio dire, creare il regalo giusto per Gray. Ci aveva messo impegno e fatica, aveva fatto il giro di tutto Fairy Hills per chiedere vari consigli alle sue compagne. Era anche andata in gilda per chiedere pareri ad altre persone, aveva fatto avanti e indietro per le strade di Magnolia più volte. Infine fece una sciarpa per il suo amato; un lavoro che le si addiceva perfettamente. Lavorava a mano sin da piccola, quindi per lei non era stato per niente un lavoraccio doverla fare. A dirla tutta, si divertì pure a rimettersi a lavoro con ago e filo dopo tanto tempo.
Aveva girato per le strade di Magnolia sotto il freddo nella speranza di trovare Gray. Aveva incontrato per caso Lyon, che la informò che in casa del corvino non c'era traccia di lui. Svoltò la via più e più volte, tornando anche alla gilda per vedere la sua figura. Non lo vide, quindi tornò fuori e ricominciò il giro per le strade. L'aria si era fatta anche più fredda. Lo trovò per caso, dopo aver svoltato un angolo e gli si buttò addosso. La felicità di vederlo in quel momento era veramente incredibile, come una scarica di adrenalina, e sfortunatamente non riuscì a notare che qualcosa non andava in Gray. La sua ingenuità la portò ad insistere nella consegna del regalo, e lui sembrò piuttosto infastidito dall'insistenza della maga.
Poco dopo, la felicità che aveva provato fino a quel momento, svanì nel nulla.

«Io sono un mago del ghiaccio, il freddo non mi ha mai dato fastidio» Quelle parole furono pungenti. Si sentì stupida ed ingenua quando le pronunciò, e non poté che sentirsi imbarazzata, ma non demorse. Cercò di convincerlo, anche se era titubante.
«Oggi... è il nostro anniversario» Disse la maga dell'acqua, dopo essersi inginocchiata a terra dallo sconforto e la testa abbassata. Non vide il volto sorpreso dell'altro, in quanto lui le dava le spalle e lei aveva lo sguardo basso. «Non devi per forza indossarla. Ma almeno, per ricordarti l'occasione..» Continuò la maga, speranzosa.
«Occasione?» Chiese Gray, voltandosi verso l'amica. Quest'ultima alzò improvvisamente il capo da terra, notando con grande gioia l'interessamento dell'altro.
«Esatto! È l'anniversario del primo giorno in cui ci siamo incontrati: 413 giorni fa!» Spiegò euforica Juvia, con le guance arrossate dopo essersi ricordata del loro incontro avvenuto tempo fa.
«Non ho mai sentito parlare di un anniversario del genere» Replicò il mago, tornando a dare le spalle alla maga che era ancora inginocchiata, con aria sognante.
«La data non ha molta importanza. Se è un giorno felice, vale la pena festeggiare» Specificò la ragazza, mostrando il suo solito e dolce sorriso.
«Mi dispiace. Forse la prossima volta» E detto ciò, Gray si incamminò, lasciando la sciarpa per terra e una Juvia che da sorridente, passò a perplessa ed abbattuta. Lo vide allontanarsi, dandole le spalle e senza voltarsi. Le venne un nodo alla gola e non ebbe nemmeno il coraggio di richiamarlo.
La neve aveva cominciato a cadere sottile, mentre lei continuava incredula a guardare la figura dell'altro allonatanarsi, facendosi sempre meno visibile ai suoi occhi.
«Oggi è l'anniversario in cui la sua insegnante, Ur, è morta» Le spiegò Lyon dopo averla raggiunta. «Dovresti lasciarlo solo» E quelle parole rieccheggiarono nella mente di Juvia per tutto il tempo, fino a quando anche Lyon, sotto la neve che cadeva, non scomparve dalla sua vista.

Continuava a darsi dell'egoista e dell'ingenua. Aveva passato tutto il giorno a pensare solo a sé stessa e non a Gray, che stava vivendo un brutto momento. Aveva osato dirgli che quello era un giorno felice e che dovevano festeggiarlo, non rendendosi conto che quelle parole lo avevano solamente ferito. Si sentiva in colpa, abbattuta. La conversazione con Erza riuscì a darle un po' di conforto, anche se non del tutto. Sebbene si fosse sfogata tra le sue braccia, il suo stato d'animo non era migliorato. Ringraziava di cuore la scarlatta per averle dato una spalla su cui piangere, ma non le era servito a molto. Ormai quello che aveva fatto non lo poteva cambiare. Senza volerlo aveva ferito colui che amava. Si era promessa di non lasciarlo mai solo e di evitare che stesse male, ma che poteva fare se la causa iniziale del suo dolore era per colpa sua? Quei pensieri la attanagliavano, mentre camminava ancora per le strade ormai coperte dalla neve di Magnolia. Le lacrime non avevano intenzione di smettere di scendere ed i sensi di colpa non volevano prendersi nemmeno una piccola pausa. Si fermò un attimo, con le mani unite contro il petto. Alzò il capo e portò lo sguardo sul cielo blu scuro, da dove la neve cadeva e si posava beatamente sul terreno e sui tetti della città.
«Mi dispiace, Gray-sama..» Sussurrò, mentre guardava con sconforto la distesa scura sopra di lei. Sospirò, affranta, per poi rimettersi a camminare e riportare lo sguardo di fronte a sé. Aveva deciso di tornare al Fairy Hills e stare un po' per conto suo, nella sua camera. Prima di ciò, aveva pensato un paio di volte di andare a cercare nuovamente Gray per dirgli quanto le dispiaceva, ma le parole di Lyon le ritornavano alla mente quando osava solamente pensare "voglio vedere Gray-sama".
Raggiunse a malincuore l'edificio e, prima di aprire la porta e di entrare, si assicurò di asciugarsi il viso umido a causa delle lacrime. Non voleva che le sue compagne si preoccupassero per lei e se la prendessero con Gray. Non appena entrata, sentì il freddo scivolare via dal suo corpo e il piacevole calduccio del Fairy Hills riscaldarla. Si sentì un po' sollevata, ma non volendo incontrare le altre, decise di sbrigarsi ad andare in camera sua. Riuscì nel suo intento e, infine, entrò nella stanza. Si chiuse la porta alle spalle e, in seguito, si abbandonò ai pensieri che l'avevano accompagnata fino a casa. Si lasciò cadere a terra, con la schiena contro la porta. Si portò le ginocchia al petto e sopra esse ci poggiò il viso, per poi abbracciarle con le braccia. Si lasciò andare ad un pianto silenzioso, trattenendo i singhiozzi. Continuò a darsi della sciocca per aver creduto che sarebbe andato tutto liscio come l'olio, oppure che Gray sarebbe stato contento di ricevere un regalo talmente patetico da lei.
Ma in cuor suo, sapeva che il mago non se l'era presa così tanto come Juvia pensava. Ci rimuginava sopra per darsi un po' di tregua, e infatti ci riuscì. Nonostante il forte senso di colpa fosse rimasto, non voleva continuare a dimostrarsi debole. Anche Erza lo aveva detto: lei era sempre ottimista. Non si lasciava mai abbattere, soprattutto quando si trattava di lui. Con aria determinata, sollevò il capo dalle ginocchia e si asciugò il viso dalle lacrime. Si alzò da terra e si diresse verso uno dei suoi pupazzi di Gray, sopra il letto. Lo prese tra le mani e lo guardò seria.
«Gray-sama sa che Juvia non lo ha fatto apposta» Disse, per poi sorridere con rammarico. «Juvia è sicura che..» Si interruppe, portando il peluche al proprio petto. Lo strinse a sé in un abbraccio, cercando di essere ottimista.
«..è sicura che Gray-sama sia a conoscenza dei suoi sentimenti. Sa che Juvia voleva solo essere gentile con lui» Disse la maga, sorridente. «In fondo è il nostro anniversario!» Aggiunse in seguito, sollevando il peluche. Lo guardò nuovamente e dopo arrossì, per poi portarselo vicino al viso. Gli regalò un piccolo bacio sulla stoffa, convinta delle sue parole.
«Juvia penserà domani a come farsi perdonare» Sussurrò poi, portando lo sguardo fuori dalla finestra della sua camera. La neve ancora cadeva ed ogni fiocco che vedeva le ricordava il mago. "Juvia sa che Gray-sama non è un pezzo di ghiaccio" Pensò infine, sorridendo verso il paesaggio là fuori.









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Salve a tutti i lettori!
Eccomi col capitolo della Gruvia. Se devo essere sincera non sono molto soddisfatta di come è venuto, però... non avevo altre idee in mente. Tuttavia non è venuto malissimo, quindi posso arrangiarmi anche così!
Titolo canzone usata: Waking up di PVRIS.
Alla prossima!
 

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Capitolo 9
*** Locked away ***


Quel pomeriggio a Fairy Tail si respirava un'aria allegra. I suoi maghi avevano deciso che sarebbero rimasti tutti insieme alla gilda per festeggiare. Era passata già una settimana da quando avevano vinto i giochi olimpici ed erano giorni che non facevano altro che organizzare feste tra di loro. Il divertimento non mancava di certo, anche se c'era qualcuno che, nonostante amasse i festeggiamenti, non ne poteva più dopo una settimana intera. Bevevano e mangiavano in quantità e non sembravano essere ancora sazi. La voglia di andare a compiere qualche incarico non attirava quasi nessuno, ma sapevano che prima o poi avrebbero dovuto darsi un contegno e ricominciare a lavorare. Tra queste persone stanche c'era Lucy che, in quel momento, se ne stava seduta su una sedia davanti al bancone dove dietro c'era Mirajane, a servire da bere e mangiare a chi chiedeva. Aveva i gomiti poggiati sul legno e il mento su entrambe le mani. Dalla sua bocca uscivano vari sospiri di noia e voglia di fare qualcos'altro di diverso oltre a festeggiare. Anche lei era contenta della loro vittoria ed era fiera di Fairy Tail, ma non ne poteva più dei festeggiamenti. Mirajane le teneva compagnia e si mettevano a chiacchierare non appena l'albina aveva un momento libero.
«Come riesci ad essere ancora così piena di energie?» Chiese Lucy alla maga dietro il bancone, dopo aver liberato un altro sospiro. L'altra si voltò verso di lei con un bicchiere ed un panno in mano, intenta a pulirlo. Le sorrise, per poi avvicinarsi a lei.
«Prova a divertirti, vedrai che anche tu ritornerai in piene forze» Rispose Mirajane, porgendole un bicchiere d'acqua che aveva riempito in un secondo momento.
«Quello di cui ho bisogno è un incarico!» Affermò Lucy, accasciandosi completamente sul bancone. L'amica sorrise, comprensiva, e le poggiò una mano tra i capelli biondi. Le diede qualche pacca di incoraggiamento.
«Se lo chiedi a Natsu sono sicura che sarà disposto ad accompagnarti» A quelle parole, la maga degli spiriti stellari alzò il capo e lo scosse. Sapeva già che il rosato era troppo impegnato ad abbuffarsi insieme a Gray ed agli altri, quindi non valeva la pena perdere tempo. Mirajane rimase sconcertata dalla negatività dell'altra, ma un po' se la aspettava. Conosceva bene Natsu e portarlo via da una festa era davvero difficile, soprattutto se c'era molto cibo a tenergli compagnia.
«Mi toccherà andarci da sola» Si arrese all'evidenza Lucy, prendendo in seguito il bicchiere dell'acqua porto dall'amica. Bevve solo un sorso per dissetarsi. La Strauss sorrise nel vedere l'espressione dispiaciuta dell'altra.
«Come mai ti dispiace così tanto?» Chiese poi. A quella domanda, la bionda piegò la testa di lato. «Voglio dire.. ti dispiace perché devi portare a termine un incarico da sola, o perché non avrai la compagnia di Natsu?» Aggiunse, facendo capire a Lucy dove volesse arrivare con quella domanda. Alzò subito le mani e le scosse immediatamente, in segno di negazione.
«Cosa vai a pensare, Mira? Devo pagare l'affitto, non mi interessa se lui viene o no con me!» Pronunciò, con le gote leggermente arrossate. Balbettò le ultime parole pronunciate, e Mirajane capì di aver azzeccato in pieno cosa preoccupava l'amica.
«Con me puoi anche essere sincera» Lucy rimase interdetta per qualche minuto dopo quella frase, poi abbassò il capo e lo portò alle proprie gambe, coperte da una gonna blu.
«La compagnia di Natsu mi fa piacere, certo, ma alle volte è troppo invadente» Si affrettò a dire la bionda. «Inoltre quando andiamo a compiere un incarico fa sempre qualche casino» Disse timidamente, tocchettandosi la stoffa della gonna con fare nervoso.
«Allora perché vuoi sempre andare con lui? Lo sai che è un combina guai» Mirajane sorrise nel dire quelle parole, soprattutto perché la reazione dell'altra la fece sorridere. Le andò di traverso il sorso d'acqua che si era nuovamente messa a bere, per poi tossire rumorosamente. La Strauss aspettava con ansia una sua risposta, ma non arrivò. Lucy continuava a guardarsi freneticamente attorno, come se cercasse qualcuno che la portasse via da quella conversazione. Ma purtroppo per lei, il suo sguardo andò a posarsi proprio sulla causa di quel disagio. Vide Natsu che, come suo solito, stava litigando con Gray. Probabilmente si stavano facendo i soliti dispetti per darsi noia a vicenda, ma nonostante la discussione riusciva a intravedere sempre un piccolo sorriso sul suo volto. Il mago non perdeva mai l'occasione per divertirsi, nemmeno durante un litigio o un combattimento. Tirava sempre fuori quelle labbra curvate, come se ogni occorrenza fosse buona per sorridere. A quei pensieri non riuscì a non trattenere un sorriso e ad imbambolarsi ancora di più nell'osservare le sue gesta. Lo trovava speciale anche quando si abbuffava. Sin da quando lo aveva conosciuto, aveva pensato che fosse diverso dalle altre persone. Aveva notato in lui un particolare che in nessuno aveva visto: la felicità nel vivere. Nessuno mostrava quella voglia di portare avanti la propria vita come faceva lui e, tutti i giorni, cercava di darle un senso. Con quel sorriso pieno di significato portava avanti la sua esistenza, ed anche i suoi gesti ne erano la prova. Non smetteva mai di combattere per i suoi ideali, per sé stesso e per la sua famiglia. Ogni giorno cercava di proteggere tutti questi dettagli che, col passare degli anni, erano diventati la sua fonte di vita. E Lucy ne faceva parte.
Poco dopo, la maga si voltò e tornò a guardare Mirajane che continuava ad aspettare una sua risposta, anche se indaffarata a pulire piatti e bicchieri.
«Probabilmente perché voglio stare con lui» Affermò dopo un po', sorridendo timidamente. La Strauss la guardò, stupita nell'udire quelle parole. «Natsu vede sempre il buono nelle persone. Riesce a vedere i lati postivi di ciascuno, non giudica mai nessuno dall'apparenza. Ho sempre pensato che fosse semplicemente un ragazzo allegro e positivo, ma non è questo che lo distingue dagli altri. È semplicemente lui» Disse nervosamente, con un po' di confusione. Voleva riordinare i pensieri nella testa, dato che quelle parole appena pronunciate l'avevano incasinata.
«Cos'è che ti frena?» Domandò Mirajane, abbandonando per un attimo il suo lavoro per dedicarsi interamente alla compagna. Quest'ultima la guardò con un po' di imbarazzo, cercando di non essere banale.
«Se vedesse i miei difetti...» Cominciò, abbassando nuovamente il capo. «..cambierebbe qualcosa?» Concluse. L'altra maga rifletté a pieno sui dubbi dell'amica. Aveva deciso che l'avrebbe aiutata a superare queste sue paure.
«Natsu non è stupido, riesce a vedere anche i difetti delle persone. Se non giudica dall'apparenza, perché dovrebbe farlo nel vedere i difetti di qualcuno? Siamo umani, è normale che li abbiamo! Anche lui li ha, e li hai evidenziati poco fa» Cercò di tirarla su di morale. Prese una mano di Lucy e la strinse con delicatezza nella propria, per poi sorriderle e incoraggiarla a guardarla in viso. «Lui ti accetta per quella che sei, quindi non devi avere paura di te stessa» Disse in fine, ancora sorridente. La bionda non poté ignorare quelle parole, che le rimasero impresse nella mente.
Mirajane, nel mentre, tornò al proprio lavoro. Lucy invece, tornò a guardare dietro di lei e non vide più Natsu seduto al tavolo insieme a Gray. Il suo posto era stato occupato da Juvia, che si era già messa all'opera per convincere il mago del ghiaccio a passare del tempo con lei. Sorrise per pochi secondi, per poi volgere lo sguardo altrove per cercare di vedere la figura di Natsu. Ci rimase un po' male nel non vederlo più, ma con sorpresa se lo ritrovò accanto non appena si voltò verso la sedia, prima vuota, alla sua destra. In un primo momento si spaventò, ma in seguito rimase sollevata nel sapere che non se ne era andato.
«Andiamo a svolgere qualche incarico, Lucy?» Le chiese sorridente. «Se non sbaglio devi pagare l'affitto» Aggiunse in seguito. La maga annuì timidamente: parlare con lui era un po' difficile, soprattutto dopo la conversazione avuta con Mirajane.
«Ne ho già scelto uno, quindi andiamo!» La informò Natsu, alzandosi subito dalla sedia. Si diresse verso la porta della gilda, seguito a ruota da Happy. Lucy aveva già paura che il mago avesse preso un incarico troppo impegnativo, ma non perse tempo e si alzò dalla sedia per seguirlo fuori. La Strauss li guardò uscire da Fairy Tail e sorrise contenta, anche se sapeva che la bionda non avrebbe rivelato i suoi sentimenti a Natsu così facilmente.









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Salve a tutti i lettori!
Eccomi tornata con questa raccolta. Ed ecco il capitolo Nalu! Ci ho messo molto tempo per trovare un'idea, soprattutto perché la canzone non mi dava alcuno spunto. Per questo mi sono voluta concentrare su una semplice frase della canzone - la trovate nell'introduzione della storia - e non sul testo in generale o sul titolo.
Non sono una Nalu fan a tutti gli effetti, ancora non mi convincono molto loro due insieme dato che in Natsu non sono riuscita a scorgere nessun interesse sentimentale. Però penso che insieme siano adorabili. A vederli, alle volte, me li immagino come due novelli sposi! Comunque, quello che volevo dire è che non sempre riesco ad azzeccare i sentimenti di entrambi, soprattutto perché non li ho ancora capiti. Forse quelli di Lucy un po', ma Natsu per niente. In questo capitolo ho cercato di esprimere quello che secondo me lei prova per lui.
Dopo questa breve spiegazione, vi ringrazio per aver letto e spero vi sia piaciuto.
Titolo canzone usata: "Locked away" di R. City.
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Hope in front of me ***


Era tutto finito.
Sdraiata sul tetto bagnato e lavata dalla pioggia, inerme sotto le sue gocce fredde. I vestiti fradici e la pelle sporca e ferita le fece capire che aveva perso lo scontro. Guardava con amarezza le nuvole grigie che piano si muovevano sopra il cielo, facendole ripercorrere in un istante tutta la sua vita. Possibile che quelle nuvole e quella pioggia fossero diventate, ormai, un tutt'uno con il suo passato? Perché ogni volta che guardava il cielo doveva ricordarsi di tutte le cose brutte che la vita le aveva donato? Cosa c'era di sbagliato in lei, da doversi sentire così sola e abbandonata?
Un'infanzia passata in solitudine, senza nessuno che volesse passare del tempo con lei. Ogni volta, quando era bambina e doveva andare a scuola, si alzava e usciva dalla sua casa con un peso enorme sul petto. Oltrepassava la porta della sua abituazione e fuori trovava la sua amata pioggia ad aspettarla, così che la accompagnasse ovunque andasse. Alle volte la trovava di conforto e non la faceva sentire sola, ma quando cercava di chiacchierare coi suoi compagni di classe era sempre un continuo rifiuto. In certe occasioni, durante la ricreazione, si nascondeva dietro la porta della classe per cercare di ascoltare le conversazioni degli altri bambini e sapere se avesse qualcosa in comune con loro. Voleva sapere se leggessero le stesse cose, se giocavano con gli stessi giocattoli che aveva lei e se amassero l'estate o l'inverno. Casualmente, finivano quasi sempre col parlare di lei, ma solo per poco. In ogni conversazione udiva "lasciamola da sola, è deprimente" e quelle parole la ferivano. Cercava sempre di essere forte e di non piangere, ma si ricordava perfettamente di quando non riuscì a trattenere la sua tristezza e allora scappò nel bagno femminile, chiudendosi al suo interno. Ricordava che quel giorno aveva dato il via ad una infinità di lacrime, ed esse continuarono a scendere come faceva la pioggia che vedeva fuori dalla finestra. I professori la cercarono ma senza alcun risultato; alla fine delle lezioni uscì dal bagno e se ne andò prima di tutti, così da non farsi vedere. Si ricordava bene di quanto, quel giorno, aveva avuto paura di essere derisa dagli altri bambini. Era scomparsa per un'intera giornata di lezione come un fantasma e non aveva dato sue notizie a nessuno. Sapeva che avrebbero sicuramente detto "sarà andata a portare la pioggia a qualcun altro; meglio per noi". Da quel giorno in poi, cominciò a saltare la scuola quasi tutti i giorni. Raramente usciva di casa: non aveva voglia di vedere la pioggia continuare a cadere. Teneva sempre le tende chiuse e cercava di non ascoltare il suono che facevano le gocce d'acqua quando colpivano la sua finestra. A volte si metteva a canticchiare, altre a piangere per la sensazione di solitudine che quella situazione le creava. Passava quasi tutto il tempo a fare le bambole Teru Teru Bozu, fabbricate con della stoffa bianca. Esse venivano considerate degli amuleti per allontanare la pioggia e richiamare il bel tempo. Ne aveva tantissime nella sua piccola cameretta: le aveva appese ovunque, addirittura all'armadio e alla porta di camera sua. Anche sopra lo specchio e sopra il letto, pure sulla finestra. Alle volte se le attaccava anche ai vestiti quando doveva uscire, nella speranza che la pioggia la lasciasse in pace. Ma ogni tentativo era vano: sembrava che niente avrebbe fermato il mal tempo che la perseguitava. Anche da bambina si faceva sempre la stessa domanda "Juvia vedrà mai il sole?". Non aveva mai avuto la sensazione di calore dei suoi raggi addosso, né aveva mai visto il colore di quest'ultimo. Alcune volte provava anche a minacciare la pioggia con una filastrocca che canticchiava spesso quando si metteva a lavorare a mano per fare le bambole e, la parte che scandiva di più di quella cantilena era: "Teru Teru Bozu, Teru Bozu, portami il sole domani; se sarà nuvoloso ti staccherò la testa". Neanche quella piccola minaccia sembrava funzionare e ciò la mandava su di giri quando era bambina. Crescendo ci fece l'abitudine e smise di creare quelle bambole, anche se conservava quelle fabbricate da piccola come se fossero dei tesori preziosi. In ogni suo abito ce n'era una attaccata alla minima scollatura e, raramente, recitava quella filastrocca.
Riuscì anche a trovarsi un ragazzo che sembrava volerle bene, ma anche lui la abbandonò. Sempre per lo stesso motivo: "sei deprimente con questa continua pioggia". A causa di quella rottura, Juvia origliava sempre le conversazioni altrui quando trovava l'occasione per farlo. Voleva sapere se qualcuno si trovasse a suo agio sotto quella pioggia e se quindi poteva rimanere nelle vicinanze senza problemi ma, ogni volta che sentiva qualcuno argomentare ciò, finiva sempre col dire che quel mal tempo era una seccatura. Era così che lei si era sentita per anni: deprimente, sola, abbandonata ed una seccatura. Non l'avevano mai accettata per quella che era, eccezione fatta per Phantom Lord che l'aveva accolta a braccia aperte. Anche alcuni suoi colleghi trovavano quella pioggia noiosa, ma non osavano mai parlarne davanti a lei per rispetto, essendo tra i maghi più forti in quella gilda. Ma in fondo, la maga sapeva cosa pensassero gli altri di lei e della sua pioggia. Solo Gajeel l'aveva accettata per quella che era veramente e, alle volte, scherzava anche su quel continuo diluvio. Trovava ottima la sua compagnia ed era stato il suo primo amico: per questo lo considerava come un fratello e sentiva che avrebbe fatto di tutto pur di ringraziarlo della sua presenza.
Ma quel giorno, non appena perse la sua battaglia contro un mago di Fairy Tail, qualcosa cambiò. Il suo rivale decise di salvarle la vita non solo da una morte certa, ma anche dalla vecchia sé stessa. Quella Juvia che portava la pioggia ovunque andasse scomparve grazie alle sue parole, a quel sorriso che le fece ricordare tanto il sole, anche se non l'aveva mai visto.
«Juvia non ha mai visto il cielo limpido» Disse la maga, ancora distesa sul terreno bagnato. Il corvino di fianco a lei si voltò a quella esclamazione quasi sussurrata, e rimase sorpreso nel scoprire ciò.
«Bello, vero? Il cielo azzurro è magnifico» Aggiunse il ragazzo, tornando poi ad osservare le poche nuvole grigie rimaste, dissolversi come il nulla. A quella domanda, le lacrime di Juvia si fecero più frequenti.
«Sì.. è davvero bellissimo» Rispose la maga, ancora commossa.
Solo in seguito capì che, molto probabilmente, la solitudine se n'era finalmente andata. Non aveva più paura di essere abbandonata, non si sentiva una seccatura né tanto meno sola. Il suo passato era stato cancellato da quella stessa pioggia che l'aveva accompagnata per anni e che era stata la sua unica amica per tutta la vita. Adesso aveva una famiglia con cui poter essere pienamente sé stessa, degli amici che la accettavano per quella che era e che passavano volentieri del tempo con lei. Ma cosa più importante, aveva finalmente incontrato colui che, sin dal loro primo incontro, l'aveva fatta innamorare e sentire accettata. Probabilmente non si era mai resa conto che, dietro tutte quelle nuvole grigie, c'era il sole che aveva tanto aspettato: Gray Fullbuster aveva fatto scomparire quella pioggia tanto indesiderata. Le Teru Teru Bozu non erano più indispensabili per lei, in quanto il suo amuleto contro il brutto tempo era sempre al suo fianco.









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Salve a tutti i lettori!
Eccomi col capitolo Gruvia. Con questa canzone potevo scrivere un'infinità di cose e, infatti, prima di ciò avevo tutt'altra idea in mente. Ma poi una frase della canzone mi ha fatto ripensare subito al loro primo incontro ed a quando Juvia ha visto finalmente la luce del sole. Ammetto che potevo scriverlo meglio, però - non so perché - non mi venivano in mente le parole per scrivere il capitolo. Probabilmente perché il loro primo incontro è stato scritto innumerevoli volte e la paura di essere ripetitiva è grande, ma diciamo che ci ho provato, dai!
Titolo canzone usata: "Hope in front of me" di Danny Gokey.
Alla prossima!

Ps. > se vi interessa, la filastrocca non è inventata, ma è vera (ve la scrivo qua sotto se siete curiosi di leggerla completa). La cantano spesso i bambini giapponesi.

"Teru Teru Bozu, Teru Bozu,
portami il sole domani
Se il cielo sarà sereno come lo sogno
ti regalerò un campanello dorato.

Teru Teru Bozu, Teru Bozu,
portami il sole domani
Se ascolterai le mie preghiere
ti donerò del sake dolce.

Teru Teru Bozu, Teru Bozu,
portami il sole domani
Se sarà nuvoloso ti staccherò la testa."

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Capitolo 11
*** World so cold ***


Salve a tutti i lettori!
Eccomi tornata col capitolo Nalu. Ho voluto scrivere prima l'angolo autrice perché ho una cosa da dire su questo capitolo (in caso qualcuno non seguisse il manga, non fosse a pari con l'anime o non avesse ancora capito niente di cosa sta succedendo nella saga attuale - Tartaros [anime]; Alvarez [manga] -) è SPOILER. Se non volete rovinarvi tutto vi suggerisco di non leggerlo. Dopo questa frase vi consiglio di smettere di leggere l'angolo autrice (per quelli che non sono a pari con l'anime o il manga ecc xD)  perché ora andrò a parlare del capitolo e di ciò che contiene - quindi spoiler - per spiegare ai lettori il testo.
Io non ho ancora capito molto su E.N.D, lo dico subito. Non so se è dentro Natsu oppure è proprio lui ad essere un demone (anche se ci hanno spiegato un po' questa storia, io non ci ho capito molto... se ho scritto delle sciocchezze ditemelo subito e, se volete, potete spiegarmi tutta questa faccenda). Non ho nemmeno capito se il demone deve risvegliarsi o cose simili, ma è su questo che mi sono concentrata nel capitolo: ovvero che il demone all'interno di Natsu si è risvegliato ecc, ecc.
Non ho idea di come possa finire Fairy Tail, per questo non ho scritto quel granché... non volendomi nemmeno fare una possibile teoria (sono una persona pessimista, quindi farei morire tutti, lol) mi sono solo voluta concentrare su Natsu e Lucy (accenni Gruvia, ma proprio lievi). Spero comunque che possiate apprezzare!
Titolo canzone usata: "World so cold" di 12 Stones.
Alla prossima!
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Intorno a loro solo macerie di una città quasi totalmente distrutta: corpi privi di sensi sotto le strutture cedute ed alcune persone a soccorrerli. La polvere si innalzava ed alcune fiamme, anche se non alte e potenti, si facevano notare in quell'area e portavano un po' di fumo intorno a loro. L'aria era pesante ed i presenti non erano nelle migliori condizioni dopo la battaglia appena finita. E lui era lì, ad ammirare il paesaggio. Natsu era lì, con un'espressione nel volto che non gli si addiceva per niente. Il suo aspetto era cambiato, anche se non radicalmente. Delle affilate corna di color rosso scuro si erano poggiate tra i suoi capelli color ciliegio, sporcati dalla polvere. Degli strani disegni si erano formati sul suo collo, percorrendo il suo petto ormai scoperto. Quei segni erano anche sul suo volto, ma venivano coperti dai suoi capelli che delicatamente si poggiavano sulla sua fronte. I suoi occhi allegri si trasformarono in due pupille prive di alcun sentimento, lasciando intravedere solo rancore. Dietro la sua schiena comparvero delle possenti ali di color rosso sangue, incastonate sulla sua pelle. Le sue mani vennero coperte da delle scaglie del medesimo colore e degli artigli affilati si presentarono, e lo stesso successe ai suoi piedi. Il Dragon Slayer era diventato una persona completamente diversa, mostrando un aspetto sconosciuto a lui ed agli altri. In un primo momento, i suoi compagni pensarono che fosse la sua arma segreta, ma quando si scagliò contro di loro senza alcuna ragione, cambiarono totalmente opinione. In un secondo momento sembrava essersene pentito, specialmente quando si guardò intorno e notò di aver raso al suolo quasi tutta Magnolia. Aveva messo al tappeto Gray senza troppe difficoltà ma, quando tentò di ucciderlo - preso dalla troppa euforia -, improvvisamente si ritrasse e si prese la testa fra le mani, emettendo un grido disperato. Lucy aveva visto tutta la scena, aveva osservato il suo migliore amico diventare una macchina assassina e la sua espressione totalmente diversa da quella che conosceva. I suoi occhi erano increduli nel vedere Natsu guardarsi le mani come smarrito; alzava più volte lo sguardo, guardando l'area circostante e sussurrando qualcosa. Si guardava il corpo ed i vestiti, si tocchettava il viso come se si domandasse se quello fosse veramente il suo corpo. Se quella persona fosse veramente lui.
Lucy, stanca e ferita, cercò di avvicinarsi a tentoni verso Natsu che non sembrava essersi accorto di lei. Nel mentre che andava, osservava il corpo di Gray giacere poco più distante da lui: sembrava aver perso i sensi, ed il suo petto che si alzava e riabbassava le dava sicurezza. Cercò inutilmente di alzarsi in piedi in quanto, non appena ci provò, sentì una fitta alla caviglia che la costrinse a rimettersi immediatamente giù. Il gemito di dolore di Lucy attirò l'attenzione di Natsu che, subito dopo, si voltò verso di lei. La maga trattenne il fiato per qualche secondo e si fermò subito, osservando con attenzione le iridi dell'altro. Sembrava essere tornato quello di sempre, ma il suo aspetto era rimasto quello di un demone. Lucy aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu vano: improvvisamente lui si inginocchiò, non avvicinandosi comunque alla ragazza. Tale gesto le fece rimanere in gola le parole e si fissarono per un tempo che, ad entrambi, sembrò essere infinito. In seguito, Natsu poggiò i gomiti sulle ginocchia e tese le braccia in avanti, mostrando così le sue mani completamente ricoperte da scaglie. Lucy portò subito lo sguardo sugli artigli appuntiti, ma quando portò nuovamente lo sguardo sul volto dell'altro, non poté provare alcuna paura. La sua espressione era rilassata e mostrava il suo solito sorriso. Le poche ferite che aveva gli ricordavano le innumerevoli battaglie che avevano affrontato insieme, anche se quella era ben diversa.
«Sono stato io?» Domandò Natsu, dopo un lungo periodo di silenzio. Riportò lo sguardo intorno a lui, con fare pacato. A quella domanda, Lucy cercò di trovare una risposta adeguata in modo da non farlo sentire in colpa. Si fece mille viaggi nella testa per cercare di trovare le parole giuste, per fargli capire che non era colpa sua. Forse lo era, ma non ne aveva idea. Non sapeva cosa fosse esattamente successo al suo amico, non capiva perché fosse improvvisamente impazzito e cosa fosse successo al suo aspetto. Sfortunatamente per lei, il suo lungo silenzio fece capire a Natsu che sì, a quanto pare era lui l'artefice di quel disastro. Portò lo sguardo su Gray, poco distante da loro: Juvia si era trascinata con un'espressione dolorante verso di lui e con fare tenero gli accarezzava i capelli, sporcati dalla polvere. Le lacrime negli occhi della maga dell'acqua fece venire un nodo alla gola di Natsu, che si affrettò a tornare a guardare verso Lucy. Quest'ultima non riuscì a spiccicare alcuna parola, soprattutto perché sapeva cosa stesse pensando il Dragon Slayer, ma non sapeva cosa dirgli. Non poteva essergli di conforto né poteva cambiare quello che era successo. Era davvero così inutile in quella situazione?
«Volevo diventare abbastanza forte da proteggervi tutti» Pronunciò all'improvviso Natsu, attirando l'attenzione della bionda. «Ma non vi ho saputo proteggere» Disse infine, con voce tremante. Aveva abbassato il capo e guardava dritto il terreno coperto dalle macerie, lasciando percepire all'altra tutta la sua frustrazione. Anche dopo quelle parole, non sapeva cosa dire per incoraggiarlo a non abbattersi. Inoltre, cosa avrebbe potuto veramente dirgli? Era stato lui a creare quel disastro, a fare del male alla sua gilda ed a distruggere quasi tutta la città. Era stato lui a portare la miseria in quel posto ed a lasciarsi impadronire dall'oscurità, quindi cosa poteva dire per non farlo sentire colpevole, se lo era?
«Vi ho lasciati per un anno intero nella speranza di allenarmi e diventare più forte per mettere al tappeto ogni nemico che avrebbe osato mettersi contro Fairy Tail, ma...» Prese una pausa, stringendo le mani in un pugno. «..perché l'oscurità ha avuto il sopravvento su di me?» A quella domanda, gli occhi di Lucy si riempirono di lacrime. Con fare deciso ma con un enorme sforzo, si avvicinò maggiormente a Natsu e circondò il suo collo con le braccia, stringendolo a sé in un debole abbraccio. Il mago rimase sorpreso dal gesto della compagna, tanto che non ricambiò nemmeno quel contatto. Si lasciò semplicemente andare, cadendo inerme sul terreno, così da mettersi a sedere.
«Non è colpa tua» Cominciò Lucy, lasciando che le lacrime facessero il loro percorso sulla sua pelle. «Io non so cosa ti sia successo, ma quello non eri tu. Il Natsu che conosco non farebbe mai del male alla sua famiglia, né cercherebbe di uccidere qualcuno che considera un fratello» Puntò lo sguardo ancora una volta verso Gray, che riceveva le premure di una Juvia ancora preoccupata. Il cielo completamente ricoperto dalle nuvole fece capire a Lucy quanto la maga dell'acqua fosse intimorita per quello che era accaduto al suo amato, e ciò la faceva stare ancora peggio. Ma non poteva pensare a lei adesso, si era promessa proprio in quel momento di dedicarsi completamente a Natsu, in modo da capire cosa gli fosse successo.
«Hai capito, Natsu? L'artefice di tutto questo non sei tu» Aggiunse, trattenendo a stento un singhiozzo. Cercò di rafforzare quel contatto, ma il mago la allontanò, poggiandole le mani sulle spalle. I loro sguardi si incontrarono ed il mago sorrise nel vedere gli occhi di lei, anche se non era un sorriso sincero.
«Grazie» Sussurrò Natsu, portando in seguito una mano tra i capelli biondi dell'altra. «Grazie per essere la mia luce» Quelle parole fecero rabbrividire Lucy, soprattutto perché il tono che aveva usato per pronunciarle era stato molto dolce. Non era abituata a quelle premure, ma venne distratta da quei pensieri non appena il mago si alzò in piedi. Poco prima si era dimenticata del suo aspetto demoniaco, ma se ne ricordò non appena lo guardò meglio. Natsu, dopo aver guardato per un paio di minuti il paesaggio rovinato intorno a loro, riportò lo sguardo sulla maga degli spiriti stellari. I suoi occhi si erano dipinti di un rosso acceso ed il contorno era completamente nero.
«Ucciderò Zeref» Disse all'improvviso, porgendole una mano così da aiutarla ad alzarsi. «È una promessa» Pronunciò in seguito, in un sussurro. Lucy afferrò prontamente la mano che le era stata porta e con fatica si alzò. Natsu portò lo sguardo su Gray e pronunciò le stesse parole dette poco prima, questa volta con più decisione. La maga portò lo sguardo sulle scaglie del mago e rafforzò la presa sulla sua mano; sebbene non fosse morbida come lo era di solito, il calore era sempre lo stesso. Accogliente e premuroso, proprio come era il proprietario. Poco dopo portò lo sguardo sul volto di Natsu e sorrise amareggiata: anche se a quanto pare era tornato in sé, aveva paura che la luce lo avrebbe nuovamente abbandonato. Se l'oscurità si fosse fatta di nuovo viva, che cosa avrebbe dovuto fare per farlo tornare alla realtà? Gli aveva già mentito una volta, non voleva farlo ancora. Non poteva combattere da sola contro il buio che lo aveva improvvisamente preso con sé, non aveva le forze di combattere il 
demone più forte di Zeref.

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Capitolo 12
*** Somebody to die for ***


Era stato così veloce e improvviso che quasi non se ne era reso conto. Dei colpi gli avevano penetrato la carne, e la sensazione delle ossa sgretolarsi sotto la sua pelle era ben percepibile. Chiazze di sangue fuoriuscirono dalla sua bocca dopo il contatto con quei colpi sparati, facendogli perdere per un attimo il respiro. Tutto sembrava confuso, la sua vista si era annebbiata in pochi secondi e sembrava che il suo udito fosse scomparso. Non sentiva nessuna voce, ogni suono sembrava non raggiungere le sue orecchie. I suoi occhi vedevano solo una varietà di luci dello stesso colore, ma non riusciva a capire dove stessero mirando. Non vedeva nient'altro se non esse, e tutto intorno a lui diventava sempre più confuso e lontano. Non ricordava perché si trovasse in quella situazione, che cosa fosse successo e perché si sentisse così isolato dal mondo reale. Non sentiva più i muscoli del suo corpo, era come se la sua mente se ne fosse volata lontano chissà dove, lasciandolo in balia della confusione. La sua mente era diventata improvvisamente leggera, ogni pensiero che lo aveva accompagnato fino a quel momento aveva preso un altro percorso, abbandonando i suoi pensieri. Le uniche parole che volteggiavano nella sua testa erano: "che mi sta succedendo?".
All'improvviso, tutto si spense. Non ebbe il tempo di sentire nemmeno il soffio del vento, le parole delle persone che lo circondavano né il suono dei colpi appena sparati. Tutto intorno a lui divenne buio, la sua mente cominciò a non realizzare più quella strana situazione ed il suo corpo non dava retta al suo cervello. Era incapace di muoversi e di pensare, non poteva dire nemmeno una parola. L'oscurità lo stava abbracciando e lo teneva nel suo grembo come se fosse un bambino, incapace di fare qualsiasi cosa da solo. Purtroppo aveva capito cosa era successo e, solo in quel momento, si era ricordato per chi si era messo in quella grave situazione. Aveva capito che non poteva assicurarsi se la persona in questione stesse bene, non poteva fare niente. Sapeva bene di essere morto per lei.
Juvia guardava il corpo inerme del mago, a terra e pieno di ferite. Osservava la sua bocca sporca di sangue, guardava il suo petto pieno di tagli e lividi. Vedeva i suoi capelli poggiarsi con delicatezza sopra la sua fronte, e le punte di quest'ultimi arrivavano anche a coprirgli gli occhi chiusi. Le lacrime cadevano copiosamente sul pavimento, bagnandole le guance sporche e con qualche graffio. Melody e Lyon stavano alle sue spalle, guardando increduli il corpo del loro compagno. Anche loro piangevano e non sapevano come tutto ciò fosse accaduto: avevano visto Juvia nei panni di Gray in un primo momento ma, dopo pochi secondi, il mago del ghiaccio aveva preso il suo posto. Si sentivano deboli e non sapevano cosa fare; avrebbero dovuto andare avanti, oppure dare un altro po' di tempo a Juvia ed a loro stessi per realizzare ciò che era appena successo?
«Gray-sama..» Sussurrò flebilmente la maga dell'acqua, avvicinandosi a tentoni al corpo privo di vita del mago. Con mano tremolante, afferrò debolmente quella dell'altro e se la portò alla guancia. La sua pelle era fredda come al solito, e ciò sembrava darle un barlume di speranza. Melody, ritenendo quella scena troppo pietosa, decise di andarsi spontaneamente a nascondere tra le braccia di Lyon, il quale volgeva lo sguardo altrove per cercare di non versare altre lacrime. Il cielo si era completamente oscurato e delle gocce d'acqua cominciarono pian, piano a cadere. Le lacrime di Juvia si fecero più frequenti e la sua presa sulla mano fredda del mago aumentò, così come anche il suo tremolio. Il pianto era diventato rumoroso e ciò era straziante per i due presenti, che cercavano di darsi conforto a vicenda. Sapevano di non poter fare niente per tirare su di morale la maga: un abbraccio sarebbe stato completamente inutile, così come anche delle semplici parole.
«Gray-sama, la pioggia è tornata» Pronunciò a fatica, a causa del pianto che le faceva mancare il fiato. Intorno a loro si era scatenato un completo diluvio, difatti il terreno era stato completamente bagnato dalle gocce d'acqua che cadevano copiose sulle loro teste. Più guardava il corpo del corvino, più capiva che la colpa era sua. Se non si fosse persa nei suoi soliti pensieri, se non si fosse messa di spalle e non avesse abbassato la guardia, forse lui sarebbe ancora vivo. Se non fosse stato per il suo esagerato amore nei suoi confronti, forse in quel momento avrebbe potuto abbracciarlo e ascoltare le sue solite lamentele. Ma non poteva farlo perché, ormai, il mago del ghiaccio l'aveva abbandonata. Quei pensieri erano come delle spine per lei, che la pungevano di continuo. I tuoni si fecero sentire non appena la maga dell'acqua sospirò rumorosamente, per poi regalare alle orecchie degli altri due compagni uno straziante urlo disperato. Melody si strinse maggiormente al corpo di Lyon e, quest'ultimo invece, tornò a guardare verso Juvia. Osservava come il suo corpo fosse tormentato dai brividi e dal tremolio, e come la sua pelle fosse ricoperta da ferite. Sapeva di non poter fare niente per lei, se non guardare e sperare che si calmasse.
«A Juvia dispiace, Gray-sama... è solamente colpa sua» Disse tra vari singhiozzi, mentre continuava a stringere la sua mano. Nel mentre, si era avvicinata di più al corpo dell'altro e la mano libera la portò sul volto del corvino, ad accarezzargli una guancia. «Juvia ti ama così tanto..» Un altro tuono si presentò dopo quelle parole, facendo rabbrividire la stessa maga. Quella pioggia le dava una strana sensazione: sembrava non esserci più abituata e, il solo pensiero di dover convivere di nuovo con quest'ultima, la terrorizzava. Non voleva tornare ad essere considerata la ragazza deprimente che era una volta, voleva rimanere solare come l'aveva resa il mago del ghiaccio sin dal loro primo incontro. Non voleva cambiare, voleva rimanere allegra e sorridere sinceramente. Ma adesso che il suo sole l'aveva lasciata, che senso aveva pensare al bel tempo appena scomparso, che le aveva tenuto compagnia fino a quel giorno?
«Io ti amo, Gray-sama» Insistette Juvia, mentre si sporgeva verso il volto del mago. «Mi dispiace» Sussurrò in seguito, per poi avvicinare il proprio volto a quello dell'altro. Poggiò la fronte sulla sua, lasciando poi che le lacrime facessero il loro percorso non solo sulla propria pelle, ma anche su quella di Gray. Il suo pianto si era fatto meno rumoroso ma non si poteva dire lo stesso di quel diluvio: i tuoni si facevano sempre più frequenti e la pioggia battente non dava alcuna tregua ai presenti.
Fu nell'istante in cui Juvia pensò di andarsene e di allontanarsi dal corpo del mago che, all'improvviso, quella scena cambiò totalmente e divenne solo uno strano sogno. Lo stesso valeva per Gray che, confuso, correva insieme alle due maghe ed a Lyon verso un luogo sicuro dove potersi nascondere. Come se tutto quello che avesse vissuto fosse stato solo una sua fantasia, si voltò spontaneamente verso Juvia. Il gruppo si fermò, ed ognuno di loro sembrava essere confuso allo stesso modo. Ma Gray non riusciva a togliersi dalla mente il volto di una Juvia disperata, in preda alle lacrime che uscivano dai suoi occhi. Quando mai l'aveva vista così esterefatta dal non riuscire nemmeno a respirare a causa del pianto? Non ricordava di aver mai vissuto una cosa simile, ma nella sua mente era come se fosse successo. Più la guardava e più pensava che era felice di vederla sana e salva, senza una ragione particolare a dargli una spiegazione. Solo quando lei ricambiò il suo sguardo si ricordò che aveva qualcosa da dirle, ma sembrava completamente diverso da quello che aveva pensato giorni fa. In quel momento i suoi pensieri erano confusi e non sapeva a cosa sarebbero andati incontro in quella battaglia, per questo aveva deciso di lasciare le chiacchiere per un momento più tranquillo.
«Juvia» La chiamò, avvicinandosi a lei. Quest'ultima si voltò e lo guardò confusa, anche se il rossorre sulla sue guance fece capire al mago che era contenta del sorriso che lui stesso le stava rivolgendo. «Qualunque cosa accada, non allontanarti da me» Disse in seguito, confondendo ancora di più la maga che non ci pensò due volte ad accettare la sua proposta. "Sono disposto a farlo una seconda volta
" pensò poi, non riuscendo esattamente a capire a cosa si stesse riferendo. Sapeva solo che quel pensiero gli aveva attraversato la mente senza nemmeno una spiegazione, e non sapeva neanche perché volesse che Juvia non si allontanasse da lui. Percepiva solo il desiderio di proteggerla perché sentiva che, dietro l'angolo, un pericolo li stava attendendo.









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Salve a tutti i lettori!
Eccomi tornata col capitolo Gruvia. Questa volta tratta della saga dei giochi di magia, praticamente la mia preferita dopo Tartaros. Era da un po' che volevo scriverci qualcosa sopra ma non avevo mai un'idea chiara su come argomentare questa vicenda. Non ho letto molte fanfiction su questo accaduto se devo essere sincera, quindi spero che per voi non sia un argomento pesante. Ho cercato di specificare al meglio le emozioni di entrambi, anche se è stato difficile.
Trovo che questo sia il momento Gruvia più bello di tutti per un semplice motivo (ed è anche ovvio): Gray si sacrifica per salvare Juvia. Sono sicura che lo avrebbe fatto anche per Melody e Lyon, ma non so perché il fatto che l'abbia fatto proprio per lei mi ha lasciata quasi sconvolta. Ci tengo a dire che non credo proprio che Gray volesse darle una risposta positiva riguardo i suoi sentimenti per lui, ma negativa. La sua espressione in quel momento la diceva lunga, inoltre non ho mai avvertito da parte sua dei possibili sentimenti "romantici". Credo che Gray inizi a provare qualcosa per Juvia solo dopo la saga di Tartaros, e credo sia piuttosto ovvio. Prima di ciò, penso che fosse legato (ovvero che le volesse un bene particolare) a lei perché gli stava sempre vicino, in qualunque momento, anche quando lui non la voleva. Questo è quello che penso, datemi pure una vostra opinione, così da fare quattro chiacchiere insieme!
Titolo canzone usata: "Somebody to die for" di Hurts.
Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Safe&Sound ***


Io provengo dal futuro.
Un futuro che non ha niente a che fare col passato, che in seguito verrà solamente distrutto. Quel passato che tanto amo diverrà solo dell'inutile cenere, così come anche il mio corpo.
Sono venuta dal futuro per far sì che tutto ciò non succeda, per proteggere coloro che mi circondano. Per proteggere le persone che amo.
Ho vagato per molte strade di notte, di giorno; sotto la pioggia, sotto il sole e sotto le stelle. Ho vagato col viso coperto in modo da non farmi vedere, per fare in modo di diventare la gemella della mia ombra.
Ho corso, ho camminato, mi sono fermata ed ho pensato. Ho realizzato di essere nel mio passato, di poter incontrare di nuovo coloro a cui voglio bene. Ma purtroppo non ho avuto tempo per vedere i loro sorrisi, la gioia che sempre ha avvolto i membri di Fairy Tail. Tutto quello che ho dovuro fare io, è stao fare in modo che tutti fossero al sicuro. Sono venuta dal futuro solo per questo.
Ho sofferto per tutto quello che è successo, mi sono sentita impotente e incapace di fare qualsiasi cosa. Non ho potuto fare niente per proteggere le persone di questo mondo, ma sono venuta qui per essere utile. Per fare in modo che il futuro venga salvato da questa calamità. In qualche modo sono riuscita nel mio intento, e non potrei essere più felice di così. Ho fatto quello che dovevo fare per cercare di salvare la mia casa.
Prima di andarmene ho potuto rivedere il mondo nella sua normale quiete, nella sua bellezza e la sua gente che si prende cura di lui. In poco tempo sono riuscita a rivedere tutto ciò di cui sentivo la mancanza, e mi basta. Non ho bisogno di nient'altro per riposare in pace. Sono contenta di non aver visto la guerra infuriarsi sempre di più.
Ho rivisto la me del passato, e sono rimasta incredula nel constatare che eravamo uguali. Non sono cambiata nel corso degli anni, sono rimasta sempre la solita. Sono maturata e diventata più coraggiosa, ma per il resto sono sempre io.
Non avrei mai sospettato che sarei stata fiera di me stessa, dopo essermi ritrovata davanti la me del passato. Non ho avuto modo di confrontarmi con lei, ma sono sicura che farà un buon lavoro. Non ho alcun dubbio, non ho nessun timore a riguardo. So che diventerà sempre più forte e renderà orgogliosi coloro che la circondano e che l'hanno sempre aiutata. Sono sicura che diventerà una guerriera.
Mi sono sacrificata per lei, per assicurarmi che il futuro le dia un abbraccio e che sostenga la sua determinazione. Andarmene tra le sue braccia è stato come farsi abbracciare da mia madre, ho avvertito la stessa sensazione di quando Layla mi abbracciava. Ho rivisto il marchio di Fairy Tail, ho avvertito il calore delle lacrime di Happy ed ho visto gli occhi increduli di Wendy. Non mi sono pentita di quello che ho fatto, perché sono venuta dal futuro solo per questo. Ho fatto quello che dovevo fare, anche se ho fatto soffrire le persone a cui tengo di più. Mi sono assicurata che tutti loro abbiano un futuro e che possano proteggere questo mondo che ha bisogno di loro.
Ho avvertito la rabbia e la tristezza di Natsu, la persona che mi ha resa quella che sono. Ho deciso di affidare la me del passato a lui, così che possa prendersene cura. Solo lui può aiutarla a superare le sue difficoltà, a tirar fuori quel coraggio che tende quasi sempre a nascondere. Natsu è l'unico che può renderla forte.
Mi ha promesso, con le lacrime agli occhi, che avrebbe protetto il futuro. Che lo avrebbe reso sicuro per la Lucy del passato. Mi sono affidata a quella promessa, e spero che continui a mantenerla fin quando le loro strade non si divideranno. Non dimenticherò mai quelle lacrime che ha versato per me, perché sono state la causa della sua innumerevole forza.
Sono contenta di averlo rivisto, perché sentivo davvero la sua mancanza. Si è sempre preso cura di me, anche senza rendersene conto. Gli sono riconoscente per tutto quello che fatto, e questo è il massimo che ho potuto fare per proteggerlo e ringraziarlo. Spero davvero che sia fiero di me.
Mi porterò questa promessa fatta nel cuore, così da sentirmi vicina a lui anche se non lo siamo. Racconterò agli altri di tutto ciò che Natsu sta facendo per proteggere il mondo dalla devastazione, così che possano essere fieri di lui. Anche se adesso il mio tempo è scaduto, prego affinché Lucy e Natsu possa farcela con la forza del loro coraggio.
Io so che saranno sani e salvi
.








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Salve a tutti i lettori!
Eccomi tornata col capitolo Nalu. Ammetto che è piuttosto corto, ma non sapevo cos'altro scrivere. Parla di quando la Lucy del futuro viene nel passato e, in seguito, muore. Ho cercato di descrivere le sue emozioni nel rivedere il proprio passato e le persone a cui vuole bene, spero di esserci riuscita.
Ci tengo a dire che ho già il capitolo per Natale pronto, quindi voglio chiedervi una cosa: lo pubblico agli inizi di Dicembre, oppure aspetto che sia Natale? Decidete voi!
Titolo canzone usata: "Safe and sound" di Taylor Swift.
Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Merry Christmas! ***


Salve a tutti i lettori!
Scrivo subito l'angolo autrice perché ci tenevo a dire una cosa. Questo capitolo è lo speciale di Natale, e all'interno ci sono ben due oneshot (non sono molto lunghe, tranquilli). La prima è la Nalu, la seconda è la Gruvia. Non volevo scrivere due capitoli per Natale, quindi ho voluto unire le due oneshot insieme. Inoltre, le due coppie vivono le vicende nella stessa serata, quindi è come leggere un'unica storia (almeno secondo me). Non ho molto da dire, solo che ho queste oneshot pronte dal 20 novembre, quindi pensate un po'. Le ho scritte un mese fa perché mi erano venute queste due idee in mente e non volevo lasciarmi sfuggire questa occasione. In più erano già pronte, quindi non ho avuto nessun problema per Natale! Devo dire che sono stata fortunata. E non immaginate quanto sia strano ascoltare le canzoni di Natale a novembre... a me ha fatto un certo effetto, specialmente perché intorno a me non c'era niente di natalizio. xD
A proposito delle canzoni: ne ho usate ben due. La prima, quella per Nalu, è "Extraordinary Merry Christmas" di Glee (bellissima, è tipo una delle canzoni più allegre che io abbia mai sentito). La seconda, quella per la Gruvia, è "All I want for Christmas is you" di Mariah Carey (piuttosto prevedibile come scelta, ma credo sia la canzone perfetta per Juvia).
Vi auguro un Buon Natale, spero lo passiate in allegria!
Alla prossima!
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[La scorsa notte mi è venuto in sogno
un grande omone vestito di rosso e bianco;
mi ha detto che sarà un anno speciale per noi due]

Finalmente Natale era arrivato ed a Fairy Tail erano iniziati i festeggiamenti già da una settimana. La struttura della gilda era piena di luci colorate e si vedevano benissimo anche da lontano, specialmente l'insegna sopra la porta con su scritto "Fairy Tail". Il tetto era ricoperto dalla neve che continuava a cadere incessantemente, mentre nel cortile c'erano Wendy e Romeo, insieme ad Happy, Charla e Lily a fare qualche pupazzo di neve. Avevano preferito separarsi dagli adulti perché, ormai sapevano già, che si sarebbero dati pesantemente all'alcol e che nessuno li avrebbe fermati. All'interno della struttura, non appena si entrava, si poteva vedere benissimo un enorme albero pieno di qualunque decorazione. Il suo bel verde era ricoperto da ogni addobbo che i membri di Fairy Tail avevano portato da casa loro per abbellire il più possibile il grande albero. Nonostante occupasse gran parte dello spazio, ai gildani non dava alcuna noia e ciò si capiva dato che festeggiavano senza alcun problema. Per quella occasione, anche Gildarts era tornato a Magnolia per passare il Natale insieme a Cana, ma sarebbe ripartito non appena i festeggiamenti sarebbero finiti. Sebbene presto si sarebbero dovuti risalutare ed il pensiero rattristava un po' tutta la gilda, cercavano di divertirsi il più possibile e di lasciarsi ogni problema o pensiero negativo alle spalle. Quello era un giorno in cui essere felici, quindi non avrebbero sprecato l'occasione di passare una bella serata coi propri compagni.
Lucy, però, aveva deciso di andarsene prima dalla gilda. Non era molto tardi ma tutti i negozi erano chiusi e solo le luci dei lampioni e degli addobbi appesi praticamente ovunque illuminavano ogni strada di Magnolia. Quell'atmosfera natalizia si percepiva benissimo in quella città dove, ogni anno, non perdevano mai tempo ed erano sempre pronti a festeggiare ed a decorare le proprie abitazioni. I cittadini di Magnolia erano sempre positivi, anche dopo tutto quello che avevano passato a causa delle numerose battaglie della loro gilda. Non appena c'era qualcosa da festeggiare si mettevano subito a lavoro e si davano da fare per essere tutti felici tra loro, per questo l'aria di Magnolia non era mai cupa ma sempre allegra. Nonostante ciò, Lucy non si era lasciata coinvolgere nello spirito natalizio come avevano fatto gli altri. Quello sarebbe stato l'ennesimo Natale senza i suoi genitori, e vedere Gildarts insieme a Cana le aveva fatto sentire una certa nostalgia di suo padre. Anche se non era stato sempre premuroso con lei, sapeva che le aveva voluto bene e che, nonostante tutte le brutte cose fatte e l'attitudine sbagliata, aveva fatto il massimo come padre. Sebbene non avessero mai avuto un forte legame, Lucy in quel momento avrebbe voluto essere con lui a festeggiare, insieme a Layla. Voleva tutta la famiglia riunita, ma sapeva che era un desiderio irrealizzabile e che anche solo pensarci non avrebbe risolto niente.
Dopo una lunga camminata, si ritrovò in un giardino completamente deserto. Aveva deciso di tornarsene a casa ma, a quanto pare, inconsapevolmente aveva svoltato strada e aveva deciso di godersi un altro po' le luci natalizie appese quasi in ogni dove. Anche gli alberi di quel giardino avevano qualche addobbo e luce, ed illuminavano la neve caduta sul terreno. Nel bel mezzo del giardino si potevano notare vari giochi su cui far giocare i bambini, tra questi scivolo e due altalene. Lucy decise di andarsi a sedere su di una panchina situata lì vicino, pulendo prima il legno dalla neve. Aveva trattenuto la voglia di andare a dondolarsi sull'altalena, come faceva quando era piccola. Raramente suo padre la portava in giardino e la faceva divertire per lungo tempo, ma quelle poche volte cercava comunque di farla svagare un po'. Sua madre invece era sempre stata cagionevole di salute e non aveva potuto fare molto per lei, ma aveva cercato di fare il possibile per farla divertire. Sentiva la mancanza dei suoi genitori e avrebbe tanto voluto passare quella serata insieme a loro, ma era impossibile ed aveva deciso di rovinarsi completamente quelle poche ore natalizie rimanenti standosene da sola. Sapeva bene che quella decisione non l'avrebbe aiutata, ma non voleva nascondere il disagio che provava davanti ai suoi amici: per questo aveva deciso di andarsene da Fairy Tail.
«Ehi, Lucy» La bionda si voltò verso la sua destra e con grande stupore trovò Natsu a sorriderle, con la solita sciarpa ad avvolgergli il collo.
«Che ci fai qui?» Chiese Lucy, sospettosa. A quella domanda, il Dragon Slayer decise di sedersi accanto a lei. «Ti ho seguita» Rispose banalmente il mago, beccandosi un'occhiataccia da parte dell'altra.
«Non solo irrompi sempre in casa mia, adesso mi segui anche? Dammi un po' di respiro!» Sbraitò, riportando lo sguardo sulle "giostre" del giardino. Natsu non era tanto sorpreso dal tono usato dall'amica, sapeva già che qualcosa non andava. Non era il primo Natale che passavano insieme e non era la prima volta che si comportava in quello strano modo. Solo che, rispetto alle altre occasioni, invece di lasciarla da sola aveva deciso di seguirla e di investigare sul suo strano comportamento che mostrava solo nelle festività come il Natale.
«Se c'è qualcosa che non va, puoi dirmelo» Disse Natsu, poggiando la schiena contro lo schienale della panchina. Lucy sembrò aver ignorato completamente le sue parole, dato che non gli rivolse nemmeno uno sguardo. In realtà le aveva sentite ed era sorpresa che il mago l'avesse seguita solo perché aveva notato che qualcosa non andava. In un certo senso, sapere ciò la rendeva davvero felice.
«Sto bene» Rispose semplicemente, portando in seguito le mani dentro le tasche del giubbotto rosa che portava, in modo abbastanza nervoso.
«Ogni Natale penso ad Igneel» Pronunciò dopo qualche minuto Natsu, che con quelle parole fece sobbalzare sul posto Lucy. «Penso al fatto che vorrei rivederlo e divertirmi con lui, ma so che è impossibile e allora scaccio questo pensiero. Lui non mi vorrebbe vedere triste, specialmente in una festività felice come il Natale. Fortunatamente c'è Fairy Tail che mi fa scordare di questo assurdo pensiero, e non potrei ricevere un regalo migliore ogni anno!» Disse in fine, con un sorriso sul viso. La maga si era voltata per guardare la sua espressione, e vederlo così rilassato dopo aver sentito il suo desiderio di rivedere il padre le faceva provare una grande invidia. Lei aveva provato a non pensarci e di passare del tempo insieme agli altri, ma nemmeno la loro compagnia sembrava funzionare.
«Non so cosa ti renda così triste, ma qualunque cosa sia cerca di non pensarci. Ricordi com'era vivere il Natale da piccoli? Si era tristi solo quando sotto l'albero non c'era il regalo che avevamo chiesto a Babbo Natale. Penso dovresti tornare bambina almeno per questa festività e pensare a che regalo troverai sotto l'albero!» Lucy aveva ascoltato con attenzione le sue parole, ma le ultime l'avevano un po' confusa. Nonostante quella conversazione non stesse avendo alcun senso per lei, parlare con Natsu le aveva donato qualche allegria in più. Per questo, decise di alzarsi dalla panchina e di dirigersi verso l'altalena. Natsu si alzò e la seguì solamente con lo sguardo, curioso di sapere se le sue parole avessero avuto effetto o no.
«Vieni a spingermi?» Chiese con timidezza la ragazza, osservando la figura dell'altro che si avvicinava piano a lei. Un sorriso da parte sua e un cenno del capo le fecero capire che a quanto pare, almeno per quella serata, si sarebbe comportato come un "fratellone" con lei. Non appena si mise dietro, cominciò a darle delle leggere spinte sulla schiena, così da far muovere l'altalena. Il poco venticello che iniziò a tirare accarezzò la pelle morbida di Lucy che, a quel contatto, si ricordò di quando era suo padre a dondolarla su quella giostra. Anche se la tristezza non l'aveva abbandonata del tutto, era contenta di poter passare quel Natale notturno insieme a Natsu. Avrebbe potuto benissimo restare alla gilda a divertirsi con gli altri, invece aveva deciso di seguirla e di passare del tempo con lei, in modo da farla sorridere. La maga si voltò indietro e guardò il volto di Natsu avvicinarsi e allontanarsi ad ogni spinta che lui stesso dava alla sua schiena. Gli sorrise, in modo da fargli capire quanto gli fosse riconoscente in quel momento, ma a quanto pare il mago interpretò male quel gesto. Difatti, cominciò a dare man mano delle spinte più forti e l'altalena iniziò a dondolare in modo esageratamente veloce ed arrivava sempre più in alto, rischiando addirittura di far cadere Lucy svariate volte. Il mago non dava retta alle suppliche della bionda di rallentare, anzi: se possibile, continuava ad esagerare con le spinte e ciò fece spaventare non poco la maga che, in quel momento, aveva solo il desiderio di scendere da quell'arnese.
Come al solito, Lucy non avrebbe passato una serata tranquilla come aveva sperato; del resto, non poteva che aspettarsi questo da Natsu.



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[Non mi importa dei regali sotto l'albero di Natale,
io voglio solo te]

La festa alla gilda si era conclusa ed i suoi membri avevano deciso di tornare ognuno a casa propria, mentre uno di loro era stato supplicato da una certa maga dell'acqua di essere riaccompagna al Fairy Hills da lui. Gray aveva programmato tutt'altro continuo di serata, ma a quanto pare Juvia aveva deciso di allontanarlo anche in quella occasione dai suoi piani. Lo aveva tenuto stretto per il braccio per tutto il tragitto, chiacchierando su vari argomenti a cui lui non aveva dato nessun ascolto. Non aveva nemmeno cercato di allontanarla da sé, aveva solo sperato di arrivare presto al dormitorio delle ragazze, così da poter tornare a casa subito dopo, dove ad aspettarlo c'erano sicuramente gli altri ragazzi della gilda. Avevano deciso che avrebbero passato la notte a divertirsi tra loro, dato che nell'ultimo periodo non avevano passato nemmeno un po' di tempo da soli, senza nessuna ragazza in giro. Avevano voglia di divertirsi tra uomini e, a dare quell'idea, era stato Elfman. Quest'ultimo non aveva avuto bisogno di troppi giri di parole per convincerli tutti quanti, dato che sin da subito erano stati d'accordo con lui. Inoltre, Gray era quello che aveva l'abitazione più grande e ordinata, per questo avevano deciso che sarebbe stato lui ad ospitarli. Inizialmente non era stato d'accordo con quella decisione, ma dopo averci riflettuto sopra, aveva deciso di dargli corda. Essendo quella casa sua avrebbe avuto il "potere", dato che loro sarebbero stati suoi ospiti. Erano pensieri abbastanza infantili, ma essere il capo degli altri ragazzi lo faceva sentire assai soddisfatto.
Avevano camminato un bel po', specialmente perché Juvia aveva voluto rallentare il passo, in modo da passare più tempo insieme a Gray. Negli ultimi giorni, la maga dell'acqua non gli aveva parlato né tanto meno cercato in continuazione come faceva di solito. Sembrava che avesse voluto ignorarlo, e inizialmente quel comportamento gli fece credere di aver fatto qualcosa di poco carino nei confronti della ragazza, ma quella sera voleva tanto tornare a quei due/tre giorni in cui l'aveva completamente ignorato.
«Grazie per aver riaccompagnato Juvia a casa» Pronunciò timidamente la maga, facendo un breve inchino in segno di ringraziamento. Quel gesto cordiale mise un po' a disagio il corvino, che distrattamente si portò una mano dietro la nuca, spettinandosi i capelli.
«Di niente» Disse lui, riabbassando in seguito la mano. «Io vado, ci vediamo domani in gilda. Buonanotte» Si affrettò a dire Gray, dandole le spalle. Prima che potesse mettersi a camminare per tornare a casa, la maga dell'acqua lo afferrò per la manica della giacca in pelle e gli proibì di andarsene.

«Aspetta un attimo, Gray-sama» Balbettò Juvia, lasciando poi andare la stoffa della sua giacca. Il mago si girò verso di lei e la guardò con fare interrogatorio. «Gray-sama potrebbe venire in camera di Juvia solo un attimo?» La domanda dell'altra fece irrigidire il ragazzo, che non sapeva cosa avesse in mente la sua amica. Nessun'altra gli aveva mai fatto una proposta del genere e, tutto ciò che sapeva a riguardo, era che entrare nella camera di una ragazza non significava niente di buono. O almeno era quello che gli avevano messo in testa i suoi amici, specialmente Gajeel. Decise, in seguito, di scacciare via dalla testa quegli stupidi pensieri. Si imbarazzò solamente a pensare che la maga avesse qualcosa di strano in mente, anche se non sarebbe stato di certo inaspettato da parte sua. Dunque accettò la sua proposta e, con fare nervoso, entrò nel dormitorio. Sembrava che nessuna ragazza fosse ancora tornata, dato che il silenzio regnava in quel posto. Le luci però erano accese, ma decise di non farci troppo caso e di seguire Juvia nella sua camera, così da concludere velocemente quell'imbarazzante situazione e tornarsene a casa.
Non appena entrarono nella stanza, Gray si sorprese di quanto fosse ordinata. Solitamente Juvia si mostrava una ragazza piuttosto goffa e maldestra, ma in fatto di pulizie sembrava cavarsela. Sempre troppo cordialmente, la maga gli disse di accomodarsi e che, se voleva, poteva togliersi la giacca e appoggiarla sull'attaccapanni accanto alla porta. Non fece nessuna delle due cose, semplicemente rimase fermo all'entrata.
«Ti aspetto qui, fai quello che devi fare» Pronunciò lui, poggiadosi con la schiena alla porta. La maga annuì semplicemente e sparì dalla sua vista non appena aprì le grandi ante dell'armadio, situato in fondo alla camera. Ne approfittò per dare un'altra occhiata alla sua stanza, e notò con sorpresa che, sopra i due cuscini sul suo letto, c'erano due bambole Teru Teru Bozu. La prima volta che gliele vide fu durante il loro primo incontro, una di esse era incastonata sul suo vecchio cappotto. Gli era venuta voglia di chiederle perché le conservasse ancora, ma non voleva essere invasivo o ficcanaso, quindi decise di lasciar perdere. Subito dopo Juvia si rimostrò alla vista del mago e si avvicinò a piccoli passi verso di lui, con fare timido. Teneva le mani dietro la schiena ed il suo viso era completamente arrossato.
«Juvia ha fatto un regalo per Gray-sama» Disse timidamente, lasciando l'altro perplesso. In seguito tirò fuori una busta azzurra e la poggiò a terra, per poi tirar fuori da essa due guanti neri. Glieli porse sempre con fare timido e si guardava vagamene in giro, in cerca di sicurezza. «Gray-sama può abbinarli alla sciarpa» Juvia sorrise e sembrava che il rossore non volesse andarsene dal suo viso, anche se il mago del ghiaccio non sembrò accorgersene. Solo in quel momento, il corvino notò che la sciarpa che portava al collo era la stessa che lei gli aveva regalato per il loro "anniversario". Gray li prese tra le mani e li tocchettò con delicatezza, notando che la stoffa era morbida proprio come quella sciarpa. Ogni linea era perfettamente cucita e si stupì per la seconda volta di quanto la ragazza potesse essere brava con ago e filo.
«Juvia non aveva idea di cosa regalare a Gray-sama, era nel pallone e si sentiva in colpa nel non conoscere bene i tuoi gusti. Alla fine, Juvia si è ricordata della sciarpa e ieri è rimasta sveglia tutta la notte per finire in tempo questi guanti» Spiegò con imbarazzo la maga, senza mai guardare in viso l'altro. In quel momento, Gray capì perché la ragazza lo aveva ignorato negli ultimi giorni. A quanto pare l'idea di non sapere che regalo fargli l'aveva fatta sentire così in colpa dal non avere nemmeno il coraggio di parlargli. Ma la cosa che lo sorprese di più, era che Juvia era stata sveglia una notte intera per finire in tempo quei guanti in modo da poterglieli consegnare il giorno di Natale. A quel pensiero, il mago non poté che sorridere teneramente. La maga si faceva sempre in quattro per lui, cercava continuamente di farlo sentire a suo agio in ogni occasione. Sebbene alle volte fosse asfissiante il suo comportamento nei confronti di Gray, quest'ultimo non poteva non esserle grato per tutto ciò che faceva per lui ogni giorno.
«Grazie mille, Juvia» Disse con imbarazzo, volgendo lo sguardo altrove. «Ti sono venuti bene» La maga dell'acqua portò lo sguardo su di lui e sorrise, felice delle sue parole. Aveva notato sin da quando era entrato in gilda che portava la stessa sciarpa che lei gli aveva regalato. Inoltre, non sapeva che l'avesse conservata e ciò non poteva che renderla ancora più felice.
«Però... io non ho nessun regalo per te» Pronunciò lui, mostrando il suo lato impacciato. Questa volta fu il turno di Juvia di internerirsi, che sorrise timidamente a guardare il volto un po' arrossato dell'altro.
«Finché ci sei tu, Gray-sama, Juvia non ha bisogno di regali» A quelle parole, il cuore del corvino fece un sussulto e lui rimase interdetto. Raramente la maga si comportava in maniera pacata, solitamente cercava di saltargli addosso oppure di trascinarlo ovunque lei volesse. Ma quella volta, Juvia stava mostrando il suo lato maturo e dimostrò di essere seriamente innamorata di lui. Solo quei pensieri bastarono per far sentire Gray accettato e amato, cosa che raramente succedeva, soprattutto dopo tutto quello che gli era accaduto in passato. Ma da quando lei aveva fatto la sua entrata in scena nella sua vita, sembrava che quel ghiaccio che gli avvolgeva il cuore si fosse sciolto. Tutto il dolore del passato era stato lavato via dalla pioggia, soprattutto grazie al suo continuo supporto. Rimasero per qualche minuto in silenzio, a guardarsi, e nessuno dei due volle dire una sola parola. Il mago avrebbe guardato i suoi occhi per chissà quante ore: quel blu profondo, quasi più dell'oceano, erano capaci di annegarlo.
«Beh, devo andare adesso» Disse Gray, distogliendo lo sguardo da quello dell'altra, imbarazzato. Aveva finalmente deciso di risvegliarsi dai suoi pensieri, e così fece anche Juvia che, in un primo momento, sembrava essere spaesata.«Ci vediamo domani» Pronunciò in seguito, dando un altro sguardo ai due guanti che teneva tra le mani.
«Certo, Gray-sama. Buonanotte» Disse timidamente la maga, sorridendogli. Prima che quest'ultimo aprisse la porta, decise di tornare a guardare la ragazza. Con una falcata annullò la distanza che li divideva e posò le labbra sulla morbida guancia di Juvia, che a quel gesto divenne rossa ed il calore di essa aumentò. Spalancò gli occhi ed il suo battito cardiaco aumentò notevolmente, soprendendo anche sé stessa. Ogni pensiero si cancellò automaticamente e sentiva di non avere nessuna forza. Non riusciva a parlare e nemmeno a muoversi, sembrava incollata al pavimento. Il freddo che aveva sentito fino a quel momento venne sostituito da un grande calore che la avvolse in pochi istanti, così come i brividi che pervarsero il suo corpo. Solo quando il mago fece cessare quel contatto le sembrò di poter respirare di nuovo, e tornò alla realtà. Lo guardò quasi incredula, ma la felicità che provava si poteva leggere senza problemi nei suoi occhi, e Gray lo sapeva.
«Buon Natale» Disse in seguito, come se niente fosse. Aprì la porta ed uscì, senza aspettare che la maga gli dicesse niente. Non appena la porta si richiuse di fronte a lei, si portò le dita sul punto esatto in cui era avvenuto quel gesto inaspettato. Se la tocchettò piano, sorridendo. Probabilmente quello era il Natale migliore che avesse mai vissuto.

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Capitolo 15
*** Only place I call home ***


Era passato qualche giorno dalla fine della battaglia contro Tartaros, e la gente di Magnolia si era già messa al lavoro per riparare le proprie abitazioni. La città era stata completamente distrutta, poche strutture erano riuscite a rimanere intere ma ognuno faceva di tutto per aiutare il prossimo. Quella battaglia si era mostrata difficile quanto dolorosa, dato che molte persone avevano perso i propri cari. Gray era uno di questi: aveva perso il padre per la seconda volta davanti ai suoi occhi, ed il dolore che aveva provato non se n'era ancora andato. Tuttavia, aveva tuttora una persona al suo fianco che aveva stabilito di aiutarlo nel suo piano di vendetta: Juvia aveva deciso di rimanere accanto al proprio amato, essendo lei la colpevole della morte di Silver. Aveva percepito di aver perso il diritto di amare Gray, aveva pensato di non essere degna di provare tali sentimenti profondi per una persona che aveva solo fatto soffrire. Nonostante questo, però, Gray le aveva dato vari motivi per continuare ad amarlo e rimanere al suo fianco: l'aveva ringraziata per aver fatto quello che lui non sarebbe mai riuscito a fare, ovvero sconfiggere il nemico. Da una parte ciò la faceva sentire davvero felice, dall'altra la faceva sentire ancora più colpevole. Anche se aveva fatto quello che doveva, non poteva non sentirsi in colpa per il suo atto; a causa di ciò, Gray aveva sofferto non poco e lei non riusciva a perdonarsi per averlo fatto soffrire. Sebbene lui le avesse detto che non doveva preoccuparsi e che ormai era tutto passato, Juvia non poteva dimenticare quello che aveva fatto come se non fosse importante. A parte ciò, dopo qualche giorno la battaglia conclusa contro Tartaros, i due decisero di lasciare insieme Magnolia per andare ad allenarsi in un posto tranquillo. Avrebbero preferito rimanere in città per aiutare i cittadini nella ricostruzione, ma Gray non voleva perdere altro tempo prezioso; aveva bisogno di allenarsi per diventare più forte e mantenere la promessa fatta al padre.
Dal canto suo, Juvia invece era contenta di poter lasciare la città con Gray. Avrebbero passato molto tempo insieme e ciò non poteva che renderla felice, dato che avrebbero addirittura vissuto insieme per un tempo indeterminato. Aveva comunque accantonato l'idea di fare la furba in modo da avvicinarsi maggiormente all'altro, dato che sapeva che quest'ultimo non avrebbe abboccato tanto facilmente all'amo. I suoi tranelli, ormai da un po' di tempo, non erano più efficaci come prima dato che Gray aveva imparato a conoscerla molto di più rispetto a qualche tempo fa, quindi i suoi piani "sdolcinati" non avevano più alcun effetto su di lui.
Gray aveva comunque cercato svariate volte di dire all'altra che, se voleva, poteva anche non andare con lui. Gli allenamenti che avrebbero fatto sarebbero stati lunghi e faticosi; l'idea che il mago del ghiaccio aveva sugli esercizi da fare era ben precisa, e probabilmente si sarebbero allenati anche un'intera giornata con solo due pause, fino a tarda sera. Sapeva che Juvia era ben disposta a seguire le sue "regole", ma da un lato non riusciva a non pensare che facesse tutto questo solo per il senso di colpa. Aveva capito quanto la maga avesse sofferto nell'uccidere Silver, e ciò lo aveva inteso soprattutto quando lei gli aveva detto "Juvia non ha più il diritto di amare Gray-sama". Quelle parole lo avevano sorpreso quanto ferito ─ e non aveva idea perché ci fosse rimasto così male nell'udire tale frase. Probabilmente perché era abituato a sentire altre tipo di parole da lei, ma non aveva avuto né il tempo né la voglia di darsi una spiegazione alle strane sensazioni che aveva percepito nel sentire quella frase. Aveva preferito mettere in primo piano la sua idea di vendetta piuttosto che le sue emozioni ─ di cui non gli importava granché, dato che non era il tipo che si soffermava a pensare ai propri sentimenti.
Il momento di lasciare Magnolia era finalmente giunto ed i due maghi avevano deciso di incontrarsi davanti alla gilda completamente distrutta, al sorgere dell'alba dove non c'era nessun loro compagno che poteva vederli. Gli altri sapevano che volevano andarsene e che lo avrebbero fatto proprio quel giorno, ma non sapevano esattamente quando avrebbero lasciato la città. Gray aveva pensato bene di lasciare indietro gli inconvenevoli e di non perdere tempo, dato che la loro partenza avrebbe, probabilmente, solo fatto soffrire i loro amici. Era difficile per entrambi lasciarsi una Magnolia completamente rasa al suolo alle spalle, l'idea di non salutare i propri cari li faceva sentire un po' in colpa, ma avrebbero dovuto camminare davvero molto per arrivare dove avevano deciso di alloggiare, e quindi - sempre per Gray - era meglio non perdersi in chiacchiere e partire subito.
Con grande sopresa del mago di ghiaccio, notò che Juvia arrivò solo qualche minuto in ritardo e che con sé aveva solo due paia di zaini ─ e sembravano addirittura pieni di roba, ma nonostante questo, la maga non aveva alcun problema a portarli.
«Sei pronta?» Domandò Gray, non lasciando intravedere la sua fretta di partire. Juvia annuì con un sorriso alla sua domanda, e con un semplice gesto si portò uno dei due zaino sulle spalle e si affrettò ad affiancare il mago del ghiaccio, pronta a partire. Nonostante la maga non mostrasse alcun rimorso nella decisione presa, Gray non era convinto del tutto che lei volesse seguirlo veramente. Sapeva che Juvia avrebbe fatto di tutto per lui, specialmente dopo quello che era successo a Tartaros e tra loro, ma non voleva che la maga si sentisse costretta a fare qualcosa che non voleva. Sebbene il suo volto sembrasse rilassato e la sua espressione convinta, quel qualcosa continuava a turbarlo profondamente ─ non aveva idea se fossero sensi di colpa oppure qualcos'altro. Dunque si girò verso di lei e la guardò serio, scrutando la figura della compagna di viaggio. «Sei sicura di voler venire con me?» Juvia si voltò di scatto verso il mago, osservando il suo volto. Quella domanda sembrava averla turbata un po', ma Gray non era bravo a capire né i sentimenti propri né quelli altrui, quindi non aveva idea cosa volesse significare veramente quell'espressione turbata sul volto della ragazza. Juvia invece sapeva perfettamente cosa stesse provando il mago in quel momento, ed in un certo senso ciò la faceva sentire a disagio. Quelle emozioni negative erano tutte a causa della morte di Silver, entrambi sapevano che ciò aveva fatto cadere uno dei tanti muri che li divideva. Juvia si sentiva più vicina a lui e Gray lo stesso, ma quello che era successo con suo padre li portava, in un certo senso, al punto di partenza. Quella vicenda li avrebbe fatti sempre soffrire, non importava quanto tempo sarebbe passato: le cicatrici sarebbero rimaste ben visibili e loro non potevano far altro che soffrire.
«Juvia vuole seguire Gray-sama» Rispose convinta, dopo averci pensato ancora un po'. Lui non le aveva chiesto di iniziare quel viaggio insieme, ma lei si era sentita in dovere sin da subito di doverlo seguire. Si sentiva coinvolta nei sentimenti di Gray, percepiva di farne parte e non voleva abbandonarlo proprio in quel momento. Non lo aveva mai lasciato da solo da quando si conoscevano, aveva sempre fatto tutto il possibile per rimanergli accanto ed essere la spalla su cui piangere quando ne aveva bisogno.
«Saremo molto lontani da casa...» Cercò di proseguire il mago, tentando di trovare una scusa che potesse farle capire che non era assolutamente costretta ad andare con lui per via dei sensi di colpa, ma la maga non lo fece finire. Per la prima volta aveva visto nell'espressione di Juvia una nota di rabbia, ed era rivolta a lui. Era la prima volta che accadeva da quando si conoscevano: le poche volte che lei si era arrabbiata era stato solo per gelosia, e non era nemmeno rabbia vera. Ma in quel momento, sul volto della maga si era mostrato quel sentimento che Gray non era abituato a vedere in quel viso costantemente sereno. «Non importa quanto lontani dovremo andare, Juvia continuerà a seguire Gray-sama» Distolse lo sguardo dal volto del mago ─ non riuscendo a sostenere i suoi occhi indagatori e lo portò sulle macerie della loro gilda. «Non importa quanto sarà difficile il nostro allenamento, Juvia vuole stare con Gray-sama...» Continuò, con la voce un poco tremante. Il ragazzo si era accorto che gli occhi della maga si erano fatto più lucidi, e riusciva benissimo a vedere le lacrime che stava trattenendo. Era sempre lei a piangere pe lui, era sempre lei a sostenerlo ed a dirgli di non abbattersi. Era sempre lei che si era imposta di non meritare di amarlo, quando invece era davvero l'unica che poteva farlo. Non sapeva perché, ma a causa di quei pensieri, si ritrovò improvvisamente a sorridere. Nonostante la maga stesse piangendo, lui sorrideva. Quelle lacrime che le rigavano le guance erano solamente altro amore che lei gli stava donando, e quel pensiero non poteva far altro che affievolire la sua sofferenza.
«Non importa dove andremo, perché Gray-sama è la casa di Juvia» Concluse poi, con la voce più flebile rispetto a prima. Si affrettò a portarsi le mani sugli occhi per portare via quelle lacrime che avevano mostrato all'altro quanto fosse così facile e difficile allo stesso tempo, per lei, amarlo in quel modo esagerato. Sempre sorridente, Gray portò una mano tra i capelli azzurri della ragazza e l'accarezzò piano, cercando di tranquillizzarla. Quest'ultima alzò sopresa il capo, riportando lo sguardo sul volto di lui. Juvia arrossì lievemente nel notare il sorriso sereno dell'altro, e per la prima volta non riuscì a capire cosa stesse provando il ragazzo in quel momento.
«Forse sarò ripetitivo, ma... grazie» Dopo quelle brevi parole, Gray si allontanò dalla maga e si incamminò, così da iniziare il loro viaggio. Juvia, più confusa di prima, lo seguì a piccoli passi, rimanendo dietro di lui. Non osò proferire alcuna parola, rimase semplicemente incantata a guardare la schiena del mago davanti a lei. Quel "grazie" la portò solo a ripensare al momento che avevano avuto davanti alla tomba dei suoi genitori, dove lui l'aveva ringraziata più volte per averlo salvato da una vicenda che lui non sarebbe riuscito a concludere. Ma quelle parole erano diverse, il tono che aveva usato era stato più allegro e dietro c'era un sentimento che lei non era riuscita a cogliere, e ciò l'aveva mandata in confusione. Dal canto suo, invece, Gray sapeva molto bene cosa avesse voluto dire con quelle semplici parole. Per una volta era riuscito a capire cosa provasse realmente senza farsi troppe paranoie, aveva compreso perché non le aveva semplicemente vitetato di seguirlo in quel viaggio. Non le aveva detto nemmeno che poteva venire, forse perché, principalmente, sperava che lei avesse preso l'iniziativa di seguirlo. La sua presenza era di gran conforto e sentiva di aver bisogno di lei adesso più che mai; sentiva di aver bisogno di quel suo amore a volte incontrollato, della sua dolcezza a volte esagerata, della sua perenne gentilezza e continua pazienza. Gray sapeva fin troppo bene che Juvia era l'unica a meritarsi di avere un posto al suo fianco, ed era l'unica che aveva il diritto di amarlo.











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Salve a tutti i lettori!
Eccomi tornata col capitolo Gruvia. Se dico di essere fiera di quello che è uscito fuori passo per modesta? Spero di no.
Mi piace davvero molto com'è venuto il capitolo, ed era da tanto che volevo scrivere qualcosa sul loro viaggio. Inoltre ho notato che in pochi hanno scritto qualcosa riguardo alla loro "decisione" di partire insieme, ed io ne ho approfittato proprio adesso perché è uscito da poco l'episodio dell'anime. Il mio lato da "romanticona" mi ha fatto pensare che, se Gray ha deciso di far andare Juvia con lui, è perché qualcosa dentro gli si è acceso, sennò dubito che l'avrebbe lasciata viaggiare insieme a lui. Sono davvero felice di aver avuto l'occasione di poterci scrivere qualcosa sopra e di aver anche usato una canzone perfetta per questo capitolo.
Titolo canzone usata: "Only place I call home" di Every Avenue.
Buon anno a tutti, e alla prossima!

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