Is this a...BABY?!

di _rei_chan_11_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Something strange is happening... ***
Capitolo 2: *** Ehi, troubles, go away! ***
Capitolo 3: *** Like a princess ***
Capitolo 4: *** Is this a...girl?! ***



Capitolo 1
*** Something strange is happening... ***


Qualche raggio di sole primaverile filtra fra le tende nere semitrasparenti, svegliandomi. Mi stiracchio lentamente con un mugolio. I trent'anni si fanno sentire, sto diventando vecchio. Una risatina amara affiora dalle mie labbra a quel pensiero. Già, trent'anni e nessuna famiglia. Trent'anni e nessun lavoro stabile.
Quello che io considero essere il mio mio piccolo "nucleo familiare" si sveglia. Mi abbraccia i fianchi e strofina i capelli biondi contro il mio braccio.
-Sembri un gatto quando fai così, Aki-chan.- commento accarezzandogli la testa.
-Meow?- miagola lui, cominciando a fare le fusa sulla mia pancia. Rimaniamo sdraiati a letto a coccolarci per un bel po'. Oggi giornata libera, grazie al cielo. Non ho da lamentarmi, adoro il mio lavoro, ma tra photoshoot, registrazioni, interviste e live alla lunga diventa stancante, mai monotono per fortuna.
-Oggi credo che proverò a buttare giù qualche testo...sono troppo indietro e devo recuperare.- sospiro passandomi una mano sugli occhi.
-E se invece ci prendiamo un giorno di relax e stiamo un po' insieme? Da quant'è che non usciamo a cena noi due soli, eh?- propone Aki mettendomi un braccio intorno alle spalle e stringendomi. Annuisco sorridendo. L'idea mi piace assai!
Mi alzo per andare a farmi una doccia fresca. Nonostante sia solo aprile fa già un caldo bestiale!
-Amore, hai finito? È da mezz'ora che sei chiuso lì dentro!- mi bussa Akira dopo un po'.
-NO!- strillo da sotto il getto dell'acqua.
-Almeno fammi entrare! Devo prepararmi anche io!- si lamenta ancora. Apro la porta di scatto, alla quale era appoggiato, rischiando di farlo cadere per terra.
-Che rompiscatole che sei! Ho finito...- borbotto stringendomi di più nell'asciugamano e me ne vado con un finto broncetto a dipingermi il viso. Le braccia di Aki non tardano ad arrivare, mi prende per la vita da dietro e mi fa girare.
-Ah, e io sarei un rompiscatole? Subirai la mia vendetta, nano malefico!-
-Lasciami! Aiuto!- strillo con le lacrime agli occhi dal ridere. Mi porta fino al divano, dove mi ci butta.
-E ora...torturaaa!- e si mette a farmi il solletico.
-Ah! Basta, basta! Mi arrendo!- rido ancora contorcendomi.
-Mai insultare Akira-sensei!- esclama canticchiando tra sè e sè una musichetta epica da film. Ormai sono praticamente rannichiato per terra con le mani sullo stomaco dalle risate. Quando vuole sa diventare davvero stupido, ma mi fa morire!
-Ora che hai il bagno libero sei qua a blaterare...vai!- dico senza fiato. Mi fa l'occhiolino e corre subito nella stanza, lanciando in aria il pigiama una volta tolto. Mi chino e lo ripiego sospirando. Quel ragazzo è decisamente troppo disordinato! Mi vesto con un paio di pantaloncini di stoffa e una canottiera, le cose più leggere trovabili in questa casa.
Aki esce dalla doccia poco dopo, le guance arrossate dal vapore e i capelli umidi che gli pendono da tutte le parti. Glieli scompiglio affettuosamente, per poi tirargli via la frangia bagnaticcia dagli occhi e bloccargliela all'indietro con una delle mie mollettine. Odia tenere i capelli così (anche se non ho mai capito perchè), ma io trovo che sia carinissimo quindi, almeno in casa, è obbligato se non vuole dormire nella vasca da bagno e farsi settimane e settimane di astinenza. È il mio modo per convincerlo a fare tutto quello che voglio, minacciarlo. Mi sento malvagio, certo, ma intanto sembra funzionare alla perfezione. A quanto pare non ha intenzione di vestirsi per nessun motivo, gira per casa con i suoi pantaloni più corti e nient'altro.
-Aki...dai, vai a metterti una maglia.- lo spingo gentilmente verso la camera. Fa già abbastanta caldo così, non c'è bisogno che ci si metta anche lui.
-Ma ho caldo, Taka-chaan!- si lamenta sventolandosi con il ventaglietto, scovato in un cassetto del mio armadio.
-Ti prometto che domani andrò a comprare un ventilatore...ma ora vestiti!-
Scuote la testa e mi guarda imbronciato come un bimbo. Niente da fare, è testardo come un mulo! Forse se riesco a non fissarlo troppo andrà tutto bene...
Sì, come se fosse facile, avendolo a due centimetri di distanza,  spaparanzato sul divano, a gambe e braccia larghe. Provo ad osservare il paesaggio al di fuori della finestra per distrarmi. Non funziona, l'unica vista di cui posso godere da su un cantiere, non propriamente interessante. Torno a concentrarmi sul programma televisivo, ma anche quello è noioso. Oh, al diavolo! Mi accoccolo contro la spalla di Akira e gli prendo la mano, appoggiata sulla sua gamba. Mi lancia uno sguardo sorridente di traverso e, stringendomi un po' di più, mi da un bacino fra i capelli. A dir poco adorabile. Cerco di dargli un bacio sulla mascella, vicino all'orecchio, uno dei suoi punti più sensibili, ma l'accenno di barba che la ombreggia me lo impedisce.
-Pungi.- gli dico mettendomi una mano sulle labbra.
-Scusa.- ridacchia massaggiandosi il mento. Mi sporgo per ritentare con la guancia, quest'ultima morbida e setosa come una pesca.
-Molto meglio.- sorrido.
Passiamo la mattina e il pomeriggio a non fare nulla, tra bacetti, carezze e quiz televisivi di dubbia qualità, interrotto solo dal pranzo, ovvero un'insalata mangiata sul divano. La sera arriva lentamente e ai primi segni di buio ci alziamo all'unisono.
-Sushi?- mi chiede Akira prendendo in mano il telefono per prenotare. Annuisco aggiungendo:
-E discoteca.-
-Ok...- sospira lui rassegnato.
Saltello fino in camera esultando. Ora, piccolo problema...non so cosa mettermi! Chiedo consiglio ad Aki, che per tutta risposta mi ride in faccia:
-Non ci credo! Mi sembri una donna! Mettiti una camicia e un paio di pantaloni, che ti devo dire.-
-Non capisci niente...- borbotto spingendolo di nuovo in salotto per potermi cambiare tranquillamente. Alla fine opto per un completo di ciniglia blu con gli strass sulle spalle e delle scarpe nere con un po' di tacco. Dopo esserci truccati e pettinati come al solito, siamo pronti per uscire.
Il ristorante è davvero carino, il cibo delizioso e il personale gentilissimo. Verso le undici trascino, letteralmente, Aki fino alla discoteca più cool di Tokyo e, usando il mio pass vip, ci accaparriamo la saletta privata. Musica migliore, drink a dir poco divini e molto meno caos. Più nel mio stile. All'inizio Akira ondeggia da una parte all'altra, terribilmente a disagio, ma, dopo due Asahi ben ghiacciate, comincia finalmente a ballare sul serio. Non capisco perchè si vergogni tanto, è così bravo! Beh, non quanto me, ovviamente...
Mettono su "Let's go straight...to the number one", una delle classiche canzoni da filmetto porno di quarta categoria, e Aki mi prende i fianchi, avvinghiandosi a me. Le cubiste fanno la loro entrata in scena, ma non ce ne curiamo, presi come siamo l'uno dall'altro. Mi giro, dandogli la schiena, rimanendo con il corpo aderente al suo e continuo a ballare, una sua mano stretta intorno alla vita per tenermi il più vicino possibile, la mia destra ad accarezzargli il collo. Ci scappa un veloce bacio, nascosti dal buio. Quando l'attenzione è ormai tutta delle ballerine che ballano contro i pali con i loro miniabiti psichedelici, scendo piegando le gambe aperte, strusciandomi con la schiena lungo le sue cosce e torno su allo stesso modo.
-Wow...Taka non sapevo sapessi ballare in questo modo...- mi sussurra, per quanto sia possibile data la musica altissima.
-E non hai visto ancora nulla...- dico malizioso facendogli l'occhiolino. Ballo ancheggiando contro di lui fino alla fine della canzone, che viene subito sostituita con "Gimme more" di Britney Spears, per poi riprendere a "strusciarmi", qualche volta scendendo un po' troppo sotto la cintura, continuando a guardarlo negli occhi, interrompendomi solo per baciarlo con trasporto.
-Ehi, e se ce ne andassimo a casa?- mi chiede senza fiato.
-Ok!- grido sopra alla musica, cogliendo la sua allusione. Usciamo all'aria aperta, la testa mi gira, un po' per l'alcool, un po' per il caldo assurdo all'interno del locale.
-Vado a cambiarmi...ho la giacca fradicia. Era caldissimo lì dentro!- esclamo entrando in casa.
-Non ce n'è bisogno...- mormora con voce roca Aki, spingendomi sul divano. Sale sulle mie gambe e mi blocca ogni via d'uscita con le braccia, riprendendo a baciarmi appassionatamente. Gli allento la cravatta e gli apro gentilmente la camicia, infilandoci subito le mani fredde per andare ad accarezzargli la schiena. Lui, al contrario, quasi mi strappa i vestiti di dosso, preso dalla foga del momento. Siamo entrambi abbastanza brilli, ormai ci guida solo l'istinto. Dopo i nostri soliti preliminari e tanti altri baci bollenti, un unico pensiero ragionevole mi attraversa.
-Aki...il preserv-...- cerco di dire fra gli ansiti, ma lui non mi ascolta, tappandomi la bocca con le sue labbra gonfie e turgide a causa dai miei morsi.
Ho bevuto troppo...non capisco più niente...
~

-Aki?- mugolo socchiudendo un occhio. Che ci facciamo sul divano, entrambi nudi? Mi ricordo della notte di passione consumata ieri, e mi vien quasi da ridere. Eravamo talmente ubriachi da non riuscire ad alzarci neanche per andare in camera?
-Oddio...- mormoro mettendomi una mano sulla bocca. Che nausea! Credo di stare per...
Corro in bagno in tutta fretta prima di combinare un casino in sala.
-T-Taka-chan?- miagola Akira, bussando alla porta.
-Lasciami solo...arrivo sub-...- un altro conato di vomito mi impedisce di finire la frase.
-Takanori! Che cos'hai?! Fammi entrare!- riprende a bussare più forte, svegliandosi di colpo. Sentendomi tossire, entra, nonostante io gli abbia detto di no, e si inginocchia accanto a me.
-Doveva esserci qualcosa di strano nel pesce di ieri...o forse ho solo bevuto una birra di troppo...- mugolo aggrappandomi alla ceramica.
-Stai tranquillo, ci sono io qui con te. Ora chiamo Yutaka e gli dico che oggi non andiamo al lavoro.- cerca di consolarmi.
-No, tu vai...io starò beniss-...-
Di nuovo.
-No! Io rimango a casa con te! Non posso permettermi di lasciarti da solo in queste condizioni. Ce la fai a resistere un secondo?-
-Penso di...-
Ancora. Mi appoggio sospirando al bordo della vasca.
-No...non ce la faccio.-
Akira mi rimane accanto tutta la mattina, tirandomi indietro i capelli con le mani e tenendomi la fronte. Quando il mio stomaco sembra essersi tranquillizzato mi prende in braccio e cullandomi mi riposa sul divano. Mi copre con il piumino e mi da la borsa dell'acqua calda da tenere sulla pancia. Si siede accanto a me e mi accarezza dolcemente le guance.
-Secondo me, dovresti mangiare qualcosa...starai solo peggio se rimani a stomaco vuoto.- consiglia.
-Il solo pensiero del cibo in questo momento mi fa venire voglia di rimettere di nuovo...- borbotto tirandomi la coperta fino al naso.
-Per una volta fidati di me!-
-No.-
-Ok, sto zitto.-
E così rimaniamo in silenzio entrambi.
-Senti, vado alla farmacia più vicina a prenderti qualcosa...ti lascio il cellulare qua vicino, nel caso avessi bisogno di qualcosa. Torno subito.- dice alzandosi al mio ennesimo lamento.
-No, non andare, ti prego!- esclamo allungando una mano e stringendogli debolmente l'orlo della maglietta.
-Ci metterò solo un minuto, te lo giuro.- mi promette dandomi un bacio sulla punta del naso. Lo saluto con un cenno della testa, che non accenna a smettere di rimbombarmi.
Uffa, devo andare in bagno. Proprio ora che Akira non c'è, ovviamente. Mi dovrò arrangiare. Mi alzo lentamente a sedere.
-Aaaah, la mia testa...- gemo tenendomela con entrambe le mani. Mi sembra di avere una biglia che rotola da una parte all'altra, al posto del cervello. Riesco ad arrivare fino alla stanza da bagno sano e salvo. Uscendo e tornando in sala sul mio amato divano, passo innavvertitamente davanti ad uno dei tanti specchi disseminati per casa e qualcosa attira la mia attenzione. Mi fermo ad osservarmi, ancora senza maglia,  non notando nulla di strano. Aspetta un attimo...la mia pancia ha qualcosa che non va. Mi giro di lato per potermi guardare meglio. No, è piatta come al solito...ma...
La accarezzo distrattamente e una strana sensazione mi pervade, mai provata prima. È...bello? Forse, non riesco a capirlo neanche io. Rimango in piedi davanti allo specchio fino a quando la mia testa riprende a lamentarsi, costringendomi a stendermi.
Non riesco a smettere di pensarci: non sto male come al solito, è qualcosa di diverso. Un'idea malata mi illumina. Afferro il telefono in tutta fretta e chiamo Akira, pregando tutti i Kami che sia ancora in farmacia.
-Pronto?- mi risponde preoccupato dopo uno squillo.
-Aki! Sono Taka, sei ancora in farmacia?-
-Sì, perchè?-
-Prendi anche un test di gravidanza.-
Rimane in silenzio per qualche secondo.
-Ma che cazz-...Oh, mi scusi signora. No, no, non è nulla, solo un mio amico che si diverte a dire idiozie.- si mette a colloquiare con qualcun'altro.
-Akira! Compra quello che ti ho chiesto e sbrigati!- lo riprendo innervosito. Amico? Idiozie?! Ma come si permette!
-Takanori...è insensato. Non farmi spendere soldi per nulla, per favore.-
-A-K-I-R-A!- sillabo.
-Ok, ok...sto zitto. Ci vediamo fra poco.- borbotta per la seconda volta in meno di due ore. Attacchiamo e io mi metto a sedere. Non riesco neanche più a stare sdraiato, sono troppo agitato. Provo a guardare un po' di televisione, ma come al solito non c'è nulla di interessante, se non il mio stupido faccione spalmato sullo schermo. E non ho voglia di vedermi parlare, quindi mi rassegno a rispegnerla e tornare a torcermi le dita, in mancanza di qualcosa di meglio da fare.
Finalmente Aki torna a casa, trovandosi braccato sulla soglia.
-Hai preso quello che volevo?- gli chiedo bloccandogli la strada.
-Sì, sì...anche se io continuo a pensare che sia una cosa stupida...- borbotta passandomi la scatolina bianca e rosa.
-Sh, tu non pensi...è diverso!- ridacchio picchiettandogli sulla testa.
-Ma...EHI!- si lamenta ripettinandosi. Mi infilo nuovamente in bagno e faccio tutto ciò che devo fare. Aspetto il tempo "di posa" e prendo in mano il test, chiudendo gli occhi. Ho seriamente paura di guardare.
"Ora o mai più!" penso e spalanco gli occhi. Ho un altro capogiro, e questa volta non perchè sto male. Spero di aver visto male, non è possibile! Quello...quello è un più!
Mi manca il fiato per un secondo. Mi appoggio al lavandino con entrambe le mani, cercando di tornare a respirare. Akira mi raggiunge e mi massaggia le spalle.
-Che succede, Taka-chan? Ti senti male di nuovo?- mi chiede con dolcezza. Lo abbraccio di slancio mettendomi a piangere, non so ancora se per la felicità o per altro.
-Sono incinta...- sussurro.
-CHE COSA?!- urla allontanandomi. Lo guardo ferito.
-N-non sei felice?- balbetto.
-Non lo so...credo...- mormora mettendosi le mani nei capelli.
-Aki...- gli appoggio una mano sul petto -...io...sono felice. Saremo una famiglia. Io, te e il bambino.- sorrido accarezzandomi la pancia.
-Ma...non è possibile! Com'è potuto accadere?!- esclama ancora confuso. Gli prendo il viso e mi faccio guardare negli occhi.
-Akira...non è importante. Voglio solo sapere una cosa...tu, lo vuoi?-
Cerca di eludere il mio sguardo.
-Io...credo di sì.- mormora tirando un sorrisino. Lo abbraccio di nuovo, continuando a piangere e Aki mi segue a ruota.
-Noi...noi due avremo un figlio! Non posso crederci!- esclama sconvolto.
-Non è una cosa bellissima, amore?-
-Sì...sì, è magnifico.- ride sfiorandomi lo stomaco.
-Kami-sama...è così strano. Posso ancora?- mi chiede massaggiandosi la mano, come se si fosse scottato. Incrocio le braccia dietro la schiena per lasciarlo fare. Si inginocchia a terra e mi tocca delicatamente la pancia per un po', per poi posarci un piccolo bacio, vicino all'ombelico.
-Mi sembra di star già toccando il nostro bambino...- mormora con un sorriso stupido stampato in faccia.
-Lo so...è la stessa cosa che ho provato io la prima volta.-
Poi, un fulmine a ciel sereno.
-Come faremo con il lavoro?- chiedo preoccupato.
-Cavolo, non ci avevo pensato...- esclama rabbuiandosi.
-Forse dovremmo semplicemente spiegare a Yutaka cosa è successo.- propone dopo averci pensato su.
-Non ci crederà mai...-
-Vero, ma non vedo altre possibilità.-
-Per ora stiamocene a casa...possiamo sempre dire che io non mi sento meglio. Nel frattempo pensiamo ad un modo per dirlo a tutti.- sospiro. Akira annuisce.
Passiamo un'altra giornata stesi sul divano, io che mi accarezzo continuamente la pancia. Non so, mi fa stare bene.
-Dovremmo cambiare casa, abbiamo bisogno di un'altra camera.- dico improvvisamente.
-Sì, dovremmo...-
-E dobbiamo andare a comprare il lettino, il passeggino, l'ovetto, le tutine, i biberon,...-
-Sì, sì, ho capito...non farmi tutta la lista.-

 

...........quattro giorni dopo........


-Taka! Sei pronto? Forza, siamo in ritardo.- mi richiama Akira, già sulla porta con le chiavi della macchina in mano. Mi guardo un'ultima volta allo specchio controllando che la pancia non si noti al di sotto del maglioncino. In realtà non è ancora cresciuta nemmeno di un centimetro ma ho il terrore che qualcuno lo noti. Sento sempre dire che quando una donna è incinta, anche se solo di qualche giorno, lo si vede subito perchè ha qualcosa di diverso. È anche vero che io non sono una donna...
-Takanori!- strilla quell'altro spazientito.
-Arrivo, arrivo!- gli rispondo afferrando la borsa e gli occhiali da sole.
Salgo in macchina e per tutto il tragitto continuo a lisciarmi la maglia.
-Stai tranquillo, non si vede niente.- mi calma Aki accarezzandomi distrattamente il ginocchio fasciato in un paio di pantaloni in similpelle lucida, i miei preferiti.
-Come reagiranno gli altri secondo te?-
-Bene, credo...dopotutto sanno che stiamo assieme. Penso che sia normale che una coppia...ehm...hai capito, no?- balbetta imbarazzato.
-Lo faccia?- completo io.
-Ecco, sì.- borbotta arrossendo. Si vergogna tantissimo a parlare di queste cose...eppure non si direbbe, vedendo anche solo come si muove sul palco.
-Siamo arrivati.- annuncia fermando la macchina davanti allo studio.
-Ce la fai a salire da solo? Io vado a cercare un parcheggio...quello della PSC è pieno.- mi chiede scaricandomi. Scuoto la testa spaventato.
-Ok, aspettami qui. Arrivo subito.- sospira rimettendo in moto. Torna dopo qualche minuto, la mia borsetta stretta fra le mani.
-Hai dimenticato questa, rimbambito.- mi prende in giro lanciandomela.
-Grazie!- rido prendendola al volo. Prendiamo l'ascensore e saliamo fino al terzo piano. Fermi davanti alla porta con la targhetta che ben conosco, "The GazettE", Aki mi chiede:
-Sei pronto?-
-Sì, andiamo.- sospiro spalancando la porta.
-Aki-chan! Taka-chan! Siete tornati, finalmente!- strilla Kouyou abbracciandoci, affettuoso come al solito. Yuu ci rivolge un saluto con la mano e un sorriso a trentadue denti. Yutaka si limita a borbottare:
-Già, finalmente...siamo indietro con il lavoro e voi pensate bene di starvene cinque giorni a casa?!-
-Takanori è stato poco bene...non potevo lasciarlo solo.- si spiega Akira mettendomi un braccio intorno alle spalle, protettivo.
-Guarda che carini Yuu...perchè tu non sei mai così con me?- si lamenta Kou tirandogli una botta in testa.
-Ahia! Ma io...bah, lasciamo perdere.- sospira tornando ad accordare la sua chitarra.
-Ehm, ragazzi...io, cioè, noi dovremmo dirvi una cosa...- provo a dire con tono incerto.
-È qualcosa di brutto?- chiede subito Kou aggrottando le sopracciglia. Scuotiamo la testa insieme. Si siedono tutti e tre su uno dei divanetti, e noi due ci mettiamo proprio davanti a loro. Aki mi stringe la mano, cercando di incoraggiarmi. Suppongo che voglia che lo dica io. Prendo un lungo respiro.
-Sono incinta.- dico tutto d'un fiato. Ripeterlo è ogni volta un'emozione. Credo di stare per piangere di nuovo. Yuta, Kou e Yuu rimangono in silenzio, fissandoci sbigottiti.
-E lo vogliamo, entrambi.- conclude Akira baciandomi la tempia. Kou è il primo ad alzarsi. Si siede accanto a me e mi abbraccia strettissimo, dandomi un bacetto da amico sulla guancia.
-Sono così felice per voi. Davvero! È una cosa stupenda.-
Yuu lo raggiunge, dando una pacca sulla spalla ad Aki.
-E così diventerai padre, eh?-
-Già...- mormora lui grattandosi la nuca imbarazzato. Yutaka è l'unico che non si avvicina a noi.
-Vi faccio le mie congratulazioni.- dice con tono piatto, uscendo dalla stanza.
-Lasciatelo perdere...a lui importa solo del lavoro.- ci rincuora Kou, prendendo poi a far domande a raffica.
-Sarà un maschietto o una femminuccia? Come lo chiamerete? Secondo voi, a chi assomiglierà di più?-
-Non lo sappiamo ancora...io vorrei che fosse maschio.- risponde Aki. Non credevo ci avesse pensato.
-Anche a me piacerebbe avere un maschio...sarebbe tutto più semplice.-
-Ma come?! Aah, se io rimanessi incinta vorrei che fosse una piccola graziosa bambina da vestire come una bambola piena di fiocchi e merletti...- comincia a raccontare Kou con sguardo trasognato.
-Yuu! Voglio un bambino anche io!- gli salta addosso piagnucolando.
-Sai a malapena badare a te stesso...e io non ho voglia di avere tanti piccoli Kouyou urlanti che mi girano per casa perchè non trovano il loro eyeliner preferito...- gli risponde, probabilmente alludendo ad un episodio successo quella mattina. Il biondino gli tira un delicato pugno sul braccio.
-La smetti di prendermi in giro? Quell'eyeliner costa un occhio della testa...-
Io e Aki ridacchiamo. Mi ricordano un po' noi due...anche se si burlano continuamente l'uno dell'altro si vogliono un bene dell'anima.
-Oh lasciamo perdere...per quanto tempo riuscirete ancora a lavorare?- taglia corto Yuu, spingendo Kou giù dal divano, che finisce a gambe all'aria.
-Non saprei...dovrei starti vicino, no?- si rivolge a me Aki.
-Credo fino ai sei o sette mesi...poi dovrò rimanere a casa, più che altro per non destare sospetti in studio. Tu però, Aki, puoi continuare tranquillamente.-
-Non se ne parla nemmeno. Mi rifiuto di lasciarti da solo a casa!-
Sospiro. Niente da fare, non lo convincerò mai. E Yutaka mi ucciderà se gli tengo a casa il suo unico bassista.
-Bene, dai mettiamoci al lavoro!- esorto gli altri.
Dopo un paio d'ore Yutaka ancora non si fa vivo. Decido di andarlo a cercare, armato di una bella tazza di caffè fumante. Lo trovo nel giardino sul retro, stretto nel suo cardigan di lana, a fissarsi i piedi seduto su una panchina.
-Hey, leader!- lo saluto accomodandomi accanto a lui. Non mi risponde.
-Che succede?- chiedo.
-Niente...- borbotta.
-Non è per "quella cosa" di prima, vero?- domando ancora, quesa volta con una punta di sarcasmo nella voce.
-No...-
Mi levo gli occhiali e lo fisso alzando un sopracciglio.
-Che c'è?!- esclama spazientito.
-Leader...- lo richiamo.
-Sono preoccupato, ok?! Akira si crede ancora un diciott'enne, non riuscirà mai a gestire un figlio, e tu...- sbotta.
-E io cosa?- lo invito a continuare.
-Credo che tu non sia pronto.- sospira infine.
-Yutaka! Abbiamo entrambi trent'anni compiuti! Kou e Yuu sono felici per noi, Aki è felice, io sono felice...manchi solo tu all'appello!-
-Sono felice per voi...ve l'ho già detto.- dice, ma non è convinto.
-Non credere di potermi abbindolare così...per ora ti lascio stare, dopotutto sono una persona di buon cuore. Giusto?-
-Sì...- borbotta, sempre più incerto.
-Giusto? Giusto? Giusto?!- continuo a chiedere punzecchiandogli la spalla.
-Sì! Ho detto di sì!- ride alla fine.
-Piccolo nano malefico...- mormora accarezzandomi i capelli. E due.
-Ti ho portato il caffè...- sorrido porgendoglielo.
-Grazie, Taka. Entriamo dentro, qua si muore di freddo.- propone facendo finta di tremare.

Note:
Ciaoooo!
Eccomi di nuovo qua, con una nuova storia! Allora, premetto che questa ff è nata per essere una One shot ma, come al solito, il mio indugiare sulle descrizioni mi ha portato a renderla più lunga del dovuto....quindi ho deciso di dividerla in due o tre parti (anche quattro...vedrò).
Dai, ammettetelo, quanto di voi hanno desiderato vedere almeno una volta i Reituki alle prese con un bambino *faccia colpevole*?
Eccovi accontentate!
Io trovo che siano carinissimi *^*.....*li strapazza di coccole*
Non so quando pubblicherò il prossimo capitolo...appena lo finisco *genius*
Come al solito sono curiossissima di sapere cosa ne pensate, quindi riempitemi di recensioni sweeties!
Alla prossima!

Reichan :3

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Capitolo 2
*** Ehi, troubles, go away! ***


~Ehi, troubles, go away!~

............due mesi dopo.........

-Kami-sama...oggi Yuta mi ha ucciso...- sospiro buttandomi a peso morto sul divano, praticamente senza voce. Quanto volte avrò registrato il ritornello di quella canzone? Una ventina, direi. Akira si siede accanto a me e prende a massaggiarmi le spalle.
-Non dovresti sdraiarti a pancia in giù...- mi riprende dolcemente. Mi tiro su a sedere. Ha ragione.
-Stasera preparo io la cena....tu rimani qui sul divano a rilassarti.-
-Grazie...- mugolo, la faccia affondata in un cuscino.
Mezz'oretta dopo la cena mi viene servita su un piccolo vassoio di legno, compresa di copertina sulle gambe.
-Grazie darling.- gli do un bacino sulla punta del naso fasciato.
-Non c'è di che...- ridacchia lui, prendendo anche la sua cena. Mangiamo sul divano, la televisione accesa che nessuno guarda, troppo impegnati a parlare fra un boccone e l'altro.
-Ieri ho provato a cercare su internet una casa più grande, ma non sembra esserci nulla...- mi dice Aki, vagamente sconsolato.
-Non preoccuparti, mancano ancora sette mesi, abbiamo tempo...- cerco di rincuorarlo.
-Mi piacerebbe togliere quella dannata targhetta firmata "Matsumoto" sul campanello della nuova casa...- borbotto dopo un po', più che altro tra me e me, rimestando con le bacchette il contenuto del mio piatto.
-Anche a me...- risponde Akira sovrappensiero.
-C-cosa?- chiedo, sperando di aver capito bene. Neanche il tempo di girarmi che una scatoletta nera e lucida compare fra le sue mani. Mi manca il respiro per un secondo, il cuore che perde un battito per strada. Aki si alza, per poi ri-inginocchiarsi subito davanti a me e apre la scatolina di scatto. Un'anello in oro bianco con una piccola incisione sulla parte superiore scintilla circondato da tanto velluto blu scuro.
-Takanori...vuoi sposarmi?- mi chiede, la voce, che voleva essere solenne e profonda, leggermente tremante ed insicura.
Gli salto al collo, quasi travolgendolo pur essendo la metà di lui.
-Sì...lo voglio più di ogni altra cosa...- sussurro fra le lacrime. Mi stringe più forte. Gli porgo la mano, e lui si affretta ad ornarmela con il nuovo gioiellino, che spicca luminoso seppur così simile al colore della mia pelle. Cerco di leggere la piccola scritta e ciò che vedo mi riempie il cuore di gioia. Le nostre iniziali e solo un cuore a dividerle. Le divide e le unisce allo stesso tempo, metà cuore per ciascuno, due metà che si completano a vicenda, come i pezzi di un puzzle complicato che di solito perdi e ritrovi anni dopo. Quei due pezzi perfetti, quelli che mancano per completare il disegno, quelli che si incastrano senza fatica l'uno nell'altro e non si lasciano più andare, sebbene tu cerchi in ogni modo di staccarli.
-È bellissimo, amore.- mormoro sfiorandolo con un dito.
-Tu sei bellissimo.- sorride baciandomi a lungo.


.......qualche giorno dopo.......


-Credo che dovremmo andare da una wedding planner...- sospiro con le mani fra i capelli, sommerso da fotografie, riviste, fogli stampati e campioni di stoffa.
-Ehm, non credo che potremmo...- cerca di dire Akira, visibilmente sconsolato.
-Perchè?-
-Io...non pensavo di sposarci in un santuario...sai com'è...dovremmo fare una cosa "tra di noi".-
Non ci avevo pensato, non mi era neanche passato per l'anticamera del cervello. Sono talmente abituato alla mia relazione con Akira da dimenticarmi spesso di non essere parte di una coppia "tradizionale".
-Aspetta! Io dovrei avere una conoscente che fa quel lavoro...potrei provare a chiamarla.- esclamo saltando in piedi. Qualche telefonata dopo, un appuntamento è già bello che organizzato.
-Tieniti libero mercoledì pomeriggio!- dico rientrando trionfante in salotto.
-Ti ha detto di sì?- chiede sorpreso.
-Ovvio.- sorrido.

Infatti, un paio di giorni ci troviamo seduti nella sala d'aspetto di Mikasa, le mani che si aggrappano l'una all'altra spaventate.
-Signori Suzuki?- chiede una segretaria entrando. Ci alziamo in piedi.
-Prego, venite da questa parte. Mikasa-san vi stava aspettando.-
-Takanori Suzuki e Akira Suzuki, giusto?- chiede Mikasa dandoci la mano.
-Esatto!- esclamo, sprizzando gioia da tutti i pori. Che emozione sentire il mio nome insieme al cognome di Aki. Sono anni che desidero poterlo dire; "Il mio nome è Takanori Suzuki."
-Bene, che tipo di matrimonio desiderate organizzare?-
-Occidentale.- dico subito io, ma alla mia voce si sovrappone quella di Aki che, tutto convinto, ribatte:
-Tradizionale.-
Ci guardiamo per qualche secondo.
-Prima di tutto dovreste mettervi d'accordo voi due.- ridacchia la planner.
-Vada per il matrimonio occidentale.- acconsente Akira.
-Sei sicuro Aki? Se non vuoi, non c'è alcun problema.- gli chiedo preoccupato.
-Tranquillo...per una volta facciamo qualcosa di diverso, no?- mi sorride prendendomi la mano. Mi mordo il labbro per non mettermi a piangere: sto sposando l'uomo perfetto.
-Quindi...qualcosa di bianco per te, frac o smoking per te, qualche decorazione floreale e un piccolo ricevimento dopo la cerimonia. Avete già qualcuno che farà il discorso?-
-Potrebbe farlo Yutaka...- propone Aki.
-Yutaka?!- chiedo cercando di non scoppiare a ridere.
-Beh, chi altro potrebbe? Kouyou si metterebbe a frignare ancor prima di cominciare e Yuu riuscirebbe a mettere in mezzo le sue gesta, in un modo o nell'altro...quindi rimane solo Yutaka. E poi, lui è la nostra mammina, no?- ridacchia.
-Mhm, forse hai ragione...- rispondo pensandoci su. Dobbiamo solo trovare un modo per convincerlo...
Discutiamo per un'oretta sulla musica, la location, il catering sorvolando con grazia il mio argomento preferito: i vestiti.
-Per gli abiti...- comincia a dire Mikasa.
-Facciamo tutto noi!- salto su, improvvisamente più interessato.
-Oh ok. Meglio così, qualcosa in meno da organizzare.-

 

-Takanori! Cosa ti è saltato in mente?! Io non so da che parte cominciare...- si lamenta Akira una vuolta fuori.
-Sh, ti aiuterà Yuu. E, ovviamente, Kouyou verrà con me.-
-Tsk...con il buon gusto che ha mi ritroverò all'altare vestito come un hippy...-
-Ma smettila!- scoppio a ridere prendendogli la mano e trascinandolo verso il centro città.
-Dove andiamo?- mi chiede annoiato.
-A fare un aperitivo. Dobbiamo festeggiare!- rispondo con un sorriso a trentadue denti. Sollevato dal fatto di non doversi sorbire una delle mie interminabili sessioni di shopping, sorride anche lui seguendomi con più voglia di prima. Andiamo in un locale molto tranquillo, piccolo, con luci soffuse e musica lounge. Ci accomodiamo su uno dei divanetti bianchi all'esterno, godendoci gli ultimi raggi di sole prima che scenda la sera.
-Buonasera, che cosa vi posso portare?- ci chiede la cameriera in tono flautato.
-Per me un Mojito.-
-Per me un Daiquiri.- si aggiunge Aki.
-Perfetto. Arriveranno fra pochissimo.- annuisce lei annotando le ordinazioni sul suo blocchetto. Mi rilasso contro la spalla di Akira, lasciando che mi cinga con un braccio. Socchiudo gli occhi sospirando.
-C'è qualcosa che non va, Taka-chan?- mi domanda delicato.
-No, tutto a posto...sono solo un po' stanco.-
Strano, oggi non abbiamo fatto quasi niente, ci siamo persino svegliati a mezzogiorno. Mi sento spossato, avrei solo voglia di sdraiarmi da qualche parte e, no, non dormire, semplicemente non fare nulla. Eppure fino a due secondi ero talmente euforico da avere la forza di fare qualsiasi cosa. Da quando sono diventato così lunatico?
-Mhm...è come va la situazione "lì"?- mi carezza distrattamente lo stomaco. 
-Bene, credo...mi sento solo un po' più pesante del solito. Starò ingrassando un casino.- mormoro sconsolato pizzicandomi una coscia, ancora fine.
-Sei in perfetta forma, non preoccuparti. Ti potrà far solo bene metter su un po' di ciccia.- ridacchia baciandomi lo zigomo. I nostri drink arrivano, accompagnati da un piatto di stuzzichini. Sorseggio il cocktail quieto, mordicchiando appena le cannuccie nere con gli incisivi.
-Come sei silenzioso, non è da te...- osserva il biondino.
-Sto pensando.-
-A cosa?-
-Nulla.-
Trattiene malamente una risatina commentando sarcastico:
-Oh sì, anche a me capita spessissimo di non pensare a nulla!-
-Questo lo sappiamo tutti Suzuki. Ah no, dimenticavo un dettaglio...tu non pensi mai!- lo rimbecco, sottolineando la frecciatina con una gomitata nelle costole, che quasi gli fa andare di traverso le patatine.
-Tesoro, stai diventando più acido del solito...sembra quasi che tu abbia il ciclo.- mi prende in giro.
-Smettila.- taglio corto. Dopo qualche minuto di snervante silenzio, Akira cerca di abbracciarmi, strofinando la sua guancia ombreggiata di barba contro la mia.
-Ah! Mi graffi, scemo!- cerco di reprimere uno strillo.
-Dai, Taka-chan, perdonami.- miagola arricciando le labbra in un patetico broncetto.
-Sì, sì, sei perdonato. Basta che non mi sfregi.- ridacchio dandogli un buffetto sulla bocca. Mi prende sulle sue ginocchia, trottando piano. Prendo una tartina fra i denti e gliela porgo. Gli da un morsetto sfiorandomi a malapena le labbra. Gli pulisco uno sbaffo di maionese con la punta della lingua, provocando una sua reazione piuttosto "entusiasta".
-Torniamo a casa, eh?- gli soffio in un orecchio, senza malizia. Annuisce frenetico finendo in un solo sorso il fondo del suo bicchiere, presto imitato da me. Mi aiuta ad indossare il cappotto a doppio petto, preoccupandosi di chiudermi tutti i bottoni.
-Wow, mi fai sentire una principessa così...- mormoro arrossendo compiaciuto.
-Tu sei la mia principessina.- mi risponde sottovoce schioccandomi un bacino sul naso. Gongolo lusingato, con le guance sempre più rosse. Mi apre la portiera con un piccolo inchino.
-Prego sua Maestà.- cerca di dire nel tono più professionale possibile, non riuscendo a trattenere una risatina a denti stretti.
-La smetti?- rido dandogli uno scappellotto sulla nuca, lasciandoci impresso il segno rosso della fede.
-Ahia! Mi hai fatto male, tu e le tue mannacce! Mi picchi sempre...- si lamenta massaggiandosi la parte lesa e chiudendo la portiera.
-Cosa dovrei dire io che non posso nemmeno girare in mutande in casa senza la paura di venir stuprato ogni volta che ti passo accanto?-
-Non è colpa mia se sei così dannatamente sexy...non riesco proprio a controllarmi quando ti vedo in quello stato.-
-Animale...- borbotto, allungandogli un altro schiaffetto, più affettuoso del primo. Sarà anche un pervertito, ma amo anche questo suo lato "discutibile". Guida concentrato senza dire più nulla fino a casa, dove parcheggia nel garage sotterraneo. Mi lascia passare avanti nel salire le scale, ma lo conosco troppo bene.
-Suzuki, l'hai già fatto questo giochetto. Vai avanti tu, oggi sarò io a godere della vista del tuo bel culo.- rido dandogli una pacca sul sedere. Sussulta avvampando e prende a salire gli scalini velocemente. La ripidità e l'altezza degli scalini lo obbliga a piegarsi in avanti e sculettare involontariamente.
-Ehi ehi ehi, il ragazzo sta perdendo tutta la sua virilità!- lo prendo in giro. Si gira con il viso in fiamme strillando stizzito:
-Non sono di certo io quello che è rimasto incinta!-
Mi rabbuio improvvisamente, schivandolo di lato e salendo fino al quarto piano il più in fretta possibile. Mi sta forse dando la colpa di tutto quello che è successo? È lui che non ha preso precauzioni! Io ho cercato di ricordarglielo, ma come al suo solito non ha saputo trattenersi. E vorrebbe anche considerarsi un vero uomo? Ma per favore!
-Taka, aspetta non intendevo...- cerca di richiamarmi, prendendomi per un polso.
-Stai zitto!- urlo divincolandomi. Corro, fermandomi solo per aprire la porta, ma gli basta per raggiungermi.
-Dai, amore, non fare così...scusa...-
-Non chiamarmi amore.- dico secco infilando la chiave nella toppa con forza. Mi prende le braccia, riportandomele contro ai fianchi, e si abbassa a sussurrarmi:
-Calmati...-
Mi gira verso di lui e mi abbraccia, ancora fermi sul pianerottolo.
-Mi dispiace, davvero...non ho pensato a quello che dicevo. Sono un cretino.-
-E un coglione.- aggiungo soffocato nella sua felpa.
-E un coglione.- ripete.
-E uno stronzo insensibile.- continuo.
-Non esagerare adesso!- ride. Mi guarda negli occhi, stampandomi un fugace bacio a fior di labbra prima di mormorare:
-Dai, entriamo in casa...-
Mi levo le scarpe appena varcata la soglia annunciando con un sospiro:
-Vado a farmi una doccia fresca.-
Mi spoglio camminando verso il bagno. Riempio la vasca di acqua tiepida, accendo qualche candela e metto su una musica rilassante (una registrazione che mi aveva fatto Akira mentre suonava il piano tempo fa). Mi immergo fino alle spalle, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarmi. Sento qualche leggera fitta stringermi all'altezza del basso ventre. Aggrotto le sopracciglia cercando di superare quel dolore momentaneo, che non accenna a passare.
-Ehi, piccolino, datti una calmata...- ammonisco l'esserino che si agita dentro di me accarezzandomi la pancia. Dopo essermi insaponato a dovere, riemergo dall'acqua profumata e mi avvolgo nel morbido accappatoio di Akira, leggermente troppo grande per me. Sgattaiolo in camera da letto a recuperare un paio di boxer e una maglia a maniche corte, infilandomeli subito. Mi passo le dita fra i capelli ancora leggermente umidi con un sospiro, sopportando in silenzio un'altra sfilza di dolori. Spero solo di non passare altri sette mesi così o morirò prima.
Torno in salotto, aspettandomi Akira stravaccato sul divano con il telecomando in mano. E invece mi attende proprio fuori dalla porta, guardandomi con i suoi occhioni da cucciolo.
-Che ci fai qui?- gli chiedo scompigliandogli quella zazzera bionda che si ritrova al posto dei capelli. Lui per tutta risposta mi sbaciucchia astrusamente prendendomi per i fianchi. Porto le mani al suo viso e lo dirigo con più decisione sulle mie labbra. Mi prende in braccio da sotto le cosce, io che avvolgo subito le gambe intorno alla sua vita, e mi poggia la schiena contro il muro per sostenermi al meglio. Mi bacia con sempre più trasporto, intrecciando la mia lingua con la sua e perdendocisi come un bimbo con il suo giochino preferito. Sento le sue dita farsi strada fra le mie curve gentili, fino ad arrivare ad impastarmi le natiche sode. Avverto la sua eccitazione premermi contro la coscia e capisco solo ora dove vuole arrivare. Lo stacco a forza da me, atterrando leggiadramente a terra.
-Aki...non ho voglia...- mormoro appoggiandogli le mani sul petto.
-Ma...-
-E non penso che faccia neanche bene al bambino.- continuo mestamente.
-Ho letto da qualche parte che non da problemi...- cerca di convincermi.
-Sì, ad una donna. Io sono uomo, non dimenticarlo.- concludo sgusciando via dalle sue braccia. Vado in cucina a bere un bicchiere d'acqua e un'altra stilettata mi sorprende, più potente delle altre. Mi aggrappo al bordo del lavandino stringendolo con forza.
-Takanori, va tutto bene?-
-I-io..credo...c-credo di stare per...- balbetto sentendomi le gambe di gelatina.
-Takanori! Taka!-
La voce di Akira si fa sempre più lontana, le sue braccia mi stringono, la mia testa che vola leggera come un palloncino pieno di elio.


~

Cosa sta succedendo? Socchiudo un occhio. È tutto così bianco...
-Ma che cazz-...!- borbotto con voce roca.
-Taka-chan! Ti sei svegliato!- esclama qualcuno strizzandomi in un abbraccio maldestro scoppiando a piangere. Riconosco subito quel profumo deciso di muschio, così maschile, che usa sempre Akira. Lo guardo confuso non capendo in un primo momento.
-Ieri sei svenuto e ho dovuto portarti in ospedale.- mi spiega velocemente.
-In ospedale?!- quasi strillo. E se avessero scoperto tutto?!
-Sì, ma non ti preouccupare. Ho chiamato Kou, ricordandomi di un suo amico dottore, e gli ho chiesto di darmi una mano. Gli abbiamo spiegato la situazione e ha detto che ti darà una mano anche per il parto, o per qualsiasi altro problema dovessi avere.-
-Grazie...- mormoro accarezzandogli una guancia con il pollice.
-Non ringraziarmi, non ho fatto nulla, solo il mio dovere in quanto padre e marito. Anche se devo ammettere che lì per lì mi sono spaventato parecchio...- sorride imbarazzato.  
-Mi dispiace...-
-Non scusarti.- sussurra baciandomi la fronte. Veniamo interrotti dal medico, che entra nella stanza dopo aver bussato.
-Ben svegliato signor Matsumoto. Come si sente?- mi chiede cordiale tirando fuori uno stetoscopio.
-Abbastanza bene, credo...mi sento la testa un po' pesante.-
-Mhm, ok...a per caso avuto delle fitte o dei dolori in questi giorni?- domanda passandomi il cerchietto di metallo freddo su tutto il petto per poi scendere sulla pancia.
-Sì, ieri...credo di essere svenuto per quello.- spiego.
-Si giri, per favore...capisco. Credo sia meglio tenere sotto controllo la situazione, per oggi rimarrà qui e stasera potrà già tornare a casa. Non dovrebbero esserci grandi complicazioni, il suo corpo si sta semplicemente abituando ad avere "qualcuno" dentro di sè, ma è sempre meglio fare qualche accertamento. Nel caso il dolore dovesse tornare le prescriverò un antidolorifico. Se dovesse avere problemi non si faccia problemi a chiamare a qualsiasi ora del giorno.- conclude rimettendo via lo strumento e riabbassandomi il pigiama bianco.
-Ora vi lascio soli. Tra mezz'oretta dovrebbe arrivare un'infermiera con il pranzo. Ci vediamo dopo.- saluta chiudendosi la porta alle spalle.
-Mi sembra gentile, dai...andrà tutto bene.- commenta Aki seguendolo con lo sguardo.
-Aspetta un secondo...che ore sono?- chiedo guardandomi in giro alla ricerca di un orologio. Si scopre il polso dalla manica della maglia.
-Le 11:39...-
-Akira! Devi andare al lavoro!- strillo alzandomi a sedere. Un altro capogiro mi costringe a ridistendermi.
-Stai giù...ho già chiamato Yutaka e gli ho spiegato la situazione. Mi ha detto di andare solo al pomeriggio. L'ho pregato di lasciarmi stare con te ma non c'è stato verso! Quell'uomo è uno schiavista, oltre che un insensibile.- si lamenta scuro in volto.
-Non preoccuparti per me, amore...starò bene. E stasera saremo di nuovo a casa. Insieme.- cerco di sorridere. Si alza in piedi con un sospiro.
-Sarà meglio che vada, non mi perdonerà mai un altro ritardo. E devo ancora andare a casa a cambiarmi.- borbotta passandosi entrambe le mani sul viso stanco. Mi sembra più pallido del solito, la pelle tirata e le occhiaie profonde che gli segnano il contorno occhi.
-Akira...hai dormito?- chiedo fissandolo.
-Eh? Sì, sì, certo...mi sono addormentato sulla poltroncina, venti minuti...credo...- biascica. Lo prendo per una manica.
-No. Tu non hai dormito. Sei rimasto sveglio. Per colpa mia.-
-Non potevo di certo permettermi di addormentarmi in una situazione del genere...- mormora guardando a terra.
-Scemo. Non ti devi ridurre in questo stato per me...-
-Lo sai che morirei per te. Se tu stai bene, io sto bene. Se tu stai male, io devo aiutarti. Non importa se devo soffrire. Il solo poter rivedere il sorriso sul tuo volto mi basta. Quindi sorridi, ti prego, e fammi capire che tutto quello che ho fatto non è stato completamente inutile. Perchè non c'è cosa più bella di vederti sorridere.- si tortura una pellicina del labbro nervosamente. Rimango senza parole. Non mi aveva mai fatto una dichiarazione del genere. Mi inginocchio per raggiungere la sua altezza e lo attiro a me in un bacio passionale.
-Grazie...grazie di esserci sempre...- sussurro stringendolo. Sento di stare per mettermi a piangere...
Ricaccio indietro le lacrime e gli sorrido il più entusiasta possibile.
-Così mi piaci, principessa...- sorride anche lui baciandomi la punta del naso.
-Vai o Yutaka si arrabbierà seriamente. Ci sentiamo più tardi.- lo spingo gentilmente verso la porta.
-Vengo a prenderti stasera, subito dopo il lavoro.-
-Già mi manchi...- aggiunge malinconico prima di uscire.
-Anche tu.- mormoro una volta fuori dalla camera.
Attendo pazientemente il mio pranzo, giocando un po' con il cellulare. Quando arriva, mi accorgo di avere una fame assurda e spazzolo via tutto in men che non si dica.
Passo la giornata a saltellare da un canale all'altro, interrotto solo dalle visite del dottore, attendendo il ritorno di Akira. Verso le sei il mio cellulare squilla.
-Moshi moshi?- rispondo.
-Taka-chan, sono Akira. Sono riuscito a scappare alle grinfie di quel manipolatore.- ridacchia.
-Mhm, Yutaka ti ha distrutto?-
-Non mi sento più le dita...ho il segno del plettro impresso nel pollice...ci rendiamo conto?!- si lamenta per un buon dieci minuti dei suoi problemi, forse dimenticandosi che sono io quello in ospedale con una "cosa" nella pancia.
-Dove sei?- gli chiedo stroncando tutti i suoi discorsi riguardo a polpastrelli in fiamme e calli.
-Sto arrivando, ancora due strade e ci sono. Comincia a prepararti, se ce la fai. Ti ho lasciato dei vestiti nella borsa.-
-Ok, a dopo allora.-
-A tra poco, principessa!-
Ridacchio al sentire di nuovo quel nomignolo. Mi ci sto quasi abituando.
Raccolgo le mie cose sparse in giro e mi cambio. Trovo una delle maglie di Akira che mi piacciono tanto, un mio cardigan e dei jeans elasticizzati con le zip sulle ginocchia. Lo amo anche per questo...
Mi faccio trovare vestito di tutto punto seduto sul letto.
-Buonasera, ha per caso visto il mio fidanzato? Bassino, malaticcio e pallido.- scherza divertito. Gli salto al collo, avvolgendo le gambe intorno al suo corpo, e lo riempio di baci su tutto il viso e sul collo. Siamo stati separati solo poche ore ma cominciavo già a sentire la sua mancanza.
-Faccia attenzione, potrebbe scoprirci...- ridacchia strofinando il suo naso contro il mio. Mi riposa a terra, giusto un secondo prima che il medico entri un'ultima volta per accertarsi che vada tutto bene.
-Allora se dovesse avere problemi non esiti a chiamarci. In ogni caso le farebbe bene una visita ogni tanto. Bisogna sempre monitorare le gravidanze, sopratutto se "particolari" come questa.-
Annuisco convinto stringendogli la mano.
-Va bene, grazie mille.-
Usciamo dall'ospedale tenendoci per mano, la macchina parcheggiata proprio davanti alla porta a vetri scorrevole.
-Non volevo che la mia principessa si stancasse.- spiega Aki aprendomi la portiera. Mi siedo al mio posto e attendo che salga in macchina. Tentenna qualche secondo prima di partire, frugando nel vano per le gambe.
-Oh, guarda un po' cosa ho trovato qui.- esclama con finta sorpresa. Mi passa una scatola bianca con un'etichetta dorata che ben conosco.
-Akira, spero per te che tu non...- cerco di dire.
-Avevi bisogno di essere tirato su di morale. E se io non ci riesco, questo era l'unico modo.- mi zittisce.
Alzo il coperchio e una sfilza di pasticcini di tutti i tipi mi fissano, ricoperti delle loro deliziose glasse.
-Cos'è questa?- dico con tono omicida indicando una tortina alle fragole.
-Quella è per me! Non penserai mica di mangiarti tutti quei dolci da solo, golosone!- ride pattandomi sulla testa e mettendo in moto.
Torniamo a casa ascoltando un po' di musica. Akira si offre di preparare la cena, lasciandomi riposare sul divano. Mi alzo la maglietta fino al petto, sfiorandomi delicatamente con la punta delle dita la pelle leggermente tirata e il gonfiore appena sotto l'ombelico.
-Sta già crescendo.- mormoro emozionato riferendomi alla pancia. La mano di Aki raggiunge le mie, calda, grande e leggermente più ruvida. Mi piace quel suo tocco un po' grezzo, seppur gentile, è così...da padre. Mi diverto ad immaginarlo con un piccolo bimbo in braccio, mentre gli porge il biberon, con il suo solito fare impacciato, ficcandoglielo a forza fra le labbra. A quel punto io glielo prenderei di mano, cullandolo leggermente, e mi bagnerei un dito con un po' di latte, mostrandogli come fare. Poi lui riproverebbe, magari non riuscendoci una prima volta, ma continuerà a provare e provare, fino a riuscirci. Poi il bambino crescerebbe e sicuramente gli insegnerebbe a giocare a calcio, appassionato com'è. Se ne starebbero tutto il giorno in giardino, uno di quelle case fuori città, a divertirsi, magari mentre io in cucina a preparo la cena e li guarderei, forse un po' malinconico, da una delle finestre con le tendine ricamate e i fiori sullo stipite esterno. Lo accompagneremo a scuola il suo primo giorno, e probabilmente anche i seguenti, a testa alta, e lui non si vergognerebbe di noi, non ce ne sarebbe motivo. Poi arriveranno le medie, i primi amori e l'adolescenza e noi gli staremo vicini, ricordando la nostra gioventù vagamente tormentata. Litigheremo, certo, ma anche questo fa parte dell'essere una famiglia. Non potrà essere tutto perfetto, incorreranno difficoltà e screzi ma insieme supereremo tutto. Arriverà anche il giorno in cui il nostro piccolino, ormai non più tanto piccolo, lascerà il nido per volare da qualche parte da solo, o forse accompagnato dalla sua anima gemella. Chissà, un giorno forse troveremo anche l'invito ad un matrimonio, e piangeremo di felicità. Potrebbe anche arrivare la lieta notizia di un nipotino e noi non potremo far altro che essere contenti di diventare nonni, sentendoci magari un po' vecchi ormai. E poi...
-A che pensi?- mi interrompe Akira.
-A tante cose...al nostro futuro...e a lui.- spiego indicando in basso.
-Che ne dici di tornare al presente e venire a mangiare prima che si freddi?- ride puntando con il pollice al tavolo. Ha apparecchiato per due, uno di fronte all'altro, con qualche candela a dividerci.
-Ottima idea!- esclamo saltando in piedi. Confido ad Aki tutti i miei pensieri e sogni, tra un boccone e l'altro, e alla fine non può far altro che stringermi dolcemente la mano e sussurrare:
-Sarà tutto perfetto...-

Note:
Finalmente!
Non so nemmeno quanto tempo è passato dall'ultima (e prima) volta che ho aggiornato! Allora, che dire...capitolo molto cucciolo quanto litigioso. Quei due proprio non ce la fanno ad andare d'accordo (Taka perennemente mestruatA e Aki passione maniaco), ma alla fine, come sempre, tutto si conclude al meglio. Ho deciso di far stare poco Taka in ospedale per non ricadere in quel limbo senza fine nel quale mi ero imbattutta scrivendo "Anata Dake" (chi l'ha letta se lo ricorderà). Ci sarà tempo dopo per farlo soffrire (muhahahh)... Ah, un'altra cosa: alcune volte lascio che i due colombi si lascino scappare qualche parolaccia, per rendere il tutto più realistico. Spero non vi dia troppo fastidio...
Btw, come al solito recensite, se vi va. Sapete che mi piace sempre sapere cosa ne pensate ^^ anche se il pensiero in questione è negativo (frecciatina alla bunneh che si preoccupava di avermi dato un semplice consiglio ;D).
Ci si vede!

Reichan :3

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Capitolo 3
*** Like a princess ***


~Like a princess

Il matrimonio è pressochè organizzato. Mancano solo i vestiti, le fedi e gli inviti. Rileggo un'ultima volta la lista battuta a computer di "cose da fare". Sembra che ci sia tutto. Decido di chiamare Kou per accompagnarmi a scegliere gli abiti da mettermi il grande giorno.
-Moshi moshi?- risponde.
-Ciao Kou, sono Taka. Ti va di venire con me a fare shopping?-
-Ma certo, Taka-chan! Ci vediamo alle tre? Vengo a prenderti io.-
-Perfetto, a dopo.-
Akira non è in casa, è uscito poco fa con Yuu, anche lui alla ricerca di uno smoking che gli stia bene. Conoscendolo finirà con il farselo fare su misura perchè non gliene andrà bene neanche uno. "Shiroyama! Questo mi è largo sui fianchi! Vai a prendermene un'altro!", "Non mi si chiudono i pantaloni! Un'altro!". Posso immaginarlo perfettamente. Quando ci si mette sa essere un vero e proprio rompiscatole!
Mi alzo in piedi stirandomi. Sarà meglio che vada a prepararmi o arriverò in ritardo. Mi infilo sotto la doccia, insaponandomi in tutta fretta e ne esco bagnato come un pulcino. Mi asciugo con cura e mi spalmo uno spesso strato di crema idradante sutto il corpo. Questa settimana è tornato il freddo, nonostante sia primavera, e non vorrei ritrovarmi con la pelle screpolata proprio il giorno del mio matrimonio. Mi soffermo ancora una volta a guardarmi la pancia, carezzandola affetuosamente. Si gonfia sempre di più, giorno dopo giorno. Spero solo di poter entrare ancora nei miei amati vestiti...
Forse dopo aver scelto lo smoking potremmo andare a fare scorta di maglie larghe. Convincerò la papera, in un modo o nell'altro. Mi basterà tentarlo con una ciambella al bar del centro commerciale e forse mi porterà anche le buste. Metto un maglione di Aki, per nascondere al meglio tutto, e mi appresto a infilarmi i jeans.
-Dannazione...- mormoro quando vedo che non bastano per cingermi i fianchi. Trattengo il respiro, mi tendo, ma niente da fare. Non vogliono sapere di allacciarsi. Me li sfilo sospirando, affidandomi un'altra volta ai vestiti di Akira e prendo i suoi pantaloni più stretti. Non dovrebbe dargli fastidio. Mi stanno larghi sul didietro e sono un po' lunghi, ma bastano due di risvoltini per adattarli alla mia altezza. Li nasconderò in un paio di stivaletti. Prendo al volo la mia solita borsa, gli occhiali e il cappotto ed esco. Vedo Kouyou in fondo alla strada che mi viene incontro, quei due minuti di ritardo che lo caratterizzano ben presenti. Lo aspetto appoggiato al cancelletto che divide il nostro palazzo dalla strada con una sigaretta fra le labbra.
-Heilà!- mi saluta. Gli faccio un cenno con la testa soffiando il fumo dall'angolo della bocca.
-Quindi...cosa devi comprare?- mi chiede cominciando a camminare verso il centro.
-Scarpe e abiti per il matrimonio. Poi un caffè e qualche jeans nuovo.-
-Jeans? Non pensi di averne già abbastanza?- ridacchia.
-Non me ne va più neanche uno! Tutta colpa di questa stupida, piccola, adorabile creaturina che si diverte a farmi ingrassare.- mi lamento stirandomi la maglia per mostrargli il gonfiore.
-Oh sta già crescendo?- chiede con gli occhi lucidi. Annuisco con un sorrisino fiero. Poter dire "il mio bambino sta crescendo" è una cosa che mi fa sentire così maturo!
-Hai già pensato a come farai per il parto?- domanda incuriosito.
-Abbassa la voce! Penso che mi faranno il cesareo...- sussurro guardandomi in giro da dietro le lenti spesse degli occhiali scuri. Pensa se qualcuno dovesse sentirci...
-Non hai paura?-
-Sì, un po' sì.- sospiro preoccupato.
-Cambiamo argomento...non serve a nulla fasciarsi la testa prima del previsto. Piuttosto...che cosa vorresti indossare il "grande giorno"?- si appoggia a me mettendomi un braccio intorno alle spalle. Se non sapessi che è già fidanzato e che è la persona più passiva del mondo, gli avrei già staccato il braccio a morsi. O, molto più probabilmente, ci avrebbe pensato Akira. Non tollera che mi si tocchi, mi si guardi o mi si parli in un certo modo. Solo lui ha questo privilegio, il gelosone...
-Pensavo ad un smoking bianco...e magari una rosa rossa nel taschino.- rispondo dopo averci riflettuto su un attimo.
-Non male! Potresti abbinare la cravatta alla rosa...e forse mettere quel rossetto di Mac che hai comprato la settimana scorsa!-
-Ora capisci perchè ti ho portato con me?- rido vedendolo particolarmente entusiasta. Ci infiliamo al calduccio nel negozio che avevo addocchiato un po' di tempo fa passeggiando con Akira. Mi ricordo di essermi fermato a osservare affascinato tutti i completi esposti in vetrina, con Aki che mi tirava per una manica, impaziente di tornare a casa. E in quel momento avevo pensato a come sarebbe stato il giorno in cui mi sarei sposato, possibilmente con il mio amore. Chi l'avrebbe mai detto che cinque mesi dopo mi sarei ritrovato con un bimbo ed una fede al dito?
-Buongiorno, posso aiutarvi?- chiede la commessa, una signora sui quarant'anni con un simpatico taglio di capelli rossi molto sbarazzino, uscendo da dietro il bancone bianco con un elegante scritta dorata in corsivo.
-Sì, staremmo cercando uno smoking chiaro da sposo.- spiega Kou con uno dei suoi sorrisi da cucciolo.
-Molto bene, credo di avere quello che fa per voi! Chi è che si sposa?-
Alzo timidamente la mano.
-Auguroni!- esclama lei dandomi un'affetuosa pacca sulla spalla. Prende qualche completo dalle grucce, dopo avermi misurato velocemente con un metro da sarta, e ci accompagna in una stanza secondaria, con un tre poltroncine, uno scalino imbottito dove le spose salgono quando devono provare quei grandi vestiti pomposi, un specchio enorme e un camerino con una tenda a chiuderlo.
-Puoi provarti questi per cominciare. Poi ci dedicheremo agli accessori o potremo cambiare completamente genere nel caso non ti piacesse nulla.- spiega cordiale ficcandomi fra le braccia una miriade di giacche e pantaloni. Provo il primo completo: è di un bel crema con degli inserti di pelle lucida del medesimo colore. È un po' largo per me, i pantaloni hanno quell'odioso orlo di troppo e mi cade sulle spalle.
-Ehm....credo che sia troppo grande...- mormoro imbarazzato facendo capolino da dietro la tenda.
-Fatti vedere, se ti piace possiamo stringere ed accorciare dove serve.- sorride la signora. Guardo Kou in cerca di consiglio, mostrandomi a loro. Scuote la testa
-Non è questo.-
Provo tutti gli altri abiti e il responso è sempre lo stesso. Mi siedo accanto a lui sconsolato e stanco.
-Non lo troveremo mai...- piagnucolo. Mi accarezza la schiena cercando di consolarmi.
-Sssh, stai tranquillo...-
Decido di fare ancora un giro nel negozio. Scorro tutti i vestiti, soffermandomi anche a guardare qualche abito femminile. Quei corpetti decorati da pietre, fiocchetti e raso sono a dir poco divini. Per non parlare delle gonne, ce ne sono di tutti i tipi! Strette e lunghe, con lunghi strascichi, con mille strati per renderle gonfie (e probabilmente anche un po' scomode). Chissà come potrebbe starmi uno di questi? Ma non posso provarmeli! Che cosa penserebbe la commessa?
-M-mi scusi...potrei provare questo qui?- balbetto prendendo il coraggio a due mani ed indicando lo stesso vestito che mi aveva incantato quel giorno di mesi fa insieme ad Akira.
-Ma certo!- esclama tirandolo fuori e lisciandolo con le mani. Beh, è andata meglio del previsto. Mi aiuta ad allacciare tutti le zip ed i fiocchi, mi sistema le balze della gonna e cerca di tirare il corpetto con qualche spilla da balia per ovviare la mia assenza di seno. Faccio un profondo respiro e mi faccio vedere da Kouyou. Non deve dire nulla, mi basta il suo sguardo e quel sorrisino che gli increspa le labbra. L'abbiamo trovato. È lui, l'abito che mi ha sempre atteso appeso fra gli altri mille. La gentile signora che ci ha servito torna da noi una scatola da scarpe e qualche accessorio. Mi allaccia intorno ad un braccio una specie giarettiera di pizzo, solo molto più stretta. Mi posa una coroncina argento sulla testa, con annesso velo lungo fino a terra, e mi porge due decolette di raso bianco con un fiocco ed un diamantino sulla punta.
Mi guardo allo specchio: il vestito è magnifico. Il corpetto mi fascia il busto, le stecche del bustino sono nascoste dalla stoffa lucida arricciata, che mi si chiude sulla schiena con una serie di lacci fino alle fossette di Venere, dove si uniscono in un grande fiocco. La gonna è lunga fino ai piedi, delle balze con rinforzo gonfiano il retro a mò di sellino e si apre sul davanti, tenuta ferma da altri due grossi fiocchi, per mostrare una gonnellina più corta a strati. Faccio qualche giro su me stesso, per potermi ammirare al meglio. Mi sento una principessa con questo indosso. La principessa del mio principe, che di principesco ha ben poco, Akira.
-Prendo questo!- esclamo convinto con gli occhi che ancora brillano.
-Perfetto! Toglierò le coppe preformate dal corpetto per renderlo piatto e glielo stringerò leggermente.-
Kou mi picchietta su una spalla, guardandomi eloquentemente la pancia. Non ci avevo affatto pensato: ora del matrimonio il bambino crescerà ancora e il vestito non mi entrerà più!
-Potrebbe anche allargarlo sulla zona dello stomaco?- chiedo gentilmente.
-Certo, non c'è alcun problema...ma, se posso permettermi, mi sembra che vada già bene così.-
-Si fidi, questo piccoletto mangerà talmente tanto il giorno dell'addio al celibato che potrebbe non allacciarsi più!- ride Kouyou mettendosi in mezzo.
-Come desiderate. Ve lo farò consegnare insieme a tutto il resto la mattina del matrimonio verso le sette direttamente a casa.-
Annuiamo entrambi e io torno a cambiarmi, cercando di non inciampare nei vari strati di raso. Lascio indirizzo e data e pago con la carta di credito. Esco quasi saltellando con le guance rosse per l'emozione.
-È davvero bellissimo. E ti sta alla perfezione.- sorride Kou con un sospiro.
-C'è qualcosa che non va?- chiedo rabbuiandomi.
-No, non è nulla...solo...vedo te e Akira così uniti e felici. State insieme dalle superiori, siete andati a convivere dopo poco, avrete un figlio e ora vi sposate. E poi penso alla mia relazione con Yuu, che va avanti da molto tempo, anche se ci abbiamo messo un po', ma abitiamo ancora agli estremi della città. Ci vediamo tutti i giorni, ovviamente, e a volte rimaniamo a dormire l'uno dall'altro, ma non è la stessa cosa. Siamo fermi nello stesso punto da anni, non si evolve nulla. Io lo amo con tutto il cuore e credo che lui provi lo stesso. Ma perchè non me lo dimostra?- si confessa, soffocando qualche singhiozzo. Lo stringo pattandogli la testolina ormai piegata sulla mia spalla.
-Ehi, non c'è bisogno di piangere...Tu e Yuu siete una bella coppia e lui è pazzo di te. Basta solo vedere come ti guarda. È un po' timido, lo è sempre stato anche se cerca sempre di far credere il contrario, per questo spesso non riesce a mostrare appieno tutto l'amore che prova per te.-
Si asciuga le ultime lacrime agli angoli degli occhi.
-Sarà..forse dovrei fare io il primo passo...-
-Non preoccuparti, prima o poi ce la farà da solo. Se ci è arrivato Akira, ci può arrivare chiunque!- ridacchio. Ride anche lui.
-Lo prendi sempre in giro poveretto!-
-È il mio modo di dimostrargli affetto!- cerco di fare una faccia cucciolosa. Sempre ridacchiando fra di noi come due adolescenti, e raccontandoci annedoti divertenti sui rispettivi fidanzati, ci dirigiamo verso il nostro centro commerciale preferito. 
-Mi sta venendo fame...andiamo a prenderci qualcosa al bar.- propongo guardando l'orario dal cellulare.
-Mangi tantissimo in questo periodo!- mi rimbecca lo stangone.
-Senti, ho anche qualcun'altro da sfamare qua dentro!-
Raggiungiamo il bancone di vetro trasparente ricolmo di dolci e panini imbottiti.
-Buongiorno, che cosa desiderate?- chiede la signorina dietro al bancone.
-Mhm, prendiamo due cappuccini e due ciambelle.- comando per entrambi.
Prendiamo il vassoietto che ci porge la ragazza con i dolci e i caffè e andiamo a sederci ad uno dei tavolini rotondi accanto alle scale mobili.
-Sei pronto per il matrimonio?- mi chiede Kou addentando la sua ciambellina alla vaniglia e granella di nocciole.
-A dire il vero no...sono nervosissimo. Pensa se dovessi cadere! Ho il terrore di inciampare in una piega del vestito e finire a gambe all'aria...- confesso assaggiando con la punta della lingua la dolce marmellata alle fragole che riempie il mio pasticcino.
-Tranquillo, ci saranno le mie nipotine a tenerti lo strascico...saranno bellissime nei loro vestitini rosa pesca!-
-Sì, gli abiti che abbiamo scelto sono davvero carini! Preparati ad indossare il frac, mio testimone!- ridacchio finendo in due bocconi la mia merenda.
-Piuttosto voglio vedere Yuu alle prese con il papillon! Scomettiamo che se lo toglierà dopo due minuti? E non voglio neanche immaginare le lamentele che voleranno la mattina!-
-Non preoccuparti, non le sentirai! Perchè ovviamente verrai da me per aiutarmi! Akira non può stare a casa, per tradizione, quindi credo che andrà a dormire da Yuu. E probabilmente chiameranno anche Yuta e si faranno una delle loro serate fra uomini. Spero solo che non si tirino neri...non voglio sposarmi uno zombie con i postumi da sbornia.-
-Se Yuu osa bere anche solo un sorso di birra giuro che lo faccio rimanere in astinenza per mesi!- borbotta lappandosi via dalle dita lo zucchero rimasto.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         
Scoppio a ridere, quasi strozzandomi con il caffè.
Ci alziamo spazzolandoci via dalle giacche le briciole.
-Bene....e ora shopping!- esclamo tutto felice. Kouyou mi segue per una miriade di negozi, senza batter ciglio, aiutandomi a scegliere qualche abito "pre-maman", ovvero maglioni lunghi fino alle ginocchia, jeans nuovi, maglie e felpe. Nulla di diverso dal solito, solo di qualche taglia più grande.
-Mi sto gonfiando tutto...non mi entrano neanche più i miei anelli preferiti...- dico sconsolato tornando a casa carico di sacchetti.
-Ma smettila! Sei in perfetta forma...è normale ingrassare un po', ma sono sicuro che tornerai al tuo solito peso appena passata la gravidanza. Sei ancora giovane.- mi da un buffetto sulla guancia. Sorrido mesto cercando di credere nelle sue parole.
-Dai ora vado, tra mezz'oretta dovrebbe tornare Yuu e sono sicuro che vorrà venire da me a mangiare e lamentarsi di Akira. Ci vediamo domani allo studio!- mi saluta scompigliandomi i capelli.
-Sì, ciao, a domani.- sorrido aprendo il cancelletto. Infilo la chiave nella toppa dell'appartamento e non faccio neanche in tempo a girare la maniglia che Akira spalanca la porta.
-Amore! Sei tornato! Come è andata?- esclama schioccandomi un bel bacio sulla guancia.
-Benissimo! E a te?- entro in casa togliendomi le scarpe.
-Lasciamo perdere...ricordami di non andare mai più a fare compere con Yuu!- borbotta alzando gli occhi al cielo e aiutandomi a togliere il cappotto.
-Piuttosto mi sembra che tu ti sia dato alla pazza gioia! E spiegami un po' perchè hai su i miei vestiti, eh?- dice notando solo ora le buste. Le porta tutte in salotto, accanto al divano.
-Non mi entra più nulla! Ho dovuto rinnovare tutto l'armadio...- mi lamento cominciando a tirare fuori i miei acquisti.
-Sento la mia carta di credito piangere fino a qua...-
-Scemo, ho pagato con i miei soldi!- gli do uno scappellotto sulla nuca. Si limita a mugolare qualcosa di incomprensibile, ben contento del fatto che non abbia dissanguato il suo conto in banca.
-Ma...cos'è questo profumino?- chiedo annusando l'aria.
-Sorpresina!- ridacchia schiacciandomi delicatamente la punta del naso con l'indice. Va in cucina, guantone imbottito per non bruciarsi alla mano, e apre il forno, lasciando fluire una scia di dolce profumo per tutta la casa.
-Che cos'è? Che cos'è?- chiedo saltellando per cercare di sbirciare sopra alle sue spalle.
-Ah! Non si guarda!- mi spinge di nuovo sul divano e si chiude a chiave nella nostra piccola cucina.
-Dai Akiraaa!- mi lamento bussando più volte.
-Torna a sederti e chiudi gli occhi o non esco!- strilla da dietro la porta. Mi lancio sulla prima sedia che trovo e mi precludo la vista con le mani.
-Fatto, sbrigati!-
Lo sento camminare a passo felpato fino a dall'altra parte del tavolo e poggiarmi un piatto davanti.
-Ecco, ora puoi guardare!-
Tanti piccoli muffin a forma di cuore mi fissano, avvolti nelle loro cartine colorate.
-Li hai fatti tu?- chiedo con gli occhi lucidi. Annuisce fiero, spezzandone uno a metà.
-Sono quelli che ti piacciono tanto, con il ripieno di cioccolato fondente, vedi?-
Lo attiro a me sussurrando:
-Grazie amore...sei il miglior marito che possa desiderare.-
Sorride ricambiando il bacio.
-Questo ed altro per la mia principessa...-
-Aaah mi stai mettendo all'ingrasso!- sospiro assaggiandone uno. È delizioso.
-Su su, non ti fanno male un poco di energie in più!-
Mangio un paio di muffin, sebbene abbia già divorato un'enorme ciambella con  Kou poco fa, non sentendomi ancora del tutto sazio.
-Per quanto pensi di poter ancora lavorare?- mi chiede giocherellando con le briciole sul tavolo. Le mette in fila ad una ad una, per poi spargerle di nuovo con il dorso della mano.
-Non molto...guarda qua.- mormoro notando la pancia che, da seduto, mi tira leggermente la maglia.
-Non puoi capire quanto mi possa far felice vedere la tua pancia che cresce sempre di più...alcune volte faccio quasi fatica a realizzare di stare diventando padre.- sussurra accarezzandomi lo stomaco infilando la mano sotto al maglione.
Mi mordo il labbro commosso.
-Vieni qui...- lo abbraccio, stringendolo fortissimo e affondando il viso nel suo collo morbido.
-Oh, amore...- singhiozza sommessamente. Gli asciugo gli occhi umidi con il bordo della manica baciandogli la fronte.
-Basta piangere...- sussurro raccogliendo le lacrime che gli bagnano le guance con le labbra. Sorride pacifico per poi chiedermi:
-Che cosa vuoi per cena?-
Ridacchio divertito dall'improvviso cambio di argomento e gli rispondo:
-Comandiamo una pizza?-
Annuisce prendendo in mano il telefono e chiamando la pizzeria ad asporto più vicina. Mangiamo sul divano, di nuovo. Spero solo di non prenderla come abitudine...
-Uhm...domani dovremmo andare a prendere le fedi.- commento leccandomi le dita per levare ogni traccia di olio piccante.
-Già fatto!- sorride portando il suo ed il mio piatto in cucina.
-Cosa?!- salto in piedi seguendolo.
-Sh! Non chiedere nulla! È una sorpresa...-
Sbuffo infastidito tornando a sedermi, la testa che mi gira leggermente. Devo stare molto attento, sembra che la mia pressione si stia divertendo a farmi qualche scherzo. Mi sarebbe piaciuto andare a sceglierle insieme ma mi fido di Akira, sono sicuro che ha fatto una buona scelta.
Mi sdraio sul divano lanciando le pantofole sul pavimento con uno scatto dei piedi, un paio di cuscini a tenermi su il capo e telecomando alla mano. Lascio su un canale qualsiasi, sentendo le palpebre già un po' pesanti. Un turbine molto arrabbiato mi riscuote dal mio torpore.
-Takanori!- mi richiama Akira tenendo fra due dita qualcosa di indefinito. Inforco gli occhiali per poter vedere meglio. Il mio pacchetto di sigarette, aperto, dondola a mezz'aria.
-Che cos'è questo?- sibila innervosito.
-Sono le mie sigarette.- rispondo come se fosse la cosa più naturale del mondo, alzandomi su di un gomito per afferrarle. Le alza ancora più in alto.
-Perchè diavolo hai un pacchetto di sigarette, aperto per altro, nella borsa?- continua sempre più irritato.
-Akira ma che ti prende?! Ho sempre fumato, non ti sei mai lagnato.-
-Forse non prima, ma ora che sei incinta permettimi di lamentarmi almeno un po'.-
Lo guardo stralunato.
-Non puoi fumare! Non con il bambino! E non guardarmi così! Ora questo finisce dritto nella spazzatura!- esclama.
-No Akira! È nuovo, cavolo!- mi alzo a sedere.
Lo stringe nel pugno, spezzando a metà tutte le sigarette. Ormai sono inutilizzabili, tanto vale buttarle. Ed è esattamente ciò che fa, sedendosi poi accanto a me. Mi mette un braccio intorno alle spalle, come è suo solito fare quando guardiamo la televisione insieme. Mi scosto imbronciato, raggomitolandomi nell'angolo del divano, il più lontano possibile.
-Dai, Taka, non fare così...- piagnucola abbracciandomi.
-Lasciami stare.- borbotto scuotendomelo di dosso.
-Lo faccio per te...sono solo preoccupato.- dice ancora accarezzandomi lo zigomo con il dorso dell'indice. Addolcisco lo sguardo e sciolgo le braccia.
-Non volevo strillare in quel modo, mi dispiace.- si scusa tentando un'altra volta di stringermi. Lo lascio fare strofinando il naso contro la sua guancia.
-Scusa...- mormoro masticando per metà la parola. Troppo orgoglioso per potermi scusare normalmente...
-Sh, non importa.- sussurra baciandomi fra i capelli.


..................


-Kouyou! KOUYOU! Dove hai messo il mio eyeliner?-
-Dovrebbe essere lì da qualche parte!-
-Come pensi che possa capire il tuo "lì" dalla camera?!-
-Prova a dare un'occhiata in bagno...-
-"Prova"?! Dannazione Kou! Quell'eyeliner costa un'occhio della testa, se me l'hai perso giuro che....ah! Stupido vestito...vieni a darmi una mano, devo essermi incastrato da qualche parte. Quanto odio questa gonna!-
-Ti dai una calmata?- sibila raggiungendomi sulla porta, dove sono rimasto incagliato. Incrocio le braccia sbuffando ed attendo che mi liberi.
-Si era solamente incastrato un nastrino in uno dei cardini...ce la fai a non assordarmi per trenta secondi in modo che possa finire almeno di vestirmi?-
-Ridammi l'eyeliner.- borbotto semplicemente allungando una mano. Me lo lancia, pigliandomi quasi in un occhio. Finalmente posso finire di truccarmi, rischiando anche di sporcarmi il corpetto con il fondotinta. Mi sono quasi pentito di aver passato la notte nell'ennesimo night club, con stripper privato e alcool a fiumi (che non ho potuto neanche toccare con un dito), insieme a Kouyou. Dannato addio al celibato; un casino dietro l'altro...proprio il giorno che doveva essere uno dei più belli di tutta la mia vita.
-Kouyou!- strillo per l'ennesima volta.
-Cosa vuoi?- borbotta mettendosi una mano sugli occhi, cercando di mantenere la calma.
-Stringimi di più il corsetto, non voglio che mi si veda la pancia.- dico imbronciato.
-Lo sai che non puoi, anzi, secondo me dovresti allargarlo un poco.-
-Ma io...!-
-Smettila di lamentarti, siamo già in ritardo. Akira e Yuu saranno sicuramente già arrivati...-
-Pff...arrivo...- sibilo ritoccandomi per l'ennesima volta il trucco. Appunto la coroncina argento, con velo allegato, fra i capelli, assicurandola con qualche forcina.
-TAKANORI! Sbrigati! Mi ha appena scritto Yuu...stanno aspettando tutti te!-
-Ho detto che arrivo!-
Mi controllo un'ultima volta allo specchio, prendo borsetta e bouquet e corro da Kouyou indossando un sorriso smagliante.
-Eccoti qua finalmente...sali in macchina!-
-Macchina?- chiedo.
-Guarda...- dice indicando il marciapiede. Una bellissima auto d'epoca color crema, decorata da raso e fiori, ci attende, con autista in divisa al seguito. Akira si è occupato proprio di tutto...
Montiamo sui sedili posteriori e finalmente posso tirare un sospiro, un po' di sollievo, un po' per calmarmi.
-Stai molto bene in smoking.- sorrido dando un buffetto sul mento a Kou.
-Grazie! E tu sei davvero una bellissima sposina!- ridacchia lisciandomi la gonna con una mano.  Il luogo dove abbiamo organizzato la cerimonia, ovvero un grande prato circondato da alberi di ciliegio, dista a soli dieci minuti da casa, ma bastano per farmi venire il panico. Tamburello nervosamente con le unghie sul ginocchio, mordicchiandomi il labbro inferiori con gli incisivi.
-Ti sporchi i denti di rossetto...- mi rimprovera dolcemente Kouyou, accarezzandomi le spalle per rilassarmi.
-Sono agitatissimo, aiuto.- mormoro guardando fuori dal finestrino.
-Signori, siamo arrivati. Buona fortuna!- sorride l'autista girandosi.
Scendo dalla macchina e mi aggrappo al braccio di Kouyou. Non ho voluto invitare i miei genitori, ma avevo bisogno di qualcuno che mi accompagnasse all'altare e Kou, per mia fortuna, si è offerto di farmi da accompagnatore. Le sue nipotine mi precedono, lanciando petali di rosa sul lungo tappeto bianco che funge da navata. Tutti i nostri amici e parenti si alzano in piedi, sorridendomi emozionati. In fondo mi attende Akira, più bello che mai nel suo completo blu scuro, la cravatta argento legata stretta intorno al collo, i capelli lucidi, puliti e tagliati di fresco. È nervosissimo anche lui, si sta torturando le pellicine delle dita con le unghie, posso vederlo anche da qui.  Cammino lentamente fin da lui, pentendomi di aver messo i tacchi dato il tremore assurdo che mi scuote. Lascio andare il braccio di Kouyou per attaccarmi subito a quello di Aki, stringendolo spasmodico.
-Hey, stai tranquillo...- mi sussurra infilando una mano sotto al velo e accarezzandomi una guancia pallida. Yutaka ci sorride, con un non so che di malinconico nello sguardo, iniziando subito il suo discorso. Arrivano anche i paggetti con le fedi scelte da Akira. Sono pressocchè identiche, in oro bianco, una con la fascetta leggermente più spessa dell'altra, entrambe con un piccolo diamantino incastonato sul davanti e l'incisione con la data all'interno.
-Ottima scelta!- mormoro facendogli l'occhiolino. Mi guarda tutto compiaciuto, gongolando non poco. Ci scambiamo gli anelli, accompagnando il tutto con qualche dolce dichiarazione di amore eterno.
-Bene, eccoci arrivati alla fatidica domanda. Tu, Akira Suzuki, vuoi prendere Takanori Matsumoto come tuo marito?- sospira Yutaka.
-Sì, lo voglio.- risponde gonfiando il petto orgoglioso.
-E tu, Takanori Matsumoto, vuoi prendere Akira Suzuki come tuo marito?-
-Sì, lo voglio.- dico sull'orlo delle lacrime.
-Allora vi dichiare marito e marito. Prego, puoi baciare la tua sposina!- ridacchia facendo un passo indietro. Aki mi alza delicatamente il velo, prendendomi il mento fra le dita e piegando la testa con le labbra arricciate. Lo prendo per la vita, in un moto di coraggio, facendogli fare un teatrale casquè e stampandogli un lungo bacio sulla bocca dall'espressione stupita. Un applauso condito da un misto di risatine si libra nell'aria.
-Wow...- mormora rimettendosi in piedi con un sorrisino e baciandomi un'altra volta. E un'altra, e un'altra e un'altra ancora.
Ci spostiamo al ristorante, già prenotato, per il pranzo di nozze. Poco prima del primo piatto, ci versano lo champagne. Akira si alza in piedi, tenendo in alto il suo calice e battendoci contro con una forchettina un paio di volte per attirare l'attenzione.
-Ehm...scusate? Potreste rivolgermi un po' di attenzione, per favore? Vorrei innazitutto ringraziare tutti quanti per essere qui oggi per festeggiare tutti insieme l'unione del nostro amore.- mi rivolge uno sguardo affetuoso – La maggior parte di voi saprà sicuramente quanto è stata tormentata la nostra storia agli inizi, non tanto per noi, che ci siamo amati sin dal primo sguardo, ma per la società nella quale viviamo. Ma siamo riusciti a passare anche sopra a questo, ancor più uniti di prima. Ho incassato volentieri tutte le botte, anche le più forti, per poterci tenere per mano nel cortile della scuola, per poterci dare un'innocente bacio in mensa. Erano solo lividi e graffi, semplici ferite che con il tempo guarivano. Non potevo lasciare che qualcuno rovinasse il nostro amore. Volevamo dimostrarci affetto quando e dove volevamo, come una normale coppia, senza doverci preoccupare degli insulti o dei fischi. Ma non abbiamo potuto. Questo matrimonio, almeno per me, è anche una sorta di rivincita verso tutti quegli idioti bigotti che ci hanno tormentato per tutti questi anni. Abbiamo superato questo e supereremo anche tutte le difficoltà future, insieme. Spero che vi divertiate in questo giorno di festa! Ah, un'ultima cosa...direi che possiamo ufficialmente dare il benvenuto ad un nuovo Suzuki in famiglia! Anzi, a ben due Suzuki- conclude facendo l'occhiolino ai suoi genitori e accarezzandomi il ventre gonfio per non lasciare dubbi. Un coro di entusiastici "kampai" riempie la sala. Dopo esserci ingozzati di cibo fino a scoppiare, io e Akira apriamo le danze ballando un lento circondati dagli altri che ci guardano inteneriti. Ricevo un sacco di auguri per la gravidanza, insieme a moltissime domande sul "come sia potuto succedere" e riguardo al sesso del nascituro che, per ora, preferiamo non scoprire. Mi piacerebbe avere la sorpresa il giorno del parto e credo che Aki sia dello stesso pensiero.
Passiamo un pomeriggio ed una serata a dir poco stupendi, divertendoci come dei matti e festeggiando a non finire. Torniamo a casa tra le tre e le quattro di notte, mezzi ubriachi, sebbene io non abbia potuto bere praticamente nulla, ma mi è bastato quel misero bicchierino di champagne per rimanerci secco. Per fortuna che l'autista è rimasto fino all'ultimo per poterci riaccompagnare a casa in macchina...
Mi tolgo le scarpe, tenendole con due dita, e percorro il vialetto a piedi nudi, continuando a ridere sostenendomi ad Akira. Aaah mi gira la testa ma sono troppo felice! Arrivati davanti alla porta di casa Aki mi prende in braccio, tenendomi come una principessa.
-Uh oh, siamo fedeli alla tradizione fino all'ultimo...- ridacchio sbaciucchiandolo voluttuosamente.
-Beh manca ancora qualcosa...ogni matrimonio che si rispetti deve avere anche una prima notte di nozze, no?- sorride malizioso biascicando un po'.
-Andiamo in camera da letto...- sussurro leccandogli il labbro inferiore.

Note:
EEEEEEHII
Ditemi se non sono bellissimi? ;-; Adorrrrabili. Il bambino cresce sempre di più (awawaw che emosssione) e adesso i nostri Reituki si sono anche sposati! E oh oh sembra che l'astinenza per Akira sia finita ehehehe 8D
Lasciatemi perdere, sono le 4 del mattino, sto sclerando malissimo e mi sto ingozzando di patatine (le patatine mi fanno uno strano effetto...o.o).
Spero di riuscire a finire il prossimo capitolo abbastanza in fretta (non credo dato che devo ancora finire Oh my master TT^TT)...credo che sarà il penultimo (nuooo è già finita sigh mi diverte tantissimo scrivere reitukiate fluffose (?)).
Sì, la smetto, scusate.
Alla prossima!

Reichan :3

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Capitolo 4
*** Is this a...girl?! ***


~-Akiraaa! Dove hai messo i miei occhiali?- strillo lanciando qualsiasi cosa mi capiti sottomano nella speranza di trovarli più in fretta. Sono già in ritardo, non ho tempo da perdere.
-Uh? Cosa c'è amore?- chiede raggiungendomi con tutta la calma di cui è capace in salotto, ancora in pigiama, i capelli arruffati dal cuscino e una tazza di caffè in mano. Certe volte è così lento....mi fa salire il nervoso!
-Hai visto i miei occhiali da vista? Veloce, devo uscire.- ripeto battendo un piede a terra con le braccia conserte.
-Dove vai?- ignora completamente la mia domanda.
-Ho un appuntamento dall'altra parte della città per vedere un appartamento e ho il treno fra dieci minuti....oh, eccoli qua!- rispondo continuando a cercare, trovandoli poi dietro al divano. Chissà come ci sono finiti lì...
-Tieni.- dice lanciandomi una chiave.
-Ma cosa..? Akira lo sai che non ho la patente, non posso andare in macchina.-
Lui ridacchia scuotendo la testa:
-Guarda meglio...-
Me la rigiro fra le dita: non è la chiave della sua macchina, e nemmeno quella della moto, è diversa. Non sono neanche certo di averla mai vista...
-Che cosa dovrebbe aprire?-
-La nostra nuova casa.- dice con naturalezza prendendo un'altro sorso di caffè. Gli salto al collo, spandendo caffelatte per tutto il pavimento, ma non mi interessa.
-Devi smetterla di fare tutto di nascosto!- dico affetuosamente baciandogli la guancia ruvida.
-Sorpresa!- ride scompigliandomi i capelli appena messi in piega.
-Quando possiamo vederla?- chiedo con gli occhi che brillano.
-Anche subito! È nostra ormai.- esclama, per poi aggiungere: -Magari non proprio "ora", lasciami il tempo di vestirmi e finire la mia colazione.-
Disdico l'appuntamento preso in precedenza, anche se mi piange un po' il cuore. Quell'appartamento era davvero bello, che peccato. Speriamo che quello scelto da Akira sia allo stesso livello...
Finiamo con l'uscire alle tre di pomeriggio, perdendoci via a parlare del matrimonio, del bambino e di tante altre cose all'apparenza inutili.
Mi siedo in macchina giochicchiando con il portachiavi a forma di cagnolino per tutto il tragitto e attendo pazientemente che Akira mi porti...dove deve portarmi. Usciamo dal centro, prendendo la strada che porta in periferia...non è una delle zone migliori ma potrei quasi abituarmici, anche se per andare al lavoro dovrò cambiare un sacco di treni. Ma superiamo anche quella fascia di case per dirigerci ancora più fuori città. Ok, mi accompagnerà in macchina Aki al lavoro, mi rifiuto di farmi ore e ore di treno. Imbocca un paio di stradine in sasso per poi frenare in un piccolo piazzale circondato da case, tre per essere precisi, rispettivamente di quattro, due e tre piani.
-Eccoci arrivati!- sorride guardando orgoglioso la casa centrale, quella di due piani.
Mi apre la portiera, aiutandomi a scendere e va ad aprire la porta principale con le chiavi. Io nel frattempo mi guardo in giro diffidente, valutando il posto: sembra un paesino abbastanza piccolo, ci sono davvero pochissimi palazzi moderni e molti angoli verdi. Non è così male fondamentalmente,
anche se continuo a preferire Tokyo. Il piazzale nel quale abbiamo parcheggiato è tutto ricoperto di ghiaia, eccezion fatta per due quadrati di erba, che dividono la casa da un'altra abitazione.
-Hai intenzione di rimanere lì impalato per sempre o vuoi entrare a vedere l'interno?- ride Akira fermo sulla soglia. Lo raggiungo, entrando incuriosito.
-È una vecchia casa che è stata ristruttrata e divisa in due appartamenti. Questo è il piano terra in comune.- spiega. Sembra tutto molto vecchio, ci sono un tavolo rotondo in legno scuro, una vespa azzurra (che Aki ha già addocchiato), un televisore antico, anch'esso in legno con le manopoline dorate e un tappeto spesso all'apparenza persiano.
-Mhm carina...- mormoro non molto convinto. Voglio vedere l'appartamento, non me ne frega niente dell'atrio. Ma Akira è talmente entusiasta che lo assecondo, lasciando che mi mostri anche la lavanderia, la cantina e che mi spieghi come funzionano bollette e altre questioni amministrative di cui, in ogni caso, si occuperà lui. Finalmente si decide a salire le scale, di un colore terracotta molto caldo.
-Ecco, qua abitano i vicini. Sono una coppia molto giovane, hanno la nostra età. Non ci daranno problemi.- sorride fermandosi per un secondo sul primo pianerottolo. Saliamo un'altra rampa, trovandoci finalmente davanti alla porta, in legno scuro anche lei.
-Pronto?- chiede Aki esaltatissimo, aprendola lentamente. Faccio un passo oltre l'uscio. La prima cosa che mi colpisce è la luminosità, sebbene per ora non veda finestre, e ciò mi piace alquanto. Si apre con un piccolo atrio, alla mia sinistra ciò che dovrebbe essere il salotto (l'unica stanza senza una porta a chiuderla), alla mia destra un corridoio che si snoda seguendo uno strano disegno, aggirando un piccolo bagno con doccia nella parte interna più stretta e aprendosi su tre stanze molto grandi sul lato esterno, per portarti in una cucina completamente in legno di ciliegio scuro, anch'essa spaziosa, comunicante con il salotto tramite una finestra nella parete. Attraversandola si arriva al bagno più grande, luminosissimo grazie ad un finestrone lungo, con vasca da bagno e toeletta di legno, più chiaro però rispetto a quello della cucina. Mi fermo proprio lì, con un sorrisino ebete stampato in faccia. È bellissima.
-Allora? Ti piace?- mi domanda Akira appoggiando le mani sulle mie spalle. Annuisco frenetico. Ora capisco tutta quell'emozione!
-E bravo Suzuki! Complimenti, ottima scelta!- ridacchio scompigliandogli i capelli. Gongola con quella sua aria compiaciuta di superiorità che assume ogni volta che fa qualcosa di giusto (ovvero non molto spesso...).
-È soddisfatto, signorino Matsumoto?- mi prende in giro.
-Idiota, non riesci nemmeno a ricordarti il mio cognome.- dico agitandogli davanti al viso la mano inanellata.
-Oh, giusto!- ride facendo finta di darsi una botta in testa.
-Suppongo di non dovermi aspettare nemmeno gli auguri all'anniversario, conoscendoti...riuscirai a dimenticarti la data pur avendola sotto il naso tutti i giorni.- lo rimbecco con una gomitata leggera nelle costole.
-Pf, aspetta e vedrai!- sbuffa, spingendomi verso l'uscita.
Rimontiamo in macchina, organizzando circa quando e come fare il trasloco.
-Uhm..quindi che facciamo ora?- chiede Akira tamburellando sul volante e riprendendo la strada verso il centro città. Non l'avesse mai fatto...
-Sei sicuro di volerlo sapere?- ridacchio infilandogli la mano nella tasca dei pantaloni.
-T-taka...-
Tiro fuori la sua carta di credito e gliela sventolo davanti al naso.
-Sai, il bambino avrà bisogno di tutine, biberon e vestitini...-
Lo vedo sospirare rassegnato.
-A cosa stavi pensando maniaco?- rido dandogli l'ennesimo scappellotto.
Andiamo al centro commerciale, girando un sacco di negozi alla ricerca dei completini perfetti.
-Tesoro, possiamo andare a casa ora?- sbuffa dopo un paio d'ore carico di buste.
-No, ho appena cominciato.- sorrido angelicamente. Sono il ritratto della felicità, non può dirmi di no. Infatti si arrende, trascinandosi per altri mille negozi a comprare anche il passeggino, la culla, il fasciatoio,...
-Su, resisti ancora un po'...se farai il bravo stasera potrei quasi ricompensarti...- sussurro leccandomi le labbra.
-Takaaa! Non dire queste cose!- mi zittisce arrossendo.
Scoppio a ridere proseguendo i miei acquisti. Ci fermiamo a bere un espresso al bar e torniamo a casa zeppi di scatole e sacchetti.
-Non verrò mai più a fare le grandi spese con te....- borbotta Akira buttandosi di faccia sul divano senza togliersi nè la giacca nè le scarpe. Me ne sto zitto, ben conscio di averlo distrutto. Gli levo il cappotto, lo appendo all'entrata e mi siedo accanto a lui, togliendogli anche gli stivali e massaggiandogli delicatamente i piedi.
-Va meglio?- chiedo flautato, vedendolo stirarsi con un sorriso ed emettere un miagolio di assenso.

Non appena Yutaka acconsente a darci qualche giorno libero ci rimbocchiamo le maniche e inscatoliamo tutte le nostre cose per portarle nella nuova casa. Una volta svuotati tutti gli armadi e tutti i cassetti smontiamo i mobili e li carichiamo in un furgoncino, precedentemente noleggiato.
-Ti avevo detto di chiamare una ditta di traslochi! Ma tu no, ovvio, devi fare tutto da solo!- esclamo portando l'ennesimo scatolone di abiti, quelli più leggeri, nella camera da letto, dove Akira, seduto in un angolo, sta tentando di montare l'armadio. L'ennesima vite vola per terra, seguita dal pannello che gli finisce dritto in testa.
-Poi stare zitto due minuti? Mi sconcentri!- dice infastidito massaggiandosi il punto colpito. Poso la scatola in un angolo e mi avvicino a lui. Mi accomodo a gambe larghe, appoggiandomi con il petto contro la sua schiena, in una posizione a dire il vero un po' scomoda per via della pancia ormai gonfia e rotonda.
-Scemo...perchè ti ostini a non chiedere aiuto quando ne hai bisogno?- sussurro baciandogli il bernoccolo fra i capelli.
-Ho detto che ce la faccio...- ripete ancora compunto, la lingua fra i denti e gli occhi stretti mentre cerca di fissare quel dannato pannello di compensato alla base. Mi allontano, andando a recuperare qualche altra scatola. Quando torno l'armadio è bello che montato e Akira, in piedi a pochi passi da esso, lo guarda tutto orgoglioso.
-Bravissimo amore ce l'hai fatta!- sorrido correndo ad abbracciarlo.
-Te l'avevo detto! Akira-sensei colpisce ancora!- esulta felice. Finiamo di mettere a posto la casa, io che cerco in qualche modo di dargli una mano per quanto mi sia possibile, fermandoci giusto per un pranzo al volo e continuando fino a tarda sera.
-Abbiamo finito?- chiedo esausto, arenato sul pavimento della cucina contro una scatola vuota.
-Abbiamo finito.- ripete Aki guardandosi intorno. Si siede accanto a me, un sorriso stanco ma soddisfatto sul volto.
-D'ora in poi sarà tutto magnifico. La nostra vita sarà perfetta.- sospiro sereno cingendogli un fianco.
-La mia lo è diventata nell'esatto momento in cui ti ho incontrato.- mormora arrossendo leggermente. Distoglie i suoi occhi dai miei, mordendosi il labbro imbarazzato, preoccupandosi di seguire con essi i movimenti della propria mano. Mi accarezza distrattamente il pancione ben evidente sotto alla canottiera stretta, continuando a mormorare:
-Sta crescendo davvero in fretta...oh! Ho sentito un calcetto!-
Poso entrambe le mie mani sulla sua sorridendo emozionato. Ciò che mi porto in grembo da ormai mesi è il nostro bambino, il frutto del nostro amore: fatico ancora a crederci...
-Mi piace quando non ti nascondi dietro felpe di sette taglie più grandi...-
-Lo sai che sono obbligato.-
-Sì, lo so.- sospira.
-Che ne dici di andare fuori a cena? Sai, per festeggiare...- chiede cambiando argomento.
-Bella idea!-
Ci prepariamo in tutta fretta, sperando di trovare un ristorante aperto a quest'ora. Decidiamo di andare a mangiare in un ristorantino abbastanza modesto a soli cinque minuti dalla nostra nuova casa. Solo pochi tavoli, personale familiare ma gentilissimo, menù mirato e carta dei vini molto vasta.
-Sai, forse non è così male questo paesino...- commento con un sorriso sedendomi.
Comandiamo due piatti completamente diversi, uno di pesce e uno di verdure, per poter assaggiare varie cose.
-Alla nuova casa Suzuki!- dice Akira alzando il suo bicchiere di vino.
-Kampai!- esclamo brindando con l'acqua gasata.
Ceniamo con calma, chiacchierando con i proprietari e facendo quasi subito amicizia.
-Speriamo di vedervi tornare presto, siete una coppietta davvero simpatica!- ci salutano i due quarantenni a fine cena. Lasciamo loro i nostri numeri di telefono, promettendoci di chiamarci per andare a bere qualcosa tutti insieme. Torniamo a casa, non senza prima fare una passeggiatina nei dintorni per conoscere le varie stradine che si snodano per tutto il paese per poi ricongiungersi tutte in una piazzetta dalla quale parte un'altra strada, percorribile in macchina, che porta alla stazione.
-Uhm, vedi se dovessi andare al lavoro da solo potresti prendere il treno là...- dice Akira indicandola con un dito.
-Mhm certo...ma tanto ci sarai sempre tu pronto per portarmi in macchina o in moto, vero?- mugolo arricciando le labbra e sbattendo le ciglia.
-Sì sì...- ridacchia non molto convinto lisciandomi i capelli sulle spalle.
Akira va dritto a mettersi il pigiama, subito seguito a ruota da me. Mi lancio sul letto, un pacchetto di biscotti in una mano, una bottiglietta di Orangina nell'altra, mettendomi a sgranocchiare felice.
-Guarda qua! Stai sbriciolando ovunque!- esclama Aki, sedendosi a gambe incrociate accanto a me.
Mi limito a spazzolare il copriletto ridacchiando un "Oops!", per poi spostarmi più vicino a lui e mettendogli qualche biscottino in bocca. 
-Ti stai allenando per quando dovrai imboccare il bambino?- ride.
-Devo fare qualche prova, mia piccola cavia.- rispondo passandogli un'altro dolcetto.
-Che brava mammina!- continua a ridacchiare abbracciandomi delicato.
Mi coccolo fra le sue braccia, abbandonando i biscotti. Quelle due forti estremità sono la cosa più goduriosa che io possa desiderare, superano persino il cioccolato.
-Ah!- gemo aggrottando le sopracciglia e portando una mano al ventre gonfio.
-Ti ho fatto male?- chiede Aki allentando la presa.
-No...è solo-...- mi interrompo affannando a metà frase per via di un'altra fitta.
-Taka. Respira. Stai calmo.- mi prende le spalle, massaggiandole piano ed imitando la corretta respirazione. Cerco di imitarlo, calmando il dolore nel giro di qualche minuto. Ormai si è abituato a dover gestire gli attacchi di ansia che qualche volta mi prendono.
-Non è niente...- mormoro, cercando di convincere pu che altro me stesso.
-Mi fai preoccupare, idiota.- sussurra stringendomi.
-Andiamo a dormire, mhm? Un po' di riposo non potrà che farti bene...- aggiunge baciandomi la punta del naso. Annuisco piano, infilandomi sotto alle coperte e spegnendo l'abat-joure sul comodino.
-Buonanotte Aki.-
-Buonanotte amore.-
Solo lo schiocco di un altro paio di baci e il brillio dei nostri occhi spezza quel buio perfetto, quasi opprimente, che riempe la stanza.

 

-A-akira....Akira! AKIRA!- lo chiamo scuotendolo per svegliarlo.
-Mh...Taka-chan?- mugola ancora mezzo addormentato. Tocca le coperte accanto a sè, per coprirsi, e nel sentirle fradice si alza di scatto.
-Chiama l'ospedale...- mormoro in preda al panico.
-Il bambino...- balbetta passandosi entrambe le mani sul viso per svegliarsi.
-...sta nascendo!- completo al posto suo.
Balza in piedi afferrando il cellulare.
-Taka, ce la fai a preparare la borsa o devo aiutarti?-
Provo ad alzarmi e zampetto fino all'armadio.
-P-penso di farcela...- mormoro prendendo qualche vestito e ficcandoli in un vecchio borsone da calcio di Akira. Mi metto una felpa sopra al pigiama e mi infilo le prime scarpe da ginnastica che trovo.
-Ok, andiamo.-
Aki mi prende la sacca di mano e mi fa appoggiare un braccio alle sue spalle per sostenermi. Mi posa sul sedile della macchina, continuando a ripetermi "Respira, respira, respira". Guida a velocità sostenuta fino all'ospedale, buttando un occhio anche a me di tanto in tanto con fare preoccupato.
-Stai tranquillo, siamo arrivati...- cerca di calmarmi riprendendomi a braccetto una volta nel parcheggio.
-Fa malissimo, Akira...- mugolo soffocando i lamenti contro il suo collo.
-Lo so, amore, lo so....resisti, presto passerà...- dice, ma non ne è convinto.
Vengo salvato dagli sguardi indagatori della segretaria dall'amico di Kouyou, il medico che mi aveva aiutato mesi fa, che mi porta nel reparto gravidanze. Akira viene fermato proprio davanti alla porta della stanza.
-È meglio che lei stia fuori. La chiameremo non appena il bambino sarà nato.- dice fermo il dottore.  Gli rivolgo una sguardo disperato, allungando debolemente una mano verso di lui.
-Andrà tutto bene, ci vediamo dopo.- mormora dandomi un bacio sulla fronte.
Mi fanno sdraiare su un lettino e mi fanno quella che credo sia un'anestesia totale. Sapevo di dover fare il parto cesareo e ai tempi l'idea non mi spaventava granchè, ma ora è diverso. Devo aver la preoccupazione dipinta in faccia, infatti il dottore viene ad accarezzarmi i capelli con una mano guantata cercando di farmi rilassare:
-Non si preoccupi, non dovrebbero rimanere cicatrici e la sua pancia, con un po' di esercizio, tornerà come prima. Ora provi a contare fino a cento...e si concentri sui numeri, magari disegnandoli nella sua mente. Sarà tutto finito ancor prima che lei se ne accorga.-
Annuisco piano, cercando di concentrarmi su ciò che mi è stato detto. Intorno al numero tredici comincio a sentirmi intorpidito e le palpebre mi si abbassano da sole, facendomi sprofondare nel buio di un sonno senza sogni.

 


-Amore...sveglia!- sussurra la voce di Akira vicinissima al mio orecchio. So che è lui, anche senza aprire gli occhi, riconosco subito il calore del suo tono un po' roco, il braccio abbastanza muscoloso che mi cinge le spalle e il profumo dolciastro ma mascolino della sua pelle. Mi rotolo su un fianco, sempre con gli occhi chiusi, e raggomitolo le gambe, non trovando impedimenti. E solo in quel momento ricordo. Mi alzo di scatto guardandomi frenetico intorno alla ricerca del mio bambino.
-Dov'è?- chiedo semplicemente aguzzando la vista.
-Stanno per portarcelo, aspettavano che ti svegliassi.- dice dolcemente.
Un'infermiera entra nella stanza, reggendo un biberon più piccolo rispetto al normale.
-Oh, Suzuki-san si è svegliato! Vado subito ad avvertire il dottore!- esclama. Neanche due minuti dopo il medico fa la sua entrata, reggendo un fagottino bianco.
-Congratulazioni, è una bambina.- esclama emozionanto almeno quanto noi due mettendomela fra le braccia.
-U-una bambina?! Intende...una femmina?!- esclama Akira con gli occhi spalancati.
-Akira! Non strillare...sta dormendo.- lo riprendo dandogli una gomitata leggera. Scosto con la punta dell'indice la copertina che la avvolge per poterle vedere meglio il viso piccolino e tondo. Ha le stesse ciglia lunghe e nere di Akira e la sua fossetta sul mento, il mio naso leggermente a patata e le labbra a cuoricino rosa e carnose. È stupenda.
-Tsubaki.- dico dopo qualche secondo di attenta osservazione.
-Cosa?-
-Tsubaki. Sarà il suo nome. Guardala, non ti ricorda una camelia?- spiego, riferendomi alla pelle bianchissima in tutto il corpo, eccezion fatta per le guance di un bel rosa acceso.
-Sì, hai ragione....- mormora Aki osservandola, per poi aggiungere impacciato:
-Fammela tenere in braccio...-
Gliela passo, stando attento a sorreggerle la testa con tutta la delicatezza di cui sono capace.
-Oh, è leggera!- esclama cullandola piano.
-Se volete potete darle da mangiare.- sorride l'infermiera porgendomi il biberon.
-A te l'onore.- ridacchio passandolo ad Aki. Guarda a turno la bimba e il latte, non sapendo bene da che parte cominciare. Mi allungo per dargli una mano, mostrandogli come fare. Quando Tsubaki comincia a succhiare contenta si gira a sorridermi beato, con gli occhi che gli brillano. Mi accoccolo contro la sua spalla.
-Quanto è bella...- sussurro. Lui si limita ad annuire assorto, concentrandosi per non fare troppa pressione con la punta in gomma. Una volta sazia, Aki la appoggia contro il proprio petto dandole due colpetti sulla schiena, per poi riprendere a cullarla fino a quando non si addormenta.
-Che bravo papà!- rido scompigliandogli i capelli.
-Ci so fare con i bambini io, cosa credi!- esclama dandomi un buffetto sulla guancia.

Nei giorni a seguire Kouyou,  Yuu, Yutaka vengono a farci visita in ospedale. Kou si diverte a girellare per tutti i corridoi con Tsubaki in braccio, parlottando sottovoce con lei.
-Ciao Tsubaki, io sono il tuo zietto, Kou-chan.- l'aveva salutata sequestrandomela e accarezzandole il nasino.
-Takashima, hai intenzione di lasciarmi tenere in braccio la mia bambina almeno per qualche secondo o vuoi portartela a casa?- gli chiedo spazientito vedendolo passare per l'ennesima volta davanti alla stanza.
-Ma...tu puoi averla tutti i giorni, lasciamela spupazzare ancora un po'!- dice ferito stringendosela al petto. Lo fulmino, il sopracciglio destro che lentamente comincia ad alzarsi per raggiungere l'attaccatura dei capelli. Mi ridà la bimba spaventato.
-È piccolissima, eh.- mormora Yuu avvicinandosi pian pianino.
-Già...- mormoro tenendola sulle ginocchia. Le carezza una guancia delicato ridacchiando.
-Quando tornerete a casa?- chiede Yutaka sedendosi accanto a me e giochicchiando con le manine di Tsubaki.
-Non lo so di preciso, suppongo tra un paio di giorni.- rispondo carezzando la testa della bambina.
-E...per il lavoro?- tenta.
-Non lo so Yutaka! Fino a quando Tsubaki non andrà all'asilo nido sicuramente non potremo mai esserci entrambi.- sbotto passandomi una mano sul viso.
-D'accordo, d'accordo.- mormora tornando al suo posto, in piedi accanto a Yuu.


Finalmente possiamo tornare nella nostra nuova casetta, io con la bimba nell'ovetto e Akira carico di borse e vestiti.
-Ecco Tsubaki, questa è casa tua.- sussurro camminando per le varie stanze. Mi fermo nella sua cameretta, facendole vedere tutti i giocattoli precedentemente comprati e inventando dei nomi per ognuno di loro.
-Mi sembra un po' stanca, forse è meglio metterla nella culla.- suggerisce Aki raggiungendomi e prendendomela di mano. La posa sul cuscino, allungandosi per baciarle la tempia e si sofferma qualche minuto a canticchiarle una ninna nanna a voce bassa, lasciando che gli stringa il pollice della mano destra, fatta passare attraverso le sbarre.
Rimango a guardarlo intenerito appoggiato allo stipite della porta: ha il senso paterno che gli scorre nelle vene, come si fa a non amarlo. Una volta fatta addormentare, si alza in piedi.
-Ti amo...- sussurra all'immprovviso abbracciandomi forte. Rimango senza fiato, le mani a mezz'aria.
-Anche io ti amo...- soffio socchiudendo gli occhi e stringendolo a mia volta. Si gira a guardare Tsubaki con gli occhi lucidi.
-Io...farò di tutto per lei. Metterò in pericolo la mia stessa vita se dovesse servire. Se qualcuno dovesse mai farle del male penso che sarei capace di ucciderlo con le mie stesse mani. Quella...quella è mia figlia.- mormora senza smettere di fissarla. Mi alzo sulle punte dei piedi per baciargli la mascella ombreggiata di barba scura:
-Questo è l'uomo che amo.-



Note:
Heyyyyy
Eccomi ritornata! In questo periodo sono stata assente (TANTO ASSENTE) per via della scuola, i'm sorry ;-;
Prometto che proverò a tornare a scrivere con più regolarità *inchino*, proverò a buttare giù qualcosa sul treno o durante l'ora di pranzo.
Eniuei (?)...lo so, il capitolo è leggermente più corto degli altri, il prossimo (e ultimo) sarà più corposo. Sarà una sorta di "capitolo bonus", è distaccato dalla storyline di partenza (che di per sè, è finita) ma è un'idea che trovavo carina scrivere e quindi lo faccio u.u.
Ora cercherò di finire "Bloody Desire", poi continuerò "Oh my master" (per la quale, per ora, ho scritto esattamente 8 PAROLE. 8. PAROLE.)...cercherò di essere più veloce *altro inchino*
Sono le 23:30, io domani dovrei svegliarmi alle 05:30, devo ancora fare la doccia, preparare lo zaino e i vestiti e sto ancora cazzeggiando al computer, capitemi, sto per impazzire.
Vado a morire nel mio letto, disperandomi perchè ho fatto i compiti a metà :)))))))))))))

Reichan :*
 

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