non volevo farlo

di Anna in books
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** sogni ***
Capitolo 2: *** Il Racconto ***
Capitolo 3: *** Coraggio ***
Capitolo 4: *** vita ***



Capitolo 1
*** sogni ***


1° capitolo-- SOGNI -- Thomas non riusciva a dormire. Fissava il cielo stellato, sdraiato di fianco a Brenda, che gli teneva la mano. Lei si era addormentata subito e lui avrebbe voluto fare lo stesso, ma i ricordi glielo impedivano. Di giorno il lavoro teneva occupata la sua mente, ma la notte le immagini lo assalivano. Chiuse gli occhi e vide il viso paffuto di Chuck, la macchia rossa sulla sua camicia, Teresa, le sue ultime parole, poi Newt. La follia nei suoi occhi, l’attimo di lucidità e l’ultima, implorante, richiesta. Thomas trattenne le lacrime. Avrebbe voluto dire tutto a Minho, ma aveva paura che lui lo avrebbe odiato, e non poteva perdere qualcun altro. Minho e Brenda erano gli unici che lo capivano, le uniche persone a cui voleva bene che gli rimanevano.
Si sforzò di pensare ad altro. Pensò agli ultimi due giorni, in cui aveva organizzato gli immuni insieme a Minho e Brenda, all’incredulità per il fatto che fosse tutto finito, ma non ci riusciva. Alla fine scivolò nel sonno.
Thomas era in piedi in mezzo ad una strada polverosa e deserta. Si guardò intorno e, all’inizio, non vide nulla, ma poi si accorse di qualcosa che lo sconvolse; un corpo riverso a terra, con il viso graffiato, tagliato e pieno di lividi, i capelli biondi incrostati di sangue. Il sangue proveniva da un foro di proiettile al centro della fronte. Gli occhi erano spalancati, vitrei, spenti e fissavano il vuoto.  Newt. I ricordi lo investirono tutti insieme; la malattia, la pazzia, le parole dell’amico. Indietreggiò e si voltò, inorridito da se stesso e da quello che aveva fatto. Non poteva sopportare quella vista. Una cosa che Thomas odiava dei sogni: non potevi piangere, urlare, esprimere il tuo dolore.
Lo scenario cambiò. Era nella Radura, davanti al Casolare. Anche qui sembrava non esserci nessuno, a parte una figura in lontananza. Sembrava un ragazzo, ma a quella distanza non avrebbe saputo dirlo con certezza. Thomas rimase lì in piedi per diversi istanti. Quando la figura si avvicinò abbastanza da essere riconosciuta, lo sgomento e il dolore del ragazzo divamparono, come una ferita in cui qualcuno rigira un coltello.
La persona che camminava verso di lui era Newt. Era vestito con gli abiti che indossava nella radura, il viso era privo di graffi, e sorrideva. Thomas avrebbe voluto dire qualcosa, spiegarsi, ma non riusciva a parlare, la voce come scomparsa. Ma Newt parlò per primo.
-Volevo solo ringraziarti. Non sentirti in colpa.- la sua espressione si rabbuiò- e poi avrei una richiesta da farti: ricordami come l’amico tranquillo e riflessivo della Radura, non come ero nel nostro ultimo incontro.
Detto questo, iniziò a svanire. Thomas ritrovò la forza di parlare e disse:
-Aspetta, voglio parlare, io… io non volevo farlo, non sarebbe dovuto succedere, non a te! Io… sto male, non…non volevo farlo!
Si risvegliò sudato, con il cuore che batteva come impazzito per il sogno fatto. Ma era davvero stato un sogno?
Thomas decise che avrebbe detto tutto a Minho. Non riusciva più a tenersi dentro ciò che aveva fatto.

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Capitolo 2
*** Il Racconto ***


2° capitolo
IL RACCONTO
Thomas era impegnato nei lavori, ma continuava a pensare a come avrebbe detto di Newt a Minho. Non poteva più tenerlo all’oscuro di tutto; non appena avessero avuto un attimo di riposo gli avrebbe parlato. Non sapeva come l’avrebbe presa, aveva il terrore che avrebbe iniziato ad odiarlo, a considerarlo un assassino, ma era scorretto nei suoi confronti non dirglielo; in fondo Newt era anche suo amico. E poi Thomas aveva il disperato bisogno di parlarne con qualcuno, quel peso da portarsi dietro da solo lo stava distruggendo.
-Thomas, mi stai ascoltando?- Brenda lo chiamava.
-Scusa, mi sono perso. Dicevi?
-Ti stavo dicendo che la tettoia è quasi finita. Stanotte avremo un riparo.- Negli ultimi giorni, con materiali trovati in giro (rami, corde che erano state lasciate lì, probabilmente in previsione del loro arrivo), avevano costruito una grande tettoia- Ora vado a finire, ci vediamo dopo.- continuò, dopodiché lo salutò con un veloce bacio. Un bacio per dargli il suo sostegno, per dirgli che andava tutto bene. Thomas le era grato per il suo atteggiamento forte ed ottimista, anche se dentro probabilmente non era così; ne aveva passate tante anche lei. Lo faceva per aiutarlo a tenere duro; se Brenda fosse crollata, lui non ce l’avrebbe fatta.
La giornata era passata velocemente ma senza pause, solo una veloce per il pranzo.
L’occasione per parlare con Minho si presentò la sera; si erano seduti su una roccia, stanchi per il lavoro fatto.
-Non dovresti essere a guardare il tramonto con la tua ragazza?- Chiese Minho, con un ghigno divertito. Thomas però si accorse che era cambiato anche lui: non c’era più quel brillio ironico nei suoi occhi quando faceva una battuta, le diceva come una vecchia abitudine che non si riesce a combattere, ma che non provoca nessun piacere. Come il vecchio Newt, anche il vecchio Minho se ne era andato.
-No, volevo parlare con te.
-Di cosa? Ci sono tante cose di cui potremmo parlare.- Si bloccò un attimo, pensieroso, poi proseguì-Sai, a volte mi chiedo dove sia finito Newt. Magari ha trovato un posto tranquillo per finire la sua vita, o è il capo di una gang di Spaccati, oppure… oppure è un cadavere sanguinante su una strada.-  A questo punto la voce si ruppe e gli occhi diventarono lucidi.
-Senti, Minho, io devo dirtelo, non ce la faccio più. Io… io ho rivisto Newt dopo la volta al palazzo.
Il ragazzo lo guardò con un espressione incredula, sembrava voler dire qualcosa, ma Thomas continuò a parlare; temeva che se si fosse interrotto non sarebbe più riuscito ad andare avanti.
-Andavo alla sede della C.A.T.T.I.V.O., dopo aver incontrato il Braccio Destro, ed era con un gruppo di Spaccati, era lucido, e mi…mi ha chiesto di… di ucciderlo! Di sparargli, capisci? Voleva che io mettessi fine alle sue sofferenze, ma io non avevo il coraggio di ucciderlo, lui era comunque mio amico! - Thomas sentì le lacrime scorrergli sul viso, sfogando il dolore che si era tenuto dentro per troppo. – Poi… la malattia ha in iniziato a sopraffarlo, era folle, e mi ha spinto a terra. Diceva di sparare, di rimediare a quello che avevo fatto. Ha portato la pistola che impugnavo sulla sua fronte; non avrei mai sparato, ma… alla fine è tornato lucido. Un ultimo, solo attimo in cui mi ha chiesto per favore, mi ha pregato. E io… ho sparato! Ho sparato, capisci? Sono un assassino, ho ucciso Newt! - Le lacrime continuavano a scorrere copiosamente sul viso, come a voler sottolineare il dolore di Thomas- Mi porto dentro questo peso da troppo, lo sogno la notte. Ti prego, non odiarmi. Se perdessi anche te, non ce la farei.
Minho era scioccato, poi quello che l’amico aveva detto si fece strada dentro di lui, ed abbassò lo sguardo, per nascondere la sua espressione- No,  ti perdono. Hai fatto ciò che lui avrebbe voluto.- Poi nascose il viso tra le mani e pianse.
 
 
                                                                                   Angolino autrice
Ciao, sono l’autrice e volevo dare un piiiiiiccolo avviso. Teoricamente questo doveva essere l’ultimo capitolo, ma ho deciso di scriverne un altro. Spero che la ff vi piaccia. Nelle recensioni lasciate magari anche qualche consiglio e critica per migliorarmi non troppe però   ;P
La Trenda è dolciosa, anche se la Newtmas regna. Ci si vede al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** Coraggio ***


Capitolo 3
 
CORAGGIO
 
Avevano finito il lavoro e Thomas cercava Minho. Era ora di andare a dormire oramai, e l’amico non disdegnava un po’ di riposo. Iniziò con il cercarlo lì intorno, per spingersi sempre più lontano, nei boschi. Erano decine di minuti che camminava ormai, e non aveva ancora trovato traccia di Minho. Ad un certo punto, però, sentì dei rumori, passi che si allontanavano. Li seguì, ma dopo poco svanirono. Ora Thomas iniziava a preoccuparsi, fino a che non sentì una voce:
-Vattene, Thomas.- Il ragazzo riconobbe subito la voce, quella di Minho, ma non capiva da dove venisse.
-Dove sei?
-Thomas, ti ho detto di andartene, non ti voglio qui.- A queste parole Thomas alzò lo sguardo e lo vide;  era seduto su uno dei rami più alti di un albero secolare, uno la cui chioma sovrastava tutti gli altri.
-Cosa vuoi fare?- un ipotesi già si formava nella sua mente, ma tentava in tutti modi di scacciarla. Minho non l’avrebbe mai fatto.
-Davvero non capisci? O forse non vuoi capire?- Il raduraio era davvero in alto, e sotto erano tutti massi. Non sarebbe mai sopravvissuto ad una caduto del genere.
-Non lo fare. Perché dovresti farlo? Non ne hai motivo, ora siamo salvi, al sicuro.
-Davvero pensi che a me importi? Sono stanco di tutto, di tutta la mia vita. Che motivo ho di stare qui? Ci sei tu a guidare gli Immuni, vivrai felice con Brenda, io a cosa servo? L’unica cosa che ancora mi teneva qui era la pallida speranza che, prima o poi, magari avrei rivisto Newt. Sapevo che era impossibile, che il pass verticale era stato definitivamente chiuso, ma andarmene mi sembrava come abbandonarlo. Ora che invece so che non lo rivedrò, so che è in un posto dove probabilmente sta meglio di noi, posso farlo. Grazie Thomas, addio.
No, Thomas non reggeva più. Non poteva essere responsabile della morte di un altro amico, diventare di nuovo un assassino. Perché aveva deciso di dirgli la verità? Non poteva dirgli che Newt stava bene? O che non sapeva cosa gli era successo? Ora per colpa sua un altro amico stava per morire, per colpa della sua stupidità, per non aver fermato la C.A.T.T.I.V.O quando i primi Creatori erano morti, per aver continuato il progetto. Gli tornarono alla mente le parole di Newt, con le quali lo accusava di essere la causa di tutte le cose che avevano passato, e gli chiedeva di ucciderlo per rimediare. Sarebbe stato giusto lasciar morire anche Minho?
Così quando il ragazzo lasciò andare il ramo a cui era attaccato, chiuse gli occhi. Non poteva vederlo morire.
-Non ce l’ho fatta, vedi? Sono un vigliacco, non riesco neanche a mettere fine alle mie sofferenze.
Thomas aprì gli occhi, e vide che l’amico era ancora là, numerose lacrime gli rigavano le guance.
-No, lasciarsi andare sarebbe da vigliacchi. Tu sei troppo coraggioso per farlo. Il vero coraggio è andare avanti ogni giorno, affrontare la vita. Puoi farlo.
-Ma non capisci? Non capisci che andare avanti per me significa soffrire? Che una parte di me muore ogni giorno?
- Allora la tua sfida sarà restare vivo, non lasciare andare te stesso, tutto ciò che sei.
-No, Thomas, non ce la posso fare. Addio.
Thomas corse via per non vedere. Una volta lontano, pianse, pianse fino consumare tutte le lacrime. Poi si riprese e decise che sarebbe andato avanti lui per Minho. Avrebbe vissuto lui per Minho.  
 
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Angolo dell’autrice: questo sarebbe l’ultimo capitolo. Sono indecisa se farne un altro o occuparmi di altre ff, quindi please recensite e ditemi se lasciarla che finisce così o se continuare.

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Capitolo 4
*** vita ***


Thomas correva nella notte, senza una meta. Aveva iniziato a piovere, ma a lui non importava. Correva per sfogare il suo dolore. Correva per dimenticare la morte dei suoi amici. Correva per farsi del male, convinto di essere la causa del male di chi gli stava vicino. Correva perché se si fosse fermato i volti di Minho e Newt sarebbero ricomparsi nella sua mente.  Corse attraverso i boschi, fino ad arrivare ad uno strapiombo. In basso scorreva un torrente, le cui acque scure riflettevano le stelle.
“E se mi buttassi?” pensò Thomas fermandosi. “Nessuno morirà più a causa mia, metterò fine alle
sofferenze mie e degli altri.”
Questi pensieri gli offuscavano la mente.
Perché no? Tanto oramai erano fuggiti, quello che doveva fare era finito. Se ne sarebbe potuto andare, stare in un posto migliore senza il peso della morte di chi gli era stato vicino sulle spalle.
Fissava la lucente acqua del fiume, vedendoci la felicità, la fine della tristezza, la liberazione. Ora capiva come si sentivano Newt e Minho. Cosa vedevano nella morte.
Mentre faceva questi pensieri, si accorse che stava piangendo. Copiose lacrime gli scendevano sulle guance. Lacrime di dolore, che testimoniavano tristezza, morte, perdita.
Quei sentimenti lo travolgevano, dandogli la sensazione di annegare. Tra le tenebre, nella disperazione.
Ma in quel momento un altro sentimento sorse tra gli altri. Come una piccola luce tra le tenebre. Speranza. La speranza è sempre l’ultima a morire; finchè vita c’è speranza.
Due proverbi, saltati fuori dalla sua mente, senza ricordare dove li avesse sentiti.  Thomas sentì nelle vene una forza nuova, perché non aveva perso del tutto la speranza. Brenda c’era ancora, avrebbe continuato a sostenerlo. Aveva ancora delle persone da guidare, persone a cui dare una speranza.  Non poteva buttare via tutto, doveva resistere lui per i suoi amici. Nella mente gli comparvero i volti di Chuck, Newt, Alby, Minho, perfino quello di Teresa. Non in fin di vita, morti o distrutti dal dolore, ma sorridenti. Di loro poteva ancora conservare i bei ricordi, momenti felici. Non poteva vivere nell’ombra della morte.
Riprese a correre, verso le tettoia costruita il giorno prima. Arrivato lì trovò Brenda. Si rese conto che erano passate ore da quando aveva iniziato a correre. Era stato seduto a fissare lo strapiombo molto più tempo di quello che gli era sembrato. La scosse delicatamente. Lei aprì leggermente gli occhi, non ancora completamente sveglia. A quel punto lui le sorrise e sussurrò:
-Grazie di esserci.- La baciò; subito dopo lei si riaddormentò.
Thomas si stese a terra e chiuse gli occhi. Dopo pochi secondi già dormiva, esausto.
La mattina dopo splendeva il sole, ed il ragazzo si alzò con la sensazione di aver dormito solo pochi minuti, nonostante avesse recuperato le energie. Si guardò intorno. Alcune persone si erano già svegliate e si stavano alzando. Stava per ridistendersi per riposare, quando sentì una voce che lo chiamava:
-Thomas! Thomas!
Lui riconobbe subito la voce. Ma fu proprio la voce che aveva parlato a fargli pensare che quel sussurro non  potesse essere vero.
Eppure, quando si girò, Minho era davanti a lui. Stanco, sporco, ma inequivocabilmente vivo.
-Non ce l’ho fatta. Ho deciso di vivere.
Si abbracciarono a lungo, piangendo. Non lacrime pesanti e tristi come quelle di quella notte, ma di liberazione, sollievo, gioia. Dopodiché iniziarono la giornata come se non fosse successo nulla. Ma Thomas sapeva che qualcosa era cambiato: mentre lavorava, vedeva a volte Newt o Chuck fare capolino dagli alberi, sorridergli e salutarlo. Non erano morti, vivevano con lui.
 
 
Angolino autrice:
Ecco l’ultimo capitolo, scusate per l’attesa. Mi dispiaceva troppo aver ucciso Minho, quindi lo ho fatto tornare. Spero di non essere stata troppo tragica. Magari lasciate una recensione con un’ impressione. Grazie baci.
 
 

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