Come diventare la moglie perfetta

di lenina blu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un finto cinese mi rapisce in una pasticceria ***
Capitolo 2: *** La famiglia mafiosa ha comunque dei suoi sani e retti principi ***
Capitolo 3: *** La bellezza è generalmente inversamente proporzionale all’intelligenza. Io però sono un’eccezione. ***
Capitolo 4: *** La vera torta di mele piace ai beduini. Anche a me, se la cucinano gli altri. ***
Capitolo 5: *** Ogni tanto incontro anche io un bel figliolo. ***
Capitolo 6: *** Non mi fai paura, o forse si; carini i denti d’oro comunque. ***
Capitolo 7: *** Avete mai provato a mangiare gli spaghetti con un russo? ***
Capitolo 8: *** La scimmia dei balconi vs l’ochetta con i tacchi firmati ***
Capitolo 9: *** Quanto sono belle le meduse nei fiumi ***
Capitolo 10: *** A’ famigghia prima de tutto ***



Capitolo 1
*** Un finto cinese mi rapisce in una pasticceria ***


Giravo annoiata il cucchiaino nella tazza di te fumante, ormai da 5 minuti. Di fronte a me, seduto che parlava, l’ennesimo ragazzo con cui Angelica mi aveva consigliato di uscire. Com'è che si chiamava? Dopo cinque minuti avevo smesso di ascoltarlo.
Pensavo agli esami che ancora dovevo dare, a quel prof. odioso e ai suoi ammiccamenti che facevano ribrezzo. Dopo qualche anno-luce la cameriera ci portò le pastine, due italiane, che per fortuna riuscirono a zittire quello che mi stava davanti. 

Un finto cinese mi rapisce in una pasticceria. 


Lo sapevo, non avrei dovuto ascoltare Angie nemmeno questa volta. Eppure mi era parsa così convincente! Aveva detto che sarebbestata un occasione fantastica, per fare il tanto agognato salto di qualità. Ma quando avevo visto questo tizio, ero caduta in profonda depressione. Come poteva essere l'uomo della mia vita, se sembrava un bambino con il corpo cresciuto? La speranza di trovare qualcuno adatto a me, con cui potessi stare bene, non ne voleva sapere di starsene zitta. Nel giro di due mesi mi ero ritrovata in quella pasticceria a mangiare con un ragazzo diverso almeno 10 volte. Che fantasia questi uomini. Sospirai.

Stavo rialzando gli occhi annoiati, verso il mio interlocutore, quando successe l’ultima cosa tra quelle che avrei mai immaginato.

Entrò un uomo, pistola alla mano, e un passamontagna. Sparò due colpi verso il soffitto per ottenere attenzione. La gente, compreso il ragazzo con cui ero uscita, si voltò spaventata. L’uomo urlò qualcosa, e si diresse immediatamente verso la cassa.

Io, immobile. Il cuore che batteva fortissimo. Fissavo la scena tra la preoccupazione, la paura e l’adrenalina che saliva. L’uomo strappò dalle mani della cassiera quelle poche banconote che aveva, si guardò velocemente in giro, come alla ricerca di qualcosa. Per la seconda volta nel giro di dieci secondi successe qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Puntò la pistola verso di me.

-Fuoli!- ringhiò lui. Fuoli? Io? Cosa voleva dire? Mi indicai spaesata.

Sbuffò, si avvicinò a me, con la pistola puntata. Deglutii.

-ho detto fuoli, stupida, lagazza, ignolante!- Alzai un sopracciglio. Era cinese! Mi alzai, e mi avviai verso la porta. Il cinese mi seguiva a ruota, puntandomi la pistola alle spalle.

-sei un cittadino italiano?- dissi io -lo sai che rischi l’espulsione? Vuoi buttare così all’aria il tuo futuro qui in Italia?- cercando di convincerlo cercando di ricordare quel poco che avevo studiato di diritto. Usciti dalla pasticceria, feci in tempo a fare due passi, prima di notare una Cinquecento con una portiera aperta parcheggiata esattamente di fronte a me. Cosa cavolo significava?

Sentii la canna della pistola appoggiarsi alla schiena. Deglutii.

-Non pallale e plocedi con calma- disse lui a voce bassa. Con quella pronuncia delle r, non lo si poteva prendere sul serio. Cercando di mascherare una risata, mi resi conto che mi stava spingendo verso la portiera della macchina. Ma stavamo scherzando?

-Entla, muoviti!-

Deglutii. Non stava scherzando. Vedendo che non mi muovevo, fece una leggera pressione sulla schiena con la pistola.

-questo si chiama sequestro di persona. Non so se da voi in Cina è un reato, ma in Italia non si può rapire la gente così a caso- dissi io, continuando a non muovermi.

-io non sono cinese! Stupida, lagazza, ignolante-

Mi spinse dentro con forza. Il cinese non scherzava eh! Mi ritrovai sui sedili di ecopelle della Cinquecento. Non feci in tempo a capire cosa era successo che sentii sbattere la portiera dietro di me. Il conducente mise in moto. Provai aduscire, ma la portiera era bloccata.
Provai a tirare giù il finestrino. Bloccato anche quello.

Sbuffai, e la voce del conducente interruppe i miei pensieri.

-non ti sto rapendo- disse lui. Non riuscivo a vederlo bene, perchè calato sul volto aveva quasi un cappello. Inoltre tra me e il conducente c'era un vetro oscurato. Da quel che capivo indossava una camicia e una giacca, quasi come un autista. Doveva essere di qualche anno più grande di me. 

-no? Questo come lo chiami?- risposi io, guardando fuori dal finestrnio. Dovevo ricordarmi ogni minimo particolare, così quando finalmente sarei riuscita a scappare, avrei saputo almeno dove mi trovavo. Dove mi stavano portando?

- e comunque non era cinese. Hayato è un giapponese doc. – disse.

Spostai il mio sguardo su di lui. Era un giovane, e sembrava sorridesse. Odioso. Anche se una parte di me, era stranamente felice per la svolta dei fatti. Per quanto poteva essere pericolosa la situazione in cui mi trovavo, almeno non mi stavo annoiando. Cosa abbastanza rara nella mia inutile vita di studentessa universitaria.

-come se mi interessasse-

-io sono Alessandro, ma tutti mi conoscono come il Pilota. Sarai felice di sapere di essere stata scelta dal capo come una delle possibili candidate spose. Il primo test, lo hai già superato. Comunque adesso dormi, non è il caso che tu conosca troppe cose.-

Spose? Dormire? Io volevo uscire da quella macchina! Ad un tratto sentii il rumore di un gas che fuoriusciva da qualcosa. Mi guardai un po’ in giro nell’abitacolo. E svenni.  

Note autrice
Ciau a tutti :)
ho deciso di pubblicare anche qui "guida per diventare la moglie perfetta" che avevo rpecedentemente pubblicato su hteincipit! Lasciatemi un parere! Dai belliii :) Mi trovate anche sul mio sito www.elenalucia.com e sulla pagina facebook :) https://www.facebook.com/pages/Elena-Lucia/771773842899333?fref=ts

Elena
elenalucia.com

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Capitolo 2
*** La famiglia mafiosa ha comunque dei suoi sani e retti principi ***



La famiglia mafiosa ha comunque i suoi sani e retti principi.

Quando mi svegliai, mi resi subito conto che:

  1. Il letto su cui dormivo non era il mio.

  2. Il letto su cui dormivo ondeggiava, con conseguente senso di sbocco.

  3. Il letto su cui dormivo era grande come un monolocale.

Mi tirai su, cercando di fare mente locale, su quanto era successo. Mi sentivo un po' idiota perché avevo sul serio la netta impressione che il mondo avesse preso ad ondeggiare. Ero ancora indecisa se vomitare sul letto o per terra, quando improvvisamente i ricordi mi tornarono.

Tipo noioso, pasticceria, cinese, Cinquecento, gas, ciao.

Mi guardai in giro. Forse non ero io ad essere diventata completamente rinco. In effetti non era normale che la stanza oscillasse in quella maniera. Non c'erano finestre però. A quel punto mi venne in mente un'ipotesi geniale che spiegasse tutto, senza intaccare la mia sanità mentale. Ero su una barca! Certo che se su una barca, ci si poteva permettere una stanza così grande, così moderna, così lussuosa e così inutile, non potevo trovarmi di certo sulla bagnarola di mio zio.

In quel momento sentii qualcuno bussare, che senza aspettare risposta entrò. Che senso ha bussare, se non aspetti risposta? Non bussare proprio allora! Sperai non fosse nè il cinese, nè il Pilota cocainomane. Che poi, uno che ha una barca di queste dimensioni, fa andare in giro il suo autista su una Cinquecento?

La porta lasciò spazio alla figura di un uomo, il cui doppio mento era diventato triplo e la cui pancia faceva provincia. I piccoli occhietti brillavano, e il volto era ricoperto di sudore, che si asciugava con un fazzolettino, molto stile mafia. Affascinante.

-Si?- dissi io, vedendo che non si muoveva. Guardava diritto di fronte a me, senza spiaccicare parola. Stava sudando quantità industriali di sudore, e cominciavo sul serio a preoccuparmi che potesse svenire per perdita eccessiva di liquidi.

-Stai bene? Vuoi un bicchiere d'acqua?- continuai io, vedendo che non dava segni di vita. Emise ad un tratto un “mphf” e un grugnito, bonfocchiando qualcosa.

-Parli la mia lingua?- chiesi io che cominciavo a preoccuparmi. Ad un tratto disse:

-Sala da pranzo...seguire- e si voltò tutto impettito. Alzai un sopracciglio. Beh l'unico modo che avevo per capire di più, era seguirlo. Uscita dalla stanza, ci incamminammo verso quella che doveva essere la “sala da pranzo”. Gli ambienti si facevano più grandi, e se non fosse stato per il continuo su e giù, non avrei mai detto di trovarmi su una nave. Camminavamo su un raffinato e costosissimo pavimento di teak, in mezzo a vetrate che davano su altre stanze e tavolini di cristallo, con bottiglie di champagne, trofei e coppe di frutta in giro qua e là come coriandoli.

Giunti finalmente nella sala da pranzo rimasi a bocca aperta.

Quanto diavolo bisognava guadagnare per comprare una lampadario orribile come quello che illuminava il soffitto. Era un mastodontico pugno nell'occhio. Una patacca messa lì a caso!

Anche un idiota avrebbe capito che un lampadario viola, più grande di una Mini, non stava per niente bene con il resto dell'arredamento rosa. Rosa barbie per giunta. Chiunque avesse arredato la sala da cucina, doveva essere stato sotto effetto di allucinogeni, ma anche chi aveva sborsato i soldi per comprare quell'orrore non doveva scherzare.

Dopo essere rimasta per cinque secondi buoni, a cercare di dimenticare quell'obrobrio, decisi di considerare i due uomini che da seduti mi stavano fissando incuriositi.

Erano entrambi sulla cinquantina, giacca e cravatta, due manager perfetti, o forse due politici. Sbarbati, sigaro in bocca, si sentivano delle piccole divinità, seduti su quelle poltroncine che probabilmente costavano come casa mia più un rene.

-Quindi, questa è la signorina Angelica Invidia. E' un piacere avere con noi l'erede del grande clan Invidia. Ci vorrà scusare per il brusco modo con cui l'abbiamo invitata.- disse uno dei due uomini.

-Beh... io sarei Maria Carla Finezza... Angelica Invidia è la mia migliore amica. So bene, che la sua famiglia non fa cose molto giuste e ortodosse...ma non credo che il padre permetta alla figlia di partecipare a questi reality show che organizzate voi mafiosi per appioppare la moglie al cesso del vostro capo. Perchè siete mafiosi vero? Diciamo che la famiglia di Angelica è una famiglia caratterizzata da una forte e retta moralità, non considerando il traffico di stupefacenti- dissi io pensierosa. Non so perchè le parole mi uscivano con una tale facilità. Uno dei due uomini scoppiò a ridere, l'altro invece corrucciò la fronte.

-Tu...ragazzina...sai troppe cose...- disse quello arrabbiato.

-Non te lo aspettavi proprio eh?- disse l'altro ridendo.

-Lasciami ragionare. Ho una soluzione- disse l'uomo togliendosi il sigaro dalla bocca e rilasciando il fumo. Lui probabilmente si credeva anche figo, mentre alitava verso di me.

-Le alternative sono due- disse dopo una breve pausa.

-O ti facciamo sparire- disse lui lanciandomi uno sguardo per vedere se ero spaventata. No guarda, facevo i salti di gioia. -O ti prendiamo come candidata alternativa, della famiglia Invidia-

Deglutii. Se l'alternativa era essere gettata in mare, ed essere la cena dei pesci, forse era meglio stare al gioco del reality.

In quel momento però, i miei pensieri vennero interrotti da un rumore. Qualcuno stava bussando alla porta. Ed entrò un maggiordomo seguito da un odore di pollo, pizza, salsa barbeque, e carry.

 

Note autrice

Ciau ragazzi :)

sono tornata! Vi ricordo che il lunedi escono i nuovi capitoli di questa fic, mentre il nuovo capitolo di Eris, sarà disponibile domani! Allora, presto vedremo che la nostra Mary, ha a che fare con gente mafiosa un po' strana! Cosa vi aspettate ;) ? Per chi mi segue anche su TheIncipit, conosce già il finale,ma ci tengo a dire che questi capitoli saranno un po' più corposi, perché qui per fortuna non c'è il limite delle 5000 battute, che trovo veramente soffocante in certi casi! Detto ciò : se non l'avete ancora fatto, vi invito a lasciare un commento a questa fic, oppure a Eris qui: http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/183852/eris-2/ mi aiutereste tantissimo nel concorso a cui sto partecipando! Detto ciò vi saluto e vi aspetto sulla mia pagina fb ;) o sul mio sito www.elenalucia.com

https://www.facebook.com/Elena-Lucia-771773842899333/timeline/

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Capitolo 3
*** La bellezza è generalmente inversamente proporzionale all’intelligenza. Io però sono un’eccezione. ***


Premetto che questo testo non vuole risultare offensivo nei confronti di nessuno, anzi è solamente una satira e una critica, che riprende molti luoghi comuni diffusi tra noi italiani.

 

 

La bellezza è generalmente inversamente proporzionale all’intelligenza.

Io però sono un’eccezione.

 

Mi voltai. A fianco alla figura del Panzer che mi aveva scortato fino alla sala da pranzo, ora si era aggiunta quella di un maggiordomo. Basso, esile come un giunco, volto impettito, tutto retto nel suo completo nero. Anche questo aveva i lineamenti asiatici, e per un momento mi venne il dubbio che potesse essere lo stesso cinese che mi aveva rapita. Di cui tra l'altro non ricordavo nemmeno il nome. Nonostante ciò, aveva il tipico aplomb inglese, e un aria un po' saccente.

-Ma lui viene dalla Cina?- chiesi io incuriosita ai due pseudopolitici, prima che il nuovo arrivato aprisse bocca.

-Si, che problema c'è Mao?- disse l'uomo che prima stava ridendo.

-La Signora Cozza non gradisce pranzare da sola. Mi ha mandato a chiamarvi. Gradirebbe parlare con tutte le candidate alla mano di suo nipote- disse ignorando palesemente quanto avevo detto. Aveva anche l'accento inglese quasi. Questo però le “r” le sapeva dire.

Uno dei due uomini sbuffò.

-Okay, Maria Carla segui Mao, ti porterà dalla nonna- disse uno dei due sbuffando. Mi voltai a guardarli. Non sapevo quanto potevo fidarmi di quei due. Probabilmente niente, ma era l'unica chance di vita che avevo.

-Ah okay. Non mi volete avvelenare vero? E poi perchè siete pieni di cinesi? Non che io abbia qualcosa in contrario ovviamente, ma vedo più cinesi che italiani. E questa è mafia italiana no?- dissi io avvicinandomi verso Mao, ma continuando a guardare gli altri due uomini

-I cinesi ci costano meno e lavorano il triplo di uno stupido italiano. Si fa in nero, si accontentano di poco, sono discreti e felici. E' un affare no? Hanno qualche problema con l'espressività e sembrano tutti uguali, però sono efficienti. Su, ora vai, sei dentro- e con un gesto della mano, si rimise il sigaro in bocca e cominciò a parlare con il suo collega. Feci spallucce e seguii Mao.

-Non ti da fastidio essere sfruttato?- chiesi io mentre camminavano in un corridoio di specchi. La mia domanda non voleva essere polemica, ma era semplicemente curiosità.

-I signori mantengono me e la mia famiglia, compresi gli studi dei miei figli. Non sono sfruttato.- e se ne ritornò nel suo silenzio.

-Beh ma allora sono gentili dai. Credevo non facessero tutto questo!- dissi sorpresa. La cosa in effetti non me l'aspettavo. Non sapevo cosa pensare di questi mafiosi. Forse non erano così cattivi, ma avevano come tutti un cuore umano. Ma mano che ci avvicinavamo alla cucina l'odore di pollo, e di salse piccanti indiane si faceva più forte. Mao aprì la porta e ci trovammo di fronte a una cucina, questa volta incredibilmente bella e lussuosa. Probabilmente l'arredatore di prima, era morto per overdose da lsd, e lo avevano rimpiazzato con uno che aveva un minimo di gusto. Per fortuna

Al centro della cucina c'era un tavolo. Quattro ragazze sedute si guardavano in cagnesco. Sembrava stessero aspettando qualcosa o qualcuno.

-Vi presento la signorina Maria Carla Finezza- disse Mao con la solita espressività stile carro funebre. Le tipe molto gentilmente non si voltarono nemmeno in mia direzione, nemmeno uno sguardo. Simpatia portami via. Si prospettava un bel dialogo.

-Signorina Finezza si sieda pure, vado a prendere la signora Cozza- continuò Mao imperturbabile, e se ne sparì. Mi andai a sedere al tavolo sospirando. Okay, ero pronta a vedere quanti luoghi comuni erano veri in questo caso. D'altronde le mie probabili coetanee erano truccate come clown e sospettavo che se si fossero tolte quel mascherone, sarebbero sembrate completamente diverse.

-Voi l'avete mai visto il capo?- dissi cercando si rompere il ghiaccio. Silenzio. Deglutii. Silenzio. Dopo qualche secondo, quando il piccolo motorino che avevano al posto del cervello, era riuscito a tradurre la mia domanda nel loro linguaggio, notai delle sottospecie di “risposte”.

Ricevetti uno sguardo gelido dalla mia vicina, una risatina di scherno dalla ragazza di fronte a me, e quella a fianco roteò gli occhi, mentre l'ultima continuò a guardarsi le unghie laccate di rosso. No ma, ripeto, simpatiche.

-Ma tu non dovresti essere della famiglia Invidia? Io mi aspettavo almeno Angelica- disse quella dagli occhi azzurri ghiaccio. Mi aveva squadrato palesemente e nel giro di quattro secondi probabilmente si era resa conto che solo la sua manicure, valeva più di quanto portassi addosso.

-Beh Angie, mi ha fatto uno scherzo come al solito, e quindi sono io qui al posto suo. Chi siete voi? Non so se le vostre famiglie vi abbiano dato un'educazione, in ogni caso di solito funziona che ci si presenta- dissi io divertita. Smorfiosette le tipe.

Il loro atteggiamento era abbastanza infantile per la loro età.

Mi rispose quella che aveva sbuffato.

-Forse non ti hanno insegnato cosa significa portare rispetto per chi è di una famiglia più potente e più ricca- disse mostrandomi il suo sorriso perfetto a 234567 denti. Non l'ascoltai nemmeno tanto rimasi abbagliata dal bianco dei suoi denti. Per la prima volta qualcuno aveva i denti più bianchi di quelli nella pubblicità della Mentadent!

Comunque dovevo ammettere che tutte e tre erano molto belle, antipatiche come suore in astinenza, ma guardabili dai. E volevo vedere io, se con tutta quell'impalcatura e lavoro di restauro facciale, a suon di ombretti e mascara, un buon risultato non lo ottenevano!

-Beh di solito io porto rispetto per chi si dimostra intelligente- risposi io sorridendole divertita. A quel punto rispose quella al mio fianco.

-Non ti converrebbe sfidarci. Facciamo tutte parte delle più importanti famiglie mafiose italiane, mentre tu non sei nessuno- rispose minacciosa. Ma non potevo prenderla sul serio. Lo aveva detto nello stesso modo in cui mio cugino di 6 anni mi raccontava di quanto belle fossero le sue macchinine.

-Esatto. Ma almeno io non finirò sposata con un tizio che manco conosco. Sappiate che non invidio per niente la vostra sorte di donne-merce- le risposi divertita nuovamente. Era troppo facile prenderle in giro.

-Donne-merce? Non hai mai visto il capo allora, ha 27 anni ed è proprio un bel tipo- disse l'ultima dalle unghie chilometriche rosse. Tutte le altre tre si voltarono di scatto verso di lei.

-L'hai visto?- chiese la prima offesa.

-Certo. Sono riuscita a ottenere una fotografia. Voi immagino abbiate visto solo le foto di quando era piccolo vero? In effetti è difficilissimo riuscire a trovare una sua foto. Ho dovuto smuovere i miei investigatori privati. Non sarei mai qui se prima non avessi visto la sua faccia. Non mi bastano solo i soldi che possiede, voglio che almeno sia bello.-

Che elemento fondamentale per cercare l'amore della propria vita. Bello e ricco. Denotava una profonda intelligenza e acume.

Le altre ragazze rosse d'invidia non dissero niente, e in quel momento rientrò Mao, con una donna in carrozzina, una simpatica vecchietta, con i capelli grigiastri pettinati e legati in uno chignon.  

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Capitolo 4
*** La vera torta di mele piace ai beduini. Anche a me, se la cucinano gli altri. ***


La vera torta di mele piace ai beduini. Anche a me, se la cucinano gli altri.

 

-ehi Cing Ciang- disse la vecchietta sulla sedia a rotelle. Aveva i capelli di un bel bianco vispo, due occhi blu luccicanti e un sorriso sdentato. Probabilmente con il “cing ciang” si riferiva al povero Mao. Gli sorrisi compassionevole.

-sono queste le 5 candidate?- chiese lei divertita. Le lunghe mani affusolate sulle rotelle. Mao annuì sobrio.

-allora bambine care, dovete sapere che quando decisi di sposarmi- e per la successiva ora e mezza, raccontò di come si era decisa a sposare un boss mafioso, di quanto fosse stata insicura, di quanto fosse stata impegnativa la sua vita, di quanti figli avesse avuto, di quanto litigasse con il suo primogenito. Dopo un ora e mezza, la tipa dalle unghie laccate aveva appoggiato la testa sul tavolo e sembrava in coma, quella al suo fianco sbadigliava, quella al mio fianco si guardava le doppie punte e l'ultima invece aveva tirato fuori uno specchietto si stava sistemando il trucco. Tsk, non avevano mai partecipato a una riunione della mia famiglia, mantenere la concentrazione nell'ascoltare una simpatica vecchietta era da principianti.

-...perciò il mio caro nipote mi ha dato la possibilità di sottoporvi alla prima prova, decisa interamente da me- disse facendo una pausa e guardandoci una ad una. Improvvisamente anche le altre 4 sembravano molto più attente.

-...dovrete fare una torta di mele, la preferita del mio adorato nipote.- disse lei incrociando le mani in grembo. Beh se era questa la prima prova, io che non ero in grado di cucinare l'avrei persa di sicuro. A mala pena sapevo cuocere la pasta. Guardai velocemente le mie avversarie. Beh forse invece avrei stra vinto. Con quegli artigli rossi probabilmente a mala pena riuscivano a scrivere. E di certo non avevano idea degli ingredienti per fare una torta. Non che io comunque fossi più brava. Di solito lasciavo fare mio fratello minore, che aveva tutta l'aria di diventare il nuovo Carlo Cracco.

-ma con cosa la facciamo vecchia?- disse Miss Artiglio.

-si, dovete fare una torta di mele- ripetè la vecchietta sorridente.

-si, ma come si fa?- chiese la mia vicina stizzita.

-Cing Ciang controllerà che non vi copiate l'un l'altra- continuò la vecchietta guardandoci sorridente.

-ma non capisci? Non sappiamo come si fa una torta di mele! E' a questo quello che servono gli chef di casa!- esclamò la vicina di Miss Unghie Dell'Anno.

-esatto! Non c'ho mica scritto “chef” in faccia!- disse l'ultima.

-no infatti, c'hai scritto “genio”- dissi tra me e me. Mi alzai divertita e cominciai a gironzolare per la cucina. Vedendo che cominciavo ad armeggiare con i pochi ingredienti che conoscevo, anche le altre 4 Miss Mondo cominciarono a copiarmi. Non avevano capito, che in realtà nemmeno io sapevo come fare. Decisi così di mettere alla prova il loro già provato cervello.

-mmm...qui serve di sicuro il curry- dissi a voce alta. Presi il curry e feci finta di metterlo. Vediamo fino a che punto erano stupide.

-Beh è fondamentale anche la salsa barbeque per dare quell'aroma dolce...- presi la salsa barbeque e feci nuovamente finta di aggiungerla. Come delle ochette, dopo cinque minuti tutte le altre 4 buttarono quantità industriali di curry e salsa barbeque nei loro recipienti. Presi velocemente la farina, le uova e di nascosto anche il lievito. Cominciai a impastare, quando mi ricordai anche dello zucchero. Quelle idiote però non mi avevano nemmeno chiesto del lievito, quindi probabilmente non se ne erano nemmeno accorte che lo avevo aggiunto. Presi un paio di mele e cominciai a sbucciarle, ma in quel momento mi venne in mente un'idea ancora più diabolica e cattiva.

-ragazze mi sento magnanima- mi voltai verso di loro. Tutta la scena si stava svolgendo sotto gli occhi della nonna, che probabilmente non ci sentiva, ne vedeva bene. Mao invece ci ignorava palesemente. Aspettai che le altre 5 bionde platinate si voltassero verso di me aggiunsi:

-il segreto per una buona torta alle mele, e date retta a me che sono una poveraccia e che quindi so cucinare bene per forza, è un pizzichino di Wustrensaft.- dissi io annuendo.

-peccato non ci sia qui...- aggiunsi riprendendo a mescolare l'impasto. Non sapevonemmeno io se quello che stavo facendo andava bene, speravo di si.

-e che roba è? Non ne ho mai sentito parlare!- sbottò Miss Unghie da Arpia. Le avevo dato le spalle: per fortuna. Stavo per scoppiare a riderle in faccia. Ma mi controllai e mi voltai nuovamente verso di lei.

-come non ne hai mai sentito parlare? Ma è ovvio, che tutti noi popolani la usiamo per condire tutti i dolci che prepariamo! Altrimenti non riusciremmo nemmeno a mangiarli! Ciò che serve è il Wustrensaft, dal tedesco succo di Wustren. E chi è che non conosce il Wustren?- mi chiesi divertita. Me lo sono inventate idiote. Ma loro non ci arrivavano.

-beh, sei sicura che questo “Wustren” non ci sia qui? D'altronde è la cucina di uno chef!- disse la amica a fianco.

-beh...in teoria il Wustren è una salsa ricavata da fagioli, piselli e cioccolato. Se ci aggiungete del latte diventa il cosiddetto Wustrensaft...però io il latte non lo trovo...- aggiunsi io dispiaciuta. Mi rimisi al lavoro, conscia del fatto che queste era più idiote del tacchino di mia nonna.

Dopo un ora, non so come, ero riuscita ad ottenere una sottospecie di torta. Anche le altre erano tutte pronte, e le miss puntavano il nasino verso l'alto, fiere di aver cucinato qualcosa in vita loro per la prima volta. Beh, la forma di quella sbobba nei loro piatti ricordava vagamente una torta. Ricordava, appunto. In quel momento entrò in cucina, quello che sembrava un kebabbaro vestito bene, e si grattava il naso disgustato. Era alto, magro come un giunco e la carnagione scura non nascondeva per niente il monociglio sulla sua faccia.

-cosa è questo odore?- esclamò agitato, disse con una cadenza stile indiano dei Simpson. -

Alì non vuole più fare giudice- sbottò Alì, il kebabbaro elegante a Mao, dopo aver visto i piatti delle tipe. La vecchietta continuava a guardarci sorridente, come se fosse una statua di cera, idem per Mao, con la differenza che lui non sorrideva.

Vedendo che non lo consideravano Alì sospirò e si voltò verso di noi. Mi sembrava di essere a Masterchef versione beduini.

-io voglio assicurazione su vita. No è possibile, io cucino carne, kebab e bistecche! no ho coragio, nonna. So che no capisci, ma non ho coragio. Sembra stufato di camelo di zio Mustafà!- disse dopo essersi portato un cucchiaio vicino al naso. Mise in bocca, ma con la stessa velocità con cui l'aveva trangugiato lo sputò fuori schifato.

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Capitolo 5
*** Ogni tanto incontro anche io un bel figliolo. ***


Ogni tanto anche io incontro un bel figliolo

 

Una delle 4 Miss era stata sbattuta fuori dal nostro “Masterchef” versione mafia, e non sapevo se esserne felice o no. In effetti se avessi vinto, mi sarei dovuta sul serio sposare con il “Boss”. Mi immaginavo un vecchio bavoso, con la dentiera traballante e gli nascosti dalle rughe. Deglutii.

Forse era il caso di lasciarsi buttare fuori.

Al termine della gara di cucina, se si poteva definire una gara di cucina quella, la nonna aveva annuito, e si era congratulata con una pentola , che aveva scambiato per una di noi 5, per l'ottima torta di mele, che eli ovviamente non aveva assaggiato, ma che poteva apprezzare anche solo dal profumo. Se sentiva gli odori, come distinigueva le persone dalle pentole, allora eravamo messi bene.

Dopo il verdetto e un paio di finte lacrime da parte della fortunata perdente, Alì ci aveva provato a spiegare come si facesse una torta, ma si era arreso quasi subito. Le Miss non capivano nemmeno cosa fosse un “mestolo”. Aveva sospirato e ci aveva condotto in una stanza da ballo . Ci aveva detto di aspettare lì e se ne era sparito.

Dopo diversi minuti a cercare di capire se ero veramente così grassa come diceva lo specchio, oppure ero io che ci vedevo male, finalmente entrò un tizio. Ci aspettava ora la prova di seduzione. In casi come questi l'unica cosa che mi veniva da pensare era: LOL. Come se avessi qualche speranza. Mi soffermai a cercare di inquadrare il sesso della persona davanti a me. Dopo svariati secondi, decretai il verdetto: era un uomo.

Il tipo in questione sculettava più di Miss Artiglio di Fuoco, aveva le sopracciglia più curate dell'orto di mia nonna, ci guardava dall'alto in basso, come se il fatto di concederci del tempo fosse un grandissimo onore per noi. Il mio sguardo però era involontariamente caduto sul suo accompagnatore. Però forse era stata una cosa molto più che involontaria. Ora che ci pensavo bene, era decisamente volontaria.

Al suo fianco infatti stava un altro giovane, bello come il sole, alto e slanciato come un dio, dal sorriso splendente come cristallo, con due spalle da armadio, vestito sportivo ma che trasudava figaggine e bellezza da tutti i pori. Anche il volto non era male, moro, occhi scuri. Il mio cervello stava per partire involontariamente a fare le sue solite elucubrazioni mentali quando improvvisamente lo riconobbi.

-Salve ragazze- sbattè le ciglia Mr.noncapiscoseseimaschioocosa

-Questa è la prova di seduzione, e ho scelto come cavia per voi...- disse voltandosi verso il dio al suo fianco.

-tu sei quell'infame dell'autista!- lo interruppi io. La prima volta che lo avevo visto, non mi era sembrato così modello Abercrombie. Il tizio fighetto mi sorrise divertito e incrociò le braccia.

-non ricordo di aver mai dato un passaggio a una bambinetta come te- mi rispose. Mi limitai a guardarlo in cagnesco e non dissi nient'altro, anche se sapevo perfettamente di avere ragione. Era lui! Aveva lo stesso modo di sorridere!

-stavo dicendo- disse mr. Femminilità alzando il sopracciglio disegnato innervosito -questa è la prova di seduzione quindi, vediamo come ve la cavate con il tango. Il Capo adora il tango, e sua moglie deve essere come minimo sensuale come una sirena, ammaliatrice come una maga...- e andò avanti con paragoni a caso per i successivi due minuti. Nel frattempo le tre miss non facevano altro che mangiare con gli occhi l'autista. Facevano a gara di chi gli lanciava lo sguardo da gatta morta più finto e appassionato

-...ed ecco perchè vi ho portato Alessandro, che di norma farebbe l'autista privato del Capo, ma che è un po' un tutto fare. - al nominare “autista” tutto l'entusiasmo scemò. Giusto, era solo un autista. Un autista che avrebbe potuto dare del filo da torcere a Daniel Gant nella pubblicità della Dolce e Gabbana. Ma pur sempre un autista.

-Sa anche ballare il tango molto bene. Sarà lui a decidere chi eliminare. Bene. Io vi insegnerò velocemente i passi base, vediamo come ve la cavate. Poi ballerete con lui e una di voi sarà eliminata.- concluse Mr. Sopracciglia rifatte. Accese lo stereo, e per l'ora successiva si mise a spiegare i passi basilari. Io di tango non ne sapevo granchè, la mia cultura si limitava a qualche episodio di “Ballando con le Stelle”, anche se alle spalle avevo due anni di danza classica da piccola, tre di pallavolo, due di zumba, uno di tennis e uno di fitness combat. Ci fece esercitare velocemente con lui,e devo dire che per essere più femminile di me, si sapeva muovere. Passò anche quell'ora, con Mr.Fighetto che ci guardava divertito. Ogni tanto rispondeva a qualche telefonata ed usciva, per poi rientrare e riprendere a guardarci divertito.

Le altre tre arpie sembravano molto più sciolte di me, anche se probabilmente più che il tango, conoscevano bene il Twerk, stile molto più adatto a loro. Mi ricordai in quel momento che se non fossi riuscita a superare la prova, probabilmente avrei fatto una brutta fine. Dovevo vincere e poi rifiutarmi di sposare il capo della baracca. Questo era il mio piano.

Facemmo qualche altro esercizio e poi finalmente iniziammo a “gareggiare”. Per fortuna non fui la prima. Mentre aspettavo toccasse a me, osservai bene l'autista. Quanti anni poteva avere? E come faceva a essere così bravo? Anche la biondina con cui stava ballando non scherzava, anzi, sapeva il fatto suo. Fu il turno della panterona dagli artigli rossi, che si lanciò tra le braccia di “Alessandro”, manco fosse il principe azzurro. Quella probabilmente fu l'unica volta che invidiai quella tipa, per la sensualità non volgare, a differenza delle sue amiche, con cui sapeva muoversi.

Poi toccò a me. Mi avvicinai a lui riluttante, mentre lui mi sorrideva divertito.

Feci un profondo respiro. Ebbi la geniale idea di sciogliermi la coda. Sciolti i capelli, passai una mano velocemente per ravvivare la chioma. Puntavo sul mio sex appeal di balena.

Mi avvicinai e Alessandro appoggiò una mano sulla schiena, avvicinandomi ancora di più a lui. Alzai lo sguardo. Era serio, a differenza mia. La voglia di ridere per quella situazione ridicola però mi passò in fretta, dopo aver visto quanto fosse concentrato. Hey, c'era in gioco il mio futuro. Appoggiai le mie mani sulle sue spalle. Non respiravo. La musica partì.

-rilassati- mi disse lui, le sue labbra vicine al mio orecchio. Improvvisamente mi strinse più forte e partimmo. Alla fine era semplice. Seguivo passo dopo passo. Mi fece girare, la mia schiena contro il suo petto. La sua mano scese delicatamente lungo la mia gamba, per poi risalire. Facemmo qualche altro passo, mi fece voltare e con il concludersi della canzone, mi bloccò di fronte a lui.

Con lo sguardo fisso sulle sue labbra, pensavo che mai avevo conosciuto qualcuno di così attraente e intrigante allo stesso tempo. Sembrò durare un'eternità e un istante. Sorrise e si staccò da me. Io ancora con la faccia piacevolmente sconvolta, lo guardavo. Persino una come me, con la delicatezza di un orso, era riuscita a stare dietro a uno del genere. Mi diedi mentalmente una pacca sulla spalla, mentre intanto lui cacciava fuori dal nostro misero reality un'altra amica di Miss Artiglio de Fuego.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Non mi fai paura, o forse si; carini i denti d’oro comunque. ***


 

Non mi fai paura, o forse si; carini i denti d’oro comunque. 

Dopo aver detto “ciao” a Mister Caliente, alias Alessandro il pilota, ci lasciarono il resto della giornata libere di gironzolare sulla Yacht fino a sera. Non capivo bene come potesse essere possibile ci lasciassero tutta questa libertà, considerando che erano mafiosi, e che qualche segreto lo dovevano pur avere. Eravamo rimaste in tre: io, miss Artiglio e l'amica di miss Artiglio. Il pomeriggio era passato piuttosto velocemente, guardando la miriade di maggiordomi cinesi che giravano sulla nave. Avevo scoperto che c'era spazio per un centro benessere, con tanto di piscina e scivoli, qualcosa come dieci camere da letto, una specie di garage per delle moto d'acqua e delle moto vere e proprie. Ah si, c'era anche la famosa Cinquecento con cui mi avevano rapita. La cosa più bella però erano le lunghissime balconate che affiancava la sala da pranzo. Era stato bello uscire all'aperto, vedere il sole che tramontava, vedere una distesa infinita d'acqua e non avere idea di dove fossi.

Ormai erano quasi le sette quando ci dissero che dovevamo riunirci in salotto, anche se io già stavo morendo di fame. Con poca voglia mi avviai verso la grandissima stanza, su cui si affacciava una specie di balcone di vetro interno del piano superiore. Ero infatti in una sala alta almeno otto metri, dato che potevamo vedere bene il secondo piano grazie al balcone di cristallo. Certo che ne avevano buttati via di soldi per fare quella nave. Notai con soddisfazione che stavano aspettando tutti me.

Mi sedetti sul divanetto vicino a Mrs. Artiglio di Fuoco. Oltre a me, lei e la sua amica, c'era il solito Cing Ciang indifferente che aspettava istruzioni in piedi, c'era Alessandro il pilota tuttofare e poi c'era un uomo che non avevo mai visto. Era calvo, e la sua pelata era lucida come una palla da biliardo. Aveva due occhi azzurrissimi e cercava di incuterci timore con il suo sguardo superiore. Io per risposta gli sorrisi caldamente. Una lunga cicatrice vicino al naso, gli sfigurava il volto e mi domandavo come potesse essersela fatta. Aveva tutta l'aria di essere una qualche specie di spia, e di sicuro non era italiano. Prima di iniziare a parlare ci squadrò una per una.

-oggi testieremo vostra capacità di resistere a interrogatorio- disse con un marcato accento russo. Rimasi scioccata, aveva tutti i denti d'oro! Era inguardabile! C'era più oro nella sua bocca che nella gioielleria del nonno. Guardai le altre due ragazze, che sembravano schifate e sorprese almeno quanto me.

-ora Alecsandr racconterà ognuna di voi stesa storia, con punti di vista diversi. Poi entrerate in stanza interrogatorio e non dovrete dirmi cosa è stato detto. Vediamo in quando tempo sputate il rospo. Procedi- disse sorridendoci in maniera inquietante, dopo aver indicato una porta alle nostre spalle.

Alessandro si alzò divertito, avvicinandosi all'orecchio prima all'amica di Mr. Artiglio, le sussurrò qualcosa. Nell'avvicinarsi, lei gli lanciò un sorrisetto da gatta morta, a cui lui rispose con un sorrisetto divertito. Ogni volta che si muoveva quel tipo era incredibilmente affascinate. Nonostante fosse un misero pilota tuttofare, aveva l'atteggiamento di uno fin troppo sicuro di sé. Probabilmente era uno degli uomini più fidati.

Fu la volta di Mrs. Artiglio, la quale dopo aver sbattuto dieci volte le ciglia incrostate di mascara, ed essersi avvicinata in maniera provocante verso di lui, si spostò una lunga ciocca di capelli dietro l'orecchio destro. Le lanciai uno sguardo patetico che lei non vide, ma a cui Alessandro rispose con un sorriso divertito. Ma quindi lui le stava assecondando così? Per sport? Alessandro si avvicinò e rimase vicino a lei per qualche minuto. Ma cosa aveva da dirgli? La divina commedia versione Beatrice baldracca? Tanto gli occhi della biondina brillavano sognanti.

Poi finalmente toccò a me. Gli lanciai uno sguardo, come per fargli capire che se avesse provato ad invadere i miei spazi, non sarebbe stata un'esperienza felice. Si sedette sul divanetto al mio fianco, mentre per le altre si era limitato a inchinarsi.

Lo guardai un po' infastidita da quel suo modo di fare da saputello, ma ancora una volta ricevetti un sorriso divertito come risposta. Spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio per sentire meglio e aspettai. Lui subito si avvicinò, mise una mano davanti per non far leggere il labbiale e sussurrò, facendomi rabbrividire involontariamente.

-visto che mi sembri la più sveglia, ti darò un vantaggio che farà impazzire Vlad. Tu reggimi il gioco però-

E poi fece qualcosa che non mi sarei mai aspettata, perchè se mai avessi previsto le sue intenzioni, ci sarei rimasta lontana almeno 5 km. Si avvicinò subito, e come se fosse la cosa più naturale del mondo, mi morse il lobo dell'orecchio.

Rabbrividii. Rimasi immobile e stordita, cercando di capire se quello che aveva fatto era un'illusione, o se beh, l'avesse fatto per davvero. Quando finalmente mi resi conto che si, i miei neuroni sensoriali funzionavano perfettamente e che no, non mi ero sognata niente, mi voltai di scatto verso di lui e lo guardai schifata.

Lui scoppiò a ridere, per la mia reazione un po' ritardata. Fosse stato per me, sarei saltata in braccio a Mrs. Artiglio piuttosto che stargli ancora vicino, ma dovevo reggergli il gioco. Quando finalmente si calmò, mi guardava tra il divertito e il soddisfatto. Era lo stesso sorriso che mi aveva rivolto quando ero salita sulla macchina, lo stesso che mi aveva rivolto anche prima della prova di ballo.

Lo guardai negli occhi sperando recepisse il messaggio, che no amico, non credevo tu mi avessi fatto un favore, e il tuo essere disgustosamente affascinante non ti permetteva comunque di mordere i lobi della gente a caso.

-Procediamo. Mi segua signorina- disse Vladimir alzandosi e dirigendosi a grandi falcate verso la porta. L'amica di Artiglio di fuoco si girò deglutendo ed andando verso la porta. Vladimir la seguii dentro la stanza.

Mi alzai e mi sedetti nel divanetto lasciato libero dall'uomo che era sparito nella stanza, tutto andava bene pur di distanziarmi da quel tipo.

-non immaginavo fossi così... sensibile- disse lui divertito. Miss Artiglio ci guardava irritata, si vedeva palesemente che moriva dalla voglia di sapere cosa mi aveva detto. Assottigliai lo sguardo.

-non immagini molte cose di me mr.Autista-

 

note autrice

 

scusate il ritardo ragazzi! Veramente, ma tra università e il resto, credevo star impazzendo! Allor anche ne pensate del nostro Alessandro ;) ? vi sta simpatico o no? E della miss artiglio? Lasciatemi una recensione o un commento breve per farmi sapere cosa ne pensate! Comunque ringrazio tutti coloro mi hanno aiutato con il concorso della Newton Compton Editori perché sono in finale! :D :D da 5000 opere, siamo passate a 2500 e adesso sono stata selezionata tra le 30 finaliste (della mi categoria)! Grazie mille, non sarei arrivata a questo punto senza il vostro supporto!

Vi ricordo il booktrailer di Eris, perchi non lo avesse visto ;)

https://www.youtube.com/watch?v=TUKJ7Uu6osg

 

 

Ciauu

Elena

elenalucia.com

https://www.facebook.com/Elena-Lucia-771773842899333/

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Avete mai provato a mangiare gli spaghetti con un russo? ***


Avete mai provato a mangiare gli spaghetti con un russo?

 

Mr. Unghialaccatadirossofuego scattò in piedi, gli artigli stretti nei pugni (come facesse non lo so), guardandomi come se fossi uno schifosissimo millepiedi peloso. E i millepiedi erano veramente gli esseri più brutti sulla faccia della terra. Comunque ero veramente curiosa: cosa stava per succedere adesso? A parte lanciare fulmini e saette dagli occhi se ne stava zitta, lì lì per scoppiare come una caffettiera.

-si?- le dissi io per farle forza. Era talmente rossa in faccia che aveva bisogno di urlare dalla rabbia. Su dai, ce la puoi fare.

-tu! Sei solo una stupida plebea! come ti permetti?!Sei qui e non sai nemmeno il perchè! Io ho da portare avanti il grande casato della mia famiglia!E sono disposta a tutto!- strillava lei. Quando ebbe finito il suo monologo, provai a rispondere, sapendo bene che il mio era solo un flatus vocis

-io sono qui solo perchè questo idiota mi ci ha portato – dissi indicando Alessandro - perchè la mia migliore amica mi ha tirato un bidone! e se sto combattendo, è solo perchè voglio sopravvivere, visto che se non vinco, non ho un casato come te che può difendermi- dissi con molta calma. Lei però non sembrò capire e stava per ripartire alla carica quando improvvisamente la porta della stanza dell'interrogatorio si spalancò, lasciando uscire la sua amica in lacrime. Fu subito seguita dal russo che fece cenno a mrs. Artiglio, la quale si voltò nuovamente verso di me.

-non è finita qui- assottigliò gli occhi, credendo di intimorirmi, e con fare da super smorfiosa ci diede le spalle. I suoi capelli biondi perfetti disegnarono un arco stile Swish, pubblicità Pantene e sparì dentro quella stanza.

Calò il silenzio. L'amica di mrs. Artiglio infatti era troppo impegnata a piangere nell'altra stanza. Sentii gli occhi di Alessandro scivolare dalla porta dell'interrogatorio al mio viso.

-quindi sei qui per colpa mia- disse lui che se ne stava divertito sul divanetto.

-anche. Non mi sembra normale che qualcuno ti rapisca a caso, come avete fatto tu e mr.Cing Ciang- dissi io, sbattendogli in faccia i miei occhi. Se prima con quella cosa all'orecchio mi aveva sorpresa, ora non gli avrei lasciato nessuna apertura per i suoi giochetti.

-in effetti queste cose non le faccio io di solito- disse lui mantenendo il solito sorrisetto idiota. Tanto stupido quanto bello. Questa era la legge che avevo formulato dopo attenti anni di osservazione del genere maschile. Ovviamente c'erano delle rarissime eccezioni, ma in generale vigeva sempre il principio secondo il quale più eri bello, più eri tonto- immaturo – stupido – mammone – inserireuninsultoacaso.

-ah si? E cosa ti fa fare il tuo capo? Visto che sei un autista tutto fare, non capisco cosa tu debba saper fare ancora. Il netturbino?- dissi io cercando di buttarla sul ridere.

-il capo è un tipo particolare...- disse lui, passandosi una mano sul mento e pensando. -Quando lo conoscerai bene sono sicuro te ne innamorerai- concluse lui incrociando le mani e guardandomi negli occhi.

-addirittura? Ne sei proprio sicuro? Io ho i miei dubbi, considerato che appena avrò vinto chiederò il divorzio- dissi io. Lui scoppiò a ridere divertito, anche se non capivo il perchè, considerando che non era una battuta così comica.

-ma se dovete ancora sposarvi! E poi nessuna ha mai rifiutato il capo. E' anche per questo che non si fa mai vedere in pubblico. Tutti sanno chi è, ma non come è fatto. A parte me e qualche altra persona fidata. Come Vlad per esempio. Lui il capo lo conosce molto bene- disse lui con un sorrisetto malizioso. Mi sembrava una cosa molto misteriosa e anche un po' pericolosa. Se nessuno sul serio sapeva il volto del capo, allora vuol dire che era pericoloso conoscere il suo viso. Improvvisamente si alzò e in quel momento stesso uscì Mrs. Artiglio soddisfatta, insieme al russo.

-Divertiti. Ho da fare, ci vediamo- disse lui guardando velocemente Vladimir. Mi voltò le spalle e se ne andò. Dopo aver detto quelle cose ero curiosa. Chi era Alessandro veramente? Beh prima o poi l'avrei scoperto.

Mi alzai dal divanetto, e mi avviai verso la stanza. Mi resi conto in quel momento che quel tizio fighetto in effetti mi aveva dato una mano: mr. Occhio di Ghiaccio mi avrebbe rivoltato come un calzino pur di sapere che cosa mi aveva detto Alessandro, ma io non avrei potuto nemmeno dargli un indizio, perchè in effetti, non vi aveva detto niente. E probabilmente il “non mi ha detto niente” non era una risposta contemplata tra le possibile. La portatrice di ovaie dalle unghie rosse mi passò vicino divertita, venendomi addosso con la spalla, con fare molto da smorfiosetta mocciosa.

-si in effetti quei tacchi dovresti toglierteli se non sei in grado di stare in piedi e non andare addosso alla gente- le dissi io scostandomi. Il cosiddetto “Vlad” mi introdusse nella stanza con un sorriso sadico. Bene, ero nel suo territorio. Vediamo chi sarebbe stato sbranato.

Era una stanza vuota, completamente nera, con un tavolo al centro e due sedie. In effetti faceva molto NCIS e per un momento mi sentii molto importante. Mi sedetti senza aspettare che dicesse qualcosa e così fece lui. Dopo qualche momento in silenzio, appoggiò i gomiti e mi puntò i suoi occhi cerulei, mantenendo un'espressione seria. Deglutii

-bene. Iniziamo. Io so cosa sai, cosa ti ha detto Alecsandr...-

-la vedo molto dura sinceramente e probabilmente non sai nemmeno chi è il capo che ti comanda- dissi io divertita ripensando a quanto aveva fatto. Lui rimase un attimo interdetto e poi riprese.

-questo non centra con interrogatorio. Qui sono io che faccio le domande- disse stringendo la mascella.

-ma infatti quella non era una domanda, era una scommessa- dissi io divertita. Mi rendevo conto di star giocando con il fuoco, ma se quello doveva limitarsi ad essere un interrogatorio, allora potevo provare.

-silenzio. Ho detto che io so. So anche che ti hanno mandato quelli della famiglia...-

-Angelica? Si mi ha fatto uno scherzo. Me li fa sempre, però è una buona amica. Non come la figona di prima. Ma non stiamo divagando? Su, su, mi faccia ste domande così possiamo finirla subito-

L'uomo di fronte a me si alzò in piedi arrabbiato. Mi guardava fisso negli occhi, stringendo la mascella, con i pugni sul tavolo. Ops, forse si era arrabbiato un po'. Si avvicinò a me, assottigliando gli occhi. Cercava di farmi paura, ma non aveva idea di come dava di matto mia madre quando si arrabbiava, sembrava un generale nazista, e non c'era mascella con cicatrice annessa che tenesse.

-tu scherzi signorina, ma qui non stiamo giocando.-

-lei non conosce mia madre. Lei si che fa paura quando si arrabbia!- dissi io alzandomi in piedi. -ed è inutile che si alzi in piedi perchè sono più alta e le potrei mangiare gli spaghetti in testa!-

Stava per replicare quando suonò una sveglia. Il tempo per l'interrogatorio era finito e io avevo vinto. Mentalmente esultai. Bitch!

 

Note autrice

scusate il ritardo con gli orari ragazzi! Grazie per tutte le splendide recensioni che mi state lasciando :) siamo ormai nel vivo della competizione e la nostra cara Maria sta tirando fuori i cosiddetti. Beh, vi siete fatti una qualche sorta di idea su Alessandro? Nel sito dove avevo caricato precedentemente la storia, alcuni utenti a questo punto avevano indovinato alcune cose molto interessanti! :)

Fatemi sapere! Intanto vi lascio con Eris ;) e il suo booktrailer :D

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/183852/eris-2/

https://www.youtube.com/watch?v=TUKJ7Uu6osg

 

 

Bacio,

Elena

elenalucia.com

 

 

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Capitolo 8
*** La scimmia dei balconi vs l’ochetta con i tacchi firmati ***


 

La scimmia dei balconi vs l’ochetta con i tacchi firmati

 

Eravamo sbarcati con il super yacht in un isola sperduta del mediterraneo.

Rimasi sorpresa nello scoprire poi, di essere in Sardegna, o meglio in uno dei tanti isolotti a nord della costa Smeralda, e che proprio uno di questi era di proprietà della famiglia di mafiosi che mi aveva rapito. Insomma, cose da niente, chi non possedeva un'isoletta privata al giorno d'oggi?

Erano passati tre giorni ormai, e oggi ci aspettava la prova di coraggio, o qualcosa del genere. In effetti erano passati tre giorni e non avevo ancora chiamato mia madre per chiederle come se la passava. Essere una studente fuori sede aveva i suoi vantaggi: potevo evitare di far sapere alla mia famiglia che in effetti mi avevano rapito e che non avevo potuto frequentare nessun corso.

L'unica cosa che mi confortava era il fatto che con me c'era quell'incapace di Mrs.Unghia di Fuoco. Dai avevo sul serio qualche speranza di vincere contro di lei. Mi confortava perchè con quei tacchi che aveva per camminare, faceva fatica persino a scendere dalla passerella. Sarebbe stato ancora più divertente se fosse caduta in acqua, allora si che sarebbe stata nel suo ambiente perfetto: una piccola oca starnazzante. Mi diedi il cinque mentalmente per quella battuta cattiva.

Seguimmo mr.Orso giù dallo Yacht nel piccolo porticciolo di famiglia. Ripeto nuovamente che era una cosa normale avere un porto privato. Ma nessuno a parte me sembrava sorpresa. Ne Mrs. Unghia laccata, ne Mr. Orso, ne tutti i men in black con gli occhialetti da sole neri che giravano sul ponte accessoriati di kalashnikov. Sembravano tutti la fotocopia l'uno dell'altro e potevo ammettere che facevano tranquillamente concorrenza ai maggiordomi cinesi in fatto di facce uguali.

Ero molto soddisfatta invece del fatto che mi avessero regalato dei vestiti più estivi diciamo. Me li avevano dati qualche ora prima. Ero uscita dalla doccia e magicamente avevo trovato due borse di Prada sul letto, accompagnate da una pila di vestiti. Comunque a giudicare dalle marche che indossavo, dovevo avere addosso l'equivalente in denaro dell'appartamento dei miei nonni. Sempre che questa famiglia mafiosa non si occupasse anche di contraffazione: in quel caso avevo comunque addosso un sacco di vestiti tarocchi ma gratis.

Avevo seguito Mr. Orso sulla banchina, e poi fino al maestoso giardino in stile arabo che segnava l'ingresso della grande casa. C'erano balconi e palme un po' ovunque, e un tempo magnifico. Con un po' di fantasia potevo tranquillamente credere di essere stata invitata da un mio ricco spasimante a trascorrere qualche giorno nella sua villa estiva. Una volta passate le grandi porte vetrate, entrammo nell'andito, grande ma stranamente sobrio. Era un lusso non pacchiano, come si vedeva bene dai pochi mobili, che erano però decisamente eleganti. Ma cambiai subito idea non appena Mr. Orso ci condusse nella sala degli ospiti. Sospirai e mi guardai intorno. Adesso sembrava di essere nella casa del Grande Gatsby, tanto era elegante ed opulente.

Ci lasciò lì, mentre moltissimi maggiordomi e cameriere, tutti rigorosamente cinesi, ci vorticavano attorno, ognuno indaffarato nel proprio mestiere.

Guardai Mrs. Artiglio che a sua volta si guardava intorno annoiata.

-ma tu ce l'hai un nome?- le chiesi incuriosita. Lei alzò un sopracciglio e voltò il viso dall'altra parte. Cara, se credi mi offenda per così poco, sei fuori strada.

Ad un tratto si presentò davanti a noi, quella che per le successive ore avrei considerato il diavolo venuto direttamente dall'inferno.

Altro che il diavolo veste Prada. Il diavolo sembra Lara Croft, veste un paio di shorts verde militare,una canottiera nera e tante di quelle armi da far paura ad un arsenale.

-voi siete le gatte morte che vogliono sposare quell'incosciente di mio fratello?- domandò lei guardandoci dall'alto in basso, come fossimo feccia. Non attese risposta e riprese a parlare. Non si trattava solo di arroganza: fin da subito mi diede l'idea di una tipa con gli attributi.

-io sono l'istruttore delle nuove leve, mi chiamo Rebecca e non mi interessa chi siete, e da dove provenite. Per essere degne di sposare quello spericolato del capo, dovete essere in grado di stargli dietro. Quindi per le successive tre ore verrete con me, e vi farò vedere cosa significa essere parte della nostra famiglia. Poi deciderete se vi andrà di partecipare alla prova di coraggio.- detto questo cominciammo a seguirla, io un po' incuriosita e divertita, Mrs. Artiglio visibilmente piccata per il trattamento.

La seguimmo per una serie di stanze, corridoi e scale, per i successivi dieci minuti e mi arresi a cercare di capire dove fossi finita.

-iniziamo la nostra prova così. Vi do 3 minuti per tornare nella Hall, sempre che vi ricordiate il percorso- disse lei sorridendoci. Tra i tanti armamentari che aveva addosso, tra cui una cintura con delle sferette (ehi erano bombe quelle?) , portava anche un semplice orologio militare.

-ma ci abbiamo messo almeno 10 minuti per arrivare fino a qui! E' impossibile!- cominciò a protestare Mrs. Artiglio. Purtroppo dovevo darle ragione. Era impensabile riuscire a tornare indietro in 3 minuti non sapendo la strada. Cominciai a guardarmi velocemente in giro e mi venne un'idea malsana.

-3, 2 , 1, via!- disse disse lei facendo partire il cronometro. Ci piantò addosso i suoi occhi neri e ci sorrise strafottente. Mrs. Artiglio scattò e cominciò a ripercorrere tutta la strada all'indietro. La guardai mentre si allontanava. Non ce l'avrebbe mai fatta. Mi avvicinai alla finestra e uscii sul balcone. Eravamo al terzo piano. Si poteva vedere l'ingresso della casa a circa 200 metri. Tornai dentro.

Rebecca il generale nazista mi guardava divertita, con le braccia incrociate. Nella stanza in cui mi trovavo c'era un tavolo, riccamente addobbato e decorato. Era evidente che qualcuno stava per arrivare a mangiare. Però io dovevo vincere la prova e avevo solo tre minuti. Ne andava della mia sopravvivenza. Allenata da anni di cene di famiglia, sparecchiai la tavolata da 20 persone in 20 secondi e presi la tovaglia di seta. La portai sul balcone, e feci due nodi ben stretti.

Okay, ora era il tempo di vedere se veramente noi esseri umani discendavamo dalle scimmie. Mi attorcigliai parte della stoffa attorno alla vita e cominciai a scalare in discesa la parete. Passo dopo passo, il terreno si avvicinava sempre di più, quando mi resi conto con piacere che la stoffa finiva a circa due metri da terra. Appoggiati i piedi a terra, mi sentii molto soddisfatta. Attraversai tutto il giardino fino ad arrivare alla Hall. Notai in quel momento che stava arrivando anche Mrs. Artiglio di Fuoco, ma la cosa che mi lasciò a bocca aperta fu che Rebecca era già dentro la stanza che ci stava aspettando.

-siete in ritardo di 30 secondi, fate abbastanza schifo come immaginavo. Bene passiamo alla prossima prova- disse lei ripartendo a camminare. Lei non era umana.

 

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Capitolo 9
*** Quanto sono belle le meduse nei fiumi ***


Quanto sono belle le meduse nei fiumi

Io non so voi se siate mai stati in Sardegna, ma dovete sapere che se ci sono boschi, sono gialli e bruciati dal sole, e che non si parla di erba, ma di arbusti spinosi. Questa era la mia idea di Sardegna, prima di finire nella piccola foresta tropicale privata del boss. Non volevo sapere come fossero riusciti a rendere tutto così verdeggiante e rigoglioso, ne volevo sapere come avevano fatto a creare un fiume artificiale, con tanto di cascata. Non volevo saperlo soprattutto perchè l’ultima prova di coraggio consisteva in una serie di tentativi di suicidio molto creativi e divertenti, secondo Rebecca ovviamente. Sia io, che Unghia Rossa ci trovavamo su un crepaccio, che dava ovviamente sulla cascata. Rebecca ci guardava soddisfatta con le braccia incrociate.

-Bene, la vera prova di coraggio inizia ora. Prima era solo un semplice riscaldamento. Dovrete lanciarvi da qui, e raggiungere l’altra sponda. Non vogliamo che la moglie di mio fratello non sia in grado di salvarsi da sola. Vi comunico che a riva incontrerete il vostro futuro marito. Vince la prima che lo raggiunge- incrociò le braccia e ci guardò divertita. Non so che razza di infanzia avesse avuto Rebecca, ma se per lei buttarsi giù da un balcone, scappare da una tigre, lanciarsi con le liane vere e proprie tra gli alberi e recuperare una collana in mezzo ad un lago popolato da coccodrilli, era qualcosa di semplice, allora doveva aver sbattuto la testa. Perchè non c’era motivo che io mi buttassi giù da quella scarpata alta almeno quanto un palazzo.

-siamo sicuri che sia sicura?- chiese Artiglio di Fuoco che stranamente sembrava quasi più tranquilla di me.

-questo lo dovete decidere voi- disse Rebecca evasiva.

Doveva essere sicuro per forza, altrimenti non avrebbero fatto partecipare mrs. Artiglio. D’altronde lei proveniva da un’altra famiglia importante, e quindi non potevano permettersi di scherzare con la sua vita. Mrs. Artiglio si tolse le scarpe e le lanciò giù sulla riva.

-ho fatto un sacco di volte paracadutismo con i miei, quindi le grandi altezze non mi spaventano. Solo l’importante è che sia sicuro. Ma il mio intuito mi dice di si. Io vado plebea- disse e si lanciò. Rimasi a bocca aperta. Quella tipa era in vantaggio! Non potevo lasciarmi paralizzare dalla paura. O morivo lanciandomi giù da lì, o morivo ammazzata da questi mafiosi. Feci un respiro, presi la rincorsa e saltai. Quando aprii gli occhi vidi che l’acqua si stava avvicinando terribilmente, feci un respiro profondo e improvvisamente mi ritrovai a sprofondarci dentro. Nuotai velocemente verso riva. Uscii dall’acqua e vidi seduti sotto una specie di gazebo, due persone. Mrs. Artiglio non sembrava essere ancora arrivata. Ad un tratto sentii un respiro affannato dietro le mie spalle. Mi voltai immediatamente. Artiglio di Fuoco non sapeva nuotare e stava annegando sotto i miei occhi! Quante volte mi era successo di andare al mare con tutti i miei zii e cugini, e di lanciarmi giù dalle rocce? E quante volte mi ero lanciata in acqua per tirare fuori uno di quegli idioti che si faceva del male e faceva fatica a uscire dall’acqua? Non ci pensai due volte e mi lanciai. Nuotai fino a raggiungerla, quando ad un tratto sentii qualcosa toccarmi il piede. Rabbrividii e mi avvicinai sempre di più a Mrs. Artiglio. Quando la raggiunsi, le passai un braccio attorno alla schiena, avvicinandola a me, e cercai di calmarla. Sembrava terrorizzata. Eppure se si era lanciata, un po’ di fegato doveva averlo, oltre alla quantità industriale di arroganza ovviamente.

Piano piano cominciai a nuotare verso la riva, quando sentii nuovamente che qualcosa mi aveva toccato la gamba.

-C’è qualcosa che…tocca.-disse Mrs. Artiglio, cercando di mantenere la calma.

-Già. Muoviamoci.- dissi io cercando di fare in fretta verso la riva. Mancava qualche metro, quando mi resi conto di una cosa abbastanza strana. L’acqua era salata. Mi voltai indietro e vidi contro cosa avevo toccato il piede. Erano meduse. Cosa ci facevano le meduse in un fiume?! Cercai di far uscire velocemente Mrs. Artiglio dall’acqua che sembrava essersi dimenticata come si usassero le gambe per uscire. Bastava solo qualche metro e saremo arrivate a riva. Peccato però che cominciarono ad apparire meduse ovunque, anche a noi. Ma come cavolo era possibile?! Ma la cosa che mi preoccupava di più, era che alcune non le avevo mai viste. Mi resi conto in quel momento che miss Artiglio stava per essere punta. Le diedi uno spintone e finì sulla riva, seguita subito da me. Per un pelo.

Alzai la testa e vidi avvicinarsi le due figure di prima. Rimasi sorpresa nel constatare che una delle due era Alessandro. L’altro era un uomo quasi sulla quarantina, un bel tipo, vestito bene e tranquillo.

-visto che ti sei buttata in acqua di nuovo, e tra le due quella che è uscita prima è stata Tanja, sarà lei a sposare il nostro caro e amato capo- disse Alessandro divertito. Tanja? Capo? Ero sconvolta!

Mrs. Artiglio mi fece la linguaccia e andò a infilarsi a braccetto dell’uomo.


NB.
scusate il ritardo! Scusate anche il pessimo editing di questo capitolo. Mi dispiaceva lasciare non conclusa la storia qui su EFP ( perchè su THEINCIPIT è già conclusa da diverso tempo. In ogni caso per info o per leggere altri miei lavori mi trovate anche qui e ovviamente sul mio canale YT e su Goodreads! Ci vediamo lì ;) 

Elena

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Capitolo 10
*** A’ famigghia prima de tutto ***


NB. Grazie per aver seguito questo racconto fino a qui! Vi ricordo che potete trovare altre mie opere o qui su Efp, o su Wattpad, su Goodreads e in ogni caso mi trovate anche sul mio canale YT

A’ famigghia prima de tutto


Quando avevo scoperto che la cerimonia del matrimonio tra Tanja, alias MissArtiglio, e il fantomatico boss di tutta la baracca, si sarebbe svolto in una piantagione in Sud Africa ero rimasta sorpresa. Ma ero rimasta sconvolta quando avevo scoperto che no, non mi avrebbero sgozzato e buttata in un fiume, ma che avrei presenziato io, al posto della famiglia Invidia, ovvero quella della mia migliore amica. Il perchè avessero deciso di risparmiarmi, mi rimaneva ancora abbastanza oscuro. Così come il fatto che fossi stata sottoposta ad una seduta di stilista-hairstylist-estetista-massaggiatrice dei mignoli dei piedi. Non ero io la sposa ragazzi. Oltre a questo dovete aggiungere una quantità non ben definita di ore in quel cavolo di jet privato insieme a miss. Artiglio che flirtava con il suo futuro sposo in maniera fintamente sofisticata, e Alessandro che li prendeva in giro divertito. Quel tizio sapeva essere simpatico, ogni tanto, oltre che oltraggiosamente affascinante.

Quando scesi dalle scalette dell’aereo, dopo i due futuri sposi, ovviamente venimmo investiti da una pioggia di coriandoli, e giù dalle scale due file di maggiordomi, questa volta tutti di colore. Ci avevano portato con una jeep stile Indiana Jones ricco sfondato, attraverso la proprietà della famiglia. Ovviamente Alessandro aveva insistito per guidare anche questa volta, e quindi ero finita seduta a fianco a lui, mentre Miss. Artiglio, si appolipava al boss. Comunque per essere il capo di una famiglia mafiosa mi sembrava un tipo troppo scontato. Mi ero sempre immaginata qualcuno di strano, eccentrico ed originale.

Alessandro si era divertito a farci fare un giro per quelle piantagioni che non avevo ben capito se fossero di tè o di qualcos’altro. Certo era che, se quella era solo metà piantagione, allora dovevano possedere un’area pari al mio paese, con tanto di campi di mio nonno compresi. Questi mafiosi non potevano essere più esagerati.

Alessandro ci aveva portato alla grandissima tenuta, dove il giorno seguente si sarebbe tenuto il matrimonio, con tutti gli invitati. Scesi dalla jeep, ci erano corsi incontro tutti i servitori possibili e immaginabili per portare le nostre valige. Non avevo ben capito come, ma dopo due ore, mi trovavo in un salotto da sola a fissare un muro. In quell’arco di tempo, avevo cenato, fatto una doccia ed ero stata cacciata fuori dalla mia stanza da Miss Artiglio, perchè doveva tenere una riunione segreta al telefono con le sue amiche, e non poteva rischiare ci fossero cimici nella sua stanza. Come se a qualcuno gliene fregasse qualcosa dei suoi discorsi.

Più che salotto, mi dovevo trovare in una sala d’ingresso, perchè c’era un continuo via vai di maggiordomi. Questa volta l’arredatore doveva essere stato un lontano parente di Bob Marley, perchè ogni mobile trasmetteva un’aria rilassante, verde e incredibilmente tranquilla. Chiusi gli occhi per un secondo, cercando di capire, come avessi fatto a sconvolgere la mia vita nel giro di una settimana. Ad un tratto sentii qualcuno sedersi vicino a me. Aprii di scatto gli occhi e vidi che al mio fianco c’era un Alessandro piuttosto stanco. Stava con la testa appoggiata al divano, gli occhi chiusi, il respiro corto.

-Cosa ci fai qui?- chiesi io. Sembrava avesse litigato con qualcuno.

-Non ce la faccio più- poi aprì di scatto gli occhi, e me li puntò addosso -vieni con me-

Non provai nemmeno ad oppormi, mi prese per il polso e mi trascinò con lui. Uscimmo in giardino. Il via vai di maggiordomi era diminuito, e fuori ormai era buio. Ci avvicinammo ad una specie di terrazza con piscina, dalla quale potevamo vedere tutte le piantagioni. Rimasi a bocca aperta però nell’osservare il cielo. Quante cavolo di stelle c’erano!? Erano tantissimi puntini luminosi, come granellini di sabbia.

-Carino vero?- disse lui soddisfatto dalla mia reazione. Quella cosa, la definiva “carina”?

-Carina lo dici a una ragazza, o a una macchina, non a un paesaggio del genere-

-Sei sempre pignola tu- disse lui divertito.

-Non mi sembra proprio. Beh perchè avevi quella faccia prima?- chiesi io.

-Perchè la mia famiglia, vuole che acceleri i tempi, mentre io volevo andare più con calma- disse lui tornando a guardare il paesaggio. Non capivo.

-Tu fai parte della famiglia? Ma non sei il pilota ballerino super fico e tutto fare?- chiesi io divertita.

-Purtroppo sono molto peggio di tutto ciò. Quindi, mi dispiace affrettare i tempi- disse lui divenendo incredibilmente serio. Si voltò verso di me, si mise in ginocchio, e tirò fuori dalla tasca una scatolina.

-Tra tutte le oche che hanno partecipato a questa idiozia, tu mi hai veramente stupito, non solo perchè sei furba, perspicace, bella e intelligente. Sei anche buona, e questo è fondamentale affinchè la mia famiglia rimanga unita- Capii in quel momento: il matrimonio di Miss Artiglio era una copertura!Era lui il boss e io avevo vinto!

-Ho bisogno di te e del tuo supporto Maria. Diventa mia moglie-

Sorrisi.

-Mi getteranno in un fiume se non ti dico di si, vero?-

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