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"Sei una ragazza meravigliosa" dissi guardando Yoshimi
"Sei una ragazza meravigliosa" dissi guardando Yoshimi. In effetti
lo era: splendida come non mai, nel suo vestito rosso su cui cadeva la sua
bellissima chioma castana come se fosse una cascata impetuosa. Mi sorrise
dietro il suo bel visino bianco, accecato da due occhi come gabbiani in volo.
Mi ricordava tantissimo lo sguardo di una ragazza dolce e sensuale, ma anche
materna e felice.
Mi piaceva quello sguardo malizioso ed infantile.
"Grazie mille, anche se so che stai mentendo" sorrise con un dolce
inchino Yoshimi.
"Non mento affatto" sorrisi.
Indossavo pantaloni neri, camicia bianca e cravatta nera e, insieme a
Yoshimi , parevo essere l'unico elegante della serata. Una festa di compleanno,
per Yoshimi.
Quel giorno avrebbe dovuto compiere sedici anni e non me la sentivo di
vestirmi come se fosse un giorno qualsiasi, un'occasione qualsiasi.
Semplicemente da queste righe avrete capito quando Yoshimi valesse per me.
Ne ero innamorato, ma lei sembrava non accorgersene.
Entrai con un inchino e mi sedetti con gli altri.
Shizuka, Noburi, Kyoko e Nobuyuki erano lì, intorno al tavolo del soggiorno.
Forse avevo passato così troppo tempo a prepararmi da arrivare in ritardo.
Entrai in soggiorno e, dopo vari balli, giochi, risate e scherzi, ci
riunimmo tutti intorno al tavolo nel salotto. Ora non ricordo esattamente il
motivo scatenante, ma all'improvviso Shizuka ci chiese quale fosse la cosa che
ci desse più fastidio.
"Il suicidio" irruppe Yoshimi con flebile voce "non lo
capisco, insomma...è da vigliacchi fuggire dagli ostacoli della vita,
uccidendosi"
"perché?" controbattè Noburi, un ragazzo simpatico e in
sovrappeso, che stava riprendendo la festa con una telecamera
"Perché? Come perché?" sbraitò Yoshimi con estrema eleganza "se
avessi una crisi, io ne troverei la fonte e cercherei di sistemare le
cose...pensaci, se tutti mi prendono in giro perché sono grassa, smetterei di
mangiare e farei attività sportiva"
"Beh...ma perché cambiare solo per piacere agli altri" di nuovo
Noburi "alla fine la gente ti ama solo perché ti comporti secondo gli
standard...pensaci, se i tuoi amici criticassero e prendessero in giro la tua
maglietta preferita, tu non la metteresti più, giusto? Per fare piacere agli
altri".
Restammo tutti zitti, così Noburi riprese a parlare: "alla fine sei più
felice perché gli altri ti accettano, ma in contemporanea ti rattristisci
perché non puoi più fare le cose che ti piacciono"
"è vero" ammise Shizuka
"fidati, Yoshimi. Non c'è niente di più orrendo della pubblicità in
televisione, è tutto capitalismo..."
"Sarà...ma comunque a me il suicidio da il voltastomaco...insomma, dai,
è ridicolo"
"Io invece odio i cani" sorrise Shizuka
"Ma come? Sono così carini! Io li strapazzerei di coccole" fece le
moine Yoshimi
"Quando ero piccola, un cane mi ha attaccato e mi ha morso un
braccio" ricordò Shizuka con malinconia "Mi sono spaventata
parecchio"
"Un trauma, quindi" aggiunse Nobuyuki, un ragazzo così magro da
sembrare anoressico e esperto di paranormale "Gli odi e le paure spesso
prendono origine dai traumi infantili...cose che non possiamo dimenticare"
"Hai ragione" sospirò Shizuka, con un fiato quasi fatale
"Oh! È quasi mezzanotte" esclamò Yoshimi con un sorriso
"Tra poco sarai sedicenne!" le dissi
"Sì...aspettate, prima della torta devo ritirare il bucato steso sul
balcone, me ne sono dimenticata nel pomeriggio"
"sei la solita smemorata" la schernì Kyoko
"Lo so"
Ma Yoshimi non uscì in balcone, dopo essersi alzata con un balzo rimase
immobile di fronte alla finestra.
"Yoshimi, che cosa c'è?" sussurrò Kyoko, un poco spaventata
Rimase immobile, impietrita.
Mi alzai, la presi per mano e le dissi "Yoshimi che cosa c'è? Yoshimi!
Yoshimi" la scossi e lei incominciò a dire frasi sconnesse e inquietanti:
"Amaiokineishitashterra Amaiokineishitashterra Amaiokineishitashterra
Kikosan rionaokevonguyterkoussen Amaiokineishitashterra Amaiokineishitashterra
Amaiokineishitashterra"
"Yoshimi" gridai per svegliarla e lei si riprese. Tirai un sospiro di
sollievo
"Che cos'è successo?" mi domandò con aria persa e strana
"Continuavi a dire cose strane...si può sapere che ti è preso?"
gridò Kyoko "volevi spaventarci? Non è stato divertente!"
"Ma...di cosa state parlando?" sembrava davvero strana, come se
non si fosse accorta di quelle strane parole appena pronunciate
"Ma come? Non te ne sei accorta?" domandò Nobuyuki
"Nobuyuki! Questa è materia per te" rise Noburi "La nostra
Yoshimi sta avendo un contatto dall'aldilà!"
"Basta!" gridò Yoshimi "sono tutte idiozie...è tempo di tagliare
la torta, vado a prenderla in cucina"
Fulminai con lo sguardo Noburi, che subito abbassò gli occhi, poi mi sedetti
accanto a Kyoko.
"Non stava forse dicendo cose strane?" mi interpellò la ragazza
"Sì, è vero...magari..."
"Magari cosa? Eh? Non pensi sia una cosa strana?"
"Hey Kyoko sembri strana! Hai visto un fantasma?" la schernì Noburi
In quel momento arrivò sorridente Yoshimi, con la torta tra le due mani.
Appoggiò la squisitezza sul tavolo del soggiorno e prese il coltello che
teneva nella tasca del vestito.
"E ora tagliamo la torta!" disse con un tono inquietante, ma con
un sorriso stampato sul volto.
Noburi si strofinò felice le mani in attesa di quella torta grondante di
panna e glassa, ma restò sorpreso quando del sangue gli schizzò in fronte.
Yoshimi giaceva stesa a terra, con la testa staccata dal corpo, che non
smetteva di perdere sangue
Yoshimi giaceva stesa a terra, con la testa staccata dal corpo, che non
smetteva di perdere sangue. Fu un attimo, un attimo fugace. I nostri visi erano
macchiati di gocce di sangue, anche la mia camicia, scelta con così tanta
accuratezza. Nessuno parlò. Eravamo rimasti impietriti di fronte a quel corpo
esanime, senza più quel fascino prorompente di vita e seduzione. Stava stesa a
terra in una posa inconsueta, il coltello tra le mani, lo sguardo con gli occhi
riversi verso il soffitto.
"C-c-che cosa facciamo?" guardò il
cadavere Kyoko con lo sguardo atterrito.
In quel mentre Nobuyuki aveva già chiamato la polizia.
E pensare che Yoshimi poche ore prima aveva affermato
di odiare le persone che si suicidano! C'era qualcosa di ben più inquietante
sotto quel gesto così crudele e affrettato.
Cercai la mano di Kyoko e la strinsi, poi le lasciai un tiepido bacio.
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Ancora tremavo al ricordo del corpo straziato di Yoshimi. Ero a scuola,
seduto sul mio banco, a braccia conserte, quando Noburi arrivò con lo sguardo
atterrito e con la videocamera in mano.
"Cosa c'è?" gli dissi, con le lacrime agli occhi.
"Mi dispiace rivangare ancora quello che è successo tre giorni fa..."
"Cosa c'è, Noburi?" lo interruppi con arroganza.
"Ti ricordi che ho filmato la festa di Yoshimi con la telecamera?"
Annuii con tristezza.
"Non crederai mai a cosa c'è su?"
"Che cosa?"
"Vieni"
Era la pausa pranzo e, nonostante, ci fosse stato proibito di usare l'aula video (motivi vandalici) ci entrammo comunque. Noburi
infilò la videocassetta nel videoregistratore.
Ero impietrito, non sapevo che cosa avrei dovuto vedere.
Avrei dovuto rinotare il sangue di Yoshimi uscire dalla sua ugola? Macchiare
i nostri volti? La torta di compleanno? I muri?
Ecco! Yoshimi a fissare la finestra, a dire quelle parole incomprensibili
"Guarda!" indicò Noburi sul video
Nell'angolo della stanza notai allora una inquietante
macchia nera. Una strana macchia di umidità.
"Cos'è?" gli chiesi spaventato
"Continua a guardare in quell'angolo" la macchia scomparve all'improvviso e solo per pochi
frame riuscii a vedere la figura di una donna.
"Chi è?" gli domandai
"Non lo so"
Riguardammo la scena al rallentatore e notammo che la strana donna aveva un
taglio molto profondo sul collo.
"Poiché Nobuyuki è esperto di spettri e paranormale l'ho fatta vedere
anche a lui"
"Capisco...ha scoperto qualcosa?"
"No...sta facendo ricerche in aula d'informatica"
"E quelle parole?"
"Ho estratto la traccia audio dal video. Ho scoperto che si tratta di
un messaggio detto in reverse"
"In reverse?"
"Esatto...è un messaggio detto al contrario"
"E che cosa dice?"
"non sono riuscito ancora a scoprirlo, perché stavo già per entrare in
ritardo a scuola"
"Vedi di farmelo sapere subito, okay? È importante!" "Certo lo so. Non
preoccuparti"
In quel momento ci raggiunse Nobuyuki, esile come sempre ma determinato come se
avesse venti chili in più, con molte fotocopie in mano.
"Eccomi ragazzi!" esclamò lui, con lo sguardo tra il contento e lo
sconvolto "Ho trovato alcuni di dati di donne decapitate"
"E questo a che scopo?" domandai io scettico
"Potrebbe essere un fantasma vendicativo..."
"Guardi troppi film horror"
"Ma Yoshikawa" mi riprese Noburi "Non hai visto sul video?"
"Chi mi dice che non l'hai ritoccato tu con uno dei tuoi programmini del
cazzo?"
"Non riesci forse ad accettare la realtà, Yoshikawa?"mi chiese Nobuyuki
"Okay, dai, allora vediamo questi dati preziosi" Il sarcasmo era il
mio forte.
"Pare che due anni fa si siano verificate strane morti per
decapitazione" sussurrò Nobuyuki mostrando dati e fotografie macabre
"Dapprima Joy Barker, una studentessa ventidueenne finita sotto un treno...la cosa interessante è che al ritrovamento del cadavere
non è stata ritrovata alcuna traccia della testa"
"Mi sa che stanotte non dormo" ridacchiò Noburi
Io invece conservavo ancora nel cuore l'angoscia per quello che era accaduto
tre giorni addietro.
"Poi Kobayashi Nagoshi e Yoko Yamazaki, ritrovati
entrambi lo stesso giorno della morte di Joy Barker con la testa
mozzata"
"Questo è avvenuto due anni fa, giusto?" domandai
"Sì" annuì Nobuyuki "Sono fatti di sangue accaduti proprio a
Tokyo, quasi tutti studenti del nostro stesso liceo"
"Incredibile" sospirò Noburi
Io non riuscivo ancora a capire la congiunzione di quei delitti con il suicidio
di Yoshimi. Quelle persone si erano uccise, mentre Yoshimi si era decapitata
davanti ai miei stessi occhi. Probabilmente quel fantasma era solo un'ombra,
un'illusione ottica o una sovraesposizione della pellicola.
Ringrazio Dido88 e shadows_in_the_moon per il sostegno
Ringrazio Dido88 e
shadows_in_the_moon per il sostegno. Grazie davvero.
Ritornai in classe, quando Kyoko mi affermò il braccio. Kyoko aveva due anni
in più di me, eppure eravamo così amici. Aveva i capelli tinti di
rosso-arancione, assomigliava incredibilmente ad Ai Otsuka e suonava in una band rock di ragazze dell'ultimo anno.
"Ci ho riflettuto" sospirò
"Su cosa?"
"Quel bacio, tre giorni fa..."
Mi ammutolii
"...mi dispiace Yoshikawa, vorrei che noi due
restassimo solo amici"
Mi ero completamente dimenticato di quel bacio assurdo che diedi alla mia amica
in un attimo di follia e panico.
"Non fa niente, fidati"
"Sul serio?"
"Volevo chiederti la stessa cosa". Cazzata. Mi ero addirittura
dimenticato di quel bacio, così intenso eppure blasfemo.
"Allora...amici come prima?" sorrise
"Amici come prima".
Quella sera ci sarebbe stata la veglia per Yoshimi. Non sapevo ancora se
andarci: la amavo, ma non sopportavo l'idea che fosse morta, che si fosse
squarciata la gola con le sue stesse mani.
Uscii dalla classe e camminai per il corridoio scolastico, stranamente
deserto. Raggiunsi velocemente il bagno, mentre i miei passi risuonavano sul
corridoio sgombro in una sorta di crescendi di echi impetuosi e inquietanti.
Anche il bagno era deserto.
I gabinetti avevano tutti le porte spalancate e uno strano odore ospedaliero
attraversò le mura con una ferocia inaspettata.
Mi tappai il naso e subito dopo aprii il rubinetto per pulirmi le mani,
quando sentii un sussurro dietro di me. Pensando fosse un altro ragazzo non mi
voltai, restai immobile strofinando semplicemente le mani.
Ma mi sorpresi quando, controllando con la coda dell'occhio, vidi che si
trattava di una ragazza. Aveva i capelli sul volto e camminava in modo quasi
cadaverico. Si stava dirigendo verso i gabinetti. Nonappena non avvertii più la
sua presenza accanto a me e sentii una delle porte chiudersi, rivolsi lo
sguardo sul pavimento. Gocce di sangue si susseguivano una dietro l'altra come
una lunga, lunghissima fila indiana.
Mi spaventai.
"Hey Tu!" gridai "Va tutto bene? Perché stai sanguinando? Sei ferita?"
Non ottenni nessuna risposta ma non me ne sorpresi. Decisi allora,
stupidamente, di seguire la scia come un bambino alla ricerca della marmellata
nascosta dalla mamma. Solo una di quelle porte era chiusa.
Mi avvicinai sempre di più, mentre un silenzio lacerante squarciava
quell'atmosfera così avvolgente e straniante. Solo il fruscio delle mie scarpe
sulle piastrelle.
Avvicinai la mano alla maniglia, con lentezza e tensione. Il cuore cominciò
a battermi, senza motivo, a mille. La maniglia era fredda e mi fece venire dei
brividi sino ai polpastrelli.
Spinsi. Era chiusa dall'interno.
Bussai. "Tutto bene?"
Nessuno mi rispose. Stavo per ritornare in classe, quando la porta si aprii
dietro di me con un'alienante strepitio.
Lentamente volsi il mio sguardo dietro di me e subito davanti ai miei occhi
vidi una donna con la gola squarciata che continuava a perdere sangue. Caddi a
terra, indietreggiai trascinandomi con le mani, mentre lei rimaneva immobili.
Ansimavo come un cane effemminato, mentre tutto intorno
un'aurea di terrore allucinante mi teneva stretto ed abbracciato con
affetto. Un'atmosfera indescrivibile che mi stava uccidendo lentamente. Era la
stessa ragazza apparsa sul video, quello strano fantasma.
Un eco lontano e sbiadito risuonava nelle mie orecchie come se fosse un
martello pneumatico. Lo sentivo con tremenda nitidezza. Era come se quella
specie di eco fosse stata parte di me. Aprii gli occhi e vidi Keiko sorridermi.
Keiko era la mia ex ragazza, mi sorrideva e mi sussurrava
"Tagliami il collo! Tagliami il collo!"
Solo in quel momento mi accorsi di avere nella mano un coltello da cucina
"Keiko! Ma che stai dicendo?" urlai "sei
impazzita!"
Lei non sembrò darmi ascolto e continuava a ripetere in continuazione con
squittii.
Ansimai, sempre più velocemente, quasi dessi uno strano ritmo sospirato a
quella strana richiesta.
"Taglia il mio collo...taglia il mio
collo"
Lei in divisa scolastica, i capelli corvini posti elegantemente dietro le
orecchie, il sorriso stampato sul volto e lo sguardo sempre felice mi stava
chiedendo di ucciderla e sembrava sincera. Voleva essere uccisa.
"Yoshikawa! Cazzo!"
Cominciò ad urlare "Taglia il mio collo!"
Solo in quel momento mi svegliai davvero. Davanti a me Noburi e Nobuyuki mi
parlavano.
"Finalmente si è ripreso" sospirò Noburi
"Come ti senti?" mi chiese Nobuyuki con il suo solito sguardo
calmo ed impenetrabile
Non stringevo più alcun coltello in mano e già mi sentivo meglio.
La testa mi faceva male, sembrava che sarebbe dovuta esplodere da un momento
all'altro.
"Si può sapere che ti è successo?" incalzò Noburi con prepotenza
Sentivo il retro della giacca della divisa fradicio.
"Allora?"
Mi alzai senza dire nulla e mi lavai le mani. Il pavimento era bagnato di
piscio e mi veniva il voltastomaco pensando che ci fossi sdraiato sopra.
Mi tolsi la giacca e vidi una terribile, nefanda macchia umida che si
estendeva dal colletto sino all'orlo. L'odore era osceno. Mentre tentavo di
rimediare pulendo con un pezzo di carta igienica, Noburi continuava a fare
domande e Nobuyuki continuava a fissarmi con il suo solito, strano sguardo.
Se avessi raccontato loro la verità non mi avrebbero mai creduto. Non
avrebbero mai creduto del fatto che avessi visto il fantasma della
videocassetta. Mi avrebbero preso per scemo.
Tornai in classe senza voltarmi, con il fiato corto, tra lo scioccato e lo
stranito.
Là incontrai Keiko. Era passata per lasciarmi una lettera.
"Ciao Yoshikawa" mi sorrise imbarazzata, come una bambina che ha
perso la strada di casa.
Mi diede la lettera. La presi con dolcezza e la salutai con gli occhi.
Mi piaceva stare con Keiko, le giornate con lei passavano via che un
piacere. Con lei le ore diventavano minuti. Eravamo in perfetta sintonia.
Poi un giorno tutto si spezzò. Non ricordavo bene cosa fosse successo, ma
accadde, così di colpo, con la stessa fragilità di uno swaroskvi scheggiato.
Non lessi la lettera quel giorno, la riposi all'interno del libro di
storia e restai con il cuore sospeso
Non lessi la lettera quel giorno, la riposi all'interno del libro di storia
e restai con il cuore sospeso.
Keiko, Keiko...cosa diavolo ci fece separare?
Me lo domandai e ridomandai, mentre qualcosa dentro la mia testa sembrava
scoppiare. Cosa mi stava succedendo? Dopo la morte di Yoshimi avevo baciato
Kyoko e in quel momento pensavo al perché io e Keiko ci fossimo separati. Ma
perché? Perché?
Mi sfogai con un urlo. Mentre continuavo a rivangare il passato, Yoshiki,
Kyoko e Keiko, i miei amori falliti e i miei amori futuri mi sentivo quasi come
se fossi una sirena morente in una fogna, abbandonata a sé stessa e raccolta da
una pittrice che mi disegnasse, mentre lentamente raggiungo l'oblìo.
I miei organi vitali si stavano sgretolando, decomponendo, in un crescendo
musicale che raggiungeva il più profondo abisso percorribile. Un'inedita
sensazione di sensuale terrore mi stava percorrendo il corpo, come se la paura
mi stesse violentando e pian piano prendesse forma dentro il mio sesso.
"Yoshikawa" mi chiamò una voce femminile.
Mi voltai: era di nuovo Keiko. Chissà perché era ritornata.
"Che cosa c'è?" le domandai
Il suo labbro inferiore si era rovesciato completamente all'infuori,
scoprendone l'interno vellutato e rosa, così intimo...come una vulva.
"Ti ricordi di quella puttana, non è vero?" mi urlò contro e fuggì
senza più dirmi nulla
"Ma...ma quale puttana?" sospirai, sempre
più confuso.
Mi ritrovavo a casa di Yoshimi, quella sera durante la veglia funebre.
Contrariamente alla tradizione, la bara era stata lasciata chiusa, forse per
l'orrendo aspetto del cadavere mutilato o del semplice fatto che la sua
famiglia trovava disdicevole il suicidio da doverla nascondere dietro ad una
lastra ebano. Immaginai il suo volto lacerato da quel taglio profondo, il gesto
così impulsivo e inspiegabile che iniziò il tutto.
Quando le preghiere davanti alla bara furono terminate ed ognuno poteva
offrire un omaggio facoltativo a Yoshimi, ne approfittai per salire le scale ed
introdurmi in camera sua.
Vidi la sua scrivania disordinata, il suo letto disfatto, le sue dolci
fotografie appiccicate su uno specchio grondante di cuoricini spezzati, il
diario scolastico, i libri scolastici...
E poi una foto, la foto di noi due durante la gita scolastica in Corea Del
Sud. Abbracciati, lei sorride ignara del mio sentimento, con le braccia
agganciate attorno al mio collo. Un cuoricino fucsia brillantinato sulla
guancia destra. Io guardo verso l'obbiettivo con un sorrisetto tirato, dato
dall'imbarazzo.
Yoshimi mi mancò all'improvviso, come se dentro di me non ci fosse più
nulla. Piansi e misi la fotografia in tasca, poi mi sdrai sul suo letto.
Riuscivo ancora a penetrare dentro il suo odore, sentivo il suo
inconfondibile aroma permeare le coperte.
Le voci dei presenti alla veglia attraversavano il tatami, sino a giungere
nelle mie orecchie, quando qualcosa attirò il mio sguardo: per terra, buttato
in disordine sul tatami in un angolo della stanza, una sorta di libretto.
Lo raccolsi e cominciai a guardarlo. Era una sorta di diario, ma le foto
superavano le parole.
Diverse quelle della gita in Corea.
Yoshimi sempre sorridente tra le braccia di Yoko, Kyoko, Yuka, Haruna. Una
foto la ritrae persino in braccio a Noburi (!) e in un'altra si ritrova a
cingere i fianchi di Nobuyuki, con il suo solito sguardo inquietante.
Le frasi erano sconnesse, facili e veloci.
"è notte fonda. Questa gita
scolastica mi sta elettrizzando. Dopo essermi sorbita con i miei compagni
annoiati le solite divagazioni folkloristiche e storiche dei professori,
finalmente è giunto il momento libero e, quindi, come da copione ho fatto tanto
shopping, ho fatto tante foto e mi sono ubriacata, all'insaputa dei prof....ah!Beata Adolescenza!"
Yoshimi che prova un abito rosso in un negozio di vestiti di Seoul, Yoshimi
che sorride di fronte ad una bottiglia di birra... dolcezza infinita. Mi
addolcisce come il miele.
Inginocchiato di fronte a quelle immagini di vita, mi facevo prendere da
quella scrittura femminile così ordinata e sensuale da lasciare una traccia di
esplosione nel mio cuore. Persino le macchie di inchiostro o di caffè sulle
pagine, le pieghe sui lembi della carta e le sbianchettate mi ricordavano il
viso poetico della ragazza che amavo e mi rendevano felice.
Poi i miei occhi giunsero all'ultima foto, che non era incollata con del
nastro adesivo sulle pagine, ma semplicemente inserita dentro senza troppa
premura.
La guardai. Due amiche che si abbracciavano.
Yoshimi e...oh mio Dio! La ragazza del video, era lei! Lei!
Voltai la foto e lessi: "Io e Joy Barker. 9/3/05"
Yoshimi in quella foto appariva molto più giovane, infatti
stando alla data scritta sul retro la foto sarebbe dovuta risalire a tre anni
prima, quando Yoshimi aveva 13 anni.
Un flash.
Joy Barker...la...la...la ragazza di cui aveva parlato
Nobuyuki, la stessa che appariva in quei documenti, la prima vittima di quegli
strani omicidi.