Welcome to the Glade

di shinytiny
(/viewuser.php?uid=881823)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo nella Radura ***
Capitolo 2: *** Io sono Newt, Ever ***



Capitolo 1
*** Arrivo nella Radura ***


Mi svegliai. Ero in una stanza fredda, al tatto sembrava di metallo. In realtà non sapevo dove mi trovavo. Ma era buio. Buio, e c'era un'aria pesante, facevo fatica a respirare. Ero certa di muovermi verso l'alto. Dove stavo andando? Neanche questo mi era dato saperlo. Il viaggio sembrò durare un'eternità, e non vedevo nulla. Mi ero svegliata da circa due minuti, quando mi resi conto di sapere solo il mio nome. Ever. Non sapevo nient'altro di me. A un certo punto una luce mi abbagliò dall'alto, e io caddi all'indietro. Mi ripari gli occhi portando una mano alla fronte, e sentii delle voci sopra di me. Riuscii a sentire solo alcune frasi: "Allora?", "Cosa vedete?", "Quanti anni ha il nostro Fagio?". Dopodiché una voce più profonda ordinò di tacere, e tutte le altre voci si zittirono. Sentii un leggero tonfo di fianco a me, poi la voce profonda mi chiese: "Sai come ti chiami?". "Ever - risposi io - dove sono? che posto è questo?" Un brusio confuso tornò ad aleggiare su di me, come se quello che avevo detto fosse qualcosa di strano. Alzai lo sguardo, e vidi un ragazzo dalla pelle scura inginocchiato di fianco a me. "Io mi chiamo Alby - cominciò questo - e questo luogo si chiama la Radura. Ora... ti faccio vedere." Fece una pausa e guardò verso l'alto. "Tirateci una corda" ordinò Alby. Questa venne calata dall'apertura delle porte della stanza dove mi trovavo. Una corda con un cappio all'estremità. Appoggiai un piede nel cappio, e fui strattonata verso l'alto. Una volta uscita dalla stanza, cominciai a girare su me stessa osservando il luogo dove ero andata a finire. Sembrava un immenso prato, con un boschetto che occupava metà dello spazio. Quella che Alby aveva chiamato la "Radura" era circondata da muri di pietra che sembravano immensamente alti. Ci saranno stati quaranta o cinquanta ragazzi sconosciuti che mi fissavano neanche fossi un'apparizione. Un tipetto basso e paffuto cercava di farsi largo tra la folla, saltellando e cercando di guardarmi. Alby nel frattempo era uscito dalla stanza... no, non era una stanza. Guardandolo meglio, mi resi conto che era un ascensore. "Benvenuta a casa" disse Alby, con un tono che probabilmente voleva suonare amichevole. Ma nessuno dei ragazzi presenti stava sorridendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Io sono Newt, Ever ***


Alby si fece avanti, con passo pesante. Era evidente che era a disagio. "Questi posto si chiama la Radura, ok? Noi viviamo qui, dormiamo qui..." Non fece in tempo a finire la frase che io lo interruppi: "lo so...". Alby era rimasto sbigottito di fronte al mio ultimo commento. "L - lo sai? Come s-sarebbe a dire?" Ballettò lui. "Lo so. I Dolenti, il Labirinto. La Scarpata." Dissi io. Si fece avanti un altro ragazzo, con un passo zoppicante, più alto di Alby e con i capelli biondicci. "Come fai a ricordartelo? Nessuno si ricordava nulla all'inizio..." disse. "Non riesco a spiegarlo... è come se gradualmente mi ricordarsi tutto." Risposi al ragazzo biondo. "Non è possibile..." borbottò lui, scuotendo leggermente il capo. Poi sembrò ricordarsi di non essersi presentato, e si affrettò a rimediare. "Ah, io sono Newt, Ever." "Piacere mio" risposi. Allora Alby lanciò un'occhiata obliqua a Newt, dopodiché ordinò a tutti i ragazzi che si erano affollati intorno a me di tornare ai loro lavori. Sentii un basso mormorio, poi la folla si disperse. Vicino a me rimase solo Newt, che cercò di soffocare una risata con poco successo. "Perché ridi?" Gli domandai. "Oh, beh... immagino che ti vorrai cambiare..." disse, facendo scorrere lo sguardo dalle mie spalle all'orlo dei pantaloni. Mi resi conto di non aver fatto caso al mio abbigliamento, e solo allora mi resi conto che indossato abiti di almeno quattro taglie più grandi della mia: cadevao dentro ai miei vestiti. "Oh, beh... se avete qualcosa..." maledizione, ero arrossita. Perché ero artossita!? Cercai di nascondere il rossore sulle mie guance calandomi alcune ciocche biondo rossiccie sul viso, cosa che fece ridere Newt ancora più fragorosamente. "Seguimi" cercò di dirmi tra le risate. Poi si incamminò zoppicando verso un piccolo edificio di legno all'ombra di alcuni alberi, seminascosto nell'oscurità. Il ragazzo aprì una porta scricchiolante sul lato ovest del piccolo edificio, e accese una lampadina sfarfallante, poi mi fece cenno di entrare. Prese una semplice maglietta aderente bianca e dei jeans scuri, che mi porse. Uscì e io mi cambiai. Approfittai di quell'occasione per guardare il mio corpo. Ero piuttosto magra, ma a parte questo tutto bene. Vidi il mio riflesso in uno specchio sporco: capelli piuttosto lunghi di un colore biondo rossiccio, grandi occhi verde scuro e... devo ammetterlo, un bel viso. Mi rivestii e uscii dalla stanza. Newt mi aspettava appena al di fuori della porta; appena uscii mi squadrò di nuovo, partendo dalle comode scarpe da ginnastica nere che indossato e poi indugiando in istante su ogni particolare del mio corpo, immaginai fosse normale: da quanto avevo capito ero la prima ragazza che vedeva... almeno per quanto si ricordava. Però dovetti schiarirmi la voce per ricordargli che mi doveva mostrare la Radura, e che non poteva farlo se fissava come inebettito i miei occhi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3252858