HALLOWEEN TALES di furbacchina (/viewuser.php?uid=25934)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** HERMIONE'S TALE ***
Capitolo 3: *** DRACO'S TALE PART 1 ***
Capitolo 4: *** DRACO'S TALE PART 2 ***
Capitolo 5: *** GINNY'S TALE part 1 ***
Capitolo 6: *** GINNY'S TALE part 2 ***
Capitolo 7: *** BLAISE'S TALE ***
Capitolo 8: *** HARRY'S TALE part 1 ***
Capitolo 9: *** HARRY'S TALE part 2 ***
Capitolo 10: *** PANSY'S TALE part 1 ***
Capitolo 11: *** PANSY'S TALE part 2 ***
Capitolo 12: *** PANSY'S TALE part 3 ***
Capitolo 1 *** PROLOGO ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
Prologo
Alla
vigilia di Halloween era consuetudine ad Hogwarts inaugurare il giorno della
festa con lo scoppiettante e scintilloso spettacolo dei fuochi d’ artificio,
gentilmente forniti dai gemelli Weasley.
Erano
i serpeverde ad acquistarli e successivamente a regalare all’ intera scolaresca
il meraviglioso spettacolo dei fuochi nella notte del 30 ottobre.
Tutti
sapevano che alla mezza di tale giorno bastava affacciarsi alla finestra del
proprio dormitorio per assistere al grandissimo spettacolo.
Ad
organizzare il tutto era tre Serpeverde dell’ ultimo anno.
Precisamente Draco Malfoy, Blaise Zabini e Pansy Parkinson.
I tre
ragazzi si ritrovavano nei corridoio della scuola alle 11 in punto e
silenziosamente si recavano nella Torre d’ Astronomia da dove davano inizio al
loro spettacolo.
Draco
acquistava col suo denaro i fuochi poi, con Blaise li sparava. Mentre Pansy
faceva attenzione che non li vedesse nessuno.
Ogni
anno, gli insegnanti cercavano invano di capire chi ci fosse dietro questo
affare. Avevano dei sospetti si, ma nessuna certezza.
E
questo impediva loro di intervenire sui colpevoli e porre fine alla tradizione.
Tutti
gli studenti sapevano la verità, ma mai nessuno portava la spia agli insegnanti,
nonostante questi minacciassero ogni anno gli studenti delle peggiori punizioni.
Quell’ anno però qualcuno era fermo sul proposito di spezzare la tradizione.
-
Andiamo ragazzi, è giusto che sia così! –
Ron
sbuffò, a sentire le parole di Hermione.
-
Possibile che ogni quando c’è qualcosa di divertente in questa scuola tu
debba sempre trovare il motivo per ostacolarla? – bofonchiò lui.
-
Harry ti prego, diglielo tu!! –
-
Hermione ha ragione, Ron. I fuochi sono belli, ma ti ricordi l’ anno
scorso? Quando Neville stava per farsi male? Per non parlare del fatto che
Edvige da di matto ogni volta… -
-
Si però… -
-
Però cosa? – disse Hermione aggressiva.
Ron
alzò gli occhi al cielo.
-
Ok, ok. Vuoi impedirgli di sparare i fuochi? Perfetto verrò con te –
Hermione sorrise.
-
Perfetto allora stasera alle 10 e mezzo in punto davanti alla Torre d’
Astronomia. Verrà anche Neville e Luna con noi –
-
Wow, fantastico. Allora è sicuro che riusciremo nel nostro intento -
affermò Ron sarcastico.
Hermione gli fece un’ occhiataccia. Poi sparì dal suo dormitorio.
Alle
10 e mezzo, come prestabilito, Harry e Ron s’ avviarono verso la Torre d’
Astronomia in punta di piedi.
Arrivarono pochi minuti dopo, attesi impazientemente da Hermione, Neville, Luna
e Ginny.
-
Siete in ritardo – li sgridò.
-
Abbiamo fatto piano per non svegliare nessuno – bisbigliò Ron. Poi vide
sua sorella – non mi avevi detto che c’ entrava anche mia sorella in questa
storia!! -
-
Stai calmo e ricorda che è per una buona causa – sibilò Hermione – ora
andiamo –.
Alle
11 in punto Blaise, Pansy e Draco iniziarono a salire le scali, ignari di tutto.
Con
loro c’era anche Daphne che aveva voluto a tutti i costi unirsi alla
spedizione.
Un’
espressione di stupore si dipinse sul loro viso quando videro lì, i cinque
ragazzi ad aspettarli.
-
Cosa ci fate vuoi qui? Fuori dalle scatole!! – ordinò Draco, innervosito.
-
Scordatelo, Malfoy. non abbiamo nessuna intenzione di andarcene – affermò
Hermione
-
Dobbiamo dare ad Hogwarts il suo spettacolo – spiegò Blaise, dandosi un
bel po’ d’ importanza.
-
Questa barbara tradizione deve cessare – intervennè Harry.
-
Neanche tra un milione di anni – strillò Pansy.
Il
resto furono insulti, schiantesimi, pugni e calci.
Fecero una così totale baraonda che finirono per destare il riposo della vecchia
professoressa Mcgranitt che, munitasi di mantello e lanterna, iniziò a
girovagare per i corridoi per vedere da dove provenivano quelle voci.
Con
passo lento e pesante iniziò a salire le scale della Torre.
Rimase a dir poco inorridita quando vide sulla Torre molti della sua casata.
-
Cosa diavolo succede qui? – tuonò imperiosa.
Tutti
tacquero.
-
Ah è così, eh? Nessuno parla? Ve lo dico io cosa succede!! Siete voi i
responsabili dei fuochi di Halloween!! Non c’ è alcun dubbio!!
-
Professoressa, veramente noi… - Hermione tentò di spiegarsi –
-
Signorina Granger lasci perdere… nessuna scusa può evitarle una giusta
punizione!! –
-
Ma noi… -
-
Signor Weasley quanta impudenza!! Basta, sono stufa. Per punizione per la
vostra bravata rimarrete qui, per tutta la durata della giorno di Halloween! Non
parteciperete a nessun festeggiamento!! –
-
Ma… ma… -
-
Ma nulla!! così imparerete! – e detto questo l’ insegnante chiusa la
porta con un incantesimo e sparì.
-
Bene! Fantastico!! Siete contenti adesso? – bofonchiò Draco irritato –
imprigionato in questa maledetta torre giusto il giorno della festa di Halloween
per colpa di cinque idioti che non sanno farsi i fatti loro… -
-
Ti ricordo Malfoy che la professoressa c’ ha punito per via dei fuochi.
Ed è per colpa vostra che ci troviamo immischiati anche noi in questa storia… -
-
Ma sentitela!! Chi diavolo t’ ha detto di venire a romperci le scatole
fin quassù, eh?
-
Pansy, tu sta zitta!! –
-
Taci, Potter. E non osare zittire la mia ragazza –
-
Blaise, io non sono la tua ragazza –
-
Basta ragazzi!!! Smettetela tutti di litigare – urlò Neville. Tutti si
girarono a guardarlo, stupito.
Arrossì.
-
Non serve a nulla, no? Ormai siamo qui, pensiamo piuttosto a come
impegnarci tutto il giorno –
-
Io avrei un’ idea – esclamò Luna entusiasta – raccontiamoci delle storie
dell’ orrore!! –
-
Gia fantastico – urlò Draco con sarcasmo
-
Io ho un’ idea migliore – borbottò Blaise – mi fumo una sigaretta –
-
A me sembra un’ idea carina, Luna. Chi inizia? – fece Hermione.
Tutti
rimasero in silenzio. La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-
Sapete perché mai per Halloween è tradizione decorare le stanze con
zucche svuotate con una lanterna all’ interno –
-
No. Hai intenzione di raccontarcelo? – fu il commento ironico di Draco.
Hermione l’ ignorò.
-
Tutto accadde quando… -
Ciao a tutti!!! ecco a voi l’ ennesima fic…
Dopo aver concluso diverse storie pubblico questa raccolta di racconti dell’
orrore. Spero vi piacerà ; )
Un
bacione, lisa
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Capitolo 2 *** HERMIONE'S TALE ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
1
HERMIONE’S TALE: JACK O’ LANTERN
Jack
era un tale irlandese che di mestiere faceva il fabbro.
Era
un tipo assai rissoso lui.
Un
ubriacone e scommettitore incallito dal carattere assai cattivo.
Si
narra in una fredda notte d’ Ognissanti, mentre egli era intento a scolarsi l’
ennesimo boccale di birra in una squallida osteria fece uno spiacevole incontro.
Il
diavolo gli comparve dinanzi perché voleva la sua anima prima ch’ essa
diventasse troppo malridotta.
Con
le lacrime agli occhi, Jack implorò pietà per la sua anima peccatrice e vista,
l’ irremovibilità del Diavolo gli chiese una bevuta come ultimo desiderio.
Impietosito dal povero ubriacone il Diavolo si trasformò in una moneta da 6
penny, la paga che Jack doveva all’ oste.
Lesto, lesto Jack prese la moneta e la mise al sicuro nel suo portamonete dove
c’ era anche una croce d’argento che impediva al Diavolo di ritornare alla sua
forma originaria.
Jack,
allora propose al diavolo un patto ch’egli non poté fare a meno d’ accettare.
Il
patto consisteva che Jack lasciasse libero il Diavolo a patto ch’ egli gli
lasciasse ancora un anno di vita, per poter riordinare la sua vita.
L’
anno dopo, sempre nel giorno d’ Ognissanti Jack incontrò il Diavolo in una
stradina di campagna.
-
Sono qui per reclamare la tua anima – disse la creature degli inferi
-
L’ avrai, se sali in cima a quest’ albero e mi porgi un suo frutto –
Il
Diavolo acconsentì, ma quando fu in cima all’ albero, Jack incise con un
coltellaccio una croce sul tronco, impedendogli di scendere.
Jack
permise al Diavolo di scendere dall’ albero solo a patto ch’ egli non tornasse
più da lui per portarselo con sé all’ inferno.
L’
anno dopo, causa il suo fegato malandato dalle troppe bevute, Jack morì e salì
in cielo, per cercare d’ entrare alle porte del paradiso.
Ma lì
ne fu cacciato per le troppe colpe di cui si era macchiato e mandato tra gli
Inferi, al cospetto di Lucifero.
Egli
umiliato più volte dallo stolto ubriacone si rifiutò d’ accoglierlo all’ inferno
e dinanzi a lui pronunciò borioso tali parole:
-
Tempo fa ho promesso di non reclamare più la tua anima –
A
poco valsero le parole di supplica di Jack, che finirono per scatenare l’ ira
del demonio che lo scacciò via dal suo regno urlando.
-
Ma dove posso andare allora? –
-
Torna da dove sei venuto!! – e detto ciò il demonio gli lanciò contro un
carbone ardente.
Jack
lo raccolse, dato che la strada era buia e ventosa.
Prese
con se una rapa, scavò nel suo interno e ci pose quel carbone per illuminare le
strada ch’ andava attraversando.
E
così fu che Jack, anima dannata, iniziò a vagare per le strade del mondo senza
meta, attendendo il giorno del Giudizio.
Nella
notte d’ Ognissanti, tuttavia, è possibile scorgere la fiammella della sua rapa
per le strade della città, perché in quel giorno egli va alla ricerca d’ una
cosa dove rifugiarsi.
Si
diffuse allora l’ abitudine di decorare le case con lanterne in rape, proprio
come quella di Jack, per mettersi a riparo dalla sua anima.
Anni
dopo gli immigrati irlandese,
fuggiti in America dalle loro terre per la carestia della metà del
diciannovesimo secolo, sostituirono le rape con le zucche, che in quel momento
vi si trovavano in grandi quantità.
-
Non ho
mai sentito una storia così stupida – commentò acidamente Draco, spegnendo l’
entusiasmo di tutti i Grifondoro lì presenti – che stronzata! –
-
Dì un po’
Malfoy tu ne sapresti raccontare una migliore? – lo stuzzicò Hermione, irritata
dai commenti del ragazzo.
-
Sicuro –
bofonchiò il ragazzo – ve ne racconterò una che vi farà rizzare i capelli in
testa –
-
Fallo
allora. Noi non vediamo l’ ora –
-
Allora,
ricordate quando Silente ci disse che non esisteva al mondo magia capace di
resuscitare i morti?- tutti lo guardarono
-
Beh
mentiva – e Draco prese a raccontare la sua storia.
Ecco a voi il primo racconto!!
Lo
so che questa leggenda è vera, ma prometto che dal prossimo capitolo saranno
tutte scritte ed inventate da me….
Un bacio a tutti. lisa
A
balakov: ho letto le tue recensione e devo dire che mi lusinga molto sapere che
ti piace il mio modo di scrivere, grazie mille!!
A
giusyangel: grazie per i complimenti un bacio
A
Stephenye: piccolo regalino per te: il prossimo racconto è di Draco. Spero ti
piacerà ;). In ogni caso grazie per i complimenti, sono felice che anche questa
storia ti piaccia… un bacione
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Capitolo 3 *** DRACO'S TALE PART 1 ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
2
DRACO’S TALE – part 1:
-
Che razza di noia la pioggia – borbottò Jane, mentre guardava fuori dalla
finestra grosse gocce di pioggia scivolare lungo il vetro.
-
Eh gia, manderà a monte il nostro Halloween!! –esclamò suo fratello
Michael.
-
Non dire sciocchezze!! Non basterà di certo un po’ di pioggia a rovinarci
la festa! – esclamò la ragazza alzandosi in piedi – organizzeremo qualcosa! –
Jane
e Michael erano due fratelli che abitava nel nord dell’ Irlanda.
I
loro genitori erano due persone di una certa posizione e lavoravano insieme in
un’ azienda di giocattoli per ragazzini.
Jane
aveva tredici anni ed era una ragazza sveglia e risoluta per la sua età.
Era
alta e muscolosa, aveva i capelli ramati sempre legati in una coda alta.
Michael aveva undici di anni e cresceva piccolo per la sua età.
Era
basso e magro con una disordinata capigliatura rossa.
Jane
e Michael erano caratterialmente opposti, ma per motivi a nessuno chiari
andavano stranamente d’accordo, salvo rare eccezioni.
Jane
era una ragazza forte e aggressiva, mentre suo fratello era tranquillo, prudente
e calmo.
Era
una coppia molto affiatata.
Quel
pomeriggio del 31 ottobre entrambi si preoccupavano per la forte pioggia che
inondava la città gia dal mattino.
Tirava vento, pioveva e ogni tanto si sentiva qualche tuono squarciare il cielo
cupo.
Jane
se ne rammaricò.
Erano
anni ormai che lei, suo fratello, i suoi amici Karen e Philiph organizzavano il
loro giro di “dolcetto o scherzetto”.
Era
gia capitato qualche volta che piovesse ma la ragazza si rendeva conto che
quello sarebbe stato con molte probabilità il suo ultimo giro di Halloween.
Sospirò.
Suo
fratello era lì, dinanzi alla tv che la guardava implorandola di trovare una
soluzione.
Se
c’era una cosa che per loro contava più di tutto quella era il giro di Halloween.
-
Ci divertiremo lo stesso Michael, con o senza pioggia. Sai che ti dico??
Chiamo Karen e Philip e gli dico di venire da noi –
-
Ma Jane!! Mamma e papà non vogliono che facciamo baldoria quando loro non
ci sono!! –
-
Suvvia! Non sarà una festa vera e propria – sbuffo la ragazza – e poi non
verranno mai a saperlo, vero? -
Quel
giorno i genitori dei due ragazzi sarebbero stati occupati in una riunione molto
importante nella grande capitale e con molte probabilità non sarebbero tornati
che al mattino.
-
Se lo dici
tu… -
Alle
19 e un quarto Jane sentì il suono del suo campanello e corse ad aprire.
Era
Karen.
Karen
aveva tredici anni, come Jane.
Era
bassa, magra ed aveva i capelli lisci e biondi.
-
Scusami per
il ritardo, Jane – sussurrò la ragazza sinceramente dispiaciuta – ho portato
qualcosa di buono da mettere sotto i denti –
-
Fantastico!
Entra pure! –
-
A breve
verrà anche Philiph… ha detto che avrebbe tardato di qualche minuto perché
doveva prendere una cosa –
Jane
alzò gli occhi al cielo, sorridendo.
-
Quel ragazzo
non finirà mai di stupirci –
Cinque minuti Philiph fu lì tra loro.
-
Ora siamo
tutti – affermò Jane – seguitemi –
-
Cos’ hai in
mente? – chiese Karen ansiosa. Jane aveva delle idee brillanti ma a volte le sue
trovate erano a dir poco raccapriccianti.
Jane
la guardò con un sorriso enigmatico.
-
È Halloween,
ragazzi –
Jane
li diresse nella sua cameretta.
Aveva
imbastito un piccolo banchetto a base di Coca- Cola, patatine e panini
imbottiti.
-
Philiph, hai
portato tutto? –
-
Certo –
Philiph aprì il suo zaino e ne tirò fuori un grosso librone dalle pagine
ingiallite e impolverate.
Prese
a sfogliarlo con foga.
-
Ecco,
trovato!! –
-
Trovato
cosa? – chiese Michael, impaurito.
Una
strana luce brillava negli occhi di sua sorella.
-
Questo è un
libro di magia antichissimo – bisbigliò Jane con aria serissima.
-
Non ci credo
– sibilò Karen impaurita – non voglio avere nulla a che fare con queste cose –
Jane
rise.
-
Non avrai
mica paura? – disse, per prendersi gioco di lei.
-
No –
-
Bene,
allora, rimarrai con noi a risvegliare i morti –
-
Cosa? –
-
Hai capito
benissimo –
-
Non lo farò!
Mi rifiuto! –
-
Non puoi sei
in casa mia! – urlò la ragazza con un tono che sembrava quasi disumano.
-
Jane, ho
paura – disse suo fratello.
-
Stai zitto –
I
ragazzi si disposero a cerchio sul pavimento.
Al
centro una candela.
Philiph recitò una cantilena in latino. Poi cacciò dalla tasca una foto e la
bruciò sulla candela.
-
Chi è? –
-
Mia nonna. È
morta bruciata viva tre anni fa in un incidente domestico –
-
Mi dispiace
–
-
Ora tornerà
in vita – disse risoluto il ragazzo.
La
luce della candela si spense d’ un tratto.
Poi
un ronzio fastidioso e pesante riempì il silenzio.
I
ragazzi si guardarono tra di loro stupiti e spaventati.
Poi
un rumore destò la loro attenzione.
Michael gridò.
Qualcuno stava bussando alla porta.
Ecco a voi la prima parte del racconto di Draco! Spero vi piaccia come inizio…
Vi
ringrazio per le recensioni, un bacione a tutti!
A
Stephenye: strana coincidenza, eh? ;) in ogni caso ecco il racconto di Draco.
Goditelo!
A
Lakrimosa: anche io ho pensato che questa storia s’ addicesse molto allo spirito
di herm… ecco a te quella di Draco… un bacio
A
giusyangel: sono felice che ti sia piaciuta… un bacione!
A
Smemo92: sono felice che ti piaccia la mia fic..un bacione!
A
balakov: come sempre la tua recensione mi rende davvero felice… sono contenta
che la storia ti piaccia. In ogni caso anche io sono una tua fan ;). Bacioni!!
Ragazzi, se non dovessi postare prima di Natale, vi faccio tanti auguri per
queste festività. Un bacio a tutti
|
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Capitolo 4 *** DRACO'S TALE PART 2 ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
3 DRACO’S
TALE – part 2:
Poi
un rumore destò la loro attenzione.
Michael gridò.
Qualcuno stava bussando alla porta.
-
Chi è?– balbettò Jane, impaurita.
-
Chiedo scusa signora se vengo ad importunare a quest’ ora – una voce
flebile flebile fuori dalla porta.
Jane
aprì la porta. Dinanzi a lei c’ era una vecchietta pallida e grassoccia, dal
sorriso dolce ed affabile.
-
Sono qui di passaggio e mi chiedevo se lei poteva offrirmi un bicchiere
d’ acqua –
-
Si, certo. Entri pure – sussurrò la ragazza, col cuore che ancora le
batteva all’ impazzata.
Due
minuti dopo le porse un bicchiere con dell’ acqua minerale.
-
Spero di non averti spaventata. Come ti chiami, tesoro? –
-
Jane –
-
E dimmi un po’ Jane, sei sola in casa? –
-
No, fuori ci sono i miei amici e mio fratello –
-
Vi dispiace se rimango con voi per un po’? sai fuori piove e fa molto
freddo… -
-
Non c’è problema –
Appena Philiph vide quell’ anziana signora entrare nella camera di Jane s’ alzò
di scatto in piedi e le punto un dito contro.
-
Nonna!! – le gridò – sei tornata!! Lo vedete ragazzi? L’ incantesimo ha
funzionato!! – e dette quelle parole il ragazzo abbracciò la signora che aveva
ascoltato finora le sue parole senza fiatare.
-
Figliolo – borbottò seria la donna – io non sono tua nonna… io non ti
conosco neanche –
I
ragazzi si guardarono sbigottiti. Ma cosa stava succedendo?
Philiph aveva gli occhi lucidi e un largo sorriso sul viso.
-
Oh nonna, ora non ricordi. Sei confusa. Ma vedrai domani sarà diverso –
-
No figliolo, davvero. Non so chi sia tu –
-
Come può essere? Non ricordi di mamma? Di quando sei morta in quell’
incendio in cucina?? –
La
signora guardò Karen e Michael con gli occhi sbarrati, poi balbettò.
-
Figliolo… forse non ti senti molto bene… -
Michael sentì dei fastidiosi brividi percorrergli la pelle lungo la schiena.
Si
scrollò le spalle e decide d’ accendere la tv, per distrarsi.
Un
canale locale trasmetteva un telegiornale.
-
A tutti i telespettatori una notizia di pochi minuti fa… una coppia di
coniugi, Kate e John Smith hanno persone la vita in un incidente d’ auto. Non
sappiamo ancora con certezza quali siano state le cause dell’ incidente… si
attendono approfondimenti –
Jane
spense il televisore, mentre suo fratello guardava lo schermo scuro e
boccheggiava stupito.
-
Jane… non parlavano di mamma e papà vero?? – disse il ragazzo con un filo
di voce.
La
sorella lo abbracciò forte, cercando di confortarlo.
Squillo il telefono.
La
voce dall’ altro capo era spaventosamente conosciuta….
-
Jane cara, tua madre è lì? Dovrei parlarle… -
-
Nonna, sei tu? –
-
Si cara, sono io. Come stai? –
Jane
chiuse gli occhi. “Non è possibile”, pensò, “ la nonna è morta due anni fa…”.
Gli
occhi le si riempirono di lacrime.
-
Nonna… mamma non è in casa…. è… è morta… - balbettò la ragazza mentre
tirava su col naso. Sua nonna ammutolì.
-
Mi dispiace tesoro – sussurrò – sai, sono terrorizzata. C’è qualcuno
fuori alla mia porta e…. devo lasciarti tesoro… - la conversazione fu interrotta
da un grido di terrore e un’ implorazione d’ aiuto.
Jane
corse in camera sua.
Michael piangeva disperato tra le braccia di quella donna mentre Philiph
continuava a recitare quella magia e Karen a fissare sconcertata la fiammella
della candela.
-
Ho paura ragazzi – mormorò la ragazza – mia nonna è morta due anni fa d’
infarto e ora m’ ha telefonato perché voleva parlare con mia madre… cosa sta
succedendo? –
La
vecchia signora la guardò con aria contrariata.
-
Mai intromettersi nel regolare ordine della natura, ragazzi. La natura
finisce per vendicarsi… -
I
ragazzi si girarono a guardarla.
-
Cosa sta succedendo – ripetè Jane spaventata.
-
Quando qualcuno tenta di aprire le porte dell’ oltretomba tutti gli
equilibri formatesi prima si distruggono e il mondo diventa solo un caos… -
recitò la donna con fare solenne, dinanzi ai visi sconvolti e disperati dei
ragazzi.
-
Io non volevo farlo, io non volevo – continuava a ripetere Karen mentre
scuoteva la testa in un moto continuo.
Philiph era sdraiato sul pavimento e scrutava il soffitto con fervore.
-
Phil ho paura – disse la ragazza – e se avessimo fatto un guaio?? E se
non vi fosse rimedio??? –
-
Un rimedio c’è – proruppe la donna – ma vi costerà tanto dolore –
-
Quale sarebbe? –
-
Qui tra noi ci sono due anime che devono tornare tra quelle del
purgatorio… -
-
Cosa? –
Jane
per un attimo chiuse gli occhi, ormai la realtà era scivolata inesorabilmente
nell’ oblio lasciando spazio solo alla pura follia.
-
Hai capito bene, tesoro. Guardati intorno. Credi davvero che tra noi ci
siano solo vivi? –
-
Phil, tu sei un morto? – chiese Jane tremante.
Il
ragazzo scosse la testa.
-
Non è lui il morto qui, tesoro… -
-
E allora chi è? -
-
Credi sia io un cadavere? Ti sbagli figliola, altroché se ti sbagli – la
donna sorrise – forse tu non lo ricordi, eri davvero troppo piccola –
-
Ma di cosa sta parlando? -
-
Undici anni fa, tu avevi appena due anni… -
-
Cosa accadde? –
-
Tua madre era incinta di tuo fratello da qualche mese quando quel
terribile incidente stradale costò la vita alla creatura che portava in grembo…
-
-
Cosa? Lei si sbaglia, mio fratello non è morto… mio fratello – la sua
bocca accolse un’ espressione di raccapriccio.
Si
girò a guardare suo fratello. Sbalordita. Egli le sorrise.
-
Ora lo sai, Jane – le disse – mi dispiace… -
-
Chi è l’ altra persona tra noi che… -
-
Tu, Jane –
-
Lei è pazza,signora – urlò Jane disperata – io non sono morta!! –
-
Oh si che lo sai Jane – le rispose suo fratello tranquillo – sei morta
due anni fa, con la nonna. E io ho fatto si che tu rimanessi con me per sempre…
-
-
Io- io non ci credo!! – urlò la ragazza.
-
È la verità. Ora c’ è solo un modo per sistemare le cose – spiegò la
vecchia – tu e tuo fratello dovete tornare da dove siete venuti… -
-
No! –
Jane
s’ alzò di scatto in piedi, prese la mano di suo fratello e fece per scappare.
Philiph l’ agguantò alle spalle facendola cadere a terra. Poi prese una candela
e l’ accese, lasciando che il suo corpo prendesse fuoco.
Michael tentò di fuggire, mentre suo sorella moriva sul pavimento della sua
cameretta, ma la vecchia signora lo gettò anch’ egli nel fuoco.
Ben
presto le fiamme si sparsero per tutte le camere, radendo al suolo l’ intera
casa.
La
signora intanto aveva portato fuori i due ragazzi che si strinsero l’ uno all’
altro spaventati.
-
È tutto finito ragazzi. Questo brutto incubo è finito ormai –
I due
ragazzi si guardarono, poi videro la donna sparire nel nulla.
-
Carina
questa storia Draco - disse Pansy
-
Io non l’
ho trovata così entusiasmante – borbottò Hermione
-
Io direi
che ha superato le mie aspettative – esclamò Ginny – chi avrebbe immaginato che
un idiota come lui sarebbe stato capace di un simile raccontino?
Tutti i Grifondoro scoppiarono a ridere.
-
Fammi
vedere tu invece che sai fare, Weasley… - la sfidò Blaise guardandola fisso
negli occhi
-
Gia…
prima fare, poi criticare – cantilenò Draco, per deriderla.
-
Perfetto.
Non chiedevo altro –
E
così Ginny prese a raccontare la sua storia.
Ecco a voi la seconda parte del racconto di Draco… che ne dite?
Spero v’ abbia spaventato almeno un po’…
Eccomi qui, a regalarvi la seconda parte di questa storia proprio il giorno
della vigilia.
In
ogni caso vi ringrazio e colgo l’ occasione per fare a tutti tanti auguri per un
felice Natale in famiglia…
Un
bacio a tutti
A
balakov: hai presente i piccoli brividi, quella collana di libri per bambini
scritti da stine? Beh, diciamo che ho voluto costruire le storie in maniera più
o meno affine: con una trama horror e qualche atmosfera. Sono felice che la mia
storia ti piaccia, è sempre un piacere leggere la tua recensione… in ogni caso
ti ringrazio infinitamente per la storia che m’ hai dedicato. Grazie mille,
auguri e un bacione
A
Stephenye: ecco il seguito del racconto, spero ti sia piaciuto
J.
In ogni caso grazie per il complimenti, un bacio
A
giusyangel: hai detto bene! Eh eh eh… spero che il seguito ti sia piaciuto. Un
bacio
|
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Capitolo 5 *** GINNY'S TALE part 1 ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
4 GINNY’S
TALE part 1:
Nella
fredda e chiara notte di Halloween le strade di tutte le città pullulavano di
colori, festoni e bambini mascherati.
Tra
questi c’erano Peter e Lilian, due gemellini di otto anni che assistevano a
quella gioiosa scena solo da una finestra dal vetro opaco...
Tutto era iniziano poche ore prima.
Jessy, una ragazza di appena 19 anni, si dirigeva verso una villetta a due
piani.
Busso alla porta e fu accolta dal sorriso caldo e perfetto della signora
Pinkinton.
-
Hey, ciao
Jessica, come va? Entra pure! –
-
Bene
signora,a lei? - chiese la ragazza con un sorriso – dove sono i bambini?Li
aspetta una serata davvero divertente –
-
Sono di
sopra. Abbastanza bene comunque anche se lavorare come medico, comporta una
certa responsabilità. Mi dispiace molto non poter passare la notte di Halloween
con i miei bambini… -
-
Oh, non
si preoccupi, non sentiranno la sua mancanza!- scherzò la ragazza.
Due bambini intanto scendevano al piano terra di malavoglia.
-
Andiamo
bambini, non siate scortesi!! Starò via solo per stasera!! –
Peter e Lilian conoscevano bene Jessica, avevano trascorso diversi pomeriggi con
lei quando la madre aveva i turni all’ ospedale.
Non era una compagnia così piacevole.
Di
solito portava loro un sacchetto di patatine, li piazzava davanti la tv e
passava tutto il pomeriggio a parlare al telefono col suo ragazzo.
Era a dir poco nauseante.
Ammutolirono, quando videro la loro madre indossare il suo splendido cappotto.
-
Questo
sarà il nostro peggior Halloween – sentenziò Lilian
-
Jessica è
noiosa, non ci permetterà di divertirci – si lamentò il fratello.
-
Oh, non
credo proprio – sussurrò la sorella – noi scapperemo via!! –
-
Sei un
genio Lily!! –
La
loro madre intanto li aveva salutati con un caldo sorriso e sistemati i suoi
capelli biondo cenere era uscita.
-
Mettiamo
in chiaro due cose bambini – affermò Jessica con tono acido – non ho minimamente
intenzione di corrervi dietro per tutta la città e di bussare per le case fino
all’ arrivo di vostra madre -
-
Mi sembra
tu sia pagata per farlo – ribattè Lily, coraggiosa.
Jessica le fece un occhiataccia. Poi le diede uno schiaffo. Lily prese a
piangere sommessamente mentre si massaggiava la guancia lesa.
-
Non
picchiare mia sorella – la difese Pete.
-
Sentite
bambini, non fatemi perdere la pazienza. Ora sono le cinque del pomeriggio. Alle
sette andremo a fare il nostro giro di Halloween. Alle otto torneremo a casa e
attenderemo l’ arrivo di vostra madre –
-
Alle
otto? Perché così presto? –
-
Alle otto
e mezzo verrà qui Josh, il mio ragazzo. Ok? Altre domande? – chiese la ragazza
ironica.
-
No –
-
Bene –
Alle sette in punto i due bambini si erano messi i cappotti sui loro costumini
vivaci e divertenti.
Entrambi erano vestiti da scheletri ed entrambi stringevano tra le mani due
grossi sacchi di tela.
-
Ti ha
fatto male? – chiese Peter preoccupato, mentre vedeva un segno rossastro sulla
guancia della sorella.
-
Un po’ –
ammise lei tristemente.
-
Jessica è
stata cattiva – osservò suo fratello.
Gli occhi della bambina di tinsero di fervore.
-
Gliela
faremo pagare -
Mezz’ ora dopo erano per le strade della città, coi i sacchi semi vuoti.
Erano passati per diverse case e raccolto un modesto numero di caramelle,
cioccolatini e mele caramellate.
Ma
né Lily né Pete erano soddisfatti.
Entrambi volevano vendicarsi.
Jessica era noiosa, cattiva, antipatica.
Da
circa mezz’ ora aveva incontrato il suo ragazzo e non degnava loro di uno
sguardo.
-
Stupidissima Jessica – borbottò Lily
-
Gia, non
fa altro che baciare il suo stupidissimo ragazzo – aggiunse suo fratello
accigliato.
Lily sorrise.
-
Ma oggi
le faremo prendere un bello spavento. Vero? – e cosi detto i due bambini corsero
via.
Arrivarono dinanzi ad una porta di legno esile e piccola. Era una casa modesta e
leggermente malridotta.
Era fuori città ed entrambi i bambini decisero di bussare a quella porta.
Ad
aprirli venne un’ anziana signora dal sorriso largo e sdentato.
I
due bambini rabbrividirono nel vedere che tra i denti c’ erano dei terribili
buchi neri.
-
Dolcetto
o scherzetto? – balbettò Lily
-
Ma che
graziosi bambini!! Entrate pure!!Jake guarda un po’ chi abbiamo qui!-
I
due bambini entrarono in questa casa e videro che era spoglia, polverosa e molto
povera.
Da
una stanza comparve un vecchio signore dai capelli stopposi e bianchi e la pelle
flaccida lungo le guance.
-
Che bei
bambini!- mugolò, mentre stringeva fra le dita la pelle delle guancie di Pete.
-
Stareste
proprio bene tra la nostra collezione –
-
Collezione?? Quale collezione? –
I
due anziani signori si guardarono con uno sguardo complice ed arcigno.
-
Noi
potremmo mostrarvela – sussurrò la donna
I
due bambini furono portati nella camera a destra.
Era una camera buia e fredda. Le pareti era completamente di pietra.
Peter sussultò, impaurito. Non riusciva a spiegarselo ma dentro di se sentiva
forte il desiderio di fuggire via.
L’
uomo accese la luce.
Lily cacciò un urlò.
Dieci, venti, forse trenta bambini erano in quella stanza.
Legati, imbavagliati.
Alcuni di loro piangevano.
Certi sorridevano. E Pete poté notare che nessuno di quelli aveva i denti.
Ecco a voi la prima parte della storia di Ginny?? che ne dite, vi piace?
A
Stephenye: innanzitutto grazie mille per i complimenti, sono felice che la
storia di draco ti sia piaciuta!! In ogni caso dopo Ginny verrà proprio Blaise,
con una storia agghiacciante e delle belle sorprese ;)… in ogni caso goditi il
raccontino della rossa, spero ti piaccia… un bacio
A
balakov: anche io li leggevo!! Erano molto carini quei libri (ricordi d’
infanzia J)
in ogni caso ancora grazie per i complimenti. Anche a me piace la “cornice” in
cui si evolve la storia…
A
Lacrimosa: grazie mille, un bacione
|
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Capitolo 6 *** GINNY'S TALE part 2 ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
5
GINNY’S TALE part 2:
Dieci, venti, forse trenta bambini erano in quella stanza.
Legati, imbavagliati.
Alcuni di loro piangevano.
Certi sorridevano. E Pete poté notare che nessuno di quelli aveva i denti.
-
Che c’è,
volete andare via? Non vi piace la nostra collezione?? –
Lily scosse la testa e, presa la mano di suo fratello, fece per scappare via. Ma
i due vecchietti glielo impedirono.
La
donna prese Lily mentre l’ uomo Pete.
I
due bambini si guardarono negli occhi terrorizzati, entrambi erano immobilizzati
in maniera irreversibile dagli arti rinsecchiti dei due anziani.
-
Che ne
farete di noi? – chiese Pete ansimando.
-
Oh, nulla
di particolare… - mormorò la donna, mentre stringeva i polsi di Lily con una
corda doppia. La bambina aveva gli occhi bagnati dalle lacrime.
-
Inizieremo col strapparvi i denti uno ad uno – disse l’ uomo, che legò Pete
esattamente come era gia stato fatto per la sorella – poi, al momento propizio
vi strapperemo via la pelle –
I
due bambini si guardarono.
Erano lì, legati ad una sedia, tremanti ed impauriti.
E
desideravano ardentemente tornare a casa.
-
Ora
rimarrete qui fino al mattino di domani – proruppero i vecchi.
Le
ore passavano inesorabilmente. Pete e Lily guardarono le strade della città man
mano diventare sempre più deserte.
-
Ho paura – mormorò Pete
-
Anche io – sussurrò la sorella – ma dobbiamo farci forza e…. cercare di
scappare –
-
E come? La corda mi stringe i polsi e non riesco più a muovere le mani –
si lamentò il bambino, le cui mani erano diventate viole per lo sforzo.
-
Il fuoco…. Proviamo col fuoco – biascicò sua sorella.
Nella
stanza c’ era un camino nel quale una fiamma scoppiettante emanava un dolce
tepore.
Tentarono di avvicinarsi al camino con le loro sedie.
Ad un
tratto un piede della sedia cui era legato Pete s’ impigliò nel vecchio tappeto
che c’ era sul pavimento.
La
sedia vacillò e finì che cadere in prominenza nel camino.
Lily
urlò.
Mentre vide suo fratello morire tra le fiamme del camino e le strazianti grida
di dolore.
Tutto
quel caos finì per attirare l’ attenzione dei due anziani coniugi, che
piombarono nella stanza e videro il piccolo Pete morire.
-
Bene, bene… a quanto pare dovremo abbreviare i tempi – sussurrò la donna
sorridendo.
-
Eh gia, Caroline. Credo proprio sia il caso tu prenda la tenaglia –
La
donna sorrise.
Mentre l’ uomo stringeva a se il cadavere.
Lily
lo vide aprirgli la bocca e strappargli dei molari con un violento gesto delle
dita.
Chiuse gli occhi.
Nella
stanza si spargeva un terribile puzzo di marcio.
-
Spero che questo ti sia stato da lezione – sussurrò l’ anziano- ora
strapperemo via i denti anche a te -.
Lily
gettò un’ occhiata sul corpo morto e bruciato del fratello. Aveva la bocca
spalancata come un buco nero.
-
Joseph, fa alla svelta –
L’
uomo si avvicinò a Lily, che intanto tremava dal terrore.
Il
cuore le batteva all’ impazzata.
Riguardò suo fratello.
Il
respiro le morì in gola quando vide un sorriso comparire sul viso di Pete e i
suoi occhi verdi brillare di una luce opaca.
“Ma
cosa sta succedendo?” si chiese.
Non
ebbe il tempo di pensarci su troppo.
Il
vecchio Joseph era di fronte a lei e tra le mani stringeva la tenaglia ancora
sporca del sangue di Pete.
-
Buttati nel camino, Lily. Ti salverai – sussurrò una voce, nella sua
testa.
Era
Pete.
-
Avanti fallo – l’ incitò quella voce, che diventava sempre più insistente
– fa’ come t’ ho detto -.
La
mano di Joseph si strinse sul suo braccio premendo forte, mentre con l’ altra
avvicinava la tenaglia al suo viso.
-
Avanti apri la bocca –
Lily
ingoiò la sua paura e con un gesto repentino si gettò nel camino, in pasto alle
fiamme.
La
pelle bruciava da matti, il fumo le annebbiava la vista.
-
Brava Lily… ora moriremo insieme –
Ancora la voce di suo fratello.
Ora
era vicino a lei.
E le
stringeva la mano.
-
Complimenti Weasley, bella storia – disse Pansy, con un sorriso maligno –
peccato che sia un po’ la copia di quella di Draco -.
-
Dì un
po’,oca, sapresti fare di meglio? – l’ aggredì Ginny.
Pansy la guardò, con indifferenza.
-
Direi –
-
E
mostracelo, allora – ribattè gelida Hermione.
-
No, ora è
il mio turno – affermò Blaise – la mia storia vi farà impazzire –
-
Ah si? –
-
Si, lo
vedrete presto –
-
Di che
parla? –
-
Di menti
deviate, di sangue… di tutto quello che riguarda il demonio in persona… -
Ecco a voi la seconda parte della storia di Ginny. che ne dite?
Spero abbiate apprezzato…
A
giusyangel: sono felice ti sia piaciuto l’inizio della storia di ginny… un bacio
A
balakov: innanzitutto grazie per il complimento
J.
In ogni caso ecco il seguito. Spero ti piaccia, un bacione
A
smemo92: ecco a te la risposta alla tua domanda. Un bacio
A
Stephenye: grazie per i complimenti!!!! Un bacio
|
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Capitolo 7 *** BLAISE'S TALE ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN
TALES
6
BLAISE’S TALE:
Faceva freddo quella sera, troppo per essere agosto.
Aura
era lì, vestita d’ un abito di lino.
Rabbrividiva.
Il
bosco nel buio aveva qualcosa di lugubre.
Era
tutto fitto e cupo intorno a lei e la pioggia che scendeva fitta e abbondante
rendeva umido e scivoloso il terreno.
Aura
correva.
Correva da ore.
Mentre dal cielo scendeva la pioggia gelida.
Vento
freddo e lampi che squarciavano il cielo.
E un
buio fitto le impedivano di orientarsi.
Aura
correva da ore.
Sentì
le gambe farsi molli e il respiro mancarle in petto, i polmoni sembrava stessero
prendendo fuoco.
“Dove
sono?” si chiese “chi mi ha portato qui?” Mille e più domande le offuscavano la
testa mentre dietro di lei arrancava un ombra spettrale.
Era
una figura esile, Aura. Esile e pallida.
I
suoi occhi grigio intenso sembravano spenti. E così anche i suoi capelli
biondi.
Il
suo viso era pallido come la luna.
Ed
esile come un ramo era il suo corpo magro.
Ad un
tratto la giovane ragazza caddè.
Arrancò il respiro. Mentre la terra umida e sporca accoglieva il suo corpo.
Il
cuore le batteva a mille. Sembrava stesse per esploderle in petto da un momento
all’ altro.
Una
figura ingombrante era a pochi passi da lei.
-
Credevi di potermi sfuggire, Aura? Da me non sfugge nessuno –
-
Cosa vuoi da me? –
-
Voglio la vita dei tuoi cari, Aura -
Aura
chiuse gli occhi.
E la
figura sparì come d ‘ incanto.
Aura
si destò, ancora impaurita dalle impressionanti visioni che aveva avuto.
Chiuse gli occhi, ma le immagino che aveva visto erano ancora vivide nella sua
mente.
Scosse il capo con violenza ma ciò non bastò a cancellarne il ricordo.
-
Ancora sogni ad occhi aperti, eh Aura? Cos’ hai visto stavolta? – disse
sua madre con tono irritato.
-
Una figura m’ inseguiva –
-
Chi era? –
-
La morte –
-
Vuole te? –
-
No, ha detto di volere i miei cari –
-
Chi, precisamente? –
-
Non lo so –
La
donna la guardò con sguardo torvo. Poi, accigliata, uscì dalla stanza.
Aura
era la seconda figlia dei coniugi Malfoy, eppure era diversa dai suoi parenti.
Aura
era debole, fragile, strana.
Sin
da piccola demoni e fantasmi le occupavano la mente e i sogni la notte.
Crescendo quelle visioni orribili aveva iniziato a prendere forma e colore.
A
divenire insistenti.
Le
voci dei diavoli le sussurravano nel sogno l’ avverso destino di chi conosceva.
E
tutto puntualmente s’ avverava col tempo.
I
coniugi Malfoy avevano deciso di non comunicare a nessuno l’ esistenza di quella
figlia.
E
così Aura se ne stava nella sua stanza, notte e giorno, in compagnia solo delle
sue paure.
Aura
non riusciva a controllare le sue visioni. Le comparivano all’ improvviso
davanti agli occhi, senza che lei potesse farci nulla.
Un
giorno di tanti anni prima sua madre l’ aveva portata da una donna che
dichiarava di poter risolvere i suoi problemi.
La
donna era cieca e la sua dimora fredda e cupa.
Appena l ‘aveva vista Aura aveva sentito una fitta serrargli ho stomaco e subito
dinanzi a lei erano corse delle immagini.
Ella
vedeva buio. Poi un pavimento di legno.
E
scarafaggi, topi, insetti.
Poi,
in lontananza grida e lacrime di bambina.
Aura
era rimasta ferma.
Poi
aveva visto due occhi rotolare sul pavimento.
Ricordò che le mani le erano rimaste fredde e tremanti per tanto tempo.
E che
quella donna cieca le aveva sorriso.
-
Dì un po’, tesoro, hai visto il mio passato vero? –
Aura
aveva annuito. E alla donna era scomparso il sorriso.
-
Forze oscure agiscono. Non so per quale motivo, ma sei spaventosamente
vicino al demonio, cara –
Da
quel giorno Narcissa, sua madre, l’ aveva abbandonata al suo destino e alle sue
terribili visioni.
Aura
sospirò.
Mentre la porta della sua stanza si spalancò con violenza.
“Aura! Aura! Vieni con me”
La
ragazza si alzò di scatto, sentendo il suo nome pronunciato tra mille sussurri
di vento, e s’ avviò verso i giardini che circondavano la casa.
Era
notte fonda e l’ unico rumore che ronzava nell’ aria era il fruscio del vento
tra le foglie.
-
Sei arrivata finalmente –
Aura
si voltò di scatto.
-
Cosa volete ancora da me? – disse la ragazza con tono deciso.
-
Mostrarti una cosa –
Aura
si fece spazio tra la fitta vegetazione, seguendo la voce dei demoni che l’
accompagnavano.
-
Siamo arrivati –
Sui
robusti rami di quella vecchia quercia, ch ‘era al centro del giardino, i corpi
di Lucius, Narcissa e Draco Malfoy giacevano impiccati.
-
Zabini,
sei un grandissimo idiota – sibilò Draco, facendogli un’ occhiata gelida.
-
Andiamo,
era solo uno scherzo – disse Blaise trattenendo a stento una risata.
-
Va’ al
diavolo –
-
A
proposito di diavoli e demoni ho anche io una storia da raccontare – esclamò
Harry entusiasta.
-
Ma guarda
un po’! San Potter che ci racconta di diavoli! – lo prese in giro Draco, e a
quelle parole tutti i Serpeverde scoppiarono a dire.
Harry gli rifilò un’ occhiata gelida.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
-
Raccontaci, Harry –
Ecco a voi la storia di Blaise… credo non faccia molta paura anche perché egli
la racconta per prendere in giro Draco (inventando la storia di una sorella…).
Spero vi abbia “divertito” ;). Un bacio
A
giusyangel: questa storia non credo faccia tanto paura ma quella di harry…
aspettatevi dei bei spaventi
J!
A
Smemo92: purtroppo no… mi piace quando muoiono tutti! hi hi hi
A
Stephenye: beh, con Harry sarà peggio, molto peggio… comunque grazie per i
complimenti, un bacio
A
balakov: in passato ho letto qualcosa di gotico e in queste storie ho cercato di
ricrearne le atmosfere cupe e misteriose, nella storia di Blaise è abbastanza
visibile anche se ho spaventa molto… in ogni caso grazie per gli auguri
(ricambio) e ti ringrazio per la recensione. Un bacione
|
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Capitolo 8 *** HARRY'S TALE part 1 ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
Piccolo avvertimento:
può fare davvero paura questa storia...
7
HARRY’S TALE part 1:
Privet Drive era tutto sommato un posto dove chiunque avrebbe voluto vivere.
Chiunque dotato di buon senso, ovvio.
Era
una zona tranquilla, dove non si sentivano mai rumori molesti, dove nessuno
aveva mai da che lamentarsi.
Dove
nessuno alimentava le chiacchiere della gente.
Vigeva una regola a Privet Drive: occuparsi solo ed unicamente dei propri affari
e non aprir bocca a riguardo.
Vi
abitavano poche famiglie da quelle parti e tra le tante vi era una, quella dei
coniugi Eleonore e Teodore Smith.
Eleonore operava nel campo dell’ archeologia e in passato aveva fatto numerosi
viaggi in Africa.
Teodore era un avvocato molto affermato che s’ occupava principalmente di causa
inerenti all’ ambito patrimoniale.
Il
loro unico figlio era un vispo bambino di 12 anni che si chiamata Tomas.
Tomas
era figlio unico e passava gran parte del suo tempo ruzzolando nel suo cortile o
inseguendo il suo cane.
Un
giorno sentì il suo cane latrare e, preoccupato gli si avvicinò.
Il
cane indicava con la zampa una moneta d’ ottone che giaceva a terra tra l’ erba
alta.
Tomas
la raccolse.
Era
calda e pesante.
Il
bambino la strinse tra le mani e senti come se una strana e potente energia
scaturisse da essa fino al palmo della sua mano.
La
osservò, mentre con un dito ne ripercorreva la circonferenza.
Su
ambo i lati v’era un inciso un volto d’ uomo le cui fattezze ricordavano quelle
di un capro.
Il
bambino tremò, quando gli parve di vedere lo sguardo di quell’ incisione
penetrargli oltre la pelle.
Chiuse gli occhi, poi spaventato rigettò la moneta tra l’ erba e corse in casa.
Si
sentiva le ginocchia molli e le guancie roventi.
-
Tom, ti senti bene? – la voce di sua madre gli sembrava terribilmente
atona e metallica.
Annuì. Poi cercò di muovere i suoi piedi verso la sua cameretta.
La
testa gli girava a mille, una vampata di calore gli attraversava la testa.
Tutto
il suo corpo sembrava incredibilmente pesante.
Sua
madre stava dicendo qualcosa, ma un insopportabile ronzio gli riempiva la testa,
e copriva la voce di sua madre.
-
Tom, mi stai ascoltando? –
La
donna sentì un rumore.
Suo
figlio era svenuto.
Nei
giorni seguenti la febbre alta aveva costretto il bambino a letto. E nonostante
la madre si prodigasse in tutti i modi il suo malanno sembrava non desistere.
Tom
era a letto da settimane.
Ogni
notte una voce raccapricciante invocava il suo nome in sogno.
E nel
buio gli pareva di vedere l’ immagine di un capro, sul cui corpo è martoriato da
ferite.
Ogni
mattino si svegliava urlando.
Un
mattino, il decimo che passava a letto, gl’ era apparso in sogno una figura
raccapricciante ch’ era quella del demonio.
Tom
aveva urlato forte.
Poi
,aprendo gli occhi, aveva visto le sue coperte impregnate di sangue.
Era
talmente terrorizzato che tremava.
Si
stropicciò gli occhi, e vide che lacrimavano sangue.
S’
alzò in piedi di scatto e chiamò sua madre in aiuto.
Dalla
paura il suo cuore aveva accelerato il battito e le sue ginocchia si piegavano.
-
Mamma ti prego, aiutami – pregò il ragazzo.
La
porta della sua stanza s’ aprì e si chiuse di scatto per un lungo tempo.
-
Cosa diavolo sta succedendo, Tom? –
Eleonore sentì l’ urlo di suo figlio.
Poi
la porta sbattere di continuo.
Si
fiondò sulle scale per il piano di sopra ma era come se non riuscisse a
percorrerle.
Non
faceva altro che cadere sui scalini senza attraversarli.
Appena Eleonore poggiava un piedi sullo scalino successivo si ritrovava sulle
ginocchia.
La
porta continuava a sbattere. Suo figlio implorava il suo aiuto in lacrime.
Tom
si chiedeva perché mai sua madre non venisse ad aiutarlo.
Tremava.
I
suoi occhi sgorgavano sangue. E gli bruciavano da matti.
D’ un
tratto tutto ciò che c’era nella stanza fu attraversata da un vento impetuoso.
Tom
si gettò nel letto.
Mentre tutti i mobili della sua stanza sbattevano violentemente tra loro.
Il
ragazzo si fasciò la testa con le mani, quando anche il letto su cui era seduto
iniziò a sbattere contro il muro.
Eleonore ansimava.
Sentì
il suo corpo addolorato dalle mille botte che aveva preso.
Le
ginocchia e le caviglie le bruciavano di dolore.
Strisciando attraversò quei dieci scalini che la dividevano da suo figlio.
Ecco a voi la prima
parte della storia di Harry, come avrete potuto constatare è abbastanza paurosa
e lo sarà ancora di più nella seconda parte…
In ogni caso rispondo ai
commenti sulla storia di Blaise.
A Stephenye: ho pensato
a te quando ho scritto la storia di Blaise. Sapevo ti sarebbe piaciuto… in ogni
caso ecco a te la storia di harry. un bacio
A Lakrimosa: ecco a te
la storia di Harry. un bacione
A balakov: grazie per i
complimenti. Io queste storie cerco prima d’immaginarle poi di descriverle le
scene così come le ho “viste” io. spero funzioni questo trucchetto ;). Baci
A giusyangel: dai scusa!
J
E poi non faceva così paura, o no? Comunque questa di Harry è decisamente
peggiore….
|
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Capitolo 9 *** HARRY'S TALE part 2 ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
8 HARRY’S
TALE part 2:
Eleonore ansimava.
Sentì
il suo corpo addolorato dalle mille botte che aveva preso.
Le
ginocchia e le caviglie le bruciavano di dolore.
Strisciando attraversò quei dieci scalini che la dividevano da suo figlio.
Tom
si buttò giu dal suo letto, quando lo vide puntare verso la finestra.
Il
vetro andò in mille pezzi.
Chiuse gli occhi e pregò Dio che qualcuno corresse ad aiutarlo.
Gli
occhi continuavano a sputar fuori sangue e ogni singolo oggetto della sua stanza
sbatteva violentemente contro il muro.
Urlò
di dolore.
Quando il crocifisso ch’ era appeso al muro gli arrivò in mezzo agli occhi,
procurandogli un dolore tremendo.
-
Aiutatemi, vi prego – scongiurò il ragazzo.
D’ un
tratto il vento cessò di sbattere gli oggetti e i suoi occhi di sanguinare.
Anche il dolore cessò.
Tutto
era stranamente calmo e tranquillo.
Tom
alzò gli occhi dal pavimento.
Ancora silenzio.
Ad un
tratto sentì uno scampanellio e una risata, seguita da un verso di animale.
Tom
vide un capro.
Lì in
camera sua.
Aveva
delle terribili ferite sul corpo.
-
Avanti Tom, uccidilo – gli sussurrò una voce orribile.
-
Non ho il coltello – rispose il ragazzo
-
Oh si, che ce l’ hai. È sotto il tuo cuscino –
Lentamente Tom raggiunse il suo letto e strinse nella mano un pugnale.
-
Bravo Tom. Ora fa’ come ti ho detto -.
Eleonore spalancò la porta con forza.
Era
stanca, accaldata, preoccupata e tutto il suo corpo era dolorante.
Quello che vide la spaventò talmente tanto da mandarla in agonia.
Tom,
il suo bambino, aveva ucciso una capra.
Tra
le mani stringeva un coltello, mentre a terra giaceva il corpo di quella povera
bestia.
-
L’ ho fatto. Sono stato bravo? –
La
stanza era in un terribile caos.
E suo
figlio era pallido in volto. E i suoi occhi sanguinavano.
-
Oh, mio dio – sussurrò la donna in preda al panico – ma cosa sta
succedendo? –
La
voce che Tom udiva era diventata riconoscibile. Erano sibili di serpente.
Era
il demonio in persona a parlargli.
E Tom
ubbidiva.
A
quella voce che urlava solo nella sua testa.
-
Ora cosa devo fare mio signore? –
-
Oh lo sai. Fallo, avanti -
Tom
s’ avvicinò a sua madre sorridendo. Stringeva ancora tra le mani quel pugnale
insanguinato.
-
Scusa mamma, ma devo farlo. È lui a volerlo -
-
Tom di cosa stai parlando? –
Eleonore tremava come una foglia.
C’era
qualcosa nello sguardo di suo figlio che sembrava diverso.
I
suoi occhi erano come ghiacciati.
E la
sua voce metallica.
L’
aveva sentito dire dodici anni prima da un mago indiano che lì in Africa forze
oscure operavano.
Che
il suo concepimento era dannato. Che prima o poi il demonio sarebbe tornato a
prendersi il suo frutto.
Eleonore chiuse gli occhi.
Non
poteva saperlo.
Che
entrare in quel tempio con Teodore gli sarebbe costato la vita.
Che
era troppo giovani per pensarci.
Chiuse gli occhi.
Tom
era dinanzi a lei.
-
Non avresti dovuto entrare nel mio tempio, puttana!! Ora lui è mio e tu
morirai!! –
Era
Tom a pronunciare quelle parole. Ma non era lui a parlare. Eleonore riconobbe
quella voce diabolica.
Ma
era troppo spaventata per parlare.
Era
scappata dall’ Africa per la paura.
Chiuse gli occhi.
Cominciò a piangere.
-
Ti prego. Risparmiami – sussurrò tra le lacrime.
Sentì
una risata. Poi il belare assillante di una pecora.
Pochi
attimi.
Suo
figlio era su di lei.
Il
suo pugnale entrava e usciva da lei con un foga disumana.
La
lama si bagnava del suo sangue.
Pochi
colpì ancora.
Poi
morì nel suo sangue.
-
Bravo Tom, davvero molto bravo. Ora ti resta solo un’ altra cosa da fare
-
-
Mi dica, mio signore. Ogni suo desiderio è un ordine -
Il
diavolo parlò.
Tom
annuì ai suoi ordini. Buttò il coltellò a terra.
S’
avvicinò alla finestra.
Vi
salì sul bordo.
Poi,
in un momento, si buttò di sotto.
-
Bella
storia Potter – disse Draco – dì un po, perché non fai un po’ come quel
ragazzino? –
Blaise, Pansy e Daphne scoppiarono a ridere.
-
Vaffanculo Malfoy –
-
Hey
Potter, vacci piano – lo difese Pansy – sei patetico-
-
Perché
non ce la racconti tu una storia, Parkinson? Sempre se non è troppo per le tue
facoltà mentali –
-
Vedrai,
Potter, vedrai. Ti farò gelare il sangue nelle vene –
-
Sto
tremando di paura, Parkinson -
Ecco a voi il finale della storia di Harry…. spero vi sia piaciuta e non v’
abbia spaventato troppo ;) . ringrazio chi legge e recensisce la storia…
A
balakov: vero, è un modo un po’ cinematografico di scrivere… credo sia
essenziale per uno scrittore riuscire ad evocare in chi legge determinate
immagini… ti ringrazio per avermi paragonata a Stephen King (lui è un genio,
accetto molto volentieri il complimento
J
). Al prossimo racconto… bacio
A
Stephenye: sono felice che la storia di harry ti sia piaciuta, in genere per
queste storie m’ ispira a racconti gia scritti che magari m’ hanno colpito…
sarei curiosa di sapere quale delle mie vecchie storie stai leggendo… ;).
Comunque grazie per i complimenti. Un bacio
A
giusyangel: eh infatti!! Soprattutto questo capitolo… ;)
A
Lacrimosa: ecco a te l’ aggiornamento. Un bacio
|
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Capitolo 10 *** PANSY'S TALE part 1 ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
9 PANSY’S
TALE part 1:
Kate
era quello che tutti considerano lo zimbello di tutta la scuola.
Non
solo non era una grande bellezza, ma era anche goffa e sgraziata.
Camminava per i corridoi della scuola curva sotto il peso del suo zaino carico
di libri, con lo sguardo fisso a terra.
Mentre occhiate cariche di disprezzo e risatine accoglievano il suo ingresso in
classe.
Kate
era il bersaglio preferito di Alison e Joice per i loro sadici scherzi.
Alison e Joice era le ragazze più popolari della scuola e adoravano umiliare i
loro compagni di scuola, denigrarli e offenderli fino all’ inverosimile.
Alison adorava chiamare Kate con gli appellativi di cozza, corvo o stambecco,
per via del suo aspetto fisico.
Kate
era alta e magra, con dei lunghi capelli castani e due occhi piccoli e neri. Non
era bella, non era attraente e non piaceva a nessuno.
Indossava sempre jeans sdrucidi, golfini fatti a mano o scamiciati scuri.
Ai
piedi calzava vecchie scarpe da tennis.
Kate
era molto timida e impacciata. Non parlava mai con nessuno, né nessuno parlava
mai con lei.
Passava i pomeriggi sola in casa a studiare o in biblioteca a leggere.
Sua
madre era una donna ossessiva.
Nessun medico che l’aveva visitata era riuscito a capire bene che male avesse.
Aveva
un comportamento ossessivo verso sua figlia e verso la religione.
Kate
non poteva fare nulla senza il permesso di sua madre, non poteva vestirsi come
voleva, non poteva passare più di mezza giornata lontano da casa.
Doveva mangiare ciò che sua madre cucinava per lei e farle la cronica su ogni
singolo minuto della sua giornata.
La
casa di Kate era un villetta inglese a due piani.
Era
molto cupa come casa, le poche finestre da cui filtrava il sole sembravano non
riuscire a dare luce alle giallognole pareti delle stanze.
I
mobili poi, rarissimi e massicci monumenti che ricordavano secoli addietro,
erano polverosi e vecchi.
Ogni
parete poi aveva un crocifisso e un ritratto della madonna.
Su di
un tavolo, o comodino vi era una candela accesa col accanto una foto del volto
di Cristo.
Sul
comodino della stanza di Kate e di sua madre v’ era una Bibbia.
La
religione era altro simbolo della follia di sua madre.
Non
c’ era salmo, passo o verso della Bibbia che sua madre non conoscesse a memoria.
Audry,
quello era il nome della donna, passava le sue giornate recitando passi della
Bibbia, pregando contro i presunti peccati di sua figlia,invocando la pietà di
Dio.
Audry
costringeva sua figlia ad una vita di castità e di preghiera.
La
costringeva chiusa in soffitta per ore ed ore a recitare salmi o a pregare.
La
personalità di Kate, gia debole e fragile di per sè, era continuamente
schiacciata e oppressa da quella folle di sua madre.
Era
molto fragile Kate e quella sua fragilità emotiva era celato dietro un continuo
silenzio ed uno studio rigoroso e metodico.
Nonostante molti medici avessero tentato di dimostrarlo la psiche di Kate
sembrava non presentare alcun senso di squilibrio.
Nessuno atto folle, nessun disturbo psichiatrico, nessun pensiero strano,
nessuna fobia. Nulla.
Eppure c’era qualcosa che non andava in lei.
Qualche settimana dopo il suo sedicesimo compleanno, Kate s’ era svegliata al
mattino presto con un brivido freddo che le percorreva la schiena e delle
immagini agghiaccianti ancora lì, impresse nella sua mente.
Un
incubo.
Delle
immagine proiettate a raffica dalla sua memoria l’ avevano perseguitata durante
tutta la notte.
Urla,
sangue, grida.
Ricordò per lo più l’ urlo di una donna. E poi il sangue.
Rosso, caldo, fluido.
Attraversava le sue bianche vesti dalla vita in giu.
Kate
aveva urlato di raccapriccio.
Poi,
alzandosi, s’era accorta che le erano venute le mestruazioni.
Da
quel giorno strane immagini e strane voci l’ avevano seguita.
Le
capita di sentire strane forze agire dentro di lei per suo conte.
Forze
sovraumane. Forze occulte.
Kate
si accorse di essere diversa un mattino.
Stava
prendendo la sua bicicletta per andare a scuola quando vide Pete, il figlio dei
vicino, salutarla con il fastidioso appellativo di “strega”.
Le
era bastato un unico sguardo per vederlo poi inciampare e cadere lungo la
strada.
Quello stesso pomeriggio s’ era sorpresa a spostare e rompere oggetti
semplicemente guardandoli.
Poi,
quando durante l’ ora di ginnastica Alison l’ aveva insultata, era riuscita a
farla cadere a terra e a provocarle una distorsione alla caviglia.
-
Maledetta
stregaccia! Mi vendicherò!! – aveva urlato Alison, mentre l’ insegnante l’
accompagnava in Infermeria.
Ma
Kate non aveva fatto troppo caso a quelle parole.
Ormai
la ragazza non aveva più alcun dubbio.
Era
una strega.
Ecco a voi l’ inizio della storia di Pansy!! Che ne dite?
Comunque come avrete potuto notare ho ripreso alcune delle vicende d’ un vecchio
film horror, carrie lo sguardo di satana… spero abbiate apprezzato.
Un
bacio
A
Stephenye: innanzitutto ti ringrazio per la recensione alla “vecchia storia”. È
stato molto carino da parte tua. Comunque sono felice che la storia di harry ti
sia piaciuta… un bacione
A
SkAnNeRiZzAtA: sono felice che ti piacciano. Eccoti quella di Pansy. Un bacio
A
balakov: grazie mille per i complimenti!! Spero che anche la storia di Pansy ti
piaccia. Un bacio
A
giusyangel: dai, figuriamoci se malfoy moriva di paura… lui è un duro! ;).
Comunque ecco a te la storia di Pansy. Un bacio
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Capitolo 11 *** PANSY'S TALE part 2 ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
10
PANSY’S TALE part 2:
Se
c’era una cosa che Alison detestava era l’ odore di disinfettante che c’era in
Infermeria.
C’
era stata una volta l’ anno prima e aveva decisa che avrebbe fatto di tutto per
non ritornarci.
E
così era stato.
Ora
però era sdraiata su quel lettino da mezz’ ora.
E
tutto per colpa di quella sfigata idiota di Kate.
Alison era più che certa che quella stregaccia schifosa l’ aveva fatta
inciampare lanciandole contro qualche maledizione.
Sospirò, trattenendo a stento una parolaccia.
La
caviglia le si era nettamente gonfiata e iniziava a farle davvero male.
-
Maledetta
stron… - disse, poi si fermò di colpo.
Quando vide Joice entrare con un sorriso nell’ Infermeria.
-
Hola Aly.
Come va? –
-
Come vuoi
che vada, quella stramaledetta caviglia mi fa un male cane –
-
Sbaglio o è
un po’ gonfia? –
-
Si… madame
Prince dice che non si sgonfierà prima di una settimana –
-
Bel guaio.
Tra cinque giorni c’è… -
-
… il ballo
di metà anno. Lo so – sbuffò – suppongo non potrò andarci. E tutto per colpa di
quel topo di biblioteca!! –
-
dovremmo
organizzarle un bello scherzetto. Di quelli che le insegnino un po’ come
comportarsi –
-
credimi è
quello che farò. Ho gia una bella idea in testa…. –
Kate
non aveva mai partecipato ad alcun tipo di festa per due motivi in particolare.
Il
primo era che mai nessuno l’ aveva mai invitata ad una festa.
Il
secondo che sua madre non le avrebbe mai permesso di parteciparvi.
Il
ballo della scuola era l’ evento che tutti attendevano con ansia.
Le
ragazze venivano invitate dai ragazzi e tutti si divertivano.
Ovviamente Kate non era mai stata invitata da nessuno a quei balli.
Chi
mai avrebbe potuto pensare anche solo per un istante di passare l’ intera serata
a ballare con la ragazza più brutta e goffa della scuola?
Eppure qualcuno l’ aveva pensato.
Quel
qualcuno aveva lasciato una lettera sul banco di Kate con un invito in piena
regola per quel ballo.
Quel
qualcuno frequentava l’ ultimo anno, aveva una bella auto rossa fiammante ed era
il ragazzo più popolare e carino della scuola.
Nonché James Dukson.
Nonché l’ ultimo ragazzo che frequentava Alison.
Kate
aveva visto il ragazzo quel mattino sorriderle in maniera insistente e quando
aveva stretto tra le mani quella lettera ne aveva inteso anche il motivo.
Sorrise.
“Questa Alison me la farà pagare” penso “oh ma che importa”.
Nella
sua testa adesso frullavano mille idee, sogni e progetti per quella che sarebbe
stata una serata indimenticabile.
Quello stesso giorno Kate accettò l’ invitò.
Poi,
entrando in casa, si preparò ad affrontare l’ ira e la pazzia di sua madre.
Quegli occhi grigio perla schizzarono come biglie impazzite sul suo viso.
-
Tu hai
intenzione di fare cosa? –
-
Di andare al
ballo –
Sua
madre impallidì e Kate crebbe che fosse sull’ orlo di perdere i sensi.
Guardò i palmi delle sue mani.
-
Oh signore,
mia unica luce, non far caso alle sue parole. È persa nel peccato, non sa quel
che dice –
Era
in evidente stato di ansia.
A
Kate bastò uno sguardo per vedere che il corpo di sua madre tremava.
-
Ci vanno
tutte, è divertente – mormorò, conscia dei scarsi risultati che avrebbero avuto
tali parole.
-
Non
ascoltarla!! – strillò la donna.
Poi
si gettò con violenza sul pavimento e guardando il crocifisso che vi era sul
muro prese a recitare sommessamente le sue preghiere.
-
Mamma ti
prego… - biascicò la ragazza. Poi corse in camera sua a piangere.
Sua
madre venne poco dopo. Con i suoi occhi carichi di fervore e insanguinati prese
sua figlia e la trascinò di corso giù per le scale, verso lo scantinato.
La
costrinse in ginocchio. Poi le porse un polveroso libro di preghiera.
-
Avanti prega
–
-
No, mamma
io… -
-
Prega!!
Prega per la tua anima!!! Per i tuoi peccati!! – urlava sua madre.
Kate
iniziò a piangere. Poi a pregare a voce bassissima.
-
Più ad alta
voce!! O il Cristo non ascolta la tua supplica-
-
Ma io non
sbagliato nulla – sbottò la ragazza tra le lacrime.
Sua
madre scosse la testa in maniera irremovibile.
-
La tua anima
è più malmessa di quanto credevo. Non basterà una sola preghiera! –
Di
scattò la donna prese la figlia e la trascinò fin nel bagno.
Lì la
costrinse a spogliarsi e ad entrare nella vasca da bagno.
-
Purificherò
la tua anima con il getto dell’ acqua –sussurrò la donna.
Kate
iniziò a strillare.
L’
acqua con cui la donna lavava la sua pelle era calda, caldissima. Bollente.
Mille
frustate di fuoco colpirono il suo corpo lasciandole delle striature rosso
fuoco.
Kate
riprese a piangere. Mentre l’ acqua continuava colpirla.
-
Mamma ti
prego basta –
-
Hai un’
anima così malmessa! Solo così puoi sperare di poter entrare nel regno di dio –
recitò sua madre con tono teatrale.
Kate
singhiozzava sommessamente. Mentre i getti d’acqua bollente continuavano a
ferire il suo corpo.
Ecco a voi la seconda parte del racconto di Pansy…
A
giusyangel: non so se potrò accontentarti… comunque sono felice che la storia ti
piaccia,un bacio
A
balakov: anche io trovo che horror e religione siano un mix decisamente
spaventoso… comunque ecco a te la seconda parte. Baci
A
Lacrimosa: poi vedrai…. In finale non è così scontato. In ogni caso grazie per i
complimenti. Un bacio
A
Stephenye: ecco a te il seguito ;). Sono felice che tu stia leggendo le mie
vecchie storie. Poi mi fai sapere quale hai preferito però! ;). Un bacio
A
gioia_in_blu: non saprei dirti… ho visto talmente tanti horror che a volte me ne
dimentico… comunque può darsi. :D sono felice che le mie storie ti siano
piaciute! Un bacio
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Capitolo 12 *** PANSY'S TALE part 3 ***
HALLOWEEN TALES
HALLOWEEN TALES
11
PANSY’S TALE part 3:
Quei
quattro giorni che la separavano dal ballo erano finalmente passati.
Tra
le occhiate severe e agghiaccianti di sua madre, i suoi bagni bollenti, i salmi
e le preghiere.
Kate
aveva sentite le sue urla strazianti durante tutte quelle notti.
Invocava la pietà di Dio e pregava con implacabile bramosia.
E
Kate aveva soffocato un rantolo, stringendo forte a se il suo cuscino.
Erano
stati giorni da inferno, eppure erano passati.
Mancavano ormai poche ore al grande evento.
Kate
sorrideva,mentre spazzolava delicatamente i suoi capelli lucidi e lisci come
seta.
Sorrise, mentre si guardava allo specchio.
E si
disse che quella era la volta buona per far colpo sugli altri.
Per
dimostrare chi era realmente.
Il
suo sorriso a trentadue denti perse gran parte della sua gioia quando vide l’
ombra scura e nera di sua madre dietro di lei.
Aveva
gli occhi neri e lucidi che schizzavano su di lei come impazziti.
-
Vergognati
Kate – sussurrò.
Con
quella voce sibilante che prometteva di sfociare in pazzia da un momento all’
altro.
-
Sei ancora
in tempo per redimerti. Con un po’ di preghiera Dio, perdonerà la sua stoltezza
–
Kate
l’ ignorò.
-
Cristo, il
tuo peccato lorderà anche la mia anima!Il peccato s’ estenderà su questa casa e
lederà i nostri cuori fino ad allontanarli da Dio! -
Quelle grida avevano distrutto il cuore di Kate a mille pezzi.
I
suoi occhi erano diventati a quel punto brucianti e Kate s’ era sentita come se
stessa soffocando.
-
Stai zitta!
– aveva urlato in quel momento, mentre un rimbombo le riempiva la testa.
Poi
la rabbia aveva preso a zampillare fuori dalla sua anima e senza neanche farci
troppo caso aveva stretto forte le mani al collo di sua madre, col chiaro
intento di ucciderla.
Sua
madre era sbiancata in volto e con un filo di voce aveva invocato l’ aiuto
divino.
Gli
occhi di Kate erano chiusi in due fessure.
Poi
una luce gialla le aveva attraversato il busto che con potenza aveva spinta a
terra.
Sua
madre aveva vinto.
Lei e
il suo Dio.
Kate
vide lo stesso fervore che prima aveva invaso lei, negli occhi di sua madre.
Indietreggiò strisciando.
Sua
madre sorrideva.
Cercò
di fuggire da lei.
Strisciando a terra. Tentava d’ alzarsi ma le sue gambe erano come paralizzate.
-
Non
diventerai la sposa del demonio che t’ ha creato!! Redimerò la tua anima col
modo più sacro ed estremo che conosco –
Strillò sua madre.
Poi
prese sua figlia per il polso e la trascinò nello scantinato con la forza.
Lì vi
era una grossa croce di legno.
Kate
la guardò a lungo e le parve davvero inquietante.
-
Spogliati –
le ordinò sua madre.
Kate
lo fece. I suoi vestiti cadderò sul pavimento di legno in un rumore secco.
Sua
madre la spinse in un grosso catino di legno.
-
Sono stata
stolta – disse la donna sospirando – credevo che l’ acqua sarebbe bastata a
purificarti -
Prese
un panno di stoffa e lo immerse nella candeggina.
Fu
con quello che il corpo di Kate riacquisì la purezza.
La
ragazza aveva strillato di dolore durante tutto il tempo.
-
Ora indossa
questo – disse sua madre, porgendola un panno di lino unto.
Kate
ubbidì.
Aveva
freddo. Freddo e paura.
Tornò
a guardare la croce di legno.
Poi
il crocifisso che v’ era si di una parete.
E d’
un tratto capì.
Il
cuore prese a batterle all’ impazzata. Di nuovo quella terribile sensazione di
soffocare.
Tentò
di scappare ma sua madre si gettò su di lei.
-
Non voglio
morire – disse
-
Devi, per il
bene della tua anima –
Kate
chinò il capo.
Sua
madre la spinse sulla croce.
-
Mostrerai al
Cristo la tua devozione morendo così come lui ha fatto –
Kate
tacque.
Un
unico, selvaggio e straziante grido di dolore bagnò la sua bocca quando un
chiodo alla vena del polso la unì alla croce.
Un
altro chiodo.
Al
polso.
Poi
altri ai piedi.
E
mille grida strazianti.
Il
suo sangue caldo e fluido le bagnò il corpo.
Sua
madre sorrise .
Mentre con la candeggina tamponava il sangue.
Poi
s’inginocchiò dinanzi a quella croce.
E
iniziò a pregare.
-
Signore
accogli in paradiso la tua pecorella smarrita, che solo sulla fine del suo
cammino ha ritrovato la tua strada di luce –
Kate
ormai non urlava più. Non aveva le forze. Mille dolori l’ accompagnarono alla
morte.
Insieme alla voce di sua madre. E al suo sguardo perso.
Divennero schegge nella mente.
Chiuse gli occhi.
Mentre fuori dalla quella casa, un ragazzo bussava alla porta.
-
Dì un po’
Pansy, ti sei ispirata alla Granger per questa storia? – esclamò Draco al
termine del racconto.
Tutti i Serpeverde scoppiarono a ridere.
-
Vaffanculo Malfoy – replicò Hermione, stizzita.
-
Comunque
dovete ammettere che v’ ha spaventato un bel po’ … - disse Pansy sorridendo.
-
Un
pochino… - disse Ron, con tono indifferente.
-
Dì un po’
Weasley, sapresti fare di meglio? – lo sfidò lei acida.
-
Te lo
dico io. Nella casa in cui si ritrova, tra la Piattolina e quella strega di sua
madre… potrebbe spaventarci tutti raccontandoci soltanto la sua estate –
-
Sentì un
po’ Malfoy, se ti becco io ti do un cazzotto… -
-
Raccontaci la tua storia Ronald – disse Hermione – io voglio ascoltarla –
Ecco a voi il gran finale!! Che ne dite? Spero abbiate gradito……
A
giusyangel: eh si, matta da legare… un po’ come la mia (eh eh eh.. scherzo
ovviamente)
A
Stephenye: immagino eccome, m’ è capitato una volta ed è fastidiosissimo.
Comunque ti ringrazio per i complimenti. Un bacio
A
Lacrimosa: ecco a te il finale, spero non ti abbia deluso. Un bacio
A
balakov: anche a me quella scena piace molto. È molto horror!!
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