Steps with Stiles

di ehitsfrannie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo I
 

Stiles ridusse gli occhi in fessure, mettendo a fuoco il cestino davanti a sé. Strinse tra le dita attorno al foglio di carta appallottolato e si concentrò.
Con una lieve spinta, la pallina volò dal banco di Stiles verso ciò che il ragazzo sperava essere il cestino, ma la sua mira lo tradì e il pezzo di carta finì esattamente a pochi centimetri dal viso del professor Finstock che stava seduto alla cattedra.
Il coach alzò pigramente gli occhi dal registro e spostò lo sguardo dalla pallina di carta a Stiles, il quale, seduto in primo banco, si schiaffeggiò la fronte con il palmo della mano, preparandosi all'ennesimo rimprovero.
-Stilinski.- lo apostrofò il professore con sguardo glaciale, afferrando la pallina tra le dita. -La tua mira ti tradisce non solo a lacrosse. Ti darò dieci esercizi in più da fare per casa.-
-Esercizi di...lacrosse?-
I compagni di classe risero alle spalle del ragazzo. Finstock mirò verso il cestino, dove la pallina di carta lanciata dal suo studente cadde dopo un'ampia parabola. -Di economia.-
Stiles alzò gli occhi al cielo, maledicendosi. La mira, in quel momento, era uno dei suoi numerosissimi problemi. Per citarne qualcuno, la sua migliore amica Lydia era scappata nuda dall'ospedale dopo essere stata morsa da un licantropo che, tra le altre cose, aveva riportato in vita e spettava solo a lui ed a i suoi amici proteggerla e proteggere coloro che si sarebbero imbattuti nella creatura che era diventata, perché Stiles non era sicuro che il morso l'avesse trasformata in un lupo mannaro. Proprio no.
Come l'avrebbero trovata? Stava bene? Avrebbero capito quale creatura era diventata?
Una lieve vibrazione all'interno della sua tasca lo ridestò da tutti quei quesiti. Tirò fuori il cellulare con attenzione, nascondendolo dietro l'astuccio così che il malvagio coach non aumentasse gli esercizi da dieci a trenta e aprì il messaggio.
Torna a casa appena finiscono le lezioni, c'è una sorpresa per te! Papà. Xx
Stiles ripose il cellulare in tasca e spostò lo sguardo verso la finestra, sperando ardentemente che le cose si sistemassero il prima possibile.

 

**

Non appena Grace sentì “Stressed out” dei Twenty One Pilots alla radio, la sua mano si allungò per alzare il volume.
Iniziò a battere le dita sul volante a ritmo della canzone, mentre fischiava la melodia osservando le auto dietro di sé nello specchietto retrovisore. Aveva decisamente fatto bene a noleggiare una macchina, nonostante lo sceriffo Stilinski le avesse consigliato di fare il viaggio dall'aeroporto verso casa in navetta – probabilmente per farla arrivare in ritardo per il funerale.
Già, il funerale di Kate Argent. La storia della psicopatica assassina che aveva dato fuoco a una casa di una famiglia innocente era arrivata fino alla Grande Mela ed era così che Grace aveva comprato il primo biglietto disponibile per Beacon Hills e aveva giurato al suo capo che sarebbe tornata con l'articolo dell'anno. In realtà, Grace voleva solo prendersi una lunga vacanza in un posto soleggiato e non claustrofobico quanto New York, ma se non fosse tornata con uno scoop interessante avrebbe perso il lavoro e ogni speranza di poter scalare la gerarchia sociale e diventare un giornalista apprezzato a dovere.
Quando la canzone finì sospirò e cambiò diverse stazioni radio fino a quando, impazientita e con il braccio che le doleva, non decide di spegnere. Prese il cellulare dalla borsa e compose velocemente il numero di John Stilinski.
-Pronto?-
-Ciao zio! Tra dieci minuti sono a casa.-
Dall'altro capo del telefono l'uomo fece un lungo sospiro. -Grace, dimmi che stai usando l'auricolare.-
La donna si morse il labbro, ricordandosi d'un tratto che stava parlando con un agente dell'ordine. -Uh, ho gli occhi incollati sulla strada, lo giuro!-
John rise e questo la fece rilassare. -Va bene, va bene. Tieni anche le mani sul volante, per favore. Ci vediamo non appena arrivi, sono sicuro che Stiles non vedrà l'ora di vederti!-
Grace sorrise, mettendo giù la chiamata. Lo sperava davvero.

 

**

Stiles chiuse la porta della classe con forza dietro di sé mentre la sua espressione si trasformava sempre di più in una smorfia arrabbiata. Attraversò il corridoio senza dire una parola mentre il suo migliore amico Scott lo inseguiva, arrancando dietro di lui.
-Ehi, amico, ci hai messo una vita ad uscire da quella classe!-
-Il coach mi ha dato degli esercizi in più da fare, per quello ci ho messo tanto.- disse Stiles, fermandosi un momento per permettere a Scott di affiancarlo. -E sono anche in ritardo! Devo tornare a casa subito.-
Scott aggrottò le sopracciglia. -Come mai?-
-E' una sorpresa.-
-Per me o per te?-
-Spero per nessuno. Sono stanco delle sorprese.- ammise Stiles mentre uscivano dall'edificio. Scott tolse il gancio alla sua bici e Stiles montò sulla jeep.
-Vieni a prendermi alle sei?- chiese Scott prima che Stiles potesse chiudere il finestrino.
Lo abbassò nuovamente, guardando perplesso il suo amico.
-Per il funerale della zia di Allison. Le ho promesso che le sarei stato vicino.-
Stiles roteò gli occhi, ma annuì comunque. Scott aveva due insufficienze, la bocca storta e problemi a socializzare ma la sua vita sentimentale superava di gran lunga quella di Stiles.
E non perché Stiles non trovasse nessuno, oh no. Lui aveva qualcuno nella mente da un bel po': Derek Hale.
Derek era l'uomo che l'anno prima aveva quasi rischiato di buttare in prigione per delle false accuse e che, alla fine, non si era rivelato essere meno innocente. Era nato da una famiglia di licantropi che era stata decimata in un incendio e l'unico superstite era lo zio, Peter, che non aveva fatto una migliore fine.
Però Stiles non aveva potuto far a meno iniziare a provare qualcosa per lui. Sì, Stiles provava davvero qualcosa di importante per quel ragazzo, qualcosa che gli attanagliava lo stomaco e che non gli faceva chiudere occhio la notte, qualcosa che non avrebbe potuto tenere nascosto a lungo. E ogni volta che notava come Scott guardava Allison si chiedeva se mai Derek lo avrebbe guardato allo stesso modo o se avrebbe mai corrisposto i suoi sentimenti.
Stiles si riscosse dai suoi pensieri, scuotendo la testa. Annuì verso Scott e accese la macchina, uscendo dal parcheggio.
Derek poteva anche sembrare minaccioso, vendicativo e costantemente infelice, ma Stiles era certo che dietro quell'armatura d'acciaio vi fosse un anima buona. Voleva togliergliela e curare le ferite dietro di essa, ma Derek lo respingeva ripetutamente e Stiles non sapeva più come fargli capire ciò che provava senza venir deriso o ferito.
Nessuno sapeva della sua cotta per Derek e così doveva essere. Se qualcuno lo avesse scoperto, per lui sarebbe stata la fine.
Stiles strinse il voltante tra le dita a tal punto di far diventare le nocche bianche. Non avrebbe mai sopportato un secco rifiuto, ed era per questo motivo che aveva preso la saggia ma dolorosissima decisione di tenersi tutto dentro, sperando che questa sua ossessione per il misterioso licantropo dagli occhi magnetici sparisse il prima possibile.
Essendosi accorto di essere ormai in prossimità di casa sua sterzò appena per parcheggiare l'auto in garage ma fu costretto a frenare non appena notò che il posto della sua jeep era già stato occupato da un'altra macchina.
Aggrottò le sopracciglia, infastidito, e decise di accostare la macchina davanti a casa. Prese lo zaino e suonò il campanello.
Da lì ad un secondo le sorprese sarebbero state innumerevoli.
Ad aprirgli fu l'ultima persone che Stiles si sarebbe aspettato e un istante si trovò braccato in un abbraccio stritolatore. Stiles aveva provato diverse volte l'impressione di soffocare, ma mai in quel modo. La stretta di sua cugina Grace era così forte che si ritrovò presto con il viso rosso e gli occhi vicini all'uscire dalle orbite,
Quando lo sentì bofonchiare qualcosa come: -aiuto, non respiro- Grace decise di lasciare la presa, per osservare dall'alto al basso suo cugino.
-Cavolo, Stiles. Non ci vediamo da un po', ma l'adolescenza ti ha colpito come un camion!-
Stiles si trattenne dal replicare e si concentrò sulla ventitreenne che aveva davanti.
Grace non era cambiata per nulla: era alta quanto lui, i lisci capelli biondi le ricadevano sulle spalle e i grandi occhi azzurri brillavano dall'emozione. Non si vedevano da tre anni, ma Stiles poteva giurare che sua cugina fosse rimasta la ragazza dall'ironia pungente e il sorriso sempre stampato in faccia con la quale aveva sempre avuto un rapporto di complicità e fiducia.
Anche lei aveva frequentato il liceo di Beacon Hills, ma aveva poi deciso di trasferirsi nell'altra costa degli Stati Uniti per studiare e diventare giornalista, il lavoro che aspirava da sempre. Ora, per un motivo ancora a lui sconosciuto, Grace era tornata.
Ma con le stranezze che succedevano in città e i problemi che si sarebbero poi presentati, Stiles sperò in cuor suo che se ne andasse presto.
-Uhm...grazie, Grace.- balbettò Stiles grattandosi il capo. -Tu invece sei sempre uguale.-
Dalla sottile bocca uscì una risata acuta e cristallina che gli ricordò per un piccolo – piccolissimo – momento quella di sua madre. -Lo prendo come un complimento!-
-Sai già dove dormirai?-
-Tuo padre mi ha detto che la camera degli ospiti è disponibile, spero non ti dispiaccia se dividiamo il bagno per un po'.-
Stiles, che nel frattempo aveva lanciato il suo zaino di fianco al tavolo della cucina e stava per aprire il frigorifero e svuotarlo, si fermò con l'anta spalancata. -No, ti prego.- si girò con le mani unite a mo' di supplica e la bocca mezza spalancata verso Grace. -Dividere il bagno no.-
-Dove dovrei fare i miei bisogni fisiologici, Stiles?- chiese allora questa sedendosi su una sedia e puntandogli l'indice con fare accusatore. -Lo so che preferiresti che andassi in albergo!-
-Devo essere sincero?- domandò Stiles afferrò il succo d'arancia dal frigo e pane e burro di arachidi da una credenza, posando tutto sul tavolo davanti alla cugina. -Tu mi devi ancora un favore!-
L'espressione di Grace cambiò da accusatrice ad esasperata. -Un favore...per cosa?!-
-Devo ricordarti di quella volta in cui sei scappata di casa e ti ho fatto nascondere sotto il mio letto per un giorno intero portandoti cibo ed acqua?-
Grace corrugò la fronte. -Ma avevo dieci anni!-
-Ma io l'ho fatto comunque!-
La ragazza alzò gli occhi al cielo, afferrando una delle fetta di pane con il burro che Stiles si era preparato. -Be', che ti piaccia o no, John mi ha dato il permesso di restare per quanto tempo io voglia.- si sporse sul tavolo, guardando il cugino dritto negli occhi con aria malvagia. -E farò di tutto per fare in modo che il mio soggiorno sia il più lungo possibile.- a quel punto si alzò con mezza fetta di pane morsa in mano per dirigersi verso il piano superiore.
-Sei malefica.- esclamò Stiles ridacchiando. -Ma dovrai comunque lasciarmi il posto auto libero per la mia jeep!-








Here I Am!
Ciao a tutti :) Facciamo un po' di chiarezza: punto primo, sono una Sterek shipper. Ma credo che questo l'abbiate già capito, hihi.
Nella storia siamo appena agli inizi della seconda stagione e Peter Hale è già resuscitato (lo amo troppo per non poterlo inserire, scusatemi lol), Lydia e Jackson sono stati trasformati in qualcosa di indecifrabile e una nuova comparsa è arrivata in città. Ho fatto finta che Grace fosse la figlia della sorella della mamma di Stiles (?) e che insieme abbiamo passato molti momenti felici e altri no, come due fratelli acquisiti, che abbiano condiviso il dolore nella perdita di Claudia e che ora si siano riconcigliati. Lei è una giornalista  che è venuta a conoscenza delle stranezze che capitano a Beacon Hills e quindi ficcherà il naso molto spesso in ciò che farà di Stiles, ma di questo ci occuperemo più avanti hahah!
Bene, adesso devo proprio andare. Spero commentiate in tanti con la vostra opinione su questo primissimo capitolo, fa sempre piacere! 
A molto presto, 
Frannie.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II

 

La camera degli ospiti in casa Stilinski altro non era il vecchio ripostiglio dove giocattoli, attrezzatura di lacrosse, libri e skateboard scheggiati venivano stipati a fatica. Il cumulo di polvere che era andato a formarsi era così abbondante e letale che Scott, l'amico storico di Stiles, si era rifiutato di entrare in quella casa se Stiles non avesse prima svuotato e ripulito il ripostiglio. Per il suo migliore amico Stiles avrebbe fatto di tutto, e fu così che la camera degli orrori (nella quale nel frattempo si erano annidati ragni di tutte le dimensioni) venne messa a nuovo e modificata per diventare una stanza nella quale gli amici del ragazzo avrebbero potuto venire a dormire.
Grace rimase sorpresa notando quel cambiamento radicale. Alle parenti era stata data una mano di bianco e la piccola finestra che dava sulla strada era incorniciata da delle sottili e trasparenti tendine azzurre. Il letto era un po' duro e piccolo, ma dall'altro capo della camera vi era una scrivania munita di sedia che sicuramente sarebbe stata utile per il lavoro di Grace. Non vi erano tappeti né quadri, ma l'ambiente profumava di agrumi e pulito. Un vero toccasana per l'olfatto e per le membra stanche provate dal viaggio.
Tuttavia, la giornalista si chiese se e dove Stiles avesse trovato un nuovo posto in cui accatastare gli oggetti del ripostiglio che non fossero finiti nel tritarifiuti. Non volendo conoscere la risposta, decise di sistemare le sue cose prima del funerale per tenere la sua mente occupata. Confinò la sua valigia in un angolo e la aprì, tirandone fuori la sua macchina fotografica, il laptop e il suo taccuino per gli appunti. Pose tutto sopra la scrivania ed aprì l'armadio marrone scuro davanti al letto con l'intenzione di riempirlo dei suoi vestiti, ma qualcosa al suo interno catturò la sua attenzione. Infatti, sul ripiano delle lenzuola pulite vi era un oggetto rettangolare che faceva spessore.
Grace si chinò e, dopo aver scostato le lenzuola, lo prese. Era un normale quaderno di scuola, un po' più piccolo e spesso, con la copertina in plastica di un rosso acceso. Sull'estremità più alta vi era scritto a caratteri cubitali: “proprietà di M. Stiles Stilinski” in carattere molto formale, completamente diverso dalla calligrafia veloce e scattante del ragazzo che rendeva illeggibile ogni lettera dell'alfabeto. Nella prima pagina era riportata in alto a destra una data e sotto di essa vi era un testo infinito che si prolungava per le seguenti cinque pagine fino a dove, sotto una firma – quella di Stiles -, era stata scritta un'ulteriore data.
Grace chiuse d'istinto il quaderno, mentre le gote le si coloravano di un rosso acceso. Era appena incappata nel diario segreto di suo cugino.
Ogni parte del suo cervello le ordinò che no, non aveva alcun diritto di leggerlo, ma una vocina impertinente dentro di lei le diceva che si, infondo leggere qualche riga non avrebbe fatto male a nessuno. Si sarebbe fatta due risate e poi l'avrebbe rimesso al suo posto, ovviamente senza riferire nulla al proprietario.
La ragazza si morse il labbro inferiore con forza e sospirò. In fondo, che c'era di male? Quali segreti poteva avere un adolescente iperattivo ed asociale? Anche lei aveva avuto la sua età e qualsiasi problema il cugino avesse avuto avrebbe potuto aiutarlo.
Oppure prenderlo in giro.
Grace si lasciò cadere sul materasso scricchiolante e incominciò a leggere il diario dalla prima pagina, lasciandosi trasportare riga per riga attraverso la presentazione di Stiles. La data era dell'ottobre scorso, segno che il diario raccontava solo dell'ultimo anno.
Gli insegnanti dicono sempre a mio papà: 'oh, suo figlio è così dotato, così intelligente, ma non si applica.' ovviamente lui non crede a una parola di ciò che dicono e mi accusa di non studiare abbastanza. Che poi, non posso farci nulla se i professori mi danno un sacco di punizioni. Hai idea di quanto tempo occupino le punizioni di Mr. Harris?! Dio, un'ora e mezza! In un ora e mezza potrei fare gli esercizi di economia che il coach mi da in più e portarmi avanti con altre materie inutili.
E' vero, la mia carriera scolastica è abbastanza altalenante. Anzi, tutta la mia vita lo è! L'unica cosa stabile della mia esistenza sono le partite di lacrosse. Il coach mi lascia sempre in panchina, ma almeno mi consolo sapendo che Scott è nelle mie stesse condizioni. Facciamo entrambi schifo.”
Le labbra di Grace si incresparono in un sorriso appena accennato. Sfogliò qualche pagina più avanti e ricominciò a leggere.
Il realtà, non so cosa mi sia preso. Appena l'ho visto ho pensato: 'Miseria, quello è Derek Hale!' e da quel momento BOOOM, è successo. Lui mi piace. E mi piace tanto, ma proprio tanto. Lo so che è sempre scontroso e che non vuole avere interazioni sociali, ma ha anche molti pregi. E poi, vogliamo parlare dei suoi occhi? Degli occhi così belli non possono appartenere ad una persona malvagia.
Mi dichiarerei subito se non fosse che lui, proprio come Scott, è...”
-Grace, ma che diavolo stai facendo?!-
La ragazza sobbalzò dallo spavento, lasciandosi scivolare il quaderno dalle mani quando alzò gli occhi per vedere chi le aveva appena fatto perdere dieci anni di vita in un solo secondo. Stiles era sull'entrata della stanza con le braccia spalancate e la fronte corrugata, per nulla contento di ciò che aveva appena visto. -Quello è il mio diario!-
-Mi dispiace, io l'ho trovato dentro l'armadio e...- tentò di scusarsi Grace, alzandosi per prendere il quaderno.
Stiles però fu più veloce di lei e lo raccolse dal pavimento per poi stringerselo al petto in modo possessivo. -Ma è il mio diario! Ed era nascosto. Che razza di cugina legge il diario di un ragazzo sedicenne?!-
Grace abbassò lo sguardo, cercando di sembrare il più pentita possibile. Questo sembrò non bastare, infatti quando poi ripose gli occhi sul volto di Stiles il cipiglio arrabbiato non era ancora sparito. Stiles, però, non sembrava solo arrabbiato...ma anche terrorizzato. -Che cosa hai letto?-
-Andiamo Stiles, ti ho detto che mi dispiace! Che cosa potrò mai aver...-
-Dimmi immediatamente che cosa hai letto!-
-Va bene, va bene!- esclamò Grace arrendendosi, perplessa ed infastidita da tutta quell'insistenza. -Ho letto che fai schifo a lacrosse e che ti prendi troppe punizioni.-
Stiles sembrò sollevato, ma i suoi muscoli rimasero tesi. -Solo questo? Nient'altro?-
-Te lo giuro, Stiles.-
Finalmente il giovane si rilassò del tutto, mentre rimproverava la cugina con lo sguardo. Se fosse venuta a sapere che in giro per Beacon Hills vagavano licantropi famelici e poco amichevoli, sarebbe stato un bel problema.
-D'accordo, ti credo.- disse Stiles sorridendo. Prese la fotocamera dalla scrivania e si sedette sul letto di fianco a Grace. -Allora, cugina ficcanaso: non mi hai ancora detto che cosa fai qui a Beacon.-
Grace alzò un sopracciglio nel vedere il ragazzo armeggiare con la sua preziosissima e costosissima Canon, ma non gli disse nulla. Infondo, lei aveva appena sbirciato nel suo diario – e aveva anche scoperto che era gay, dannazione! -, in qualche modo doveva sdebitarsi.
-Devo scrivere un articolo.- rispose semplicemente.
-Su cosa?- chiese Stiles, concentratissimo mentre chiudeva l'occhio sinistro e metteva il destro davanti al mirino. Tuttavia rimase scontento ed irritato nel notare che non riusciva a vedere nulla e che quindi la sua foto sarebbe stata una schermata nera. -Ma come funziona questa cosa?!-
Grace sospirò pazientemente, prendendo dalle mani di Stiles la fotocamera e togliendo il copri-obbiettivo. -Sul funerale di Kate Argent. La sua storia ha fatto il giro del continente e oggi sarà pieno di giornalisti.- ripose la macchina fotografia nelle mani di Stiles, che sorrise contento come un bambino nel poter vedere la camera attorno a sé attraverso l'obbiettivo. -A proposito, se hai qualche informazione in più da darmi...-
-Che genere di informazione?-
-Tipo come ha reagito il resto della famiglia una volta venuta a conoscenza dell'accaduto, com'è morta Kate, se c'è stato qualche superstite dopo l'incendio...qualsiasi cosa che possa buttare su carta, ecco.-
Stiles esitò e divenne improvvisamente serio. -La famiglia Argent è avvolta nel mistero, se proprio vuoi saperlo. Sono persona abbastanza inquietanti, non sai mai cosa gli gira per la zucca. Inoltre, Kate è morta sgozzata da un sopravvissuto all'incendio.-
Grace sembrò illuminarsi. -Verrà fuori un articolo con i fiocchi! E dimmi, posso intervistarlo?-
-Ma chi?-
-Il sopravvissuto, ovvio.-
-Ah.- rispose semplicemente Stiles, per poi scuotere energeticamente la testa.
Ripensò all'affascinante ma manipolatore Peter Hale e rabbrividì appena. -Non credo sia una buona idea.-
-Come si chiama?-
-Chi?-
-Dannazione, Stiles!- esclamò Grace alzando gli occhi al cielo, per nulla divertita. -Il superstite, stiamo parlando di lui!-
Stiles sembrò invece caduto dalle nuvole. Voleva finire la conversazione il prima possibile. -Uhm, Peter...Peter Hale.-
Hale.
Un dubbio si fece strada nella testa di Grace. Hale non era anche il cognome di quel Derek, il ragazzo che piaceva a suo cugino?
Tuttavia, Grace lasciò perdere e decise di cambiare discorso. -Come sta Lydia?-
Il cervello di Stiles iniziò subito a pensare una scusa adatta da rifilare alla cugina, ma venne salvato dal suo cellulare che iniziò a squillare. Stiles si alzò dal letto con un
balzò. -Hey, Scott!- 
Grazie mille di avermi salvato da una conversazione spinosa e imbarazzante.
-Si, sto venendo a prenderti. No, nulla di che, è solo arrivata mia cugina da New York. Si, la giornalista. Viene anche lei al funerale. Okay, ciao amico, a dopo!- mise giù la chiamata e ripose il cellulare dentro la tasca dei pantaloni. -Dobbiamo andare a prendere Scott prima del funerale.-
Grace annuì soltanto, alzandosi anche lei dal letto e sistemando il taccuino e la Canon dentro una borsa.
Chissà se magari Scott sapeva qualcosa in più di Stiles...

 

**

Prima che la jeep di Stiles attraversasse rumorosa la via di Scott per accostare davanti casa sua, egli era già davanti alla porta di casa che attendeva con le mani infossate dentro le tasche e lo sguardo guardingo. Sembrava sull'attenti, come se sentisse che qualcosa sarebbe successo molto presto, ma non appena salì sull'auto del suo amico la sua tensione venne coperta dalla sorpresa di rivedere Grace.
Scott era l'unico amico di Stiles che Grace aveva avuto il piacere di conoscere e frequentare. Loro tre giocavano sempre insieme quando era piccoli, ma poi Scott e Grace si erano persi di vista. Rivedersi dopo tutti quegli anni innescò dentro di loro moltissimi ricordi sepolti da tanto tempo, e per tutto il tragitto i ragazzi discorsero piacevolmente ricordando i bei tempi passati insieme durante l'infanzia.
-Sai, Scott, dovresti proprio tagliarti i capelli.- gli consigliò ad un certo punto. -Il taglio a scodella non ti dona affatto.-
Scott spalancò la bocca e si toccò la frangia nera, terribilmente offeso. -Cosa hanno i miei capelli che non va?-
-Prima di tutto, ti danno l'aria da scemo. E poi ti coprono gli occhi. Senza offesa, eh.-
Scott tacque, ferito ma pensieroso, mentre Stiles rideva di gusto alla sua reazione.
-Hai poco da ridere, Stiles! Tu invece dovresti farteli crescere, i cappelli. Sembri un dodicenne.-
A quel punto Scott scoppiò a ridere e Stiles mise il muso.
L'ironia pungente di Grace e il sarcasmo di Stiles erano il miscuglio perfetto per chi voleva vedere la propria autostima cadere in pezzi e la propria serietà e compostezza scivolare via come acqua sullo scarico. Insieme avrebbero potuto far arrossire il più ligio e musone degli uomini.
Quando la risate scemarono, Grace decise di tirar fuori le sue doti da reporter. Abbassò il volume della radio e, senza girarsi, chiese a Scott come mai andava al funerale.
-Uhm, be'...c'è questa Allison, era la nipote di Kate...-
-Oh, è la tua ragazza? Viene a scuola con voi?-
Scott si passò la lingua tra le labbra con nervosismo, incerto sul cosa dire. -Si, ci frequentiamo, e siamo nella stessa classe.-
-E' figlia unica?-
Il ragazzo esitò e questo permise a Stiles di intromettersi. -Lasciala perdere, amico. Sta solo cercando di estirparti delle informazioni rilevanti per il suo prossimo articolo.-
Grace gli scoccò un'occhiata gelida, indignata per il suo tradimento. -Sto solo facendo il mio lavoro!-
-Nono, va tutto bene.- rispose allora Scott sorridendo. -Qui a Beacon Hills vivono solo il padre e la madre di Allison.-
-D'accordo. Quanti anni fa è avvenuto l'incendio?- chiese Grace tirando fuori penna e taccuino, pronta a buttare più informazioni possibile.
-Sette o otto.- rispose allora Stiles mentre spingeva il piede sull'acceleratore per superare un'auto nella corsia di destra.
-C'è qualche motivo particolare per cui Kate ha ucciso tutte quelle persone? Insomma, parliamo di una famiglia intera. Quale assurdo movente può scatenare tanta follia?-
Nella macchina scese il silenzio. Dopo un paio di secondi Stiles tossì rumorosamente, mentre Scott si grattava il capo a disagio.
Grace si tolse il cappuccio della penna dalle labbra e guardò perplessa i due ragazzi. -Allora? Qualcuno sa dirmelo o no?-
-In realtà,- mormorò Scott molto lentamente, facendo ben attenzione a quali parole utilizzare. -un motivo non c'è.-
Grace si girò stupita verso il sedicenne spalancando la bocca e Stiles alzò gli occhi al cielo. Sapeva bene che Grace non si sarebbe data pace fino a quando non fosse arrivata al succo dell'accaduto e per far arrivare ad una soluzione c'erano due strade: o si inventava la motivazione per conto suo dopo un'attenta riflessione sulla psicologia umana, oppure veniva a sapere tutta la verità. Scott e Stiles avevano già tanto di cui occuparsi senza che una Grace traumatizzata e sconvolta si aggiungesse alla lista.
-Come può non esserci?- sbottò la giornalista agitando il taccuino per aria e rischiando di colpire il conducente più di una volta.
-Forse Kate non ha fatto in tempo a dircelo.- scherzò Stiles, cercando di sfumare la conversazione. -Temo che il tuo articolo avrà un che di misterioso.-
-In realtà non mi dispiace.- ammise Grace con un'alzata di spalle. -D'altronde, la faccenda è misteriosa ed inquietante già di suo.-
A quel punto Stiles accostò improvvisamente e spense l'auto, facendo cenno ai due di scendere. Grace fu sul punto di dirigersi verso il centro del parco dove stava per svolgersi la cerimonia ma Stiles la fermò in tempo. -Aspetta, Grace! Non possiamo venire con te.-
La giovane si girò confusa verso i due adolescenti. -Perché no?-
-Be', non siamo stati invitati.-
-Neanche io.-
-Il punto è che,- intervenne allora Scott facendo un passo avanti. -i genitori di Allison non vogliono che io e lei ci frequentiamo.-
Grace capì al volo e un dolce sorriso le si dipinse sul viso armonioso. -Che carino che sei, Scott. La pazzia deve proprio essere di famiglia per non voler un ragazzo come te al fianco di loro figlia! Ad ogni modo, fa niente. Mi farò strada da sola.-
I ragazzi annuirono e il gruppo si divise. Stiles e Scott si nascosero dietro una statua, a pochi metri dalla tomba e dai posti a sedere per il funerale mentre Grace si unì alla calca di giornalisti che spintonavano e sgomitavano muniti di videocamere ed enormi microfoni per intervistare la famiglia Argent che a fatica si faceva strada tra la folla. Christopher, Victoria ed Allison Argent erano elegantissimi nei loro completi neri ma l'espressione nei loro volti era tetra e severa.
Grace era riuscita a scattare alcune foto ed era poi rimasta ad ammirare il volto angelico di Allison, la ragazza di Scott. Nonostante le guance pallide e rigate da qualche sporadica lacrima solitaria risultava bellissima ed eterea nell'abito scuro che metteva in risalto il fisico slanciato e sottile.
Mentre i giornalisti scattavano foto a più non posso e sommergevano gli Argent di domande un'altra figura fece capolino alle spalle della folla, seguita da minacciosi e robusti bodyguard che ammonivano ai curiosi e non di spegnere le telecamere ed allontanarsi dalla zona per riservare la dovuta privacy. Questo però non fermò un fotografo più audace degli altri, che superò i divisori e si avvicinò di molti passi al trio che nel frattempo aveva preso posto davanti alla tomba.
Grace abbassò la sua Canon per osservare meglio l'intrepido giovanotto. Avrà avuto l'età di Stiles, più o meno: avevano una fotocamera d'ultima generazione appesa al collo ed era concentratissimo mente zoomava e riprendeva con veloci scatti la famiglia Argent.
Altri giornalisti avrebbero fatto come lui se non fosse che l'individuo comparso poco prima e circondato dalle guardie si era avvicinato a lui e gli avesse strappato la macchina fotografica dalle mani. Grace si avvicinò di qualche passo per scattare qualche foto del nuovo arrivato senza dare nell'occhio, mentre questo si allontanava per salutare il resto della famiglia.
La ragazza sorrise soddisfatta: nonostante la fretta e la folla di presenti che dietro di lei scalpitava e spingeva, gli scatti erano venuti con la nitida precisione di un professionista.
Quando rialzò lo sguardo dalla schermata della sua fotocamera notò che lo sceriffo Stilinski aveva fatto capolino per allontanare l'orda di reporter e si allungò per farsi vedere dallo zio.
John si avvicinò a lei senza perdere di vista i curiosi. -Grace! Che cosa ci fai qui?-
-Te l'ho detto che nulla mi avrebbe fermata dall'assistere al funerale.- rispose lei mentre il sorriso trionfante aleggiava ancora sul suo volto. -Tra poco tolgo il disturbo, comunque.- disse scattando un'ultima foto.
John Stilinski tacque per un momento, mettendo le mani sui fianchi ed alzando un sopracciglio. -Sono passato da casa, prima, e la tua auto era ancora parcheggiata.-
Grace abbassò la Canon e aprì la bocca, pronta a giustificarsi, ma non le venne in mente nulla di ingegnoso e dovette chiuderla poco dopo, mentre le guance le si coloravano di un porpora molto vivido. John alzò gli occhi al cielo e sospirò socchiudendo gli occhi. -Non vi si può lasciare da soli un attimo, voi due.-
Grace fece un sorriso malandrino e osservò lo sceriffo mentre si guardava intorno, sperando di scorgere la testolina castana del figlio.


**

-415 Adam.-
-Non ho capito bene, hai detto quattro uno cinque Adam?!-
Scott smise immediatamente di giocare con il soffitto in tela dell'auto della polizia e si girò con un'espressione interrogativa verso Stiles, che lo illuminò subito con un sussurro. -Problemi con un auto.-
L'uomo al ricevitore spiegò brevemente allo sceriffo l'accaduto. -Stavano trasportando una vittima di infarto, ma andando in ospedale qualcosa li ha colpiti.-
John corrugò la fronte, sempre più confuso. -Hanno colpito un'ambulanza?!-
-Affermativo, sono qua davanti adesso. Qualcosa li ha presi da dietro, c'è sangue dappertutto, proprio dappertutto!-
Stiles e Scott ascoltarono con attenzione la collocazione dell'incidente e si scambiarono una coincisa occhiata di assenso. Mentre il padre del primo tranquillizzava il collega, i due ragazzi sgusciarono fuori dalla vettura senza farsi vedere e corsero a perdifiato verso la jeep.
Una volta nascosti dietro la carrozzeria blu del fuoristrada, Stiles si chinò appoggiando le mani alle ginocchia per riprendere fiato. -Dobbiamo subito andare nel luogo dell'incidente! Potrebbe...potrebbe essere Lydia!-
Scott, che grazie alle sue doti da lupo mannaro non aveva fatto alcuna fatica, annuì energeticamente. Stiles tirò fuori le chiavi e fece cenno a Scott di salire in macchina, ma furono bloccati da Grace che spuntò proprio davanti a loro.
Stiles fece un salto in aria dallo spavento. -Pensavo saresti rimasta per la cerimonia!-
-La polizia ci ha impedito di restare per il resto del funerale. Piuttosto, dove state andando voi due? John vi stava cercando.-
-C'è stato un incidente, dobbiamo andare a soccorrere Lydia.- affermò Scott aprendo la portiera del passeggero per salire in macchina, mentre nel volto di Grace si formava un'espressione perplessa e meravigliata.
Scott scoccò un'occhiata seccata al suo amico. -Non le hai raccontato nulla?-
-Come potevo?!- mormorò il ragazzo spostando lo sguardo dal licantropo a sua cugina con palpabile nervosismo. -Non sei neanche certo che sia lei!-
-Scopriamolo, allora.- rispose semplicemente Grace, salendo nei sedili posteriori.
Stiles sbuffò sonoramente ma salì comunque in auto e infilò le chiavi.
-Ascoltami bene, Grace.- disse alla cugina girandosi verso di lei con sguardo serio. -Forse vedrai delle cose che potranno sembrarti molto...strane, quindi fatti dare un passaggio a casa, chiama un taxi o fai che so io ma per favore, per favore, stanne fuori.-
L'espressione di Grace si tramutò dal sorpreso all'incredulo, fino a trasformarsi in una smorfia offesa e arrabbiata. Si avvicinò pericolosamente al ragazzo e puntò le iridi glaciali in quelle caramello di lui. -Ora apri le orecchie tu, invece. Ho ventitré anni ormai e non ti do alcun permesso di dirmi cosa fare e quando farlo. Siete minorenni e non potete intralciare le indagini della polizia, quindi se non volete entrambi finire nei guai vi consiglio vivamente di portarmi con voi e di dirmi subito cosa sta succedendo.-
Stiles deglutì rumorosamente, ma non replicò.
-Forse ha ragione, Stiles.- si intromise Scott, patteggiando per la cugina intraprendente del suo amico. -Infondo andiamo solo a dare un'occhiata, che male può fare?-
Lo Stilinski annuì appena, senza distogliere lo sguardo dagli occhi della cugina. -E va bene, ma facciamo in fretta.-
Grace sorrise vittoriosa e batté le mani entusiasta, mentre la jeep di Stiles faceva retromarcia e si avviava verso la tangenziale.







Here I Am!
Salve a tutti! c: Eccomi con un nuovo capitolo. Allora, qui veniamo un po' meglio a conoscenza del rapporto tra Stiles, Grace e Scott. Nonostante Grace voglia un gran bene al cugino, non resiste alla tentazione di leggere il suo diario e viene a conoscenza di un particolare intimo molto importante: Stiles è innamorato di Derek Hale. Grace ha ancora pochi tasselli del puzzle, ma a poco a poco riuscirà a riordinarli tutti ed a aiutare suo cugino nell'impresa.
Inoltre vi è il funerale di Kate Argent e verso la fine si capisce che Grace non ha alcuna intenzione di farsi da parte e lasciare che i ragazzi mettino il naso ovunque. Non da soli, almeno! Hahah :)
Bene, direi che è tutto. Spero che la storia vi stia intrigando, lasciate un commento con la vostra opinione e fatemi sapere cosa ne pensate! 
Buon rientro a scuola/lavoro a tutti!
Frannie. 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III

 

Erano ormai le undici e mezzo quando la famiglia Morrison-Stilinski rientrò a casa scossa, stanca ma soprattutto affamata.
John si era lasciato cadere sul divano e da lì non si era più mosso, Stiles si era trascinato in cucina per preparare qualcosa da mangiare e Grace era salita in camera per mettere su carta tutto ciò che aveva raccolto quel giorno per distrarsi dalle immagini sconcertanti alle quali aveva assistito poco prima.
Infatti non appena lei, Stiles e Scott erano arrivati sul luogo dell'incidente, avevano trovato l'ambulanza coperta di sangue e molti agenti (tra cui John) già sul posto. C'erano anche i soccorsi e stavano trasportando i feriti in un'altra autolettiga.
A quel punto, Scott si era allontanato con la scusa di non sentirsi bene ed era sparito nel bosco. Grace e Stiles si erano avvicinati allo sceriffo Stilinski, ma in quel momento era comparsa una ragazza completamente nuda davanti a loro. Lydia, ovviamente.
Grace, per immenso sollievo di Stiles, non aveva fatto domande. Era troppo sconcertata per dire qualcosa. Anche se il suo lavoro la metteva continuamente davanti a nuove sfide, questo non significava che lei fosse pronta al sovrannaturale (ma d'altronde, chi lo era?), e fu per questo che Stiles decise di non parlarle dei licantropi a meno che non fosse stato estremamente necessario.
Una volta a casa, Grace aveva contattato il suo direttore dicendogli che aveva assistito al funerale (tralasciando il fatto che l'avevano praticamente spinta via appena la cerimonia era iniziata) e che molto presto lui avrebbe avuto l'articolo che desiderava. Aveva riguardato le sue foto e stilato una lista nella quale si era appuntata il prossimo obbiettivo: cercare il presunto sopravvissuto che aveva messo fine alla vita di Kate e si era poi nascosto, aspettando che le acque si calmassero. Stava per scrivere di una possibile intervista con un parente della defunta, ma qualcosa dentro di lei la bloccò.
Le loro espressioni, quei volti, il nuovo arrivato. Grace era certa che, dopo il funerale, la famiglia Argent non avrebbe più divulgato nessuna informazione sull'accaduto. Avrebbe potuto chiedere un favore a Scott, incontrare Allison in segreto e farsi dire qualcosa di più, ma sapeva che non era una buona idea.
Prima di poter decidere, Stiles gridò di venire a tavola. Il richiamo del suo stomaco fu più forte di qualsiasi dovere giornalistico, quindi scese di corsa le scale e andò a svegliare lo zio, che nel frattempo si era appisolato in soggiorno. Si sedettero tutti a tavola e fecero passare la pentola fumante di spaghetti al pomodoro.
-Wow, Stiles! Cucini spesso?- chiese Grace sinceramente stupita che il cugino sapesse cucinare anche solo della pasta.
John rispose al posto suo, grattugiando del formaggio. -Sì, è proprio bravo a cucinare, se non fosse che mi prepara tutto cibo salutare. Alcune volte avrei proprio voglia di una buona bistecca!-
-Scusa se tengo alla tua salute!- si giustificò Stiles con la bocca piena di spaghetti, mentre il sugo di pomodoro gli colava dalle labbra fino al mento.
-Che cosa ne pensi, Grace?-
La ragazza allungò un tovagliolo in direzione del cugino e alzò le spalle. -Sono vegetariana.-
Lo sceriffo roteò gli occhi, mentre il figlio sorrideva vittorioso. La conversazione continuò tranquillamente, fino a quando Grace non riprese parola.
-A che ora finisci le lezioni domani?-
-Alle quattro e mezza.-
-Se non viene messo in punizione.- replicò John mettendo i piatti sul lavabo, al che il figlio gli faceva una smorfia.
Grace sorrise. -Perfetto! Così ti vengo a prendere e poi magari puoi aiutarmi con le ricerche.-
Stiles aggrottò le sopracciglia. -Ricerche? Quali ricerche?-
-Sugli Hale, ovviamente!-
Il cugino deglutì rumorosamente. Ovviamente, non aveva alcuna intenzione né voglia di investigare con la cugina della famiglia del ragazzo di cui era innamorato, ma nonostante ciò non ribatté. Discutere con Grace non sarebbe servito a nulla: avrebbe trovato una soluzione il giorno dopo, quando sarebbe stato più fresco e riposato.

 

**

Grace sbuffò innervosita. Spense il motore e scese dalla macchina, guardandosi attorno perplessa.
Si trovava davanti al liceo di Beacon Hills da ormai mezz'ora, ma di Stiles non vi era traccia. Aveva provato a chiamarlo, ma in venti chiamate l'unica a rispondere era la segreteria.
A quel punto, Grace si era finalmente decisa ad entrare nel liceo e capire per quale motivo Stiles non si facesse vivo. Che se la fosse data a gambe con Scott per ignorarla? Passò davanti alla sua jeep azzurra coperta da uno spesso strato di polvere e scosse la testa.
Stiles doveva essere per forza a scuola.
Quando varcò il portone di ingresso un sorriso le si dipinse in volto e per un attimo si dimenticò ciò che doveva fare. Il suo vecchio liceo, il luogo in cui era cresciuta e aveva fatto le peggiori trasgressioni era ancora lì, proprio come lo aveva lasciato, con i lunghi corridoi delimitati da numerosissimi armadietti blu.
Percorse l'atrio, guardando i premi nella bacheca e le fotografie delle vecchie classi. Le pareti erano sporadicamente interrotte dalle porte marroni delle classi, nelle quali Grace sbirciò dai vetri sperando di scrutare Stiles in qualche banco solitario.
Purtroppo, la sua ricerca si stava rivelando infruttuosa. Si fermò nel mezzo del corridoio e sospirò, cercando di ragionare su dove potesse essersi cacciato il cugino.
D'un tratto si ricordò del diario e, roteando gli occhi, si avviò a passo spedito verso l'aula di chimica., nella quale trovò esattamente chi cercava. Dietro il pannello di vetro della porta, il professor Harris correggeva tutto concentrato le verifiche alla scrivania, mentre Stiles era quasi disteso sul banco e fissava con noia l'orologio alla parete, sorreggendosi la testa con la mano. Grace sorrise vittoriosa, per poi ricordarsi che il cellulare di suo cugino era spento e che di certo lei non poteva piombare nell'aula e giustificarsi dicendo che doveva prendere suo cugino perché era stanca di aspettare in parcheggio.
Si morse le labbra, indecisa sul da farsi. Sarebbe potuta entrare, ma cosa avrebbe detto? Avrebbe potuto far finta di star male e poi correre verso il parcheggio con Stiles a seguito.
No, nessuna di quelle idee poteva andar bene.
Spostò lo sguardo dall'aula all'ambiente attorno a sé, fino a quando i suoi occhi non incrociarono il sistema di emergenza attaccato al muro. Fiduciosa, si avvicinò all'affare rosso e, non appena schiacciò il pulsante, un assordante sirena incominciò a suonare.
Non mancava poco che Stiles si addormentasse ma l'allarme ebbe l'effetto di farlo balzare in piedi. Il professor Harris, invece, alzò lentamente la testa dai documenti e puntò lo sguardo sul suo alunno che nel frattempo aveva afferrato lo zaino e si stava avviando verso l'uscita della classe.
-Non così in fretta, signor Stilinski.- lo apostrofò l'insegnante frapponendosi tra l'uscita e Stiles. -Non hai ancora finito di scontare la sua punizione.-
-Non può tenermi qui!-
-Cosa ne sai tu?-
-Perché se così facesse e mi accadesse qualcosa la colpa cadrebbe su di lei.- rispose Stiles con un sorrisetto di scherno. -Non vogliano che Stiles rimanga intrappolato tra le fiamme e Mr. Harris finisca in prigione, vero?-
L'insegnante esitò, serrando le mascelle. Tuttavia, lasciò la via libera a Stiles che, orgoglioso, corse a perdifiato verso
l'uscita più vicina.
Accese il cellulare e una volta uscito si guardò intorno, cercando la sua jeep. Quando la individuò scese gli scalini così velocemente da rischiare di piantare il naso e la raggiunse felice, aprendo lo sportello e buttando lo zaino nel posto del passeggero.
Prima di poter salire, il suo cellulare iniziò a squillare.
-Ciao Stiles, sono Allison.-
-Ehi, Allison! Novità?-
-Sì, dobbiamo subito intervenire. Mi hanno fatto molte domande su Lydia e su come è stata morsa da Peter e poi hanno mandato un uomo in missione.-
Stiles aggrottò le sopracciglia, confuso. -In missione? Chi era?-
-Era vestito da vice-sceriffo.-
-L'hanno mandato in centrale per Isaac...-
-Aveva anche una scatola con qualcosa sopra, un simbolo che ho visto anche in un libro.-
-Di cosa si tratta?-
-Non ne ho idea, adesso ti invio la foto.-
Quando l'immagine arrivò, Stiles fece un lungo sospiro. -E' strozzalupo, vogliono ucciderlo.-
Allison tacque dall'altra parte del telefono.
-Devi riuscire a rallentarlo, non importa come. Ci aggiorniamo più tardi.-
Chiuse la chiamata e fece per salire nella jeep, se non fosse che una macchina dietro di lui suonò il clacson per attirare l'attenzione. -Non si ringrazia mica?-
Stiles si girò verso la voce che lo aveva chiamato e sorrise in direzione della cugina. -Scommettevo che fossi stata tu! Scusa se ti ho fatta aspettare.-
-Be', in effetti c'è un modo in cui puoi farti perdonare.-
Stiles alzò gli occhi al cielo. -Che cosa ti serve?-
-Ho deciso di intervistare Peter Hale per il mio articolo.- affermò la ragazza. -Ma non ho idea di dove trovarlo. Tu sai dove si trova?-
Il giovane spostò lo sguardo sui suoi piedi. -Veramente, non so proprio dove si sia cacciato.- borbottò, poco convincente.
Grace esalò un lungo sospiro, e aprì la portiera del passeggero invitando Stiles a salire. Stiles si avvicinò cautamente, ma alla fine si sedette di fianco alla cugina e chiuse la portiera.
-Stiles.- incominciò Grace, guardandolo dritto negli occhi. -Le punizioni e la tua situazione sociale non sono state le uniche cose che ho letto nel tuo diario.-
Stiles iniziò a giocare nervosamente con il lembo del suo maglione, senza staccare gli occhi da esso. Il cuore batteva così forte che riusciva a sentirlo rimbombare dentro le sue orecchie.
-Sei innamorato di Derek Hale, non è vero? E' per questo che non vuoi aiutarmi.-
Stiles tacque.
-Non te ne devi vergognare. Ehi, guardami.- lo incitò, prendendolo per il mento e girando il suo volto verso di lei, in modo tale che la guardasse negli occhi. Mollò la presa, e sorrise notando che Stiles non spostava lo sguardo.
-Puoi parlarmene, se ti va. Se non ti va, è lo stesso, sai dove trovarmi. Ma ora si tratta di me, Stiles. Ho bisogno di quell'intervista.- Grace fece una pausa, cercando le parole adatte. -Non sono qui a Beacon solo per un articolo. Il mio capo vuole licenziarmi, e se non torno a New York con qualcosa di soddisfacente perdo il lavoro e non sai quanti altri dietro di me non vedono l'ora che questo accada per soffiarmi il posto.-
Stiles rimase chiuso nel suo mutismo, la rabbia iniziale si era subito tramutata in delusione, palpabile nel suo volto.
Grace sentì qualcosa incrinarsi dentro di lei, e dopo tutto quel tempo si rese conto che Stiles le era mancato veramente da impazzire. Stiles non era solo un adolescente, Stiles era un ragazzo con un grande cuore con un mare di ironia che però, in occasioni del genere, veniva prosciugato lasciando scoprire solo un muro di fragilità e insicurezza. Le venne una grande voglia di abbracciarlo.
-Mi basta anche un semplice indizio, so che ce l'hai. Poi mi arrangerò. Forse non mi merito la tua fiducia, ma chiedo solo un piccola spinta. Che io ci riesca o meno, ti prometto che troveremo il modo di farti uscire dal guscio.-
Stiles corrugò la fronte, sinceramente stupito. -Stai dicendo che mi aiuteresti a...?-
-A dichiararti, a conquistarlo, tutto quello che vuoi. E se ancora non ti vuole, è un idiota.-
Stiles accennò una debole risata, che però fece tirare un sospiro di sollievo a Grace. Forse era perdonata.
-D'accordo.- cedette infine il ragazzo. -C'è una casa nel bosco, a qualche chilometri dal campo di lacrosse. E' la casa degli Hale alla quale Kate ha dato fuoco.-
Grace annuì, un po' incerta. -E come mi potrebbe guidare a Peter una casa distrutta da un incendio?-
-Hai chiesto una spinta, e io te l'ho data.- ribadì Stiles sorridendo soddisfatto.
Grace roteò gli occhi, senza smettere però di sorridere. Subito dopo il cellulare di Stiles cominciò a squillare nuovamente, e quando egli lo tirò fuori dalla tasca entrambi rimasero interdetti nel vedere il nome sulla schermo.
Derek.
-Avanti, rispondi.- lo incitò Grace fiduciosa, dandogli una piccola gomitata sulla spalla. Stiles sospirò, prese coraggio e rispose cercando di tremare il meno possibile. -Pronto?-
-Stiles, sono Derek. Dobbiamo andare in centrale.-
-D'accordo...dove sei?-
-Poco distante da lì. Avanti, muoviti, non abbiamo molto tempo.-
Stiles deglutì e abbassò lo sguardo. -Arrivo, dammi un secondo.-
-Non ce l'abbiamo, un secondo.-
Il ragazzo annuì e mise giù la chiamata.
-Cavolo, quel giovanotto ti fa proprio un brutto effetto.-
Stiles rise nervosamente e aprì la portiera, pronto ad uscire. -Devo andare...uhm, a casa di Scott. Derek è rimasto a piedi e Scott non può portarlo a casa.-
Grace alzò un sopracciglio perplessa, ma non replicò. Salutò il cugino e fece inversione, ignara di ciò che le sarebbe successo da lì a poco.

**

 

Stiles parcheggiò l'auto di fianco alla centrale di polizia. Proprio come un silente ma vigile guardiano, tutte le luci erano accese, e dalle finestre il ragazzo e Derek riuscirono chiaramente a distinguere una figura femminile in divisa che sfogliava distrattamente un fascicolo.
Stiles spostò lo sguardo da lei a Derek. -Bene. Le chiavi di tutte le celle sono nell'ufficio di mio padre, in una cassetta di sicurezza. Ma dobbiamo illudere la sorveglianza.-
-La distraggo io.- rispose semplicemente lui, slacciandosi la cintura di sicurezza con un netto gesto e aprendo la portiera.
Stiles non ci pensò due volte a prenderlo per il giubbotto in pelle e trattenerlo. -Woah woah, tu? Non puoi andare lì dentro!- Derek si fermò, ma con il risultato di incendiare con lo sguardo prima la mano di Stiles e poi lui stesso con lo sguardo. Il più giovane si inumidì le labbra e ritrasse la mano. -D'accordo, ora tolgo la mano.-
Voglio solo proteggerti. E' così difficile da credere, Derek?
-Comunque, sono stato scagionato.-
-Ma sei stato un indiziato.-
-Sono innocente però.-
-Tu? Già, certo! L'innocente dell'anno!- la fragorosa risata di Stiles, però, non mosse Derek di una virgola e la sua espressione non cambiò. Stiles smise subito di ridere e roteò gli occhi al cielo. -Va bene, qual è il piano?-
-Io la distraggo.-
-Okay, come? Con un bel pugno in faccia?-
Derek fece una smorfia. -Parlandole, idiota.-
-E come romperai il ghiaccio? Dai, fammi un esempio.-
Il viso imperscrutabile di Derek rimase tale e dalle sue labbra non uscì una sillaba.
-Silenzio di tomba. Be', che dire, funzionerà di certo. Altre idee?-
L'uomo fece un sorriso di scherno al più giovane, decisamente irritato. -Posso dare a te un pugno in faccia.-
Stiles esitò, pensando a qualcosa per rimbeccarlo, ma non venendogli in mente nulla fece segno al suo innamorato di scendere ed entrare in azione.
Derek entrò con sicurezza, ma proseguì con cautela quando vide che ad accoglierlo non vi era nessuno. Si avvicinò alla scrivania e subito la donna di prima fece capolino dal suo ufficio, ancora con gli occhi puntati sul suo fascicolo.
-Buonasera, posso esserle...- disse questa con tono repentino, il quale cambiò subito non appena i suoi occhi su puntarono su Derek. Incuriosita ed affascinata, chiuse i documenti e si sporse dalla scrivania. -...d'aiuto?-
-Ehi, ciao...dovevo chiedere una cosa ma...temo di essermela dimenticata.- rispose Derek, cercando di sfoderare tutte le sue “doti” d'attore, mentre Stiles osservava la scena dallo stipite della porta. -Non mi aspettavo di trovare qualcuno così...-
-Qualcuno come me?-
-...stavo per dire di una tale bellezza, ma alla fine è la stessa cosa.-
L'adolescente alzò gli occhi al cielo. Era così evidente che Derek la stesse prendendo in giro che non si diede neanche modo di provare gelosia.
Quatto quatto, attraversò a carponi il corridoio. Proseguì sicuro verso la cella di sicurezza, ma dalle spalle qualcuno lo afferrò e gli tappò saldamente la bocca con la mano, puntandogli una siringa di strozzalupo sul collo.
Stiles spalancò gli occhi, sconcertato, dimenandosi sotto la presa d'acciaio del falso vice-sceriffo che però non accennò a lasciarlo andare. Stiles decise di prendere massime misure. Allungò il braccio verso il muro e spinse giù la leva dell'allarme d'emergenza, mentre la sirena cominciava a suonare all'impazzata e il sistema mandava veloci fasci rossi che si proiettavano su tutto il corridoio: solo allora, infatti, l'uomo mollò la presa su Stiles, lasciandolo cadere di schiena sul freddo pavimento.
Quando si girò verso la cella di sicurezza, però, spalancò la bocca. La cella era aperta, Isaac era scappato. Anzi, forse non lo era davvero.
Il falso vice-sceriffo venne infatti scaraventato contro il muro da una bestia tanto alta e possente quanto agile e veloce, che sfogò la sua rabbia contro l'uomo e lottando contro di lui. Stiles si rannicchiò dietro la scrivania, con le goccioline di sudore che scendevano veloci lungo il viso e il cuore che batteva all'impazzata. Che fare? Isaac il licantropo aveva steso l'uomo, che stava svenuto su un angolo, e ora si stava avvicinando furtivo verso di lui.
Chiuse gli occhi, passandosi la lingua sulle labbra umide.
Aiutami.
E fu ascoltato.
Una scarpa nera aveva rotto in mille pezzi la siringa di strozzalupo che era scivolata dalle dita del cacciatore degli Argent, attirando l'attenzione del lupo. Isaac, però, non sembrò badare al suo Alfa, e si preparò per lanciarsi contro Stiles.
Derek fece allora uscire gli artigli dai polpastrelli, i canini crebbero lunghi, lucenti e affilati; gli occhi mutavano dal verde smeraldo al rosso rubino e un sonoro e terrorizzante ruggito gli uscì dalla gola.
Quando Stiles riaprì gli occhi, Isaac si era rannicchiato spaventato ed innocente come un agnellino contro il muro. Davanti a lui, Derek stava ritto e trionfante.
Il ragazzo lo guardò spaventato, ma anche ammirato. Soprattutto ammirato, e in qualche modo grato che lui, proprio lui, fosse intervenuto. Derek gli aveva salvato la vita, e Stiles proprio non riusciva ad interpretare quel gesto in modo oggettivo.
-Come...come hai fatto?!-
Derek si voltò verso di lui, un sorrisetto orgoglioso e trionfante ad illuminargli il volto. -Io sono l'Alpha.-
Giusto, certo. Che idiota sono.
-Qualcuno vuole spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?!-
Gli occhi di Stiles, Derek, e solo in seguito anche quelli di Isaac si puntarono sulla giovane donna che stava in piedi davanti alla stanza, con gli occhi spalancati e la bocca aperta a metà.
Oh, merda.





















Here I Am!
Buonsalve a tutti! Mi scuso per il ritardo, il capitolo era prontro già qualche giorno fa ma OpenOffice mi ha fatto lo scherzetto di trasformare tutto in asterischi e dunque ho dovuto riscriverlo tutto da capo in due giorni. Non chiedetemi come sia successo, sappiate solo che mi dispiace che il capitolo non sia uscito come speravo e che troverò un modo che non muti i miei scritti. Il prossimo sarà un codice a barre, hahaha!
Tornando alla ssssstoria (nogistune!ehitsfrannie), succedono un sacco di cosa interessanti. Grace trova il modo di liberare Stiles dalle grinfie del professor Harris, ma questo non sembra bastare, perché Stiles ce l'ha ancora su con lei per aver letto il suo diario. E inoltre, la nostra ragazza rivela di essere a conoscienza della cotta del cugino per Derek (ahi ahi ahi...) ma promette che si farà perdonare aiutando il ragazzo a conquistare l'uomo dei suoi sogni se il primo la aiuterà a trovare Peter Hale. E anche tra quei due se ne vedranno delle belle nel prossimo capitolo, ma non vi anticipo nulla...alla fine, Grace arriva in centrale (sana e salva, comunque. Significa che Peter non se l'è mangiata né l'ha seppellita viva sotto terra, evviva!) e scopre il casino. 
Che altro dire? Stiamo entrando nel clue della trama, sono emozionata. Non vedo l'ora di pubblicare il resto non appena sarà prontro (prometto di essere più puntuale questa volta :P)
Grazie a tutti coloro che hanno commentato o messo la storia nelle seguite/preferite/ricordate. Non sapete quanto mi faccia piacere sapere che qualcuno apprezza e sostiene il mio lavoro!
Vi auguro una buona settimana, a presto!
Frannie. :)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV

 

Grace non ci mise molto a trovare la strada per la casa degli Hale. La strada si interrompeva bruscamente per lasciare spazio alle arancioni foglie autunnali e ai secchi alberi spogli.
Quando la giovane si mise in marcia, un lieve ma sincero sorriso le si dipinse sulle labbra: nulla era cambiato di una virgola. Spesso lei e Stiles andavo ad esplorare o a giocare a nascondino nel fitto e silenzioso bosco, aveva dei bellissimi ricordi di quel luogo.
Proseguendo, Grace trovò proprio ciò che cercava.
Un tempo la casa doveva essere stata grande ed accogliente, con un grande portico e bambini che giocavano attorno. Ora, però, era ridotta ad una catapecchia: la facciata principale era ancora in piedi, ma quella posteriore era solo un ammasso di travi bruciate e accatastate malamente al suolo. Anche il terreno attorno ad essa era stato arso dalle fiamme, l'erba non doveva crescere da molto tempo ormai. I pochi alberi circostanti erano nudi e grigi, allungavano i loro rami verso la casa come le lunghe dita di una mano scheletrica quasi volessero afferrarla.
Ciò che le si mostrava davanti era raccapricciante, un triste scenario di morte e dolore.
Grace rabbrividì e d'istinto si calò ancor di più il berretto di maglia in testa, dal quale uscivano ciocche di capelli biondo vivo. Calpestò il prato di ramoscelli e foglie morte, fino a raggiungere i tre scalini malmessi che stavano ai piedi di una porta altrettanto scassata, con un cardine rotto e il legno graffiato.
Graffiato.
Grace prese coraggio ed entrò, guardandosi attorno. Alla sua destra doveva esserci quella che presumibilmente una volta era la cucina, mentre alla sua sinistra stavano due divani sgualciti e un piccolo tavolo davanti a quella che sembrava essere una tv. In mezzo alle due stanze stava una grande scala, che collegava il piano superiore a quello inferiore. L'unica cosa a dividere i due piani era una specie di grande terrazza che si univa poi alla scala e dava la completa visuale dell'entrata.
Grace si fermò in soggiorno, e chiuse gli occhi. Le bastò concentrarsi un poco e riuscì a immaginare una scena in famiglia: i bambini che giocavano e si rincorrevano, gli adulti seduti nel divano a chiacchierare e guardare la televisione, un profumino dolce e intenso provenire dalla cucina. E poi le urla, le fiamme, il delirio. Grace sentì tutto ciò e venne investita da un senso di angoscia e solitudine tale che per poco non fu vittima di un attacco di panico, ma prima di lasciarsi andare ad esso Grace cercò di tornare con i piedi per terra e tranquillizzarsi.
-Single book of matches is gonna burn what's standing in the way...- iniziò a cantare, piano, occupando quel silenzio glaciale dalla sua morbida voce, che addolcì in qualche modo l'atmosfera. -roaring down the mountain, now they are calling on the fire brigade...-
Grace si lasciò cadere sul divano e ascoltò il suo battito tornare normale, e quando le nuvolette d'aria uscite dalla sua bocca si dissolsero, un'altra voce le fece eco.
-...bury all the pictures and tell the kids that I'm okay...- la ragazza si alzò di scatto dal divano e si guardò attorno forsennatamente, cercando di capire da dove provenisse la voce. -...if'n I'm forgotten you'll remember me for today....-
Trattenne il respiro. Com'era possibile che ci fosse qualcun altro con lei? Quella casa doveva essere disabitata da anni.
Ripercorse il salotto in velocità e tornò davanti alla scala ma, solo quando alzò gli occhi verso la terrazza, allora, lo vide.
I due non parlarono per un buon minuto. L'uomo che aveva cantato dopo Grace era di fianco alle scale, nel terrazzo del secondo piano. Aveva le mani appoggiate al corrimano e osservava la ragazza con un sorrisetto dipinto sul volto, gli occhi quasi ridotti a due fessure. Nonostante ciò, Grace non aveva paura, non più, seppur l'uomo si mostrasse più minaccioso che benevolo.
-Chi è lei?- chiese lei con voce ferma, seguendo ogni suo movimento con gli occhi rivolti verso l'alto. Egli iniziò a scendere la scala traballante molto lentamente, gradino per gradino.
-Potrei farti la stessa domanda.- affermò, quasi divertito, arrivando davanti alla ragazza. -I Kings of Leon per farsi passare un attacco di panico. Davvero?-
Grace ridusse le labbra ad una linea sottile. -Come fa a saperlo?-
Il battito del tuo cuore si sentiva fino al piano superiore, tesoro.
-Sono Peter Hale, e si da il caso che questa sia casa mia.- disse ignorando la sua domanda, improvvisamente seccato dalla presenza di quella giovane ficcanaso che non sembrava per nulla propensa a muovere un passo verso l'uscita senza prima aver ottenuto ciò che voleva. -Ti sarei grato se mi dicessi cosa diavolo ci fai qui.-
Un veloce guizzo illuminò gli occhi azzurri della ragazza, che non passò inosservato all'uomo.
Ebbene, è proprio chi cercavo.
Non si mostrò seccata dall'apparente scortesia dell'uomo, né si chiese come potesse essere così semplice trovare una persona lasciando semplicemente che lei venisse da te. Anzi, sorrise soddisfatta e tirò fuori penna e block-notes dalla sua borsa.
-Peter Hale.- pronunciò, schiacciando la clip della penna con il polpastrello del pollice. -Sono Grace Morrison, volevo strapparle giusto due domande per il mio articolo su Kate Argent.-
Il sorriso sparì dal viso di Peter, che serrò le mascelle con forza non appena sentì il nome dell'assassina che aveva sterminato la sua famiglia proprio in quella casa.
Grace, però, fece finta di non notarlo e continuò guardandosi attorno. -Non credo tuttavia sia il posto adatto...-
-No, affatto.- la interruppe in tono secco e glaciale.
La giornalista annuì, a disagio. Non avendo nulla di immediato da dire, si prese il tempo di osservare meglio quell'uomo circondato dal mistero.
Peter Hale era innegabilmente bello, non c'era alcun dubbio. I capelli biondi erano corti e ordinati, la fronte ampia e priva di rughe, il viso spigoloso, le labbra sottili e rosee ad incorniciare i brillanti denti bianchi. Un diavolo travestito da angelo, si disse Grace. Lei sapeva cosa Peter aveva dovuto passare: l'incendio, il dolore lancinante delle ustioni, la consapevolezza agghiacciante di essere completamente solo e delirante su un lettino di ospedale, la vendetta che gli aveva attanagliato la gola per tutti quegli anni.
Ma un essere umano non poteva privare a qualcuno della vita senza rimanerne scosso nel profondo, per quanto questo sia stato perfido. Solo uno psicopatico ne usciva indenne, e Grace aveva la netta sensazione che Peter non rimpiangesse neanche un secondo di aver ucciso Kate Argent.
Certo, non poteva dargli torto, ma sembrava quasi che Peter godesse e fosse orgoglioso di aver fatto ciò che effettivamente aveva fatto.
Era un assassino, nonostante tutto. Qualcuno che si era lasciato trasportare dalla vendetta e ne aveva fatto una missione.
-Mi dispiace di doverla incontrare in queste condizioni, io...non avevo proprio idea di come trovarla- si giustificò Grace, non tanto perché fosse mortificata, ma soprattutto perché non aveva proprio idea di come interrompere il silenzio che li aveva avvolti.
Peter incrociò le braccia al petto, l'espressione seccata ed innervosita ancora stampata in volto. -Appunto. Chi ti ha detto di me?-
Grace si morse le labbra. Ahi, le cose iniziavano a mettersi male.
Avrebbe voluto rispondere con un bel ma fatti gli affaracci tuoi e lasciami fare questa cavolo di intervista; tuttavia non si azzardò a sfidarlo. Peter non sembrava in vena di accondiscendere alla sua richiesta, e mostrarsi altrettanto irritata non sarebbe servito a nulla. Rispose dunque con pacatezza, cercando di restare calma. -Mi sono informata in centrale e...-
-La mia cartella è chiusa a chiave, nessuno ha il permesso di aprirla se non io stesso o la polizia.- la interruppe nuovamente, iniziando a girarle attorno. -Qualcuno deve averti parlato di me. Chi?-
-Stiles Stilinski.- ammise la ragazza, senza mostrarsi intimorita mentre l'uomo la osservava e completava il giro attorno a lei.
-Ah, dovevo aspettarmelo. Quel ragazzo non sa proprio tenere la bocca chiusa...-
-In realtà, sono stata io ad insistere.-
-E per quale motivo ha accettato di parlarti di me?-
-Non dovrei essere io a fare le domande?-
Contro ogni previsione, Peter fece un largo sorriso e inclinò leggermente la testa, per poi scoppiare a ridere. Grace lo guardò confusa. Evidentemente, una risposta del genere era proprio ciò che lui cercava.
-Ha ragione. Va bene, accetto.- disse infine, lasciando a bocca aperta la ragazza che però non si scompose troppo. Mai farlo davanti alle fonti di informazione primarie, altrimenti si montano la testa – e Peter Hale era già ben montato di suo senza alcun aiuto.
-Ottimo.-
-Ma dobbiamo prima fermarci in centrale, scommetto che non vedi l'ora di dare una sbirciata a quei documenti.-

 

**

 

-Qualcuno vuole spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?!-
Stiles fu il primo a puntare le iridi caramello su di lei, spalancate e terrorizzate. Mosse un passo verso di Grace e nello stesso momento l'uomo che stava in piedi davanti alla stanza si girò per guardare chi era appena arrivato. Grace spostò lo sguardo freneticamente da suo cugino a Derek, da Isaac all'uomo privo di coscienza e ferito su un angolo, per poi tornare su Derek e scrutarlo dall'alto al basso.
-Chi è lei?!- chiese quest'ultimo a Stiles, con tono seccato. Le zanne, gli artigli e gli occhi rossi erano spariti, ma questo non aveva impedito a Grace di vederli, di sentirlo ruggire.
Aveva visto tutto, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di ammetterlo.
Stiles si mise di fianco alla cugina, come per proteggerla, e la strinse per un braccio. Ignorò Derek e la fissò, ancora più spaventato di prima. -Grace, che cosa ci fai qui? Credevo fossi andata a cercare Peter...-
-E io credevo fossi da Scott.- sbottò irritata.
-E' una storia complicata, lo so, scusa. Non è il momento né il luogo adatto; che ne dici se torniamo a casa?- propose Stiles, cercando di essere il più convincente possibile.
Grace annuì, ma prima di avviarsi verso l'uscita con gli altri le tornò in mente il motivo per cui era andata lì. -Aspettate!-
Derek si girò con una mano stretta attorno alla maniglia della porta d'accesso e l'altra attorno le spalle di Isaac che a malapena si reggeva in piedi. La luna piena doveva averlo sfinito. -Cosa c'è?-
-Devo prendere una cosa.- rispose, per poi rivolgersi al cugino. -Nell'ufficio di tuo padre.-
-Va bene, ma facciamo in fretta.- disse Stiles, facendo segno ai due licantropi di aspettarlo nella jeep.
Quando i due se ne furono andati, Grace spiegò ciò che era successo a casa Hale mentre Stiles la guidava verso l'ufficio dello sceriffo. -Peter era al piano superiore. C'è voluto un po', ma alla fine ha accettato di fare l'intervista.-
Stiles spalancò gli occhi, incredulo. -Mi prendi in giro! Come hai fatto a convincerlo?-
-Con il mio fascino, ovviamente.- rispose Grace pavoneggiandosi, per poi scoppiare a ridere davanti alla faccia sconvolta del cugino. -Scherzo, idiota. A dire il vero non ha chiesto nulla in cambio.-
-Per il momento.-
Grace fece spallucce, per poi concentrarsi sulla moltitudine di scaffali e cassetti chiusi a chiave. -Dove vengono tenute le schede dei colpevoli?-
-La maggior parte, in magazzino. I più recenti sono nei cassetti della scrivania.-
Grace si diresse verso il grande scrittoio vuoto, nel quale stavano solo una lampada voluminosa, un portapenne e una pinzatrice. Estrasse una piccola chiave color rame dalla tasca dei jeans e la infilò nella serratura del primo cassetto, che scattò dopo ben tre giri, rivelando decine di cartelle giallo sporco nelle quali erano stampati a caratteri cubitali i nome di diversi criminali o sospettati.
Stiles, che osservava Grace sfogliarle alla ricerca di quella di Peter Hale, deglutì quando vide la foto di Kate Argent con timbrato “deceduta” sopra.
-Eccola qui.- dichiarò finalmente Grace sventolando davanti agli occhi di Stiles la cartella di Peter.
-Bene, ora andiamocene veloci come la luce. Il vice sceriffo, quello vero, dovrebbe tornare tra poco.-
-Cos'ha fatto esattamente il tuo amico per farla andare via?- domandò Grace curiosa, chiudendo il cassetto a chiave e uscendo con Stiles dall'ufficio.
-Non è...il mio amico.- bofonchiò Stiles avvampando, facendo girare la cugina verso di lui con gli occhi spalancati e la bocca aperta a metà. -E' Derek! Oh, mio Dio. Stiles!- esclamò sconvolta Grace, arrossendo. -Ma...è...cioè, lui è...-
-Troppo vecchio? Nah, ha la tua età.-
-Intendevo dire che è davvero...bello.- lo corresse Grace, per poi battergli una mano sulla spalla con aria maliziosa. -Complimenti, hai gusti niente male.-
La faccia di Stiles era ufficialmente color pomodoro maturo. -Sa anche essere terribilmente rompi, alle volte.-
-Oh, avanti. Le “pappamolle” non fanno per te.-
Uscirono nel freddo pungente della notte e si guardarono intorno, individuando le due macchine. Grace, con la cartella sotto braccio, rivolse a Stiles un grande sorriso. -Ci vediamo a casa.-
Stiles ricambiò, per poi avviarsi di fretta verso la jeep.
Grace si voltò poi verso la sua macchina e estrasse le chiavi dalla borsa, ma appena entrò in macchina si rese conto che qualcosa le sfuggiva.
Anzi, qualcuno.
Aprì la portiera con forza e, in mezzo alla strada, cercò di individuare Peter. La poca luce era data dai lampioni accesi e dalla luna, ma non fu difficile per la ragazza capire che l'uomo doveva essersela data a gambe non appena lei era entrata in centrale.
Grace alzò gli occhi al cielo buio e si lasciò andare ad un sonoro e frustrato sbuffo. La sua pazienza non sarebbe durata a lungo.
Nel frattempo, Derek era sceso dalla jeep con Stiles al seguito. -C'è qualche problema?-
-Tuo zio mi ha proprio fregata.- rispose Grace, mentre gli altri due aggrottavano le sopracciglia confusi. -Volevo la sua cartella. Mi ha dato la chiave, sono scesa, e ora non c'è più. Eppure sono sicura di aver chiuso l'auto...-
Le reazioni dei due ragazzi furono ben diverse l'una dall'altra: Derek aggrottò le sopracciglia e spostò lo sguardo confuso da Grace a Stiles, mentre quest'ultimo spalancava gli occhi e puntava un indice accusatore contro la cugina. -L'hai portato qui?!-
-E che altro potevo fare?- chiese seccata la ragazza, incrociando le braccia al petto.
-Lasciarlo dov'era e rinunciare a questa pazzia! Non avrai nulla di gratis da lui, Grace, non fare il suo gioco!-
-Non per disturbarvi,- si intromise Derek. -Ma siamo piuttosto di fretta. Vai in macchina, Stiles, devo parlare con tua cugina.-
Stiles si mostrò offeso e tentò di ribattere, ma lo sguardo gelante che li rivolse il licantropo non ammetteva repliche. -Vai in macchina, ho detto.-
L'adolescente esitò un momento, cercando di farsi venire qualcosa di intelligente da dire per poter rimanere ad ascoltare la conversazione, ma poi rinunciò salendo nel posto del conducente.
Prima che Grace potesse chiedere qualsiasi cosa, Derek le chiese di dargli il cellulare.
Grace corrugò la fronte, capendo al volo le intenzioni dell'uomo. -Sei nei guai fino al collo per aver steso un pubblico ufficiale e la tua prima preoccupazione è scrivermi il tuo numero in rubrica?-
-Non era un poliziotto,- specificò Derek. -e fidati, ti servirà. Non so cosa tu abbia visto in centrale, o cosa Peter ti abbia detto, ma ti assicuro che le cose sono più complicate e pericolose di quello che credi.-
-E io ti assicuro che non necessito alcun tipo di aiuto, grazie.-
-Prima o poi tutti ne hanno bisogno.-
Grace rimase a guardarlo negli occhi per qualche secondo, verificando che le sue intenzioni fossero davvero buone.
Se si fida Stiles, decisamente devo fidarmi io.
Infilò una mano in tasca ed estrasse il suo cellulare, porgendolo a Derek.
Dopo aver salvato il numero, lo ridiede alla proprietaria.
-Per qualsiasi emergenza?-
-Be', non proprio qualsiasi.-
Grace rise, e nello stesso istante Stiles suonò il clacson della sua jeep, mentre la sua testa compariva dal finestrino. -Volete darvi una mossa, voi due?-














Here I Am!
Uhuh, eccoci qui. Vi avvertò già, non ci sarà capitolo nel quale non succederà qualcosa di triste/assurdo/apocalittico.
Allora, partiamo dall'inizio: un capitolo fa abbiamo lasciato Grace andare a casa Hale, nella quale trova proprio Peter Hale, eheh. Non riuscivo ad aspettare oltre, adoro scrivere su di lui! :D La canzone che i due cantano è dei Kings of Leon, si intitola Pyro e racconta di un uomo che, stufo e deluso dal mondo, decide di dargli fuoco. E' una delle mie canzoni preferite e direi che nel contesto era semplicemente perfetta. E finalmente sentiamo Peter cantare! c':
Insomma, i due si stuzzicano a vicenda per un po', e Peter sembra voglia aiutarla. Hihi, e invece no! Scherzone burlone (?), non appena Grace esce dalla centrale con i documenti lui se la da a gambe. Inoltre Grace vede Derek trasformarsi, ma in seguito si rivelerà più sconvolta di quel che sembra in questo capitolo. 
Ringrazio tutti quelli che recensiscono, a quelli che hanno messo la storia nelle seguite/preferite/ricordate e ai lettori silenziosi (sapere il vostro parere non sarebbe male!;) . Volevo avvisarvi che il prossimo capitolo arriverà un po' in ritardo perché parto, mi scuso già in anticipo!
Grazie e buon inizio settimana a tutti! 
Frannie. 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Capitolo V

 

La mattina seguente, Grace ci mise un po' a realizzare ciò che la notte prima era effettivamente successo.
Si era svegliata sulle nove e mezza, concedendosi qualche ora in più di sonno del solito. Era subito corsa sotto la doccia e, mentre l'acqua le scivolava calda lungo il corpo per poi scomparire nello scarico e rifletteva sul significato della vita, le immagini del giorno prima le comparvero davanti agli occhi con prepotenza.
Casa Hale. Peter. La centrale di polizia. Derek che si trasformava in qualcosa di mostruoso e terrificante. Derek che gli dava il suo numero perché presto qualcosa sarebbe accaduto.
Non gliel'aveva detto, ma anche Grace sentiva dall'atmosfera attorno a sé che le cose stavano presto per andare a rotoli.
Cos'era esattamente Derek? Perché c'era un giovane schiacciato contro il muro mentre nel volto di Derek comparivano peli e zanne e gli occhi diventavano rosso rubino?
E il suo ruggito. Grace poteva giurare di non aver mai sentito nulla del genere, nulla di così...disumano.
Sentendosi mancare il respiro spense l'acqua e si strizzò i capelli, scostando le tende della doccia. Si avvolse l'asciugamano attorno e, infilatasi le ciabatte ai piedi, uscì dal bagno il più velocemente possibile.
Una volta arrivata in camera sua, Grace non si pose neanche il problema di asciugarsi almeno le mani che afferrò la cartella di Peter Hale che la sera prima aveva malamente gettato sulla spazzatura.
D'altronde, che senso aveva leggerla? Peter non voleva fare l'intervista, era chiaro ormai.
Ma allora perché fargliela andare a prendere?
Leggendo le prime righe, Grace non trovò nulla di anomalo.
Nato nel 1976, Peter Hale era cresciuto con la sua famiglia a Beacon Hills. Era andato al Beacon Hills High School e aveva anche frequentato college, ma ora viveva di rendita e possedeva un appartamento nella downtown. Era sopravvissuto all'incendio e, dopo anni di ricovero, si era finalmente ristabilito. Aveva ucciso Kate Argent.
Gli occhi di Grace saltarono da una riga all'altra, analizzando la scheda ospedaliera e tutte le informazioni che la polizia era riuscita a raccogliere. La sua foto era assente ma, di fianco al suo nome, era stato stampato in rosso la scritta: “vivo”.
Non ricercato, né sospeso, neanche colpevole. Vivo.
D'un tratto, Grace venne folgorata da un particolare terrificante che fino ad allora aveva completamente ignorato ma che le causò un forte brivido lungo la spina dorsale che la fece tremare da capo a piedi.
La cartella le scivolò dalle dita e i fogli si sparsero per tutto il pavimento con un lieve fruscio.
Sfigurato e rimasto catatonico per anni e anni, ma nessuna cicatrice. Nessuna.

 

**


-Ora Isaac è un problema di Derek. Rilassati un po', amico! Andiamo alla pista di pattinaggio su ghiaccio questa sera, potremmo invitare Allison e Lydia e...-
-Non credo sia una buona idea, Stiles.- lo interruppe Scott aprendo l'armadietto dello spogliatoio di lacrosse. -La bestia che ho visto ieri notte, Isaac che scompare, il nonno di Allison, tutto quello che succede a Derek...dovremo stare più attenti.-
-Non ti farai indietro! E lo sai perché? Perché tu ed Allison vi divertite molto insieme.-
Scott spalancò leggermente la bocca, lasciando che l'amico proseguisse.
-Sai chi altro vorrebbe divertirsi? Stiles, Stiles avrebbe voglia di divertirsi. Molte e molte volte, tutte le volte che ne ha voglia. In tutte le posizioni...-
Ma con Derek, sempre e solo con Derek.
-...mi stai ascoltando almeno?-
Ma Scott non lo sentiva più: le mani iniziarono a tremargli e i neuroni del cervello gli mandavo segnali a casaccio. Stiles lo vide correre veloce come un fulmine verso la palestra e i suoi sensi, ancora un volta, non sbagliarono.

 

**

Nessuno si aspettò il suo arrivo, quel giorno a pranzo. Non che gli altri giorni fosse diverso: Erica era sottovalutata e canzonata da molti, non era per nulla socievole né sexy come i canoni della bellezza richiedevano. Era insicura e introversa, timida e impacciata, ma quella mattina era cambiato tutto. Dopo l'incidente in palestra, Erica l'aveva incontrato in ospedale: Derek le aveva offerto il morso proprio come aveva fatto con Isaac, rendendola la modella slanciata e dagli abiti audaci che velavano quel che era diventato un corpo formoso e seducente. I capelli biondi le ricadevano in grandi boccoli sulle spalle e i tacchi delle scarpe leopardate risuonavano energeticamente sul pavimento della mensa.
Gli occhi di ragazzi e ragazze si puntarono tutti su di lei, come se la forza gravitazionale attirasse gli sguardi di tutte le persone in quella stanza. Erica si avvicinò ad un tavolo e prese una mela rosso sangue dal vassoio di un ragazzo, mordendola e sorridendo in modo provocatorio.
-E adesso chi diavolo è quella?- chiese una Lydia stizzita e incredula, rivolta a Scott e Stiles che stavano seduti da soli in uno dei tavoli blu.
-Erica.- fu tutto ciò che riuscì a pronunciare Scott, ma nella sua testa comparirono tremila frasi diverse. Solo una lampeggiava come un'insegna al neon: Erica era un lupo mannaro. Riusciva a sentirne l'odore e, d'altronde, come era potuta trasformarsi dalla ragazzina brutta e asociale a quella modella sicura di sé e del potere che aveva sugli altri?
Una volta che uscita, Scott e Stiles balzarono in piedi e la seguirono correndo verso l'uscita.
Si bloccarono quando videro Erica salire in una Camaro nera lucida e splendente come un diamante. Non fu difficile riconoscere il conducente.
Derek si girò verso i due ragazzi, un paio di occhiali da sole a coprirgli gli occhi, un enorme sorriso ad increspargli le labbra. Nonostante la situazione, nonostante ciò che l'altro stava facendo, Stiles non poté far a meno di sciogliersi davanti a lui e le immagini dell'altra sera gli si scaraventarono addosso con la potenza di un uragano. Isaac che stava per saltargli addosso, Derek che glielo impediva, Derek che lo salvava, un'altra volta.
Conteniti, Stiles, dannazione!
Scosse la testa con energia e puntò lo sguardo su Scott, il quale serrava le mascelle e si irrigidiva mentre l'auto di Derek sfrecciava fuori dal parcheggio della scuola con Erica al suo fianco.
Era così, dunque. Prima Isaac, poi Erica. Ora che era un Alfa, Derek stava reclutando un suo branco, e voleva che anche Scott ne facesse parte. Che disastro! Prima Peter che risorge inspiegabilmente, poi una bestia attacca Allison e Scott, e ora Derek recluta adolescenti per farne dei burattini...la situazione non poteva andare peggio di così.
Questo, però non era un pretesto per non passare una bella serata con Lydia, Scott e Allison. I problemi erano tanti, ma loro erano solo adolescenti e di certo una serata al palaghiaccio non avrebbe ucciso nessuno.
Lydia sembrava essersi ripresa dopo l'accaduto. L'aveva vista spalancare gli occhi dall'entusiasmo quando erano arrivati dalla pista di ghiaccio: aveva pattinato molto, quando era piccola, e sapeva destreggiarsi in piroette come nessun altro.
Meno fortuna aveva Scott. Aveva piantato in naso nella pista ghiacciata talmente tante volte che se non avesse avuto i suoi poteri da lupo sarebbe dovuto andare all'ospedale alla prima caduta. Per fortuna c'era Allison, che lo aiutava con dedizione ma si sbellicava dalle risate ogni volta che il suo ragazzo perdeva l'equilibrio.
-Allora, Stiles...- incominciò Lydia mentre il suo migliore amico cercava in tutti i modi di stare al passo, muovendo freneticamente le braccia per mantenersi in piedi. -Cos'è accaduto mentre io ero a passeggiare per i boschi?-
Stiles si aggrappò alla staccionata che delimitava la pista con entrambe le braccia, tirandosi su a fatica. -A dire vero, no.-
Lydia lo osservava con le braccia incrociate. -Mi nascondi qualcosa Stilinski. Andiamo, sono la tua unica amica!-
-Come puoi sapere cosa nascondo?-
-Sono una donna. Le donne se le sentono certe cose.- rispose lei semplicemente alzando le spalle.
Stiles sbuffò. Ora che sua cugina Grace aveva scoperto il suo segreto, quest'ultimo gli sembrava meno...letale. Gli sembrava quasi normale.
Ma Scott, anche se aveva occhi solo per Allison ed era alle prese con il pattinaggio, avrebbe potuto sentirli. Decise che avrebbe parlato a Lydia in un altro momento.
-Va bene, sei vuoi proprio saperlo è tornata mia cugina da New York.-
-Chi? La giornalista?-
-Grace, esatto.-
Lydia ridacchiò, prendendo la mano di Stiles e conducendolo al centro della pista. -Be', se scrive per una rivista di moda posso aiutarla per qualche articolo sulle nuove
collezioni invernali!-

Stiles sorrise lievemente. -Non credo sia...il suo ambito, diciamo.-
Non lo era per nulla. 































Here I Am!

Ragazzuoli/e! Vi devo le mie scuse, devo essere sincera: il viaggio è stato annullato e quindi sono rimasta a casa, ma sono riuscita a pubblicare solo questa sera perché ci tengo davvero a concentrarmi sulla scuola (è il primo anno e voglio partire bene!) quindi la scrittura, ahimé, passa in secondo piano. Però ora sono qui e spero di essere comunque puntuale d'ora in poi, al limite ritarderò di una/due settimane massimo :)
Torniamo al capitolo! L'inizio è l'unica parte in cui Grace fa la sua comparsa. E' scossa da ciò che è successo e vuole a tutti i costi capire cosa sta succedendo. Peter sembra aiutarla: la notta prima l'aveva lasciata in centrale davanti a suo cugino alle prese con due licantropi per prendere la sua cartella e la mattina seguente Grace si ricorda di un particolare insignificante ma decisivo. 
Peter lascerà sue tracce per un po', e insieme a quelle vedremo la nostra giornalista mettere i pezzi nel puzzle.
Per quanto riguarda Scott e Stiles, quei due sono sempre più nei casini. Derek sta infatti arruolando nuovi lupi mannari nel suo branco e molto presto qualcun altro farà la sua comparsa...ce la faranno i nostri eroi? Ve lo lascio scoprire nel prossimo capitolo (che spero arrivi presto, hahahah! Il viaggio è stato rinviato a domani c:)
Grazie mille a tutte voi che recensite e seguite la storia in generale. Fatemi sapere la vostra opinione, ci tengo tanto <3 
Frannie.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Capitolo VI



-Com'è andata a scuola oggi?-
Il tono di voce di Grace era tranquillo e pacato, ma mascherava una grande curiosità. L'atmosfera in casa Stilinski era molto tesa, scandita solo dal rumore delle posate.
Una volta tornato dal pattinaggio, Stiles aveva pregato che sua cugina fosse uscita, ma non andò così. Erano solo loro due in casa e gli saliva la bile al pensiero che lei gli potesse chiedere di lupi mannari e stregonerie varie.
Grace si era infatti trattenuta tutta la serata, ma la messinscena non sarebbe durata a lungo.
-Ah, solite cose.-
-Mr. Harris ti da ancora filo da torcere?-
-Meno dopo il tuo scherzo.-
La cugina sorrise, mentre infilzava un pomodorino e se lo portava alla bocca. -Al liceo non facevo chimica. Avevo scelto tutte le materie umanistiche.-
-Ricordo quanto si lamentava zio Albert.- ridacchiò Stiles.
-Voleva che diventassi una scienziata...- gli ricordò con un debole sorriso sulle labbra. -Ma ho scelto tutt'altra strada.-
-Direi che hai avuto successo in ogni caso.-
Grace non era totalmente convinta di ciò. Adorava scrivere e la competizione che si creava tra colleghi, ma tutto le stava scivolando dalle mani e doveva in ogni modo tentare di salvarsi il posto. Avrebbe potuto trovare un altro giornale al quale scrivere, ma la testata che si trovava sopra ai suoi articoli era piuttosto importante e, oltretutto, era soddisfatta dove stava. Certo, tutt'altra storia era per il suo capo...
Dopo un breve minuto, Grace finì di mangiare e si pulì le labbra con un tovagliolo. Incrociò le braccia e osservò il cugino mentre beveva.
-Stiles, per quanto a lungo eviteremo di parlarne?-
Il giovane quasi mandò di traverso l'acqua. Posò il bicchiere sul tavolo e assunse un'aria perplessa, fingendo di non sapere di cosa stesse parlando Grace. -Parlare di cosa?-
Questa sbuffò. -Di ieri sera. L'ho visto, Stiles! Aveva due canini lunghissimi, gli occhi rossi, gli artigli alle dita. Anch'io ho creduto di essere pazza, ma poi ho sentito il suo ruggito...voglio sapere cos'è Derek. Voglio sapere cos'è Peter, e cosa diavolo sta succedendo...-
L'espressione di Stiles tornò seria. -Mi dispiace, Grace. Non posso aiutarti.-
-Perché no? Perché potrei spifferare tutto nel mio articolo? Perché non vuoi che mi intrometta? Sono grande abbastanza per capire cosa va fatto e cosa no, quando eravamo piccoli ci dicevamo tutto ma ora...-
-...ma ora è cambiato tutto, Grace.- la interruppe schietto Stiles, stupendosi lui stesso del tono irremovibile con il quale aveva pronunciato quella frase. Continuò anche sotto lo sguardo sbigottito di sua cugina. -Non ci vediamo da un sacco di tempo e pretendi di conoscermi come le tue tasche...io sono cresciuto, mi sono innamorato, ho scoperto un mondo che sapevo esistesse solo nei film horror e...-
-...e non vuoi che io ne faccia parte.- concluse lei.
Stiles tacque. Non aveva mai visto Grace così ferita in tutta la sua vita, e si sentì subito tremendamente in colpa.
-Okay, mi sembra corretto. D'altronde, sono una vera ficcanaso e vi creerei solo problemi.- si alzò dunque da tavola e posò il suo piatto nel lavandino, mentre Stiles la raggiungeva tentando di scusarsi. -No, Stiles, davvero. Sono di troppo, rovinerei ogni cosa.-
Detto ciò, uscì dalla cucina per salire le scale e tornarsene in camera sua. Si sentiva così delusa che le veniva da piangere, senza neanche un vero motivo.
Stiles fu indeciso se seguirla o meno, ma quando lei si trovava ormai in cima alle scale si decise a tentare per l'ultima volta. -Ma...mi avevi promesso che mi avresti aiutato. Con Derek.-
Contro ogni preavviso, Grace scoppiò a ridere. -Non vuoi dirmi cosa sta succedendo. Come puoi affidarmi la tua vita privata se neanche ti fidi di me?-
Stiles rimase zitto, e Grace apprese di aver colpito nel segno. Visto che ormai non era vincolata da nessun patto, avrebbe avuto terreno libero per fare le dovute ricerche.
Sorrise tra sé e sé mentre entrava nella sua stanza, non vedendo l'ora che fosse l'indomani.

 

**

 

Era già sveglia quando John andò a svegliare Stiles per andare a scuola, ma volle aspettare che se ne andasse prima di scendere. Una volta che sentì sbattere la porta con un: “ciao, pa'!” scivolò furtivamente fuori dalle coperte, guardò l'ora e sorrise.
Erano le 9.30, probabilmente Stiles iniziava scuola più tardi quel giorno. Perfetto.
Alzò le tapparelle e, dopo essersi preparata, afferrò il cellulare e corse in cucina.
Riempì la tazza di latte e afferrò i cereali da una delle mensole. Mentre aspettava che i fiocchi si sciogliessero e annegassero nel latte caldo, fece un bel respiro e compose il numero di Derek Hale.
Stiles l'avrebbe uccisa, poco ma sicuro. Non l'avrebbe mai perdonata per ciò che stava per fare, ma era ancora ferita per ciò che il cugino le aveva detto e in quel momento le interessava solo di scoprire la verità e di scrivere un articolo che le assicurasse il posto.
Peter sembrava lasciarle indizi, e ne avrebbe avuti di più se fosse stata al gioco. Ma lei non aveva tempo per quei tipi di giochetti e Peter non faceva al caso suo.
-Pronto?-
-Ciao, Derek. Sono Grace, la cugina di Stiles...-
-Ciao Grace, mi ricordo. E' successo qualcosa?-
La ragazza sorrise. -No, volevo solo chiederti un favore.-
Derek esitò. D'altronde, erano due sconosciuti che si erano incontrati una sola volta (e Grace si era presa anche un bello spavento...). Tuttavia le disse di proseguire, e Grace si ritenne a metà strada dal suo obbiettivo.
-Sono qui a Beacon Hills perché devo scrivere un articolo sulla morte di Kate Argent.- cominciò, senza dare la possibilità al ragazzo di interromperla. -Mi dispiace tirare fuori un argomento così doloroso per te, ma tuo zio non si è reso disponibile a rilasciare un'intervista e l'unico a cui posso fare riferimento sei tu ora...-
Era fatta, gliel'aveva chiesto. Sperò che il suo tono fosse risultato tenero, quasi dispiaciuto; ma non troppo ammiccante, altrimenti Derek avrebbe frainteso le sue intenzioni.
Dopo qualche secondo di silenzio, il licantropo finalmente rispose.
-Va bene, ti darò un mano. Ma voglio che il nome di Peter compaia al posto mio.-
Grace si trattenne dal gridare dall'emozione, ma cercò di tenere un contegno professionale. La sua gioia era tale che fece qualcosa di non programmato, qualcosa che avrebbe stravolto ogni cosa.
-Perfetto!...anzi, sarebbe ancor più perfetto se potessimo discutere di tutto ciò con un bicchiere di vino...-
Derek rimase piacevolmente sorpreso, anche se tutti i neuroni del suo cervello gli ordinavano di non accettare. Tuttavia, Grace non aveva tutti i torti: il solo modo per allietare l'ingombrante e difficile intervista era quello di farlo davanti ad un piatto caldo e un frizzante vino dal sapore inebriante.
Accettò, dunque. L'intera situazione era pazzesca: Grace non poteva saperlo, ma nessuno aveva mai chiesto a Derek Hale di uscire. Era sempre stato lui a fare il primo passo, sempre, e questo nuovo approccio gli impedì di riportare alla memoria i vecchi amori del passato.
Si diedero appuntamento per la sera del giorno seguente, Derek sarebbe venuta a prenderla e Grace doveva assolutamente comprarsi un vestito nuovo.
Riattaccò con un sorriso ebete stampato sulle labbra. Avrebbe scoperto che cosa stava succedendo a Beacon Hills, avrebbe avuto la sua intervista, concluso il suo articolo e se ne sarebbe volata a New York.
Forse le cose stavano finalmente ricominciando con il piede giusto.

**

 

-Te l'ho detto, papà! Sono entrato e ho visto la jeep sopra il ragazzo...è tutto.-
-Che hai alla mano?-
Stiles spostò lo sguardo da John alla sua mano destra. Ancora rabbrividiva al pensiero di aver toccato quella bava gelatinosa dalla dubbia origine. E poi la paralisi completa. La jeep sopra il macchinista.
Difficilmente avrebbe dimenticato tutto ciò.
-Niente, ora posso andare?-
-Ascolta, se hai visto qualcuno e hai paura di parlare perché credi possa farti del male...- lo sceriffo sospirò. -Sono preoccupato per te. In questi giorni sei più strano del solito...è per l'arrivo di Grace? Avete litigato?-
-Papà, non abbiamo più sette anni! E' tutto sotto controllo, credimi. Sto bene.-
La verità era che nulla era sotto controllo. La sua vita era il caos e così quella dei suoi amici. E poi Derek. La sera prima Scott e lui si erano scontrati e lui era rimasto lì, impalato, a guardare le persone che amava di più fronteggiarsi.
E ora quella cosa verde, lucida, viscida che aveva visto...
Il clacson della macchina di Scott lo fece risvegliare dai suoi pensieri. Si mise in piedi e attraversò la strada sotto la pioggia scrosciante.
-Stai bene?- chiese il suo amico, preoccupato.
-Si, ma avevi ragione. Non è come te. Ha gli occhi da rettile e...-
Stiles fece una pausa, cercando di riprendere il fiato necessario e di focalizzarsi sulle parole giuste da dire. Era ancora sconvolto e Scott lo aveva notato dal primo sguardo.
-Hai presente quando ad Halloween vedi un amico con la maschera e gli vedi soltanto gli occhi, lo conosci ma non riesci a capire chi è?-
Scott spalancò gli occhi. -Mi stai dicendo che lo conosci?-
-No...ma forse lui conosce me.-













Here I Am!
Sono il caos, lo so. Avevo promesso di aggiornare con regolarità...ed eccomi qui dopo quasi venti giorni. Vi chiedo scusa, ma la verità è che mancava la forza 
necessaria e il tempo materiale. Ora però sono tornata, prometto che pubblicherò ogni domenica d'ora in poi (saltando questa, ovviamente) in modo tale da 
essere più organizzata c:
Tornando al capitolo...Grace si sta mostrando una vera stronza, mi dispiace dirlo, hahaha! Ma nei prossimi capitoli vedrete un miglioramento...e la reazione di Stiles, soprattutto! 
Ecco che rientra anche la bestia che aveva attaccato Scott ed Allison: ora dovranno cercare il bestiario di Gerard Argent, ma le cose non andranno come previsto...
Spero il capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio tutte! Recensite che non fa mai male <3
A presto, 
Frannie.

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII

 

-Ehi, questa sera vieni alla...- Stiles si bloccò davanti alla porta della camera di sua cugina con gli occhi spalancati.
Grace era semplicemente incantevole. Indossava un abito lilla dal corsetto attillato e la gonna ampia fino alle ginocchia, aveva le mezze maniche e uno scollo a barca che lasciava intravedere il pendente d'argento a forma di ala che portava sempre. Era lievemente truccata e i capelli stavano raccolti in una treccia a spiga tenuta ferma sul capo in una complessa e articolata acconciatura.
-...partita. Wow, Grace, sei...bellissima. Dove vai così elegante?-
La ragazza arrossì appena, sorridendo. -Mi dispiace, ma non potrò venire. Esco con una persona, stasera. Di certo non mancherò alla prossima!-
-E chi è questa persona?- chiese Stiles curioso mentre la cugina lo superava munita di pochette e tacchi rispettivamente sulla mano destra e quella sinistra.
Grace si morse il labbro, ma Stiles non poté vederla. Per un momento, si interrogò se fosse il caso di nascondergli la verità, ma poi si rese conto che alla fine Stiles l'avrebbe scoperta lo stesso. Tanto valeva, quindi, che la venisse a sapere da lei.
Scese le scale, mentre il cugino le correva dietro, e una volta arrivata in salotto si sedette sul divano e guardò i tacchi sentendo già i suoi piedi urlare. Li indossò, riluttante, e una volta pronta si alzò e si avvicinò a Stiles. -Ti prego, non giudicarmi male, ma...-
Grace venne interrotta dal campanello, che tuttavia non le impedì di continuare. -Stiles, esco con Derek.-
A Stiles parve di ricevere un pugno in faccia. Derek, il suo Derek!
Rimase per un momento con la bocca aperta a metà e l'indice puntato contro sua cugina, cercando le parole adatte per scaraventarle contro tutta la sua ira.
-A che gioco stai giocando? Mi avevi promesso che mi avresti aiutato a conquistare l'uomo dei miei sogni, uscirci insieme non faceva parte dell'accordo!-
Grace si torturò le mani. Aveva combinato un bel casino, e si sentiva terribilmente in colpa. Certo, Stiles l'aveva trattata male, ma non si meritava un gesto simile.
Doveva rimediare, in qualche modo.
-Ma non capisci? Mi serve quell'articolo, Stiles! Non intendo andarci a...-
Il campanello suonò nuovamente, questa volta con più insistenza.
-Portami con te.- concluse Stiles, irremovibile.
-Cosa?! Non posso!-
-E' il minimo che mi devi, Grace.-
Grace spostò lo sguardo dal cugino alla porta, deglutendo rumorosamente. Poi lo ripose su Stiles e la sua espressione divenne molto seria. -Devi giurarmi che te ne starai zitto e lascerai parlare solo me. Vai di sopra e indossa qualcosa di decente, io intanto lo faccio entrare.-
Sul volto di Stiles comparve un sorrisetto soddisfatto che alla cugina non piacque per nulla, ma lo lasciò volare al piano di sopra senza replicare.
Davanti alla porta sistemò il vestito e, facendo un respiro profondo, aprì la porta.
Derek era in piedi davanti alla porta, ritto e fiero, esibendo il suo sorriso più smagliante. -Ciao, Grace.-
-Derek! Scusa se non ti ho aperto prima, stavo finendo di prepararmi...-
-Be', aspettare ne è valsa la pena.- disse lui osservando la ragazza da capo a piedi.
Questa sorrise, spostandosi una ciocca ribelle dietro l'orecchio. -Ti faccio accomodare.-
Derek entrò con discrezione, ma il suo fiuto da lupo mannaro aveva già identificato l'odore di un'altra persona oltre quello di Grace. Tuttavia rimase zitto mentre Grace chiudeva la porta e si sedeva sul divano, facendogli senno di fare lo stesso.
Erano uno di fronte all'altro quando, dal piano di sopra, si sentì un tonfo e una sonora imprecazione che fece diventare Grace color porpora fino alle orecchie.
-Ehm, ci sarebbe un piccolo impiccio del quale non ti ho avvertito...- cominciò questa, mentre sul volto di Derek si formava un'espressione confusa.
Sospirò. -Stiles è in punizione, e se lo lasciassi a casa uscirebbe sicuramente di nascosto...lo sceriffo mi ha detto che non può tenerlo in centrale con sé, quindi...-
Grace trattenne il respiro, e Derek se ne accorse. Avrebbe riso se l'informazione da lei pronunciata non fosse stata di tale gravità.
-Mi stai dicendo che dovremo portarlo a cena con noi?-
Prima che Grace potesse rispondere, un uragano scese le scale con la delicatezza di un elefante e fece una sorta di sfilata dalla fine di esse al salotto con molta - forse troppa- disinvoltura.
La ragazza si portò una mano alla bocca, trattenendo le risate, mentre Stiles faceva l'occhiolino a Derek. -Allora, Mr. Hale. Dove ci porta questa sera?-

**

 

La serata si stava volgendo con incredibile ed inaspettata tranquillità. Derek aveva portato Grace e Stiles in un ristorante molto elegante all'interno di un lussuoso albergo; si erano seduti ad un tavolo rotondo al centro della sala e i camerieri avevano portato vino ed antipasti.
Stiles, che al contrario di Grace non si sentiva per nulla a disagio, ammirava il raffinato ristorante con la bocca aperta e gli occhi spalancati, proprio come un bambino. Nonostante si fosse auto-invitato ad una cena che doveva essere solo per due, si sentiva emozionato oltre ogni dire al pensiero che quello poteva essere un potenziale appuntamento tra lui e Derek.
Derek, però, aveva tutt'altri pensieri. La presenza di Stiles non era stata programmata e dal suo punto di vista era estremamente di troppo; tuttavia aveva cercato di mostrarsi cortese solo per Grace. Quella sera la ragazza rispecchiava esattamente il significato del suo nome, grazia.
Quando ebbero ordinato, Grace tirò fuori dalla pochette penna e block-notes, e il lieve imbarazzo che si era andato a creare appena arrivati sparì per dare spazio a una grande professionalità che lasciò spiazzati sia Stiles che Derek.
-Spero non ti dispiaccia se incominciamo subito, pensavo di finire prima che arrivassero gli ordini.- si giustificò, lisciando la pagina bianca con il dorso della mano.
Derek non replicò. Stiles si faceva subito attento posando i gomiti sulla tavola e appoggiando il mento sopra le mani.
Potevano iniziare.
-Dunque, Derek. Quanti anni avevi quando è successo l'incidente? Conoscevi bene Kate?-
-Non è stato un incidente.- la corresse Derek, tagliente. Grace, però, non ebbe alcuna reazione, dunque proseguì. -Conoscevo Kate. Avevo quindici anni ed eravamo molto...amici.-
-Solo amici oppure...?- intervenne Stiles, ricevendosi un'occhiataccia da parte di Derek e un calcio sulla gamba da Grace. Si massaggiò la gamba colpita gemendo di dolore. -Okay, okay...me ne sto zitto.-
Grace sorrise compiaciuta, per poi tornare su Derek, incitandolo a continuare.
-Conoscevo tutti gli Argent, a dire il vero. Le intenzioni di Kate, però, andavano ben oltre la semplice amicizia.-
-Aveva dato segnali di follia quando stavate insieme? La sua rabbia era in qualche modo...giustificata?-
Derek aggrottò le sopracciglia. Si sentì gli occhi di entrambi addosso, ma soprattutto quelli di Stiles. Il suo sguardo incrociò quello del ragazzo che, girato verso di lui, formò con il labiale la frase: “Non dirglielo”.
Derek comprese all'istante, e tornò a fissare Grace. -Quando eravamo insieme, sembrava assolutamente normale. Non sapevo che in realtà nascondesse tale odio...-
fece una pausa, cercando di reprimere il dolore e la rabbia. -...e non so spiegare una reazione simile. Nell'incendio sono morti tutti.-
La penna che la ragazza stringeva nella mano destra si muoveva a scatti. Gli occhi di Grace si muovevano velocemente dalla carta a Derek. -A parte te e tuo zio.-
-Anche mia sorella maggiore, Laura.-
-Oh, dove si trova ora?-
-E' stata uccisa nel bosco.-
Grace deglutì a fatica e abbassò lo sguardo. Quell'intervista si stava dimostrando più difficile del previsto.
Derek, dal canto suo, aveva voglia di urlare al mondo la verità. E questo stava alla base del perché aveva accettato l'intervista.
-Solo un'ultima domanda, Derek.- disse Grace, accennando un debole sorriso d'incoraggiamento. -Pensi ci sia una spiegazione a ciò che è successo?-
Il silenzio li avvolse. Stiles temette che Derek potesse reagire in modo negativo a tutto ciò e non controllasse la rabbia, ma in verità Derek più che arrabbiato si sentiva...distrutto. Esattamente come Casa Hale dopo l'incendio. Distrutto.
Tutto ciò, ovviamente, dietro la sua impenetrabile corazza, difatti non diede a vedere nessun segnale di cedimento e tra sé e sé Stiles si sentì, segretamente, fiero di lui.
-Io..-
Prima che potesse finire la frase, però, tre camerieri arrivarono con grande classe e posarono i loro piatti, interrompendolo.
Grace non fece in tempo a chiudere il block-notes che Stiles si era già avventato sulla sua bistecca, ma invece che incominciare a mangiare come gli altri si alzò da tavola. -Scusate, vado a lavarmi le mani. Incominciate pure senza di me, torno subito!-
I ragazzi annuirono e iniziarono a mangiare lentamente, in religioso silenzio.
Il cuore di Stiles batteva così forte che Derek non poté far a meno di accorgersene. Smise di mangiare e fissò Stiles con insistenza, tant'è che l'adolescente fu obbligato a giustificarsi.
-Soffro di...tachicardia.- disse cercando di mostrarsi il più convinto possibile, ma le iridi verdi di Derek avevano il potere di destabilizzarlo del tutto.
L'uomo rise, facendo diventare Stiles paonazzo. Aveva forse capito...?
-Siamo un ristorante pieno di gente, Stiles.- rispose egli, prendendosi gioco di lui. -Non potrei ucciderti qui.-
Stiles, dentro di sé, tirò un grande sospiro di sollievo. Fuori, però, sorrise poco convinto.

 

**

-Credo dovremmo andare a controllare....-
-Nel bagno delle ragazze? Ottima idea, Stiles. Lì non c'è pericolo che buttino fuori.- rispose sarcastico Derek, alzandosi dal tavolo e indossando la giacca.
Stiles spalancò la bocca, ferito. -Ehi, potrei essere molto più...virile di te, se volessi!-
-Certo. Vado a cercare Grace, tu rimani qui e non ti muovere.-
-No, vengo con te! Si tratta di mia cugina e poi...-
-Si, va bene. Attento a dove metti i piedi.-
Stiles fece una smorfia di rimando da dietro le spalle di Derek, seccato dall'ironia di quest'ultimo.
Però non c'era tempo per restare a discutere con Derek, dovevano trovare Grace. Ella, infatti, non era più tornata dal bagno.
-Di fianco ai bagni c'è una piscina, magari è lì.- suppose Stiles. Senza neanche lasciare a Derek il tempo di rispondere, spalancò la porta della piscina e vi entrò.
La piscina era grande ma momentaneamente fuori uso: vi erano delle luci ad illuminare l'acqua, ma nulla di più. Stiles si guardò attorno e fu sul punto di rinunciare e tornare da Derek, quando il suo sguardo incontrò la figura stesa e inerme di Grace che, immobile, lo guardava con occhi spalancati e terrorizzati.
Dietro di sé, un respiro silenzioso a solleticargli il collo. 






Here I Am!
La mia idea iniziale era di scrivere un capitolo per episodio, ma ahimé è infattibile. Fa nulla, almeno sono sicura che la storia avrà più di dodici capitoli.
Buona sera, everyone! Eccomi con un nuovo capitolo, proprio come promesso. 
Pensavate che Stiles se ne sarebbe davvero rimasto con le mani in mano mentre sua cugina usciva con l'uomo dei suoi sogni? Ebbene, vi sbagliavate! Perché Stiles va a cena con loro, a fare il terzo incomodo hahaha. 
Nonostante ciò, sembra andare tutto bene. Grace ha la sua intervista, Stiles si comporta bene, la cena è ottima...se non fosse che la ragazza non ha neanche il tempo di godersi il cibo che sparisce per venire poi ritrovata nella piscina dell'hotel immobile, paralizzata dal collo in giù.
Eheh, nel prossimo capitolo Stiles sarà obbligato a riferirle tutto, ma non vi voglio spoilerare nulla.
Grazie a chi segue la storia, l'ha messa nelle preferite o ricordate. Sarebbe bellissimo se lasciaste una recensione, ci tengo tanto :)
Passate una buona settimana, noi ci risentiamo domenica prossima! 
Frannie. <3

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Capitolo VIII


-Stiles!-
Derek fece appena in tempo a frapporsi tra lui e il mostro, spingendolo via. Era pronto a sfoderare gli artigli e a ruggire quando si rese conto che un sottile rivolo di sangue colava da una ferita dietro il collo, che si rimarginò subito.
Derek e Stiles sapevano cosa significava. Quest'ultimo fu svelto abbastanza da afferrare Derek per le ascelle prima che cadesse a terra, incapace di tenersi in piedi e di muovere qualsiasi altro muscolo. Stiles mise un suo braccio attorno al collo e gli cinse un fianco con l'altra mano libera in modo tale da sollevarlo il poco che bastava a scappare. Non ebbe neanche il tempo di arrossire al contatto con il ragazzo: mentre correva con il peso di Derek sulle spalle i suoi pensieri erano esclusivamente diretti a come salvare lui e Grace e uscire di lì incolumi.
-Chiama Scott!- disse Derek, ma Stiles non ce la faceva più. Il peso di Derek era troppo per il suo corpicino smilzo e l'agitazione era incontenibile. Gli sudavano le mani e quando infilò una mano in tasca per prendere il cellulare questo gli scivolò dalle mani, cadendo a bordo piscina.
Stiles imprecò tra sé e sé e istintivamente mollò la presa su Derek che cadde in acqua. Furono secondi di terrore: l'indecisione tra prendere il cellulare o buttarsi in acqua per afferrare Derek. Alzò gli occhi verso la bestia che su quattro zampe lo raggiungeva, la pelle squamosa e gli occhi gialli da rettile e senza pensarci due volte si tuffò in piscina, recuperando Derek.
Risalirono in superficie, mentre Derek divorava ossigeno. L'unica cosa che lo teneva in salvo, in quel momento, era la salda presa di Stiles il quale boccheggiando e lottando per rimanere a galla si guardava in torno alla ricerca del rettile.
-Tirami fuori prima che anneghi.- borbottò Derek, ansimando e spuntando acqua.
-Ti preoccupi di annegare?! Hai notato quell'essere con svariate file di denti affilati?!-
-E tu hai notato che sono paralizzato dal collo in giù in una piscina piena d'acqua?!-
Ma ci sono io Derek, e non ti lascerò andare. A costo di annegare al posto tuo.
-L'ho notato, già...-
Stiles non sapeva fino a quando sarebbe durato. Inoltre, la bestia si stava avvicinando a Grace, probabilmente pronto ad ucciderla come aveva fatto con il macchinista dell'officina.
-Derek, dobbiamo chiamare Scott o quantomeno distrarre quella...cosa. Si sta avvicinando a Grace.-
-Non ci pensare neanche per un secondo, Stiles! Non puoi lasciarmi qui!-
-Puoi fidarti, per una volta?-
-No!-
Stiles roteò gli occhi. Aveva le braccia stanche e le gambe indolenzite, non potevano rimanere lì a lungo. -Sono io che ti tengo in vita, chiaro?-
-Quando la paralisi sparirà, chi credi che combatterà contro quel mostro? Tu hai bisogno di me ed è per questo che non mi lasci andare a fondo.-
Possibile che tu sia così cieco di fronte all'evidenzia?
-Secondo te è per questo che ti tengo a galla?- esclamò Stiles, improvvisamente arrabbiato. -Be', ti dimostrerò il contrario!-
E Stiles fece ciò che non avrebbe mai pensato di fare. Mentre Derek gridava il suo nome, Stiles lo lasciò andare a fondo, nuotando a perdifiato verso il bordo dove aveva abbandonato il cellulare.
Il rettile lo notò e si allontanò da Grace per correre da lui,, il quale fece in tempo a prendere il cellulare prima di spingersi verso il centro. La bestia ringhiò minacciosa, ma l'adolescente aveva già composto il numero del suo migliore amico.
-Scott! Ho bisogno che tu...-
-Ora non posso parlare.-
Stiles fissò il telefono con la bocca spalancata. Incredibile! Come aveva potuto chiudergli il cellulare in faccia?
Non c'era il tempo per richiamarlo: Derek stava finendo l'ossigeno a disposizione.
Con un sospiro di esasperazione, Stiles mollò il cellulare e si immerse, nuotando verso un Derek immobile sul fondo della piscina che a stento riusciva a tenere gli occhi aperti.
Stiles lo tirò per la maglietta e, afferratolo, lo portò a galla.
-Hai visto? Io non ti lascio andare.- affermò Stiles una volta che Derek aprì gli occhi. Lui, però, sembrò ignorarlo. -Dimmi che l'hai chiamato.-
Stiles preferì non rispondere.

**

Quando Grace riebbe tutte le sue facoltà motorie, il kanima era ad un centimetro dal suo viso. Non fece in tempo ad urlare dall'orrore che il mostro si era già allontanato.
Un altro essere soprannaturale aveva infatti fatto la sua comparsa: era Scott che, trasformatosi in lupo mannaro, aveva tirato fuori Derek e Stiles dall'acqua e ora si preparava a combattere contro il rettile.
Lo scontro non durò a lungo. Scott ruppe uno specchio e la bestia, vedendo il suo riflesso, esitò dall'attaccare. Emise un suono agghiacciante e scomparve così com'era arrivato, uscendo da un buco sul tetto.
Grace tremava da capo a piedi. Lentamente cercò di alzarsi ma l'equilibrio la tradì e fece appena in tempo ad essere afferrata da Scott per non cadere sul pavimento bagnato della piscina.
Il trucco era colato ovunque, ma a lei non poteva importare di meno. Terrorizzata si aggrappò a Scott, mentre le lacrime scendevano a fiotti dai suoi occhi.
-Cos'era quella...quella cosa?!-
Scott osservò prima Derek e poi Stiles, entrambi ansimanti e fradici. -Scopriamolo.-

**

Le pagine del bestiario dentro la chiavetta USB di Gerard Argent erano indecifrabili. L'alfabeto era il medesimo ma le parole avevano uno stampo arcaico, sconosciuto ad entrambi
-Potremmo chiedere a Grace. Hai studiato lettere antiche, magari sa di cosa si tratta.-

-Non mi pare in vena, al momento.-
Scott e Stiles si girarono verso la Camaro di Derek, dove avvolta da alcune coperte stava Grace. Era rimasta sconvolta da ciò che era accaduto: in bagno aveva trovato quella bestia spaventosa e aveva cercato di sfuggirgli correndo in piscina, ma questa l'aveva raggiunta e con un semplice graffio l'aveva ridotta alla paralisi momentanea.
Aveva rischiato la vita per un essere sovrannaturale e difficilmente sarebbe riuscita a metabolizzare la cosa.
-E' un kanima.- disse Derek avvicinandosi ai due. -L'ho capito quando è scappato vedendo il suo riflesso. Lui non sa cos'è o chi è.-
-Sai qualcos'altro?- chiese Scott.
-Solo storie...voci. E' un muta forma come noi ma è un errore, è come...-
-...un abominio.- concluse Stiles, alzando gli occhi su Derek. Il loro sguardo si incrociò per la prima volta dopo ciò che era accaduto.
Stiles era tremendamente in imbarazzo. Solo una volta uscito dall'hotel e calmatosi aveva realizzato di essere stato più vicino a Derek di quanto aveva mai immaginato nella realtà e il solo pensiero delle sue braccia a tenerlo stretto a sé lo faceva arrossire e divagare in pensieri spinti e sconci.
Riuscì comunque a resistere sotto il suo sguardo.
Derek annuì e fece per tornare in macchina, ma Scott lo bloccò. -Dobbiamo collaborare, Derek. Magari dirlo agli Argent...-
-Ti fidi di loro?!- sbottò egli indignato.
-Nessuno si fida di nessuno, è questo il problema. Mentre stiamo qui a litigare c'è un essere più forte e veloce di noi che uccide le persone e ancora non sappiamo come liberarcene!-
-Io lo troverò, e lo ucciderò.-
Nessuno ebbe il tempo di ribattere. Derek aveva spalancato la portiera della sua auto e l'aveva messa in moto, scomparendo nella notte.
Mentre la sua auto sfrecciava verso casa Stilinski, il ragazzo diede una rapida occhiata a Grace. La ragazza se ne accorse, perché non appena lui rigirò la testa verso la strada lei ricambiò.
-E' stato coraggioso, sai.-
-Chi?-
-Stiles.-
Stiles. Le sue parole formavano come un eco nella sua testa e proprio non riusciva a liberarsene.
Secondo te è per questo che ti tengo a galla?
Derek non rispose, concentrando tutta la sua attenzione sulla guida. Grace, però, non voleva mollare la presa.
Be', ti dimostrerò il contrario!
-L'ho visto, mentre combatteva per tenerti in vita. L'ho sentito.-
Hai visto? Io non ti lascio andare.
-Sai a cosa voglio parare, Derek. Non fingere di non esserti accorto.-
Derek strinse le dita attorno al volante tanto forte da far diventare le nocche bianche. -Non so a cosa tu stia alludendo, Grace. Mi dispiace solo che la nostra serata si sia conclusa in questo modo, tutto qui. Spero solo che la prossima volta sia migliore.-
Io non ti lascio andare.
-Non ci sarà una prossima volta finché ti rifiuti di guardare in faccia la realtà.- sbottò allora Grace. Era stufa, stufa di tutto quel teatrino.
Derek non era uno sciocco, aveva sentito Stiles avvampare al contatto con il suo corpo ma era rimasto indifferente davanti ai silenzi del ragazzino perché per lui non c'era nulla da notare. Tutto era passato inosservato davanti ai suoi occhi e Grace non poteva accettare che lui fosse così cieco davanti all'evidenzia.
Ma Grace ebbe comunque l'effetto desiderato. Derek si voltò verso di lei con un'espressione dura in viso, visibilmente seccato, ma non disse nulla.
Era inspiegabilmente arrabbiato. Arrabbiato con Grace, perché non gli avrebbe concesso una seconda occasione.
Arrabbiato con Stiles, perché nella sua versione dei fatti era tutta colpa sua.
Io non ti lascio andare.
L'atmosfera era tesa ed entrambi rimasero zitti fino a quando non la macchina non si fermò davanti a casa Stilinski.
-Grazie, comunque. Per l'intervista e...per il passaggio a casa.-
-Non c'è di che, Grace. Buona notte.-
Ma quella non fu affatto una buona notte.
Non per Grace, che si girò in continuazione da una parte all'altra del letto e tenne gli occhi ermeticamente chiusi, terrorizzata all'idea che il kanima o qualsiasi altra cosa comparisse davanti al suo sguardo.
Non per Stiles, che invece aveva lo sguardo sbarrato e puntato sul soffitto, mentre ascoltava la pioggia picchiettare i vetri delle finestre con insistenza.
Lasciò andare un sospiro, nella speranza che con esso uscisse tutta la sua frustrazione. Derek, Derek, Derek. Un nome, un volto. Le immagini di quella serata continuavano a scorrergli in testa come la pellicola di un film che non si può interrompere.
C'era un rimedio? Una cura? Cosa stava facendo di sbagliato per non farsi amare?
Lui non lo amava. Non lo avrebbe mai fatto, e Stiles doveva mettersi il cuore in pace e andarsene il prima possibile da quella maledetta città.
Tu hai bisogno di me ed è per questo che non mi lasci andare a fondo.
Sì, avrebbe voluto dirgli, ne ho un bisogno disperato.
Ma lui non avrebbe capito. Non capiva un bel niente.
Un altro sospiro, questo più lungo e profondo.
Stavano capitando troppe cose: il nonno di Allison, Grace, Peter, Lydia con le visioni, Jackson con il morso, il branco di Derek, il kanima. Derek. Come poteva gestire tutto ciò?
Al pensiero di quanto in realtà lui fosse debole gli salirono le lacrime agli occhi. Era solo un piccolo adolescente, debole e vulnerabile. Si sentiva una frana in tutto. Anche a piangere, perché mentre le lacrime scendevano emise dei singhiozzi così forti che avrebbero potuto svegliare tutta Beacon Hills.
Ma solo una persona lo per davvero sentì. La porta si aprì, adagio, e rivelò una figura femminile in pigiama che, con voce flebile, pronunciò il nome di Stiles in un sussurro.
Il ragazzo cercò di contenersi, non gli piaceva piangere davanti agli altri. Grace però non disse nulla, non servirono parole.
Stiles smise di piangere e si spostò un poco, lasciando che Grace si distendesse di fianco a lui in religioso silenzio.
Non pronunciarono una parola finché Grace non si stiracchiò un poco, rendendosi conto che se si fosse spostata di un solo millimetro sarebbe caduta sul freddo pavimento della camera.
-Senti, Stiles...non è che puoi andare un po' più in là?- chiese girandosi verso di lui.
-Scusa.- rispose lui con espressione mortificata. -Non riesco a dormire se non sono in centro al letto.-
La risata sincera che scappò dalle labbra di Grace sembrò risollevare la giornata.

 

 





Here I Am!
Buongiorno a tutti c: Siamo già all'ottavo capitolo! 
Quante cose succedono. Allora, partiamo dal fatto che mi è piaciuto troppo scrivere della Sterek, sono adorabili e li amo e mi fermo qua sennò vado avanti mesi okay.
Grace viene finalmente a stretto contatto con le vicissitudini paranormali di Beacon Hills e ora Stiles sarà obbligato a raccontarle tutto e magari anche a integrarla nel loro piano...sembrano comunque avvicinarsi dopo l'evento e il capitolo si chiude con leggerezza :)
Tranquille, Derek rimarrà avvolto nella sua bolla di indiferezza per molto ancora hahah! E nel prossim capitolo, forse, vedremo tornare un vecchio personaggio lasciato in sospeso...
Non sono sicura che il prossimo capitolo arriverà domenica, scusatemi. Sarebbe comunque molto gradito se lasciaste una recensione! Ci tengo tanto <3
A presto,
Frannie. 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Capitolo IX

 

Quando Grace aprì gli occhi accecata dalle prime luci del mattino si rese conto di tutto ciò che era successo in quei pochi giorni e tutte le risposte le sembrarono così semplici da essere assurde.
Scott e Derek erano dei lupi mannari, e Stiles lo sapeva. Anche Peter Hale lo era, forse per questo era guarito dalle ustioni. E la cosa che il giorno prima l'aveva aggredita...Grace tremò. Che razza di bestia era quell'enorme lucertola dall'aspetto orripilante? Era anch'esso un mutaforma?
In quel caso, dovevano assolutamente scoprire di chi si trattava prima che qualcun altro diventasse la sua nuova vittima.
Immersa com'era in pensieri lugubri e inquietanti, trasalì dalla paura quando sentì la sveglia suonare. Erano le otto del mattino.
Stiles, di fianco a lei in una posizione molto scomoda, allungò un braccio tenendo gli occhi chiusi e tastando in giro alla ricerca della sveglia. Borbottò qualcosa di incomprensibile quando le sue dita si strinsero attorno al naso di Grace, che soffocò un grido dal dolore.
-Stiles!-
Questo aprì gli occhi di scatto e mollò subito la presa. Borbottò qualche scusa e le intimò di scendere dal letto.
Grace roteò gli occhi, seccata dal poco garbo con cui il cugino la mandava via. La sera precedente si erano addormentati abbracciati proprio come quando erano più piccoli ma questo sembrava aver cambiato ben poco le cose.
-Potresti chiedermelo con più garbo.- replicò infatti la ragazza, tirando via le coperte e poggiando i piedi sul pavimento alla ricerca delle pantofole.
Intanto, Stiles era sceso dall'altra parte del letto e si stava stiracchiando. -Come ti senti?- chiese rivolto alla cugina.
L'espressione di Grace si fece seria e accusatoria. -Confusa. Direi che mi devi un bel po' di spiegazione, che ne pensi?-
-Sì, credo sia arrivato il momento.- prese un respiro profondo prima di iniziare. -L'anno scorso Scott è stato morso da Peter, divenendo anch'egli un licantropo. Tutta la famiglia Hale lo era. Da quel momento in poi, sono successe così tante cose...-
-E' per questo che sono stati sterminati?-
Stiles abbassò il capo, osservandosi i piedi. Non gli veniva facile parlare dell'accaduto: Derek aveva sofferto tantissimo e non sarebbe mai riuscito a lasciarsi il passato alle spalle. D'altronde, come poteva? -Gli Argent sono dei cacciatori di creature sovrannaturali. Kate ha infranto il loro codice, ma ha ricevuto la sua punizione solo per mano di Peter. Ora Derek è rimasto solo, ma negli ultime settimane ha fatto in modo di reclutare componenti per il suo nuovo branco.-
Grace balzò in piedi mentre un guizzo le attraversava lo sguardo. -Così si spiega tutto! Peter che mi manda in centrale, il tuo essere così vago... ma la bestia che ieri ci ha attaccato? Cos'è?-
-Un kanima: un mutaforme letale che inietta un veleno paralizzante nelle sue vittime e poi le uccide, solo per il gusto di farlo. Ma ci sono ancora così poche cose che non sappiamo...-
Stiles si cambiò maglietta e Grace si risedette sul letto a gambe incrociate, mordendosi il labbro con fare pensoso. -Posso fare qualcosa per aiutarvi?-
Stiles sembrò rifletterci su, quando un'improvvisa illuminazione gli attraversò il volto. -In effetti sì, c'è qualcosa che potresti fare...-

 

**

 

-Stiles, a chi devo sparare?-
-Ah, non lo so! Spara a...a Derek. Sì, a Derek. Mira alla testa, possibilmente.-
Tutta quella situazione era perversa e inverosimile. Allison e Stiles a casa di quest'ultimo a fare da guardia a Lydia e Jackson contro tre licantropi che non aspettavano altro se non un momento di distrazione per assaltare le casa e uccidere Lydia.
Stiles non sapeva a cosa pensare: Lydia era la sua più cara amica e non credeva che fosse lei il kanima. Non poteva essere lei, nonostante Derek e il suo branco insistessero.
Erano venuti per ucciderla, e questo Stiles non poteva permetterglielo.

 

-Derek, ti prego, ascoltami un secondo...-
Derek si girò una volta per tutte, con la sua solita espressione risoluta da duro.
Stiles aveva smesso di aver paura di lui. I suoi occhi gelidi non lo facevano più tremare: al contrario, lo scaldavano come nessun altro colore sulla Terra.
Stiles aveva smesso di avere paura di lui quando, la sera precedente, era riuscito a tenerlo in vita in una vasca piena d'acqua. Sapeva che, nonostante tutto, Derek gli era in qualche modo riconoscente ma troppo orgoglioso per ringraziarlo.
Era pronto a giocarsi la sua ultima carta, pur di salvare Lydia.
-Hai detto che la trasformazione può variare a seconda del tuo carattere; ebbene, Lydia è la persona più dolce del mondo.- la voce gli tremava nel tentativo di spiegare con parole convincenti ciò che provava. -Certo, ha i suoi scatti d'ira e talvolta sa essere insopportabile, ma non hai prove per sostenere la tua tesi!-
-Lascia che sia io a stabilire se le prove ho sono sufficienti o meno.- ribatté Derek con parole che arrivarono a Stiles come un fiume di rabbia e nervosismo. -Chiunque quella cosa sia, dobbiamo fermarla. Anche a costo di perdere coloro che amiamo.-
-No! Se il kanima fosse Scott cercheresti in ogni modo di salvarlo, so che è così. Lo salveresti perché lo vuoi nel tuo branco.- esclamò Stiles, con un tono di voce più forte di ciò che avrebbe voluto. -...le persone meritano di vivere. Se il kanima fossi tu, andrei all'inferno pur di salvarti.-
Ci fu un momento in cui Stiles, con il cuore a mille e il volto arrossato, temette davvero che Derek lo facesse a brandelli. Invece, con una lentezza innaturale, lo sguardo di Derek si addolcì e Stiles vide una nuova sfumatura nei suoi occhi.
-Mi dispiace, Stiles.- disse semplicemente, nel tono più pacato che l'adolescente potesse aspettarsi. -Non ho altra scelta.-”

 

-Se Scott è riuscito a fermare una freccia, anche Derek ne sarà capace.-
-Be', allora colpisci gli altri quattro!-
-Agli altri tre, vorrai dire...-
Stiles scostò le tende dalla finestra e sussultò. -Dov'è Isaac?-
Allison non fece in tempo a rispondere che una figura alle sue spalle disarmò in poche semplici mosse. Stiles riconobbe Isaac e fece per soccorrere Allison, ma il lupo mannaro lo stese a terra e gli intimò di rimanersene dov'era facendo luccicare i suoi occhi gialli e mostrando i denti con fare minaccioso.

**

 

-Finalmente ora capisco perché non mi vuoi accettare, Scott.- disse semplicemente Derek quando vide Stiles, Allison e Scott sul pianerottolo dell'entrata con Isaac e Erica immobili ai loro piedi. -Sei un Alfa per il tuo branco.-
Nel suo viso, tuttavia, si formò un sorriso poco rassicurante. -Ma lo sai che non puoi battermi.
-Ti fermerò fino all'arrivo della polizia.-
Così com'era arrivato, il ghignò si estinse velocemente. Derek si voltò verso la strada, dalla quale si potevano udire le sirene della polizia, ma presto un altro suono ben più inquietante arrivò alle orecchie del ragazzo che alzò il capo verso il tetto della casa.
Tutti puntarono gli occhi sulla bestia spaventosa che stava attraversando il tetto a carponi, la pelle squamosa illuminata dal chiarore della luna e gli occhi spiritati grandi come biglie che si dilatavano ad ogni verso. Con un balzò, il kanima sparì nell'oscurità della notte e, mentre Derek ordinava a Boyd di portare Erica e Isaac lontano da lì, Lydia faceva capolino con un'espressione terrorizzata in volto. -Qualcuno vuole spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?-
A Scott si raggelò in sangue nelle vene e tutto ciò che riuscì a pronunciare suonò distante alle orecchie confuse di tutti.
Jackson.
Lui e Derek partirono subito all'inseguimento, mentre Boyd portava i corpi inermi dei suoi compagni e si allontanava con l'auto il più lontano possibile.
I ragazzi si misero d'accordo: avrebbero raccontato che Lydia era con Stiles e che aveva avuto un malore. Gli altri erano accorsi una volta essere stati chiamati da quest'ultimo e la polizia sembrò crederci, ma volle comunque ispezionare la casa.
Stiles fu pronto ad inventarsi qualcosa per il disastro causato da Isaac in salotto ma, quando Grace uscì dalla macchina dello sceriffo, la priorità sembrò spostarsi su di lei. L'aveva lasciata in ufficio con il bestiario in modo tale da scoprire qualcosa di più sulla creatura mutaforme che si era poi rivelata essere Jackson. 
-Allora? Scoperto nulla?-
Grace scosse la testa in un'espressione affranta. -Mi dispiace, ma le mie conoscenze in lingue arcaiche non sono così approfondite. Sono riuscita a tradurre solo alcune frasi dell'introduzione...-
-Parla!- esclamò Stiles, moderando subito il suo tono di voce quando l'espressione di Grace gli fece capire di essere sembrato troppo insistente. -Di che cosa si tratta?-
-Come il licantropo, il kanima è a pieno delle sue forze durante il plenilunio. Sono entrambi socievoli, ma mentre il licantropo cerca un branco, il kanima cerca un...amico. Probabilmente si sente solo. Solo come un adolescente.-  

 






Here I Am
Vi do il permesso di picchiarmi con violenza. 
E' da un mese che non aggiorno e me ne vergogno profondamente: mi dispiace davvero tantissimo ma, oltre al fatto che è un buffa concezione del tempo, la mia ispirazione e voglia di scrivere è andata bellamente a farsi un viaggetto e non volendo scrivere senza il giusto spirito ho preferito aspettare.
Direi che ho aspettato anche troppo quindi queste vacanze mi rimboccherò le maniche e cercherò di scrivere più capitoli possibile in modo tale da aggiornare con meticoloso tempismo!
Ma torniamo al capitolo: Grace prende finalmente parte ai piani dei ragazzi e si rende utile traducendo parte del bestiario mentre gli altri proteggono Lydia che, però, è il soggetto sbagliato. Così si scopre che Jackson è il kanima e ora toccherà a Stiles e a Derek trovarlo e fermarlo. 
Ci sono sviluppi anche sul fronte Sterek! I due stanno avendo sempre più interazioni, ma per vederli davvero insieme temo dovrete aspettare ancora un po'.
Mi scuso di nuovo per il ritardo, spero che questo capitolo non abbia deluso le vostre aspettative. Lasciate una recensione e passate un buon Natale! C:
A presto, 
Frannie. 

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Capitolo X

 


Il resto della serata fu un susseguirsi di azione e confusione.
Grace saltò nella jeep di Stiles e lui mise in moto prima che la polizia potesse girare l'angolo e scoprirli.
Stiles guidò all'impazzata nella direzione dove Scott e Derek erano spariti per darsi all'inseguimento del kanima. Grace, nel frattempo, teneva gli occhi spalancati per non perdere di vista i due licantropi che saltavano da un tetto all'altro con un'agilità sorprendente.
Ancora non si era abituata all'idea che esistessero delle creature sovrannaturali, ma in quel momento cercò di non pensarci presa com'era a dare indicazioni a Stiles.
-Gira a destra!-
-Ma c'è il divieto!-
-Quando mai hai rispettato il codice stradale? Avanti!-
Stiles sterzò e la curva obbligò Grace ad aggrapparti alla maniglia della porta dell'auto per non volare fuori dal finestrino. Tornata al suo posto, intimò Stiles a fermarsi.
Questo la guardò accigliata, ma ubbidì ugualmente. -Perché mai?-
-Sono dentro un parcheggio.- gli fece notare Grace, per poi girarsi verso la strada che avevano appena percorso. -E sta per arrivare compagnia.-
Stiles seguì il suo sguardo e fece retromarcia per poi imboccare una strada laterale. -Sono gli Argent. Non riusciranno a catturare Jackson con Derek e Scott.-
-Forse, ma dobbiamo comunque renderci utili in qualche modo.- il cugino si fece pensieroso. -Hai detto che il kanima cerca un amico, giusto?-
-Be'...sì. Questo Jackson ha qualche amico in particolare da cui potrebbe andare?-
Gli occhi color caramello di Stiles diventarono grandi come biglie. -...Danny!-

 

**

 

Grace stava per addormentarsi nel posto anteriore dell'auto, annoiata e irritata dal fatto che Scott e Stiles l'avessero lasciata in macchina ad aspettare il loro ritorno ma, quando dal locale uscirono decine di ragazzi urlanti, la noia sparì.
Arrivarono molte ambulanze e parecchi adolescenti vennero issati sulle barelle. Grace, ancora frastornata, notò Stiles e Scott uscire dal locale e dirigersi verso la jeep con il corpo senza sensi di Jackson in braccio.
Interdetta, la ragazza scese dalla macchina e aiutò Scott a distendere Jackson sui sedili posteriori mentre Stiles saliva dalla parte del conducente.
Grace rimase dietro con Jackson, tenendo la sua testa sulle sue ginocchia. Il pensiero che quel povero ragazzo dalle mascelle marcate e il corpo scultoreo potesse trasformarsi in una belva squamosa provvista di coda le fece venire la nausea.
Prima che Stiles potesse accendere il motore e filarsela, l'auto dello sceriffo gli bloccò la strada e il ragazzo fu costretto a scendere e quindi dare spiegazioni al padre. Grace guardò Scott con agitazione. -Che cosa gli dirà, adesso?-
-Non lo so...si inventerà qualcosa. D'altra parte, è pur sempre suo padre.-
La ragazza annuì incerta ma trasalì quando Jackson iniziò a borbottare e a dare segnali di essere cosciente. Scott si girò verso di loro ed incrociò lo sguardo terrorizzato di Grace.
-Dove mi trovo...?- bofonchiò, puntando gli occhi azzurri su Grace. -E tu chi sei?-
-Jackson, sta zitto.- rispose Scott, ma questo sembrò ottenere l'effetto opposto di quello desiderato.
Jackson si alzò lentamente, grattandosi il capo. -Ma si può sapere che cosa ci faccio qui?-
-Jackson, credimi, mi dispiace tanto.- disse Scott e prima che lui potesse reagire gli tirò un pugno in piena faccia, facendolo svenire.
Grace ammutolì e si concentrò sul cugino e lo zio che, a pochi metri da loro, discutevano. Si rilassò solo quando vide John Stilinski rientrare in macchina e Stiles tornare verso la jeep.
-Bene, dove lo portiamo ora? A casa di Scott?- chiese Grace da dietro che, scomoda e stretta al mutaforma si sentiva a disagio ed inquieta.
Vide Scott scuotere la testa con decisione. -No, c'è mia madre. Dobbiamo decidere velocemente cosa fare di lui, oppure...potremmo provare a parlargli.-
-Si, dopo averlo legato con sicurezza ad un albero!- ironizzò Stiles. -Io dico di ucciderlo.-
-Stiles!-
-Non lo uccideremo.- rispose Scott con decisione per tranquillizzare Grace.
La conversazione cadde in silenzio mentre i tre ragazzi riflettevano sul da farsi.
D'un tratto, Stiles parve avere un piano. -Forse ho un'idea.-
-Dobbiamo infrangere la legge?-
-Come se fosse una cosa nuova!-
Scott alzò gli occhi al cielo, e Stiles spiegò il suo piano. A Grace non andava a genio l'idea di dover passare la notte nei boschi: l'ultima volta che ci era andata aveva avuto un incontro ravvicinato con un lupo mannaro non molto amichevole che sarebbe potuto concludersi molto male.
Tuttavia, non avevano altra scelta. La jeep sterzò e sparì in mezzo agli alberi.

 

**


-Squame. Come un pesce?-
-Nah, più come un rettile. E hai anche gli artigli che hanno un veleno che paralizza le persone. E hai la coda.-
-Ho la coda. Serve a qualcosa?-
-Non che io sappia, no.-
-Posso usarla per strangolarti?-
L'atmosfera in quel cellulare, il furgone per il trasporto dei detenuti, si stava decisamente scaldando.
Stiles roteò gli occhi. -Perché non ti fidi di me? Hai ucciso delle persone, Jackson. Un meccanico, proprio davanti a me, uno dei cacciatori degli Argent e la sera della semifinale hai aggredito me, Derek e Grace in un albergo.-
-La biondina di ieri sera?-
-Proprio lei. Oh, a proposito, ieri sera hai provato ad uccidere Danny.-
-Perché mai avrei dovuto uccidere il mio migliore amico?! Ascolta Stiles, invece che giocare ai detective dovreste trovare un modo per pagare il vostro avvocato quando vi denuncerò e vi farò chiudere in galera!-
D'un tratto le porte del furgone si aprirono e rivelarono una figura femminile stanca e provata. -Stiles, vado a fare un giro. Se succede qualcosa chiamami.-
-D'accordo, io rimango qui con Jackson.-
Grace annuì appena e sparì dalla visuale dei due adolescenti che continuarono a parlare piuttosto animatamente. La giornalista proseguì a piedi nel verso opposto, stringendosi nel cappotto non tanto per il freddo ma più per l'angoscia che quel posto le trasmetteva, lo stesso posto in cui amava giocare e nascondersi da bambina.
In macchina, però, aveva dormito molto male e tutto ciò che le serviva in quel momento era sgranchirsi le gambe e magari anche un buon caffè.
Riconobbe che, nonostante gli avvenimenti, il bosco riservava ancora il suo fascino. L'inverno era ormai alle porte ma gli alberi persistevano nel tenere le loro foglie, ormai grigie e avvizze. Nonostante tutto, quel posto le era mancato veramente.
Stava finalmente incominciando a rilassarsi quando un rumore alle sue spalle la fece sobbalzare dallo spavento. Si diede della paranoica e continuò a camminare ma, quando il rumore si ripresentò, Grace si immobilizzò sul posto e cercò di calmarsi.
Difficilmente avrebbe potuto essere una persona e nonostante il cervello della ragazza cercasse di trovare mille scuse per spiegare lo scricchiolio Grace sapeva, dentro di sé, che non si trattava di un animale.
O almeno, non l'animale che intendeva lei.
Fu sul punto di girarsi e tornare indietro quando tra le cortecce degli alberi vide la figura di un uomo, un uomo che aveva già visto e che temeva di incontrare di nuovo. Presa da emozioni contrastanti, decise di fare esattamente ciò che una giornalista non avrebbe mai dovuto fare: scappare. Ma non appena la ragazza si girò, la figura che prima aveva riconosciuto comparve dritta davanti a lei e la fece arretrare di una decina di passi.
Peter Hale era proprio come l'aveva lasciato, ma dopo aver visto anche il nipote Grace si rese conto di quando i due si assomigliassero. Avevano gli stessi occhi.
-Ciao, Grace. Perché scappi?-
Le labbra della ragazza si ridussero a una stretta linea. -Proprio tu me lo chiedi?-
Peter rimase immobile, con le braccia incrociate al petto, ma dopo qualche secondo scoppiò a ridere e scosse la testa. Grace non si era dimenticata della sua fuga dalla centrale e del suo finto “aiuto”.
-E comunque, non stavo scappando. Che cosa vuoi?-
Grace non aveva avuto paura di Peter quando l'aveva incontrato in Casa Hale, e si stupì di non esserlo nemmeno ora che aveva scoperto la sconcertante verità. Se Peter avesse voluto ucciderla o trasformarla, l'avrebbe fatto molto prima.
-Solo sapere come stanno andando le ricerche.- rispose egli con un'alzata di spalle. -Jackson non starà dentro quel furgone per sempre, lo sai.-
Grace aggrottò le sopracciglia. -Non so perché tu voglia impicciarti e sinceramente non mi interessa. Ho avuto la mia intervista da qualcuno più disponibile di te e ora sto cercando di aiutare Stiles e i suoi amici, non c'è nulla di più. E ora, se permetti, voglio tornare a rendermi utile.- disse sprezzante, innervosita dal comportamento del lupo mannaro.
Peter pensava di avere l'inebriante, eccitante consapevolezza di stringere tra le dita il destino delle persone ed era proprio questo che Grace non sopportava.
Non vedendo alcun cambiamento nell'espressione presuntuosa di Peter, la ragazza alzò gli occhi al cielo e decise di andarsene, ma prima di poter superare l'uomo questo la prese per un braccio e gli puntò contro i suoi glaciali occhi azzurri, obbligandola a fermarsi.
Ora il suo volto si era fatto serio, quasi minaccioso, ma Grace non batté ciglio.
-Non ti conviene avermi contro.-
-Non mi fiderei di te neanche se ti avessi come alleato.-
Peter fu pronto a replicare se non fosse che il cellulare della ragazza iniziò a squillare e dunque lui fu obbligato a lasciarla andare.
Ella si portò il cellulare all'orecchio e il suo tono di voce mutò, salutando Stiles con premura. -C'è qualche problema?-
-Puoi proprio dirlo! I genitori di Jackson hanno scoperto che è scomparso e hanno avvertito la polizia. Stiamo cambiando postazione, ti conviene raggiungerci.-
-Come faccio a trovarvi?-
-Ehm...ci siamo spostati verso nord, ma...-
-Stiles, non sono mica una bussola!- sbottò la ragazza, improvvisamente tesa. -Va bene, va bene, vengo a cercarvi.-
Mise giù la chiamata e ripose il cellulare in tasca con un sospiro, per poi alzare la testa e incrociare lo sguardo divertito di Peter. -Sembra ti serva una mano.-
-Non da te!-
Grace tornò sui suoi passi, cercando di figurarsi una mappa del bosco dentro a sua testa. Avrebbe proseguito fino alla vecchia postazione, poi avrebbe girato e...
-Conosco il bosco molto meglio di te.- la raggiunse Peter. -E so già dove si trovano i tuoi amici.-
Grace alzò gli occhi al cielo e si fermò, mentre Peter ghignava soddisfatto. La sua presenza la infastidiva ancor più di quanto mostrasse, ma di certo le sue risposte taglienti non sarebbero bastate a liberarsi di lui. Dato ciò, Grace decise di sfruttare Peter in modo tale da tirargli fuori ciò che poteva sapere riguardo la faccenda.
-D'accordo.- si arrese infine. -Abbiamo scoperto che kanima e licantropo non sono poi così diversi, ma mentre il licantropo cerca un branco per aumentare la sua forza, il kanima cerca un amico.-
-Un amico?-
Grace fece spallucce. -Così diceva il bestiario. Ah, ma non so neanche perché sto qui a dirti queste cose...-
Peter pareva però molto interessato – e anche scocciato – da questa sua spiegazione. -Da cosa l'hai capito?-
-Dalla traduzione in latino e l'altra sera i miei dubbi si sono mostrati reali. Jackson ha aggredito Danny, il suo migliore amico...-
-L'ha aggredito.- sottolineò Peter. -I licantropi non attacco il loro stesso branco, come il kanima non attacca il suo “amico”.-
Il ragionamento non faceva una piega, ma questa sua puntigliosità infastidiva Grace non poco. -Sai il latino, per caso?-
-No, ma conosco le creature sovrannaturali molto più di te. Il kanima non aggredisce il primo che capita,ma chi gli viene indicato.-
-Stai cercando di dire che ha un...padrone?-
Peter si fermò, e così anche Grace. -Padrone, Grace. Non amico.-
-Quindi non vogliono proteggerlo...ma controllarlo!-
Peter annuì. Grace continuò a camminare nella direzione che avevano intrapreso, pensierosa. -Perché mi stai aiutando?-
-Potrei guadagnarci qualcosa, diciamo.- ammise l'uomo sorridendo.
Grace non replicò, ma dentro di lei era parecchio seccata. Perché nessuno aiutava gli altri senza chiedere nulla in cambio.
Arrivarono al furgone, ma ciò che videro non fu esattamente ciò che si aspettavano. Le porte del cellulare erano spalancate, e rivelavano la completa assenza di Jackson.
Grace trattenne il respiro e cercò lo sguardo di Peter, ma quando si rese conto che questo se n'era andato (di nuovo) non ebbe il tempo di maledirlo che l'auto di Stiles comparve e con lui il suo terrorizzato conducente. 








Here I Am!
Buon Nataleeeee! c: anche se un po' in ritardo, mi auguro che abbiate trascorso una bellissima giornata in compagnia delle persone che amate di più. <3
Bene, eccoci qui con un capitolo bello pieno. Grace si sta orientando in un mondo fino ad adesso per lei completamente sconosciuto, ma se la sta passando abbastanza bene, non trovate? 
Nel disperato tentativo di salvare Jackson; Stiles, Scott e Grace finiscono nei guai: la polizia viene a sapere che il ragazzo è scomparso e ora per i tre sarà un bel problema. Mentre tutto ciò avviene, Grace se ne va per il bosco e incontra proprio lui *rullo di tamburi*, Peter Hale! Adoro scrivere di loro due insieme, mi diverto un sacco hahah. 
Grace gli tiene testa, ma Peter non cede e dopo qualche punzecchiamento Grace si rende conto di aver tradotto parte del bestiario in modo inesatto: il kanima è comandato da qualcuno, che semina morte per Beacon Hills secondo il suo piacere. 
Prima di poter avvertire gli altri...sorpresa! Il kanima ha preso il sopravvento su Jackson ed è fuggito. 
Noi ci risentiamo l'anno prossimo (?) hahah c': A presto!
Frannie.

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Capitolo XI


-Voi manterrete una distanza di 15 metri da Jackson Whittmore, non potrete parlargli, avvicinarvi a lui e non potrete assalirlo o molestarlo né fisicamente né psicologicamente.-
Grace non poteva credere di essere in una situazione simile. Era arrivata a Beacon Hills per scrivere un articolo e si era improvvisamente ritrovata ad affrontare creature letali che era convinta esistessero solo nelle favole per bambini.
E ora si era pure beccata un'ordinanza restrittiva nei confronti di un ragazzo che neanche conosceva.
Lanciò un'occhiata malevola a Stiles, che seduto di fianco a lei nel tavolo per gli interrogatori discorreva sul padre su come avrebbero fatto a stare insieme in classe, e gli venne voglia di soffocarlo seduta stante.
Perché l'aveva messo in mezzo? Anzi, perché lei si era messa in mezzo?
-...e ci sono solo due urinatoi liberi e sono un di fianco all'altro?-
Lo sguardo glaciale di John Stilinski e una forte pestata di piede da parte della cugina fecero placare l'ironia di Stiles, che si diede la risposta da solo. -Be', si. Possiamo resistere.-
Grace si prese il viso tra le mani e, con i gomiti appoggiati al tavolo, si lasciò andare ad un sospiro liberatorio.

 

**

Entrata in biblioteca, Allison vide subito Grace. Era semi nascosta da uno degli scaffali che lanciava brevi occhiate alla porta, cercando la studentessa con lo sguardo. Quando la vide le sorrise appena, per poi scomparire dietro lo scaffale.
Allison diede una rapida occhiata alla telecamera posizionata sopra di lei e, cercando di essere il più neutrale possibile, raggiunse Grace lì dov'era sparita.
-Allora cos'altro scoperto?- chiese d'impeto Allison.
La bionda le tese il tablet con il bestiario e la rispettiva traduzione del paragrafo sul kanima di fianco. Prima che potesse rispondere, un libro si sfilò dallo scaffale e i faccioni di Stiles e di Scott comparvero tra gli altri volumi. -Già, cosa hai scoperto?-
-Be', per cominciare ho sbagliato a tradurre l'introduzione.- ammise Grace arrossendo appena. -Il kanima cerca un padrone, non un amico. Qualcuno lo sta controllando.-
-E dice come capire chi lo controlla?-
-No, ma il kanima viene chiamato “strumento di vendetta” e dunque tutti gli omicidi sono programmati.- Allison passò il tablet a Scott, mentre Grace proseguiva con il racconto. -Lì viene raccontata la storia di un prete sudamericano che usava il kanima per le esecuzioni nel suo villaggio, finché il vincolo non divenne talmente forte da fargli uccidere chiunque volesse.-
-Molto, molto male.- commentò Stiles guardando il tablet insieme a Scott. -C'è qualche buona notizia?-
-In realtà, non la definirei tale. Il kanima dovrebbe essere un lupo mannaro ma non può esserlo...-
-...finché non risolve ciò che in passato lo ha fatto manifestare.- concluse Scott con gli occhi puntati sullo schermo del tablet.
Grace annuì e i ragazzi tacquero pensosi, fino a quando Allison non prese parola. -E se invece avesse a che fare con i suoi genitori biologici? Jackson è stato adottato.-
-Qualcuno sa cosa è successo loro?-
-No, ma potrei parlare con lui. Io non ho un'ordinanza restrittiva nei suoi confronti.-
Scott si alterò subito, e Grace trattenne un sorriso. Si era dimenticata di quanto potesse essere forte l'amore adolescenziale e quello tra Allison e Scott la portava
indietro negli anni, quando tutto sembrava perfetto e indistruttibile.

Ma la vita di Stiles, Scott ed Allison era tutt'altro che perfetta e le loro certezze erano fragili come il vetro.
-Tu hai un compito da recuperare, Scott.-
-E io devo parlare con Lydia.-
-E io devo scrivere un articolo.- disse Grace con una nota d'ironia nella voce. Gli occhi di Stiles, Scott ed Allison si puntarono su di lei con una nota accusatoria. -Sentite, trovo incredibile il lavoro che fate per proteggere i vostri amici ma...più di questo non posso fare.- ammise facendo cenno alla traduzione. -Però se vi trovate nei casini, chiamatemi. Cercherò di rendermi utile.-
Gli altri annuirono e Grace accennò un sorriso di saluto. Fece per avviarsi verso l'uscita quando Scott le venne dietro per restituirle il tablet.
-Potete tenerlo per oggi, magari può aiutare Jackson.-
Scott ringraziò di rimando e Grace uscì dalla biblioteca, conscia che non avrebbe fatto in tempo a finire il suo lavoro che qualcosa
sarebbe di certo successo.









Here I Am!
News dell'ultima settimana: la scuola è ricominciata e io sono già distrutta ed è uscita il primo episodio della 5B *-* Vecchi personaggi torneranno in scena e non vedo l'ora di vederli in scena (anche perché la 5A mi ha lasciata un po' perplessa sinceramente...).
Alla fine Grace, Scott e Stiles sono stati scoperti lmao. Ricevono un'ordinanza restrittiva che impedisce loro di avvicinarsi a Jackson e fare dunque le dovute ricerche, ma si sa già come andrà a finire... :')
Siamo all'undicesimo capitolo (che dovrebbe corrispondere all'ottavo episodio se non mi sbaglio), quindi direi che siamo a buon punto. Ci saranno alcuni capitoli anche dopo la fine della stagione, per chiudere al meglio tutte le relazioni lasciate in sospeso. Bene, non vi trattengo di più! Lasciate una recensione, ci vediamo domenica prossima!
A presto, 
Frannie. 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Capitolo XII


-Stiles...ma che roba è questa?-
Grace e Stiles stavano seduti alla scrivania dello studio di John Stilinski. Stiles aveva confidato alla cugina che suo padre non sapeva nulla di creature sovrannaturali (per il momento, almeno) ma che voleva comunque aiutarlo nelle ricerche del colpevole degli omicidi.
Grace, intenerita, si era unita a lui e aveva premurosamente ordinato la cena per tutti.
Cena vegetariana.
-Insomma, io ti ho chiesto un hamburger!-
-Un hamburger vegetariano!- rispose il figlio, che aveva accolto l'idea salutare di Grace con grande entusiasmo.
John esalò un profondo respiro e aprì la scatola di carta che, teoricamente, doveva contenere le patatine fritte del fast food. Rimase piuttosto perplesso ma soprattutto innervosito quando vide, al loro posto, sedano e carote.
Grace venne in aiuto di Stiles. -Avanti, zio. Vogliamo allungarti la vita!-
Lo sceriffo alzò gli occhi al cielo e riprese in mano il suo hamburger vegetariano con riluttanza.
-Cosa hai scoperto del caso?- chiese Stiles deglutendo una lunga sorsata di succo.
-Non condividerò delle informazioni private con un adolescente.-
Grace si fermò con la forchetta a mezz'aria, infastidita. -Ehi, io però non sono un adolescente!-
I due la ignorarono e continuarono la loro disputa, tant'è che Grace dovette mettere da parte l'orgoglio e fare semplicemente da spettatore.
-Sarebbero quelle dietro di te? Vedo le frecce che indicano le foto e molte parole evidenziate e...oh, ma è un articolo di giornale quello lì di fianco?-
Lo sceriffo sapeva che non sarebbe riuscito a tenere buono suo figlio neanche con la forza, dunque si arrese sventolando bandiera bianca. -D'accordo, d'accordo. Ieri è morta una giovane coppia misteriosamente, prima il marito, e poi la moglie in ospedale. Loro e il meccanico avevano ventiquattro anni.-
-Ma il padre di Isaac non aveva ventiquattro anni...-
-Il che mi ha fatto pensare che o non era collegato con gli altri omicidi oppure era una coincidenza, ma poi ho scoperto questa.- John tirò fuori una cartella e la passò a Stiles, che fece segno a Grace di avvicinarsi. -Il signor Lahey aveva un fratello maggiore.-
Stiles aprì la cartella e lesse la frase rossa in grassetto. -Morto in combattimento.-
-E sai quanti anni avrebbe se non fosse morto?-
-Ventiquattro.-
Il silenzio li avvolse, fino a quando Grace non fece rumore con la cannuccia del suo bicchiere e prese parola. -Sono tutti di qui?-
I due la guardarono perplessi, al che Grace roteò gli occhi. -Se così fosse, significa che si sono diplomati tutti lo stesso anno.-
Gli occhi di John si illuminarono. Egli si alzò di scatto e prese gli annuari del liceo. Iniziarono tutti e tre a rovistare tra i fascicoli, fino a quando Stiles non trovò la scheda dei diplomati del 2006. -Si, frequentavano la scuola di Beacon, ma qual è il loro legame? Cos'hanno in comune.-
-Magari erano amici, o si vedevano dopo scuola...-
-Oppure avevano lo stesso insegnante.- disse lo sceriffo mettendo sotto ai loro occhi la foto del professor Harris.
Stiles e Grace si scambiarono un'occhiata di intesa mista a preoccupazione. -Grace, prendi l'annuario del 2006, dobbiamo dare delle facce a questi nomi.-

 

**

-Chetamina? Come quella che usiamo per i cani?-
-Sì, ma in dosaggio maggiore. Se riesci ad avvicinarti a Jackson questa dovrebbe rallentarlo, in modo tale da guadagnare tempo.-
Scott prese in mano l'anestetizzante e la siringa, guardandola con sguardo vagamente perplesso.
Deaton tirò fuori un'altra boccetta con uno strano simbolo disegnato sull'etichetta e l'allungò verso Stiles. -Questa è polvere di frassino, servirà a creare una barriera dalle creature sovrannaturali.-
-Dunque devo spargerla attorno all'edificio in moto che né Jackson né chiunque lo controlli possa uscire?-
-Esattamente, saranno in trappola.- Stiles afferrò la boccetta, anch'egli poco convinto, mentre Deaton continuava. -Pensala come polvere da sparo: è solo polvere finché una scintilla non la innesca. Tu, Stiles, sarai quella scintilla. Per fare in modo che funzioni dovrai crederci e avere molta forza di volontà.-
Stiles corrugò la fronte, passandosi la boccetta da una mano all'altra. -Okay, va bene. Forza di volontà.-

**

Stiles aveva notato subito che qualcosa non andava. Quando era uscito di casa, suo padre non aveva risposto al suo saluto e si era limitato ad entrare in casa a passo strascicato.
Stiles l'aveva fermato, chiedendogli se tutto andasse bene. Ma niente andava bene.
-Dov'è la tua pistola?-
-L'ho...l'ho lasciata in ufficio, con il distintivo.-
Le parole di John Stilinski ci misero un po' prima di arrivare chiare e brutali al suo cervello. -Cosa?-
-Ne parliamo dopo, vai pure...-
-Papà.-
-Tranquillo, non ti preoccupare...-
-Papà!-
John abbassò lo sguardo, rassegnato. -E' stato deciso che uno sceriffo con un'ordinanza restrittiva chiesta ed ottenuta da uno dei migliori avvocati della città, e che ha rubato una macchina della polizia...be', non fa fare bella figura alle autorità.-
Gli occhi di Stiles divennero umidi. Allora aveva ragione, qualcosa non andava.
-Ti hanno licenziato.-
-No, no...hanno detto che è una sospensione temporanea.-
-E ti hanno detto anche quanto durerà?-
-Veramente, no. Ma non ti devi preoccupare, io e te ce la caveremo.- gli assicurò con un sorriso tirato.
-Perché non sei arrabbiato?- domandò il ragazzo, confuso dal comportamento del padre. Si sarebbe aspettato un sfuriata e una lista stilata a dover su tutte le cose che gli sarebbe stato proibito fare fino alla fine dei suoi giorni per aver causato una cosa così grave come il licenziamento del padre, ma John se ne stava lì, a guardare il figlio con infinita tristezza.
-Semplicemente non voglio stare peggio di quello che sto litigando con mio figlio.-
Merda, Stiles. Merda.



 

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