If Two Souls Are Destinated Always Meet

di Fastenia_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Io Credevo Potesse Essere La Nostra Svolta ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Prima O Poi Il Passato Va Affrontato - Parte 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Prima O Poi Il Passato Va Affrontato - Parte 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Quando Meno Te Lo Aspetti ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Tutto Cambia Quando Sai La Verità ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Ho Il Potere Di Distruggerti Ma Anche Di Farti Rinascire ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Mia Figlia: Una Creatura Meravigliosa ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Una Telefonata Difficile ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Basta! Voglio Essere Felice Anche Io ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Addio Vecchia Bella! Benvenuta Nuova Bella! ***



Capitolo 1
*** Prologo - Io Credevo Potesse Essere La Nostra Svolta ***


Ciaoo a tutte quelle che si sono imbattute in questa storia. E' la storia che pubblico. Molti non mi conosceranno perchè non ho recensito moltissime storie.Accetto anche le critiche se sono costruttive. Non so cosa altro dirvi se non buona lettura e spero vi piaccia. Baci Fastenia_93



                                                                       …If Two Souls Are Destinated Always Meet…
                                                                                                …Prologo…
                                                                         …Io credevo potesse essere la nostra svolta…
…24 Gennaio 2011…
Ho sempre immaginato di formare, un giorno, una famiglia. Una marito che mi ama e che io amo. Dei figli che amo più della mia stessa vita. Una casa con un bel giardino. Magari pure un bel cane.
Ho pensato tante volte a come sarebbe stato essere incinta, avere qualcuno che giorno per giorno cresce dentro di te. Prima un puntino quasi invisibile ma che significa il tesoro più inestimabile e poi un bambino a cui darai tutto il tuo amore.
Magari assomiglierà più a me che a Edward. Oppure magari avrà i suoi occhi, i miei capelli, la sua allegria, il mio scardinamento.
Ed ora eccomi qui.
Un bagno.
Tre test di gravidanza.
Mille dubbi. Mille paure.
Felicità. Gioia. Ansia. Incertezza. Paura.
Soprattutto la Paura.
Tre minuti che hanno il potere di stravolgere la mia vita per sempre.
Mi alzo e cammino verso il lavabo.
Giro i test.
Positivo.
Positivo.
Positivo.
La mia testa non riesce a fare un pensiero coerente. C’è una tale confusione nella mia testa che non riesco a formare una frase di senso compiuto. Riesco solo a piangere. Sono lacrime di gioia, lacrime di paura.
E se Edward non lo volesse? E se fosse troppo presto? Abbiamo entrambi 22 anni, abbiamo il college, poi lui avrà la specializzazione…
Ma non posso continuare a farmi assalire dai dubbi devo dirglielo e suo diritto saperlo. E poi conosco Edward non rifiuterebbe mai suo figlio. Non farebbe mai una cosa del genere. Ci amiamo affronteremo tutto insieme certo non dico che sarà facile ma insieme ce la faremo.
Dopo questa sana e giusta dose di autoconvinzione, mi lavo la faccia prendo il cellulare e lo chiamo.
Tre squilli…
Al quarto squillo risponde.
“Pronto? Bella?” dice lui stranito probabilmente si starà chiedendo perché io gli abbia telefonato visto che non telefono mai a quest’ora.
“Pronto? Bella? Amore che succede?” disse lui tutto d’un fiato con un tono preoccupato dato che non rispondevo.
“Edward…” sussurro con voce flebile.
“Si? Dimmi…” dice lui con tono dolce ma mal celando la vena preoccupata.
Faccio un respiro profondo.
O la va o la spacca.
“Amore sono incinta… Scusa se lo stai venendo a sapere per telefono ma non c’è altro modo… L’ho appena scoperto e volevo dirtelo subito… Amore che ne pensi?” dico tutto d’un fiato sussurrando l’ultima frase.
Lui non accenna a nessuna risposta.
“No…” un debole sussurro, appena accennato che quasi penso che me lo sia immaginato.
“No…” quel che era un forse debole sussurro diventa più chiaro. E cosa vorrà dire ‘no’? Non lo voglio? Non sono pronto? Oppure è sotto shock?
“No Bella amore magari il test e sbagliato. Può capitare un falso positivo.” Dice lui con ansia.
Io non so più cosa rispondere, cosa pensare… La paura mi attanaglia lo stomaco e non riesco a dire nemmeno una sillaba. I miei sogni si sgretolano come i castelli di sabbia colpiti da l’onda. Con l’unica differenza che io non sono un castello di sabbia che può essere rifatto.
Edward sentendo il mio silenzio parla.
“Bella… Amore… Perché non parli? Sicuramente è un falso allarme. Forse hai sbagliato a farlo. Non può essere mio. No non lo può essere. Infatti non stiamo insieme da due settimane… Devi risolvere il problema. In qualche modo lo devi risolvere.”.
Non ce la faccio più le lacrime scendono copiose dai miei occhi, il petto va su e giù a causa dei singhiozzi e faccio fatica a respirare.
“Infatti due settimane da quando sono venuta a trovarti New York per le vacanze di Natale… Senti Edward risparmiati lo sforzo di parlare. Sei stato molto chiaro sulle tue intenzioni. Non provare a cercarmi più. Io per te sono morta e tu sei morto per me e per mio figlio. Quando mi chiederà di suo padre gli dirò che è morto.”
Gli chiudo il telefono in faccia e con rabbia lo scaravento contro la porta. Mi abbandono ad un pianto a dirotto e crollo sul pavimento.
Crollo insieme alla mie certezze. Crollo insieme all’amore che nonostante tutto non smetto di provare per l’unico uomo che abbia mai amato. Crollo sotto il peso del dolore che mi sta spezzando il cuore in mille pezzettini. Crollo e basta. Crollo e non so se avrò la forza di rialzarmi del tutto ma devo farlo. Devo farlo per me e per questo bambino che, se anche ho saputo della sua esistenza da poco, già amo con tutta me stessa.
Crollo ma devo rialzarmi.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Prima O Poi Il Passato Va Affrontato - Parte 1 ***


Ciaoo a tutte. Eccomi qui con il primo vero capitolo di questa storia. Vi avviso che questo capitolo è leggermente lungo e infatti è diviso in due parti. Inoltre questo capitolo è molto intriso di colpi di scena ma anche di emozioni. Vorrei ringraziare in particolare giova71 per la sua bellissima recensione. Ma ci terrei molto anche a ringraziare tutte le persone che hanno inserito questa storia tra i preferiti, i seguiti, i da ricordare o anche solo a chi l’ha visualizzata. Vi ringrazio di cuore. A presto e spero vi piaccia il capitolo. Buona lettura. Fastenia_93.
                                                                                                … If Two Souls Are Destinated Always Meet…
                                                                                                                       …Capitolo 1…
                                                                                                  …Prima O Poi Il Passato Va Affrontato – Parte 1…
…4 anni dopo…
…10 Settembre 2015…
Non ci posso credere che siano già passati 4 anni da quel 10 settembre 2011. Il 10 settembre 2011 è il mio giorno preferito in assoluto. E c’è ne sarebbero giorni che potrei preferire al 10 settembre 2011. Ma è proprio questo il mio giorno preferito perché dopo un travaglio di 12 ore, tra urla e maledizioni a chiunque, tra dolore e paura è nata la mia ragione di vita: Reneesme Carlie Swan.
In questi 4 anni ne ho fatte di cose. Ho passato momenti brutti e momenti bellissimi ma è questa la vita: un alternarsi di brutti e belli momenti.
Quando ho detto ai miei genitori che ero incinta a 22 anni e che il padre mi aveva espressamente detto di abortire la loro reazione è stata come me l’ero immaginata. Mio padre voleva uccidere lo stronzo che ha fatto una cosa del genere alla sua bambina mentre mia madre mi ha supportata e per un po’ di tempo si è trasferita a Forks e poi mi ha seguita a Seattle dove mi sono dovuta trasferire per finire l’università. Ho continuato gli studi e sono diventata una psicologa infantile, la gravidanza non è stata mai un ostacolo per continuare la realizzazione del mio sogno.
Tante volte ho avuto paura che loro si potessero essere sentiti traditi da questa novità e dalla svolta che ha preso la mia vita ma ogni volta che questi pensieri si affacciavano nella mia mente loro mi rassicuravano, dicendomi che erano orgogliosi di me per non aver dato ascolto alle parole di quello stronzo. E che se c’era qualcuno che si doveva vergognare era solamente lui.
Mi sono fatta forza nei momenti di sconforto e adesso sono una stimata psicologa infantile ed ho uno studio privato a Manhattan.
Siamo a New York all’Hotel Plaza insieme a mia figlia stiamo festeggiando il suo quarto compleanno.
 Reneesme adora questo posto infatti ad ogni ricorrenza pranziamo o ceniamo qua.
Ora siamo seduti ad un tavolo e stiamo aspettando che ci portino in menù.
Reneesme è molto mogia oggi forse la recente influenza l’ha indebolita molto.
Il cameriere ci consegna il menù.
“Allora principessa, cosa vuoi mangiare?” chiedo e lei molto pigramente mi risponde.
“Voglio il Chicken Wings”
Ordino tutto al cameriere. Ma ad un certo punto vedo mia figlia barcollare e sbiancare in volto. Velocemente mi alzo dalla sedia e la afferro prima che cada dalla sedia su cui è seduta. Chiedo al cameriere di portarmi il conto, pago velocemente e con mia figlia tra le braccia mi dirigo alla macchina.
Compio azioni meccaniche e molto velocemente arrivo al Presbyterian Hospital.
Reneesme sembra in uno stato di dormiveglia. E la paura che le possa succedere qualcosa di brutto mi attanaglia lo stomaco.
Velocemente parcheggio al primo posto e non mi interessa niente se rimuoveranno la macchina l’unico pensiero fisso nella mia testa è che tutto vada bene.
Entro altrettanto velocemente dentro la struttura ospedaliera e una dottoressa mi aiuta a metterla su una barella. Ci raggiungono altri medici o infermiere e di corsa spingono la barella dentro i vari corridoi.
Piango ed è anche inutile cercare di fermare le lacrime. Ho paura e sono sola. Sono sola e non c’è nessuno che mi consola.
Continuo ad inseguire la barella su cui è sdraiata mia figlia.
“Signora mi dispiace ma non può entrare!” mi dice un dottore.
“La prego mi faccia passare. Sono la madre della bambina!” rispondo cercando di trattenere i singhiozzi che mi stazzo spezzando il petto che la violenza che hanno.
“Mi dispiace signora ma dobbiamo visitare sua figlia e non la posso fare entrare ma appena posso le farò avere notizie. Ora mi scusi ma devo proprio andare.” Detto questo se ne va ed entra velocemente nella sala dove pochi minuti prima è entrata la mia bambina.
Sfinita psicologicamente e fisicamente mi butto come un corpo senza vita sulla sedia di plexiglass presente in quella asettica e bianca sala d’attesa di quel maledetto ospedale.
Non so quanto tempo sia passato forse ore, minuti o pochi secondi ma in questi casi il tempo è un gran nemico. Più tempo passa più la tua preoccupazione sale ed è così orribile non sapere niente.
Dopo quel che a me sembra una vita la porta si apre ed esce un dottore. Ma non un dottore qualsiasi. No. Quel dottore che ha appena varcato la porta insieme ad un infermiera che mi sta indicando è Carlisle Cullen. Quello che per me era come un secondo padre. Non appena l’infermiera mi indica lui alza la testa e mi vede. Non saprei descrivere la sua espressione è un misto tra: incredulità, stupore, gioia e infine tristezza.
Mi avvicino lentamente. Adesso non ho tempo di pensare alle conseguenze di questo incontro devo solo pensare alla salute di mia figlia.
Faccio un ulteriore passo avanti e si avvicina anche lui stavolta.
La sua espressione non è affatto cambiata ed io ho paura che lui capisca qualcosa. Ho paura che lui capisca tutto. Ho paura che lui non lo sapesse. Ho paura che quello stronzo di suo figlio non gli abbia detto niente. Ma dalla sua espressione non lo riesco proprio a capire.
Si avvicina e mi abbraccia. Un gesto un tempo così spontaneo e naturale ma ora non più. Mi irrigidisco immediatamente e lui deve essersene accorto perché si stacca altrettanto immediatamente da me.
“Bella… Sei la madre di Reneesme” non è una domanda ma la sua è una affermazione. Abbasso lo sguardo ma lo rialzo velocemente. Non ho tempo né voglia per parlare di altro adesso l’unica cosa di cui mi importa veramente è della salute di mia figlia.
“Carlisle ti prego poi ne riparliamo adesso non è il momento, l’unica cosa di cui adesso voglio parlare è della salute di mia figlia. Quindi ti prego mi puoi dire qualcosa riguardo Reneesme…” dico con le lacrime che premono per uscire dai miei occhi color cioccolato.
Carlisle mi guarda preoccupato ma fortunatamente acconsente alla mia richiesta ed evita eventuali domande scomode.
“Bella la bambina ha una normale infiammazione dell’appendice ma dobbiamo operarla subito o rischia di andare in peritonite. Per cui adesso vai in accettazione e compili i moduli sull’assicurazione sanitaria e il questionario cheti darà la segretaria. Io adesso l’ha avviso tu digli che ti mando io. Appena ha finito mi porti i moduli compilati e poi procediamo. Sei hai domande da fare puoi farmele dopo l’operazione. Comunque non ti preoccupare ci sarò anche io in sala per visionare l’intervento. E ti posso assicurare che è un intervento di rutine e poi il chirurgo che opererà tua figlia è uno dei più bravi di quest’ospedale.” Disse con tono medico e professionale ma no mi sfuggì una nota di rammarico.
Feci come mi disse e un’ora dopo ero davanti la porta della sala operatoria. Mia figlia era dentro quella maledetta sala operatoria da quasi mezz’ora e stavo aspettando che qualcuno varcasse quella porta per sapere se era andato tutto bene.
Forse erano passati pochi minuti o poche ore quando vidi uscire Carlisle seguito da un altro medico. Si avvicinarono.
“Buongiorno Signora Swan. Sono James Culligan, il chirurgo che ha operato sua figlia. L’intervento è andato bene adesso dobbiamo solo aspettare che l’effetto dell’anestesia svanisca e poi sua figlia si sveglierà. Se vuole vederla può andare nella sua stanza e aspettare lì il suo risveglio. Se ha eventuali domande da farmi sarò lieto di risponderle il più dettagliatamente possibile.” Disse il dottore con tono professionale.
“No non ho domande da farle. Però vorrei ringraziarla di cuore per quello che ha fatto.” Dissi io con il sollievo di sapere che tutto era filato liscio.
“Si figuri Signora Swan questo è il mio lavoro. Se adesso mi vuole seguire la accompagno nella stanza di sua figlia” disse il dottore. Ma io non potevo andare da mia figlia perché anche se avevo fatto di tutto per non darci troppo peso l’ho sentivo lo sguardo di Carlisle su di me. E lui più di tutti meritava una risposta.
“L’ha ringrazio dottor Culligan ma prima devo parlare con il dottor Cullen.” Dissi io guardando Carlisle che certamente non si aspettava che io gli dovessi parlargli.
“Va bene allora l’ha accompagnerà il dottor Cullen nella stanza di sua figlia. Adesso vi lascia. Arrivederci Signora Swan. Dottor Cullen.” Disse il dottor Culligan salutando sia me che Carlisle con una stretta di mano.
Mi girai verso Carlisle. Lui mi fece segno di seguirlo. Arrivati nel suo studio mi accomodai su una delle due sedie poste di fronte la scrivania. Si accomodò anche lui ma inaspettatamente si accomodò nella sedia accanto alla mia e non al di là della scrivania. Mi prese le mani, che continuavo a contorcere sul mio grembo, tra le sue. Non mi mise nessuna fretta solamente cercava di infondermi coraggio con la sua stretta delle mie mani. Non potevo continuare a tenermi questo segreto dentro, non dopo tutti questi anni. Era giusto che lui e la sua famiglia sapessero quello che aveva avuto il coraggio di dire e di fare il loro figlio e fratello. Carlisle aveva il diritto di sapere che quella era sua nipote. Presi un profondo respiro e iniziai a raccontare tutto. Iniziai a raccontare gli ultimi quattro anni e mezzo della mia vita.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Prima O Poi Il Passato Va Affrontato - Parte 2 ***


Ciaooo :)). Sono ritornata con il nuovo capitolo. Ma prima di passare a parlare di questo capitolo ci terrei molto a ringraziare tutte le persone che seguono questa storia. Ringrazio Giova71 per la sua bellissima recensione, un bacio :*. Vorrei anche ringraziare tutte le persone che hanno inserito la storia tra i preferiti, i seguiti e i da ricordare. Siete stupendi e vi ringrazio  di cuore davvero. Adesso passiamo al capitolo. Bhè questo è la seconda parte del capitolo 1 e in questo capitolo come nell'altro ci saranno molte emozioni. Adesso vi lascio al capitolo. Spero vi piaccia e aspetto le vostre recensioni. Un bacio a tutte :*. Ci sentiamo la settimana prossima. Ciaooo :)). Fastenia_93.

 

                               ...If Two Souls Are Destinated Always Meet…

                                                                      …Capitolo 2… 

                                                …Prima O Poi Il Passato Va Affrontato – Parte 2…

Pensavo che dire la verità ad una persona che in tutta questa storia ha un ruolo importante potesse essere peggio. Pensavo che rivivere quel bruttissimo, per un certo verso ma anche bellissimo, periodo potesse farmi soffrire e potesse farmi provare le stesse emozioni che provavo un tempo. Ma sorprendentemente così non è stato. Certo la rabbia, la delusione, la tristezza la provo ancora tutt’oggi ma no per me ma per mia figlia che non avrà mai l’occasione di conoscere suo padre. Certe volte mi viene l’istinto di cercarlo e di sbattergli in faccia tutto il ribrezzo, la delusione e la rabbia che il suo comportamento di quattro anni e mezzo fa mi fanno e vorrei che nonostante tutto il male che mi ha fatto conoscesse quella splendida bambina che lui stesso ha rinnegato a quel tempo. Quella creatura che se avessi seguito il suo consiglio adesso non starebbe giocando con la sua bambola seduta in un letto d’ospedale.
Reneesme ha sempre saputo tutto della famiglia di suo padre. Ha sempre saputo chi erano i suoi nonni: Esme e Carlisle, i suoi zii: Emmet e Rosalie, Alice e Jasper, e sa tutto anche di suo padre.
Quando mi chiese per la prima volta perché lei avesse solo la mamma non ce l’ho fatta a dirgli che suo padre non la voluta. Così le ho detto che dove lavora è molto difficile telefonare e che non può venire a trovarla perché prima deve salvare dei bambini che sono meno fortunati di lei ma che non per questo le vuole un sacco di bene. Forse ho sbagliato a raccontarle questa bugia ma non potevo dirle che suo padre mi ha chiesto esplicitamente di ucciderla. E non volevo che mia figlia soffrisse per un uomo che non merita neanche di essere chiamato tale. Quindi ho preferito mentirle e farle credere che il suo papà è un eroe e che la vuole tanto bene. Probabilmente quando sarà più grande e saprà la verità mi odierà o forse no, con il tempo si saprà.
Insomma lei conosce che volto hanno in suoi parenti più prossimi grazie alle fotografie che le ho fatto vedere e sa anche molte cose su di loro grazie ai ricordi che le racconto.
Se riperso alla discussione avuta con Carlisle nel suo studio ieri pomeriggio non posso evitare di sentirmi in colpa quando non dovrebbe essere così. La sua reazione è stata come me l’ha aspettavo. Si è infuriato a morte con suo figlio tanto che lo stava chiamando per fargli prendere il primo aereo e farlo ritornare a casa per fargli una ramanzina esemplare. Ma dopo averlo pregato che non ne sarebbe valsa la pena e dopo avergli detto di lasciare le cose per come stanno ha desistito e ha continuato a scusarsi a nome di suo figlio, anche se non ce n’era assoluto bisogno. Poi mi ha chiesto se avessi bisogno di qualcosa e infine mi ha invitato a casa sua con la bambina per farla conoscere anche al resto della famiglia. Ovviamente sempre se avrei voluto andarci. All’inizio ero stata sfuggente e vaga ma dopo che mi ha detto che lui non c’era, e che è in viaggio di lavoro per un congresso e che rientrerà la tra un mese, ho accettato e io e Reneesme saremmo andate a cena appena la piccola sarà dimessa dall’ospedale.
Vengo distolta dai miei pensieri da quell’angelo di mia figlia.
“Mamma quando usciamo da quetto butto posto? Io mi annoio.” Dice mia figlia con la sua voce angelica. Non posso fare a meno di sorridere. Ogni volta che la guardo mi ritengo la donna più fortunata del mondo.
“Amore non ti preoccupare presto usciamo da qui e poi andiamo in un posto bellissimo in cui sicuramente sarai amata, coccolata e viziata a più non posso” risposi io e sapevo che dando questa risposta avrei stuzzicato la sua curiosità.
“Mamma ma dove andiamo? E chi mi coccola e vizia? Chi sono quette pessone?”
Infatti…
“Amore lo saprai domani sera adesso riposa che è tardi. Vuoi la favola della buona notte?” dissi io notando che effettivamente era abbastanza tardi per una bambina di quattro anni.
“Va bene aspetto. Adesso mi racconti la favola di Biancaneve?” disse lei
“Certo amore mio. Adesso sdraiati e chiudi gli occhi.” Fa come le dico e man mano che leggo la storia si addormenta. Le do una bacio sulla fronte e le accarezzo i capelli. Cullata dal suo respiro lento e dal suo odore di miele e fragole mi addormento anche io.
Reneesme è sana come un pesce e da questa mattina è a casa. È pomeriggio inoltrato quando usciamo di casa per recarci a Villa Cullen. Durante il viaggio neanche mia figlia che canta le canzoni di Taylor Swift riesce a distrarmi dai miei pensieri. Con Carlisle siamo d’accordo che lui diceva a tutti che stasera a cena ci sarebbero stati due ospiti in più ma che l’identità di questi ospiti era una sorpresa e io mi dovevo solo limitare a presentarmi con Reneesme a cena e presentarla al resto della sua famiglia. Ecco la parte più difficile sempre a me tocca ma in un altro modo non si poteva fare.
Ho appena parcheggiato sul vialetto di Villa Cullen e mi tremano persino le mani. Come se non li conoscessi e avessi paura che mi caccerebbero da casa loro. Prendo Reneesme per mano che stranamente non fa domande come suo solito. Suono il campanello e aspetto che mi aprano. L’ansia sta salendo a livelli incredibili ma si annulla quando sulla porta vedo Carlisle sorridermi.
“Ciao Bella. Vieni accomodati sono tutti in salotto.” Dice abbracciandomi calorosamente. Poi si volta verso Reneesme che lo fissa insistentemente. Forse lo ha riconosciuto ma non credo perché l’ultima volta che le ho fatto vedere le foto dei suoi nonni aveva appena 2 anni.
Carlisle rimane fermo e non accenna a muoversi e come se fosse abbagliato e allora decido di intervenire.
“Carlisle ti presento Reneesme.” Dico prendendo in braccio la piccola per farla arrivare alla sua altezza.
“Reneesme ti presento Carlisle. Lui è come un secondo papà per me.” Dico spiegando a mia figlia il legame che ho con lui. Carlisle mi chiede se la può prendere in braccio e così fa.
Appena varchiamo la porta del salone sono tutti lì che ci aspettano. Le loro espressioni sono un miscuglio di sorpresa, incredulità, gioia, stupore, felicità. Insomma ovviamente non si aspettavano che fossi io l’ospite a sorpresa. Ma appena notano Reneesme non riesco a decifrare le loro espressioni. Però una cosa è certa si aspettavano di tutto tranne me con una bambina che è l’esatta fotocopia di Edward e penso che alla fine non servano tante parole quando già la somiglianza è lampante.
Mi avvicino lentamente.
“Ciao.” Sussurro con la testa bassa come se mi vergognassi e penso che nessuno mi abbia sentito. Ma quando mi ritrovo stretta tra delle grandi braccia che appartengono evidentemente ad Emmett un po’ mi rilasso.
“Bellina quanto tempo. Mi sei mancata così tanto in questi anni.” Dice lui stringendomi forte a sé, alzandomi da terra e facendomi volteggiare in aria. Per lui ero come una sorellina piccola e per me lui era come un fratello.
“Emmett mi sei mancato tanto anche tu – dico commossa – ma adesso mettimi giù!” strillo facendo ridere tutti.
Appena mi mette giù non posso fare a meno di sorridere. Mi si avvicina anche Alice e dopo avermi sgridata per non essermi fatta viva in tutti questi anni mi dice che mi punirà con una giornata di shopping selvaggio. Ed è la stessa cosa che mi dice anche Rosalie. Mentre con non servono parole lui mi ha sempre capito con uno sguardo, abbraccio anche lui dicendogli di volergli bene.
Ma adesso c’è la parte che un po’ mi intimorisce: salutare Esme e lei per me è stata come una seconda madre. Non mi dà neanche il tempo di parlare che mi stringe in un abbraccio e inizia a piangere.
“Oddio non ci posso credere che la mia bambina sia tra le mie braccia. Finalmente non vedevo l’ora di rivederti. Non sai quanto ti abbiamo cercata e aspettata.” Dice continuando a piangere e io non sono da meno.
Dopo i saluti ci mettiamo a tavola con la promessa che avrei detto loro la verità dopo la fine della cena. Non posso fare a meno di notare come Reneesme si trovi a suo agio con delle persone che ha conosciuto solo attraverso le foto e i miei racconti ma di cui probabilmente non ricorda molto. Durante la cena parliamo di cosa ho fatto in questi ultimi anni della mia vita evitando l’argomento “padre di Reneesme”.
Siamo seduti in salotto a gustarci la famosa torta al cioccolato di Esme. Ed è inutile tirarla per le lunghe quando io non ho nessuna colpa. Ed è giusto che loro sappiano.
Racconto tutto quello che ho raccontato a Carlisle. Dai test di gravidanza in bagno al parto. E poi tutta la vita di Reneesme.
Sono tutti sconvolti dalle mie parole e fanno fatica a crederci come a volte ancora fatico io a crederci.
Nessuno ancora ha detto una sola parola. Durante il mio racconto nessuno mi ha interrotto e più ascoltavano più sconvolti erano, almeno nella parte in cui ho descritto in comportamento di Edward ma quando ho raccontato di Reneesme sembravano quasi più sollevati. Ma ancora nessuno parla.
La prima ad avere una reazione è Esme.
“Scusaci Bella per non essere stati presenti duranti questi anni che per te sono stati enormemente difficile e scusaci per il comportamento sconsiderato di quell’uomo che dovrebbe essere mio figlio ma che dal tuo racconto non riconosco più. Scusaci e perdonaci se puoi.” Dice con le lacrime agli occhi. Come fanno a credere che sia stata colpa loro non ho nulla da perdonargli o da scusargli, non hanno sbagliato loro.
“Esme io non devo perdonarvi né scusarvi di niente perché voi non avete nessunissima colpa. Voi non avete fatto niente e non potevate starmi accanto quando non ne sapevate niente. Anzi dovreste essere voi a scusarmi per non avervi fatto conoscere prima Reneesme. Però ne sarei immensamente felice se la accettaste come vostra nipote.” E dicendo queste parole non posso fare a meno di piangere e farmi stringere dal suo abbraccio.
Siamo ancora stretti in questo abbraccio quando sentiamo che Emmett ha la stessa reazione che ha avuto Carlisle e anche Jasper reagisce allo stesso modo. Mentre Rosalie e Alice si avvicinano per scusarsi ma io le rassicuro come ho fatto con Esme mentre con Jasper ed Emmett uso la stessa tecnica che ho usato con Carlisle.
Veniamo distratti da Reneesme che mi chiede perché piango. E colgo l’occasione di fare le dovute presentazioni. Prendo Reneesme in braccio.
“Reneesme ti devo presentare delle persone che sia per te che per me sono davvero importanti. Ricordati che su di loro potrai sempre contare. Allora lei è tua nonna Esme – dico avvicinandomi ad Esme che è commossa dal mio gesto – lui è tuo nonno Carlisle – dico avvicinandomi a Carlisle che mi sorride commosso – mentre lui è tuo zio Emmett sembra un orso e fa paura ma invece è dolce come Winnie The Pooh e ti farà ridere un sacco – dico avvicinandomi ad Emmett che ride come un matto per la descrizione che gli ho affibbiato – invece lei è zia Alice devi sapere che lei è una patita cronica della moda sono sicura che ti comprerà un sacco di vestitini all’ultima moda – Alice mi sorride e i suoi occhi sono lucidi di emozione – loro invece sono zia Rose e zio Jasper, zia Rose è anche lei una patita della moda e farà le stesse cose di zia Alice mentre lo zio Jasper è quasi come lo zio Emmett giocherellone quando serve ma ti capisce solo guardandoti negli occhi.” Rose mi sorride commossa e anche Jasper è molto toccato dal mio gesto.
“Reneesme ricordati che loro ti vorranno sempre bene e anche tu adesso fai parte di questa famiglia.” Dico baciando mia figlia sulla fronte.
Pensavo che mia figlia fosse più scostante con i suoi parenti mentre sorprendentemente si avvicina a Carlisle ed a Esme.
“Nonna e nonno vi posso chiamare cotì?” dice mi figlia con una semplicità unica.
Loro rispondono subito di si e la prendono in braccio. La stessa cosa succede con i suoi zii e le sue zie. Alice parte subito alla carica organizzando un’altra giornata di shopping selvaggio per Reneesme e sono valse a poco le mie protese ma lei mi ha liquidato che doveva recuperare 4 anni in cui non ha potuto viziare sua nipote.
Guardo mia figlia e la vedo felice e non posso fare a meno di sorridere ed essere felice. L’unica cosa che la renderebbe la bambina più felice della terra è avere il suo papà e darei di tutto per far sì che sia così.
Mia figlia notando il mio sguardo e le mie lacrime mi si avvicina. Mi abbasso alla sua altezza e lei mi asciuga le lacrime.
“Non piangere mamma. Non ti preoccupare ti voglio bene anche a te.” Con queste poche parole fa ridere di cuore sia me che il resto delle persone presenti.
“Lo so amore mio. Ti voglio un mondo di bene.” Dico facendole il solletico con tutti i baci che le sto dando.
E farò di tutto per lei. Per non farle sentire la mancanza di una figura paterna.
Perché lei è la mia unica ragione di vita.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Quando Meno Te Lo Aspetti ***


Ciaoo a tutte scusate per il giorno di ritardo ma con l'inizio della scuola questo è un periodo un po' troppo impegnato. Però sono riuscita lo stesso a trovare un po' di tempo per scrivere il capitolo. 
Questo è un capitolo di fuoco... Non vi dirò molto perchè non voglio rovinarvi l'effetto sorpresa. Anche se probabilmente leggengo il titolo e questa mia breve introduzione penso che abbiate capito qualcosa.
Quindi non mi dilingo molto in spiagazioni questa volta ma non manco di augurarvi buana lettura e buon divertimento. Spero che anche questo capitolo vi piaccia. 
Aspetto costantemente le vostre recensioni per sapere come è secondo voi la storia o anche per un commento o un consiglio.
Ringrazio Giova71 per la sua bellissima recensione.
Ancora Buon Divertimento...
Alla settimana prossima...
Ciaooo :))
Fastenia_93 




…If Two Souls Are Destinated Always Meet…

 
…Capitolo 3…

 
…Quando Meno Te Lo Aspetti…

 
Ieri sera io e Reneesme siamo rimasti a dormire a Villa Cullen perché troppo stanche per affrontare un viaggio in macchina anche se nella stessa cità. Dopo varie insistenze di Esme ho accattato e io e Reneesme abbiamo dormito nella stanza degli ospiti. Esme ha insistito per farmi rimanere anche oggi a pranzo.
Sono appena le 11 di mattina e sto aiutando Esme a cucinare. Mi è sempre piaciuta la sua cucina ed è grazie a lei se ho imparato a cucinare qualcosa di più complicato delle lasagne.
“Esme allora cosa cuciniamo oggi? Facciamo dei piatti italiani. Non so se ricordi ma io adoro la cucina italiana ed anche Reneesme ne va pazza.” Dico mettendomi il grembiule. Lei mi sorride amorevolmente.
“Va bene tesoro non ti preoccupare se è per fare felice te e la piccola per me è un onore cucinare tutto quello che vuoi” dice lei accarezzandomi una guancia. L’ho sempre considerata come la mia seconda mamma specialmente nel periodo in cui mi sono trasferita da Phoenix a Forks, lei mi è stata sempre vicina ma mai troppo invadente.
“Esme potresti fermarti un attimo dovrei parlarti di una cosa importante.” Dico attirando la sua attenzione e lei mi guarda con un aria preoccupata.
“Io… Si… Insomma… Ho vista la reazione che avete avuto tutti ieri sera dopo aver saputo la verità su quello che è successo quattro anni fa e mi dispiacerebbe che a causa del suo comportamento sbagliato,certo non lo metto in dubbio, voi lo trattaste male. Lo so che probabilmente io sto parlando a suo favore ma quando si ama anche se il comportamento è stato deplorevole si vuole solo il bene di quella persona. Ecco si io vorrei che quando lui ritorna a casa lo trattaste come avete sempre fatto. Non voglio che lo costringete a prendersi le sue responsabilità perché qual’ora lo volesse fare basta che mi cercasse e non mi opporrei mai se lui volesse conoscere sua figlia. Anche se credo che se non l’abbia voluta quattro anni fa e vedendo che in tutti questi anni non l’ha cercata penso che quel momento che tanto spero non arriverà mai.” Dico guardandola dispiaciuta. Perché anche se in questi 4 anni l’ho detestato in ogni modo possibile ed immaginabile nei momenti di maggiore sconforto l’ho sempre voluto vicino.
“E’ davvero un grande gesto da parte tua volere il suo bene da dopo tutto quello che ti ha fatto. Ti posso assicurare che io e Carlisle lo tratteremo come sempre anche se credo che non tutto sarà come una volta. Con i ragazzi non so come sarà perché anche tu li conosci bene quanto li conosco io. Adesso vorrei farti una domanda ma non vorrei essere indiscreta quindi capirò bene se non vorrai rispondermi e non mi offenderò.” Dice lei e io non posso fare a meno di annuire anche se un po’ d’ansia ce l’ho.
“Tu ami ancora Edward?” ecco questa domanda non me l’ha aspettavo proprio. E adesso cosa rispondo?! Maledizione! Una cosa è sicura l’ho odiato quando mi ha detto quelle cose al telefono dove mi chiedeva di uccidere il sangue del suo sangue e non potevo neanche sentire il suo nome che mi provocava una voragine nel petto. Però appena è nata la piccola non ho potuto più odiarlo perché avevo la sua fotocopia sempre davanti gli occhi e in quel momento mi sono detta che se non avrei avuto più lui avrei avuto con me sempre una sua parte. Quindi si in un certo senso lo amo ancora o forse e solo affetto quello che provo. Esme ha ripreso a cucinare ma noto che ogni tanto mi lancia qualche occhiata perché in effetti sono rimasta immobile alla sua domanda ma non per paura ma per poter mettere chiarezza nei miei sentimenti.
“Si lo amo ancora perché non posso odiarlo quando ho una sua parte che di più non potrebbe assomigliargli.” Dico con lo sguardo perso nel vuoto. Lei mi sorride e mi abbraccia. Continuiamo a cucinare parlando di altro.
Il pranzo è stato favoloso proprio come lo ricordavo. La cucina di Esme è sempre stata la migliore ed è grazie a lei se ho imparato a cucinare dei manicaretti da leccarsi i baffi.
Siamo ancora a tavola a prendere il dolce, a chiacchierare e a scherzare come ai vecchi tempi quando dalla sala da pranzo si sente una porta che viene chiusa e una voce che, anche se a distanza di anni, riconoscerei ovunque.
Quella voce di cui mi sono innamorata.
Quella voce, un tempo, dolce e melodiosa.
Quella voce che un tempo i sussurrava parole dolci.
Quella voce che un tempo si emozionava quando mi diceva “ti amo” o “ti amerò per sempre”.
Quella voce che appena sentivo il mio cuore sembrava volermi uscire dalla gabbia toracica per la gioia che provavo.
Quella voce che solo ad udirla mi sta mettendo ansia, paura e terrore addosso.
“Mamma, papà…” continua ad urlare quella voce avvicinandosi alla sala.
Io, come il resto dei presenti, sono rimasta paralizzata sulla sedia. L’unica che, fortunatamente, non sembra essersi accorta della gravità della situazione è Reneesme che continua a giocare indisturbata con la sua bambola preferita.
Mi accorgo che è arrivato nella stessa stanza in cui mi trovo perché, ancora dopo tanti anni, riesco a percepire l’effetto che ha il suo sguardo su di me. Per la paura non riesco ad alzare lo sguardo e affrontare il suo. Non so bene cosa mi spaventa di più. Ma la cosa che non vorrei che accadesse è che lui possa fare qualcosa per far soffrire mia figlia che si trova a neanche un metro da lui. E sono sicura che la sta guardando.
Pov Edward
Ah…!! Finalmente questo benedetto convegno è finito. Grazie a Dio è finito molto prima del previsto a causa di alcuni inconvenienti tecnici e burocratici. Io l’ho sempre detto che la burocrazia è una brutta bestia per la medicina.
Adoro il mio lavoro ma odio stare ore e ore seduto ad ascoltare medici di alto livello e, senza ombra di dubbio, bravissimi nel loro lavoro da cui io stesso imparerei volentieri ma ho sempre preferito la pratica alla teoria. Anche al college era così. Avevo sempre ottimi voti agli esami e anche alla tesi ho riscosso molto successo. Ma studiavo solo per distrarmi dal dolore e perché pensavo che affermarmi nel mondo di lavoro mi avrebbe aiutato a non pensare al casino che sono riuscito a creare con una telefonata.
Sono stato così coglione da perdere l’unica cosa più bella e più importante della mia vita.
E se quel giorno non fossi stato così impulsivo…
E se quel giorno fossi stato sincero…
E  se quel giorno non mi fossi preso di paura…
E se quel giorno fossi stato così reattivo da svegliarmi subito e correre…
E se non avessi detto determinate cose…
Ma con i “se” e i “ma” non si va da nessuna parte. Quel che ho perso non so se mai lo ritroverò. E se rimarrò solo a vita con la donne diverse ogni notte sarà solo colpa mia e della mia stupidità. Mi rimane solo il sogno più grande e l’illusione che magari adesso sarei felicemente sposato con la donna che amo tutt’ora e magari avrei un figlio o più di uno. Ho sempre rimpianto quello che ho perso per colpa mia.
 Dopo un estenuante viaggio, prima in aereo e poi in taxi, arrivo di fronte la villa dei Cullen. Noto che nel vialetto che porta alla scalinata che precede la porta una Aston Martin Vanquish V12. Indubbiamente è una bellissima macchina di grossa cilindrata, sicuramente apparterà a dei colleghi di mio padre che saranno invitati a pranzo come spesso accade. Scaccio questi pensieri inutili dalla mia mente e mi accingo ad entrare per poter riposare almeno un paio d’ore.
Quanto tempo che non stavo a casa, quanto tempo che non sentivo il profumo di casa mia, il profumo delle fantastiche torte al cioccolato preparate da mia madre… Troppo tempo anche se solo per un mese più o meno probabilmente sarà poco per altri ma si sa come dice quel famoso detto “casa dolce casa”.
Ma perché oggi sparo queste cazzate?!
Forse sarà la stanchezza. E forse e meglio che vado a riposarmi perché sono veramente stanco.

Sento un vociare dalla sala da pranzo e mi dirigo verso la stanza.

Ma quando entro non mi sarei mai aspettato di trovarmi chi ho davanti agli occhi. Tutto ma lei non può essere davvero lei. Tutto ma lei non può essere la persona che ho davanti gli occhi. La stanchezza può causare le allucinazioni?!.
Rimango a fissarla per un tempo che sembra infinito, nessuno nella stanza ha il coraggio di dire qualcosa men che meno io o lei. Nessuno dei due ha il coraggio di parlare. L’unico rumore che, dopo un lunghissimo lasso di tempo, si sente è la voce di una bambina.
Una bambina che è la mia fotocopia esatta e non ho bisogno di una conferma da un test di DNA per sapere che quella splendida creatura è mia figlia. Quella figlia che a quel tempo non ho voluto, quella figlia che io volevo far uccidere. E’ davvero straordinario sapere che tu sei l’artefice di tale bellezza ma che per colpa tua non puoi esserne orgoglioso.
“Mamma dov’è Teddy?.” chiede la piccola. Dio la sua voce è come quella di un angelo: dolce, melodiosa, tenera, da bambina…
Bella sembra come risvegliarsi da un sogno o molto probabilmente da un incubo, vista la situazione in cui ci ritroviamo. Distoglie lo sguardo dal mio e si abbassa all’altezza della piccola. Non sento più quello che si dicono perché sono talmente affascinato da loro due che mi disconnetto dalla realtà.
Vengo distratto dal mio bellissimo sogno ad occhi aperti da qualcuno che mi tira la gamba del pantalone. Abbasso lo sguardo e con mia grande sorpresa, stupore e meraviglia mi ritrovo con due paia di occhi verdi come smeraldi esattamente uguali ai miei. La sua espressione facciale è come un punto interrogativo. E’ davvero buffissima. Mi verrebbe voglia di prenderla in braccio, baciarle tutta la faccia e per ogni bacio sussurrarle il bene che le voglio. Ma se lo facessi sicuramente verrei ucciso da qualcuno dentro questa stanza.
“Chi tei? Ieri tera non c’eri alla cena.” Mi chiede mia figlia con ancora quell’adorabile espressione buffa. E adesso cosa le rispondo?! Non posso mica dirle chi sono realmente! Le causerei uno shock sicuramente e altrettanto sicuramente verrei ucciso da qualcuno qui dentro. La piccola continua a guardarmi aspettando una mia risposta.
“Io… Io sono… Edward.” Non posso fare a meno di balbettare.
“Ciao Edward, piacere io sono Reneesme Swan.” Dice tendendomi la mano con tono quasi professionale. Mi verrebbe così tanta voglia di ridere ma non posso permettermelo per non offenderla. Anche se involontariamente un piccolo sorriso mi scappa.
E ancora una volta non posso fare a meno di sentirmi in colpa e di maledirmi per quello che ho fatto in passato.
Alzo lo sguardo e noto Bella con gli occhi lucidi e un piccolo sorriso le increspa le labbra.
Penso che magari ancora avrò una possibilità con lei per costruire quello che io ho distrutto ma non voglio illudermi. Se mai dovesse accadere una nostra futura unione stavolta non commetterò gli stessi errori.
Perché se c’è una cosa che ho imparato da tutto quello che è successo è che se vuoi e puoi le cose si risolveranno sempre. Anche se nel frattempo soffrirai, cadrai ma poi avrai sempre la forza emotiva e fisica di rialzarti a testa alta.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Tutto Cambia Quando Sai La Verità ***


Ciaoo a tutte :)). Finalmente sono ritornata. Mi scusa per questo enorme ritardo ma con la scuola e i vari impegni non trovavo mai il tempo per finire il capitolo. Vi annuncio che questo è un capitolo di fuoco. E' un capitolo molto pieno di rivelazioni ma non voglio dirvi altro per non rovinarvi la sorpresa.
Ho notato che le recensioni sono leggeremente aumentare e di questo ne sono enormemente felice. Vi ringrazio di cuore a tutte le persone che seguono la storia. Grazie.
Adesso vi lascio al capitolo. Buona lettura e spero vi piaccia. Al prossimo capitolo che vi prometto scriverò e pubblicherò molto presto, impegni permettendo. Ciaoo :)). Fastenia_93.


… If Two Souls Are Destinated Always Meet…


…Capitolo 4…


…Tutto Cambia Quando Sai La Verità…


 
POV Bella
 
NO. Non può essere possibile. Mi sembra tutto un sogno anzi per certi versi un incubo. Per tantissimo tempo ho provato ad immaginarmeli insieme, nella stessa stanza, mentre parlavano o giocavano. Ma la realtà ha superato anche il mio più bel sogno sul loro primo incontro.
E vederli lì a stringersi la mano mi fa scoppiare il cuore di gioia. E’ come se quasi non ci credessi. Non posso fare a meno ad un mio sorriso di incresparmi le labbra e ad i miei occhi di diventare lucidi. Una lacrima solca il mio occhio ma la scaccio via velocemente. E quando lui alza lo sguardo su di me è impossibile non guardarlo negli occhi. Non riesco a leggere cosa prova nei suoi occhi ma sono sicura al cento per cento che ho visto un luccichio strano che non saprei definire. E come posso sapere quello che pensa quando già una volta il suo parere è stato più che chiaro.
“Scusate…” mormoro andando velocemente verso le scale ed entrando in bagno. Una volta chiusa dentro, do libero sfogo alle mie lacrime. Lacrime di dolore ma anche di gioia. Dolere perché dopo tutto questo tempo la ferita che lui con le sue parole ha inflitto al mio cuore brucia ancora come se non si fosse mai rimarginata. Gioia perché ho sempre sperato e sognato dentro me un loro incontro o una sua probabile comparsa nelle nostre vite.
Ma l’orgoglio c’è e freme dal desiderio di avere vendetta. La mia autostima dopo di all’ora si è abbassata notevolmente e adesso prima di riaccettarlo nelle nostre vite lo farò penare. Parola di Isabella Swan. Prima di farlo riavvicinare a mia figlia gli farò un bel discorsetto che lo farà tremare di paura.


POV Edward

E’ scappata dalla stanza con una velocità incredibile. E non posso non capirla è ovvio che la mia presenza la urta ma, se voglio almeno esserle amico per riacquistare la sua fiducia e per stare accanto a mia figlia, devo darle il tempo necessario per metabolizzare la mia ricomparsa dopo tutti questi anni e dopo quello che è successo.
La piccola è stata richiamata da mia sorella Alice e da mia cognata Rosalie per andare a giocare nell’altra stanza. Guardo i miei genitori e le loro espressioni non promettono nulla di buono. Emment sembra voglia uccidermi con lo sguardo mentre Alice, che rientra in soggiorno, se potesse il suo sguardo mi annienterebbe.
Bella nel frattempo e scesa e mi si para davanti. Nel suo sguardo noto determinazione, orgoglio represso e tanta rabbia. Mi sento un po’ intimorito da tutti loro. Ora capisco che con la cazzata che ho fatto rischio di perdere l’unica cosa che mi rimaneva di buono oltre il mio lavoro.
Bella mi punta un dito contro e mi guarda negli occhi con la sua solita determinazione. Una cosa che mi ha sempre fatto innamorare di lei. Tanto timida ma con un potenziale incredibile nascosto che è capace di tirare fuori per combattere per i suoi ideali.
“Stammi bene a sentire, non ti avvicinare a me e soprattutto a mia figlia se non hai intenzioni serie con lei. Se ma tu le dovessi fare scappare anche solo una lacrima ritieniti un uomo morto. Anche non ti chiamo neanche uomo perché con il tuo comportamento non lo sei di certo. Se invece ora che finalmente hai davanti il fatto compiuto vuoi prenderti, non le tue responsabilità perché non credo che tu le voglia proprio ora dopo quattro anni, ma almeno vuoi conoscere quella che è sempre il sangue del tuo sangue e che tu hai avuto lo scempio di chiedermi di ucciderti. Che povero coglione che sei stato ma almeno ho capito la merda di persona che avevo accanto. Per cui fammi sapere che intenzione hai ma sappi che se la sua presenza o la mia ti turba io non posso farti niente per fartela passare ma di certo non impedirò a mia figlia di conoscere il resto dei suoi parenti” con questo suo discorso mi ha fatto sentire proprio una nullità. Esce dalla stanza e ritorna dieci minuti dopo mano nella mano con la bambina. Saluta velocemente tutti ed esce da casa.
Io sono come pietrificato. Immobilizzato sul posto ed è talmente tanta la vergogna che provo che non ho il coraggio di voltarmi e affrontare la mia famiglia.
Fai bene a sentirti una così!.
Grazie coscienza che mi tiri su di morale!.
Mio padre si schiarisce la gola. E questo no  preannuncia nulla di buono. Infatti quando io e i miei fratelli eravamo piccoli se lui si schiariva la gola in un certo modo, come ha fatto adesso, eravamo nei guai.
Mi volto molto lentamente tenendo lo sguardo perché mi vergogno da morire e non ho proprio il coraggio di guadarli in faccia figuriamoci negli occhi.
La prima a parlare è la mamma. E di questo ne sono molto felice. Non è che mio padre sia mai stato eccessivamente severo con me o con i miei fratelli. Anzi sono stati dei genitori modello ed esemplari e se mai avrò la bellissima opportunità di fare il padre prenderò esempio da loro. Anche se visti i miei trascorsi in campo di paternità dubito che questo mai accadrà.
“Edward, tesoro, ci vuoi dire perché ti sei comportato così con quella povera ragazza?” chiede la mamma con la sua solita infinita dolcezza.
“Mamma, papà e anche voi Alice, Jasper, Emmett e Rosalie mi dispiace per quello che ho fatto. Se posso vi vorrei chiedere di non infierire perché sono già 4 lunghissimi anni che mi faccio schifo come persona. Vi prometto che vi spiegherò tutto. E ho anche intenzioni più che serie con la piccola, so che non sarà facile ma le voglio conquistare entrambe. Si perché nonostante tutto quello che ho fatto e che ho detto io l’amo ancora Bella come il primo giorno e amo già dal primo sguardo la piccola Reneesme.” Dico con gli occhi lucidi e il cuore che va a mille. Anche mia madre, mia sorella e mia cognata hanno gli occhi lucidi mentre mio padre, Emmett e Jasper sono letteralmente confusi.
“E allora perché le hai detto quelle cose quel pomeriggio al telefono. Noi sappiamo per sommi capi cosa sia successo tempo fa ma sappiamo quello che ci ha raccontato Bella dal suo punto di vista, noi vorremmo sapere anche tu come ti sia sentito o cosa ti ha spinto a quel gesto. Quindi perché hai detto e fatto quello che è successo? Io mi ricordo come eravate felici, spensierati e pensavo che non vi sareste mai lasciati. Addirittura pensavo che vi sareste anche sposati e avreste avuto anche dei figli ma questo è già successo.” Disse Alice con molto fervore e la posso capire perché da un momento all’altro si è ritrovata senza la sua migliore amica senza un motivo.
Gli altri sono ammutoliti e probabilmente stanno aspettando i miei tempi per fare chiarezza sui fatti.
“Quel pomeriggio penso che no lo dimenticherò mai. E’ stato insieme il più bello ma anche il più brutto della mia vita. Quando Bella mi ha telefonato e ho saputo la notizia ho avuto paura. Non me la sono sentita di fare il padre a quell’età. Avevo l’università, il sogno di diventare uno stimato pediatra ed ero anche preoccupato per lei che stava ancora studiando all’università e che si doveva laureare e non volevo che mettesse da parte il suo sogno di diventare psicologa per badare a nostro figlio o figlia. Lo so che state pensando che sono stato un bastardo senza cuore e che l’ho lasciata da sola nel momento più difficile della sua vita. Ma prima che lei mi telefonasse era successa una cosa che mi aveva messo molta paura addosso. La mattina di quel giorno mi si è avvicinata una ragazza, forse ve la dovreste ricordare,Tanya, e mi si è appiccicata addosso io ho cercato di scansarla ma lei era irremovibile. Più tardo mi sono accorto che mentre lei faceva questo un’altra sua amica ci stava riprendendo con il cellulare. Questo video è stato postato sul sito dell’università per farmi espellere. Ancora dopo anni non ho chiaro il motivo. Fatto sta che ero talmente arrabbiato che ho buttato giù la mia frustrazione su Bella che poverina mi aveva telefonato per dirmi la notizia che avrebbe e che ha cambiato le nostre vite” dico con lo sguardo basso e le lacrime di rabbia e frustrazione che scendono sulle mie guance.
Avverto una mano sulla mia spalla come per darmi coraggio e conforto, alzo lo sguardo e vedo mio padre con gli occhi lucidi incoraggiarmi con un sorriso. La mamma piange, Alice mi guarda incavolata nera e così anche Emmett e Rosalie mentre Jasper ha un’aria contrita in faccia ma poi viene ad abbracciarmi e dopo ci stringiamo in un abbraccio tutti. Questa è la famiglia ed io sono molto fortunato di avere una famiglia meravigliosa come questa.
Quando ci stacchiamo da quell’abbraccio di gruppo è Emmett ha stempiare quell’aria triste con una sua solita battutina.
“Edward davvero complimenti per la piccola, si vede come ci hai dato dentro!” dice e successivamente scoppia in una fragorosa risata. Ma riceve uno scappellotto da sua moglie Rosalie e smette di ridere tastandosi la zona colpita.
“Ma che go detto?!” dice con un’aria innocente.
Scoppiamo tutti a ridere per il loro solito siparietto. Mi sono mancati.
Mamma e papà sono abbracciati e ridono come gli altri e un piccolo sorriso spunta anche sulle mie labbra.
Mi avvicino ad Alice e la abbraccio. So quanto ha sofferto per la “scomparsa” di Bella e sapere che era colpa mia, in questi anni, mi dava ogni volta che la guardavo negli occhi un senso di nausea verso me stesso pazzesco. Ogni volta che ero a casa mia e guardavo i miei genitori o i miei fratelli mi sentivo uno schifo e ancora oggi mi sento così. Credo che non riuscirò mai a perdonarmi.
“So che vi sto chiedendo molto ma per favore siete le persone più care che ho in assoluto e vi pregherei di non odiarmi perché già mi odio io stesso. Non riesco proprio a perdonarmi” dico con le lacrime agli occhi.
“Ma come mai potremmo odiarti sei nostro figlio. Certo non mettiamo in dubbio che hai sbagliato e anche alla grande ma non potremmo mai odiarti. E non potremmo mai scusarti in alcun modo possibile ma ti conosciamo più di quanto ti conosca tu stesso e sappiamo che un giorno tutta questa storia sarà solo un ricordo. Noi speriamo vivamente che tu sia sicuro al cento per cento di prenderti la responsabilità di essere padre di quella splendida bambina che è nostra nipote. Io credo che anche Bella ti perdonerà. Non essere pessimista e abbi fiducia in te e nel prossimo ma soprattutto perdonati” dice mia madre abbracciandomi forte. Io non posso fare a meno di piangere come quando ero un bambino piccolo e mi accoccolavo sulla sua spalla.
Ha ragione mia madre come hanno ragione tutte le persone presenti in questa stanza e che sono a conoscenza di tutta questa storia.
Ora il mio unico obiettivo è riconquistare Bella e farmi accettare da mia figlia. E giuro su quel poco di onore che mi resta che ci dovrò riuscire perché senza di loro non sarò mai un uomo figurarsi se potrei mai sentirmi un uomo completo e soprattutto felice.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Ho Il Potere Di Distruggerti Ma Anche Di Farti Rinascire ***


Ciaoo :). Con enorme sorpresa sono riuscita a scrivere il capitolo molto prima. Ho avuto molte tempo libero a causa del maltempo e quindi con le scuole chiuse per allerta meteo ne ho approfittato per scrivere 3 capitolo. Ovviameti devono essere corretti e non li pubblicherò uno dopo l'altro. Creerò un certo distacco tra loro.
Bhè... Questo capitolo è un capitolo di passaggio ma capitere alcune cose.
Vi ringrazio per le recensioni che la storia sta ricevendo. Sono molto contenta che nonostante sia la prima storia che pubblico vi stia piacendo.
Impegni permettendo dovrei pubblicare il prossimo capitolo intorno martedì o mercoledì. Vi la scio al capitolo. Spero vi piaccia. Buona lettura. Alla prossima. Ciaoo :))
Fastenia_93



…If Two Souls Are Destinated Always Meet…

…Capitolo 5…

…Ho Il Potere Di Distruggerti Ma Anche Di Farti Rinascere…
POV Bella

Sono scappata come una furia da quella casa che temo di aver spaventato mia figlia per il mio comportamento. Non so come comportarmi. Ho sempre sognato il loro primo incontro, come si sarebbe comportato lui e di questo ne avevo sempre avuto un certo timore.
Ma oggi vedendo quella scena mi sembrava tanto di essere in una realtà parallela o in un mio sogno.
Lui che la guardava con quello sguardo innamorato come una volta guardava me. Lei, la mia piccolina, a cui brillavano gli occhi. Forse sarà il legame di sangue che hanno in comune a farli comportare così spontaneamente, ed è una cosa meravigliosa vederli insieme.
Appena arrivate a casa ci siamo sdraiate nel mio letto e l’ ho aspettato che Reneesme si addormentasse e poi ho dato libero sfogo alle mie lacrime. Come se avvertisse il mio stato d’animo la mia bambina si è accoccolata al mio petto come faceva appena nata e mi ha posato la sua piccola e paffuta manina sulla guancia, tutto questo mentre lei dormiva e io non ho potuto fare a meno di accarezzarle i capelli e sussurrarle quanto le volevo bene e quanto lei fosse importante per me. E’ straordinario come ci capiamo noi due, è veramente bellissimo e solido il nostro legame. E’ come se fossimo legate da un fil sottilissimo e infrangibile ma invisibile all’occhio umano.
Sdraiata sul mio letto continuo a piangere. Piango perché non mi aspettavo di vederlo dopo così tanti anni. E devo dire che è cresciuto e anche molto bene, è indubbiamente un bellissimo uomo non che prima non lo fosse ma adesso sembrerebbe più maturo; fisicamente parlando ma non so se mentalmente sia cresciuto. Piango perché ho paura che mi portino via la mia bambina, lei è la mia ancora di salvezza. Lo so che è insensato il pensiero che me la portino via ma è una paura irrazionale. Con questi pensieri  scivolo in un sonno agitato e popolato da orribili incubi.
Mi sveglio di soprassalto con la fronte sudata, gli occhi spalancati e il cuore che va a mille. Ma sento anche il campanello suonare insistentemente. Mi alzo facendo attenzione alla piccola che dorme sul mio petto e corro ad aprire a chiunque sia alla porta. Non mi sono neanche guardata allo specchi ma sicuramente avrà il viso stravolto per le troppe lacrime che ho versato per non parlare dei capelli che ovviamente saranno una massa informe di colore castano mogano.
Non guardo neanche chi sia dallo spioncino e apro la porta. Non credevo minimamente di trovarmelo davanti, in carne ed ossa, in tutta la sua bellezza anche se sembra abbia un’aria sbattuta, è come se stare davanti a me lo intimorisse. E farebbe davvero bene a temermi. Ho così tanta rabbia e frustrazione repressa che potrei ucciderlo con un solo sguardo.
“Ciao. Scusa per il disturbo. So che sono l’ultima persona che vorresti vedere sulla faccia della terra ma ti devo parlare. Ti pregherei che mi facessi almeno spiegare e se poi tu riterrai che sia opportuno che me ne debba andare farò come vuoi. Rispetterò tutto quello che mi dirai. Te lo prometto” dice velocemente vedendo che non accenno a parlare ha preferito essere lui il primo ad iniziare il discorso.
“Non promettere. A me non devi fare promesse. Però ti ascolterò, qualunque cosa ti abbia da dire. Entra e accomodati” ho pronunciato quelle parole con il gelo più assoluto e devo averlo intristito parecchio perché abbassa lo sguardo e mi segue. Mi fa anche tenerezza ma per lui in questo momento devo provare indifferenza o rabbia, no la tenerezza. Prima deve soffrire almeno la metà di quanto ho sofferto io.
Dopo esserci accomodati in salotto. Aspetto che sia lui ad iniziare a parlare. Non alza mai lo sguardo come se si vergognasse e inizia a parlare.
“Quel giorno quando mi hai telefonato e mi hai dato quella notizia io ero estremamente impaurito. Avevo 22 anni, l’università, la specializzazione e il dover affermarmi nel mondo del lavoro. Ero anche preoccupato per te: così giovane e piena di sogni, pensavo che avresti abbandonato tutto e poi te ne saresti pentita. Questo è come mi sono sentito ma un paio d’ore prima che tu telefonassi era successa un fatto orribile  che mi stava costando i meriti che avevo ottenuto faticosamente all’università e non per il cognome che porto. Mi si è appiccicata addosso Tanya, non so se te la ricordi, probabilmente si visto le volte che abbiamo litigato a causa sua. Fatto sta che mentre lei tentava inutilmente di baciarmi e accarezzarmi una sua amica ci stava filmando con il cellulare e successivamente hanno postato quel maledetto video sul sito dell’università. Purtroppo pensavano che questo video lo avessi postato io e stavo per essere espulso. Ero così arrabbiato e deluso che ho buttato tutto addosso a te. E lo so che ho sbagliato. Non ho giustificazione valida per scusarmi. E ti capirò se non mi perdonerai mai. Non riesco a perdonarmi io stesso come potresti mai farlo tu. Però adesso sono qua e vorrei chiederti, sempre se tu sia d’accordo, di poter conoscere Reneesme e di fare il padre che lei non ha mai avuto, la vorrei anche riconoscere e vorrei dirle che sono io suo padre. Vorrei poter essere quello che per lei non sono stato in questi 4 anni” finisce il suo lunghissimo monologo e tiene lo sguardo costantemente fisso sul pavimento come se esso celasse una grande verità. Durante il suo “discorso”, se così si può chiamare la sua voce si è man mano che andava avanti incrinata. Grazie agli anni di duro studio e lavoro ho imparato a non far trasparire nessuna emozione dal mio volto. Se una volta avessi pianto ad un racconto del genere adesso con le mie esperienze di vita sembra che proprio la più totale apatia mentre mi logoro dentro.
Passano i minuti o forse le ore e rimaniamo tutti e due come eravamo prima: lui fissa costantemente il pavimento e io la cornice con la foto posta sul tavolinetto basso del salotto. È una foto che raffigura Reneesme al suo primo compleanno, con le mani impasticciate di torta al cioccolato e anche la faccia ma sul suo volto risplende un sorriso giocoso e allegro. Quel sorriso che da quando è nata non ha mai abbandonato il suo volto. Quel sorriso che una volta increspava anche le labbra del suo papà.
Mettendo i pensieri che riguardano mia figlia da parte e concentrandomi su quello che mi ha detto Edward, rifletto che io sono quella che ha il potere di decidere della vita di mia figlia. Sono io che devo scegliere se far vivere mia figlia come ho vissuto io la mia infanzia oppure se far conoscerle quella parte tanto importante che è il suo papà.
Ricordo ancora quando da piccola io aspettavo che il mio papà venisse a trovarmi e che lo potessi vedere tutti i giorni e non solo rare volte l’anno o nelle feste più importanti.
Penso alle volte in cui mia figlia mi ha chiesto chi era suo padre, perché non era con lei come i padri delle sue amiche o se le voleva bene o perché non la veniva mai a trovare come facevano i padri di alcune sue compagne di scuola materna.
Eravamo sedute entrambe sul grande divano bianco in pelle del salotto a guardare in tv il cartone animato preferito di Reneesme: La Bella e La Bestia. Non ho mai capito il perché della sua fissa per quel cartone ma pio un giorno mi confessò che le piaceva perché la principessa si chiamava Bella come me ma che la affascinava anche perché in quel cartone c’era il papà della principessa. A quel tempo Reneesme aveva solo 2 anni e mezzo quesi 3 non sapeva bene chi era la figura “papà”. Sapeva che era come la mamma ma al maschile.
“Mamma chi è papà?” mi chiese spostando la sua attenzione dal cartone animato a me. Io ero come se fossi caduta dalle nuvole, non mi aspettavo una domanda del genere. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivata e sinceramente la temevo perché non avrei saputo cosa risponderle. La verità era esclusa, non potevo tubare una bambina di quasi 3 anni dicendole che suo padre mi aveva chiesto di ucciderla e dirle che non le voleva bene. Anche se odiavo lui mia figlia non aveva se lui non riusciva ad accettarla. Quindi optai per una mezza e plausibile verità.
Dopo essermi ripresa dallo shock le risposi.
“Amore il papà è come la mamma solo che è al maschile. È un po’ come il principe che c’è nei cartoni animati. Ama la mamma e ama anche i figli. Per lui sono la cosa più importante per lui. Sopra ogni cosa” dissi sapendo bene che quello che dovrebbe essere suo padre non era la persona che stavo descrivendo.
“Mamma ma il papà mio ovè?” sapevo che questa domanda ci sarebbe stata. Forza Bella!. Dille quello che devi dirle senza ferirla troppo. Magari fosse così facile come a dirsi.
“Amore il tuo papà… il tuo papà lavora molto lontano e non può venire però sono sicura che ti ama sopra ogni cosa” dissi con le lacrime agli occhi e sperando che con questa mia risposta ponesse fine alle sue domande.
“Anche io tanto ene papà” dice con gli occhi che le luccicano per l’emozione di sapere che anche lei ha un papà che l’ama. Incapace di parlare perché sarei esplosa in un pianto, l’abbraccio stretta al mio petto, carezzandole i capelli e sussurrandole quanto le voglio bene.
Non posso fare a meno di sorridere al ricordo di quel momento anche se è stato un ricordo abbastanza doloroso. Ed è in questo momento che ho capito la scelta che devo fare.
“Puoi essere suo padre. Ma ricordati il discorso che ti ho fatto a casa dei tuoi. Se solo le fai versare una lacrima sei un uomo morto. Puoi riconoscerla con il tuo cognome. Ricordati che ti sto affidando la cosa più preziosa della mia vita, trattala come devi ovvero come se per te fosse la cosa più importante. Quando vuoi le diremo chi sei” dico con la freddezza più assoluta nella voce.
“Okay. Tutto quello che vuoi. Ti posso fare una domanda? – al mio cenno affermativo con il capo lui prosegue – Reneesme cosa sa di suo padre? Cosa sa di me?” chiede lui.
“Sa che suo padre la ama più di qualsiasi cosa. E sa anche che suo padre non poteva venire a trovarla perché lavorava molto lontano. E che non poteva telefonarle perché dove si trovava non c’era il telefono e sa anche come ti chiami. Glielo ho dovuto dire quando me lo ha chiesto converrai con me che di certo non potevo dirle tutta la verità” dico sempre con lo stesso tono.
“Grazie per l’opportunità che mi stai dando, te ne sono infinitamente grato. Lo so che non me lo merito ma grazie  per il tuo gesto. Tornerò domani e concorderemo quando sarà il momento più consono per dirle chi sono. Grazie ancora e scusa per il disturbo. Volevo anche chiederti se posso venire domani mattina per parlare con Reneesme e dirle chi sono veramente” dice evidentemente a disagio. Dopo una mia risposta affermativa, esce velocemente da casa mia.
Chiudo la porta e torno in camera da letto. Guardo la mia bambina che dorme tranquillamente. Non posso assolutamente pentirmi di della scelta che ho fatto perché so quanto Reneesme soffre a causa della mancanza del padre e so quanto si possa soffrire senza questa importante figura. Voglio solo la felicità per mia figlia e se Edward è la sua felicità sono più che certa che questa sia la scelta giusta. Con questi pensieri scivolo nel sonno abbracciando la mia unica ragione di vita.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Mia Figlia: Una Creatura Meravigliosa ***


Ciaoo :)). Eccomi come vi avevo promesso. Questa volta sono stata puntuale con l'appuntamente per il capitolo. Vi ringrazio, innanzitutto, per le bellissime recensioni che ho ricevuto. Davvero siete fantastiche. E vi continua a ringraziarre per la frequenza con cui seguite la storia. Grazie. 
Adesso passiamo al capitolo. Questo è un capitolo, secondo il mio parere, è molto importante dal punto di vista delle cose che succederanno. Non vi voglio anticipare altro quindo vi lascio al capitolo. Buona lettura e spero vi piaccia. Al prossimo capitolo. Ciaoo :)). Fastenia_93.


 
…If Two Souls Are Destinated Always Meet…


Capitolo 6…


…Mia Figlia: Una Creatura Meravigliosa…

 
POV Edward

Ho dovuto faticare parecchio per farmi dire dove abitasse Bella. Ho chiesto ad Alice ma lei faceva finta di non sentirmi, Emmett non mi ha degnato di uno sguardo e allora ho dovuto chiedere ai miei genitori, sapendo quanto loro fossero restii a darmi informazioni su Bella. Loro sono del parere che non devo affrettare le cose con lei, che devo aspettare e rispettare i suoi tempi ma io dovevo assolutamente parlarle perché ho imparato a mie spese che non si deve mai rimandare quello che possiamo fare oggi a domani. Magari domani sarà tutto cambiato e non avremmo perso quell’occasione. Così mi sono precipitato di corsa a casa sua e lì sono rimasto quasi 2 ora a parlare. Soddisfatto e finalmente un po’ più felice sono ritornato a casa con un sorriso ad incresparmi le labbra e la certezza di avere la possibilità di conoscere mia figlia e di poterle dire chi sono. Per riconquistare Bella dovrò penare e anche molto, visto come mi parlava oggi; con una freddezza talmente brutale nella sua voce che sembrava che ad ogni sua parola mi colpisse uno schiaffo. Ma sono molto testardo e se mi metto in testa una cosa, volente o nolente, la porto al termine al mio favore.
Ora sono davanti la porta di casa di Bella e non ho il coraggio di suonare. Sono così spaventato, ho paura che mia figlia possa rifiutarmi o addirittura odiami.
E se non le stessi molto simpatico…
E se mi odiasse perché in questi 4 anni non ci sono mai stato…
E se mi trovasse brutto…
E se non mi volesse bene…
E se le facessi paura…
Un miliardo di “se” e di “ma” popolano la mia mente. E tantissime mie paranoie anche.
Edward fai l’uomo per la miseria. Abbi il coraggio di suonare quel benedetto campanello e finiscila di crogiolarti nelle ipotesi. Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte. Ora suona quel fottuto campanello!
Ha ragione la mia coscienza. Devo assolutamente fare quello che mi sta suggerendo.
Prendo un profondo e lungo respiro e finalmente pigio sul quel tastino chiamato campanello. Dopo circa mezzo minuto ad aprirmi è proprio Bella.
Bella. Stupenda come sempre anche con un semplice jeans e una felpa, un paio di pantofole ai piedi, i capelli sempre sciolti che le ricadono sulle spalle e senza un filo di trucco.
“Ciao. Reneesme è in salotto che sta guardando i cartoni animati. Prego accomodati” dice facendomi entrare e facendomi segno di seguirla.
Arrivato in salotto vedo la piccola così concentrata nella visione del suo cartone animato che quasi non si rende nemmeno conto che c’è un ospite. Si gira verso di me solo quando mi accomodo accanto a lei sul divano. Sembra meravigliata dalla mia presenza. Ha gli occhi che brillano come se fosse contenta della mia presenza.
“Ciao. Ti ricordi ci siamo visti ieri a casa di nonna Esme. Sono Edward” dico porgendole la mano e ricordando come si era presentata ieri. Se ci ripenso non posso evitare di esserne fiero. È mia figlia e ne sarò sempre fiero.
“Ciao. Ti mi ricoddo chi sei” dice con il sorriso sulle labbra. Però purtroppo il discorso cade lì e non so da che parte cominciare. Non vorrei tubarla o peggio ancora shoccarla. Bella mi farebbe fuori senza pensarci due volte e sono sicuro che mia sorella e mio fratello le daranno una mano più che volentieri. Non posso, di punto in bianco, per spezzare il silenzio imbarazzante che si è venuto a creare, dirle: ‘Ciao. Senti Reneesme io sono tuo padre.’ Mi prenderebbe per pazzo molto probabilmente.
Alzo gli occhi e cerco con lo sguardo Bella implorandola con lo sguardo di dire qualcosa. Lei sembra capire perché attira l’attenzione della piccola.
“Amore io ed Edward ti dobbiamo parlare di una cosa molto importante” dice Bella attirando così la più completa attenzione. La piccola ci guarda con attesa e anche con curiosità.
“Mami… è una blutta cosa?” chiede la piccola. E bella le accarezza una guancia accostandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli che le copriva parzialmente il viso.
“No amore, assolutamente è una cosa bellissima. Ti ricordi quando mi chiedevi del tuo papà?” la piccola cambia radicalmente espressione: da curiosa e piena di aspettative diventa seria e triste, le si riempiono persino gli occhi di lacrime pronte a sfociare.
“E’ lontano… - dice annuendo – Nessie ha solo la mamma,
“Nessie non ha un papà, è lontano… forse non mi vuole… bene…” dice in un soffio cominciando a piangere piano.
Vedo, sento e percepisco Bella che comincia a cercare di calmarla anche se con scarsi risultati.
Quanti danni ho fatto?! Che schifo di persona che sono…
“Non ho mai detto che il tuo papà non ti vuole bene,” dice Bella asciugandole i lacrimoni, cercando di calmarla “ho detto che era lontano…”
“Pecché è lontano? Pecché non vuole Nessie? Pecché Nessie è cattiva?” chiede ancora la piccola mentre l’agitazione aumenta sia in lei che in me a anche io Bella.
“Non è così… tu non sei cattiva” le dice Bella stringendola a sé.
“E’ c….
“Nessie” – dico io prendendola in braccio e facendola sedere sulle mie ginocchia impedendo a Bella di terminare la frase - “il tuo papà si era perso, era lontano, e non trovava più la strada per tornare da te e dalla mamma” dico accarezzandole la testa, con gesti dolci e cadenzati.
“Era?” chiede la piccola, che è davvero troppo troppo sveglia.
Lancio a Bella uno sguardo, la domanda è muta ma è chiara.
“Nessie la tua mamma ha trovato il tuo papà e il tuo papà ha trovato finalmente la strada per tornare da te” dico, mentre davanti a me, la nostra famiglia prende sempre più forma e colore. Anche se ancora non siamo proprio una famiglia. Io e Bella non stiamo insieme e molto probabilmente lei mi odia.
La piccola che si era accoccolata sul petto di Bella si scosta stupita, piantando le mani sul mio petto e fissandomi, con la bocca deliziosamente aperta.
Io annuisco semplicemente.
“Nessie” - le dico attirando la sua attenzione – “sono io il tuo papà”
Lei è ferma, con la bocca spalancata, mentre le continuo a parlare dolcemente, allentando però la presa.
Leggo solo ora sul suo viso la paura di un rifiuto.
“Mi dispiace di essere stato via per tutto questo tempo, io ho fatto degli sbagli, sono stato cattivo…” dico ancora cercando di smuoverla da quel così tanto innaturale stupore.
“Oh papi… “ dice lei gettandomi le braccia al collo e stringendosi a me.
Mentre Bella tira un sospiro di sollievo.
“Gazie mami…” - dice lei staccandosi da me – “hai trovato il mio papà!!” dice dandole un bacione, e tornando a stringersi al mio collo.
Credo di non essere mai stato più felice in vita mia.
La piccola Reneesme  si stacca dalla madre e viene vicino a me. in un primo momento mi sembra quasi timorosa o spaventata ma poi invece mi sorprende, proprio come un tempo faceva la madre. Adoravo e adoro ancora tutt’ora quel lato del suo carattere: così imprevedibile e fantastico allo stesso tempo. Ogni volta che mi stupiva era come se mi innamorassi un po’ di più di lei. Come se fosse possibile.
“Posso sedemmi vicino a te?”
Mi riprendo dalla mia momentanea assenza e le sorrido rispondendole affermativamente. Cerca di salire sul divano ma vedendo che non ci riesce l’aiuto e invece di farla appoggiare sul morbido divano in pelle bianca, la faccio sedere proprio sulle mie gambe. Dove dovrebbe stare e la abbraccio. Voglio che per lei quello sia il posto più sicuro in cui si senta sempre e costantemente protetta.
Rimaniamo tanto a giocare io e la mia piccolina. Non mi accorgo neanche dello scorrere del tempo. È come se fosse volato. Mi accorgo che è ora di pranzo solo dal brontolio dello stomaco della mia piccolina. Reprimendo una risata mi alzo da divano e per farla distrarre un po’ le accendo anche la televisione, l’ha avverto di non muoversi e mi dirigo in cucina dove so che si trova Bella. Si è rifugiata lì da quando Reneesme si è seduta sulle mie ginocchia e avviamo iniziato a giocare ma anche a conoscerci finalmente sto recuperando il tempo che ho perso con mia figlia anche se tutto quello che ho perso finora non lo riavrò mai più indietro. Ho già perso troppe cose importanti. Come la sua nascita, il suo primo calcetto, il suo primo pianto, la sua prima parola o i suoi primi passi e tante altre cose di cui sono pieni questi 4 anni di vita di mia figlia. Che imbecille sono stato!
Trovo Bella intenta a guardare fuori la grande vetrata che dà sul spettacolare panorama che è la città di New York. Sembra così assorta nei suoi pensieri che mi dispiace quasi di disturbarla ma so che quando si tratta di Reneesme la potrei disturbare in qualunque momento.
Mi schiarisco la voce e lei sussulta, si volta velocemente guardandomi impassibile.
“Scusa non volevo disturbarti ma volevo solo dirti che la piccola ha fame. L’ho lasciata sul divano a guardare un po’ di tv e sono venuto a chiamarti” dico semplicemente intimorito dal suo sguardo.
“Non preoccuparti non mi hai disturbato. Hai fatto bene ad accenderle la televisione così si distrarrà nel frattempo che preparo il pranzo” dice avviandosi verso il piano cottura e iniziando a preparare il pranzo.
Mi dirigo in salotto e mi siedo sul divano aspettando che sia pronto e poi toglierò il disturbo. Ho notato che da quando ho detto chi sono a Reneesme lei ogni volta che le sono vicino si accoccola a me. è molto evidente quanto le sia mancata la figura paterna. Quanto le sia mancato.
Quando Bella viene a chiamare la piccola che è pronto in tavola io mi alzo e inizio ad infilami in giubbotto ma inaspettatamente la piccola mi blocca con le sue parole.
Mi si avvicina e mi fa una richiesta bellissima: se potessi rimane a farle compagnia anche per il resto della giornata fino a che non fosse arrivata l’ora che si fosse addormentata. Dopo aver guardato in faccia Bella, non sapendo cosa rispondere alla bambina, lei mi ha fatto un cenno affermativo con il capo e allora ho visto spuntare un sorriso talmente estasiato sul volto di mia figlia che se potesse illuminerebbe la notte più buia.
A pranzo siamo tutti e tre seduti in tavola. Ma quello che conversiamo siamo solo io e la piccola. È una vero parlantina, è inarrestabile come Alice!
Però noto che durante il pranzo Bella non ha mai conversato con noi si è solo limitata a correggere gli errori nella pronuncia di alcune parole della piccola ma non più di tanto.
Nel pomeriggio Bella si rintana in una camera a me sconosciuta di quell’estrania casa e io rimango di nuovo con la splendida compagnia di mia figlia. Trascorriamo un pomeriggio stupendo. Credo di non essermi mai divertito tanto in vita mia!
Mia figlia ha un carattere davvero molto vivace. Lo avevo già appurato la prima volta che ci siamo visti ma è davvero straordinaria.
Crolla addormenta prima di cena. Ma prima di cadere nel mondo dei sogni mi ha sussurrato… -“finalmette sei arrivato papà”.
In quel momento non saprei descrivere bene come mi sia sentito ma posso dire che erano una miriade di sensazioni contrastanti tra loro.
Sistemo bene la piccola sul divano mettendo del cuscini ai lati prevenendo che se si fosse girata nel sonno almeno non sarebbe caduta con il rischio di farmi male.
O mio Dio! Sto già diventando un padre-protettivo-iperapprensivo. Ma ne sono più che felice.
Vado alla ricerca di Bella e dopo aver vagato un po’ per casa e trovando tutte le porte chiuse in cui non sono voluto entrare per la privacy. L’ho vista nell’unica stanza con la porta aperta. Ho visto una luce provenire e allora mi sono avvicinato. L’ho trovata con la testa china a leggere alcuni fogli sparsi per la scrivania. Forse ha sentito la mia presenza perché ha alzato il volto da quei fogli dedicando la sua attenzione a me piuttosto che a loro.
“Reneesme è crollata sul divano” l’avverto.
“Si ora vado. Grazie Edward per avermi avvertita” dice e tra di noi cala un silenzio imbarazzante. Lei continua a fissarmi e io volgo lo sguardo verso la stanza.
“Com’è fare il padre?” mi chiede ponendo fine a quel silenzio davvero straziante per me. mi guarda come se mi volesse studiare a fondo. Come se volesse quasi sentire i miei pensieri.
“E’ veramente la cosa più bella che potesse capitarmi” dico senza esitazione nella mia voce. Probabilmente devo avere un sorriso da ebete stampato in faccia.
Lei non mi pone altre domande ma continua a scrutarmi in quel modo. Devo dire che mi intimorisce quel suo sguardo è come se mi sentissi nudo davanti a tante persone.
“Ne sono felice che la cosa ti entusiasmi tanto. Ma ricordati quel discorso che ti ho detto”
Annuisco incapace di dire altro.
Quando si alza per dirigersi verso il salotto la seguo. Lei va in cucina e io mi avvicino a mia figlia lasciandole un altro bacio sulla fronte e sussurrandole il bene che le voglio. Se prima credessi che non mi potessi affezionare talmente facilmente ad una persona mi sono dovuto proprio ricredere.
È così che mi trova Bella quando ritorna dalla cucina: accovacciato accanto a mia figlia, sdraiata sul divano intenta a dormire, che le accarezzo in capelli dolcemente e ogni tanto le lascio qualche bacio. Dopo aver lasciato l’ennesimo bacio sui capelli profumati di fragole di mia figlia. Mi alzo e, infilandomi il giubbotto, saluto Bella con la promessa di rivederci il giorno dopo. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Una Telefonata Difficile ***


Ciaooo :)). Scusate per l'enorme ritardo ma ho avuto un sacco di problemi che non sto qui a dirvi per non annoiarvi. Vi lascio al capitolo e spero che vi piaccia. Buona lettura. Ringrazio tutte le persone che seguono questa storia e vi chiedo ancora perdono per la mia mancanza. A presto. Baci. Fastenia_93.

 
…If Two Souls Are Destinated Always Meet…

…Capitolo 7…

…Una Telefonata Difficile…
 
POV Bella

Come rovinarsi la giornata appena iniziata? Facile. Basta che alla tua porta si presenti Edward Cullen in tutta la sua bellezza. Ma non è mica finita qui!. Per logorarti maggiormente e costantemente la tua giornata basti sempre che il suddetto Edward Cullen resti a casa tua per tutto il giorno a conoscere la figlia che avete in comune. Quella stessa figlia che quattro anni fa mi ha chiesto di uccidere e che invece ora sembra non avere che occhi solo per lei. Che situazione straziante!. Avrei così tanta voglia di picchiarlo su quel bel visino che si ritrova tanto da immaginarmi che al posto suo ci sia un sacco da boxe, ma non vorrei provocare a mia figlia uno shock.
Mettiamo in chiaro una cosa non sono pentita in alcun modo della scelta che ho fatto. Sono sempre convintissima della scelta fatta. Mia figlia ha il diritto e il dovere di conoscere suo padre e di sapere che anche lei ha entrambi i genitori. Così non soffrirà più quell’assenza.
Per tutto il giorno ho fatto sempre in modo di lasciarli soli a conoscersi. Mi sono dovuta ricredere alla grande.
Se anni fa sapevo che Edward potesse essere un padre meraviglioso, dopo la sua reazione alla scoperta della mia gravidanza, ho iniziato a pensare lo schifo di persona che credevo potesse essere. Poi lo guardo mentre gioca con nostra figlia - suona fottutamente bene ‘nostra figlia’! – e mi sono dovuta ricredere alla grande. Lo so che non mi devo far convincere solo vedendo come si comporta il primo giorno ma mi ha fatto uno strano effetto. Ho immaginato come potevamo essere se lui non avesse buttato tutto alle ortiche. E come ogni volta un senso di malinconia si impossessa di me stessa.
Il pranzo è stato un momento davvero strano. Parlavamo solo loro due. Di qualsiasi cosa gli passasse per la mente mentre io mi limitavo solo a correggere alcune parole che la piccola ancora non riesce a pronunciare molto bene. Oppure a volte facevo alcune precisazioni. Se sorridevo lo facevo solo per mia figlia, per non farle pesare in alcun modo questa situazione. Se lei era al settimo cielo non si poteva dire la stessa cosa di me. Ma per mia figlia soffrirei anche le pene più crudeli che esistano al mondo.
Il pomeriggio mi sono rintanata nel mio studio ma ho lasciato la porta aperta così potevo ascoltarli senza farmi vedere. Lo sto tenendo sotto “sorveglianza”.
Ho lavorato su alcuni problemi che sono sorti su un paziente in studio.
Ero così immersa nel mio lavoro che non mi ero neanche accorta che Edward era nel mio studio e che mi stava fissando. Mi sono resa conto della sua presenza solo quando si è schiarito la voce.
E’ stato strano il suo comportamento ma comprensibile. Dopo tutto sono o non sono una psicologa?!
Sembra che abbia timore di me. Non assomiglia per niente all’Edward che ho conosciuto parecchi anni fa. L’Edward stronzo, forte, sicuro di se a cui tutto era concesso e dovuto ma che con le persone a lui importanti era dolce, sensibile. Insomma ho sempre detto che aveva una doppia personalità mentre ora sembra che non ne abbia proprio una di personalità. E’ davvero strana la faccenda. Devo indagare. Si sa la curiosità è donna e poi un po’ mi intenerisce il suo comportamento.  Con questi pensieri aggiunti all’infinità di altri pensieri che riguardano sempre Edward e mia figlia, mi addormento.
 
***
 
 È circa un mese che va avanti questa storia. Ovvero ogni pomeriggio Edward viene a prendere la bambina ed escono insieme e due weekend al mese sta a casa sua con i suoi nonni e i suoi zii ma soprattutto con il suo papà. Vedo la piccola molto più serena, non fa altro che parlare e parlare di quanto sia bello, divertente e di quante cose faccia insieme a suo padre o a qualche altro membro della famiglia. Se prima ero certa della scelta fatta in merito alla questione “padre” ora ne sono sicurissima. Mi basta vedere il sorriso che si espande sul suo viso e quella luce che le illumina gli occhi quando mi racconta qualcosa riguardo suo padre e non penso a quanto io ne soffra di questa strana situazione creata. Ci comportiamo come una coppia divorziata con una bambina sballottata da una casa all’altra, da una parte all’altra mentre siamo come due sconosciuti, mentre siamo solo due ex fidanzati e nulla di più. Viviamo una specie di “guerra fredda” quando ci capita di rimanere soli e invece quando c’è la piccola ci sforziamo, quantomeno, di andare almeno d’accordo civilmente. Da parte mia evito il più possibile di fare battutine o di dire qualche frase sconveniente ma a volte non posso farne proprio a meno. La cosa che mi stupisce e che lui non ribatte mai sta zitto e subisce tutte le mie velate accuse.
Non ho detto niente né a mio padre né a mia madre quello che sta succedendo per ora. Ma sono sicura che non appena lo verranno a sapere prenderanno il primo volo disponibile per New York. Mio padre sicuramente verrà per “pareggiare i conti” ovvero non appena vedrà Edward non ci penserà un attimo a dargli un cazzotto per aver fatto soffrire me e la bambina e per averci abbandonate per quattro lunghi anni. Mentre mia madre, anche se ce l’avrà a morte con lui, tenterà di capire la mia scelta e sono sicura che mi appoggerà come ha sempre fatto.
Lo so che sto sbagliando perché dovrei dirlo ai miei genitori anche perché ho bisogno di sfogarmi con qualcuno. Se continuerò a tenermi tutto dentro finirà che sarò io ad aver bisogno di andare in terapia anziché farla ai miei pazienti.
Con un colpo secco afferro il cordless e compongo il numero di mio padre. Dopo vari squilli risponde.
“Pronto? Bella?” dice con tono felice. È da molto tempo che non ci sentiamo, ma per noi è normale non sentirci per molto tempo.
“Papà… Devo dirti una cosa…” inizio con voce tremolante, come se avessi paura, come se avessi un reato.
“Bella che succede? Stai male? Renesmee?” domanda preoccupato.
“Non papà io e la bambina stiamo entrambe bene. Anzi la bambina non potrebbe stare meglio…” rispondo cercando di placare la sua ansia.
“E allora Bella cosa sta succedendo, non mi fare preoccupare più di quanto non lo sia già. Che vuol dire che Renesmee non potrebbe essere più felice di così?” domanda con il suo solito fare da poliziotto, avevo dimenticato il fiuto che ha mio padre per le bugie. Devo dire tutto a mio padre. Su Bella, sei una mamma non puoi scappare dai problemi. Mi ricorda la mia cara coscienza. Grazie mille, davvero.
“Sì papà in questo momento e anche in questo mese Renesmee è stata all’apice della felicità perché… perché ho incontrato una persona… questa persone era la persona che Renesmee non ha mai conosciuto almeno fino ad un mese circa…” dico piano e balbettando per paura della sua reazione. Sono stata molto criptica nel mio discorso. Mio padre resta per molto tempo in silenzio, probabilmente sta cercando di capire quello che ho detto e sta anche cercando la persone di cui ho più volte ripetuto il nome nella frase precedente.
“Bella non ho capito bene quello che hai detto… Chi è la persone che Renesmee non ha mai conosciuto… Se ci penso mi viene solo una persona in mente ma credo che sia impossibile che tu l’abbia incontrata” dice mio padre con sicurezza, ignaro che invece abbia detto quella verità che sto faticando a dire in questa benedetta telefonata.
Non so cosa rispondere e da svariati minuti sono in silenzio mentre dall’altra parte sento solo il respiro di mio padre. Ha già capito tutto.
“Bella la persona che hai incontrato è… Edward?” chiede mio padre con molta lentezza come se temesse la mia reazione.
“Non proprio ma… Sì, papà” dico quasi in un sussurro. Ho paura che non l’abbia neanche sentito. Ma quanto mi sbagliavo.
“Prendo il primo volo disponibile e avviso tua madre” dice perentorio, non c’è possibilità di replica o di scelta nella sua voce.
“Okay, vi aspetto” dico sempre con la stessa nota di tristezza nella voce.
Riattacco dopo i classici saluti.
Ci mancava solo che i miei genitori arrivassero in città. Ora dovrò sicuramente spiegare tutto loro e probabilmente incontreranno Edward o la famiglia Cullen. Questa è la cosa che temo di più che mio padre possa attentare alla salute del mio ex.
Che qualcuno mi salvi! Speriamo vada tutto bene.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Basta! Voglio Essere Felice Anche Io ***


Ciaooo :)). Eccomi qui dopo tanto tempo... Dopo un mese esatto dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo eccomi qui con il capitolo 8. Mi scuso infinitamente per il mostruoso ritardo ma a causa di vari problemi non trovavo mai il tempo per completare il capitolo. Però mi sono ritagliata del tempo e sono riuscita a finirlo.
Ringrazio tutte le persone che seguono la storia e mi scuso ancora per questo mio ritardo.
Vi lascio al capitolo. Buona lettura e spero che anche questo capitolo ci piaccia.

Alla prossima, che spero non sia passato troppo tempo.
Un bacio. :*
Ciaooo :))
Fastenia_93




…If Two Souls Are Destinated Always Meet…


…Capitolo 8…


…Basta! Voglio Essere Felice Anche Io…

 
POV Bella

Pensavo che la volta che i miei genitori venissero a trovarmi dopo mesi fosse più allegra e serena. E invece mi ritrovo nella sala d’attesa del JFK Airport in preda all’ansia. Non ho paura del giudizio dei miei genitori, sia chiaro, ma non so nemmeno io di cosa ho esattamente paura o di cosa potrebbe succedere. La mia mente immagina gli scenari pi crudeli nel caso mio padre ed Edward si dovessero scontrare. Ma poi penso alla gioia che proverò quando li rivedrò dopo tutti questi mesi di distanza. E penso anche a quanto ne sarà entusiasta la mia piccolina.
I miei genitori dovrebbero arrivare a minuti ma l’aereo sarà sicuramente in ritardo. Mia madre mi ha inviato un messaggio con l’orario del volo e con il probabile arrivo calcolando anche il fuso orario.
Guardo la tabella dove sono scritti gli orari dei voli ed noto che effettivamente il volo sul quale dovrebbero essere i miei genitori è in ritardo.
Mi siedo sulle poltroncine che si trovano nella sala degli arrivi dell’aeroporto.
Non appena vedo uscire i primi passeggeri mi affretto a farmi notare.
Non appena li vedo non esito un attimo a tuffarmi fra le loro braccia. Quanto mi sono mancati. Loro non aspettano altro che potermi abbracciare e cos’ fanno. Rimaniamo abbracciato per minuti interi. Voglio imprimere in me il loro odore e voglio sentire quell’amore che solo i genitori ti possono dare. Sicurezza, amore, conforto, perdono.
Quando ci stacchiamo da questa morsa di abbracci ci guardiamo tutti e tre negli occhi.
“Ciao tesoro. Come stai? Tutto bene? E la piccola?” mia madre con le sue solite domande a raffica senza neanche darmi il tempo di parlare. Dopo anni e anni mi chiedo se ogni volta che mi pone sempre le stesse domande, a mio parere anche esasperanti, respiri.
“Sì mamma. La piccola è da suo padre ma stiamo bene non ti preoccupare”
Appena go pronunciato questa frase i miei genitori si voltano a guardarmi e sui loro volti scorgo le mille domande che vorrebbero farmi. Anticipando le loro questioni gli dico che ne parleremo con più calma a casa dove mi sembra un luogo di gran lunga più appropriato.

***
 
Ora è il momento della verità. Non ho nessuna via di fuga e se l’avessi non l’accetterei per il semplice motivo che se io ora come ora mi facessi assalire dalla paura o dall’ansia scapperei come ho sempre fatto nella vita. Scapperei come ho fatto quando ho scoperto di essere incinta non facendo sapere niente alla famiglia Cullen, e se anche Edward a quel tempo non avesse voluto sapere niente di sua figlia ovviamente sbagliando, io non potevo privare mia figlia di una parte della sua famiglia. Non potevo costringere Edward ad accettare la paternità e non potevo di certo imporgli un figlio ma avevo il dovere e il diritto di far conoscere a Reneesme una parte importante della sua famiglia.
Quindi devo mettere da parte la paura e affrontare la mia vita. Cavolo ho 26 anni!
Siamo seduti in salotto e sto raccontando per filo e per segno tutto quello che è accaduto dalla prima volta che ho incontrato Carlisle, dalla decenza in ospedale  della mia piccolina e la cena e poi l’incontro con Edward fino ad ora.
“Tesoro non riesco ad immaginare cosa tu possa aver provato trovandoti in cos’ poco tempo in una situazione tanto assurda. Cioè prima la piccola che sta male e poi l’incontro con Carlisle e tutta la famiglia Cullen ma quello che più mi preoccupa è sapere come tu ti sia sentita quando hai visto Edward dopo tutti questi anni e dopo come vi siete lasciati ma soprattutto dopo quello che lui ti aveva fatto”
Che tenera la mia dolce e svampita mamma.
“Non ti nego che ne sono rimasta totalmente scioccata. All’inizio, quando Reneesme si è sentita male al ristorante, ho avuto così tanta paura che per un momento mi sono trovata solo e smarrita come se in un secondo ero ancora la Bella di quel giorno di quattro anni fa quando ho scoperto di essere incinta e sola e in un bagno. Avrei tanto voluto qualcuno che mi stesse vicino e che mi tenesse la mano, avrei tanto voluto che qualcuno mi stesse vicino e mi dicesse ‘Bella non ti preoccupare, Reneesme starà bene’. Ma mi giravo, mi guardavo intorno e non c’era nessuno. Ero sola in una maledetta, bianca e asettica sala d’aspetto di un maledetto ospedale aspettando che mi dessero notizie di mia figlia. So che sto solamente esagerando e che è stata solo una banale infiammazione dell’appendice ma tu mi capirai benissimo come mi sono spaventata. Poi all’improvviso è apparso Carlisle. E lì è successo come se il mondo mi fosse caduto addosso un’altra volta, dopo tutto quello che ero riuscita a costruirmi in questi anni nella vita sia dal punto di vista materiale che dal punto di vista emotivo, e poi mi ritrovo lui e di conseguenza tutta la famiglia Cullen davanti nel giro di un paio di giorni. Ho raccontato loro tutta la verità ed è come se mi fossi tolta un enorme peso che mi stringeva il cuore e non mi permetteva di respirare per tutti questi anni in cui non ci siamo né visti né sentiti. Ma il colpo più grosso l’ho ricevuto quando l’ho rivisto dopo quattro anni. Lì è veramente crollato tutto. In un attimo ho rivisto tutto quello che abbiamo passato insieme, sia i belli momenti che i brutti momenti, ho pensato tutto quello che avremmo potuto essere ma che non siamo mai stati e che forse non saremo mai” scoppio a piangere tra le braccia amorevoli di mia madre e le carezze affettuose di mio padre. Mi hanno ascoltato in silenzio. Mi hanno sempre supportato e nonostante tutto si dicono orgogliosi di me e di quello che sono diventata. Non li ringrazierò mai abbastanza. Io li amo con tutto il mio cuore.

***
 
I miei genitori sono rimasti una settimana a casa mia ma poi sono dovuti ripartire per motivi di lavoro. Mio padre aveva preso solo una settimana di ferie dal lavoro e quindi non si poteva protrarre di più essendo lo sceriffo di Forks mentre mia madre sentiva la mancanza della sua amata Phoenix e del sua amato Phill. In questa settimana ne abbiamo approfittato tutti e tre per parlare e per stare un po’ insieme come non accadeva da un sacco di tempo. I miei genitori hanno trascorso molto tempo con la loro nipotina preferita ed anche unica. Fortunatamente le volte che Reneesme doveva passare del tempo con il padre la accompagnavo io come ho sempre fatto. Con la famiglia Cullen le cose sono rimaste come congelate nel tempo ovvero non c’è più quel rapporto che avevamo una volta. Non riesco più ad avere il rapporto di quell’amicizia stretta quasi fraterna con Alice, Rosalie, Jasper o Emmet. Non riesco neppure ad avere quel rapporto che una volta mi univa ad Esme o a Carlisle. Mentre con Edward parliamo solo ed esclusivamente dei beni e dei bisogni di nostra figlia. Da poco più di un paio di giorni mi sono arrivate le carte dell’avvocato in cui mi affermano che finalmente Reneesme ha il cognome che le spettava alla nascita. Adesso si presenta a tutti con grande orgoglio con il nome di: Reneesme Carlie Cullen. Credo che non potrebbe essere più felice di così.
Approfittando del tempo che la piccola passa con il padre e con la sua famiglia ho avuto più tempo per crearmi e per vivermi la vita di una normale ventiseienne. Mettiamo in chiaro una cosa non mi pento assolutamente di aver avuto Reneesme a soli ventidue anni, la amo più della mia stessa vita e non mi pento neanche di essere diventata donna così presto ma ora che ho la possibilità voglio godermi un po’ di tempo libero che ho. Con questo tempo a mia disposizione ne ho approfittato per conoscere meglio la mia segretaria, Angela, una graziosa ragazza che ha qualche anno in meno di me ma che da subito si è dimostrata affabile e gentile, siamo diventate migliore amiche con lei posso parlare veramente di tutto. E anche lei mi parla di tutto. Mi racconta molto spesso della sua famiglia e del suo fidanzato, Ben, il grande amore della sua vita e anche l’ultimo a detta sua. Angela è una persona all’apparenza riservata e timida ma se la conosci bene si rivela un’abile ascoltatrice, una buona consigliera e una persona molto solare ed allegra infatti ha conosciuto anche mia figlia con la quale sono entrate subito in sintonia tanto che la piccola oramai la considera una zia acquisita insieme a Ben anch’esso considerato uno zio da Reneesme. Molto volte ha provato a farmi uscire la sera quando Reneesme nei fine settimana dorme da suo padre ma finora non me la sento di uscire e di andare in giro per locali e farmi un aperitivo con Angela, Ben e altri amici che lei conosce.

***
 
 
Mi trovo in giro per le vie di New York ormai manca poco per le feste natalizie e come ogni anno sono alla ricerca dei regali da donare ai più cari. Reneesme desidera tanto la nuova Barbie e in questo periodo non è tanto facile trovarla. Non capisco come in una città delle dimensioni di New York io non riesca a trovare questa dannata bambola. È da circa una settimana che giro negozi su negozi per trovarla. Ho persino compilato una lista con tutti i negozi di giochi della città e non sono pochi anzi sono molto di più di quanto mi aspettassi. Me ne sono rimasti solamente sei dei cinquanta negozi stilati in lista da visitare.
Camminando negli immensi corridoi degli affollatissimi centri commerciali vado alla ricerca di questa dannata bambola. E pensare che è solo l’ultimo regalo che devo prendere gli altri li ho già presi tutti.
Finalmente ho trovato il tanto cercato negozio, mi affretto ad entrare. Dieci minuti dopo esco soddisfatta e orgogliosa di me stessa, mi sento appagata e felice di aver vinto. Dopo numerose ricerche e ore spese a camminare per vie affollate e tempo speso tra code infinite sono riuscita nel mio intento: ho trovato il regalo perfetto per la mia piccolina.
Uscendo dal negozio vedo una figura a me molto famigliare. Quando essa si gira resto basita ed esterrefatta. Edward è mano nella mano con una ragazza bionda e stanno guardando una vetrina di una rinomata gioielleria.
Io che inconsciamente ancora speravo di poter formare una famiglia con lui e Reneesme e magari anche altri figli, forse ci saremo anche sposati. Come al solito la cretina che si fa troppi film mentali sono sempre e soltanto io.
Ma adesso basta Edward Cullen. Tu da ora in poi per me non esisti più e se mai tu dovessi esserci sarà solo perché sei e sarai il padre di Reneesme.
Forse ha ragione Angela. È ora che anche io mi rifaccia una vita.
Volto le spalle al passato e a tutti i miei sogni impossibili.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Addio Vecchia Bella! Benvenuta Nuova Bella! ***


Ciaooo a tutti. Eccomi qui con un nuovo capitolo. Questa volta sono stata più veloce con l'aggiornamento. 
Ringrazio tutte le persone che seguono la storia.
Un particolare ringraziamento a Giova71 per la sua recensione.
Vi lascio al capitolo. Spero vi piaccia e buona lettura.
A presto... Un bacio. :*
Fastenia_93



…If Two Souls Are Destinated Always Meet…

…Capitolo 9…

…Addio Vecchia Bella! Benvenuta nuova Bella!…
 
POV Bella

Da quando sono ritornata a casa da quel maledetto centro commerciale non faccio altro che pensare a tutto quello che potevano essere insieme come famiglia e non faccio che piangere. Penso a lui e piango. Penso a lui e mi dispero. Penso a lui e lo odio per tutto quello che mi ha fatto, che mi e sono sicura continuerà a fare. Penso a lui e lo odio. Penso a lui ma nonostante tutto continuo ad amarlo come forse non ho mai fatto in vita mia. Fortuna che la mia piccolina non sia in casa o si preoccuperebbe a vedermi in questo stato. Ora è all’asilo. Purtroppo passerà la serata e tutto il fine settimana con suo padre. Mi manca un sacco ma è giusto anche che passi del tempo con lui.
Lui. Edward. Il padre di mia figlia. Il mio unico e grande amore.
Lui è stato il mio unico ragazzo finora. È stato lui a prendersi il mio primo bacio in una piovosa mattinata come spesso accadeva a Forks. Lui è anche stato la mia prima volta e finora anche l’unico. In questi quattro anni l’idea di rifarmi una vita ma anche di uscire con qualcuno non mi ha mai sfiorato la mente. Avevo la bambina piccola e non potevo lasciarla a nessuno ma io, da stupida e cogliona quale sono, ho sempre aspettato lui. Ma adesso BASTA! Basta Edward. Basta soffrire e aspettare in vano una cosa che non potrà mai più esistere.
È ora che anche io abbia il diritto di essere felice, di rifarmi una vita. Quindi seguirò il consiglio di Angela.
Mi alzo dal letto e mi guardo allo specchio. Dopo aver appurato di essere un mostro, perché il trucco è colato tutto a forza delle lacrime che ho versato per non so neanche per quanto tempo, mi dirigo in bagno. Mi preparo ed indosso un semplice abitino nero aderente con le maniche corte e lo scollo a cuore mente la sua lunghezza arriva fin sopra le ginocchia. Prendo anche le scarpe nere con un tacco dodici e una piccola pochette in tinta con la mia mise. Non forzo troppo la mano con il trucco ma uso solamente un pochino di ombretto nero e applico il mascara rigorosamente nero e per le labbra uso un rossetto colore nude. Mentre i capelli li lascio liberi sulle spalle aggiungo solo un piccolo fermacapelli nero sulla destra. Prima di uscire prendo anche un cappotto della stessa lunghezza dell’abito e anch’esso è di colore nero. Posso considerare il mio outfit semplice, elegante e adatto per un uscita con le amiche per andare a prendere un aperitivo.
 
Non so da quanto tempo sono con Angela, Ben e degli amici che mi hanno presentato in questo locale. Stiamo chiacchierando, parlando del più e del meno e devo dire che non mi dispiace affatto la compagnia di questa serata. Tra battutine scherzose e discorsi seri mi sto divertendo come non mi capitava da anni.
Le persone che mi hanno presentato Ben e Angela sono delle persone davvero simpaticissime. Abbiamo tutti pressoché la stessa età. Siamo in cinque. Io, Angela, Ben, Jacob e, inaspettatamente il dottore che ha operato Reneesme, James. Non credevo fosse divertente fuori dall’ambito lavorativo. Quella volta che l’ho incontrato in ospedale quel giorno mi era sembrato una persona totalmente diversa. Sembrava tanto serio, integerrimo e schivo mentre conoscendolo è davvero divertente e giocherellone. Sembra tanto un bambino nel corpo di un adulto.
C’è anche da dire che è un bell’uomo, molto affascinate e carismatico.
“Allora Bella… che ne dici… diuscireinsiemequalchevolta?” dice James molto velocemente. Io non comprendo bene la frase a primo impatto ma poi mi si chiarisce tutto. Vuole davvero uscire con me? E io mi sento pronta ad uscire con lui? Sono pronta ad uscire con James dopo tutto questo tempo che non esco con una persona di sesso maschile?. Mille domande mi vorticano in testa. Sono molto confusa ma poi come se qualcuno volesse ricordarmi qualcosa nella mia mente appaiono le immagini che ho visto oggi al centro commerciale. Edward mano nella mano con quella ragazza bionda. Capisco che non devo farmi assalire da tutti questi dubbi, devo seguire la decisione che ho preso fino in fondo. È ora che anche io pensi al mio futuro e alla mia vita.
James è imbarazzato e le sue guancie si sono colorate leggermente di un pudico rosso proprio come le mie anche se forse il mio rossore supera di gran lunga il suo. Sono imbarazzata al massimo come se fossi al primo appuntamento. Il mio primo appuntamento… Non pensarci Bella. Ne va della tua sanità mentale. Non pensarci!
“Ehm… si o-okay. Va bene” mormoro con voce molto imbarazzata chinando il volto, le mie guancie sono completamente rosse. Non sono molto esperta di questa cose. Sul suo viso si affaccia un timido sorriso e dai suoi occhi trasuda molta felicità.
“Bene… Grazie per aver accettato il mio invito. Ti va bene se uscissimo domani sera verso le sette e trenta? Sempre se ti va bene e se non hai impegni con tua figlia. Non ti preoccupare per…” mi fa una tenerezza assurdo sembra così preoccupato per un mio rifiuto.
“James… James frena… frena. Per me va più che bene se domani sera uscissimo e mi va bene anche l’ora che hai stabilito. Per mia figlia non ti preoccupare passa il fine settimana con il padre. Quindi domani sera noi due usciamo e non ti creare tutti questi problemi. A me fa davvero piacere passare una serata in tua compagnia” dico risoluta lasciandolo per un momento a bocca a perta.
“Sai mi piacciono le donne che sanno quello che vogliono. E tu sei così: forte e determinata” mi dice James.
Con questa frase se potessi arrossirei di più. Ma questa frase giova anche alla mia misera autostima. Essere considerata forte e determinata mi fa sentire più forte e capace di fare tutto.
Dopo questa frase di James ci uniamo ai vari discorsi insieme agli altri. Ritorno a casa più serena e con dei nuovi obbiettivi per la mia vita.
Addio vecchia Bella… Benvenuta nuova Bella!
 
*** 
 
Da quando in qua io mi creo dei problemi su cosa devo indossare?!  Ah sì ho la risposta. Da quando dopo anni finalmente ho un appuntamento con un uomo e non voglio che vada tutto in aria.
Alla fine, dopo ore che mi trovo davanti l’armadio, dopo una quasi crisi isterica e dopo numerose telefonate ad Angela, scelgo un abito blu con scollo a v, una fascia sotto al seno e lungo più o meno fino alle ginocchia. Abbino delle scarpe con un tacco dici argentate e una pochette dello stesso colore delle scarpe. Il cappotto è nero ed è lungo come l’abito. Per il trucco punto tutto sul colore ma senza esagerare. Applico sugli occhi un ombretto argentato per dare un tocco di luce ai miei banalissimi occhi coloro cioccolato. Mentre per le labbra uso un rossetto nude. I capelli decido di lasciarli scendere sulle spalle dove alla fine si trovano i miei boccoli.
Noto che ancora mancano una decina di minuti per le sette e trenta e quindi ne approfitto per chiamare la mia bambina. Non la sento la oggi verso l’ora di pranzo e mi manca da morire. La telefonata non dura molto tempo ma quel poco che è durata la mia felicità era alle stelle. La mia piccola sta bene, si diverte ed è felice con suo padre.
James arriva non appena chiudo la chiamata con la mia piccolina. Appena suona il citofono so già che è lui. Mi affretto ad uscire di casa.
James è appoggiato ad una macchina che credo proprio sia la sua.
“Ciao Bella. Sei bellissima” dice prendendo la mia mano e facendo il baciamano. Che cavaliere! Sembra tanto essere venuto da un’altra epoca. Ed io non posso fare a me di arrossire.
“Ciao James. Grazie, anche tu stai bene” dico ricambiando il complimento che mi ha fatto. Mi apre la portiera dell’auto e mi accomodo. Il viaggio dura relativamente poco e parliamo del più e del meno.
Appena arriviamo nei pressi del ristorante e dopo aver parcheggiato l’auto in un parcheggio libero, James scende e si affretta a venire e ad aprirmi la portiera. Lo ribadisco si comporta come un vero cavaliere e come un gentiluomo. A dire la verità mi sento molto lusingata da tutte queste sue attenzioni.
Il locale scelto da James è davvero carino. Si trova nei pressi de Central Park. All’interno si respira un’aria così tranquilla e rilassante. È davvero un ottimo ristorante. Devo dire che oltre ad essere un gentiluomo James abbia anche buon gusto.
Dopo che James ha detto al consierge il nome della nostra prenotazione veniamo scortati al nostro tavolo. Non è molto appartato ma è in un luogo piuttosto tranquillo in cui si può conversare. Anzi nella sala c’è un pianoforte dove un musicista sta suonando una lieve melodia di sottofondo.
Ci accomodiamo al tavolo.
“James davvero carino questo posto. Lavoro qui vicino ma non avevo mai fatto caso che qui ci fosse un ristorante così carino!” dico complimentandomi con lui.
“Sono davvero molto contento che ti piaccia. A dire il vero questo posto mi è stato consigliato dal dottor Cullen. Lui si trova da molto più tempo di me a New York” dice James. Al nome di Carlisle mi irrigidisco un po’ ma evito di pensarci. Voglio solo godermi la serata insieme a James e vorrei solo essere spensierata.
La cena è trascorsa fra molte chiacchiere e buoni piatti.
Ho scoperto un sacco di cose su James. Ha ventotto anni ed è il primario di pediatria del Presbyterian Hospital. Ma si è trasferito a New York solo da pochi anni. È originario di Seattle. Mentre io gli ho raccontato di mia figlia, non accennando alla questione del padre gli ho solo riferito che ci siamo lasciati e basta non ho voluto approfondire la questione, e del mio lavoro. Poi abbiamo parlato degli amici che abbiamo in comune. Posso dire di essermi divertita. James è davvero un caro ragazzo. Durante la cena grazie alle sue battute ho riso molto. Non passavo una serata così da un sacco di tempo.
Adesso siamo in macchina e James mi sta accompagnando a casa mia. Spegne la macchina non appena siamo sotto il mio palazzo.
“Grazie di aver accettato il mio invito. Mi sono divertito un sacco can te stasera” dice e noto nei suoi occhi una luce diversa come se fosse davvero felice.
“No grazie a te di avermi fatto divertire così tanto stasera” dico molto in imbarazzo.
“Magari potremmo replicare… se vuoi o se ti va…” dice James in evidente imbarazzo. Non ci penso un attimo e accetto.
“Sì mi farebbe molto piacere uscire di nuovo con te” dico.
“Davvero? Cioè non che non sia contento ma mi hai stupito…” dice ed è davvero sorpreso.
“Sì, ti sembrava che ti dicessi di no. Mi sono divertita molto con te stasera e non vedo perché non continuare a vederci…” dico sempre imbarazzata. Sono davvero fuori all’allenamento con questo genere di cose!.
Dopo esserci scambiati la buonanotte ed esserci messi d’accordo per il prossimo fine settimana, salgo nel mio appartamento e felice e serena vado a dormire.

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