Elios- cavalieri del Sole

di Lilu_wolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Musei che esplodono ***
Capitolo 2: *** 2. tempesta ***
Capitolo 3: *** 3. Xavier ***
Capitolo 4: *** 4. Resta sveglia o Muori ***
Capitolo 5: *** 5. Una di Loro ***
Capitolo 6: *** 6. Una scelta difficile ***
Capitolo 7: *** 7. Omnia tempus habent (Eris) ***
Capitolo 8: *** 8. Bene vixit qui bene latuit. ***



Capitolo 1
*** 1. Musei che esplodono ***


 
 
Elios

Cavalieri del Sole
 
 
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 Prologo
Questa storia parte da un sogno che ho fatto molto tempo fa, a dicembre 2013. È uno di quei sogni che ti colpiscono come un flash, per poi svanire lasciando solo qualche piccolo indizio. Ma ho deciso di cambiare il corso delle cose. Così, stamattina, ho trovato due paginette redatte di corsa, con una biro blu mezza scarica. C’erano i tratti essenziali di questa storia, che mi piacerebbe continuare. Perciò, senza indugio, inizierò a scriverla. La protagonista si chiamerà Virginia. Virginia è una ragazza abbastanza normale, forse non la classica sfigatella, pensavo di farla più popolare, e conosciuta... dunque, questa Vì, visitando un museo, si imbatte in qualcosa. A causa di questo evento, e di altri che dirò in seguito, scoprirà di essere una dei guardiani del Sole. Cioè della luce. Furono scelti durante il periodo cancellato dalle storie, e visto come una sorta di El dorado. Il periodo in cui i Maya scrissero della fine del mondo, un antico stregone spezzò un raggio di sole, tramutatosi in pietra. I sette frammenti sfuggirono lontanissimo, fino a quando non trovarono dieci persone. Per proteggere la luce, ai prescelti viene dato il dono di decidere cosa fare della propria eternità. Possono scegliere di essere licantropi, o vampiri, o draghi, o magici, o comandare una parte della natura, come ghiaccio, terra, fuoco, o piante..  Virginia è capace di usare... oh, non voglio rovinarvi tutto! Allora, per la struttura garantisco sviluppi rapidi, e colpi di scena di media intensità (mi sto allenando) inoltre… qualcuno è nella mia lista.. cioè, forse qualcuno si troverà in questi personaggi.. o forse no, perché qualche bruna nella realtà sarà bionda in questa storia.. insomma, non vi riconoscerete, ma alcune persone che mi seguono sono in questa storia… non avrete mai la mia lista (la pubblicherò alla fine della storia… se ci arriverò)
 Grazie dell'attenzione. 
 
 
 
 
 
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 1: Musei che esplodono.
 
 
-… e qui potete ammirare la sua opera più famosa- non degnai la musa nemmeno di uno sguardo, come la maggior parte dei miei compagni. Alessio e Marta si stavano baciando senza nessun riguardo verso la prof, Sara si stava truccando, Elisa parlava con Alessandra. Solo due o tre seguivano la voce della guida. La osservai. Senza gli occhiali che sembravano fondi di bottiglia, e il rossetto sbavato, poteva pure essere carina. Poverina, chi glielo faceva fare, di buttare la sua vita nel cesso in quel modo? Mi sistemai i capelli ramati dietro le spalle, e bisbigliai una battuta nell’orecchio di Cassandra, la mia compagna di banco. Lei rise, come se la trovasse divertentissima. La prof ci fulminò con lo sguardo. Avete presente quando una professoressa si fissa con voi, si, solo con voi, perché siete quelle che in classe parlano di più? E non fa nulla se le persone accanto a voi stanno scatenando il terremoto, i responsabili siete sempre voi. Alzai gli occhi al cielo, e nel farlo incontrai il tetto decorato di stucchi lapislazzuli del museo. Infondo, anche se non sembrava, i musei mi piacevano. Ma andarci con la scuola era un’altra cosa. Avevo la media più alta di tutta la mia classe, e non si poteva dire che non studiassi, o che fossi una casinara. Ero piuttosto normale, carina, tanti amici, una casa di quattrocento metri quadrati, e mi interessavo di cultura, per questo avevo la media del 9.8, sempre a causa del mio comportamento saccente. Percorsi la galleria con lo sguardo. Infondo era un bel posto. Magari potevo fare un giretto..
 –Prof, posso andare al bagno?- domandai con innocenza. La prof mi squadrò come se stessi progettando un attentato al museo. Annuì con straziante lentezza, e mi lanciò uno sguardo alla “se provi a fare una delle tue stranezze ti ammazzo”. Sbuffai, e mi avviai lungo la scalinata principale. Arrivata alla toilette, però, girai dall’altro lato, e proseguii in una galleria secondaria. Fortunatamente non ero capitata nel corridoio delle Nature morte, ma in una bella galleria di dipinti che ritraevano incantevoli scene di borghesia, e dame bellissime. Ammirai il chiaroscuro dei disegni, le tecniche di sfumatura, e i fregi barocchi che ricoprivano sia i quadri che la galleria. Non c’era nessuno, il che mi parve molto strano. Improvvisamente notai una porta, dove era scritto a caratteri cubitali
                             VIETATO AI VISITATORI. SOLO RESPONSABILI.
Provai ad aprire la porta, ma era chiusa. Feci leva sulla maniglia, e questa si riscaldò a tal punto che mi scottai. Ritrassi la mano, e osservai la scritta. Improvvisamente accadde una cosa incredibile, la prima, di tante cose assurde che mi capitarono. Alcune parole sbiadirono, altre mutarono di posizione, ed alla fine, al posti di ‘responsabili’ lessi un’altra parola
VIETATO AI VISITATORI. SOLO ELIOS.
Spalancai la bocca, e sfiorai la maniglia della porta. Era aperta. Cosa diamine era successo? Chi era Elios? Sono sempre stata di indole molto curiosa. Infondo tutti i protagonisti delle storie lo sono. E questo è l’inizio di una storia. Socchiusi la porta. Dentro era scuro, non riuscii a distinguere nulla.
-Cosa stai facendo qui?-
Mi voltai di scatto, allarmata. Accanto all’arco attraverso il quale si accedeva alla galleria di destra c’era un ragazzo. La pelle sembrava fatta di alabastro, al contrario dei capelli, dell’inchiostro più nero. Gli occhi erano grigio-neri. Era vestito in modo strano, in nero, tanto per cambiare colore. Aveva un mantello che gli scendeva lungo le spalle, fino a terra, fermato da una spilla con una pietra incastonata. Portava degli anfibi, e intravidi dei pantaloni neri. Restai ferma, cercando una scusa. Per quale motivo stavo ficcanasando li? Lui aveva visto quella magia della porta? Improvvisai, presa dal panico.
-Ehm.. mi ero persa- stupida, stupida stupida. Il ragazzo alzò un sopracciglio. E poi mi giocai il tutto per tutto: glielo dissi.
–E.. e la porta ha cambiato la scritta… Insomma, è scritto Elios – insomma, non ero una pazza visionaria. No? Il ragazzo spalancò gli occhi, boccheggiando. Cercò di parlare una o due volte, ma rimase senza fiato.  Poi sembrò ricomporsi, ma quando parlò, il suo tono era stravolto
–Come.. come hai fatto a vedere.. tu la vedi?- balbettò
–La scritta? Si, è mutata proprio di fronte a me- risposi. Lui scosse la testa
-No. No, non è possibile. Tu non puoi vederla- cercò di convincersi. Ma come si permetteva?!
- Ehi, decido io cosa posso vedere e cosa no! Ma chi ti credi di essere, si può sapere?!- sbottai
-Devi andartene di qui-
- Non vado da nessuna parte- protestai.
-Invece te ne vai- disse lui. Tre secondi dopo, si udì un boato enorme, provenire da una galleria. Caddi, mentre i calcinacci mi volavano accanto. Appoggiai la mano sulla mia gamba, e notai con orrore che c’era del sangue. Mi voltai allarmata, e vidi del fumo in lontananza, nella galleria da dove ero entrata. Mi voltai verso il ragazzo, ma lui era sparito. Vidi una sagoma di cane allontanarsi distintamente, e pensai fosse un randagio entrato per sbaglio. Magari c’era una seconda uscita, infondo i cani hanno istinto. Presi a correre verso la galleria di destra. Svoltai a sinistra, poi dritto, poi di nuovo a sinistra, sempre seguendo il cane. Alla fine uscii dal museo, in tempo per vedere un altro paio di finestre esplodere
-Virginia!- esclamò la professoressa, afferrandomi per il polso, e strattonandomi in preda ai sensi di colpa
-Prof, che diamine succede?!- domandai, guardando il fumo nero
–Non si sa. La galleria di sinistra è esplosa. Fortunatamente era in restaurazione, e non c’erano opere famose- spiegò, senza pensare che non mi fregava un fico secco delle opere. Guardai se c’era il ragazzo che avevo visto nella galleria. Ma notai solo il bastardino che mi aveva inconsapevolmente portato fuori trotterellare verso un boschetto.
 ***
-Virginia, tesoro!- mia madre mi stava soffocando in quello che si prospettava essere il primo di una lunga serie di abbracci trita ossa. Mi avevano portato in ospedale, dove avevano appurato che era una ferita superficiale, niente di preoccupante, solo un graffio da cui era uscito molto sangue. Ma mia madre pensava che scampata all’esplosione di una centrale nucleare.
-Mamma è una sbucciatura, sto bene- tentai di replicare, ma venni zittita da una sequela di abbracci e singhiozzi, così per la seguente mezz’ora, mi limitai ad annuire.
Alla fine mamma mi portò fuori dall’ospedale, e tornammo a casa. Papà non era ancora tornato, e non sapeva nulla. Ma Nico, il mio fratellino di dieci anni e mezzo, fu messo immediatamente al corrente, e si mostrò eccitatissimo, chiedendomi se era stato come una di quelle esplosioni dei videogames. Lo mandai al diavolo, e mi chiusi in camera. Sapevo di dover studiare, ma mi concessi un po’ di tempo per stare seduta a contemplare il soffitto. Mi infilai le cuffie, e la mia mente tornò a quel corridoio, a quel ragazzo, a quella parola. Elios. Cosa era successo in quel corridoio? L’unica persona che pareva potesse darmi quelle notizie, era un ragazzo con due pozzi neri al posto degli occhi, per ora svanito. Sospirai, chiudendo gli occhi. Sentii la porta d’ingresso tintinnare. Era tornato papà. Udii lui e la mamma confabulare. Mi venne di colpo sonno. L’ultima cosa che sentii, fu mio padre che diceva ‘Dobbiamo farlo’  poi crollai
Ero in una galleria di ghiaccio. Stupenda. Mi aggiravo tra i cristalli, contemplandoli estasiata. Uno in particolare mi attirava. Era un simbolo molto strano, una sorta di A, con degli strani ghirigori. La sfiorai, e la lettera prese fuoco. Gridai, tentando di spegnerla. Cosa avevo fatto?! Ma ben presto mi accorsi di una cosa impossibile: il fuoco non bruciava. Sfiorai una fiamma con un dito.
–Tu non dovresti essere qui!- mi voltai verso la voce, e vidi il ragazzo della galleria.
-Perché?!- domandai
-Sei in pericolo! Gli Elios arrivano!- una gigantesca esplosione ci travolse, e vidi solo una macchia nera. Mi svegliai di soprassalto, e udii mia madre chiamarmi preoccupata
-Virginia? Virginia?! La cena- si affacciò alla mia porta, e mi affrettai a rassicurarla
-Si, mamma, mi ero addormentata, arrivo- mi sciacquai la faccia in bagno, e mi guardai allo specchio. Avete presente quando chiudete gli occhi, e vedete delle strane forme che si agitano sotto le vostre palpebre chiuse? Beh, allora mi apparve un simbolo. Lo stesso che c’era sul ghiaccio. Ma venne presto inghiottito da due occhi d’inchiostro. Scossi la testa, e andai a tavola. I miei genitori erano stranamente silenziosi. Mia madre distribuiva il cibo nel piatto, senza toccarlo, mentre i movimenti di mio padre erano rigidi e meccanici. Io e Nico ci guardammo, restando in silenzio. Poi mio padre si schiarì nervosamente la voce. Mia madre sussultò
-Allora ragazzi, abbiamo pensato di fare una bella gita alla casa sul lago, domani- annunciò.
-Ma domani è venerdì! Ho scuola!- fu la prima cosa che mi venne in mente.
-Si!- urlò mio fratello, al contrario lui non era un genio a scuola
-Lo so, Virginia. Ma cerca di capire, sei ancora molto provata, e una vacanza ti farà bene-
-Ma domani ho anche danza- dissi, soffocata. Ero la migliore del corso, e mi stavo allenando per fare un’audizione. Non potevo mollare tutto, non in quel momento. Non dopo dieci anni! 
-Non discutere. Domani andiamo alla casa sul lago- sbottò mio padre. Tacqui, mordendomi il labbro. La casa sul lago. Non l’avevo mai sopportata, quella casa. Avevamo una grande e bellissima villa nel centro di Roma, ma a quando pareva, i miei ci tenevano molto a quella piccola catapecchia di legno davanti ad un lago. Completamente sperduta, il primo negozio era a due km, ed era uno spaccio alimentare. Mi alzai da tavola, e corsi in giardino. Avevamo un giardino gigante. Mi sedetti sulla vecchia altalena di mio fratello, e guardai il cielo. C’era qualcosa che non tornava. Qualcosa di strano, mia madre era sempre stata poco apprensiva, e mio padre non era il tipo che si lasciava coinvolgere dai sentimenti. Era avvocato, la neutralità era d’obbligo. E poi la scelta di andare alla casa, usando me come scusa, perché sicuramente era una scusa. Qualcosa non andava per il verso giusto, e non sapevo cosa fosse. Ma quel qualcosa c’entrava con quella galleria, con gli Elios, e con quel ragazzo, ne ero sicura. E avrei scoperto cos’era.
 
Fine capitolo uno

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Capitolo 2
*** 2. tempesta ***


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2: Tempesta


-Virginia spicciati, dobbiamo andare!
-Sono le sette del mattino, c’è tutta questa fretta?!
-Dai, mamma e papà sono già in macchina!
-Sto chiudendo la valigia. Maglioni li metto?
-Ma che ti frega, muovi quell’elegante sedere da ballerina che ti ritrovi!
-Che palle, Nico, non rompere i coglioni, arrivo.
Montai in macchina, verso le sette e un quarto del mattino. Ero di pessimo umore, così non notai subito il comportamento dei miei genitori. Erano tesi, rigidi, preoccupati. Io e Nico chiacchierammo normalmente. Infondo eravamo molto legati, anche se non sembrava. Io ero sempre stata la migliore in tutto. Nella scuola, nello sport, ero anche popolare tra gli amici, ero carina.. Anche Nico era molto carino. Aveva i capelli biondi, e ricci, occhi verde-azzurri, e pelle ambrata. In effetti non potevamo essere più diversi. Non avevamo preso nulla dai nostri genitori. Mia madre aveva i tratti spigolosi, occhi castani e capelli scuri. Mio padre capelli brizzolati e gli occhi neri. In effetti non capivo come eravamo potuti nascere noi. Sbirciai dal finestrino. Grosse nuvole di addensavano in cielo. Si preannunciava una tempesta coi fiocchi.  La strada correva sotto gli pneumatici della nostra  auto. Osservai la strada, e mi sembrò di vedere un cane che correva tra gli alberi. Poi mi addormentai.
Arrivammo alle sette di sera. La casa era in legno, e dava l’impressione di qualcosa che si può sfracellare da un momento all’altro. Ma in realtà non era così. La casa reggeva da oltre un secolo, era stata rifugio di partigiani, e mio padre vi aveva passato l’infanzia. Era una casetta di appena con quattro stanze: un piccolo bagno, salottino con angolo cottura, camera di mamma e papà, camera mia e di Nico, con un lettone matrimoniale. Ma i mobili sono intagliati a mano, il legno rende tutto fresco d’estate e caldo d’inverno, e abbiamo anche un piccolo camino. Inoltre la casa è in una pineta, proprio tra un campo di grano, e prima di un sentiero roccioso che conduce al lago. Alla fine poteva anche essere una bella casa…
Quella sera mangiammo pollo arrosto comprato al negozio nella frazione più vicina. Poi papà provò ad accendere il camino. Non faceva così tanto freddo, eravamo a novembre, ma il fuoco rendeva tutto più casereccio ed invitante. Sbuffai, avvolgendomi in un maglione. Non avevo voglia di stare lì. Uscii dalla casa, e decisi di andare al lago. Era tutto silenzioso, e lo sciabordio delle acque mi rilassò ulteriormente. Presi il mio taccuino, per tentare di comporre qualcosa. Ma non feci in tempo a scrivere nemmeno una nota, che vidi una scintilla dall’altra parte del lago. Aguzzai la vista. Il bagliore si ripeté. Infondo la riva non era così lontana. Guardai verso casa mia. Ma si!
Sfrecciai sulla sabbia, muovendomi più silenziosamente possibile. Mi ci volle un quarto d’ora per arrivare. Ma alla fine giunsi al boschetto dall’altra parte del lago. Mi nascosi dietro un sasso, e avanzai strisciando. Fortunatamente avevo il maglione nero e i pantaloni della tuta, quelli militari, per cui fu facile mimetizzarmi. Strisciai verso il bagliore fino ad arrivare in uno spiazzo. Là li vidi: otto ragazzi davanti al fuoco. Chi erano? Che ci facevano lì? Sembravano in ascolto. Una figura aveva le mani tese verso le fiamme, come se si stesse riscaldando. Ma mi accorsi che il fuoco seguiva i suoi movimenti. All’improvviso una figura che non intravidi bene, corse verso i ragazzi
–Stanno arrivando- annunciò.
-Bene!- a parlare era stata una ragazza con i capelli  scuri, vestita di nero. Si alzarono di scatto, e sfrecciarono verso il bosco.
Mi allontanai, poi corsi dietro di loro. Chi stava arrivando? Sentii qualcuno prendermi alle spalle, e mi voltai, trovandomi davanti..
-Tu?!- il ragazzo con gli occhi neri mi mise un dito sulle labbra
-Ssh- sibilò.  Poi, sempre tenendomi per le spalle, iniziò a camminare rapidamente. Arrivammo alla radura dove il fuoco crepitava ancora
-Ascoltami bene, ragazzina, e non interrompermi. Qui è molto pericoloso. Ora tu vai a casa, e ti garantisco che nessuno ti farà del male, okay? Ma devi tornare a casa. Perché potresti rimetterci la pelle- parlò quasi sussurrando, ma riuscii a comprendere ogni sua parola. Annuii spaventata
-Bene. Vai!- e con quest’ultima parola, mi spinse, lasciandomi. Iniziai a correre, verso casa. Corsi senza fermarmi, e sbattei la porta di casa col cuore che mi esplodeva nel petto.
-Virginia tutto okay?- chiese mia madre
-Si, si. Sono solo stanca- mentii. Poi diedi la buonanotte a tutti, e andai in camera mia. Mi sdraiai sul letto, infilandomi l’Ipod. Sussultai. Avevo dimenticato il mio blocco in riva al lago. Beh sarei tornata a prenderlo il mattino seguente. Poi rimasi sveglia, a fissare il soffitto, fino alle quattro di notte, prima di cadere in un sonno privo di sogni.
   ❉❉❉


Quando mi alzai, quella mattina, vidi che Nico era già uscito, lasciando al suo posto le coperte, per il possesso delle quali aveva lottato tutta la notte, aggrovigliate e gettate sui cuscini, come onde che si abbattono sugli scogli,  per ghermirli e portarli con se nelle profondità oceaniche. Spinsi indietro le coperte, e i miei piedi incontrarono lo scendiletto peloso. Avevo dormito poco e male quel giorno. Mi chiesi dove fossero tutti, e poi ciabattai in cucina, per prendere qualcosa. Mi ero quasi rassegnata a mangiare latte senza cereali, quando un frastuono irruppe in cucina. Il frastuono in realtà era un “Auguri!” urlato con enfasi e scoordinazione. Mio padre aveva in mano una torta. Sbattei le palpebre, prima di capire. Era il sei novembre. Porca paletta. Era il mio compleanno.
Il mio primo impulso fu quello di urlare che mi avevano trascinata nel bel mezzo del nulla il giorno dei miei sedici anni. Mi sentii male pensando a quanta gente poteva avermi chiamato, ma li non c’era ne wifi ne segnale. Poi vidi mio padre. Aveva le nocche bianche, e mi guardava ansioso. Mia madre aveva un grosso paio di occhiaie, e le tremava il labbro. Cosa stava accadendo ai miei genitori?!
-Uhm… grazie, me ne ero scordata- dissi
-Ehi, hai sedici anni, non centosedici. Sei un po’ giovane per rimbecillirti
-Sta zitto, Nico.
Infondo erano solo sedici anni. Potevo sopravvivere… vero?
-Beh, io e la mamma andiamo- annunciò mio padre –Divertitevi-
Così io e mio fratello restammo soli.
-Okay, cosa vuoi fare?- chiesi. Lui sorrise enigmatico.
Fu così che passai il mio sedicesimo compleanno a fare pazzie con mio fratello di dieci anni.
Giocammo nel campo di grano, intrecciammo una corona, tentammo di fare un’altalena, e riuscii anche ad arrampicarmi su un albero. Quando venne l’ora di pranzo, scendemmo al lago con due panini fatti in casa. Non trovai il mio taccuino, e fu un brutto, bruttissimo colpo. Ma non vi fu tempo di pensarci. Infatti verso le tre di quel pomeriggio iniziammo a vedere  i nuvoloni ammassarsi sul bosco. Solitamente quelle nuvole erano solo passeggere, per questo non ci badammo. Ma un’ora dopo, le prime gocce di pioggia ci colsero sulla riva del lago. Nei cento metri che ci separavano dalla casa si trasformò in una bufera. Sembrava il secondo diluvio universale. Temetti che la casa non avrebbe retto. Nico sobbalzò, quando una finestra si spalancò. Era terrorizzato.
-Sai, da piccola avevo paura dei temporali- mormorai, guardando la pioggia. Nico mi ascoltava incantato
-E come l’hai superata?
- Beh, l’ho trasformata. Facevo finta che fosse un grosso pianoforte. I tuoni erano le note profonde, e le gocce di pioggia sembravano uno xilofono- ridacchiai
-Non serve cambiare, essere più coraggiosi. Se non vuoi cambiare te stesso..-
-Cambia il mondo!- concluse trionfante lui. In quel momento  i miei tornarono a casa trafelati
–Mai vista una tempesta così!- esclamò mio padre.
Il resto del pomeriggio decisi di parlare a Nico del mio sogno, e di tutto quello che era successo quei due giorni. Dovevo dirlo a qualcuno. Lui si fece descrivere quello strano simbolo, e poi rimuginò attentamente
-Non è la prima volta che lo sento.. ti farò sapere- mi promise. 
L’ora di cena arrivò poco dopo. Non eravamo potuti andare al ristorante, ma i miei avevano fatto una grossa spesa, e mangiammo tutti a sazietà.  Infine, al  momento della torta, Nico si scusò, e corse a prendere una certa cosa.
 -Così ti perderai la soffiata delle candeline- rise mamma. Ma era tesa, e la vidi stringere la mano a papà. Cosa stava succedendo? Mi chiesi per la millesima volta. In quel momento tornò Nico, con una cosa in mano, che mi porse.
 –Ecco. Auguri sorellina!- esclamò, consegnandomelo
 –Un bracciale! Lo hai fatto tu?- domandai, guardando le linee di cuoio che s’intrecciavano in un bellissimo nodo celtico. Sopra c’era una piastrina in legno, con il simbolo di cui gli avevo parlato, e una scritta “Change the world”
 -Grazie Fratellino!- dissi, abbracciandolo. Le candeline furono accese, e quando mi dissero “esprimi un desiderio” chiusi gli occhi e soffiai. E la luce si spense.
Restammo completamente al buio. Mia madre impazzì. Letteralmente
 –Giovanni..- sussurrò
–Gio... James!!- urlò poi, in preda al terrore, singhiozzando, chiamando papà. Mio padre ci strinse, sussurrando a mia madre
–Cora, sono qui, i bambini sono qui, non accadrà null..- non fece in tempo a dirlo, che un tuono spalancò la finestra. Un attimo dopo, mi ritrovai sbalzata per aria. Travolsi il tavolo, che mi colpì dolorosamente la schiena, gettandomi in un angolo del salotto. E guardai senza fiato il tronco della pianta. Era un tronco, dal quale si sprigionavano sette fasci di braccia puntellate con aghi enormi. Una pianta, un cactus. Che roba era?! Mi passai la mano dietro il collo, e vidi che era sporca di sangue
–Non muovetevi! È cieca, vi vede solo se vi muovete!- gridò mio padre. Come cacchio lo sapeva? A quel punto, restammo fermi. Mia madre si lasciò scappare un singhiozzo –Restate. Fermi- scandì papà. La mamma tremava, e la pianta l’aveva puntata. Nico sussultò. E tutto successe in un attimo. La pianta si scagliò verso di lui, come una furia.
 –NO! NICO!- urlò mia madre, slanciandosi verso mio fratello
 –Mamma!- esclamò lui, cercando di raggiungerla. Era un grido netto, quasi di avvertimento. Ma la pianta l’afferrò per la vita, ed iniziò ad inabissarsi
–Nico!- urlai
 –Virginia!- gridò Nico in risposta. Tastai il pavimento, e la mia mano si chiuse sul manico di un coltello da cucina. Tutto diventò sbiadito da allora. In pochi secondi agii. Un attimo prima ero schiacciata contro la parete. Dopo un secondo ero in piedi, col coltello in mano. E poi mi trovai ad accoltellare il tronco di una pianta gigante. Un liquido verdastro mi macchiò il maglione che iniziò a strapparsi. Acido corrosivo. Mi sfilai velocemente quello che restava del mio maglione preferito, e continuai. Con la forza della disperazione, puntai alle radici della pianta.  Stavolta infilai il coltello a fondo, tentando di salvare il mio Nico
–No, Virginia!- urlò mia madre. La pianta esplose. Schizzò in tutte le direzioni, sfondando la casa. Venimmo sbalzati fuori, e sbarrammo gli occhi: la pioggia infuriava, ma questo non aveva impedito agli alberi di prendere fuoco –Fuoco- mormorai. La pianta, intanto, era stata coperta. Da un altro essere orrendo. Aveva tre zampe, una più grande, solcata da vene bluastre, che la sosteneva, le altre due più sottili. Il tronco era tozzo e di forma allungata, coperto di squame, al contrario della testa piumata, dove faceva capolino un occhio, e due bocche, di forma grottesca. Era una sorta di incubo vivente. Si parò davanti a me, e non potei far altro che brandire il coltello, e agitarlo come una spada. Il mostro aprì una sorta di voragine nera, e la pianta che teneva il mio fratellino, iniziò ad affondare lì dentro
–No. No!- strillai, avventandomi contro quella creatura. Non potevo permetterlo. Schivai una zampata, e infilzai la seconda zampa, che sembrava coperta di pelle. Il mostro si chinò in avanti, ed io scivolai tra le sue zampe, fino a raggiungere la pianta –Nico!- urlai
–Virginia- pianse Nico. Tesi una mano, eravamo vicinissimi. Lui allunò la sua più che poté. Mi tesi, sforzando ogni singolo muscolo per raggiungere il mio fratellino. Ma il mostro si riprese, e mi scaraventò via con una zampata. Mi aggrappai a lui, e finii sul suo capo pennuto. Capii che non potevo fare nulla. Oppure..                                                               
Presi lo slancio, e mi gettai nella voragine nera                                                                                                                  
-Virginia! - udii una voce, e mi scontrai con qualcosa di nero e peloso. E poi svenni.

 

(Ma perché cavolo quando penso al padre di Virginia mi viene in mente mio zio Marco? Che poi mio zio è un figo, mentre il padre di Virginia è un cesso X'D AD ogni modo ringrazio Kamala_Jackson e.. Seth :3 per aver recensito. Marty per aver letto. Non far finta di nulla, sai che parlo di te. Velim ti saluta ;) Poi.. Amisa per averla messa nelle preferite, e Zampa di Lupo per avermi messa nelle seguite.. Ma che nomi fighi che avete! Comunque alla prossima.. E CAMBIATE IL MONDO! Zoe)

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Capitolo 3
*** 3. Xavier ***


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Capitolo 3: Xavier


Sentivo la pioggia scorrere. Tamburellava contro qualcosa che non era vetro. Dovevo aprire gli occhi? E se mi fossi trovata davanti il paradiso? Oppure dovevo restare lì? Ero morta? Ma potevo effettivamente aprire gli occhi? O no? Contai fino a tre, poi li spalancai. Vidi la roccia sopra di me. Ero in una caverna. Ma come ci ero arrivata in una caverna?! Tentai di mettermi a sedere, ma una fitta me lo impedì. Mi tastai il fianco con la mano, e sussultai per il dolore. Sotto la mia maglietta.. a proposito, che maglietta?! La mia si era sbrindellata! Portavo una maglietta nera, molto larga, che profumava di sottobosco. E sotto la maglietta, sentivo delle bende che mi fasciavano il fianco.
-Cosa…?- mormorai flebilmente. Poi, aiutandomi con le braccia, mi sporsi verso l’imboccatura della caverna. Pioveva, non riuscii a distinguere il paesaggio. Poi tentai di sedermi, e mi accorsi di avere sete. Molta sete.
-Stai ferma. Ti ha colpito superficialmente, ma il veleno è riuscito ad entrare in circolo. Devi riposare- mi voltai verso la voce. Non c’è bisogno che vi dica che lui era lì.
-ANCORA TU!?!- urlai con tutto il fiato che avevo. Mi sorpresi di quanto fosse poco.
-Ssh- mi zittì lui, avvicinandosi. Mi scostai
-Stammi lontano- sibilai. Lui alzò gli occhi al cielo.
-Sei stata incosciente per dodici ore. Avrei potuto farti del male, ma ti ho medicata. E ora sta ferma- mi immobilizzai, mentre lui si avvicinava. Mi sfiorò il fianco con la punta delle dita, e sussultai per il dolore. Trattenni il fiato, quando mi medicò la ferita, e poi si sedette accanto a me, meditabondo
-Hai la febbre molto alta-  annunciò. Poi prese una bottiglietta d’acqua, da una sacca lì vicino
-Toh, prendi- svuotai mezza bottiglia in un lampo, prima che mi dicesse di andarci piano. Mi sentivo la testa estremamente gonfia, e girava tutto come una trottola. Ma almeno riuscii a domandare
-Cosa c’entri tu con la pianta, e con gli Elios?- tossii. Lui mi sistemò una coperta dietro la schiena, in modo che potessi stendermi guardandolo in faccia.
-Io non so chi tu sia, ne come tu riesca a farlo. Ma tu puoi vedere delle cose.. che le altre persone non vedono. La magia che hai visto sulla porta, non dovrebbe essere visibile, agli occhi dei Mortali
-Quello che hai visto, è uno dei sette Raggi presenti in tutto il mondo, che ti consentono di arrivare alla Scuola del Sole. È l’unico posto sicuro per gli Elios, ma lo cambiamo una volta ogni vent’anni.
-Gli Elios sono un gruppo di persone che fanno in modo di non far scontrare il mondo reale con quello paranormale. Come avrai visto, esistono creature pericolose, mostri Acrit, Tarken, demoni, Piket, Salamandre, eccetera. Gli Elios sono un gruppo di ragazzi scelti dal sole stesso. Loro, noi, siamo i raggi del sole. Possiamo fare cose speciali, e possiamo scegliere cosa diventare. So che è complicato, ma devi credermi. Io ho provato a salvarti. Ma quando ti sei gettata nel varco, non ho potuto far altro che seguirti. Solo che ti sei gettata in quello sbagliato. La pianta è finita da un’altra parte. Se non ti fossi gettata, io sarei corso a salvare tuo fratello. Non capiscono cosa possa volere da voi un Bolcher e un Piket, solitamente non lavorano in coppia-
Ma io non lo ascoltavo più
-Nico! Hanno preso Nico!- esclamai. Ed è stata colpa tua. Mi sussurrò una voce nella mia testa. Lui si sarebbe potuto salvare. Scattai in piedi, e corsi fuori dalla grotta il più velocemente possibile. Non avevo idea di cosa fare, ma non me ne rendevo minimamente conto. Mi venne un capogiro, e mi appoggiai contro la parete della roccia, in preda ai conati. Vomitai tutta la cena del giorno prima, mentre brividi di freddo mi salivano su per la spina dorsale. Sentii una mano gelida reggermi la fronte, e mi vergognai ancora di più. Quando il mio stomaco fu completamente vuoto, mi accasciai addosso al mio salvatore. Vedevo tutto grigio, mi sentivo debolissima.
-Mi chiamo Virginia- sussurrai, prima di svenire nuovamente.

La seconda volta scattai più rapidamente
-Quanto sono stata così?- chiesi. Stavolta ero in un sacco a pelo, addossata contro una parete di roccia. Il ragazzo stava armeggiando con qualcosa nel suo zaino.
- Venti minuti- borbottò. Poi tirò fuori un paio di gallette di riso.
-Non dovresti avere più la nausea, ma devi mangiare, e per il momento è meglio roba asciutta- presi una galletta, e masticai lentamente
-Comunque, io sono Xavier- disse.
-Virginia-
-Lo so-
-Simpatico-
La pioggia riempì il nostro silenzio
-Tu sei uno di loro? -  silenzio, silenzio, silenzio.
 -Si- disse alla fine. Una sorta di brivido mi trapassò la schiena. C’era una strana affinità tra noi.
- E cosa sei in grado di fare- domandai, avvicinandomi. Lui si sporse verso di me
-Più di quanto immagini-  sussurrò. Mi scostai, leggermente turbata. Cosa mi era preso?! Anche Xavier sembrò richiudersi in quella bolla di apatia che lo contraddiceva.
- Penso che la domanda più adatta sia: cosa sei tu? - battei le palpebre, con aria interrogativa
-Tu puoi vedere. Hai visto la scritta, hai visto me-
-Che significa?!- domandai. Lui sospirò. Poi mi annunciò con tutta semplicità
-Penso che tu sia una Elios-
-Una di voi pazzi? Impossibile- urlai.
-Ehi, non siamo dei pazzi! Salviamo le persone. Come puoi vedere tu stessa- ribatté lui
-Bah, non ti ho chiesto io di salvarmi! - scattai
-Oh, ma guarda chi dovevo salvare, una ragazzina ingrata e irresponsabile. Peccato, perché sei carina. Soprattutto quella voglia che hai sulla coscia- rise beffardo. Avvampai
-Come osi, brutto pervertito! Io ti...- ma Xavier, che stava ridendo bellamente, si bloccò. I suoi lineamenti si irrigidirono, e mi bloccò a metà frase, tappandomi la bocca.
-Ssh!- sussurrò. Poi prese una torcia dalla giacca, e la puntò verso la pioggia. Rabbrividii.
-Chi..-
- C’è qualcuno. Sta giù-
I secondi che seguirono furono terribilmente stressanti. Mi acquattai, mentre Xavier puntò la torcia verso la pioggia. Aspettammo…. Fino a quando non udimmo un verso stranissimo, sembrava un nitrito di una foca. Il verso fu seguito da un lampo di luce arancione
-Spostati!- urlò Xaver, gettandosi a terra. Scintille volarono intorno a noi, bruciandomi le orecchie, e crepitando. 
-Cos’è?!- urlai di rimando
-Un Tarket- sputò velenosamente lui –In forma demoniaca- un secondo attacco venne sparato, ma Xavier stavolta era pronto. Con una velocità incredibile, afferrò il colpo di energia, e lo rigettò al mittente. Il mostro, che ancora non riuscivo ad identificare, sembrò infuriarsi, e sparò un terzo attacco. Ma non ci raggiunse mai. L’attacco si bloccò  a mezz’aria, mentre una fiammata si alzò dove presumevo ci fosse il mostro. Xavier allora iniziò a ridere
-Cos’hai da ridere?!- domandai sconvolta. Ma lui non mi rispose
-Deficienti siamo qui!- urlò alla pioggia. Prima non distinsi nulla, ma poi notai due sagome avvicinarsi. Quando entrarono di corsa nella caverna, le notai per bene. Erano un ragazzo e una ragazza. Il primo aveva i capelli ricci, quasi biondo cenere, e gli occhi castani.. ma di un castano bollente, sembravano oro bruno fuso.. erano veramente ammalianti. Aveva stampato in faccia un sorriso candido, e anche la pelle era candida.. beh, mai quanto quella di Xavier. La ragazza, invece, aveva i capelli bruni, e occhi verdi. Saltò al collo di Xavier con impeto, e pensai che fossero più di ‘grandi amici’
Dovevano avere un legame indissolubile. Era così, infatti, e lo avrei scoperto presto.
-Oh, mio dio, siete voi! Brutti deficienti, cosa ci fate qui!- esclamò Xavier, restituendo l’abbraccio, e dando un cinque al ragazzo
-Siamo venuti a prenderti. Allora dov’è lei?- domandò la ragazza, con aria maliziosa
-Non possiamo ancora muoverci, il veleno è in circolo, e lei ha la febbre alta. Come riusciremo a difenderci?! Il posto pullula di Tarket, e altri demoni- il ragazzo annuì, ma la ragazza lo squadrò
–Perché diamine non ti sei trasformato?!- domandò. Xavier scosse la testa
-Lays, lei è ancora molto scossa.. io non credo che le farebbe bene sapere cosa sono- Lays, la ragazza, annuì pensierosa.. era evidente che si erano scordati di me
-Ahem.. io sono qui- dissi, lievemente indispettita. La ragazza mi fissò un momento, poi corse verso di me, e iniziò a scrutarmi
-Oh, mio dio, ha la febbre alta! Hai fatto benissimo a chiamarci, Xavier- mosse rapidamente le mani, come se stesse giocando a modellare una pallina di plastilina. Lentamente, iniziò a formarsi della luce tra le sue mani
-Ares, reggi questa per piacere- sbuffò lei, consegnando al riccio la palla di luce. Lui la prese, come se fosse la cosa più normale del mondo
-Fammi luce-
la ragazza chiuse gli occhi, e mi prese le mani
-Tarana smetzir crenderti akert- recitò. Poi mi passò una mano sulla fronte. Sentii le forze tornarmi nelle ossa
-Okay, ora puoi metterti seduta- ridacchiò lei, riprendendo la sfera. La guardai strabuzzando gli occhi
-Oh, questa? Io la chiamo Lucciola. È uno dei miei incantesimi più simpatici. Io sono Lays, e sono una strega- sorrise dolcemente. Ancora non lo sapevo, ma quella sarebbe diventata la mia migliore amica.
-Ehm, Virginia-
-E io sono Ares!- esclamò il riccio.
-Ares? Come il dio della guerra?- sorrisi, alzando un sopracciglio
-Ovvio, quando mi fanno arrabbiare io faccio scoppiare l’apocalisse- rise lui –Sta a guardare- chiuse la mano a pugno, inginocchiandosi accanto a me. Poi alzò un indice. Dopo tre secondi una fiammella si accese su di esso. Spalancai gli occhi. Lui aprì la mano,  un dito alla volta, fino a quando non ebbe cinque fiammelle. Poi richiuse il palmo, e lo riaprì, mostrando un’unica grande fiamma
-Oh, Ares, falla finita!- sbuffò Xavier. Ares rise, e fece per lanciare in aria le fiamme. Esse schizzarono via, e formarono una sorta di fuoco d’artificio.
-Wow- sussurrai –non posso essere una di voi-
-Invece sei sulla buona strada per diventar lo- sorrise Ares
 -Chissà quale potere sceglierai di sviluppare…- gli diede manforte Lays. Xavier si scostò dalla parete
-Io vado a procurarci un po’ di carne, se ci siete voi a fare la guardia- disse, prima di uscire.
-E Xavier cosa sa fare?- domandai a Lays. Lei mi guardò
-Non lo sai? Lui si trasforma-  sbattei le palpebre, confusa
-Non mi ha detto nulla- dissi. Lays si morse un labbro
-Allora ci sarà un motivo. C’è sempre un motivo- rispose quasi a se stessa. Cambiai discorso
-Che magie sai fare?- chiesi. Lays sorrise
-Di tutto. Posso fare pozioni, incantesimi, e molto altro. Però non posso interferire con la natura. Quello è compito degli Elementali. Uno di questi è Ares. Lui è il fuoco. Poi ci sono.. acqua, aria e terra. Vedrai, ti piaceranno, sono molto simpatici. Ti troverai bene al tempio del sole-
-Che cosa?! Io devo tornare a casa, anzi, devo trovare il mio fratellino. Non posso andare al tempio del sole, o qualunque cosa sia!- esclamai. I due si guardarono
-Ci sono molte cose che devi capire, Virginia- sospirò Ares.
-Però perché l’incantesimo faccia effetto devi riposare. Quando ti sveglierai, inizieremo il cammino verso casa. Andrà tutto bene, Virginia- disse Lays, muovendo la mano nell’aria, e formando un cerchio
-Andrà tutto benissimo-
e fu così che crollai addormentata.



ANGOLO DELL'AUTRICETTA ESAURITA EHEHEHEHE!
Ringrazio Amisa e Kibo_No_Sakebi (ghi hi) per aver messo la storia tra le preferite, e ovviamente ricordo DiamanteLightMoon e Zampa di lupo per averla messa tra le seguite.. lasciate una recensione ogni tanto... BUON NATALE PICCOLI ELIOS :3 AL PROSSIMO CAPITOLO!

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Capitolo 4
*** 4. Resta sveglia o Muori ***


Capitolo 4: Resta sveglia o Muori

-Non ti sei traformato, perché?-
-Lays, ricordi cosa mi succede, con gli umani. Ricordi cosa è successo a Talisa-
-Xavier, è stato cinquant’anni fa! E poi lei non è un’umana, è una di noi-
-Io.. ho paura, Lays. Non voglio farle del male-
-Sai, Xav.. con Talisa non era così. Questo è qualcosa di più forte. Ma non le farai del male, perché lei non è una persona qualunque. Lei non è nemmeno una di noi, ma ti assicuro che è più forte di quanto tu immagini. Lei sarebbe capace di fermarti in ogni caso-
-Cosa vuoi dire?-
-Credo che dovremmo aspettarci grandi cose, da questa ragazza-
- A proposito. Hai trovato il bambino?-
-No, ho setacciato tutto il settore ovest, ho cercato tracce ovunque, ho fatto incantesimi, ma non ho trovato nulla. Adesso Ares starà cercando qualcosa nella cenere e nel fumo. Andrà tutto bene, Xav-
-Non è vero, e tu lo sai-
-Xavier, noi siamo ciò che scegliamo di diventare. E potresti scegliere male?-
Noi siamo ciò che scegliamo di diventare.
Prima di ripiombare nel sonno, lasciai che questa frase si perdesse nella mia mente.
Poi il mio oblio ricominciò

-Virginia, sveglia, sveglia!- sentii un sussurro affannoso, e le mani delicate di Lays scuotermi frettolosamente
-Cosa succede...-domandai. Lei mi mise una mano in fronte, facendo una smorfia di disappunto
-La febbre non è ancora passata, ma non c’è tempo! Xavier!- urlò. Xavier si materializzò di fronte a lei
-Togliti la maglietta. Dobbiamo coprire il suo odore- ordinò la strega. Xavier si sfilò la maglietta, e me la avvolse addosso
-Lays, io vado- disse soltanto. E poi corse fuori, chiamando Ares.
Udii un grido selvaggio, e rabbrividii
-Che cosa succede? - riprovai
-Ci hanno trovati. Un branco di Acrit, credo. Sono degli ibridi, una sorta di grossi draghi di terra, dal muso di felino. Sono velenosi. Deve averceli messi addosso qualcuno. Andiamo!- esclamò poi, notando che la caverna iniziava a cedere
-Xavier, Ares! Siamo pronti!-
Ares corse verso di noi, sparando un muro di fuoco verso i serpenti
-Lays!- esclamò poi il ragazzo del fuoco.
Lays alzò le mani, ed una sorta di barriera si innalzò tra noi e loro
-Posso tenere lontano il veleno, ma non so cosa può fare contro gli attacchi fisici-
Un serpente scelse quel momento per sfrecciare verso di me. Ma all’ultimo una sagoma indistinta lo afferrò, portandolo con se nel bosco
-Cos’è quello?!- urlai. Lays mi guardò tristemente
-Lays cos’è?!-
-Xavier- rispose Ares.
-Quello è Xavier?!-esclamai. Poi mi dovetti abbassare per evitare nuovi attacchi
-Xavier abbi cura di Virginia- urlò Ares. Lays sorrise, aumentando la pressione sulla sua barriera
-Cos..- non feci in tempo a parlare, che Lays mi sollevò in aria, e mi scagliò verso il bosco. Atterrai su qualcosa di bollente. E morbido. E poi vidi il fuoco e le fiamme allontanarsi sempre di più.
-Xavier..- sussurrai, incredula. Lui ringhiò, voltando poco la testa.
-Okay, sto zitta-brontolai. Lui balzò in avanti, facendo in modo che cadessi sul suo collo
-Eh, no! Non ti abbraccio, puoi scordartelo- esclamai. Xavier scartò nuovamente. Rischiai di cadere rovinosamente a terra, e sbuffai.
-Scordatelo- in quel momento un raggio saettò accanto al mio orecchio. Xavier sobbalzò, ed iniziò ad aumentare l’andatura, sempre più veloce. Un nuovo raggio mi scompigliò i capelli
-OKAY, CAZZO, HAI VINTO TU! CORRI!- Strillai, aggrappandomi al suo collo, e affondando la testa nel suo pelo. Chiusi gli occhi, sentendo le scariche di energia crepitare accanto a me, fischiandomi nelle orecchie. Non so quanto corremmo, ma alla fine qualcosa frenò la nostra fuga.
-Ci hanno accerchiati-ringhiò Xavier
-Ma allora parli! -esclamai, mollandogli uno scappellotto sulla testa.
-Scendi, Virginia-
-Cosa? -
-Li devo affrontare. Non posso con te in groppa-
Due serpenti enormi si pararono davanti a noi. Mi arrivavano alle spalle, sebbene fossero una specie di lucertole. E avevano la testa di un leone, con una criniera che pareva avere vita propria, e le fauci spalancate.
-La sua criniera. Sono serpenti velenosi-
-Xavier non puoi affrontarli da solo-
-Beh, vuoi darmi una mano?- ghignò lui. Poi scattò verso il primo. Lo disorientò, e lo azzannò al collo. L’altro corse in aiuto del primo.
-Corri, Virginia-scivolai in una radice, e la testa prese a girarmi. Mi alzai a fatica, e feci per voltarmi verso il bosco, ma mi bloccai. Un paio di occhi vermigli mi fissavano
-Cazz..-
Non feci neppure in tempo a finire la parola, che mi ritrovai sbalzata in aria
-Xavier!- esclamai, mentre un fiotto di sangue mi interrompeva, impedendomi di parlare. Il sapore metallico in gola mi gettò in uno stato di panico totale.
-Sono tre!- esclamai. Il terzo serpente si gettò verso di me. Feci in tempo a schizzare via, e schivare un attacco. Ma poi il terzo colpo mi distrusse le caviglie. Piombai a terra. La bestia fece per darmi il colpo di grazia, quando Xavier le piombò addosso. Aveva ucciso un serpente, e ferito l’altro

-Non avvicinarti a lei-ringhiò il lupo, azzannandogli la coda. Ma era indebolito, e il serpente lo scagliò via. Volò sopra di me, e batté sulla corteccia di un vecchio albero
-Xavier- lo chiamai. Ma lui non riuscì a mettersi in piedi. Lentamente il pelo sembrò cadergli di dosso, e una luce lo avvolse, ritrasformandolo nel ragazzo che conoscevo. Un ragazzo pieno di ferite, ustioni, e probabilmente molto molto morto.
Strillai. Urlai con tutte le mie forze. E poi accadde qualcosa. Sentii il calore che irradiava dal mio petto. Pensai fosse solo sangue, ma quando vidi un gigantesco sigillo che mi separava dal mostro, e si depositava dolcemente su Xavier, dovetti ricredermi. Una luce scacciò via tutti i serpenti rimasti, irradiandosi nel cielo. Poi crollai in ginocchio accanto a Xavier, che doveva essere svenuto, e chiusi gli occhi
-Lays! - urlai. No. Non potevo svenire. Avevo fatto la donzella in pericolo troppo tempo.
-Ares! Lays! - feci passare la mano di Xavier sulle mie spalle, e poi posai un ginocchio a terra.
-Ragazzi! - mi alzai in piedi, decisa a non svenire. La vista andava e veniva, e non sapevo se sarei riuscita a muovere nemmeno mezzo passo. Nel tempo che seguì, restai concentrata soltanto sul movimento dei miei piedi. Un passo dopo l’altro, uno dopo l’altro, senza mai fermarsi. Senza pensare a nulla. Fino a quando non sentii Lays urlare.
-Xavier! Virginia! -Lays sanguinava copiosamente da una spalla, ed era coperta di terra, mentre Ares aveva il capo bendato. La strega mi abbracciò, togliendomi Xavier di dosso. Barcollai, ma Ares mi venne in soccorso, afferrandomi. Lays intanto urlò, sdraiando Xaver a terra. Era messo malissimo.
-Ha perso troppo potere! È stato lontano di casa troppo tempo! -
-Lays non puoi curarlo. Nemmeno tu hai potere! - disse Ares, ma Lays lo zittì. Si occupò di Xavier, mentre Ares mi puliva le ferite. Quando mi scoprì il ventre, però, sussultai. Una macchia di sangue si allargava con rapidità allarmante. Mi vennero le vertigini, mentre la testa era stretta in una morsa gelida
-A..res- sibilai. Ares mi strinse le mani
-Virginia, stai gelando-sussurrò. E poi arrivò la scossa. Fu come se un’onda passasse per il ventre, risalendo fino alla gola. Urlai.
-Ares sto bruciando! -tossii, posando le mani nella terra bagnata.
-Ares! -
-Lays! La ferita ha fatto infezione! Il veleno continua ad espandersi! – esclamò il dominatore del fuoco. Lays si voltò di scatto, ed incespicò dietro di me. Ero scossa dai brividi. Dalla spina dorsale risalivano lungo il collo, fino al cranio. Sentii le forze venirmi meno
-Virginia, no! Non dormire! Non puoi svenire, non ancora- la voce di Lays mi strappò dalla nebbia in cui stavo affondando.
-Se ti addormenti, non potrò controllare il veleno- strizzai gli occhi. Non sentivo più le gambe, e i piedi nemmeno.
-N-non ci riesco-
-Lays, non puoi operare un intervento del genere! Solo il maestro può farlo
-Sto svenendo...
- Resta Sveglia o muori, Virginia-
Quella notte, la ricordo tutta. Xavier sotto l’albero, che respirava appena. I brividi gelati, che mi trapassavano il corpo, distruggendolo pezzo per pezzo. Il torpore che tentava di affogarmi sempre più. Ricordo Ares, il suo sguardo addolorato e concentrato, la sua smorfia triste, il suo “Scusami” sussurrato prima di bruciare l’infezione nel sangue. Ricordo Lays, piena di sangue, che incideva la mia ferita, asportando l’infezione. Urlai, anche questo ricordo. Quando ricucirono la ferita. Quando Lays rovesciò sulla ferita una lozione che sembrava corrodere la pelle. E forse urlai semplicemente per non dormire. Feci appello a tutto ciò che mi era caro. Nico, i miei genitori, la mia vita. E verso le cinque del mattino, Lays praticamente stramazzò a terra, esausta. Ares le corse incontro, e finalmente medicò le sue ferite. Il sangue aveva smesso di scendere da un po’, ma bisognava ricucire anche la sua ferita. Diedi una mano a pulire, la pelle incredibilmente pallida della strega. Quando sorse il sole, ci sdraiammo esausti nella terra umida.
-Prendo Lays. Falò ambulante, muoviti, brucia le tracce- esclamò una ben nota voce alle nostre spalle.
-Non ho più magia, cane-ribatté lui, rimettendosi in piedi, e spazzandosi via la terra di dosso.
-Non possiamo nemmeno ricaricarci- sussurrò Lays, indicando il cielo plumbeo.
-Maledizione- sbottò Xavier
-Ma non possiamo stare fermi! Chissà quante altre bestie potrebbero attaccarci! – esclamai. I tre si guardarono.
-La ragazzina ha ragione. Andiamo- borbottò Xavier, mettendosi lo zaino in spalla-
Lays lo seguì, e così pure Ares, stranamente silenzioso. Affiancai la strega, ed iniziammo a camminare, non prima di aver gettato un occhio al sole coperto dalle nubi.
Non immaginavo che il bosco fosse tanto enorme, sempre che quello fosse il solito bosco, quello nel quale era sperduta la mia casetta, costeggiata dal fiordo, sopra le montagne. Questo, somigliava più ad una foresta. Da molto tempo, i cespugli erano diventati sempre più radi, ed infine avevano lasciato il posto ad un sottile manto di erba. Eccezion fatta per l’erbetta, l’unica forma di vita sembravano gli alberi, ben diversi da quelli che ero abituata a vedere nei boschi, avevano un tronco sottilissimo, privo di rami per i primi quindici metri. Svettavano, altissimi, e finivano con una chioma sfoltita dal vento. Non un cespuglio, né un ceppo caduto. Solo quei maledetti alberi. Ed un rassicurante cinguettio. Dopo qualche ora, i piedi iniziarono a sanguinarmi. Ero scalza, perché l’impatto della sera prima, oltre a debilitarmi l’uso delle caviglie, era riuscito a spezzare in due le mie scarpe, in qualche arcana maniera. Dopo un paio d’ore, ero esausta. Non avevo chiuso occhio per gran parte della notte, e non mangiavo da chissà quanto. Quando avvertii l’ennesima fitta da parte delle mie caviglie, lanciai un gemito. Mi sopresi di quanto risuonò.
-Virginia, tutto bene? -domandò Lays, premurosa come suo solito
-Si, è okay. Solo le caviglie- spiegai, abbozzando un sorrisetto
-Ehi, non temere rossa, tra un po’ arriveremo alla porta, e i barbosi saggi ti cureranno- scherzò Ares
-Fiammifero, non insultare i vecchi. Potresti rimetterci la pelle- borbottò Xavier
-Ah ha, ora ho paura, vagabondo- lo canzonò il riccio.
-Ragazzi, ma dove siamo, esattamente? Non mi sembra il bosco questo- Chiesi, cambiando discorso
-Infatti questo è territorio tracciato. Siamo dentro una sorta di bolla, che corrisponde alla posizione esatta di una macchia solare, presente sul sole. Fino a quando riusciamo a stare dentro questa macchia, siamo salvi. Il portale è ancora aperto. Per questo non possiamo fermarci- Spiegò Lays
-Già, e se il lupacchiotto avesse ancora potere, potrebbe portarci in groppa. Ma sei deboleeee-
-Senti chi parla, il piccolo fiammiferaio. Dì, Ares, riesci ancora a fare una scintilla? -
Continuarono a litigare per un’ora intera, mentre Lyas ed io ci scambiavamo occhiate tra il divertito e l’esasperato. Passò così anche mezzogiorno, ma non riuscivamo a vedere nulla con quelle nuvole
-Dì un po’, Virginia, ieri era il tuo compleanno? - domandò improvvisamente la strega
-Uhm, si, hai ragione-effettivamente il giorno prima era stato il mio compleanno ma con tutto quello che avevo fatto, me ne ero totalmente scordata.
-Vedrai, quando arriveremo chiameremo gli altri, e faremo una festa! Ti piacerà, vedrai. Le feste degli Elios sono leggenda! -
-Seh, solo perché le organizzi tu, non vuol dire che siano mitiche- rise Xavier da lontano
-Elios: non famosi per aver salvato l mondo, ma per le feste di Lays, dal mill..-
-Non si dice l’età di una signora! - sbottò lei
-Oh, ma tu non sei una signora…
-Shh- bsbigliò in quel momento Lays
-Dai, mamma, smettila di sgridarci! - esclamò Ares, prima che Lays lo zittisse nuovamente
-Lays, che succede? - chiese Xavier, guardandosi intorno. Io però avevo già capito
-Gli uccelli... Non cantano più- sussurrai. Gli uccelli avevano smesso di cantare.
-Cosa succede?!- sclamò Ares, guardandosi intorno. Ma non riuscì a dire nient’altro, perché uno stormo nero si precipitò verso di noi. Urlammo, e ci gettammo tutti sulla destra, mancandoli per un soffio
-Che cosa sono?!-gridai. Sembravano fantasmi avvolti in un mantello nero. Il volto era sfigurato da un’enorme bocca, e le orbite vuote. Avevano mani scheletriche, e quando il mantello che le copriva terminava, non si riuscivano a vedere ne gambe, né zampe, o una coda.
-Megere!
- Ma come, erano sparite venti anni fa!
-Correte!
Le voci dei miei compagni di viaggio si accalcarono, ma io non vi badai, perché mi ritrovai a fissare uno spazio tra due alberi poco lontani dallo stormo. Sembrava che delle onde magnetiche invisibili curvassero gli spazi e tutto ciò che vi era nel mezzo.
-Ragazzi, guardate..-mormorai. Stranamente tutti mi sentirono
-La porta!- esclamò Lays
-Corri, Virginia!-sentii Ares afferrarmi sottobraccio, e lo seguii, incespicando dietro di lui. Le megere ci seguirono, ma Lays si fermò, mentre noi conrinuavamo la corsa
-Lays!- gridai
- Qui ci penso io- disse la strega
-Sei senza potere, non puoi..- le parole mi morono in gola. Lays alzò la mano, dove brillava un simbolo strano. Era verde, lo stesso verde dei suoi occhi. Somigliava ad una strana C storta, con due punti, uno dentro la la curva di quella lettera, e l'altro appena sotto di essa.
-Virginia corri!-
-Ma Lays non ha potere! si ucciderà!- esclamai
-Lays !- mi fece eco Ares. la faccenda doveva essere grave sul serio
-Se Lays morirà, non sprecate il suo sacrificio!- esclamò Xavier, spingendoci in quella che avevo capito essere la porta. Mi sentii immersa in una vasca di gelatina, ero incapace di muovermi. E poi sentii una sensazione di gelo, come se mi si fosse versato addosso un bacile d'acqua. E poi mi trovai sulla sabbia bollente
-Ah! - gridai, saltando in piedi. Ma non avendo le scarpe, mi ritrovai a saltellare da un piede all'altro urlando
-Scotta! Scotta!-
Xavier parve non sentirmi. Studiò la sabbia, poi alzò lo sguardo e mi sorpassò, seguito da Ares. Le dispute tra di loro si erano palcate improvvisamente. Avevano lo stesso sorriso sul volto, quello di chi torna a casa
-Siamo tornati- sussurrò Xavier
-Ehi, randagio, tu mancavi da un po'-
-Si vede che avevo più potere di te, miccia corta-
-E questo cosa vorrebbe significare?!-
Mi correggo: le dispute tra di loro non si placavano mai. Mentre lo pensavo, vidi avvicinarsi un'ombra sulla sabbia
-Andiamo, Virginia. Siamo arrivati- sorrise Ares. Deglutii, afferrando la sua mano, e mi alzai
-Ma qui c'è solo sabb.. - non finii la frase, perché improvvisamente fu come se un pannello scorrevole alto trenta metri scorresse verticalmente sotto la sabbia, mostrando un enorme tempio, situato proprio al centro di una ricca oasi. L'oasi era dentro una gola, che rendeva quasi impossibile trovarla.
-Per la miseria- sussurrai
-Questa è Helia: La scuola del sole- disse Xavier, avanzando sontuosamente. Ci fermammo tutti e tre, ad ammirarla, per un istante..
-L'ULTIMO CHE ARRIVA PAGA PEGNO!- gridò Ares, dandoci uno scappellotto
-Aspetta!- esclamai, correndo dietro di lui, mentre Xavier alzava gli occhi al cielo, con il sole che brillava sulle nostre teste.
E fu così che feci il mio ingresso ad Helia.
Così entrai nel mondo degli Elios




Angolo Autrice
Buon anno a tutti, miei bellissimi, nessuno escluso, recensori. Buon ultimo giorno del 2014! Il primo capitolo ha superato le 100 visite, e sono veramente fiera di voi! Contribuite a darmi la voglia di scrivere, anche per il 2015
Ringrazio come di consueto Amisa e Kibo_No_Sakebi e le mie DiamanteLightMoon Zampa di lupo perchè seguono le mie storie :3
inoltre per le recensioni, saluto Kamala_Jackson e BlackGirl_Chan, ovvero Giusy ^^
E già che ci sono, nomino qualcuno per l'Ice bucket challenge, perchè io posso
Dopo questi scleri, vado a sentirmi l'intervista del sindaco di Roma, che ha deciso di eliminre i Sanpietrini.
BAH LA LA LA LA A TUTTI ^^
Io sto impazzendo

 

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Capitolo 5
*** 5. Una di Loro ***


Capitolo 5: una di Loro

Varcammo il portone centenario, ed entrammo in una stretta galleria, illuminata solo da torce. Procedemmo sempre correndo, fino ad una sala enorme. dal tetto irradiava la luce solare, che illuminava una sala tutt'altro che antica, dal pavimento rivestito di marmo, ed adibita a vera e propria  sala d'aspetto. C'era una slot machine malandata, un jukebox, alcuni divani, e leggermente nascosto dai rampicanti che scendevano dal cono di luce, c'era un piano bar. Appunto al bar, stava una ragazza, intenta a lucidare un bicchiere. aveva forme generose, pelle cinerea (ma a quanto pare era una caratteristica degli Elios) e una cascata di lisci capelli biondi le scendeva per la schiena, terminando all'altezza della vita. Aveva occhi castano rossastri, anzi, sembravano proprio rossi, ed una spruzzata di lentiggini.
-Sheyra dammi qualcosa di forte- borbottò Ares. La bionda sorrise
-Ragazzi, siete tornati! Aspettate che avverta Maya, ha continuato a borbottare per tutto l'addestramento, si vedeva che per una volta era preoccupata! Vado..- ma le parole le morirono in gola, quando mi fissò
-Lei?- domandò con un brusco cenno del capo
-Lei è Virginia- disse Ares, parandosi di fronte a me  - Una nuova Elios-
-Cosa!?- esclamò Sheyra, quasi schifata -Non ci possono essere nuovi Elios. E' passato troppo poco tempo!-
-E invece lei riesce a vedere. Cosa credi che sia?- domandò Ares
-Una spia, forse- rispose acida
-No, non è possibile. Mi sono imbattuto in lei per caso- sbottò Xavier
-Non essere stupido, lupo. Sai bene che le umane hanno un ascendente particolare su di te-
-Falla finita, succhiasangue- Sheyra emise una sorta di ringhio, ed anche dalla gola di Xavier, mentre sotto la sua maglietta, vidi qualcosa brillare. Anche sul collo di Sheyra, brillò  un tatuaggio rosso scuro , somigliante ad un forcone tondeggiante e rovesciato. Ares mi prese per una mano, mettendosi davanti a me per proteggermi, nel caso fosse scoppiata una rissa
-Meglio che tu stia dietro di me, rossa- sorrise. Ma i due non fecero in tempo ad attaccare, perché qualcosa li interruppe. Veloce, così veloce che non la vidi arrivare, una figura si frappose tra i due litiganti.
-Cosa succede qui? Cos’è questo frastuono?!- I miei occhi misero a fuoco una giovane ispanica. Anche lei, in quanto a fisico, non aveva nulla da invidiare alla bionda. Il corpo della donna infatti era molto allenato, come lasciavano intendere le braccia scattanti, le gambe snelle, e il ventre piatto. Aveva una matassa di lunghi ricci, tenuti legati in una mezza coda, occhi piccoli , ma non per questo meno scintillanti, color carbone, ed una carnagione finalmente più scura degli altri. Vestiva di nero, aveva un corpetto color pece, allacciato sulla schiena, e un pantalone da allenamento del medesimo colore. Aveva anche dei polsini neri, ed una cintura dalla quale pendevano numerose armi. Sembrava più grande degli altri, e più importante. La bionda abbassò lo sguardo, riluttante.
-Maya.. – bisbigliò Sheyra, ma non fece in tempo a terminare la frase, che Maya mi individuò
-Lei è..?- chiese bruscamente ad Ares e Xavier “Siamo a due!” pensai intimorita. Quelle persone potevano uccidermi da un momento all’altro, e lo sapevo. In quel momento udii uno scalpiccio sempre più rumoroso. Ci voltammo verso uno dei corridoi che partivano dalla sala, e dopo poco, una decina di ragazzi entrarono nella sala
-Cosa succede?- domandò una ragazza dai capelli castano chiarissimi, con ciocche bianche tra la chioma, e occhi verdi così chiari da sembrare trasparenti.
-Sono tornati i ragazzi?- a parlare era stato un ragazzo dai tratti orientali, con i capelli corti e neri, e occhi a mandorla dello stesso colore. Mi sorpresi, perché nessuno dimostrava più di diciotto anni, o forse diciannove. Il più piccolo sembrava avere tredici anni,  ed era un ragazzino dalla pelle abbronzata, capelli scuri come gli occhi. Ci studiammo con interesse, prima che una ragazza mi distraesse
-Chi è lei?- Era una ragazza graziosa, dai capelli castani, quasi biondi, ed occhi di un incantevole blu
-Chiras, lei è Virginia- disse Xavier.
-Una nuova Elios- alle parole di Ares scoppiò il caos. Tutti si misero a parlare, le voci si sovrapponevano, e scoppiò una rissa tra Ares e la bionda Sheyra. In quella confusione, il ragazzino venne a presentarsi
-Ehi, io sono Kint. Tranquilla, ti abituerai presto- sorrise complice
-Basta!- gridò Maya. In quel silenzio, la voce di Sheyra risuonò come un colpo di cannone
-E Lays?- il silenzio ci schiacciò.
-L-lei è rimasta lì, per proteggerci. Stava fronteggiando uno stormo di Megere, ma poi la porta si è chiusa- mormorò Ares. Ci furono tre secondi di silenzio assordante
-E voi l’avete abbandonata!?- urlò la bionda, rovesciando un pesante divano con un solo gesto.
- La mia migliore amica!-
-Sheyra- Xavier le bloccò il braccio, e lei tentò di liberarsi dalla stretta, ma inutilmente
- Non l’avrei mai lasciata andare, se avessi saputo che non poteva farcela. Siamo compagni, e dovresti imparare a fidarti di chi ti circonda- la mollò bruscamente, e lei scattò all’indietro, guardandolo con odio. Sembrava volesse ucciderlo da un momento all’altro.
-Ora basta. Bisogna chiamare i Guardiani, e far decidere a loro. Dopo manderemo una squadra a recuperare Lays. Virginia.. ti chiami così? Seguimi- disse l’ispanica, e si incamminò a passo svelto lungo un corridoio. Osservai Ares e Xavier. Non li avevo lasciati un momento, loro erano il mio punto di riferimento, e l’idea di proseguire da sola, mi terrorizzava
-Ehi, rossa, va tutto bene- esclamò Ares, abbracciandomi.
-Ti raggiungiamo il prima possibile- annuii, e poi seguii Maya lungo il corridoio alla mia destra
-Quanti anni hai?- domandò lei, senza voltarsi
-Sedici-
-Compiuti il..?-
-Due giorni fa- sospirai. Praticamente poche ore prima il mio più grande problema era il wifi. In una manciata di ore la mia vita era stata sconvolta. I nostri passi risuonavano nel buio della grotta.
-Dove andiamo?- domandai, curiosa
-Adesso stiamo andando dai Saggi. Sono cinque, e piuttosto anziani, per cui comandano gli insegnanti e i ragazzi di Helia. Helia è una città, e da questa il tempio prende il nome. Ma ti spiegheranno tutto loro- disse, arrestandosi di botto. C’era una grossa porta, dove era disegnato un sole, con dentro uno di quegli strani simboli
-Cos’è?- chiesi, indicando la porta
-Non ti è concesso saperlo- la donna afferrò una spada sottile che teneva legata alla cintura, e percorse con la lama una linea retta, tracciata proprio al centro della porta. La retta sembrò riempirsi lentamente di uno strano liquido dorato. Poi una voce tuonò
–Pedaggio accettato- Maya annuì, e spalancò la gigantesca porta con facilità. La sala era molto semplice vi era un grosso tavolo in pietra, dove individuai cinque sagome. Maya si inginocchiò sul pavimento di terra umida, e così feci anche io, intimata da una sua occhiata
-Saggi Maestri che vegliate su di noi- mormorò la donna, ma uno dei Saggi la interruppe. In quell’istante mi accorsi che avevano tutti dei lunghi mantelli di colore diverso. Questo aveva un mantello rosso. 
-Maya, tu hai dimostrato grande senno in questi anni. Quanti sono?-
-Duecentosettantacinque. Non molti, considerando la media dei ragazzi che alleno-  mormorò sommessamente.
-Quando sei Elios, l’età non conta. Tu dovresti saperlo meglio di tutti- Disse una seconda voce. Questa era più altera, e sembrava una voce femminile, che proveniva da una sagoma col mantello giallo zafferano.
-S-si. Avete ragione. Comunque ho ritenuto saggio portarvi questo caso, al quale non so trovare risposta- sospirò, facendo un passo di lato, in modo da mostrarmi.
-Lei è Virginia. Xavier l’ha portata qui perché presuppone che sia una di noi. Ma credo non sia possibile. Voglio dire, Theodore e James sono appena vent’anni, che..- non riuscì a finire la frase, perché fu soffocata da un singulto. Spostò la faccia di lato, come se le avessero dato uno schiaffo.
-Sappiamo bene che la loro perdita ti ha turbato. Ha turbato tutti noi- la consolò una figura dal mantello blu
-Potrei sapere cosa sta succedendo? Io sono qui perché mio fratello Nico, è stato rapito- mi decisi ad esclamare. Maya si voltò sconvolta verso di me
-Non puoi parlare in questo modo ai saggi!- esclamò
-Basta, Maya. Ormai è passato troppo tempo da quando eravamo assetati di potere, e pretendevamo il rispetto dei mortali. Ti chiami Virginia, non è così?- a parlare fu l’ultimo dei saggi. Aveva il mantello bianco come la neve, bardato d’oro. Sembrava quello più autorevole. Mi feci avanti, superando Maya
-Si- dissi
-Bene. Come stai?- restai colpita. Nessuno aveva chiesto come stavo. Nessuno si era preoccupato delle mie ferite interne.
-Come se qualcuno si fosse divertito a distruggere un puzzle che costruivo da quando sono nata. Come se lo avesse rovesciato. Mio fratello è scomparso. Ho lottato contro i più disparati tipi di mostri. E adesso, Lays forse è morta. Sono a pezzi, insomma. E a lei come va?- dissi schiettamente, infilandomi le mani nelle tasche dei pantaloni.
-Bene, grazie. Lays ti ha curata bene, vedo. Ma sarai condotta in infermeria al più presto. Poi verremo a trovarti- in quel momento avvertii una fitta allo stomaco, e le caviglie che chissà come avevano retto persino alla corsa nel tempio, cedettero definitivamente. Barcollai, ma Maya fu lesta a prendermi
-La porterò in infermeria. Con permesso- sussurrò, trascinandomi fuori. Mi portò in una serie di cunicoli, e s’infilò in una stanzetta con le piastrelle bianche, e le lampade al neon. Una fila di lettini si stagliava sulla destra, mentre dei separé erano posati sulla sinistra. C’era una porta che conduceva ad un bagno, e un’altra che fungeva da laboratorio. In quel momento c’era solo una ragazza, che stava sostituendo le bende di Ares
-Andiamo Is, non ho bisogno di cure! Sono forte, io!- esclamò Ares in quel momento, facendo una posa statuaria ridicola, facendo scoppiare a ridere la ragazza. L’avevo notata anche prima. Aveva una treccia castana, con delle ciocche bianche ma mi accorsi di aver preso un abbaglio. I suoi occhi non erano verdi, bensì di colore diverso. Il primo era verde quasi trasparente, mentre il secondo castano molto chiaro, e la carnagione rosata. Scoppiò a ridere, spintonando il riccio
-Andiamo, Res, come diamine faccio a curarti, se fai il cretino?!- 
-Isyer- la chiamò Maya. La ragazza si voltò di scatto
-Coach.. oh, mio dio, la ragazza!- esclamò, precipitandosi verso di noi. Fui adagiata su di un lettino, e Isyer incominciò la visita. Fu molto diverso dall’intervento di Lays. Isyer curò magistralmente l’infezione, e poi fece un incantesimo sulle mie caviglie.
-Guariranno tra poco, ma dovrai stare ferma per un po’- sorrise -Forse è il caso di andare a chiamare i Saggi, non trova Coach?-  Maya scosse la testa
-Loro sanno quando è il momento di venire-
Il momento arrivò di pomeriggio. Dopo avermi lasciato alle cure di Isyer, Maya andò a chiamare una certa Alexia. I ragazzi si accalcarono alle porte dell’infermeria, sommergendomi di domande, ma Isyer li cacciò tutti. Sembrava una ninfa dei boschi. Si muoveva aggraziata, come se stesse danzando, e rideva spesso. Nel pomeriggio, dunque, cinque individui con mantelli  di colore diverso vennero a bussare alla porta dell’infermeria. Sembravano terribilmente fuori dal loro contesto. Alla luce del sole (che filtrava da una finestra dell’infermeria) potei notare che i loro mantelli erano logori e antichi. Qualcuno sembrava non camminare normalmente. In tutto calcolai che dovevano essere tre uomini, dal mantello rosso, blu e bianco, e due donne, quelle dal mantello giallo e viola. Isyer corse a prendere delle sedie, ma loro la congedarono rapidamente. Ares li guardava da sotto le lenzuola. Io mi eressi sul cuscino, e li fronteggiai con lo sguardo. Parlò quello col mantello blu
-Dicci ciò che vuoi sapere, Virginia-
-Ogni cosa- esclamai –chi siete voi, perché sono stata portata qui, cosa c’entriamo io e mio fratello, chi sono gli Elios. Cosa sta accadendo, perché riesco a vedere cose che gli altri non vedono- dissi tutto d’un fiato. I saggi mi guardavano in silenzio. Quella col mantello viola fece per parlare
-Sei confusa, forse.. – iniziò a dire, ma Mantello bianco la bloccò
-No, Ezira. Lei ne ha il diritto- mormorò. Lentamente si tolse il cappuccio, ed io trattenni un grido.
Il suo viso era per metà umano, aveva la faccia normale di un vecchietto, fatta eccezione per la pupilla nera, molto scura. Ma l’altra metà era come carbonizzata. Scaglie color ossidiana la ricoprivano, brillando alla luce del sole, e l’orbita era completamente bianca. Guardando con più attenzione avrei potuto vedere l’iride pressoché trasparente fissarmi. L’orecchio nero era appuntito e somigliante a quello di un elfo. Fece un cenno alle due donne, ed entrambe lasciarono cadere i mantelli al suolo. Anche loro erano anziane. La prima, quella col mantello viola, era bionda, con i capelli legati in una crocchia. All’altezza della spalla, partiva una patina verde e irregolare, che proseguiva con  un braccio verde, dalle quattro dita lunghe, e unghie incredibilmente affilate. Il quinto dito somigliava a quello dei cani, ed era posizionato poco sopra il polso. I suoi occhi erano rosa, e incredibilmente chiari.. Mantello giallo, invece, era rossa. Aveva i capelli rosso fuoco, incredibilmente doppi, che si contorcevano  nell’aria, intrecciati tra loro. Alla fine di ogni gruppo di capelli, vi era una pupilla che osservava intorno freneticamente. I suoi, di occhi, erano cuciti. Dall’attaccatura dei capelli, fino alle sottili sopracciglia, aveva delle sottili vene color rame intrecciate tra loro. Ero terrorizzata, ma mi bloccai quando gli occhi si puntarono su di me. Non sarei riuscita a spiccare parola. Faticosamente passai lo sguardo verso gli ultimi due. Mantello blu lasciò cadere il cappuccio, guardandomi con gli occhi trasparenti e azzurri. Aveva un paio di corna ricurve, che si intrecciavano in alto. Pensavo che fosse il più normale, ma poi si alzò la maglietta, e potei osservare i viticci che si avvolgevano davanti ad un vero e proprio foro all’altezza del cuore, dove brillava qualcosa di rosso. Quando mantello rosso si tolse il mantello, e vidi le sue gambe, rosso fuoco, ricoperte di venature, dentro le quali scorreva un liquido, che immaginai essere sangue, e i piedi rossi e tozzi, quasi non restai sorpresa. Con uno sforzo di volontà mi costrinsi a guardare Faccia-di-Demone, alzando un sopracciglio
-Mi chiamo Andrej. Io e i miei compagni eravamo Luciferi. I Luciferi sono degli immortali che tu conosci come Angeli. Non so di quale religione tu sia, ma noi eravamo creature alate, dalla vita eterna. Vivevamo oltre i cieli, oltre le nubi, oltre Helia. Helia è la città del Sole. Devi sapere, che c’è un mondo nascosto al resto degli umani. Un tempo la fascia terrestre era una, e umani e creature sovrannaturali crescevano insieme. Ma gli umani, di gran lunga numerosi, suscitavano l’invidia di molti. Stavano prendendo il sopravvento, espandendosi rapidamente. Avevano costruito in gran parte delle terre, colonizzando, e distruggendo, quasi tutto- Mantello Giallo, interruppe Andrej, per spiegare meglio
- Prima, tutto il mondo che conosci, era come il mondo Nascosto. Immagina montagne fiere, che svettano contro il cielo, isole volanti, con bellissime cascate che scendono da esse, unendosi ai fiumi, e creando laghi che scorrono nelle piccole cittadine. E poi, città bizzarre, castelli colossali, costruiti sopra abissi, deserti immensi costeggiati dai fiumi, boschi rigogliosi, e prati mossi dalla brezza. Un Eden senza fine- raccontò con aria sognante, prima che mantello blu parlasse
-Scoppiò una guerra. Una guerra che coinvolse anche noi creature Alate, che dormivamo nel mondo dei cieli, ed eravamo stati per lungo tempo amministratori della pace. Il nostro popolo fu corrotto. Decise di affermare la supremazia, e fece cose delle quali ci vergogniamo ancora adesso, dopo duemila anni. Nuovi elementi che nascevano, venivano plasmati al fine di distruggere tutto ciò che per loro era imperfetto-
-Dopo poco noi cercammo di opporci, e di lavorare dall’interno, ma  fummo scoperti. Le ali ci furono tagliate, e fummo scaraventati giù dai cieli. Per farci riconoscere da tutti, la nostra pelle perfetta venne marchiata. Noi siamo i primi demoni. Gli umani pensarono che eravamo i veri nemici, e cercarono di distruggerci. Eravamo dieci, all’inizio. Tre di noi si suicidarono, e due furono uccisi. Noi ci salvammo, perché il Sole ascoltò le nostre preghiere. Il Sole controlla tutto. È la stella che ci ha dato la vita, e molti dei nostri miti, raccontano che  Il Giustiziere Del Sistema, viva in esso. Lui è il vero angelo. Il sole mandò un segno, una scia che solo noi potevamo vedere. Ci condusse da dodici valorosi guerrieri, disseminati in ere diverse. Loro potevano scegliere cosa diventare, grazie a questa enorme forza che il sole ci aveva dato. Xavier, Lays, Sheyra, Kint, Chiras, Isyer, Idris, Alisia, Ares, Tikuzeco, Theodore e James- dopo mantello rosso, fu il turno di Mantello Viola
-Gli Elios, i guerrieri della luce, Scelti direttamente dal Sole. Custodi del bene e del male. Combatterono numerose battaglie, riuscendo a sbaragliare le file nemiche. Dotati di incredibili poteri, hanno ristabilito un equilibrio. Ma, circa cinquant’anni fa, gli Alati hanno scelto un capo. Noi avevamo un’assemblea formata da dieci membri all’inizio, e le decisioni venivano prese dal popolo Alato. Ma il dittatore che è salito al potere è un grande stratega, ed un individuo assetato di sangue. La battaglia è ricominciata, più aspra di prima. Ma, per la prima volta, un Elios è morto. Theodore è stato ucciso e James, il suo migliore amico, ha abbandonato gli Elios. Fortunatamente per lui, ha trovato una compagna umana- Mantello Viola si bloccò, guardando Andrej, incerta. Lui scosse il capo
-Permetti..?- chiese, avvicinandosi. Mi scostai immediatamente
-Il mio potere demoniaco, è vedere i ricordi rimossi, e le vite passate della gente. E devo controllare cosa può esserti successo, e perché riesci a vedere le cose- sospirai, poi guardai Ares. Lui mi fece un cenno col capo, come ad incitarmi. Annuii a fatica verso Andrej. Quel tipo cominciava a terrorizzarmi. Lui puntò l’iride bianca  nei miei occhi, e lentamente l’occhio iniziò a diventare interamente nero. Passammo circa trenta secondi a fissarci, poi Andrej si mise una mano sull’occhio, trattenendo un verso di dolore.
-Cosa? Che cosa ha visto?!- chiesi, guardando gli altri. Mantello Bianco alzò il viso verso di me.
-Quello che pensavo di vedere. Tu sei la figlia di James. L’unico essere umano mai generato da un Elios-
-M-ma io ho un fratello- fu l’unica cosa intelligente che mi venne da dire.
-No, tuo fratello è stato adottato. Ma una parte dei tuoi ricordi sono bloccati. Non vi è modo di accedervi-
Boccheggiai
-E dove l’hanno portato?-  I Saggi si guardavano, mormorando tra loro
-Può essere..?-
-Può darsi, si-
-È possibile..-
-Ma perché?-
-COSA!- urlai, con tutto il fiato che avevo in gola –Cosa è possibile!-
I saggi si voltarono verso di me, nel silenzio più totale. Poi parlò mantello blu
-Tuo fratello potrebbe essere stato rapito dal capo degli Alati-
-Per..chè?- ebbi la forza di chiedere
-Per usarlo come sacrificio- rispose mantello blu
-L’unica cosa che è emersa, è che tu sei una Elios- intervenne Ezira
-Accetterai di unirti a noi?- chiese Mantello rosso.
Io osservai il vuoto. Non riuscivo più a percepire nulla
-Andate via-
-Ma, Virginia..- provò Ares
-Andate via, tutti- ripetei, più ad alta voce. Andrej annuì, rimettendosi il cappuccio, e uscendo, seguito dagli altri. La porta si richiuse silenziosamente
-Virginia..-
Non risposi ad Ares. Affondai la testa nel cuscino, e soffocai le mie urla.

 

 

 

 

Ve l’ho detto. Io vi adoro. VI ADORO! Buon anno a tutti :*
Più recensite, più mi motivate, sul serio. E per premio, voilà. Nuovo capitolo! Non è vero, è che QUALCUNO mi ha costretto, ogni riferimento a qualche OC presente nella storia, che voleva ASSOLUTAMENTE vedersi, è PURAMENTE CASUALE.
Io mi divertirò un mondo, quando finirò di pubblicare, e metterò la lista. Anche se intanto fanart, e disegni random sono ben accetti, eh!
Insomma, vi adoro, e questo è un premio (anche se nessuno se ne fregherà, ma okay)

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Capitolo 6
*** 6. Una scelta difficile ***


                                                                                                  Capitolo 6: una scelta difficile

Io odio il bianco. Prima lo consideravo un colore neutro, ma adesso lo odio. Era ovunque in quella stanza: nelle lenzuola immacolate, nel cuscino che mordevo e strappavo quando avevo gli attacchi di panico, nelle piastrelle così lucide da potermici specchiare, e  nel soffitto di pietra bianca. Bianco era il camice che portavo, bianche erano anche le luci al neon, di quelle orribili che trovi nei camerini e che ti evidenziano tutti i difetti. Luci fredde, le chiamano. Quelle luci maledette, calcolatrici e ciniche. Bianco è il tempo, che passava sempre uguale. Non ricordavo se fossero passati giorni, settimane,  o solo una notte. Anzi, no. Sono sicura, una notte era passata. Perché la prima notte urlai con tutto il fiato che avevo in gola. Così forte, che volevano mettermi in una camera insonorizzata. Poi rimasi senza voce, con gli occhi gonfi e senza lacrime, a fissare il soffitto. Ricordo che  portarono del cibo, ma la sua sola vista mi fece venire la nausea.  Passarono due giorni, ora ricordo. Penso che mi abbiano dato il tempo di sfogarmi.
Ci sono diverse fasi del dolore. La prima, è la più rumorosa. Il pianto, le urla, ci permettono di sfogare la nostra frustrazione, e ci allontanano dal problema. Le urla sono una barriera che ci tiene lontani dal dolore, permettendoci di saggiarlo solo da lontano. Poi c’è la fase passiva. Le urla finiscono, e resti impotente, a contemplare il mondo che ti circonda, senza vederlo, abituandoti all’assenza di ciò che ami. E poi, ti torna la voce. E capisci, finalmente, assimili il dolore. Quella è la disperazione. La disperazione arrivò il terzo giorno. Ricominciai ad urlare, per tutto il giorno. A nulla valsero i tentativi di Isyer, che mi era rimasta accanto tutti quei giorni. Urlai dal pomeriggio fino alla notte. Ricordo Isyer, disperata
-Virginia, sta calma, ti prego- mormorava
-Riportatemelo indietro! Lui non ha fatto niente! Ridatemi il mio Nico, vi prego!- urlavo. Poi, la porta si aprì, e mi trovai davanti l’ultima persona che mi sarei mai aspettata
-La pianti di urlare? Non riesco a dormire- si lamentò annoiato Xavier
-Xavier, ha bisogno di stare sola..- tentò Isyer
-No,  non è vero. Tu, Ragazzina, mettiti qualcosa – ribatté, lanciandomi una felpa.
-Andiamo a farci un giro-
Fui costretta ad indossare un pantalone di filo nero, ed una maglietta a righe, più la felpa di Xavier.
alzai controvoglia, e lo seguii. Appena fuori l’infermeria, lui affrettò il passo, e fui costretta a correre per raggiungerlo. Appena fuori, si girò scocciato
-Sbrigati, ragazzina. Non faremo in tempo-
-Perché non ti trasformi, allora? E non mi chiamo “ragazzina”- lui chiuse gli occhi, come se fosse stato colpito.
-Ascolta bene. Quello che hai visto nel bosco, è un’eccezione. Non mi vedrai mai più come lupo. Mai-
-Ma se non ti piace essere un lupo, perché lo hai scelto?- chiesi, dubbiosa
-Io non ho scelto, Virginia. Non ho scelto niente- sussurrò pianissimo. Poi si avviò, iniziando a parlare
-Il Sole ci ricarica. Non sempre, altrimenti saremmo invincibili. Soprattutto io, che dovrei ricaricarmi anche con la luna piena. Boiate, dico io. La luna piena fa solo si che le mie trasformazioni siano involontarie-
-ma non è che il Sole ci ricarichi sempre. Quello accade solo nei solstizi. Solo il sole che batte nelle terre sacre, ci ricarica con efficacia. Comunque, se stiamo sotto i raggi, possiamo ricaricarci lentamente. Un po’ come quando spegni il telefono, e stranamente Sale di una tacca. Ricariche per inerzia-
-Gli Elios possono scegliere cosa diventare, è vero. Ma questa scelta è fortemente condizionata da come nasci. Gli Elios sono nati in epoche diverse, ed il Sole ci ha scelto in diverse età. La nostra crescita si è bloccata in momenti diversi. Non sappiamo perché, molte cose sono sconosciute persino ai saggi, ma.. io credo che ci abbiano limitato, prima che il nostro potere crescesse troppo-
-In altre parole, il piccolino è il più potente di voi?- domandai scettica
-Chi, Kint? Probabilmente sarebbe dovuto esserlo. Ma avendo bloccato la sua crescita prima di noi, è allo stesso livello. Non che non sia spaventosamente forte. Tutti qui siamo spaventosamente forte. Quello che hai visto tu, quello che abbiamo fatto Ares, Lays, ed io, è solo un decimo di ciò che possiamo fare. Eravamo rimasti a caccia per molto tempo, e io non tornavo a casa da mesi. Non avevamo usato molta magia, ma ci stavamo progressivamente scaricando-
-Quando vi ho visti nel bosco. Cosa stavate facendo?- interruppi di malavoglia quel fiume di informazioni.
-C’era un alato in quei territori, probabilmente è stato lui a rapire tuo fratello. Io ti seguivo, e avevo il compito di proteggerti, per cui sono rimasto di guardia. Mentre loro davano la caccia all’Alato, qualcuno ha invito quei mostri per rapirvi. Ero solo contro quei due. Non  ho fatto in tempo. Non sono riuscito a salvarvi entrambi- esclamò rabbiosamente, digrignando i denti, in una smorfia di impotenza
-Non importa- sussurrai stancamente –continua a raccontare. Mi stai distraendo- Xavier mi guardò, poi continuò a raccontare
-Gli altri Elios sono tornati a casa, ma Lays è tornata a cercarmi, ed Ares l’ha seguita-
Lays. Sussultai. L’ultima volta che avevo visto la strega, era in fin di vita contro decine di Megere.
-Lays è tornata?- domandai. Xavier osservò la gigantesca luna, gettare ombre di luce sul deserto.
-Sono tornato a cercarla, ma ho trovato solo tracce di lotta, e di una gigantesca esplosione- mormorò
-Credi che sia..-
-No. Io non lo accetto. Conosco Lays, e sono sicuro che se non è ancora tornata, è per una buona ragione- esclamò, con decisione.
-Perché mi hai portata qui?- chiesi, per spezzare il silenzio.
-Perché prima che tu rinunci alla carica che ti spetta, ci sono cose che devi sapere. Acquisterai un autocontrollo molto forte, che ti permetterà di sviluppare il potere che viene da te. Sceglierai il potere che ha più affinità con la tua forza. Dovrai passare esami che ti indicheranno la via da percorrere. Ognuno di noi è qui per una ragione, e ognuno ha fatto il suo percorso e le sue scelte prima di arrivare qui-
-E perché Sheira mi odia?- lo interruppi nuovamente. Odiavo lo sguardo della bionda. Sembrava volesse uccidermi.
-Tu ricordi una persona a Sheria. La ricordi a molte di noi. Vedi, per noi vent’anni non sono nulla.. la morte di un nostro compagno non si era mai verificata prima. E quindi è normale che ti vedano come un’intrusa, per ora. E poi, credevamo che gli elios fossero finiti. Probabilmente ci sbagliavamo-
In quel momento, Maya ci venne incontro, esclamando che avevo bisogno di riposo- fuoi riportata in infermeria, ma al posto di prendere i sonniferi contro gli incubi, mi stesi, ed incominciai a pensare. Fin da quando ero piccola, la mia vita  era stata normalissima, solo leggermente più impegnativa di quella degli altri bambini. Fin da piccola ho sempre tentato di essere la migliore, avendo un carattere molto orgoglioso. Il lavoro dei miei li ha sempre tenuti lontani da noi. Loro stavano costruendo il mio futuro, io ero la futura erede di una sorta di piccolo imper. Ero affidata alle cure di ottime ragazze, ma ero sola. Fino a quando non arrivò Nico. Ricordo quando i miei tornarono a casa con quel fagottino in braccio. E da allora non sono mai più stata sola. Nico divenne un piccolo allievo curioso, ed io la sua insegnante paziente. Per la prima volta potevo prendermi cura di qualcuno, provare a capire cosa volesse dire essere responsabile. E Nico.. Nico è sempre stato il sole che scacciava via le nubi. Mi ha sempre ascoltata, sempre. Avevamo imparato a leggerci il volto senza nemmeno parlare. Certo, ci sfottevamo, spesso litigavamo, ma il nostro legame era indissolubile. E non ero stata in grado di proteggerlo. Per la prima volta non ero stata in grado di proteggere il fagottino che era arrivato in casa mia undici anni prima.. un momento! Scattai a sedere improvvisamente, folgorata da un pensiero. Mia madre non era incinta. Mia madre non aveva nessuna pancia nei miei ricordi. Mamma non era incinta. Allora era vero. Nico non era mio fratello. Feci appena in tempo a realizzarlo, che tutta Helia vibrò. Spalancai gli occhi, trovandomi improvvisamente per terra. Isyer mi fu accanto in un istante
-Ci attaccano!- esclamò. Manco a farlo apposta, due orchi entrarono nella stanza. Isyer si parò di fronte a me, fremendo d’odio
-Questo è suolo sacro, stupide creature!- esclamò. Uno dei due menò un fendente diretto alla sua testa, mentre il secondo colpì le sue gambe. La ragazza venne scagliata con forza verso la parete. Dopodichè i due si voltarono verso di me
-E lei-
-Prendila- ringhiarono. Ma prima che potessero fare un passso, una voce li chiamò
-Non solo infettate questo luogo con la vostra presenza- Isyer posò un pugno a terra, alzandosi lentamente
-Ma colpite pure i feriti?- con un gesto fluido si tolse il camice che portava, ormai macchiato di sangue, svelando un vestito bianco a nastri incrociati, terminante con una gonna a sbuffo. Per la prima volta ebbi paura, guardando il viso di quella ragazza. Isy batté una mano contro la parete, e come vene, vedemmo disegnarsi sul muro i segni fi rampicanti. Due grossi rami spuntarono dal terreno, ma riuscirono a colpire solo uno dei due orchi, che erano diventati improvvisamente veloci. Mi voltai verso la ragazza, ma lei era scomparsa. Poi la vidi saettare tra i rami, e caricare al volo una cerbottana. Sparò un colpo, distraendolo, e poi lo fece inciampare tra i rampicanti
-Patetico- sussurrò, stritolandolo
-Non sapete cosa siamo in grado di fare- io mi voltai verso il secondo, non trovandolo più intrappolato, bensì dietro Isyer, pronto a finirla
-Isyer dietro di te!- urlai. Lei portò rapidamente la mano che aveva disteso lungo il fianco dal basso verso l’altro, col palmo rivolto verso il soffitto. Un grosso tronco schiacciò l’orco senza tanti complimenti.
-Andiamo Virginia. Se resti troppo tempo sotto il sole rischi di scottarti- esclamò, sciogliendosi la treccia. Le ciocche bianche le ricaddero sul viso, incorniciandoglielo. Scattammo verso l’ufficio degli insegnanti e dei Saggi, ma al suo posto trovammo solo pareti nere e macerie
-oh, mio dio, che cosa è successo?!- esclamai. Non c’era più anima viva.
-Ahh, ora si che mi diverto- esclamò una voce. Isyer si scagliò verso quel punto, facendo spuntare delle spine enormi dal terreno
-Isy, datti una calmata, non possiamo combattere ora! Sii ragionevole- a quel punto vedemmo che la figura che avanzava tra il fumo, era soltanto Ares. Aveva una fiammella che baluginava tra le sue dita, e sembrava molto divertito
-Mi hai fatto prendere un colpo!- esclamò Isyer, gettandosi verso di lui e picchiandolo.
-Ehi, voi, ragazzi!- una ragazza dai capelli lunghi fino alla vita, e leggermente mossi, si precipitò verso i due, separandoli
-Dobbiamo correre, stanno combattendo fuori- li rimproverò, spingendoli fuori
-Quanti sono, Alisia?- chiese Isyer tornata seria
-Un esercito di Megere, e anche di orchi, e altri esseri, e..- poi si interruppe –E c’è…-
-Cosa, Ali?! Cosa?!- domandò Ares
- Echidna-
-Hanno portato quella bestia?!-
-Lei comanda tutti!- Isyer era diventata improvvisamente cupa
-Idris?- chiese gelida
- Sta lottando- rispose Alisia
-Andiamo allora. Devo ucciderla una volta e per sempre- sibilò lei, prima di sfrecciare via
-Isy!- urlò Ares, seguendola. Sfrecciammo fuori dal tempio, ma lì mi bloccai. Tutto era circondato da uno stormo di megere era disposto in cielo, mentre orchi, uomini vestiti di nero, e altre creature, combattevano da terra. Isyer si precipitò verso Maya, che stava arrivando in quel momento
-Maya, I Saggi.. – domandò
-Kint e Chiras li hanno portati in un altro luogo. Dovrebbero arrivare tra poco- esclamò lei, mettendosi in posizione. La ragazza sospirò, ma non durò per molto
-E Alexia sta per… entrare in scena*-
-Come?! Combatte anche Alexia?! Ma lei di solito **dirige..MAYA!- ma Maya era già partita verso il primo branco di orchi. Alcune megere si misero davanti, ma lei sembrò attraversarle. Saltò oltre gli orchi con una capriola, e si fermò un istante. Megere e Orchi caddero, perfettamente divisi in due, tranciati dalle asce della donna
-Avanti i prossimi!- esclamò, gettandosi verso altri mostri.
Feci per dire qualcosa, ma sentii un brivido lungo la schiena
-Alexia è qui- sibilò Ares. Vidi un’ombra nera saettare tra in nemici. Improvvisamente gli orchi iniziarono a cadere, seguiti da mostri vari. Le uniche rimaste erano le megere
-La sua magia non funziona su quelle: non hanno sentimenti- spiegò Ares
-Cosa succede?!- chiese una voce da dietro di noi
-Kint! Chiras! Dobbiamo occuparci delle megere- spiegò Isyer, prima di alzare le mani verso il cielo
-Spiriti dei boschi! Ascoltate la voce del sole, al quale avete giurato fedelà, ed accogliete il mio grido!- esclamò
-Che diamine fa?!- domandai leggermente stordita
-Isyer può controllare la flora e la fauna. Può comunicare con tutte le creature dei boschi, spiritelli compresi. E mentre gli spiriti combattono le megere.. la loro concentrazione viene annullata, e diventano tangibili- spiegò Chiras. In quel momento, Isyer fu scagliata via, da una forza invisibile. Udimmo sinistramente una risata malevola, venire da dietro di noi, e ci voltammo
-Alexia la tua forza non può nulla- ridacchiò una voce. L’ombra, che poco prima avevo visto, piombò a terra, rialzandosi rapidamente. Una donna sulla trentina di una bellezza stupefacente, si alzò in piedi con piglio deciso. Aveva una cascata di sottili capelli lisci e castani che e arrivavano a metà schiena, e occhi nerissimi, orlati di rosso giusto nella parte più estera dell’iride. Era affascinante paurosa e meravigliosa al tempo stesso.
-Non puoi sfuggire alle tue paure peggiori, echidna- disse, fissando l’essere che avevamo davanti. Sembrava fluttuare, ma Chiras disse che era avvolto da un’aura telecinetica. Aveva una coda di serpente, macchiata di sangue, e numerose scaglie in tutto il corpo. Il volto era deformato da un’enorme bocca, le orbite bianche, completamente. I capelli fluttuavano in aria, e aveva un ghigno inquietante dipinto in faccia
-Bastarda! Vieni giù- esclamò una voce
-Idris..- mormorò Isyer
-Puttana ti ho detto di venire giù! Sfidami se osi!- Idris, un ragazzo di circa quindici anni, biondo chiarissimo, si trovò improvvisamente a fluttuare in aria
-No, Idris- disse Chiras, tendendo la mano verso di lui, e bloccandolo con i suoi poteri
-Echidna..- mi accorsi in quel momento che Xavier in forma umana era accanto a me. Indugiò un secondo
-Di chi è.. il sangue .. che hai sulla coda?- tutti sussultarono
-Sangue di Elios- mormorò Sheira. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
Il mostro sorrise, ghignando
-Questo è un avvertimento, piccoli guerrieri. Non siete immortali. Non giocate a fare la guerra con gli angeli- e così dicendo, lasciò cadere qualcosa. Solo quando vidi Chiras bloccarlo prima che toccasse terra capii
-No- sussurrai, incredula. Era piena di ustioni, bianchissima, con squarci che si aprivano ovunque nella sua candida pelle. Dalla bocca le usciva un rivolo di sangue, e gli occhi erano sbarrati su un cielo che non poteva vedere. 
-Lays!- gridò Sheira, precipitandosi verso di lei, singhiozzando. Anche Xaver si bloccò, privo di espressione. Idris era ancora intrappolato da Chiras
-Lays.. Lays- piangeva Sheira
-Non è possibile- sibilò Maya, stringendo i pugni
-Noi non siamo bambini- sussultai, vedendo una persona parlare con quella calma gelida
-Kint.. Non farlo- sussurrò Maya
-Noi non siamo bambini. Non siamo guerrieri. Siamo prima di tutto amici! E io non posso vedere questo scempio! Non posso stare fermo così a vedere tutto questo dolore!- urlò. Cadde a carponi sulla sabbia, e la terra iniziò a tremare. Due enormi trombe d’aria si abbatterono sul terrendo, muovendosi verso l’essere, che però non si mosse di un passo
-Ricordate, Elios. Non siete immortali come il vostro signore- sorrise
-Brutta puttana!- urlò Idris, ancora bloccato. Anche Kint gridò, ma le trombe d’aria non svanirono, anzi, diventarono ancora più forti. Potevano affettarci tutti, se solo avesse voluto.
-Kint basta!- esclamò Alexia
-Kint ti prego.. Kint!- gridò Maya. Le trombe d’aria svanirono, ma Kint continuò a gridare, trasformando le sue urla in pianto. Ero incapace di muovermi. Come poteva esserci tanto male? E poi vidi Lays. E strinsi i pugni. Non potevo permettere che le persone soffrissero così. Che mio fratello potesse soffrire così
-Ehi- esclamai, avanzando. Vidi la confusione sul suo volto
-Chi sei?- domandò
-Sono Molto, Molto Arrabbiata- sibilai
-Kint. Ora, rifallo- dissi, ignorando Alexia che parlava
Alzai un palmo verso il cielo, e ne misi uno rivolto nella terra, poi feci rapidamente scorrere le braccia nel senso inverso, in modo che si incrociassero. La bolla di protezione svanì all’istante
-Ora, Kint!- urlai. Kint mandò le trombe d’aria verso il mostro, ma non facemmo in tempo a vedere uno spruzzo di sangue bluastro, che si era smaterializzata. Caddi a terra, esausta
-Che diamine era quello?!- domandò Ares, nel silenzio generale
-Cosa hai fatto?- chiese Alisia
-Ha invertito la polarità, proiettando la sua barriera verso di noi. Io l’ho sentita- disse Chiras
-Allora è vero- sussurrai, chiudendo gli occhi. Mi misi seduta, appoggiandomi su di un ginocchio, e  fissando uno per uno i ragazzi, e soffermandomi su Lays
-Forse si!- eclamò un ragazzo dai tratti orientali, che non avevo notato prima. Annuii, e fissai Xavier
-Avevi detto che avremmo ritrovato mio fratello-
-Sarà così- annuì lui –Non importa la scelta che farai- annuii, alzandomi, e afferrando la mano di Kint, ancora inginocchiato a terra, accanto a me
-Hai ragione, sai? Gli amici si aiutano. E i compagni pure – sorrisi. Lui mi fissò stupito, ma poi afferrò la mano che gli porgevo, rialzandosi
-Sarò una Elios-
In quell’istante i primi raggi di luce fendettero l’oscurità, e non solo quella che aleggiava nel deserto, ma anche quella nel mio cuore.
Non ero più sola
E da quel momento, non lo sarei stata mai più

 

Angolo autrice :3

Minnaaaaa! (giapponese portami con te)
Dite tutti in coro
GRAZIE KINT CHE MI ISPIRI!
Mi dispiace Kint. Sto sconnettendo U.U
Ragazzi… scherzate? Io non sono mai stata così contenta di scrivere qualcosa. Vi amooooo!!
Amisa, Giusy, Kibo_no_Sakebi, grazie ancora per avermi messo tra i preferiti
- DiamanteLightMoon e Zampa di lupo, grazie anche a voi :*
E poi tutti quelli che recensiscono, e Martina, e Cassie, e tutti voi del “mondo reale” che mi conoscete qui.. non so cosa dire.. vi giuro.. solo…. Grazie..
FINIRO QUESTA STORIA VE LO PROMETTOOOOO!!!
Arrivederci ed al prossimo aggiornamento u.u
E… avanti fuori le opinioni: Lays viva o Lays morta?
Recensite, perché potreste influenzarmi u.u
Detto questo vi saluto, e vi lascio col

vestito di Hannah: http://weheartit.com/entry/79337688/in-set/20834388-medieval?context_user=Viky_Wolf
e poi…
Guardate che splendore la nostra bellissima Echidna :3
http://cdn.esoterya.com/wp-content/uploads/2009/04/echidna.jpg

*Muoio male ahhahahahaha.. voi non potete capire come sto morendo dalle risate, perché non sapete chi è Alexia
**STO MORENDO DALLE RISATEEEEEEEEEE!!!!
Lots Of Love
Io.

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Capitolo 7
*** 7. Omnia tempus habent (Eris) ***


Nihil sub sole novi
(Niente di nuovo sotto il sole)

 





 

-Avete intenzione di stare qui ancora per molto?-
sbottò Isyer, fissandoli furiosa dalla soglia della porta. quando lavorava seriamente, diventava piuttosto irascibile. E le cure di cui Lays aveva bisogno potevano paragonarsi ad uno dei casi più complicati nei quali si era cimentata nei suoi trecento e rotti anni. Dalla posizione in cui stavano (seduti a gambe incrociate davanti alla porta) i due ragazzi alzarono il capo per fissarla in cagnesco. soprattutto uno dei due.
-Il tempo necessario- rispose Xaveier, allo stesso tempo di Ares, che affermò
-Fino a quando Lays non uscirà dalla porta ballando il tip tap!-
Isyer fissò i due, assottigliando lo sguardo, e facendo correre un brivido lungo la spina dorsale dei due guerrieri.
-Sono solo otto ore che sono qui dentro, e immagino che la vostra tenacia vi porterà a stare davanti al mio ambulatorio per settimane. Ma se non svanite, sarò costretta a chiamare Alexia. Dovreste andare dalle ragazze. Entrambe hanno subito un duro colpo- al solo nome "Alexia" un secondo brivido percorse le schiene dei ragazzi. Ares si alzò, fronteggiando minaccioso  Isyer. Era tranquillamente più alto di lei di una manciata di centimetri, ma lei non si lasciò intimorire. Avanzò come se la volesse picchiare, e la dolce infermiera strinse i pugni, preparandosi al peggio.
-Qualsiasi cosa.. anche un battito in più del suo cuore.. Chiamaci. Ti prego- mormorò, abbracciandola, ed affondando il volto nei suoi morbidi capelli.
Isyer lo abbracciò a sua folta, sentendo la sua rabbia svanire. Si sentiva sempre strana, quando il suo compagno di team l’abbracciava. Leggera, ecco. Si sentiva leggera e felice. Nulla poteva toccarla, quando era lì. Chiuse gli occhi, assaporando ogni attimo di quel contatto inatteso.  
-Si- sussurrò,  annusando il buon odore della pelle scottata sotto la maglietta.
-Ehi, ma.. Xavier?- chiese Ares, quando Isyer chiuse la porta. Il corridoio era deserto. Il ragazzo scrollò le spalle, e si diresse verso la sala di ritrovo degli Elios. Isyer aveva ragione, quando aveva detto che le due ragazze avevano subito un duro colpo. Sheira, dopo che Lays era stata portata in infermeria, si era lanciata contro Virginia, urlando che era colpa sua, che Lays era.. morta (non riusciva nemmeno a pensarla, quella parola) perché lei si era messa in mezzo, e che l'avrebbe uccisa. Xavier l'aveva dovuta tenere fino all'arrivo di Alexia, che aveva usato la sua magia, fino a quando Sheira non era rimasta accartocciata sul pavimento, con le mani sulle orecchie, a piangere. Dopodiché, era stata portata in una cella di isolamento. E Virginia.. Virginia era sconvolta. Già esausta per aver usato dei poteri che non sapeva di avere, si era ritrovata ad essere anche accusata di aver ucciso Lays. Che era l'unica di cui si fidava pienamente. Il pensiero d averla uccisa doveva verla schiacciata. In quel momento doveva essere in una camera dall’altra parte della scuola. Ares l’aveva appena pensato, quando la vide. Era seduta al bar, dove Alisia era di turno. Vent’anni fa c’era sempre stato bisogno del bar, visti gli innumerevoli ospiti che affollavano la scuola, per parlare di ogni genere di problemi. Ma dopo la morte di Theo e la fuga di James, la comunicazione con la capitale si era fatta più frammentaria. La paura aveva spinto gli Elios a chiudersi a riccio sulla loro scuola, per paura di condizionare gli abitanti di Helia. La guerra con gli alati era ancora una guerra nascosta.
Quando scorse il guerriero di fuoco, Virginia scattò in piedi, facendo sospirare di sollievo Ares. Almeno non era subentrata una nuova fase di apatia. Aveva sofferto parecchio ad osservare impotente quella ragazza piangere silenziosamente per giorni.
-Ares! Ci sono novità?!-

Quando Alisia mi aveva proposto di fare quattro passi, l'avevo squadrata con sospetto. Meno di dieci minuti prima, una vampira bionda aveva tentato di impalarmi viva, e mi era parso di capire che non godessi di molte simpatie tra i cavalieri del sole. Ma Alisia mi aveva trovata a girovagare senza meta per i corridoi, come un'anima in pena, e probabilmente si era preoccupata per quel briciolo di sanità mentale che ancora mi restava, sperduto in qualche angolo remoto del mio cervello.
Eravamo andate al bar, e lei aveva iniziato a tritare degli strani ingredienti per fare del the. Che volesse uccidermi? Me lo ero chiesta, mentre osservavo di soppiatto la bellissima massa di capelli lievemente mossi, e di un castano beige, ondulare per la cucina. Ma poi mi ero resa conto di non aver molto da perdere, per cui avevo accettato il the, e mi ero portata la tazza bollente alle labbra, assaggiandone il contenuto. Un aroma di mirto mi si irradiò in gola, e subito scese nel petto, riscaldandolo in modo confortante. Dopo la seconda tazza, mi ero già calmata, e rispondevo alle domande di Alisia senza che lei dovesse ripeterle tre volte. Alisia tentò di distrarmi, domandandomi della mia vita in generale. Mentre le stavo spiegando il tipo di scuola che frequentavo, Ares entrò nel mio campo visivo. Ci fissammo qualche istante, e poi balzai giù dallo sgabello, ricordandomi di Lays
-Ares! Ci sono novità?!- domandai, correndogli incontro. Evitò cautamente il mio sguardo
-Isyer non ci ha detto nulla, ma per ora la situazione è molto incerta-
-Ma cosa è successo? Chi l’ha ridotta così?- chiesi
Ares fece per dire qualcosa, quando Isyer comparve dinnanzi a noi. Sembrava esausta, come se avesse corso per mezza scuola, ma non perse tempo in chiacchiere
-Ares, Virginia, e anche tu, Alisia. È apparso qualcosa - il cuore mi balzò in gola, ma mi imposi di restare calma, mentre percorrevamo i corridoi di pietra nera, attenti a non fare il minimo rumore. Arrivammo alla porta dell’infermeria, il luogo che conoscevo meglio, poiché vi avevo passato praticamente tutto il mio soggiorno. Per cui notai subito che qualcosa non andava. Non eravamo gli unici ad essere stati convocati. C’erano tutti gli elios, compresa Sheira, e Idris. La vampira mi lanciò un’occhiata che avrebbe ucciso chiunque, ma Maya la strattonò, capendo le sue intenzioni. Poi prese la parola
-Vi abbiamo convocati- cominciò –perché dovreste vedere qualcosa. La vostra compagna ci è stata.. consegnata in fin d vita, ma fortunatamente Isyer è riuscita a trattenerla n uno stato di iper sonno- Sospirai di sollievo. Non sapevo cosa volesse dire iper sonno, l’importante era che lei vivesse.
–Tuttavia, sia a me, che ad Alexia, sembrano strane le condizioni in cui era ridotto il corpo-
-Strane?! È stata massacrata!- urlò Sheira, ricevendo un’occhiataccia da Maya. La vampira era stata bloccata da Chiras, che stava creando una sorta di bolla protettiva.
-La vostra compagna, come ci ha riferito Xavier, doveva solo sfidare un branco di Megere, e si è sacrificata poiché entrambi i compagni avevano una missione da compiere. Tuttavia, il secondo sigillo di Lays non si era ancora attivato- osservai confusa Ares, ma lui era concentrato a guardare Maya
-Le Megere non sono alleate del nostro nemico. Perché Lays non ha usato il portale? Perché si è diretta verso la capitale?-
-Lays era ad Major Helia?!- esclamò incredulo Xavier, comparendo dal nulla dietro di me. Sobbalzai.
-E non è tutto- stavolta sobbalzarono tutti, sentendo la voce provenire dal corridoio a cui davamo le spalle
-Alexia!- esclamarono gli Elios con terrore. Mi chiesi che diamine di potere potesse avere quella donna, per incutere tanto terrore ad un gruppo di guerrieri. Alexia si spostò un ciuffo di capelli castani dagli occhi vermigli fissandoci intensamente. Poi proseguì, prendendo il posto di Maya-
-Lays è stata catturata. Presenta ferite che non sono proprie delle megere. Bruciature, ferite di spade, e.. ferite di Echidna. Inoltre Isyer ha trovato qualcosa di interessante
- Si- Isy, ritrovato il coraggio, prese la parola
–Beh, se voleste seguirmi all’interno.. è complicato da spiegare- la ragazza non finì nemmeno di parlare, che Ares e Xavier erano già dentro, urlando
-Oh, finalmente!-
-Lays!-
Mentre gli altri entrarono ordinatamente dentro. Io rimasi ferma sulla porta, accecata dalla visione del corpo di Lays che si accasciava al suolo. Rabbrividii istintivamente
-Virginia... Non entri? -  Chiras si affacciò, aggrappandosi allo stipite della porta. Anche Kint si affacciò incuriosito.
-La capisco. Anche io ho quasi paura- annuì il ragazzino
-Ecco… Lays si è presentata subito come amica. Non come mia salvatrice, o Elios. Solo Lays e questo mi ha fatto sentire a casa. Non voglio vederla distrutta- sospirai. Kint scrollò le spalle
- Sai, forse se resti con noi è meno dura da affrontare. Non chiuderti in te stessa. Ognuno di noi ha bisogno dell’altro. Giusto, Chiras?- la ragazza annuì
-Abbiamo bisogno di te, Virginia. Non perché tu sei L’inaspettata Elios, o perché sei destinata a qualcosa di grandioso. Noi abbiamo bisogno di imparare a conoscere la vera Virginia. Quella che un secondo prima piange, e il secondo dopo è pronta a lottare. Resistiamo meglio, se siamo insieme- sorrise dolcemente. Mi asciugai velocemente una lacrima, e afferrai la mano che Chiras mi porgeva. E per la prima volta, da quando ero in quella strana scuola, mi sentii parte di quel gruppo tanto unito, da essere una famiglia.
Quando entrammo, Maya ci venne incontro, scambiando uno sguardo che rasentava la preoccupazione con i due Elios. Chiras scrollò le spalle, mentre Kint le fece l’occhiolino. Solo io mi sentii in dovere di parlare
-Sto bene- annuii. Maya sospirò, poi mi indicò Lays. Era pallida, ma sembrava stesse dormendo. Le ferite più gravi erano state fasciate, ed i lividi si vedevano di meno.
-Quando l’abbiamo trovata era congelata- sussurrò Isyer.
-Virginia.. il suo braccio- mi chiamò Chiras. Osservai il braccio non fasciato di Lays. C’erano dei simboli, incisi con una lama, poco sopra il polso. Erano tutte storte, come se la persona che li avesse fatti, si fosse mossa molto frettolosamente, per paura di essere scoperta. Infatti ci misi un po’ per leggere
- Zero... tre... quattro uno? -  domandai. Isyer annuì
- 0341. Ti dice qualcosa?  Chiese, coprendo il braccio con la manica. Scossi la testa, ma in quel momento, sentimmo il rumore di qualcosa che andava in frantumi.
-Xavier..?-  chiese incerto Ares. Briciole di vetro brillante piovvero a terra come cristalli, mentre Xavier teneva stretto nel pugno il collo di quella che era stata una bottiglia di vetro destinata ai pazienti. Le nocche di entrambe le mani erano bianche. Gli occhi assenti.
-Il codice identificativo di Talisa- Maya si morse il labbro, mentre Alexia si fece pensierosa
-Non l’avevo calcolato- mormorò
-Talisa.. quella Talisa?- chiese Tikuzeco, beccandosi una gomitata da Ares. La ragazza che Lays aveva nominato nella grotta. La ragazza che aveva a che fare col passato di Xavier.
-Bisogna chiamare i saggi- tutti mi guardarono increduli.
-Non puoi chiamare i Saggi a tuo piacimento! - sbottò Maya
-Ma è per Lays! Il Saggio, Andrej, può leggere i suoi ricordi! – volevo fare qualcosa per Lays. Ma non feci nemmeno in tempo ad uscire dalla porta, che una mano mi bloccò
-Ehi, ehi, ehi!-
-Xavier!-
-Virginia. Niente mosse azzardate- disse tranquillo. Sembrava essersi tranquillizzato. Chiuse la porta alle mie spalle lasciandoci soli nel corridoio
-Calmati- ripeté
-Ma.. Mio fratello... Lays.. Talia..- boccheggiai. Lui mi guardò come mai mi aveva guardata prima. Tristezza, compassione, malinconia... in quel volto da ragazzo, che in realtà era ben più di un ragazzo restai spiazzata, nel vedere tante emozioni, dopo tutta l’indifferenza ostentata nei giorni precedenti. Così spiazzata che lo abbracciai, senza nemmeno rendermene conto. Avevo disperatamente bisogni di un po’ di affetto. Xavier, un po’ rigido, restituì l’abbraccio, posando il mento sul mio capo.
-Ssh, Virginia, tranquilla, ci siamo passati tutti, ma ehi! Tu sei arrivata in un momento buio. Mi dispiace tantissimo, è stata colpa mia. Dovevo.. lasciarti andare.. ma dopo tutto questo tempo, trovarti. Scusami- ammutolii, ascoltandolo, la faccia premuta contro la sua maglietta che odorava di frassino e resina, strabuzzando gli occhi. La voce di Xavier era diventata improvvisamente dolce, e triste. Ma poi era tornata rigida e , dopo l’ultima frase, mi aveva allontanato bruscamente, tenendo il viso basso, in modo che non potessi scorgere la sua espressione.
- Su, ragazzina..- non fece in tempo a finire la frase, perché si bloccò. Lungo il corridoio, si muovevano dieci mantelli in fila indiana. I Saggi.
-Beh, alla fine sono venuti loro da noi-
Maya spalancò la porta, e li invitò immediatamente ad entrarono. Seguii Xavier nell’infermeria pochi secondi dopo.
 Quando entrammo, Andrej aveva una mano posata sulla fronte di Lays. Sospirò pensieroso
-C’è una barriera. L’Unica cosa che la sua mente urla, è N I C O-
Era come se ogni mio incubo fosse collegato
-Cosa.. Cosa vuol dire?- domandai
- Che lei è ridotta così per colpa tua!-urlò Sheira, scagliandosi nuovamente contro di me.
-Sheira, Ferma!- urlò Xavier. Ma tre cose si frapposero tra la corsa della vampira e la mia imminente morte. Contemporaneamente, Maya si mosse, bloccandola con una gomitata a bassoventre, è uno sgambetto. Una barriera si frappose tra la vampira e me, un secondo prima che agisse Maya. Si vide distintamente il riflesso violaceo del campo di pressione. E terzo, Sheira non riuscì più a rialzarsi. Restò a terra, gemendo, in preda a chissà quali incubi.
 Io rimasi ferma, con i palmi incandescenti. Una cupola di energia mi circondava, crepitando. Spalancai gli occhi.
- Virginia, adesso basta. Smettila- disse calma, Alexia. Ma non accennai ad abbassare le mani. La sua voce mi arrivò sfocata. Una scintilla schizzo fuori dalla barriera, arrivando crepitante ai piedi di Maya. Alexia aveva il controllo delle paure di Sheira, ma poteva tranquillamente usare il suo potere anche su di me. Difatti chiuse gli occhi, ma Maya la bloccò, avvicinandosi lentamente. Poi allargò le braccia, sorridendo. Non estrasse nemmeno la sua ascia per tentare di distruggere la barriera. Semplicemente chiuse gli occhi, sfiorandola. Sentii improvvisamente un senso di smarrimento. Perché faceva così? Come se non ci fosse ragione di proteggersi. Abbassai le braccia, più sorpresa di loro
- Ma io... Non volevo... - balbettai. Alexia affidò Sheira a Maya, senza interrompere il contatto visivo con me. Era come se mi stesse valutando, o esaminando dentro.
-Credo che abbia bisogno di un po’, per assimilare lo choc- bisbigliò Isyer. Alisia annuì.
 -La porto nei dormitori? - chiese ancora. Ma nessuno rispose
- S-Scusatemi- mormorai nuovamente, incapace di dire altro, tastando la porta fredda dietro di me, cercando il pomello. Appena riuscii ad afferrarlo, aprii lentamente la porta, cercando un segno di opposizione da parte di qualcuno. Nessuno parlo, così uscii. Camminai come in trance, spalancai una porta dietro l'altra finché non raggiunsi una stanza veramente singolare. Spalancai la bocca e sgranai gli occhi. Era la cosa più strana che avessi mai visto. C'era un gigantesco cratere, come se un meteorite vi si fosse schiantato millenni prima. Il cratere era ricoperto da decine e decine di fiori di varia specie, da fiori tropicali, a stelle alpine. Lungo le pareti, di roccia, correvano rampicanti ed edera in quantità tali da coprire tutta la sala. La luce della luna si affacciava da un foro sul soffitto. Mossi un passo, e mi accorsi di essere su di una scala. Infatti l'area era delineata da un cerchio d'acqua, un rigagnolo che combaciava perfettamente con le pareti avanzai fino a essermi su di un masso fresco. E poi la mia mente mi portò alla mia vita precedente. Alla scuola, i corsi di danza, le feste di sabato, il perfetto ordine della mia casa, il marmo che giocava coi riflessi del sole, le ombre del camino di inverno, e lo scendiletto riscaldato la mattina. Ricordai la mia scrivania, e l'odore delle matite, della carta sulla quale i miei pensieri si tuffavano, trasformandosi in note e accordi. Pensai al ticchettio dei tasti del computer, mentre cifravo qualche codice, e alle stelle che osservavo prima di dormire. Quanto, quanto ero cambiata? Prima non sarei mai riuscita a dormire senza il cielo stellato, e invece... Avevo rinunciato anche a loro? No, cazzo. Io ero Virginia, e non avrei mai rinunciato a nulla.
 Mi alzai, e spalancai la porta. Sarei diventata migliore. Più forte. Sarei tornata quella di prima, avrei salvato mio fratello, e sarei tornata a casa. Non feci nemmeno tre passi. Una lama mi saettò davanti, inchiodandomi sul posto.
- Fine dei giochi- esclamò una voce familiare. Misi a fuoco, ed oltre la lama, inquadrai anche lei. Alexia. Era lì, di fronte a me, che impugnava l'elsa con una mano. Senza muovere un muscolo.
- Si fa allenamento- disse seccamente, avviandosi lungo il corridoio. Io restai impalata li, ad osservarla. Dopo pochi passi si fermò. Spostando di poco il viso, cosicché non riuscii a vederla completamente in volto, ma solo ad indovinare il profilo del naso perfetto, e il bagliore del suo sguardo.
- Non era una domanda- il tono con cui pronunciò la frase avrebbe fatto rabbrividire chiunque, perciò la raggiunsi in due secondi.
 - Quanto.. Quanto sono stata via?- ansimai. La donna aveva ripreso a camminare, e starle dietro era impossibile.
- Un'ora? Due? Non so. So solo che hai dato il tempo a me e Maya di discutere, e di giungere alla conclusione che per sviluppare il tuo potere, c'è bisogno di allenamento fisico e morale- spiegò, senza smettere di osservare un punto fisso davanti a se. Quella donna mi inquietava parecchio, così mi morsi la lingua, per evitare di spendere fiato inutile, e mi limitai a seguirla. Sembro passato un tempo infinito, quando arrivammo ad una vecchia porta di mogano scuro. C'era un sole enorme dipinto nel centro, tra una luna e un pianeta che sembrava Saturno. Stelle varie incorniciavano la scena. Alexia posò il palmo della mano sul sole, e lentamente le stelle iniziarono a illuminarsi. Poi la luna, poi il pianeta. Ed infine il sole si accese con una potenza incredibile. Poi fui accecata dalla luce
-Scusa, Virginia!- Chiras aveva i capelli legati in una coda, e il corpo fasciato in una tuta nera di uno strano materiale. Ma la cosa assurda era che stava tranquillamente fluttuando a due palmi da terra
-Benvenuta nella sala degli allenamenti! - finalmente misi a fuoco. Una grossa sala circolare, a cupola, si stendeva davanti a me. Varie entrate lasciavano indovinare l’esistenza di altrettanti corridoi. In tutto contai diciassette porte. Al centro della stanza
c’era una colonnina, con una fiaccola abbastanza grande, sopra essa. Notai che c’erano due fiaccole ai lati di ogni porta.
 Chiras, interrompi il tuo allenamento. Mi servi nella sezione di simulazione-
Chiras annuì, e mi fece gentilmente un cenno col capo
-Non essere agitata- sorrise. Ma io agitata lo ero eccome. Iniziammo ad attraversare la sala, mentre notavo nuovi dettagli. Il soffitto a cupola trasparente, i sottili disegni sul pavimento. Nel frattempo la ragazza mi parlava conciliante
- La palestra è costruita in una nicchia che sporge sullo strapiombo, per cui ci siamo potuti allargare per quanto riguarda lo spazio. È dotata di aula simulazione per ognuno di noi, e di un ring dove ci alleniamo-  spiegò.
-Ognuno di noi impara a maneggiare ogni tipo di arma, ma tutti ne hanno una che è rimasta loro nel cuore. I saggi ci hanno donato una copia fantastica delle nostre armi preferite.
-Tu che fai?- la interruppi.
-Io sono una Psicher. Riesco a manipolare le menti delle persone, ma non le loro emozioni. Posso usare la lettura del pensiero, la telecinesi e molto altro ancora. Ma oggi siamo qui per capire tu cosa vuoi fare. Devi sapere che ti è capitata una cosa che accade a pochi Elios: il tuo corpo ha già la predisposizione per un potere, e il tuo corpo lo sta sviluppando. Però puoi cambiarlo, se lo vuoi-
Ero perplessa. Molto perplessa.
-E.. che potere ho?- chiesi, rendendomi conto di quanto suonassero strane le mie parole. Ma prima che Chiras potesse rispondere, udimmo un grido terrificante, una sorta di urla umane miste a ruggiti. Poi una vampata di cenere volò per la stanza, sfondando una delle porte. Mi coprii gli occhi, ma dopo alcuni secondi, notai che Chiras aveva usato una delle sue barriere. L’urlo si fece più nitido
-Yuuuuu-Huuuuu!- esclamò un ragazzo asiatico, sfrecciandoci accanto. Aveva la pelle rossa, a scaglie, e gli occhi simili a quelle di un rettile
-Chiras! Hai visto?! Sono quasi riuscito a sputare fuoco!- esclamò soddisfatto, prima di notarmi
-Non farci caso, Virginia. Mi sto ancora allenando- sorrise
–Ma non ci siamo ancora presentati. Piacere, Tikuzeco. Mi occupo di draghi- accettare la mano che mi porgeva. Era calda e confortante
-Draghi?- domandai
-Si. Sono un drago- sorrise orgoglioso. Sbarrai gli occhi
-Sei cosa!?-
-Già! Beh, ora non lo controllo del tutto, però tra poco otterrò una trasformazione completa. Devo solo resistere qualche secondo in più quando mangio il carbone rovente, e poi sputerò fuoco!- esclamò contento. Stavo per domandargli altro, ma Chiras tagliò corto
-Seh, seh, noi dobbiamo andare. Ordini di Maya e Alexia-
-In simulazione? Posso venire anche io?- chiese il drago, speranzoso
-No- tagliò corto Chiras, trascinandomi via
 Arrivati alla fine della sala, la psicher ruotò una delle torce ai lati di una porta, ed una parete si abbassò, rivelando un corridoio buio. Lo percorremmo per circa un minuto, nel buio totale, prima di arrivare ad una parete liscia. Chiras premette un bottone, e apparve un ovale illuminato da infrarossi. La psicher ci passò una mano sopra, ed una porta scorrevole rivelò una sala che assomigliava in tutto e per tutto ad una sala di registrazione. Era tutto nero, ed era enorme. Mi avviciniai incantata ad una massa di monitor. In ciascuno vi era un numero, in alto a destra, che andavano da 01 a 17. Notai nella 07 Sheria che si allenava con dei pugnali, e nella 10 Ares, intento a potenziare l’energia delle sue fiamme.
-Vorrei tentare di sviluppare la tua energia interiore, per vedere fin dove puoi arrivare con i tuoi poteri- iniziò a spiegare Chiras, collegando due grossi tubi di metallo. Mi voltai, notando che c’era una vetrata in una parte della stanza.
-Lì cosa c’è?- domandai. Chiras mi guardò come fossi una bambina piccola 
-La simulazione- disse soltanto
-E che devo fare?- risposi con lo stesso tono
-Beh, devi entrare, lasciare che ti colleghi la fascia della simulazione alterata, e stare ferma-
-Chiras, hai finito?- sobbalzai, riconoscendo Alexia. Chiras annuì
- Posso collegarla io ai cavi- disse Maya, sbucando dalla porta. Senza aspettare risposta, si diresse verso una stanza adiacente, che prima non avevo notato. Somigliava più ad uno sgabuzzino. Quando vi entrai, non trovai altro che una pila di indumenti scuri, posati su una sedia
-Cambiati. Li abbiamo preparati secondo la misura dei tuoi vestiti- disse Alexia da fuori, prima di chiudere la porta. Sollevai un top che mi arrivava poco sopra l’ombelico, allacciato con delle stringhe sul dorso. Sembrava di pelle. Poi estrassi un paio di pantaloni di un tessuto somigliante alla microfibra, del medesimo colore scuro. Era stretto in vita, ma terminava con uno sbuffo molto largo. A terminare il tutto, semplici scarpe da ginnastica, con suola di cuoio rinforzato. Indossai il tutto, prima di notare che c’erano delle maniche da assicurare al pollice tramite un buco. Quando mi riuscii a infilare tutto l’armamentario, uscii dalla stanza, legandomi i capelli. Maya mi squadrò, poi si voltò e procedette verso la vetrata. La seguii, perché avevo imparato che lì erano tipi di poche parole. Entrata nella stanza, mi accorsi che il soffitto non corrispondeva a quello della sala nera. Mentre quello era molto basso, questo si estendeva fino a raccogliere la luce esterna. Non c’era arredamento lì, solo una macchia più scura nel pavimento bianco.
-Mettiti sulla piattaforma
-Non è una piattaforma- obbiettai –non è nemmeno soprelevata- Maya sospirò
-Non potresti obbedire e basta?- chiese esasperata
-Okay, Okay- borbottai, camminando verso quella mattonella più scura. Come mi posizionai, dei codici iniziarono a scorrere rapidamente su di essa, mentre Maya mi infilava rapidamente ai polsi due bracciali, gli stessi che mi agganciò alle caviglie. Poi mi infilò una fascia in testa, e mi abbassò una mascherina nera sugli occhi. In quel momento udii una vocetta metallica sibilare
-Scan completato. Dna raccolto. Avvio selezione della simulazione-
E poi si fece scuro.

Sentii il contatto con il terreno umido, ancor prima di aprire gli occhi. Il vento mi solleticava gentilmente il naso. Aprii gli occhi, e mi alzai. Ero in un nuvoloso campo di grano, alla fine del quale c’era una casa. Appena mossi un passo, però, udii uno scoppio dietro di me. Mi voltai in tempo per vedere un muro di fuoco dirigersi verso la mia direzione
-Usa la polarità!- mi voltai spaventata, e vidi una ragazza. Aveva un vestito blu, che le cadeva liscio, evidenziandone le forme, la pelle scura, e i capelli lunghi e neri. Aveva tratti stranieri e delicati, sembrava peruviana.
-Usa.. eh?- chiesi
-Il tuo potere!- sbottò quella. Osservai la macchia di fuoco farsi sempre più vicina
-Ma non lo so usare!- mi guardai freneticamente intorno c’era una rada erbetta e vegetazione. Cominciai furiosamente a scavare nella terra, riuscendo a creare una zona di depressione abbastanza larga per accucciarmi. Appena a tempo. Il fuoco mi passò sopra, scottandomi parzialmente. Per evitare di morire soffocata, respirai a contatto col terreno. Fino a quando non sentii la pioggia bagnarmi i vestiti.
Mi alzai, cercando la ragazza bruna, senza trovarla. La pioggia aveva spazzato via il fuoco, ma iniziava a farsi sempre più insistente. Poi iniziarono i tuoni. E i fulmini.
Il cuore iniziò a sbatacchiarmi nelle costole. Fulmini. Iniziai a correre più in basso che potevo. Notai una casa poco lontano, e mi diressi verso questa. Sentii l’aria crepitare, e mi gettai raccogliendo la testa sulle ginocchia. Un fulmine si schiantò a poca distanza da me. Ripresi a correre sempre più forte, fino a quando non riuscii a entrare nella casa. Poi crollai in ginocchio, e battei la testa.
Mi alzai, strisciando contro il muro. Mi sentivo indolenzita. Sentivo il traffico sfrecciare a pochi passi da me, e le luci della strada mi impedivano di vedere bene.
-Dove sono?- chiesi a me stessa. Di certo non mi aspettavo una risposta
- A New York-
-CHECOSA?!- mi voltai. La stessa ragazza era seduta su una cassa di legno, in quel vicolo fatiscente. Indossava una felpa e un paio di jeans. Così mi sembrava molto più reale. Ma poi mi accorsi che l’aria sembrava rilucere intorno a lei.
- Chi sei tu?- chiesi. Lei sorrise mestamente
-Io sono il passato, Virginia- non fece in tempo a dire altro. Uno sparo echeggiò sulle nostre teste
-Ma che diavolo succede?!- urlai. Altri colpi furono indirizzati verso di noi
- Usa il tuo potere!-
-TI HO DETTO CHE NON SO COME FARE, IMBECILLE!- strillai, zigzagando per la via, tentando di schivare i proiettili.
-E tu aiutami! Vuoi morire per caso?!- sentii che i polmoni mi stavano per esplodere.
-D’accordo! Lì c’è un tombino- sbottò la ragazza, indicandomi una grata leggermente sollevata
-Grazie a Dio!- scivolai rapidamente, chiudendo il coperchio, e mi ritrovai immersa nel buio
-Gettati nel canale. Farai perdere le tue tracce- suggerì la ragazza. Storsi il naso
-Che schifo. E non ci sono gli alligatori?- domandai. Lei scrollò la spalle
-Sono leggende-
Mi immersi nel canale, trattenendo un gemito di disgusto. Nuotai per circa venti minuti, prima di sbucare all’aperto, da una seconda uscita. mi sedetti esausta a guardare la luna, ma improvvisamente tutto sbiadì.
-Virginia!- spalancai gli occhi. Ero tornata ad Helia. C’erano degli esseri somiglianti a Echidna, che tenevano dei coltelli alla gola di Alexia, Maya e Chiras
-No, no! Lasciatele- esclamai.
- Usa il tuo potere- mi voltai e lei era lì
-Usalo!-
-Non ho un potere!-
-Sveglia il bambino- gracchiò uno di quegli esseri. Allora lo vidi. Un terzo mostro teneva in braccio Nico
-Nico!-
-Se lo svegli lo uccideranno- disse Chiras.
-Tempo scaduto- vidi un pugnale precipitarsi verso il corpo innocente di mio fratello
-NO!- e improvvisamente la forza del pugnale venne invertita, verso il mostro che stava per ucciderlo. Il pugnale gli si conficcò in testa. Mi accorsi di averlo governato con la sola forza di un dito.
-Nico!- urlai, precipitandomi verso il mio fratellino. Ma non lo trovai lì
-Tempo scaduto- mormorò una voce gelida dietro di me. Mio fratello, puntava un coltello alla gola di Chiras.

-Basta così!- esclamò una voce
-Simulazione interrotta- gracchiò la vocetta meccanica. Mi voltai verso il vetro. C’erano tutti gli Elios, intenti a fissarmi. Ares era scuro in volto, e teneva una spina in mano
-Volete ucciderla?- sbottò torvo, in direzione di Chiras. Lei non batté ciglio
-Come vedi, avevamo bisogno di capire quando e come i suoi poteri si sarebbero sviluppati-
Alexia prese un foglio in mano, e lesse
-Il soggetto ha buone, anzi, ottime potenzialità. Riesce a far emergere i suoi poteri dopo un intenso allenamento fisico, e dopo che tutti i suoi muscoli raggiungano un livello di sforzo quasi ai limiti della norma. Quando è sola, è capace di pensare con lucidità, e di sopravvivere a situazioni di pericolo, ma il suo istinto entra in gioco appena il suo obbiettivo, o le persone che ama sono in difficoltà- mi guardò con quegli occhi orlati di rosso
-Bisogna scoprire a quanto può arrivare-
-Se proprio ci tieni, allora allenala- disse tranquilla Alexia. Eppure mi fece venire i brividi. Ares non batté ciglio
-Portateci in sala allenamenti. Mi sembra sia l’ora dei duelli- sorrise, mettendo in mostra quel suo sorriso ghignante. Maya guardò Alexia, che le fece un cenno. Solo allora Chiras riaprì la porta che dava ai corridoi
-Che stiamo facendo?- domandai ad Ares, che mi guidava giù
-Preferisco che vedi come ci alleniamo, piuttosto che scoprire i tuoi poteri in una simulazione- rispose lui. Non l’avevo mai visto così. Salimmo in  un secondo corridoio. Alexia aprì una porta, e mi sorpresi a guardare in basso. Eravamo sull’ultimo gradone di una costruzione circolare. Ci impiegai un paio di secondi per capire che era una sorta di anfiteatro. Sopra l’arena c’era un tabellone con i nomi di tutti gli Elios, e vari punteggi
-Ehi, che significa? C’è un campionato in corso?- domandai alla persona più vicina a me. Kint scosse il capo
-Sono i punteggi degli allenamenti individuali. In base a questi e ai tornei creiamo una classifica. È un modo di incentivare gli allenamenti- spiegò prendendo un manichino ed aggiustandogli un braccio
-E dovrò combattere?- domandai
-Si, ma tranquilla. I punteggi si azzerano ogni volta. Altrimenti non sarebbe legale, dato che abbiamo centinaia di anni di differenza-
-Mh- fu il mio intelligentissimo commento. Lui mi diede una pacca sulla schiena
-Ma tanto nessuno bada a queste cose, lo facciamo per allenarci. Nessuno tiene in considerazione i punteggi..
-Kint! Ehi Kint!- ci interruppe una voce. Ares, con i capelli più scombinati del solito, e svariate fiammelle che baluginavano in essi, indicò il tabellone con aria agguerrita, chiudendo la sinistra a pugno
-Sei al terzo posto, una posizione sopra di me. IO TI SFIDO!- esclamò, portando il dito che indicava il tabellone verso Kint, prima che una fiammata fuoriuscisse da quest’ultimo
-Ah!- urlai, gettandomi di lato. Quando mi rialzai, notai che Kint aveva uno sguardo di pura sfida.
-Ah, è così?- domandò. Poi menò un fendente laterale, tranciando di netto la testa del manichino accanto a lui. In risposta Ares rise, poi lo colpì con numerose fiammelle, ma Kint iniziò a ruotare la mani creando un vero e proprio tornado, ed alzandosi in volo
-Woha!- esclamai, portandomi fuori dal raggio di azione di quei due pazzi
-Bene. Dato che Kint ed Ares sono fuori gioco, creiamo altre coppie-
Borbottò Maya
-Sheira va contro Chiras- ordinò Maya
-Idris, contro Isyer. Tikuzeco va con Alisia-
-Voglio allenarmi con Xavier- nella stanza calò il silenzio. Xavier mi fissò, gelido
-Io mi alleno da solo, ragazzina-
-Non ho chiesto la tua opinione. Ti sto chiedendo di allenarmi- risposi secca. Xavier si alzò, venendomi incontro. Tremai, trattenendo il fiato. Poi mi diede un pugno a bassoventre. Mi piegai, restando senza fiato, ma riuscii per miracolo a schivare la seconda raffica di pugni, gettandomi di lato. . quando si sporse in avanti, gli diedi una serie di calci, che mi consentirono una spinta tale da potermi rialzare. Sfortunatamente mi afferrò la caviglia, facendomi ruotare, e scaraventandomi a terra. Tossii sangue, ma lui mi fissò senza espressione.
-Non male, ragazzina. Ma non permetterti più-
   Stavo per parlare, quando mi bloccai. Era successo qualcosa di strano. Anche gli altri lo percepirono, e voltarono le teste in alto
-E’ stato come se mi fossi bloccata- mormorai. Per un attimo, mi sembrava di essere stata pietrificata. Mi toccai il mento, ma notai che non c’era sangue. Come se nessuno mi avesse colpito.
-Onde temporali? C’è solo una causa- mormorò Sheira. Kint sorrise
-Eris è tornata-
Ad un tratto fui travolta dalla baraonda.  Tutti si diressero ad una scalinata, una sorta di uscita d’emergenza, che dava sul deserto. Li seguii anche io, per quanto fossi stanca e provata dall’allenamento. Fui l’ultima ad arrivare. Li vidi tutti sulla sabbia, ansanti, guardare l’orizzonte, dove si stagliava una delle scene più suggestive che mi sia mai capitato di vedere. Nel sole calante, una figura incappucciata, procedeva a bordo di una maestosa tigre bianca. L’iride così azzurro da sembrare di vetro, l’animale procedeva regale e pacato, incutendo timore, rispetto e meraviglia. La figura si tolse il cappuccio. Mi trovai davanti ad una ragazza della mia età, con un sorriso meraviglioso. i capelli completamente bianchi, quel bianco candido della neve pura, rasati da un lato. gli occhi scuri di chi non sarà mai troppo vecchio da piegarsi ad una vita immortale. Alzò una mano per salutare, e nel contempo smontò dalla grossa tigre, sulla quale era adagiato un tappeto persiano a fare da sella.
-Eris!- esclamò Tikuzeco, accarezzando la tigre
-Scusate il ritardo, ragazzi. Sono corsa qui non appena ho saputo di tutto questo casino-
Disse, spazzandosi la polvere dagli abiti. Poi mi incatenò con quelle iridi color cioccolato
-Virginia- sorrise, abbracciandomi come se mi conoscesse da sempre.
-Non farci caso- sibilò Xavier al mio fianco
-Taci quadrupede- sbottò lei, rifilandogli una gomitata nelle scapole. Poi si rivolse a me
-Abbracciandoti posso avere informazioni sul tuo futuro. In realtà solo sensazioni- spiegò
Poi si diresse verso Alexia, e Maya, incredibilmente seria
-Sono tornata- affermò. Maya annuì, leggermente infastidita, mentre Alexia accennò ad un sorriso
-Spero sia pronta per l’allenamento- affermò
-Si ma prima la cena! – rise lei –Spero che abbiate preparato qualcosa di buono-
-Chi è lei- bisbigliai ad Alisia
-Eris, una Elios. Controlla il tempo- rispose lei
-Era in viaggio per potenziarsi-
Intanto stavamo scendendo nella mensa. Notai che sembrava fatta per più persone. C’erano dei lunghi tavoli di legno. Un camino riluceva quasi spento, riscaldando le fredde pareti del tempio, e un grosso arazzo alla fine della sala. Una porta laterale svelava l’accesso ad una probabile cucina. I miei dubbi divennero reali, quando Isyer e Tikuzeco uscirono dalla suddetta porta, trascinando dei vassoi. C’era ogni ben di dio. Sembrava un mix di cucine. C’erano pane aromatico, carne con salse esotiche, riso con verdure, focacce, e molti tipi di bevande. Mi accorsi di avere molta fame, e spazzolai gran parte delle pietanze. Nel mentre, Eris sembrava propensa a concedermi attenzioni
-Vettori, eh? Sarà difficile controllarli. Chissà che ti combineranno quelle due- disse, accennando ad Alexia e Maya-
-Purchè mi aiutino a salvare mio fratello, qualsiasi cosa- le risposi, servendomi una generosa porzione di arrosto
-Spero ti tratterrai qui-
-Non vuole- intervenne Ares, con la bocca piena. Accennò alla coscia di pollo che aveva in mano, ed esclamò
-Ottima come sempre, Tiku!-
Eris mise una sorta di broncio
-Helia è così bella, che mi pare impossibile pensare di lasciarla-
-Fino ad ora ho visto poco e nulla- ammisi, anche se dovevo ammettere che quel poco che avevo visto, mi aveva lasciata a bocca aperta. La sala degli allenamenti, e quella stanza che somigliava ad una piccola foresta.
-Xavier dovrebbe farti fare un giro. Abbiamo tante cose incredibili. L’hai portata alla bibilioteca?
-Avete una biblioteca?- chiesi
-Si, ma è barbosa- esclamò Ares
-Taci tu- sbottò Isyer
-Abbiamo una biblioteca fantastica- esclamò Alisia
-Ci sono inediti e classici della letteratura antica e medievale- proseguì Chiras
-E anche trattati scientifici- le fece eco Kint 
-Il mio compito è badare allo stato di salute di Virginia, affinché possa compiere la sua missione-
-Capisco. Beh, allora penso sia inutile chiederti di accompagnarmi in biblioteca- sbottai. Lui ci fissò, passandosi una mano nei capelli fissandoci perplesso
-E sia- acconsentì
-Fatti trovare fuori la mensa tra dieci minuti- disse uscendo. Lo fissai
-Perché mi odia?- domandai ad Eris. Lei mi fissò malinconica
-Il passato- è qualcosa di terribile. Ci vive dentro come un fantasma- sorrise. Sembrava lontana. Accarezzò la sua tigre, Rayera. Poi si alzò, portando i piatti in cucina. La aiutai a pulire un paio di piatti, fino a quando non mi accorsi che ero in ritardo. Uscii dalla mensa, e trovai Xavier ad aspettarmi. Si avviò in silenzio, e lo seguii, senza fiatare. Si, per i primi dieci metri
-C’è un posto dove posso comprare o fotocopiare libri?- domandai, per quanto la mia domanda fosse ridicola
-Perché ti piacciono tanto i libri?- domandò lui. Ci riflettei sopra
-Perché vivo più volte, in posti fantastici. Perché nei libri puoi tornare indietro, e rimediare ai tuoi errori. I libri sono senza tempo- lo vidi sorridere di striscio. Poi salì una rapa di scale, fino ad arrivare ad una graziosa porta costituita da assi verdi. Xavier aprì la porta e ci trovammo in un posto ancor più incredibile.
Gli archi a sesto acuto dominavano la scena. Formavano diversi ambienti, incrociandosi tra loro. Il soffitto era affrescato con una fantasia di angeli, ed il pavimento di legno antico era coperto da un antico tappeto. Un paio di tavoli erano posti davanti ad una grossa vetrata, che lasciava intravedere il deserto in tutto il suo splendore. Ma il punto focale, erano i libri. Da terra, fino al soffitto, libreirie a muro intrappolavano decine di quelli che erano manoscritti unici. Non potei trattenermi, e su per la gola mi salì uno strozzato
-Oh, mio dio!- che accompagnai spalancando le braccia.
-Sono divisi in genere, vero?- chiesi. Xavier scosse la testa
-Sono divisi in sezioni. Ogni sezione è divisa in scaffali e poi in libri. Le sezioni vanno da 01 a 10, mentre gli scaffali sono circa una quarantina a sezione. E.. Virginia?- chiamò, ma io spalancai gli occhi, traballando
-Xavier...- mormorai
-Zero tre …- Xavier capì
-..quattro e sette!- ci guardammo, poi corremmo a prendere una scala.
La sezione tre era in fondo alla stanza. Salii, imitata da Xavier. Gli scaffali iniziavano al contrario, per cui ci arrampicammo fino al quarto, mentre il ragazzo borbottava. Mi indicò il numero sette, e lo afferrai.
-C’è un segnalibro!- esclamai. Scendemmo rapidamente, e Xavier mi sfilò il libro dalle mani, sfogliandolo
-Parla delle megere. Sono delle custodi..- mormorò .Poi si bloccò, chiudendo il libro di scatto, fissandomi.
-Virginia, so dove si trova tuo fratello-

FINE CAPITOLO

..
Non ho giustificazioni. Non ne ho nemmeno una, e non lo nego. L'ispirazione è una cosa fondametale ad ogni scrittore. Non si sa da dove venga. puoi cercarla ovunque, o può piombarti addosso.Puoi non accorgerti di averla, fino a quando essa non te lo fa notare.. Beh, io non avevo nulla da raccontare. Ma Elios, è la trasposizione della mia vita reale in un posto fantastico, dove posso essere ciò che voglio. Posso giocare ad essere me, e creare un'illusione. E sono grata a tutte le persone che continuano a tenere viva questa illusione, anche facendone parte. Grazie ai miei recensori, e a quelli che metteranno la storia nelle seguite, o nelle preferite.. ma soprattutto
Ares, Isyer, Alisia, Eris, Maya, Kint... Grazie. Per essere il mio sogno.

E questa è per voi... Perché siamo tornati.. E siamo ancora più numerosi!
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Capitolo 8
*** 8. Bene vixit qui bene latuit. ***


 Ego tamen non obliviscar tui.
 Non mi scorderò mai di te.


-Xavier… XAVIER!- esclamai. Erano dieci minuti che mi trascinava per il tempio, alla ricerca di un posto che solo lui conosceva. Si era fermato un secondo solo per afferrare uno zaino, e poi aveva continuato la sua corsa. Stava uscendo da Helia, o almeno così sembrava. Al mio urlò si bloccò, tappandomi la bocca.
-Vuoi sapere dove si trova tuo fratello, o no?- ringhiò. Io annuii
-Ma cosa hai scoperto?- mormorai, continuando a seguire la sua corsa, che nel frattempo era rincominciata.
-Dobbiamo tornare nella foresta. Dobbiamo cercare qualcosa, qualunque cosa che ci ricolleghi alle megere.
-E come torniamo lì? Il portale si è chiuso!- sbottai incredula
-Helia è piena di portali- rispose lui. Quasi l’avesse chiamato, intuii una barriera di pura energia crepitare a poca distanza. Anche Xavier la sentì, e scandagliò l’oscurità con lo sguardo, per poi condurmi ad un portale. Ci gettammo nell’energia, e pochi istanti dopo capitombolai sul licantropo, finendo lunga distesa a terra. O meglio, lunga distesa sulla sua schiena. Mi issai con le braccia, e mi guardai intorno. La foresta era come la ricordavo, solo più inquietante
-Ehm, se hai finito potresti levarti?- commentò Xavier da sotto
-Oh! Scusami!- esclamai, arrossendo lievemente. Xavier si spazzolò un po’ di terra dai pantaloni, e si guardò intorno.
-Secondo questo libro, le megere scavarono un passaggio
-Ma sono dei fantasmi!- protestai, senza essere ascoltata. Procedemmo nel bosco, che mano mano iniziava a farsi più folto. Iniziai a notare dei mattoni di pietra, come accalcati in piccoli tumuli. Segno che ci stavamo avvicinando al nostro obbiettivo
-Cosa speri di trovare?- chiesi al ragazzo, sempre intento a proseguire davanti a me. Non si voltò nemmeno.
-Qualunque cosa- affermò, prima di estrarre una torcia dallo zaino. Diresse il fascio di luce fra gli alberi. Una gran quantità di animali fuggirono spaventati dal cono di luce. Xavier mosse la torcia, fino a scovare una piccola costruzione.

Chiras stava camminando verso la sua stanza da letto. Le conveniva andare a dormire, dato che la sua sessione di allenamenti iniziava la mattina molto presto. Maya aveva dato delle lezioni individuali a ciascuno di loro, per poi concentrarsi nei duelli. Passò davanti alla porta della biblioteca, per poi notare che era socchiusa. Strano, pensò. Molto strano.
Aprì la porta in modo da far passare uno spiraglio, ed intravedere cosa ci fosse all’interno. Eris era di spalle. I lunghi capelli raccolti in una disordinata cipolla, lasciavano cadere qualche ricciolo, ed il top si chiudeva appena sotto il suo tatuaggio, tra la base del collo e la schiena. Una sorta di clessidra rovesciata, con due sfere ai lati.
-Eris?- chiamò. L’albina restò con lo sguardo perso nel vuoto.
-Eris, cosa succede?- esclamò Chiras, correndo verso di lei e scuotendola. Lei la fissò
-Ho un presentimento sussurrò. La ragazza tremò, per il tono che aveva usato.
-Xavier e Virginia dove sono?- domandò poi. La psicher la fissò, battendo le palpebre perplessa
-Io non.. non lo so- Eris rivolse le iridi scure verso di lei, incatenandola con quello sguardo senza tempo. Chiras notò che sembrava essersi ripresa. In quegli occhi lesse la paura di una persona che era pronta ad affrontare un dolore straziante
-Chiras, andiamo. Mi serve una mano

-Cos’è quello?- chiesi, avvicinandomi. Xavier mi bloccò, mettendomi una mano sulla spalla, e tirandomi a se con fare protettivo. Lo guardai interrogativa, e lui sbuffò
-Ragazzina non avevi la vista Elios? Chiudi gli occhi e concentrati- mi voltai indispettita, e chiusi gli occhi, respirando l’aria di frassino che irradiava quel posto. Lentamente, mi sembrò che il vento attorno a me cambiasse. Sentii altri rumori, altri odori, che rimpiazzarono quelli sentiti in precedenza. Aprii gli occhi, e con mia sorpresa notai che gli alberi sembravano più grandi. Simboli strani erano incisi sulla corteccia, quasi delle onde che sembravano magnetiche. Puntavano tutte a quella specie di tumulo. Solo che non era un tumulo. Spalancai gli occhi. Era un arco di pietra. Rampicanti lo coprivano come una candida coperta, e sul marmo erano aperte alcune crepe. Oltre l’arco c’erano delle scale. Ma a pochi centimetri dal mio piede c’era una voragine,  dove provenivano strani versi. Una trappola per mortali. Xavier si avviò, e mi fece cenno di seguirlo, oltrepassando la fossa. Iniziammo a seguire la strada, che lentamente di andava colorando di un colore viola plumbeo. Non riuscivo a capire da dove venisse quella luce
-Xavier cos’è questo posto?- bisbigliai. Lui scosse la testa
-Questo sentiero non l’ho mai visto prima.. non capisco come possa essere qui. Doveva essere nascosto da un sortilegio veramente potente- borbottò, arrancando lungo la salita
-Se ti trasformi possiamo fare in fretta- proposi. Lui si girò, afferrandomi per la maglia
-Ti ho detto di non dire cazzate- sibilò, lasciandomi andare. Caddi con un tonfo, ma non mi degnò di più di un’occhiata. Mi morsi il labbro. L’avevo fatto arrabbiare. Proseguii senza dire una parola per un breve tragitto. All’improvviso le scale si arrestarono. Ci trovammo in un posto meraviglioso. Un laghetto riluceva tranquillo, incastonato perfettamente tra gli alberi, che sembravano rinchiuderlo in uno scrigno. Dall’altra parte vi era una porta, che illuminava la scena di una brillante luce blu-azzurra
-Lays..- sussultai quando Xavier pronunciò quel nome.
-Il portale ha il simbolo di Lays. Deve aver prosciugato molte delle sue energie per creare un portale di questo genere- osservai la porta luminosa stagliarsi davanti a noi. I tasselli iniziarono a smuoversi, acquistando un significato che non conoscevo
-Questa porta conduce nel luogo dove Lays è stata presa?- chiesi. Lui scosse la testa
-Questo è un messaggio. Lei voleva che io vedessi questo- il licantropo si mise lo zaino in spalla, e mi fece cenno di seguirlo. Percorremmo il perimetro del laghetto, e arrivammo alla porta
-Pronta?- domandò. Annuii, afferrandogli la mano. E poi lui varcò la porta chiusa. A contatto col suo petto dove, ricordai, doveva esserci il tatuaggio che marchiava gli elios come a servizio del sole, la porta si spalancò, e noi fummo inghiottiti da un secondo di oscurità.
Precipitai a  terra, ma voltandomi trovai sempre la porta che brillava tenue. Ero concentrata a guardare dietro, perciò mi stupii, quando sentii una sorta di singulto da parte di Xavier. Il ragazzo spalancò gli occhi. I muscoli gli si irrigidirono in una posizione mista fra dolore e terrore.
-Xavier.. dove siamo?- mormorai con la voce spezzata. Quel luogo mi ispirava un senso di angoscia. Un edificio diroccato stagliava la sua ombra davanti a noi. Il soffitto era stato spazzato via da una violenta esplosione, o almeno così sembrava. Era rimasto solo un imperioso arco a sostenere quella che doveva essere stata una sorta di abside nella parte finale dell’edificio. L'abside era preceduto da una navata, colma di macerie. Un grosso albero aveva sfondato una parte delle pareti laterali, e la facciata era totalmente in briciole. Nella cappella, dove immense colonne sostenevano un inesistente soffitto, era incastonata una scalinata. Su di essa c’era un altare. Vuoto.
- Cosa… Perché.. - Xavier cadde in ginocchio, tenendosi la testa con le mani, in un’espressione di puro dolore
-Xavier!- urlai, gettandomi a carponi accanto a lui
-Xavier cosa ti succede?!- Xavier pareva non sentirmi. Alzò gli occhi verso qualcosa che io non potevo vedere
-Ta..li..sa- mormorò tra i singhiozzi
-L’hanno preso- mi voltai nel sentire quella voce. Eris era lì, dietro di me, insieme a Chiras. Guardava l’altare
-L’hanno trovato- la voce era intrisa di terrore
-Eris che stai blaterando?!- domandò Chiras. Eris parve non sentirla
-Avevo ragione. Tuo fratello è come lei-
Mi alzai
-Nico? Come chi? Che stai dicendo?!- chiesi. Notai che Xavier aveva smesso di tremare. Si rimise in piedi traballando.
-Cosa hanno preso-
-Xavier..- mormorai
-Eris cosa hanno preso- con mia sorpresa, Eris si morse il labbro. Poi gli occhi le si riempirono di lacrime
-Il calice. Hanno preso il Calice- Chiras spalancò la bocca
-Il calice esisteva ancora?! Ed era qui?!- esclamò
-Eris chi è il bambino- la voce di Xavier faceva paura. Non sembrava reale. Eris iniziò a piangere
-Io.. io non avevo scelta! Io non potevo permetterlo!- singhiozzò
-Eris che cosa hai fatto- per una volta ebbi veramente paura di Xavier. Eris continuava a singhiozzare. Ma tra i singhiozzi, raccontava
-Il mio potere ha dei limiti, capisci?! Non posso dire alle persone cosa vedo! Lei.. Lei doveva essere protetta. Sempre. Ma tu eri partito!-
-Chiras che succede?- chiesi. Ma lei era pietrificata
-Talisa. Sta parlando di Talisa - mormorò
-E’ stato cinquanta anni fa. Lei doveva sempre essere protetta, Xavier. Ma poi sono arrivati in dieci. Dieci alati, lo capisci?! Eri in missione. E  noi eravamo pochi.. alla fine la presero. E tutti voi correste a salvarla. Tu non hai visto, Xavier. Non hai visto il corpo di Maya straziato, con una delle sue asce conficcate in testa. Non hai visto Chiras distrutta in modo barbaro, con i suoi stessi poteri. L’hanno divisa in UNDICI PARTI. Non hai visto Isyer venire decapitata, e Ares bruciare fino a consumarsi. Non hai visto Tikuzeco così piccolo morire. E Kint.. Kint è morto per salvare me. Io… io non lo meritavo, di restare viva. Non a questo prezzo. Ero in fin di vita. E sono scappata. Indietro. Ma sai bene che il tempo ha un prezzo. Ho dovuto sacrificare una vita, per tornare indietro. E.. tu cosa avresti fatto, Xavier?!-
-L’ha convinta lei- soffiò Chiras
- Ha convinto  Talisa a chiedergli di andare in missione con lui e Lays. E lei è morta-
-Due vite per salvarne Otto. Non sapevo che lei sarebbe morta! Ho fatto solo quello che dovevo fare!- pianse Eris. Ma Xavier non sembrò sentirla
-Sei stata tu- mormorò.
-Xavier..
-SEI STATA TU!-
Prima che potessimo muoverci, un gigantesco lupo sfrecciò verso Eris. Deciso ad ucciderla. Agii in pochi secondi
-XAVIER NO!- urlai, mettendomi davanti ad Eris, e spalancando le braccia, mentre il lupo spiccava un salto. In pochi secondi accaddero tante cose. Vidi la pupilla rossa del lupo tornare nero pece. Lo vidi tentare di frenarsi. E sentii il calore del sangue sulla mia guancia
-Virginia! – urlò Chiras. Ma io vidi troppo bene l’iride del licantropo colorarsi nuovamente di rosso
-No!- Chiras stavolta non si fece trovare impreparata. Stese le braccia, ed un secondo dopo il lupo fluttuava in una bolla. Lo vidi lentamente tornare umano.
- Questa bolla non risente né dell’energia solare, né di quella lunare. Ci ho lavorato cent’anni- borbottò Chiras, portando la bolla alle sue spalle. Poi fissò Eris, i grandi occhi da cerbiatta intrisi di lacrime
-Con te me la vedo io-
-Chir..- non ebbi nemmeno il tempo di replicare. Mi trovai a fluttuare in una bolla. Spalancai gli occhi, vedendo il mio riflesso, data la luce del portale che si rifletteva sull’energia della bolla. Avevo uno squarcio obliquo sotto l'occhio, che procedeva esternamente fino all'altezza della bocca. Ero coperta di sangue da capo a piedi, e la testa mi pulsava per quella perdita di sangue.
-Chiras, no..- biascicai, finendo sul fondo della bolla. Vidi la psicher unire la bolla di Xavier alla mia, e mi accorsi che ora eravamo in un’unica sfera, separata nel mezzo. Il ragazzo sembrava addormentato. Fu quasi involontario, ma quando posai una mano sulla barriera, essa si distrusse. Raggiunsi il lupo, dato che ormai eravamo chiusi in un’unica sfera.
-Xavier..- mormorai. Lui aprì di poco gli occhi, fissandomi. Poi guardò Chiras.
La Psicher intanto si era alzata in volo, sfruttando la telecinesi
-Chiras- chiamò Eris, mettendo le mani avanti. Ma lei alzò un masso con la sola forza del pensiero, e lo divise in tante piccole schegge, lanciandogliele. Eris, ancora con le due mani davanti, bloccò il loro tempo. Era decisa a non attaccare, sperando che la ragazza recuperasse il buon senso
-Chiras, ti prego- soffiò, prima di essere sbalzata via da una nuova mossa dell’avversaria. Quando si rialzò, sembrava un’altra persona. L’aveva colpita, e questo per lei era un affronto. Plasmò una sfera con le mani, e la lanciò verso Chiras la sfera si divise in altre più piccole, alcune delle quali circondarono la psicher, prima di dirigersi tutte verso di lei. Chiras innalzò una barriera per proteggersi, ma venne distrutta in un attimo. La psicher gridò, accasciandosi per il dolore. Poi si alzò, digrignando i denti e tenendosi un braccio con la mano
-Che roba è?- ringhiò
-Le occasioni che hai perduto appartengono a me. E non c’è nulla che tu possa fare per fermarle- esclamò Eris, colpendola nuovamente dall’alto e schiacciandola a terra. Poi fece un nuovo affondo laterale, e Chiras tentò di gettarsi a terra, ma le Occasioni la seguirono, facendola urlare di dolore.
-Eris fermati, così farai male alle persone a cui vuoi bene!-
-Io vi avevo avvertiti- ringhiò lei, per poi colpirla di petto
Chiras, e creò una nuova barriera, che venne distrutta in pochi secondi, sbalzandola verso un albero. Ma la viaggiatrice temporale era già lì, anticipando il futuro, per colpirla con una ginocchiata, e facendola precipitare a terra, per poi atterrare a distanza di sicurezza, tenendo una mano nel terreno per equilibrare l’atterraggio. Chiras si alzò nuovamente, asciugandosi del sangue che le scendeva copioso, da un’escoriazione sul fianco. Rimase seduta a mezz’aria, concentrandosi, e assimilando potere. Un lusso che Eris non voleva concederle. Caricò nuovamente un getto di energia contro Chiras, che stranamente non si spostò. Il getto, contrariamente a come ci si poteva aspettare si divise in due oltrepassandola ai due lati, senza sfiorarla
-Visto- sibilò la psicher. Eris non si diede per vinta, e scagliò un nuovo getto. Stavolta le passò sopra, senza nemmeno sfiorarla. Eris tentò di avvicinarsi. Spiccò un balzo, ma venne gettata di lato. Gridò, atterrando nella polvere.
-Stai distorcendo lo spazio attorno a te, bastarda-  ringhiò l’albina. Poi scomparve, apparendo da dietro. Menò un fendente, ma fu prontamente respinto. Ansimante, Eris tentò un ultimo, devastante colpo. Ma stavolta Chiras sorrise maligna
-Kaleido- sibilò. Una sorta di specchi circondò lei ed Eris, assorbendo il suo attacco, dopo averlo sbriciolato. Numerosi raggi partirono dai rispettivi specchi, e colpirono l’albina, scaraventandola a terra, per poi svanire. Eris tossicchiò un po’ di polvere, e guardò la psicher con uno sguardo di puro odio. Chiras sorrise.
-Chiudi gli occhi, e vedi con gli occhi della mente- disse
-Come se sapessi farlo- sorrise Eris.
-Vediamo se ora mi vedi- la sfidò chiudendo gli occhi, e stendendo i palmi. Chiras avanzò rapidamente, ma Eris era sparita. Apparve dietro di lei, in un secondo
-Sei lenta- sibilò con il suo stesso tono, colpendola alla schiena. La psicher si sbilanciò in avanti, ma Eris riapparve, colpendola a basso ventre.
-Lenta-  Chiras creò una barriera, ma Eris la colpì con una nuova serie di affondi, distruggendola. La sua velocità era aumentata a dismisura. Non c’era modo di deviare quegli attacchi, perché erano troppo rapidi per essere visti. Eris le apparve davanti, e Chiras tentò una spazzata col braccio sinistro, ma la viaggiatrice la afferrò, facendola praticamente ruotare, e sbattendola a terra. In breve tempo le posizioni si ribaltarono nuovamente. Chiras sanguinava di brutto, ed Eris era in piedi, a guardarla sorniona.
-Eris! Comportandoti così, ti metterai tutta Helia contro, e non potrò aiutarti!- urlai, tempestando di pugni la barriera. Lei mi fissò con la coda dell’occhio
 - Chiudiamola qui- disse scocciata
-Hai ragione- convenne la psicher, alzandosi. Eris non perse tempo, e la colpì in faccia con un pugno. Lei si difese, mettendo le braccia avanti, ma la viaggiatrice riapparve da dietro, colpendola alla schiena. Barcollò avanti, ed eccola, con una gomitata nel ventre. la psicher piombò in ginocchio, tossendo senza fiato. Ma quando stava per darle il colpo di grazia, Chiras si girò, afferrandole la caviglia e facendola volare, fino a travolgere una colonna
- Mi è servito un po’, ma alla fine ho compreso la tua tecnica- disse, camminando verso di lei, anche se a fatica. Eris cercò di districarsi da una colonna, guardando la ragazza avvicinarsi. Cercò di sparare, ma si accorse con sgomento che i suoi poteri non funzionavano.
-Rallentavi il tempo in una zona limitata. Una regola che valeva per tutti. Tranne che per te- sorrise
-Cosa… cosa mi hai fatto!- esclamò Eris, rialzandosi. Chiras allargò le braccia così facendo, un’aura perlata e violacea si intravide per un secondo. Era composta da antichi caratteri, e brillava nell’oscurità.
-Sei in una bolla a tempo limitato. Una bolla che annulla il tempo ma va a tempo. Ho esattamente otto minuti per farti fuori- annunciò. Eris deglutì
-Ma otto minuti sono più che sufficienti- ghignò Chiras, prima di lanciarsi verso la sua avversaria, assestandole un pugno sulla guancia, e tirandola verso di se, la colpì altre volte al volto. Eris, dopo essersi ripresa, le colpì il naso con una testata, indietreggiando. Chiras a quel punto sollevò una grossa quantità di macerie, circondandola. Creò le sette porte-specchio, e lanciò l’attacco addosso ad Eris. La ragazza urlò, non potendo fare altro che schivarne il maggior numero. Se avesse provato a respingerle, sarebbero entrate in una porta per uscire da un’altra parte, colpendola dove meno se lo aspettava. Schivò abilmente tutte le macerie, ma all’ultimo apparve Chiras, che la colpì con un pugno sul ventre. Eris crollò a terra
-Io.. non volevo..- mormorò, prima di svenire, mentre una lacrima le scendeva sulla guancia.
Mi accorsi di stare piangendo, con una mano premuta contro la barriera. Chiras rinchiuse Eris in una bolla, guardandola malinconica. Sentii una sorta di timer, poi Chiras crollò a terra. La mia barriera si distrusse
-Eris! Chiras!- urlai, precipitandomi verso di loro. Erano entrambe esangui e svenute
-Dobbiamo portarle via, Xavier- esclamai. Il ragazzo mi fissò inespressivo. Era uscito dalla bolla, ed era rimasto a fissare il vuoto. Mi avvicinai.
-Xavier, dobbiamo andare- lui mi fissò. Poi mi passò una mano sulla guancia. La sentii bruciare.
-Sei ferita. È colpa mia-
-Non importa- mormorai, prendendogli il polso. Non l'avevo mai visto così. Era.. dolce, ma non era lui. Era sconvolto.
-Non importa. Ora dobbiamo pensare a loro- dissi, accennando alle due ragazze svenute. Xavier aprì il portale, e io mi caricai Chiras in spalla. La bolla con Eris ci seguiva tranquilla. Stavolta sbucammo direttamente nel deserto, a due passi da Helia
-Aiuto!- urlai, sicura che qualcuno mi avrebbe sentita
-Aiuto!- improvvisamente sentii una presenza affianco a me
-Sheira..- la vampira bionda mi fissava. Poi spostò lo sguardo a Xavier sconvolto, Eris nella bolla, e Chiras priva di sensi. Afferrò Xavier e Chiras come se fossero aria. Sfrecciò verso il tempio, e dopo tre secondi tornò a prendere me e Eris. Chiusi gli occhi, esausta. Quando li riaprii ero già immersa nel caos dell’infermeria.
-Cosa è successo qui?!- esclamò Maya, correndo nella nostra direzione
-Xavier!- urlò Ares, correndo verso l’amico, ma venne bloccato da Isyer, che stava fasciando il braccio di Chiras. L’infermiera, senza nemmeno guardarlo, stese il braccio, ed un rampicante sfondò indisturbato il pavimento dell’infermeria, schiacciando Ares contro il soffitto. Normale routine a Helia.
-Cosa succed..Eris!- esclamò Kint, vedendosi passare davanti una barella trasportante l’albina priva di sensi
-Virginia! Che succede?- osservai Alisia che mi aveva posto quella domanda, e mi resi conto di essere l’unica in grado di rispondere. Chiras era priva di forze, Eris era stata sconfitta, e Xavier era in preda ad un grave trauma psicologico. Stava fissando il soffitto, pietrificato. Quel breve attimo di sanità mentale era svanito. Mi chiesi se anche io fossi stata così alla notizia di Nico, e giurai che non mi sarei più permessa di crollare così. Ignorai le domande, e girai la testa verso la barella accanto alla mia, quella di Xavier.
-Ehi, Xavier- lo chiamai. Lui non si girò, così gli presi la mano.
-Sono con te- sussurrai, chiudendo gli occhi. Mi aveva aiutata quando era in quello stato. E volevo fargli capire che, in qualche strano e bizzarro modo, io ero con lui.
Nel caos dell’infermeria, mentre Isyer ci curava, la sua mano strinse la mia. Sentii l’ennesima accusa contro se stesso, pronunciata con voce roca e dolorante
-L’ho uccisa-
-Xavier, per l’amor del cielo, sarebbe morta in ogni caso!- gridai, saltando giù dal lettino. L’infermeria si fece silenziosa
-Credi che sarebbe cambiato qualcosa, se voi foste morti? Nessuno sarebbe stato in grado di difenderla! Non sapete quanti sono, non sapete quanto sono potenti, ed era cinquant’anni fa. Non hai ucciso Talisa! Ma se fai così rischi di ammazzare anche mio fratello!- sembrò che una coltre di gelo avesse invaso Helia. Mi voltai seccamente dove sapevo avrei trovato Alexia
-Hanno trovato un calice- buttai lì.
-E mio fratello a qualcosa a che fare con Talisa-
Alexia mi fissò, priva di espressione. In quel momento Eris aprì gli occhi
-Alexia.. Alexia scusa- mormorò, ricominciando a piangere
-Qualcuno ci spiega cosa succede?- domandò Ares, ancora bloccato dalla gabbia di rampicanti.
-Sta zitto- disse Isyer, ed un rampicante tappò la bocca di un indignato Ares.
-Posso farlo io- trattenni il fiato un secondo, ma mi bastò vedere il suo sguardo per capire che era di nuovo lui. Distrutto, ma di nuovo lui.
-Sia ringraziato il sole- sussurrai. Lui non mi degnò di un’occhiata. Sospirai nuovamente. Si, era lui.
-Dobbiamo chiamare anche i saggi. Sappiamo perché Lays è ridotta così- Sheira trattenne un moto di rabbia
-Lo sappiamo. Stava cercando suo fratello- sibilò. Pensai che il suo odio verso di me evidentemente non era un ricordo. E nemmeno una sensazione. Ma ero stanca.
-Sai com’è stato rapito mio fratello? Da una pianta che l’ha trascinato dentro un buco nero. Ed io stavo per prenderlo. Ci siamo sfiorati. E poi l’ho perso- mi voltai verso Sheira
-E’ stata colpa mia-  mormorai, con gli occhi pieni di lacrime. In tutto quel casino, non avevo avuto il tempo per pensare. Però ora, ora che Nico trovava finalmente un posto in quello strano puzzle, il baratro della sua assenza si era riaperto dolorosamente. Sheira sussultò, poi mi guardò
-Al diavolo- borbottò, e uscì dalla stanza. Fissai Maya, senza nemmeno sapere perché
-Immagino che dobbiate informare i saggi. Nel frattempo posso andare a parlarle?- domandai. Maya guardò Alexia, Alexia guardò me. Infine annuì
-Se ti fa qualcosa non interverrò- mi avvisò. Annuii, e poi uscii. Persi un po’ di tempo, pensando a cosa volevo dirle. Le avrei chiesto scusa, probabilmente. Avrei tentato di rimediare e lei avrebbe collaborato. Almeno lo speravo. Svoltai un paio di corridoi, tentando di trovarla, ma scovai solo la sala allenamenti. La mia memoria doveva aver lavorato senza che me ne accorgessi. Entrai nella sala, e camminai fino alla sala d’allenamento dove avevo visto la vampira allenarsi con i pugnali. La stanza era aperta, così entrai. Sheira era lì. Concentrata su qualcosa che io non potevo vedere. Era davanti ad un manichino, e guizzava rapida e fluida, come il peggiore dei predatori. In mano aveva una strana arma. Era completamente d’argento. Mi trovai a pensare che cosa curiosa il fatto che fosse dello stesso materiale che, si diceva, potesse distruggere i vampiri.
-Non ce l’ho con te- disse, prima che potessi aprir bocca.
-Ma, mi ricordi Talisa- stavolta la bocca la spalancai.
-E allora?
- Allora fa male. Lei era così gentile.. e io l’ho uccisa-
- Sembra sia una cosa comune, ucciderla- obbiettai. Cominciavo ad odiare quella ragazza. Sheira abbassò l’arma, guardandomi come per chiedere aiuto. Un aiuto che non potevo darle
- Mi chiamo Sheyra. Non Sheira. Sai, sono nata in Russia, nella siberia meridionale, proprio un anno dopo il grande Ivan il Terribile, durante il regno della regina reggente, Elena. Ho sempre amato la mia terra. Dove vivono i più forti. Il clima freddo e bellissimo della tundra, e la steppa, dove vivevo io. Il cielo terso, attraversato sempre da nuvole bianche e candide. L’erba verde che si innalzava verso il cielo, dove spuntavano fiori di campo. Il grande mercato ogni mese al villaggio. I grandi prati, solcati da fiumi cristallini. La mia terra, dove si respirava aria di libertà. Mia madre si chiamava Ilissa . Era molto bella, dai lunghi ricci biondi, e gli occhi azzurri. Si diceva fosse figlia dell’oro delle spighe di grano, e del cielo perché non si sapeva da dove fosse venuta. era una contadina. Aveva circa sedici anni quando conobbe mio padre. Lui era uno straniero capitato per sbaglio lì, in cerca di indicazioni. Mia madre era sola in casa, e lui ne rimase affascinato. Dire affascinato è poco. Era una persona nobile. Abituata ad avere tutto ciò che voleva. E si prese anche mia madre, e la sua purezza da sedicenne. Così sono nata io-
Ero ammutolita, mentre Sheira raccontava ogni cosa come se volesse uccidere con la sola voce. Era odio che emanava, odio ad ondate.
-Tuttavia, mia madre non era stupida. Stette zitta. Perché sapeva che sarebbe tornato. E difatti lui tornò. Più volte. E mia madre ne approfittò per sedurlo. Sai, era brava a incantare le persone, mia madre. La gente diceva fosse una strega. La verità era che mia madre serviva una strega. Forse la conosci. Se ne parla in numerose leggende. Era l’apprendista di Baba Jaga. Lei è la principessa che nelle leggende si chiama Vasilissa la bella. Solo che la leggenda è molto diversa. Andò a chiedere consiglio alla strega da piccola, e lei la adottò, strappandola dalla casa e dalle continue angherie della sua matrigna, insegnandole la magia, e donandole quattro guardiani, un gatto, un cane, un cancello e un albero, che la aiutarono a completare delle missioni che la strega le assegnava. In cambio ebbe la sua casa. La casa era sempre vuota, perché la usava quando doveva lavorare vicino la città, ed era compito di mia madre curarla, e farle trovare il raccolto. La strega era molto affezionata a mia madre, e si arrabbiò, quando seppe cosa era successo nella sua casa. Disse a Ilissa che la licenziava, e lei scoppiò in lacrime, perché la strega era la sola famiglia che avesse mai avuto. Ma Baba Jaga specificò che era licenziata perché avrebbe sposato quell’uomo, incastrandolo, e prendendo le sue ricchezze. Perché non poteva permettere che la sua bambina crescesse nello squallore e senza un padre. Le diede un filtro d’amore, che lei usò con quell’uomo-
Notai come Sheira parlava di suo padre. Come una bestia schifosa.
-Lui la amava. Cioè, il filtro stava funzionando. L’amava tanto da portarla a Londra con lui. Peccato che il padre non volesse. Così, Ilissa suggerì di aspettare la sua morte, per non farsi togliere l’eredità. Intanto nacqui io. Sheyra. Nacqui e crebbi per otto lunghi anni in quella che sarebbe rimasta per sempre la mia casa.  Nacqui e ben presto la Russia fu sconvolta dalle lotte civili per il potere. Io invece ero fuori dal mondo, protetta dalla strega. Imparai a convivere con i misteri e le leggende, e a viverci dentro, dato che abitavo la casa della strega. Baba Jaga mi istruì per i primi anni, insegnandomi cose che nessuno avrebbe potuto insegnarmi. Mettendo le radici per ciò che sarei diventata. Mi insegnò i principi della mitologia russa, ovvero Il conflitto tra la Luce e l'Ombra. Le divinità della mitologia slava erano contemporaneamente creatrici e distruttrici di vita, e lo imparai anche grazie al suo esempio. Appresi che la natura è fondata su una eterna rigenerazione, su un alternarsi di vita e morte. Che il culto dei morti era importante quanto prendersi cura dei vivi.  . Imparai i rudimenti della magia e dei filtri. Mi insegnò persino ad usare un’arma, quando raggiunsi i sette anni, il Czekan, una sorta di martello d’armi. Forte e delicato. Come me. Quelli furono gli anni più belli della mia vita. Amavo la vecchia strega che volava su di un mortaio utilizzando il pestello come timone. Quella strega che ha fatto molto male, ma a noi faceva tanto bene. E soprattutto, amavo Ilissa. I capelli così biondi da sembrare bianchi, che mi circondavano quando ero tra le sue braccia, il suo corpicino esile come una bambina, le sue gonne di frange lunghe fino alle caviglie, e la sua risata dolce. Il modo in cui camminava, scalza, come se stesse volando, e la cura che ci metteva nell’amarmi. Nonostante fossi il frutto di uno stupro-
Sussultai per la violenza delle sue parole. Finalmente l’aveva detto. Sembrava sempre più decisa a proseguire.
-E così passarono otto anni. Otto anni meravigliosi. Otto anni che terminarono con la morte del padre di quell’uomo. Poi ci trasferimmo a Londra, proprio quando, nel 1539 iniziava il regno di Ivan, il bambino che sembrava non riuscire a controllare quel potere, che avrebbe amministrato poi con tanta maestria. Londra in quel periodo era totalmente diversa dalla Russia. La Russia, Moscovia, era una terra di leggende e di selvaggia felicità. Londra era durante il periodo della dinastia Tudor, uno dei più drammatici per l’Inghilterra. Già era iniziato l’indebolimento della chiesa, e l’avvento della nobiltà. La famiglia di mio padre aveva acquistato tanto di quel potere, da diventare una delle dieci famiglie più influenti del regno. E io e mamma ci trovammo immerse in un mondo che nulla aveva a che vedere col nostro. Il dolore per l’abbandono di Baba Jaga, venne sostituito in parte da un senso di smarrimento più totale. Le strade, le carrozze, le ville. Non aveva nulla di solenne, Londra. Non potevo più fare certe cose, come allenarmi. o camminare libera per strada. Dovevo comportarmi come una lady. Mamma disse che eravamo persone forti. La steppa e il grande inverno non ci aveva uccise, e non l’avrebbe fatto nemmeno quello. Così mi ci abituai. Mi ci abituai perché non avevo scelta. E crescendo imparai ad amare anche Londra. Imparai a non dire ciò che pensavo, a stare diritta con la schiena, a rivolgermi a quell’uomo con l’appellativo di ‘Lord mio padre’. A mangiare quello che mi mettevano nel piatto, a camminare accompagnata, a parlare inglese e leggerlo. Mi adattavo, ma vivevo ancora. Avevo un baule in soffitta. Vi erano i miei libri di favole, e la mia arma. Ogni giorno mi facevo una crocchia, mi infilavo un paio di consunti pantaloni ed una camicia di mio padre e mi allenavo- c’era una nota di fierezza nella sua voce. La voce di chi ha lottato.
-Ero abituata a vedere la leggenda intorno a me. Mia madre diceva che, essendo stata addestrata da una strega, la magia veniva attratta da me. Con l’indebolimento della chiesa, devi sapere, che si indebolirono anche i lati più nascosti dove la chiesa operava. C’era una setta di fedeli che tutelava ‘Il mondo Invisibile’, separandolo dal visibile. Quel mondo, che io avevo la capacità di vedere. Accadde che i vampiri presero possesso di Londra, liberi dall’oppressione della chiesa. Addirittura si insediarono nella famiglia reale. Solo un secolo dopo si seppe della loro esistenza. E io vedevo i vampiri, ovunque. Ne avevo paura, ma mia madre mi sostenne sempre. Sempre è una parola grossa.
Avevo dodici anni. Dodici anni. Quando mia madre morì-  sussultai, poiché vidi negli occhi della vampira calde lacrime. Sheira le ricacciò indietro.
-Mia madre se ne andò perché la lontananza con la sua terra l’aveva avvelenata lentamente. E mi lasciò sola. A quel punto, il filtro d’amore non aveva vincolo. Mio padre divenne violento. Da che non mi considerava, iniziò a picchiarmi, ad essere severo. E quando beveva arrivava a frustarmi, chiamandomi сука. Puttana. Nella mia lingua-

(Nota dell’autrice: in realtà cyka si legge suka. Sheyra è pignola, ed ha insistito che lo scrivessi. CONTENTA, STUPIDA VAMPIRA?! *fugge, inseguita da Sherya e dai lettori che sono arrabbiati perché ha rovinato la suspance*)

-Passarono circa sette anni. Avevo diciannove anni, quando iniziai a girare da sola per le strade. Andavo in college, e potevo permettermi di tornare sola all’imbrunire, quando non c’era quell’essere disgustoso. Uno di quei giorni era parecchio tardi. Mi stavo affrettando, quando una forza incredibile mi spinse contro il muro. Spalancai gli occhi, e mi trovai davanti due iridi rosso fuoco. Una ragazza dai capelli biondi tagliati a maschiaccio, mi fissava, come si fissa qualcosa di molto appetitoso. Quando parlò, lo fece con un accento polacco. Disse qualcosa che non capii. E poi fece per uccidermi. Quando una macchia di colore indistinta le piombò addosso. Era un’altra vampira, dai lunghi capelli biondi. Sembrava di qualche anno più grande, ed aveva uno sguardo che non scorderò mai. Ci fu una lotta tra le due,  e la vampira con i capelli corti, ringhiò, allontanandosi. A quel punto, quella donna mi fissò. Io non ebbi nulla di meglio da dire, che ‘trasformami’. Non volevo quella vita. La vampira mi fissò ancora, poi annuì. Mi chiamo Kim, disse. E non posso trasformarti. Tu appartieni alla luce. E non sai come soffrii- poi un sorrisetto si dipinse sulle sue labbra. Io ero ancora immobile.
-Tornai a casa, e mio padre era ubriaco. Iniziò a picchiarmi, più forte del solito. Era tanto ubriaco, che iniziò a chiamarmi Ilissa. Mi spinse, poi mi strappò il vestito, dicendo che ero sua, e voleva avermi in quel momento. Mi mise le mani addosso, lasciandomi lividi e lacrime. Io corsi in soffitta, e presi questo- disse, accennando al Czekan
-Mi preparai, impugnandolo, e poi lo colpii allo stomaco. Ma ero troppo spaventata, e lui cacciò un pugnale. Fu in quel momento, che una mano gli trapassò il cuore. Cadde a terra, ed io mi trovai davanti una donna, dalle iridi nere e rosse, con una massa di sottili capelli scuri, che osservava mio padre morto. ‘Lei appartiene a se stessa. Così ha detto il sole’ disse, rivolta a mio padre. Poi guardò me. ‘Non avrei mai permesso che le tue mani si macchiassero di questo peccato’ affermò. Alexia. Alexia mi aveva salvata. Fu lei a condurmi da Lays. A quel tempo non era ancora ad Helia. Aveva deciso di approfondire le sue magie, ed era nella sua terra. Ma Alexia la cercò. Voleva che mi mettesse in contatto con la mia mediatrice. Non sapevo che essendo entrata in contatto con la magia prima, appartenevo alla mia strega. Baba Jaga. Lays mi permise di riabbracciare la mia famiglia, finalmente. Baba Jaga sciolse il sigillo, e poi mi fu detto di scegliere in che modo avrei protetto il mondo invisibile. Io esitai, ma poi ricordai di cosa mi aveva insegnato la mia strega. Le divinità creatrici e  distruttrici. E scelsi di diventare quella creatura che avevo visto salvare e distruggere. La strega mi affidò i guardiani che erano stati di mia madre. Il cane, il gatto, il cancello, l’albero. Fui spedita a fare addestramento. Fu dura. Alterai il mio orologio biologico, non mangiai che sangue umano per otto mesi. Lays mi fu sempre vicina. E quando fui pronta, mi accompagnò a cercare quella donna che sapevo chiamarsi Kim. Scoprii che da quella notte, aveva formato un branco, con quella  ragazza dai capelli corti, chiamata Maar. Kim mi trasformò, e per dieci anni vissi con loro. Imparai a controllare la mia potenza e i miei istinti. Imparai a maneggiare le nuove armi che avevo a disposizione. E formai un branco con quelle due. Alla fine Kim mi disse che era il momento di andare. Eravamo state un trio meraviglioso. Lei, un capo brillante, spiritosa quando serviva, ma valorosa e decisa. Maar, una ragazza che non ti conveniva prendere sotto gamba. Andava d’accordo con poca gente, ed era una macchina. Invincibile. Ed io, la dolce bambolina russa, cresciuta troppo in fretta. Ma quello non era il mio posto. Per cui tornai a casa, a Helia.
Lì gli anni trascorsero, assai veloci. Amavo gli allenamenti, e Lays, la mia migliore amica. Gli altri erano fantastici, solo con Xavier provavo un po’ di avversione, e gelosia. Lui e Lays erano un team già da prima. Ma poi arrivò Talisa, ed il suo compito fu proteggerla. Lei era dolcissima, Virginia. Era bella, e delicata. Aveva un sorriso umano, innocente. Come se non si rendesse conto del fatto che era così preziosa. Un giorno ero particolarmente gelosa di Xavier. volevo stare sola con Lays, e così, quando vidi che Talisa smaniava per essere portata in missione, ma Xavier non voleva, gli feci un insulso discorso sull’amicizia, e sull’amore. Ho convinto io Xavier. L’ho uccisa io.
Per molto tempo non sono stata capace nemmeno di guardare Xavier negli occhi. Mi dispiaceva. E Xavier ha iniziato a stare da solo. Solo Lays e Ares abbatterono quel muro. Ma lui non si trasformò più. Mai. Ed è colpa mia. Ma poi sei arrivata tu. Tu ingenua come lei. Tu che stai cambiando le cose. E che ti stai mettendo in pericolo- Sheira fece un ultimo affondo. E poi tacque.
 -Mi dispiace. Mi dispiace che tu mi odi, e mi ritenga responsabile della condizione in cui si trova Lays. Ma io non me ne andrò, fino a quando non troverò Nico. E se Lays non dovesse tornare normale, farò tutto quello che è in mio potere perché accada. Non me ne andrò di qui fino a quando non avrò salvato entrambi. E tu? Hai intenzione di remarmi contro o no?- chiesi, tendendole una mano. Lei mi squadrò da capo a piedi. Poi afferrò la mia mano.
-Se muori non ti perdonerò mai- borbottò. Io sorrisi
-Non accadrà- affermai. Restammo un secondo zitte
-E ora puoi mostrarmi la strada per l’infermeria?- domandai. Lei ridacchiò
-Che ragazzina-
-Ehi!- esclamai, seguendola nel corridoio. Restammo zitte per un po’
-Grazie, per avermi raccontato tutto questo- dissi, rompendo il silenzio. Lei rimase zitta
-L’ho fatto perché tu potessi capire-
-Quindi ora potremmo diventare amiche?- chiesi. Lei rise
-Non esagerare ora, io ti odio ancora- le feci una smorfia, ma improvvisamente venimmo interrotte
-Cos’è questa folla?- chiese Sheyra, osservando tutti gli Elios che stavano al bar
-Che succede?- chiesi. Isyer ci venne incontro
-Hanno cacciato tutti, stanno parlando con Xavier- annuii
-Chiras ed Eris? Come stanno?-
-Bene!- esclamò Ares, avvicinandosi. Lo osservai
-Hai una foglia nei capelli, lo sai?- chiesi. Lui con molta nonchalance, diede fuoco alla chioma
-Maledetta- sibilò ad Isy. Lei assottigliò lo sguardo, e portò il pugno all’altezza del viso, per poi aprire il palmo. Improvvisamente un Baobab sfondò il terreno, e inchiodò ragazzo un paio di piani più su. L’eco di Ares ‘Stupida Strega’ si perse nell’aria.
-Dicevo. Stanno riposando, Chiras era a secco, ma si sta ricaricando, mentre Eris ha alcune ferite più gravi. Ma le sue fanno presto ad essere rimarginate, dato che vanno contro il tempo- spiegò. Sospirai, ma lei non mi lasciò nemmeno parlare
-Tu vieni qui, che devo medicare questa ferita- disse, studiandomi il viso
-Eh? No, no, non fa nulla, io devo vedere Xavier- esclamai
-Xavier è dentro. Sta parlando con i Saggi e le insegnanti di cosa è accaduto- mi bloccai
-Devo esserci anche io. Si parla di Nico!- dissi. Isy scosse il capo
-Ti accompagno, perché tanto so che ci andresti da sola- borbottò, avviandosi. La seguii fino all’infermeria
-Io non posso entrare, ma già che ci sei, fatti pulire la ferita- disse, battendomi una mano sulla spalla, e sparendo dalla mia visuale. Sospirai, ed entrai. I Saggi, incappucciati, Alexia e Maya, erano seduti attorno al letto di Xavier, che stava spiegando tutto. Si voltarono tutti a guardarmi, quando entrai
-Devo esserci anche io. Si parla di Nico, e poi so come sono andate le cose- spiegai, sedendomi su quello che definivo ‘Il mio letto’ dato che non avevo passato una notte fuori da esso. Xavier si voltò come se non mi avesse vista
-Cosa sai- disse invece Alexia
-Nico è come Talisa- affermai
-Ed Eris ha sacrificato la sua vita per salvare le nostre- ringhiò Xavier
-Eravate morti per colpa degli alati- esclamai
-Quanti Alati erano- chiese Maya
-Dieci- sospirai stancamente.
-E vi hanno fatti fuori- Maya si batté una mano sulla coscia
-Bene. Sappiamo che sono rimasti in tanti. Ricordi i loro nomi?- scossi la testa
-Eris non l’ha detto-
-E quindi- intervenne Alexia
-Hanno preso il calice che era nascosto in questo rudere- annuii
-E hanno preso mio fratello perché è legato al calice. Cosa vogliono fargli?-
Andrej si rivolse a me
-Conosci la leggenda del calice?- domandò. Scossi la testa. Xavier invece chiuse gli occhi, e iniziò a raccontare
- Prima che gli Elios fossero fondati, c’era il caos sulla terra. Magici e non magici si davano battaglia, e gli alati governavano, distruggendo tutto. Il sole, o la divinità che noi veneriamo, nascose un calice che avrebbe dato un potere decisivo a tutto. Disse che mutava le condizioni. La luce in buio, la guerra in pace. Ma nessuno poteva attivarlo, se non un Contenitore. Il primo contenitore si chiamava Damos. Usò il Calice per riportare la pace, e dividere i due mondi tra Visibile e Invisibile. Ma poi, per non farsi catturare dagli alati si uccise, nascondendo il Calice.
Si interruppe bruscamente, chiudendo di scatto gli occhi
-Scusate- sibilò, tentando di alzarsi, ma cadde a terra
-Xavier!- esclamai, scendendo dal letto, ma lui alzò di scatto la testa, fissandomi con odio, mentre un ringhio gli usciva dalla gola
-Sta lontano da me- ringhiò. Poi si alzò, e uscì. Restai a guardarlo, e quando la porta si chiuse, mantenni lo sguardo su di essa. Alexia riprese a parlare
- Fortunatamente sua moglie e suo figlio si salvarono. Secoli dopo, nel millesettecento nacque una ragazza alla corte di Svezia. La chiamarono Talisa. Quando fece diciassette anni, però, un giovane irruppe a castello e la portò via. Si diceva che quel giovane potesse.. trasformarsi in lupo. Comunque dopo poco il palazzo venne attaccato, e pochi si salvarono. Il ragazzo l’aveva portata via, perché sapeva che a diciassette anni sarebbe stata più rintracciabile. Il suo potere aveva bloccato la sua crescita. I due vagarono in lungo e in largo nel mondo per anni, svolgendo missioni, e tentando di scacciare il male da questo mondo. Dopo anni, tornarono ad Helia-
-Poi, cinquant’anni fa, durante una missione, Talisa venne uccisa-  concluse bruscamente Maya
-Solo lei poteva trovare Il calice. Il suo richiamo era udibile solo alle orecchie del contenitore. Tuttavia, questo non scoraggiò gli alati, che volevano usare la ragazza per trovare il Calice, e usarlo-  rimasi in silenzio, meditabonda
-E Nico è il nuovo Contenitore. Ma allora, se il calice è sparito..-  esclamai. Nessuno mi rivolse nemmeno uno sguardo
-Dobbiamo andare a prenderlo- dissi. Alexia annuì
-Helia è in pericolo. Però, non possiamo andare soli. Dobbiamo avere degli alleati. Domani ci separeremo, e andremo a cercare alleati che possano darci una mano- sbattei la mano sul tavolo
-Domani sarà tardi!- esclamai furiosa. Lei si alzò
-Non è troppo tardi. Il contenitore deve essere preparato- Maya annuì
-Per allora ci prepareremo a dovere- 
-Ora dobbiamo pensare ad Eris- disse Ezira
-Voglio un processo in piena regola. Poi decideremo se bandirla o meno- sbiancai
-b-bandire Eris?- mormorai sconvolta. Alexia annuì.
-Gli Elios voteranno. A seguito di quello che Xavier ci ha raccontato, abbiamo deciso che anche gli altri devono sapere. Aspetteremo quando la ragazza sarà ricaricata-
Deglutii. Volevano cacciare Eris.
-Maya, io vado ad avvisare gli altri Elios- avvisò Alexia, per poi alzarsi. Guardai Xavier, ma poi la seguii fuori.
- Alexia!- ansimai. Lei non si fermò
-Cosa accadrà a Eris?- senza nemmeno guardarmi in faccia, la donna rispose
-Dovrà cavarsela senza la benedizione del sole. Quindi, senza poteri- disse, proseguendo. Stavo per farle un’altra domanda, quando fummo accolti da una baraonda. Gli Elios erano ancora al bar. Al passaggio dell’insegnante, però, si zittirono tutti. Alexia spiegò brevemente cosa era accaduto, mentre io strisciavo verso Ares. Lui mi fissò poi mi tese la mano. Alla notizia del tradimento, e del processo di Eris, gli Elios restarono in silenzio. Il primo a parlare fu il più giovane
-Non potete farlo!-
-Sta zitto, Kint. Fosse stato per Maya, non l’avreste nemmeno più vista- rispose Alexia.
-Il processo si terrà domani- aggiunse, andandosene. Poi, di spalle, disse un’altra cosa
-Ah, Ares. Ti ricordo che la ragazza della polarità è sotto la tua responsabilità- Ares sorrise
-Lo so, Alexia. E non vedo l’ora di cominciare- ghignò. Io lo guardai basita
-Cosa?!- il suo sorriso si allargò ancora di più
-Andiamo, Virginia! Ad allenarc…- non poté finire la frase, perché un tronco lo colpì orizzontalmente, sbattendolo contro una parete. Mi voltai verso Isyer, che teneva ancora il palmo aperto
-Non se ne parla! Lei deve dormire-
-Giusto!- esclamò Ares, prima che il tronco venisse bruciato di colpo
-Devo farti vedere una cosa! Xavier si è dato da fare da quando siamo tornati a casa- e senza aspettare altro, mi prese per mano, e mi condusse per i corridoi di Helia. Ma poi iniziò a salire. Prima una. Poi un’altra. E un’altra. Più salivamo. Più mi domandavo che diamine dovessimo fare lassù. Intravedevo piani del tempio che non ricordavo di aver mai visto. Infine sbucammo in un corridoio. Camminammo fino ad una porta di legno scuro. Una di quelle porte importanti, non so se mi spiego. Ares mi consegnò una chiave, legata ad una collana.
-La chiave che apre tutto- disse solo. Era nera, di un materiale pesante. Una spirale azzurra la circondava dal basso verso l’alto. Il manico era una cupola colma di ghirigori terminanti con una gemma alla base, sulla quale era dipinto un sole. Era un po’ decentrata, ma era stupenda. Restai imbambolata a rigirarmela tra le mani.
-Beh apri- commentò Ares.
Infilai la chiave nella serratura, che si aprì con un click silenzioso. La sala era immersa nella semi-oscurità, ma  Ares doveva conoscerla, perché tastò la parete, in cerca di un interruttore. Quando la stanza fu inondata dalla luce, rimasi senza fiato. C’era un letto, davanti a me. La sala aveva una forma strana. Aveva quattro pareti, ma quella che stava davanti al letto era semi circolare. C’era una piccola libreria a muro, che mi arrivava alla coscia, e poi la parete circolare era libera di mostrare il suo tesoro. La parete si estendeva fino a coprire metà soffitto. Ed era trasparente. Sopra di me, le stelle brillavano luminose nella galassia. Le stelle. Xavier mi aveva regalato le stelle. Mi voltai. Nella stanza c’erano incastrate una piccola cucina, un divanetto, e un altro paio di mensole. Un piccolo bagno occupava la terza parete, ed un morbido tappeto bianco era posizionato a terra.
-Camera mia- mormorai
-Già. Quel lupastro non vuole nemmeno essere ringraziato- commentò Ares. Poi osservò la libreria
-Lui crede in te. Sai cosa puoi fare?- annuii
-Andiamo ad allenarci- esclamai. Lui sorrise.
 -Andiamo-




L'angolo di  Helia (<- ?!)
Gente… voi non mi crederete, ma ho studiato tutto il periodo dei Tudor e di Ivan il terribile per raccontare la storia di Sheyra. Oh, anche la storia di Vasilissa. Visto che ho postato due capitoli nella stessa stagione? Di solito ne posto uno in estate e l'altro in inverno ahhah. Io e Kint abbiamo terminato gli esami, quindi saremo attivi.. Fate finta di crederci (anche perchè Kint collabora con le idee un po quando gli va.. non è vero, è un genio. Ma sono troppo orgogliosa per ammetterlo u.u)
Anyway, vi è piasciuto il capitolo? Zi? Se vi è piaciuto, lasciate una recensione. Ma anche se non vi è piaciuto. Ma anche se non l'avete letto. Ma anche se l'avete letto. Ma anche se l'avete divano-lett.. okay, la mia mente è rimasta all'abside della Basilica di stocaspito. Quindi adesso la faccio breve
-Se recensite, vi amo
-Altrimenti buonanotte al secchio.
Ah.. da ora in poi vi abboffo di fanart  (e chi recensisce può richiedere l'Oc da farmi disegnare il capitolo successivo, tanto sgobbo sempre io, ma almeno mi diverto u.u )
E vabbe, gente, Faventibus ventis (cit. Kint)
-Ash



 

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