Destinity

di Victoria Herondale
(/viewuser.php?uid=854755)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Davanti all' hotel ***
Capitolo 2: *** Il famoso L ***
Capitolo 3: *** La squadra (PARTE 1/2) ***



Capitolo 1
*** Davanti all' hotel ***


~~Victoria Strange si avvicinò ancora un po’ con passo insicuro.
L’ hotel le si parava davanti e lei era ancora troppo impaurita per entrare. Si sedette su una panchina lì vicino e fissò il negozio che le si parava davanti.
Non per guardare la vetrina ma per mettere a posto i pensieri.
Con quello che doveva fare era diventata nervosa e ansiosa.
Per distrarsi guardò il negozio. Era di elettronica. Una delle televisioni era accesa. Trasmettevano il telegiornale.
Victoria si accovacciò sulla panchina, iniziando a mangiucchiarsi le unghie.
Stava per fare una cosa molto pericolosa forse mortale ma secondo i suoi calcoli c’era l’80% di possibilità di riuscita e solo il 20% di possibilità di morte. Una buona percentuale.
Con un sospiro Victoria si guardò le scarpe cercando di trovare possibili errori nel suo piano.
Anche se aveva cercato possibili errori nel suo piano molte volte, non trovandone mai uno, si sentiva comunque insicura.
Portava delle scarpe consumate nere. Larghi Jeans e una felpa da uomo senza cerniera grigia.
Con la punta del dito si tirò su gli occhiali neri che, per la millesima volta, le cadevano dalla punta del naso.
Tirò su la testa e cercando di distrarsi nuovamente ascoltando il telegiornale ma dopo pochi secondi il conduttore pronunciò una parola che colpì la ragazza:
“Kira”
Victoria si alzò di scatto, attirando lo sguardo incuriosito di alcuni passanti che però rincominciarono subito a camminare ignorando il suo scatto improvviso.
Kira. Lo odiava. Gli aveva tolto suo padre.
Mesi fa suo padre la stava venendo a prendere a scuola.
Era un giorno come tutti gli altri e suo papà stava arrivando con la sua auto.
Mentre era sul marciapiede aspettando l’auto, Victoria si immaginava la scena. Lei che saliva e che lo salutava. Poi gli avrebbe mostrato l’ultimo compito in classe, che in quel caso era di matematica, dove aveva preso un voto eccezionale come al solito.
E lui avrebbe sorriso, come faceva ogni volta. Era il sorriso che più adorava al mondo. Non che ne vedesse molti. Ma amava alla follia quel sorriso.
In quel sorriso vedeva felicità, allegria ma soprattutto orgoglio. Quell’orgoglio paterno che sembrava sconfinato.
Ogni volta che suo padre sorrideva in quel modo lei si sentiva in perfetta sintonia con il mondo, si sentiva come se il sole splendesse solo per lei.
Questo si immaginava mentre il padre stava per superare le strisce pedonali. Poi inaspettatamente una ragazza si era messa a correre attraversando le strisce nello stesso momento in cui mio padre passava.
È stato tutto molto veloce.
La ragazza che corre, accorgendosi solo a un secondo dalla sua morte quello che stava per accadere.
Mio padre che con gli occhi spalancati di terrore che tenta inutilmente di frenare il veicolo.
Appena dopo lo schianto, Victoria corre verso la ragazza. Come in trance, controlla le funzioni vitali della ragazza. Controlla il battito del cuore sul collo e nel polso. Ma niente. Era morta sul colpo.
Non appena lascia cadere il polso inerme della ragazza sente il lacerante urlo della sua amica.
È un’urlo carico di dolore che penetra nel profondo delle ossa.
-L-L’ HAI U-UCCISA! L-L’ HAI U-UCCISA!- urla tremante l’amica indicando suo padre.
La ragazza indica l’uomo con uno sguardo folle, impaurito e rabbioso allo stesso tempo.
-ASSASSINO! ASSASSINO!- urla ripetutamente la ragazza.
Victoria vede le lacrime che solcano in viso della ragazza. Poi si gira verso suo padre che sta ancora fissando la ragazza con uno sguardo vuoto.
Ricorda anche il rumore in lontananza delle sirene che si avvicinano sempre di più.
Il resto è solo un ricordo confuso per Victoria.
Lei che vengo scortata a casa dalla polizia.
Un agente che le dice che mio padre verrà giudicato in tribunale l’indomani.
Il giorno dopo in tribunale quando suo padre viene giudicato colpevole di omicidio volontario.
E le sue ultime parole:
-Stai tranquilla Victy, tua zia si prenderà cura di te.- e dicendo questo gli fa un’ occhiolino.
Sa perfettamente che lei vivrà da sola e la zia si limiterà a raggiungerla ogni volta che si presenta qualcuno.
-Tornerò in men che non si dica.- mi dice prima di abbracciarmi, sussurrandomi all’ orecchio:
-Underneath the echoes…-  Alla ragazza vennero le lacrime agli occhi. Era l’ inizio della canzone che mia mamma mi cantava sempre da piccola.
Prima che morisse, quando Victoria aveva solo tre anni, a causa di un tumore.
-Tesoro andrà tutto bene. Tornerò presto davvero.- poi si alza pronto a essere scortato in carcere.
E lei, impotente e con le lacrime agli occhi, non può fare a meno di guardare il padre che se ne va.
Ma non sa che non tornerà ma più.
Quella Victoria lì non sa che il padre morirà 3 giorni dopo.
Per mano di Kira.
La ragazza si riprende bruscamente dai suoi pensieri.
Ormai è pronta. In fondo, negli ultimi due giorni si è preparata giorno e notte per questo incontro.
E Victoria Strange non si arrende. Mai.
Con respiro profondo, arriva davanti all’ hotel che ormai non la spaventa più.
È pronta a incontrare il grande L.
SPAZIO AUTRICE:
Saaalve gente! Questa è la mia prima fanfiction su Death Note! E la seconda che metto su questo sito.
La prima è un po’ disordinata ma questa voglio che sia fantastica! Spero vi piaccia!
Vabbè… se riuscirò a scriverla come me la sono immaginata sarà uno spettacolo!
Grazie per aver letto questo primo capitolo!
A presto!
P.S. Se avete letto i due capitoli che ho scritto dell’ altra fanfiction vi sarete accorti che le protagoniste hanno lo stesso nome… beh amo il nome Victoria perciò si chiameranno così entrambe!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il famoso L ***


p>~~Victoria entra nell’ hotel con passo deciso.
Deve essere pronta e sicura per affrontare L.
La hall è proprio come se la aspettava: dai colori tenui, pulita, elegante ma terribilmente antisettica.
Si dirige immediatamente verso il bancone, dove la aspetta un’ uomo vestito elegantemente, intento a spolverare la sua postazione che sembra già splendente.
-Buongiorno signorina posso fare qualcosa per lei?- dice l’uomo cordialmente.
Prima di rispondergli la ragazza lo fissa per qualche secondo. Deve capire se è pericoloso.
Porta la fede al dito. È sposato. Ha un’ accento strano… dev’essere americano. Il vestito sembra suo, non ha alcun marchio dell’ hotel e nessun nome scritto sopra. Probabilmente è americano e si è trasferito in Giappone da poco, con sua moglie che evidentemente è giapponese dato che ha degli ideogrammi sulla fede. È un’ uomo molto pulito e ordinato, non ancora abituato al comportamento dei giapponesi. Non è pericoloso. Con questo la ragazza rilassa un po’ le spalle rigide dall’ ansia.
Dopo qualche secondo di ragionamento, Victoria fece un’ enorme sorriso un po’ falso forse ma nessuno se ne accorgeva mai –Buongiorno! Sì… ma credo che sia inutile spiegare!- dice la ragazza un po’ troppo allegra, lasciando un foglio sul bancone.
L’ uomo legge il foglio, palesemente curioso. Evidentemente non molte persone si presentano con un foglio.
 -Oh sì perfetto! Le do subito la chiave!- dice.
Victoria trattiene un sospiro di sollievo. La prima fase del piano è stata completata! Dice lei nella mente, scherzando un po’.
L’uomo le porge una chiave elettronica dicendole –Ecco a lei. Arrivederci!- la ragazza si allontana verso le scale, saltellando e facendo “ciao ciao” con la mano.
Victoria ripiega il foglio e lo mette nuovamente nella tasca dei jeans. E inizia a salire le scale di marmo.
Finalmente arriva al terzo piano.
Dovrebbe trovarsi nella stanza 143 al 3° piano. Speriamo bene.
Si avvicina alla stanza. Ora o mai più!
Inserisce la carta nella porta velocemente. E la apre.
-Metti le mani dietro la testa.- dice un ragazzo sul divano con la maschera, molto annoiato, che guarda la torta alle fragole che c’è sul tavolo della stanza, come se gli interessasse più la torta che lei.
-Certo.- dice la ragazza con naturalezza. Se lo aspettava o avrebbe fatto questo, o la avrebbe subito colpita oppure la avrebbe semplicemente spinta fuori.
-Ma ritengo che sia inutile. Ma come ti devo chiamare? Hideki Ryuga? L? Oppure con un’ altro nome che è quello vero ma che credo non apprezzeresti il mio dirlo ad alta voce?- dice Victoria accennando un sorriso. Ce l’aveva in trappola.
-Chi sei?- dice il ragazzo. Adesso sembra più interessato alla ragazza che alla torta. E sembra leggermente turbato.
-Come sai benissimo anche tu, in questi tempi, è meglio non rivelare i propri nomi reali. Mi può chiamare Cathy.- dice Victoria. È vantaggio. Sa che lui non vuole farle del male. Per ora.
-Lo sai che ti denuncerò alla polizia?-
-Dubito. La polizia riuscirà credere che un’ innocua ragazzina sia riuscita ad entrare in una camera d’ hotel da sola? E poi voglio aiutarti.-
-A fare che?-
-A trovare Kira, ovviamente!-
-Come fai a saperlo?-
-Ti spiegherò tutto se abbassi la pistola.-
L abbassa la pistola. E la ragazza chiude la porta.
-So che il famoso L si trova in Giappone. Guardo sempre il telegiornale e l’ho guardato anche quando Kira ha ucciso Lind L. Taylor. So che L non oserebbe vivere in un’ appartamento o in una casa. Mi è bastato entrare nei server dell’ hotel della città per trovare le varie camere dove ha alloggiato un certo Hideki Ryuga. Poi mi è bastato cercare nel sito dell’ ultimo hotel dove ha alloggiato Hideki Ryuga, per scoprire che se portavo un’ autorizzazione firmata, potevo ricevere la chiave della stanza dove alloggi, per poter entrare a mio piacimento. So falsificare molto bene le firme.-
-Come hai fatto a sapere che mi trovavo proprio in questa città?-
-Intuito. Senti io voglio catturare Kira quanto te. Ti ho trovato, credo che mi concederai di aiutarti. –
-Come fai a sapere che voglio catturare Kira.-
-Ecco…un membro della tua squadra ha commesso un’ errore.-
-Quale?-
-Lo dirò quando mi presenterai la tua squadra.-
-Sai, immagino di essere costretto a fidarmi di te.- dice L. Non sembra arrabbiato, triste o felice solamente indifferente. E si toglie la maschera.
-Esatto.- dice Victoria un po’ delusa. Si aspettava qualcuno di incredibile, beffardo, enigmatico, misterioso, qualcuno che la avrebbe fatta restare senza fiato. Insomma si aspettava una specie di Sherlock Holmes. Non qualcuno di “indifferente”.
Ma non si aspettava per niente un ragazzo accovacciato dai capelli neri spettinati, con enormi occhiaie e piedi nudi.
-Torna tra due ore.- dice ri-iniziando ad osservare la torta alle fragole.
-Perfetto.- dice la ragazza.
Poi inizia a indietreggiare per poi uscire velocemente dalla stanza.
Non appena esce, guarda la porta come se si aspettasse che si aprisse.
Dopo un minuto esatto la porta non si apre e Victoria si accascia sulla parete di fianco emettendo un’ enorme sospiro di sollievo.
Ce l’aveva fatta. In effetti era proprio come si era immaginata. Eccetto L.
Non se lo aspettava così. Ma in fondo… non era male.
La ragazza si alza.
Deve distrarsi. Spesso i propri pensieri la mettono in confusione. Perché i primi pensieri che aveva nella sua mente, si legavano a milioni di altri diversi e simili.
Era strano, una volta era svenuta in classe per questo motivo. Nessuno lo sapeva, tutti credevano che lei avesse avuto un calo di zuccheri.
Inizio a camminare per il corridoio. Sapeva dove andare.
Aveva voglia di una ciambella alle fragole.
SPAZIO AUTRICE:
Allora devo dirvi due cose importanti se volete continuare a leggere la storia!
1. La storia per ora si svolge quando Light era entrato nella squadra. Poi si trasferiranno direttamente nel palazzo, con L e Light legati. Quindi salterò il periodo di Light rinchiuso, perché in quei 50 giorni non succede molto!
2. Posterò un capitolo al giorno, e se non lo farò ne posterò due il giorno dopo!
3. Spero la storia vi piaccia!
4. Mandatemi recensioni e consigli per aiutarmi a migliorare!
Ci vediamo al prossimo capitolo!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La squadra (PARTE 1/2) ***


~~Victoria dopo aver mangiato la sua ciambella si dirige verso l’hotel. Aveva fatto il giro della città, in cerca della sua ciambelleria preferita.
E dopo aver fatto molti giri, era già arrivata l’ora di ritornare da L. Ormai era sicura. In fondo cos’aveva da perdere?
Non aveva più i genitori. Non aveva amici. Perché preoccuparsi? Certo, la sua vita era in pericolo. Ma lei aveva praticamente deciso di vivere per la vendetta.
Perciò che vendetta sia.
Entrò nell’hotel salutando di nuovo calorosamente l’impiegato che la guardava, gentile, dalla reception.
Avrebbe sempre dovuto fare così, ormai. Recitare la parte dell’ingenua scolaretta.
Mentre saliva le scale rifletteva su quello che doveva fare. Doveva parlargli. E se sarebbe stato come aveva previsto lei… ci sarebbe stato da divertirsi.
Con la carta magnetica apre la porta.
-Sono Cathy.- dice entrando nella stanza.
-Sono arrivata troppo presto?- Domanda Victoria, al ragazzo dai capelli neri spettinati con gli occhi enormi e grandi occhiaie nere, che in quel momento stava mangiando un cioccolatino con l’ansia di qualcuno che sta per mangiare il suo ultimo cioccolatino.
-No. Arriveranno tra pochi minuti. Siediti, per favore.- dice L.
Victoria si accovaccia sul divano. Si sentiva leggermente confusa, come se avesse molte formule di matematica davanti agli occhi non riuscendo a farne neanche una perché non sapeva quale scegliere.
Che strano.
Mentre pensa questo, sente lo sguardo di L su di lei.
Sente un leggerissimo ticchettio, quasi inudibile.
-Tre…- dice la ragazza.
-Due…-dice il ragazzo.
-Uno.- mormora infine Victoria, appena prima che la porta di spalanchi.
-Ryuzaki! Watari ci ha detto di portarti questo…- dice un ragazzo sulla ventina che , quasi lascia cedere il pacchetto che ha in mano, quando si accorge di Victoria.
-R-Ryuzaki…c-cosa..?- dice lui cercando qualcosa nelle tasce. La pistola. Quello probabilmente era Matsuda. A Victoria piacerebbe sbattersi una mano sulla faccia. Ma si limita ad una smorfia.
-Stai tranquillo lei è un’alleata-
Da poco a poco la stanza si riempie di persone che fissano tutti Victoria.
-Piacere, io sono…-
-Matsuda. Sì lo so.- dice lei un po’ annoiata. Matsuda le ricordava…ecco…un sempliciotto.
-Te l’ha già detto L?-
-No.- poi guarda tutti i presenti con attenzione.
Indica l’uomo più vecchio del gruppo. –Tu sei l’ispettore Yagami.-
Poi guarda un ragazzo con capelli e occhi color caramello. È bello ma per un secondo vede un riflesso rosso negli occhi. Che strano. Davvero strano.
-E tu sei Light Yagami, suo figlio.- dice Victoria.
Per un secondo, la ragazza si gode le facce sbalordite dei presenti.
Poi gira la testa verso L.
La stava fissando con uno sguardo strano. Come stava facendo Light.
SPAZIO AUTRICE:
Salve gente! Ecco finalmente il capitolo. Anche se è solo la prima parte del capitolo. Ci sarà anche la seconda, dove potrebbero parlare Light o L invece che Victoria!
Perciò domani non appena arrivo a casa posto il resto! Scusatemi se per due giorni non ho aggiornato ma dovete sapere che la scuola inizia anche per me!
Consigliatemi e aiutatemi con recensioni!
A presto!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3255324