Il più bel ricordo

di H4ri3l_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un sfortunato rientro ***
Capitolo 2: *** Il Dr. Mopp ***
Capitolo 3: *** Dillo con un fiore ***
Capitolo 4: *** Un lungo riposo ***



Capitolo 1
*** Un sfortunato rientro ***


NOTE: Questa volta ho voluto cimentarmi in un tipo di storia diverso, più “impegnativo”. In questo racconto troverete soltanto i frutti della mia fantasia e “ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. ~Plagio su ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti non casuale.” (Cit. Nonciclopedia)
Tralasciando le cazzate, spero che ciò che leggerete sia di vostro gradimento perché –SPOILER ALLERT- ho intenzione di andare avanti! Buona lettura!
Ps: la marimba è uno strumento africano a percussione tipo lo xilofono ma più grande. Inoltre, una suoneria degli Iphone si chiama appunto “Marimba” ed è fatta con il medesimo strumento. Il disegno sottostante è fatto interamente da me e poichè non si trovano immagini dei due personaggi nel contesto della mia storia, mi è venuta questa idea. Spero vi piaccia!
Ringrazio il mio revisore che mi sopporta (e non revisiona niente perché non mi sta bene mai nulla) ma soprattutto voi!

Un sfortunato rientro
Capitolo 1
 

Era una notte fredda e gelata, nevicava. Hyoyeon e Hyungsuk, da poco atterrati all’aeroporto di Incheon, si dirigevano verso i parcheggi dove li attendeva l’auto. Fortunatamente, prima di partire, l'avevano lasciata al coperto: in caso contrario, avrebbero trovato un igloo a forma di Audi A4 Rendered. Si accomodarono nell'autovettura dove nuvolette di vapore comparivano al contatto con l’aria fredda. Hyungsuk mise in moto l’auto e ben presto l’abitacolo diventò caldo e accogliente grazie al riscaldamento.
 
Dopo essere uscita dall’aeroporto, l’auto imboccò la strada verso casa. I nuovi fiocchi di neve ricadevano sui cumuli di altrettanta neve (non più soffice) posti ai lati della carreggiata allo scopo di liberarne la via. Aveva nevicato per diversi giorni nel mentre che, dall'altra parte del mondo, i due fidanzatini si godevano le vacanze in spiaggia.
Alla luce dei fari, a causa della temperatura sottozero, si potevano scorgere delle onde di aria fredda che frustavano l’asfalto rendendolo ghiacciato.
 
   «È piuttosto buio fuori» commentò Hyungsuk illuminando la curva con gli abbaglianti e spegnendoli subito dopo. Sparsi qua e là, dei lampioni illuminavano fiocamente la via. Era difficile persino scorgere i profili all’interno dell’auto. Le uniche fonti di luce provenivano dalle frecce illuminate del quadro strumenti e dalle scritte rosse sul cruscotto: un piccolo display tra il contagiri e il tachimetro segnava la data e l’ora (5 GEN 23:45; l’aereo aveva fatto ritardo a causa del tempo), i chilometri percorsi e la velocità dell’auto: 92 km/h. Nonostante la strada fosse ghiacciata, Hyungsuk riusciva a mantenere l’auto a quella velocità. Dopotutto non era la prima volta che passavano da lì. Con quell’andatura sarebbero arrivati a casa in meno di un’ora.
 
La strada era per lo più deserta: ogni tanto si vedevano delle auto provenire dalla parte opposta che, con i loro fari, facevano strizzare gli occhi a Hyoyeon ormai abituati alla scarsità di luce.
Hyungsuk trasalì (concentrato com'era sulla strada che scorreva difronte a lui) al suono del telefono di Hyoyeon.
   «Non è Profondo Rosso» scherzò Hyoyeon riferendosi alla suoneria del telefono «la marimba non è da film horror…» proseguì torcendosi per raggiungere il telefono lasciato dentro alla borsa che giaceva sui sedili posteriori «…a meno che non la suoni tu o-»
   «Smettila!» la interruppe Hyungsuk fingendosi offeso ma non riuscì a trattenere un sorriso. Hyoyeon scoppiò in una grossa risata e si slacciò la cintura per allungarsi senza intralci a recuperare la borsa firmata Alexander Wang.
   «Fai in fretta, l'auto si lamenta» disse Hyungsuk prima che il segnale acustico iniziasse a suonare ad intermittenza per ricordare di indossare la cintura.
La tracolla era semplice ma piuttosto costosa: possedeva due scompartimenti principali dove collocare tutto il necessario quotidiano e una tasca piatta sul retro adibita a mini tablet o E-reader. Questa “Diego” era in pelle martellata nera, decorata con borchie rosa-oro sul fondo e sui passanti della cinghia che permettevano la chiusura della borsa-sacchetto.
Afferrata la preda e recuperato il telefono squillante Hyoyeon disse «è…» ma un’altra macchina in arrivo le fece socchiudere gli occhi impedendole di leggere il nome del mittente della chiamata. Tuttavia, un altro fattore le distolse l’attenzione dal cellulare. La macchina non proseguiva dritta, ma arrivava verso di loro a tutta velocità.
   «La cintura!» e «attento!» si gridarono l’un l’altra all’unisono. Nell’invano tentativo di riallacciare la cintura di sicurezza, il cellulare scivolò sotto al sedile.
L’alta velocità e il terreno ghiacciato non sostennero la brusca manovra che Hyungsuk fu costretto ad eseguire per evitare lo scontro frontale, facendogli perdere il controllo dell’auto. In un istante l’Audi finiva dritta sulla pila di neve e in quello dopo rotolava su se stessa.
Hyoyeon non era più all’interno del mezzo ma distesa sul lucido asfalto e osservava una figura offuscata trascinarsi fuori dalla macchina fumante capovolta. Diventava sempre più faticoso riaprire gli occhi. Nel mentre che l’ombra avanzava verso di lei con passo svelto, il suono del segnale acustico si affievoliva man mano che perdeva conoscenza, lasciandola in un freddo e buio silenzio.

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Capitolo 2
*** Il Dr. Mopp ***


Il Dr. Mopp
Capitolo 2


 
   «…i militari sfidano le bassissime temperature e la neve di petto. Nuovo anno al gelo: settimana sottozero, blocchi e ritardi in aeroporto, incidenti su strade ghiacciate.»
La televisione era stata accesa, a basso volume, alla fine dei titoli.
   «Buongiorno e benvenuti alla prima edizione del mattino!» disse la signorina in abito bianco con i capelli neri che le ricadevano sulle spalle.
   «Prima di iniziare con le notizie importanti, questi sono i giorni in cui le forze speciali si addestrano all'aperto con 20 gradi sotto zero! Il servizio di Kim Gi.» concluse la bella conduttrice del telegiornale offrendo un sorriso alle telecamere.
Prima che venisse inquadrata l’inviata, veniva mostrata la contea di Pyeongchang innevata.
   «Cosa c’è di meglio che guardare degli uomini a torso nudo?» disse una voce femminile fuori campo.
   «Sei in onda!» disse di rimando una seconda voce.
Quando finalmente le telecamere inquadrarono una ragazza tutta infagottata questa iniziò a parlare.
   «Come ogni anno le forze speciali della Corea del Sud svolgono delle rituali esercitazioni militari nella neve con l’obiettivo di testare la capacità dei soldati nell’adattarsi a condizioni estreme come il gelo e la neve.» In sottofondo si udivano i cori e le grida dei soldati intenti a marciare.
   «Di certo nessuno oltre che loro sa com’è realmente l’esercitazione. Ma non sembra che facciano molto altro oltre a una corsetta e improvvisare battaglie a palle di neve. Tuttavia sembra divertente! A voi la linea.» concluse l’infreddolita Kim Gi.
   «È soprattutto divertente per chi osserva. Guarda che bei ragazzi! Tutti sudati…» si udì nuovamente la voce femminile mentre veniva data la linea allo studio.
   «Situazione ancora caotica negli aereoporti…» riprese parola la conduttrice sopprimendo una risata ai commenti della giornalista che, con grande probabilità, erano stati ascoltati da tutta la Corea del Sud «Ce ne parla Im Sook…»
Accomodato in una poltroncina, con una gamba che faceva su e giù dall’ansia, Hyungsuk alzò gli occhi al cielo sbuffando. Si trovava nella stanza di una clinica privata in compagnia di una televisione, qualche graffio e la sua ragazza distesa in un letto. L’attesa era insostenibile. Guardare Hyoyeon con la testa bendata e con tanti tubicini collegati al suo corpo lo riempivano di angoscia.
Quella notte, dopo essere arrivati con l’ambulanza, l’avevano portata in sala operatoria e in quattro e quattr’otto l’avevano incorniciata di tubi e tubetti che mantenevano le sue funzioni vitali stabili.
   “Mi sarei dovuto fermare” pensò Hyungsuk “per fortuna il responsabile non è scappato.”
   «…Un evento molto grave ha colpito questa notte un membro delle Girls’ Generation» continuò l’ormai dimenticato telegiornale. Hyungsuk abbandonò i suoi pensieri e si dedico all’ascolto della conduttrice.
   «Kim Hyoyeon, ballerina e cantante dell’ormai famosissimo gruppo, è stata coinvolta in un terribile incidente. Alla guida dell’auto il ballerino e suo partner Kim Hyungsuk, partecipante del celebre programma dancing with the stars.» la ragazza fece una pausa per dare uno sguardo ai fogli sul bancone.
   “Non si ricorda la nostra vita?” disse Hyungsuk acidamente tra se.
   «Secondo la ricostruzione degli agenti, l’Audi guidata da Kim Hyungsuk ha utilizzato quasi come una rampa la pila di neve ai lati della carreggiata: l’auto, essendosi alzata su due ruote laterali, si è ribaltata all’interno della strada.» la conduttrice si fermò come a immaginare la scena.
   «Tuttavia, ciò è stato causato da una seconda auto che ha invaso la corsia dove viaggiavano i due. Infatti, come ci riferisce la dinamica dell’incidente, l’Alfa Romeo Mito ha lasciato una lunga frenata nel lato opposto e si suppone che il conducente abbia avuto un colpo di sonno.»
   “Ci mancherebbe che fosse stato fatto apposta!” commentò Hyungsuk che odiava i racconti del telegiornale.
   «Mentre l’Audi rotolava, la ragazza è schizzata fuori dall’auto ed è ora in terapia intensiva. I due ragazzi sono rimasti illesi-»
Alle ultime parole Hyungsuk spense la televisione e si lasciò ricadere la testa fra le mani.
   «Signor Kim» annunciò il giovane dottore. Aveva i capelli brizzolati e indossava un camice in cui era cucito il proprio nome: Dr. Kay Mopp.
   «Sì?» rispose Hyungsuk con un filo di voce rialzando il viso per osservare il medico.
Il primario fece un cenno di seguirlo e così fece. Preceduto dal dottor Mopp con il camice svolazzante, Hyungsuk gettò uno sguardo alla sue spalle e vide un’infermiera entrare nella stanza di Hyoyeon.
   «Non si preoccupi, è in buone mani» lo tranquillizzò il dottore con uno strano accento.
Attraversarono alcuni corridoi e finalmente il dottore occhialuto lo invitò ad entrare in una stanza.
   «Si accomodi.»
L’ufficio del primario sembrava una sede distaccata della clinica. Un lucidissimo parquet sostituiva il classico pavimento di marmo. Una ricca libreria occupava per intero un muro della stanza. Hyungsuk si sedette su una delle due sedie di pelle davanti alla scrivania e attese.
In un angolo della stanza vi era un modello anatomico che sembrava fissarlo con il suo occhio spalancato inserito nell’orbita oculare. Hyungsuk distolse lo sguardo per concentrarlo su un secondo modellino appoggiato sulla scrivania. Stavolta era un piccolo teschio. Incuriosito aprì il cranio e scoprì al suo interno un piccolo cervello rosa-grigio con la superficie irregolare di una noce. Iniziò a picchettarlo con l’indice, divertito. Aveva la consistenza del tofu e…
   «Non lo è» disse il dottore (che fino a quel momento stava leggendo dei fogli con estrema attenzione) interrompendo il divertimento del ragazzo.
   «Come scusi?» domandò sorpreso Hyungsuk con l’indice per aria.
   «È finto» rispose afferrando il nuovo giocattolo di Hyungsuk. Lo strizzò, lo rimise al suo posto e lo ricoprì con la parte di osso. «È molto divertente» dedusse.
   «Sì, molto» convenne Hyungsuk.
   «Comunque» disse tornando serio «siamo qui per altro» e si sfilò gli occhiali senza montatura.
Hyungsuk si risistemò sulla sedia a sbalzo pronto ad ascoltare le notizie.
   «Ogni anno, circa 13 persone su 10.000 riportano un trauma cranico lieve. Mentre 3 persone su 10.000 riportano traumi cranici gravi, e quasi la metà di questi provocano il decesso del paziente.»
Hyungsuk deglutì spaventato. “No. Non è possibile!” pensò tra se.
   «Sappiamo che Hyoyeon ha subito un grave trauma cranico e per successivi accertamenti dovremo aspettare il suo risveglio» concluse il dottore.
   «E…» Hyungsuk aprì la bocca per porre una domanda al dottor Mopp, ma venne risposto senza avere il tempo di pronunciarla.
   «Alcune persone si svegliano nel giro di pochi secondi mentre altre…» Kay si schiarì la voce «impiegano ore, o addirittura giorni.»
Hyungsuk trasalì.
   «Al risveglio spesso ci si sente intontiti e confusi, oppure irrequieti e agitati. Può succedere…»
La porta si spalancò.
   «Dottore abbiamo un’emergenza con la nuova arrivata!»

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Capitolo 3
*** Dillo con un fiore ***


Dillo con un fiore
Capitolo 3


 
Hyungsuk, stordito dagli eventi del giorno, fissò il dottore che sfrecciava fuori dal suo ufficio al seguito di una donna appartenente a una squadra di specialisti in neurochirurgia.
La porta si chiuse con un tonfo e riportò Hyungsuk con i piedi per terra. Si alzò in tutta fretta e si precipitò nel corridoio. Ormai in lontananza, i due medici entravano in una stanza preceduti da un lettino circondato da più infermieri: due spingevano il lettino e altri cercavano di porre la paziente, in preda alle convulsioni, in posizione laterale. Agli occhi dei medici la scena sembrava la cosa più naturale del mondo, dall’altra era orribile e spaventosa.
Hyungsuk ebbe un tuffo al cuore. Dei biondi capelli ricaddero sulle spalle della ragazza appena venne adagiata su un lato.
   “No!”
Hyungsuk avanzava a passi da gigante.
   “No. No.”
Quando ebbe quasi raggiunto la doppia porta a ventola un uomo bassottino con indosso un camice turchese lo bloccò.
   «Mi scusi, qui non può passare» disse l’uomo con voce roca appoggiando la mano libera sul petto del ragazzo. Il tecnico portava con se una busta arancione.
   “No. No. No.”
   «Scusi, qui non può passare» ripeté scandendo le parole ad alta voce al ragazzo che non lo ascoltava.
Hyungsuk scavalcò l’ostacolo e riprese la marcia come se fosse sotto il controllo di una forza maggiore.
   «Hey!» lo richiamò l’ometto perdendo la pazienza.
   «Io devo vederla!» sbraitò Hyungsuk con la sensazione del pianto che gli lacerava la gola.
Il tecnico si rigirò la busta tra le mani a disagio. Quella clinica era un nido di persone famose (e a lui non piacevano le persone famose) ma non ne aveva mai visto uno perdere il suo portamento in pubblico.
   «Se dottor House entrasse la dentro, non avrebbe più bisogno del bastone» buttò lì con un sorriso intento a tranquillizzare il giovane «ma non posso farla entrare.»
Hyungsuk, già bloccato sui suoi passi prima che l’uomo aggiungesse altro, inspirò profondamente alla ricerca del suo perduto autocontrollo.
   «Mi scusi» disse inchinandosi immediatamente.
Un altro gesto inaspettato che fece domandare al tecnico se quello era davvero un famoso o aveva incontrato solo altezzosi e irrispettosi.
   «Devo portare questo là dentro» disse agitando la busta di carta «poi le offro un caffè! Dev’essere molt-»
   «Cosa contiene quella busta?» interruppe Hyungsuk aggrottando la fronte. Quando avevano avuto il tempo di fare la risonanza magnetica? Il medico disse che bisognava aspettare il risveglio di Hyoyeon. E appena lo aveva fatto… Hyungsuk rabbrividì al ricordo dell’evento a cui aveva appena assistito.
   «Non posso darle informazioni su altri pazienti» rispose l’uomo alzando le sopracciglia e facendo spallucce.
   «Altri pazienti? Quella è la mia ragazza!» disse perdendo nuovamente la pazienza.
   «Ma chi, Kim Hyoyeon?» chiese scettico l’uomo. «Mi dispiace dirglielo, ma questa busta non appartiene a Kim Hyoyeon» continuò indicando un’etichetta sulla carta.
Hyungsuk si limitò a osservare l’etichetta in silenzio. La stanchezza gli aveva giocato un brutto scherzo. Oltretutto quella situazione lo stava rendendo pazzo. O forse lo era già. Hyungsuk si congedò dall’uomo con un inchino per poi tornare nel corridoio dove risiedeva Hyoyeon.
Il primo piano della clinica era riservato alla terapia intensiva ed era quindi piuttosto silenzioso. Si potevano trovare infermieri in ogni dove, pronti ad intervenire in caso di necessità. Ogni stanza era adibita per un solo paziente. Parenti e amici potevano far visita al degente e avere un po’ di privacy (cosa che non era consentita negli ospedali pubblici).
Ogni tanto capitava che il silenzio venisse rotto dai BIP dei cercapersone degli infermieri. A quel punto si vedevano gruppi di tre/quattro persone tutti in tinta celeste chiaro che si dirigevano nelle stanze in cui venivano chiamati.
In uno dei tanti corridoi, vi era l’ufficio del primario di quel piano in cui era stato quella mattina.
Arrivato di fronte alla stanza 108 decise di non entrare poiché l’infermiera, la stessa che aveva visto mentre seguiva il dottor Mopp, si stava prendendo cura di Hyoyeon. L’infermiera si voltò verso il vetro e salutò distrattamente Hyungsuk con un cenno prima di chiudere le tende alla veneziana di legno laccato lasciate precedentemente aperte. Hyungsuk, cordialmente invitato a rimanere fuori dalla stanza, sarebbe tornato nel tardo pomeriggio quando sarebbe iniziato l’orario di visita.
Così, con il primo pomeriggio ormai alle porte, decise di recarsi al punto ristoro e mettere qualcosa sotto i denti (per quanto il suo stomaco lo permettesse).
 
***
 
L’arrivo di numerose persone al padiglione B, fece capire a Hyungsuk che era arrivata l’ora dell’ingresso dei familiari e amici. Lui era rimasto in attesa delle 17:00 a compilare i moduli dell’assicurazione dell’auto. Intanto, c’era chi comprava dalla caffetteria qualche ciambella da portare di soppiatto al ricoverato, venduta con il monito del barista («non dia assolutamente quella ciambella al malato!») che subito dopo si lasciava sfuggire un occhiolino; chi arrivava con buste piene di oggetti personali; chi era felice e chi era abbattuto; chi entrava chiacchierando e chi invece era in silenzio; chi…
   «Mamma! Ma quelle sono le Girls’ Generation?!» gridò un energico bambino.
   «Ssh! Questo non è il momento…» lo rimproverò la mamma.
Seohyun salutò con la mano libera il bambino che esultava estasiato.
Fino a quel momento, Hyungsuk era l’unico a cui era stato dato il permesso di restare poiché ormai già visitato per verificare che non avesse riportato danni. Gli fu consigliato di rimanere nei dintorni (lo avrebbe fatto anche se lo avessero invitato ad andare via).
In ogni caso, dall’indomani anche lui avrebbe dovuto rispettare gli orari: gli infermieri si prendevano cura nel modo migliore del proprio paziente, venivano praticate delle procedure per evitare infezioni e ciò significava non avere intralci tra i piedi.
Salutate le ragazze, si diressero tutti insieme verso la stanza 108. La camera aveva ancora le veneziane chiuse ma la solita infermiera, che rispondeva al nome di Jaehwa, aveva dato loro il permesso di entrare.
La reazione delle ragazze alla vista della loro amica fu la stessa: sussultarono.
Seohyun fu la prima a farsi forza ad avanzare per posare sul comodino un vasetto di Azalea accanto a un mazzetto di Brugo.
   «Li hai portati tu?» chiese Seohyun a Hyungsuk.
   «No» rispose Hyungsuk che vedeva il Brugo sul comodino per la prima volta. «Forse li ha messi l’infermiera» concluse facendo spallucce.
   «C’è un foglietto» disse Sooyoung con la bocca piena «leggilo» concluse ingoiando il cioccolatino rubato dalla scatola che lei stessa aveva portato.
   «Come hai fatto a portali qua?» disse Sunny guardando con occhi languidi la scattolina.
   «Ho detto che erano per me» disse con una faccia da “ovvio no?” mentre imboccava Sunny con un cioccolatino a forma di cuore.
   «Dallo anche a noi» dissero Yuri e Tiffany all’unisono aprendo la bocca.
   «Cosa dice il biglietto?» fece Taeyeon alzando gli occhi al cielo.
Seohyun consegnò il pezzo di carta ricamato a Taeyeon che, dopo averlo letto, si incupì improvvisamente.
Yoona prese il biglietto dalle mani di Taeyeon e lesse a voce alta attirando l’attenzione di tutti:
«Nonostante io non possa farlo da vicino, ti farò proteggere dal pericolo da questa Calluna vulgaris. Riprenditi presto firmato…» Yoona fece una piccola pausa «Jessica.»
Insieme al silenzio, calò anche la serietà.
Seohyun prese il Brugo dal comodino e lo sistemò insieme agli altri fiori.
   «Cosa è successo al vostro ritorno?» chiese Taeyeon rivolgendosi all’unico ragazzo nella stanza per cambiare discorso.
   «Seohyun avresti dovuto regalarci un’Azalea prima di tornare, magari avremmo avuto più fortuna» disse con un sorriso amaro Hyungsuk.
Il ragazzo raccontò cosa era successo quella notte, come erano arrivati alla clinica, ciò che gli era stato detto dal dottore fino al momento in cui la loro conversazione era stata interrotta.
   «Addirittura giorni?» chiese Seohyun in un singhiozzo.
Hyungsuk annuì.
   «Ma potrebbe volerci molto meno, no?» disse Tiffany speranzosa.
   «Certo, potrebbe essere anche adesso» Hyungsuk rispose guardando Hyoyeon.
 
***
 
Passarono le seguenti ore a fare strane supposizioni e infine a decidere in quale ordine sarebbero venute a trovare la loro amica. Quando arrivarono le 19:00 dovettero abbandonare la stanza 108 per tornare il pomeriggio seguente.
   «Posso accompagnarti a casa» propose Sooyoung a Hyungsuk poco prima di lasciarlo solo nella camera.
   «Grazie» rispose Hyungsuk pensando alla sua macchina in officina. «Ti raggiungo subito.»
Le sette ragazze lasciarono Hyungsuk da solo nella stanza e la sua mente riprese a lavorare:
   “Metà provocano il decesso.”
   “Ore o giorni.”
   “Settimane?”
   “Mesi?”
   “Anni?”
   "Può succedere…Cosa può succedere?"

Hyungsuk rimuginò tra se il discorso tenuto con il dottor Mopp quella mattina mentre osservava, dai piedi del letto, Hyoyeon che dormiva beata.
Lentamente si avvicino a lei.
   “Stai solo dormendo vero?”
   “Allora tra poco ti sveglierai.”
Hyungsuk le schioccò un bacio sulla fronte.

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Capitolo 4
*** Un lungo riposo ***


Un lungo riposo
Capitolo 4

 
Giorno 2
 
   «Bel vestito Seohyun. Da quale stanza hai preso la tenda?» disse Yoona imitando Hyoyeon.
   «Dalla camera di tua madre!» rispose Yuri emulando la voce di Seohyun.
Le due ragazze risero di gusto. Hyungsuk era grato di quella compagnia. Dato che Hyoyeon non poteva illuminare l’atmosfera, ci pensavano le sue compagne.
   «Non è andata così» disse imbronciata Seohyun.
Yoona e Yuri fecero spallucce ammiccanti.
   «Diciamo sempre alle più piccole che sono belle. E poi pensano che lo sono davvero» riprodusse Yuri in ricordo del lontano 2009.
Nella stanza esplosero fragorose risate che furono interrotte quasi subito dalla faccia sorpresa di Seohyun. Guardava Hyoyeon.
   «Che succede?» chiese preoccupato Hyungsuk avvicinandosi al letto per vedere meglio.
   «Ha sorriso» rispose indicando l’amica.
   «Sul serio?» fece Yuri sbigottita.
   «È un movimento riflesso» irruppe una voce.
L’infermiera Jaehwa era sull’uscio della porta. Tutti si voltarono a guardarla.
   «Scusate» disse subito «sono venuta a chiamare il signor Kim.»
Lì per lì Hyungsuk non capì, ma poi arrivò l’illuminazione accompagnata da un “aahn”.
   «Il medico» riferì alle tre ragazze prima di uscire dalla camera.

   «Buon pomeriggio signor Kim» salutò l’uomo.
   «Devo concludere con lei il discorso interrotto ieri» incalzò il dottore.
Hyungsuk sedette su una delle sedie a disposizione, pronto ad ascoltare.
   «Ieri, le stavo spiegando gli eventi che potrebbero accadere al risveglio del paziente che ha subito un trauma cranico.»
Hyungsuk guardava una foto sulla scrivania che ritraeva il dottore insieme a una donna e due bambini. Sembravano molto felici.
   «Quindi, a seconda di dove è localizzato il danno cerebrale, possono essere pregiudicate, anche permanentemente, la capacità di pensare, di controllare le emozioni, di muoversi, di provare sensazioni, di parlare, vedere, udire e anche ricordare.»
Hyungsuk non sapeva quale fra queste in elenco fosse la cosa peggiore.
   «In ogni caso, sapremo tutto dopo gli accertamenti ed eviteremo gravi danni» concluse il medico cercando di essere il più ottimista possibile.
Hyungsuk non parlò perché ci doveva essere sicuramente dell’altro. Infatti, ecco che Kay riprese il suo discorso infinito.
   «Dopo il risveglio i sintomi più comuni possono essere l’emicrania, vertigini e stordimento.»
   “Ok. Questo non è tanto grave” pensò Hyungsuk.
   «Un adulto di solito guarisce nel giro di sei mesi.»
   «Sei mesi di mal di testa?» chiese Hyungsuk esterrefatto.
   «Il cervello è una zona molto sensibile, bisogna fare attenzione» ribadì il dottore.
   «Tuttavia, possono manifestarsi amnesia, ansia, agitazione, sbalzi d’umore, diminuzione del sonno…»
   «Potrebbe perdere la memoria?» domandò. Ora l’agitazione stava venendo a lui.
   «Si, il recupero della memoria dipende dal tempo trascorso in stato d’incoscienza: chi si risveglia nel giro di una settimana ha maggiori probabilità di recuperarla» rispose tranquillo Kay.
   «Mi sta dicendo che se non si sveglia entro questa settimana non ha possibilità di recuperarla?»
   «Non succederà, Hyoyeon si risveglierà entro questa settimana» disse convinto.
   «Speriamo» convenne Hyungsuk.
   «Se non c’è altro…» disse piano il ragazzo per chiedere di essere congedato.
   «Un ultima cosa» lo interruppe il dottore. «Voi abitate insieme?»
   «Si» rispose Hyungsuk colpito dalla domanda improvvisa.
   «Quando si sveglierà, Hyoyeon verrà rimandata a casa e dovrà tenerla sotto osservazione fino alla sua completa guarigione» raccomandò Kay.
   «Certo» disse un po’ irritato. Era ovvio che lo avrebbe fatto, anche senza che nessuno glielo avesse detto. Ma è un dottore, il suo compito è questo.
   «Allora arrivederci signor Kim» fece porgendo la mano al ragazzo.
Hyungsuk strinse la mano del dottore e tornò nella stanza 108.

Le tre ragazze chiacchieravano piano tra loro. Seohyun, seduta accanto al letto, accarezzava la mano di Hyoyeon come una mamma che coccola il proprio bambino.
Hyungsuk raccontò alle ragazze il discorso tenuto con il primario, avevano tutto il diritto di sapere.
Senza troppa sorpresa, tutte rimasero scioccate e senza parole. Tra tutte le possibili situazioni, qual era esattamente il lato positivo? La perdita della memoria? Almeno quella si poteva recuperare a differenza delle altre…forse.

 
Giorno 3

Oggi, Hyungsuk sarebbe rimasto da solo: il resto delle Girls’ Generation era occupato.
Jessica non si faceva mai vedere, ma lasciava i segni del suo passaggio. Ogni giorno un nuovo fiore si andava ad aggiungere agli altri, ognuno con un proprio significato che, probabilmente, tutti ignoravano.
Oggi nessuno gli avrebbe portato il caffè, così decise di fare da se.
   «Il s-» pronunciò al barista.
Come per magia, un piattino e una tazzina comparvero davanti ai suoi occhi. Hyungsuk appoggiò una banconota da 1.000 Won sul bancone. Il barista prese la banconota e la restituì al cliente.
   «È stato già pagato» disse il barista agitando uno spray di panna montata.
   «E da chi?» chiese Hyungsuk guardando la spirale adagiarsi sulla superficie del caffè.
Il barista fece un cenno verso l’ascensore. Una ragazza entrò appena le porte si furono aperte. Nel momento in cui si girò per pigiare il numero del piano, Hyungsuk la riconobbe.
   “Incredibile” pensò sorridendo.

Raggiunto il corridoio della terapia intensiva, che stava diventando la sua seconda casa, incrociò l’infermiera Jaehwa. A quanto pareva, lo stava cercando. Jaehwa lo salutò sbadatamente.
   «Indovina?» disse la ragazza dimenticandosi le formalità. Ciò la mise in imbarazzo, ma Hyungsuk non ci badò.
   «Ancora?» sbuffò il ragazzo.
Jaehwa annuì e si allontanò con passi veloci.
Ogni qual volta che entrava in quella stanza, si sentiva estremamente a disagio. Entrare là dentro significava avere brutte notizie: che cosa aveva in serbo per lui questa volta?

   «Buon pomeriggio signor Kim» salutò elegantemente il dottore con il suo solito accento britannico.
Hyungsuk ricambio l’inchino e, al gesto del medico, si accomodò sulla sedia di pelle.
   «Oggi ho brutte notizie da darle…»
   “Perché le altre non lo erano?” pensò Hyungsuk.
   «Come ben sa, oggi è il terzo giorno dall’incidente. Quindi...»
   «Hyoyeon non si è ancora svegliata» concluse Hyungsuk per conto del dottore.
   «Esattamente» puntualizzò Kay.
Il discorso stava iniziando a prendere una strana piega.
   «Cosa sta cercano di dirmi?» tagliò corto il ragazzo.
   «Vede, come ho fatto in precedenza, voglio prepararla a tutto. Per il bene di Hyoyeon e per il suo» disse con fare rassicurante.
   «Non mi sta dicendo quello che devo sapere» disse iniziando a preoccuparsi, più di quanto lo era già.
Il dottore sospirò e alla fine decise di rivelare la notizia: «Hyoyeon è in coma.»
Hyungsuk se lo era già immaginato: ormai Hyoyeon dormiva da due giorni, ma sentirselo dire fu molto peggio. Era come rendere definitivamente reale quella situazione.

Hyungsuk abbandonò l’ufficio, si diresse verso la stanza 108 a salutare la sua dolce addormentata per poi tornare a casa.
 
Giorno 4

Era notte e, come al solito in quei giorni, nevicava. Hyungsuk guidava la sua auto nuova fiammante: si dirigeva a tutta velocità verso la clinica in cui Hyoyeon era ricoverata. Un ronzio proveniva dal vivavoce ma lui non ascoltava.
Dalla distanza si scorgeva una zona piuttosto illuminata: “non c’è mai stata così tanta luce in questa zona” pensò Hyungsuk. Man mano che si avvicinava le luci iniziarono a prendere forma e, con loro, anche altre figure. Il ragazzo cercò di evitare di guardare la scena poiché sembrava di riviverla personalmente: una macchina capovolta completamente distrutta, una donna veniva caricata su una barella. Sangue, tanto sangue. Nonostante la scena raccapricciante lo costringesse a non distogliere lo sguardo, proseguì.
Dopo aver raggiunto la clinica, Hyungsuk andò verso l’ascensore e lo chiamò con il dito. L’ascensore arrivava dal quarto piano: ci avrebbe messo una vita a raggiungere il piano terra. Così, Hyungsuk decise di salire al primo piano utilizzando le scale.
Arrivò di fronte alla stanza 108 ed entrando la ritrovò completamente vuota.
   “Dove sei?” pensò Hyungsuk uscendo dalla camera.
Nel familiare corridoio, silenzioso sino ad oggi, si udivano delle voci. Seguendo il brusio, Hyungsuk si ritrovò di fronte a una porta che non aveva mai visto.
   «Ci sei sempre stata?» sussurrò alla porta senza aspettarsi una risposta.
Hyungsuk aprì la porta e venne stordito da una luce accecante e da grida straziate.
   «Assassino!»
   «L’hai lasciata morire!»
   «Assassino!»
Hyungsuk coprendosi con la mano gli occhi che bruciavano, si rigirò per rientrare dentro l’edificio: al sicuro. Cercò la porta con la mano libera, ma questa non c’era più. C’erano soltanto persone che lo circondavano e che gli gridavano ripetutamente nelle orecchie «assissino!». Conosceva tutte quelle voci.
Quando finalmente la luce calò di intensità, Hyungsuk riuscì ad allontanare le mani dagli occhi iniettati di sangue. Le persone che lo circondavano erano più lontane di quanto pensasse. Le grida si fecero sempre più lontane e piombò il silenzio.
Hyungsuk cadde in ginocchio, invaso da pensieri angoscianti.
Quando tutte le persone attorno a lui furono sparite, ne rimase una sola. Quest’ultima si avvicinò a lui, indossava un camice bianco da paziente ed era a piedi nudi. Hyungsuk osservò i piedini fermi davanti a lui: appartenevano a una ragazza. Questa gli appoggiò alcune dita sul mento per invitarlo a rialzare la testa. Hyungsuk rimase incantato da tanta bellezza. Sembrava che il ricovero non l’avesse neanche sfiorata. I suoi capelli biondi brillavano nell’oscurità. Gli occhi color nocciola guardavano dritto nei suoi. Hyoyeon avvicinò il suo viso a quello del ragazzo. Le labbra carnose di lei sfioravano quelle sottili di lui.
   «L’hai uccisa.»

Hyungsuk si agitò nella poltroncina della stanza 108, rovesciando il caffè poggiato nel tavolino.
   «Scusa» disse Tiffany entrando nella camera.
   «Tutto bene?» chiese invece Taeyeon al ragazzo piuttosto pallido.
   «Si…» rispose Hyungsuk guardando verso il letto. Hyoyeon era sempre lì, sembrava sorridesse.
   «Incubi.»
Sunny appoggiò un altro caffè sul comodino e sorrise al ragazzo. Hyungsuk la ringraziò. Ormai le ragazze gli portavano almeno un caffè quando venivano a trovare la sua amica. L’ultima ad entrare fu Sooyoung e così il quartetto era al completo.
Hyungsuk guardava il caffè gocciolare sul pavimento che pian piano creava un piccolo laghetto marrone sul pavimento bianco. Hyungsuk si alzò dalla poltroncina per avvisare l’infermiera Jaehwa che avrebbe sicuramente chiamato qualcuno per pulire. Quando uscì dalla stanza per poco non si scontrò proprio con l’infermiera. Jaehwa fu sorpresa dalla vicinanza con il ragazzo. Era palesemente imbarazzata: la grossa differenza d’altezza la faceva sembrare piccolissima.
   «I-il d-dottor M-M-Mopp…» balbettò la ragazza.
   «Vado» l’anticipò Hyungsuk spostandosi di lato. «Emh… Ho rovesciato il caffè» aggiunse poi.
Jaehwa sorrise come se le fosse stato fatto il complimento più bello del mondo.
Hyungsuk l’abbandonò nel suo brodo di giuggiole e Sooyoung, che aveva assistito all’intera scena, disse con fare ammicante: «non è che le piace il signor Kim?»
   «V-vado a chiamare la polizia» disse Jaehwa rossa in viso.
   «La polizia?» ripeté Tiffany ridendo all’errore della ragazza.
Sooyoung, Taeyeon e Sunny si guardarono tra loro senza dire nulla.
   «Chi deve chiamare la polizia?» interloquì una voce piuttosto stanca e allarmata.
Le quattro ragazze si riscossero e la felicità invase la stanza.
   «Ti sei svegliata!» gridarono all’unisono.
   «Dove siamo?» chiese Hyoyeon toccandosi la cicatrice sulla testa.
   «In ospedale, hai dormito per tre giorni!» rispose Taeyeon.
   «Dev’essere stata una festa incredibile…» scherzò Hyoyeon.
   «Più o meno» le rispose Sunny con gli occhi lucidi mentre abbracciava una Tiffany piangente di gioia.
   «Vedrai come sarà contento Hyungsuk!» disse Sooyoung.
Hyoyeon, confusa, guardò l’amica e le chiese: «chi?»

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