Fly Away

di Nanek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fly away. ***
Capitolo 2: *** The girl who cried wolf. ***
Capitolo 3: *** Jet black heart. ***
Capitolo 4: *** Broken pieces. ***



Capitolo 1
*** Fly away. ***


1. Fly away
 
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Counting down these seconds
Jumping off these fences
Find another place to start again
The cracks in the sidewalk
I'm over all the small talk
Taking off like fire in the wind.

I won't waste another day wishing this would fade away
Running we're not looking back.

I want a little bit of California
With a little bit of London sky
I wanna take my heart to the end of the world
And fly away tonight
I want a little bit of open ocean
With a New York state of mind
I wanna take my heart to the end of the world
And fly away
Fly away tonight.


 
Seven Hills, Australia.
 
Forse, poteva risparmiarsela quella ricerca fatta in internet.
Forse, invece di cercare cose che le riempiono gli occhi di lacrime, avrebbe potuto chiamarlo, semplicemente, e chiedergli di uscire, data la serata calda che avvolge il loro quartiere.
Bastava un semplicissimo messaggio, giusto per cercarlo qualche volta, giusto per non perdere neanche un secondo in sua compagnia, dato che non starà a lungo a casa, come sempre, del resto. Non l’ha evitata, anzi, tutt’altro; fosse per lui passerebbe ogni momento in sua compagnia, ma lei si fa prendere sempre dai sensi di colpa: la sua famiglia ha bisogno di lui, Lauren ed Harry lo aspettano sempre impazienti, sua madre desidera avere il suo “bambino” un po’ per sé, e lei non può biasimarla.
Lo sbuffare da parte di lui, dopo queste parole, si fa spazio piano nella sua mente, in questo momento, ma sfuma piano, si allontana, per lasciare spazio a pensieri più tristi.
Forse, Mary, dovrebbe imparare a smetterla di farsi domande, problemi e troppe paranoie. Ma che ci può fare se è la ragazza del batterista della band più acclamata del momento? Che ci può fare lei, se Ashton Irwin è così bello da abbassare sempre di più la sua autostima? Che ci può fare lei, se lui ha sempre frequentato modelle bionde, dai capelli lunghi e invidiabili, dai corpi stretti –fin troppo- ma ben formosi in alcuni punti –tutto grazie al fotoritocco o di qualche chirurgo- e che tutti considerano sexy da paura?
Che ci può fare lei, che non è nemmeno bionda –e mai si tingerà i capelli di biondo-, che ha i capelli corti dalla fine del collo e una frangetta sbarazzina che un po’ nasconde i suoi occhi scuri; lei che ha un sorrisetto ordinario che tende sempre a non mostrare, lei che più si guarda allo specchio più è convinta che Ashton abbia avvero bisogno degli occhiali quando le fa un complimento, lei che è così… invisibile, comune, come se la folla la ingoiasse per la sua semplicità. Che ci può fare lei, se ancora adesso, dopo due anni di relazione, crede che Ashton abbia fatto un grande sbaglio ad interessarsi a lei?
Sospira, mentre una lacrima le solca la guancia, mentre davanti ai suoi occhi ricompare una vecchia pagina, una pagina sugli ultimi aggiornamenti di “Ashton e Bryana” , pagina che ormai potrebbe anche essere cancellata, dato che quella bionda –e cretina- è sparita dalla circolazione da diversi anni.
Eppure, c’è qualcuno che ancora ci spera. C’è qualcuno che la rivorrebbe indietro, qualcuno che crede che quella “Mary di Sydney” non si meriti neanche un quarto di quello che sta vivendo. Come se quelle quattro cretine la conoscessero, come se loro sapessero tutto di lei e di Ashton: dei loro baci, delle loro carezze, dei loro litigi insensati che risolvono con le coccole o con qualche sorpresa degna di un sogno da parte di lui.
Loro non sanno un cazzo di loro due insieme, loro non sanno un cazzo di lei, non sanno e si permettono pure di mettersi in mezzo, di nuovo, non rendendosi neanche conto di quanto possa ferire un insulto da parte di chi non la conosce nemmeno. Mary non si considera la perfezione fatta a persona, non si considera migliore di nessuno: è un'anima buona, fragile, così delicata che basta davvero poco a frantumarla, basta davvero poco a far sparire il suo sorriso timido.
Eppure, loro non sembrano capirlo, loro sanno solo comportarsi da immature, perché hanno uno schermo davanti, insultando, offendendo, tirando in ballo ancora lei, quella Bryana, quella lì che ha sempre creato così tanti casini, a differenza sua, che sembra sempre non voler essere un peso per il suo ragazzo e per i suoi impegni con la band.
Tuttavia, Ashton gliel’ha sempre ripetuto: non si può piacere a tutti, non tutti sono in grado di vedere quello che vede lui, con i suoi occhi che cambiano colore, con i suoi occhi innamorati di lei e di nessun'altra. L'unica cosa che conta è la loro felicità, loro due insieme, uniti, mentre il resto è solo rumore ovattato.
Eppure, perché nonostante questo, Mary piange davanti allo schermo del suo portatile? Perché ancora una volta si lascia schiacciare dall’insicurezza? Perché, adesso, crede che Bryana dovrebbe stare con Ashton e non lei? Perché, ancora una volta, crede agli altri e non all’unica persona che conta?
Non lo sa neanche lei, ad essere sincera, ma il danno ormai l’ha fatto, perché tra i messaggi inviati, ce n’è uno che è stato spedito esattamente un minuto fa.
Un messaggio per Ashton.
Forse dovremmo lasciarci.”

*

Noahs Backpackers, Australia.
 
Questa festa è la festa più figa che potessero trovare.
Una festa sulla spiaggia, musica a tutto volume che toglierà al sonno ai poveri sfortunati che vivono lì vicino, le luci colorate che illuminano chi sta ballando vicino alle casse, corpi attaccati tra di loro, il caldo di quella notte che fa diventare i visi rossi e la gola secca. Tre chioschi per prendere da bere a disposizione, circondati da fin troppa gente, ma Jade, davanti a tale spettacolo, non sembra minimamente preoccuparsi.
Gli occhi verdi di lei brillano, mentre corrono veloci su quello che la circonda, il cuore non lo sente più nel petto, perché la musica rimbomba più forte, l’adrenalina, che sente andare in circolo solo per il semplice fatto di essere lì, le provoca un sorriso fin troppo grande, entusiasta come una bambina.
Sente qualcuno appoggiarsi alla sua spalla, sente la voce di Layla sul suo orecchio, mentre urla per farsi sentire «Che ti dicevo? È una bomba» e per una volta deve ammettere di aver fatto bene a seguirla.
O meglio, ad aver seguito quel tipo che Layla non riesce proprio a togliersi dalla testa.
Layla è sempre stata un po’ così… testarda.
Pure un po’ ingenua in fatto di ragazzi, ma Jade tende sempre a non giudicarla, a sopportare le sue fissazioni, a seguirla verso avventure che quasi sempre ricorda con un sorriso. Anche se, a volte, vorrebbe riprenderla su certi atteggiamenti troppo frequenti, come trascinarla ad una festa, trovarsi un ragazzo e lasciarla a reggere la candela per tutta la serata.
Succedeva qualche volta, in passato, che fosse Layla a fare la terza incomoda, quando Jade lasciava che qualche ragazzo le si avvicinasse ma, a differenza sua, il senso di colpa la invadeva, leggeva negli occhi di Layla l’impazienza, la delusione, -l’invidia-, e si vedeva costretta a mandare tutto all’aria solo per non lasciarla sola.
Ma Jade, da ormai due anni, non si abbassa più a certe cose, perché nella sua vita, lui è arrivato davvero: Michael Clifford non poteva essere più reale di così.
Chi l’avrebbe mai detto che lei, Jade, l’unica ragazza al mondo che non sogna il principe azzurro e un castello pieno di marmocchi, avrebbe sconvolto il suo mondo solo per Michael Clifford? Che poi, mica uno a caso, niente meno che il chitarrista della sua band preferita, l’unico ragazzo per cui avrebbe fatto i salti mortali, l’unico che si sarebbe meritato quella parte di lei che non ha mai voluto mostrare a nessuno: quel lato dolce, sensibile, rinchiuso per bene dalla corazza che la tiene distante da delusioni, rimpianti e prese in giro.
Chi l’avrebbe mai detto che Michael l’avrebbe amata così tanto?
Chi l’avrebbe mai detto che, forse, per una volta, si sarebbe sentita bella per qualcuno? Bella agli unici occhi verdi che avrebbe sempre guardato.
Occhi verdi che, però, non sono lì al suo fianco, non a quella festa.
«Michael, da grande sfigato che è, si perde tutto questo ben di Dio!» commenta acidamente Layla, facendo sussultare Jade a quel nome, tanto che si tocca i capelli viola –appena tinti- con fare nervoso, ricordando la piccola discussione avvenuta qualche ora prima con lui.
Le sente ancora le sue parole, lo sente ancora quello sguardo di rimprovero mentre si rivolgeva a lei.
Il problema di Michael non è tanto Jade alle feste, il problema è Jade alle feste con Layla. È da quando si conoscono che lui non ha mai mostrato simpatia verso la sua compagna di avventure, e la cosa è più che reciproca, dato che quel drogato lì –o così lo definisce Layla- l’ha portata ad essere felice e appagata della sua vita, senza più bisogno di feste, di camminate all’alba e della sua amicizia.
E Michael glielo ripete spesso che quella lì è solo invidiosa di loro due, perché Jade, l’eterna numero due, l’eterna ombra di Miss Mondo, ha finalmente trovato qualcuno che la considera la sua regina, qualcuno che l’ha vista nella sua piccolezza, e l’ha voluta come se fosse la ragazza più preziosa sulla faccia della terra.
Queste parole sono state protagoniste della loro ultima litigata, parole che hanno portato Jade a mandare a fanculo pure lui, lui che non ha il minimo rispetto per la sua amica, lui che passa tutto il giorno in casa, un eremita, un asociale, uno che pretende di chiuderla in gabbia perché, tanto, lui ha tutto il mondo da girare quando parte per il tour.
Eppure, la rabbia provata sembra svanire mano a mano che entrano nel vivo della festa.
Eppure, più passano i minuti, più la voce di Michael sembra avere ragione per l’ennesima volta, dato che Layla è appena sparita e lei è ad una festa da sballo, completamente sola.
Jade la cerca con lo sguardo, sente il cuore già in gola per l'ansia, non riesce a mantenere la calma in questo momento, perché Layla è come scomparsa dalla circolazione.
Chiama il suo nome, lo sussurra, fino ad urlarlo un po' troppo forte, mentre quegli occhi verdi non si danno pace, occhi che, finalmente, scorgono un dettaglio, un viso familiare.
Il viso della sua amica.
La sua amica che, adesso, si sta allontanando con un ragazzo che mai ha visto, senza ricordarsi di lei, del fatto che sia lì davanti, come se fosse solo un'ombra.
Ed è questione di un attimo, prima che anche nel cellulare di Jade ci sia un nuovo messaggio inviato da appena qualche secondo.
Un messaggio a Michael.
Ti prego, vieni qui, vieni a prendermi.”

*

Phillips Ave, Australia.
 
«Andate tutti a fanculo, cazzo.»
Chiude la porta alle sue spalle, la chiude a chiave, onde evitare che qualcuno abbia voglia di seguirla, andando incontro a morte certa, dato che in questo momento sarebbe capace di sfondare un muro.
Si butta sul letto a pancia in giù, appoggiando gli occhiali sul comodino per poter immergere il viso sul cuscino, le mani lo stringono forte mentre lascia che un urletto resti soffocato, urletto che poi, viene piano piano dominato dai singhiozzi.
Sente già gli occhi pizzicare, quegli occhi blu che cercano di resistere ma che, in quella camera, ormai, si sentono liberi di sfogare la rabbia che pesa sul petto e in testa.
Ennesima litigata con i suoi.
Ennesima discussione sul suo futuro.
E pensare che lei neanche voleva continuare l’università, una volta finiti i tre anni.
E pensare che lei aveva già deciso di lasciare libri, lezioni ed esami per trovare lavoro, per dare una svolta alla sua vita, per iniziare a mettere da parte qualche soldo, giusto per non continuare a pesare sulla sua famiglia… o su Luke.
Invece no, si ritrova ancora una volta intrappolata in una scelta non troppo ragionata, una scelta basata su consigli e suggerimenti che, dannazione, sono sembrati ancora una volta affidabili e pieni di senso logico, il pensiero degli altri riuscirà sempre ad avere la meglio su di lei, sui suoi sentimenti, sulle sue scelte.
Se poi si conta che pure lui, Luke, ha dato del suo per spronarla a non essere pigra, a continuare quell'avventura universitaria che tanto le piace -anche se in questo momento odia ammetterlo-, a studiare per garantirsi un futuro migliore... allora che le cose peggiorano.
Il problema di Vanessa, purtroppo per lei, è sempre e solo uno: lei non torna mai indietro sulle proprie scelte, per il semplice fatto che lei detesta essere una che molla, una che lascia tutto per qualche momento di crisi passeggero... lei che si odierebbe a morte se vedesse un velo di delusione nelle persone che credono in lei e nella sua forza di volontà.
E considerando che in mezzo a quelle persone c'è niente meno che Luke Hemmings, le lacrime si fanno ancora più vive.
Ennesima discussione, ma sta volta per un argomento ancora così lontano dalla sua vita, dato che ha appena cominciato il primo anno di magistrale: il suo futuro.
Che poi, chi a ventidue anni pensa al futuro, se il futuro più vicino si basa su libri, appunti, lezioni, esami e scleri da esaurita?
I suoi genitori amano metterla in difficoltà, a parlare di certe cose.
Il suo futuro.
Ma che lavoro farai? Ma ti sembra normale non saperlo ancora? Ma ti sembra il caso di sognare come un'adolescente? E con Luke, poi? Cosa credi, che lui non pensi al vostro futuro? Lui ha un lavoro, lui gira il mondo, credi che non si renda conto di quanto tu sia infantile? Non sai neanche che vuol dire essere responsabile, non sai neanche cosa farai con lui, non sai mai nulla! Ma ti sembra normale, a ventidue anni, essere ancora così fuori dal mondo?
Il “vaffanculo” sussurrato a denti stretti non gliel'ha fermato neanche il contare fino a dieci e i milioni di sospiri a fondo: se lo meritavano e basta.
Come se fosse una novità, quella.
Come se non fosse già risaputo che lei, Vanessa, non sa mai nulla riguardo al suo avvenire, per il semplice fatto che il presente la tiene fin troppo occupata.
Che, poi, cosa gliene frega a loro di lei e Luke?
Cosa importa sapere cosa faranno in futuro? Dato che lui ha ancora -solo- diciannove anni e una carriera appena cominciata che lo porta sempre lontano?
Che hanno in testa i suoi genitori? Già una convivenza? Un matrimonio? Dei figli?
Perché stanno sbagliando completamente strada, dato che lei deve ancora finire di studiare e, una volta terminata pure la dura vita da studentessa, dovrà cercare lavoro, uno fisso possibilmente e, poi, forse, verrà il resto… ma si parla di anni da passare, ne deve passare di tempo...
Forse è proprio il tempo a preoccuparli.
Vanessa cerca di fermare le lacrime e i singhiozzi, come se in questo pensiero ci fosse una soluzione a tutto.
Come se... il tempo potesse cambiare le cose in modo radicale.
Come se... Luke non fosse disposto a sprecare troppo tempo con una persona che non sa mai nulla della sua vita, una persona senza ambizioni, una persona che probabilmente resterà per sempre a Sydney, perché teme ad andarsene, perché il mondo non le piace quanto casa sua... perché lei non potrà mai condividere i sogni che lui desidera davvero.
Se fosse questa la paura dei suoi genitori? Se fosse paura di vederla sola, abbandonata, lasciata senza sogni e senza vie di fuga, perché troppo presa a piangere un ragazzo che conosce il mondo e non ha paura dei cambiamenti?
E se le lacrime avevano cessato di bagnarle le guance, ora tornano fuori più di prima, perché non ci aveva mai pensato.
Stanno insieme da due anni, stanno insieme da quando la sua carriera è entrata nel vivo, ne hanno passate così tante in due anni: da fan isteriche e prive di buon senso -o semplicemente prive di educazione- a gelosie, a nostalgie troppo forti; da litigi faccia a faccia, a chiamate nel cuore della notte per non perdersi mai... eppure, Vanessa non ha mai creduto che, con il tempo, Luke potesse cambiare idea su di lei.
Semplicemente, Luke è sempre stato il suo più grande sogno e, da ingenua, ha sempre creduto che lui fosse quello per lei, colui che ci sarebbe sempre stato, colui che l'avrebbe amata davvero, colui che non avrebbe mai cambiato i suoi sentimenti così forti per lei.
Non avrebbe mai creduto di arrivare a pensare che lui... potrebbe davvero cambiare idea su di lei.
Potrebbe stancarsi di lei, delle sue indecisioni, delle sue crisi da studentessa, del suo essere sempre così insicura e alla ricerca nel suo posto nel mondo, come se stesse aspettando una qualche illuminazione dal cielo.
Stancarsi di lei.
No, Vanessa non lo ha mai creduto possibile, forse fin troppo convinta del suo sogno.
E le lacrime scendono ancora calde sul suo viso, lacrime che tenta di nascondere portandosi le mani al viso, mentre il cellulare ha appena spedito un messaggio.
Un messaggio per Luke.
Non voglio che ti stanchi di me.”
 



 
Note di Nanek
Se non si fosse capito, Sì SONO ANCORA ALL’UNIVERSITààààààààà LALALALA
Ho iniziato questa mini long quando il mio destino era ancora incerto, ossia proprio quando non sapevo che fare della mia vita LOL
Ma tralasciamo, ste cose magari vi annoiano e basta.
Questa mini doveva essere una os, poi una cosa da 2 capitoli, e ora è una mini di 4 capitoli yeeee per la felicità vostra e di Jade e Mary <3 che RINGRAZIO per il banner u.u ringrazio Mary per avermi sopportato mentre lo faceva lol sono una spacca palle, ma ringrazio anche Jade per averlo fatto in movimento u.u belle voi <33333 sempre a darmi una mano <3
Sono 4 capitoli, sono 3 ragazze, 3 ragazzi, 3 storie completamente diverse, che spero vi piacciano almeno un po’ <3
Fly away è la canzone del primo capitolo, i prossimi avranno 3 delle nuove canzoni dei 5SOS ;) chi vuole tirare ad indovinare di che canzoni parlo? :D se volete dirmelo in una recensione, scegliete tra:
  • She’s kinda hot
  • Over and Out
  • The girl who cried wolf
  • Safety pin
  • Broken Pieces
  • Lost in reality
  • Jet black Heart
Scegliete 3 canzoni e associatene una per coppia tra Mash (Mary e Ashton), Made (Michael e Jade) e Lune (Luke e Vane) e vediamo chi indovina ahahah
Mi metto pure a fare i giochetti, sto impazzendo.
Spero che questa mini vi piaccia, non temete per Tomorrow never dies o How I met your mother, arriveremo/arriverò presto con nuovi capitoli pure lì! Purtroppo l’università mi porta via tempo, ma riuscirò a gestirmi u.u
Detto questo, vi do appuntamento al prossimo aggiornamento <3
A presto <3
Nanek

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Capitolo 2
*** The girl who cried wolf. ***


1. The girl who cried wolf
 
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*Se siete lettrici di How I met your mother e Tomorrow never dies, leggete le note autrice alla fine*
 
 
Every time you say to me it's over
You just wanna start again, it's just lies
The girl who cries wolf every day
Ignored by gravity, but in the end, don't ask why.

 
Il campanello di casa di Mary suona insistentemente, appena venti minuti dopo l’invio di quel messaggio. Il che è comprensibile, dato che da casa di Ashton a quella via, sono venti minuti esatti.
Non ha perso tempo, lui.
Non perde mai tempo, lui, quando si tratta di Mary, quando si parla della loro relazione.
E lei si chiede ancora che cosa ci trovi di così speciale in lei. Non crede di meritare così tante attenzioni, preoccupazioni, così tanto amore da un ragazzo meraviglioso come lui.
Un ragazzo che, al leggere quel messaggio, non ha esitato neanche un secondo a prendere la macchina e precipitarsi lì, a casa sua, a suonare il campanello come un dannato, spaventando un po’ Holly, la mamma di Mary.
«Ashton, quanta fretta!»
«Scusa, Holly, devi scusarmi, ma tua figlia mi farà andare fuori di testa, prima o poi»
«Tipico di Mary, tranquillo, è nella norma» la voce di Martine, la sorella maggiore di Mary, che si rivolge in tono scherzoso al ragazzo davanti a lei, ragazzo che non ha proprio tempo da perdere.
Sale le scale, Mary lo sente.
Lo sente come corre, lo sente che arriva sempre più velocemente verso di lei.
Lo sente aprire la porta di camera sua con facilità. Sente il suo fiato corto. Sente i suoi occhi verdi contro di lei, lei che gli dà le spalle, distesa di lato sul suo letto a stringere il suo coniglietto di peluche. Il computer ancora acceso, ancora su quella pagina maledetta, ancora sulla sua scrivania.
«Ora tu mi dai un motivo per non andare di matto» dice lui a denti stretti, perché l’ansia e la paura che tiene dentro le vuole nascondere, vuole dimostrarsi forte, capace di difendersi, capace di essere un duro, perché lui non sospetta minimamente il motivo di quel messaggio.
Perché lui, nella sua testa, la vede già tra le braccia di un altro.
Perché, per quanto possa essere impossibile da credere per Mary, Ashton ha una paura folle che lei si innamori di un altro ragazzo.
«Perché sei qui? Non ti ho invitato a casa mia» e lui stringe i pugni, cercando di non fare mosse troppo azzardate, come piangere, per esempio.
«Perché vuoi lasciarmi?» chiede semplicemente, con il cuore in gola, con l’agitazione nelle vene «Abbi il coraggio di guardarmi in faccia e dirmi perché mi stai lasciando, cazzo!» e impreca duramente, aspettando che lei si alzi da quel letto.
Ma quando quegli occhi fissano i suoi, dentro di lui sente qualcosa di strano, come se non fosse quello lo sguardo che si stava aspettando.
Avrebbe immaginato di tutto, Ashton.
Un sorriso beffardo, uno sguardo divertito, pure una risatina soffocata.
Ma non si sarebbe mai aspettato di vedere quegli occhi rossi e gonfi, con il mascara colato un po’ e le labbra rivolte verso il basso.
«Mary…» ed è un sussurro, prima di avvicinarsi a lei ed avvolgerla in un abbraccio, sentendo come lei si tenga stretta al suo petto, cominciando a singhiozzare di nuovo.
Perché piange? Perché piange se vuole lasciarlo?
«Ash…» e tra i singhiozzi la sua voce è debole, appena udibile, mentre lui le accarezza i capelli, baciandole la testa preoccupato, lasciando che il silenzio si impossessi di loro per qualche minuto.
«Portami via, solo per un po’.»

 
You say you wanna, but do you wanna run away?
Your great escape, oh yeah
Where you going? Always running
Find a way to call it quits again.

 
«Ti va di andare al mare?» propone lui, una volta entrati entrambi nella macchina nera.
Mary annuisce appena, guardandosi i piedi, senza emettere un solo suono.
Il mare è a circa mezz’ora da casa sua.
Eppure, nessuno dei due sa cosa dire.
Nessuno dei due trova il coraggio di iniziare quel discorso, come se temessero di giungere ad una conclusione troppo dura da reggere.
Ashton guida, sospira a volte, spiando con la coda dell’occhio la sua ragazza, intenta a fissare un punto indefinito fuori dal finestrino.
Le luci fioche vanno mano a mano aumentando, più si avvicinano al centro della città.
Ma Ashton non sa aspettare.
«Perché scappi da me? Perché nell’arco di un’ora decidi di lasciarmi senza neanche una motivazione?» Mary sobbalza appena, cercando di non togliere lo sguardo dal finestrino.
Mentre le parole di Ashton le entrano dentro lente.
«Ho paura di perderti davvero, Mary. Per quanto possa sembrarti assurdo» deglutisce appena «Quando ho letto quel messaggio, pensavo di trovarti con un altro ragazzo, prima, in camera tua. Lo so, sono uno sciocco a pensarlo. Ma dimmi, Mary, dimmi che cosa dovevo pensare? Pensavo stessimo bene insieme, pensavo di essere l’amore di cui hai bisogno. Ho pensato tante, troppe, cose mentre arrivavo da te» e lei ancora tace, nonostante il semaforo rosso e gli occhi di Ashton che cercano i suoi.
«Vorrei sapere il perché di quel messaggio, Mary. Non riesco a sopportare il tuo silenzio e la tristezza nei tuoi occhi» e la macchina riparte.
Ashton sospira.
Ma, Mary, finalmente comincia a dire qualcosa.

 
So look at me in the eye
Is anyone there at all
Is anyone there at all
Cause I'm not dreaming
So look at me in the eye
Is anyone there at all
Is anyone there at all
Cause I'm not leaving

 
«Stavo guardando in giro, mi annoiavo. Jade è ad una festa e Vane è… boh, sparita. Forse è con Luke» divaga un po’ «Mi sono ritrovata a… non lo so, ma… ho trovato una pagina, un po’ vecchia, dedicata a te… e a Bryana» e al sentire quel nome, Ashton resta impassibile, solo con un po’ di rabbia dentro verso quel nome, il nome che porta ancora scompiglio tra loro.
«Lo so che non posso piacere a tutti. Lo so che quello che importa siamo solo io e te. Scusa, Ashton, se sono una sciocca. Ma… io non lo so. Non lo so perché quando vedo le tue foto con lei… credo che la nostra relazione sia un errore, credo che tu meriti una ragazza come lei, come Bryana: bella, bionda, una modella, un viso perfetto… la voce da gallina, ma quella è trascurabile, in confronto con tutto il resto» quella battutina fa sorridere Ashton, un po’ rassicurato da quelle parole, perché lei, almeno, non sta dicendo che si vede con un altro, ma ancora un po’ teso dalla paura che tutto finisca per colpa di qualche foto.
«Io non lo so perché, Ashton. Io non so perché faccio queste cose, non so perché ti ho scritto quel messaggio, non so perché agisco senza pensare. Però, Ashton, credo di amarti a tal punto che farei di tutto, pure lasciarti andare, pur di non essere un errore nella tua vita» una lacrima solca la guancia a Mary, la mano di Ashton che si appoggia alla sua gamba, stringendola piano, con fare dolce e gentile.

 
Does it have to be this tragedy?
This endless lost parade
A castle of facade of make believe
The truth is spelled out in your eyes
Why don't you just reach out and make it clear to me?
What are you telling me?
 
You say you wanna, but do you wanna run away?
Your great escape, oh yeah
Where you going? Always running
Find a way to call it quits again

 
E quei minuti passano più veloci dell’inizio.
Ashton guida, togliendo la mano dalla gamba di Mary solo per cambiare marcia, per poi cercarle la mano e stringerla, accarezzandola con il pollice, senza aggiungere altro a quella confessione.
Mary un po’ singhiozza, un po’ si asciuga le lacrime con un fazzoletto, si guarda nello specchietto, vedendoci quello che gli occhi di Ashton definiscono «Il viso più bello del mondo», cerca di togliere il trucco colato, cerca di calmare il respiro, soprattutto quando si rende conto quanto poco manchi al loro arrivo.
La spiaggia è deserta, mentre camminano l’uno accanto all’altra, uniti solo grazie alle loro dita intrecciate.
Lasciano la macchina poco distante, mentre il vento scompiglia un po’ i loro capelli, lasciando che il rumore delle onde sia l’unico rumore nelle loro orecchie, mentre mille pensieri rumorosi riempiono la testa.
Raggiungono l’acqua, ancora silenziosi, ancora con il cuore in gola, soprattutto Mary, dato che Ashton non ha detto nulla dopo quella confessione.
«Credo dovresti parlare, però» sussurra piano, sentendolo sorridere un po’ a quella richiesta.
Ashton si sposta i capelli, prima di perdere lo sguardo in un punto indefinito verso l’acqua.
«Dimmi cosa dovrei dire, Mary. Perché a volte mi sembra tu sia sorda, o forse fingi di non capirmi quando ti dico che io amo te, solo te, e non me ne frega un cazzo di nessun’altra se non te»
«Ashton… io… mi dispiace»
«Ho bisogno di sapere una cosa, Mary, prima di dirti davvero quello che sto pensando. Ho bisogno di sapere se sono solo in questa relazione, o se ci sei anche tu. Ho bisogno di sapere se mi ami, ho bisogno di sentirmelo dire»
«Ashton, come puoi davvero mettere in dubbio…»
«Dimmelo, Mary, dimmelo e basta»
Un sospiro.
«Ti amo, Ashton, non ho mai amato nessuno così tanto da avere male al cuore. Non amerò mai nessuno come amo te, Ashton. Sei… sei l’unica persona che conta davvero» e Mary arrossisce, perché lei odia dirgli le cose così apertamente, come se i suoi sentimenti fossero ingenui, sciocchi, da confessare a voce alta, lei preferisce i gesti, le piccole cose, i baci sulla punta del naso, i mille post it segnati dalla sua calligrafia. E, Ashton, lo sa che lei lo sta odiando per averla costretta a tanto.
Sorride, infatti, pure un po’ compiaciuto, mentre estrae dalla tasca il cellulare, lasciando che le note di quella canzone si mescolino al cullare delle onde.
Le note di The girl who cried wolf, che fanno commuovere Mary, che ha già gli occhi lucidi al sentire quella melodia.
Mary che si porta una mano alle labbra, quando Ashton le porge la mano, invitandola a ballare con lui.

 
So look at me in the eye
Is anyone there at all
Is anyone there at all
Cause I'm not dreaming
So look at me in the eye
Is anyone there at all
Is anyone there at all
Cause I'm not leaving

 
Le mani di Ashton si intrecciano dietro la schiena di Mary, mentre lei gli porta le braccia attorno al collo, gli occhi bassi, il cuore che batte forte, le gambe che tremano un po’.
«Guardami negli occhi» le sussurra appena, notando quegli occhi marroni alzarsi sui suoi, quegli occhi lucidi, ancora un po’ gonfi, quegli occhi che resterebbe a fissare per tutta la sua esistenza.
Le bacia la fronte, sorridendole tenero.
«Credevo volessi lasciarmi, Mary. Stavo già andando fuori di testa al pensiero di dover vivere senza di te. Te lo ripeterò finché avrò fiato, te lo scriverò in qualsiasi pezzo di carta, in qualsiasi parete, te lo dirò fino a che tu non ti stancherai di me: io ti amo, Mary, e non mi interessa niente delle modelle, delle bionde, o di qualsiasi altra donna al di fuori di te –e, okay, di mia mamma e di mia sorella, ma loro non contano adesso» sorride ancora, sentendo il viso di Mary appoggiarsi al suo petto.
Le bacia la testa, stringendola ancora tra le sue braccia, continuando a sussurrarle quelle parole.
«Non c’è niente senza di te, non c’è niente senza i tuoi commenti ironici, non c’è niente senza le nostre litigate, senza i tuoi brutti modi di trattarmi a volte, senza la tua espressione sconvolta quando ti tocco il sedere» e la sua mano compie quel gesto velocemente, facendo scontrare nuovamente i suoi occhi su quelli di Mary, indignati da quell’azione azzardata.
«Irwin!» lo rimprovera, ridendo con lui.
«Non c’è niente senza la tua voce stridula, come adesso» le sistema con l’indice la frangetta «Non c’è niente senza i tuoi dettagli, senza le cose che facciamo solo noi, come andare da Tiger a cercare oggetti strani, come andare all’IKEA per la casa che tu stai già immaginando, la casa che io già sto progettando di trovare e condividere con te e nessun’altra. Non c’è niente senza la tua voglia di coccole in quel periodo del mese, non c’è niente senza la tua vena maliziosa, che nasconde per un po’ il tuo lato timido. Non c’è niente, la notte, quando ti guardo dormire, sicuro di essere il motivo per cui non soffri più di insonnia. Non c’è niente, neanche nei miei sogni, se tu mi allontani» le bacia la guancia, sollevandola da terra nonostante le lamentele da parte di lei.

 
Is anyone there at all? Is anyone there at all?
Is anyone there at all? Cause I'm not dreaming

Look at me in the eye, is anyone there at all?
Is anyone there at all? I'm not dreaming
Look at me in the eye, is anyone there at all?
Is anyone there at all? Cause I'm not leaving

 
«Mettimi giù, Ashton!» ma lui le bacia le labbra, non le permette di parlare, lasciando che quelle note finali riempiano quel momento.
Le bacia le labbra, stringendola a sé, sentendo le dita di Mary tra i suoi capelli, sentendo quelle lacrime bagnargli le guance pure a lui.
Perché Mary piange pure quando è felice, lui lo sa.
«Dimmi che non te ne vai» le sussurra tra un bacio e l’altro.
«Tu, dopo, mi metti giù?»
«Dimmelo, Mary»
«No, non me ne vado. Non scappo più, Ashton. Te lo giuro» e si sente mettere a terra, le labbra di Ashton che le rubano ancora un bacio, mentre la sua dannata mano va a toccarle ancora sotto la schiena.
«Irwin! Cazzo!» impreca, sentendolo ridere come una bambina, vedendolo correre via, lontano da lei, mentre la incita a rincorrerlo.
«Prendimi, Mary!»
«Ti uccido appena ti ho sotto mano!»
«Sto già tremando! Aiuto!» e Mary ride anche lei, cominciando ad inseguirlo per la spiaggia, chiamandolo con tutti i nomi possibili, notando come lui rallenti, come ad aspettarla, per poterla prendere tra le sue braccia, per poterla tenere così vicina a lui.
E quando si trova in quel petto, lei alza lo sguardo, guardandolo negli occhi.
Lei non se ne va, lui non se ne va.
E questo non è un sogno.




 
Note di Nanek
Allora.
So benissimo di essere sparita nel nulla, so benissimo di aver scritto la parola “sospesa” e di non aver detto nulla in proposito, lo so e mi rendo conto che magari è stato un colpo basso, una sorpresa poco carina.
Eppure oggi sono qui, per il semplice motivo che questa mini long l’ho scritta tutta, sono appena 4 capitoli, cosa li tengo a fare se è finita? Quindi, prendendo un po’ di coraggio, ho deciso di tornare per aggiornarla e concluderla il prima possibile.
Resta però che le altre 2 long che ho in corso sono… ferme, sospese.
Per quanto riguarda How I met your mother: alcune di voi mi hanno già chiesto che succede, perché ho sospeso, domande più che lecite. Perdonatemi, però, se non vi darò un perché.
Lasciate perdere il perché, solo… abbiate pazienza, se volete, abbiate pazienza e prima o poi, forse, tornerò anche con quella ff lì. Ma, per il momento, HIMYM è sospesa a tempo indeterminato.
Mi dispiace davvero tanto, posso giurarlo, mettere quel “sospesa” non è stato facile neanche per me.
Per quanto riguarda Tomorrow never dies: è sempre lo stesso discorso appena citato, più o meno; io e Jade ci scusiamo, ci dispiace davvero, dato che eravamo alla fine, ma purtroppo va così: io e Jade abbiamo bisogno di tempo, tutte e due, e preferiamo lasciare così piuttosto che scrivere cose oscene che non piacerebbero a noi e a chi legge.
Per il resto, questo capitolo era sui Mash, con niente meno che The girl who cried wolf.
Se avete voglia di lasciare una recensione, sarò lieta di leggere.
Mi scuso ancora.
Grazie per ogni cosa <3
Nanek

 
 
 

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Capitolo 3
*** Jet black heart. ***


3. Jet black heart

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 *ormai ho preso il vizio di avvisarvi lol: leggete le note autrice, per favore, ho alcune novità*

 
 
Everybody’s got their demons
Even wide awake or dreaming
I’m the one who ends up leaving
Make it okay.

 
«Hey dolcezza, ti va di ballare? Solo io e te?» una voce dietro di lei la fa rabbrividire, la voce di uno sconosciuto che la sta prendendo per la spalla.
Un ragazzo dai capelli neri, gli occhi rossi per il troppo alcool ingerito, un sorriso beffardo che le rivolge bagnandosi le labbra con la lingua, risultando ancora più disgustoso di quanto non lo sia già.
«Lasciami stare, cretino» si libera dalla sua presa Jade, sbagliando completamente tattica con il tipo in questione, dato che la riprende per il braccio, con più forza, stringendola tanto da farle male.
«Ti ho chiesto di venire a ballare con me, che diamine!» urla lui, mentre Jade si dimena dalla sua presa, nonostante quelle dita sembrino incollate alla sua pelle, comincia ad insultarlo ancora più a voce alta, presa da un attacco di rabbia e di una leggera ansia, data l’insistenza del tipo che comincia ad avvicinarsi sempre di più a lei, facendola preoccupare più del previsto.
È tentata dal tirargli un calcio proprio in mezzo alle gambe, dato che sembra piuttosto barcollante ed instabile, ma non appena quella voce si fa sentire alle sue orecchie, sente come un peso che se ne va via lentamente.
«Pezzo di merda, ma quando una persona ti dice di no, bisogna continuare? Il tuo orgoglio è inesistente a quanto noto» e Michael ha la mano ben stretta al polso del tipo che sta importunando Jade, un sorrisetto divertito in volto, mentre gli occhi verdi sono sufficienti a bruciarlo sul posto.
«Allora? Te ne vai o mi tocca davvero gonfiarti la faccia?» ringhia, mentre Jade si lascia scappare una risata divertita a quell’affermazione, risata che fa sposare lo sguardo di Michael sul suo e «Ti conviene non ridere tanto, con te facciamo i conti dopo» quasi la minaccia, ma Jade non riesce proprio a togliersi quel sorrisetto idiota dalle labbra.

See a war I wanna fight it
See a match I wanna strike it
Every fire I’ve ignited
Faded to grey.


But now that I’m broken
Now that you know it
Caught up in a moment
Can you see inside?

 
Non appena Jade e Michael si allontanano e il silenzio li avvolge, lui non esita un solo secondo a dare voce alla rabbia che tiene dentro.
«Beh, allora? Non hai niente da dire?» sbotta, mentre Jade scrolla le spalle, semplicemente, facendolo alterare maggiormente.
«Beh, grazie, per essere venuto a prendermi»
«Tutto qui?»
«Senti, Michael, se sei venuto solo per farmi la predica…» e Michael lascia libero sfogo ad un’imprecazione che rimbomba nel silenzio, tanto da far spalancare gli occhi a Jade, tanto da farla sobbalzare dallo spavento.
Michael tiene le mani strette a pugno e lo sguardo fisso su di lei, cominciando a urlare quei pensieri, quelle parole, forse esagerando anche, ma è come se fosse fuori controllo.
«Io sono arrabbiato con te, porca puttana! Abbiamo litigato neanche tre ore fa, mi hai trattato come se fossi la persona più irrilevante sulla faccia della terra, come se fossi un pezzente che non capisce un cazzo di te, del tuo mondo e della tua merda di amica! Tu mi hai offeso, mi hai riempito di insulti ma nonostante tutto, hai chiamato me, cazzo, me! E perché? Perché quella stronza della tua amica ti ha lasciato a piedi, ti ha lasciato da sola, come fa sempre, in ogni occasione, perché tu la conosci, no? Tu la conosci meglio di me, vero, Jade? Infatti io sono solo un coglione a credere che lei sia una grande stronza! Però lei ti ha lasciato sola, ovviamente. E chi è lo stronzo che deve venire a prenderti quando sei nei casini? Ma Michael Clifford! È così ovvio! E cosa ricevo in cambio, eh? Un “grazie” del cazzo, ecco cosa ricevo!» e Jade è quasi sicura di notare come quegli occhi verdi siano lucidi.

'Cause I’ve got a jet black heart
And there’s a hurricane underneath it
Trying to keep us apart
I write with a poison pen
But these chemicals moving between us
Are the reason to start again.

 
Now I’m holding on for dear life
There’s no way that we could rewind
Maybe there’s nothing after midnight
That could make you stay

 
Michael guida con lo sguardo fisso sulla strada, senza alcun interesse per la ragazza che siede vicino a lui in quel momento.
Jade, dal suo canto, si sente con un peso sul petto che le fa tenere lo sguardo basso, certa che, se lo guardasse, scoppierebbe pure a piangere per aver fatto stare male Michael.
Il suo Michael.
Michael che sta male a causa sua è una cosa che non potrebbe perdonarsi mai, perché lui merita solo di stare bene, merita solo di sorridere e di ridere, come fa sempre, e non con quegli occhi carichi di ira, di rabbia e pure di delusione nei suoi confronti.
Si morde il labbro, Jade, sospirando a fondo, prima di trovare il coraggio di appoggiare la mano su quella di Michael mentre sta cambiando marcia.
«Andiamo al mare? Ti prego, resta un altro po’ con me.»

But now that I’m broken
And now that you know it
Caught up in a moment
Can you see inside?

 
Quando Michael chiude la macchina, non ha il coraggio di aprire la porta per andare verso la spiaggia.
Jade, coglie l’attimo per scivolare sulle sue gambe, senza dare ascolto ai suoi lamenti mentre lo avvolge in un abbraccio, nascondendo il viso sul suo collo.
Lo avvolge stretta, Jade, prima di lasciare che un singhiozzo la tradisca, facendo preoccupare Michael che, come sempre, non esita un secondo ad accarezzarle la schiena, cominciando a sussurrare quelle domande.
«Hey, Jadey, non… perché piangi, adesso? Non piangere, Jade. Non voglio che tu pianga per colpa mia» la stringe a sé, sentendo come quelle parole provochino solo un aumento dei singhiozzi.
«Jade… io… mi dispiace, Jade. Non volevo dirti quelle cose. Solo che… io voglio che tu stia bene, voglio che quella lì non ti abbandoni alle feste, voglio che le persone ti trattino con rispetto, non come gli pare e piace. Tu… tu sei così importante per me. Io… io non sopporto di vederti stare male quando esci con quella. Tu vali più di lei, Jade, e mi rode un sacco che ti lasci manipolare per far felice Miss Universo» confessa lui, rendendosi conto che, forse, certi commenti dovrebbe risparmiarseli, almeno adesso.
Ma che ci può fare lui, se si sente un peso sul petto ogni volta che quella stronza si diverte a far star male la sua ragazza? La ragazza che lui considera la sua regina? Il suo tutto? La persona che sarebbe disposta a qualsiasi cosa, pur di non vederlo mai triste? L’unica persona che si è presa così tanto cura di lui, come se lui venisse sempre prima di tutto, pure della sua stessa vita?
No, non riesce proprio a stare zitto quando si parla di Layla e dei suoi comportamenti da stronza con la sua Jade.
Perché Jade si è sempre sentita inferiore, si è sempre nascosta nella sua ombra, si è sempre beccata insulti ed esperienze che l’hanno solo ferita, per colpa di quella lì. Ma, adesso, lui c’è per lei, lui è lì per proteggerla da certi inconvenienti.
Ma Layla sembra sempre riuscire a mettersi in mezzo a loro, a mettere zizzania, perché quella è solo invidiosa, non smetterà mai di ripeterlo: Layla è invidiosa di loro due, perché Jade adesso si sente bella per qualcuno, si sente importante, si sente in pace con se stessa per avere accanto a sé qualcuno disposto a volerle bene, ad amarla davvero, senza la paura di restare delusa.

'Cause I’ve got a jet black heart
And there’s a hurricane underneath it
Trying to keep us apart
I write with a poison pen
But these chemicals moving between us
Are the reason to start again.

 
«Michael…» singhiozza un po’ Jade, accarezzandogli i capelli, trovando un po’ di coraggio e guardandolo negli occhi.
Lui la guarda, senza distogliere per neanche un momento gli occhi dai suoi, mentre con la mano si avvicina al suo viso, spostandole i capelli dietro l’orecchio, cercando di asciugarle un po’ di lacrime rubandole un fazzoletto dalla borsa, prendendosi cura di lei come se fosse una bambina.
La sua bambina.
Le ruba un bacio sulla guancia, prima di rivolgerle un sorriso dolce, ma Jade resta comunque seria, intenta a fissarlo.
«Jade…» sussurra appena, prima di vederla avvicinarsi a lui, portando le mani sul suo viso, attirandolo più vicino a lei, baciandolo con foga, con necessità, mentre le mani di Michael le accarezzano la schiena.
Si baciano lasciando che quel velo di passione bruci per un po’ quella discussione, quelle parole ancora non dette, quelle parole che invece hanno invaso l’aria, dimenticandosi per un momento di Layla e di tutto il resto.
Si cercano veloci, l’uno con necessità dell’altra, come fossero l’ossigeno per respirare, come se, solo quando sono loro due, sembra di vivere davvero e non solamente esistere.
Si spogliano dei loro vestiti, riconoscendo l’uno la pelle dell’altra, pelle che assaporano con le loro labbra, in ogni singolo dettaglio, pelle che sfiorano con i polpastrelli, lasciando che una scia di brividi tolga il fiato.
I gemiti soffocati, le loro voci che si sussurrano parole adatte, mentre l’aria si riempie del profumo delle loro pelli accaldate.

The blood in my veins
Is made up of mistakes
Let’s forget who we are
And dive into the dark
As we burst into color
Returning to life


'Cause I’ve got a jet black heart
And there’s a hurricane underneath it
Trying to keep us apart
I write with a poison pen
But these chemicals moving between us
Are the reason to start again
To start again

 
Quando si rivestono, Jade propone di andare in riva al mare, per camminare un po’.
Michael annuisce, seguendola, portandole il braccio attorno alle spalle con fare protettivo, mentre Jade si lascia prendere, un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Raggiungono la riva e il vento li fa rabbrividire un po’, tanto che si tengono più stretti, più vicini.
Jade, poi, non appena sono ad un passo dall’acqua, trova il coraggio di dirgli quello che si è tenuta dentro.
«Devo chiederti scusa anche io, Michael»
«Jade, tu non devi fare proprio nulla. Abbiamo chiarito, insomma»
«Lasciami parlare lo stesso, che mi sento la carogna tra i due!» lui alza gli occhi al cielo, lei ride, prima di continuare «Ti chiedo scusa per essere stata una stronza. Lo so che, questa volta, io ero in torto e tu in ragione. Ma sai come sono fatta, no? Non mi piace ripeterti quanto tu abbia più cervello di me e, poi, lo sai quanto io tenga a Layla. Io… mi fido di lei, io spero sempre che cambi, che mi sorprenda, che dimostri davvero di tenerci così tanto a me, come dice sempre. Io… lo so, che sbaglio a darle così tante occasioni. Lo che è sbagliato, dato che queste mie scelte vanno a rovinare la nostra quiete, dato che ti incazzi e alziamo la voce entrambi. Però… non lo so, Michael, anche Mary e Vane mi dicono di lasciarla perdere, ma sento di essere legata anche a lei. Forse ancora per poco, forse devo solo avere il coraggio di farmi valere, forse un giorno capirò davvero che è il momento di smetterla con lei» si ferma, come a prendere fiato.
«Okay, Jade. Ti prometto che… cercherò di non litigare più per quella lì»
«Promettimi solo una cosa Michael…» la mano che cerca la sua.
«Dimmi, Jade»
«Promettimi che… che non starai più male per me. Promettimi che se sono una stronza senza cuore, tu avrai il coraggio di dire basta, quando non ce la farai più. Promettimi che io non sarò la causa delle tue sofferenze, Mikey, io…» una lacrima le solca la guancia «Io mi odierei, se fossi la causa della tua tristezza. Mi odierei se il tuo sorriso sparisse a causa mia. Mi odierei a morte se fossi io il motivo per cui tu, presto o tardi, comincerai a stare male con me» e lui quasi ride al sentire quelle parole, incredulo.
«Jade, ma come puoi-»
«Promettimelo, Michael»
«Non posso promettertelo, Jade. Perché l’unico momento in cui io starò male davvero, l’unico momento in cui il mio sorriso se ne andrà via, sarà il momento in cui tu ti stancherai di me, ti stancherai di stare con me»
«Non fare l’idiota»
«Idiota o meno, so solo che… beh, ti amo, Jade. Ti amo e… non riuscirò mai a vedermi senza di te al mio fianco» e lui l’ha confessato davvero, ha confessato di amarla a voce alta «E non mi importa quante volte mi darai del coglione, o quante volte litigheremo al giorno pure per delle idiozie. Non mi importa quante volte mi prenderai in giro perché sono sensibile o perché mi piacciono i film d’amore. A me importa solo di te, del tuo sorriso, della felicità che… sì, mi prendo il merito di darti, perché io voglio essere l’unica persona al mondo in grado di farti stare bene, l’unica persona in grado di farti sentire così bene, con te stessa, con il mondo. Sono egoista? Quando si tratta di te lo sarò sempre»
«Tu sei un idiota» Jade gli tocca il petto, sorridendo a quelle parole, mentre lui la trascina più vicina a sé, rubandole baci che la fanno ridere.
Lei, poi, si stringe a lui, abbracciandolo e cogliendolo un po’ alla sprovvista.
Lo stringe forte, baciandogli l’orecchio, prima di lasciar scivolare quelle parole.
«Credo tu sia l’unica persona al mondo che sarò in grado di amare fino allo stremo. Ti amo, Michael.»

 


 
Note di Nanek
E pure i Made fanno scintille (ciao Jade ahahah) in macchina, e raggiungono pure un po’ di sano fluff.
Che dire… vi piacciono questi due? Spero di sì, perché i Made e i Mash li shippo pure nella vita reale U.U sono due coppie diverse, ma così carine :3 io li adoro stop.
Bene, queste note autrice saranno super corte perché non ho molto da dire.
Posso solo… beh, ve lo accenno: quando Fly away finirà (ossia la prossima volta perché questo è il penultimo capitolo) mi dedicherò ancora a scrivere storie, os e pure long credo, ma non nella sezione 5sos per motivi che preferirei tenere per me, come ho detto l’altra volta.
Il lato positivo… beh, dai, almeno non sparisco del tutto! Sparisco solo da questa sezione (per il momento), ma mi trovate in quella dei One Direction, mi troverete a scrivere di Niall, un bel ritorno alle origini, insomma. Ma mi sta aiutando, dico davvero, mi sta aiutando a non perdere questa voglia di scrivere, questa voglia di inventare storie ed intrecci nuovi.
Mi dispiace se perderò qualcuna di voi per questo, ma non costringo nessuno a leggere cose che non vogliono, solo che devo ritrovare un po’ la mia voglia avvicinandomi a vecchie conoscenze, aka Niall James Horan.
Detto questo, grazie come sempre per ogni cosa che fate per me <3
A presto!
Nanek

  
 

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Capitolo 4
*** Broken pieces. ***


4. Broken pieces

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*Sempre Nanek che vi parla! Lol. Dai leggete le note finali, chissà che vi rendano felici*
 
 
I woke up in the place we started
Your clothes on the floor in that old apartment
I never thought you'd leave without a trace
I can't shake this sinking feeling
I know you're not there and I'm barely breathing
Holding onto things I can't replace.

 
Vanessa dimentica spesso il cellulare in silenzioso.
Non lo fa di proposito, ma non riceve troppe chiamate nel corso della giornata, di conseguenza non ci vede l’utilità nel lasciare la suoneria, anche perché, lei, il cellulare ce l’ha sempre sott’occhio.
E ce l’ha sotto mano anche adesso, mentre il nome di “Hemmo <3” illumina lo schermo, una chiamata alla quale lei non tarda a rispondere.
«Pronto?» chiede titubante, sentendo il cuore balzarle in gola al sentire la voce di lui dall’altra parte.
«Sono sotto casa tua. Vieni giù» e lui è dolce, in quelle parole, è dolce e a Vanessa salgono le lacrime al vedere quanto lui ci tenga a lei: lui che si è precipitato subito a casa sua, dopo quel messaggio così strano.
«Luke… non credo sia il caso»
«Dai, Vane, ci facciamo un giretto. Io e te. Così parli un po’»
«Luke… ho paura a parlare in questo momento»
«Ti farà bene, te lo prometto. Dai, amore, vieni giù. Mi… io… sono preoccupato» confessa mentre lei sente un brivido lungo la schiena.
«Arrivo.»
 
I'm looking for a way to change my mind
Don't walk away.

 
Quando Vanessa esce di casa lo nota subito, appoggiato alla sua macchina grigia, vecchia, la macchina che suo fratello Jack gli ha ceduto, la macchina che –presto o tardi- lo lascerà a piedi, ne è più che convinta.
Lui la guarda avanzare verso, le sorride, come fa sempre quando incrocia quegli occhi. Ma lei non riesce a contraccambiare quel sorriso, limitandosi a un leggero cenno con il capo, limitandosi a qualcosa di simile ad una smorfia, più che un sorriso.
«Hey» sussurra, ora davanti a lui.
«Ciao» risponde il ragazzo, abbassandosi verso di lei, cercando le sue labbra per lasciarle un bacio leggero. Ma lei scosta il viso, facendo finire quelle labbra sulla sua guancia.
«Cavolo, hai evitato un bacio da parte mia. La cosa qui è seria» fa dell’ironia lui, ridendo un po’ per smorzare quella tensione che sente tra di loro, senza coglierne il motivo, dato che lui, ne è sicuro, non ha fatto niente di male per meritarsi tale freddezza.
«Te l’ho detto, non sono dell’umore» risponde tagliente, spostando lo sguardo altrove, timorosa di dover guardarlo in faccia.
Luke sospira, lascia un po’ di silenzio tra loro due, prima di lasciar scivolare quello che lo sta tormentando «Mi puoi spiegare il significato di quel messaggio?» lei sente nuovamente la rabbia mescolata alla tristezza e allo sconforto salire.
Emozioni che, però, la portano a reagire nel modo sbagliato.
 
Oh, tell me what we're fighting for
It's turning to an all out war
I'll find a way to fix these broken pieces
And let go
I'm tryna find a way back home
If it takes until I'm skin and bones
I'll find a way to fix these broken pieces
And let go

 
«Ho litigato con i miei, di nuovo!» esclama a voce troppo alta, un sorriso ironico sulle labbra, le braccia che si muovono all’unisono, le mani che battono sui jeans «E indovina su cosa, Luke? Su quella cazzo di Università che tutti voi mi avete praticamente costretto a fare!» e lo guarda, ridacchiando nervosa, notando come l’espressione di Luke si sia un po’ incupita.
«Vane… non ti abbiamo costretto, lo sai. Noi abbiamo solo voluto darti un consiglio…» la riprende, cercando di essere delicato, ma per lei, ogni parola che esce dalla sua bocca, sembra la cosa più sbagliata.
«Troppo facile dirlo così, carino! Davvero troppo facile tirarsi indietro!»
«Vane… non mi sto tirando indietro. Ti ho sempre detto di fare quello che ti senti, però… dato che ti conosco, volevo suggerirti di continuare, perché sapevo quanto ti saresti pentita in futuro. Tu sei portata per i libri, gli esami, le lezioni infinite, io volevo solo darti un consiglio»
«E tu cosa vuoi saperne, Luke? Non è che magari potrei anche essermi rotta i coglioni di tutto questo? Delle lezioni, degli esami e dei professori? O devo essere sempre uguale, senza cambiare mai, solo perché fa comodo a te?!» e la voce di lei è fin troppo alta, fin troppo arrogante ed esagerata, tanto da lasciare Luke senza parole, incredulo, gli occhi sorpresi.
Nella testa cerca di ripetersi di stare calmo, cerca di capirla perché è frustrata, ha bisogno di sfogare un po’, cerca di capirla perché chissà cosa le hanno detto i suoi, dato che tendono sempre ad esagerare, a colpire punti di troppo deboli per lei, punti che fanno male, che le riempiono la testa di incertezze.
Sospira, Luke, spostandosi dalla macchina, camminando verso la portiera del guidatore, dimenticando di essere veloce a dirle di salire con lui.
Troppo lento, tanto da scatenare in lei il peggio.
«Ma guarda, te ne vai, scommetto!» commenta Vanessa, un sorrisetto divertito, la poca luce del lampione nasconde i suoi occhi lucidi, già pronti a far scivolare delle lacrime.
«In realtà non me ne stavo andando da solo» la corregge lui.
«Certo che no, ma cosa vado a pensare!» l’ironia nella sua voce «Non prendermi per il culo, Luke. Te ne stavi andando, stavi prendendo quella fottuta macchina e te ne stavi andando. Chi non scapperebbe in una situazione simile? Tutti lo farebbero, tutti! Tu mica sei da meno, logicamente» ride, ma senza alcuna traccia di divertimento.
«Stai andando fuori di testa, sali in macchina» la incita secco, perché pure Luke Hemmings ha un certo livello di sopportazione.
«Non sei mica tanto diverso, tu, caro Hemmings. Sei esattamente come tutti gli altri, sei un cretino che ha il cervello tra le gambe, ragioni con quello, dovevo pur aspettarmelo!»
«Sali in macchina, Vanessa»
«E cosa ti dice il tuo amichetto? Di andare via, logicamente. Scappare, andartene, allontanarti. Magari, un giorno, non torni più, andrai via davvero. Ti stancherai di me come hanno sempre fatto tutti! Chi mai sopporterebbe l’idea di stare con me in eterno! Sicuramente non il cantante dei 5 Seconds of Summer!» e a Luke irrita da morire la sua risata, irrita sentire quelle parole così cattive, quelle parole che, davvero, sta tentando di mandare giù senza darci peso.
«Sali in macchina. Per favore.»
«Il cantante più acclamato che può averle tutte ai suoi piedi. Colui che scocca le dita e voilà! Una bella mora tra le gambe, nuova di zecca, dai lunghi capelli scuri che riempiono quella testa vuota. Senza cervello, ma con due tette e un culo… che subito risolvono tutto, non è vero? Perché voi ragionate così, voi ragazzi. Basta che l’amichetto laggiù sia soddisfatto!» e lo sbattere della portiera da parte di Luke la fa sobbalzare e ammutolire all’istante.
Lo guarda camminare nuovamente verso di lei, lo sguardo di chi è furioso e pronto a dirgliene di tutti i colori.
E lei sa di meritarsi ogni singola parola che uscirà dalle sue labbra.
Tuttavia…
«Sali in macchina, porca puttana! Sali, o ti ci metto io! Sali in macchina» scandisce quelle parole con rabbia, aprendole la portiera dell’auto, sbattendola con altra forza non appena lei esegue quello che le è appena stato ordinato, imprecando nuovamente mentre si mette al volante, partendo fin troppo veloce.
E, Vanessa, non osa chiedere dove siano diretti.
 
Our last words ringing in my head
I wish we'd take back all the things we said
I'm tryna find a way to yesterday
Turning in circles and chasing our tails
And wondering why we created this wasteland
I wish you wouldn't be so cavalier

I'm looking for a way to change my mind
Don't walk away

 
Poi la strada diventa familiare, mano a mano che Luke percorre quelle stradine che conoscono solo loro, le stradine che percorrono sempre per evitare il traffico, quando sono diretti al mare.
Stradine illuminate da qualche lampione, stradine piene di alberi e di strettoie, di curve che Luke prende troppo velocemente, tanto che Vanessa quasi chiude gli occhi per paura del peggio.
Ma sa benissimo che quella guida così agitata è solo per colpa delle sue parole.
L’ha ferito e non poco.
Gli ha dato del superficiale, lo ha accusato di essere in grado di lasciarla per qualche ragazza facile che si trova in giro, l’ha accusato di essere un bugiardo, un idiota che non usa il cervello.
Lo ha ferito davvero e, lui, non ha neanche avuto il coraggio di ribattere a tono.
Non l’ha fatto e, questo, la fa sentire ancora più male.
Perché Luke dimostra di essere, ancora una volta, migliore di lei.
Sente le lacrime solcarle le guance, mentre dei singhiozzi silenziosi le invadono il petto.
Singhiozzi che, però, si fanno mano a mano più rumorosi, soprattutto quando la loro meta non è più così distante.
Luke spegne la macchina, dopo aver parcheggiato vicino all’entrata per la spiaggia, si slaccia la cintura, ma non ha il coraggio di scendere.
Vanessa soffoca il suo pianto, nel tentativo di poterlo nascondere ancora, perché lei odia piangere, lui lo sa, lei odia piangere, sentirsi gli occhi bruciare, non essere in grado di esprimere quello che le passa per la testa per colpa dei singhiozzi.
È lei, infatti, a scendere per prima, quasi scappando da quella situazione.
Scende dalla macchina e cammina veloce verso la spiaggia, mentre Luke la segue con passo spedito, fino quasi a correre.
Poi lei si ferma, quasi all’improvviso, si volta verso di lui, nascondendosi sul suo petto, avvolgendolo in un abbraccio stretto, mentre le lacrime continuano a scenderle veloci.
«Sono una cretina, una cogliona. Sono la persona più orribile a questo mondo e non merito un ragazzo come te. Mi dispiace, Luke. Vorrei potermi rimangiare ogni singola parola che ho detto» dice di getto Vanessa, stringendo ancora di più la presa sul corpo di lui.
Luke le accarezza i capelli, mentre l’altra mano la tiene più vicina a lui, lasciandola parlare, lasciandola sfogare ancora un po’, sentendosi più rilassato.
Perché prima credeva davvero di averla persa.
 
Oh, tell me what we're fighting for
It's turning to an all out war
I'll find a way to fix these broken pieces
And let go
I'm tryna find a way back home
If it takes until I'm skin and bones
I'll find a way to fix these broken pieces and let go
Let go, let go
Fix these broken pieces and let go

We're fading out, we're all alone
It's what you wanted, I suppose
I can tell you feel the same
When you say you're looking for a way to change your mind, don't walk away

 
«Ho litigato con i miei genitori e me la sono presa con te. Ho litigato con loro e ho preferito prendermela con l’unica persona che mi sopporta, piuttosto del cuscino. Sono un’idiota, Luke, sono orribile ma… loro… loro hanno tirato anche te in ballo, hanno messo anche te in mezzo a quella discussione» confessa finalmente, facendolo un po’ irrigidire, perché non capisce proprio cosa c’entri lui in quel casino.
«Hanno cominciato a dirmi che non so nulla della mia vita, del mio futuro, dei miei sogni. Hanno cominciato a buttarmi giù, a dirmi che non sono in grado di vedere oltre il presente, dandomi dell’immatura, dell’infantile, lamentandosi di questo mio modo passivo di vivere senza desideri, senza ambizioni» la mano di Luke gioca tra i suoi capelli corti, mentre le dita di lei non sembrano volersi slegare, le sue braccia non vogliono lasciar andare quell’abbraccio.
«Hanno cominciato a dirmi che tu i sogni li hai, che tu i piani per il futuro li hai chiari, che hai ambizione, che giri il mondo, che non hai paura ad andartene…» alza lo sguardo verso il suo, mordendosi il labbro un po’ «Ho cominciato a pensare troppo, come faccio sempre. Ho cominciato a pensare a noi due insieme, al nostro futuro…» una lacrima «E sentivo le loro voci in sottofondo, ti vedevo lontano, ti vedevo troppo distante… ho cominciato a pensare che ti stancherai presto di me, del mio essere così bloccata al presente, del mio essere così maledettamente attaccata a casa mia… ho cominciato a credere che tu… potessi davvero lasciarmi e trovarti qualcuno di più facile da capire, qualcuno più disposto a vivere la vita come fai tu, qualcuno che non si comporta da pazzoide perché litiga con i genitori, qualcuno… migliore di me e adatto a te» il vento soffia più forte su di loro, un vento che scompiglia i capelli di lei, un vento che sembra pure lui offeso da quelle parole.
Luke resta in silenzio, abbassandosi un po’ per baciarle le labbra.
Un bacio delicato, un bacio che, poi, gli lascia un sorriso tenero, sorriso che lei non capisce.
 
Oh, tell me what we're fighting for
It's turning to an all out war
We'll find a way to fix these broken pieces

 
Oh, tell me what we're fighting for
It's turning to an all out war
I'll find a way to fix these broken pieces and let go
I'm tryna find a way back home
If it takes until I'm skin and bones
I'll find a way to fix these broken pieces and let go
Let go, let go
Fix these broken pieces and let go

 
«Se Calum fosse qui a suggerirmi cosa dirti, mi direbbe che… te lo meriti un “vaffanculo” di quelli cattivi, per le cose che mi hai detto prima, gattina cattiva» le tocca la punta del naso con l’indice, prima di cancellare quelle lacrime con il pollice «Tuttavia, come si fa ad essere cattivi con una gattina triste come te? Cioè, mi stai guardando con questi occhioni blu da gattina sperduta, mi sentirei pure in colpa!» e ride, ride e lei si morde il labbro.
«Merito qualcosa di peggiore di un semplice “vaffanculo”, Luke» lui le lascia un altro bacio, come a zittirla.
«Taci! Sono io la vittima, non tu. Non farmi sembrare il cattivo, io sono un pinguino buono e adorabile» ride ancora per le scemenze che sta dicendo nel tentativo di farla sorridere «Diciamo che… sei perdonata a metà, gattina. Le scuse le accetto, ma non so se mi bastano» si fa pensieroso, mentre lei un po’ arrossisce: quel nomignolo già ripetuto tre volte… sta a significare solo una cosa.
«Sesso riparatore?» propone lei, vedendolo strabuzzare gli occhi a tale proposta.
«Piccola pervertita! Passi troppo tempo con Michael, cosa mi tocca sentire» fa del melodramma, mentre lei si lascia scappare un sorriso divertito, sicura di quello che dirà lui in seguito.
«Però… non è una cattiva idea, sai? Prima mi hai fatto venire su una rabbia assurda, bisogna pur sempre sfogare in qualche modo» si spiega meglio, sempre con un sorriso fin troppo grande «Però… però… io pensavo anche ad altro, sai?» e sta volta lei si fa seria, dato che non capisce dove voglia andare a parare.
«Illuminami, pinguino»
«Direi che… io e te, ci meritiamo una vacanza! Ma non qui, nella noiosa e invidiabile Sydney. Dovremmo andare… a Santorini!» e quel nome lascia senza parole Vanessa.
«Santorini?!»
«Sì, gattina, Santorini! La città che guardi sempre in Google immagini e che mi nomini sì e no dieci volte al minuto. Santorini, solo io e te» le bacia le labbra, mentre lei è incredula.
«Luke… ma…»
«No! Nessun “ma”. Vuoi farti perdonare? Allora accetta, vieni in vacanza a Santorini con me» le bacia la guancia, arrivando a sussurrarle all’orecchio «La città bianca, il mare blu come i tuoi occhi, il cielo senza nuvole. Io, te, il sole, tanti asini che ti portano in giro, le stanze color pastello…» ripete a memoria quelle parole che lei dice sempre quando si tratta di Santorini, aggiungendoci, però, qualcosa di suo, qualcosa che la fa arrossire ancora «Poi la sera… se proprio vuoi camminiamo in spiaggia, ma… se magari dovessi essere particolarmente propensa a stare a letto… c’è altro che potremmo fare» ride.
«Poi sono io che passo troppo tempo con Michael…»
«Tanto lo so che senza il mio amichetto non vivi»
«Perché devi rovinare tutto con questi discorsi da ragazzino con gli ormoni a mille?» ridono entrambi, lasciando che le loro labbra si uniscano di nuovo.
«Perché ami anche questo di me, non solo il mio lato dolce che non si stancherebbe mai di ripeterti quanto tu sia importante per me, quanto tu sia unica e non così facile da lasciare andare, come credi tu in questa testolina bionda» sorride tenero, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio «E anche io amo quella parte di te che è affezionata a questa città, quella parte di te che è ancora un po’ persa in sogni non del tutto chiari, quella parte di te che viene fuori quando litighi con i tuoi genitori, rendendoti una pazza, una pazza che mi fa ridere e… un po’ incazzare» ammette, notando come lei abbia già abbassato lo sguardo.
«Ma, questo, non vuol dire che mi stancherò di te. Io ti ho scelto, Vane. Ho preso tutto il pacchetto: la Vane dolce, romantica, coccolona che diventa una gattina molto sexy, ma anche la Vane scontrosa, arrabbiata con il mondo, che basta davvero poco per finire nella sua bellissima lista nera. Ho scelto te, ogni cosa di te, ogni tua sfumatura di giallo» la prende in giro «E so che anche tu hai fatto lo stesso con me. Non sono perfetto, tu lo sai. Lo capisci quando me ne sto in silenzio tutto il giorno, lo capisci quando mi ammalo, mi sparisce la voce e mi viene quasi da piangere perché temo di perderla per sempre e di non cantare più. Mi capisci più di quanto tu possa immaginare, sopporti i miei umori con pazienza, neanche mia mamma ci riesce, molte volte. Tu hai scelto Luke, in ogni sfumatura; io ho fatto lo stesso con te, e non me ne pento» conclude, accarezzandole la guancia.
«Sfumature di pinguino, sfumature di blu» scherza lei, abbracciandolo nuovamente.
«Non mi stanco di te, Vane. Non pensarlo mai più» le sussurra ancora, mentre lei alza gli occhi verso di lui.
«Ti amo, Luke. Grazie, perché fai tutto questo per me» gli lascia un bacio, sentendo le mani di lui sul viso.
«Anche io ti amo, però…» si guardano «Però ci vieni a Santorini con me, vero?» e lei sorride, baciandogli la punta del naso.
«Ma andiamo a Santorini! Fanculo tutto, Santorini la sogno da una vita!» libera quelle parole facendolo sorridere, facendo urlare anche lui per l’emozione, mentre la prende in braccio e comincia a girare su se stesso, facendo cadere entrambi, perché Luke non è mai stato troppo stabile.
Ma ridono lo stesso, ridono e si baciano, cercandosi con gli occhi, con le labbra, con le mani.
Ridono di loro due insieme, per terra sulla sabbia, mentre il suono delle loro risate si mescola al suono delle onde e al vento che soffia di meno.
Ridono e restano abbracciati, mentre si avviano verso la macchina per tornare a casa.
Sorridono e si tengono per mano, mentre Luke guida e Vanessa comincia già a cercare un itinerario per la loro vacanza.
I loro occhi felici che quasi brillano.
L’adrenalina per la novità del viaggio che già circola dentro di loro.
Le loro voci che discutono su Santorini e poi cantano su note che sentono dentro la testa.
I loro cuori ancora con tutti i pezzi presenti.
Pezzi che solo Luke sa ricomporre con il cuore di Vanessa.
Pezzi che solo Vanessa sa ricomporre con il cuore di Luke.
Pezzi che non si stancheranno mai di raccogliere e di sistemare.
Senza stancarsi mai di loro due.

 
 
 


Note di Nanek
È finitaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.
Già, è finita.
Un finale con il botto, almeno per i miei ormoni.
Già, Luke.
Già, Santorini.
Sigh.
Se vi ho detto di leggere le note un motivo c’è, insomma.
Diciamo che le nuvole nere di qualche settimana fa, se ne stanno un po’ andando, anche se sono certa che basteranno poche settimane e torneranno presto.
Ma comunque, nell’attesa del ritorno della catastrofe, sto facendo delle cose, che renderanno felici molte di voi che hanno dimostrato quanto ci tengano alle mie storie.
Beh, io e Jade torniamo presto con Tomorrow never dies. Il capitolo 18 è quasi finito, speriamo di postare in settimana! Per la gioia di chi legge quella storia.
Per quanto riguarda me, ho deciso di partecipare ad un contest, e scriverò sul fandom dei 5sos, perché sono nel momento giusto.
Per quanto riguarda How I met your mother, io ho due capitoli pronti, me ne mancano solo altri due ed è FINITA. Devo solo trovare il coraggio, e posto anche lì, per concludere quello che ho iniziato. Ma lo faccio, insomma, nonostante la decisione della settimana scorsa.
Diciamo che è difficile non pensare a quella storia, è difficile non pensare a quel Luke. Quindi torno, prima di quanto credessi, torno e mi metto l’anima in pace, perché mi sto rendendo conto di quanto mi dispiaccia lasciarla lì. Però non so quando torno, su questo abbiate pazienza, ma vi informo se lo faccio, non preoccupatevi.
Detto questo, spero di rendervi felici, almeno un po’.
Per quanto riguarda Niall Horan, ho postato una OS,
Infinity., se volete leggerla, è lì.
Anche su di lui ho scritto qualcos’altro che posterò presto.
Detto questo, nulla. È finita anche Fly Away, con un happy ending pure per l’ultima coppia.
Grazie di cuore per ogni cosa <3
Grazie di cuore a Giada e Mary, perché pure voi ci avete messo del vostro per farmi cambiare idea, lo so che complottate contro di me, eh! mica scema io. Grazie tose, il bene che vi voglio farebbe ingelosire Michael, Ashton, Calum e pure Hemmo <3
Nanek

 

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