Chase Adventure - Le Sette Gemme

di FlyingTrain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Più di Ogni Altro Tesoro Prezioso ***
Capitolo 2: *** Spirito Coraggioso e Avventuriero ***
Capitolo 3: *** Dal Duello.. ***
Capitolo 4: *** ...Alla Svolta ***



Capitolo 1
*** Prologo: Più di Ogni Altro Tesoro Prezioso ***


 [Più di ogni altro tesoro prezioso]






[ Golfo del Messico, 16 maggio 1720 ]

 

La superficie salmastra dell'acqua cristallina brillava sotto i raggi rosei del sole, e l'aria dell'oceano non vantava una giornata tanto promettente da circa due mesi di burrasca. In un punto preciso poi, ai confini di Isla Riera*, le onde avevano da infrangersi niente di meno che contro lo scafo della famigerata nave braccate da tutte le marine militari, La Tenebra.
Verso l'ora del tramonto, gli uomini di Old Roger potevano finalmente beneficiare, dopo il sudore di un'interminabile giornata di fatica, di un po’ di serenità e perché no, sollazzare in solita compagnia e con l'ausilio di alcune preziose gocce di rum.
Intanto, il primo ufficiale sorvegliava annoiato dal ponte di coperta le anime sudicie e dalla bocca contorta di imprechi e volgarità - sconce quanto scurrili, e tipiche dei bucanieri rozzi dell'oceano Atlantico, ma ben peggiori quando si trattava in verità della ciurma del più spietato pirata dei sette mari.
Dopo aver ormeggiato per svariati porti nelle ultime due settimane, adesso la destinazione rimaneva un'unica e sola località denominata Rock Safe*. Colei che tutti navigano cercando.
Ma sebbene avessero incalzato la rotta capace di condurli esclusivamente all'oggetto del loro interesse, solcando pertanto il mare giorno e notte senza soste aggiuntive, restavano ancora lungi dall'approdare alla meta tanto ambita. E per sfortuna di tutti, l'impazienza era di certo una pecca eccessivamente petulante, nell'atteggiamento per il resto “poco esigente” del loro capitano.

Nel frangente in cui un marinaio si scolò giù per la gola l'ennesimo bicchiere alticcio di alchool, le risate intorno a lui, che solo una manciata di secondi prima usavano riempire di schiamazzi l'aria, sfumarono lasciandosi alle spalle delle grossolane facce confuse.

A mano a mano che il silenzio calava, lentamente un gruppo di nuvoloni, che poco prima non rientrava minimamente nel progetto futuro di questo giorno, si fece largo restringendo la superficie della nave ad una penombra buia.

Joseph, un mozzo raccattato dal capitano due anni prima al porto di Royal Sea*, pertanto l'ultimo arrivato, e salvato da una vita più miserevole di quella che poteva regalargli la pirateria, ora si faceva il segno della croce alla vista di ciò che ne riemerse, quasi trionfante, dalle profondità oscure e minacciose del mare.

La propulsione della Tenebra rallentò senza che nessuno impartisse ordini a tal proposito, fino a che non si fermò definitivamente sul posto, di fianco al veliero appena comparso.
Eppure la sensazione che il vento fosse ancora dalla loro parte era per giunta palpabile sui peli rizzatisi sopra le loro pelli.

Il primo ufficiale, dopo essersi lasciato uscir di bocca un distratto “non può essere” paralizzato dallo sgomento, abbandonò il ponte sui suoi passi e si affrettò a rincorrere l'atto prossimo che qualunque pirata, al suo posto, avrebbe eseguito in una tale circostanza.

Ma non fu necessario. Infatti, come già era successo, il capitano prevedeva ogni situazione, ogni agguato. Fece capolino prima che chiunque altro potesse fare appello alla sua presenza, prima con la sua gamba di legno. E a seguito di ciò, il primo ufficiale si arrestò sospirando forse anche per gradi poco più rincuorato nel rivedere la sua figura.
Ebbene, quest'uomo tanto famigerato, che mai era solito uscire di cabina dopo un orario preciso, accompagnato da un mantello sulle spalle e consumato dall'età in volto (ma ancora saldo più di una roccia) mise anche l'altro piede in carne e ossa sul ponte del veliero, camminando dritto e spedito verso il timone della nave, portandosi dietro non di meno che gli sguardi carichi di rispetto, e soprattutto di speranza, dei marinai al suo servizio.

Arrivò a comando arrancando un po’, ma sempre con quell'aria tranquilla che lo contraddistingueva, e infine, a testa alta, sembrava sfidare qualunque uomo sulla faccia della terra osasse opporglisi contro sulla strada per la conquista della ricchezza e della fama.

“Davy Jones” fu tutto ciò che disse, con una punta di malizia nella voce anche, senza curarsi di guardare altrove che non fosse l'orizzonte spettacolare difronte a sé, mentre zoppicava con il peso riverso sul bastone impugnato.

A quel nome pronunciato, come inevitabilmente, attraverso il volere dell'Olandese Volante (più ricco di vita di quanto le leggende sul mare potessero mai raccontare) un uomo dalla tenuta putrida e grondante di molluschi attaccati alla sua stessa fisicità e alla vista repellenti, si scindeva dal legno da cui era stato inglobato e nascosto fino a quel momento insieme al coro dei suoi seguaci.
Fece così il suo ingresso in scena- ad effetto dramma- il Diavolo del mare.

Il pirata da una vita priva di morte, violò qualche passo sulle assi cigolanti della sua imbarcazione, a detta di molti indemoniata, infondendo a tradimento l'ennesima ondata di terrore. “Ciao, Roger.” Dalle sue fauci, l'alito sprigionava una brezza a dir poco stagnante.

A prova di ciò, e dell'inquietudine, un brivido madido di sudore percorse all'unisono le colonne vertebrali di ognuno dei componenti della ciurma di Old.

“Qual buon vento ti disturba, a tal punto da condurti fin qui da me, vecchio Jones?” si incuriosì poi il capitano. Gli occhi piantati sull'orizzonte e la sfrontatezza di un lupo di mare.

Il diavolo, al contrario, sembrava sul punto di imprecare qualcosa, ma si astenne. “Devi possedere una lingua biforcuta, e una memoria a breve termine, per chiedermi una cosa simile.” sibilò infine.

L'altro virò lo sguardo finalmente alla sua destra, in direzione del suo interlocutore. “Oh no, è solo che in genere non ricevo visite.”

Qualcosa scattò negli occhi vispi di Davy Jones, che si illuminarono come se gli avessero acceso improvvisamente davanti, un lume di convinzione che si rifletteva dentro le pupille ristrette. “Mi stai dicendo forse che tu non ricordi?”

Occhi vuoti e spallucce intanto obiettavano al comando dall'altra parte, al fianco dell'Olandese. “Cosa dovrei ricordare?”

“Sarà un piacere rinfrescarti la memoria allora.” annunciò la risata ambigua di Jones che subito un attimo dopo svanì, materializzandosi dal nulla alle spalle di un mozzo di Roger.

Quest'ultimo non si era reso conto minimamente di nulla, finché non sentì sulla propria pelle, ma soprattutto sulla gola, la forza della lama del coltello impugnato da Jones, squarciarlo crudelmente e senza pietà alcuna.

Il nostromo non riuscì più a trattenersi, scattò in avanti. “Cosa diavolo-” ma venne subito bloccato dalla mano cauta del suo capitano.

“A cuccia, John.” E come se non fosse appena successo nulla, continuò a fissare a nervi saldi davanti a sé.

John rimase esterrefatto e ancora più disorientato di prima. “Ma capitano-”

“Calico John, per quanto io apprezzi e abbia in riconoscente considerazione gli sforzi che avete fatto sempre al mio fianco in tutti questi anni, voi siete al mio servizio su questa nave proprio come tutti gli altri del resto,” accompagnò alle parole un gesto plateale della mano adornata con diversi anelli d'oro. “ricordatevene in futuro.”

Fissato dagli occhi ancora perplessi del primo ufficiale, Old Roger sciolse con la mano la presa sul legno grezzo del timone, affidando così di conseguenza il comando all'altro che dal canto suo, senza batter ciglio in ulteriori proteste, assecondò i voleri del capitano in silenzio, nonostante si trovassero ad essere fermi già da un pezzo oramai.

Egli poi scese un gradino alla volta le scale che lo separavano da colui che aveva appena violentemente strappato la vita ad uno dei suoi uomini. “Confesso di esserne lusingato, che tu ti sia fatto tanta strada per venire a trovarmi. Ma vediamo di scendere a patti, come persone civili, che ne pensi?”

“Non siamo persone civili. Non lo siamo mai stati! Quel che siamo, invece, è la feccia dell'umanità, pirati, contrabbandieri, e io sono stufo di essere preso in giro da un moccioso e incallito mentecatto come te, Roger! Non mi farò trattare, io, come l'ultimo dei pirati!” sputò irato il Diavolo, senza troppi peli sulla lingua.

“Come vuoi, ma ehy, non sono più un moccioso.” una risata roca gli risalì su per la gola. “Voglio dire, sessant'anni.. Tra poco il mare porterà via con sé le mie ceneri e allora tu non dovrai più temermi. Manca poco, sono vecchio, Jones. Sii buono, lascia che io mi ritiri e che viva questi ultimi anni in pace cercando la mia redenzione.” Lo abbindolò, nascondendo però dietro alla barba tanta menzogna.

Davy sorrise raggiante, assaporando il venticello gremito di salsedine che solleticava il suo naso. “Mio caro Roger, non te lo ripeterò più: hai tre giorni di tempo. Tre e soltanto tre. Dopo di ché verrò a prenderti, ovunque tu tenterai di sottrarti al tuo triste destino, e ti giuro sulla barba di Nettuno che se non mi avrai portato quello che ti ho chiesto, te la vedrai con tu sai cosa.” Detto questo, Jones ostentò i suoi due occhi come strumenti per seminare disprezzo e rancore, prima di dissolversi nuovamente e tornarsene a bordo della sua nave fantasma insieme a tutto il suo fascio di equipaggio. “Andiamocene da qui!” Sbraitò contro i suoi uomini.



Tornato il sereno, e placato il vento arido, i marinai si liberarono, gettandolo in mare, del corpo fradicio di sangue del loro ex compagno ucciso.

Il primo ufficiale, Calico John, approfittò della quiete diffusasi per avvicinarsi alla cabina e scambiare due parole con il suo capitano, non prima però di aver gettato un'ultima occhiata anche al resto della flotta che lavorava per ripulire al trambusto scatenatosi sotto di sé.

Afferrò il battente ed entrò annunciandosi: “Capitano.”

Roger abbandonò per un attimo le carte su cui presto aveva preso a lavorare dopo che Jones se ne era andato. Si voltò a suo malgrado assorto, per scorgere chi fosse. In un altro momento non ne avrebbe avuto il bisogno impellente. Sapeva riconoscere perfettamente la voce di ogni suo passeggero, ma in quel frangente lo stress accumulato lo aveva consumato tanto da fargli dimenticare persino il suo nome. “Oh, sei tu.”

John richiuse da bravo la porta alle sue spalle e avanzò verso lo scrittoio fremendo per l'agitazione che finalmente si sentiva libero, da occhi indiscreti, di scaricare. Il capitano era come un fratello maggiore per lui, dunque non avrebbe avuto di che vergognarsi a lasciar andare un po’ della sua frustazione. “Si può sapere perchè Davy Jones ce l'ha tanto con voi? Cosa ha fatto scatenare la sua ira? A cosa sono dovute queste improvvise angherie?"

Roger ascoltò, magari anche attentamente, le domande innescate a raffica una dietro l'altra, comprendendone di sicuro le motivazioni, poi lo riprese: “Quando hai finito..”

John espirò e si massaggiò le tempie. “Ho finito.”

“Bene.” biascicò Roger tornando a darsi da fare sulle carte con le rotte battute con più facilità per ogni porto nelle vicinanze.

L'altro si guardò intorno intontito, poi lo chiese: “..allora?”

“Oh, si, giusto.” Si rimproverò mentalmente per essere così distratto negli ultimi tempi, e non solo a causa di Davy Jones. Non aveva detto niente di falso prima, l'età avanzata comportava i suoi sintomi per un longevo marinaio come lui. Anche per il più forte. Non era più agile come una volta. La vecchiaia era realmente alle porte e la cosa che lo spaventava maggiormente era la consapevolezza di dover nominare un nuovo capitano a cui rilasciare l'ingrato, ma anche decisamente fantastico, compito: essere al comando di una banda di predoni - che avrebbe a distanza di pochi miseri anni affidato nelle mani di qualcun altro- navigando sulla sua Tenebra gli aveva donato una vita di avventure che nessun altro mestiere poteva vantarsi di concedere agli uomini. Il brivido della paura proprio come quello che aveva assaporato pochi attimi prima, quando Davy Jones incombeva sul suo stesso pavimento, a due soli passi dal tagliargli la testa. La speranza di riuscire a salvarsi la pellaccia. L'insicurezza di non farcela che comportava il doversi appigliare a qualsiasi risorsa gli venisse in mente. Era questo che paradossalmente rimpiangeva di dover abbandonare più di ogni altra cosa, addirittura più di ogni altro tesoro prezioso.

“Il cuore di una vergine.” gettò fuori infine, e ci mancò poco che non lo facesse in maniera teatrale.

Il primo ufficiale reagì d'impulso con il cuore tamburellante, come stesse scattando all'attenti. “Cosa?”

“Davy Jones. Pretende che gli sia dato il cuore di una vergine.” rispose come fosse la cosa più scontata e naturale del mondo.

“Ah..” boccheggiò. Iniziava a sudare, il povero primo ufficiale. Lui al contrario non amava trovarsi ad avere a che fare con tutti questi pericolosi pensieri, nonostante fosse di vent'anni più giovane. E nonostante fosse un pirata. Lui preferiva di gran lunga depredare e uccidere, piuttosto che rischiare al punto critico di venire ucciso. “Ho capito, ma perchè?”

Roger tracciò sulla cartina un punto che a parer di John sembrava essere stato scelto a caso, senza rifletterci troppo su. “Tempo fa gli ho chiesto di farmi un favore e come ben tu sai, i favori con quel mostro marino hanno tutti un caro prezzo, più salato del mare che stiamo solcando adesso. E se gliel'ho promesso, lui lo avrà. Avrà quel che mi ha ordinato di prendergli e io ho intenzione di onorare anche questa parte dell'accordo.” Dichiarò solenne. Non avrebbe accettato repliche e questo John lo sapeva bene. “Ordina a mastro Smith di invertire la rotta, approderemo prima a Percy Halt*.”

John esalò l'ennesimo respiro ansioso, in procinto di svenire lì su due piedi sotto lo sguardo assente del suo capitano, infine acconsentì. “Si, signore.”



 


* i luoghi sopra citati sono inesistenti, frutto della mia fantasia.
 
 

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Capitolo 2
*** Spirito Coraggioso e Avventuriero ***


[Spirito Coraggioso e Avventuriero]

 



[ Percy Halt, 16 maggio 1720 ]


Vinta dalla stanchezza -nell'ultimo quarto d'ora era quasi come se avesse preso magicamente vita e si fosse rimboccata le maniche nel sollecitare la ragazza a non rinnegare al proprio corpo un po’ di sana e meritata tregua - Bella Price si era arresa all'idea che fosse giunta l'ora di tornarsene a letto per chiudere in bellezza anche quella notte, come le altre. D'altronde era datato il criterio, la bellezza ha bisogno sì, di tanta fatica, ma senza il riposo quest'ultima si misurerà come nient'altro che un tentativo vano e fallito a vuoto.
Al pensarci bene, mentre spesso ricadeva nuovamente nella trappola di tela che le tesseva il suo passato, ricordava dolorosamente quei tempi con nostalgica malinconia; nella sua memoria non esistevano nessun dovere, nessun pensiero, nessuno che le sbattesse in faccia la realtà che la sua vita fosse un programma sprecato in mano a delle insulse ideologie.
Lei era diventata nulla più che un pacchetto sempre pronto per essere spedito ovunque se ne sentisse l'esigenza.

Ma un modo per evadere da questo piccolo universo infernale esisteva, e Bella ne aveva piene le tasche di mezzi attraverso i quali svignarsela a gambe levate, da quella prigione che lei comunemente chiamava casa.
 

Tutto ebbe inizio otto anni a questa parte, in occasione del suo decimo compleanno. Suo padre era attualmente in viaggio per affari, mentre sua madre, calzata nel vestito più elegante, ad un certo punto della celebrazione in onore alla festeggiata, le aveva bisbigliato qualcosa in disparte a proposito di un regalo segreto. 
Bella, allora entusiasta, a stento riuscì a trattenere la frenesia che smuoveva ogni fibra del suo corpicino, quando accolse a gran gioia la richiesta della dama di allontanarsi dalla cerimonia per seguirla su al piano di sopra. 
Si separarono dal resto degli invitati ormai del tutto catturati dal travolgente suono del violino per sentirne la mancanza, e raggiunsero la camera matrimoniale dove dal fondo dell'armadio, nascosto dietro ad alcune vecchie scartoffie e ad altre cianfrusaglie, Caitlin Price ripescò una scatoletta azzurra contenente un portafortuna intagliato a forma di chiave, ed agganciato ad un filo che annodò intorno al collo della sua amata bambina.

L'invidiata moglie del governatore Healweth, si inginocchiò faccia a faccia alla sua giovane interlocutrice. Fissò pensierosa il ciondolo e disse armoniosa: “Questo ti proteggerà. Apparteneva alla tua bisnonna che si chiamava proprio come te, Isabella.”

La piccola piegò il labbro inferiore, teneramente imbronciata. “Mamma, ma io mi chiamo Bella.” suggerì la sua vocetta acuta.

Un risolino tinto di commozione risalì a sfiorare la bocca rosea di Caitlin e a renderla ancora più smagliante e giovanile del consueto. La voce spezzatasi in gola, le fuoriusciva a stento, e al suo posto intanto, il riflesso di luce che le brillava in entrambi gli occhi, sembrava avere nutrito molto più da dire. “Lo so amore, lo so, ma il tuo nome per intero è questo, Isabella. Il fatto è che noi, io e tuo padre, lo abbiamo sempre abbreviato per comodità, chiamandoti Bella. Il ché in effetti è assolutamente vero! Sei proprio una bambina bellissima tesoro.” Con le dita affusolate le arruffò dolcemente i capelli, e di risposta, Bella istintivamente tirò indietro il capo tentando di sfuggirle, e a questa scherzosa manovra evasiva la seguì a ruota un sorriso tenero e impacciato quanto puro.

“Bella,” le lacrime, nonostante si trattasse di una donna dalla corazza dura, ma che quando c'era di mezzo sua figlia perdeva ogni lume di fermezza, non volevano sentire ragioni a proposito di placarsi. Al contrario ardevano avide di scorrere.

“Mamma perchè piangi?” domandò Bella, con l'innocenza di una bambina di soli dieci anni.

Caitlin si strofinò rapidamente le mani sugli occhi asciugandosi i primi lucciconi. Il sorriso più sincero che mai ammirava il sangue del suo stesso sangue. “Oh ma io non sto piangendo. In un altro momento non potrei essere più felice di come sono ora, te lo giuro.” una pausa. “Bella, prima stavo tentando di farti sapere una cosa molto importante. Questa non è una semplice chiave.” accarezzò con un dito l'oggetto pendente dal collo snello di Bella. “Nemmeno io ho mai scoperto che cosa fosse in grado di aprire di preciso. Quel che posso assicurarti con certezza, invece, è la consapevolezza che se la stringerai forte ogni volta che proverai paura o penserai di essere sola, queste brutte cose svaniranno via come in un soffio, capito?”

Bella si scrutò brevemente il petto, nel punto esatto in cui terminava la collana, poi risalì con lo sguardo, alto a tener testa alla madre. “Me lo prometti?”

Il fiato corto che certe emozioni le regalavano alle volte era la sensazione più amabile del mondo che Caitlin conosceva. “Ma certo.”

Ebbene, un sorriso generoso concessole dalla sua bambina illuminò per effetto l'anima della giovane donna, inizialmente turbata, facendole morire in cuore tutte le ansie e le preoccupazioni che covava. Quella sera, infatti, un prospetto non molto gradevole le si era insinuato dentro e in nessun modo sarebbe stato disposto a levare le tende. Ma Caitlin non era in vena di dargli troppa corda. Desiderava con tutta l'anima godersi spensieratamente ogni singolo secondo di quella giornata con la sua cucciola.

Partì un abbraccio da entrambe le parti che si cinsero forte, sigillando un legame che niente avrebbe mai potuto spezzare.

Avendo adagiato comoda il mento nell'incavo del collo del genitore, Bella inspirò piacevolmente il profumo pungente che la pelle emanava. E decise di incassarlo per sé così da custodirlo per tutta la vita nel caso ce ne fosse stato il bisogno, poiché ne avesse sentito la mancanza, e magari il portafortuna non avesse funzionato a compensarla.

Il frastuono di un botto improvviso proveniente dai piani inferiori fece di colpo saltare in aria le due ragazze. E si trattò forse dell'unica cosa che avrebbe potuto dividerle in quel frangente, e purtroppo così fece.

“Cosa è stato?” domandò Bella, cercando chiaramente di ricevere rassicurazioni dalla figura maggiore.

Caitlin si ispezionò intorno. Ma erano soltanto loro due lì dentro, per adesso. La cosa le puzzava di marcio. Le urla che però si sollevarono da fuori e che sembrarono provenire più approssimativamente da vicino, non aiutavano di sicuro. Ma anzi, le diedero la conferma che stava aspettando che qualcosa non andava di sotto. Mentre il panico non faceva altro che tamburellarle senza freno contro il petto. “Non ne ho idea.” rispose soltanto. Prese in mano sua figlia e si incamminò in silenzio verso la porta. “Vieni con me, ma attenta a non fare rumore.”

“Dove stiamo andando?”

“Aggrappati a me e non lasciarmi per nessun motivo al mondo, chiaro? Andrà tutto bene, te lo prometto.”



Di tutti gli eventi che accaddero in seguito, di loro, Bella ne conservava una vaga immagine sfuocata, ma marchiata duramente a fuoco nella mente.

Il buio caldo del cielo notturno e stellato, si preannunciava un ottimo alleato per sfuggire al meticoloso lavoro che svolgevano le sentinelle al servizio del governatore Healweth Price.
La ragazza fu svelta ad accovacciarsi a terra, fra le erbacce, appena in tempo. Quando una di loro sviò senza preavviso alcuno, con la mano, la luce del candelabro nella direzione del cespuglio in cui ora lei si nascondeva. Illuminando così quel tratto alberato in particolare. Ma Bella per sua fortuna era stata più veloce a prevedere, e dunque precedere, quella mossa.

Rincasò di soppiatto, senza essere scoperta, intrufolandosi come un'estranea dall'ingresso posteriore, che tutti ancora dormivano. Naturalmente. Chi pensava di incontrare già sveglio alle quattro di notte? Oh, certo, a parte le guardie che eseguivano un'ottima prestazione, come sempre del resto. E lei che, beh, aveva altro da fare a quel tardo orario.
Erano già trascorsi alcuni anni da quando aveva assunto l'abitudine furtiva di sgattaiolare fuori, a notte fonda, per correre ad esercitarsi con la sua spada sguainata, in un vecchio fienile abbandonato nella zona periferica della città.
Non si trattava di un evento raro, infatti, quando si parlava di depredazioni e assalti vari a nome dei pirati del mare. Del resto- ogni qualvolta la sua mente rispolverava quel ricordo dal passato, le si formava uno spiacevole magone alla gola- sua madre cadde vittima dell'attività di quei fuorilegge, la notte stessa in cui lei ebbe concluso da poco i dieci anni di vita su questa terra. E il detto assicurava ai cittadini che prevenire fosse cento volte meglio che curare. Dunque nel momento opportuno in cui se ne fosse sentita la piena necessità, lei avrebbe già avuto occasione di perfezionarsi per difendersi benissimo anche da sola. E inoltre custodiva, e portava ancora costantemente con sé, il suo portafortuna. Questo la faceva sentire a maggior ragione più infallibile. 
Ma suo padre non la pensava allo stesso modo e non era affatto d'accordo, che la sua docile fanciulla duellasse alla maniera selvaggia degli uomini barbari. Pertanto, l'unica carta certa che le restava allora da giocarsi, era niente di meno che agire di nascosto. Mentre tutti gli altri riposavano al calduccio nei loro comodi letti.

I suoi occhi esaminarono in fretta e furia l'atrio, mentre entrava nella residenza. 
La sfarzosità del rococò risiedeva all'interno di ogni singola decorazione della sala ampia principale. (Il governatore aveva operato diverse mansioni in Francia, da giovane, e aveva fatto sì che la sua abitazione somigliasse a tutti gli effetti, nello stile, a quelle della romantica Parigi, di cui si era follemente innamorato.)

Ad occhio e croce mancavano ancora pochi metri da raggiungere, per le scale. E la luce soffusa che disperdevano le candele, e che per chissà quale generoso volere della sorte erano rimaste ancora accese, l'aiutava a mettere a fuoco la strada per mezzo di almeno una chiazza di chiarore, in quell'immensa oscurità. Fortunatamente non c'era traccia di nessuno finora.

Ce l'aveva quasi fatta, quando un movimento improvviso alle sue spalle le fece balzare il cuore in gola e la incenerì sui suoi passi. La consapevolezza di cosa si trattasse era troppo viva per essere ignorata, e forse non avrebbe dovuto cantare vittoria così presto.
Fece inversione e si voltò lentamente.

“Padre.”

Il governatore Healweth Price se ne stava all'in piedi, a braccia conserte, affiancato da due sentinelle armate e pronte all'attenti. Una di loro aprì bocca malgrado fosse visibilmente agitata: “L'abbiamo intravista uscire dal retro all'incirca verso mezzanotte, non avevamo idea di dove fosse diretta. E ha fatto rientro soltanto pochi minuti fa, quando siamo corsi a cercarvi per farvi rapporto, signore.”

Che leccapiedi, spioni, sottomessi, constatò abbastanza irritata, Bella.

“Avete fatto bene a chiamarmi.” dichiarò solenne Price, con il mento allungato in fuori.

“Al vostro servizio, signore.” Le loro mani scattarono rigidamente verso la fronte.

“Potete andare, è tutto qui.” li liquidò in ultimo.

Bella ormai aveva smesso di contare le volte in cui essi suggellassero ogni frase con “signore”, come l'amen in una preghiera. E ai suoi occhi risultava piuttosto bizzarro trattandosi di suo padre. Malgrado ciò, li seguì allontanarsi con lo sguardo, in silenzio e a testa basta. E in quel conciso istante provò anche un modesto senso di colpa nei loro confronti, dal momento che erano stati costretti a comportarsi da avvisaglie semplicemente perché tiravano avanti di quello.

“Sei proprio come tua madre.” si sentì poi richiamata in causa dalla voce diplomatica di suo padre. La ragazza staccò gli occhi dalle figure slanciate dei due uomini, e istintivamente li riagganciò a quelli dell'uomo di cui poco sapeva, se non che custodisse tremendamente a cuore il solo poterla sapere al sicuro, giorno e notte, sotto la sua ala supervisora. “Somigli in tutto e per tutto a come era lei, sai? E qui non mi riferisco solamente alle fattezze fini e gentili che avete in comune. No, è qualcosa di più grande. Anche lei era ribelle come te. Nemmeno sotto severe costrizioni sarebbe riuscita a mettere a tacere le sue più intime aspirazioni." Il suo sguardo era pieno di di ricordi che cevalano giorni e momenti sconosciuti a Bella. "E alla fine fu proprio per quel suo spirito coraggioso che venne fatta prigioniera e…” una lacrima minacciava di scivolargli giù per la guancia ispida di barba, ma si bloccò gelidamente sul nascere.

Per pochi attimi, fra di loro regnò un silenzio fatto di pensieri, memorie, rimpianti.

Bella aveva ben presente anche quanto fosse doloroso quel tasto per tutta la sua famiglia. Sospirò. “Padre sul serio, non dobbiamo per forza riparlarne.”

“Bene, allora parliamo dello spiacevole incidente avvenuto questa notte. Tu mi hai disubbidito, Isabella.”

La ragazza roteò gli occhi al cielo. “Detesto quando mi chiamate così..” sussurrò per non farsi sentire.

L'alto funzionario, però, non era ancora sordo, e dal suo canto si strinse nelle spalle, per poi rispondere semplicemente: “È il tuo nome.”

Bella si apprestò a protestare. “Si, ma-”

Il buon governatore sospirò e parlò con calma: “Non accetterò obiezioni. Lo sai benissimo che tutto quello che faccio è destinato esclusivamente al tuo bene, e perché ti amo come nessun altro riuscirebbe a farlo. Per me non è stato assolutamente facile crescerti senza la mano di Caitlin, quando si sa, la mamma ha maggiore ascendente sui figli più piccoli,” gli sfuggì un sorriso leggero, ma Bella poteva capirlo dai suoi occhi, che stava parlando a cuore aperto. “E credimi se ti dico che ogni giorno cerco di fare del mio meglio per renderti felice. Ma la cosa che mi preme più di tutte, è saperti al sicuro.” a questo preavviso, l'espressione sul volto di Bella si spense per poi riaccendersi di risentimento. “E quanto a quello che hai fatto stanotte, e immagino anche le notti precedenti, confido nel tuo buon senso, e sono abbastanza certo che non si ripeterà mai più. Perchè anche se non vuoi rigare dritto signorina, beh allora sappi che dovrai ugualmente.”

“Va bene,” acconsentì secca e sgraziata. Infine aggiunse sprezzante: “Signore.”

Girò i tacchi e prese a camminare precedendo il padre verso le tanto attese scale. Non era stata cattiva, solo era stanca di sentirsi ripetere le medesime scuse ogni volta che commetteva un'innocente, e completamente legittima, disubbidienza alla sua insaputa.

Healweth tacque, e sentitosi evidentemente toccato, sciolse la stretta delle braccia intorno al petto, facendo vagare gli occhi esausti, e rilassò la postura. “Ora va’ a letto e riposati, tesoro. Domani dobbiamo presentarci in orario all'appuntamento con il conte e suo figlio.”

“Oh già. Il conte Sederone, non vedo l'ora, non sto più nella pelle.” lo prese in giro mentre gli dava le spalle.

“Chedròn,” la corresse. Dopo di ché, anche egli si accinse a ritirarsi nella sua stanza, irritato quanto ansioso di valersi di un po’ dell'agognato riposo finalmente. Calma a cui era stato crudelmente strappato compresa: tuttavia, da che entrava in gioco sua figlia, dubitava che qualunque cosa sarebbe riuscita ad imporgli di mantenere la calma e la serenità con cui si qualificava. E sotto questo punto di vista, era tale e quale a sua moglie. “Il conte Chedròn. E indossa un abito più femminile domattina, per piacere."

Entrambi crollarono in un sonno leggero e tranquillo.




Il mare vantava la sua giornata tranquilla tutt'oggi. Se non si contava di tanto in tanto qualche innocuo capriccio dettato dal vento, che smuoveva delle onde dalla distesa piatta.

La ciurma di Old Roger vogava coordinatamente in concordia e armonia, mentre il sole picchiava piacevolmente sulle teste dei marinai, alleviando così il fastidio dato dalla corrente.

“Quanto manca, capitano?” urlò dall'altra parte della scialuppa, Calico John, tra una remata e l'altra.

Roger sollevò il capo annoiato, sicuro al cento per mille di dover ribattere qualcosa di solito come “non molto, e vedete di remare più svelti, scansafatiche che non siete altro!”, ma al contrario delle sue aspettative, si ritrovò a far fronte con ciò che gli si prometteva, reale e concreto, davanti agli occhi che stentavano a crederci. La sua ragione accusò per giunta un probabile miraggio. E non gli rimase altro da fare se non balzare di scatto all'in piedi, azione che arrecò anche una lieve oscillazione alla piccola imbarcazione. E dopo aver raccolto a sé gli sguardi e i fiati sospesi di tutti gli altri pirati, esclamò allora entusiasta:

“Eccola lì. Percy Halt.”



 

Sono sicura che mio padre stia progettando insieme al suo amichetto francese di farmi unire al sacro vincolo del matrimonio con il figlio di quest'ultimo.

Sospetto che dovrei esserne felice, o per lo meno lusingata, signore.

Evviva, convolerò a nozze con un signorino altezzoso che va di cognome Sederone!

“Chedròn, il conte Chedròn.”

Diversi erano i pensieri colorati dal malumore, quelli che si annidavano nella testa di Bella, mentre riponeva sistematicamente gli ultimi affetti personali nella vastità della valigia. La sua spada per ultima, non era sicura se fosse il caso di portarsela dietro. Se suo padre l'avesse vista non ne sarebbe rimasto per niente contento..
Al diavolo! 
La dispose sotto, nascosta dal primo strato di vestiti ordinatamente distribuiti, in modo che qualora la valigia si fosse aperta nello scompiglio del viaggio, nessuno si sarebbe potuto lamentare a tal proposito.

Afferrò il pomello della porta, ma si scontrò immediatamente con le possenti spalle del governatore.

“Oddio.” esclamò ad occhi chiusi.

“Perdonami tesoro, ero preoccupato per te e…mi interessava solo sapere se fossi pronta, tutto qui.” si incuriosì, segretamente imbarazzato.

Bella gli fece cenno di sì sorridendo falsamente, e gli mostrò le valigie. “Prontissima.” Detestava il suo tentativo forsennato di ritagliare del tempo insieme ogni quando ne sentisse bisogno.

Gli occhi dell'uomo scintillarono per l'eccessivo entusiasmo. “Bene allora! Il conte e suo figlio sono già qui, e ci aspettano di sotto insieme alle carrozze, vieni.”

Percorsero la via di uscita accolti dagli sguardi opprimenti di diverse persone che li attendevano sorridendo.

Bella tentò di abbozzare un sorriso altrettanto sicuro, ma per certo quel che ne venne fuori fu una faccia spaventata e confusa.

“Governatore Price, non ci avevate informati che vostra figlia fosse addirittura più bella del gioiello di Madame Louvarì*. Così ci cogliete alla sprovvista.” fu l'uomo che Bella individuò come il conte Sederone a parlare, probabilmente per la larga stazza che lo scolpiva.

Patetico.

“Vi avevo detto che era splendida!” dichiarò con orgoglio, in un sorriso a trentadue denti, Healweth.

“Si ma non potevamo immaginare di doverla paragonare ad una dea.”

“Troppo gentile.” si intromise non potendosi astenere ancora molto dal commentare, la ragazza. In merito a ciò, il padre, prudente l'aveva sottoposta ad una raffica di raccomandazioni.

“Mi raccomando soprattutto niente linguaggio scurrile, o strani rumori..”

Il conte spalancò la bocca come sorpreso. “E a quanto pare parla anche, e ha una voce davvero deliziosa per le mie orecchie.”

Bella sbuffò di sottecchi, parzialmente offesa. “Sto considerando se sia il caso di suicidarmi adesso, o aspettare di avere a disposizione almeno qualche mezzo più letale, di un banale tacco da scarpa, che mi sarei staccata anche molto volentieri fra le altre cose, pur di salvarmi. E poi non scorgo nessun cappio nei paraggi.” Blaterò acida.

Esaminandosi attorno, poi esclamò: “Oh, che cosa c'è? Ho per caso parlato ad alta voce? Perdonatemi non me ne ero minimamente accorta.”

Per un istante o due, nessuno osò proferire parola. E Bella vide chiaramente che tutti vagavano nervosi con lo sguardo in cerca di qualcosa da dire. Suo padre sprofondava interiormente nella vergogna.

Assimilandola evidentemente come una battuta sarcastica, il conte scoppiò a ridere di gusto, nonostante sembrasse piuttosto che stesse lottando contro una fetta di prosciutto bloccataglisi nell'esofago. “Ma quanto è simpatica.”

“Già.” Risposero all'unisono padre e figlia.

Bella sentì qualcuno riderle alle spalle, e constatò che finora non aveva avvertito, o visto nessuno, arrivarle dietro.
Si voltò e si scontrò con un ragazzo alto e moro che appariva sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi.

“Questo è Julian, mio figlio.” intervenne con una travolgente energia nella voce, il maggiore Chedròn. “Vedo che avete fatto finalmente conoscenza.”

Julian allungò di slancio un braccio offrendole la mano, ed ella non si permise di rifiutare. “Piacere.”

“Piacere.” Bella arrossì ora leggermente.

“Io direi di andare!” Saltò su il governatore, guadagnandosi un'occhiataccia storta da parte della figlia. “Voi due prenderete la seconda carrozza.”

Bella si accigliò. “Dovrei viaggiare con questo sconosciuto?”

“Se non ti va puoi sempre camminare a piedi.” propose ironico il figlio del conte.

“Almeno non correrei il rischio di vomitare per colpa della tua faccia.”

“Sicura non sia a causa del tuo stomaco delicato, e tipico di voi femminucce?”

Il conte e il governatore si scambiarono un'occhiata a disagio, ma infine la presero a ridere. Mediocri sorrisetti di circostanza si stamparono sulle loro espressioni turbate.

“Suvvia, diamoci una mossa.” Li incalzò dolcemente impacciata, la moglie del conte, che finora non aveva battuto ciglio alla sinistra del marito.

I ragazzi salirono nella loro carrozza, che partì immediatamente subito dopo quella che la precedeva.

Bella non si girò verso il ragazzo sedutogli difronte, neanche per errore. Stabilì che fino al termine del viaggio, avrebbe passato il tempo ad ammirare il paesaggio fuori circostante.

Da lì si intravedeva la spiaggia: era a soli pochi isolati da dove si trovavano loro. Una nave sconosciuta aveva toccato terra, un veliero di svariate dimensioni, e con una strana bandiera a capo..

La carrozza si arrestò di colpo, e Bella ruzzolò in avanti finendo dritta tra le braccia di Julian.

Si lanciarono un'occhiata fugace, da parte di lui divertita, prima che ella si ricomponesse sforzandosi anche di scacciare via il rossore dalle sue guance. L'altro non fiatò, ma si alzò per andare a controllare il perché si fossero fermati, se ancora mancava molta strada da percorrere per la destinazione.

Bella, non riuscendo a zittire la sua curiosità prorompente, si alzò a sua volta. Ripose entrambi i piedi fuori dal cocchio e saltò giù tenendosi stretta l'ingombrante gonna a balze.

Raggiunse Julian che era rimasto paralizzato sui suoi passi. “Cosa c'è?” domandò.

In quel frangente, la sua mente tornò alla tragica sera in cui i pirati piombarono in casa sua, otto anni addietro.

“Aggrappati a me e non lasciarmi per nessun motivo al mondo, chiaro? Andrà tutto bene, te lo prometto.”

Si allarmò quando vide che alla guida della carrozza non c'era più nessuno.
Ma Julian non era lì che guardava.
Allora Bella seguì la direzione in cui puntava anche lui.

Le si spalancarono gli occhi:
“Ma cosa diavolo..”







*non esiste alcun gioiello di Madame Louvarì.

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Capitolo 3
*** Dal Duello.. ***


[Dal Duello..]




I suoni le giungevano ovattati alle orecchie; il panico cresceva, e saliva, e incentivava il suo sangue a pomparle gelo nelle vene; in bocca solo un retrogusto amaro di asciutto. Inoltre non c'era centimetro sano di osso, che si sentisse libera di muovere.

Il suo respiro tornò regolare. La sua testa era tutta un vortice di brandelli di pensiero. Di colpo, si sentì sopraffatta.

“Bella, Bella!”

Le parve di udire il proprio nome. E il suono proveniva dritto dalla bocca di un ragazzo. Quel ragazzo aveva tutta l'aria di esserle familiare. Ma doveva ammettere che risultasse piuttosto fastidioso, quanto il suo incessante strillarle addosso.

Quello che lei assimilò essere Julian, trasse un sospiro di sollievo. “Ti sei ripresa finalmente. Non sapevo cosa fare perché non ti vedevo respirare. Era agghiacciante sopportare di trovarmi difronte qualcuno con quell'espressione pietrificata. Chi glielo avrebbe spiegato poi a tuo padre se fossi morta! Dimmi un po’: stai bene adesso?”

Diciamo solo che la galanteria non era il suo forte. “Si” rispose stizzita.

Niente segni di ferite incisi sulla fronte, niente di rotto. Era ancora in piedi e non sdraiata e giacente sull'erba come si era immaginata di ritrovarsi..

Eppure la sua parte emotiva era crollata giù, frantumandosi per terra già da un pezzo. Da che si era imbattuta con la vista in quell'obbrobrio di incivili con le spade sguainate al seguito, non aveva ancora raccolto il coraggio di ristabilirsi.

La paura si instaurò sui loro volti. Era quasi come se un artista vi avesse spalmato sopra un pennello fresco di pittura bianca. E con maggior carica, l'orrore si avvertiva nei tremolii delle ginocchia impaurite, e nelle mani sudate di lei.

Questa preoccupazione, quest'ansia di imbattersi sul filo del rasoio, e di sapere che la morte gli era alle costole, erano presentimenti e sensazioni minacciose che Bella aveva già assaporato, e che si era augurata con ogni fibra del corpo di non rivivere mai più.

“Credi che siano..?”

Egli le offrì la mano come un qualsivoglia cavaliere degno di ammirazione. “Pirati? Di sicuro non escludo la probabilità che si tratti di loro. Non trovo fuori discussione che quei farabutti siano tornati qui per cercare di accaparrarsi più di quanto non ci abbiano già sottratto.”

Ella la accettò afferrandola nel caso non riuscisse a reggersi da sola, per via del suo turbamento. “Tornati? Vuoi dire che stiamo parlando della stessa banda di filibustieri che attraccò su queste spiagge otto anni or sono?”

Gli occhi inquieti di Julian si esploravano intorno, in cerca di un possibile nascondiglio. Poi lui trascinò il volto in direzione di quello di Bella. “Già. Come fai a ricordartene? Allora dovevi essere solo una poppante.”

Lei lo puntò in una smorfia irata. “Ma tu non eri francese? Che ci facevi qui?”

Le accennò con l'indice della mano la strada da percorrere, e proseguendo ora senza di lei, aggrottò la fronte senza capire. “Ad un francese non è permesso venire a trascorrere delle piacevoli vacanze sulle coste tropicali di Percy Halt?”

Lei fu svelta a superarlo, allargandogli di faccia un sorriso aspro. “Ovvio ma-”

Deglutì nel momento in cui essendo in procinto di inciampare con il piede destro una fossa, lui la circondò cingendola a sé in una stretta si potrebbe dire rassicurante.

Julian ridacchiò a bocca chiusa. “Ad ogni modo non puoi rispondere ad una domanda accavallandone sopra un'altra, furbetta. Questo non te l'ha insegnato il tuo paparino?”

Fu allora che Bella non ne potè veramente più di sopportare tutta questa pressione e perdette le staffe. Sbottò, autorizzando così tutte le sue frustrazioni a darsi libero sfogo, finalmente. Urlò: “E il tuo invece?! Oltre a strafogarsi di cibo, non ti ha spiegato che è maleducazione interrompere una donzella mentre parla?!”

“Fammi pure un fischio quando ne troverai una.” La schernì senza zelo nella voce.

Quel sorriso e quella strafottenza… Il solo modo in cui continuava a punzecchiarla beffandosi di lei con gusto.. Julian non faceva altro che alimentare ostilità e rancore per conto di Bella.

“E tanto per fare il tuo bene” riprese a dire il ragazzo, a questo giro più serio. “e anche il mio, io non urlerei più se fossi in te. Sempre che tu non sia ancora alla forsennata ricerca di uno stratagemma per mezzo di cui suicidarti, sia chiaro.”

A parer del logico, non avrebbero dovuto temere gran ché, ne attendere più di molto: si dava il caso, infatti, che l'altra carrozza, quella che ospitava i loro genitori e conoscenti, gli fosse sicuramente attorno, ma al massimo pochi angoli più in là. Dovevano aver svoltato a destra, oltre l'ingente staccionata di legno, magari per nascondersi. E magari suo padre stava dando di matto. E magari le stava già correndo incontro, a braccia aperte…

Eppure, di loro, ancora nessuna traccia.

Bella inspirò prendendo coraggio, infine osò chiedere: “Dove pensi che siano gli altri? Credi che..?”

“Oh no. No, loro..” anche lui necessitava di una spinta per riuscire a parlare. Prese fiato un momento: “Credo che noi siamo stati condotti qui per errore. Il cocchiere deve essersi accorto che qualcosa non andava con.. quelli” fece cenno ai pirati che cominciavano a somigliare a dei puntini in lontananza. “Allora, spaventato, deve aver imboccato questa strada che sapeva ci avrebbe trasportati laggiù, dove ci stiamo dirigendo noi adesso; infatti oltre la staccionata inizia un sentiero alberato, ottimo per non farsi scovare da chi si sta scappando. Tempo addietro veniva utilizzato dai concittadini per nascondersi in modo particolare durante gli assalti dei banditi. Ma a quanto pare, il nostro amico deve essersela data a gambe prima del previsto.”

Bella ci riflettè sopra. “E tu come fai a sapere tutte queste cose?”

“Onniscienza.”

Non meravigliandosi nemmeno della faccia stupita che lei aveva assunto, Julian rettificò: “Dimentichi che anche io ho vissuto in questi luoghi da piccolo.” Sorrise smagliante. “E per certi versi ne so più di te sulla storia di questa città.”

La ragazza alzò gli occhi al cielo con esasperazione. Con il viso contratto in un'espressione di nausea poi, procedette sul cammino. “Piantala di blaterare, Sederone.”

“Sederone? Ah però, siamo proprio in vena di complimenti e sarcasmo oggi. Tra una ragazzina impertinente che mi hanno appioppato, e l'arrivo senza preavviso dei pirati, deve giustappunto trattarsi del mio giorno fortunato.”

Nonostante le discussioni non trovassero pace, era ostinato lo stimolo di Julian a condurli entrambi in salvo. Ma tutti i suoi sforzi si rivelarono purtroppo vani. Di fatto dal nulla, mescolandosi al caldo afoso che a momenti spaccava le pietre, sorse a poco a poco un suono scalpitante. Era un incalzare di cavalli a galoppo sul verde della collina dove si stavano muovendo. Il grosso polverone di sporcizia che si stava ora innalzando, era diventato più pericolosamente vicino. Li trainava un cocchiere alla guida.

Il presentimento di Bella si accese in un lampo di cruda verità. “Ehy ma quella non è..”

“La nostra carrozza.” tagliò corto l'altro.

Julian scambiò una breve occhiata con Bella. Entrambi sembravano giunti alla stessa conclusione: quello era un pirata.

Lui le afferrò i fianchi rapidamente, e se la caricò infine sulle spalle. Subito si accinse a procedere a passo spedito, e senza più un'effettiva e concludente destinazione prefissata nella mente.

Egli disprezzava la consapevolezza delle sue superflue capacità e risorse a disposizione. E il suo naso non accettava di fiutare la paura, o di dover ammettere a sé stesso che erano stati inchiodati e non sussisteva altro modo di farla franca. Rifiutava qualsiasi presupposto plausibile a darsi per vinto. Non era ancora detta l'ultima parola, potevano sopravvivere finché almeno provavano a correre.

“Che fai!” riuscì a darsi voce lei, presa alla sprovvista.

“Dobbiamo scappare. Adesso non è il momento adatto perché tu ti metta a contestarmi per la millesima volta. Inoltre a piedi saresti d'intralcio e serviresti solo a rallentarci.”

A Bella nacque spontaneo l'impulso di accorgersi che fosse un classico ormai di Julian, risponderle male, anche in momenti delicati e poco opportuni come questo. “Si vede che nutri un debole per il sadico piacere di offendermi ad ogni cosa che io dico..”

Per niente toccato da sensi di colpa, insistette imperterrito: “Tu e i tuoi battibecchi propri di una ragazzina capricciosa.. Vuoi stare zitta una buona volta? Mi deconcentri.”

“Chiedo umilmente perdono, Monsieur. E sta più attento, non sono mica un sacco di patate!” Serrò gli occhi mentre le girava la testa nella frenesia di sentirsi trotterellata senza riguardo su e giù per la via. Era allibita poi, soprattutto per l'assenza di un qualche briciolo di prudenza e delicatezza a rispetto della sua pur sempre femminilità.

Esattamente alle spalle di Bella, la carrozza dava avviso ai suoi bersagli che non c'era più scampo per chi tentasse di sfuggirle ancora. Gli piombò praticamente davanti in una desolata strada, imponendosi di non lasciarli procedere oltre. I cavalli così rallentarono avvolti dalla scia nebbiosa, e frenarono bruscamente. Celato sotto ad un cappello, sbucò il volto imbrattato di scura cenere appartenente a uno sconosciuto, probabilmente uno di loro.

“Bene, bene, bene. Cosa mi porta il vento? Ma non mi dite! Avete perso la strada, per caso, miei giovani fanciulli? Che problema c'è, permettetemi di illuminarvi il sentiero come si deve d'ora in avanti.” L'uomo col bieco copricapo nero dischiuse la bocca e li accecò con il suo sorriso lucente di infamia, prima di scagliarglisi addosso.



“Guardate cosa vi ho ripescato.” esclamò soddisfatto del suo lavoro il pirata. Balzò giù dal retro ad aprire lo sportello del cocchio, scheggiato per la sua giustificabile noncuranza alla guida.

Una bocca amalgamata nella mischia si distorse scorbutica, e gracchiò: “Adesso salta fuori che il capitano ci aveva concesso lo sfizio di conquistarci un bottino in palio?"

“Cos'è questa storia?” Prese posizione un'altra voce inconfondibile, l'unica dall'attitudine vissuta del resto.
Capitan Roger affiorò tra la folla come un falco che spicca il suo volo maestoso. Difatti il suo estro risiedeva indiscutibilmente nel mettersi in luce e abbagliare la plebaglia con la sua genialità.

Il pirata dal cappello di pece si vide spogliato di ogni giustificazione credibile, dagli occhi esaminatori del suo superiore.

“Ti avevo chiesto una cosa: una ragazza, di portarmi solamente una ragazza. Cosa non ti è chiaro di queste due parole, mastro Aaron?!” lo teneva in pugno verbalmente. Provvedeva ad agire così con i suoi subordinati.

“Ho preso un abbaglio, capitano. Chiedo perdono.” riversò tutta la sua vergogna a terra, abbassando lo sguardo imbarazzato.

Imbavagliata e ancora accasciata malamente a terra nell'abitacolo della carrozza, accanto a Julian, Bella cercava ciecamente di farsi forza.

“La graziosa Lassie-Lucy che il vostro compagno ha fatto nostra prigioniera, la facciamo uscire si o no? Avanti, piantatela una buona volta di dormire sugli allori, razza di zoticoni di Terra, e datevi una mossa!” brontolò di malumore, Old.

Bella approfondì intensamente il talento di cui madre natura l'aveva forgiata, origliò attentamente e allora capì. Alla ragazza non poteva che apparire improvvisamente più chiaro di così: quel suono tagliente, quel tono di voce agghiacciante con cui si rivolgeva ai suoi uomini il capitano, il suo scarso vocabolario di insulti..


L'arzillo e privo di scrupoli Old Roger, celebre per la cattiva fama di essere un assassino feroce e brutale, ammirava vigile il suo operato, lo stesso che stavano mandando avanti gli altri bucanieri. Raccolse perciò tutto il suo orgoglio in una stretta di braccia conserte. Sorrise fiero poi di far notare:“Quell'uomo sta scappando!”

“Non per molto, capitano.”

Un uomo di buona famiglia, che nella speranza di riabbracciare i propri figli e la bella moglie si era allungato verso la prima finestra capitatagli a tiro, fallì miseramente nell'intento di rimanere vivo quando venne strattonato e trascinato indietro per i capelli. Lo sfracellarono col coltello da cucina con cui poc'anzi si prestava a gustare un prelibato banchetto.

“Ottimo lavoro.” La voce dell'allora giovane Roger bruciava di goduria. “Io mi occupo della padrona di casa, non appena le metto le mani addosso..” fissò lo sguardo lungo il perimetro concentrico dell'ampia sala. “E sappiate bene intanto voi, razza di zoticoni di terra, che stasera ci daremo dentro come mai vi sono sudate le fronti negli ultimi anni inutili delle vostre schifose vite. Staremo a vedere chi è il pirata più astuto dei sette mari in questo maledetto mondo. Voglio poter contare liberamente sulla forza delle vostre schiene. Non vi fermate davanti a niente e nessuno stanotte. Ma uccidete questi topi impauriti e saccheggiateli di tutte le ricchezze che li rivestono; alleggeritegli le tasche, finché uno di loro non la pianterà di opporre resistenza e si deciderà senza esitazione a rivelarci dove è sottratto l'oro che stiamo setacciando.” 
Al culmine di quel discorso ricco di incoraggiamento, con un tempismo perfetto, le porte si aprirono al vero padrone di casa. Il governatore era coperto da un velo di costernazione in viso.

Il ghigno del pirata si allargò come un uragano che sovrasta e stravolge la gente. “Ora si che si ragiona, diamo inizio alle danze bastardi.”




Bella aprì gli occhi sperando caldamente di non dover sostenere il peso prorompente delle sue lacrime. Ma contro ogni triste presagio, incrociò una barba incolta e dei capelli tanto crespi da non poterne decifrare il naturale colore. L'uomo sulla trentina le lanciò un occhiolino prima di tirarla su, sicuro al cento per cento di apparire suadente. E se prima i modi di fare di Julian le erano parsi poco a modo per le esigenze di una fanciulla, allora non aveva mai avuto a che fare con i costumi sfacciati dei pirati.

“Non avercene a male tesoro, ti prometto che se ti andrà, quando le acque si saranno placate e saremo soli io e te sulla nostra nave, allora ti premierò per essere stata così zitta e buona.” Quella richiesta sottointesa talmente languida, le perforò le orecchie provocandole disgusto sino al limite umano di voler dare di stomaco.

Il capitano sbuffò con fare altamente esasperato. “Spencer, quando avrai terminato di provare ad abbordare la prigioniera, ti sarei infinitamente grato se lasciassi l'opportunità di conoscerla anche a me.”

Calico John si fece strada tra gli altri verso il capitano, sempre pronto a ricoprire le vesti di braccio destro, o volgarmente “leccapiedi” come veniva screditato da molti, poi gli bisbigliò in disparte:“Una domanda capitano: per colpa della scarsa saggezza di un mozzo poco istruito, adesso ci troviamo ad avere più di quanto non ci sia già necessario. Dunque dell'altro cosa ne facciamo?”

Era ormai lampante agli occhi di tutto l'equipaggio, che al primo ufficiale non andasse per niente a genio Aaron. Senz'altro il fattore socialità non costituiva il suo pregio per eccellenza. Ragione in più per cui il più paffutello dei marinai non si fosse mai distinto tanto significativamente da entrare nelle esigenti grazie di John.

Roger non si scomodò. “E io che ne so! Uccidetelo e facciamola finita, così saremo certi che non aprirà bocca con nessuno a proposito dello spettacolo a cui ha assistito gratuitamente oggi. E piantala una buona volta di frignare appresso a nemici inesistenti. Che sia l'ultima volta che ti becco a sobillare futili discussioni all'interno della mia squadra.”

John aprì bocca con la piena intenzione di giustificarsi, ma Spencer non gliene diede il tempo.

“Capitano, signori, vi presento questa bellezza.”

Il pirata sulla soglia dell'età avanzata assecondò l'entusiasmo del suo mozzo.

“Canaglie!” sbraitò Bella, come venne liberata dalla stoffa in bocca che finora le impediva di parlare.

I pirati mostrarono i loro denti lerci in un sorriso affatto ferito.

Roger scoppiò in una fragorosa risata a pieni polmoni, e sgranò gli occhi meravigliato. “Ma sentitela, è anche spiritosa.”

“Non provate nemmeno a torcerci un capello o..oppure io..”

 “Tu cosa?”

Si sentiva fortemente in soggezione, gli occhi puntati su di lei erano in attesa impaziente che dicesse qualcosa. Ma le sue deboli gambe erano in procinto di cedere. A quel punto critico accarezzò anche l'idea folle di gettarsi a carponi per implorarli di risparmiarla. Ma chiaramente non lo fece: le fecce come loro non conoscevano il perdono, e ne tanto meno ne sapevano qualcosa sulla pietà. Erano tutti concetti astratti per i loro cervelletti pacati.

“La prego.” fu tutto ciò che disse, smorzando le aspettative dei pirati.

Deluso, Roger spazzò via l'aria con la mano.“Faresti bene a pregare il tuo Dio, e non me.” berciò, come volevasi dimostrare senza rimorsi.

Di colpo l'ansia si convertì in rabbia. Rabbia che le montava sempre più velenosa e violenta nel petto.
Tuttavia avrebbe dovuto ragionare meglio, prima di reagire con tanta prontezza.

“Sono pronta a scommettere che non neghereste mai ad una donzella di duellare contro di voi, per la mia libertà e quella del mio amico.”

Non riuscì a concentrarsi per comprendere appieno se ritenersi soddisfatta oppure no, delle facce spiazzate che si stesero attorno a lei. Gli sguardi indirizzatigli da ogni singolo spavaldo pirata si erano congelati tutt'a un tratto.
Piuttosto vestì un atteggiamento di sicurezza al pari del suo nemico, pur di non fargli intendere che in realtà la paura gli stava rodendo il fegato.

Si aspettava altre risate beffarde, o insulti magari.

Ma invece..

“Si colora una vena di audacia in te, come hai detto che ti chiami?”

Stava a significare per caso un complimento nel gergo piratesco, quello?

“Non l'ho detto..Bella, comunque.”

“Di nome e di fatto.”

“Hai mai duellato prima d'ora?” le soffiò di sottecchi, Julian.

“Certo che si.” lo sorprese lei, quasi sicura di sé.

“E..come..” biascicò.

“Cominciavo a cavarmela, nell'ultimo periodo.”

“E quest'ultimo periodo a quando conseguirebbe?”

“Due..o tre..giorni a questa parte.”

L'ancora di speranza a cui Julian aveva tentato di agganciarsi prima, lo stava lentamente abbandonando. E tramontava insieme al sole nel cielo: erano praticamente fritti.

L'autorità indiscutibile del vecchio Roger interferì con il loro bisbiglio. “Andiamo, stiamo spendendo male il poco tempo prezioso che abbiamo a disposizione.”

Bella parve divertita da lui, senza un'apparente motivazione. “Se il vostro tempo vale di più del vostro onore, allora accomodatevi pure, e scappate dove più vi pare.”

Incredibile quanta carica guizzasse ad ogni frase che innescava come una bomba ad orologeria farcita di vendetta; il suo spirito irrequieto continuava a suggerirle frecciatine da lanciare, parola dietro parola.

Lui la puntò come fosse un'arma da fuoco e il suo sorriso si sgualcì soffocandosi. Era innegabile quanto fosse suscettibile sul valore. “Old Roger non scappa. Mai. Intorno alla mia squadra devono gravitare persone che non temono l'ignoto, figuriamoci una bambinetta della tua età.”

Lei alzò le spalle, e dalle sue labbra scappò un risolino di sfida. “Quando siete pronto voi allora, Roger.”

Si era esercitata superficialmente in quel fienile dopo tutto, non aveva la stoffa della combattente. E per giunta non era una cosa che infine avesse mai preso vagamente sul serio. Ora che aveva modo e tempo di rifletterci più saggiamente, poteva dire di averla intrapresa quasi come uno di quei soliti manifesti di ribellione giovanile, l'iniziativa di scappare a duellare contro sacchi di farina, fregarsene delle strigliate di chi le voleva bene.. Suo padre. Oh, quanto le mancava.

“Ti prego, per te solo capitano. E voi prendete nota del suo coraggio, buoni a nulla.” annunciò a gran voce. Affilò lo sguardo con fare arrogante. “Così che infine non commettiate l'errore fatale di seguire il suo stesso esempio.”

Per Bella, ogni parola proferita da quell'uomo era insignificante e leggera quanto una piuma.

“Io mi toglierei quel sorrisetto trionfante dalla faccia se fossi in te. Tu non hai la ben che minima idea di contro chi ti sei appena messa.”

“Se mi fate il piacere, gradirei per l'appunto scoprirlo.”

Il vecchio sogghignò, posizionò i palmi lungo i fianchi. “Visto che ho qui davanti una dama, ti concederò la facoltà di servirti di qualche istante di vantaggio, e inoltre avrai la chance di una mossa iniziale.”

“Ma che gentiluomo, vi dovrei ringraziare, suppongo.” incalzò lei strafottente.

Il cerchio di marinai intanto lanciava in coro schiamazzi indubbiamente a favore del loro superiore: “Stracciatela senza pietà! Cavatele il cuore!”

L'elogiato indietreggiò con la mano tesa al fodero di John. “La spada, prego.”

Bella intese immediatamente. “No, temo che non ce ne sarà bisogno. Ne possengo già una mia a portata di mano, ma grazie.”

Malgrado sorpreso, Roger non si scoraggiò, ma anzi, accolse l'obiezione a braccia aperte e con disinvoltura. “Come desideri.”

Ella recuperò poi dalla valigia, nella carrozza, il fodero dal quale estrasse il suo mezzo letale lucidato con una cura quasi maniacale, e con esso stracciò il vestito al di sotto del corsetto (fortuna che aveva indossato le brachesse scure) per concedersi di agire liberamente e senza impedimenti: teneva a cuore indiscutibilmente ogni singolo oggetto che si potesse spacciare benissimo per arma. Ma si trattava di una consuetudine non sempre ben accetta dalla sua vastità di parenti.

“Infondo si tratta soltanto di una spada, e tu non sei un uomo, o ben che meno un arruolato della marina militare.”

Iniziò già a mettersi in guardia, studiando lo spazio dove si sarebbe presto allestito uno scenario colmo di sangue (il suo). Nonostante non fosse prudente ciò che stava per avere inizio, seguì l'istinto, perdendo di vista la ragione: "Cominciamo.”



Sembrava quasi che il terreno traballasse sotto ai piedi di Bella, e lei iniziava ogni tanto anche a perdere l'equilibrio e qualche colpo.

Le sorse spontaneo fare l'inventario dei danni per vedere se era ancora integra nel suo corpo:

Tutto al suo posto.

Quello che si udiva, era nient'altro che il fragore stridente delle lame che sfregavano l'una contro l'altra, metallo contro metallo.

La figlia del governatore maneggiava discretamente l'impugnatura, come un'apprendista alle prime armi. E significava tanto, data l'esperienza. Esperienza che non poteva neanche lontanamente volendo competere di un quarto, con quella del suo inafferrabile avversario.

Il futuro che quest'uomo aveva tolto al destino di sua madre, le assecondò di buon grado la forza che le serviva per rimettersi in piedi ad ogni caduta, anche la più drastica. E sfogò tutto il suo rancore in ogni urto che impartiva con successo. Inoltre, il suo coraggio congenito si stava moltiplicando, ora più che mai felice di buttarsi nella mischia.

Sferrò un attacco di sorprendente agilità, una sciabolata con cui puntò il filo della spada verso il basso, come quella volta in cui non avendo trovato appoggi disponibili dove sistemare il suo nemico-sacco-di-farina, si era allenata a infliggere ferite inaspettate alle parti inferiori, o in quel caso buchi alla stoffa che di conseguenza si svuotava, spargendo ovunque quantità sprecate di farina.

“Deve essere un brutto colpo per il vostro orgoglio.” gli rinfacciò senza andare per il sottile.

Ma istintivamente scattò in avanti l'arto destro, a protezione di ogni millimetro di pelle lungo il volto, e riuscì a parare quell'offensiva.

Gli occhi del lupo scintillarono riflettendo le sfumature dai colori caldi del tramonto.“Hai vinto una battaglia, ma sta’ certa che la guerra la perderai.”

La sovrastò, gettandole addosso la sua massiccia corporatura, e aggravando la posizione della ragazza, riversandole contro intanto un'impressionante bestialità disumana. Bella si ritrovò priva di sensi a lame incrociate contro di lui. Le tempie le bruciavano in un modo a dir poco fuori dall'ordinario, in procinto di esplodere e frammentarsi in mille cocci. La vista era ormai appannata, e tutto ciò fece accusare alla sua testa dei dolorosi capogiri.
Contro ogni evidente sconfitta, la ragazza era sempre più convinta di aver bisogno di un espediente, una scappatoia utile a risolvere alla meno peggio questa faccenda.
Fu allora che le si evidenziò sotto agli occhi, come di proposito, la trovata geniale a cui stava aspirando.
Provvisoriamente protrasse il combattimento ad un livello ravvicinato in maggior misura rispetto a prima, e scartò l'ipotesi di agire adesso.

“Non per polemizzare come siete solito rifare voi, capitano,” scandì la spadaccina, augurandosi di star facendo la cosa giusta per una volta. “ma io non mi rivolgerei ancora una volta a me definendomi bambinetta, se fossi al vostro posto.” Si servì di ogni briciolo di energia che le avanzava in corpo, ogni trucco mai letto o serbato in caso di evenienza. E in quella che a tutte le bocche aperte che si gustavano la scena parve un'eterna frazione di secondo, compì una spinta verso l'esterno che le garantì la rotazione del bacino, e si liberò della pressione delle braccia del capitano sopra la sua minuta figura. Permettendosi così di svincolare dalla parte opposta per mettersi in salvo. Sotto molti aspetti poteva sembrare un vecchietto zoppicante, ma era palese come anche lui sapesse il fatto suo.

Tuttavia Old Roger non era certamente uno che si arrendeva al primo colpo riscosso.
La cinse d'assedio senza lasciarle il tempo di un'ulteriore replica o di parare quella prossima mossa. “Tu dici?”

Rabbrividì subendo di doversi sentire ora anche toccare dalle mani assassine, e maledette da Dio, di quell'essere deplorevole. In più non avrebbe consigliato a nessuno di battersi e allo stesso tempo reggere quella faticosa conversazione.

Il combattimento prese una piega a cui Bella si ostinava a non voler dare sufficiente fede. Pensò a qualsiasi manovra agile a farle ottenere almeno una posizione più producente di questa. L'alito del pirata ad un dito di distanza da lei, e fetido di stantio, però non aiutava. Fu allora che afferrò di essere spacciata.

Entrambi avevano il fiato corto e di fatto ansimavano rumorosamente, ma infine la lama di lui trovò il modo di far piombare a terra la sua avversaria di metallo, lontana dalla mano attualmente bisognosa della sua proprietaria. Questa venne forzata dunque a inginocchiarsi prostrata sul prato.

Pensa, pensa, pensa

Il sorriso del pirata non avrebbe potuto allargarsi più di quanto non stesse facendo già ora. “Bella, non manca molto. Puoi anche abbandonare ogni speranza e gettarla al vento.”

Allora, cosa fanno i veri eroi a questo punto della storia?

Sopra la sua testa, ondeggiava sempre più terrificante l'ammasso di ricci grinzosi di Old Roger, e luccicava il suo ghigno malefico. Sentiva il sudore gocciolarle fin sotto la schiena. 

“Siccome non sono poi così spietato come affermano di me in giro, ti concederò secondo quanto vuole la consuetudine generale a questo punto, almeno un ultimo desiderio. Avanti, fa’ pure le tue preghiere e consentici di ridere ancora di te.”

Facile, si rispose da sola. Ci vuole una manovra evasiva. Il problema è: come?


Il sangue in circolo alla velocità della luce nelle sue vene non si tirò indietro, quando Bella stabilì quale fosse il prossimo gesto avventato da compiere. Le sembrava a momenti di stare giocando d'azzardo, piuttosto che gareggiare a scherma. A poco a poco il caos che regnava nella sua mente si rischiarò.

“Grazie.” 

Di risposta, Roger si adombrò. “E per cosa? Per averti illuso che con un'insulsa preghiera a Dio ti avrei risparmiata alla morte prossima?” mise in chiaro sarcastico.

Bella si ispezionò intorno ai paraggi. La sua spada stava gettata a tre esatti piccoli passi da lei. Le bastava un minuscolo sforzo per raggiungerla. Ora o mai più.

“No.” una pausa studiata. “Per avermi dato il tempo di fare questo.”

Quasi non aspettò di finire la frase, che con agile slancio si gettò sull'arma recuperandola. E issandola sul finale, minacciò con la punta della lama il mento del pressoché anziano nemico.

“Astuta.” Fu il commento di Roger, segretamente sorpreso. “Non male davvero, lo ammetto.” soffiò con respiro arrancato. Di sfuggita capitava che scacciasse qualche grasso colpo di tosse. Eppure, non incoraggiava nemmeno la compassione del più misericordioso dei credenti che predicavano in nome del Signore. “Il fatto è che sono sicuro che ti mancherà il coraggio per privare un povero uomo della sua libertà alla vita. Pensaci bene, vivresti con questo rimorso, e il peso sulla coscienza sarebbe così estenuante da reggere, che continuerebbe a tormentarti come un fantasma del passato ancora, e ancora..”

Mandò al diavolo ogni forma di cortesia adoperata sinora. "Di fantasmi del passato ne ho già fin troppi a causa vostra, lurida nullità! Ma no, non sarò io purtroppo a sbarazzarmi di voi. Provvederete voi stesso alla sorte infelice che vi spetta per tutto il male che avete inflitto a degli innocenti.”

Roger inciampò il respiro nella sua risata.“Perché mai dovrei?”

Ella sostenne il suo sguardo inquisitore.“Perché io ho qui qualcosa a cui tenete sicuramente molto.” 

Gli sventolò proprio sotto al naso una mappa tutta spiegazzata. Era riuscita per un pelo a sgraffignargliela durante lo scontro armato, considerata la paura che la bloccava e tutto, tutto il resto.

Il sorriso sul volto di Roger scemò, e lui sbiancò trattenendo il respiro per qualche secondo, poi sbottò in una furia incontrollata:“Come diavolo hai fatto a-”

“Prenderla? Devo confessarvi che non è stato per niente difficile. Mi è bastato battermi e rischiare di morire, ma ne è valsa la pena a quanto pare. Ah e, un piccolo consiglio per il futuro: non riponete mai oggetti di valore in tasca, non è saggio. Ma ehy, un momento, quasi dimenticavo che un futuro voi non ce l'avete più!”







 

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Capitolo 4
*** ...Alla Svolta ***


...Alla Svolta.


 

Old Roger si sentì ardere di frustrazione. Anni e anni dediti ad una sequenza di imprese miracolate, ad una vita spericolata, gremita di sfide e nemici vinti a palate, gettati al vento per un'insulsa scaramuccia come un'altra, contro una bambina poi. Su questo non ci pioveva, era incontenibile la riluttanza al voler credere che la situazione in cui si erano cacciati fosse inconfondibilmente reale, e si stava consumando tutt'ora sotto i loro occhi.
Ma la resa dei conti non era ancora giunta al termine. Tra pochi minuti, anche quest'altro grattacapo non sarebbe più appartenuto alla banda dei suoi veri problemi, e per giunta decisamente più seri.

Un'idea geniale di colpo lo illuminò. Dopotutto era pur sempre la sopravvivenza la meta finale che ogni pirata sognava di ottenere alla chiusura di uno scontro, e un capitano era addestrato in particolar modo a quello .“Avrei da proportelo io adesso, un affare allettante, quanto certamente irresistibile per chiunque conservi anche solo un ultimo granello di materia grigia.”

“No,” Bella si compiacque alla convinzione con la quale aveva rifiutato di getto. “sono io a dettare le regole adesso.” lo freddò istantaneamente.

Si morse un labbro pensierosa: forse era maledettamente precipitosa alle volte, o magari era solo l'ebrezza di quel momento a farle credere di star calcando troppo la mano. Fatto sta che il coltello dalla parte del manico occupava il suo palmo adesso, e letteralmente parlando.

Old Roger le scostò una ciocca di capelli dal volto con le dita grossolane della mano libera. “Non posso fare altro che sciogliermi dinanzi a cotanta aggressività…” Ella tirò indietro la testa, piegandola di lato, irritata.

Era un'allusione perversa per caso? Forse aveva inteso male, ma Bella avvicinò al suo mento la lama di un altro centimetro contato lo stesso. Roger proseguì senza lasciarsi intimidire nemmeno per un secondo da quel gesto. “non faresti un torto a nessuno, prestando brevemente attenzione alle parole che ho da offrirti, eccetto che a te stessa. Sbaglio?”

Indecisa, ma non del tutto manipolabile, alla fine la ragazza allentò la stretta intorno all'impugnatura, fino a ritirare la presa.

D'altronde, come aveva chiaramente espresso quel babbeo, non aveva niente da perdere, se non un'occasione in più di uscirne vive entrambe le parti. E non poteva neanche augurarsi che il suo braccio reggesse ancora a lungo la minaccia. A proposito, cominciava già a percepire i primi accenni di dolenza. Annuì un tantino fiduciosa di sbrigare la faccenda al più presto con una soluzione equa. “…okay, parla in fretta.”

“La mia nave e il mio equipaggio, in cambio della mia libertà. E il giovanotto rimane con me. Mi farebbe comodo una spalla, per non parlare di un'assicurazione. Non vorrei svegliarmi domattina con la spiacevole sorpresa di una tua visita. Senza offesa tesoro, sei molto simpatica, ma credo che per il bene di tutti le nostre strade debbano restare divise.”

“Che cosa?!”

Il membro che prima del duello non si era staccato neanche per errore dal braccio del suo superiore, come un cagnolino che scodinzola intorno al proprio padrone, aggrinzò la pelle del viso in una smorfia contrariata, ma profondamente sconvolta. E come Bella aveva sospettato, dietro alla facciata da gradasso, si nascondeva evidentemente il turbamento di un figlio che teme di essere abbandonato sul ciglio della strada dalla codardia del padre stesso.

Non c'era un briciolo di filo logico in tutto ciò, pertanto Bella ignorò John, e si apprestò a mettere in chiaro quello che tutti stavano pensando. “Non se ne parla. È una follia quella che avete avanzato.”

Ormai ognuno metteva bocca per conto proprio, e si sollevarono altre proteste perplesse.

“È uno scherzo? Ci mollate così? Non può essere, questo è decisamente uno dei vostri piani per tirarci tutti fuori dai guai…vero?”

“Ma quindi il primo ufficiale diventerà il nostro capitano? Sono confuso..”

“O il capitano è uscito fuori di senno, e ora è diventato pazzo da legare, oppure io ho qualche sardina rimasta incastrata nell'orecchio, e quindi non ci sento più tanto bene.”

Old Roger fece un gesto indecifrabile con le mani. “Rilassatevi tutti quanti adesso. Vi lascerei in buone mani, avete visto, no? Com'è riuscita facilmente a costringermi a desistere, a mettermi nel sacco in un baleno, e con un geniale trucchetto devo dire. Inoltre, presto o tardi sapevamo tutti che sarebbe arrivato anche il momento dei nostri saluti. Percepisco che vi mancherò, questo non lo metto in dubbio. Ma perdonatemi, l'occasione casca a fagiolo, ed io ne approfitto senza pensarci due volte.”

Il capo inquieto di Calico John si agitava sempre più allibito e confuso. “..A-anche se fosse, che scusa dovremmo cacciare con Davy Jones? È- quello è solo un vostro problema!” Cercava di non dare a vedere che fosse afflitto, cambiava discorso, gesticolava, balbettava frasi sconnesse, ma il primo ufficiale aveva sperimentato già in passato di essere perso senza una guida.

Un complesso di “già” sollevatosi a favore della tesi di Calico, fece allungare indietro un passo incerto di Roger, che alzò le mani per la resa. 
“Questo mi ferisce. Finché il vecchio Roger si spaccava la schiena, e sgobbava sulle cartine per condurvi al benessere, quello di Jones diventava un problema di tutti. E ora solo perché do le mie dimissioni pensate che me la debba cavare da solo? Ci penserà la signorina Bella a trarvi in salvo da lui, seguendo il lavoro che avevo già iniziato io, ma che sempre grazie a lei, è andato perduto.”

“Per vostra sfortuna, avete omesso che io non farò niente di tutto ciò.” tirò le somme lei.

Il lupo ruotò platealmente il capo ghignando, le mani sospese all'aria proprio come il tempo in quell'istante. Passò la lingua tra i denti scoperti. “Allora puoi iniziare a dire addio al ragazzo.”

In un batter d'occhio catturò Julian e se lo costrinse addosso puntandogli il filo della lama contro la giugulare.

Il ragazzo tentava forsennatamente di liberarsi, alla fine rinunciò serrando le palpebre sfinite.

Bella scattò prontamente in avanti. “No, vi prego!”
La paura le logorava il fegato.

Esattamente la reazione che lui desiderava scatenare per metterla in guardia sulla verità che in tutto questo tempo non era mai stata lei a tenere in mano le redini della situazione. Grazie al cielo, il filibustiere godeva di una marcia conoscenza sulla virtù e sull'altruismo umano. Il sopracciglio gli guizzò curvandosi come un pesce, quando, a tratti, lo si scorge saltare fuori dall'acqua, sulla cresta dell'onda. “Cominci a ragionare?”

Con un debole filo di voce, Julian la rassicurò. “Tranquilla, fa’ tutto ciò che ti chiede lui.”

Roger finse spudoratamente di rimanere a bocca aperta, sorpreso.“Vedi come è sveglio il ragazzo? Non avrei potuto scegliere di meglio, come sempre.”

Bella sorvolò adirata, e gli parlò di sopra, sul punto di piangere, guardando Julian dritto negli occhi. “Non me ne andrò via senza di te.”

Per un istante, un mezzo sorriso stanco e complice si materializzò sulle labbra secche di Julian. “Non temere principessa, ci rincontreremo. Non finisce qui, non è tanto facile liberersi di me.”

Roger imitò una lacrima di compassione, e se la cacciò subito via tornando a ridersela. “Aaw, siete adorabili.” 
E volendo distrarsi dal momento tutto smancerie che condividevano i due barbosi e smielati fanciulli, prese a camminare nella direzione della faccia sconsolata del primo ufficiale. “Portatela alla mia nave, ma fate in modo che non vi scappi di mano, dopo di ché potrete anche allestire una festicciola in onore al nuovo capitano. Intesi?”

In che altro modo poteva ribattere, se non accennare un ultimo, e definitivo, fievole sì con la testa.

A Bella fu permesso di avvicinarsi a Julian per salutarlo.
Intrecciando le dita come per la prima volta vittima di un segno di timidezza, allungò qualche piccolo passo verso di lui, quando Roger li lasciò da soli per andare a recuperare i suoi unici, seppure essenziali, affetti personali, come una fiaschetta e una bussola.

“Anche se non sono trascorse nemmeno ventiquattro ore da ché ci conosciamo, avrei preferito di gran lunga continuare a litigare con te, piuttosto che lasciarti qui.” Serrò la mascella, difendendosi probabilmente dalla tentazione di scoppiare in lacrime. “E invece, a quanto pare, sembra impossibile ma dovrò proprio imbattermi in non ho ben capito quali peripezie, con un certo Jo-qualcosa, a zonzo per l'oceano, nella pessima compagnia di questi scarti umani..”

“Ti ho sentita.” esclamò Roger da lontano, ma come da copione, indifferente, e per niente toccato.

Julian contorse le labbra, mentre ammirava altrove schivo, con le braccia tirate, e le mani seppellite all'interno delle tasche. Ritornò con gli occhi vigili su di lei, e con una punta di maliziosa complicità, la stessa di poco prima. “Lo so, anche a me mancheranno i nostri battibecchi. Ma se stai facendo questo sacrificio per me, allora sappi che non devi proprio.”

Lei con l'indice lo zittì. Sorrise lievemente, ma forse sofferente. “Però devo.” disse soltanto.

Staccò la mano dal suo volto, e infine salì sulla punta dei piedi, si aggrappò al colletto della sua camicia, e lo abbracciò. “Addio Julian.”

Il ragazzo inizialmente sorpreso, sospirò profondamente, e la circondò a sua volta con le braccia muscolose in giusta misura. “Addio…credo.”

Ancora non si era separata da lui, e percependo alle sue spalle che i marinai avevano smesso di prestargli confidenza, ne approfittò. “Stammi bene a sentire. Adesso tu te ne andrai da bravo cagnolino che scodinzola allegramente quale sei. E seguirai il pirata senza fiatare, e soprattutto senza opporre resistenza, hai compreso bene l'ultima parte? Io tornerò a prenderti sul serio. Ma prima ho bisogno di un po’ di tempo, e ancor prima ovviamente dovrò lavorare sodo per guadagnarmi la loro fiducia, finché non mi renderò conto di averli totalmente schiavizzati al mio di servizio. E se le cose andranno come previsto, accontenteranno incondizionatamente i nostri interessi alla fine. Ah e, non lo faccio solo per te. Mi servi, dato che insieme scopriremo cos'è capitato ai nostri genitori. E io voglio assolutamente trovarli, a tutti i costi.”

Con la faccia affondata nel vestito dal tessuto morbido che ricopriva la spalla di Bella, ci mancò poco che Julian non finisse per sbellicarsi dal divertimento. Si limitò a ridere a bocca chiusa, e ad allentare la presa intorno ai fianchi della ragazza. “Bene, ma non ritardare troppo miss do sempre ordini a tutti, ora anche ai contrabbandieri, o per allora sarà tardi, ed io sarò già morto. Ma l'idea non mi alletta affatto.“ Passarono un po' di tempo in silenzio, poi lui le sussurrò: "Comunque i miei complimenti, davvero convincente la farsa che hai messo su poco fa’. Non ti lascerò Julian. A momenti ci avrei quasi creduto anche io.”

“Allora, abbiamo terminato con queste smancerie, laggiù?” gufò a distanza John, spazientito, mentre le sue dita intrecciavano fili di erba in veste di antistress.

 

La lunga e sfiancante camminata finalmente era giunta quasi a destinazione.

Per fortuna, con Bella avevano chiuso un occhio, e le era stato concesso il privilegio speciale di potersi spostare autonomamente, purché non si separasse, o si allontanasse eccessivamente. Le conveniva non opporsi alla rigida supervisione del cosiddetto primo ufficiale. Con la coda dell'occhio infatti, John vigilava ogni tanto anche i suoi movimenti.

Purtroppo però per lei, non era affatto facile rimanere al passo con le ampie falcate di quella ciurma addestrata alle sveltezza. Non per questo il loro lavoro implicava quotidianamente rapine, malefatte, e per ultime, ma non di meno importanti, c'erano le evasioni.

Non dovette tirare ad indovinare infine, per capire perfettamente che quello che galleggiava liberamente sull'acqua davanti ai loro occhi, era il battello di cui avevano discusso molto, o meglio, di cui Roger aveva dettato istruzioni in codice, ancor prima che si avviassero in marcia verso il porto.

Bella lo osservò come in una specie di trance, con gli occhi spalancati difronte all'impressionante ed ingente grandezza, che occupava la selvaggia costruzione di legno.

Da vicino spiccava anche una spaventosa bandiera nera, garrire al vento. E ora come ora se ne riconosceva chiaramente il classico teschio collegato al concetto di morte violenta, con le tibie incrociate, e un cranio a sovrastarle sullo sfondo nero come la pece.

Dunque era quello il famoso mezzo che traghettava quei ladruncoli verso esotiche spedizioni, saccheggi, scorrerie, e razzie varie, senza mai essere colti nel sacco a quanto pare, grazie alle loro scaltre abilità. Buono a sapersi: doveva tenerselo ben a mente, perché in qualche modo avrebbe fatto di tutto per sopravvivere. Sopravvivere era la chiave a tutto, se aspirava davvero a rintracciare suo padre. Gli avrebbe scortato personalmente il resoconto degli eventi trascorsi, così che il governatore avrebbe acciuffato, con l'aiuto delle alleanze stipulate ultimamente, i tanto ambiti pirati. E non solo, immaginava già il successo che avrebbe riscosso il suo paese da tutto ciò.

Li avrebbe guardati con orgoglio, venire sbattuti in cella, mandati alla forca, e il nome di sua madre sarebbe stato finalmente rivendicato, e onorato, come meritava di essere. E tutte queste meravigliose aspettative le erano state servite inconsciamente da Roger su di un piatto d'argento, nel momento stesso in cui si era fatto da parte, e tolto dai piedi.

Chi ha la vittoria in pugno, adesso?

Per via dello stupore, e della positiva fiducia riposta nel futuro, non si era minimamente accorta dei corpi giacenti a terra e sanguinanti, che con ogni probabilità appartenevano alle guardie reali. Uomini d'onore delle forze armate, difensori degli innocenti, uccisi soltanto per permettere alle nullità, agli sprechi umani, di compiere ulteriori atti vandalici. Erano passati a miglior vita troppo presto, magari con una famiglia a carico, che quella sera avrebbe atteso invano un loro rientro a casa.
Possibile che non esistesse una parte di loro, una chiazza pura, del bene, che patisse dolore, o pietà, per i loro peccati, soprattutto quando arrivavano a strappare delle giovani vite?

Una volta radunati tutti difronte le scale, si voltarono verso di lei.

Puntualmente qualche anima gentile- si fa per dire- un uomo sgualcito in volto, le occhiaie, un tipo gracile, provvisto di gobba alla schiena, difficile da associare alla malavita, si apprestò con arroganza- si, era decisamente uno di loro- a darle spiegazioni. “Siete voi a guidare la Tenebra adesso, quindi prego, inaugurate pure il vostro vascello.”

“Ah.” si ammutolì, intenta solo un attimo prima a fare tutto il possibile, giudicandola affrettatamente un'impresa non poi così difficile. Indugiò inarcando le sopracciglia, in attesa di altre risposte più efficienti. “Ergo, cosa mi tocca fare adesso?”

Calico John roteò gli occhi e sbuffò rumorosamente. Abituato a prendere quasi spesso posizione, almeno in assenza del superiore, si prese la briga di alzare la voce. “Ergo, come dite voi, cessate di blaterare! Pertanto armatevi di buona pazienza, e salite a bordo senza fare storie, o di questo passo faremo notte!” Con le mani poggiate ai fianchi, oltrepassò il silenzio fatto di incertezze di Bella, senza guardare in faccia nessuno, l'espressione indurita. In cima alle scalette si voltò. “Allora? Vi sbrigate, o gradite di più dormire sul molo?”

Neanche il tempo di finire di parlare, che l'intero equipaggio scattò, e in men che non si dica la ragazza si ritrovò ad essere l'unica rimasta a terra.

“Avanti tutta.” berciò John, più a suo agio del nuovo capitano.
 


La piatta routine non aveva regalato a Bella molte occasioni di contemplare orizzonti, apprezzare le sfumature dei tramonti, o viaggiare. La sua vita non l'aveva mai portata a chiedersi cosa si provasse veramente, morendo dalla voglia di fondersi in un tutt'uno con le spettacolari bellezze della natura, addentrarcisi, scoprirle a fondo per poterne raccontare dettagliatamente in giro a chi non aveva goduto della sua stessa fortuna.

Mancava la cornice scalfita in legno, e il panorama avrebbe sostituito la copia originale del ritratto appeso sulla parete del corridoio, a palazzo.

Pur abitandoci, non aveva mai notato quanto Percy Halt somigliasse in ogni singolo tratto ad un ideale approssimativo di paradiso. E doveva essere così anche per qualsiasi altro luogo nel mondo, che fosse ammirato dall'esterno, e con una precisa prospettiva.

La distesa del mare era calma, ma alcune onde instancabili si infrangevano ancora lungo lo scafo, e qualche meccanismo nella sua testa aveva deciso di iniziare a deliziarsene. Chi l'avrebbe mai detto, che il mare si poteva percepire come un luogo di piacevole quiete. In particolare da quando avevano preso il largo, e ognuno si impegnava, zitto, con la testa chinata sul proprio lavoro.

“È affascinante, vero?”

Bella indirizzò gli occhi per riconoscere la fonte di tali parole. Le prime premurose che le venivano rivolte da ormai quasi un giorno.

Poteva per lo meno dire di conoscerli tutti quei marinai, ma solo di vista o di sfuggita.
L'uomo corpulento sulla cinquantina circa, con i boccoli dei lunghi capelli scuri che gli sfioravano le spalle, aveva uno sguardo vissuto, stanco e quasi malinconico.

Spiazzata, Bella gli sorrise sinceramente, un gesto spontaneo, e per un secondo corrotto dalla compassione.

Il pirata, con un gesto pacato, sistemò i gomiti sulla sporgenza, e lei poté notare con triste stupore che aveva perso una mano. “Qui sono tutti scorbutici, e intenti a sputare continuamente ordini.” assunse un'aria comprensiva che intendeva metterla a suo agio. “Ritengo che sia oltremodo preferibile isolarsi e passare il tempo in compagnia dei propri pensieri, non trovate anche voi?”

Si limitò ad annuire, trovandosi pienamente d'accordo con quel ragionamento, ma anche non sapendo che altro dire, che potesse essere formulato come una risposta soddisfacente al punto di dare il via ad un discorso di senso compiuto. Per di più si chiedeva dove fosse nascosto il trucco, perché quell'uomo non poteva comportarsi semplicemente come una persona gentile. Mai abbassare la guardia in situazioni del genere.

Lo vide sospirare in silenzio. Gli occhi fissavano l'ormai distante isola, come alla ricerca di uno spillo mancante e disperso chissà in quale punto introvabile. “Io sono Isaac comunque.”

“Piacere.” Rispose e basta, volendosi vietare di essere indiscreta. Ma fallì. “Se posso chiedervelo, perché siete gentile con me?”

Si accigliò. “Certo che potete chiedermelo!” incalzò subito. “Ascoltate, voglio essere schietto e sincero, le mie intenzioni non erano malvagie. Anche perché, cosa pensate che me ne possa venire in tasca prendendovi in giro? Io a bordo di questa nave non sono nulla più che un cuoco. Tuttavia credevo che vi avrebbe tirato su il morale un po’ di buona e sana compagnia. Soprattuto dato che entrambi abbiamo alle spalle un passato analogo, più o meno.”

Immediatamente Bella ne volle sapere di più, intrigata ora come mai. “Cioè?”

Una scintilla brillò nell'occhio di Isaac, che strinse la mascella, senza investire troppa fatica all'interno del gesto. “Quel giorno non sarei nemmeno dovuto uscire di casa.” sulle sue labbra scappò un sorriso trasparente quanto amaro. “Mia moglie me lo disse, fuori era troppo pericoloso. Avevano previsto l'arrivo di un'imbarcazione sospetta. Ma io non volevo crederci, era da mezzo secolo che ormai Percy Halt non veniva saccheggiata. Credevo ci avessero rinunciato. E invece, mi sbagliai di grosso.”

A Bella le si raggelò il sangue. Deglutì pesantemente, notando che lo sguardo di Isaac si era perso a ritroso nei ricordi, stava viaggiando con loro, riviveva quella storia, e con ella tutta la sofferenza patita. “Poi cosa accadde?”

Isaac spostò soltanto per qualche istante l'attenzione su di lei, sorpreso di sentirla davvero interessata. Avrebbe voluto prender fiato ma non ci riusciva, così infine decise di proseguire concentrandosi sulle onde che danzavano in pace sotto di loro. “Si erano prefissati uno scopo preciso: giungere indisturbati a palazzo. Quindi tra il popolo si sparse questa voce, ma io non feci in tempo a tornare a casa. Volevano far fuori prima noi.”

La ragazza prese contezza, e anche la sua memoria si risvegliò, sciolta come neve alla luce del sole, e la convinse a fermare nuovamente quel racconto. “Aspettate: a palazzo? Di quanto tempo fa’ stiamo parlando esattamente?”

“Ora non ricordo bene, credo siano passati qualcosa come… sette...oppure otto anni.. Suppongo di si.”

Esattamente il giorno in cui sua madre…

Isaac non si accorse che qualcosa non andava, troppo assorto. Dunque recuperò la storia dal punto in cui era stato interrotto. “Come dicevo, non feci in tempo. Acquistai un'arma alla bottega con i pochi soldi che mi restavano. E quando arrivarono, tentai di difendermi in tutti i modi possibili. Loro però non si fecero scoraggiare, anzi, videro quanto io fossi abile, e decisero di approfittarsene come sono soliti operare. Quindi mi fecero prigioniero, e mi inserirono, senza chiedere un'opinione da parte mia, nella flotta. Rimasi in gattabuia per alcuni giorni, il resto lo puoi immaginare.”

Bella rilassò le spalle, tentando di mantenere un contegno, o lo stress si sarebbe convertito in un inarrestabile piagnisteo. Si irrigidì. Fece del proprio meglio per non tradire la tensione. Ma era difficile, perché era come riflettersi allo specchio, e guardare il volto dei proprio demoni. “Mi dispiace che voi non abbiate più ritrovato vostra moglie. Anche io ho perso qualcuno di importante quella notte. Per questo non permetterò che capiti ancora lo stesso a Julian e a mio padre.”

Il pirata abbandonò il posto vicino al suo, con uno sguardo sconsolato. “Un consiglio spassionato da un vecchio che ci è già passato. Se fossi in voi lascerei perdere, prima che il dolore vi logori fino a divorarvi più di quanto non sembri dall'esterno.”

Aveva ragione lui?
“No.” Respinse secca. “Sono tutti lì.” Non gli diede il tempo di replicare in alcun modo, indicando l'isola e aggrottando la fronte, pensando a quanto fossero pessimisti i suoi progetti. Ingoiò il nodo alla gola, e accennò un sorriso che non era affatto un miraggio, o un sogno, ma era concreto. “Aspettano che io ritorni da loro.”

Il tono del pirata fu piatto, mentre glielo rivelò:“È già tutta carne morta.”

Per qualche motivo, sentirglielo dire ad alta voce le svuotò la mente. L'accenno di speranza che la figlia del governatore aveva messo su, si disintegrò, quando osservò la schiena di Isaac svanire infondo alle scale per raggiungere la cambusa, come un punto fissato alla fine di una frase che non ha altro da aggiungere.


“Hai conosciuto Isaac?” irruppe una voce alle sue spalle. John.

Si dirigeva a grandi passi verso di lei. Da quando questi se ne era andato aveva smesso di ragionare lucidamente, le sue parole avevano già combinato troppi guai nella testa di Bella.

In quel momento lei voltò di poco la testa per osservarlo di sottecchi. “Si, sembrava simpatico, finché..”

John non perse tempo, alzò un sopracciglio, in attesa. “Finché?”

Non importava che sembrassero tutti gentili e disponibii adesso: come si era già promessa, mai abbassare la guardia. “Niente.”

John si chinò sulla corda raggomitolata a terra per raccoglierla. “Rifila sempre la stessa, noiosa, vecchia storia a ogni nostro ospite. Non dargli troppa importanza. È così che passa il suo tempo, sparlando della nostra razza per guadagnarsi qualche attenzione immeritata in più.”

Quando si lavava di dosso la maschera da sbruffone, era quasi visibile sotto una nuova luce. Sembrava un normale ragazzo, di quelli che lavoravano duramente tutto il giorno, e onestamente.

“Quindi non è vero che lo avete sequestrato come recluta durante la vostra penultima sosta a Percy Halt?”

“Oh: intendevi quello.” fu la risposta vagamente inattesa del primo ufficiale, quando alzò la testa e un ciuffo ribelle gli cascò sopra l'occhio sinistro.

Il cuore di Bella le risalì fino alla gola, già intimorita dal domandare. “Perché? Tu a che cosa ti riferivi?”

“Nulla di che” soffiò, annodando con destrezza la corda che teneva in mano. “solo uno spiacevole incidente con il patibolo e un gruppo di squali dell'atlantico. Non so se hai notato, ma gli manca la mano sinistra.” Percependo di spalle l'inquietudine sulla faccia di Bella, John la rassicurò a modo suo:“Sorridi, infondo gli è andata piuttosto bene.” buttò lì, come fosse una cosa da niente.

Quando Bella credeva che stesse per andarsene, e tornare in cabina dove si era rinchiuso in solitudine per l'ultima ora, lei lo sorprese a voltarsi, e fece scivolare lo sguardo sulla sua figura, mentre sudato, e con la maglia ben aderente alla muscolatura del petto, le propose:“Senti un po’ novellina, che ne diresti se ti accompagnassi a fare un giro di esplorazione?”

Ella strizzò gli occhi rinvenendo come da un sogno ad occhi aperti. Cessò di fissargli i pettorali, risalendo agli occhi. Le ci volle un istante prima di rispondere, ma tutto sommato scrollò le spalle dicendo:“Va bene, tanto non avrei avuto nient'altro da fare qui.”




 

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