Lucem ac Tenebras

di Nidalhaidis
(/viewuser.php?uid=882641)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Capitolo primo







Quel giorno non avrebbe dovuto piovere. Nei mesi estivi ad Alisalus il cielo non aveva mai neppure una nuvola e la grande stella, il Sole, illuminava così forte il Regno da renderlo tanto accogliente e vivace. Perfino in inverno tempi come la pioggia erano rari, e invece oggi il suo rumore si sentiva un sacco, come se da un momento all'altro stesse per scoppiare un temporale.

Nei miei quindici anni di vita mi era capitato di vederlo soltanto una volta, da bambina, quando intravidi un enorme fulmine violaceo in lontananza che sicuramente apparteneva al Regno nemico, quello delle Tenebre.
Lì, al contrario, era la luce del Sole ad essere rara!
Chissà se sapevano cosa fosse il buon tempo, quelli là.

Il frastuono andava a peggiorare ogni secondo di più, ma c'era qualcosa in quel momento che non riusciva a superare, seppure il suo suono minaccioso riusciva a penetrare da tutte le parti: le nostre risate!

Esattamente, in quel momento, io e la mia gemella, Cordelia, stavamo scappando dalla nostra cara mamma, la Regina del Regno della Luce. Non era mai stata una donna molto calma, si infastidiva per poco, e si vedeva: mentre ci rincorreva sembrava una pazza strega! E nel frattempo le nostre risate aumentavano.

Mia sorella sapeva sempre come farmi divertire, di solito era lei che decideva di scappare furtivamente fuori per andare a immischiarsi tra i cittadini dei vari paesini centrali. Peccato però che ormai tutti al Castello sapevano dove eravamo solite dirigerci. In famiglia invece no, non sapevano mai nulla, si sorprendevano sempre di vedere che ce ne inventavamo di tutti i colori! E tutto questo per fuggire dalla grinfie di colei che voleva addomesticarci in modo tale da farci diventare delle perfette Regine, in futuro.

Che ingiustizia però, a nessuna delle due piacevano quelle cose. Entrambe non desideravamo affatto diventare delle Reginette da grandi, e pur sapendo che purtroppo ne saremmo state costrette, decidevamo di fare quel che ci piaceva per davvero: ovvero fare nuove esperienze avventurose!
Come il recarsi in una città che prendeva vita soltanto di notte, difatti veniva spesso chiamata, da chi ci abitava vicino, "Città fantasma".

Sia io che Cordelia ieri sera avevamo sognato di andare proprio lì e per questo, proprio oggi, saremmo scappate non appena tutti avrebbero abbassato la guardia!
Il problema era però che nessuna delle due aveva mai avuto un ottimo senso dell'orientamento, quindi ci sarebbe servita per forza una mano. Fortunatamente sapevamo già a chi chiedere.

La nostra risata sembrava emettere un unico suono, dato che anche la nostra voce era molto simile.
Ciò che ci differenziava era il colore degli occhi: io li avevo ereditati da nostro padre, mentre lei da nostra madre. I suoi erano di un profondo verde che ricordava il prato fiorito del Castello in piena primavera e allo stesso tempo un'oscura e misteriosa foresta.
Li adoravo!

Proprio adesso le sue lunghe ciglia venivano bagnate dalle gocce di pioggia, mentre entrambe iniziavamo a sporcarci di fango. Peccato però che il divertimento cessò poco dopo che fummo tutte piene zeppe d'acqua sporca: Zaira, la nostra mamma che ci voleva sicuramente molto bene, ci aveva preso con una delle sue abili tecniche.

Ora eravamo costrette a subirci i suoi rimproveri prima di andarci a dare una bella sciacquata, ma non ci importava. Dopotutto ci eravamo divertente tantissimo!

Insomma, quando vi deciderete a essere pronte per un Regno che in futuro dovrete dirigere?! - Ci urlò contro chiaramente spanzientita.
Le sue parole ci entravano da un orecchio e ci uscivano dall'altro, sempre. Non era così difficile il compito di Regina, dopotutto!
- Presto sarete responsabili di tutte quelle vite là fuori, proprio come i vostri fratelli, che si impegnano ogni giorno, e voi invece continuate a comportarvi come delle bambine! -

I nostri fratelli... anche loro erano due gemelli. Due gemelli bizzarri quanto noi, ma che preferivano essere rinchiusi in gabbia per diventare degli ottimi Re, un giorno.
Si chiamavano Alexy e Armin, due nomi in perfetta sintonia tra loro, come quello mio con quello di mia sorella.

- Mamma, guarda che anche loro ne combinano tante! - Buttò fuori Cordelia, che a quanto pare la pensava come me: anche se loro erano sempre disposti a farsi addomesticare, perchè quando ne combinavano qualcuna non venivano rimproverati?
Loro non avevano mai dovuto sorbirsi le ramanzine di mamma, a differenza nostra!
Eppure alle volte causavano guai molto più grandi.

Chinai la testa e la rialzai in segno di approvazione per ciò che aveva detto mia sorella, ma ovviamente nostra madre se ne usciva sempre con la scusa che "almeno loro sapevano cosa significasse prendersi le proprie responsabilità", come no!

E, mentre si parlava del Diavolo, ecco che rientravano tutti bagnati da una missione, quella di acciuffare alcuni tizi di Alisdesperationis che erano riusciti a intrufolarsi nel nostro Regno con l'intento di far del male a qualcuno.

Le gocce di pioggia, adesso che ci facevo caso, somigliavano al colore degli occhi di Armin, un azzurro molto chiaro che amavo.
Sia lui che Alexy avevano ereditato gli occhi del nonno, ma qualcuno li nascondeva costantemente sotto due lenti a contatto rosee per non essere "uguali".

Entrambe ci voltammo verso loro ed emettemmo un verso con la bocca, serrata. Un qualcosa simile a un saluto, insomma.

- Ragazzi, mi hanno detto che quei delinquenti sono stati presi! Ottimo lavoro, come sempre! Si congratulò nostra madre cambiando improvvisamente, e magicamente, tono di voce che riservava unicamente a loro. Erano sicuramente i preferiti dell'intera famiglia, perché obbedivano ai loro genitori, ma non per questo non li volevamo bene, anche se spesso e volentieri i nostri scherzi erano riservati a loro.
In fondo sapevano farci ridere ogni tanto, e questo ci bastava!

Credo che Cordelia e Amelia possano andare adesso, no? Altrimenti rischierebbero di sporcare il nuovo tappeto che tanto adori, mamma! - Le si rivolse Alexy non appena riuscì a liberarsi dall'abbraccio soffocante di quella donna e aver aiutato suo fratello a fare lo stesso.

Gli lanciammo subito un'occhiata truce, ma lui ricambiò con un raggiante sorriso.
Armin ci fece segno di "ok" e ci diede l'occhiolino.

La mamma si girò immediatamente verso noi e ci lanciò la stessa occhiataccia che fino a qualche secondo fa avevamo lanciato noi due.
Ci puntò un dito all'altezza del petto e ci diede il permesso di andare FACENDO ATTENZIONE a non sporcare nulla.

Avevo capito per quale motivo Alexy aveva detto quelle cose: semplicemente voleva salvarci da tutto il resto del rimprovero.
Ecco perché li volevamo bene, a quei due! Erano pur sempre i nostri fratelli, no?

Prima di girare l'angolo per dirigerci verso il nostro bagno personale, ci aiutammo per formare delle lettere con le braccia e per dire "Grazie, pagliaccio!", visto che per essere diverso dal suo gemello si era tinto i capelli di azzurro. E poi era sempre di ottimo umore, quindi perché non dargli quell'affettuoso nomignolo?
Anche se a lui dava leggermente fastidio.

Sia ringraziato il Signore della Luce, le mie orecchie non ne potevano più! - Commentai all'istante io, mentre richiudevo la porta del bagno dietro le mie spalle e buttavo un grosso sospiro di sollievo.

Sentii una piccola risata di fronte a me, quella di mia sorella. - Mi chiedo come faccia ad avere ancora voce, ci rimprovera praticamente ogni giorno! Fu questa volta lei, curandosi di non alzare troppo la voce per non farsi sentire da nessuno.
Uno dei nostri fratelli avrebbe sfruttanto quelle parole sicuramente a suo vantaggio, mentre, la morte sarebbe stata certa per noi se le avesse sentite nostra madre.

Ridacchiai per quello che disse, e intanto iniziai a togliermi la mia piccola coda di cavallo e gli indumenti sporchi. Mia sorella era già sotto la doccia, intenta a non fare uscire troppo shampoo dalla bottiglietta per non creare ancora del casino.
...E invece ci mise troppa forza.

- Ma che fai? Non riesci a far uscire un po' di shampoo che già fai guai? Aspetta! - Ridacchiai nuovamente e presi parte dello shampoo ormai cosparso su tutta la testa di Cordelia; subito dopo mi infilai dentro la doccia.

Finimmo in fretta e uscimmo dal bagno con i nostri personali accappatoi, in sintonia pure quelli.
Da una parte non sopportavo di vivere in un Castello, perchè i corridoi sembravano quelli dei film horror: infiniti!
Per fortuna che lo scambio di battute tra me e mia sorella a riguardo della giornata non li fece apparire così chilometrici.

Entrammo in stanza e io non persi tempo a buttarmi sul nostro letto, mentre lei si toglieva l'asciugamano e iniziava a prendere le cose da indossare.
Fuori pioveva ancora a raffica ma all'interno non c'era freddo, perché il Castello era riscaldato di continuo.

Vuoi addormentarti nuda per caso? - Mi chiese mia sorella con una risata di sottofondo, lanciandomi intimo e pigiama.

Stavo per addormentarmi sul serio, in effetti!
Entrambe, per via di quel sogno ci eravamo alzate presto e anche se non lo dava a vedere anche lei stava crepando dal sonno. Questo però poteva essere un vantaggio, perché saremmo andate a letto presto, e la sveglia alle tre del mattino non ci avrebbe dato così fastidio.
Forse...

Appena finimmo di vestirci le nostre dame da compagnia bussarono alla porta di camera nostra per avvisarci che la cena era pronta.
Iris e Rosalya, ecco come si chiamavano.
Erano veramente simpatiche, loro! Ma siccome avevamo il vizio di dare a chiunque dei soprannomi, ogni tanto chiamavamo Iris "Tenera Carota", per via dei suoi capelli rossi-arancioni e del suo viso sempre adorabile; mentre "Gatta Elegante" Rosalya, per via dei suoi gusti raffinati e dei suoi occhi di quel giallo dorato che solitamente hanno i felini.

Cordelia aprì la porta alle due e subito le arrivò un'occhiataccia proprio da parte di quell'ultima.
Faceva sempre così quando vedeva che non ci tenevamo ad essere eleganti e a tenere i nostri amati capelli poco ordinati come lei.

In pigiama? Volete seriamente scendere conciate in questa maniera? Disse a entrambe, incrociando le braccia e diventando serissima in viso. Iris sorrise come se si sentisse a disagio, visto che era sempre dalla parte di tutte e tre.

Arrivai al bordo dell'entrata e sorrisi, in una maniera diversa dalla Tenera Carota, alla nostra dama dai capelli argentati.
Mia sorella nel frattempo sgattaiolò fuori dalla stanza passando direttamente dalle gambe semi aperte di Iris, facendole prendere un colpo.

Non è una cena tra persone di alto rango, ma una semplice cena in famiglia! Le risposi pur sapendo di stare dicendo una cavolata da una parte, dal momento che la mia era una famiglia d'alto rango.
Dall'altra parte però avevo ragione, perché essendo figlia del Re e della Regina di Alisalus, per me era unicamente una cena per riunire tutti i membri della nostra famiglia che spesso si evitavano o che comunque non si vedevano pur abitando sotto lo stesso tetto.

Io e la mia gemella facemmo una gara per vedere chi era diventata negli ultimi mesi la più veloce, e la destinazione era naturalmente la sala dove si estendeva un immenso tavolo.
Inutile dire che a vincere fu Cordelia: non ero mai riuscita a batterla in quanto a velocità.

Scoppiammo a ridere quando vidimo gli sguardi dei nostri genitori che sembravano volerci buttare fuori casa, e riuscimmo a contagiare sia le ragazze che i nostri fratelli.
Armin per poco non rischiava di soffocare con l'acqua che stava bevendo.

Ci sedemmo belle sorridenti tra i mille posti, ignorando le occhiate omicide che continuava a lanciarci nostra madre, stavolta accompagnata da papà.
Dovevamo finire in fretta di mangiare per andare a parlare con Rosalya e Iris e farci aiutare in qualche modo a fuggire di casa questa notte senza che nessuno se ne accorgesse, ma questa scelta ci costava l'indigestione. Ci mancava solo che durante la notte una delle due si fosse sentita male!

- Fossi in te non mangerei così tanti cibi diversi in un solo boccone, nocciolina-
ODIAVO quel nomignolo.
A darmelo era stato Armin, uno dei pochi a non avere ancora un soprannome da parte delle due principesse gemelle.
Si divertiva a chiamarmi in quel modo per via del colore dei miei occhi, che non sopportavo e che speravo ogni giorno diventassero verdi come quelli di mia sorella.
Non so come, ma ci speravo.

Lanciai uno sguardo fulmineo a quel ragazzo che adesso se la stava ridendo sotto i baffi, probabilmente per la mia espressione infastidita.
Un giorno gli avrei trovato un nomignolo ancora più insopportabile, giuro!

Pur avendo voglia di strozzarlo con le mie stesse mani, o con le salsicce che avevo proprio davanti, decisi di ignorarlo e di continuare a mangiare.
In realtà aveva ragione, probabilmente l'indomani mi sarei sentita malissimo, ma non me ne importava, perché questa notte avrei potuto vedere quella famosa città fantasma! E lo stesso pensava mia sorella, dallo sguardo che mi lanciò. Come a volermi dire "Non badarci, questa sera ci divertiremo!" per incoraggiarmi a non diventare una potenziale omicida.

Non si parlò molto. I nostri genitori, Zaira e Alastor, non fiatavano mai quando si pranzava o si cenava, mentre noi qualche volta ci divertivamo a fare battute sui nostri fratelli e/o viceversa.

Perlomeno finimmo prima di quanto pensassimo; subito ci alzammo e ognuna di noi prese per un braccio le due dame. Non ci girammo per vedere i possibili visi sconvolti dei nostri familiari, ma udimmo una piccola risata di coro: quella dei nostri cari fratelli.
Non avevamo tempo per queste cose però, dovevamo preparare tutto prima che fosse troppo tardi!
Nessuno ci avrebbe fermate questa volta.

Rangiungemmo presto la nostra camera e Cordelia si scomodò di chiuderla a chiave non appena fossimo entrate tutte. Era chiaro che le nostre dame da compagnia, nonchè amiche, in quel momento si stavano chiedendo se avevamo tutte le rotelle a posto.

Iris non riusciva a decidere chi guardare per prima, i suoi occhi continuavano a fare destra-sinistra.
Rosalya invece ci stava uccidendo con il pensiero, visto che per via della corsa improvvisa le si erano scompagliati tutti i capelli, e lei odiava con tutto il cuore quando ciò accadeva.
Mi chiedo se ci avesse aiutate...

A parlare per prima fu proprio lei: - Ragazze, siete per caso impazzite?! -

In risposta mia sorella prese subito una spazzola per aggiustare i capelli alla povera Gatta, mentre io presi parola e in contemporanea bloccavo gli occhi impazziti di Iris mettendomi direttamente di fronte a lei, quasi attaccata al suo viso.
Dunque, io e mia sorella questa notte vogliamo andare a vedere la Città Fantasma, perchè ieri sera entrambe avev... -

Rosalya e Iris si alzarono come due molle e Cordelia rischiò di beccarsi la spazzola in faccia. E in quel caso la colpa non sarebbe stata sua!

La Città Fantasma?! - Urlò Iris, che subito venne zittita dalla sottoscritta.
La sua voce era squillante, urlando in quel modo rischiava di farsi sentire per tutto il palazzo!
Cordelia ed io facemmo segno di silenzio e le sussurrammo: "shhh".

- Fatemi spiegare! Ieri sera praticamente sia io che mia sorella Cordelia abbiamo sognato di andare in quella città, e questa cosa ci ha stranite non poco! Perciò vorremmo che voi due ci aiutaste a fuggire... in seguito ce la caveremo da sole! - Conclusi prima di venire interrotta da Rosalya, o da un altro urlo di quella Tenera Carota.

Vorreste scappare nel cuore della notte per andare a vedere una città di cui tutti gli abitanti hanno paura, perché? Per un sogno!? - Domandó Rosalya, ancora con quel tono fin troppo serio.
Mi ricordava quello di mia madre quando, ormai con l'ultimo filo di voce, rimproverava senza alzare il proprio tono. E' pericoloso! E pretendete anche il nostro aiuto? Continuò.
Nessuna di noi però voleva arrendersi!

Insieme a mia sorella mi misi davanti alla porta chiusa di camera nostra per creare una specie di muraglia.
Nessuno sarebbe uscito da questa stanza!

Per favore! - Supplicammo in coro noi, cercando di non dare troppo caso alla sua occhiata pesante e tagliante.

Il tempo scorreva, e in qualche modo dovevamo pur convincerle! Iris tuttavia era ancora confusa e non aveva ancora aperto bocca.
- Non possiamo. Potrebbe succedervi qualcosa! - Esclamó infine l'albina con un piccolo sospiro.

E se ti promettiamo di vestirci decentemente? - Propose mia sorella, non ottenendo alcun risultato. Si girò e mi lanciò un'occhiata supplichevole dandomi un leggero colpo di gomito ad un fianco; anche se per mia sfortuna ci mise un'altra volta un po' troppa potenza.
Sapevo cosa dire, ed anche lei, ed entrambe sapevamo che non saremmo più potute tornare indietro, ma ci tenevamo!

Presi un lungo respiro. - E se ci comporteremo come delle vere principesse? -
Non resistetti a chiudere gli occhi. Non potevo credere a ciò che stavo promettendo!
Se Iris e Rosalya avessero accettato di aiutarci, addio libertà. Il fatto di aver sognato durante la stessa notte qualcosa di uguale, però, rendeva il tutto troppo curioso!

Ci fu un momento di totale silenzio.
Un silenzio che sembrò non cessare mai, per nessuna delle quattro.
Alla fine, con grande sorpresa, fu Iris a spezzarlo: Se vi porterete gli anelli ricercatori, allora vi aiuterò! -
Quegli anelli che mai indossavamo perchè inutili, quindi? Tutto qui? Forse la nostra libertà sarebbe rimasta, meno male!
Anche se per la verità quegli anelli non erano del tutto inutili, o almeno, non lo erano quando qualcuno si trovava lontano da casa sua. Poteva contattare tutte le persone di cui conosceva il viso e il nome, bastava cliccare la gemma sull'anello.

Rosalya aspettò ancora un po' prima di rispondere con sicurezza, ma alla fine anche lei accettò.
Grandioso!

Dovevamo soltanto capire come non farci notare dalle guardie che restavano sveglie per tutta la notte a sorvegliare il Castello. Iniziammo quindi a tirare delle possibili idee e dei possibili piani.
Alla fine riuscimmo a trovare quello perfetto! Bastava solo che nessuna sbagliasse, altrimenti sarebbero stati guai seri per tutte.

Salutammo così le nostre, da adesso, alleate di fuga e subito ci infilammo sotto le leggere coperte.
Prima però ci vestimmo per bene, così da non perdere altro tempo per quando ci saremo alzate.

La luce biancastra della Luna cominciò a entrare dai vetri della finestra pieni di piccole e grandi gocciole, che ancora continuavano a cadere dal cielo scuro.
Questa pioggia era sorprendente! Ma sicuramente domani sarebbe tornato a risplendere il Sole.

Ad un certo punto mia sorella mi fece cenno di girarmi verso lei soffiandomi sul collo.
Ebbi immediatamente un brivido lungo tutta quella zona e senza pensarci per due volte mi girai. 
Non potevi chiamarmi semplicemente? - Le sussurrai un po' infastidita, ma lei continuò a guardarmi con quei suoi occhioni di un verde meraviglioso.

Secondo te mamma e papà ci vogliono bene? Mi domandò, così, di punto in bianco.
Inizialmente non seppi nemmeno cosa risponderle. Aveva qualcosa di strano, come se la sua energia si fosse improvvisamente spenta.

Le sorrisi. - Ma che mi chiedi a fare queste cose? Certo che ce ne vogliono! Solo che non lo ammettono. Risposi alla fine, credendo nelle mie parole.
Fui sollevata nel vedere che ricambiò il sorriso e che chiuse tranquillamente gli occhi per addormentarsi.

Anch'io avrei dovuto coricarmi: mi sarei dovuta alzare tra non molto, però continuavo a chiedermi per quale motivo  Cordelia mi avesse fatto quella domanda. Prima di risponderle mi ero soffermata sulla luce che emanavano i suoi occhi, solitamente facevo così per capire cosa stesse provando: era tristezza, la sua? Pochissime volte avevo visto il suo viso non sorridente, pochissime.

Forse però era normale che qualche volta si chiedesse quel genere di cose, anche a me era capitato. I nostri genitori sembravano non considerarci per davvero figlie loro, ma sapevo che in fondo tenevano a noi. Qui la gente senza dei sentimenti non era accettata, il nostro Regno era diverso da quello delle Tenebre.
Qui regnava l'amore... lì l'odio.







 

- Angolo angoluccio -

Hey!

Premessa: questa è una collaborazione tra Nidafjollll e me, Adalhaidis.
Entrambe speriamo che questa Fa Fiction possa incuriosirvi a ogni capitolo e che vi piaccia fino alla fine! ^__^

La ringrazio infinitamente della proposta! Penso sia divertente creare insieme qualcosa. Detto ciò, non penso di avere nient'altro da aggiungere, per cui mi dileguo!

Al prossimo capitolo ~

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo


 


Per tutta la notte non riuscii a chiudere occhio, e il rumore assordante dei tuoni non faceva altro che peggiorare la mia insonnia. 

La mia mente era completamente occupata da un'unico pensiero fisso: mamma.
Più di una volta mi ero messa a pensare se lei volesse almeno un po' di bene a me e mia sorella, e so che poteva sembrare un pensiero stupido e insensato, ma dal suo comportamento il più delle volte mi faceva arrivare alla conclusione che per lei noi due contassimo poco e niente. La differenza tra noi due e i nostri fratelli era chiara come il Sole: loro facevano buon viso a cattivo gioco davanti i nostri genitori, guadagnandosi così la loro simpatia,  mentre noi due semplicemente agivamo d’istinto causando così la disperazione della nostra genitrice. 

Ma non tutti erano tagliati per la parte della Principessa educata e sempre sorridente...

Il ticchettio regole delle goccioline d'acqua che picchiettavano sul vetro freddo delle finestre non si sentiva più da svariati minuti e i tuoni si facevano, a mano a mano, meno intensi e rumorosi: Il temporale, finalmente, stava sparendo.
Meglio così, no? Sennò saremmo dovute andare alla Città Fantasma sotto la pioggia scrosciante, e Rosalya non sarebbe stata affatto contenta di bagnarsi e sporcarsi di fango.

Dopo che un piccolo sospiro mi sfuggì dalle labbra decisi di svegliare mia sorella e andare a chiamare le nostre due amiche per iniziare la prima fase del nostro geniale piano di fuga. 
Ci avevamo messo una sacco per escogitare qualcosa di decente, ma alla fine io e Amelia avevamo un’illuminazione degna del più grande stratega di tutti i tempi! 
Eravamo due geni!
Rosalya però non era affatto convinta del nostro piano, era credeva fortemente che saremmo state scoperte immediatamente, procurando così guai non solo a noi stesse ma anche a lei e Iris che erano nostre complici.

Amelia si rigirò un paio di volte nel letto facendomi segno con la mano di lasciarla in pace, ma quando le mollai un pizzicotto al fianco sinistro si svegliò completamente mandandomi al diavolo per averla svegliata bruscamente, e per il pizzicotto.

Le rivolsi un sorrisino innocente. – Dai sorellina, è ora di far visita alla Città Fantasma! – Sussurrai a bassa voce buttando a terra le coperte e andando alla ricerca di qualcosa di adeguato da indossare. – Allora? Cos'è quella faccia? Alzati, su. – La incitai pazientemente sorridendo divertita. 
Era ancora troppo frastornata dal sonno che per un paio di minuti rimase immobile sul letto a seguire ogni mia mossa. 

Quando finalmente anche la mia gemella abbandonò pigramente il letto, io ero intenta a scribacchiare rapidamente un messaggio per Rosa e Iris. 
Nella fretta scrissi malissimo e commisi tanti di quegli errori d’ortografia, che se il mio insegnante di calligrafia li avesse scoperti mi avrebbe fatto ripassare l’ABC tutto da capo.

Finito finalmente di scrivere tirai un sospiro di sollievo e m’avviai verso la gabbietta di Athena, la civetta mia e di Amelia. 
Athena era un uccello davvero meraviglioso! Le candide piume color avorio facevano invidia perfino a quelle delle colombe, e gli occhi dorati erano paragonabili a quelli di un felino.
Con cura e delicatezza tirai fuori il maestoso uccello dalla gabbia dorata, legando poi il messaggio scritto poco prima alla sua zampina destra.

– Ora, da brava, consegna questo messaggio a Iris e Rosalya. – Ordinai scandendo bene i nomi delle mie due amiche, liberando in volo il rapace fuori dalla finestra.
Quella meravigliosa creatura alata ci fu regalata al nostro tredicesimo compleanno, e fu così ben ammaestrata che ora era in grado di compiere lunghi viaggi per recapitare messaggi importanti da un regno all'altro. 

Un leggero venticello notturno mi fece salire i brividi per tutta la schiena, ma ancora non potevo chiudere la finestra lasciando Athena fuori a gelare. 
Alzando lo sguardo al cielo mi accorsi della miriade di puntini luminosi che tempestavano il cielo scuro. Il temporale era passato del tutto, e i nuvoloni grigi avevano lasciato spazio alla volta celeste e a delle meravigliose costellazioni.

Il leggero bussare alla porta e Athena che rientrava in stanza dalla finestra annunciarono l'arrivo delle nostre due dame da compagnia e l'inizio del nostro piano.

Amelia, in punta di piedi, s’affrettò ad aprire la porta evitando così di attirare l'attenzione delle guardie. Entrambe le due ragazze erano già perfettamente vestite con in spalla una borsa in pelle ciascuna, contenente chissà cosa. 

– Rosa, ehm... non potevi mettere qualcosa di più... adeguato? – Chiese mia sorella con fare leggermente intimidito, osservando attentamente la figura dell’elegante Gatta. 
Ora, pensandoci... Amelia non aveva poi così torto: l'albina indossava una camicetta candida in seta bianca assieme ad una lunga e ampia gonna nera, con ricami in filo argentato.

La dama dagli occhi dorati, sentendo quelle parole, si girò in direzione di mia sorella scrutandola con cipiglio alzato. – Hai detto qualcosa, scusa? – Chiese acidamente con un'espressione tremendamente seria in volto, incrociando le braccia al petto.

Come mi aspettavo Amelia fece finta di niente, affermando che molto probabilmente l'albina sentiva cose che non esistevano.

– Tu piuttosto, come ti sei conciata? – Esclamò ad un certo punto Rosalya, scrollando la testa e indicando la mia gemella. – Per non parlare di te, Cordelia. – Aggiunse subito dopo, posando il suo sguardo felino su di me. 

Io e Amelia, a differenza sua, eravamo a conoscenza di quanto fossero poco comode e irritanti le gonne, così optammo entrambe per indossare una semplice canotta con un paio di caldi pantaloni, molto comodi!

– Ma anche Iris è vestita come noi! – Si lamentò allora mia sorella, in modo infantile, indicando la rossa che, in tutto questo tempo, non aveva ancora aperto bocca. 

– I pantaloni che indossa Iris sono di un’ottima qualità, cuciti a mano dai più famosi e rinomati sarti! E, ciliegina sulla torta, sono fatti di un ottimo materiale che si trova solo in pochissimi paesi di tutto il Regno! Sono stata abbastanza chiara, o devo continuare?! – Spiegò spazientita la Gatta, gesticolando animatamente e cercando di mantenere un tono di voce basso nonostante fosse in preda ad un attacco d’isteria. 

Terrorizzate, io e mia sorella annuimmo con vigore non staccando gli occhi da quelli furiosi della nostra amica. 
Ogni volta che vedevamo Rosalya in preda ad una crisi isterica, iniziavamo a temere per l’incolumità delle nostre vite; dato che una volta da piccole, in preda alla collera, ci aveva minacciate di morte con un coltello da cucina in mano. Ricordo solo che quando mi fui ritrovata col coltello puntato in faccia svennì dalla paura. 

– E ora andate a cambiarvi. – Ordinò poco dopo l’albina puntandoci il dito indice con fare minaccioso.

Senza proferir parola sia io che Amelia ci catapultammo nella nostra cabina armadio alla disperata ricerca di un capo abbastanza elegante e allo stesso tempo sobrio e comodo.
La ricerca non fu così facile come credevamo, Rosalya era molto esigente e ad ogni cosa che indossavamo aveva come minimo qualcosa da ridire; ma non potevamo fare altro che ubbidire perché la perfida e diabolica dama albina aveva minacciato di andare a fare la spia coi nostri genitori. 

– La gonna è troppo... semplice. – Meditò ad alta voce la patita di moda, portandosi una mano sotto al mento mentre guardava con sguardo critico mia sorella.

Quest’ultima a quelle parole per poco non ebbe, anche lei, una crisi isterica.
E chi la biasimava? Anche io al suo posto avrei perso la pazienza iniziando a dar di matto.
Ma per fortuna avevo preceduto Amelia fregandole da sotto il naso l'unico paio di pantaloni eleganti che possedevamo, dato gli altri pantaloni che avevamo erano stati tutti sequestrati da mamma che li accusava di essere troppo poco femminili.

 – Ehm, Rosa... secondo me questa gonna è carina. In fondo stiamo andando solo in un paese abbandonato a se stesso, di notte; non credo possiamo incontrare qualcuno di così importante da dover apparire eleganti. – Ebbe il coraggio di commentare Iris, arruolandosi dalla parte della mia gemella che, in risposta,  esibì sul volto un'espressione sollevata e felice.

L'albina, però, sembrava non pensarla come la sua compagna. Infatti lanciò uno sguardo assassino alle sue due vittime, che per poco non se la facevano addosso per il terrore.
La scena, vista dal mio punto di vista, che me ne stavo tranquilla sul grande letto a baldacchino, aveva dell’esilarante. 
Un po’ di pena per quelle due povere ragazze però la provavo... nessuno desidererebbe essere ucciso da una ragazza maniaca della perfezione. 

– E tu cos’hai da ridere?! – Sbraitò Rosalya, ignorando per un breve momento le sue due vittime rivolgendosi a me. – Trovi questa situazione divertente?! –

Il sangue mi si gelò letteralmente, nelle vene, mentre il sospiro di sollievo delle due ragazze in stanza con me mi arrivava alle orecchie.
E mi chiedo seriamente come fosse stato possibile che nessuna guardia avesse sentito le sue urla isteriche. 

La pazza furiosa dai capelli color neve, dopo un lungo minuto di silenzio, si portò una mano alla fronte, esasperata. – Siete un caso perso... ci rinuncio. – Sospirò esausta lasciandosi andare sul divanetto rosso sistemato alle sue spalle.

 – Questo significa che... – iniziò timorosa Amelia facendo sbucare la testa dietro la schiena di Iris. - ...posso andare a mettermi un paio di pantaloni? – 
Lo sguardo omicida della Gatta, tuttavia, fu più chiaro di mille parole. – Ora che ci ripenso, questa gonna va benissimo. – S’affrettò ad aggiungere annuendo con veemenza.

Una sorriso traditore si andò a formare sulle mie labbra. – Ora possiamo andare? – Chiesi rivolgendo un’occhiata ad Athena, intenta a beccare del mangime nella sua gabbia.

 – Certo, ma prima dobbiamo mettere in chiaro un paio di cose. – Esordì la ragazza dagli occhi felini, assumendo un'espressione seria. – Primo: indossate questi. – Disse estraendo dalla sua borsa un paio di anelli colorati. 
Notato il nostro sguardo confuso, sospirò per l'ennesima volta, e spiegò: – Sono gli anelli ricercatori. Io e Iris ne abbiamo già uno, questi sono i vostri. – E allungò la mano per consegnarceli.

Entrambi gli anelli erano adorabili, fatti in oro bianco con in mezzo incastonata una pietra di smeraldo e d’ametista. Io mi affrettai a prendere quello con la gemma verde, mentre mia sorella di prendeva quello rimasto, che era del suo colore preferito.
Osservando con attenzione notai che, come aveva detto, anche Rosa aveva un anello ricercatore con una gemma di topazio, mentre Iris di rubino. 

– Poi, essendo cosciente che il vostro piano fosse pessimo, ho escogitato io qualcosa. – Continuò la Gatta albina, con un sorriso furbo a incresparle le labbra rosee e con le braccia intrecciate sotto al petto. – E, modestamente, come idea è geniale. – Si congratulò con se stessa, scostando una ciocca argentata da davanti al viso.

Sinceramente, non sapevo se offendermi o meno. 
Il nostro piano era perfetto! 

Amelia fece per ribattere, irritata, che venne interrotta da Iris che diede man forte alla sua amica dagli occhi dorati, sostenendo che il suo piano fosse semplice e geniale. 

– Ci caleremo giù dalla finestra. – Scroprì le carte Rosalya, con sorriso vittorioso dipinto sul volto. 

Mia sorella sbatte le palpebre un paio di volte, visibilmente sconcertata. – Ma sei pazza?! Vuoi che crepiamo?! Saltare giù dalla finestra equivale al suicidio! – Sbottò con gli occhi nocciola intrisi di paura. 

– Lo so, sciocchina; ma possiamo legare tra loro le lenzuola e calarle dalla finestra come una fune. Ammettetelo la mia idea è migliore della vostra: chi volete che ci caschi alla vostra scenata? – 

Bé, come piano ammetto che era migliore del nostro... ma non esisteva che io lo ammettessi o che mi calassi nel vuoto su dei lenzuoli che minacciavano di sciogliersi e farci schiattare al suolo! 

– Scordatelo, non voglio morire! – Esclamai contrariata, incrociando le braccia sotto al cielo, venendo imitata da mia sorella. 

Quando le principesse gemelle del Regno di Alisalus incrociavano le braccia il discorso era chiuso. 

...

Evidentemente, peró, Rosalya era molto convincente dato che, dopo neanche cinque minuti, ci trovavamo tutte e quattro a intrecciare tra loro tutte le lenzuola che avevamo in camera.

 – Ma perché ogni volta finiamo per ubbidire a lei? – Brontolai piagnucolando, mentre mi assicuravo che il nodo tra i due lenzuoli fosse ben saldo. 

Amelia si girò verso di me, con le lacrime agli occhi. – Te lo dico io! Perché lei è un mostro... – Sussurrò l’ultima frase cercando di non farsi sentire dalla Gatta, invano. 

– Hai detto qualcosa, cara? – Chiese quest'ultima alzando un sopracciglio chiaro e guardando la corvina, che negò ogni cosa. – Poche chiacchiere e più lavoro. Abbiamo già perso abbastanza tempo a discutere. – Ordinò successivamente, riprendendo il suo lavoro, venendo aiutata da Iris. 

– E chissà di chi è la colpa... – Ebbi il coraggio di commentare, sottovalutando l'udito dell’albina che sembrava un felino in tutto e per tutto. 
L’occhiataccia che mi lanciò fu piuttosto eloquente: me ne ritornai con la testa china ad annodare le lenzuola. 

Annodare e intrecciare coperte, piumoni e lenzuola tra loro non fu affatto facile. Avevamo tutte il terrore che qualche nodo fosse fatto male e che si allentasse durante la scesa, facendoci così precipitare nel terreno. Io già mi facevo filmini mentali in cui cadevo nel vuoto per cadere al suolo esanime; dire che ero terrorizzata sarebbe stato un eufemismo.

 – Direi che può bastare. – Disse la dama dai capelli rossi, rivolgendosi a Rosalya che annui. 

Quest'ultima, facendosi aiutare dalla Tenera Carota, aprì la finestra della nostra stanza assicurando un estremità di quella corda improvvisata ad una gamba del letto, che era saldamente piantato a terra, buttando il resto giù dalla finestra.
 – Chi va per prima? – Chiese poi, innocentemente. 

– A te l'onore Rosa, in fondo l'idea è stata tua. – Sorrisi melliflua, venendo immediatamente appoggiata dalle altre due ragazze che, anche loro, non fremevano all'idea di trovarsi a dieci metri sospesi da terra. 

L'albina assottigliò lo sguardo, risultando minacciosa, stringendo i pugni. – ...Bastarde. – Sibilò prima di darci la schiena e, pregando, scavalcò la finestra tenendosi ben salda alla morbida corda. 

Iris corse subito alla finestra per controllare se la sua amica stesse bene, trovandola intenta a scendere lentamente tra una bestemmia e l'altra ogni qual volta che la gonna le intralciava le gambe. 

– Sei ancora dell’idea che quella gonna sia comoda? – Malignò mia sorella, prendendosi una piccola rivincita, affiancando la rossa. 

Solo quando ci fummo assicurate che Rosalya fosse salva e, sopratutto, con i piedi per terra, Amelia ebbe il coraggio di calarsi per seconda giù dalla corda, seguita da Iris.

Non restavo che io...

Dopo aver perso un paio di minuti in ginocchio a pregare tutte le divinità a me conoscenti, decisi di calarmi a mia volta giù dalla finestra. 
Il freddo venticello notturno mi scompigliava tutti i capelli facendomeli finire in bocca e negli occhi, dandomi un fastidio tremendo. E, come se non bastasse, per via dei miei movimenti bruschi la corda di lenzuola iniziò ad oscillare pericolosamente a destra e sinistra, procurandomi un infarto.

Perché cose del genere succedevano solo a me?!  

– Cordelia, smettila di dondolarti! Finirai per allentare i nodi e cadere! – Mi urlò Amelia da sotto nel vano tentativo di rassicurarmi, riuscendo soltanto ad allarmarmi maggiormente.

 – Chiudi il becco! Stai peggiorando la situazione! – Urlai di rimando, badando a tenere il tono di voce moderato per non svegliare nessuno.

La fortuna però, ovviamente, non era dalla mia parte. 
Mancavano ormai pochi metri e avrei raggiunto il suolo, ma all'improvviso sentii uno dei nodi del lenzuolo allentarsi e il terrore si fece largo in me. Prima che potessi avere il tempo di fare qualsiasi cosa, mi ritrovai a precipitare nel vuoto con un pezzo di lenzuola in mano.

Sentii le urla terrorizzate delle mie amiche, ma il volo a vuoto nell'aria finì prima di quanto immaginasse; e stranamente finii col sedere su qualcosa di estremamente morbido. 

– Ora che sei al sicuro, ti dispiacerebbe alzarti? – La voce della mia gemella mi arrivò alle orecchie, costringendomi ad abbassare lo sguardo e a scoprire che era stato grazie a lei e Rosa se non mi ero schiattata al suolo: avevano attutito la mia caduta e ora mi ritrovavo seduta su di loro. 

In preda al sollievo e alla felicità, mi alzai di scatto in piedi abbracciando le mie due salvatrici. – Mi avete salvato la vita! –  

– Sì sì, ma ora ci conviene andarcene: con tutto il casino che abbiamo fatto qualcuno si sarà pur svegliato. – Spiegò sbrigativa l’albina, alzandosi da terra e spazzolandosi la gonna dal fango con espressione schifata un volto.

Fummo tutte d'accordo con lei e, senza proferir ulteriori parole, c’incamminammo verso il confine del palazzo abbandonando successivamente il Regno, in direzione della Città Fantasma.

...Chi se l'aspettava però, che tra l'oscurità della notte, si celavano pericolo e strani personaggi. 
Questa sarebbe stata l'ultima notte trascorsa in allegria con mia sorella e le mie amiche a palazzo...









– Angoletto mio –

Bonjour mondo! 
Ecco qua il nuovo cappy, fresco fresco. 

Io sono Nida (per chi non se lo ricorda) e spero che questo capitoletto sia all’altezza del primo, scritto dalla mia tenera collaboratrice! E con qui mi scuso per il ritardo immenso della pubblicazione di ‘sto benedetto capitolo: doveva essere pubblicato la settimana scorsa ma a causa di forze maggiori questo non mi è stato possibile.

Ora, dopo che ho star parlato, mi dileguo e aspetterò con voi il prossimo cappy scritto dalla mia cara Alys!

Un bacione, a tutte!

P.S: sorry sorry per gli errori, ma vado parecchio di fretta: chimica mi sta aspettando! 

~Nida 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Capitolo terzo








Sbadigliai per l'ennesima volta da quando avevamo iniziato a camminare verso la Città Fantasma, eppure non pensavo ci volesse così tanto tempo per arrivarci.

Forse io e mia sorella avevamo sbagliato a chiedere aiuto alle nostre due dame da compagnia: Iris dopotutto non era mai stata un'ottima guida notturna, ma almeno Rosalya riusciva a scorgere ogni singola figura vivente e non, specialmente se si trattava di qualcosa di sporco che andava assolutamente vietato. Poco a poco mi convincevo sempre più che lei in realtà fosse un gatto e che con dei poteri sovrannaturali fosse riuscita a trasformarsi in un umano.

Forse avremmo fatto meglio a chiedere aiuto a nostro fratello Armin: aveva un ottimo senso dell'orientamento, ma dubitavamo che ci avrebbe aiutate senza volere qualcosa in cambio. Già una nostra amica, pur di vederci vestite in una maniera più decente, ci aveva minacciate di andare a raccontare questa folle idea ai nostri genitori... figurarsi cosa potevamo aspettarci allora da quel ragazzo?

La mia gemella vide la mia bocca spalancarsi nuovamente. - Non ti stanchi di sbadigliare sempre? - Chiese con tono alquanto divertito.

Aprii un occhio incorniciato da una piccola lacrima di sonno e la guardai appena, visto che a ogni sbadiglio la mia vista si offuscava per qualche secondo.
Ricambiai la risa. - Per nulla. - Le risposi poi, calpestando un povero ramo mingherlino del tutto innocente.
Non sapevo perché, ma il suo rumore mentre veniva spezzato dal mio gesto mi fece salire un brivido dal basso della schiena fino al collo.

- Secondo me tra poco crolli. - Continuò nel frattempo Cordelia, ricevendosi delle risate da parte della rossa e probabilmente anche dell'argentea.

- Forse qualcuna di noi dovrebbe sorreggerla... - Pensò ad alta voce Iris con un filo di preoccupazione nello sguardo azzurrognolo.

Rosalya in risposta mi guardò per un attimo, subito dopo continuò dritta per la strada. - Può farcela. -

Nella mia mente nel frattempo stavano scorrendo con una troppa lentezza le ultime cose che erano successe: mia sorella che mi chiedeva se i nostri genitori ci volessero veramente bene e in seguito la sua caduta dal Castello.
I brividi si moltiplicarono.
Perché dallo scricchiolio del ramo che avevo messo sotto una scarpa mi faceva venire nella testa cose così sgradevoli?

Che mia sorella avesse programmato tutto fin dall'inizio?
No, impossibile. Era la mia sorellina e la conoscevo praticamente da quando ero nata. Aveva sempre amato la vita, le persone a lei care e tutto ciò che la circondava; suicidarsi era l'ultimo dei suoi pensieri, assieme a quello di diventare una vera e propria principessa, specialmente una di quelle eleganti e aggrazziate.

Pur essendo convinta di ciò che pensassi, tuttavia, non riuscivo a scacciare quelle brutte immagini dalla mia testa. Erano come delle zanzare che continuavano a ronzarmi per tutto il corpo quando io cercavo, in tutti i modi, di levarmele di dosso.
Che fastidio!

Qualcosa mi toccò una spalla, facendomi trasalire. Non ebbi il tempo di girarmi che capii di chi si trattasse: mia sorella.
Mi guardò con aria interrogativa. - Stai per caso dormendo in piedi, Amelia? - Mi domandò, cambiando immediatamente la sua espressione pensierosa con un sorriso curvo e soffocando una risata.

- Maddai! - Sbottò la Gatta. - E tu volevi andare fino alla Città Fantasma? - Continuò sbuffando.

Scesi con i piedi per terra a quelle parole e alternai lo sguardo da Rosalya a Cordelia.
Risi leggermente, nervosa senza alcun motivo. - Scusate, ma il sonno mi stava chiamando! Mi sono assentata per un pochino, tutto qui. - Dissi tutto d'un fiato, riprendendo l'ecquilibro che poco a poco, per via del mio essere in pensiero, stava scomparendo.

Per la millesima volta rischiai di cadere sul fango scuro del bosco... come se non fossi già sporca.
Quanto mi mancavano quei miei adorati pantaloni, tra l'altro!

Iris aggrottò la fronte. - Ti stava chiamando? - Domandò a mezza voce, confusa.

Mia sorella rise nuovamente. Era sempre di ottimo umore, ma quella notte, forse per via della nuova avventura che ci stava aspettando, era più solare del solito.
Strano, dato che era appena scampata alla morte.

Durante la sua fragorosa risata vidi due leggere occhiaie sotto i suoi bellissimi occhi verdi. - Dovevano prendere un tè! - Disse, continuando a ridere per via dell'espressione da punto interrogativo della nostra amica Carota.

- Battuta più squallida no eh? - Risi anch'io.
Perlomeno facevamo qualcosa per far passare il tempo mentre ci recavamo verso il confide del Grande Bosco del paese, così veniva chiamato, probabilmente per via della sua infinita lunghezza.

Come se non bastasse, la mia goffaggine mi faceva sbattere ogni minuto da qualche parte.
Fortunatamente però avevo Rosalya come guida! U

Un altro sbadiglio si fece rumorosamente largo per tutto il bosco. Ogni volta contagiavo le altre, eccetto l'albina, che si voltava raramente determinata quasi più di noi a raggiungere quella città.
- Quanto manca? Camminare con questa gonna è una tortura! - Buttai giù stizzita proprio mentre rimanevo incastrata tra i rami bassi di un albero immenso. Quasi quasi me ne rimanevo lì a osservarlo, peccato che la gonna tirava sempre di più e minacciava di strapparsi da un momento all'altro.

Iris e Cordelia vennero in mio soccorso, mentre Rosalya si fermò a guardare la scena con espressione del tutto impassibile. Quanto mi ricordava quel fastidioso di Armin quando faceva così!

- Ma che cavolo fai? - Mia sorella non la smetteva di ridere.
La faceva facile lei, che indossava dei comodissimi pantaloni!
Avrei voluto vedere che avrebbe fatto se fosse stata al mio posto; e tutto questo per colpa di quella Gatta! Si, se sarei rimasta in mutande sarebbe stata unicamente e solamente colpa sua.

Iris sembrava l'unica che ci tenesse per davvero a me, quei suoi occhioni color mare mi facevano commuovere quando si posavano su di me, preoccupati che potessi farmi male.
Qualcosa del genere poteva succedere per davvero!

Salvatami da quell'albero, mi accorsi all'istante che la lunga gonna color porpora si era strappata dalla parte della mia gamba sinistra, che rimaneva coperta soltanto fino a metà coscia. In un certo senso però, conciata così mi piaceva di più, anche se adesso mi ritrovavo a essere coperta da una sola parte, quella della gamba destra e quella frontale, e scoperta dalla parte della gamba sinistra.
Forse sapevo perché mi piacesse: in quelle condizioni mi sentivo Tarzan, l'uomo della giungla.

Mi era sempre piaciuto quel cartone animato, da bambina mi divertivo a imitarlo mentre si aggrappava da una liana all'altra; con la differenza che io saltavo da mobile a mobile scaturendo così in continuazione la furia dei miei genitori, specialmente quella di mia madre.

Rosalya mi cedette un'occhiata veloce. - Considerati fortunata che non sia una gonna degli ultimi tempi e sopratutto cara. -
Ma cosa me ne sarebbe dovuto importare a me!?
Se lo fosse stata avrei dovuto ripagare la mia cara nonna ormai defunta che l'aveva regalata con tanto affetto a mia sorella; e in seguito lei la regalò alla sottoscritta, non sapendo che farsene.

Solitamente la utilizzavo durante l'estate, quando il Sole picchiava a tutto gas sul nostro Regno e faceva un caldo pazzesco. Con la gonna in mio possesso potevo sventolarmi liberamente, ignorando la mamma che mi diceva di smetterla perché non era decoroso fare uso in tal modo di un indumento di quel tipo. Sosteneva che fosse poco signorile fare vedere svoiatamente tutte le gambe, anche quando nel Castello non c'erano ospiti.

Improvvisamente sia Cordelia che la dama dagli occhi dorati si fermarono.
Entrambe avevano come alzato le orecchie: dovevano aver sentito un rumore poco convincente.

Iris si mise alla svelta dietro di me, e io cercai di fare attenzione al non perderla di vista e allo stare attenta.
Il sonno sembrava essere scomparso. Proprio adesso che stavamo arrivando alla nostra destinazione, almeno così pensavo io, qualcuno dalle probabili cattive intenzioni doveva raggiungerci?
Non potei che deglutire nella speranza di sbagliarmi e che si trattasse soltanto di un tenero coniglietto bianco.

Inconsciamente cominciai a pensare che fosse veramente un animale quando tra dai cespugli scuri intravidi qualcosa di chiaro, che somigliava ai capelli di Rosalya.
Mi ricredetti subito, tuttavia, non appena capii che si trattavano di capelli.
Non pelo, ma capelli.

La Gatta senza alcun timore avanzò verso quello sconosciuto, che sembrava trovare difficile l'alzarsi del tutto dal terreno.
O forse era un nano?

Con un coraggio venuto da chissà dove, anch'io mi feci in avanti, subito dopo mia sorella. Iris invece se ne stette zitta zitta dietro di me, con le mani davanti agli occhi per la fifa.

A quanto pare non si trattava di un nano. Quando quella strana figura di fronte a noi si alzò in posizione eretta, scoprimmo con meraviglia che non era altro che un bel ragazzo.
Un bellissimo ragazzo.
Aveva gli occhi etero cromatici più stupendi di questo mondo: uno giallo acceso e l'altro azzurro scuro, con qualche sfumatura di verde. Verde scuro metallo, un colore che consideravo affascinante.

Anche le altre, nel constatare le loro espressioni facciali, consideravano il ragazzo di loro gradimento.
Forse era un po' più grandetto di noi, ma poco importava.

Iris non rimase allungo ad osservarlo, a differenza nostra, mentre mia sorella fu la prima a sorridergli subito dopo essersi sbloccata.

- Cosa ci fa lei qui a quest'ora dietro dei cespugli? - Chiese Rosalya sospetta, ritornando seria in volto.
Doveva non convincerlo, e io ero d'accordo con lei. Di solito chi consideravo attraente era un criminale, quindi non potevo starmene sicura nemmeno con quello.

Solitamente alla TV facevano vedere dei ragazzi pieni di cicatrici, dalle acconciature bizzarre, pieni di anelli sulla faccia e con espressioni omicida.
Mi intrigavano. E fu per questo che, una volta, Alexy mi prese per una potenziale futura assassina.
Brutta cosa visto che delle principesse dovevano avere tutt'altra reputazione.

Il ragazzo non rispose. Ci guardò una a una e spostò elegantemente il suo ciuffo nero che gli ricadeva davanti al viso.
Sorrise innocente: - Non è il caso che mi dia del lei, signorina, abbiamo quasi la stessa età. Dovrei porvi la stessa domanda, comunque. - Aggrottò la fronte mentre portava una mano chiusa a pugno sotto il mento a modo di pensatore.

Aveva uno stile che poche volte mi era capitato di vedere in giro: vittoriano.
Lo adoravo! Ma pensavo sempre che fosse un po' troppo scomodo, e quindi non compravo mai niente che lo riguardasse.

Di risposta tutte e quattro fecimo come lui, ovvero aggrottare la fronte.
Rosalya gli rivolse un'occhiata piena di perplessità. - Anche tu mi hai appena dato del lei, se non sbaglio. - Gli fece notare.

Il buio di quella notte sembrava divenire sempre più nero, seppure doveva accadere l'esatto contrario.
Dopo la notte arrivava il giorno, no?
Forse era soltanto una mia sensazione. Una sensazione non molto piacevole...
Mi vennero nuovamente i brividi, come se qualcuno mi stesse soffiando sulla pelle scoperta.

L'etero cromatico di occhi sorrise di nuovo, un po' impacciato ma sempre con estrema eleganza.
- Scusate. -

Presa dall'istinto, mia sorella si mise davanti alla Gatta, senza darle il tempo di proferir parola.
Non aveva ancora smesso di sorridere e sembrava essere rimasta incantata.
Porse energicamente una mano allo sconosciuto, urlandogli un allegro "Piacere!" come spesso faceva il nostro caro pagliaccio, ma qualcosa nel suo sguardo sembrava essere cambiato.

Ah, quella sera mi stavo facendo troppe strane idee...

- Cordelia! - La rimproverò Rosalya, facendole riportare in dietro la mano.
Ecco, l'incantesimo del sorriso eterno della corvina era stato distrutto in un colpo solo.

- Cordelia è un bel nome, i miei complimenti. - Le si rivolse l'altro, per poi porgerle delicatamente la propria mano. - Il mio nome è Lysandre, principessa. Per me è un onore poter fare la vostra conoscenza. - Un momento... cosa? Ma chi era? Tutti al Regno poi conoscevano i nostri nomi, ma lui pur sapendo di chi si trattasse, le aveva appena fatto i complimenti come se per lui sentire quel nome fosse la prima volta.
Ci stava prendendo in giro, per caso?

A quel complimento mia sorella arrossì dalla testa ai piedi. Non sapeva se ringraziarlo con un sorriso o no; il suo viso rossastro cambiava in continuazione. Non l'avevo mai vista diventare rossa per un complimento.
Di solito quando vi erano delle feste importanti e il Castello si riempiva, tutti gli invitati si congratulavano con noi per la nostra bellezza, nonostante fossimo vestite come due povere, e lei non aveva mai reagito in quel modo.

Adesso fui io quella al centro dell'attenzione, per così dire. Lo sguardo dell'albino divenne nuovamente perplesso.
- Ehm... - Ricambiai lo sguardo con determinazione, senza apparire intimorita da lui. - Si? - Chiesi.

- Come mai siete vestite in tal modo, principessa? -
Ah... La gonna!

Non avevo dato tanta importanza al fatto che fosse tutta strappata da un lato, dato che il nostro gruppetto era formato esclusivamente da donne, ma ora un estraneo mi aveva appena vista quasi del tutto nuda da sotto la vita.
Che vergogna!

Mi nascosi in fretta dietro la figura bollente e paralizzata della mia gemella.
Perché era così calda? Stava forse pensando ancora a quel complimento?
Cominciai seriamente a preoccuparmi di vederla in quello stato.

- Piccolo incidente durante il viaggio. - Rispose per me Rosalya, mantenendo sempre un tono deciso e calmo.

Quel tipo era così sospetto per lei? A pensarci bene, in effetti, l'insieme di quella persona, di quel Lysandre, era piuttosto bizzarro. Anch'io, come lei, mi convincevo sempre più che non potessimo fidarci di lui.
Durante il tardo pomeriggio fra l'altro Alexy e Armin avevano preso dei delinquenti del Regno nemico, che lui fosse un loro compagno?

Iris sbucò da dietro una spalla dell'argentea.
- N-non hai ancora risposto... alla nostra domanda... - Balbettò impacciata.
Era troppo tenera, quella ragazza! I

l ragazzo sorrise per la milionesima volta. Sbaglio o sapeva soltanto corrugare la fronte e sorridere come se apparire splendente fosse la cosa più importante del mondo? In un certo senso mi ricordava la Gatta, fissata con la moda.
- Non mordo. - Le disse con tono rassicurante. - Stavo cercando qualcosa. -

- Davvero? E cosa? - Rosalya a poco non gli dava nemmeno il tempo di richiudere la bocca.
Aveva perfino incrociato le magre braccia al petto, come se con lo sguardo da felino lo stesse combattendo.

Mia sorella si sbloccò, fortunatamente. - Possiamo aiutarti, magari! -

- Cordelia...! - Le sussurrai io, soffocando il tono alterato che voleva uscire dalla mia gola.

Un rumore improvviso però ci fece zittire tutti come per magia, spedendo la rossa al riparo dietro la schiena di Cordelia.
Era stato forse il gracchiare di un corvo? Sembrava essere stato quello, o almeno per me.

Non capivo per quale motivo quella sera ogni cosa mi apparisse strana. Ad Alisalus non c'erano mai stati corvi, non era possibile che quello che avessi sentito fosse veramente... quello.
Ma mi sbagliai: proprio sopra le nostre teste non vi era un solo corvo nero che continuava a emettere il suo verso, ma bensì tre che ci giravano tutt'intorno.
Ad un certo punto, fortunatamente, decisero quale direzione prendere e se ne andarono.

Guardare quei corvi girare senza sosta mi mise come una sensazione di vertigine e nausea.
Il sonno ritornò come se non se ne fosse mai andato, anzi si fece ancora più intenso.

Sentii un leggero mal di testa invadermi i pensieri e gli occhi mi si socchiusero per la troppa poca energia. Non vidi più la Luna, ne il bosco, ne le mie amiche, ne mia sorella, e neppure quel ragazzo misterioso. Riuscii però a scorgere il suo viso che pian piano si sfocava davanti alle mie palpebre ormai del tutto chiuse.

Sorrise, e disse qualcosa che non capii del tutto. Udii nella mia testa soltanto una parola: Alisdesperations




- Amelia! - Sentii chiamarmi. Non riuscivo ad aprire gli occhi per vedere chi sembrava essermi vicino.

Era mia sorella, ma nella sua voce c'era qualcosa che non mi convinceva, come prima, quando il suo sguardò si era posato su quella persona sconosciuta. Come se la sua luce si fosse... spenta, come se fosse scomparsa.

Continuò a pronunciare il mio nome, e questa volta decise di andarci con le maniere forti, dandomi letteralmente una testata in fronte. Aprii gli occhi di colpo, credendo che la mia scatola cranica si fosse rotta.

Avrei urlato dal terrore se non fosse stato per lei che mi chiuse con una mano la bocca spalancata. La guardai freneticamente e mi spostai rapidamente verso le alte costruzioni in pietra che occupavano gran parte dello spazio circostante.

C'erano soltanto delle piccole pietre sul terreno sotto di noi e intravidi qualche casa di minute dimensioni sempre in pietra, ormai sul punto di crollare del tutto.
Sbarrai gli occhi, pur sentendoli ancora pesanti. - Come...? -

Mia sorella provò a ridere per via della mia espressione, ma non ci riuscì, dal momento che anche lei doveva essere sconvolta quanto me. Quando l'avevo vista avevo notato il suo pallore. - Come ci siamo finite qui, vuoi dire? - Completò allora la frase, guardandosi poi intorno. - Bella domanda. - sospirò.

Iris e Rosalya non c'erano più, come il bosco su cui eravamo intente a camminare fino a qualche secondo fa.
Non era un sogno ciò che stavo vedendo e sentendo, tutto era inquietante e reale: la voce di Cordelia, il freddo della notte e le gelide pietre. Dovevano essere alte minimo tre metri! Gigantesche.

Pensai alla svelta a qualsiasi cosa che in quella situazione potesse risultare abbastanza positiva, poi mi venne un'idea.
- Gli anelli ricercatori! Possiamo usare quelli per contattare qualcuno! Forse, chissà, anche Rosa e... - Non completai la frase per via dello scossare di testa di mia sorella.

- Non ce li abbiamo più, come puoi ben vedere. - Disse con un secondo sospiro, che si propagò di fronte al mio viso come se la temperatura fosse al di sotto dello zero.
Da quando faceva così freddo nel nostro Regno?!

Misi le mani di fronte al viso, trattenendo le lacrime. - Come ci siamo finite qui?! - Una mano si appoggiò alla mia spalla sinistra. Era gelida anche quella, come se appartenesse a un fatasma.
- Amelia... - Sentii pronunciare a bassa voce, tra un misto di sorpresa e preoccupazione.

Scacciai lentamente le mani dal volto e seguii con lo sguardo il dito di mia sorella che indicava una scritta enorme su un muro grigiastro: Spíritum Oppidum

Era scritto sempre in grigio, ma in una tonalità più scura.
Significava... Città fantasma.







- Angolo Santo(?) - 

Buonaseraaaa!

Forse ho aggiornato un po' troppo presto?
Ah beh, tanto meglio per tutti noi! La scuola prima o poi mi ruberà tanto tempo, me lo sento.

Possiamo dire che dal prossimo capitolo ne vedremo delle belle, eh?
Sono curiosissima di vedere se Nida penserà alla mia stessa cosa /?/
Posso soltanto augurarvi... buona lettura!
Anche se, arrivate qui, già avrete finito di leggere il capitolo. Alla prossima! ^__^ 

Alys~

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3256174