Amaranth Dream

di samy_97_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***
Capitolo 8: *** 7. ***
Capitolo 9: *** 8. ***
Capitolo 10: *** 9. ***
Capitolo 11: *** 10. ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***
Capitolo 14: *** Extra. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Amaranth dream

 

Prologo.

 

La prima cosa di cui si accorse, aprendo gli occhi, era il pulsante dolore alle tempie che le faceva girare la testa. La seconda, che la stanza in cui si trovava era talmente bianca da essere quasi accecante.

Fece un profondo respiro con il naso e il suo mal di testa fu accentuato dal tremendo odore di antisettico. Era in un ospedale o in qualcosa che gli assomigliava molto. Forse un’infermeria. Ma per quale motivo? L’ultima cosa che ricordava era… aggrottò la fronte. Non ricordava nulla. Ne un’immagine, ne un volto, nemmeno il suo nome.

Il suo cuore accelerò i battiti e, istintivamente, schizzò a sedere, iniziando a guardarsi forsennata attorno: doveva esserci qualcosa, qualsiasi cosa, che le facesse ricordare chi era e dove si trovava.  Tuttavia, la stanza era talmente tanto anonima da sembrare essere stata creata appositamente per l’occasione e lei non era per nulla certa che le cose non stessero realmente così.

Strizzò gli occhi –quell’emicrania non voleva proprio lasciarla andare- e si sforzò di mettere i piedi a terra, ricevendo come risultato un brivido lungo tutta la spina dorsale. Dovette fare una fatica immane per issarsi sulle gambe, ma si lasciò mollemente ricadere non appena la porta davanti di lei si aprì rumorosamente, facendola sussultare: un uomo, molto alto e dall’aspetto un tantino trasandato, entrò con foga, spalancando gli occhi non appena la vide. Un sorriso sostituì quasi immediatamente lo stupore ed egli si avvicinò a grandi passi a lei, chiudendosi con un tonfo sordo la porta alle spalle. –Emma!- esclamò, facendo risuonare nella stanza la sua voce, tanto elevata da procurarle dolore alle tempie. –Sei sveglia! Come ti senti, come stai?- le domandò affannosamente, sedendosi a fianco a lei e prendendole le mani che, solo ora se ne rendeva conto, erano piene di graffi. Chiuse gli occhi, ripetendosi nella mente il nome che lo sconosciuto aveva appena pronunciato. Emma, Emma, Emma.

-Emma? C’è qualcosa che non va?- le domandò nuovamente, facendole alzare lo sguardo dalle proprie mani.

-In realtà…- sussurrò, sentendo il suono della sua voce per la prima volta, e tuttavia trovandolo terribilmente familiare. –Chi sei tu?-

 

 

Angolino dell’autrice:  Buongiorno a tutti! Sono nuova di questo fandom, ma mi sono voluta cimentare in questa nuova storia, dopo aver letto parecchie storie ed essermene innamorata. Questo è solamente il prologo, i capitoli successivi, sicuramente, saranno più lunghi e più densi di avvenimenti.

Non ho molto altro da dire, se non che spero che la storia vi piacerà e che mi aiuterete a migliorare sempre e comunque.

Sami

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Capitolo 2
*** 1. ***


Amaranth dream

 

1.

 

Forse non era stata una mossa saggia domandargli la sua identità.

Alla sua domanda, l’uomo tacque immediatamente e lei, Emma –si, le era familiare quel nome.-, riuscì a leggere nei suoi occhi tutto lo sgomento che doveva provare in quel singolo momento. Sgomento che dopo qualche secondo divenne pura ira. Emma tremò quando l’uomo scattò in piedi e, dopo aver stretto i pugni con forza, si diresse verso la porta, uscendo quasi di corsa.

La ragazza, dopo qualche secondo di incertezza, lo seguì più velocemente possibile, lottando contro le vertigini e la nausea: lui la conosceva, poteva dirle chi era e, soprattutto, poteva benissimo essere l’unica persona nel giro di chilometri e lei non voleva rimanere da sola nuovamente.

Riuscì a stento a stare dietro al tizio furioso –le sue falcate erano almeno il doppio delle sue-, anche se iniziò a spazientirsi dopo la settima curva: dove diavolo era finita, in un labirinto?

Dopo minuti che le sembrarono interminabili, finalmente l’uomo si fermò davanti ad una porta in metallo e la aprì con un calcio che la fece sbattere rumorosamente sul muro. –Dottor Banner! Stupido mentecatto, aveva detto che sarebbe stata bene! Spero per la sua futura compagna che la perdita di memoria non sia considerata “salute”, altrimenti credo che la poveretta avrà una vita piena di delusioni!-

-Fratello, cosa stai dicendo?- chiese una voce, il cui possessore Emma non riuscì a vedere. I suoi occhi erano puntati su quello che, fino a pochi secondi prima credeva l’unico umano presente nella  struttura e sulla sua infelice vittima, un uomo pallido e con due occhiali in bilico sul naso. In effetti, con quel camice lungo sembrava proprio un medico.

-Non sono un dottore, sono un fisico. Fisicamente la ragazza sta bene, ma non potevo sapere quali fossero le conseguenze della caduta sulla sua psiche.- rispose quello, tranquillamente. –Potrebbe benissimo essere un’amnesia temporanea, per quanto ne sappiamo.-

L’uomo ringhiò e con una mossa ferina prese il dottore per il collo, alzandolo un paio di spanne da terra. –Conviene per la tua di salute che sia così, Banner.- gli disse, prima di gettarlo con forza addosso ad un tavolo con sopra parecchi strumenti di vetro, che si ruppero in mille pezzi. Immediatamente nella visuale di Emma entrò una donna dai capelli rossi che corse verso il dottore, seguita da parecchi insulti ed imprecazioni.

E’ uno psicopatico, si ritrovò a pensare Emma, mentre un gemito le usciva dalle labbra, attirando l’attenzione di sei paia di occhi. La ragazza rimase per un attimo confusa nel rendersi conto di quanti fossero effettivamente gli occupanti della stanza, ma capì altresì come di sei persone, nessuna fosse intervenuta allo scatto d’ira di quel tizio.

Sono in un posto pieno di psicopatici, pensò, prima di fare dietro front e scappare via con tutta la forza e l’equilibrio di cui disponeva al momento. Il quale, in effetti, non era molto, poiché fu raggiunta praticamente subito da un altro componente dello strano gruppo, che la sollevò come un sacco di patate. Emma iniziò a calciare l’aria, tentando di liberarsi in ogni modo possibile.

-Calmati, piccola furia.- le sussurrò lui all’orecchio, -Nessuno si è fatto nulla, sei solo molto confusa.-

-Lasciami andare! Siete tutti pazzi, voialtri!- esclamò Emma, riuscendo finalmente a tirare una gomitata al suo aggressore e incontrando un ampio petto muscoloso che le fece amaramente rimpiangere il gesto. –Dove sono? Chi siete voi? Cosa volete da me?- continuò ad urlare, ignorando il dolore ed agitandosi, cercando di impedire che il tizio la riportasse indietro.

-Mi chiamo Steve Rogers e i miei compagni sono gli Avengers. Hai passato con noi le ultime settimane, ed eri totalmente consenziente.-

-Io?!? Con un gruppo di tizi che si fa chiamare “Vendicatori”? Voi siete pazzi!!!- urlò ancora più forte, non appena  Steve girò l’angolo e la riportò dagli altri. Emma, quasi casualmente, incontrò gli occhi del tizio che era venuto nella sua stanza  -solo in quel momento si accorse che erano verde smeraldo.- e si sentì percorrere la schiena da un brivido di inquietudine.

-Mettimi giù!-

-Fiorellino, capisci che la tua richiesta è decisamente inappropriata? Sembri la bambina di The Ring.- disse un altro uomo, alquanto buffo, con il pizzetto e l’aria ironica e saccente.

-Stark, non essere maleducato: Emma è molto confusa e direi che la trovata di Loki di certo non l’ha aiutata a sentirsi al sicuro.- intervenne la donna che era accorsa dal dottore solo pochi minuti prima. –Io sono Natasha e questo è il quartier generale degli Avengers. Non sei in pericolo qui con noi.- le disse, quasi leggendole nella mente. –Ora, tuttavia, Steve ti metterà a terra solamente se prometti di non scappare e di rimanere tranquilla.-

Emma annuì, sempre più confusa, e fu poggiata delicatamente a terra dall’energumeno con i pettorali scolpiti. Tuttavia, questi le tenne un braccio attorno alle spalle e lei gliene fu particolarmente grata: le vertigini erano aumentate e sentiva che senza un apposito sostegno sarebbe caduta a terra all’istante.

-Perdonami se ti ho spaventata poco fa.- le disse Steve, rivolgendole un sorriso. Emma si perse qualche secondo a guardarlo: era davvero alto –troppo alto!- e molto muscoloso, ma aveva un’espressione gentile ed affabile. Sentì che poteva fidarsi di lui, ma decise che avrebbe lasciato i giudizi per un secondo momento: nelle condizioni in cui era non poteva di certo permettersi di fidarsi del suo istinto.

-Credo che la cosa migliore sia presentarci. Dopotutto, potrebbe bastare davvero un nonnulla per farle ritornare la memoria.- disse il dottore e Steve annuì, prendendo la parola. –Il nostro dottore, appena scaraventato addosso ad importantissime ampolle,- disse, lanciando un’occhiataccia al tizio dagli occhi verdi –Laki?-, il quale sbuffò irritato, -è Bruce Banner.-

Emma lo fissò per qualche secondo, rivolgendogli un sorriso timido immediatamente ricambiato, ripetendosi mentalmente il nome un paio di volte. No, non le ricordava niente.

-Lei,- disse puntando un dito verso Natasha –è Natasha Romanoff, mentre il simpaticone è Tony Stark.-

Emma distolse quasi subito lo sguardo da Natasha e lo puntò su Stark. Il pizzetto e gli occhi scuri non le dicevano assolutamente niente, così come il sopracciglio alzato e l’espressione mezzo seria e mezzo divertita, però il nome.. –Stark.. come le Stark Industries?- chiese, ritrovando quel nome nei meandri della sua mente.

Tony Stark puntò il dito verso di lei e le fece l’occhiolino. –Bingo. Cosa costruiamo?- domandò a bruciapelo, tanto che Emma, minimamente soddisfatta per quel piccolo ricordo, si trovò interdetta.

Ok, le Stark Industries, cosa producono? Se sai il nome devi per forza sapere cosa producono.. forza, la prima cosa che ti passa per la mente.. –Ehm.. frullatori?- domandò, arricciando il naso.

La risata di Tony Stark le fece capire che la risposta era, ovviamente, errata. Emma non poté fare a meno di imbronciarsi. –Potresti fare a meno di prendermi in giro.- brontolò, facendo ridacchiare anche l’energumeno accanto a lei.

-Beh, è già un passo avanti.- le disse, cercando di confortarla. –E sono sicuro che Stark prenderà in considerazione la costruzione di frullatori invece della armi.- aggiunse, facendo aumentare, se possibile, la risata di Tony.

Magnifico, dei Vendicatori simpatici, pensò Emma ironica, incrociando le braccia sotto il seno. Fortunatamente, uno dei rimanenti Vendicatori fece un passo avanti e, alzando un inquietantissimo martello che teneva in una mano, si presentò. –Io sono Thor, di Asgard.- disse, con tono abbastanza pomposo. –E lui è mio fratello, Loki. Lui è.. mio fratello minore.- aggiunse, dopo avergli lanciato un’occhiata stranita. Emma si voltò. Quindi, il pazzo psicopatico dei pazzi psicopatici ha un nome, pensò squadrando dall’alto al basso il tizio. Solo in quel momento si accorse del suo abbigliamento eccentrico: un lungo mantello arrivava fino a terra, coprendo a mala pena un grosso strappo che correva sul fianco di quella che sembrava un’uniforme. Si girò nuovamente verso Thor –che nomi terribilmente strani- e notò anche addosso a lui il lungo mantello rosso e l’armatura argentata. E quel martello.

-Il, ehm, il martello fa parte del costume?- domandò, ben poco intelligentemente, facendo un passo indietro. Quell’affare sembrava terribilmente pericoloso.

-No. Il Mjolnir è un dono di mio padre, Odino.- spiegò pazientemente. –Può essere sollevato solamente da chi ne è degno e possiede il potere di creare tempeste.-

Mjolnir? Odino? –Oh, certo, Thor. Tu dovresti essere il Dio dei Fulmini?- domandò la ragazza, ricordando la mitologia di un qualche popolo che, al momento, le sfuggiva.

Thor le rivolse un sorriso accecante che gli illuminò gli occhi azzurri. –Ti ricordi?- domandò, più entusiasta del previsto. Emma si passò una mano sul viso, rendendosi conto di quanto fosse stanca e irritata dall’emicrania che persisteva tenace.

-No. Sto parlando di mitologia. Gli déi non.. non esistono.-

Loki scoppiò a ridere, di una risata nervosa che mise in risalto la magrezza del suo viso, la pelle innaturalmente pallida e le occhiaie scure. Pallidezza che faceva a pugni con i capelli color del carbone.

Da quanto tempo quest’uomo non si fa un sonno fatto bene?

-A quanto pare ti sbagli.- disse, rivolgendole un ghigno stanco. La ragazza strizzò gli occhi. –E tu che dio dovresti essere?- domandò, un misto tra l’ironico e l’arrendevole. –Il Dio dei Morti?-

Loki spalancò gli occhi verdi e il ghigno sparì immediatamente dal suo volto. Emma si rese conto che, probabilmente, doveva aver detto qualcosa di veramente offensivo, dato che l’atmosfera nella stanza si era improvvisamente appesantita.

Stava per chiedere perdono, quando si ricordò il modo in cui il presunto dio aveva lanciato il dottor Banner da una parte all’altra della stanza e rimase zitta. Di certo non gli doveva alcuna scusa.

-Forse è il caso che vada a prendere Jane.- disse Thor, dopo qualche secondo di silenzio.

-Chi è Jane?-

-Tua sorella.- le rispose Steve, mentre Thor portava verso l’alto il suo martello.

-No, nel mio laboratorio no!- strillò Tony, ma fu probabilmente ignorato, perché un cilindro di luce color arcobaleno avvolse il presunto dio con un rumore sordo e, dopo qualche secondo, scomparve nel nulla.

Emma fece un urlo e quasi inciampò nelle gambe di Steve mentre cercava di allontanarsi dalla colonna di luce. –Non ti preoccupare Emma.- le disse lui, sussurrandole calmo all’orecchio. –L’avrai visto fare un centinaio di volte, come minimo.-

-Dove.. dov’è andato?- domandò, con il cuore che le batteva forsennatamente nel petto.

-Su Asgard, il loro mondo natale.-

Emma spalancò gli occhi e Steve dovette prenderla al volo perché le gambe le cedettero improvvisamente. –Sono davvero déi?-

Lui annuì.

-C’è qualcuno di umano tra di voi?- domandò allora, conscia che, dopotutto, quella non fosse una domanda così ridicola.

Tony inclinò la testa e ghignò. –Io sono Iron Man. Ma sono umano.- disse, come se quella fosse la clausola che spiegava la sua superiorità rispetto a tutti gli altri. Emma annuì, evitando di domandare cosa fosse esattamente questo Iron Man.

-Io sono un mutante.- intervenne il dottor Banner, incrociando le braccia e sorridendo mesto. –Quando mi arrabbio divento un mostro.-

Natasha alzò gli occhi al cielo e sbuffò. –Lui esagera sempre. Non diventa un mostro. Solo un tantino più grande e verde.-

Verde?

-A causa delle radiazioni gamma.- specificò Tony, ma Emma non capì lo stesso. Di certo non doveva essere stata una fisica prima della sua perdita di memoria.

-Io sono una spia.- aggiunse la rossa, scuotendo la testa. –Ma sono perfettamente umana.-

-Cia?- domandò, improvvisamente curiosa.

Lei scosse la testa. –No, per amor di dio. Kgb.-

Ah beh, molto meglio, pensò ironica, per poi voltarsi verso Steve, che distava solo poche spanne dal suo viso. In effetti, era una posizione parecchio imbarazzante.

-E tu? Solo tanta palestra?-

Lui scosse la testa. –No. Sono il risultato di un esperimento per creare una nuova razza di supersoldati.-

Razza di supersoldati??? Dove diavolo sono finita..

La ragazza appoggiò la testa sulla spalla di Steve, psicologicamente esausta. –Credete che potrei avere un’aspirina nel frattempo? La testa mi sta scoppiando.-

 

 

 

Angolino dell’autrice: Ciao a tutti! Inizio con il ringraziare di cuore chi ha recensito e chi ha inserito questa storia in una delle liste: mi rendo conto che il Prologo era parecchio corto e pressoché privo di informazioni, ma sono contenta che abbia assolto al suo “compito”, ovvero fare incuriosire. Questo primo capitolo, come i prossimi, sarà più lungo.

Ho cercato di aggiornare in fretta, prima dell’inizio della scuola, ma non posso promettere di essere sempre così veloce, dato che con la maturità sarò parecchio occupata. Cercherò di mantenere il ritmo costante a una volta a settimana, massimo una volta ogni due.

Tornando alla storia, Emma ha conosciuto di Avengers  e si è scontrata per la prima volta con l’irritazione di non sapere/ricordare l’identità delle persone attorno a lei. Inoltre, ecco come ho deciso di intensificare il suo legame con il gruppo: Emma è la sorella di Jane. Il mio obiettivo è quello di analizzare i vari rapporti con i nostri Avengers, e ovviamente Jane, nel corso dei capitoli, con la calma di una mente confusa come quella della nostra protagonista. Spero di riuscire bene nell’impresa!

Per concludere, spero che questo capitolo sia piaciuto e invito a recensire, così da capire cosa posso migliorare e cosa sta “andando per il verso giusto”. Al più presto risponderò anche alle vostre recensioni.

Un bacione e buona giornataJ

Sami

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Capitolo 3
*** 2. ***


Amaranth dream

 

 

2.

 

Emma chiuse gli occhi e si strinse le ginocchia al petto. Nath era stata molto premurosa: le aveva dato un paio di compresse e le aveva fatto cambiare gli abiti con un paio di jeans e un maglione particolarmente comodi, infine le aveva consegnato quello che aveva definito come “il suo inseparabile IPod”. Le aveva fatto fare un rapido giro del luogo, prima di passare nuovamente per il laboratorio, dove erano rimasti solamente il dottor Banner e Tony Stark, che l’aveva salutata facendole di nuovo l’occhiolino. –Vedo che sembri molto più in te, fiorellino.- le aveva detto. Peccato che Emma non sapesse chi fosse quel “te” di cui parlava lo scienziato. Si era sforzata molto, ma nessun ricordo emergeva dalla sua mente stanca.

-Vuoi rimanere sola?- le aveva chiesto Natasha, una volta uscite nella grande terrazza in cima al grattacielo che fungeva da quartier generale degli Avengers. Emma aveva annuito lentamente, temendo di offenderla, ma lei le aveva sorriso ed era sparita all’interno nel giro di mezzo secondo.

La ragazza si era così trovata un angolino e si era accoccolata addossata ad una parete, per ascoltare la musica in santa pace. Aveva capito immediatamente perché fosse stata tanto legata a quell’oggetto: la musica era riuscita a rilassarla subito e finalmente la testa non le pulsava più.

Inoltre, si rese conto di ricordare quelle canzoni, quelle melodie. Probabilmente le aveva ascoltate talmente tante volte che le erano entrate nella mente indelebilmente. Si mise a canticchiare quella in testa alla sua playlist: le piaceva talmente tanto che le vennero le lacrime agli occhi.

 

Tu lo sai che non è la fine, si che lo sai,

che viene maggio e sciolgo le brine,

si che lo sai, resti d’inverno persi nel vento,

 io non mi stanco nono

e vengo a cercarti in un sogno amaranto…

Dove sei arcobaleno, che cosa fai,

miele selvaggio quando ti sogno,

che cosa fai, nel cuore mio,

tra il nulla e l’addio..

 

Riaprì gli occhi solamente quando la canzone terminò e si ritrovò con le guance bagnate. Era sveglia solamente da qualche ora, ma aveva la sensazione di avere tanto di quel tempo sulle spalle da farle venire voglia di chiudere gli occhi e di addormentarsi per sempre. Tuttavia, la cosa peggiore di quella sensazione soffocante era di non ricordare assolutamente nulla: le era stato detto che nessuno meglio di Jane sarebbe stata capace di rispondere alle sue domande, ma un lato di lei non era così sicuro di volerla ascoltare; dopotutto, da quello che le aveva detto Nath, Jane era particolarmente dentro a quella storia, in quanto compagna di Thor.

Emma scosse la testa, improvvisamente tesa. Era legata a sua sorella? E se si, cosa aveva comportato per lei il suo fidanzamento?

Si alzò lentamente dalla sua postazione e fece qualche passo verso la balaustra, godendosi il panorama. La città di New York si estendeva caotica sotto di lei e l’orizzonte era una distesa di cemento che si perdeva a vista d’occhio. Storse il naso, volgendo lo sguardo, quando di rese conto che sulla punta della struttura, sospeso a centinaia di metri nel vuoto, c’era Loki.

-Ma che diavolo sta facendo?!?- esclamò scioccata, mettendosi una mano davanti alla bocca. Il dio dovette sentirla chiaramente, perché si voltò verso di lei e, con un salto, la raggiunse. Emma spalancò gli occhi e rimase senza parole per parecchi secondi: o quell’uomo era una specie di canguro, oppure la storia del dio non era così ridicola.

Loki ghignò. –Mi godevo il panorama, sebbene l’odore di smog sia parecchio fastidioso.- disse, rispondendo alla sua domanda retorica. La ragazza spalancò ancora di più la bocca. –Ti saresti potuto sfracellare!- esclamò, ma poi si rese conto che, probabilmente, un dio era molto più resistente di un essere umano e non poté farsi a meno di darsi della stupida e di arrossire.

-Sono caduto da altezze molto maggiori.- rispose infatti quello, prima di voltarle le spalle –non vedendo, fortunatamente, le sue guance tingersi di un rosso più acceso. Poteva essere così stupida?- e dirigersi verso l’entrata. Di certo, la freddezza dei suoi modi era totalmente diversa dal calore con cui si era preoccupato per lei solo poche ore prima: in quel momento le sembrava quasi un’altra persona, molto più simile al pazzo che aveva sollevato il dottore e l’aveva scaraventato addosso al bancone da lavoro. Inoltre, notò, aveva indossato vestiti normali: molto meno ridicoli e senza una minima piega. Non aveva un capello fuori posto.

Deve avere qualche disturbo della personalità, pensò, quando una squillante voce di donna urlò il suo nome. Emma fece solo in tempo a vedere una ragazza mora correrle addosso prima di essere stritolata in un abbraccio che di delicato aveva ben poco.

-Tu.. sei Jane?- domandò con l’ultimo grammo di fiato che le era rimasto: se fosse morta, doveva almeno sapere a chi attribuire il suo assassinio.

La donna annuì, con le lacrime agli occhi. –Si. Emma, pensavamo tutti fossi morta… non eri presa per nulla bene e quando Thor me l’ha detto, mi si è spezzato il cuore. Ma sei viva, quindi non ti preoccupare per i tuoi ricordi, riuscirai a recuperarli tutti e, d’altronde, io sono qui anche per aiutarti.- le disse tutto d’un fiato, prendendole le mani e guardandola con affetto.

Dopo un attimo di confusione, fu il turno di Emma di sentire le lacrime pungerle gli occhi: se quella donna era davvero sua sorella, non avrebbe potuto desiderare di meglio. Capì all’istante che erano indissolubilmente legate e che se fossero state insieme, dopotutto forse c’era davvero una speranza per i suoi ricordi.

-D’accordo..- annuì, -allora potresti raccontarmi come diavolo sono finita in questa situazione, per iniziare?-

Jane ridacchiò e insieme si sedettero a terra, in una posizione che le proteggeva dal vento primaverile e, allo stesso tempo, offriva loro una splendida vista sulla città.

-Dunque, tutto è iniziato qualche anno fa, nel New Mexico..-

 

 

-Vuoi un’altra frittella?- le domandò Jane, dalla sua postazione vicino ai fornelli. Emma annuì, la bocca troppo piena per poter formulare parole di senso compiuto, ma ci pensò Thor a reclamare a gran voce un’altra porzione della gustosa colazione preparata dalla sua ragazza, sputacchiando latte per tutta la cucina. Emma scoppiò a ridere di gusto, mentre Steve sorrise sorseggiando il suo caffè: -Credo che Thor abbia espresso a gran voce i suoi desideri, Jane.- le disse con un sorriso, spostandosi per lasciare passare la donna carica di piatti.

-Oh, ma so precisamente quanto vada pazzo per le mie frittelle. In questo tempo si dice che l’unico modo per prendere un uomo sia per la gola.- ridacchiò, lanciando un’occhiata al suo ragazzo, il quale le rispose con un sorriso e si affrettò ad infilarsi in bocca una frittella intera –Emma ne rimase quasi scandalizzata- e ad alzare la forchetta verso l’alto, scuotendo i lunghi capelli biondi. –Un applauso per le frittelle di Jane.- esclamò, suscitando di nuovo l’ilarità di tutti.  –Non c’è nulla al mondo di più celestiale, non è così fratello?-

Loki, seduto al margine della sedia e con il muso lungo, alzò lo sguardo dal suo piatto, dove giaceva la sua colazione ridotta in pezzetti minuscoli. –Disgustose.- disse, laconico, facendo calare la temperatura nella stanza di almeno cinque gradi.

Con un moto di stizza, Emma si chiese per quale motivo fosse andato a fare colazione con loro se era di quell’umore lì.  Sua sorella, tuttavia, non disse nulla, limitandosi a stringere una spalla a Thor e a posargli di fronte un piatto pieno.

-Ne vuoi altre, Emma?-

-No, sono a posto grazie.- disse lei, limitandosi a prendere un’altra aspirina, che sperava l’avrebbe aiutata per tutto il resto della giornata. Il mal di testa le era parecchio diminuito e il sonno profondo in cui era caduta poco dopo la chiacchierata con Jane le avevano fatto sicuramente bene, ma nessun ricordo si accingeva a tornare. Quella mattina, prima di scomparire in laboratorio, il dottor Banner le aveva detto che era perfettamente normale e che la trovava molto meglio rispetto al giorno prima. In ogni caso, Emma non riusciva di certo ad immaginarselo come un mostro verde incazzato.

-Credo che andrò a fare qualche esercizio. Sapete per caso dove sono Nath e Stark?-

-Credo di aver visto Tony dormire abbracciato ad una testa di metallo.- disse Emma, aggrottando le sopracciglia. –Solo un paio d’ore fa.-

Tutti si girarono verso di lei, sorpresi, facendola arrossire. –Era.. ehm, sul divano.- precisò, trattenendosi dall’alzare gli occhi al cielo. Di quel luogo conosceva solo tre piani e in nessuno di essi c’era la camera da letto di Tony Stark.

Steve annuì sorridendole ed uscì dalla cucina, mentre Jane le si sedette accanto, addentando finalmente la sua prima frittella.

Ad un certo punto, la porta si aprì di scatto e un assonato Tony Stark entrò a reclamare cibo. –Stavate parlando di me?!?- esclamò, guardandosi intorno. –Uhm, sento un adorabile odorino di frittelle.-

Jane alzò gli occhi al cielo, divertita, mentre Emma si ritrovò a ridacchiare: quell’uomo aveva  una vena ironica/sadica che la faceva morire dal ridere ogni qualvolta apriva la bocca.

-Comunque, ho avuto un’idea fenomenale:- iniziò, girandosi verso Emma. –per aiutare la tua memoria perduta, ritengo sia assolutamente necessario fare un giro per New York.-

Jane alzò un sopracciglio, scettica. –Perché mai? Non ha frequentato molto New York.-

-Oh andiamo!- esclamò l’altro, alzando portando i palmi delle mani verso l’alto –Un po’ di sano shopping aiuta sempre a rilassare i nervi.-

-Forse dovresti preoccuparti un po’ meno dei vestiti e di più di non perdere pezzi della tua armatura per le stanze, Uomo di Metallo.- sibilò Loki, attirando l’attenzione di tutti su di sé.

Uomo di Metallo? Che significa?

-Ripeti quello che hai detto, mezzodio.- rispose alla provocazione lui, alzandosi dalla sedia, seguito a ruota da Loki.

Emma spalancò gli occhi, preoccupata, stringendo le dita sulla tazza. Non avrebbero iniziato a picchiarsi in cucina, vero?

-Oh avanti, non iniziate voi due.- esclamò Jane, mentre anche il suo fidanzato si alzava, riempiendo ancora di più la stanza con la sua mole non indifferente di muscoli. –Forza Emma, andiamocene a fare shopping: il testosterone in questa stanza potrebbe ucciderci.-

 

Emma rimase meravigliata dalla moltitudine di boutique che c’erano a New York. Tony, dopo aver fatto prevalere il suo testosterone su quello dei due déi (Loki aveva provato a rifilargli un pugno in bocca, ma era stato fermato tempestivamente dal fratello), aveva chiesto a Jarvis di preparare un itinerario. C’era da dire che quando Emma aveva sentito la voce dell’interlocutore dello scienziato, aveva fatto un salto sul posto, non riuscendo a capire da dove provenisse, finché lo stesso Jarvis non le aveva spiegato di essere un’intelligenza artificiale, indispensabile per il funzionamento di Iron Man.

-Forza ragazze, l’aria di New York è un vero toccasana.-

Jane alzò un sopracciglio, facendosi largo tra la folla che si era accalcata attorno al gruppetto per chiedere un autografo al plurimiliardario. –Certo, un toccasana soprattutto per i polmoni.- disse ironica, alzando gli occhi al cielo. –Ma probabilmente mi sono abituata troppo bene con Asgard.-

-Vivi lì?- le domandò Emma, distogliendo lo sguardo da un vestitino a fiori esposto in una vetrina di un negozio troppo costoso.

-Oh no! Ho solamente passato lì gli ultimi mesi: sono un’astrologa e ad Asgard è molto più semplice e piacevole studiare il cielo. Hanno un osservatorio che è qualcosa di stratosferico!- esclamò, battendo entusiasta le mani.

La ragazza sorrise, annuendo. Jane le aveva parlato di Asgard abbastanza dettagliatamente la sera prima, e lei era rimasta piacevolmente colpita. –Posso farti una domanda?-

-Tutto quello che vuoi.-

-Ho cercato di osservare gli Avengers questa mattina e mi ha aiutato molto il fatto che tu me ne abbia parlato: riesco a vedere lo spirito da leader di Steve o l’indole ironica e un tantino menefreghista di Tony.. ma non riesco a capire Loki.- disse, guardandosi le mani e cercando le parole opportune. –Voglio dire, tu ieri mi hai detto che ha avuto una sottospecie di.. “crisi adolescenziale”, ribellandosi alla sua famiglia e distruggendo addirittura la città, facendo entrare in guerra due mondi..-

-Poi però è stato perdonato.- aggiunse in fretta la sorella. –E’ cambiato e tutti noi siamo stati costretti, fortunatamente, a cambiare la nostra opinione di lui.-

Emma annuì. –Si, infatti sto cercando di non basarmi solamente sui tuoi racconti, ma di farmi un’opinione mia. Tuttavia, la prima opinione che ho avuto di lui.. mi è sembrato fuori di testa e terribilmente soggetto a scatti d’ira.- chiarì, ripensando a come si era infervorato solo quella stessa mattina. –Ed è sempre così scostante.-

Il silenzio rimase sospeso tra di loro per parecchi secondi, disturbato solamente dal vociare uniforme della folla.

-Loki è fuori di testa.- rispose tutto ad un tratto la donna,  facendo voltare di scatto Emma. –E’ più solo di quanto si possa immaginare e la solitudine fa impazzire. Il suo è un modo per proteggere sé stesso dal resto del mondo . E credimi- aggiunse, vedendo il sopracciglio alzato della sua interlocutrice –se qualche mese fa qualcuno mi avesse detto che sarei arrivata a difendere Loki, come minimo gli avrei riso in faccia.-

Emma si morse il labbro, incerta. –Ma tu stessa hai affermato più volte che ha commesso atti orribili, come..-

-Ragazze, dove eravate finite? Sapete che se vi perdo il Capitano delle Maschere di Carnevale mi fa letteralmente il culo?- Tony Stark spuntò loro davanti come un’ombra ed Emma capì che la conversazione era giunta al termine.

-La folla delle tue ammiratrici ci ha fatte finire addossate a quella vetrina.- disse Jane, rivolgendo allo scienziato un sorriso divertito. –E ciò mi fa ricordare che quel vestitino a fiori ti starebbe un incanto.-

Tony alzò gli  occhi al cielo. –Chi l’avrebbe mai detto che la pluripremiata astrologa Jane Foster avesse un debole per lo shopping?-

Jane fece spallucce. –Ognuno ha le proprie manie. Dopotutto, tu sei un genio riconosciuto e hai la fissa per i robot.-

-Genio, miliardario, playboy e filantropo, prego.- affermò lui, sistemandosi i costosi occhiali da sole. –Ma con una relazione stabile!-

Emma, che aveva seguito lo scambio di battute con un sorriso sulle labbra, a quel punto scoppiò a ridere di cuore.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti, Avengers! Sono finalmente riuscita a trovare un attimo per pubblicare il nuovo capitolo. Che dire? Spero vi sia piaciuto.

Emma, finalmente, si è incontrata con la sorella ed è venuta a conoscenza del suo passato. Tuttavia, nessun ricordo le è ancora tornato.. chissà!

La canzone, di cui ho preso un estratto, è “E’ delicato” di Zucchero ed è anche la canzone che ha ispirato questa storia e da cui ho preso spunto per il titolo che è, appunto, sogno amaranto. Vi consiglio di ascoltarla, è di una dolcezza struggente.

Ringrazio infinitamente chi ha inserito la storia in una delle liste e chi ha recensito. Siete degli angeli e mi riempite di gioia ogni volta!

Un abbraccio grande e al prossimo capitoloJ

Sami

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Capitolo 4
*** 3. ***


Amaranth dream

 

3.

 

Jane e Tony rimasero a battibeccare per quasi tutta la durata della loro uscita, borbottando qualcosa su Thor e la sua passione per le armi (Jane era pronta a giurare che ad Asgard avesse una stanza piena e che passava parecchie ore a lucidarle, anche se non le usava mai) e su un certo Barton Clint e il suo amore per Robin Hood. Emma capiva poco niente, ma fece tesoro di quelle piccole informazioni, sperando di riuscire ad avere abbastanza elementi, prima o poi, per ricostruire i suoi ricordi.

-Oh, guardate quella boutique!- esclamò ad un tratto, indicando con il dito quello che sarebbe dovuto essere un negozio di costumi. La ragazza si affrettò verso la vetrina, ammirando la splendida coppia di abiti medievali esposti: erano entrambi femminili, con le gonne lunghe che arrivavano fino a terra, il busto stretto e le maniche larghe che cadevano morbidamente verso il basso. Ad un certo punto, tuttavia, la testa prese a girarle e uno spiacevole senso di déjà-vu le fece quasi perdere l’equilibrio.

La via di New York si sostituì con un’ampia stanza e i vestiti che aveva davanti cambiarono aspetto, mantenendo però la stessa aria di abiti d’epoca.

 

-Non ci entrerò mai!- esclamo, guardando malissimo mia sorella, già perfettamente vestita. E’ talmente tanto a suo agio in questi vestiti  che sembra esserci nata dentro.

-Ti prego, Emma! Metti questo vestito e facciamola finita!- esclama, facendomi quasi venire un attacco di nervi. Fa presto a parlare lei! Deve entrare in quegli affari per fare contento il suo fidanzato, quel Thor, mentre io devo farlo solo perché…

-Una cosa mi sta sfuggendo: esattamente, cosa ci faccio io qui?- quasi ringhio, continuando a guardare il vestito con astio.

-Sei mia sorella, che discorsi sono!- Jane sembra talmente convinta di quel che dice che sono sicura convincerà anche me. –Voglio che tu faccia parte di questo mondo, che iniziamo a farne parte insieme. Ora che sanno che sono la compagna di Thor è ovvio che vogliano conoscermi, vedere che persona sono, anche perché non ho fatto una bella prima impressione.- dice, arricciando il naso. –E.. da sola non ce la faccio, Emma.-

Ecco, mi ha convinta. Ci avrei messo la mano sul fuoco.

-D’accordo, d’accordo! Mi metto quest’affare, ma se qualcuno osa buttare i miei jeans lo lincio. Giuro!- dico, quasi con rabbia, strappando il vestito dall’appendiabiti e dirigendomi verso il paravento. Che rompitura di scatole, ragazzi.

-Grazie Emma, grazie davvero! Te ne ho anche procurato  uno azzurro, il tuo colore preferito.-

Ah per fortuna, sennò non so come avrei fatto a sopravvivere!

 

-Emma? Che ti succede?- disse Jane, scuotendo di forza la sorella. –Avanti, mi stai facendo preoccupare!-

Emma mise a fuoco le due persone davanti a sé e si rese conto di essersi abbandonata sulla vetrina del negozio, come priva di forze.

-Io.. sto bene. Ho avuto una sorta di déjà-vu .- sussurrò, cercando di ritornare interamente alla realtà. –Per caso, la prima volta che ho messo un vestito ad Asgard, era azzurro?-

Jane annuì. –Si, azzurro con una cintura di corda in vita. Te lo ricordi?- chiese, emozionata. Lei annuì. –Ho ricordato quando mi sono soffermata a guardare questi vestiti. Come se avessero fatto scattare qualcosa.- disse, pensierosa.  Se prima aveva avuto qualche dubbio, ora ne era certa: c’era qualcosa da ricordare, qualcosa di importante e il metodo non era neppure troppo complicato. Doveva aspettare solo che si creassero le situazioni opportune.

-Oh, Emma..- sussurrò Jane, correndo ad abbracciarla. Emma ricambiò con affetto: ora ricordava l’immenso affetto per Jane, che l’aveva fatta rimanere su Asgard, con la sua corte di déi e i suoi scomodi vestiti medievali.

 

-State dicendo che la memoria le ritorna tramite déjà-vu?- chiese Bruce Banner, passandosi una mano tra i capelli castani. –Ha senso.-

Emma aveva notato con un misto di tenerezza e curiosità come il dottore avesse alcuni tic –come il passarsi le mai tra i capelli- che lo coglievano quando era pensieroso o teso per qualsiasi ragione. Tony, durante la loro passeggiata, le aveva raccontato le vicende del dottore e di come fosse costretto a mantenere costantemente la calma se non voleva che Hulk –o l’altro, come lo chiamava lui- uscisse e prendesse il sopravvento sulla sua personalità. Le aveva inoltre assicurato, vedendola chiaramente impressionata, che Banner era buono come il pane e che rifuggiva da ogni stress, avendo imparato ad autocontrollarsi in una maniera particolarmente ferrea; come facesse, non glielo aveva saputo spiegare.

-Esattamente.- rispose la diretta interessata, incrociando le braccia al petto e sedendosi meglio sulla seggiolina traballante del laboratorio. –Da quel  momento ho ricordato altri particolari, come la mia stanza ad Asgard. Anche se la mia mente sembra indecisa nel dare la giusta forma ad alcuni oggetti, come il letto o l’armadio.-

-In che senso?- le domandò Jane, alzando un sopracciglio.

Emma scosse la testa. –Per esempio, ogni tanto vedo il colore delle lenzuola rosa, altre vede smeraldo. Oppure le dimensioni si alterano.- rispose, facendo spallucce: dopotutto, non le sembravano dettagli così importanti. Tuttavia, Jane e Thor si scambiarono un’occhiata ed entrambi si voltarono verso il fratello di lui, che si stava guardando le unghie annoiato. Quest’ultimo, sentendosi osservato, alzò lo sguardo. –Ebbene? Cosa avete da guardare voi due?- ghignò, aggrottando le sopracciglia, quasi infastidito.

-Forse sarebbe carino se ci considerassi, quando parliamo.- disse un tantino piccato Steve, dalla sua posizione abbandonata addosso al muro.

Loki affilò lo sguardo e fece un gesto stizzito con la mano. –Io non sono carino.- sbottò, prima di alzarsi e uscire dalla stanza in tutta fretta.

No, non lo sei e non fai nulla per sembrarlo.

Emma guardò la sua schiena sparire oltre la porta e si morse il labbro, confusa: non riusciva davvero a comprendere il motivo del suo comportamento, ne del suo modo di fare e tantomeno la sua personalità. Come aveva detto quella stessa mattina a Jane, gli altri Avengers era riuscita ad inquadrarli con relativa facilità, ma lui restava un punto interrogativo. Anche se l’idea di indagare non la entusiasmava poi molto: la prima impressione che aveva avuto di lui era stata pessima e per quanto potesse fidarsi di sua sorella, quell’immagine non se ne voleva andare dalla sua mente.

Thor sospirò pesantemente, ma si alzò e seguì il fratello. La ragazza ebbe l’impressione che fosse stremato, come se avesse appena avuto un’accesa discussione con lui e gli avesse ripetuto per la millesima volta la stessa cosa. In effetti, non mi sorprenderei se fosse esattamente così: Loki non mi sembra una persona a cui risulti facile ascoltare il prossimo.

-Quindi,- intervenne Jane, rompendo finalmente il silenzio –dobbiamo solo aspettare? I ricordi le torneranno?-

Il dottor Banner annuì. –Ritengo di si. La tua mente ha solo bisogno di riprendersi un po’ alla volta dal trauma, ma lentamente guarirà.-  disse, rivolgendosi direttamente ad Emma. –Mi dispiace, ma più di così non so come aiutarti: non ho lauree in psicologia ne in medicina. Tutto quello che so l’ho imparato da autodidatta.-

-Oh, no, è già troppo gentile e sono relativamente certa anche io che questa sia la scelta migliore.- anche se è terribilmente frustrante.

Steve sospirò pesantemente. –Cambiando discorso, ci sono stati sviluppi nella ricerca?-

-No, purtroppo.- rispose Banner, passandosi per l’ennesima volta una mano sul viso: Emma era convinta che la sua stanchezza superasse qualsiasi record umanamente raggiungibile. –Stiamo tentando ogni singola via, ma in un modo o nell’altro siamo sempre respinti.-

-Dannazione!- sussurrò il Capitano, stringendo i pugni. –Non possiamo aspettare inermi che ci attacchino di nuovo!-

-Scusate l’interruzione, ma di cosa state parlando?- chiese Emma, azzardandosi ad intervenire. –Chi deve attaccare chi?-

I componenti della stanza si guardarono con intesa e, per un momento, Emma si sentì terribilmente fuori posto.

-C’è un motivo se sei tornata sulla Terra con Thor e Loki.- iniziò Jane, cercando le parole. –Ci sono stati degli attacchi qui, da parte di alcune.. creature.-

-Da secoli le leggende di questo pianeta parlano di streghe, molto spesso causando la  morte di persone innocenti.- intervenne Steve, staccandosi dal muro e facendo un passo nella direzione delle due ragazze. –Ma credo che questo nome si avvicini parecchio a quello che sono loro. Streghe, ma  Loki e Thor le chiamano fattucchiere.-

-O stronze.- aggiunse Banner, facendo sorridere il capitano.

-E.. cosa vogliono?- chiese la ragazza, un con leggero tremito della voce. Le risultava difficile –forse stupidamente, dato gli ultimi avvenimenti- realizzare che esistessero davvero le streghe e la sua mente dondolava tra l’immagine di Hermione Granger e quella del folklore medievale, che, effettivamente, credeva fosse più da ricondurre al concetto che stava cercando di spiegarle Steve.

-Loro traggono energia dalla natura e dalla vita: è su ciò che si fondano i loro poteri. Questo pianeta è sicuramente molto ricco sotto questo punto di vista e sarebbe una fonte inesauribile di energia.- continuò il dottore. –Il nostro piano era di scovarle nel loro nascondiglio, ma si sono nascoste bene: hanno creato uno strato tra la nostra dimensione e.. il resto.-

Emma aggrottò le sopracciglia, tremendamente confusa. –Non capisco. Che genere di resto?-

Il dottore sorrise, divertito. –In realtà, sei stata tu a darci l’idea, parlandoci dello spazio assoluto e relativo studiato nella filosofia. Immagina un infinito sfondo che deve essere preso da base per tutto ciò che è misurabile: tempo e spazio devono essere studiati basandosi su questo sfondo che è, rispettivamente, tempo assoluto e spazio assoluto. Come lo zero nella scala Celsius, per intenderci. Secondo te e secondo noi, queste creature sono riuscite a creare un’altra dimensione tra quella assoluta e la nostra.-

-Ed è possibile?- chiese Jane, probabilmente anche lei allo scuro di queste supposizioni.

-A quanto pare, si. Il nostro unico problema è che non riusciamo a trovare il punto d’incontro tra queste due dimensioni, il punto in cui loro passano per venire qui.-

Emma rimase in silenzio, astraendosi dal discorso. Non credeva di essere stata così d’aiuto, in quel frangente. In effetti, dopo la spiegazione di Banner, sentiva che quei concetti non le erano del tutto estranei, ma tra quello e l’arrivare a formulare una teoria del genere.. beh ne passava di acqua sotto i ponti.

-Oh, che razza di gente noiosa che siete.- esclamò Tony, entrando in laboratorio seguito da Natasha. –Sempre a rimuginare.-

-C’è chi lo fa e chi non lo fa per niente.- disse seccato Steve, lanciandogli un’occhiataccia.

-Al contrario di te, manine d’argento, io ho lavorato fino ad ora.- sbottò di rimando l’altro, dando prova della sua suscettibilità. –Ho riparato questi ad Emma.-

Emma allungò incuriosita il collo e vide che Tony teneva tra le mani un groviglio di quelle che sembravano piastrine metalliche. Quando lui si avvicinò, tuttavia, distinse due braccialetti e due cavigliere.

-Cosa sono?-

-Te le avevo costruite poco tempo fa sul modello dei propulsori di Iron Man. Forza, indossali.-

La ragazza fece come le era stato detto e si sorprese nel notare la pesantezza di quei quattro cerchietti di metallo. Tutto sommato, notò, non sono nemmeno così brutti.

-Ora prova ad usarli. Eri diventata abbastanza brava, sarebbe un peccato che ti fossi dimenticata come si fa.-

Emma abbassò le braccia, chiedendosi come funzionassero esattamente quegli aggeggi, quando si accesero all’improvviso facendola schizzare verso soffitto. L’unico risultato, fu una bella e dolorosa botta sulla schiena.

-In particolare dopo tutti i lividi che ti sei fatta.- aggiunse Tony, guardandola leggermente divertito. –Tranquilla, normale amministrazione. Cerca solo di ricordare una semplice lezione: sei tu a controllare la tecnologia, non viceversa.-

-Ti sei fatta male Emma?- domandò preoccupata Jane, aiutando la sorella ad alzarsi.

Emma scosse la testa, massaggiandosi il punto colpito. –No, tutto bene.- mugugnò, con una leggera smorfia.–Però potevi spiegarmi come funzionassero questi cosi!- esclamò, puntando un dito contro lo scienziato. Accidenti a lui!

Jane sbuffò e lanciò un’occhiataccia a Stark. –Sono pericolosi.- gli disse. – Tu vai in giro con un’armatura anti-proiettili: quando cadi non ti fai un graffio!-

Emma ridacchiò, ma nel profondo l’idea di poter volare –volare!- la entusiasmava non poco: doveva solo imparare come utilizzare al meglio quel regalo.

Tony, notando l’espressione della ragazza, fece un sorriso sghembo, decisamente soddisfatto. –Jane non capisce. Nemmeno il tuo caro maritino era troppo entusiasta all’idea, ma i miei prodotti sono sicuramente i migliori al mondo.- disse, senza ombra di umiltà.

Maritino..?

Improvvisamente, sembrò che il tempo si fosse bloccato e che le parole di Tony continuassero a rimbalzare nella stanza, implacabili come possono esserlo parole taciute a lungo.

Emma, scioccata, si voltò a guardare sua sorella, ma il suo viso era rivolto verso lo scienziato e lo stava fulminando con lo sguardo. Alla ragazza mancò un battito: lei era sposata?

-Jane..- chiamò, quasi in una supplica, ignorando Steve che si era quasi gettato addosso a Tony e lo stava tempestando di offese senza alcun riguardo.

La sorella si voltò, finalmente, verso di lei. –Mi dispiace, Emma.. noi non volevamo lo venissi a sapere così. Credevamo che l’avresti ricordato quando saresti stata pronta.- sussurrò afflitta, mordendosi il labbro.

La ragazza scosse la testa, mentre le lacrime le rigavano le guance. –E chi.. chi..?- domandò, confusa e addolorata. Aveva un marito e nessuno glielo aveva detto.

Jane fece per aprire la bocca, ma le porte del laboratorio si aprirono con un rumore sordo, facendo voltare tutti e quattro. Thor entrò con un sorriso da un orecchio all’altro, che si spense non appena vide le loro facce, e dietro di lui..

Loki.

Ecco chi era. Emma se lo sentì nelle viscere. Lei e quell’uomo erano sposati, erano marito e moglie. E gliel’avevano tenuti tutti nascosto.

-Emma..- la chiamò Jane, ma lei non le diede retta. Guardò gli occhi verde smeraldo di Loki, mentre prendevano consapevolezza di ciò che era successo e si spalancavano.  Ci guardò dentro, cercando di capire la verità, ma la sua mente si rifiutò di aprirsi, per l’ennesima, dolorosa volta.

L’unica cosa che lei riuscì a fare a quel punto, fu scappare. Sorpassò Thor e Loki come un fulmine, ignorando la voce di Jane che la chiamava e il pugno che, probabilmente, aveva spaccato il naso ad Iron Man.

-Emma, ti prego. Ti supplico!- la chiamò, con un inclinazione nella voce che le spezzò quasi il cuore. Tuttavia, scosse la testa e continuò a correre lontana da loro.

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti! Ne approfitto per aggiornare dato che sono bloccata a casa malata.

Allora, vi è piaciuto il capitolo? In effetti, le cose si stanno facendo più avvincenti: Emma ha ricordato qualche particolare e ciò che ancora non è riuscita a far tornare alla mente le è stato rivelato in modo scioccante da Tony. Chi altro se non lui per questo arduo compito?

Voglio precisare un paio di punti che ho scordato di sottolineare all’inizio: primo, la storia è ambientata dopo Thor: The Dark World, come si può notare da ciò che dice Jane nel dejà-vù, ovvero che non aveva fatto una bella prima impressione ad Asgard; inoltre è pre-Avengers Age Of Ultron, in quanto non saranno presenti né Vision –che adoro con tutta me stessa, in ogni caso- né Wanda/Scarlet Witch.

Poi, un’altra cosa: ho deciso di cambiare il punto di vista dei dejà-vù di Emma (anziché in terza persona, sono in prima), perché li trovo un pochino più personali. Spero di averci azzeccato.

Infine, ringrazio di cuore gli angeli che hanno recensito e che hanno aggiunto la storia ad una delle liste. Non smetterò mai di dirlo: vi adoro!

Un abbraccio e alla prossima!

Sami

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Capitolo 5
*** 4. ***


Amaranth dream

 

 

4.

 

Dopo la sua fuga, Jane probabilmente cercò di correrle dietro perché Emma sentì la sua voce sempre più vicina. Ma lei non si sarebbe fermata finché le gambe non le fossero cedute.

-Lasciami stare!- urlò, cercando di seminare la sorella. Non voleva avere più niente a che fare con nessuno di loro! Maledetta quella volta che li aveva incontrati! Il dolore che provava in quel momento non poteva essere paragonato a nulla, nulla di così doloroso le era mai successo, ne era certa.

Ed ovviamente, si sbagliava. Quel dolore, quella disperazione l’aveva già provata. Riuscì ad arrivare sul terrazzo, prima che il peso del déjà-vu la facesse fermare, facendole afferrare con forza la ringhiera che la separava dal vuoto.

 

-Lasciami stare!- urlo, con le lacrime che scorrono violente sulle guance: ho gli occhi talmente appannati che non riesco quasi a vedere Jane davanti a me. –Lasciami andare!- grido di nuovo, forse a mia sorella, forse a lui, l’unico vero artefice del mio immenso dolore e della mia ancor più grande rabbia.

-Che diavolo stai dicendo, Emma?- mia sorella ha il viso talmente pallido che sono certa stia per svenire. Oh si, questa è la volta buona.

-Non voglio più stare qui!-

-Cosa? Perché?-mi chiede lei, allibita. E’ ovvio che non capisca il motivo di questa mia sfuriata. E come potrebbe?

Scuoto la testa, cercando di asciugarmi il viso. Devo essere uno spettacolo orribile in questo stato, con il viso impiastricciato di lacrime e l’espressione sconvolta. –Questo non è il mio posto, dannazione, Jane! Tu stai tutto il sacrosanto giorno con Thor e se non sei con Thor sei a guardare quelle dannatissime stelle, la notte non so cosa tu faccia, e non lo voglio neanche sapere, ma di certo non rimani nella tua stanza. Io sono qui, sola, senza la possibilità di fare un emerito tubo se non passeggiare in giardino come una mentecatta o, in alternativa, leggere. Non so più che cosa leggere Jane! So a memoria la storia di Asgard, tra poco posso anche dirti in successione tutti i suoi sovrani, e ti posso garantire che non ho mai letto due volte lo stesso libro!-

Per tutti gli dei, quanto sono bugiarda. Mi faccio quasi paura da sola per quanto riesco a mentire bene, in questo frangente.. quando si dice la forza della disperazione.

Jane scuote la testa, incredula. –Non mi hai mai parlato di tutto questo.. hai ragione che sono un po’ assente, però ci sono molte persone con cui ti vedo fare conversazione durante il giorno. Thor stesso mi dice che un paio di volte hai parlato con i suoi amici, in più hai fatto amicizia con Loki e…-

-Puoi vedere quello che ti pare. Ma io mi sono stancata di soffrire così!- grido di nuovo, girandomi e sbattendo la porta della camera. Sento Jane che mi chiama e prendo a correre con tutta l’intenzione di nascondermi da qualche parte e di starmene lì finché tutto questo dolore non sarà passato. Tuttavia, non appena svolto il primo angolo, vado a sbattere contro un corpo muscoloso e perdo per qualche secondo l’equilibrio.

-Dannazione..- borbotto, alzando lo sguardo su Thor, che mi guarda con i suoi occhi azzurri come il cielo. Senza dubbio, mia sorella si è proprio trovata l’uomo più somigliante ai principi delle fiabe di tutto l’universo.

-Emma, tutto bene? Vi ho sentite gridare.- mi chiede, cercando Jane dietro di me.

-Jane è nella mia stanza. Arrivederci.- dico, sperando di scampare alla sua domanda. Ci riesco senza difficoltà: a volte, Thor  non mi sembra troppo furbo. Mi asciugo gli occhi con una manica dell’ingombrante vestito e riprendo a correre, senza la benché minima intenzione di fami raggiungere da mia sorella.

-Aspetta!- mi richiama, ma io mi rifiuto di fermarmi. –Ho visto Loki poco fa, credo ti stesse cercando.-

A quelle parole, il cuore mi si stringe in una morsa. Continuo nella mia corsa, attraversando praticamente tutto il castello e il giardino, in cui avevo imparato a destreggiarmi particolarmente bene. Alla fine, arrivo ad un albero particolarmente alto e particolarmente nascosto e mi siedo ai suoi piedi, stringendomi le ginocchia al petto.

Che castelli in aria mi ero fatta? E’ ovvio che lui preferisca quella tizia, quella.. com’è che si chiama? Sic? Siffa? Ad ogni modo, è una dea. Ed è anche parecchio attraente, con i suoi lunghi capelli scuri e lo sguardo fiero e sicuro di sé.

-Potrei portargli disonore.- borbotto, con ironia. –Disonore su di lui, disonore sui suoi antenati, disonore anche sulla sua mucca!- aggrotto le sopracciglia. –Ci sono le mucche, qui? Boh, di certo se ci sono lui ne ha una a cui portare disonore.-

Sospiro, afflitta, ma grata di essere riuscita a smettere di piangere. Sono stata stupida: in primo luogo, per aver accettato di rimanere in questo posto con Jane; secondo, per essermi permessa di affezionarmi a lui. Dopotutto, non posso pretendere l’impossibile: per definizione, Loki è il Dio degli Inganni.

 

-Oddio, no!- sussurrò Emma tornando in sé, prima di perdere l’equilibrio e finire dall’altra parte della ringhiera, giù verso la strada asfaltata. Sentì vagamente Jane urlare, ma l’unico rumore distinguibile era quello del vento sulle orecchie. Era spacciata, lo sapeva. Quanto tempo ci avrebbe messo a schiantarsi? E sarebbe morta sul colpo?

Spalancò gli occhi quando si rese conto che gli aggeggi che aveva sui polsi e sulle caviglie si erano attivati all’improvviso. Una spinta di propulsione bloccò la sua caduta e la fece schizzare verso l’alto. In pochi secondi superò il terrazzo del palazzo e tutto intorno a lei si fece confuso: la città si allontanava sempre di più e i suoi occhi si riempirono del nero della notte senza stelle.

Emma cercò di assumere una posizione composta e di stabilizzare i reattori: come le aveva ricordato poco prima Tony, era lei che doveva controllare la tecnologia e non viceversa. Dopo parecchi tentativi riuscì a stabilizzarsi ed a fermarsi a mezz’aria e ormai era parecchio sicura di riuscire a tornare a terra. Fece un paio di giri su sé stessa e le balenò in mente l’idea di andarsene. Poteva scappare, il più lontano possibile da lì, senza pensare mai più a tutta quella storia, poteva rincominciare da capo.

Quella era la sua possibilità, probabilmente la sua unica possibilità, di fuggire da tutto quel casino infernale: una realtà troppo pesante, a cui non riusciva a tenere testa. Vendicatori super muscolosi, mutaforma, geni ed addirittura déi; nemici da altri pianeti e da altre dimensioni; la sua memoria perduta e le scioccanti rivelazioni che ricordava di tanto in tanto. Poteva mettere fine a tutto quello.

Poi ricordò il déjà-vu di qualche minuto prima: stava incominciando a ricordare il suo passato, i suoi affetti e le sue emozioni. Ed era la compagna di Loki. Un attacco di panico le fece accelerare i battiti del cuore.

Ecco perché le era sembrato così preoccupato al suo risveglio, ecco perché era così irato quando aveva scoperto la sua amnesia, ecco perché Jane cercava sempre di sottolineare quanto fosse cambiato, sebbene avesse fatto azioni di dubbia discutibilità morale.

Ma lei non ricordava nulla, tranne quella disperazione che aveva provato chissà quanto tempo prima ad Asgard, dopo chissà quale cosa che lui aveva fatto con chissà quale dea.

Doveva recuperare i suoi ricordi, tutti e al più presto. Doveva recuperarli e ricordare sua sorella, qualsiasi cosa fosse successa con Loki e tutta la sua vita. Doveva farlo per sé stessa e per Jane.

-Direi che hai già preso la tua decisione.- sussurrò a sé stessa, iniziando a scendere verso il terrazzo, pronta a dare la possibilità a sua sorella di spiegarsi. D’altronde non avrebbe dovuto essere lei a raccontarle la sua storia?

Fu più o meno quando Iron Man le sfrecciò davanti che si rese conto, incredibilmente, di star volando per davvero.

-Fiorellino, vedo che hai imparato.- le disse Tony Stark, liberando il viso dall’armatura. –E’ stato più facile del previsto, no?-

Emma ridacchiò. –Sto volando!-

-Sei molto intuitiva, vedo.- disse lui, ricambiando il sorriso. –Ma ora forse è meglio se torniamo con i piedi per terra.-

La ragazza abbassò lo sguardo verso il terrazzo del quartier generale degli Avengers e non si soprese nello scorgere parecchie figure in più del previsto: Jane era abbracciata a Thor, mentre Steve guardava contrariato verso l’alto, probabilmente chiedendosi cosa facessero ancora lì, infine Loki aveva semplicemente un’espressione indifferente ed Emma non poté fare a meno di aggrottare le sopracciglia.

-Si, forse hai ragione.- sussurrò, prima di spegnere i reattori e farsi cadere nuovamente nel vuoto. Nuovamente, sentì Jane urlare, ma la risata di Tony si aggiunse alla sua, mentre precipitava giù, verso il suolo. La velocità le faceva venire i brividi di terrore, ma la libertà che provava in quel momento era indicibile: continuò a ridere finché non capì di essere troppo vicina alla strada. Allora accese gli aggeggi e cambiò la sua direzione, puntando di nuovo verso il cielo scuro.

Sentì vagamente Jane chiamarla –era uno “stupida sorella”, quello che aveva sentito?- ma lei la ignorò e fece un paio di giri del grattacielo. –Quanto veloce posso andare?- urlò ad Iron Man, che la seguiva pochi metri più indietro.

-Oh, molto più di così, ma credimi che non sarebbe saggio. Sono perfezionati sull’armatura e tu non hai nulla che ti possa proteggere dagli eventuali ostacoli.- le rispose, ed Emma trovando le sue parole veritiere, rallentò.

-Costruiscimene una.- esclamò, affiancandolo. –Non come la tua, meno elaborata, ma tale che possa volare senza farmi del male.-

Tony alzò un sopracciglio e si bloccò a mezz’aria. Emma fu costretta a fermarsi a sua volta e a tornare indietro per affiancarlo. –La ritieni una richiesta così sciocca?-

Lui scosse la testa. –Non starai mica pensando di partecipare alle future battaglie al fianco degli Avengers, spero. Ci sarebbero molte persone lì dentro decisamente contrarie.- disse, inarcando un sopracciglio e indicando con un cenno della testa il gruppetto raccolto sul terrazzo.

-Tu saresti uno di quelli?- tastò il terreno Emma.

-Ufficialmente, si.- disse lui, incrociando le braccia. Emma sentì lo sconforto pervaderla. –Tuttavia, ritengo che un’armatura sarebbe veramente utile: hai perso la memoria perché una di quelle stronze ti ha sorpresa indifesa e sei caduta dal terzo piano di un palazzo.-

Emma rabbrividì. Altro che amnesia, era fortunata ad essere viva.

-Inoltre, ti sei rivelata una risorsa molto utile. E conosco un dio che ci ucciderebbe tutti se dovessi farti un altro graffio.- aggiunse, rivolgendole un sorrisetto malizioso.

La ragazza arrossì, ma sorrise all’amico soddisfatta: togliendo le sue reali intenzioni, aveva perfettamente ragione riguardo alla sua sicurezza e, in tutto questo, Tony Stark era un ottimo alleato.

-Nessuno ucciderà nessuno, Tony.- le disse lei, ridacchiando.

-Oh, credimi, ragazzina. Quello stronzo di Loki ha distrutto mezza New York, voleva conquistare il mondo e ha fatto messo chissà quanti popoli uno contro l’altro. Era un ricercato a livello universale, un criminale. Tutti noi lo odiavamo, io per primo: aveva minacciato di uccidermi non so quante volte e in modo ben poco carino.- disse, diventando serio tutto d’un tratto. –Ora, invece, lo abbiamo accolto tra di noi. Credimi se ti dico che è cambiato radicalmente.-

La ragazza annuì, incredula. Si fidava del giudizio degli Avengers, per quanto strani e svitati che fossero: sapeva che non avevano nessun interesse nel mentirle, Tony più di tutti, e quest’ultimo glielo aveva fatto ben capire rivelandole il suo legame con Loki. Forse in un modo un po’ brusco, ma almeno era stata sincero.

-Accidenti a te!- esclamò Jane, non appena Emma si decise a mettere i piedi a terra. –Avevo dimenticato la tua immensa impulsività!-

La ragazza spalancò gli occhi nel vedere la sorella andarle in contro con un’espressione omicida sul suo bel viso. Pestava rabbiosa i piedi per terra e lei si rese conto che anche Thor aveva gli occhi spalancati e la guardava titubante.

 Eddai Jane, volevo solamente…-

-…provare l’ebbrezza di cadere?- gridò lei, mentre le lacrime presero a solcarle il viso. –Non ti sono bastate due volte?!? Ho rischiato di perderti due dannatissime volte e tu ti comporti da irresponsabile ugualmente! Non mi interessa minimamente cosa volevi fare, hai capito? Rimani un’irresponsabile e io mi sono stancata di dovermi preoccupare per te ogni tre per due!- prese un sospiro, ma era chiaro che la sua sfuriata non fosse ancora finita. –Ero totalmente contraria che tu venissi qua e ti immischiassi in questa specie di bolgia infernale, ma no Jane, cosa vuoi che sia? Sono grande, autosufficiente, sono pure sposata, meglio di così! E quegli altri due, idioti: ma si Jane, la proteggiamo noi, che siamo grandi, grossi, machi e addirittura déi! E qual è stato il risultato di questa ricola scenata? Hai perso la memoria, cadendo dal terzo piano di un palazzo! Poi mi sono detta: beh raccontiamole la verità, potrà mai sconvolgerla così tanto? E tutti, no Jane, non diciamole niente! Sapere tranquillamente tutta la verità su sé stessa potrebbe traumatizzarla, aspettiamo che lo scopra da sola! E qual è stato il risultato? Sei caduta dal fottutissimo trentesimo piano di un grattacielo!-

Ci fu qualche minuto di silenzio, durante il quale Emma e tutti gli altri Avenges guardarono scioccati la donna ansimare dopo lo sforzo. Emma notò che Thor e Steve avevano fatto un paio di passi indietro, mentre Loki –con i  suoi incredibili occhi verdi- la fissava allibito, con le braccia abbandonate lungo i fianchi: a quanto pareva, nessuno di loro aveva mai visto Jane arrabbiata in quel modo.

Tony, ad un certo punto, emise un fischio, incrociando le braccia. –Fratello,- disse rivolgendosi a Thor. –se la tua ragazza è così focosa anche a letto, sei un uomo fortunato.-

A quel punto, Jane abbandonò la sua posizione tesa e arrossì vergognosamente, mentre Mjolnir compì una parabola nell’aria e si andò ad abbattere addosso all’Uomo di Metallo.

-Ehi, machoman, ho fatto un complimento alla tua fidanzata!- esclamò quello, attivando con un ghigno i reattori della sua armatura. –Vuoi fare a botte?-

-Non rivolgerti a lei con quelle espressioni.- ringhiò Thor e, da bravo principe azzurro, si fiondò verso Tony per difendere il buon nome della sua amata.

Le due sorelle si guardarono, leggermente imbarazzate e ignorando i due che se le davano di santa ragione, e si sorrisero, quasi timidamente.

-Scusami, Jane.- disse Emma. –Non credevo di averti fatta preoccupare così tanto.-

Jane annuì e con un paio di passi coprì la distanza che le separava, avvolgendola in un caldo abbraccio. Era quello il suo posto, tra le braccia della sorella: si sarebbe impegnata a recuperare i suoi ricordi e la loro vita insieme. Era convinta che il legame che le univa fosse davvero molto, molto forte. Lo sentiva sotto la pelle, nella carne e nel cuore e anche se non ricordava tutti i particolari perfettamente, sapeva che era così.

Dal giorno dopo, decise, si sarebbe impegnata attivamente per migliorare la situazione, in tutti i modi umanamente e divinamente possibili.

-Accidenti, voi due! Volete darci un taglio?- urlò ad un certo punto Steve, -Loki, dammi una mano a staccarli, distruggeranno qualcosa!-

-Fossi matto. Spero invece che sia la volta buona che uno dei due ci rimetta la pelle.-

Emma non poté fare a meno di ridacchiare: l’espressione imbronciata da primadonna di Loki  era qualcosa di terribilmente esilarante.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti, Avengers! Finalmente, dopo molte peripezie, sono riuscita a pubblicare un nuovo capitolo. Devo ammettere che, questa volta, è stato più difficile del solito da scrivere, per cui spero sia venuta fuori una cosettina decente, anche se non sono propriamente soddisfatta.

Ho voluto dare spazio sia al passato di Emma, sia al suo rapporto con Jane e Tony; nel prossimo, prometto, verrà approfondita anche la situazione con il nostro Loki, che in questo capitolo ha ricoperto un ruolo abbastanza marginale. Ma ve lo assicuro: Jane non è stata l’unica a prendersi una paura del diavolo!

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e invito i lettori silenziosi a lasciare una recensione:  mi aiutano immensamente a capire come migliorare il mio stile e la mia scrittura!

Grazie di essere passati, un abbraccio,

Sami

 

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Capitolo 6
*** 5. ***


Amaranth dream

 

 

 

5.

 

Emma, quel giorno, si svegliò colma di gloriosi propositi. Aveva ideato un piano. Beh, in realtà più che un piano vero e proprio era un esperimento, ma era intenzionata a farlo funzionare, in un modo o nell’altro: era stanca di aspettare con le mani in mano che le cose piovessero dal cielo. E l’aveva capito la sera prima.

Si fece una doccia veloce e si mise i primi vestiti che le capitarono tra le mani: era curiosa di vedere se il suo zelo sarebbe bastato a migliorare le cose.

-Buongiorno!- esclamò entrando allegramente in cucina, ma bloccandosi quasi subito: al contrario di come si aspettava, la cucina era vuota. Tranne che per una persona.

La sfortuna mi perseguita.

Loki alzò leggermente la testa dal suo libro e la squadrò da capo a piedi ed Emma si pentì immediatamente di aver messo i pantaloni in pelle che le aveva prestato Natasha: erano comodi, ma terribilmente aderenti. Cercò subito, imbarazzata, di tirare verso il basso la felpa, come se potesse coprirla maggiormente, ma al contrario delle sue aspettative il suo gesto suscitò solamente l’ilarità del dio. –Non ti preoccupare:- ghignò, lanciandole un sorrisino di superiorità -niente che non abbia già visto.-

Emma arrossì fino alla radice dei capelli, capendo dove volesse andare a parare. Tuttavia, decise quasi nell’immediato che non aveva nessuna intenzione di farsi mettere i piedi in testa da quel tizio: poteva benissimo essere il suo compagno, ma le battutine di cattivo gusto avrebbe potuto risparmiarsele in ogni caso.

-Sarebbero queste le battute sagaci del Dio degli Inganni? Devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di meglio.- disse, indurendo lo sguardo e andando verso i fornelli per prepararsi il the.

Il ghigno di Loki si accentuò. -Devo presumere che quel pettegolo di Stark ti abbia accennato anche questo. In ogni caso, gran bel cambiamento rispetto al Dio della Morte, non mi si addiceva per niente: un ruolo troppo scontato, troppo banale.-

Emma sbatté il pentolino sui fornelli con troppa foga. Era palese sottolineare che le stessero saltando i nervi. –In realtà, ricordo di aver pensato di non potermi aspettare gran che da te, dato il soprannome che ti affibbiano da parecchie migliaia di anni.- ringhiò la ragazza –Ma direi che piuttosto che Dio degli Inganni sarebbe più consono chiamarti Dio dei Capricci.-

-Attenta a come parli, ragazzina. Dimentichi forse chi sono?- sussurrò quello, alzandosi e avvicinandosi minacciosamente a lei. Emma si trovò sovrastata da quasi due metri di nervi tesi e muscoli e dovette alzare la testa per continuare a guardarlo negli occhi, ma si costrinse a non distogliere sguardo.

-No, la scenata che hai fatto con Banner è bene impressa nella mia mente, non ti crucciare. Dai perfettamente l’impressione dello stronzo che vuoi essere.-

Dove stesse trovando tutta quella faccia tosta, non lo sapeva: forse le dava forza l’idea di avere un legame così profondo con lui o forse amava mettere a repentaglio la propria vita. Evidentemente, entrambe. E l’irritazione che le stava causando quel dio era inverosimile.

Loki indurì la mascella e un lampo di rabbia passò nei suoi occhi. Con uno scatto afferrò il polso di Emma, facendola indietreggiare di un passo e andare a sbattere contro il ripiano della cucina.

-Non credere di poter parlarmi così. Non sai niente di me perciò non azzardarti a sputare sentenze.- ringhiò ed Emma si trovò, per la prima volta quella mattina, senza parole.

Aveva ragione, ovviamente: lei non aveva ricordi e in quel momento non conosceva veramente l’uomo davanti a sé. Le prime impressioni che aveva avuto erano, a quanto pareva, totalmente errate, eppure lui non stava facendo nulla per screditarle e farle effettivamente capire che si sbagliava. Anzi, sembrava addirittura che facesse apposta a dimostrarsi cinico, freddo e menefreghista. Soprattutto verso di lei.

-Eravamo innamorati?- domandò improvvisamente, di getto. Poteva sembrare scontato, ma lei aveva bisogno di sentirlo dire a voce alta e capì che da quella risposta sarebbe dipeso tutto il resto.

Loki abbassò lo sguardo e le lasciò il polso, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. –Si.- disse semplicemente, prima di voltarle le spalle e uscire dalla stanza.

Emma dovette appoggiarsi con tutto il peso al ripiano dietro di lei, per evitare di cadere. Ecco, ora lo sapeva, ne era certa. Da una parte, aveva sperato che la sua risposta fosse stata negativa: sarebbe stato tutto più semplice, tutto meno incasinato; ma nel profondo sapeva che non avrebbe mai sposato un uomo se non per amore. Perciò si, la risposta era decisamente scontata.

Prese con mani tremanti la tazza e versò l’acqua bollente e il the, iniziando a mescolare ritmicamente. Non riusciva a capirlo e non riusciva a capire sé stessa: la stretta allo stomaco e il tremore che la coglievano ogni volta che lo vedeva, con quei suoi occhi da folle e il metro e novanta di pura forza mistica, contrastavano totalmente con la faccia tosta e la voglia di confronto che la spingevano a sfidarlo ed a cercare la conversazione. In effetti, tutto ciò non aveva un senso.

-Buongiorno Emma.-

La ragazza si girò di scatto, incontrando lo sguardo attento del Capitano Rogers, che le rivolse un sorriso.

-Buongiorno.- rispose, ricambiando titubante.

-C’è del caffè?- domandò lui, sondando il ripiano della cucina con lo sguardo.

Emma scosse la testa. –Te lo preparo io.-

-Grazie mille.- le rispose Steve, facendole un cenno con la testa e sedendosi. Ogni qualvolta  un Vendicatore entrava in quella cucina, ad Emma sembrava sempre consumasse uno spazio gigante.

-Posso chiederti un favore, Steve?- domandò ad un certo punto, dopo aver messo il caffè sui fornelli. Lui annuì, curioso.

-Non credo di sembrerà una richiesta sensata..- iniziò, prendendo un grande sospiro. –e sono certa che a mia sorella non farebbe molto piacere, tuttavia mi chiedevo se tu e Natasha poteste.. allenarmi.-

-Come?- domandò, sorpreso.

-Beh, ecco, dopo quello che mi è successo non posso fare a meno di sentirmi insicura. Ho chiesto a Tony di fare una specie di armatura anche per me, ma non me la sento di dipendere dalla tecnologia.- spiegò, ripetendosi mentalmente che tutto quel discorso non era propriamente una bugia. Forse, solo una mezza verità. –Vorrei imparare un po’ di autodifesa e, perché no, qualche tecnica.. per non essere impreparata nel caso dovesse risuccedere. Non credo riuscirei a sopportarlo di nuovo.-

Ok, quella era una bugia. Tuttavia, Emma si rese conto che Steve ci stava pensando e, dopotutto, in alcuni casi il fine giustifica i mezzi.

-Non mi sembra una richiesta insensata.- la tranquillizzò. –Ma per avere qualche risultato in poco tempo ci sarà da lavorare duramente.-

Emma sorrise apertamente, trattenendosi dal correre ad abbracciare l’uomo. –Non è quello che mi spaventa.- disse, stringendo i pugni sotto il tavolo.

-Credo che Nath sarebbe disponibile. Appena la vedo glielo posso domandare.-

-Grazie Steve. Davvero.-

 

-Apri le braccia, fiorellino.-

-Più di così mi spacco, Tony.-

Tony Stark sbuffò, divertito. –Per una ragazza che ha convinto l’esimio Capitano Steve Rogers ad offrirle lezioni gratuite credevo che nulla fosse impossibile.-

Emma ridacchiò. –Sei sempre il solito esagerato.-

-Oh no. Tutti noi, Rogers compreso probabilmente, ci stiamo chiedendo come hai fatto a convincerlo.- aggiunse Banner, sorridendole divertito.

-Nello stesso modo in cui ha convinto noi due ad architettare questa cosa, Banner. Ora girati che prendo la misura della larghezza delle spalle. Jarvis, disegna un bozzetto, che vediamo come arrangiarci.-

La ragazza fece come le era stato detto e nascose un sorrisino soddisfatto. O le sue capacità dialettiche erano migliori del previsto, o aveva qualche potere speciale, anche se Tony aveva affermato più volte che essere la compagna del Dio degli Inganni doveva aver dato qualche risultato. Probabilmente aveva ragione.

Dopo che Tony la lasciò libera di muoversi, Emma si sedette su uno sgabello pericolante, iniziando a guardare i due scienziati lavorare. Si concentrò, in particolare, su Stark: le sue mosse precise, quasi fulminee le fecero capire come si trovasse a suo agio tra tutti quei macchinari e i computer –tanti computer- che proiettavano la loro immagine nella stanza. Tony digitava qualcosa su uno schermo e poi su un altro, in rapida sequenza, prima di borbottare qualcosa a Jarvis e, successivamente, ritornare sui suoi computer. Alla ragazza, dopo un po’, sarebbe girata la testa, ma lui era totalmente nel suo ambiente e non sembrava sentire nessuna fatica ne psicologica ne fisica: avrebbe voluto vederlo all’opera con uno dei suoi prototipi, ma sapeva che non voleva nessuno intorno. L’unica volta che aveva provato ad assistere l’aveva mandata via quasi con fastidio e lei ci era rimasta parecchio male.

Emma sorrise: quel ricordo le era balenato alla mente talmente naturale che sarebbe potuto passare inosservato, ma capì che fino a qualche minuto prima era totalmente allo scuro di questo particolare. Gioì e tornò a riconcentrarsi su di lui. Dopo poco si rese conto che trovava terribilmente familiare la fossetta che gli si formava tra le sopracciglia o il modo in cui arricciava il naso quando qualcosa non andava come voleva lui e riuscì a ricollegare quei particolari ad altre situazioni, che erano nel suo cervello da sempre.

-Vieni qui, fiorellino.- le disse Tony ad un tratto, distogliendola dalle sue elucubrazioni. Emma si alzò e lui le tolse i due braccialetti e le cavigliere. –Ora io e Banner proveremo a modificarle. Nel caso ti servissero, non ti resta che chiamarle.-

-Chiamarle?- domandò lei, confusa.

Tony annuì e alzò un braccio. Nel giro di mezzo secondo il guanto di Iron Man schizzò verso di lui e gli avvolse la mano. –Hai dei piccoli chip sotto la pelle che li richiamano, proprio come me con Iron Man.- spiegò, togliendosi il pezzo di metallo con nonchalance.

Emma alzò un sopracciglio: questa cosa dei chip le era del tutto estranea. Mentre andava verso i piani inferiori, all’esasperata ricerca di Steve, cercò di riportare alla mente qualcosa riguardante quel particolare, ma al momento se ne ritrovò incapace.

Stava per scendere le scale, diretta alla palestra, quando Thor la chiamò, facendola voltare.

-Ciao. Come posso aiutarti?-

-Hai visto Jane?- le domandò Thor, facendo roteare su una mano il suo martello. La ragazza si ritrovò a fare incoscientemente un passo indietro.

-No, ma credo sia andata al mercato. Deve essere ancora arrabbiata per quello che è successo ieri.-

Il dio alzò un sopracciglio, contrariato. –Non avresti dovuto. L’hai fatta morire di paura. In realtà,- aggiunse, portandosi una mano dietro la nuca –raramente l’ho sentita urlare così forte.-

-Mi dispiace. Davvero.- Emma si morse il labbro: era stata veramente stupida a farla preoccupare di nuovo per niente.

Thor si limitò ad annuire. –Stavi andando in palestra?- domandò poi, alquanto sorpreso.

La ragazza annuì, sentendosi in difficoltà. –Si, ecco… stavo cercando Steve.-

-Per quale ragione?-

-Oh, ecco.. volevo farci due chiacchiere. Sai, ho notato che se mi concentro e osservo con particolare attenzione, a volte riesco a ricordare alcuni particolari.- spiegò, precedendo il dio sulle scale. Quello mugugnò qualcosa di incomprensibile che Emma decise ampiamente di ignorare e sui due cadde un pesante silenzio. Emma sentì a pelle che c’era qualcosa che lo turbava parecchio.

-Thor? Sai, capisco che c’è qualcosa che non va. Ti va di parlarmene?- domandò, chiedendosi per quale ragione non volesse esprimere i suoi dubbi: dopotutto, non si era trattenuto nel rimproverarla per aver fatto preoccupare Jane.

Il dio sospirò pesantemente, iniziando ad agitarsi e la ragazza si bloccò rendendosi conto che prima si fosse liberata di lui, prima avrebbe raggiunto Steve e iniziato il suo allenamento.

-Allora?-

-Ha a che fare con Loki.-

Emma rimase interdetta qualche secondo. –Ah. E cosa sarebbe successo di preciso?-

-Mi ha detto che avete litigato questa mattina.- disse, probabilmente titubante a farsi gli affari suoi. Loro.

-Si è venuto a confidare?- chiese la ragazza, alzando un sopracciglio. –E’ stato esaustivo per lo meno?-

Il dio alzò le spalle, scuotendo la testa. –In realtà gliel’ho tirato fuori a forza con il Mjolnir. Non è stato semplice e non mi ha raccontato poi molto: non sono certamente il suo più caro confidente.-

-Ah no? Eppure sembrate l’uno l’ombra dell’altro. E chi sarebbe il suo più caro confidente? Un’altra inquietante versione di sé stesso?- chiese, parecchio irritata.

-No. Sei tu.-

Emma sospirò pesantemente e si passò una mano tra i capelli, trovandoli tutti annodati. Che nervoso. Come avrebbe potuto spiegarli, delicatamente, che anche se continuavano ad insistere, non sarebbero riusciti a fare tornare quello che c’era tra lei e Loki come prima?

-Ascolta, io non credo che se tu e Jane vi coalizziate per farmi avere una buona impressione di lui, le cose cambieranno. Lo apprezzo, da una parte, però non è così che funziona, te l’ho detto. E poi, se lui si comporta così significa che probabilmente non gli interessa poi tanto.- concluse, facendo spallucce. Il suo comportamento scostante e antipatico non la invogliava alla conversazione, ne allo stare in sua compagnia.

-Lui non è abituato ad esternare i suoi sentimenti e..-

Di certo il pregio di Thor non erano i monologhi.

-Oh, ora basta! Con tutto il rispetto, ma non ho intenzione di risolvere anche i problemi di un Dio capriccioso e plurimillenario. Ho già i miei da risolvere e non ho nemmeno trent’anni!- esclamò, non riuscendosi a trattenere. Le sembrava ridicola tutta quella situazione. Loki di certo non aveva bisogno della mediazione di suo fratello, in quanto a dialettica era messo più che bene.

Emma ricordò all’improvviso quanto si divertisse, in passato, a sentire Thor parlare: era un misto di esuberanza, paroloni complicati e balbettii. Era raro che in una discussione con sua sorella lui ce l’avesse vinta.

Scosse la testa, irritata, e voltò le spalle al dio, lasciandolo sospirare in solitudine sulle scale. In quel momento più che mai, aveva voglia di sfogarsi in qualche modo. Qualsiasi modo.

-Steve?- chiamò forse per la decima volta, facendo capolino nella grande palestra dell’edificio. Si guardò un attimo intorno, sperando di trovare la figura imponente di Captain America allenarsi, invece poco più distante dal punto in cui si trovava vide Nath tirare pugni e calci ad un sacco appeso al soffitto. Ecco cosa erano quei colpi ritmici che sentiva provenire dalla tromba delle scale.

La ragazza si prese qualche minuto per tentare il suo “esperimento” anche su Nath: come per gli altri, ritrovò familiari alcuni movimenti ed espressioni e ricordò alcuni avvenimenti, come la prima volta che si erano incontrate. Emma, a quel tempo, aveva provato un lungo e gelido brivido sulla schiena e si era chiesta come poteva una donna come lei sembrare tanto fredda; poi, col passare del tempo, si era totalmente ricreduta.

-So che sei lì.- disse, ad un certo punto, distogliendo Emma dalle sue elucubrazioni.  –Vieni avanti, non stare ferma a spiarmi, mi infastidisce.-

-Scusami, Natasha.- rispose, facendo qualche passo sul pavimento lucido della palestra. –Cercavo Steve: questa mattina gli avevo chiesto un favore.-

La donna prese un asciugamano con cui si asciugò il sudore dalla fronte e le si avvicinò, annuendo. –Si, me ne ha parlato. In questo momento lui è impegnato, ma il sacco da boxe ed io siamo disponibilissimi.-

-Oh. Beh, se la metti su questo piano.. grazie.-

Natasha annuì e la invitò a prendere posto davanti al sacco da boxe, allargando un braccio. Emma obbedì subito.

-Dobbiamo iniziare dalle basi.- disse, mettendosi di fianco a lei. –Ci sono modi giusti e sbagliati per sferrare calci e pugni: i secondi danneggiano poco l’avversario e parecchio te stessa. Mi segui?-

Emma annuì e seguì attenta la spiegazione: Natasha le mostrò come fare e le ordinò di iniziare a colpire il sacco. I primi tentativi furono, ovviamente, abbastanza scadenti, ma dopo quella che le parve un’ora, la sua insegnate improvvisata si dichiarò soddisfatta.

La ragazza, parecchio stanca e sudata, si concesse qualche minuto per riposarsi e per mettere nuovamente in moto il cervello, ma Natasha volle iniziare subito ad illustrarle qualche tecnica di autodifesa. Emma, mentre cercava di parare il meglio possibile i colpi, trovò quell’esercizio molto più utile ed interessante del precedente, anche se non le era dato un momento di respiro.

Tuttavia, si disse, se l’allenamento procedeva di quel passo, a breve sarebbe riuscita a raggiungere il suo obiettivo.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Salve a tutti! Chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma è stato –ed è tutt’ora- un periodo parecchio brutto per me. Spero in ogni caso che questo capitolo vi sia piaciuto, malgrado il ritardo deprimente. Se avete critiche/consigli, non esitate a dirlo: mi servono assolutamente per migliorare! Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato una recensione e chi ha inserito la storia in una delle liste! Un abbraccio,

Sami

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Capitolo 7
*** 6. ***


Amaranth dream

 

 

6.

 

Il giorno seguente il primo allenamento, Emma si ritrovò con braccia e gambe quasi completamente bloccate. La sera prima, ricordò, aveva sentito molta fatica, ma era anche parecchio soddisfatta: era, inoltre, convinta che dopo una bella dormita sarebbe ritornata come nuova.

Mai convinzione era stata più errata. A colazione aveva fatto tutto il possibile per non mostrare il dolore che provava ad ogni movimento e più volte Jane le aveva chiesto preoccupata se ci fosse qualcosa che non andava.

-Tranquilla, Jane. Probabilmente ho dormito male questa notte.-

La sorella aveva alzato le spalle, per nulla convinta, ma aveva cercato di non insistere più del necessario. Ed Emma le era particolarmente grata per questo, anche a causa degli sguardi indagatori che le rivolgeva il suo biondo fidanzato.

Pensandoci bene, probabilmente, più che i pugni e i calci di per sé, erano state tutte le volte che Nath le aveva torto le braccia dietro la schiena e l’aveva fatta cadere per terra che le avevano nociuto. Tuttavia, per quanto dolore provasse, era certa che non sarebbe stata esonerata dai suoi allenamenti quella mattina e, a dirla tutta, le andava più che bene così.

Finita la colazione, cercò di svignarsela più anonimamente possibile, ma venne quasi subito bloccata da Tony. –Aspetta cinque minuti, fiorellino. Non vuoi vedere fino a che punto si è spinto il mio genio?- disse, senza un minimo di modestia nella voce.

Ad Emma brillarono gli occhi. –L’hai finita?- domandò sentendo l’eccitazione crescere.

Lo scienziato annuì. –Prova a richiamarla.. vedrai che funziona alla perfezione.-

Emma fece come ordinato e, nel giro di qualche secondo, i pezzi della sua nuova armatura erano al loro posto, sui polsi e sulle caviglie. Ed ora?

Stava quasi per chiedere qual e fosse, esattamente, la novità, quando con un leggero rumore metallico centinaia di fili argentati iniziarono a circondarle busto, braccia e gambe, fino a formare una ragnatela trasparente attorno a lei. Provò ad infilare un dito tra i vari filamenti ma si rese conto che si era creata una barriera che le impediva di toccarsi i vestiti.

Accidenti!, pensò, emozionata.

-E’ una vera e propria armatura.- riprese Tony. –Flessibile e resistente. Molto meno di Iron Man, ovviamente, ma ritengo che per ora possa bastare.-

Emma annuì e corse ad abbracciarlo. –Grazie, grazie, grazie.- disse, sorridendogli radiosa e ridacchiando tra se e se, mentre si rendeva conto di avergli causato parecchio imbarazzo.

-E’ stato un piacere. Anche Banner ha fatto parecchio lavoro, comunque. L’idea della barriera di energia tra i fili della maglia è stata sua.-

-Andrò a ringraziare anche lui.-

Lui annuì una sola volta e riprese a mangiare, così Emma capì che la conversazione era finita. Si passò una mano tra i capelli, del tutto dimentica del dolore, e pensò velocemente ad una scusa per allontanarsi da sua sorella e da Thor.

-Credo che andrò a provare quest’armatura.- disse, guadagnandosi un’occhiata di fuoco da Jane. –Tranquilla, vado ai piani più bassi. Niente più voli da altezze sconsiderate.-

La sorella annuì, arresa all’evidenza, ed Emma approfittò del momento di silenzio per schizzare fuori dalla stanza verso la palestra. Dato che non aveva visto Steve a colazione, era lecito pensare che fosse in palestra, almeno per quella mattina.

Sfortunatamente, -ma doveva essere destino ormai con i due fratelli di Asgard- non appena svoltò il primo angolo, finì dritta dritta addosso a Loki. Alzò la testa si scatto, scusandosi, ma aggrottò le sopracciglia quando vide chi era effettivamente lo sfortunato.

-Oh.- disse, in modo alquanto stupido. Sembrava  una condanna: ogni sacrosanta mattina se lo ritrovava in situazioni che rendevano facili il litigio.

-Non fa niente.- disse invece, facendo spalancare gli occhi ad Emma.

La ragazza rimase parecchio allibita e si ritrovò incuriosita da quel comportamento, ma il pensiero dell’allenamento la fece rendere conto che era già abbastanza in ritardo.

-Devo.. devo andare.- sussurrò, scostandosi e scappando verso la palestra. Era convinta che non sarebbe riuscita a sostenere quello sguardo per nemmeno un secondo in più.

Non appena entrò, come si aspettava, vide sia Steve che Natasha allenarsi. Stavano facendo un corpo a corpo ed Emma non ebbe il coraggio di interromperli: la scena era inquietante, ma estremamente affascinante.

Steve puntava molto sulla forza fisica –in effetti superava la donna di parecchi centimetri- e i suoi pugni e calci erano mirati e terribilmente efficaci; al contrario, Natasha, magra e slanciata, si muoveva talmente veloce che l’altro non faceva in tempo a colpire in una direzione che lei lo sorprendeva di fianco. Se qualcuno le avesse chiesto chi dei due avrebbe avuto la meglio, Emma non avrebbe saputo dare una risposta.

I due si accorsero di lei dopo una decina di minuti.

-Emma!- la riprese subito Nath, venendole incontro. –Devi imparare ad annunciarti.-

Emma le sorrise. –Chiedo scusa. Forza dell’abitudine.-

-Oggi tocca a me.- intervenne Steve, parandosi di fronte alla ragazza. –A meno che tu non voglia andare con Nath al poligono di tiro.-

-Oh, no. Non mi ci vedo con una pistola in mano.-

La rossa rise, particolarmente divertita, e salutò i compagni, dirigendosi al poligono. Emma si chiese se avrebbero sentito gli spari.

 

L’allenamento di quel giorno fu, probabilmente, più duro di quello precedente, anche se Emma si trovò ad avere molti meno lividi: Steve l’aveva fatta allenare come una militare, ma era stato molto attento a non farle del male.

In ogni caso, alla fine della giornata –ad Emma sembrò impossibile, ma fu proprio così- fece fatica a salire le scale per andare verso la tanto agognata doccia.

-Sei stata brava oggi.- le aveva detto Steve, prima di lasciarla davanti la sua camera. –Hai imparato molte tecniche di difesa e di attacco con buoni risultati. Devi migliorare la velocità, ma come primo giorno siamo a buon punto. Ora riposati.-

Emma aveva sorriso e annuito e si era fiondata in doccia.

Mi ci voleva proprio, pensò una volta vestitasi. Aveva accuratamente saltato la cena –di certo tutti erano venuti a conoscenza del suo allenamento e non sapeva come l’aveva presa sua sorella-, ma in quel momento si rese conto di avere una fame terribile.

Uscì piano piano dalla sua stanza, dirigendosi verso la cucina e pregando gli dei che nessuno si accorgesse di lei: avrebbe rimandato le litigate e le discussioni al giorno dopo.

Sfortunatamente per lei, non appena mise piede in cucina le si presentò davanti una scena che le fece accapponare la pelle dallo spavento: Loki, il leggendario Dio Degli Inganni, la aspettava –si, Emma sentiva nelle ossa che stava aspettando proprio lei- a braccia conserte e con uno sguardo che avrebbe fatto scappare qualunque guerriero. In quel momento, Emma si domandò se fosse davvero nata sotto una cattiva, cattivissima stella.

-Immaginavo avresti avuto fame. Voi umani difficilmente resistete molto senza cibo.-

-Beh, in effetti ho voglia di una fetta di pane con il cioccolato.- disse, con nonchalance. –Cosa ci fai ancora in piedi?-

Forse, cercare di ingannare il Dio degli Inganni non era la scelta migliore, ma era troppo stanca per pensare a qualcos’altro.

-Mi prendi in giro?- scattò lui, quasi immediatamente. –Cosa mi dici delle ore passate con la Romanoff e con Rogers? Hanno bisogno di spettatori?-

Emma si voltò di scatto, sentendo l’irritazione crescere. –Ritengo semplicemente che imparare a difendermi potrebbe giovare alla mia salute.-

-Non ne hai motivo: penseremo noi alla tua sicurezza.-

-Vedo.-

Loki ringhiò e tirò un pugno al tavolo di mogano, facendolo slittare sul pavimento di parecchi centimetri. La ragazza rabbrividì e si ritrovò a fare un passo indietro.

-Credi che sia così stupido? La mia nascita è avvenuta prima che i tuoi antenati imparassero i misteri del cielo e della terra, ho millenni alle spalle e tu, piccola mortale, non puoi pensare di farmela sotto il naso!- Loki fissò la ragazza spalancando gli enormi occhi verdi ed Emma si ritrovò senza parole. –Tu vuoi combattere a fianco degli Avengers. Ma non te lo permetterò mai.-

-Non decidi tu sulla mia vita!- gridò lei. –Puoi essere anche il dio più potente dell’universo, ma la vita è mia. Tu non puoi…-

-Come puoi pretendere di sapere di cosa sono capace io se nemmeno ti ricordi cosa hai fatto due settimane fa?- chiese lui, lasciandosi scappare un sorriso di scherno.

-Non mi interessa sapere di cosa sei capace tu,- ribatté Emma, allontanandosi di un altro passo. –mi interessa fare tutto ciò che posso per evitare un’altra situazione come questa. Non mi lascerò fermare dalle tue minacce insulse.-

Dove stava trovando tutto quel fegato, non l’avrebbe mai saputo dire. Era perfettamente consapevole, però, che Loki non si sarebbe mai lasciato convincere da lei e che quella conversazione non sarebbe finita per niente bene.

-Sciocca mortale,- la apostrofò dopo una risata, causandole l’ennesimo moto di stizza nell’udire quel soprannome. –non hai ancora capito che non devi osare sfidarmi? Non sai quello di cui sono capace.-

Emma scosse la testa e strinse i pugni, sentendo una gran voglia di mettersi ad urlare. Nessuno avrebbe deciso della sua vita, tanto meno un marito di cui non ricordava praticamente nulla.

-Continui a dirmi che non so nulla di te, eppure ogni singolo giorno, ogni singola ora sembra che tu mi voglia tenere fuori dalla tua vita. Mi respingi e mi mostri la parte peggiore di te! Come faccio a conoscerti se me lo impedisci con tutte le tue forze?- disse, mentre sentiva gli occhi pizzicare. Ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla piangere.

-Mi conoscevi già.- ribatté lui, guardandola astioso.

A quel punto, Emma capì. –Ho perso la memoria, Loki. Non l’ho fatto apposta, non puoi darmi la colpa per questo. Lasciami solo…-

-Ho già sofferto una volta a causa tua!- gridò, perdendo il controllo. –Ho sofferto per tutta la vita: per quello che dovrebbe essere mio padre, per Thor, per le mie origini ed ora anche per te! Non voglio più soffrire, mi sono stancato di tutto questo!-

Eccolo. La ragazza lo vide in quel momento, per la prima volta da quando si era risvegliata senza memoria. L’uomo che rifuggiva ogni sentimento positivo per timore di essere ferito: si rese conto che non l’aveva mai capito interamente prima di quel momento. O forse aveva dimenticato il suo verso essere.

Loki, ad un tratto, fece ciò che meno si aspettava che facesse: si avvicinò di gran carriera e le prese forte il mento tra le dita. Poi, la baciò.

Emma non conosceva –o meglio, non ricordava- i baci di Loki, ma la disperazione di quel gesto era talmente evidente che alla ragazza si spezzò il cuore. Quello stesso cuore che batteva come un forsennato e che sembrava volesse uscirle dal petto con forza.

Fu questione di pochi secondi, che dovette aggrapparsi al dio per l’improvviso giramento di testa.

 

-Non ce la posso fare. Non ce la posso fare.- sussurro a me stessa, passando nervosamente una mano sulla gonna del vestito, come per volerla lisciare. In realtà, so benissimo che Jane mi ha preparata meravigliosamente: i capelli ricadono sulle spalle leggermente mossi e intrecciati a tante perline e fili argentati, come va di moda ad Asgard, e il vestito… il vestito è semplicemente perfetto. Avevo insistito tanto con Jane e con quella che doveva essere la sarta per quell’abito: loro volevano qualcosa in grande stile, tutto pizzi, merletti e stoffe svolazzanti, ma io mi ero ribellata con tutte le mie forze e, alla fine, ce l’avevo avuta vinta. L’unica cosa scomoda –ma nemmeno troppo- è il corsetto che mi spreme il seno in un modo quasi volgare, ma dopotutto, rammento subito, era stato un adorabile compromesso tra la mia idea di “abito da sposa” e le tradizioni Asgardiane.

-Non ce la posso fare.-

Come posso uscire da questa camera, così confortevole e sicura, per avventurarmi in quell’immensa sala del trono, dove centinaia di Asgardiani mi fisseranno e mi giudicheranno ancora più di quello che hanno fatto fino ad ora? Come posso sperare di sfilare davanti a tutte quelle persone con questi tacchi tremendi senza cadere o inciampare? Come…?

-Emma? E’ ora di andare, cara.- mia sorella spalanca la porta e mi sorride. Guardo l’unica donna della mia vita e le sorrido a stento: è bellissima, terribilmente. E’ possibile che la damigella oscuri la sposa nel giorno del suo matrimonio?

Scuoto leggermente la testa. Nemmeno la dama più attraente della corte avrebbe mai potuto superare la bellezza e la dolcezza di Jane.

-Non… non credo di farcela. Tutte quelle persone là fuori mi guarderanno…- dico, scuotendo la testa nervosa.

Lei si avvicina e mi prende per le spalle, voltandomi verso lo specchio. –Guardati Emma: sei incantevole.-

Mi guardo attentamente: la gonna mi cade talmente tanto delicata sui fianchi che mostra forme che, probabilmente, nemmeno ho; per non parlare del corsetto: da quanto tempo ho tutto quel seno? Lasciando per un minuto da parte l’ironia, le infinite sfumature di azzurro mettono –non so nemmeno io in che modo- in risalto la mia carnagione pallida e mi rendo conto di essere davvero carina per una volta in tutta la mia vita.

Eppure rimango umana, infinitamente lontana dalla perfezione degli déi e delle dee che mi spettano nella sala del trono.

-E’ ora di andare: Loki ti sta aspettando.- mi sorride Jane, prendendomi una mano. –Andrà tutto bene, sarai perfetta. Te lo prometto.-

Io annuisco anche se, mio malgrado, inizio a tremare. Il mio obiettivo, innanzitutto, è di raggiungere il mio futuro marito. Ieri sera, in un momento di panico, mi ha giurato che non mi avrebbe lasciata cadere; me lo aveva sussurrato in un orecchio, con quella voce che mi faceva venire la pelle d’oca dal piacere.

E io, nel profondo, so che tra le sue braccia non ho nulla da temere.

 

Emma riaprì gli occhi, tremendamente stordita. Quella volta, rispetto alle precedenti, dovette reggersi al suo sostegno più a lungo, a causa del capogiro che le fece quasi perdere i sensi. Quando le sembrò di riuscire a rimanere stabile sulle gambe, si azzardo ad aprire nuovamente gli occhi. La scena che le si presentò davanti la fece immancabilmente arrossire: Loki la teneva salda per la vita, stringendosela al petto. Se non altro, le aveva evitato una rovinosa caduta.

-Scusa.- gli disse, staccandosi velocemente e cercando di non pensare al déjà-vu appena ricordato.

-Cosa ti è successo?- chiese il dio, con una punta di preoccupazione nella voce. Emma cercò di non farci caso.

-Ho avuto un déjà-vu...ho ricordato qualcosa.- aggiunse, rendendosi conto quasi divertita che lui non conosceva quella parola.

-Cosa hai ricordato?-

Oh. In effetti doveva aspettarsi quella domanda.

-Il giorno del nostro matrimonio.- sussurrò, cercando di nascondere il rossore. Non era ancora pronta ad esporsi troppo con lui.

In effetti, forse anche egoisticamente e stupidamente, la ragazza voleva punzecchiare il dio. Era curiosa di vedere le sue reazioni, di capire se quello che le dicevano gli altri fosse, in qualche modo, vero. Per quello, rimase allibita quando Loki scoppiò a ridere.

-Che cosa ridicola!- esclamò, guardandola con scherno. - Puoi anche smettere di sforzarti. Non ha più importanza ormai.-

-Che cosa? Perché?- esclamò, spalancano gli occhi. -Eppure, dal bacio di prima mi sembrava che di importanza ne avesse eccome.-

Loki ghigno.  -Al contrario: dal bacio di prima ho dedotto quanto poco me ne importi.-

Emma spalancò gli occhi, allibita. -Come?-

Lui ghigno nuovamente ed Emma sentì crollare la terra sotto i piedi. Si rese conto che si aspettava nel profondo una reazione completamente diversa dal dio; probabilmente era dovuto ai suoi ricordi appena recuperati e alla conversazione avvenuta pochi minuti prima, che le facevano capire e sentire una piccola parte di ciò che aveva provato per Loki fino a qualche tempo prima. O forse non riusciva a capire come l'unica persona che l'aveva fatta sentire così protetta e al sicuro potesse, ora, farle quello.

In ogni caso, forte del suo voto di non farsi mettere i piedi in testa da lui, alzò lo sguardo e cercò di rivolgergli l'occhiata più indifferente del suo arsenale.

-Bene. Allora posso smettere di sforzarmi di ricordare cose con cui nessuno di noi due vuole avere a che fare.- disse, prima di votargli le spalle e andarsene.

Una volta sola, scoppiò a piangere disperatamente.

 

 

Angolino dell’autrice: Salve a tutti! Intanto, vi auguro in ritardo un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo! Come stanno trascorrendo queste feste? Avete ricevuto tanti regali???

Ad ogni modo, spero che questo aggiornamento vi abbia fatto piacere e vi chiedo, come regalino, di lasciarmi una recensione con le vostre opinioni: anche le critiche saranno bene accette!

Ringrazio moltissimo chi ha recensito e chi ha inserito questa storia in una delle liste: siete dei tesori!

Un forte abbraccio e alla prossima.

Sami

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Capitolo 8
*** 7. ***


Amaranth dream

 

 

7.

 

Emma, per i giorni successivi, uscì dalla sua stanza solamente per andare in palestra o in laboratorio da Tony -gli aggeggi che le aveva perfezionato erano stratosferici!-, ed evitava accuratamente ogni altro luogo. Jane, da brava sorella testarda qual era, iniziò sin da subito a mostrarle apertamente la sua preoccupazione è il suo fastidio per le sue nuove attività che le sottraevano tempo da passare con lei, ma Emma l'aveva pacata dicendole quanto ciò la aiutasse a recuperare la memoria e le aveva snocciolato qualche aneddoto della loro infanzia, che aveva riportato facilmente alla mente.

In effetti, con l'andar del tempo, Emma era riuscita a capire la dinamica con cui i pezzetti della sua memoria ritornava no al loro posto: l'unica cosa che doveva fare era lasciarli entrare; al contrario, quelli di cui aveva intimamente paura le provocavano forti déjà-vu, che le facevano girare la testa e perdere l'equilibrio.

Inoltre, riconobbe presto, tutta quella situazione le aveva fatto tornare il senso dell'ironia.

-E c'è gente che ancora crede nei miracoli.- borbottò, guardando, per l'ennesima volta, Tony e Steve che litigavano. Emma era relativamente certa che nel giro di qualche minuto se le sarebbero date di santa ragione e qualcuno -lei nello specifico- si sarebbe fatta del male. Come il giorno prima. E quello prima ancora.

Jane sospirò, guardando scocciata quello spettacolo. -Credo che loro lo sappiano meglio di chiunque altro.-

Emma scoppiò a ridere. -Oh no, fidati. Ne ho avuto una prova particolarmente concreta.- disse, massaggiandosi distrattamente la guancia. Dopotutto, prendersi un gancio destro in pieno viso da Mr. Captain America non era cosa da tutti i giorni. E la cosa triste, ma veramente triste, era che aveva fallito miseramente nel dividerli: ci erano voluti sia Thor che Loki che la minaccia di Banner di far arrivare Hulk (nome simpatico che lo scienziato aveva dato al suo alter-ego, un po' come il Dr. Jekill e Mr. Hide) per farli placare. Sfortunatamente quel giorno erano punto a capo.

-Volete farla finita?!?- ringhiò sua sorella ad un certo punto, rimanendo tuttavia bellamente ignorata. Fu solamente quando Loki e Thor entrarono nella stanza, quest’ultimo con in mano il suo inseparabile martello, che le acqua iniziarono a calmarsi –testosterone di dio, probabilmente.-. Per poi agitarsi nuovamente quando Thor prese la parola.

-Verrà Lady Sif.- annunciò, senza troppi preamboli.

-Cosa? Per quale ragione?- esclamò Jane, forse a voce sin troppo alta, tanto che tutti si voltarono nella sua direzione, facendola arrossire pesantemente.

Il suo fidanzato sembrò non accorgersene e scosse le larghe spalle. –Sarà una specie di ambasciata: nostro padre vuole avere notizie concrete e oggettive.-

-Allora avrebbe dovuto mandare Volstagg.- disse Loki, ridendo. –Sif ha una particolare predisposizione per  te, sicuramente non avrà la capacità di giudicare oggettivamente.-

Quelle parole, probabilmente pensate con malizia, suscitarono parecchie reazioni diverse: Tony scoppiò a ridere, definitivamente separato da Steve e con ancora mezza armatura addosso; Emma sentì una viscerale gelosia crescere nelle vene, ma quando vide la sorella stringere i pugni e uscire dalla stanza balbettando frettolosamente delle scuse, ricacciò i suoi ricordi indietro e le corse appresso.

Si sorprese parecchio quando si rese conto che l’aveva distanziata con facilità, ma sapeva che la donna era decisamente impulsiva quando si arrabbiava. Come quella volta che aveva dato una sberla a Thor quando era ricomparso dopo anni. Scena esilarante.

-Jane, che succede?- le domandò, una volta raggiunta.

-Non ricordi chi è Sif?- disse l’altra, con tono teso.

Emma ci pensò un attimo e, quella volta, lasciò che i ricordi le invadessero la mente. Il volto bello, bellissimo, di una donna guerriero le coprirono la vista. E la gelosia tornò a bruciarle nelle vene.

 

Cammino quasi annoiata per le stanze del palazzo di Asgard, cercando un posto tranquillo e pittoresco su cui leggere il nuovo libro consigliato da Loki. In realtà, sentire le storie narrate tra quelle pagine direttamente dalle sue labbra, sebbene tolga il piacere della lettura, è mille volte più affascinante. A quel pensiero arrossisco: mi è capitato più volte, negli ultimi tempi, di perdere frasi intere per essermi fermata a guardare quelle labbra, anche se ho sempre cercato di non darlo a vedere: non oso immaginare l’imbarazzo! Ridacchio a questi pensieri, ingenuamente, quando ad un tratto sento delle voci parlare sommessamente. Mi sporgo leggermente oltre una colonna, indecisa se origliare ma troppo tentata dalla curiosità; mi pento quasi subito: Loki e un’altra donna –Lady Sif, probabilmente, dato che ha i capelli neri e fluenti.- discorrono allegramente, gesticolando un pochino. La cosa che, tuttavia, mi salta subito all’occhio sono le ginocchia di entrambi che convergono e si sfiorano e le teste troppo vicine. Rimango immobile qualche secondo, sperando scioccamente di non farmi sentire, e aguzzando la vista: mi soffermo sul volto di Loki, volto che ho imparato a conoscere così bene nelle ultime settimane, e vedo il sorriso che si forma ad una battuta di lei, gli occhi che si assottigliano e il naso che si arriccia leggermente. Chiudo e riapro gli occhi più di una volta, cercando di trattenere le lacrime e decido di andarmene: non voglio vedere nulla di più.

Tuttavia, mentre mi sto voltando, probabilmente urto qualcosa, perché sento i due zittirsi all’improvviso. Sono tentata di mettermi a correre, ma cerco di frenarmi con tutte le mie forze a mia disposizione e mi limito a fare un sospiro tremulo e a muovermi il più silenziosamente possibile: non sono per niente convinta di essere passata inosservata ai finissimi sensi di due déi, ma prego in tutte le lingue che mi ignorino. Sarebbe troppo umiliante mostrarmi così scossa e piangente.

 

Che sventura di sta per abbattere su di noi? –Credi che un boicottaggio ben riuscito potrebbe rimandarla da dove viene?- domandò Emma, imbronciandosi e sedendosi accanto alla sorella, che aveva incrociato braccia e gambe, indispettita. Jane fece spallucce. –Come vorresti boicottarla? Rimane una dea.-

La ragazza ghignò, mentre un’idea iniziava a formarsi nella sua mente. –Illuminami: domani Steve, Nath e Banner sono convocati a Los Angeles dallo Shield, vero?-

 

Emma non riusciva, francamente, a capire per quale ragione Thor avesse insistito affinché tutti si riunissero in giardino per l’arrivo di Lady Sif. Certo, poteva dire che ad Asgard ci fosse l’uso di accogliere gli ospiti con particolari cerimonie pompose, ma lì erano sulla Terra e, accidenti, era troppo!

Secondo la tabella di marcia dell’Asgardiano, inoltre, erano terribilmente in ritardo: Tony Stark si era opposto con tutte le sue forze sino a qualche minuto prima e, alla fine, l’aveva spuntata. In quel momento era rinchiuso nel suo laboratorio ed Emma si ritrovò quasi ad invidiarlo. Anzi, senza il quasi.

Guardò sua sorella, che batteva isterica un piede sul pavimento –come la capiva!- e poi si arrischiò a sbirciare verso Loki. Non l’aveva più visto dopo il loro litigio, ma si era ritrovata a portare alla mente con facilità molti dei cocci della loro vita insieme ed ogni ricordo aveva fatto aumentare in modo quasi insopportabile il dolore al petto e il fastidio all’altezza dello stomaco: il desiderio quasi istintivo di buttarsi tra le sue braccia la stava rendendo nervosa ed irritabile. E ancora più irritata era dal fatto che non aveva ancora recuperato tutti i ricordi con cui poter dare una spiegazione razionale a quei sentimenti. In quel momento rimpianse di non poter fare allenamento per quel giorno.

L’attesa terminò quando un raggio di luce colorata colpì il pavimento e, diradandosi, comparve una donna alta e slanciata, con lunghi capelli neri ed occhi scuri. Emma si prese qualche secondo per osservarla mentre si guardava intorno con cipiglio critico, facendo muovere la coda di cavallo leggermente sulla schiena: la ragazza non poté fare a meno di pensare che fosse una delle donne più belle sulla faccia della terra. Anzi, sulla faccia dell’universo. Non che lei avesse mai visto molte donne provenienti da altri pianeti, in effetti…

-E’ un piacere rivedervi.- disse Lady Sif, avvicinandosi a Loki e Thor e rivolgendo loro un leggero inchino con la testa. Thor le sorrise apertamente, aprendo le braccia come per abbracciarla. –Lady Sif, il piacere è tutto nostro! Quale buone nuove porti da Asgard?-

Emma fece solo in tempo a vedere Jane stringere i pugni, che un urlo disumano provenne dall’interno della struttura. Si girarono tutti verso il suono e videro arrivare Tony Stark di gran carriera.

La cosa che, probabilmente, fece scoppiare a ridere Jane fu l’andatura zoppicante dello scienziato, causata dalla mancanza di una metà netta dell’armatura.

-Che razza di buffone.- sibilò Loki, alzando gli occhi al cielo.

-Emma Foster!- esclamò Tony, facendo pietrificare la ragazza sul posto. –Lo so che sei stata tu!-

-Io? Che ho fatto?-

-Non fare tanto l’innocente, bambina!- sbraitò, raggiungendo finalmente il gruppo che lo guardava allibito. –Dove hai messo l’altra metà di Iron Man?-

A quel punto, forse irritata per la scarsa considerazione concessagli, Lady Sif corrucciata fece un passo verso l’Avenger e alzò il mento. –Se non ti dispiace, umano, questa è una conversazione importante.-

E fu più o meno quello il momento in cui Emma decise che doveva far continuare quello spettacolino il più a lungo possibile.

Tony guardò la dea e scrollò la spalla libera, facendo aumentare le rida di Jane. –Moretta, la scomparsa di Iron Man in questo momento è più importante di qualsiasi conversazione fra dei.- borbottò, senza distogliere lo sguardo da quello della ragazza.

-Quello che mi chiedo- continuò, mentre Emma si sforzava di trattenere le risate. –è come tu abbia fatto a capire come disattivare Iron Man. Le uniche persone che lo sanno siamo Banner ed io. Ora, ovviamente, io non ti ho detto niente e Banner è a Los Angeles con la Romanoff.-

Emma si morse un labbro. –O forse, semplicemente, hai perso metà Iron Man.-

Non l’avesse mai detto! Il volto di Tony divenne paonazzo e ad Emma ricordò vividamente un teiera: sarebbe scoppiato di certo di lì a qualche minuto.

-Non dire baggianate! Tu…- prese un respiro profondo, cercando di calmarsi. –Tu dovresti dirmi la verità.-

Jane, nel frattempo, tentava di non accasciarsi a terra dalle troppe risate e la ragazza notò che anche a Loki era spuntato un mezzo sorriso.

Urliamo al miracolo!

Al contrario, l’espressione di Thor e Lady Sif era tutt’altro che allegra.

-Aspetta un attimo… Jarvis!- esclamò Tony ad un tratto.

-Si, signore?- rispose una voce metallica proveniente dalla mezza armatura. –Cosa posso fare per voi?-

-Hai aiutato tu Emma a nascondere la mia armatura?-

-Tecnicamente, signore, solo mezza armatura.-

Emma, a quel punto, non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere di gusto, mentre lo scienziato minacciava il suo fido assistente di un immediato spegnimento.

-Oh, Tony, lascia stare Jarvis: è colpa mia, l’ho ricattato.-

L’uomo la guardò con cipiglio arrabbiato. –Ah! Allora ammetti di essere stata tu!- disse, concedendole un sorrisetto soddisfatto. –Dimmi dov’è.-

Thor sospirò, puntando le mani sui fianchi. –Forza Emma.- la rimproverò, chiaramente scocciato. –Lady Sif non si merita un’accoglienza del genere: dì a Stark dov’è la sua diavolo di armatura.-

Emma scosse la testa, ridendo. –Oh no. Se la deve guadagnare quest’informazione. Facciamo che.. ti dirò dove si trova l’altra metà dell’armatura se mi prendi!- esclamò, prima di attivare i suoi adorati reattori e schizzare come un fulmine verso le nuvole.

Voleva proprio vedere come avrebbe fatto a prenderla.

 

-E… KABOOM! Si è trascinata dietro la libreria.-

Emma strinse le labbra, premendosi  il sacchettino col ghiaccio su una tempia. –Raccontala bene, bugiardo di uno scienziato! Altrimenti sembra che sia io la mina vagante.-

-Ma tu sei una mina vagante, fiorellino.- sottolineò Tony, alzando gli occhi al cielo. –Ad ogni modo, a tua discolpa, ammetto che mi ero aggrappato al tuo braccio.-

-Aggrappato? Ti eri avvinghiato! E’ ovvio che abbia perso l’equilibrio!- borbottò Emma, cercando con gli occhi quelli della sorella.

Si era divertita immensamente nelle ultime ore, a dispetto delle conseguenze disastrose: lei e Tony, nel loro inseguimento, avevano distrutto non pochi mobili della casa, si erano ammaccati all’inverosimile –il dolore alla tempia e alla spalla stava raggiungendo i massimi storici- e Thor e Lady Sif erano, irrimediabilmente temeva, offesi per il loro “inadeguato e davvero poco consono comportamento”. E pensare che Emma non credeva Thor uno troppo attento all’etichetta.

Tuttavia, aveva visto Jane ridere fino alle lacrime e si sentiva terribilmente soddisfatta per essere riuscita a farle passare il cattivo umore. Inoltre stavano tutti quanti, chi più chi meno, cercando di godersi quei piccoli momenti di spensieratezza: Banner, Nath e Steve non sarebbero tornati con belle notizie.

-Inoltre devi ammettere che sono stata parecchio furba.-

-Oh, da dove deriva tutto questo egocentrismo, fiorellino? Ti ricordo che senza l’aiuto di Jarvis saresti ancora a chiederti cos’è Iron Man.-

La ragazza gli fece la linguaccia, ridacchiando.

-Credo che andrò a vedere se quegli altri hanno bisogno di qualcosa. Detesto essere estromessa dalle conversazioni interessanti.- borbottò ad un tratto Jane, alzandosi dal divano su cui era comodamente accovacciata e sbirciando fuori dalla finestra, dove i tre Asgardiani si erano raccolti per conversare. Emma sapeva che la sorella avrebbe venduto metà delle sue macchine pur di sapere di cosa parlavano.

La seguì con lo sguardo finché non svoltò l’angolo, poi si permise si emettere un sospiro: tutta l’eccitazione di poco prima era andata a farsi benedire.

-Gelosa, fiorellino?- le domandò Stark a bruciapelo.

Emma spalancò gli occhi, arrossendo vistosamente. –Gelosa? Io? Di cosa?- domandò, cercando di ignorare l’occhiatina maliziosa di Tony. Accidenti a lui e alla sua voglia di farsi gli affari altrui.

-Andiamo. E’ evidente che tra te e Loki c’è ancora qualcosa. Vi guardate come se voleste spogliarvi sul posto.-

-Come se volessimo…?  Cosa?- esclamò lei, facendo salire il tono di qualche ottava. –Non è assolutamente vero! Anzi, lui ha messo bene in chiaro che non prova più nulla per me.-

Tony scoppiò a ridere. –Certo. E magari prima ti ha detto che non gli interessa che le cose tornino come prima. Probabilmente subito dopo averti ricordato tutta la faccenda della perdita dei ricordi, eccetera.-

-Come diavolo..? Ci hai spiati?-

-No, fiorellino.- rise più forte lui, piegandosi con il busto nella sua direzione. –E’ tipico di noi maschietti orgogliosi. Allontanare chi ci può far soffrire. Dio solo sa quante volte l’abbia fatto con Pepper.-

Accidenti. Consigli d’amore made Tony Stark.

-Non… non credo sia così semplice. Lui ha ragione sul fatto che l’abbia fatto soffrire.- sussurrò, cogliendo l’occasione di raccontare quella cosa a qualcuno. Qualcuno che le avrebbe detto le cose come stavano, senza mascherarle per farla stare meglio. –Qualsiasi cosa io senta per lui… compare dal nulla, senza una spiegazione, non è…- si bloccò, cercando la parola adatta.

-Razionale.-

Emma alzò la testa di scatto. –Si. Non è razionale.-

-Lasciatelo dire da qualcuno di terribilmente razionale: l’amore non lo è. Scommettiamo quello che vuoi che quando avrai recuperato i tuoi ricordi non ci troverai niente di razionale lo stesso.- concluse, alzando le spalle e versandosi su un bicchiere del liquore. Lo bevve tutto d’un sorso e poi schioccò le labbra. –Niente di meglio per concludere una giornata tanto esilarante.-

Emma ridacchiò, con la testa ancora alla conversazione appena conclusa, quando Jane entrò facendo sbattere la porta dietro di sé.

-Che rabbia.- ringhiò quasi, stringendo i pugni.

Emma e Tony alzarono lo sguardo e videro la donna livida di rabbia. –Fammi indovinare.- disse Tony, prendendo un altro sorso dal bicchiere. –Ti hanno mandata via.-

Jane annuì. –E sai che ti dico? Emma, stasera io e te usciamo a cena!- disse, puntando le mani sui fianchi.

-Uhm, sicura che sia una buona idea?-

-Certamente! Non voglio vederli per molte molte ore. Non so chi si crede di essere, quello li! Un re?-

Emma guardò la sorella uscire borbottando infastidita e non poté fare a meno di farsi scappare un sorrisino: era proprio cotta e mai l’aveva vista così gelosa di un ragazzo.

-Forse dovresti seguirla: non sembra molto padrona delle sue azioni.- le disse Tony, con una risata. La ragazza annuì e si alzò, seguendo la sorella, che aveva già salito le scale verso il piano superiore. E’ proprio irritata, convenne alzando un sopracciglio.

Sospirò e si voltò per l’ultima volta verso la finestra: riuscì a vedere solamente l’ombra di Loki, ma tanto bastò affinché il cuore le si stringesse in una morsa.

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti! Sono stata più veloce questa volta nell’aggiornamento, ma sarò molto breve nelle note, purtroppo. Ringrazio tantissimo chi ha letto la storia, chi l’ha inserita in una delle liste e soprattutto chi ha recensito. Siete dei tesori.

Un abbraccio e alla prossima,

Sami

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Capitolo 9
*** 8. ***


Amaranth dream

 

 

8.

 

-Erano giorni che non mangiavo così bene!- disse Jane, ormai dimentica della rabbia provata qualche ora prima. Emma pensò con una certa soddisfazione che la scelta del ristorante era stata fondamentale: una cena fatta bene era capace di far dimenticare qualunque dispiacere. Almeno per qualche momento.

-Puoi dirlo forte, Jane.- disse, ridacchiando. –Quell’aragosta era.. era una gioia per il palato!-

-E il risotto ai frutti di mare?- continuò Jane, con gli occhi che luccicavano. –Oh, erano giorni che non mangiavo così bene!-

Emma si lasciò andare ad una risata liberatoria che fu capace di far uscire un po’ della tensione accumulata nei giorni precedenti: decise che si sarebbe concessa altri momenti come quelli insieme alla sorella. Senza ombra di dubbio.

-Emma?- sussurrò Jane ad un tratto, facendo risuonare la voce per la via praticamente vuota. –Tu credi che Sif abbia una cotta per Thor?-

La ragazza si bloccò al centro del marciapiede, mordendosi un labbro. Se Sif aveva una cotta per Thor? Sif stravedeva per il principe Asgardiano, senza ombra di dubbio.

-Beh, io credo.. credo di si. Insomma, è abbastanza palese. E credo che Loki una volta mi abbia detto che la loro madre sperava nella loro unione. Ad ogni modo- aggiunse in fretta, vedendo la sorella intristirsi. –Thor è famoso per non fare mai quello che gli si dice. E comunque, è sincero il sentimento che prova per te, non hai motivo di dubitare per questo: anche un bambino noterebbe il modo in cui ti guarda.- sussurrò, sentendo un’immensa nostalgia per qualcosa che nemmeno ricordava.

-Lo so, credo. Ma nel profondo non riesco a fare a meno di odiare quando gli si avvicina troppo..-

Emma annuì. –Come ti capisco..-

-Dici davvero?- chiese lei, con una punta di speranza nella voce. –Credevo non ti piacesse per niente. Che ne avessi paura.-

Era ovvio che si stesse riferendo a Loki: aveva sempre fatto di tutto per farglielo vedere sotto una luce positiva.

-Mi inquieta molto infatti e mi ha spaventata in un paio di occasioni. E mi fanno venire i brividi le cose che ha fatto. Ma mi ha anche mostrato la sua parte fragile, una volta, e poi ci sono queste cose che sento e che non so spiegare.- scosse le spalle. –Spero solamente di giungere ad una conclusione dopo aver recuperato la memoria.-

-Io non credo che…-

-Bene, bene.. guarda un po’, due pecorelle smarrite.-

Le due sorelle sobbalzarono a quella voce, innaturalmente alta, e si guardarono intorno per capire da dove provenisse. Emma, con un brivido di paura, si rese conto che la strada era deserta e molto lontana dalle vie affollate e brulicanti di persone: non avrebbero dovuto isolarsi così tanto, accidenti a loro!

-Due pecorelle smarrite in vena di confessioni. Oh, ma vi prego, continuate: sono curiosa di sapere cosa si cela dentro i vostri cuoricini innamorati.-

-Chi sei? Fatti vedere!- disse Jane, prendendo la mano della sorella e stringendola forte.

-Dietro di voi.- disse la voce, troppo vicina. Le due si voltarono di scatto e videro la sagoma di una donna: ciò che colpiva maggiormente, erano senza dubbio i capelli ricci spettinati e la pelle nivea, quasi trasparente. Emma alzò lo sguardo sul suo viso ed ebbe un capogiro: avrebbe riconosciuto ovunque la bocca rossa e sottile e gli occhi. Occhi neri e troppo grandi per quel viso, che la guardavano con un misto di divertimento e malizia.

-Ti ricordi di me, non è vero?- le chiese, mentre un ghigno le deformava il viso.

Jane si voltò verso di lei, con gli occhi spaventati. –Emma?- sussurrò, con voce flebile: anche lei si era resa conto che l’essere davanti a loro non era umano. –Tu sai chi è?-

-Si.- rispose, piantando le unghie nel palmo della mano di Jane. –Mi ha buttata giù dal palazzo.-

Il ghigno della donna si ampliò ed Emma si rese conto che il cuore le stava uscendo dal petto, tanto forte batteva. Tutti i muscoli del suo corpo la spingevano a voltarsi e a correre via più velocemente possibile o, in alternativa, a rannicchiarsi in un angolino e nascondere la testa tra le braccia. Il terrore le serrava la gola.

Tuttavia, si rese conto quasi all’improvviso, non era sola: c’era Jane con lei e nessuno poteva fare del male a Jane. Doveva mantenere la calma, cercare un modo per andarsene di lì con sua sorella sana e salva.

-Cosa vuoi?- sussurrò, cercando di mandare giù il nodo in gola. –Se gli Avengers sapessero che sei qui..-

-Non minacciarmi, mortale. Tu più di tutti dovresti sapere di cosa siamo capaci.-

-Certo, gran forza prendersela con gli indifesi!- esclamò Jane, rivolgendo alla donna un’occhiata di fuoco. Quella, per tutta risposta, scoppiò a ridere.

-Nessuno di voi umani è indifeso. Con le vostre macchine distruggete il vostro mondo, senza rimorsi di coscienza. Siete tutti assassini e meritate tutti di morire.-

Emma strinse le labbra e diede uno strattone a Jane, facendola andare di un paio di passi dietro di lei. –E questo vi sembra un buon motivo per voler conquistare la Terra?- chiese, mente spostava leggermente il piede sinistro in avanti, come le aveva insegnato Natasha. Non si sarebbe fatta prendere dal panico un’altra volta.

-Divertente detto da te, che sei diventata la compagna di un dio che ha cercato di conquistare questo pianeta in modo molto più crudele e con più crudeli fini.- le rispose quella, dandole prova di una dialettica parecchio avanzata.

Emma strinse il pugno, sentendo la rabbia salirle dentro. –Loki vale mille volte più di ognuna di voi. Non devi neanche provare a paragonarlo a voi.- sbottò, suo malgrado.

La strega rise e, in un battito di palpebre, scomparve. Emma non riuscì nemmeno a formulare un pensiero coerente che sentì Jane strappata dalla sua stretta e la vide letteralmente volare addosso al muro alla sua destra. Fece per correre da lei, di nuovo presa dal panico, ma fu voltata con forza e una mano ossuta le cinse forte il collo.

La ragazza si trovò il ghigno della donna a pochi centimetri dal viso. –Questo è quello che meritate. E i vostri amici lo capiranno ben presto.-

-Ti.. ti uccideranno.- disse Emma, con l’ultimo filo di fiato che aveva in corpo. Dopo di che, sentì la testa iniziare a girare e la vista si oscurò; strinse entrambe le mani sul polso della strega, cercando di costringerla a lasciarla andare, ma sentiva le forze venirle meno.

Poi si ricordò dei bracciali: con l’ultimo grammo di forza puntò la mano destra conto il petto della donna e accese il reattore, facendola schizzare immediatamente lontana da lei. Si accasciò subito al suolo e prese una serie di grosse boccate d’aria, sentendo l’ossigeno riempirle i polmoni nuovamente.

Non appena il suo cervello si snebbiò, si alzò di scatto e corse verso la sorella, che era ancora accasciata addosso al muro. Un rivolo di sangue le colava da una tempia e la testa era abbandonata su una spalla.

-Jane.. Jane, svegliati, dobbiamo andare via!-  sussurrò affannata: sapeva che aveva solo pochi secondi prima che la strega tornasse all’attacco. Ed era abbastanza certa che non avrebbe avuto altrettanta fortuna in un’altra occasione.

-Emma? Dove.. dove?..-

-Attaccati a me.- disse lei, aiutando la sorella ad alzarsi e passando le sue braccia attorno al collo. Gemette: doveva avere un ematoma non indifferente.

Non si voltò nemmeno a cercare il loro aggressore ed attivò i reattori, portando lei e Jane sopra i tetti della città. All’inizio fu un po’ difficile bilanciare sia il suo peso con quello della sorella, ma in un modo o nell’altro riuscì ad arrivare al quartier generale degli Avengers senza essere seguita.

Entrambe crollarono sul tetto quasi di peso ed Emma sentì la sorella gemere irritata. –Stai.. bene?- sussurrò trascinandosi verso di lei. Si accorse di avere il fiatone.

-Si, credo. Mi sono presa una bella botta.- disse lei, cercando di trascinarsi in piedi. –Sei pallida come un lenzuolo, Emma.-

Lei annuì, continuando ad ansimare. –Quella.. stronza.. voleva strozzarmi.-

Jane si accucciò e le prese il mento, sfiorandole leggermente il collo. –Ti ha lasciato l’impronta delle dita…- sussurrò ed Emma ebbe paura che scoppiasse a piangere. –Non mi sono resa conto di nulla, devo essere svenuta..-

-Ci credo, ti ha fatto fare un volo di parecchi metri.- rispose Emma, passandola une mano su un braccio. La sorella scosse la testa e la abbracciò forte.

-Mi hai salvato la vita. Grazie, sorellina.-

-Per te questo ed altro, Jane.-

Ad un tratto sentirono dei passi e poi la porta si aprì. Entrambe le donne si voltarono verso l’entrata e vennero accolte dall’ampio sorriso di Thor –a quanto pare dimentico dell’incazzatura di quel pomeriggio-

-Ragazze, siete torn.. amore mio, che cosa  vi è successo?- sbraitò,  non appena le mise a fuoco. Emma era convinta che l’avessero sentito a più di un isolato di distanza.

Thor corse verso Jane e la fissò con attenzione, passandole un dito sul rivolo di sangue che le era scivolato sulla guancia. Poi spostò lo sguardo su Emma e spalancò gli occhi alla vista del pallore e degli ematomi sul collo.

-Per il Padre degli Dei.. chi vi ha fatto questo?- chiese, aiutando la sua ragazza ad alzarsi e stringendosela al fianco. Poi porse una mano ad Emma, che afferrò con forza a causa del capogiro che la colse non appena riuscì ad alzarsi da terra.

-Ce la faccio da sola, grazie.- disse Emma, lasciando quasi subito la mano di Thor e avviandosi lentamente verso l’interno dell’edificio. Doveva tenere duro per qualche altro minuto, doveva raggiungere la sua camera: poi si sarebbe potuta lasciare andare.

Sentì sua sorella chiamarla debolmente, ma lei si voltò solo il tempo necessario per rivolgerle un sorriso tirato. –Io vorrei andare a letto.. potresti raccontare tu come sono andate le cose?-

Jane annuì ed Emma entrò in casa, sperando di non incrociare gli altri: la sua meta fissa era la sua camera.  Sfortunatamente –anche se ormai sarebbe dovuta esserne abituata- Loki, Tony e Lady Sif erano riuniti tutti nella sala da pranzo e lei dovette passarci direttamente davanti. Chiaramente, si accorsero tutti di lei.

-Fiorellino, come è andata la serata?- le chiese Tony, facendola bloccare sul posto. Emma fece un grande sospiro e strinse i pugni, sentendo le mani iniziare a tremare violentemente, ma si costrinse a stamparsi in faccia un sorriso quanto meno credibile.

-In realtà,- sussurrò guardando Tony negli occhi –sono parecchio stanca. Ci vediamo domattina, ok?-

Si voltò subito, sparendo dalla loro vista il più in fretta possibile, dato che sentiva di essere sull’orlo di una crisi di panico. Iniziava a non vedere più dove andava e a sentirsi tremare anche le gambe: non credeva sarebbe riuscita a raggiungere la sua camera integra, ma d’altro canto non voleva farsi vedere in quello stato da nessuno.

Ad un tratto, al contrario di quello che si aspettava e sperava, fu afferrata per il polso da una mano gelida, ma non ebbe la forza di voltarsi. Istintivamente, sapeva benissimo a chi apparteneva.

-Lasciami..- sussurrò, riuscendo, finalmente, ad afferrare il pomello della porta della sua stanza. Fece per girarla, ma fu strattonata leggermente all’indietro e perse l’equilibrio all’istante. Per fortuna Loki la prese al volo e le evitò altre contusioni, ma a quel punto il danno era fatto: Emma non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere a dirotto, affondando il viso nel petto del dio.

Sfogò tutta la frustrazione e la tensione e, dopo giorni, affrontò il terribile momento in cui era stata gettata giù dal terzo piano di un palazzo mezzo distrutto e aveva sentito lo schianto della sua testa sull’asfalto, prima di perdere conoscenza; affrontò la terribile paura che l’aveva colta quando aveva capito di essere spacciata, quella sfiancante rassegnazione, che le aveva tolto le forze per cercare di reagire; ricordò come aveva mandato un ultimo pensiero all’amata sorella –lontana anni luce, protetta dalla dorata aura di Asgard- e come aveva rimpianto di non averle dato un ultimo abbraccio fatto bene; ricordò la fitta di dolore che aveva provato all’idea di lasciare Loki –il suo amato e dolcissimo marito- di nuovo solo e di come aveva sperato con tutto il cuore che Jane e Thor avessero la pazienza e l’affetto sufficienti a non farlo precipitare di nuovo nel baratro dell’odio e della vendetta.

Si lasciò sommergere da tutte quelle emozioni e le rivisse cinque, dieci volte, tremando, singhiozzando e stringendo le coperte e i vestiti di Loki per tutta la notte.

Solo quando fu troppo stanca anche per tenere gli occhi aperti, finalmente, si concesse qualche respiro profondo e cadde tra le braccia di Morfeo.

 

Quando, il mattino dopo, Emma aprì gli occhi ci mise qualche minuto per rendersi conto di avere un braccio estraneo attorno al busto. Si girò lentamente e mise a fuoco la figura di Loki profondamente addormentato a fianco a lei.

E’ rimasto con me tutta la notte, pensò e un sorriso le comparve spontaneo sul volto: le era rimasto a fianco durante la crisi di panico peggiore di tutta la sua vita e lei si era aggrappata a lui come se fosse l’unico scoglio durante una tempesta.

Si accoccolò sotto le coperte, stando bene attenta e non svegliarlo, e lo guardò come se lo vedesse per la prima volta: nella penombra della stanza aveva la pelle ancora più pallida e, sapeva per esperienza, che sarebbe stata fredda come il ghiaccio, date le sue origini. Passò  delicatamente un dito lungo la sua guancia e sulle labbra –sperò che non si svegliasse, altrimenti l’imbarazzo l’avrebbe fatta sprofondare- e sentì un brivido di piacere correrle lungo la schiena nel ricordare quanto amava baciare quelle labbra, anche se molte volte le rivolgevano ghigni e sorrisini soddisfatti che la facevano andare su tutte le furie.

Ridacchiò a bassa voce nel ricordare la prima volta che aveva avuto occasione di parlare con lui e di che nervoso le aveva lasciato addosso la sua espressione di sufficienza.

 

Non se ne parla. Come diavolo può mia sorella pretendere che riesca a ricordarmi tutti i volti e i nomi degli amici di Thor? Certamente, non sono persone che passano inosservate, ma mi confondo in maniera quasi ridicola. L’unica che, forse, riuscirò a ricordarmi è una tale Lady Sif, ma semplicemente perché è l’unica donna in un esercito di uomini. Coraggiosa la ragazza.

-Non sarà un suo amico, Emma.- mi dice Jane, distogliendomi dai miei ragionamenti. Benissimo. –Ricordi Loki? Il fratello di Thor, contro cui ha combattuto a New York e che mi ha salvata nella lotta contro gli elfi oscuri?-

Ancora meglio, gente! Questa volta tocca al fratello psicopatico di Thor. Quale onore.

-Oh, Emma, togli quell’espressione scocciata dal viso. Stanno arrivando.-

Mi volto lentamente e, da lontano, riesco a scorgere Thor con un altro uomo vicino. Più si avvicinano, più riesco a distinguere con precisione i lineamenti di Loki: ad onor del vero, le televisioni satellitari della Terra non avevano mai reso giustizia al volto del dio. I capelli sono di un nero pece inesistente in natura, i lineamenti decisi e allo stesso tempo delicati, la pelle pallida e gli occhi di un verde smeraldo praticamente indescrivibile.

E’ un dio, Emma. E’ perfetto per ovvi motivi che di certo non è necessario sottolineare.

L’unica cosa che, mi rendo conto, stona in quel volto perfetto è l’espressione di evidente fastidio. Non appena la noto –anche se ormai i due ci sono praticamente di fronte e Thor ha già fatto in tempo a rivolgere un sorriso sornione a Jane-, non posso fare a meno di alzare un sopracciglio capendo che quell’espressione è rivolta a noi.

-Emma, ti presento mio fratello, Loki. Loki, lei è Emma.- dice l’omone, afferrando dolcemente la mano della sua fidanzata e guardandomi con un sorriso talmente ampio da far girare la testa.

Fisso Loki, per vedere la sua reazione –ho come la sensazione che questo tipo sia leggermente pieno di sé: dopotutto, voleva conquistare il mio pianeta.- e l’unica cosa che fa è alzare ironicamente un angolo della bocca.

-Si, me ne ero reso conto.- sibila quasi, ben poco brillantemente.

-Accidenti alla mia fantasia, che delusione.- rispondo di rimando io, calcando l’ironia. –Quasi mi aspettavo di vedervi con quello strano copricapo dotato di corna e il mantello verde che tanto hanno fatto tremare la popolazione di New York. Devo ammettere, che anche io ho provato qualche brivido di paura a quel tempo, ma vedendovi così mi devo per forza ricredere.- sogghigno nel vedere il sorrisino sparire dalle labbra di Loki e la mascella stringersi. Se non sbaglio, ha promesso al papà e al fratellino di comportarsi bene fino alla fine dei suoi giorni, no?

-In ogni caso, è un piacere fare la vostra conoscenza, principe Loki.- concludo con un piccolo inchino e abbassando il capo in segno di rispetto. L’occhiata divertita che gli lancio, però, deve avere sottolineato maggiormente il carattere canzonatorio delle mie parole.

 

-Qualcosa ti diverte?-

Emma spalancò gli occhi di scatto e si ritrovò a fissare due pozze verde smeraldo.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Scusate, mi rendo conto che sono in ritardo di MESI e che sono imperdonabile. Purtroppo la maturità mi sta risucchiando tutte le energie e, devo ammetterlo mio malgrado, anche la voglia di scrivere e di stare dietro alle mie storie. In ogni caso, spero che il capitolo vi piaccia e che riuscirete lo stesso a lasciarmi una piccola recensione. Un abbraccio e grazie a chiunque si prenda la briga di leggere questo capitolo.

Sami

 

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Capitolo 10
*** 9. ***


Amaranth dream

 

 

9.

 

Emma rimase in silenzio per qualche secondo, giusto perché le sue guance andate a fuoco riprendessero la loro normale tonalità. Sperò che Loki non si fosse accorto del brusco cambio di temperatura del suo corpo, ma di certo la fortuna non era il suo forte.

-Buongiorno..- sussurrò, cercando di rendere la sua voce quanto meno umana.

Loki alzò un sopracciglio. –Allora? Cosa c’è che ti diverte tanto?-

-Nulla..- disse Emma alzando le spalle. –Pensavo solo alla prima volta che ci siamo incontrati.-

-Lo ricordi?-

Lei annuì semplicemente, lasciandosi scappare un sorrisino, che fece inarcare ancor più il sopracciglio del dio.

-Mi hai insultato più tu in quei due minuti che Stark in tutta la sua vita.- disse, mentre un’espressione scontenta si formava nel suo viso.

Emma scoppiò a ridere di gusto vedendo il broncio che Loki aveva per una storia ormai passata da tempo, anche se, in effetti, era stata parecchio interessante. –A proposito,-  aggiunse –ti ringrazio per questa notte. Non.. non credo ce l’avrei fatta da sola.-

Loki distolse immediatamente gli occhi dai suoi e si girò sulla schiena, sbuffando. Logicamente, Emma era sicura che non le avrebbe risposto: dopotutto, qualche giorno prima, le aveva gridato quanto poco le importasse di lei e non era da Loki rimangiarsi facilmente i suoi borbottii.

-Non significa niente.- disse, infatti, dopo qualche minuto.

-Certo che no.-

Lui alzò un sopracciglio e si girò a guardarla. –Noto dell’ironia nella tua voce.- sussurrò contrariato, ma Emma era convinta di avere visto del divertimento in fondo ai suoi occhi.

-In ogni caso, credo che andrò a preparare la colazione. Al Dio degli Inganni vanno bene dei pancake?-

In una situazione normale –se una qualsiasi delle situazioni tra loro si sarebbe potuta considerare normale-, Loki l’avrebbe di certo presa per la vita e trascinata nuovamente sul letto, sussurrandole all’orecchio che al Dio degli Inganni sarebbe andato meglio fare dell’altro. Al che, Emma sarebbe arrossita oltre ogni dire e gli avrebbe cercato di far scomparire il sorrisino malizioso a forza di pugnetti sulla spalla.

-Non gradisco i pancake.-

La ragazza alzò un sopracciglio, ma decise di non controbattere: la paura di rovinare la fragile stabilità che si era creata con continue allusioni era troppa.

Uscirono dalla camera insieme ed Emma sperò che nessuno li vedesse, onde evitare domande indiscrete e sin troppo curiose; inoltre, era ragionevolmente convinta che il pettegolezzo sarebbe corso in fretta tra gli Avengers e sentirsi osservata e imbarazzata come la prima volta che aveva messo piede lì dentro non la entusiasmava per niente.

 

-Loki?- sussurro, guardandomi intorno. –Ti stanno fissando terribilmente male. Ci stanno fissando terribilmente male.-

Conosco queste persone per fama e so quanto possano odiare mio marito, ma accidenti, dal vivo è tutt’altra cosa.

-Amici- inizia Thor distogliendomi dai miei pensieri –mio fratello ci ha gentilmente offerto il suo aiuto. Solo Odino sa che tutto ci è indispensabile tutto quello possibile.-

Sento uno sbuffo dal gruppo ed un uomo col pizzetto fa un passo avanti. –Aiuterà noi o aiuterà i nostri nemici a sconfiggerci?- domanda, strafottente.

-Tony Stark immagino.- dico, nascondendo il moto di stizza dietro un sorriso. –Mi aspettavo domande più intelligenti da colui che dice di essere Iron Man: è ovvio che se volesse tradirvi non lo verrebbe di certo a dire a lei.-

-Io sono Iron Man. Piuttosto, non credevo che Loki arrivasse a portarsi dietro un cucciolo umano, fiorellino.- sussurra sarcasticamente, dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi.

Sono sicura che alluda ai miei pantaloncini: ero talmente tanto eccitata di poter tornare a mettere i miei adorati pantaloni, che ho deciso di scegliere quelli più corti e colorati che ho. L’adorabile fantasia a fiori è stata l’ovvia conseguenza.

-Mi chiamo Emma Foster, sono la sorella di Jane. E lei è davvero molto maleducato e villano, signor Stark.-

La donna dai capelli rossi, la Vedova Nera, da quanto ne so, scoppia a ridere di gusto, mentre Bruce Banner –Hulk- annuisce. –E’ quello che diciamo sempre anche noi.-

-Che lingua biforcuta.- commenta lui, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio. –Mi piaci, fiorellino.-

Ridacchio, mentre Loki mi posa una mano sulla spalla. –Non troppo, Stark.- sussurra minaccioso, e io gli sfioro la gamba con una mano.

-Invece, tu non mi piaci per niente.-

 

Emma ridacchiò, ripensando a quell’episodio, ma si bloccò appena fuori dalla porta della sua camera facendo sbattere Loki sulla sua schiena. –Emma?- domandò lui, causandole un brivido –come sempre faceva la sua voce-.

Lei scosse la testa. –Non senti quest’odore… come di…-

-Bruciato.-

-Oddio!- sussurrò, scattando verso il piano inferiore, già pronta a cercare un estintore per soffocare le fiamme. O per darlo in testa a qualcuno, nel caso avessero dato fuoco al bellissimo tavolo di ciliegio della cucina.

Tuttavia, non appena arrivarono nei pressi della stanza, delle urla li fecero rallentare ed Emma si rese conto che probabilmente l’unica cosa che era bruciata era la colazione.

-Non è ammissibile!-

-Con tutto il rispetto, ma cosa diavolo potete saperne voi di cosa è ammissibile?-

-Per favore, il linguaggio!-

-Oh, ma sta zitto Cap!-

L’appena interpellato Captain America uscì irritato dalla stanza, bloccandosi solo alla vista di Emma e Loki. Il dio lo guardò con un sopracciglio alzato. –Cos’è tutto quel fracasso?- domandò, lanciando un’occhiatina dietro le sue spalle –cosa che si poteva permettere, perché era abbastanza  alto ed Emma era troppo bassa-.

-E me lo chiedi anche?- domandò retoricamente, lanciando ad Emma uno sguardo di rimprovero. –Sono tutti in visibilio per quello che vi è successo ieri sera.-

Il volto di Steve era diviso tra l’irritazione per il litigio in corso e la preoccupazione per ciò che stava succedendo: l’insieme, completo di sopracciglio alzato e labbra strette, era quasi buffo ed Emma pensò che, tutto sommato, era molto strano che fosse ancora single.

-Uh.. e io che speravo che Jane non avesse approfondito troppo la questione.- si bloccò. –E’ un urlo di Sif quello che ho appena sentito?-

Steve annuì e alzò le spalle. –Continua a dire che a Thor e a Loki serve l’aiuto dei tre Guerrieri e il suo. Credo che anche Thor stia perdendo la pazienza; quella di Stark se ne è già andata da un pezzo.-

-Wow, Thor che perde la pazienza con Lady Sif. Jarvis, ti prego, filma la scena!- disse divertita, superando l’amico ed entrando nella stanza.

-Non credo che sarebbero d’accordo, signorina Emma.-

-No, probabilmente no..- sussurrò, facendo capolino nella stanza. Si pentì quasi subito e il desiderio di fare dietro front, prendere Loki per un braccio e tornare sotto le coperte le fece tremare i muscoli.

Fece un cenno a sua sorella e quella, dalla sua postazione spiaccicata alla parete, le restituì uno sguardo che ad Emma sembrò terrorizzato. E a ragione: Lady Sif stava sbraitando contro Tony e Bruce –Emma non si prese nemmeno la briga di ascoltare su cosa vertessero le sue proteste- e sembrava talmente tanto coinvolta nella conversazione da non rendersi conto della presenza di Thor, il quale, allibito, girava la testa prima verso l’Asgardiana e poi verso i due scienziati, probabilmente a corto di paroloni e frasi complesse che li avrebbero fatti calmare.

Fu solo quando si accorse che il colorito di Bruce stava diventando verdognolo –e sicuramente se ne accorse anche Nath, poiché gli corse accanto e gli afferrò un braccio- che Emma si sentì in dovere di intervenire.

-Scusante l’intromissione, gente.- esordì, mentre il cuore le sussultava nel petto: dove aveva trovato quel desiderio di essere al centro dell’attenzione, solo Odino lo sapeva. –Credo sia inutile continuare a litigare per una questione che si potrebbe facilmente risolvere con toni leggermente più.. pacati.-

Lady Sif si voltò di scatto verso di lei e le lanciò l’occhiataccia peggiore del suo repertorio. Emma ricordava che, in quando sorella di Jane e successivamente compagna di Loki, non si era mai azzardata a rivolgersi a lei irrispettosamente, sebbene i suoi occhi mandassero ondate di fastidio ogni volta che la vedeva.

-Siete tutti in errore!- esclamò, evidentemente irritata. -Voi dovete..-

-Mi spiace deludervi, Lady Sif, ma questa non è Asgard, ne tanto meno casa vostra. Sono convinta che sareste molto più utile seduta su quella sedia e con la bocca chiusa.-

Non sapeva dove aveva trovato la faccia tosta, ne il tono, per dire una cosa del genere, ma il risultato fu immediato: Sif ammutolì all’istante e con lei tutti gli Avengers presenti nella stanza.

Wow, epico.

-Il fiorellino ha ragione!- esclamò Tony, lanciando uno sguardo compiaciuto ad Emma, che arrossì di botto. Forse vivere tanto tempo a palazzo le aveva insegnato ad essere più autoritaria, ma parlare a quel modo ad una guerriera –che avrebbe potuto ucciderla in mezzo secondo- era stato troppo anche per lei.

-Certo che ha ragione. La questione è delicata, ma come vedete siamo entrambe sane e salve. E Lady Sif, sono sicura che se avessimo bisogno del vostro aiuto, Thor e Loki non esiterebbero a chiamarvi: persino noi conosciamo la vostra forza e le vostre prodezze e loro due più di tutti.-

Wow, più che epico! Alla faccia della diplomazia gente, ho una sorella mitica!

Emma vide, con la coda dell’occhio, Thor guardare la sua fidanzata con tanto d’occhi e Jane ricambiare lo sguardo soddisfatta. E anche Tony, probabilmente, se ne accorse, perché rivolse ad Emma uno sguardo malizioso, accennando alla coppietta: la ragazza era sicura che stesse pensando a qualcosa di talmente tanto malizioso che avrebbe fatto arrossire immediatamente Jane.

-Se questa è la vostra decisione, principi,- disse Sif, trattenendo visibilmente la rabbia. –torno ad Asgard e completerò il mio compito di fronte al Padre degli Dei.-

Thor fece un passo avanti, cercando di recuperare la sua compostezza, e annuì. –Certo, Lady Sif, ti ringrazio per l’aiuto. Porta i nostri saluti a nostro padre.-

-Oh, stanne certo.- ribatté quella, prima di uscire di gran carriera dalla stanza, seguita dallo sguardo smarrito di Thor e dal sopracciglio alzato di Loki.

Foster 1, Sif 0.

Emma si trattenne dal dare il cinque a sua sorella.

-L’avete zittita. Insegnatemi il vostro segreto.- borbottò ironica Nath, guardando con apprensione Bruce che, tuttavia, stava finalmente tornando al suo normale colorito.

Jane fece spallucce. –Mesi di allenamento.-

-Non dire sciocchezze, Jane.- ribatté la sorella, visibilmente soddisfatta. –Riesci a zittire Thor: credo che l’impresa più ardua tu l’abbia superata da un pezzo.-

-Ehi! Come osi?- sbottò il suddetto, facendo scoppiare a ridere la fidanzata. –Nessuno riesce a zittirmi!-

-Oh, sta zitto, fratello.-

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti, gente! Chiedo umilmente scusa per tutto il tempo che è passato dal mio ultimo aggiornamento, ma come i mesi passati sono stata presa con le bombe. Questo capitolo è un po’ di passaggio, ma spero vi abbia strappato un sorriso.

Come al solito, ringrazio coloro che hanno recensito e che hanno inserito questa storia in una delle liste: grazie infinite!

Alla prossima, con la speranza di fare un pochino più in fretta.

Sami

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Capitolo 11
*** 10. ***


Amaranth dream

 

10.

 

-Alza leggermente quelle braccia, altrimenti il tuo avversario avrà campo libero verso il tuo naso.-

-Accidenti, non voglio il naso rotto..- sussurrò Emma, facendo come le aveva detto la sua allenatrice.

-Certo che no.-

Era da quasi quattro ore che lei e Nath si erano rinchiuse nella palestra e si stavano allenando. Emma si sentiva la schiena a pezzi, le braccia doloranti e le gambe che cedevano, ma non aveva nessuna intenzione di smettere: Nath le aveva promesso che quando sarebbe stata sufficientemente brava con il corpo a corpo le avrebbe insegnato ad usare un’arma ed Emma non vedeva l’ora. Dopotutto non poteva scendere in battaglia senza nulla tranne i suoi pugni.

-Ti ringrazio per oggi.- disse Nath ad un tratto, parando un suo pugno. –Bruce stava perdendo la pazienza.-

Emma rimase un po’ sorpresa per quelle parole, ma si costrinse a non mostrarlo alla donna di fronte a lei. –Credimi se ti dico che è stato un immenso piacere.-

-Per quale ragione?- chiese Nath, alzandosi dalla posizione di difesa e andando verso la sua borraccia. Le rivolse un sorrisino divertito che Emma non fu in grado di non ricambiare.

Sospirò. –Sono gelosa. E lo è anche Jane.-

Nath scoppiò a ridere. –Più che lecito.- disse, passandole a fianco e dirigendosi verso l’uscita. –Ma non avete nulla da temere.  A domani.-

-Buonanotte Nath, e grazie.-

-E’ stato un piacere.-

Emma sorrise e si avviò anche lei verso la sua stanza per una doccia rinfrescante. Aveva anche voglia di stare un po’ con sua sorella, ma era certa che l’avrebbe trovata accoccolata da qualche parte con Thor ed era parecchio restia a disturbarla.

Fece spallucce.

-Jane?- chiamò, entrando di soppiatto in salotto, sperando di non imbattersi in scene.. imbarazzanti. Quasi immediatamente, tre paia di occhi si alzarono verso di lei e la squadrarono da capo a piedi.

-Ehi..- sussurrò, sentendosi fin troppo sciatta nella sua tuta –larga e comoda-, soprattutto agli occhi di Loki, comodamente stravaccato su una poltrona con un libro tra le mani.

-Emma!- esclamò Jane, come se fosse sorpresa di vederla lì. –Pensavo saresti andata diretta a letto.-

-Natasha ci ha detto che oggi ti sei allenata duramente.- aggiunse Thor, passando un braccio intorno alle spalle di Jane e tirandola leggermente verso di se; lei lo lasciò fare e si strinse a lui.

Emma sorrise, stanca di stare in piedi, si andò a sedere vicino ai due, accoccolandosi su un fianco. Oh, si sarebbe anche potuta addormentare.

-Ha detto così?-

-Ha detto anche che sei migliorata parecchio.-

-Bene.- rispose lei, con un leggero sorriso. –A proposito Jane, devo sapere la tua opinione riguardo una questione che mi tormenta da giorni.-

La sorella aggrottò un sopracciglio. –Dimmi.-

-Secondo te.. tra Bruce e Nath c’è qualcosa?-

-Allora te ne sei accorta anche tu!- trillò Jane, saltando sull’attenti. –Credevo di essere l’unica!-

Thor alzò le mani, assumendo un’aria confusa. –Ferme, ferme. Di cosa state parlando?-

-Ma come, Thor, non ti sei mai reso conto che tra Nath e Bruce c’è del tenero? –

Lui scosse la testa, guardando Jane con sguardo di scuse.

-E vi ostinate ancora a domandarlo?- borbottò Loki, girando pigramente una pagina.

-Non essere acido, fratello. Vuoi dirmi che tu ci eri arrivato?-

-Non mi interessa.- rispose quello, scorbutico. Emma si chiese per quale motivo fosse così di cattivo umore. –E ad ogni modo, non potrebbe mai funzionare.- aggiunse, con un ghigno.

Emma alzò un sopracciglio. –E per quale ragione?-

-Banner è un mostro.-

Tutti e tre –Emma, Jane e Thor- rimasero senza parole. Come poteva dire una cosa del genere con tanta nonchalance?

-Bruce non è un mostro.- ribatté Emma, stranamente colta sul vivo. –E’ la persona più gentile che abbia mai conosciuto.-

Loki scoppiò a ridere, sarcastico. –Dimentichi forse cosa accade quando si arrabbia?-

-Tutte le persone quando sono arrabbiate diventano cattive, dicono cose che non pensano. Lui fa cose che non vuole fare.- rispose Emma, a denti stretti. –Lui non è cattivo ne tantomeno un mostro. Si merita di avere accanto a sé la persona che ama come chiunque altro sulla faccia dell’universo.-

-Ben detto, cognata!- esclamò Thor, ma Emma era troppo intenta a guardare Loki per farci caso. Il dio aveva gli occhi fissi sui suoi e la ragazza poteva vedere la mascella serrata e il respiro veloce che faceva alzare il suo petto più velocemente del normale.

Fu quando si rese conto di star davvero guardando i pettorali di Loki, che capì che era ora per lei di andare a dormire. Decisamente.

-Credo che andrò a dormire, Jane: sono stanchissima.- sussurrò, dando un bacio sulla guancia alla sorella e ricevendo una strizzatina d’occhio. Sorrise a Thor e uscì dalla stanza, percorrendo il tragitto fino alla sua camera nel minore tempo possibile.

Chiuse la porta alle sue spalle con forza, tirando poi un sospiro di sollievo più profondo di quello che, probabilmente, era necessario, ma la sensazione di essere ormai lontana da possibili figuracce era davvero rincuorante.

Fece un altro sospiro e si buttò di peso sul letto, trovando estremamente confortante il materasso e le coperte morbide sotto di lei, in particolare dopo una giornata di duro allenamento. Si concesse qualche istante per pensare a tutto quello che era successo negli ultimi giorni: grazie a quella crisi di panico era riuscita a recuperare tutti i suoi ricordi, che ormai si incastravano alla perfezione nella sua mente; tuttavia, ciò che non era riuscita a recuperare era il rapporto con suo marito ed era abbastanza convinta che avrebbe fatto molta fatica a far tornare tutto come prima. Sempre se ci fosse riuscita: quello che aveva imparato di Loki da quando lo conosceva era che la sua paura più grande era di soffrire a causa delle persone che amava. E lui aveva sofferto a causa sua, sebbene farlo soffrire fosse il suo ultimo desiderio, come d’altronde perdere la memoria ed essere quasi uccisa da un essere orribile.

-Stai dormendo?-

Emma sussultò e spalancò gli occhi, incontrando quelli verdi di Loki, a poca distanza da lei.

-No.. Come hai fatto ad entrare?- domandò lei, saltando a sedere sul letto, sorpresa.

Loki alzò le spalle. –La porta era aperta.-

La ragazza assottigliò gli occhi e guardò nella penombra la sagoma dell’uomo davanti a lei: riusciva a immaginare con precisione i suoi tratti del viso, la sua espressione, il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli, sebbene nella stanza fosse buio pesto.

-Cosa.. come ti posso aiutare?-

Lui rimase in silenzio per qualche secondo. –Pensi davvero quello che hai detto prima?- disse infine.

-Loki.. tu mi conosci. Sai che lo penso davvero.- sussurrò lei, alzandosi e avvicinandosi a lui.

-Sapevo cosa pensavi prima, non ora.-

-Loki..- sospirò di nuovo lei, azzardandosi a mettergli una mano su un braccio. –Sono sempre io, tutto il mio passato è sempre stato nella mia testa, al suo posto. Dovevo solo ricordarmelo. So che ti ho fatto soffrire in più di un’occasione, ricordo l’espressione ferita che hai avuto, e non dire che non è così, ma in quei momenti non riuscivo più a leggerti; ora, però me ne rendo conto e ti chiedo scusa.-

A quel punto, si azzardò a far risalire la mano sino alla sua guancia e si sorprese parecchio quando lui non la scansò. –Ma non puoi farmene una colpa..- sussurrò, mentre sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi.

Loki sbuffò, facendo un passo indietro e ad Emma sembrò che le si spezzasse il cuore.

-Certo che non è colpa tua. La colpa è mia, perché non ho saputo proteggerti.- disse duramente, iniziando a percorrere la stanza a grandi falcate, come faceva quando era nervoso e non sotto sguardi di estranei. –La colpa è sempre stata mia, non sono mai stato un figlio di cui andare fieri, un fratello da ammirare, un compagno da amare.- alzò lo sguardo e fissò Emma da capo a piedi, ma lei non osò dire una parola per paura che lui smettesse di parlare, chiudendosi per l’ennesima volta.  –Non mi creerò più aspettative. Ti sbagliavi, non tutti si meritano di avere a fianco le persone che amano. Puoi considerarti libera dal nostro vincolo matrimoniale.-

Emma riuscì solo a spalancare la bocca e a borbottare un “Cosa?!?” a mezza voce, ma non riuscì a fermare il dio che scomparve, letteralmente, nel nulla.

Non appena si rese conto dell’accaduto uscì dalla stanza, dimentica del sonno e della stanchezza, e corse in tutte le stanze della torre, dalla cucina alla palestra, dal laboratorio fino alla lavanderia; alla fine, entrò anche nelle stanze degli Avengers, svegliandoli tutti, in preda al panico.

-Si può sapere che diavolo succede a quest’ora?- le domandò ben poco elegantemente Tony, mentre cercava un paio di pantaloni da indossare sopra i boxer. Emma scosse la testa, spalancò la porta del suo bagno, ci guardò dentro e trovandolo irrimediabilmente vuoto fece dietro front verso la camera di Thor e di Jane. Sentì Tony unirsi al gruppetto degli Avengers –Nath, Bruce e Cap- che l’avevano seguita, preoccupati, guardandola come se fosse stata una pazza isterica.

-Cap, che diavolo le succede?- domandò il multimiliardario, ma Emma non sentì la risposta poiché era già dentro la camera dei due. Accese la luce e subito Thor scattò a sedere, rintontito e biascicando alcune parole, mentre Jane mugugnò nel sonno.

-Lo avete visto?-

-Mmm, di chi stai parlando Emma?- sussurrò Jane, stropicciandosi gli occhi e arrossendo non appena vide tutti gli Avengers riuniti sulla soglia della porta della loro camera.

-Di Loki.- sussurrò lei, lasciandosi cadere su una poltrona. Aveva guardato ovunque, ma lui era sparito. Nel nulla. Totalmente.

-Cosa è successo?- saltò sull’attenti Thor, nel sentire il nome del fratello. –Ha combinato qualcosa? Ti ha fatto qualcosa?-

Emma scosse la testa, stentando ancora a credere a quello che era successo. –E’ sparito. E’ venuto da me per parlare e.. mi ha lasciata. Poi è sparito.-

Immediatamente, tutte le voci degli Avengers si sovrapposero l’una all’altra, ma furono interrotte da una sirena e dalla voce meccanica di Jarvis che esplose forte e chiara nella stanza.

Signore, devo dare l’allarme. Le nostre misure di sicurezza sono state oltrepassate. Ci sono intrusi nella torre.

Tutti si zittirono e Tony prese subito la parola. –Fammi vedere le telecamere, Jarvis.-

Immediatamente, uno schermo tridimensionale comparve a mezz’aria e tutti furono testimoni di chi fossero gli intrusi: le streghe erano riuscite ad entrare nella torre e stavano salendo velocemente le scale, diretti verso di loro.

Captain America prese subito in mano la situazione. –Thor, tu e Stark, che siete i più veloci, andate verso di loro, per fermarle. Io e Natasha andremo a vestirci. Tu, Bruce, porta Jane ed Emma in laboratorio: è il posto più sicuro.-

Tutti fecero immediatamente come ordinato e Jane, dopo essersi vestita in velocità, prese per mano la sorella correndo dietro a Banner; Emma, ancora stordita, la seguì senza protestare e rischiò più volte di inciampare a causa di un’improvvisa goffaggine.

Fu solamente quando Bruce sbarrò la porta dietro di loro che la ragazza rinsavì e si costrinse ad allontanare la mente dall’improvvisa partenza di Loki. –Bruce, c’è per caso qualcosa che possa usare come arma in questo posto? Non possiamo rimanere qui e aspettare che gli altri facciano tutto il lavoro. E poi non sappiamo nemmeno quante siano e se siamo davvero al sicuro..- disse, iniziando a far lavorare la mente a velocità supersonica.

Bruce si passò una mano sul volto, stancamente e poi annuì. –Hai ragione.- sussurrò tra sé e sé, iniziando a rovistare tra i vari oggetti presenti nel laboratorio. –Dovrebbero esserci un paio di prototipi di un bastone elettrico, ma non è ancora stato brevettato quindi potrebbe trattarsi di un semplice pezzo di metallo.-

-Non fa niente.- rispose la ragazza, stringendo forte la mano a Jane. –L’importante è che possiamo difenderci in qualche modo.-

Lo scienziato annuì e, qualche secondo dopo, passò ad entrambe due bastoni, di circa un metro e mezzo, leggeri e maneggevoli. Emma si ripromise di chiedere a Nath di insegnarle ad usarli al meglio se fossero usciti vivi da quella storia.

-Dovete premere il bottoncino per far attivare l’energia elettrica. State attente a non tenerli a contatto con l’acqua, altrimenti finirete abbrustolite.- le istruì, prima di lisciarsi la maglietta, sistemarsi gli occhiali e posizionarsi davanti alla porta del laboratorio.

-Dove vai?- domandò Jane con la voce che tremava.

-Esco da qui e vado ad aiutare gli altri. Appena esco, serrate di nuovo la porta e non aprite per nulla al mondo.-

Le due ragazze guardarono lo scienziato fare un respiro profondo, aprire la porta del laboratorio e correre fuori. Pochi secondi dopo sentirono in lontananza l’urlo di Hulk e il suono di qualcosa che si frantumava. Emma sperò si trattasse del cranio di una di quelle streghe.

-Cosa facciamo, Emma?- Jane era molto molto vicina ad una crisi di panico.

-Intanto, ti calmi e ti tranquillizzi. Qua dentro non ti farà nessuno del male. Riguardo a quello che faremo- disse, azionando i marchingegni di Tony e la sua mini-armatura. –tu, rimarrai qui, al sicuro. Io, invece, andrò li fuori a spaccare qualche culo.-

-Non puoi…!-

-Non era un consiglio, Jane.- prese in mano il suo nuovo bastone e cercò di capire come funzionava. –Io ho avuto un allenamento da Natasha in queste due ultime settimane, tu no; io ho un’armatura e tu no; io sono incazzata nera perché sono stata lasciata da mio marito meno di un’ora fa e tu no; quindi io ora andrò lì fuori e tu no. Tutto chiaro?-

Jane la guardò, palesemente contrariata, ma annuì e corse ad abbracciarla. –Quando finirà questa storia dobbiamo mettere in chiaro chi delle due è la sorella maggiore.-

-D’accordo Jane. Riguardati e se hai problemi, urla.-

Emma le voltò le spalle e aprì la porta del laboratorio, buttandosi nella mischia, forte d’adrenalina.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Mi scuso tantissimo del ritardo, la maturità mi sta letteralmente uccidendo. Finalmente, in questo capitolo, inizia un po’ di azione.

Non spendo troppe parole: lascio a voi l’ardua sentenza e spero, ora che è estate, abbiate un po’ di tempo per farmi sapere cosa ne pensate. Le risposte alle recensioni del capitolo precedente arriveranno il prima possibile.

Un abbraccio e alla prossima,

Sami

 

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Capitolo 12
*** 11. ***


Amaranth dream

 

 

 

11.

 

Emma, fino a poco tempo prima, non si sarebbe mai immaginata con un’armatura ed un bastone di dubbio funzionamento nel mezzo di una battaglia e con così tanta voglia di fare del male. Tuttavia, in quel momento aveva proprio il desiderio di colpire in testa una di quelle stronze e sentirle urlare di dolore.

E fu proprio così che fece quando ne vide una –capelli lunghi fino a terra, neri, pelle traslucida e unghie tremendamente lunghe- incombere  su Steve Rogers dandogli del filo da torcere. La ragazza attivò il bastone, che emise un flebile crepitio, e poi si slanciò sulla donna, colpendola dietro la nuca: forse non era troppo simpatico colpire qualcuno dietro le spalle, ma il risultato fu assicurato e, dopo un sonoro crick, la strega cadde a terra senza più muoversi.

Oh, allora è questa la rabbia che si prova quando si viene scaricati.

-Accidenti, Emma!-

-Il linguaggio, Cap.- borbottò la ragazza, togliendosi una ciocca di capelli dal visto e sorridendo mesta. Pensò che doveva sembrare pazza.

-Tornatene nel laboratorio, qui non sei al sicuro!- sembrava davvero su di giri, oltre che terribilmente irritato: Emma sapeva che Steve odiava quando si disobbediva ai suoi ordini.

La ragazza scosse la testa e lo superò svelta, lasciandolo solo a vedersela con un’altra strega: lei ne cercava una in particolare, riccia, con grandi occhi neri come le pozze dell’inferno.

Riuscì a stento a scendere al piano sottostante a causa dei vari pezzi di intonaco e di cemento che iniziavano già a rotolare per terra –ci sarebbe stato un bel lavoro da fare alla fine di tutto- e ringraziò tutti gli dei dell’universo che le scale non fossero già crollate. Sentì in lontananza, nuovamente, l’urlo di Hulk perciò decise di andare dalla parte opposta, onde evitare spiacevoli incontri verdi e incazzati.

Anche in quel piano, il pavimento era sommerso di calcinacci ed altri ne cadevano dal soffitto –sarebbe stato triste venire colpita da una pietra e cadere a terra svenuta-, ma Emma si fermò solamente quando incontrò un bivio: destra o sinistra? Fortunatamente, o sfortunatamente, non dovette mai compiere questa scelta: una mano artigliata la prese per un braccio e la spinse in una stanza vuota facendole fare un volo di un paio di metri. Grazie all’armatura di Tony, Emma evitò di farsi troppo male e fece in tempo a vedere la donna che cercava dire ad una sua simile di rimanere fuori dalla porta a fare la guardia.

Bene, proprio quello che speravo.

-Mi cercavi, sciocca umana?-

-Vedo che oltre ad essere stronza sei anche intelligente.- sorrise Emma, con una faccia tosta che nemmeno sapeva di avere.

Lei rise, divertita. –Sei dura a morire, eh? L’ho presa quasi come una faccenda personale.- le si avvicinò di un paio di passi, ed Emma si piegò leggermente in avanti, pronta ad attaccare. –La prima volta eri nel posto sbagliato al momento sbagliato e avevo deciso di darti una morte veloce; la seconda ti ho cercata per portare un messaggio ai tuoi amici e, sai, sarebbe dovuto essere tutto un po’ più teatrale; ma questa volta mi hai cercata tu, con la giusta consapevolezza che saresti morta: e questa volta c’è in programma una morte lenta e molto sanguinosa.- scattò verso di lei con una velocità tale da fare un rumore sordo quando si scontrò contro il bastone di Emma; lei riuscì a respingerla indietro anche grazie alla scarica elettrica che aveva attivato appena in tempo.

-Quel giocattolino non ti aiuterà a sopravvivere.-

-Vogliamo scommettere? In un modo o nell’altro morirai stanotte, dovessi portarti con me nella tomba.- rispose la ragazza, sentendo una scarica di adrenalina passarle attraverso tutto il corpo. Scattò in avanti pronta a colpire la donna, ma questa la scanso e le rifilò un pugno sullo stomaco, che andò facilmente a segno, e successivamente puntò verso il viso di Emma, che riuscì a parare il colpo. Ringraziò con tutto il cuore Nath e i suoi allenamenti.

Capì che l’aliena era troppo veloce e scaltra per i suoi riflessi umani e che se voleva portare a segno qualche colpo doveva coglierla di sorpresa, così non appena le andò dietro le spalle fece scattare il bastone all’indietro e la colpì in pieno; probabilmente presa alla sprovvista, la donna si fermò qualche secondo, tanto da permettere ad Emma di darle un calcio e di farle perdere l’equilibrio. Purtroppo non fu abbastanza lesta da fare un passo indietro e fu portata a terra con lei; riuscì, in qualche modo, a rotolare un metro più distante, ma ormai il bastone era andato e la schiena le mandò un grido di dolore che le impedì di muoversi per qualche prezioso secondo: la strega le rifilò un pugno sul viso e la fece gridare tirandola in piedi per i capelli.

-Mi hai stufata, umana. Ho perso sin troppo tempo con te. Ora ti spezzerò le ossa una ad una e lascerò che i tuoi amici e il tuo ragazzo sentano le tue urla spegnersi lentamente.- disse con un’espressione disumana in volto che fece tremare Emma più del rumore della sua testa che cozzava contro il muro.

-Tu parli troppo..- sussurrò, cercando in tutti i modi di liberarsi dalla sua presa ferrea.

-Ha ragione.- disse una voce maschile profonda, prima che la strega le venisse strappata di dosso. Emma scivolò a terra tossendo e non appena riuscì a spostarsi dalla faccia sudata le ciocche di capelli, vide che una figura alta e vestita in oro e verde si era parata davanti a lei, come un muro tra lei e la strega.

-Loki..- sussurrò Emma, mentre un’acuta felicità la pervadeva tutta. Tuttavia, lui non la degnò di una parola e continuò a darle le spalle, stringendo in una mano il suo scettro.

-Dov’è Agath?- domandò frustrata la strega, probabilmente riferendosi alla tizia che aveva lasciato di guardia.

-Dipende.- rispose Loki, avvicinandosi di un passo. –Parli della testa o del resto del corpo?-

-Maledetto!- ringhiò lei, scagliandosi su di lui con tutta la forza che aveva.

Emma, dopo di ciò, non riuscì a seguire propriamente il combattimento, dato che i movimenti dei due erano troppo veloci per lei, ma si rese conto che Loki era in netto vantaggio e per un attimo provò un senso di irritazione nel pensare che non sarebbe stata lei a vendicarsi della strega.

Dopo un tempo che la ragazza non avrebbe saputo quantificare –secondi? minuti?- la figura della donna schizzò fuori dalla macchia di colore che era diventato il combattimento per andare a sbattere contro il muro, cadendo a terra esanime.

Emma trattenne il fiato finché Loki non si voltò verso di lei e le corse accanto, per poi inginocchiarsi e guardarla con occhi preoccupati che non vedeva da tempo: l’affetto che traboccava da essi sembrava tale e quale a quello di prima che perdesse la memoria.

-Emma, stai bene?- le sussurrò, posandole una mano sulla guancia. Lei annuì, abbandonandosi alla sua carezza. Aveva temuto che la lasciasse, aveva temuto che se ne fosse andato da lei, invece lui era lì e le aveva appena salvato la vita.

-Amore mio..- sussurrò, e ad Emma il cuore traboccò di gioia. –Che diavolo ti è saltato in mente?-

Emma sorrise amaramente e alzò lo sguardo per incontrare gli occhi dell’uomo che amava, ma ciò che vide le fece spalancare la bocca in un urlo muto. Loki non fece in tempo a girarsi che un grosso ed appuntito pezzo di vetro gli perforò la schiena, attraversandogli tutto il torace.

-No!- gridò la ragazza, mentre Loki gemeva e le si accasciava contro, i vestiti già imbrattati di sangue rosso.

La donna si allontanò di un passo e scoppiò a ridere, volgendo la testa indietro. –Ecco che fine fanno coloro che si oppongono a noi! Morirete tutti, uno ad uno, sciocchi esseri e..- si interruppe, spalancando gli occhi e tornando a guardare Emma, davanti a lei, in piedi e con in mano lo scettro di Loki. La punta dello scettro era piantato nella sua gabbia toracica, proprio tra i due seni. La donna volse gli occhi all’indietro, con espressione orripilata, e cadde a terra, finalmente morta.

-Ti avevo detto che parlavi troppo.- sussurrò la ragazza, intimamente soddisfatta, prima di tornare a rivolgere l’attenzione a Loki.

Si accucciò di nuovo vicino a lui e vide con orrore che la punta della scheggia fuoriusciva dal torace. Gli aveva perforato i polmoni? Qualche altro organo importante?

-Oddio, stai perdendo un sacco di sangue..- sussurrò a voce bassa, quasi a sé stessa, pensando a cosa fare. Se avesse tolto la scheggia, di certo l’emorragia sarebbe aumentata e in poco tempo Loki sarebbe morto dissanguato; ma non poteva nemmeno lasciarla lì. Non sapeva prendere quella decisione, non sapeva cosa fare!

-Jarvis!- urlò Emma, all’improvviso, ricordandosi che ad ogni stanza era collegata l’intelligenza artificiale, braccio destro di Tony. –Jarvis!- ti prego, rispondi.

-Sign..Em..a.-

-Jarvis!- esclamò di nuovo, tirando un leggero sospiro di sollievo. Il sistema si è sicuramente danneggiato, pensò mentre girava Loki su un fianco, ma se riesce a comunicare con Ironman o con un altro dei Vendicatori, possiamo ricevere soccorso.

-Jarvis, devi chiamare Tony! Digli di venire qui, digli che è urgente, ti prego!-

-Ho.. avver.. il si.. ark. Sta.. ando.-

-Cosa diavolo hai detto..- borbottò la ragazza, mentre l’adrenalina della battaglia la abbandonava e calde lacrime iniziavano a solcarle le guance. Loki era più pallido e più freddo di quanto fosse mai stato e il suo respiro si faceva sempre più faticoso; Emma cercò di non notare che ormai i suoi vestiti e quelli di lui erano più rossi che del colore originale, che anche le sue mani erano imbrattate di sangue e che gli occhi di suo marito continuavano a stare irrimediabilmente chiusi.

-Emma..- sussurrò ad un tratto, distogliendola dalle sue elucubrazioni.

-Cosa c’è?- gli sussurrò, iniziando a cullarlo dolcemente, come se quello avrebbe risolto tutti i suoi problemi. –Non ti sforzare a parlare, tra poco verranno ad aiutarti.-

Lui scosse la testa. –Mi.. dispiace. Non volevo andarmene..- fece un respiro tremulo. –L’unica cosa.. di cui sono sicuro, è che voglio stare con te.-

-Non.. non parlare così.- singhiozzò la ragazza. –Non parlare come se stessi per andartene.-

-Scusami.- sorrise amaramente, mentre si sforzava di aprire gli occhi. Emma riuscì solo per un secondo a vedere lo straordinario verde delle sue iridi, perché li richiuse subito, con un gemito.

-Emma..- iniziò di nuovo, ma la porta si aprì di colpo, facendo alzare di colpo la testa alla ragazza.

-Porca puttana!- esclamò Tony, precipitandosi verso di loro. –Sei messo davvero male, dio.-

-Non scherzare!- lo apostrofò Emma, sentendo un enorme senso di sollievo a vederlo lì. –Puoi aiutarlo? Ci deve essere qualcosa..-

-Certo. Nel laboratorio c’è ancora la macchina per la rigenerazione delle molecole: dobbiamo solo portarlo fino a lì ed evitare che muoia dissanguato. Sai cucire?- le domandò, mentre prendeva in braccio il dio, attento a non toccare la sua ferita.

Emma annuì e gli si precipitò dietro, ricordandosi di prendere lo scettro di Loki –ancora piantato sul petto del cadavere- nel caso fosse servito una volta usciti dalla stanza; tuttavia, con sua somma sorpresa, la situazione era molto diversa da come ricordava: non si sentivano più i rumori della battaglia e la struttura dell’edificio sembrava essersi assestata. Alla ragazza sembrò di intravedere Nath che parlava con un braccio teso ad Hulk da un buco sul pavimento, diversi piani più in basso, ma non si soffermò.

Riuscirono con facilità a salire al piano superiore –le scale erano più resistenti di quello che appariva ad una prima occhiata- e a quel punto raggiungere il laboratorio fu piuttosto semplice.

Emma si mise a bussare forte e tirò un sospiro di sollievo quando Jane aprì. –Ragazzi, ma cosa..? Per tutti gli dei, cosa gli è successo?- esclamò, non appena vide il modo pietoso in cui era ridotto Loki. –Emma, tu stai bene?-

La ragazza annuì. –Ti spiegherò tutto più tardi. Ora credi di riuscire a trovare un ago e qualcosa che assomigli a del filo da sutura?- chiese, mentre Tony liberava un tavolo e vi adagiava il dio sopra, a pancia in giù.

-Jarvis?- chiamò poi, premendo un paio di bottoni di un computer rimasto integro.

-Sono qui, signore.-

-Aziona la macchina per la rigenerazione molecolare. Ci servirà a breve.-

-Subito, signore.-

-Emma.. vuoi cucirgli tu la ferita?- domandò sottovoce Jane, mentre passava alla sorella ago e filo. Si accorse che le tremavano le mani, così le strinse tra le proprie. –Posso farlo io, se vuoi.-

Emma alzò la testa di scatto. –Lo faresti davvero?- chiese, speranzosa. Non riusciva ad immaginare di infilare un qualunque oggetto nella carne di suo marito.

-Certo.- le sorrise dolcemente e alla ragazza sembrò che un peso enorme le fosse stato tolto dalle spalle. Ancora una volta, si domandò come avrebbe fatto senza Jane.

-D’accordo, fanciulle, siete pronte? Toglierò il pezzo di vetro e Jane dovrà essere lesta nel ricucire la ferita: il principino ha già perso abbastanza sangue. Nel frattempo, Emma, da qualche parte in quei cassetti dovrebbe esserci un kit del pronto soccorso per le emergenze: ci servirà qualche garza.-

La ragazza annuì e iniziò la sua ricerca, cercando di ignorare le parole sommesse di Jane e Tony e, soprattutto, i gemiti sofferenti che Loki emetteva ogni volta che l’ago perforava la sua pelle. Ad Emma niente sembrò più straziante di quel suono; ne contò dieci prima che riuscisse a trovare le garze e altri venti mentre cercava di guardare altrove, in trepidante attesa.

Quando Jane annunciò di avere finito, Emma si precipitò verso di loro e, insieme, riuscirono a fargli una fasciatura e ad adagiarlo all’interno della fantomatica macchina.

Tony sospirò. –Non possiamo fare altro. La macchina sta già agendo, ma bisogna sperare che guarisca prima di morire dissanguato.-

-Voglio stare qui con lui.- sussurrò Emma, prendendo una sedia e sedendosi a fianco alla macchina, ben decisa a non muoversi di lì finché Loki non sarebbe stato meglio.

-Vuoi che resti con te, sorellina?-

Lei scosse la testa. –No. Vai a cercare Thor, vai ad aiutare gli altri.-

-D’accordo. Se hai bisogno..-

-Chiamerò.-

Emma non guardò nemmeno i due uscire dalla stanza, tenendo lo sguardo fisso sul viso del dio di fronte a lei e sentendosi calare nello sconforto. Era stanca –dall’allenamento e dal combattimento, uno dietro l’altro senza interruzioni-, sudata ed imbrattata di sangue dalla testa ai piedi –suo, della strega, di Loki-, ma non aveva alcuna intenzione di muoversi da quella posizione finché lui non avesse dato segni di miglioramento.

Eppure, con il passare delle ore, la macchina continuava a lavorare senza interruzione e la fasciatura a sporcarsi, sebbene fosse stata cambiata più di una volta; il viso del dio continuava a rimanere pallido come quello di un cadavere e niente, se non il lento e quasi impercettibile sollevarsi del petto, faceva capire se fosse ancora vivo o meno.

Era ormai mattina inoltrata –Emma lo capiva dalla luce che entrava da sotto la porta e dal fatto che sia Jane che Natasha erano entrate un paio di volte per domandarle se aveva fame e voleva andare a darsi una pulita-, quando lo sconforto lasciò posto ad un panico sconfinato. Come era possibile che quella macchina non funzionasse?

-Jarvis. Perché non sta guarendo?- la sua voce suonava roca ed estranea anche alle sue orecchie, tanto che Jarvis ci mise qualche secondo per rispondere.

-La macchina non è abbastanza veloce. Non è in grado di fermare l’emorragia e a causa di essa i tessuti fanno fatica a rigenerarsi.-

Emma si lasciò sfuggire prima un singhiozzo, poi un altro e un altro ancora, finché non scoppiò in un pianto a dirotto.

Era quella la sensazione che aveva provato Loki, ogni volta che aveva temuto di perdere una delle persone che amava? Quella sensazione di impotenza, di acuta disperazione e di terrore, come se la testa stessa stesse scoppiando, come se il mondo si stesse invertendo e cielo e terra si confondessero?

-Non si disperi, signorina Emma.- le disse Jarvis, ma lei quasi non lo sentì, a causa del pianto che le rimbombava nelle orecchie. Come sarebbe potuta sopravvivere se lui fosse morto?

 

 

 

Angolino dell’autrice: Posso dire che, finalmente, sono ufficialmente finiti gli esami, perciò questi ultimi aggiornamenti saranno più frequenti. Spero che questo ultimo capitolo vi sia piaciuto e che in tanti mi farete sapere la vostra opinione. A prestissimo,

Sami

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Capitolo 13
*** 12. ***


Amaranth dream

 

 

12.

 

Emma non era per niente lucida di mente, sicuro quanto era sicuro che il sole sorgeva ad est e tramontava ad ovest. Tuttavia, si disse, date le patetiche condizioni fisiche in cui si trovava e il pianto che la scuoteva da un tempo indeterminato, poteva essere giustificata.

Si alzò, traballante sulle gambe, e si chinò, fino ad appoggiare la fronte su quella di Loki. Si rese vagamente conto del fatto che le sue lacrime stessero bagnando anche il viso di lui, e si concentrò solamente sul freddo glaciale della sua pelle e sul suo leggero respiro.

-Ti supplico, non morire. Ti prego Loki, non lasciarmi, ti prego..- sussurrò come una litania, come se lui potesse effettivamente sentirla.

-Signorina Emma, c’è un intruso.- la avvertì ad un tratto Jarvis, e la ragazza trattenne il respiro, allarmata e leggermente scocciata per l’interruzione; poi, con uno scatto prese lo scettro di Loki che aveva lasciato a terra e si voltò, pronta a fronteggiare il nemico.

Rimase di stucco.

-Non mi minacciare con l’arma di mio figlio, terrestre.-

-Cosa.. cosa ci fate qui, signore?- domandò lei, abbassando leggermente l’arma e asciugandosi con l’altra mano le lacrime che le avevano bagnato il viso fino a qualche secondo prima. –Come siete entrato?-

-Quante domande. Dimenticavo la tua propensione a questionare con chiunque.- disse Odino, quasi divertito.

Emma non poté fare a meno di arrossire, come ogni volta che il padre adottivo di Loki le rivolgeva la parola o la apostrofava con qualche osservazione. Odino era certamente un uomo –o, meglio, un dio- che sapeva come mettere in soggezione, con quella benda sull’occhio e la barba bianca. Anche dal suo aspetto traspirava la sua immensa forza.

-Chiedo scusa, signore.- borbottò. –Posso chiedervi cosa ci fate qui?-

-Sono venuto a vedere le condizioni di mio figlio.- rispose quello, avvicinandosi di qualche passo, finché non riuscì anche lui a scorgere Loki.

-Forse, se voi foste intervenuto, non ci sarebbe stato bisogno di venire a fare una visita così spiacevole.- gli disse lei, quasi non rendendosi conto di aver dato voce ai suoi pensieri: sicuramente, se fosse stata più lucida mentalmente, una frase del genere non se la sarebbe mai fatta scappare.

Odino si voltò e la guardò con lo sguardo più duro di cui, lei lo sapeva, era capace. –Ho offerto l’aiuto degli Asgardiani ai miei figli ed entrambi hanno rifiutato.-

-Forse volevano il vostro aiuto, non quello degli Asgardiani.-

Il Padre di Tutti sospirò, senza ribattere, e tornò a guardare il figlio. Emma vide in lui il comportamento più umano da quando lo conosceva quando, con un’espressione di puro dolore, si accinse ad accarezzare la fronte del figlio teneramente. –La loro madre sarebbe fiera di entrambi..- lo sentì sussurrare.

-Signore..-

-Ho insegnato ad entrambi i miei figli, sin dalla tenera età, a sostenere le conseguenze delle loro decisioni, per quanto terribili esse fossero. Dovevano imparare a prenderne per il bene del loro popolo e a perseguirle senza vacillare, qualunque cosa fosse successa. Gli Asgardiani hanno bisogno di un re forte, di un guerriero.- disse, senza distogliere gli occhi da Loki. Emma iniziò, per la prima volta, a sentirsi di troppo in quel laboratorio. –Ma prima di tutto sono un padre. Ed è per questo che sono venuto a portare il mio aiuto. Non quello degli Asgardiani, come mi hai accusato poco fa.-

Emma arrossì nuovamente quando Odino alzò lo sguardo su di lei, iniziando a rovistare in una tasca della sua regale tunica. La ragazza lo guardò attentamente e riuscì a scorgere nel viso del re la vecchiaia e il peso di tutti quegli anni di regno che gli gravavano sulle spalle; vide le rughe sulla fronte, aggrottata dalla preoccupazione per suo figlio, e la speranza negli occhi, speranza che fece sperare anche Emma, perché quel dio era l’essere più potente che avesse mai conosciuto. E se lui era speranzoso, di certo un motivo c’era.

-Prendi.- le porse una fiala di un liquido rossastro. –Fagliela bere tutta, lo aiuterà a guarire. La tecnologia del tuo mondo non è formidabile, ma è avanzata, per quel che vale.- si voltò per andarsene, ma Emma si sentì in dovere di fermarlo.

-Signore..- lo richiamò, nemmeno lei sicura di quello che volesse dirgli. –Loki è convinto che lei lo odi.-

-Loki vede tutto distorto a causa del suo timore di non meritare affetto.- le rispose Odino, tornando a voltarsi verso di lei. –Gli ho dato la possibilità di redimersi più di una volta, ma lui ha approfittato solo di quest’ultima, grazie a te. Per quanto odi ammetterlo, Emma, ti devo molto, in quanto padre, per aver reso felice mio figlio e in quanto re per aver portato sulla retta via qualcuno che il mio regno aveva ragione a  temere.- Emma arrossì fino ad arrivare alla temperatura della combustione istantanea. –Tutti e due i miei figli sono nati per diventare re, ma solo uno di loro avrà la possibilità di regnare su Asgard. Thor sarebbe un ottimo sovrano, ma in lui predomina lo spirito del guerriero ed essere sovrano richiede di distaccarsi il più possibile dai sentimenti per pensare solo al bene del proprio regno; Loki, contrariamente, è dotato di pazienza e di un carattere riflessivo per natura, ma non sarebbe capace di essere un buon re, non da solo. Posso solo augurarmi che tu sarai al suo fianco quando dovrà compiere il grande passo.-

Emma rimase a bocca aperta, completamente esterrefatta dalle parole del dio, e non riuscì a controbattere niente, lasciandolo uscire dalla stanza senza una parola.

Si scosse dopo qualche secondo, precipitandosi a far bere la fiala a Loki, senza perdere altro tempo. Dopo qualche minuto, in cui Emma si accorse che il sangue aveva preso a scorrere molto meno velocemente fuori dalla ferita, Jarvis la informò di come la macchina avesse iniziato a lavorare con risultati positivi.

Per la prima volta, quel giorno, Emma si lasciò andare ad un sorriso speranzoso.

-Se avessi un corpo ti abbraccerei, Jarvis.-

 

-Ripetimi cosa ha detto mio padre.- le domandò per la milionesima volta Thor, rigirandosi il suo Mjolnir tra le mani.

-Thor, te l’ho già detto, almeno dieci volte. Risparmiami l’undicesima.- borbottò Emma, mettendo in bocca una cucchiaiata di yogurt –una delle poche cose sopravvissute in cucina- e alzando gli occhi al cielo. Insieme a Jane, aveva appurato che Loki era fuori pericolo e, dopo averlo portato nella sua camera miracolosamente sopravvissuta, aveva deciso di concedersi una doccia e una parvenza di cena.

-Non può averti detto solo questo.-

La ragazza aveva scosso le spalle, ma in fondo si sentiva un po’ in colpa: aveva tenuto Thor allo scuro sulla discussione con Odino riguardo chi avrebbe regnato e chi no, ma non si sarebbe mai imbarcata in una spiegazione suicida e il dio del tuono sembrava già abbastanza confuso di suo.

-Non capisco come mai non sia venuto a parlare con me.- si lamentò nuovamente, suscitando uno sbuffo a Jane e un borbottio a Natasha.

-Sei tu quello moribondo?- gli domandò la rossa, ormai anche lei allo stremo delle forze. Un lungo taglio ancora fresco le rigava la guancia, ma lei sembrava non farci caso.

-Lascia perdere, Nath. Non c’è alcuna possibilità per nessuno di noi.- sussurrò ironica Jane, anche se nella sua voce si sentiva chiaramente il conforto che provava nel sapere che tutto era finito. Emma era venuta a sapere che la battaglia era terminata poco dopo l’arrivo di Loki, non appena Cap era riuscito ad uccidere il capo delle streghe: dopo quel momento, esse erano cadute una dopo l’altra e il tutto era finito più velocemente di come era iniziato.

Sia Steve che Bruce, da inguaribili pessimisti quali erano, continuavano a dire che l’esercito era troppo piccolo e che, sicuramente, non le avevano uccise tutte. L’unica cosa di cui erano assolutamente certi, tuttavia, era che non le avrebbero riviste per molto, molto, molto tempo.

-Speriamo che riescano a riparare il circuito elettrico.- sussurrò Emma, guardando astiosa il suo vasetto di yogurt. –Sto morendo di fame e ho voglia di una bistecca al sangue.-

-Non ne hai già visto abbastanza di sangue oggi, sorellina?-

Lei fece spallucce. –Non si rifiuta mai una bistecca.-

Ad un tratto, l’attenzione di Nath fu attirata dalla porta –divelta- della cucina e, infatti, poco dopo apparve Bruce, con uno dei suoi rari sorrisi stampati in faccia.

-Ce l’abbiamo fatta!- esclamò, mentre Emma e Jane emettevano un sospiro di sollievo.

-Questa sera avrete tutti un’ottima cena, ragazzi!- disse l’astrofisica, mentre Emma annuiva di gusto. –Natasha, Bruce, mi accompagnate a fare la spesa? Credo che ci serviranno parecchie braccia.-

Emma spalancò gli occhi, e tirò per un braccio la sorella, portandola leggermente in disparte. –Ti prego, portatevi dietro anche Thor: non credo sopporterei un’altra richiesta di spiegazioni.-

Jane rise. –D’accordo, sorellina. Consideralo fatto!-

-Grazie!- le disse, prima di prendere una scatola di biscotti, sicuramente ridotti in briciole, e portarli con sé nella stanza di Loki, dove era costretta a risiedere. E non si trattava solamente del fatto che voleva stare giorno e notte accanto a lui, ma anche perché la sua stanza era completamente saltata in aria, con tanto di vestiti compresi nel pacchetto. E lei non aveva più nulla da mettersi.

Non appena entrò nella stanza, si assicurò che fosse rimasto tutto come un’ora prima, poi si sedette a terra, di fianco al letto dove dormiva Loki. Aprì il suo pacco di biscotti e iniziò a sgranocchiarli, meditabonda: dopo la fiala miracolosa, ci erano volute solo un paio d’ore  prima che Jarvis le comunicasse che il dio era pronto per essere rimosso dalla macchina e, effettivamente, le ferite si erano quasi totalmente richiuse; purtroppo aveva perso moltissimo sangue e, a quanto pareva, anche gli dei potevano essere messi K.O. da una ferita del genere. Tuttavia, Emma era abbastanza convinta che si sarebbe ripreso in fretta e le guance più rosate ne erano la conferma.

Ridacchiò tra sé e sé nel pensare alle facce buffe che avrebbe fatto il suo Loki una volta che si fosse reso conto che era stato quasi ucciso e, per di più, colpito alle spalle, ma smise subito non appena si ricordò di un fatto molto particolare: lui, il giorno prima, l’aveva lasciata. Ed Emma non era convinta che una volta ripresosi avrebbe cambiato idea.

-A cosa è dovuto quel sospiro?- domandò una voce poco sopra di lei, che la fece sobbalzare.

Emma si alzò di scatto e il suo sguardo incontrò due occhi incredibilmente verdi. La ragazza si rese conto con piacere che sembravano molto più arzilli rispetto all’ultima volta che li aveva aperti.  –Io.. nulla. Ti sei svegliato.- disse, risultando terribilmente banale anche alle sue stesse orecchie.

-A quanto pare..- rispose lui infatti, ma sulle labbra gli spuntò un sorriso. –Credo di dover essere aggiornato. Cosa ci faccio qui?-

-Beh.. eri stato ferito e la macchina della rigenerazione non funzionava, così tuo padre è arrivato con la fiala e la ferita, perdevi un sacco di sangue, si è rimarginata; non so come, ma la tecnologia di Asgard è migliore, quindi presumo che..-

-Fermati!- esclamò lui, mentre Emma affogava in quegli occhi verdi e pensava che sarebbe volentieri affogata in Loki, senza pensarci due volte. –Per quanto mi ritenga molto arguto, non sto capendo una parola.-

La ragazza si morse le labbra, mentre un intenso rossore le imporporava le guance. Si sentiva come le prime volte che si era ritrovata ad avere una conversazione con lui: la voglia di fare una bella impressione, la paura di annoiarlo e, allo stesso tempo, il desiderio di esprimergli quello che voleva dire con frasi che avevano un senso, ogni volta senza riuscirci.

-Emma?- la riprese, vedendo che non rispondeva. – Non occorre che tu stia seduta sul pavimento.-

Quel tono di semi-rimprovero fece rinsavire la ragazza, che si alzò e si sedette su un angolino del materasso. Si vedeva che non aveva idea di come comportarsi?

-Puoi anche occupare più di un centimetro quadrato. Non sono fatto di cristallo e inizio a sentirmi veramente bene.-

-Uhm.. - borbottò la ragazza, agitandosi sul posto e non muovendosi di un millimetro. –Non credo sia conveniente.-

Loki alzò un sopracciglio. –E’ per quello che ti ho detto ieri sera? Non lo pensavo realmente, ero parecchio arrabbiato. Emma?- aggiunse, quando lei non gli rispose per qualche secondo.

Emma rimase interdetta. Stava dicendo che le aveva fatto passare ore ed ore di pena e disperazione per una bugia detta da arrabbiato? Che il panico, la rabbia e la disperazione che le avevano dato le sue parole erano state inutili?

-Non vuoi sapere cosa è successo?-

Il sopracciglio del dio si alzò all’inverosimile. –Si, ma il passato non cambierà, posso aspettare. Invece tu, se aspetterai ancora un po’, scivolerai giù dal letto.-

-Va bene così?- rispose lei, un po’ troppo brusca, dopo essersi tolta le scarpe e essersi seduta a gambe incrociate.

Loki alzò gli occhi al cielo, scocciato dalla testardaggine della ragazza, e poi cercò di alzarsi anche lui, al fine di arrivare con gli occhi all’altezza di quelli di lei. Tuttavia, non appena accennò a fare un movimento di troppo, gemette e si accasciò sul materasso con gli occhi serrati.

Emma scattò in avanti, afferrandogli le spalle. –Stai fermo, cosa ti salta in mente? – esclamò, terribilmente stupita da quel gesto. –Non sei a letto da nemmeno ventiquattro ore e già vuoi alzarti?-

-Ti ricordo che sono un dio.- borbottò quello, prendendo un grosso respiro e riaprendo gli occhi.

-Ti ricordo che sei stato trafitto da una scheggia da parte a parte. Dobbiamo ringraziare che tu sia ancora vivo.-

-Dobbiamo?-  ghignò Loki, prendendole i polsi e tirandola verso di lui. Emma cadde sul suo petto e gemette per la sorpresa. –Mi sembrava di capire che fossi arrabbiata.-

-Lo saresti anche tu.- ribatté lei, arrossendo data la vicinanza tra i loro volti. Solo qualche altro centimetro e le loro bocche si sarebbero sfiorate.

-Oh, ma io lo sono.-

-C-cosa?-

-Dimentichi che ti ho trovata a combattere da sola contro una di quelle stronze. E che stavi per essere uccisa. Dato che tua sorella era nel laboratorio, devo presumere che tu te ne sia uscita di tua spontanea volontà.-

La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma notò con un misto di sorpresa e piacere di come Loki avesse appreso il gergo Starkiano.

-Sono dettagli. Non sarebbe dovuto importarti.- sussurrò lei, cercando di divincolarsi dalla presa del dio. Ovviamente lui era troppo forte, anche se convalescente. –Avanti Loki, lasciami andare..-

Il dio ghignò e, con una spinta, la portò di fianco a lui impedendole di alzarsi. –Allora ci ho azzeccato. Per quale motivo l’hai fatto?- le domandò, mentre le passava un braccio attorno alla vita, facendole aumentare i battiti del cuore. Imbarazzata, distolse lo sguardo, decisa a non rispondergli.

-Emma?- la richiamò dopo qualche secondo. –Non è perché abbiamo litigato, vero?-

-Ero arrabbiata.-

Loki lanciò un’imprecazione e diede un pugno al materasso che fece sobbalzare la ragazza. –Stupida ragazza, cosa diavolo ti è saltato in mente? Volevi forse farti uccidere?-

-Volevo uccidere lei.- ribatté Emma, facendo spallucce e cercando di non incontrare gli occhi adirati del dio degli Inganni. –Ed è quello che ho fatto.-

Loki rimase in silenzio per qualche istante, sorpreso. –L’hai uccisa tu?-

-Si.- annuì. –Con il tuo scettro.-

-Sei proprio una sciocca. Smettila di rischiare la vita.- le sussurrò stringendo le labbra, prima di avvicinarsi e baciarla.

Emma sobbalzò, mentre sentiva la familiare e ritrovata sensazione di avere le labbra di suo marito sulle proprie. Le fecero venire un brivido, incontrollato, che la obbligò a stringersi ulteriormente al corpo di lui, cercando un contatto maggiore.

-Ti fa male?- sussurrò Emma staccandosi leggermente dal compagno, per riuscire a guardarlo negli occhi.

Lui la strinse maggiormente a sé, sebbene Emma notò come cercasse di evitare di premere sulla parte ferita. -Non essere sciocca.-

-Non sono sciocca. Sono preoccupata.-

-E ti trovo adorabile- le disse, sorridendo leggermente e sospirando vicino alle sue labbra.

E quando Loki sorrideva e la definiva adorabile, Emma sapeva che il suo corpo e la sua mente non avrebbero resistito mezzo secondo di più. Dopotutto, si disse, tornando a baciarlo, abbiamo così tanto tempo da recuperare che è inutile aspettare ancora.

 

 

Solo io posso trovarti

Solo io

E inginocchiarmi

Solo io, per innalzarti

Mio sole mi senti

Solo io

Da quante lune

Solo io

Ti aggiusto il cuore

Solo io

Io sono un'ombra

E tu, e tu sei il sole

 

 

 

Angolino dell’autrice: Salve a tutti! Posso finalmente dire che questa fanfiction è conclusa: ci sarà un piccolo extra che ho voluto scrivere per rendere un piccolo omaggio ad un grandissimo attore e perché, lo ammetto, mi sono terribilmente affezionata ai personaggi.

Ad ogni modo spero come al solito che questo capitolo vi sia piaciuto e che mi farete sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio,

Sami

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Capitolo 14
*** Extra. ***


Amaranth dream

 

 

 

13. Extra.

 

Era una bella giornata di sole. Emma Foster poteva vederlo chiaramente dalla vetrate dell’Avengers Tower, finalmente riparata dopo quasi tre mesi e milioni spesi in imprese di edilizia.

Ovviamente, lei, sua sorella Jane e i loro compagni, Loki e Thor, erano rimasti con il resto degli Avengers per aiutarli e lei era fiera di dire che avevano contribuito all’impresa. Thor aveva facilmente deciso di rimandare il ritorno ad Asgard –era affezionato alla Terra più di quanto Emma immaginasse.- ma erano rimasti tutti sorpresi quando Loki si era dimostrato perfettamente d’accordo a trattenersi ulteriormente.

-Da i numeri?- aveva detto Tony Stark, fissando Emma con tanto d’occhi. Lei aveva fatto spallucce, mentre Loki si era limitato a lanciargli un’occhiataccia, suscitando ulteriormente la sorpresa generale.

Jane, a cui solamente Emma si era confidata su ciò che le aveva detto Odino, era convinta fosse proprio per evitare il padre adottivo che il dio non aveva fretta di tornare sul mondo nel quale era cresciuto. D’altronde il Padre di Tutto aveva dimostrato un affetto decisamente profondo aiutandolo e andando contro le sue stesse regole, dimostrando a Loki ciò che aveva sempre segretamente desiderato. Ed ora lui non sapeva quale atteggiamento mantenere, per cui faceva semplicemente finta che non fosse mai accaduto.

A distanza di tre mesi, sebbene le occasioni fossero state molte, Emma non lo aveva mai sentito iniziare il discorso e lei non era intenzionata a farlo.

La ragazza fece un sospiro, continuando a fissare il cielo privo di nuvole, e sentendosi profondamente legata ad esso, alla Terra stessa: non si era mai resa conto di amare profondamente e inequivocabilmente il suo mondo finché non lo aveva lasciato. Ed era certa che per Thor e Loki fosse lo stesso.

Tony, qualche giorno prima, aveva annunciato di voler indire una festa per la ricostruzione dell’Avengers Tower –e, lei sospettava, per celebrare la loro vittoria e la scampata catastrofe-, sottolineando come sarebbe stato un evento che avrebbe coinvolto moltissimi personaggi di successo e suscitando lo scontento in Pepper, la quale avrebbe dovuto organizzare l’evento. Emma aveva conosciuto la fidanzata di Tony solo qualche giorno prima e, inizialmente, si era fatta prendere dal panico: non ricordava quel volto e, per quanto si sforzasse, non riusciva a far riemergere nessuna immagine della donna dai capelli biondi e dal viso dolce e paziente; solo dopo qualche minuto, si era resa conto che non l’aveva mai conosciuta e allora si era lasciata andare alle presentazioni e alle battutine sarcastiche sul multimiliardario –battutine che egli non sembrava avere per nulla apprezzato.-

La ragazza venne distolta dalle sue riflessione dal bussare alla porta dietro di lei; alzò un sopracciglio, chiedendosi chi fosse, dato che si erano dati tutti appuntamento qualche piano più in basso, da dove si sentiva provenire la musica.

-Avanti.- sussurrò, e la porta si aprì, lasciando entrare Loki, decisamente elegante nel suo completo giacca e cravatta. Emma si prese qualche secondo per guardare suo marito: i lineamenti spigolosi e duri lo facevano sembrare così differente dal fratello che Emma si chiedeva come non avessero fatto a capire di non avere lo stesso sangue; inoltre Thor era tanto impulsivo quanto Loki riflessivo, tanto il primo amava essere sempre in movimento quanto il secondo prediligeva un buon libro.

-Sei pronta? Il tizio robotico ha detto che Stark ci sta aspettando.- disse il dio, alzando gli occhi al cielo, palesemente scocciato di dover partecipare “ad un evento mondano di dubbia importanza” e che sarebbe stato “borioso oltre ogni dire”. Parole testuali.

-Si chiama Jarvis. E si, sono pronta.- rispose, guardando in basso. Per quella sera aveva scelto un vestito estivo, verde acceso –le aveva ricordato immediatamente gli occhi di Loki.-, con la gonna a balze che le arrivava appena sopra al ginocchio.

Loki alzò un sopracciglio e scosse leggermente il capo. –Non credo tu sia pronta.- le disse, squadrandola letteralmente dalla testa ai piedi. Emma arrossì. –Ti vedo scoperta.-

-E’ questa la moda Midgardiana, lo sai. Non sono troppo scoperta.- fece spallucce e lo superò, non senza sorridere di nascosto: Loki era diventato parecchio geloso negli ultimi tempi ed Emma si divertiva a stuzzicarlo innocentemente, per vedere come si avvicinava contrariato, cercando un contatto o come si imbronciasse, assomigliando ad un bambino offeso. In realtà, Emma non avrebbe mai ammesso quanto adorava quel rapporto giocoso che si era venuto a creare, ne come amava le attenzioni che il Dio degli Inganni le stava dando, probabilmente incoscientemente.

-Non essere ridicola.- sbottò lui, infatti, seguendola suo malgrado.

Emma scoppiò a ridere e prese il marito a braccetto. –Andiamo, Loki: come ci hai tenuto a precisare una volta, hai visto tutto quello che c’era da vedere, che fastidio potrà mai darti?-

-Oh, mia cara, non capisci.- disse stringendole il braccio e conducendola verso la festa. –Non è quello che posso vedere io che mi disturba: è quello che possono vedere gli altri. O che possono immaginare.-

La ragazza rise più forte e gli posò un bacio sulla guancia. –Non c’è nulla di cui tu ti debba preoccupare, caro il mio asgardiano.-

 

A primo impatto, Loki non sembrava molto entusiasta della festa. In effetti, pensò Emma, il salone era pieno zeppo di persone che non aveva  mai visto e, sebbene lei di certo fosse più incline a fare nuove  conoscenze rispetto al suo compagno, era parecchio a disagio dai numerosi sguardi puntati su di loro: Loki aveva tentato di conquistare la Terra e ridurre tutti in schiavitù, poi era tornato come eroe con una donna al suo seguito. Si, beh, la voce si era sparsa parecchio velocemente.

Emma, ricordando l’atmosfera della corte ad Asgard, alzò il mento e sorrise, cercando di trattenere l’imbarazzo.

-Emma.- la chiamò Tony, emergendo dalla folla, parecchio teatralmente.

-Piccolo cervo.-

Loki lo fulminò con lo sguardo e la ragazza trattenne una risata: in effetti, anche lei pensava che la sua tenuta da combattimento fosse molto divertente. –Stark. Sempre molto coraggioso, vedo.- gli rispose, guardandolo dalla testa ai piedi e notando il suo completo rosso, probabilmente ritenendolo stravagante.

-Certo. Sei adorabile, Emma.-

-Oh, lo sei davvero!- esclamò Pepper, spuntando da dietro le spalle del fidanzato e abbracciandola. –Lasciate stare i modi di fare da orso di Tony: si sente importante ad essere al centro dell’attenzione. E’ un piacere rivederti, Loki.- disse, tendendo la mano all’Asgardiano che la afferrò e la strinse. –Jane e Thor sono arrivati poco fa. Stanno parlando con.. alcuni ospiti.-

Emma alzò un sopracciglio, chiedendosi il motivo del tono vago dell’amica, ma fu quasi subito distratta dalla vista del banchetto. La sua pancia brontolò e si strinse dalla fame, così lasciò il braccio di suo marito e si diresse verso la fonte dei suoi desideri.

-Wow..- borbottò, posando gli occhi sui piatti di frutta –fragole di un rosso mai visto, ciliegie grosse come noci, pesche, prugne, ananas-, tramezzini e panini da una parte, pizzette dall’altra, piatti di formaggi e calici di succo, punch, champagne. La ragazza rimase qualche secondo a fissare il tutto, confusa.

-Ci sono troppe cose per poter scegliere, non è vero?- disse una voce alla sua sinistra.

Emma alzò lo sguardo, leggermente imbarazzata: non si addiceva molto ad una festa di quella risma rimanere a fissare il buffet con la bava alla bocca. In particolare con tutti quegli ospiti importanti e interessanti che Tony e Pepper si erano dati la briga di invitare.

-In effetti, la decisione è ardua.-

Emma trattenne il respiro chiedendosi, tristemente, con chi aveva avuto la sfortuna di fare una figuraccia degna di questo nome. –Sono talmente tanto affamata che finirò per non mangiare niente.- borbottò, alzando imbarazzata lo sguardo verso il suo interlocutore.

-Se posso, signorina, le consiglierei quei sandwich: sono magnifici.- disse lui, sorridendole gentilmente e allungandosi per porgerle uno di quei sandwich. Emma diede un morso, guardando di sottecchi l’uomo di fianco a lei: aveva come la sensazione di averlo già visto da qualche parte, ma non riusciva ad afferrare dove. Di certo era qualcuno di importante, forse un direttore di una qualche impresa che aveva un contratto con le Stark Industries; o forse un qualche amico plurimiliardario di Tony; o un qualche personaggio pubblico, anche se Emma non aveva mai partecipato ad eventi in cui avrebbe potuto vederlo.

-Ha ragione.- decise di rispondere dopo qualche secondo. –Comunque, sono Emma Foster, piacere di conoscerla.-

-Oh, lo so.- rispose lui, afferrandole la mano, sorprendendo non poco la ragazza. –La conosco un po’ per fama e, in realtà, sua sorella Jane non ha fatto altro che parlare di lei nell’ultima mezz’ora: Natalie è estasiata, non riesce a toglierle gli occhi di dosso.- concluse, con una risatina, continuando a stringerle energicamente la mano.

La ragazza alzò un sopracciglio, stranita. –Natalie?- chiese, cercando di ricordare se conoscesse una persona di nome Natalie.

-Natalie Portman.-

… -COSA?- esclamò Emma, mollando di colpo la sua mano e dimenticando, per un momento, come lui non si fosse ancora presentato. –Natalie Portman è qui? Quella Natalie Portman?-

L’uomo scoppiò a ridere di cuore, ma Emma quasi non se ne accorse: si era messa a guardarsi intorno, le

guance rosse e gli occhi che brillavano dall’entusiasmo. Natalie Portman era lì e Tony non gliel’aveva detto??

Oh. Me la pagherà.

-Penso sia ancora con Jane, in realtà, e con Thor. E ovviamente con Chris.-

Emma spalancò ancora di più gli occhi, continuando a cercare gli oggetti dei suoi desideri in giro per la sala. –Chris.. –

-Hemsworth.-

La ragazza riportò lo sguardo di scatto sull’uomo di fianco a lei, trattenendosi dal gridare dall’eccitazione. E si soffermò a fissarlo per un paio di secondi.

-Tu sei Tom Hiddleston!- esclamò, quasi oltraggiata da sé stessa per non averlo capito prima: in effetti, la forma del viso un po’ spigoloso, gli occhi chiari erano inconfondibili; e la voce! Come aveva fatto a non accorgersene? –Oh, per Odino! Ti ammiro da morire e, oh, adoro come reciti, sei bravissimo, perfetto e…-

-Mai ti ho sentita adulare qualcuno in questo modo, mia cara.-

La voce, comparsa improvvisamente vicina rispetto al brusio di sottofondo che riempiva la sala, fece girare di scatto i due interlocutori, che si trovarono davanti a quasi due metri di dio Asgardiano, decisamente contrariato.

-Uhm.. Loki.- borbottò Emma, rendendosi conto che l’eccitazione le aveva, probabilmente, annebbiato la ragione. –Posso presentarti Thomas Hiddleston? Lui è..- aggrottò le sopracciglia: non era troppo convinta di come spiegargli la questione.

Fortunatamente, Tom prese in mano la situazione. –E’ un vero piacere, Loki: non ci si può di certo vantare tutti i giorni di incontrare un proprio personaggio e la sua adorabile compagna.-

Ommioddio mi ha definita adorabile!

-Non so di cosa tu stia parlando, umano, ma non sono incline ad ascoltare simili stupidaggini.- rispose il dio, facendo venire la pelle d’oca ad Emma: non poteva insultare un attore di tale calibro!

-Loki! Sii un po’ educato, ti prego!- disse, guardando malissimo il marito. –Ricordi che qualche tempo fa ti ho parlato di quel film ispirato alle vicende degli Avengers in occasione di.. uhm.. il tuo precedente viaggio sulla Terra?-

Loki alzò un sopracciglio e incrociò le braccia, irritato. –No.-

Certo che lo sapeva: quando la tempesta di eventi aveva lasciato un attimo di respiro a tutti loro, Cap si era dilungato su un discorso molto esaustivo sulla sua idea sul mostrare al mondo chi erano davvero e i dettagli delle loro missioni e delle loro vite private. Emma, dopotutto, si era trovata d’accordo: Jane aveva avuto la brillante e intelligente idea di tenerla fuori da quella storia, per cui si era ritrovata senza una controparte sul grande schermo; tuttavia, vedere quel gran figo di Thomas Hiddleston interpretare la parte di Loki non aveva avuto prezzo.

-Beh, Tom ha recitato in quel film. E la sua parte.. eri tu.- disse, tornando a sorridere all’attore in questione, notando solamente in quel momento come assomigliasse al suo Loki, se solo si fosse fatto crescere di più i capelli e fosse stato più alto di qualche centimetro. E più corrucciato. –E’ stato fenomenale. Sballottamenti vari compresi, da quel che mi dicono.-

Tom scoppiò a ridere, ed Emma si sorprese nel pensare quanto sembrasse educato anche nel ridere. –Oh, Tony non ha risparmiato commenti, non è così?-

-Non c’è pericolo che si sia lasciato sfuggire commenti taglienti.-

-Tipico di lui.-

Tom scosse le spalle, tornando a concentrare la sua attenzione sul dio poco più dietro di loro. Tale dio, d’altro canto, non sembrava altrettanto deliziato o incline alla conversazione, ma Emma sperò riuscisse a mantenere un contegno: l’opinione dei terrestri su di lui era cambiata, perché farla tornare quella di prima?

-Sono davvero molto onorato di conoscerti. Come dicevo prima, sono pochi gli attori che possono vantarsi di poter conoscere i loro personaggi, in particolare se essi sono dei.-

Loki fece un sorrisino soddisfatto e malizioso. –Dato l’entusiasmo di Emma, devo presumere che la tua recitazione sia stata soddisfacente.- affermò, avvicinandosi di un passo  sfiorando il fianco della ragazza con un braccio, un gesto che sarebbe potuto sembrare casuale a tutti tranne che ad Emma.

La ragazza annuì, soddisfatta. –Si, è fenomenale!-

-Non esagerare!- rise l’attore, tornando a fissare Loki. Cavolo se erano simili: entrambi avevano il viso affusolato  e gli occhi chiari; tuttavia, se l’espressione di Tom era gentile e affabile, quella di Loki era neutra, tanto che nemmeno Emma avrebbe potuto dire a cosa pensava.

-Ad ogni modo,- disse Tom, dopo qualche secondo, -credo che anche gli altri sarebbero entusiasti di conoscervi.-

Emma seguì con lo sguardo il braccio dell’attore e vide, tra la folla, la testa bionda di Thor e il suo completo grigio spiccare di fianco al vestito lilla di Jane. Si avviarono in quella direzione e, dopo qualche passo, la ragazza poté finalmente vedere un’altra chioma castana –Natalie Portman, sicuramente- e Chris Hemsworth che si fronteggiava con la sua controparte reale.

Non appena sua sorella la vide, con a fianco Loki e Tom, le rivolse un sorriso a trentadue denti. –Emma! E’ Chris!- esclamò, facendola scoppiare a ridere di cuore.

 

Emma, quella sera, era stanchissima, ma soddisfatta. La festa era continuata sino a notte fonda e si erano tutti divertiti tantissimo: Jane aveva anche alzato un pochino il gomito, ma era riuscita a non andare fuori di testa, anche se aveva causato la gelosia sfrenata di Thor gettandosi più volte addosso a Chris. Ci era voluta tutta la testardaggine di Emma per fargli capire che il sentimento che provava la sorella per l’attore era puramente platonico.

Aveva visto anche Bruce e Nath divertirsi parecchio anche se solo tra di loro: Emma era sempre più convinta che quei due si sarebbero messi insieme prima o poi. La chimica che avevano era innegabile.

Inoltre, fortunatamente per lei, era riuscita ad evitare quasi del tutto di scatenare qualche genere di sentimento negativo in Loki, ben poco propenso a stare in mezzo a tutta quella massa di umani: in realtà, secondo Emma, si era divertito anche lui. In particolare quando Tom e Chris si erano messi ad imitare i due fratelli, inventandosi un qualche genere di litigio riguardante Mjolnir.

Fu interrotta dai suoi pensieri da due braccia che la avvolsero da dietro.

-A cosa pensi?- le sussurrò Loki all’orecchio, facendola sorridere dolcemente.

-A questa sera. Mi sono divertita un sacco.-

Lui mugugnò, posandole un bacio sul collo che la fece rabbrividire. –Ho notato.- borbottò.

-Oh, non sarai mica geloso di Tom, spero! Praticamente non lo conosco!- aggiunse, quando sentì che non le rispondeva. –E’ un bell’uomo, certo, ma accidenti, io ho un dio!-

Loki si staccò, lasciandola libera di girarsi. Ridacchiò vedendo la sua faccia imbronciata e pensò che, dopotutto, sapeva essere estremamente dolce quando voleva.

-Mmm..- sussurrò, spingendolo all’indietro e facendolo sedere sul letto. –In realtà- gli disse, sedendosi sulle sue gambe e facendo scontrare i loro nasi. –mi piace principalmente perché interpreta te.-

Le labbra del dio degli Inganni si distesero in un ghigno. –Com’è che dite voi qui? Ruffiana!-

Emma scoppiò a ridere, ebbra di gioia, e baciò suo marito. –Ti adoro, Loki.-

-Lo so. Non potrebbe essere altrimenti.-

 

 

 

Angolino dell’autrice: Ecco la fine della storia. Con questo capitolino extra volevo rendere omaggio al nostro meraviglioso Tom e, lo ammetto, non riuscivo a staccarmi da questi personaggi: sto anche pensando di fare un prequel, parlare cioè di come Emma e Loki si sono conosciuti e innamorati, ma per ora è soltanto un’idea; nel caso, ve lo farò sapere.

Vi ringrazio tantissimo per avere letto questa storia e per avermi supportata: mi sono sentita davvero apprezzata.

Un abbraccio e alla prossima,

Sami

 

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