Boccioli di fiori

di KaterinaHxH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***



Capitolo 1
*** I ***


I
Tutto iniziò quel pomeriggio piovoso di marzo. Quel noioso pomeriggio, ad essere precisi. Io stavo sentendo il telegiornale delle cinque.
Ero stufa, stufa dell’immoralità della società “progredita” in cui vivevo.
Pensavo che quello che stava accadendo, ovvero omicidi, furti, suicidi e altro ancora, fosse addirittura peggio di quello che accadeva un tempo. Al tempo di Shakespeare, per esempio. La storia del nobile Romeo e della rispettabile Giulietta, del grande Otello e della bellissima Desdemona. Oppure la severa ma bella Turandot di Puccini? E se quelle storie non erano solo frutto dell’immaginazione di una grande persona?
Perché questa dimostrazione dei valori non c’era anche qui?
Come vorrei vivere anche io la mia storia. Quanto vorrei non vivere più qui, ma nella società di un tempo.
Ancora non lo sapevo ma proprio quel mio desiderio mi avrebbe fatto vivere un’esperienza indimenticabile.
Presi il telecomando e spensi la televisione.
Mi addormentai in fretta, mentre le gocce di pioggia continuavano a picchiettare sul vetro della mia finestra
.





*Spazio dell'autrice*
Ciao! Questo è il prologo di una storia un po' bizzarra, però spero vi piaccia ugualmente. Ah un'ultima cosuccia. Se vi piace la storia vi prego di lasciare una recensione. Detto questo, eccco il prossimo capitolo.
 

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Capitolo 2
*** II ***


II
Mi svegliai la mattina verso le 8.15. Avrei sicuramente fatto tardi a scuola. Proprio quando stavo per andare nel panico, ecco che mi ricordai che era domenica e la scuola era chiusa. Non sapevo se arrabbiarmi con me stessa per essere stata così sbadata o tirare un sospiro di sollievo. Scesi giù per fare la solita colazione, ma cosa scopro? Il latte è finito.
Mia madre mi disse che sarei dovuta andare al negozio vicino casa per comprare latte e altre cose per la cucina. Mi disse che erano “poche cosucce”, ma tirò fuori una lista della spesa chilometrica. Misi le scarpe e scesi giù. Solo quando una folata di vento mi fece raggelare, mi accorsi di avere lasciato la felpa nella mia stanza. Così dopo essere salita e riscesa di nuovo, mi incamminai per la strada fissando dapprima il suolo, e poi il cielo nuvoloso.
Il supermarket era vicino, mancavano poche centinaia di metri. La giornata era iniziata molto male, pensai. Chissà cos’altro sarebbe accaduto. Proprio quando stavo passando davanti un vicolo a dieci metri dalla mia destinazione, la mia attenzione fu catturata da una ragazza. Fui colpita dalla sua bellezza, ma anche del suo abbigliamento. Aveva lunghi boccoli biondi, intrecciati tra dei nastrini color rosa pallido. Il suo vestito, dello stesso colore dei nastrini, era lungo e arrivava a terra. Aveva un elegante colletto bianco e i bordi delle maniche c’era del pizzo. La sua carnagione era pallida e le dava un’aria regale. Somigliava a uno di quei vestiti medievali, uno di quelli che indossavano le giovani damigelle. Doveva essere un po’ matta per uscire vestita così, con quel freddo per giunta con quelle maniche corte. Sembrava però avere la mia età, ovvero circa sedici anni, anche se io non li avevo ancora compiuti.
 Nonostante tutto avevo il desiderio di parlarle. Mi avvicinai un po’. Per un attimo fui io a sentirmi insolita. La mia carnagione era leggermente più scura della sua. I miei capelli mori e i miei occhi verdi non potevano competere con i suoi. Avevo una semplice felpa blu elettrico, un paio di pantaloncini che mi arrivavano al ginocchio. Non avevo messo nulla di molto pesante perché non mi andava. Le mie scarpe erano leggermente rovinate, mentre le sue non si intravedevano nemmeno. Da vicino era sempre più bella, ma mi sembrò anche confusa.
-Ciao…- la salutai con la mano. Quando mi rivolse lo sguardo non mi disse nulla in un primo momento. Solo dopo fece una faccia strana, non riuscivo a capire se era preoccupata o spaventata, ma la trovai molto buffa. Poi spalancò la bocca ed emise un lamento, afferrandomi per le spalle di colpo.
-Aah accipicchia! Accipicchia farò tardi!- disse continuando a tenermi per le spalle. Aveva una voce molto carina, ma un po’ mi spaventai.
- Qualcosa non va?-provai a chiedere io – Mi stai facendo un po’ male..
- Oh santo cielo!- esclamò lasciandomi andare e assumendo un’espressione più seria
– Sono mortificata, davvero. Il punto è che… mi sono persa.
Si era persa? Forse aveva un appuntamento al suo club medievale nel bel mezzo del centro città, normale.
- Ehm, da dove vieni se posso chiedere - non mi lasciò finire la frase. Mi afferrò per un braccio e si incamminò verso il vicolo accanto al supermarket. Quel vicolo ci condusse in un quartiere mai visitato da me prima di allora. Avrei potuto protestare, ma qualcosa mi diceva che seguirla era la cosa giusta.
Avanzò per qualche metro, poi svoltò in una stradina, poi in un’altra…insomma non stavo capendo molto della situazione. Ma lei aveva assunto un’espressione seria e stava avanzando con decisione, ma anche con grande grazia.
Solo pochi dopi minuti notai che le case erano sempre meno fitte, fino ad arrivare davanti a un cortile immenso. Nel bel mezzo di quel favoloso giardino, si trovava una grande casa, molto bella certo, ma aveva un’aria abbandonata. Solo allora la strana ragazza si fermò e guardò in quella direzione.
- Dove ci troviamo – chiesi automaticamente io. Lei mi guardò e poi mi sorrise.
- Grazie di avermi accompagnata. Mi ero persa, ma per fortuna mi sono ricordata la strada di casa- disse continuando a guardarmi. Non l’avevo esattamente accompagnata, mi aveva trascinata, ma non aveva importanza in quel momento. Non sapevo come ornare indietro e fino a quel momento ignoravo l’esistenza di quel posto. Era davvero in quella casa che viveva lei? Mi doveva delle spiegazioni.
- Senti…- continuai io – Dove ci troviamo di preciso?
Sai, sono felice di avere incontrato proprio te – non rispose alla mia domanda, guardò verso il cielo e poi socchiuse gli occhi – Io devo tornare a casa. Questo posto non piace molto nemmeno a te, vero? Intendo dire, questa terra, questa nazione, questo mondo.
Tu come accidenti…- che ne sapeva lei di me? Era solo una svitata incontrata poco fa davanti al supermarket.
- Io queste cose le capisco con uno sguardo, sono brava a capire i sentimenti delle persone. A quanto pare non ero io la smarrita. La vera smarrita eri tu – fece una piccola risatina e quando provai ad interromperla lei continuò a parlare – Il fatto che io e te ci siamo incontrate non è una coincidenza, è destino. E visto che il destino è stato così generoso… ti andrebbe di venire con me?
Lei mi porse la mano. Nonostante il suo sorriso, sapevo che da quella scelta dipendeva la mia vita. Ma se non si rischio non c’è divertimento, solo monotonia. Senza dire una parola le strinsi la mano.
- Andiamo – disse entrando nel magnifico giardino di quella casa. Ero profondamente convinta che sarebbe successo qualcosa di impossibile…
- Oh a proposito! Potrei sapere il tuo nome?- chiesi io.
- Sì ma solo se prima mi dici il tuo!
- Il mio nome è Alyx.
- Alyx? È la prima volta che sento un nome così strano – disse continuando a camminare – però è anche molto carino. Beh, in ogni caso, io sono Amelia. La principessa Amelia, se vogliamo essere precisi.




*Spazio autrice*
Shiao! Ecco come inizia l'avventura di Alyx! (Animalia1Dfan gtazie per il nome). Spero vi piaccia e l'inizio vi renda curiosi. Ditemi i vostri pareri (e eventuali errori grammaticali).
Al prossimo capitolo, e mi raccomando aspetto le vostre recensioni!
Baci
_Katy




 

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Capitolo 3
*** III ***


III
All’inizio pensavo che saremmo entrate all’interno della casa, ma poi vidi che Amelia non aveva intenzione di fermarsi. Superata la casa abbandonata, la quale sembrava molto più grande vista da vicino.
La vista era stupenda. Ci trovavamo di fronte ad una parte di quel giardino semplicemente meravigliosa. Alcuni sentieri erano ornati da cespugli di rose bianche e rosse perfettamente simmetrici. L’erba era verde e rigogliosa, ma non troppo alta. Ai confini del giardino c’erano alberi da frutto, alcuni in fiore, altri ancora no.
Nell’aria si respirava un buon odore, e lì sembrava già essere piena primavera. Faceva più caldo, e quei pochi raggi che filtravano attraverso le fitte nuvole arrivavano a riflettere su un piccolo laghetto al centro del giardino. Fu proprio quello ad attirare la mia attenzione.
Era uno specchio d’acqua molto piccolo, era pulito e limpido, se non per qualche foglia caduta del salice piangente che si trovava proprio lì accanto. Al centro, dall’acqua spuntava una piccola statua, la quale sembrava raffigurare una giovane donna dai lunghi capelli, con gli occhi chiusi in un’espressione beata. Era una vista magnifica. Sentivo il mio corpo rilassarsi, come se tra gli alberi ci fossero ninfe a cantare una sorta di ninna nanna.
Anche Amelia rimase per qualche secondo a contemplare la scena, per poi scendere i pochi gradini che separavano noi dal giardino.
Camminò con grande grazia, soffermandosi ad ogni passo come per godersi quel momento. Non mi teneva più per il braccio, e non ce n’era bisogno.
Pian piano si avvicinò al laghetto, mentre io rimasi un po’ lontana per osservare la scena. Le uniche cose che si udivano erano i passi della ragazza e il cinguettio di un uccellino posatosi sul ramo di un albero vicino.
Amelia accarezzò la superficie del laghetto, abbassandosi e mettendosi in ginocchio.
Poi si voltò in mia direzione e mi sorrise.
- Alyx, siamo arrivate! Non manca molto, tra poco saremo a casa.
Non capivo cosa intendesse dire con “casa”. Però lo avrei scoperto prima o poi.
- Sei tu che ti prendi cura di questo giardino?
Lei fece una risatina coprendosi la bocca con il dorso della mano. Avevo detto qualcosa di buffo?
- Questo giardino è la porta che unisce i nostri due mondi. Un umano non potrà mai essere degno di prendersene cura. Perché dopotutto è questo che sono io, una persona. Le persone sono fragili e alla fine questo giardino verrebbe abbandonato.
- Beh, allora chi si occupa di questo giardino?
Amelia tornò a guardare il laghetto. Poi tirò fuori una collana rimasta nascosta per tutto questo tempo. Si voltò nella mia direzione mostrandomela.
- Gli dei. Sono loro a occuparsi di questo posto – sospirò – Sai il mio mondo è molto diverso dal tuo, perciò, prima di andare, ti volevo porgere nuovamente la domanda.
- Io ho sempre pensato di non appartenere a questo posto. Sono decisa a seguirti.
Lei allora prese il ciondolo sfilandoselo dal collo. Lo immerse nell’acqua, sprigionando dapprima un lieve bagliore, che poi finì per diventare sempre più intenso.
Quando ormai la luce era abbagliante, sentii qualcuno afferrarmi per la mano e tirarmi in avanti. Poi non ricordo altro, solo un piacevole calore.


Mi svegliai illuminata da un raggio di sole. Dove mi trovavo? L’aria che si respirava non sembrava quella di casa, e nemmeno la stanza dove mi trovavo. Notai che la mia felpa era appoggiata su una sedia di legno, anche se non ne avevo bisogno perché non faceva freddo. Mi alzai e uscii dalla stanza. Rimasi a bocca aperta, la stanza si affacciava su un lungo corridoio di marmo, con ornamenti di oro e quadri lungo tutte le pareti. Per non parlare dei fiori, erano ovunque. Il corridoio era aperto da un lato e si affacciava su un cortile interno. Era addirittura più bello del giardino di prima. Tutta questa bellezza e regalità mi avevano distratta dai miei pensieri ma solo per poco. Cos’era quel posto?
Continuai ad avanzare per il corridoio. Fuori nel cortile si vedevano ragazze in divise bianche camminare avanti e indietro con cesti, forse erano delle lavoratrici assunte dalla casa. Sull’altro lato, affacciata come me, notai però una donna vestita in modo diverso. Iniziai a correre nella sua direzione. Una volta vicino, lei mi guardò ed entrò in una stanza ben arredata lasciando la porta socchiusa. Forse voleva che la seguissi.
Così ecco che la mia noiosa domenica diventò molto interessante, pensai prima di seguire la donna.





 

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