Maybe this time the Lion and the Wolf will not cut each other's troath.

di CerseitheChaos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Far Away. ***
Capitolo 2: *** II - Afraid of the Dark. ***
Capitolo 3: *** III- Every Revolution begins with a Spark. ***
Capitolo 4: *** IV- Fairy Tales ***
Capitolo 5: *** V- Hardhome. ***
Capitolo 6: *** VI- Secrets. ***



Capitolo 1
*** I - Far Away. ***


Piccola (ma mica tanto) introduzione: Questa storia è una sorta di What If, come ho segnalato tra le note.
Il personaggio che ho deliberatamente deciso di creare ed inserire, lo 'covo' da anni, sin da quando ho iniziato a vedere la serie tv ( e poi a leggere i libri). 
Ho sempre sentito la 'mancanza' di un personaggio all' interno della saga, una delle pochissime cose che ho sempre rimproverato a Martin. 
Ho spesso desiderato che il nostro Zio George lo inserisse, ma purtroppo, non è stato così. Quindi tan daaan!
I tratti del personaggio li scoprirete voi man mano, non ha senso elencarveli. 


Cercherò un po' di seguire le linee 'Martiniane' (?), infatti userò i POV, questo per due motivi. 
Il primo è per una questione di ordine. Saranno segnalati da dei sigilli molto evidenti ed espliciti, con i quali potrete subito capire di chi stiamo parlando. 
Il secondo è per un altro 'rimprovero' a Martin: in mille libri che ha scritto, non ha mai dato un POV a Robb Stark, uno dei personaggi più importanti della saga, oltre che tra i miei preferiti.
Per cui questo è una sorta di 'riscatto' per il personaggio, cercherò di indagarlo, di scoprirlo di più. 
La mia storia, tuttavia, segue le linee del telefilm invece che dei libri , principalmente, per questioni pratiche ( e anche perchè ho amato il Robb del telefilm, diciamocelo, Richard Madden ha fatto miracoli eheh). 
Grazie in anticipo a chi leggerà questa storia e, annoiato, riuscirà ad andare avanti dopo questo lunghissimo prologo. 
Sto davvero parlando troppo! Basta ciance, vi lascio alla storia!
Buona Lettura. 


 
One.

 
 
Urla, urla, urla su urla. 
Era tutto ciò che Euridice riusciva a sentire nella sua testa. 
Sovente le era capitato di dover usare la propria spada, o arco e frecce, i suoi preferiti,in un allenamento con Jaime, ma mai in una Battaglia. 
Quella contro l' esercito di Stannis era stata la prima, e nessuno l' avrebbe voluta lì. 
Nemmeno il suo amato zio Tyrion, colui che credeva in Euridice più di quanto non lo facesse lei in se stessa. 
Clock, clock, clock
La scuola delle scarpe sbatteva contro la pietra
Il suono flaccido di una gola tagliata
decisamente pregiata che ricopre gran parte della Fortezza Rossa
Gli occhi pieni di morte e muto silenzio di chi ha una lama conficcata nel petto
e che minuziosamente calava venendo sostituita da una pietra surrogata decisamente meno regale e più rumorosa
Tutto quello ad Euridice non faceva paura, sapeva di averlo fatto per una giusta causa, ne era certa
La porticina, piccola e in legno, di Tyrion finalmente stava davanti a lei. 
Non perse tempo a trarre lunghi respiri nè a chiedersi, ancora una volta, che cosa dire. 
Sapeva esattamente quello che stava facendo. 
Come sempre.
Si sistemò lo scollato e leggero vestito lilla che la madre disapprovava tanto, forse perchè era più adatto ad una 'Poco di buono di Dorne' che ad una principessa dei Sette Regni. 
Ripensando ai commenti della madre, un sorriso pieno di collera comparve sulle sue labbra. 
Fece cenno alle guardie di fare un passo indietro, alzò la piccola la mano, e poco prima che si posasse sul legno malconcio,la porta si aprì. 
La tunica gialla e la testa a uovo di Varys erano decisamente inconfondibili, specie per gli occhi vigili di Euridice. 
-Oh, Principessa, non mi aspettavo di trovarti qui- la voce di Varys tremò. 
-Bene.. starai forse sprecando del fiato per ripetere a tuo zio ciò che già io gli ho detto?- le sue intenzioni erano chiare, come sempre. 
'Il maestro dei sussurri' era un soprannome che decisamente si era guadagnato. 
-Immagino che le parole che conferirò a mio zio debbano appartenermi- rispose pacatamente, afferrando la tunica di Varys.
Fece in modo di tirarlo vicino a sè per avere il suo orecchio proprio accanto alla bocca, così attaccato da poter sentire il suo alito scorrergli per tutto il padiglione auricolare.
-O devo forse ribadirti il discorso di qualche tempo fa? Ricordi? Sai, quella cosa sullo strapparti via le palle degli occhi, ovvero le uniche palle che ti rimangono- 
Euridice sorrise. 
Se Varys provò paura, lo nascose alla perfezione. 
-No, affatto. E' tutto molto chiaro.- La sua calma per un attimo innervosì Euridice, ma riuscì a domarla con prontezza.
-Ottimo. Non vorrei mai fare questo ad un amico.- 
Poi spalancò la porta ed entrò. 

Tutto quello che vide, oltre il degrado avanzato della stanza, fu il piccolo corpo di Tyrion che giaceva su un materasso sporco e malconcio. 
Una benda ricopriva metà della sua faccia. 
-Sapevo saresti venuta- 
-Siamo una squadra- rispose lei affabilmente.
Pulendo con il dorso della mano un appezzamento del materasso, si sedette accanto allo zio.
-Mi dispiace per la sporcizia di questa stanza, ma il tuo amabile fratello mi ha sbattuto qui non appena ha potuto e io non sono nelle condizioni giuste per fare le pulizie di primavera-
Tyrion si fermò per un istante. 
-O forse dovrei dire d' Estate- 
Euridice sorrise. 
-Credimi, so molto bene di quanto Joffrey sia stupido e faccia sempre la cosa sbagliata-
La sfumatura di un' antipatia che quasi rasentava l' odio era più che evidente. 
-Ma non sono qui per questo. La cerimonia del nuovo Cavaliere del Re si è tenuta. Joffrey è stato costretto dal Nonno e da.. mia madre a ringraziarmi apertamente per il mio intervento salvifico a favore di questa città.- 
Trascorse qualche secondo prima che Tyrion rompesse il silenzio. 
-Lo hai meritato. Sono sorpreso che quella serpe di tuo fratello abbia accettato di riconoscerti qualcosa- 
-Ah, odio sentirlo chiamare mio fratello. E' così..inutile.- Tyrion rise. 
-Ad ogni modo sotto le chiare insistenze di mia madre e i consigli di tuo padre ha dovuto farlo. E ha ceduto anche alle mie- 
Tyrion sbarrò l' occhio sano. 
-Ha pubblicamente ringraziato anche te-
Calò un profondo silenzio. 
Poi Tyrion rise. Rise, rise di gusto.
-Stai scherzando?- 
-No, lo giuro- alzando le mani, Euridice trattenne a stento una risata. 
-Gli ho detto che il piano era di entrambi, il discorso è stato fatto da noi, noi due. E che tu sei stato partecipe quanto me-
-Immagino che abbia fatto una battuta riguardo al fatto che con il mio piccolo braccio non avrei neanche potuto reggere una spada-
Euridice lo additò - Un' osservazione vera, ma diversi uomini in Sala hanno combattuto con noi, ed hanno dovuto dire la verità. Sei un eroe. Siamo degli eroi. La città lo sa. La città ci ama.- 
Tyrion scosse la testa divertito. 
-Ho salvato questa città e mi hanno lo stesso sbattuto in questo letamaio. A Joffrey, a mio padre e all' intera popolazione di Approdo del Re non interessa il fatto che abbia messo a repentaglio la mia vita per quella del loro flaccido culo. Per loro resterò sempre e solo un ricco e lussurioso nano-  Fece una breve pausa.
-Ma tu hai fatto un grande colpo. La città invece si è innamorata, di te. Una principessa che scende in campo di guerra di sua spontanea volontà, contro tutto e tutti. Dannazione, non accadeva dai tempi dei Targaryen!- una raffica di tosse si impadronì di lui. 
Alzò infine la testa colma di riccioli biondi e rivolse nuovamente lo sguardo ad Euridice.
-Hai salvato tu la città, Euridice, non io. Hai ideato in pochi minuti la strategia per tenerla in piedi il tempo necessario prima dell' arrivo di mio padre.- 
-Senza il Nonno la città non avrebbe retto, non è poi un grande merito, saremmo andati in frantumi-
-E' vero, ma saremmo andati a pezzi molto prima che arrivasse, senza di te. - rispose Tyrion, pacatamente.
-E poi la figura di una Principessa Guerriera, dopo anni e anni dall' ultima volta che se ne è sentito parlare, è affascinante-
Euridice non riusciva a capire se stesse volontariamente cercando complimenti per compiacersi o se semplicemente dubitasse di se stessa fino a quel punto. 
Assolta nei suoi pensieri, non si accorse del profondo e denso silenzio in cui i due si erano immersi.
-Ora partirai per Dorne, come avevi previsto?-
Euridice esitò qualche istante, prima di rispondere.
-Si.Si. penso lo farò. Voglio andare a trovare mia sorella.- 
-Dorne è pericolosa, Euridice-
La porta scricchiolò, e aprendosi portò con sè così tanta luce diurna che Tyrion dovette coprire con la mano l' unico occhio funzionante.
Shae emerse, circondata da un alone giallo come i capelli di Euridice.
-Hai visite.-
-N-n- non volevo interrompere, passerò più t..-
-Non è necessario- la interruppe Euridice, saltando in piedi. 
-Stavo andando via. Sono passata solo per salutare mio zio.- 
Si chinò, baciandolo su quel che restava della fronte. 
-Mi tratterrò poco e sarò estremamente prudente. Come sempre- 
Tyrion sorrise ed Euridice si allontanò, tornando all' agrodolce realtà di Approdo del Re. 

I corridoi erano sempre piaciuti particolarmente ad Euridice.
Le permettevano di pensare parecchio prima di arrivare a destinazione.
Ma, se concedevano tanto tempo ad Euridice per pensare, ne davano altrettanto agli altri per interromperla.
-Dovresti prendermi in considerazione quando decidi qualcosa.- Cersei Lannister, con passo rilassato  deciso, si avvicinò ad Euridice.
-Dopo tutto sono sempre tua madre, o te ne sei dimenticata?- 
Una spazzola divide i sottili fili d' oro che da sempre popolano il suo cranio
Euridice alzò gli occhi al cielo e proseguì, con la consapevolezza che Cersei era proprio dietro alle sue spalle. 
-Te lo avrei detto adesso. Solo comunicato, non avrei chiesto il permesso a nessuno.-
Una madre che pettina i capelli della figlia, un' immagine così normale 
-Immagino che tuo Nonno sarà entusiasta della faccenda, dopo averti vista mentre facevi a fette un soldato di Stannis- 
Euridice si bloccò di scatto.
-E che cosa farai, darai la colpa ad un innocente e lo farai ammazzare per coprire la bravata di qualche tuo parente anche questa volta?- inclinò la testa, e la guardò sfidandola.
Cersei fece un ghigno per cercare di nascondere la sua situazione di svantaggio davanti all' affermazione della figlia. 
Ma non è una famiglia convenzionale, quella dei Lannister
-Mi ha già rimproverato lui sul scendere in battaglia, non è necessario un tuo ulteriore intervento- continuò.
- E' stato pericoloso quello che hai fatto!- il tono di Cersei, da canzonatorio qual' era, si fece serio. 
-Sei una..ragazzina! Solo tuo zio poteva essere così folle da fartelo fare, dovevo immaginarlo- 
-Solo per chiarirci- disse Euridice, avvicinandosi alla madre. -Se sei ancora dentro quei bei vestitini rossi che tanto ti piacciono e il suo sedere siede su poltrone comode, è solo per merito mio, del tuo amato fratello e dell' esercito.- 
Cersei la squadrò, senza dire nulla.
-Il Nonno è favorevole alla mia partenza per Dorne. Purchè io abbia una scorta. E l' avrò. La città mi ama, mamma, non sei felice?- Euridice gesticolò enfatizzando la scena.
-Si che lo sono, Euridice.- le prese una mano. La accarezzò, osservandone il dorso.
-E cerco di proteggerti perchè sono tua madre e ti voglio bene. Ho già perso una figlia femmina, non voglio rischiare di perderne un' altra- 
Euridice si ammorbidì.
-Non accadrà. Te lo prometto- 
 



 
-E' tutto pronto, non si torna indietro- Robb Stark stava in piedi davanti alla madre, mentre si sforzava di apparire sicuro e indistruttibile. 
Catelyn lo guardò, con la bocca schiusa e la paura negli occhi. 
-E' una mossa abile quella che stai per compiere, figlio mio, ma è azzardata, si tratta di una Lannister e i...- 
-I Lannister non sono niente.- tuonò Robb. -Siamo già riusciti a catturare uno di loro, una volta, e a quest' ora lo terremmo ancora in pungo, se soltanto...- Robb non terminò la frase.
L' espressione di Catelyn era mutata in una smorfia di dispiacere e pentimento. 
-Quello che voglio dire- riprese il Giovane Lupo, più cautamente - è che se una volta siamo riusciti a catturarne uno, possiamo rifarlo- 
Un cupo silenzio. 
-E Jaime Lannister è un uomo, oltre che un ottimo spadaccino- Robb pronunciò le ultime parole con disprezzo. 
-Euridice Baratheon, Lannister.. o qualsiasi sia il suo cognome, non è nientemeno che una ragazzina- 
-Una ragazzina che ha sventato un assedio ad Approdo del Re!- Catelyn sembro quasi infuriarsi, e si spostò velocemente dall' altra parte della tenda, senza un apparente motivo. 
-Questo è quello che dicono, ma noi non abbiamo visto con i nostri occhi ciò che davvero ha fatto!-
-Robb, ti prego...-  
Dentro di sè Robb sentì la collera montare.  Sua madre non poteva e non doveva dubitare di lui.
Era perfettamente cosciente di quello che stava per fare. E anche delle ragioni che lo spingevano. 
-Euridice ha la tua età, ma è molto abile.  E' un ottimo arciere, e dicono proprio che la strategia che ha tenuto in piedi la città prima dell' arrivo di Tywin Lannister fosse sua. E' scesa anche in campo aperto, secondo alcuni, quando la situazione si è trasformata in una catastrofe e rimanevano ormai in pochi- 
-Dicono, dicono, dicono...- disse Robb, facendo un gesto con la mano come per indicare che le parole della madre non erano altro che fesserie. 
-Non mi importa chi sia. Questa notte sarà mia prigioniera. E lo sarà fino a quando non mi saranno restituite le mie sorelle.- Alzò lo sguardo, e si avvicinò alla madre. 
-Voglio che quella famiglia soffra almeno quanto lo vuoi tu, Robb- Il Re del Nord la fissò dritta negli occhi. -E odio ogni Lannister sulla faccia della terra, nessuno escluso. Non fartela scappare, allora- 
Robb schiuse le labbra in un sorriso fiducioso. 
Catelyn gli diede un bacio sulla fronte ed uscì dalla tenda. 
Il Giovane Lupo rimase per qualche istante a pensare.
Alzò la mano destra, tenendola tesa.
Quel gesto gli ricordò quando, a Grande Inverno, Theon gli chiese se aveva paura della Guerra che stava per incombere.
Allora Robb aveva alzato la mano, ed essa aveva iniziato a tremare.
-Bene, significa che non sei stupido- aveva risposto Theon. 
Ora invece, nonostante l' ira che gli scorreva dentro come un fiume in piena, la mano era immobile.
Ferma. 
-Io non ho paura, Theon Greyjoy.- disse tra sè e sè. 
Portò nuovamente la mano lungo il fianco, e poi l' appoggiò sull' impugnatura della spada. 
Grande Inverno, la Neve, i fiocchi sul capelli ramati di Sansa, Jon che scivolava sul ghiaccio e poi rideva, seguito da lui. 
Strinse la mano intorno all' elsa con più forza.
-Per la mia famiglia.- sibilò. 
Trasse un lungo respiro e poi uscì dalla tenda. 




 
 

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Capitolo 2
*** II - Afraid of the Dark. ***




Two.


Il viaggio non fu dei più divertenti.
In particolare, Euridice non li apprezzava.
Il rumore degli zoccoli  dei cavalli e l' incessante nitrire erano le uniche cose che sentiva da giorni.
-Ne vale la pena- pensava. 
Non vedeva Myrcella da tanto, ormai. 
Insieme a Tyrion era stata la responsabile del suo allontanamento. Non lo aveva mai ammesso, ma segretamente si sentiva un po' in colpa.
Improvvisamente sentì un enorme fardello, quasi come se stesse trasportando il mondo. 
Portò la mano al collo istintivamente per sentire se era ancora presente. 
Quando con le piccole dita lo sfiorò tirò un sospiro di sollievo.
Era lì,  al suo posto.
Il Leone dei Lannister inciso su un medaglione d' oro.
Un ciondolo che Cersei aveva fatto forgiare con l' oro di Lannisport per le sue figlie femmine.
Ma era molto più di un semplice accessorio.
Quel ciondolo le legava, le rendeva unite. Anche quando i loro cuori erano lontani.
Un filo trasparente, ma così forte, le rendeva inseparabili.
Per quanto spesso avesse odiato la madre, sapeva di non potersi privare di quell' aggeggio.
Non era la sua ragione a suggerirglielo, ma un istinto proveiente dai suoi più profondi meandri dell' anima.
Una cosa così irrazionale da sembrare quasi inverosimile. 
-Ricorda- disse Cersei, mentre legava, con un gesto deciso, il leone dei Lannister al collo della figlia maggiore
-Potrai continuare a respingermi per l' eternità, a detestarmi e a non capire ciò che ho fatto e perchè l' ho fatto,  ma io e te non siamo nient' altro che due facce della stessa medaglia. Che si amano e si nutrono a vicenda.
Fino a quando gli Dei me lo permetteranno, io veglierò su di voi. Perchè sono vostra madre-
Cersei era poi  scoppiata a piangere, riuscendo a scalfire persino il cuore di Euridice. 

Un fruscio di foglie bastò per distoglierla dai suoi pensieri. 
Alzò gli occhi verso gli alberi dell' immensa foresta verso la quale si stavano addentrando.
I rami degli alberi ondeggiavano catturati dal vento. 
-Non c' era vento, prima- sussurrò - E solo questi alberi si stanno muovendo- 
Diede un colpetto sui fianchi del cavallo e galoppò in testa alla fila. 
-C'è qualche problema? Sei stanca, principessa?- uno dei soldati si rivolse ad Euridice con immenso rispetto.
-C'è qualcosa che non va- rispose guardandosi intorno, vigile più che mai. 
Si affiancarono l' uno all' altro, continuando a perlustrare l' ambiente circostante. 
Quello che sembrava vento si calmò. 
Una pallida luna illuminava il cielo, quella notte. 
Un altro fruscio sulla sua destra.
Quello decisamente non era vento.
Nitriti in lontananza.
Un incessante scalpitio.
Euridice capì. 
-Ci stanno attaccando!- gridò. 
I soldati la fecero indietreggiare e la circondarono. 
Un coro. 
-Il Re del Nord!-  centinaia di voci lo urlarono, lo cantarono come un inno solenne.
Euridice sfoderò la spada e provò ad avanzare a cavallo, ma poco dopo la rinfoderò.
Quella non poteva essere una semplice imboscata.
Era lei che volevano.
E se si fosse lanciata nella mischia, l' avrebbero presa. 
Non poteva stare a guardare, però.
Uomo dopo uomo, la sua scorta stava cadendo a pezzi.
I soldati degli Stark non stavano risparmiando nessuno.
Euridice pensò che non sarebbe stata con le mani in mano ad aspettare, ancora una volta, che il suo destino avesse luogo. 
Già una volta aveva provato ad aspettare, e la storia si era conclusa con lei che scendeva in battaglia ed ideava una strategia per la salvezza.
-Scappa!- le urlò uno della sua scorta prima di essere trafitto da una spada. 
Euridice nel suo cuore sapeva che quella era la cosa giusta da fare, per una volta doveva starsene fuori.
Altrimenti avrebbero vinto.
E decise di seguirlo. 
Doveva arrendersi, e sì, stare con le mani in mano. 
Nonostante la rabbia che stava montando dentro di lei  per aver perso il controllo della situazione e non poter intervenire.
-Corri più veloce che puoi- urlò al suo cavallo, facendolo girare per poi partire al galoppo subito dopo. 
Il vento le sferzava la faccia, la treccia si era ormai quasi del tutto disfatta. 
Non aveva nè  il tempo nè la forza per voltarsi a vedere chi ci fosse dietro di lei.
Forse nessuno si era accorto della sua partenza. O forse li aveva seminati. 
Un ramo le graffiò la guancia. Non se ne curò.
Al buio tutto appariva minaccioso e indefinito. Nulla aveva contorni. 
Questo dettaglio la spaventava, ma allo stesso tempo la eccitava. 
In lontananza vide delle sagome scure come la notte che la cirdonava.
Per un attimo, senza un preciso perchè, le sembrò la salvezza. 
Qualcosa, accanto alle sagome, ondeggiava fieramente.
Nel momento meno adatto del secolo, Euridice notò che il vento era tornato.
Era ormai vicina, presto le ombre senza contorni non sarebbero più state macchie sfocate, ma solide realtà. 
Il cavallo impennò a poco da loro, impaurito da ciò che aveva davanti.
Euridice sbalzò dalla sella battendo la testa contro il terreno ricoperto da foglie secche.
Stordita, si rigirò a pancia in giù. 
Passarono anni, secoli, vite terrene, o forse secondi.
Questo non le fu chiaro.
Sentì sopra di sè una presenza.
Un braccio la tirò verso l' alto con molta poca grazia.
Un istante dopo un' altra sagoma fu accanto a lei.
Non riusciva ancora a tenere gli occhi del tutto aperti.
Lentamente, la sagoma al suo fianco ebbe un volto.
Uno banale, scialbo, di quelli che si dimenticano dopo un istante.
Si voltò, e ne vide un altro. 
Poi lentamente spostò lo sguardo davanti.
Riconobbe i ricci ribelli.
Non le servì altro per capire che era Robb Stark quello davanti a lei. 
-Dove credi di andare, Principessa Ribelle?- 
Si avvicinò così tanto che sentì la punta del naso di Robb sfiorarle l' orecchio.
-Ora- Il Giovane Lupo sembrò indugiare solo per arrecare fastidio alla ragazza -Sei mia prigioniera-
Dietro di lui, il vessillo dei Stark danzava seguendo il ritmo del vento.
Mentre Euridice non riusciva nemmeno a sentirlo, il ritmo.




Forse qualcuno aveva messo un peso sulla testa di Euridice.
O forse un bue.
O forse sulla sua testa c' era quell' orribile specchio in camera di sua madre.
Dava l' impressione di pesare un quintale. 
Aprì gli occhi lentamente.
La luce filtrava dallo spacco di una tenda giallognola, in cui evidentemente si trovava.
Era limpida, riusciva addirittura a vedere i granelli di polvere che aleggiavano illuminati.
Dietro di sè qualcosa di solido e sottile. 
Un palo di legno, probabilmente.
Provò a muovere le mani per cercare di aiutarsi a voltare il corpo.
Bloccate.
Mosse le dita, mentre i suoi occhi si sbarravano.
Con la punta, riconobbe una corda. 
Poi il dolore l' attraversò come una lama. 
La testa le doleva, e i lacci, forse troppo stretti, le facevano bruciare la pelle.
Euridice si dimenò, fino a quando non udì qualcuno schiarirsi la voce. 
Voltò la testa.
Gli stessi ricci ribelli che aveva visto la sera prima. 
Solo che questa volta li trovò accompagnati da due schegge di ghiaccio al posto degli occhi e una barba di parecchi giorni.
Robb Stark era decisamente cambiato dalla prima, e unica, volta in cui lo aveva visto, a Grande Inverno. 
-Liberami immediatamente- ordinò Euridice con un tono di voce levigato e carico d' odio. 
Robb si avvicinò. 
-Ora sei mia prigioniera, sta a me decidere- 
-Quando mio nonno scoprirà che sono stata rapita ti ucciderà nel peggiore dei modi.. e io guarderò, deliziata dallo splendido spettacolo della tua morte- 
Euridice sapeva di poterlo provocare. 
Robb rimase impassibile. Nessun sorriso ironico sul suo volto.
-Mancami ancora una volta di rispetto e te ne farò pentire-
Dentro di sè Euridice rabbrividì. Ma non lo diede a vedere.
Piuttosto, emise un ghigno per ribadire la sua posizione di superiorità, in ogni caso.
-Che cosa vuoi da me?- domandò, secca.
Per un attimo pensò di essere instabile.
Robb sembrò ammorbidirsi. Ma non troppo.
-Molto bene. Vedo che hai capito. Non ti farò del male, non preoccuparti.-
Attese qualche istante.
-Beh.. a meno che la tua famiglia non lo faccia alle mie sorelle. Ti trovi qui come garanzia. Manderò a tuo Nonno una proposta di scambio. Tu in cambio delle mie sorelle. Le vostre vite sono direttamente proporzionali. Loro muoiono, tu muori.- 
Sembrava divertito, ma allo stesso tempo il suo tono di voce era serio. 
-Oh, ma che mossa, Lupacchiotto- lo schernì Euridice.
Il sarcasmo scorreva nelle sue vene da sempre. Le piaceva pensare che era una caratteristica ereditata da Tyrion.
 -Per una volta ne hai azzeccato una, dovrai sentirti davvero un prodigio- 
-Attenzione, Principessa- pronunciò l' ultima parola in modo del tutto canzonatorio, e questo irritò Euridice. 
-Stai continuando a mancarmi di rispetto, credevo di essere stato chiaro- 
-Mi avevi anche detto che alla seconda volta mi avresti punito. Però so che non lo farai, perchè la mia vita è direttamente proporzionale a quella delle tue sorelle,no? 
Così come lo è il nostro trattamento, per ogni graffio su di me, ne troverai altrettanti sui loro corpi.- 
La sua risposta spiazzò Robb. 
Tornò cupo ed austero. Euridice pensò che quella era la classica espressione di un uomo del Nord. 
Strinse i pugni.
-Tuo fratello è pazzo. Che cosa ha fatto alle mie sorelle?- domandò, contenendo a stento l' ira. 
-Niente. Sansa sta bene. Arya è scomparsa da quando..- 
-Da quando quello psicopatico di tuo fratello, il Re, lo ha ucciso. Puoi dirlo. Sei stata insensibile su tutto il resto, mi sorprende che tu non lo sia anche su questo.-
Euridice spostò lo sguardo. 
Quando lo rialzò trovò Robb immobile, privo dell' espressione austera che poco prima possedeva il suo volto, ma pur sempre serio. 
Fece qualche passo avanti, e si abbassò, appoggiando il braccio sulle propria ginocchia. 
Piantò i suoi occhi, chiari come quelli del padre, in quelli di Euridice, decisamente diversi. 
Scosse la testa, con uno strano ghigno sulla faccia. 
-Sei proprio una di loro.- 
Euridice rispose prontamente. 
-Una di loro chi?- 
-Una Lannister- 
-Ti ringrazio- lo disse un po' perchè lo prese come complimento, un po' perchè voleva irritare il Re del Nord. 
-Oh, non è un complimento. Siete la peggior feccia che io abbia mai conosciuto.-
Euridice ghignò, mentre la rabbia le ribolliva dentro.
-Oh, ti prego, un lupacchiotto senza neanche i peli sul petto che giudica un leone. Sembra quasi una barzelletta. Potresti essere un bravo attore, chissà, magari ti prenderebbero per interpretare.. mmh.. vediamo.. una latrina, forse?- 
Robb ignorò il sarcasmo di Euridice.
-Che sia ben chiaro, il leone sbranerà il lupo, e tu ti pentirai amaramente di avermi preso e legato ad un palo come se davvero fossi un sacco di letame.- 
Robb sembrò scaldarsi. 
-Non mi pare che tu sia nella posizione di parlare, visto che ti trovi legata davvero ad un palo, e sì, proprio come un sacco di letame.- 
-Non durerà per sempre.- 
-Fino a quando non riavrò mia sorella indietro.- 
I lembi della tenda si spostarono, e Catelyn Stark entrò con andatura decisa. 
-Dove sono le mie figlie?- gridò contro Euridice, dirigendosi rabbiosamente verso di lei. 
-Madre, madre- Robb l' afferrò per le braccia e la fece indietreggiare, mentre Catelyn continuava ad inveire. 
-Oh, fantastico, ci mancava solo quest' urlatrice professionista ad alleviare il mio mal di testa- sussurrò tra sè e sè Euridice, alzando gli occhi al cielo.
Provò a sollevare le braccia per incrociarle sul petto, com' era solita fare quando era infastidita, ma notò con disprezzo che ancora era legata.
-Manderò a Tywin il corpo di sua nipote morto, se solo toccherà Sansa!- continuava a gridare sulla faccia di Robb.
-Madre, non le faremo niente. Sappiamo che Sansa è viva, non possiamo ucciderla, altrimenti non la riavremo mai-
Euridice si sentì un oggetto in vendita al mercato.
La sua vita non valeva più di quella di un bue, per quelle persone.
Sarebbe restata in vita solo se agli Stark avesse arrecato qualche vantaggio.
Altrimenti l' avrebbero ammazzata come un animale al macello, senza provare alcuna pietà. 
Catelyn Stark uscì dalla tenda, lasciandoli nuovamente da soli. 
Robb sembrava in procinto di andarsene, quando si bloccò nello spiraglio di luce.
-Ci stiamo per spostare. Mio nonno è mancato. Finiremo il nostro discorso più tardi- 
-Perchè c'è altro da aggiungere, forse?-
-Puoi giurarci.- 






Angolo Autrice.
Ciao a tutti!
Ed eccoci qua con il secondo capitolo!
Avrete notato che in questa parte della storia non è presente il POV di Robb. 
Ebbene sì. Non ho ritenuto necessario, o meglio, non ho trovato il momento adatto, per inserirlo.
La protagonista della storia comunque è Euridice, i POV per la maggior parte sono suoi.
Ma non temete, nel prossimo capitolo sarà presente anche quello di Robb. 
Abbiate pazienza, la storia deve ancora avviarsi. 
Dalla prossima finalmente inizieremo con il racconto vero e proprio e supereremo questa fase di 'stallo'. 
Ringrazio tantissimo i recensori e chi ha inserito la storia tra preferite/seguite. 
A presto.



 
 
 

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Capitolo 3
*** III- Every Revolution begins with a Spark. ***




Three.

-Maledetti Stark- continuava a sussurrare tra sè e sè Euridice. 
Durante tutto il viaggio per Delta delle Acque Robb la fece tenere sorvegliata. 
Sei soldati la accerchiavano perennemente e senza mai perderla d' occhio un istante.
Tuttavia Robb si era dimostrato un po' più galante e aveva comunicato ad Euridice che non sarebbe mai stata legata.
-Io sono un uomo d' onore, Principessa, e gli uomini d' onore non maltrattano le donne. Nemmeno se nelle loro vene scorre il sangue del nemico.- 
Il Giovane Lupo l' aveva guardata dritta negli occhi, senza alcun tono di sarcasmo; allora il cuore di Euridice si era 'ammorbidito', come quando un cuscino
cade a terra e la sua morbidezza attutisce il tonfo.  Anzi, lo annulla. 
Cavalcava da giorni in un' atmosfera poco convincente e circondata da nemici.  Per giunta per il funerale di una persona di cui non avrebbe saputo riconoscere neanche 
il volto.
-Potrebbe andare peggio- pensò. -Potresti essere morta.- 
Catelyn Stark continuava a rivolgerle sguardi carichi sì di odio, ma anche di misericordia; uno strano dualismo. 
Robb galoppava alla testa di un esercito che sventolava vessilli con un metalupo disegnato sopra.
Vessilli che non le appartenevano. 
Di tanto in tanto il Re del Nord ruotava il busto e le lanciava qualche occhiata, dopodichè tornava a fare il suo lavoro. 
Euridice lo trovò più irritante della madre.
Quando Catelyn, dopo averla squadrata per l' ennesima volta,  si voltò, Euridice osservò attentamente la sua nuca. 
Il colore dei capelli le ricordò quello di Sansa. 
Euridice non aveva mai avuto uno spiccato amore nei suoi confronti sin da quando l' aveva vista per la prima volta a Grande Inverno. 
Ingenua, insipida. 
Però c' era una cosa che non riusciva ancora a levarsi dalla testa, nonostante ormai l' immensità di tempo trascorsa. 
Gli occhi di Sansa velati da lacrime agrodolci di gioia quando Euridice aveva salvato Lady.
Non avrebbe mai potuto dimenticarli, decisamente. 

-Il bagno è pronto, Principessa, abbiamo preparato tutto e non vorrei che l' acqua si raffr....- 
-Per tutti gli Dei, Bessie, ti ha addestrato mia madre ad essere così apprensiva?- tuonò Euridice mentre continuava a percorrere il corridoio in tutta fretta, seguita
rigorosamente dall' ancella. 
-Verrò quando ne avrò voglia.- 
Involontariamente, si fermò alle soglie della Sala Comune. 
Un gran brusio proveniva da lì. 
-Bugiarda!- aveva gridato una vocina stridula e dannatamente acuta. 
I mormorii erano poi aumentati, e un cupo -Basta!-  urlato da suo padre era bastato per farli cessare. 
Euridice rimase appoggiata agli stipiti della porta.
Joffrey era in piedi, con una fascia sul braccio, mentre Cersei stava proprio accanto a lui. 
Ned Stark stava cercando di dividere la sua figlia minore..come si chiamava? Ania, Alia? Arya forse, sì, Arya, dall' altra, quella rossa.
Quanto era stupida quella ragazzina, pensò tra sè e sè Euridice. 
-Dobbiamo punire la bestia! Ha quasi staccato un braccio a tuo figlio!- Euridice sgranò gli occhi.
Per tutto il giorno era restata nella sua tenda a suonare quel maledetto violoncello, non sapeva che cosa fosse successo.
-Non c'è traccia del metalupo, vostra Maestà- 
Robert si guardò un po' intorno, mentre faticosamente raggiungeva Ned Stark. 
-Beh, allora..- 
-Ne abbiamo un altro.- 
Euridice sentì la rabbia montare dentro di sè. Quella serpe di sua madre voleva fare uccidere l' animale che aveva aggredito quell' idiota di Joffrey. 
Seppur innocente. 
La situazione non era difficile da capire. 
Era sua abitudine prendersela con i deboli. 
E, soprattutto, fare passare per colpevole un innocente. 
-Che cosa sta succedendo qui?- Euridice si fece avanti tra la folla, raggiungendo il padre. 
Sansa a mugolò qualcosa, mentre Arya rimase perfettamente immobile. 
Joffrey la guardò storta. 
-Che diavolo ci fai tu ancora sveglia, Euridice? Su, coraggio, va a dormire!- disse austero alzando il dito grassoccio per indicare la porta. 
Gli avrebbe tirato un pugno, se solo non fosse stato il re e suo padre. 
Euridice lo guardò con aria di sufficienza mentre, con lo stesso passo della madre, lo sorpassava e raggiungeva Joffrey. 
Osservò a lungo il suo braccio fasciato, poi emise un 'prr' e tirò su la testa. 
-Come al solito hai fatto la figura della donnicciola, non è vero?- ghignò. 
Joffrey emise un ringhio di rabbia e guardò la madre in cerca di approvazione. 
-Quella..bestia- la punta di disprezzo nel tono di Cersei era più che evidente -Ha quasi staccato un braccio a tuo fratello oggi. Potresti almeno mostrare un po' di dolore per lui.- 
Euridice rise, lasciando interdetti la madre, il fratello e addirittura il padre. 
-Scommetto che se l'è cercata. A Grande Inverno non mi pare che nessuna di quelle 'bestie' abbia fatto alcun male. Sempre che la sua sia la verità, ti ricordo, madre, che siamo tutti dei gran bugiardi, qui.- 
Cersei arrossì ed abbassò la testa per nasconderlo. 
-E' un bugiardo infatti!- gridò Arya Stark. -Stavo giocando con il garzone del macellaio e lui è arrivato con Sansa  e ha iniziato a ferire Mycah; Nymeria è intervenuta solo per difendermi! E Sansa continua a sostenere Joffrey negando la verità!- 
Euridice la osservò per un istante, poi si voltò verso il padre.
-Io le credo. Ma ammettiamo che menta, permetteresti davvero che venga punito un animale innocente? Il metalupo sbagliato, per giunta?- 
Si avvicinò, puntando gli occhi in quelli di Robert. 
-E' questa la giustizia del Re, padre?- 
Robert non si mosse per qualche istante, poi si avvicinò all' orecchio di Euridice. 
-Se riesci a gestire tu l' ira di tua madre, allora d' accordo, se ci tieni tanto, salva quella bestia.- 
-Non preoccuparti di lei. E nemmeno di quello sputo di tuo figlio.- 
Robert rise di gusto. 
-Per tutti i diavoli, dovrei smetterla di farmi mettere i piedi in testa da una ragazzina!- 
Euridice sorrise, sapendo che quando Robert rispondeva così poteva significare solo una cosa: vittoria.
-E va bene, tenete in vita quella bestia!- 
Sansa iniziò nuovamente a mugolare, mentre Arya a saltellare. 
-Padre è uno scherzo?- gridò Joffrey irritato. 
-Ma la bestia non può stare ad Approdo del Re. Non sopravviverebbe e sarebbe d' intralcio. Rimandatela a Grande Inverno.- 
Robert uscì dalla stanza sotto gli occhi infastiditi di Joffrey, che lo seguì poco dopo. 
Cersei rimase immobile a fissare il ghigno soddisfatto di Euridice. 
Madre e figlia avevano la stessa identica espressione quando sapevano di avere in mano la vittoria.. 
Arya Stark le abbracciò le gambe, ed Euridice, istintivamente, tirò su le mani come per non farsi toccare. 
-Grazie- aveva sibilato. 
Poco dopo anche Ned Stark e Sansa le avevano rivolto i loro ringraziamenti. 
Ciò che aveva provato vedendo gli occhi della giovane fanciulla però non lasciava spazio ad alcuna parola. 
Una sola cosa per Euridice contava: aver salvato un innocente. 


Tenne sempre per sè il fatto che aveva salvato il metalupo egoisticamente: un po' perchè amava gli animali, un po' per la questione dell' innocenza.
Ad ogni modo quel singolo episodio non riuscì a fare provare ad Euridice alcun tipo di simpatia nei confronti di Sansa. 
Mano a mano si era dimostrata sempre più stolta. 
Continuava a farsi maltrattare da Joffrey senza mai dire una parola. 
Quella non era abilità politica o diplomazia, pensava, era idiozia e basta. 
Più volte aveva tentato di capire, sebbene con modi non propriamente gentili, che cosa le passasse per la testa. 
Un giorno, poi, Tyrion le aveva comunicato di aver appena sottratto Sansa dalle grinfie di Joffrey mentre la stava picchiando ed umiliando davanti ad una corte tutt' altro che
interdetta.
Non ci aveva più visto dalla rabbia.
Ogni cosa che dava potere a quel piccolo sputo le dava fastidio. 
Come poteva farsi trattare così da Joffrey?
Provò a parlarle per l' ennesima volta. 
-Mi devi spiegare che cosa ti passa per la testa- aveva urlato. 
Sansa teneva lo sguardo basso. 
Euridice si piegò, raggiungendo l' altezza di Sansa da seduta. 
-Senti, è chiaro che io non ti adoro, ma credimi, non mi piace sapere che mio fratello ha un nuovo giocattolo umano- il suo tono di voce di era calmato.
-Se ti fa del male, o ti picchia ancora, chiamami, e giuro che darò a Joffrey gli schiaffi che mia madre non gli ha mai dato-
Sansa alzò la testa, rivelando lo sguardo vuoto e gli occhi spenti che da tempo portava con sè quasi come un fardello.
Euridice le strinse la mano per darle forza.
In quel momento pensò proprio di non saperci fare con le persone.
Dopo tanto tempo, sul volto di Sansa, inaspettatamente, comparve un sorriso. 
Era l' inizio di una silenziosa e trasparente amicizia, che con il tempo sarebbe cresciuta come una pianta germoglia al sole.
 



Delta delle Acque faceva davvero schifo.
Euridice non vi era mai stata, ma non la immaginava così brutta, piuttosto come un posto dalle acque cristalline e dal clima paradisiaco.
Invece era umido da impazzire. Non riuscì fare a meno di pensare ai suoi capelli. 
Robb le aveva dato un vestito per cambiarsi, grigio scuro, una spazzola e una saponetta. 
Le era permesso di lavarsi in una conca enorme che fungeva da vasca.
Tutto ciò era così umiliante che ad Euridice venivano le lacrime agli occhi. 
Se solo la sua famiglia avesse saputo come la stavano trattando.. 
Si consolò pensando che presto sarebbe arrivata la sua vendetta.
Pensò alla sua camera, alle sue lenzuola che sapevano di lavanda e di pulito, al vento sul balcone... 
Jaime. 
Robb Stark aveva preso in ostaggio anche lui.
Doveva avere sue notizie, saperne di più. 
Aspettò che la sua tenda fosse piazzata.
-Ti ho concesso, come vedi, un materasso, una conca d' acqua, uno specchio ed un tavolo. Sarai sorvegliata da fuori da delle guardie.- 
Euridice entrò, senza dire nulla, seguita da Robb e due soldati. 
-Come sei fiducioso, Lupacchiotto spelacchiato- lo schernì. 
-A tua sorella viene concesso di vestirsi decentemente.- 
-Non so quali siano le reali condizioni di mia sorella, quindi mi tocca improvvisare- 
Euridice cambiò argomento non appena si ricordò di Jaime, sapendo che tanto Gli Uomini del Nord erano delle cause perse in partenza.
-Dov'è mio zio Jaime?- 
Per la prima volta, Euridice sentì il suono della risata di Robb.
-Zio? Non dovresti dire padre?-
Euridice cercò di non dare ascolto alla mano che le stava prudendo un po' troppo. 
Aveva cercato di resistere agli insulti di Robb Stark rispondendo con sarcasmo e sagacia, ma era davvero stanca di farlo.
La collera dentro il suo stomaco si stava accumulando tutta insieme, come tanti piccoli pezzi di un puzzle.
E quella battuta era il tassello mancante, l' unico che Robb non avrebbe dovuto aggiungere.
Questa volta la mano prevalse. 
La alzò, con le dita più spalancate che poteva, ma prontamente il Giovane Lupo le afferrò il braccio. 
-Io non credo proprio.- 
Era il momento giusto. 
Più volte aveva pensato a come sarebbe potuta fuggire da lì. 
Sapeva cavalcare, sapeva combattere. 
E aveva dalla sua parte il dono dell' intelligenza.
Avrebbe dovuto avere anche quello della fortuna , per una volta, e ce l' avrebbe fatta.
Sarebbe stata fuori di lì, avvertito suo nonno e sì, avrebbe ucciso Robb Stark con le sue stesse mani. 
Uno..
Contò lentamente, mentre la scena sembrava essersi ghiacciata. 
Due..
Robb non si apprestava a lasciarle il braccio. 
Tre!
Euridice alzò la gamba e con tutta la forza che aveva lo colpì là in mezzo.
Robb emise un verso gutturale piegandosi su se stesso. 
Per accertarsi che tutta andasse secondo i piani, Euridice gli tirò anche una gomitata sulla faccia facendolo accasciare  a terra dolorante. 
Si affacciò leggermente dai lembi della tenda. 
I due soldati di guardia erano poco più in là, girati di spalle. 
Forse quello era davvero il suo momento fortunato. 
Stava arrivando la notte, l' accampamento era buio e semi deserto. 
Uscì, tenendo la testa bassa. 
Cavalli. Doveva cercare dei cavalli. 
Saltellò da dietro una tenda all' altra. 
I Soldati stavano perlopiù intorno ad un fuoco, a bere e cantare. 
Sporse la testa un po' più avanti e notò un cavallo legato ad una staccionata.
Un ghigno beffardo si delineò sul suo volto. 
Fece per fare il primo passo verso la vittoria, ma qualcuno prima le fece cadere la spada a terra e poi la tirò su da dietro come su sacco di patate. 
-Cosa diavolo...- 
Senza dire una parola Robb se la caricò sulle spalle seguito da quel suo strano metalupo.
-Mettimi immediatamente giù!- continuò a strillare Euridice mentre continuava a battere i pugni sulla schiena di Robb, notando, inappropriatamente,
che si era liberato del mantello. 
-Quando mio nonno verrà a sapere quello che hai fatto...- 
-Re del Nord- una voce provenì da destra, insieme al crepitio del fuoco che riempiva l' aria circostante.
-E' tutto a posto, Lord Karstark, tornate al fuoco e a godervi la vostra serata, a lei ci penso io.- 
- Ma se avete problemi con questa p..- 
Robb si voltò di scatto facendo sbattere la testa di Euridice contro la sua schiena. 
-Ho detto che a lei ci penso io.- 
Evidentemente Lord Karstark si allontanò. 
Robb continuò a passo deciso e la riportò nella tenda. 
La fece sedere accanto al letto e la legò con una corda all' anta in legno. 
-Credi davvero che legandomi riuscirai a fermarmi?- inveì rabbiosa Euridice.
-Almeno non oserai colpirmi mai più.-
-Colpirti?- disse Euridice cercando di trattenere a stento una risata. -Ma se ti ho messo a terra con due mosse!- 
-Beh mi hai colpito in una zona debole!- rispose Robb. 
Euridice rise vedendo che stava facendo il suo gioco. Robb capì e tornò serio. 
-Ti sei appena giocata la libertà, Lannister l' Arguta- la schernì. 
La ragazza era più infastidita dal suo piano fallito che dal fatto di ritrovarsi nuovamente legata.
Era riuscita ad ideare una strategia di guerra e non ad evadere da uno stupido accampamento?
Euridice spostò lo sguardo altrove, e notò una macchiolina di sangue sul tappeto color cremisi. 
Sorrise beffarda. 
-Oh, ma guarda, il Lupacchiotto sanguina perchè una ragazza lo ha picchiato!- 
Robb contorse la bocca in una smorfia indispettita. 
Portò la mano al naso asciugandosi il rivoletto di sangue.
Euridice stette in silenzio, sperando che Robb se ne andasse. 
-Beh, che cos' hai da guardare? Ho sonno, potresti anche sparire, sono sicuro che se corri dalla mammina lei ti medicherà il nasino molto bene-
Robb scosse la testa, divertito e allo stesso tempo disgustato.
-Siete uno peggio dell' altro. Avidi, corrotti, disgustosi.. ogni singolo abitante di questa terra sa che sul Trono sta seduto il figlio bastardo della Regina e di
suo fratello gemello, lo Sterminatore di Re.. e tu sei sua sorella, il frutto di un incesto.. non esiste creatura più ripugnante di te e della tua famiglia, un covo di bastardi.- 
Euridice sentì la rabbia ribollirle dentro, ancora una volta.
 Immaginò Robb Stark ucciso da lei nelle peggiori maniere, avrebbe voluto potersi alzare e colpirlo alla testa fino alla morte.
Ma non poteva.
-Nessuno vieta ad un bastardo di diventare un grande- rispose, fiera - Tu piuttosto, che cosa sei, se non un povero frustrato che cerca di punire persone innocenti per la morte del padre? Hai per caso la coscienza sporca, Lupacchiotto? Credi davvero che un paio di idioti che ti porgono la spada e che urlano "Il Re del Nord"  come fosse una canzoncina che si insegna ai bambini quando passi ti dia effettivamente il potere? Sei più stupido di quanto pensassi.-
L' espressione di Robb mutò. Diventò torvo ed impassibile. 
Si diresse verso la tenda. 
Sollevò il lembo della tenda, ma le parole che scivolarono fuori dalla bocca di Euridice gli impedirono di fare un passo di più. 

And who, are you, the proud lord said, that i must bow so low?
Only a cat of a different coat, that' s all the truth i know.

Robb rimase immobile, con la mano sinistra che stringeva la stoffa della tenda.
And so he spoke, and so he spoke, that lord of Castamere
but now the rains, weep o'er his hall

with no one there to hear
Robb respirò a fondo, e poi uscì dalla tenda.
Camminò, irato e deciso, mentre nelle sue orecchie, però, arrivava ancora il canto di sfida di Euridice.
Yes now the Rains, Weep o'er his hall
with not a soul to hear
 
Robb entrò nella sua tenda senza guardare in faccia nessuno dei suoi uomini.
Semplicemente li ignorò. 
Buttò per terra tutto ciò che era stato accuratamente disposto sul tavolo. 
La strategia, pensata e ideata da giorni, di guerra ormai era solo un cumulo di statuette di legno sul tappetto del Re del Nord. 
Poco dopo rovesciò anche il tavolo, emettendo un ringhio di rabbia. 
-Robb..- Catelyn entrò nella tenda. - Per tutti gli Dei, guarda che cosa hai fatto..- 
Si chinò a terra per raccogliere ciò che aveva distrutto, ma fu prontamente ripresa dal figlio. 
-Non ora, madre- 
Catelyn, con le labbra schiuse e un' espressione vacua, rimase interdetta davanti alla reazione del figlio. 
-Io..- 
-Madre, ti prego.- La voce di Robb era calma ed autoritaria. Sembrava che stesse trattenendo un uragano dentro di sè. 
La calma prima della tempesta. 
-Lasciami solo.- 
Lo sguardo di Catelyn si fece preoccupato, ma obbedì al figlio. 
-Come vuoi.- 
Robb rimase qualche istante in piedi con il respiro affannato. 
Poi si sedette sul letto, prendendosi la testa tra le mani. 
Quella canzone, quelle parole gli rimbombavano nella testa come dei cannoni. 
Yes now the Rains weep o'er his hall..
Portavano solo morte e distruzione
With not a soul to hear...
Ed erano state cantate nel suo accampamento.
Doveva smettere di pensarci. 
Ma il pensiero continuava inevitabilmente a posarsi su Euridice.
Quella maledetta.. gli aveva quasi spaccato il naso. 
Inconsciamente, però, nel suo cuore serpeggiava il pentimento per alcune parole che le aveva riservato.
Restava pur sempre una donna, nonostante fosse terribilmente odiosa e nelle sue vene scorresse il sangue Lannister. 
Si sentì un verme per come l' aveva trattata. Un vero Lord non risponde mai alle provocazioni e non manca mai di rispetto ad una donna. 
Questo suo padre gli aveva insegnato.
E invece lui si era comportato come un totale idiota. 
Si sentì quasi come se avesse tradito la sua fiducia. 
Robb non aveva neanche lontanamente mai pensato di picchiarla o torturarla, ma non avrebbe dovuto neanche insultarla. 
Pensieroso, si sfilò gli abiti e si mise a letto. 
Era tormentato dall' idea di aver tradito il padre e di non avere onore.
Ogni volta che pensava ad Euridice, cioè ormai praticamente sempre non riusciva ad immaginarla nientemeno che dannatamente fiera ed orgoliosa.
-Quasi come una donna del Nord.- 
Per un attimo provò un briciolo di ammirazione nei suoi confronti, ma la fiamma si spense subito. 
Riuscì a chiudere occhio dopo parecchio tempo, con il pensiero che suo padre era un uomo che credeva nel perdono e che forse, forse, avrebbe domandato 
scusa alla ragazza. 

Qualche ora dopo un grido nella notte lo svegliò di soprassalto.
Il sonno di Robb era sempre stato molto leggero. E il suo udito parecchio fine. 
Quel grido era stato molto breve e soffocato, come se qualcosa lo avesse interrotto. 
E le donne nell' accampamento erano poche. 
Si infilò in fretta la camicia azzurrognola e il calzoni, afferrò la spada e si precipitò fuori. 
Di solito l' accampamento durante la notte era di una calma disarmante. 
Persino i soldati di guardia stavano in silenzio, dopo aver cantato tutta la sera.
Dei rumori, seppur flebili, provenivano invece dalla tenda di Euridice, spezzando così la mistica quiete della notte. 
I soldati che avrebbero dovuto vegliare su di lei non c' erano. 
Il sangue di Robb si gelò. 
Corse verso la sua tenda ed entrò senza neanche pensarci. 
Un soldato tappava la bocca ad Euridice, mentre l' altro in ginocchio, cercava di aprirle le gambe. 
Lord Kastark stava in piedi con una spada in mano, poco più in là. 
-Che cosa sta succedendo qui?- urlò Robb. 
I due soldati si allontanarono subito da Euridice alzandosi. 
-Mio Re- 
Robb respirava affannosamente e quando il suo sguardo incrociò la sagoma di Lord Karstark rimase senza parole. 
Corrugò le sopracciglia. 
-Lord Karstark?- 
-Mio Re, io..- Robb non ascoltò neanche una parola, come vide del sangue sgorgare dal graffio sulla tempia di Euridice si precipitò verso di lei. 
Tirò uno spintone ai due soldati e si buttò a terra.
Euridice aveva gli occhi sgranati. 
Le accarezzo delicatamente la tempia.
Poi istintivamente portò la mano sulla sua guancia. 
-Sistemo questa storia e ti medico all' istante- la voce di Robb  non era mai stata così dolce. 
Si alzò, assumendo un' espressione tutt' altro che soffice. 
Si parò davanti ai due soldati e a Lord Kastark. 
Tirò un pugno a uno dei due. 
-Che cosa avevate intenzione di fare? Vi farò decapitare tutti quanti per quello che avete fatto!- 
Catelyn Stark entrò nella tenda, e notando i graffi su Euridice capì che cosa era accaduto. 
-Per tutti gli Dei...- 
-Lo avevo detto chiaro e tondo, non dovevate nemmeno pensare di sfiorarla!- urlò così forte che persino i soldati sobbalzarono. 
-Non vi vergognate nemmeno un pochino?- il tono si abbassò, ma non era mai stato così sprezzante e indignato. 
Altre guardie entrarono nella tenda. 
-Mio Re, che cosa sta succedendo?- 
- Cercate una pietra comoda, abbiamo tre decapitazioni da effettuare questa notte- 
-Robb, no!- urlò Catelyn avvicinandosi. 
-Se li decapiti perderai degli uomini e resteremo soli- 
-Madre, riesci a capire che cosa hanno fatto? Hanno cercato di violentarla!- Robb guardò Euridice, celando il desiderio di andare da lei il prima possibile. 
-Lo so, e per questo devono pagare, ma non puoi ucciderli. Non ti conviene. Non ora che ci servono uomini. Stiamo vincendo, Robb.- 
Robb esitò qualche istante. 
- D' accordo. Penserò a domani mattina a  come punirli, ma non li ucciderò. Ora imprigionateli affinchè non possano scappare.- 
-Grazie signore, grazie- 
Robb si avvicinò a Lord Kastark, guardandolo dritto negli occhi. 
-E tu, tu domani mi spiegerai cosa diavolo ci facevi in questa tenda. Per ora è tutto. Lasciateci.- 
Catelyn Stark, che intanto era impegnata a slegare Euridice, uscì dalla tenda insieme agli altri uomini. 
Robb si voltò, e il suo sguardo si ammorbidì subito. 
La aiutò ad alzarsi e la mise a sedere sul letto.
Euridice cercò di tenere lo sguardo alto, ma ormai i suoi occhi erano lucidi per via delle lacrime che si sforzava di trattenere.
La ragazza, per prevenire la crisi di pianto isterico, gettò la testa sul petto di Robb. 
Il Re del Nord sentì il suo cuore sciogliersi dopo tanto tempo. 
Posò una mano sulla sua testa e la accarezzò, mentre con l' altro braccio la stringeva a sè.
-Ora ci sono qui io. Nessuno potrà farti del male. Mai più.- 

 




Angolo Autrice. 
Salve! Come sempre sono in ritardo, ma la scuola inizia già a farsi sentire cc 
Ad ogni modo, eccoci qua con il terzo capitolo. 
Spero vi possa piacere e niente.. scusate se c'è qualche errore di battitura, a volte mi capita!
Recensite, mi raccomando! ;)
A presto!


 
 

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Capitolo 4
*** IV- Fairy Tales ***





Four.


Quando Euridice alzò la testa dal petto di Robb non aveva più gli occhi lucidi. 
-Ho ucciso tanti uomini nell' unica vera battaglia che ho combattuto- si tirò le maniche del vestito verso il basso per coprirsi le mani -Ma non mi ha fatto sentire più male di questo. Inerme, impaurita,..-
Robb abbassò lo sguardo. 
-Avrei potuto difendermi da sola- fece una breve pausa - Se solo tu non mi avessi legato a questo maledetto letto!-  urlò, muovendosi per farlo ondeggiare. 
Robb non reagì, si limitò ad osservarla e basta. 
-Avrei tagliato la testa di quei figli di puttana nel giro di un minuto con le mani slegate- ringhiò. 
La rabbia le aveva fatto tornare le palpebre traslucide.
Euridice sapeva perfettamente perchè avrebbe voluto piangere per giorni interi. 
Non per l' esperienza. O forse in parte, ma non in particolare.
Per l' orgoglio.
Si era mostrata debole ed inerme. Incapace di difendersi.
Certo, era legata, come avrebbe potuto, altrimenti li avrebbe fatti a fette. 
Ma non poteva sopportare una simile umiliazione. 
In più si era ritrovata a piangere sul petto di Robb Stark, che lei odiava. 
Forse era più doloroso ammettere che le piaceva stare tra le sue braccia, per cui decise di non farlo. 
Robb le sistemò un ciuffo di capelli dietro l' orecchio ed istintivamente Euridice si scansò. 
-Mi sento in colpa, non puoi nemmeno immaginare quanto- 
La ragazza lo guardò, dopodichè si portò le mani sulla testa. 
-No..non è stata colpa tua.. cioè, sì, lo è stata, ma non del tutto- 
-Oh beh, immagino che questo mi farà sentire decisamente meglio- Robb sorrise, cercando di invogliare la ragazza a seguirlo.
Il suo piano andò a segno. 
Per la prima volta si sorrisero a vicenda. 
Calò un silenzio imbarazzante e indefinito, probabilmente perchè stavano entrando in sintonia ed entrambi sapevano che era sbagliato.
-Voglio che tu sappia che ora sei al sicuro. Non ti accadrà più nulla, te lo prometto.-
-Chi ti assicura che le prossime guardie che metterai fuori non mi faranno del male?- 
Era tornata la solita Euridice di sempre, poneva domande alle quali Robb non sapeva rispondere.
Esitò qualche istante. 
-Potresti stare nella tenda di mia madre-
-Spero tu stia scherzando, in tal caso riderei e riconoscerei in te uno spiccato senso dell' umorismo che prima non avevo notato- 
Sì, decisamente quella era la Euridice di sempre. 
-Quali alternative abbiamo?-
Euridice ebbe un' idea, ma era talmente disgustosa, per un Lannister, che si sentì in dovere di provare a non pensarla neanche. 
Incrociò le braccia.
-Io avrei più paura di tua madre che di una mandria di soldati-
Robb rise.
-Mia madre non ti farà niente- 
Robb le lanciò un' ultima occhiata, con uno strano sorriso sghembo sulla faccia, e si alzò dalla sedia.
-D-dove stai andando?- disse Euridice, perplessa. 
Robb spostò freneticamente lo sguardo tra lei e i lembi della tenda.
Non seppe darle una risposta perchè effettivamente non ce l' aveva.
-Non vorrai lasciarmi sola dopo tutto quello che è successo, vero?- assunse un tono decisamente grave. 
Robb prese un lungo respiro.
-No, certo che no. Devo solo chiedere che mi portino dei cusc...- 
-Puoi dormire accanto a me, se vuoi- lo interruppe Euridice guardando i suoi piedi da sotto le lenzuola e accennando un sorriso.
Alzò lo sguardo solo per poter ammirare soddisfatta l' espressione imbarazzata di Robb, che nel frattempo era diventato più rosso dello stemma dei Lannister.
Euridice trattenne a stento una risata. 
-Non è necessario, io..io posso..- 
-Se due persone dormono sdraiate l' una accanto all' altra non vuol dire che debbano per forza fare altro-
Robb stava diventando sempre più rosso ed imbarazzato.
Euridice trovò divertente come un Re, un uomo ormai fatto, che aveva combattuto in battaglie ed ucciso, probabilmente giaciuto con tante donne e freddo solitamente come il ghiaccio, arrossisse così frequentemente solo perchè una ragazza gli aveva chiesto di sdraiarsi accanto a lei. 
-Lo so che ti faccio schifo dato che sono una Lannister, però ho davvero tanta, tanta paura, Robb...- solo in quel momento di rese conto che i due avevano iniziato a chiamarsi per nome.
Era come se stesse cambiando tutto tra di loro. 
-A proposito di questo io volevo..-
-Me lo dirai quando ti sarai messo qui, accanto a me- battè due volte la mano sul materasso. 
Robb sospirò. 
-E va bene- sorrise. 
Si andò a sedere sull' altro lato del letto.
Sfilò via gli stivali; poi la pesante cintura in cui era contenuta la spada.
Rimase solo in calzoni e con la classica tunica che gli uomini indossavano.
Euridice pensò che il suo colore azzurrognolo si intonava con gli occhi di Robb.
-Di solito gli uomini dormono a torso nudo, o sbaglio?- 
Robb arrossì di nuovo, ed Euridice si morse un labbro per non scoppiare a ridere.
-E tu come lo sai?- 
- Non ti devi vergognare, non mi sconvolgo se anche tu dormi senza tunica- 
Robb la osservò con un' espressione che Euridice avrebbe definito ebete, poi si sfilò la tunica.
La ragazza si ritrovò ad avere pensieri poco pertinenti. 
Le braccia erano forti esattamente come aveva immaginato, il petto scolpito... ed era tutto dannatamente sbagliato.
Voltò la testa per evitare di fare altri apprezzamenti. 
-Non sono l' unico che arrossisce, dunque- 
Robb rise ed Euridice contorse la bocca in una smorfia per non ridere di conseguenza. 
Il Re del Nord si sdraiò accanto a lei. 
-E tu dormi con un vestito addosso?- 
-No, però non mi sembra educato cambiarmi davanti ad uomo- 
-Io l' ho fatto- 
Euridice tentennò qualche istante, consapevole della piega ironica che stava prendendo quel discorso. 
-E' diverso..e comunque sono quasi stata violentata e tu mi chiedi di cambiarti davanti a te, sei coraggioso- 
Il sorriso sul volto di Robb si spense. 
-Stavo solo scherzando, non avevo alcuna intenzione di..sono consapevole di quello che ti stava per capit..- 
-E' proprio vero che voi Uomini del Nord non avete umorismo- 
Euridice, ghignando, si voltò dall' altro lato, mentre Robb era rimasto paralizzato con la bocca spalancata.
Poi rise.
-Non ci credo. Mi hai di nuovo raggirato- 
-Questo è quel che succede quando provi a fregare un Lannister. Buona notte, Lupacchiotto- 
Percepì Robb infilarsi sotto le coperte, le sue stesse coperte, e fu pervasa da uno strano senso di intimità. 
Premette le gambe l' una contro l' altra. 
Avrebbe voluto voltarsi e abbracciarlo. 
Lo nascondeva alla perfezione, ma quello che era successo qualche ora prima l' aveva scossa. 
Avere Robb accanto a sè, pronto a difenderla, la faceva sentire al sicuro, protetta. 
E non avrebbe mai potuto pensare che una così bella sensazione fosse allo stesso tempo così sbagliata.
Chiuse gli occhi e qualche istante dopo lo sentì sussurrare.
-Buonanotte, Leonessa- 



 
 
Uno spiffero d' aria improvviso sbuffò nell' orecchio di Robb.
Lentamente il ragazzo aprì gli occhi.
Si mise a sedere e guardò i lembi della tenda.
La luce che filtrava dallo spiraglio era così flebile da non essere quasi percepita.
Non era neanche ancora l' alba. 
Si voltò, ed Euridice era proprio accanto a lui, profondamente addormentata.
I capelli biondi erano sparsi intorno alla sua testa, ed una ciocca le copriva le labbra. 
Istintivamente, Robb la scostò per poterle osservare il viso.
Provò un enorme senso di tenerezza.
Dormiva come una bambina, ed era così innocua, innocente nel suo respiro terribilmente regolare.
Non riuscì a fare a meno di pensare che fosse davvero bellissima.
Spesso aveva sentito parlare nei regni di quanto fosse avvenente nonostante la giovane età. 
Lui stesso aveva potuto constatarlo quando l' aveva vista scendere da quella dannata carrozza a Grande Inverno per la prima volta.
Si sentiva spesso blaterare anche delle tue enormi 'tette imperiali' e di quanto fossero grosse, ed effettivamente non aveva potuto non notarle, nonostante
fosse un galantuomo. 
Dormire accanto a lei, senza neanche poterla sfiorare, era stato davvero difficile.
Aveva fatto fatica a prendere sonno con Euridice al suo fianco. Pensieri inappropriati e voglie lo avevano tormentato tutta la notte.
Le diede un' ultima occhiata prima di provare ad alzarsi. 
Si infilò la tunica e il mantello, gettando tra un indumento e l' altro un' occhiata fugace ad Euridice.
Legò la cintura alla vita e sistemò la spada, fece per uscire per andare a chiedere alla guardia di mandare una donna lì accanto a lei, ma un mugolio lo bloccò. 
-Mmmmmh-
Euridice si stava stiracchiando ancora con gli occhi chiusi.
Robb lo trovò stranamente eccitante. Scosse velocemente la testa e tornò serio.
-Dove stai andando Lupacchiotto?- sibilò Euridice con la voce sfilacciata ed assonata, mentre si rotolava nel letto.
-Per me è ora di alzarsi. Tu però puoi continuare a dormire, se vuoi. Farò venire immediatamente mia madre o qualche donna.- 
-E che cosa hai di così tanto urgente da fare?- aprì definitivamente gli occhi ed osservò Robb. 
-Beh..- Robb non volle dire 'Devo organizzare la Guerra contro la tua famiglia', per cui si limitò a stare in silenzio.
Euridice si tirò su a sedere, e Robb notò i capelli dorati scivolarle dietro la schiena. 
-Bene, a quanto pare sembra nulla. Ieri sera volevi dirmi qualcosa- 
Il Re del Nord si avvicinò, consapevole che se si fosse seduto su quel materasso non si sarebbe più alzato per tutto il giorno. 
Ma lo fece comunque. 
-Volevo dirti che mi dispiace per quello che ti ho detto. Non avrei dovuto farmi sopraffare dalle emozioni. So perfettamente che non hai nulla a che fare con la morte
di mio padre. Ti avrei trattato diversamente con un altro carattere ma, accidenti, sei così irritante a volte...- 
Euridice rise. 
-Lo so. Ma non dare la colpa a me per le tue parole o al mio carattere-
-Non lo farei mai-
-Ma lo hai appena fatto- 
-No non è quell..- Robb si interruppe e ancora una volta non seppe che cosa risponderle. Scosse la testa sorridendo.
-Ad ogni modo, ti chiedo scusa. Spero potrai perdonarmi.- 
Euridice si mise dritta con la schiena e puntò lo sguardo fiero negli occhi di Robb.
-La guerra è guerra. Io lo capisco. Hai fatto un' ottima mossa, lo devo riconoscere. Potresti anche piacermi, se solo non mi facessi controllare tutto il tempo e portassi il nome degli Stark- 
Entrambi sorrisero.
-Ora vai, se devi andare- disse Euridice, attendendo la sua risposta.
Il Re del Nord si limitò ad annuire. 
-Non sei..tanto male come Lannister
Euridice rise.
-E tu non sei tanto male come Stark- 
Robb fece un sorriso sghembo ed uscì dalla tenda con il cuore pervaso da uno strano senso di felicità. 
Era perfettamente a conoscenza che non avrebbe dovuto sentirsi così..bene. 
Era come se si fosse rigenerato, rinato dopo una tempesta piena d' odio. 
-Robb!- la voce di Catelyn tuonò alle sue spalle.
Il Giovane Lupo si voltò e attese che la madre si avvicinasse. 
-Ti stavamo cercando, dove eri finito?-
Robb non rispose, ma si tradì gettando un' occhiata verso la tenda di Euridice, dentro la quale stava entrando una donna. 
Catelyn comprese e si voltò sconvolta.
-Non mi dire che..-
-No!- rispose Robb -Nulla del genere. Sono solo rimasto con lei perchè era impaurita. E non mi fido a lasciarla con nessun altro- 
Evitò di dire alla madre che avevano condiviso il letto. 
-Avrei potuto restare io con lei, o qualche altra donna..- 
Effettivamente era l' idea più plausibile, e sarebbe stato anche il momento giusto per dirle che da quella notte in poi una donna a turno sarebbe dovuta rimanere con lei. 
Però non lo fece. 
-No. Non mi fido io e non si fida lei. D' ora in poi lei dormirà nella mia tenda.- 
Catelyn lo guardò, interdetta ed impassibile. 
-Spero di aver sentito male- 
-Non lo hai fatto. Si sente al sicuro solo con me. E io voglio proteggerla,sai benissimo che dalla sua vita dipendono quelle di Sansa e Arya- 
Catelyn sembrò addolcirsi. 
-Ti avrà rimbabito di parole con quella maledetta lingua Lannister, ti avrà già sogg...- 
-Madre- la interruppe -Devi fidarti di me.- 
-Ma si inizierà a vociferare qua e..- 
-Io sono il loro Re. Nessuno ha il diritto di giudicarmi qui. Solo di obbedire.-
Silenzio. 
-Robb è una ragazza...- Catelyn strizzò gli occhi come se avesse appena bevuto del limone -..è molto bella e standole così accanto sono sicura che non potrai resistere e...- 
-Non si tratta di resistere, madre!- tuonò Robb. 
-E' possibile che tu non faccia altro che attaccare me e anche lei? Lasciaci tregua!- Catelyn rimase interdetta alle parole del figlio, mentre Robb si allontanava 
per raggiungere la cella di Lord Kastark.



Alla fine era stato costretto a liberare Lord Kastark. 
La madre era improvvisamente riapparsa e aveva premuto per la sua liberazione.
Egli aveva spiegato che non si trovava lì per violentarla ma solo per ucciderla, per vendicare il figlio.
Il discorso aveva fatto infuriare Robb al punto di condannarlo a morte, ma Catelyn era intervenuta
Alla fine erano riusciti a trovare una tregua: Lord Karstark e le due guardie sarebbero state lontane da Euridice. Se solo avessero osato anche solo guardarla 
gli avrebbe tagliato la testa per poi gettarla in pasto a Vento Grigio senza alcuna pietà.
Nuove strategie di Guerra erano state decretate, e chissà per quale strano motivo si sentiva in colpa ogni volta che complottava contro i Lannister.
Quasi come se stesse tradendo Euridice. E lo trovò totalmente assurdo. 
Lui li odiava, li odiava dal profondo delle sue viscere. Avrebbe voluto vederli tutti morti, a partire da Joffrey.
Non desiderava null' altro che tenere tra le mani la testa di Tywin Lannister. 
Era una cosa che trovava particolarmente senza senso, quella di sentirsi un po' in colpa, in quanto il pensiero di Tywin morto lo rendeva quasi più felice che vedere Euridice. 
Ma, allo stesso tempo, lo faceva sentire davvero male. 
Provò vergogna per qualche istante e chiese scusa silenziosamente al padre.
-La prima cosa è riavere Sansa e Arya- sibilò, per autoconvicersi -E poi la vendetta-.
Il suo momento preferito della giornata, quello di sdraiarsi accanto a lei e beh, avere reazioni maschili (ma questa era una cosa che fin ora aveva taciuto con tutti), stava arrivando.
Doveva comunicare ad Euridice il verdetto. La madre alla fine aveva avuto la meglio. 




 
Quando Robb le spiegò che cosa alla fine aveva deciso, Euridice non si scompose di un millimetro. 
Rimase semplicemente immobile.
Robb spostò gli occhi freneticamente, agitato, in attesa di una sua risposta.
-Lo immaginavo- fu tutto quello che Euridice fu in grado di dire. 
Il Re del Nord la seguì con lo sguardo. 
- La mia vita per te, in fondo, non conta poi molto, se non come garanzia. Io sono viva, no? La tua possibilità di avere Sansa ed Arya è ancora accesa. Che importa se qualcuno prova a farmi del male.- 
-Non devi neanche pensare una cosa del genere- aveva ribattuto prontamente Robb sedendosi accanto a lei sul letto. 
Euridice sapeva benissimo che cosa stava facendo: cercava di farlo sentire in colpa per vedere se davvero iniziava a tenerci a lei oppure semplicemente era solo un incentivo. 
Non le importava davvero che quei tre fossero uccisi, anche perchè avrebbe voluto levargli la vita lei stessa, sapeva perfettamente che ora lei era in posizione privilegiata rispetto a loro. 
-Non li ho uccisi, ma ti assicuro che pagheranno- 
Euridice non rispose, gli lanciò semplicemente una languida occhiata. 
-Sei un uomo misericordioso, Robb Stark, proprio come tuo padre
Il volto del Giovane Lupo si illuminò. 
-Lo conoscevi bene?- 
La ragazza scrollò le spalle. 
-Non molto, a dire la verità. Ma ho intuito diverse cose dalle nostre poche conversazioni- 
Effettivamente erano state davvero poche, e tra queste, Euridice scelse di raccontargli quella che più le stava a cuore e mai avrebbe dimenticato. 

I vecchi cardini della porta  mugolarono come un gatto di agonia.
Euridice entrò nella cella.
Un odore di muffa e di ferro arrugginito aleggiava nell' aria.
Sarebbe stato tutto completamente oscurato, se non fosse stato per un fuocherello che danzava spensierato sulla torcia appesa ad una parete.
Ned Stark stava piegato su se stesso.
Euridice, grottescamente, pensò assomigliasse ad un fagiolo. 
-Potresti richiedere un' altra torcia- Ned Stark alzò la testa di scatto. -Sono sicura te la concederebbero. E anche se non fosse così, te la porterei io - posò un dito sulle labbra e sorrise.
-Sarebbe il nostro piccolo segreto- 
-Io ne ho fin troppi di misteri- rispose Ned, secco. -Di che cosa hai bisogno?- 
-Risposte- Euridice si avvicinò. -Hai avuto la faccia di affermare che io e i miei fratelli non siamo i figli di Re Robert. Il minimo che puoi fare è darmi delle spiegazioni- Il suo tono non era arrabbiato nè agitato.
Era calmo, quasi in maniera esasperante. 
Ned la osservò a lungo. 
-Con questa scusa vorresti forse incastrarmi?- 
-No. Semplicemente, pensavo di avere il diritto a delle risposte. Hai fatto crollare tutto il mio mondo, la famiglia in cui credevo..non saprei con chi altro parlare- 
Un uomo del Nord dal cuore tenero. 
-Ti prego, spiegami che cosa sai, come lo hai scoperto e perchè ne sei certo. Ho il diritto di sapere chi sia mio padre- 
Ned pensò a Jon Snow, ed immaginò il momento in cui gli avrebbe rivelato l' identità di sua madre, su lui stesso.
Ma ora percepiva quel momento distante anni luce. Chissà se sarebbe riuscito mai a dirglielo, un giorno.
-Il colore dei vostri capelli- esordì Ned, risvegliando l' attenzione di Euridice. 
-Ho controllato sui manufatti che Jon Arryn stava leggendo prima di morire- implicitamente, disse ad Euridice molto più di quanto avesse intenzione di fare.
-Ogni Baratheon ha sempre avuto capelli corvini e schegge di ghiaccio al posto degli occhi. Il loro seme ha sempre prevalso su quello di qualsiasi altra casata.
'Il Seme è forte'. Di generazione in generazione. Mai una variazione genetica da secoli. Tu e i tuoi fratelli avete i capelli biondi. Non è possibile- 
Euridice era sconvolta. 
-E se fosse davvero una variazione genetica, uno scherzo del caso?- 
Ned scosse la testa.
-Il Seme è forte- ripetè. 
La ragazza esitò qualche secondo, prima di rispondere.
-Stai rischiando davvero molto con queste affermazioni. Joffrey non vede l' ora di esporre la tua testa su una picca.- 
Ned tenne alto lo sguardo, senza rispondere.
-E pensi che mio padre sia mio zio, Jaime Lannister?- la domanda le premeva nella mente sin da quando era entrata.
-Si- rispose flebilmente.
-Ne sei certo?- 
-Non del tutto, non conosco la vita..privata di tua madre. Ma è probabile. I tuoi capelli sono chiari, come quelli dei Lannister- 
La tensione che si generò poteva addirittura essere tagliata con un coltello. 
-Grazie, Ned. Ti prometto che queste informazioni non usciranno dalle mia bocca. I tuoi segreti sono al sicuro, con me- 
Ned esitò qualche istante, poi rispose con un' altra domanda. 
-Sei perfettamente calma. Non ti sconvolge neanche un po' sapere che forse tuo zio è anche tuo padre?-
La ragazza sorrise. 
-A dire il vero no. E' la tua parola contro la nostra. E anche se fosse, non ne sarò mai del tutto sicuro. Ci sono cose che non mi tornano. Cose che mi appartengono.-
Euridice si alzò e fece per andarsene, ma si bloccò prima ancora di fare il passo.
-Sei un uomo d' onore, Ned Stark-  disse, in tono solenne.  -Ma l' onore in questo mondo non salva. L' onore condanna.


Robb ascoltava con interesse e commozione ogni parola che scivolava fuori dalle labbra di Euridice.
Avrebbe tanto voluto piangere, poter ricordare suo padre e compiangerlo.
Era lampante.
-Giuro, sei la prima persona alla quale rivelo l' incontro tra me e tuo padre- 
Robb la osservò.
-Hai avuto altre conversazioni rilevanti con lui?-
Euridice appoggiò la schiena sulla testata del letto, concedendosi tempo per pensare.
-No, niente di importante. Oh sisisi, ecco!- esclamò alzando l' indice e tirandosi nuovamente su. 
Robb inarcò un sopracciglio e sorrise, trovando Euridice divertente e un po' fuori dagli schemi per essere una Principessa.
Aspettò qualche secondo e poi parlò. 
-Quando è venuto a ringraziarmi per aver salvato la vita del metalupo di tua sorella-
Robb spalancò la bocca per lo stupore, mentre protendeva le labbra in un sorriso.
-Oh, davvero l' hai fatto?-
Euridice annuì, sorridendo. 
-Sapevo che il metalupo era stato salvato, mio padre lo aveva scritto in una lettera qualche giorno dopo, ma non avevo idea fossi stata tu a farlo- 
-Beh, è bastata solo una buona capacità oratoria e qualche moina da brava principessa- rispose Euridice, facendo chiaramente finta di vantarsi.
Robb rise.
-E, beh, anche soddisfando Re Robert in certe maniere...- 
Robb cessò di ridere e il silenzio li avvolse.
I due continuarono a fissarsi, fino a quando sulle labbra di Euridice comparve un sorriso e il suo corpo iniziò a sobbalzare dalle risate che stava trattenendo.
Infine non ce la fece più e scoppiò a ridere davanti ad un Robb interdetto.
-Sei proprio un credulone, Stark, dovresti vedere la tua faccia- Euridice continuò a ridere a crepapelle, piegandosi in avanti. 
Robb spalancò la bocca, emise un -oh- e poi seguì Euridice a ridere. 
Probabilmente era vero, la risata è contagiosa, perchè per dei minuti. 
Poi, trascorsi, iniziarono a calmarsi.
Euridice si portò una mano vicino agli angoli degli occhi, per levarsi le lacrime che, dalle risate, si erano formate e non erano scese.
Robb non smise un secondo di osservarla, invece, con un sorriso dipinto sulla bocca. 
Quando Euridice si voltò e si accorse dello sguardo indiscreto di Robb, egli impiegò qualche istante, prima di realizzare ed abbassarlo.
-Bene- disse il Giovane Lupo. Alzandosi, sfregò le mani contro la pesante tunica.
-Credo si sia fatto tardi, dobbiamo entrambi riposare, ci aspettano dure giornate- 
-Oh, beh, il mio stare seduta perennemente a leggere in attesa che qualche Lannister venga a salvarmi non è che poi mi provochi tutta questa stanchezza- 
Robb sorrise, ancora una volta. 
-Puoi uscire e fare quello che vuoi, non sei una carcerata- 
-Se non ricordo male sono un ostaggio--
Il Giovane Lupo non rispose. 
-E ora fuori che devo cambiarmi- lo scacciò scherzosamente Euridice. 
Effettivamente stava succedendo qualcosa di strano.
Inusuale. 
Qualcosa che non accadeva da ormai troppo tempo, così tanto che le persone non avrebbero potuto nemmeno immaginarlo.
Chissà, forse questa volta il lupo e il leone non si sarebbero azzannati la gola a vicenda. 






Angolo Autrice. 
Salto la parte dei convenevoli e arrivo subito a quella in cui vi chiedo immensamente scusa per il mio ritardo!
Non aggiorno da mesi, me ne rendo conto, ma quest' anno mai mi sarei aspettata una simile tortura da parte della scuola.
Non ci fanno neanche respirare çç
Anyway, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Cercherò di aggiornare il più presto possibile, lo prometto!
Nel frattempo spero in una vostra recensione, è molto importante per me!
Grazie mille e a presto!


 
 

 
 

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Capitolo 5
*** V- Hardhome. ***



Five.


-Quindi tu mi stai dicendo che siete riusciti ad attirare Sansa nelle cripte e poi a spaventarla a morte?- 
Euridice trattenne una risata, mentre Robb, sul punto di scoppiare, annuì silenziosamente. 
La ragazza battè le mani e, sorridendo, rispose -Accidenti, come diavolo ho fatto a non pensarci prima, mi sono sforzata tanto per spaventarla quando bastava semplicemente un luogo buio per farla urlare!- 
-Oh, quindi quando ancora eri ad Approdo del Re ti divertivi a spaventare mia sorella?-  Robb si ricompose, ma il suo tono decisamente non era duro. 
-Solo quando mi annoiavo, ma di certo non si può dire che sia stata io a maltrattarla.- 
Il Giovane Lupo corrugò la fronte in un' espressione più seria; gli occhi si fecero severi.
-Le fa del male continuamente, vero?- domandò. 
Non era necessario pronunciare il suo nome a voce alta. 
Euridice tenne alto lo sguardo e  il battito del cuore di Robb accelerò.
-Non da quando io e mio zio la proteggiamo.- 
Il Re del Nord aveva, per una manciata di secondi, temuto il peggio.
Si aspettava di udire chissà quale atrocità e di aver rovinato, con quella maledetta domanda, l' intera giornata. 
Le parole che quasi distrattamente erano scivolate fuori dalla bocca di Euridice lo avevano invece piacevolmente sorpreso.
Ma non rassicurato.
-Ma tu non sei più là- 
Euridice piegò le braccia e rivolse i palmi verso l' alto. 
-Beh, ringraziati- 
Robb si morse un labbro. 
-Intendo dire che ora c'è solo tuo zio a proteggerla.. un..- 
-Nano?-
Euridice lo guardò muovendo leggermente la testa ed accennando un sorriso.
Robb la trovò particolarmente adorabile, e per un istante si concentrò sulle fossete della ragazza invece che sul destino della sorella. 
Il senso di colpa, però, lo riportò in sè. 
-La portata del suo braccio non ha nulla a che vedere con quella del suo cervello-  continuò  -Credimi, è più potente di quanto tu possa immaginare.-
Il Giovane Lupo provò un senso di sollievo, quasi come se un masso di enormi dimensioni gli fosse appena stato rimosso da sopra il cuore. 
-Che cosa le ha fatto?- pronunciò, sempre con tono severo.
Euridice lo osservò, poi si fece più vicino. 
-Nulla che tu voglia sapere.- 
-Si che voglio saperlo-  tuonò il ragazzo.
-Te l' ho appena chiesto.- 
Un pesante silenzio, cupo quanto la notte, calò all' interno della tenda. 
-La maltrattava ed umiliava continuamente. Una volta l'ho sorpreso mentre le puntava un coltello ad una coscia minacciandola.-
Una serie di brividi percorse la schiena di Robb.
Rabbia, orgoglio, stupore.. che cos' erano?
Come aveva potuto permettere che la sua famiglia, sangue del suo sangue, si riducesse in quel mondo?
Sua madre era in pena per Arya dalla morte di Ned, e lui ancora non le aveva saputo dare delle risposte.
-Subito gli ho intimato di mettere giù quell' affare, ma lui mi ha ignorata. Allora gli ho tirato uno schiaffo così forte che non solo gli ho fatto cadere il coltello, ma addirittura è stato costretto a portare una benda sull' occhio per un paio di giorni- 
Euridice rise e Robb ebbe la sensazione di trovarsi davanti ad un fuoco caldo. 
Quello era l' effetto che la ragazza gli faceva tutte le volte che rideva
L' enorme camino a Grande Inverno,  la musica dei banchetti, il maiale che veniva servito,  Arya che tirava la mollica del pane a Sansa 
e per un breve intervallo di tempo desiderò trovarsi nella sua stanza a casa, nella sua vera casa, sotto le coperte, abbracciato a lei. 
-L' ho protetta fin  da quando mi sono resa conto che da sola non ce l' avrebbe fatta.-
Euridice era tornata seria, e Robb non esitò ad imitarla. 
Nessuno dei due seppe che cosa dire per degli attimi che al ragazzo sembrarono lunghi quanto una vita terrena. 
-Io lo ucciderò, lo sai questo, vero?- il tono di Robb pareva, come al solito, deciso e sicuro. 
Euridice alzò la testa lentamente, mantenendo sempre quell' atteggiamento fiero tipico di lei che il Re del Nord ammirava silenziosamente. 
-Certo che lo so. E io non ti fermerò.
Robb la osservò, persa nei suoi pensieri. 
Qualcosa da lui pronunciato l' aveva turbata. 
-E' tutto a posto?- 
-Si- Euridice rispose prontamente, senza neanche dare il tempo a Robb di aggiungere altro. 
Era chiaro che nascondesse qualcosa, sebbene tentasse di offuscarlo. 
-Se questo è il tuo modo di mentire, allora, Euridice Baratheon, sei davvero una pessima bugiarda-
La ragazza emise un verso di scherno, per poi assumere un ghigno beffardo. 
-Non sfidarmi, Robb Stark, non vuoi sapere di che cosa sono capace- 
Il Giovane Lupo la guardò estasiato. 
-Forse.- 
Euridice sorrise, poi sviò l' argomento. 
-Approdo del Re è crudele. Sopravviere è difficile-  fece una breve pausa nella quale sospirò.
-Specialemente per chi viene da fuori ed è puro di cuore come Sansa- 
Robb puntò lo sguardo verso il letto dietro la ragazza. 
-Tu lo fai da sempre- 
-E' diverso-  rapidamente  -Io sono nata ad Approdo del Re, mi hanno insegnato a giocare al gioco dei troni prima ancora di insegnarmi a parlare-
Egli alzò gli occhi e li immerse in quelli della ragazza. 
-Il Gioco dei Troni?- domandò, inclinando la testa con fare ironico. 
Euridice sorrise come se stesse provando compassione per lui. 
Fece qualche passo e si avvicinò al ragazzo.
Il battito del cuore di Robb accelerò, ma riuscì a contenersi e a non arrossire.
-Hai capito bene, il Gioco dei Troni-  fece scorrere lentamente lo sguardo sul volto di Robb, che, incuriosito, l' ascoltava. 
-Si gioca solo a quello, ad Approdo del Re; è il passatempo preferito di tutti i nobili. Uomini corrotti ed avidi di potere prima si abbracciano e poi si accoltellano alle spalle, persone spariscono, segreti vengono rivelati. A volte viene anche tirata in mezzo qualche puttana, e poi sì, il gioco è fatto. Le pedine sono pronte. 
Ognuna viene utilizzata da differenti personaggi, ma tutte vengono mosse da un enorme burattinaio che regge le fila del loro destino, perchè lo sai anche tu che il più forte vince. Sempre. Lo scopo è uno solo, nonostante tutto, nonostante tutti: il Trono.  E nessuno si fermerà fino a quando non lo avrà ottenuto. A qualsiasi costo. - 
Robb continuò ad ascoltare, paralizzato sia dalle parole di Euridice che dal suo tono di voce più sottile di un filo di seta, ma deciso come quello di un guerriero.
-Mia madre una volta mi disse che non ci sono vie di mezzo, o si vince o si muore, ma io penso esista una cosa ben peggiore, addirittura peggiore di tutti i giocatori: diventare come loro per sopravvivere.- 


Robb accartocciò un foglio di carta assumendo un' espressione rabbiosa.
Contorse le labbra e corrugò la fronte; poi si alzò dalla sedia di legno sulla quale stava seduto. 
-Non possiamo assolutamente permetterci di perdere altri uomini- appoggiò le braccia tese sul tavolo e puntò gli occhi sull' enorme cartina che gli stava davanti. 
-Stiamo vincendo questa guerra, ma allo stesso tempo la stiamo perdendo- altri lo stavano osservando mentre, in quella fredda stanza a Delta delle Acque, si tessevano i fili del loro destino. 
Sentì però soltano la presenza della madre, che lo squadrava confusa per la frase pronunciata poco prima. 
-Mio Re, le guerre contro i Lannister sono ardue, è vero- Edmure Tully sospirò pesantemente, poi riprese la parola  -Ma le stiamo vincendo. Senza alcun dubbio. Ritengo che impiegare tutte le nostre forze per compiere attacchi notturni ai soldati dei Lannister sia inopportuno. -
Robb sentì la rabbia ribollirgli dentro come la lava di un vulcano. Proprio lui pronunciava quelle parole. 
Edmure Tully. Suo zio. Colui che si era fatto scappare la Montagna da sotto il naso e aveva perso più di cinquanta uomini per tornare a casa a mani vuote. 
Che ne sapeva lui della guerra? Della strategia? Delle cose giuste o sbagliate? 
Se avesse svolto bene il suo compito in quel momento avrebbero avuto tra le mani la Montagna. Tywin Lannister avrebbe pagato qualsiasi prezzo pur di riavere indietro quella bestia da combattimento. Gli avrebbe restituito le sue sorelle. E Euridice sarebbe rimasta lì con lui ancora per un po'. 
Avrebbe guadagnato del tempo insieme a lei, tempo per tenerla ancorata a lui. 
Ormai non si sorprendeva neanche più quando pensava a lei in quella maniera. Non sapeva esattamente che cosa stesse accadendo dentro di sè, ma era certo di non  volerla lasciare andare via così facilmente. Ma il tempo stava per scadere. Avrebbe dovuto lasciarla andare, invece. E anche molto presto. 
-Quella contro i Lannister non è l' unica guerra che stiamo combattendo- per un attimo la voce di Robb fu pervasa da uno strano accento che denotava dolore. 
-Maege Mormont e Lord Glover stanno distribuendo le lettere ai Lord del Nord rimasti per riottenere Moat Cailin. Per liberarla dagli Uomini di Ferro- il suo tono fu impassibile. 
-Maledetti- sibilò tra sè e sè pensando a Theon. 
-Ma, se davvero ci tieni tanto a parlare dei Lannister, io non sono convinto della nostra posizione di vantaggio.-
Edmure Tully schiuse la bocca per rispondere, ma fu interrotto da Robb che riprese immediatamente da dove aveva terminato la frase.
-Sai che cosa mi farebbe sentire vincitore? Avere la Montagna! Ma non l' abbiamo..- attese qualche attimo, assorto tra i suoi pensieri. 
Il mento gli tremava a causa della rabbia, e forse, anche per delle lacrime che tratteneva dentro da sempre. 
Sbattè i pugni violentemente sul tavolo facendo sobbalzare tutti i presenti. Catelyn lo guardò spaventata e profondamente turbata. 
-E se siamo in questa situazione è solo a causa tua! Non abbiamo niente, niente!- urlò Robb furioso. 
Edmure questa volta non provò nemmeno a pronunciare una parola: abbassò la testa e stette in silenzio. 
-Non è vero che non abbiamo niente- disse Catelyn Stark, risorgendo dal silenzio in cui sembrava essersi rifugiata dall' inizio della conversazione.
-Abbiamo la ragazza Lannister.-
Robb si sentì pizzicato nel profondo, e provò uno strano senso di segretezza. 
-E' l' ultima occasione per riavere indietro le tue sorelle.. o meglio, Sansa-  disse Brynden Tully. 
Questa volta la sensazione che Robb provò non fu positiva, si sentì un uomo decisamente poco onorevole. 
Chiuse gli occhi quasi come se lo avessero pugnalato. 
-Hai mandato la richiesta di riscatto, non è vero?- continuò Brynden. 
Robb attese una manciata di istanti, prima di pronunciare un -No- deciso. 
Il suono di quel 'No' non rispecchiava affatto il modo in cui nella sua testa lo aveva immaginato: sarebbe dovuto essere flebile, insicuro, sfilacciato.
Ma lui era un uomo del Nord, abituato al gelo. Non avrebbe mostrato un personale tentennamento nemmeno sotto tortura. 
Brynden Tully si portò la mano sul volto, mentre Edmure non si mosse, quasi come se ancora stesse scontando la pena per il suo fatale errore.
Catelyn Stark sbarrò gli occhi, furiosa. 
-Robb.. adesso stai davvero esagerando.-  non stava gridando, ma dalla sua voce trapelava un' enorme quantità di rabbia. 
-Si tratta di riavere indietro tua sorella Sansa, di sottrarla dalle grinfie di quella maledetta Cersei.. possibile che tu non riesca a capire che l' incolumità di 
tua sorella sia più importante di una stupida cotta da ragazzini? Per il nemico, per giunta!-
Sua madre aveva il dono dell' autocontrollo. 
Lo aveva tenuto nascosto sino a quel momento, ma a quanto pareva lo possedeva. Eccome. 
Il Re del Nord avrebbe potuto mentire, dire una frottola e salvarsi.
Avrebbero tutti dovuto credergli, lui era il loro sovrano, la famiglia a cui avevano giurato fedeltà e con cui erano anche imparentati, gli Stark. 
Ma proprio perchè era uno Stark non fu in grado di mentire. 
Rispose semplicemente con un' altra domanda. 
-Per quale motivo ce l' hai tanto con lei?- l' autocontrollo non era invece il suo forte. 
-Per la stessa ragione per la quale anche tu dovresti avercela.- 
Le sue parole lo spiazzarono. 
-Una volta avevi detto che avresti voluto la pace, che nulla avrebbe potuto riportare indietro tuo marito, mio padre, e tutti gli altri caduti. - 
Sospirò lievemente.
-Avevi detto di non volere altre morti- 
-Non si tratta di morti qui, non sto cercando di punire Euridice per l' uccisione di tuo padre, sto semplicemente cercando di riavere mia figlia.- 
-Tu invece una volta hai detto che l' unica pace che avresti proposto ai Lannister sarebbe stata la lama della tua spada- la voce tonante del Pesce Nero ruppe il 
silenzio in una maniera quasi scenografica. 
Catelyn fece qualche passo verso Robb. 
-Non ti riconosco più, figlio mio- lo guardò con occhi vacui ed acquosi, mentre schiudeva le labbra in un' espressione carica di compassione.
Posò poi le sue mani sottili sul volto pungente di Robb. 
-Che cosa ti sta succedendo? Che cosa ti sta facendo?- la voce si fece più aspra. 
-Non sta accadendo nulla- rispose, liberandosi dalla presa della madre. 
-Scriverò le mie condizioni oggi stesso. Ve le farò leggere, dopodichè manderò un messaggero ad inoltrarle. Questo è quanto.-
Cercò di congedare la famiglia della madre in maniera del tutto disinteressata, tuttavia non fu così semplice. 
-Edmure, Catelyn, potreste lasciarmi solo qualche istante con il Re?-
Robb tornò a sedersi sulla sedia -più trono che sedia- su cui era adagiato inizialmente, appoggiando il gomito sinistro sul bracciolo e coprendosi la bocca con la mano. 
Catelyn ed Edmure si lanciarono un lungo sguardo, dopodichè uscirono dalla cupa stanza, che sembrava addirittura più grigia del cielo plumbeo che da giorni incombeva su Delta delle Acque. 
-Sta a sentire, sei il mio Re, e ti riconosco e rispetto come tale, ma prima di questo, sei mio nipote.- 
Robb lo osservò dubbioso sollevando la testa per poter cogliere meglio le sfumature velate delle parole di Brynden. 
-E io non sono nato ieri, ragazzo mio, ho capito perfettamente la situazione. Ti sei invaghito della ragazza Lannister.
Il cuore del Giovane Lupo accelerò improvvisamente, e l' emozione tradì il suo volto. 
Brynden, sebbene fosse spesso un uomo serio, si lasciò scappare un sorriso. 
-Non ti biasimo, ragazzo, è bella : ah, la bellezza di Castel Granito! Tanto spietati quanto belli!- 
Il Pesce Nero sembrò perdersi un istante tra i suoi pensieri, ma poco dopo tornò alla realtà continuando a parlare.
E' Intelligente, addirittura una guerriera, e, soprattutto, un' abile manipolatrice. Se nasci leone non muori lupo. 
Per me potete fare quel che volete, voi due, sei il mio Re, e non mi permetterei mai di impicciarmi nella tua vita privata. Ma, in quanto tuo prozio e uomo che ha scelto di stare dalla tua parte, mi sento in dovere di dirti alcune cose.- 
Robb attese, in trepidazione, che il Pesce Nero parlasse. 
-Prima di essere Robb Stark, l' erede di Grande Inverno e tutto il resto tu sei un Re. E il Re deve pensare al suo popolo. Sempre. Ma ancora prima viene la famiglia. Non vuoi riavere tua sorella, mh?- 
Il Giovane Lupo non rispose; desiderava che quella conversazione finisse al più presto, per cui decise di farlo proseguire.
-Fa' quello scambio. Fallo e non constringermi a prendere in mano la situazione. Passa tutto il tempo che vuoi con lei, divertiti, se va sia a lei che a te, la cosa che non devi fare è una sola: innamorarti.- 
-Sei il Re del Nord, un ribelle agli occhi di chi siede al Trono di Spade. Non puoi innamorarti, non del nemico. Il Lupo e il Leone si azzannano, non si amano. E' così che funziona, da queste parti- 
Robb osservò il Pesce Nero dritto negli occhi, sebbene questi fossero diventati piuttosto lucidi, senza mai abbassare lo sguardo. 
-Ti ringrazio per i tuoi leali consigli- disse infine il Giovane Lupo. -Come ho detto scriverò le mie condizioni oggi stesso- 
Fece poi qualche passo e si avvicinò al Pesce Nero. 
-Ma agite alle mie spalle, fate anche solo un passo falso e vi decapiterò. Non importa di chi si tratti. Abbiamo già perso lo Sterminatore di Re. Non voglio perdere l' ultima garanzia che mi è rimasta- 
Robb si sentì incoerente, e questo fece si che provasse un senso di repulsione verso se stesso. 
Brynden Tully annuì. 
-E' questo ciò che voglio da un Re del Nord. Lealtà. Giustizia.- 
Fece un cenno a Robb e si congedò. 
Rimasto solo con i suoi pensieri, il Giovane Lupo si sentì più confuso di prima. 
Si sfregò le mani sulla faccia cercando di fare chiarezza. 
Suo padre lo aveva cresciuto imprimendogli il valore della giustizia. 
Ma gli aveva insegnato anche ad essere misericordioso, ad amare. 
'Famiglia, Dovere, Onore' era il motto dei Tully. 
Mandare quelle condizioni corrispondeva a salvare la sua famiglia, a salvare Sansa. 
E anche ad adempire al suo dovere. 
Ma l' onore... quale onore? Un lupo che addirittura si fermava a pensare se era più giusto salvare Sansa o tenere con sè Euridice, una Lannister... 
Dov' era finito il suo onore? Era mai esistito? O si era nascosto nei più profondi meandri della sua anima?
Si vergognò di se stesso.
Euridice lo faceva sentire bene, non c' era una spiegazione, lo faceva e basta. 
Se non fossero stati nemici, e lei avesse vissuto a Grande Inverno, probabilmente l' avrebbe amata. E forse anche sposata.
Ma quel nome, Lannister, quel maledetto sangue che le scorreva nelle vene gli impediva di farlo.
Famiglia prima di tutto.
Spalancò le enormi porte di legno grezzo e disse ad una guardia di farsi portare carta, penna d' oca ed inchiostro.
Il sangue prima di tutto. 
Si sedette al tavolo tenendo teso il foglio con la mano sinistra.
Il dovere prima di tutto. 
Intinse la penna d' oca nel boccetto d' inchiostro ed iniziò a scrivere.
La lealtà prima di tutto. 

Quando terminò posò la penna sul tavolo quasi come se fosse esausto. 
Poi rivolse lo sguardo verso il grigio piombo che spegneva il sole. 
Pensò che effettivamente rifletteva alla perfezione il suo stato d' animo. 
Le guerre imperversavano e dilaniavano il paese, il suo popolo, e lui non riusicva a fare a meno di pensare ad Euridice e al suo destino.
Ma i giochi erano fatti: le condizioni erano state messe nero su bianco.
Non si tornava indietro.
La parte difficile era stata portata a termine. 
Solo, Robb non immaginava che sarebbe stato complicato fare tutto il resto. 



 

Quella sera Robb non si presentò nella tenda. 
L' ora era tarda, ma fuori c' era ancora un gran baccano.
Il Giovane Lupo più volte le aveva ripetuto che avrebbe potuto tranquillamente uscire e provare a 'vivere', ma lei non si era mai sentita pronta a farlo.
A dire il vero, non voleva.
Non era la sua gente, quella.
Lei non avrebbe gradito la loro compagnia, e loro non avrebbero gradito la sua.
Era una reciprocità che, a parere suo, andava rispettata. 
Simpatia per Robb o meno, lei rimaneva una Lannister. E un Leone non si mescola con le pecore, esattamente come non gli importa della loro opinione. 
Mai avrebbe rinnegato il suo nome, indipendentemente da chi fosse davvero suo padre. 
La strana donna che Robb aveva incaricato di rimanere con lei sino al suo ritorno continuava ad intrecciare una ghirlanda in modo impreciso -ma così poco preciso- che Euridice dovette distogliere lo sguardo per non innervosirsi.
Riflettè un istante per rimembrare dove avesse visto quel genere di 'coso'. Ma certo! Il libro che Pycelle le aveva dato molto tempo fa riguardo le antiche tradizioni. 
Si trattava di un simbolo, un' invocazione ad una pronta guarigione per una persona cara e in condizioni gravi.
Una cosa del genere, pensò. 
Evidentemente la donna aveva qualcuno in fin di vita che le stava molto a cuore. 
Tuttavia Euridice non chiese nulla. 
Colei che aveva davanti aveva la mole di un uomo e molto probabilmente era una guerriera: lo si vedeva dalle cicatrici lungo le braccia.
Non che avesse paura che potesse farle qualcosa -sarebbero state due guerriere, in tal caso- , anche perchè Robb l' avrebbe uccisa senza battere ciglio se solo le avesse fatto un graffio. 
Semplicemente non aveva voglia nè di discutere nè di consolare qualcuno. 
Il pensiero che Robb ancora non si trovava con lei la rendeva nervosa. 
Di solito stava fuori per parecchio tempo, poi, alla sera rientrava nella tenda, tutto serio ed imbronciato, e si levava il mantello;
E togliendoselo, rimuoveva anche la maschera dell' uomo freddo e burbero che aveva indossato durante la giornata per essere semplicemente se stesso. 
Robb le scaldava l' animo, non avrebbe voluto trovarsi in nessun altro posto.
E, più quel pensiero le lambiva la mente come un fuoco ardente, più la faccenda si rendeva preoccupante. 
Euridice osservò le mani callose e ruvide della donna intrecciare male per l' ennesima volta un filo, e, dopo aver assunto un' espressione di disgusto, non ce la fece più.
-Sono molto stanca, vorrei riposare. Puoi andare.- 
La donna alzo il volto rivelando delle pesanti rughe che le solcavano gli occhi; la ragazza pensò che molto probabilmente prima non le aveva notate perchè erano coperte dagli spessi capelli grigiastri. 
-Re Robb mi ha ordinato di rimanere qui con te fino al suo ritorno,- 
Euridice si irritò. 
-Re Robb non è qui. E, se non erro, ha anche detto che chiunque oserà ferirmi sarà punito con la morte. Esci da questa tenda o giuro che gli dirò che hai provato ad uccidermi, e ti ricordo che io sono un' ottima bugiarda..- 
La donna sbarrò gli occhi spaventata e fuggì senza dire una parola. 
Sul volto di Euridice si delineò un sorriso compiaciuto: era sempre stata brava a ingannare le persone. 
Si sedette sul letto e, inevitabilmente, non potè fare a meno di rimembrare la sua vita ad  Approdo del Re. 
Per anni aveva odiato quel posto, sebbene la facesse sentire potente e protetta.
Lei era la principessa, nessuno avrebbe potuto farle del male. 
Una sola persona, sebbene lo avesse sempre nascosto alla perfezione, non la faceva sentire sicura, e Robb glielo aveva fatto tornare alla mente proprio poco prima, ma quella era una situazione che apparteneva al passato, quando ancora non aveva sapeva imbracciare nemmeno un arco.
Questo, però, non le impedì di ricordare. 

La festa del suo nono compleanno era appena giunta al termine. 
Re Robert e Cersei le avevano regalato un violoncello ,fatto dal migliore assemblatore di Approdo del Re, per fare si che continuasse a coltivare il suo amore per la musica. 
Tywin, quella stessa sera, le aveva promesso che presto le avrebbe insegnato a suonare la ballata della loro casata, The Rains of Castamere. 
-Dovrai imparare a suonare le note che celebrano la tua casata, la più forte di tutti i tempi.-
Si era poi abbassato, raggiungendo dunque la sua altezza. 
-Tieni sempre bene a mente che fai parte di essa.- le aveva detto con il suo tono deciso ed impassibile. 
I più importanti Lord e amici della corte avevano presenziato, tutti l' avevano riempita di doni e complimenti. 
Sua madre e suo padre avevano riso a crepapelle, come se tra di loro non ci fossero mai stati problemi, e lei non si era mai sentita così felice e fortunata.
Poi Joffrey era entrato di soppiatto nella sua stanza. 
-Ti hanno riempito tutti di complimenti questa sera- dietro la sua schiena nascondeva qualcosa.
Sul volto aveva dipinto un ghigno beffardo, quello che aveva quando stava per combinarne una.
Aveva quasi sette anni, ed era già incredibilmente crudele con ogni essere vivente sulla terra. 
Euridice, irritata, cercò subito di scacciarlo. 
-Chi ti ha dato il permesso di entrare, parassita? Esci immediatamente prima che ti faccia andare via a pedate nel sedere- detto ciò, la bambina riprese a riordinare i regali di compleanno nell' enorme baule in legno.
Joffrey continuava a sibilare cose strane a bassa voce, come se stesse parlando con qualcuno: questo richiamò l' attenzione di Euridice. 
-Che cos' hai dietro la schiena, Joff? Fammelo vedere- provò ad avvicinarsi, ma non ebbe neanche il tempo di farlo. 
-Vediamo se poi ti compiangeranno quando non ci sarai più-  tirò fuori da dietro la schiena una candela, e senza neanche pensarci appoggiò la fiamma sul vestito di Euridice.
Il fuoco divampò su tutta la veste. 
Euridice si dimenò e gridò aiuto, mentre Joffrey la guardava, estasiato. 
Cersei pensò di essere arrivata troppo tardi, e buttò su di lei la prima caraffa d' acqua trovata, mandando prontamente delle serve a prendere altre brocche.
Mentre attendeva pensava che Euridice ce l' avrebbe fatta, ma il suo corpo sarebbe stato segnato per sempre.
Quando finalmente il fuoco si spense, Cersei la prese tra le braccia sotto gli occhi, increduli, di Joffrey. 
-Che cosa hai fatto?- gridò furiosa verso il figlio.
Lui si limitò a fissare Euridice, sull' orlo dall' esplodere per la rabbia.
Cersei le alzò il vestito.
Nessuna ustione. Neanche una piccola bruciatura. 
Fu data la colpa ad un serva innocente per nascondere la perfidia di Joffrey, e da qui le controversie tra madre e figlia iniziarono.
Cersei, non appena vide il corpo illeso, sbiancò.
La Regina fece in modo che ciò che era accaduto rimanesse rinchiuso tra quelle quattro mura. Le serve sparirono misteriosamente. 
-Non dire nulla, Euridice, fallo per la vita della mamma e soprattutto per la tua. Se rivelassimo qualcosa, saremmo in serio pericolo. Tutte e due. E tu non vuoi morire, vero mio piccolo tesoro?-
Così aveva comprato il silenzio di una bambina di nove anni.
Poche persone seppero ciò che era successo. 
E' un fardello che solo i Lannister portano. 







Angolo Autrice. 
Come sempre, meglio tardi che mai. 
La questione è sempre la scuola, mi opprime quest' anno çç
Anyway, finalmente il primo segreto della ragazza è stato svelato.
Elaboro questo personaggio da anni, intorno a lei ho costruito castelli e teorie che manco fossi un muratore!
Eheh, scherzi a parte, spero che il capitolo vi piaccia. 
Recensite, mi raccomando! ;)
 A presto!

 

 

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Capitolo 6
*** VI- Secrets. ***




Six.


 
-Queste condizioni sono più che generose- Lord Bolton lanciò un' ultima occhiata al foglio impregnato di inchiostro prima di riporgerlo a Robb. 
-Tengono in ostaggio tua sorella da molto tempo, mio Re, e inoltre sembra che la maltrattino- 
Robb sentì dentro di sè montare una rabbia incontenibile. 
Tuttavia fu piuttosto bravo a controllarla, limitandosi solo a fare trapelare qualcosa dal suo sguardo. 
-Euridice viene qui adeguatamente trattata. Un semplice scambio non vi farà guadagnare nulla.- 
-Mi farà riottenere Sansa, e se non erro è ciò che più ci sta a cuore ,attualmente. - rispose Robb piuttosto scocciato. 
Lord Bolton rimase impassibile. 
-Certo-  si avvicinò un poco al Re del Nord -Ma quello che io intendo dire è che non ne trarrete alcun vantaggio, non so se mi spiego. - 
-Temo di no.- 
Lord Bolton prese un enorme respiro. 
-Tywin Lannister tiene molto al nome della sua famiglia, è ciò che per lui conta di più al mondo. Piuttosto che abbandonare un Lannister nelle mani di un' altra casata si taglierebbe un braccio.- 
Robb continuò ad ascoltare, intento a capire dove volesse arrivare Lord Bolton. 
-Euridice Baratheon è ormai un personaggio troppo importante per Approdo del Re. Il popolo la vede come una salvatrice. E inoltre è una Lannister. Tywin pagherebbe qualsiasi prezzo per riaverla indietro.- 
-Quindi che cosa proponi di fare, Lord Bolton?-
Robb non era realmente interessato alla conversazione, ma si sentiva in dovere di rispondere adeguatamente. 
-Chiedere di più. Una resa immediata, la restituzione della spada di tuo padre, l' indipendeza del Nord, di nuovo.-
Fece una breve pausa.
-Con sua nipote di mezzo, sono sicuro la otterrete una volta per tutte.- 
-Dovrò pensarci prima, Lord Bolton- rispose avvicinandosi alla brocca del vino.
-La mia era solo un' idea, Vostra Grazia, ma ricordate, il tempo scorre e la guerra non è finita.- 
-Ne sono consapevole. Ma nulla è semplice..- 
-Certo, mio Re. Ma non fatevi ingannare da chi avete davanti, immagino conosciate le varie storie che circolano su di lei, oltre quelle positive..- 
Robb alzò la testa di scatto, quasi come se si stesse parlando della sua persona. 
-Quali storie?- domandò con un tono più duro della pietra. 
Lord Bolton trattenne a stento un' espressione annoiata. 
-Pare che lei e la Regina Madre nascondano un segreto. Qualcosa che è accaduto molto tempo fa.- 
-Di che si tratta?- 
-Nessuno ne ha idea. Si sa però con certezza che accadde qualcosa durante un compleanno della Principessa, quando ancora era una bambina. Che cosa successe, però, ovviamente, non è dato saperlo.-
Trascorse parecchio tempo prima che Lord Bolton ricominciasse a parlare.
Il Giovane Lupo non seppe che cosa pensare. Sentiva la sua mente vuota, leggera. Il nulla si era impossessato della sua testa. 
-Ovviamente queste sono solo dicerie, Maestà, io non vi farei poi molto affidamento, ma ritenevo giusto voi le sapeste.- 
Robb lo osservò per qualche istante, poi annuì distrattamente. 
Lord Bolton si congedò e il Re del Nord rimase solo con i suoi pensieri. 
Portò il calice alla bocca e fissò l' enorme cartina geografica davanti a lui. 
Ciò che gli era appena stato detto non era nulla di tragico. 
Cersei Lannister e Euridice, madre e figlia, avevano un segreto. 
Che cosa c' era di strano? Tutti avevano segreti con le proprie madri. 
Ciò che era accaduto quel giorno non poteva essere nulla di così sconvolgente, considerando che Euridice era solo una bambina. 
Robb non era scosso da quella notizia, tutt' altro. 
Si sentiva ancora più legato ad Euridice, perchè tutti avevano segreti, era una normale condizione umana, persino lui li aveva. 
E li avrebbe portati tutti nella tomba con sè, dal più importante a quello più banale.

Il cozzare delle spade irradiava tutti gli spazi della sua mente; si era poi diffuso in tutto il corpo fino a fargli vibrare lo sterno. 
Una sensazione così forte lo avrebbe sicuramente scosso, in un' altra occasione. 
Ma non in quel momento. 
Combattere con Jon Snow gli rubava qualsiasi forza, lo trasportava totalmente in un altro mondo. 
Competere era il suo dovere, vincere era la sua speranza. 
Facevano questo sin da quando erano dei bambini, e non avevano mai smesso.
Neanche quel giorno di parecchi anni dopo. 
Robb parò il colpo del fratellastro, che ripartì subito all' attacco. 
Il Giovane Stark lo schivò prontamente e tirò un fendente a Jon. 
Egli fu però abbastanza astuto da abbassarsi e puntare la spada all' altezza della vita di Robb, che si fermò quasi come se fosse un segnale prestabilito.
In effetti, lo era: uccidersi o farsi male non era di certo il loro scopo, di conseguenza, quando uno dei due stava per sferrare il colpo mortale, si fermava  e faceva capire all' altro che il combattimento era finito. 
Robb, ansimante, alzò le mani in segno di resa. 
Jon sorrise e tornò in posizione eretta, ma l' atmosfera di frenesia ed amicizia fu spezzata da un insolito applauso. 
Thèon Greyjoy si fece avanti. 
-Vi ho osservato da lontano, un gran bel combattimento- 
-Potevi unirti a noi, se lo desideravi- rispose Robb intento a sistemare la spada accanto al suo fianco. 
-In realtà ero impegnato a fare altro- si avvicinò a Jon Snow cingedogli le spalle. 
Jon lanciò un' occhiata confusa a Robb, che, consapevole del suo imbarazzo, ridacchiò sotto i baffi. 
-Ho sentito che oggi è il tuo compleanno, non è vero, Jon Snow?- 
-Sì- rispose debolmente. 
Thèon rise e battè la mano sulla sua spalla. 
-Bene, dato che Lady Stark di certo non ti farà una festa, ho pensato io ad organizzartene una, anche se un po' diversa.- 
Diede una leggera spinta a Jon in avanti e poi lo seguì. 
Robb, perso nei suoi pensieri, non si mosse di un millimetro. 
Trovò parecchio strane le attenzioni di Thèon. Quest' ultimo e Jon non andavano particolarmente d' accordo. 
-C'è qualcosa in serbo anche per te, mammoletta- lo richiamò Thèon. 
Robb rise e non appena lo raggiunse gli sferrò uno scappellotto amichevole. 

Thèon spalancò la porta dell' enorme bordello. 
Jon, spaventato, lo seguiva, cercando spesso l' approvazione di Robb. 
Il Giovane Lupo era già entrato qualche volta in quel posto. 
Era l' erede di Grande Inverno, prima o poi avrebbe dovuto succedere a suo padre, e di certo non voleva arrivare al comando ancora 'acerbo'. 
Insomma, Robb Stark era già diventato un 'uomo' sotto quell' aspetto. 
Le voci squillanti e giulive delle ragazze arrivarono alle sue orecchie. 
Thèon sembrava particolarmente a suo agio, palpava ed abbracciava ogni fanciulla che gli si presentava davanti. 
In effetti, tutti erano a conoscenza della passione di Thèon per le donne. 
Passava più tempo lì dentro che ad esercitarsi con Robb e Jon. 
Il Giovane Greyjoy aprì infine la piccola porta dell' ultima stanza infondo al corridoio: suo interno si rivelarono tre ragazze seminude. 
Robb rise, imbarazzato e contento. 
-Siamo arrivati, signore!- Thèon si lanciò in mezzo a due delle ragazze. Poi alzò l' indice e lo puntò verso Jon. 
-Lo vedete questo smilzo con i riccioli neri?- alzò e sollevò il dito più volte. - E' proprio lui il festeggiato!- 
Le fanciulle urlarono precipitandosi addosso a Jon, rosso dall' imbarazzo. 
Robb lo guardò e nuovamente soffocò una risata. 
-Non esagerate, ragazze, vorrei usufruire di una di voi anche io! Ed ovviamente, anche il nostro Erede di Grande Inverno.- 
-Coraggio, Jon, scegline una- lo incoraggiò Thèon. 
Jon cercò subito lo sguardo di Robb, che rimase colpito dal suo profondo imbarazzo. 
Sorrise per cercare di aiutarlo. 
-Avanti, vedrai che sarà divertente!- 
-Sei rimasto puro per troppo tempo, mio dolce Jon Snow, è tempo che anche tu faccia le tue esperienze!- 
Le ragazze continuavano a fare un gran baccano, e proprio tra quel frastuono, Jon riuscì a fare la sua scelta. 
-Quella con i capelli rossi- disse con voce sfilacciata. 
-Cosa?- urlò Thèon con superbia. -Potresti alzare un po' di più la voce? Temo di non aver sentito bene.-
-QUELLA CON I CAPELLI ROSSI!- urlò Jon. 
Per qualche strano motivo, Robb si sentì appagato.
Jon aveva reagito con aggressività nei confronti di Thèon, smettendo per una volta di essere la sua vittima. 
Provò un senso di orgoglio nei confronti del fratellastro. 
-Bene Ross, sembra che abbia scelto te!- 
Ross sorrise e le ragazze ripresero a fare baccano. 
Thèon tirò a sè Ryta, dai capelli biondi, e lanciò in modo decisamente poco aggraziato Polly, che aveva invece i capelli corvini, verso Robb. 
Il Giovane Lupo guardò torvo l' amico, facendogli intendere che quello non era di certo il modo di trattare una donna, sebbene il suo basso lignaggio. 
Polly iniziò a strusciarsi contro Robb, che decisamente non la stava respingendo. 
Egli rise e le posò le mani sui fianchi. 
-Avanti Jon, levale quel vestito!- le urla di Thèon catturarono la sua attenzione. 
Levò le mani dai fianchi di Polly e osservò Jon, che sembrava essere divorato da una crisi di panico. 
Le sue pupille erano dilatate e la sua pelle era bianca come la neve di Grande Inverno. 
Scostò delicatamente Polly e si fece avanti. 
-Thèon io penso che possa bastare- 
-Stai scherzando? Ma se non l' ha nemmeno toccata!- 
-Thèon, ho detto basta!- sbraitò Robb.
-E va bene, ho capito, forse vuoi una stanza privata, lo capisco, coraggio Ryta, andiamo, lasciamolo solo con Ross- 
Ryta ridacchiò, e mentre Thèon si accingeva ad  andarsene Robb lo fulminò con gli occhi. 
Il Giovane Lupo fece un passo, ma con la coda dell' occhio vide il fratellastro immobile, come se non si fosse mai mosso prima di allora. 
-Jon, va tutto bene?- 
Egli alzò il volto, spaventato. 
-I-io non posso farlo.. mi dispiace..- pronunciate queste parole Jon sgusciò fuori dalla stanza. 
Robb, colpito, si prese la libertà di attendere un paio di secondi prima di seguirlo. 


Jon era seduto sugli scalini che fiancheggiavano l' entrata posteriore dell' armeria. 
Teneva la testa tra le mani e guardava fisso il terreno davanti a lui. 
Robb pensò che i suoi riccioli neri creavano un curioso contrasto con la pelle diafana. 
-Jon- disse -Che cosa c'è che non va?- 
Il ragazzo alzò la testa, e i suoi occhi si rivelarono pieni di lacrime. 
-Io non posso farlo, mi dispiace- 
Trattenne il pianto e portò la testa nuovamente giù, forse per trattenere le lacrime uscenti, forse per abitudine. 
Robb si sedette accanto a lui, attendendo che il fratellastro si spiegasse meglio. 
-Io stavo per farlo, lo giuro, lo avrei anche fatto, Robb, ero sul punto di riuscirci...- 
Attese qualche istante, sollevando leggermente il capo. 
-Ma poi ho pensato a me stesso, alla mia storia. Probabilmente è così che sono nato anche io. E se avessi messo incinta Ross? Sarebbe nato un altro bastardo come me, un altro Snow. Solo gli Dei sanno quello che ogni singolo giorno passo per il fatale errore che nostro padre ha commesso.- 
Il cuore di Robb accelerò. Era in pena per Jon, provava ad immaginare come si stesse sentendo. 
-Non potevo rischiare, Robb. Non è semplice essere un bastardo. E non è semplice vivere senza un genitore. Io non voglio che nessuno passi quello che ho passato io.- 
Tirò su con il naso e ricacciò le lacrime indietro. 
-Va bene, Jon, non importa. Io ti capisco.- 
-Davvero?- domandò Jon con l' innocenza del bambino che ormai non era più da tempo. 
Robb annuì accennando un sorriso. 
-Non sei costretto a farlo. E lascia perdere ciò che ti dirà Thèon in futuro- 
-Robb- lo chiamò Jon. 
-Voglio che tu mi prometta una cosa- 
Il Giovane Lupo attese in trepidazione le parole del fratellastro. 
-Non dire a nessuno di quello che è accaduto oggi. Neanche a Thèon. - 
Robb si avvicinò a Jon e gli posò una mano sulla spalla. 
-Il tuo segreto è al sicuro con me. Verrà nella tomba con me, lo giuro su tutto quello che ho di più caro.- 




Trangugiò tutto il vino nel calice e poi lo riempì nuovamente. 
Il suo animo era sì turbato, ma per diversi motivi. 
Avrebbe dovuto prima decidere se inserire ciò che Lord Bolton gli aveva detto, e poi inviare le condizioni. 
Lanciò nuovamente uno sguardo alla cartina. 
Grande Inverno era assediata da pedine che non erano le sue, non erano metalupi. 
Non erano Stark. 
In quell' esatto momento Robb capì che la sua famiglia doveva essere la priorità assoluta. 
Prima ancora di Euridice. Prima ancora della sua stessa felicità. 
Aveva una giornata intera per pensare e riflettere ancora. 
Avrebbe rivisto Euridice solo la sera dopo, considerando che in quel momento, al suo rientro in tenda, la ragazza probabilmente si era addormentata già da ore.
Ma il dovere può davvero sovrastare i sentimenti di un giovane re segretamente innamorato?


 

 
Euridice sapeva alla perfezione che suo Nonno sarebbe tornata a riprenderla.
Si trovava lì per uno scopo più che preciso. Serviva a Robb solo per riavere indietro Sansa.
Era questione di settimane, e poi non lo avrebbe mai più rivisto.
Gli Stark e i Lannister erano in guerra. Di conseguenza avrebbero dovuto esserlo anche loro due.
Ma, la loro, era un' altra storia.
Almeno agli occhi di Euridice.
-Povera stupida- disse a se stessa, mentre si coricava sul materasso.
-Sei solo un ostaggio. Un' insignificante giocattolo che verrà buttato via non appena Robb riavrà ciò che voleva.-
Euridice si meravigliò di se stessa. 
Per una vita intera non aveva mai provato simpatia nei confronti di nessun ragazzo.
Forse attrazione, ma mai si erano messi di mezzo dei sentimenti.
E provarla per Robb Stark, la persona che voleva ridurre il polvere la sua famiglia, le sembrava assurdo.
Nonostante lo continuasse a negare e non lo dicesse ad alta voce, sapeva benissimo che era così.
Più volte si era sorpresa a pensare quanto Robb fosse attraente o interessante.
E, nei più dei casi, aveva immaginato che lui pensasse lo stesso, almeno sotto l' aspetto dell' "intrigante".
Robb era un Uomo del Nord, dal cuore di ghiaccio, e si stava sciogliendo, con lei. 
Era evidente che qualcosa stesse succedendo tra i due. 
Solo, non era chiaro cosa.
Un gesto fulmineo scostò i lembi della tenda. 
Euridice sobbalzò, ma quando si accorse che si trattava di Robb si tranquillizzò in un istante. 
-Oh bene, Lupacchiotto, vedo che finalmente ti degni di tornare qui.- 
Robb non rispose. 
-E' notte fonda, lo sai questo?- Euridice fissò il ragazzo in attesa di una risposta. 
Non le sembrava una domanda poi tanto difficile, ma a quanto pareva aveva mandato Robb in confusione. 
-Robb, mi rendo conto di averti posto un quesito particolarmente ostico- disse ironicamente. -Ma sarebbe gradito se ora tu dicessi qualcosa, parlassi, che ne so, dessi qualche segno di vita, ecco- 
-Siediti, Euridice- 
La ragazza lo osservò sorpresa per una manciata di istanti. 
-Cos...- 
-Devo dirti una cosa importante. Siediti.- 
Euridice obbedì e Robb la imitò. 
Entrambi si posizionarono a capotavola. 
-Ora spero non ti incanterai con quell' espressione da ebete di poco fa e andrai subito al punto-  per un secondo si compiacque della propria ironia, poi però notò l' espressione cupa sul volto di Robb. 
-Ho mandato le condizioni a tuo nonno. Ho inviato il messaggero poco fa.- 
Per un attimo Euridice non seppe che cosa pensare.
Infondo, lei era lì per quello: lo scopo iniziale era usarla come merce di scambio, restituirla a suo nonno per riavere Sansa.
Semplice. 
Avrebbe dovuto mandarle già un milione di anni prima. Ma a quanto pare qualcosa gli aveva impedito di farlo. 
Che cosa avrebbe dovuto esserci di così tanto sconvolgente in quella frase?  Robb gliel' aveva annunciata come se si stesse liberando di un enorme peso. 
Un minuscolo lume si accese nei più profondi cunicoli della sua mente: forse perchè sapeva che gli sarebbe rimasto pochissimo tempo da passare ancora insieme. 
Il cuore inizio a batterle più velocemente del solito, tuttavia tenne a bada le emozioni. 
-Perchè non lo hai fatto prima?-
Robb la osservò rapidamente, poi si morse un labbro ed abbassò la testa, come se stesse implorando chissà quale perdono. 
Poco dopo la risollevò e fissò Euridice dritta negli occhi. 
-Perchè non riuscivo a farlo.- 
Non c' era bisogno di aggiungere altro.
Quella frase poteva avere tantissimi significati, ma lui ne intendeva uno, solo uno, proprio quello. 
Euridice lo capì all' istante, perchè era la stessa cosa che anche lei avrebbe fatto al posto suo: titubare. 
Era ufficiale, allora: tra i due c' era qualcosa.
Ma era così sbagliato, così proibito, così assurdo, che Euridice non riuscì a dire nulla. 
Assolutamente niente. 
Imbarazzata si guardò intorno. 
Un piccolo libricino rilegato in pelle marrone era adagiato sulla superifice legnosa.
Euridice lo osservò malinconicamente mentre lo rigirava tra le mani. 
-Questo me lo ha regalato mio zio Tyrion.- 
Robb non rispose ed abbassò lo sguardo, ed Euridice capì che forse era l' argomento sbagliato per sviare da quella inconveniente conversazione.
Ma andava affrontato.
-So che non ami affatto sentir parlare della mia famiglia, ma non siamo tutti come pensate voi, Robb.- 
- E' difficile crederlo.- 
Euridice rimase spiazzata.
-Solo perchè da sempre è stato insegnato che i Lannister sono i cattivi.-
-Non è stato insegnato, è un dato di fatto.- 
-Io sono cattiva?- 
-Forse- Euridice sorrise, e Robb lo fece di rimando. 
- A volte vorrei esserlo- rispose, quasi come se, distrattamente le parole le fossero scivolate fuori dalle labbra.
 -Ma vedi, è stata fatta di tutta l' erba un fascio. Solo perchè alcuni Lannister si sono rivelati crudeli allora tutta la stirpe è stata denominata come 'grama'. Non è così. Non è vero.-  abbassò il suo tono nel pronunciare l' ultima frase. 
-La tua famiglia ha ucciso mio padre. Come puoi chiedermi di pensare qualcosa di diverso?- Robb sembrò scaldarsi.
-Non la mia famiglia, Joffrey e basta. Nessuno di noi avrebbe voluto tuo padre morto.- 
-E  Joffrey non è forse un tuo famigliare?-
-Solo biologicamente. Io e lui non abbiamo niente a che spartire, se non l' odio che proviamo reciprocamente.- 
Una densa nube di silenzio li avvolse. 
- Io vi ho invidiato molto- 
Robb alzò la testa, mostrando nuovamente interesse.
-Ricordo che durante il banchetto a Grande Inverno non ho fatto altro che pensare a quanto fosse bella la vostra famiglia. Beh, diciamo che è stato il mio terzo pensiero ,dopo 'Quanto odio questo posto' , 'Per tutti gli Dei quando posso andarmene'.- 
Sorrise tra sè e sè, poi riprese il discorso. 
- Eravate così uniti, così veri.. non c' era niente di falso o costruito. Una volta anche noi eravamo così.
Mio padre, il mio presunto padre, e mia madre non si sono mai amati. Ma c'è stato un tempo in cui per amor nostro fingevano di farlo. Robert trovava qualche momento per noi, quando non era troppo impegnato a cacciare cinghiali e ad andare con..donne di basso lignaggio.-
Euridice emise un grottesco risolino.
- Noi ci nascondevamo all' interno della Fortezza Rossa mentre lui, con la testa rivolta verso il muro, contava fino a venti. Quando lo facevamo, Joffrey non era ancora un pazzo irrefrenabile. Certo era già piuttosto violento, ma.. non nel  modo in cui tutti ora lo conosciamo. Spesso arrivava la mamma durante il gioco, e papà la constringeva-
Euridice cambiò tono facendo intendere che costringere non era proprio il verbo esatto ma rendeva l' idea
-A giocare con noi. Subito lei era riluttante, ma io e Joffrey le tiravamo così tanto il vestito da convincerla a partecipare. E lei rideva, rideva a crepapelle. 
Il Regno intero avrebbe dovuto ascoltare quella risata. Potrebbe fare miracoli nelle opinioni altrui. Così limpida, così autentica. Rara e di un valore inestimabile.
In quei momenti noi eravamo una famiglia. Una vera famiglia, intendo. Poi è cambiato tutto.  Joffrey ha iniziato a diventare quello che è, mio padre ha continuato
a bere in maniera sempre più consistente e la mamma ha seguito la sua strada. Fu in quel momento che conobbi la lettura e mi avvicinai a mio zio Tyrion.
Lui non è poi così diverso da me. Ci capiamo. Per una vita intera ha ascoltato insulti e subito angherie. Un po' per la sua lingua tagliente, caratteristica che ho
ereditato anche da lui-
Euridice ridacchiò. Robb la ascoltava completamente rapito. Era come se le sue parole lo stessero trasportando in un altro mondo, un mondo senza tempo nè epoche, dove nessuno invecchiava e tutto rimaneva così come veniva raccontato, per sempre.
Sulle sue labbra si era dipinto un sorriso involontario. Gli occhi erano leggermente umidi, per quanto stesse lottando per ricacciare indietro quell' inaspettata commozione.
- Ed un po', anzi, soprattutto, perchè è un Nano. Tutto ciò che aveva dalla sua parte eravamo io, Jaime, i libri e il suo cervello. Lui mi ha insegnato ad usarlo.
Mi ha dato tutto l' amore che mio padre non è riuscito a darmi. E' stato, e lo è ancora, ciò che più si è avvicinato ad una figura paterna. Per quanto strana ed 
ambigua potesse essere. Il tempo è passato, io sono cresciuta, ribelle, testarda, indipendente.-
Euridice rivolse i palmi verso l' alto e scrollò le spalle. 
-Insomma, così come sono ora. Erano più le volte in cui scappavo dalla Fortezza perchè mio padre dava ordini che io non volevo eseguire che quelle in cui mi comportavo bene. Per anni ho cercato di non sentirmi sola, ma non ci sono mai riuscita.
Terribilmente sola. 
Nonostante l' amore di mia madre, mio zio Tyrion l' ammirazione da parte di molti.
E' importante, ma a volte non basta.
Serve altro. 
Poi ho avuto la fortuna di incontrare tua sorella.
Subito non mi piaceva affatto. Era una debole, non c' era verso di farla ragionare. 
Poi mi sono ritrovata a salvarla da Joffrey parecchie volte.
Non avrei mai pensato fosse diversa.
Nonostante tutto quello che ha dovuto subire non è crollata.
Ed è stato allora che ho capito che era più forte di quanto sembrasse.
Io non so quasi niente di te, ma ho l' impressione che da questo lato vi assomigliate tanto.
Ma non era questo ciò che stavamo dicendo, scusami.-
Euridice fece un cenno con la mano e abbassò la testa per cercare di non far scendere alcuna lacrima.
-Non ti parlerò neanche di mio Nonno, so che lo detesti e hai tutte le ragioni del mondo per farlo. Io non ti biasimo, Robb. Non l' ho mai fatto, nemmeno per un secondo. Certo, a volte i tuoi metodi sono un po' discutibili, per esempio rapire me-
Robb sorrise lievemente, sempre con la sensazione di avere gli occhi umidi. 
-Ma io ti capisco. Anche io odierei i Lannister, se fossi al tuo posto. Ma quello che volevo che tu sapessi, è che io non sono un mostro come tanti credono io sia.
Nessuno di noi lo è, eccetto Joffrey. Ma non mi aspetto che tu mi creda. Mi trovo bene con te.. è una sensazione così strana. Un leone che passa volentieri
del tempo con un lupo.
Non lo avrei mai detto. Ciò che mi interessa, è quello che tu pensi di me. Che cosa pensi, di, me Robb?- domandò, con una voce sfilacciata e traballante. Aveva ricacciato indietro le lacrime diverse volte durante il suo incredibile discorso.
Robb rimase in silenzio per qualche istante. 
Puntò lo sguardo, ora asciutto e stabile, su Euridice.
-Penso che non voglio sposare la ragazza Frey.- 
Una manciata di brividi le percorse la schiena. 
Le sue gote si dipinsero di rosso.
Questa non era la risposta che si aspettava. 
-Cosa?- domandò Euridice un con filo di voce. 
-Non voglio sposarla- disse Robb alzandosi dalla sedia e avvicinandosi ad Euridice, sempre mantenendo lo sguardo fisso su di lei. 
-Non è lei che voglio- Euridice si alzò e lo imitò. 
Si trovavano finalmente faccia a faccia. 
I due osservarono i loro volti. 
Osservavano, ma non vedevano.
Le loro menti erano già occupate da un pensiero che premeva da giorni e giorni. 
-Farai, anzi, faremo,  scoppiare un bel casino, Lupacchiotto- poi iniziò una risata che non riuscì mai a terminare poichè Robb la baciò. 
Le afferrò il viso e la baciò con la foga di chi attendeva quel momento da ormai troppo tempo, con la passione di chi sa che quello che sta facendo è sbagliato, 
un errore colossale, ma lo fa lo stesso.
Euridice pensò che le sue labbra avessero un chè di selvaggio. 
Si baciarono e si toccarono, sino a quando Robb le sfilò il vestito ed Euridice gli tolse la tunica ed il mantello.
A quel punto furono nudi l' uno davanti all' altro, ma il desiderio era troppo forte in entrambi, perchè se ne rendessero realmente conto.
Robb la sollevò da terra non staccando le labbra da lei e dal suo collo per un solo istante.
E poi fecero quello che da giorni, segretamente, sognavano di fare.





Angolo Autrice. 
Salve! Come sempre vi faccio attendere tanto tempo, ma è incredibile, tra una cosa e l' altra non sono riuscita ad aggiornare prima!
Ad ogni modo, eccoci qui ad un momento che aspettavamo forse sin dall' inizio. 
Mi è sembrato carino inserire dei 'chiarimenti' (sebbene inventati da me) sulla questione di Ross raccontata da Jon, nel telefilm, a Samwell. 
Ho cercato di darle una personale interpretazione, ecco. 
Per quanto riguarda invece la frase di Robb, 'Non voglio sposare la ragazza Frey', è stata chiaramente ripresa dal telefilm. 
Mi è piaciuta molto al sua reazione, di conseguenza ho provato a non eliminarla, ma semplicemente a traslarla nel contesto che ho creato. 
Detto, questo, spero che il capitolo vi piaccia e aspetto moltissime vostre recensioni, mi raccomando ;)
A presto!

 
 
 
 

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