Still into you

di Prinzesschen
(/viewuser.php?uid=44265)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eyes ***
Capitolo 2: *** Smile ***
Capitolo 3: *** Crush ***
Capitolo 4: *** Trust ***
Capitolo 5: *** Safety ***
Capitolo 6: *** Electricity ***
Capitolo 7: *** Red ***
Capitolo 8: *** Goodbye ***
Capitolo 9: *** Love ***



Capitolo 1
*** Eyes ***


Morgan

Eyes  

We were strangers
starting out on a journey
Never dreaming
 what we'd have to go through
Now here we are
 I'm suddenly standing
At the beginning with you



 
 
[October, 2007 – BBC Studios]

-Anne, hai esattamente dieci minuti.- mi avvertì Robert, il direttore artistico, facendo capolino oltre la porta. –Dopo di che cercheremo un’altra contrabbassista.-
-Ricevuto, capo!-
Erano i primi giorni di lavoro presso gli studi della BBC e lo staff teneva tutti noi dell’orchestra assolutamente sotto pressione rendendo la mia abituale dipendenza dalla nicotina quasi disperata.
Eravamo stati scelti, uno per uno, per partecipare alla registrazione della sigla e della colonna sonora della serie tv Merlin e Robert non faceva altro che ricordarci quanto fossimo stati fortunati, così giovani, ad avere la possibilità di collaborare ad un tale progetto.
Io avevo diciannove anni, per l’esattezza, e il resto dei musicisti non ne aveva comunque più di trenta.
Non avevamo ancora conosciuto gli attori della serie che nelle ultime settimane erano stati impegnati a Pierrefonds, in Francia, a girare le scene al castello “di Camelot”.
-Non dovresti fumare, Brad, fa male alla pelle.-
-Non essere così pedante anche fuori dal set, Merlino.-
-E tu non fare il gradasso anche fuori dal set, invece!-
Le due voci provenivano da un angolo poco distante del cortile e non potei fare a meno di sporgermi, in bilico su una gamba, per dar loro un volto.
Erano due ragazzi che, messi uno accanto all’altro, risultavano la coppia più ossimorica del secolo. Uno aveva i capelli dorati, lisci e ordinati, le spalle larghe e l’aria di chi di certo non aveva mai avuto cali di autostima nè avrebbe mai potuto averne mentre l’altro, probabilmente il più giovane, aveva capelli corvini e spettinati, la pelle diafana e la corporatura esile in perfetta armonia con l’atteggiamento apparentemente timido e misurato che confermò pochi istanti dopo, quando, accortosi del mio sguardo indagatore puntato su di loro, strabuzzò gli occhi azzurri e limpidissimi.
-Ciao!- salutò il ragazzo biondo rivolgendomi un sorriso.
-Ciao.- risposi inclinando il capo di lato e rimettendomi composta. –Scusate, ero qui e vi ho sentiti discutere, non avevo intenzione di risultare invadente.-
-Io sono Bradley, Bradley James.- disse porgendomi la mano una volta che entrambi si furono avvicinati. –e lui è il mio servo, Merlino.-
Rivolsi uno sguardo interdetto all’amico che scosse il capo facendo schioccare la lingua contro il palato. –Colin.-
Mi porse la mano ed io la strinsi, trattenendo una risata. Non c’era alcun dubbio che fossero i protagonisti della serie ed erano davvero uno spasso.
-Io sono Anne Smith,- mi presentai a mia volta. –collaboro alla produzione della colonna sonora della serie.-
-Bradley, al trucco!- urlò una voce dall’interno.
-E’ un immenso piacere conoscerti ma gli impegni sono sempre troppi, per un principe, spero di vederti più tardi.- scherzò prima di prendermi la mano, posarvi un bacio e scomparire oltre la porta nel giro di pochi secondi.
-E’ convinto davvero di essere un principe, nessuno lo regge più.- riprese Colin con l’ennesimo sorriso timido, fissandosi insistentemente le scarpe.
-Tu hai dei poteri magici, potresti rimetterlo in riga.- risi io affibbiandogli una pacca sulla spalla sinistra che sembrò scuoterlo perché alzò lo sguardo e il sorriso si allargò.
-Un giorno o l’altro lo trasformerò in un asino.-
Ci guardammo negli occhi per qualche istante e mi resi conto di non aver mai visto occhi tanto belli e mai tanta dolcezza quanta ne potevo leggere nel sorriso che gli increspava le labbra, quasi involontariamente.
Fu quel giorno che incontrai per la prima volta Colin Morgan e la prima volta in cui sentii qualcosa dentro il mio petto smuoversi, una sensazione strana, come un avvertimento, come se il mio corpo volesse mettermi in guardia di quanto quegli occhi mi avrebbero tormentato, ogni giorno, per gli anni a venire, come la più dolce delle condanne.


_JUST SAYING: Ciao a tutti! Questo è il primo di una serie di frammenti che ho scritto una sera, qualche settimana fa, in preda al delirio dell'influenza e della febbre fastidiosa e persistente che ad essa si accoda. Saranno dei flash, insomma, non una vera e propria storia, passo per passo e ciò giustifica la brevità degli stessi. Anne è la mia versione immaginaria, ovviamente più bella, più giovane, più sveglia, più simpatica e più in gamba, tant'è che al posto del basso elettrico suona il contrabbasso che, diciamocelo, è uno strumento con le controcose. Ho attraversato una settimana di intensa passione per Colin Morgan e averlo visto recitare in The Fall ha decisamente peggiorato le cose, come immaginerete. Vi lascio e smetto di triturarvi i nervi con le mie chiacchiere inutili, a presto e grazie a chi ha avuto la pazienza e il fegato di arrivare a fine pagina nella speranza che continuiate a seguirmi, di tanto in tanto.
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Smile ***


Morgan 2

Smile  

Looking back on better days,
When we were young,
We thought we knew so much.
And now it seems so far away,
I’m wondering If I was good enough.



 
 
[April, 2008 ]


Era Sabato ed io avevo la giornata libera ma, si sa, quando ci si trova bene sul lavoro è sul lavoro che si tende a tornare. Soltanto che quel giorno non andai alla sede della BBC ma raggiunsi il cast al parco dove stavano girando alcune scene ambientate in quella soleggiata mattina di Aprile.
Mi stavo pian piano integrando nello staff e mi sentivo stranamente a mio agio ad avanzare, insieme a Fabian e Leroy, due colleghi musicisti, tra i membri del cast di Merlin. Sembrava quasi di vivere in una numerosissima famiglia e nessun termine mi sembrò più appropriato quando un lunga chioma corvina e la sua proprietaria mi piombarono addosso senza qualsivoglia delicatezza.
-Che bello, pensavo non saresti venuta! Fa un caldo orribile e non mi sembrava affatto corretto che tu stessi in albergo sotto l’aria condizionata!- mi accolse Katie con quel suo meraviglioso sorriso che le illuminava il volto. Era sempre la solita esagerata ma, dopotutto, noi inglesi lo eravamo tutti trattandosi del tempo.
-E invece non riuscite a liberarvi di me neanche quando ho del tempo libero.-
La guardai meglio notando l’ennesimo e strepitoso vestito da principessa che la costumista aveva preparato per lei e la invidiai, come sempre.
-Sei un incanto, prima o poi voglio metterlo anch’io un vestito così.-
Non ottenni una risposta perché il regista era piombato su di noi afferrando la mano di Katie e trascinandola chissà dove mentre lei scandiva delle veloci scuse.
Notai che anche Fabian e Leroy si erano volatilizzati, probabilmente rincorrendo qualche bella fanciulla, e mi ritrovai sola in mezzo al parco finchè, per fortuna, vidi in lontananza Bradley armeggiare con una videocamera rivolgendola verso di sé e provando a girare lo schermo esterno per poter vedere l’inquadratura così lo raggiunsi e mi affiancai a lui rivolgendogli uno sguardo confuso.
-Che cosa stai combinando, di grazia?-
-Ciao, Anne! Ciascuno di noi deve documentare alcuni momenti della vita sul set perciò se tu potessi riprendermi mentre.. che ne so, faccio un giro, non sarebbe una cattiva idea!-
Bradley era la persona più caotica che avessi conosciuto negli ultimi tempi. Parlava tanto e diceva un sacco di cose, a volte persino sconnesse l’una dall’altra, condendole di tanto in tanto con qualche battuta e dando sfoggio di quell’umorismo tutto suo per il quale era ormai famoso in tutta la BBC.
-Mentre fai un giro, mh?- chiesi, interdetta. –Perché invece non entriamo nel capannone così eviti di bruciarti e diventare un principe arrosto?-
Strinse le labbra in una smorfia che mi fece ridere e mi seguì, suo malgrado, dentro il capannone.
-Beh? Racconta qualcosa ai tuoi fan.- lo esortai puntandogli addosso la videocamera. –Parlaci di Merlin ed Artù.-
-Beh, il loro rapporto non ha una gran bella partenza, quando si incontrano per la prima volta.- spiegò stringendosi nel suo giubbotto marrone per poi esibirsi in un sorriso dispettoso e puntare lo sguardo di fronte a sé. –Non è vero, Merlino?-
Senza spostare l’inquadratura mi voltai seguendo la traiettoria del suo sguardo e vidi Colin avvicinarsi, abbigliato come il suo personaggio e con il suo solito sorriso timido.
-Si, quel che è.- lo liquidò sperando evidentemente che l’amico non insistesse. Quella faccenda delle videocamere lo metteva tremendamente a disagio, come mi aveva confessato qualche giorno prima, e così lo inquadrai solo per qualche istante.
-Mi maltratta sul set e fuori dal set, è più o meno una costante. Da quando le riprese sono cominciate è andata proprio male.- continuò consapevole che senza una risposta più articolata Brad non l’avrebbe lasciato in pace.
-Oh, mi dispiace così tanto. Mi dispiace tanto che tu sia stato maltrattato, Merlino.-
Colin scosse il capo e mi rivolse uno sguardo rassegnato mentre io trattenevo una risata e l’impulso di stringerlo come un bambino, tutto imbarazzato e dolce com’era.
Misi in pausa la registrazione e dopo aver messo giù la videocamera rivolgendo a Bradley uno sguardo accusatore dei migliori del mio repertorio. –Ma la vuoi smettere? Non sai che fare il bullo non va più di moda? A noi ragazze piacciono i tipi sensibili come Colin!-
-Non è vero, a voi piacciono gli stronzi e questa cosa non cambierà mai.- replicò Colin con leggerezza stringendosi nelle spalle.
-Tu hai un discreto successo con le ragazze, come lo spieghi? Non sei per niente stronzo!-
-Se per successo intendi essere considerato tenero sappi che non è esattamente il massimo.-
-Mi dispiace, amico, il posto del figo, bello e maledetto, l’ho già preso io.- intervenne Bradley con altrettanta semplicità.
-Sul maledetto non c’è dubbio, hai contato quante volte ti ci ha mandato Angel oggi?- mi informai fingendomi pensierosa e risollevando la videocamera mentre Colin scompariva insieme alle truccatrici.
 -Ah, fai silenzio e continua a riprendere.- mi ordinò come se stesse recitando la sua parte di principe di Camelot ed io ricominciai a inquadrarlo, rassegnata.
-Tutti quanti, e dico tutti,- cominciò sporgendosi verso l’obiettivo,- tutti amano Colin, è così carino, così innocente! Tipo “Oh, Colin, oh.. che dolce” e poi “Mh, Bradley? Bradley sta bene, può cavarsela da solo.” –
Risi sentendolo esibirsi in quel monologo senza senso e dovetti impegnarmi per non far tremare l’inquadratura.
-E’ una fortuna che ci sia io a dare a Colin Morgan del filo da torcere!-

-Se n'è andato?-
Colin, dopo un po', fece capolino oltre una tendina guardandosi intorno con fare circospetto.
-Si, Col, e con lui la sua malefica videocamera.- lo schernii poggiando le spalle al muro più vicino e incrociando le braccia al petto.
-Bene.- mi raggiunse e si poggiò accanto a me.
-Sei più pallido del solito, non credi che Lyn abbia un po' esagerato col cerone?- chiesi osservandolo con aria critica e allungando una mano per strofinargli un po' di polvere via dal viso.
-Dice che continuo ad abbronzarmi.- spiegò prima di divincolarsi e sottrarsi al mio tocco, -e se vedesse che stai rovinando il suo lavoro ti appenderebbe per le orecchie al primo albero a disposizione.-
Lyn era molto affettuosa con Colin, troppo, a detta di molti dei membri del cast che invece ottenevano da lei sempre trattamenti sbrigativi e ben poca delicatezza. Personalmente la invidiavo un po' per la confidenza che condividevano, Colin era la persona con la quale mi trovavo meglio in tutto lo staff e il cast ma sembrava sempre un po' più diffidente del dovuto, come se la mia presenza lo mettesse, in qualche misura, a disagio.
-Non guasterebbe un po' di colore su queste guance!- insistetti strapazzandolo come fossi una vecchia zia e immediatamente le orecchie diventarono rossissime seguite pian piano da buona parte del viso.
-Sei persino più fastidiosa di Brad, a volte.- mi riprese accigliandosi un po', -e non lo credevo neanche possibile.-
Non potei non ridere e lui, nonostante l'imbarazzo, mi imitò rasserenandosi e regalandomi un sorriso meraviglioso che mi riscaldò il cuore. Cominciavo a volere davvero bene a quello strano ragazzo irlandese.

_JUST SAYING: Ciao a tutti di nuovo! Avevo intenzione di aggiornare prima e indubbiamene sarebbe stato meglio perchè davvero rileggere questo scempio distrugge la mia già scarsa autostima. Avevo la febbre quando ho scritto questa roba, non sono una scrittrice di chissà quale bravura, anzi non sono una scrittrice, affatto, ma qui sfioro davvero livelli imbarazzanti, sembro tornata a un paio d'anni fa. Vi assicuro che i capitoli successivi saranno migliori, promesso. Per il momento è meglio che vi saluti, prendete questo disastro per quel che è, una raccolta di momenti. (Specifico che non è un'ostentazione di modestia, la mia, nè una ricerca di rassicurazioni di sorta, è semplicemente una SERISSIMA presa di coscienza). Un bacio a tutti coloro che hanno letto questo capitolo, comunque. :*
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Crush ***


Morgan 3

Crush  

He was always there to help her,
she always belonged to someone else.
[...] I know I tend to get so insicure,
It doesn't matter anymore.


 
 
[December, 2009]


-Spostati un po’!- sbottai rivolta a Bradley prendendo posto tra lui e Colin sul bordo del letto del primo mentre, tutti intenti nel loro scontro virtuale alla play station, sembravano non avermi neanche notata. –Siete due incapaci, vi faccio vedere io, adesso!-
Mentre cercavo di strappare il joystick di mano a Colin sentii Katie ridere, stesa sul letto dietro di noi.
-Piantala, se lo distrai l’avrò vinta ancora più facilmente! Che gusto c’è?- mi rimproverò Bradley affibbiandomi un pizzico al fianco che mi fece saltare come una molla.
-Che vorresti insinuare? Stai facendo schifo!- rilanciò Colin, indignato, indicando lo schermo dove i due cavalieri arrancavano, sanguinanti, cercando di trafiggersi a vicenda con pessimi risultati. –E tu dacci un taglio!-
Ignorando quell’ultima invettiva a me rivolta, mi sporsi verso di lui e gli schioccai un bacio sulla guancia che lo distrasse abbastanza perché potessi prendere possesso del joystick.
-Adesso si fa sul serio!- esclamai rivolta a Brad.
Nel giro di pochi minuti, la lingua stretta i denti e gli occhi ridotti a due fessure, riuscii a finire il cavaliere pilotato dal biondo che sbuffò sonoramente gettandosi con la schiena indietro sul materasso.
-Ti odio, Anne.-
-Ah ah!- saltai in piedi e cominciai a ballare ondeggiando e battendo le mani. –Chi è la regina da queste parti?-
-Tecnicamente dovrei essere io ma Uther è un ipocrita bugiardo.- ribatté fingendo un tono incattivito Katie, le braccia incrociate al petto e l’espressione torva che mi fecero ridere.
Stavano girando la terza stagione della serie ed io avevo avuto la fortuna di entrare nelle simpatie di Robert il quale aveva rinnovato il mio contratto di stagione in stagione, permettendomi di proseguire la mia collaborazione.
-Col, tutto bene?- Bradley si era tirato su e guardava Colin che dal canto suo teneva lo sguardo basso.
-Certo! Perché non dovrebbe?- chiese velocemente, riscuotendosi, mentre le orecchie gli diventavano paonazze e aggrottava la fronte.
Senza lasciare all’amico il tempo di rispondere si alzò per poi prendere la porta. –Vado a mettere qualcosa sotto i denti.-
Scattai in piedi e gli presi la mano. –Vengo anche io!-
Avevo stretto amicizia con quei ragazzi in modo tanto naturale da risultare quasi incredibile, li sentivo vicini come pochissime altre persone al mondo e mi fidavo di loro ciecamente. Con Colin poi il rapporto era sempre stato diverso, non avevamo bisogno di tante parole e la nostra era una totale empatia, come se ci conoscessimo da sempre, come se la mia mano stretta nella sua si trovasse nell’unico posto possibile.
-Ti stanno andando a fuoco le orecchie, ti imbarazza ancora così tanto?- chiesi quando fummo usciti dalla stanza riferendomi al bacio che gli avevo dato.
Colin era un ragazzo tremendamente schivo, dal punto di vista fisico, così come lo ero io e forse era anche per questo andavamo così d’accordo ma se in un certo senso io riuscivo ad essere più elastica e ad adattarmi alle varie situazioni, lui sembrava sempre spaventato da simili manifestazioni di affetto.
-Ma che, figurati.- mi rassicurò sventolando la mano che fino a qualche secondo prima stavo stringendo. –Sono abituato ai tuoi attentati alla mia integrità.-
La sua voce che negli anni si era fatta più profonda vibrò di ironia ed io mi esibii in uno sbuffo simile ad una risata. –Sei il mio migliore amico, è tuo dovere abituartici.-
Strinse le labbra e non rispose ed io decisi di non insistere oltre così lo superai facendogli la linguaccia.
Ci appropriammo dei resti della colazione dell'albergo e li depositammo in un piatto per poi andarci a rifugiare nella sua stanza.
Con le gambe incrociate e comodamente adagiata sul letto del mio migliore amico, sgranocchiavo il mio cornetto alla crema mentre Colin sbocconcellava un muffin e lo stereo diffondeva le note di una delle poche canzoni tranquille dei Extreme, More then words.
-Col?-
-Cheuoi?- mugugnò con la bocca piena.
-Secondo te a Kate passerà mai davvero la cotta per Brad? Insomma.. lui è innamorato di Angel, si vede da tre miglia lontano.-
Si strinse nelle spalle degludendo un enorme boccone e facendosi pensieroso. -Lo spero per lei, Bradley la considera una cara amica, si fida molto di lei ma dubito che le cose tra loro potranno mai cambiare.-
Sospirai, accigliandomi. Angel Coulby non era esattamente la persona con la quale avrei condiviso tempo e pensieri più di quanto fosse necessario ma tra lei e Bradley sembrava esserci un affetto sincero e una attrazione quasi tangibile che puntualmente feriva Katie e innervosiva la sottoscritta. Odiavo vedere la mia amica tanto affranta.
-Dobbiamo trovarle un uomo.-
Mi fissò come se fossi una pazza appena scappata dal manicomio e per finire mi spintonò appena scuotendo il capo.
-Dico sul serio! Prendi Eoin, il nuovo membro del cast. E' anche più figo di Santiago, sempre che sia possibile.-
Sembrò irrigidirsi e mi chiesi cosa potessi aver detto di sbagliato ma un istante dopo sembrava tornato quello di sempre assumendo una strana espressione e storcendo le labbra come spesso faceva nell'interpretare il suo personaggio quando stava per dire qualcosa di stupido. -Deve esserlo davvero, allora, considerata la tua viscerale adorazione per Santiago.-
Santiago Cabrera era stato la mia prima vera cotta nei primi mesi di collaborazione alla BBC ma il caro Lancillotto era fidanzato con una giovane maestra di scuola elementare dai tempi del liceo e non c'era stato verso di intaccare la sua fedeltà.
-Beh, si.- asserrii afferrando un biscotto.
-Perchè cercare di combinargli una storia con Katie, se piace a te?- sembrava seriamente incuriosito ma dal modo in cui fissava i biscotti nel piatto non avrei saputo dire se a suscitare quella curiosità fosse stata la nostra conversazione o la cottura della pastafrolla.
-Dico solo che è un tipo affascinante ma questo non vuol dire che mi piaccia in quel senso.-
Soddisfatto della mia risposta non indagò oltre ed io mi buttai indietro sul letto. -Dunque? Tu sarai cupido ed io la tua freccia o facciamo al contrario?-
-Facciamo che tu ti fai visitare da uno bravo, Anne.-
Rise ed io lo atterrai sul materasso accanto a me infilandogli le dita nei fianchi prima che lui mi bloccasse i polsi con una mano sola. -Ti metteranno una camicia di forza ed io finalmente potrò ritenermi soddisfatto.-



_JUST SAYING: Ciao! Rieccomi con un nuovo e fresco mucchio di stupidaggini, stavolta non mi dilungherò particolarmente perchè sono di fretta e in ogni caso dubito che chiunque di voi sia arrivato a fine capitolo (di nuovo) voglia leggere altre stronz.. scemenze prodotte dalla mente disturbata della sottoscritta. Colin è un cucciolo, Bradley è il principe di Camelot e non ho la minima idea della veridicità o meno della cotta di Katie per Brad, di cui ho scritto, perciò posso solo dire che è frutto della mia immaginazione che se ne è avvalsa come spunto per la conversazione tra Anne e Colin. Alla prossima, Merliniani!
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Trust ***


morgan 4

Trust

I blame everyone else and not my own partaking
My passive aggressiveness can be devastating
I'm terrified and mistrusting and you've never met anyone
Who is as closed down as I am sometimes

 
 
[March, 2010]


-Colin!-
Che voce fastidiosamente fastidiosa.
Serrai le labbra mentre Colin si voltava verso Laura Donnelly che, sfoggiando la sua solita aria angelica e timida, puntava dritto nella nostra direzione.
Dopo la fine delle riprese della seconda stagione pensavo di esserne definitivamente liberata ma Julian, non contento di quel solo episodio, aveva optato per un cameo di Freya nel finale della terza.
-Oh ciao, Anne!- mi salutò dopo aver abbracciato calorosamente il mio migliore amico e avermi deliberatamente ignorata per un paio di imbarazzanti minuti.
Laura, per l’appunto, non aveva mai nutrito una grande simpatia nei confronti della sottoscritta considerandomi una sorta di ostacolo frapposto tra lei e Colin del quale era chiaramente cotta da tempo. La cosa peggiore, tuttavia, era la sua totale incapacità di mostrarmi vera e propria ostilità, troppo buona e tenera per palesare il suo disappunto tramite qualcosa che superasse una smorfia triste o un paio di dolci occhi lucidi.
Odiavo non poter odiare la gente che mi odiava.
-Ciao, Laura.- salutai senza troppa enfasi per poi assestare una pacca sulla spalla di Colin e salutarli entrambi. –Torno a lavoro, la mia pausa è quasi terminata.-
Laura era il mio esatto opposto. Era schiva e timida tanto quanto io ero esuberante e sfacciata. Era la persona perfetta per Colin e mi ero chiesta tante volte, nei mesi precedenti, se la nostra amicizia non fosse stata davvero l’unico ostacolo alla loro felicità. Perché Colin sarebbe stato felice con una ragazza come Laura.
-Guai in paradiso?-
Bradley mi si affiancò sottraendomi ai miei pensieri e nonostante avessi ben chiaro il senso della sua insinuazione gli rivolsi uno sguardo confuso. –Eh?-
-Laura ha cercato Colin ovunque, stamattina, non sai che faccia ha fatto vedendolo con te. Come se fosse strano vedervi insieme.-
-Perché quando si tratta di te sono certa che tu intenda molto più di quanto dici?-
-Perché hai la coda di paglia.-
-Brad.- lo ammonii puntandogli contro l’indice.
-Che ho detto?- si difese fingendo un’espressione innocente.
Bradley continuava ad insistere riguardo la natura non esattamente chiara del mio rapporto con Colin e la cosa mi innervosiva sempre allo stesso modo da anni. –Vogliamo parlare del triangolo della tragedia?-
Si esibì in una smorfia infastidita. –Touchè.-
Il biondo principe di Camelot era stato, infatti, la causa scatenante dell’antagonismo latente tra Angel e Katie prima che quest’ultima, troppo intelligente per tormentarsi, decidesse di metterci una pietra sopra. Personalmente la pietra l’avrei data in testa a Bradley ma la mia opinione contava ben poco.
-Cosa farai adesso?- chiese, incapace di trattenersi e facendo cenno col capo verso Laura e Colin. –scriverai un mucchio di canzoni tristi e ti imbottirai di gelato?-
-JAMES!-
Rise forte e prese a correre per scappare alle mie grinfie per poi rifugiarsi vicino a Colin e circondargli le spalle con un braccio forte. –Non è tuo compito provvedere alla mia incolumità, Merlino? Questa pazza sta cercando di uccidermi.-
-Avrà le sue buone ragioni.- sospirò quello per poi lanciarmi uno sguardo d’intesa. Sapeva perfettamente qual’era stato l’argomento della nostra discussione, glielo si leggeva nei limpidi occhi chiari.
-Le ragazze dovrebbero avere tutte la tua dolcezza, Laura.- continuò Brad prendendo la mano della ragazza e depositandovi un lieve bacio.
Non so cosa successe esattamente ma quelle parole dette per scherzo mi ferirono sul serio. Nonostante tutte le risposte taglienti che avrei potuto dargli e che solitamente avrei scelto, restai in silenzio.
Vidi Laura mordicchiarsi il labbro inferiore, a disagio per lo scarso tatto del nostro amico, e sentii gli occhi pizzicare. Era a disagio per me. Perché lei era dolce, buona e gentile. Mentre io riuscivo solo ad essere sarcastica e tendenzialmente cinica.
Quella piccola schermaglia dai toni leggeri e scherzosi, aveva finito per far calare il gelo e mi resi conto che ad emanarla, tutta quell’aria fredda, ero io.
-Scusatemi. Devo andare sul serio, adesso.-
Voltai loro le spalle tenendo lo sguardo basso e mi diressi verso la sala registrazioni per continuare il mio lavoro sapendo già che avrei sbagliato almeno un milione di volte e sperando, tuttavia, che il mio cinismo mi soccorresse nel momento in cui ne avevo davvero bisogno.


Qualche ora più tardi stavo seduta sui gradini di una delle porte secondarie, sola e intenta ad ascoltare il fruscio delle foglie e il cinguettare dei passerotti cercando di recuperare un minimo di armonia interiore che mi permettesse recuperare un sorriso credibile. Guardai il cielo fissando i piccoli gruppi di nuvole che viaggiavano velocemente a causa del vento e pensai a quanto sembrasse stentare, quella primavera, ad arrivare. Era una primavera già stanca, una primavera che non sarebbe arrivata a far sbocciare tutti i fiori prima che l’afa estiva li avesse appassiti.
-Sono un coglione.-
Fu così che Bradley principiò la conversazione, prendendo posto accanto a me con un sospiro.
-Già.- convenni senza guardarlo. –ma pensavo lo sapessi da tempo, perché mai questa presa di coscienza adesso?-
-Perché la mia battuta è stata inopportuna e alquanto..- cercò il termine adatto, -infelice.-
-Era una battuta, Brad. Non..-
-No, aspetta. Fammi finire.- mi interruppe con decisione costringendomi a voltarmi a guardarlo. –Non intendevo affatto dire che Laura sia migliore di te, Anne. Nessuno sano di mente lo penserebbe mai. E’ una ragazza dolce e carina, su questo non c’è dubbio, ma non ha la tua forza, non ha la tua ironia e tutto ciò che ti rende così.. te.-
Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Non avevo fatto altro che sentirmi sbagliata per tutta la vita e il mio caratteraccio non si smentiva mai rovinando relazioni ed amicizie e forse per questo il discorso di Brad sembrò entrarmi nel petto come un fiotto di aria calda.
Sorrisi, incerta, allungando una mano per posarla sulla sua spalla. –Ho un sacco di difetti, Bradley. Sono un concentrato di sarcasmo, sono vendicativa, sono totalmente incapace di essere dolce nel senso proprio del termine e la mia attitudine a rovinare sempre tutto è quasi proverbiale. Apprezzo ciò che hai detto ma avevi ragione anche prima. Tutte le ragazze dovrebbero essere dolci come Laura perché non tutti gli uomini sono pronti a vivere con un giubbotto antiproiettili e un casco per difendersi da me.-
Prese qualche istante per pensare a cosa dire, lo intuii dal modo in cui faceva scrocchiare le dita fissando un punto indefinito davanti a noi.
-Colin sceglierà sempre te, Anne. E lo farà sempre senza alcuna protezione perché si fida di te come di nessun altro.-
Sembrava volermi dire di più, sembrava sapere qualcosa che a me sfuggiva ma probabilmente era solo parte della sua incrollabile convinzione che Colin ed io fossimo in qualche modo destinati a stare insieme.
Eppure io volevo solo averlo al mio fianco, non aveva importanza come.
Stupendo persino me stessa mi sporsi verso Bradley e lo abbracciai cercando di trasmettergli la mia gratitudine. Era un chiacchierone, un rompiscatole. Ma gli volevo molto bene e lui, a modo suo, ne voleva a me.



_JUST SAYING: Rinuncio all'aggiornamento notturno nel timore di non trovare il tempo o di dimenticarmene perchè, oltre a quanto già detto, ANNE è anche terribilmente distratta e smemorata. In questo frammento vi ho dato una visuale più completa sul mio personaggio nella speranza che avvenimenti passati e futuri  abbiano, alla luce di essa, più senso ai vostri occhi.
Considerato il  modo in cui tendo a fangirlizzare ogni volta che si tratta di Bradley James, sappiate che renderlo in veste di amico vero e proprio è stato parecchio difficile. Passo e chiudo, alla prossima!
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Safety ***


morgan 4

Safety

I found a place so safe, not a single tear
The first time in my life and now it's so clear
Feel calm, I belong, I'm so happy here
It's so strong and now I let myself be sincere
I wouldn't change a thing about it
This is the best feeling


 
 
[July, 2010]


Fantastico. Ero andata a trovare Colin, in Irlanda, durante i mesi di pausa dalle riprese e dalle registrazioni e, naturalmente, avevo preso l’influenza o meglio un brutto colpo di freddo, come si ostinava a definirlo lui.
I suoi erano in vacanza in Italia e avevamo casa tutta per noi in quello che sembrava il quadro perfetto per una settimana spassosissima fatta di notti brave in ogni pub dei dintorni e spuntini notturni fino all’alba.
-Che cavolo.- sbuffai tirandomi il lenzuolo sulla testa quando Colin entrò nella stanza con un bicchiere di acqua zuccherata.
-La vuoi smettere di lamentarti? E’ capitato!- mi rimproverò, senza riuscire a trattenere un sorriso, sedendosi ai piedi del letto.
-Giusto adesso! Così tu ti senti in dovere di accudirmi ed io non posso vedere l’Irlanda.-
-Puoi fermarti quanto vuoi, Anne.- mi rassicurò scostandomi un ciuffo di capelli dagli occhi come avrebbe fatto con una bambina, -e io non mi sento in dovere proprio di nulla. Mi fa piacere averti qua, anche così.-
-Così?- inarcai un sopracciglio.-malata, mostruosa, pallida e distrutta?-
Rise e la sua risata vibrò in tutta la stanza. Colin era una persona meravigliosa, era il mio essere umano preferito, come non facevo che ripetergli. La sua risata era contagiosa e ogni cosa di lui mi ispirava fiducia.
-Effettivamente non sei al meglio delle tue possibilità.-
-Grazie!- sbottai afferrando il cuscino più vicino sul quale non stavo poggiando la testa e lo colpii.
-Auch.-
La fonte del lamento era stata la sottoscritta che nel tentativo di nuocere all’incolumità del giovane irlandese si era procurata un giramento di testa epico.
-Stai giù.- mi esortò, paziente, per poi stendersi accanto a me e passarmi un braccio sui fianchi, tenendomi stretta e poggiando la testa sulla mia spalla.
La febbre mi procurava brividi di freddo nonostante le temperature estive e gli fui grata per quelle attenzioni.
Mi rilassai e pensai quanto fosse bello potermi rintanare tra le braccia di qualcuno di cui mi fidavo ciecamente, come Colin. Erano movimenti automatici, come se le nostre anime si conoscessero da sempre, dall’inizio del mondo e persino da prima.
Strinsi il suo braccio e sentii il profumo dei suoi vestiti, della sua pelle, un profumo che sapeva di casa.
Stesi in quel modo, le gambe intrecciate e le braccia strette, nessuno dei due, evidentemente, provava alcun disagio, alcun imbarazzo. Eravamo esattamente dove avremmo dovuto essere.
-Col?-
-Possibile che tu riesca a parlare tanto anche con la febbre alta?-
-Evidentemente.- risposi, imbronciandomi. –So che sembrerò una spina nel fianco, sdolcinata e insopportabile ma c’è una cosa che devo chiederti.-
Non ero mai stata capace di esprimere i miei sentimenti come avrei voluto e sapevo già che le parole sarebbero uscite male, come distorte dal mio ingombrante orgoglio, ma volli provarci ugualmente.
-Cosa?-
-Resterai sempre con me, vero?- chiesi, con un filo di voce. –Come adesso?-
-Non posso abbracciarti fino alla morte, Anne.- scherzò, posandomi un bacio tra i capelli.
-Hai capito che intendo.- roteai gli occhi, divertita e spazientita al contempo. –E’ tutto così perfetto, adesso, che non riesco a immaginare un mondo in cui tu non ci sei.-
-Ci sarò sempre per te, Anne. – mi strinse un po’ di più, nel pronunciare quelle parole. –sempre.-


Dovevo essermi addormentata perché quando riaprii gli occhi il cielo fuori dalla finestra si era fatto scuro e la sveglia sul comodino segnava le 2:00 a.m.
Sentii una serie di mormorii indistinti e mi stiracchiai sentendomi decisamente meglio e realizzando che Colin non era più accanto a me. Il letto attorno era fresco, perciò dedussi che doveva essersene andato già da un bel po’. Mi tirai a sedere tenendomi una mano sulla fronte e passando l’altra tra i capelli aggrovigliati e vidi che non indossavo più l’enorme t-shirt azzurra di Colin ma solo la biancheria intima.
-Che diavolo..?-
Dovevo essermi spogliata per il caldo eccessivo e per la febbre che scendeva ma allora perché la maglietta era ordinatamente piegata sulla poltrona accanto al mio letto?
-Colin!- lo chiamai con meno vigore di quanto avrei voluto e non ricevendo risposta mi misi in piedi e afferrai la maglietta che indossai di nuovo per poi avviarmi giù per le scale verso il salotto dove la televisione accesa lanciava bagliori che illuminavano la casa buia.
-Col?-
-Oh, bentornata tra noi!- mi prese in giro allungando la testa oltre la spalliera del divano dove stava comodamente seduto.
-Mi hai spogliata, per caso?- chiesi senza tanti giri di parole prendendo posto accanto a lui e prendendogli il telecomando di mano.
-Hey! Stavo guardando Jumanji!-
-A me fa schifo, te l’ho detto almeno un milione di volte.- replicai, ovvia, cominciando a fare zapping. –E non evitare la domanda.-
-Ti preferivo debole e silenziosa.-sbottò guardando disperato lo schermo. –E comunque si, in un certo senso.-
-Che diavolo vuol dire in un certo senso?- chiesi interrompendo la mia attività e voltandomi per guardarlo, sconvolta.
-Che ti agitavi nel sonno e quando ti ho toccato la fronte eri tutta sudata.- spiegò, calmo, stringendosi nelle spalle. –Non ho mica guardato, ti ho sfilato la maglietta e rimesso il lenzuolo dov’era.-
La sua spiegazione non mi convinceva più di tanto ma capii che le intenzioni erano state nobili, come sempre, e ripresi con lo zapping.
-Beh?- chiese riprendendosi il telecomando e sventolandomelo davanti al naso. –Neanche un misero grazie?-
-Sentiti gratificato dall’avermi vista in biancheria, bello, e non t’allargare. Fattelo bastare.-
-Sei davvero incredibile.- mi rimproverò sintonizzando la tv sul canale dove trasmettevano il film che stava vedendo prima della mia irruzione in salotto.
-E dai! Che scempio, questo film!-
-Torna a dormire, Olivia.-
Lo fissai confusa prima che le sue parole assumessero senso. –Hey! E’ per caso un’allusione alla mia mancanza di tett..-
Mi zittì premendomi una mano sulla bocca.
-Sto cercando di guardare il film.




_JUST SAYING: Non c'è molto da dire su questo passaggio della storia, diciamo che è il punto di arrivo, il traguardo, di una fase importante del rapporto tra Colin ed Anne. Non sono esattamente sicura di quanti di voi abbiano sentito la mia mancanza, probabilmente nessuno, ma mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento. Cercherò di aggiornare più velocemente, promesso. Alla prossima!
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Electricity ***


morgan 6

Electricity

Braced myself for the goodbye,
'Cause that's all I've ever known
Then, you took me by surprise
You said, "I'll never leave you alone"


 
 
[April, 2011]


-E’ stato faaaaantastico.- strepitò Katie, palesemente ubriaca, stringendosi al braccio di Bradley e guardando me ed Angel, poco lontane.
-Si, Kat, incredibile.- la assecondai rivolgendo una smorfia sconvolta agli altri che ridacchiarono pensando già a cosa avrebbero detto sul set quando Katie fosse arrivata in quelle condizioni.
La sera precedente avevamo deciso di andare a ballare in un pub poco lontano dall’albergo prenotando il privèe affinché le star non fossero molestate dai comuni mortali, come non avevo fatto che ripetergli per tutta la sera.
-Katie, tesoro, hai bisogno di un paio di caffè.- intervenne Josh, uno dei violinisti con cui lavoravo, afferrando Katie per la vita e impedendole di cadere. Uscivano insieme da un po’ e non potevo che essere felice per loro, Josh era un bravo ragazzo e Katie una persona straordinaria.
Angel si diresse verso Bradley, probabilmente per discutere del bacio che si erano scambiati quella sera e che aveva evidentemente mandato in tilt entrambi facendoli sembrare due ragazzini impacciati alla prima cotta. Era palese per tutti che quei due avrebbero combinato qualcosa, prima o poi, tranne che per i diretti interessati.
-Credi che litigheranno, come al solito?- mi chiese sottovoce Colin, avvicinandosi a me e parlandomi all’orecchio.
-Non saprei, è possibile.- asserii, vaga. –Ma magari hanno troppo sonno per discutere e si baceranno di nuovo. E’ molto più facile che parlare.-
Avevo da poco rotto con il ragazzo che avevo frequentato per qualche mese, uno dei cameramen, e fu probabilmente per questa ragione che Colin mi rivolse uno sguardo strano, indagatore.
Ero stata io a troncare ma sembrano tutti in attesa che me ne pentissi. Michael era un bel ragazzo, indubbiamente, un fisico da paura e tutto il resto ma a lungo andare doveva esserci di più perché ne valesse la pena.
A ventitré anni non mi serviva un ragazzo da presentare ai miei, non dovevo accontentarmi e non ne avevo la minima intenzione.
Camminammo per un po’ in silenzio, a coppie, mentre Colin ed io restavamo appositamente indietro per lasciare alle vere coppie un po’ di privacy.
-Ci pensi ancora, a lui?-
-No, Col, perché non mi credete? E’ un capitolo chiuso, archiviato.-
-L’hai archiviato molto velocemente, non che la cosa mi dispiaccia.-
Colin e Michael non andavano affatto d’accordo e come non facevano che ricordarmi non si piacevano affatto. Diversissimi da ogni punto di vista possibile, avevo per mesi dovuto evitare situazioni spiacevoli dividendomi tra l’uno e l’altro senza poter far coincidere le due cose. Era stato uno sforzo enorme, per me, ma alla resa dei conti ero felice di non aver perso il mio migliore amico per un flirt come altri.
-Non faceva per me.- chiarii guardando il panorama oltre il muretto che stavamo costeggiando. –Cerco altro.-
-Altro?-
-Restava sempre troppo in superficie, che si trattasse di un problema o che si trattasse semplicemente di me. Io.. voglio qualcuno in cui perdermi e che mi ritrovi sempre.-
Mi sorrise, dolce, e mi circondò le spalle con un braccio.
-E’ quello che meriti, Anne.-
Mi strinsi a lui e sentii il calore di braccia conosciute, di braccia sicure.
-Dovremmo muoverci o ci semineranno.- scherzò alleggerendo i toni e entrambi velocizzammo il passo prima che la mia caviglia assumesse una posizione innaturale ed io perdessi l’equilibrio.
-Cavolo!-
Colin allungò un braccio e premette una mano sulla mia schiena per impedirmi di cadere e avvicinandomi automaticamente a sé.
-Grazie, Col, stavo per rotolare.-
Mentre pronunciavo quelle parole alzai lo sguardo e nei suoi occhi vidi qualcosa che non avevo mai visto. Non avrei saputo definirlo, quel qualcosa, ma mi ipnotizzò a tal punto che non riuscii a rompere il contatto visivo ed improvvisamente la sua mano sulla mia schiena sembrò scottare.
Mi guardava intensamente ed io pensai che le mie gambe avrebbero ceduto sul serio quando riuscii finalmente a cambiare la traiettoria del mio sguardo e, involontariamente, lo puntai sulle sue labbra. Così belle e così dannatamente vicine.
Sentii il suo respiro sul viso e sul collo mentre ancora immobile mi fissava e mi ritrovai col fiato corto mentre stringevo la presa sulle sue spalle rendendomi conto per la prima volta in quei minuti di avergli artigliato il giubbotto per tutto il tempo.
Quand’era diventato così affascinante e forte?
Mi schiarii la voce e mi rimisi dritta. –Ci daranno per dispersi, dobbiamo rientrare.-
-Si. Hai ragione.- convenne senza più guardarmi mentre mi precedeva verso l’albergo.


Il giorno dopo evitai accuratamente il set limitandomi alla sala registrazioni e alla mia camera in albergo in modo tale da non incappare in Colin. Assurdo, a dire il vero. Colin ed io eravamo sempre stati l’uno l’ombra dell’altra e non avrei mai pensato di arrivare ad evitarlo sul serio. Ripensai a quello strano scambio di sguardi, a quella incredibile elettricità.
Non ero esattamente sicura di potergli stare accanto, quel giorno, senza mostrarmi una perfetta idiota e senza, soprattutto, combinare qualcosa di particolarmente stupido.
Arrivò la sera ed io stavo sdraiata sul mio letto a leggere, chiusa nel mio mondo come spesso facevo in momenti particolarmente critici; avevo rifiutato l’invito dei ragazzi a cenare con loro al McDonald e avevo adottato la tattica di Harry Potter ne La camera dei segreti. Fingevo di non esistere.
Un sonoro bussare mi ridestò dalle mie elucubrazioni mentali e mi accorsi di essere stata ferma sulla stessa pagina per almeno mezz’ora.
-Si?-
-Anne, apri.-
Sospirai. Conoscevo fin troppo bene quella voce.
Zampettai a piedi nudi fino alla porta e per la prima volta mi imbarazzai per la magliettona che copriva sempre troppo poco e per i capelli in disordine. Come se Col non mi avesse vista in condizioni ben peggiori.
-Ciao.- lo salutai stirando le labbra in un sorriso e facendomi da parte per farlo entrare.
-Ciao, latitante.- scherzò lui come se niente fosse posandomi un bacio sui capelli e andando a sedersi sul letto.
Mi imbronciai leggermente e in modo totalmente involontario. Dovevo aver immaginato tutto, lui non sembrava affatto turbato.
-Harry Potter? Di nuovo?- mi domandò, incredulo, afferrando il quinto capitolo della saga più famosa degli ultimi decenni.
-Si, ma lo mollerò un capitolo prima che muoia il mio adorato Sirius.- borbottai andando a posizionarmi accanto a lui per poi togliergli il libro di mano e rimetterlo sul comodino.
-Com’è andata oggi?- continuai, decisa a far finta di nulla esattamente come lui.
-Beh tutto bene, il cavallo di Brad non voleva saperne di obbedirgli, Katie ha rischiato come al solito di inciampare nella gonna ed Angel ci ha costretti a rifare la stessa scena per dieci volte a causa di un incontenibile attacco di ridarella.-
-Ordinaria amministrazione, insomma.- scherzai alzando lo sguardo e incrociando finalmente i suoi occhi limpidi.
Ci fissammo per un po’ e capii che neanche lui era uscito totalmente incolume da quella strana situazione che si era creata solo che, in quei due fari, lessi anche la determinazione a non permettere al nostro rapporto di deteriorarsi.
Senza dire una parola gli circondai la vita con le braccia e mi strinsi a lui che ricambiò la stretta posandomi un altro bacio sulla tempia.
-Va tutto bene, Anne.- mi rassicurò giocherellando con alcune ciocche dei miei capelli. –Tutto come sempre.-





_JUST SAYING: Beh? Cominciano le danze, gli ormoni sono in festa e, permettetemi, sarà la primavera! Sperando almeno che la primavera, lì nel Regno Unito, nel 2011, sia arrivata prima di quanto ci stia facendo penare quest'anno qui in Italia. In Sicilia, poi, non ne parliamo. Sembra Dicembre. Questi due hanno un sacco di cose non dette, un sacco di pensieri scomodi e di desideri taciuti. Secondo voi quanto a lungo si può portare una maschera quando gli occhi sono dei tali chiacchieroni? Alla prossima!
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Red ***


morgan7

Red"

I didn't mean to kiss you
You didn't mean to fall in love
I never meant to hurt you
We never meant for it to mean this much
I wanted to keep you
Forever next to me
You know that I still do
And all I wanted was to believe
 


 
 
[December, 2011]

Era l’ultimo capodanno prima della fine delle riprese e quasi tutti i membri dello staff e del cast avevano deciso, per l’occasione, di non tornare a casa ma di restare a festeggiare insieme presso gli studi della BBC.
L’auditorium era pieno di decorazioni appese ovunque, ghirlande rosse pendevano dal soffitto e sul grande tavolo centrale troneggiava una enorme costruzione di bicchieri pronti per il brindisi che avrebbe avuto luogo da lì a qualche minuto.
-Sei già ubriaca.-
Colin mi fissava, impertinente, mentre ondeggiavo a ritmo di musica facendo ruotare l’ampia gonna, anch’essa rossa, del vestito che indossavo.
-No, mi confondi con Angel.-
Con un cenno del capo lo indirizzai verso Angel, o perlomeno verso quel poco di lei che si intravedeva oltre Bradley: il ragazzo, infatti, le stava così appiccicato da ostruire la visuale su qualsiasi cosa di lei che non fossero i capelli e sembrava intenzionato ad aspirarle la faccia.
-Santo cielo.- fu il commento del mio amico che restò in un angolo mentre io mi esibivo in sconosciute manovre con Eoin che rideva forte mentre assecondava la mia esuberanza.
Ballavo e ballavo, come se quella fosse l’ultima notte della mia vita. Volevo fissare nella memoria ogni volto, ogni profumo, ogni sensazione che vivere con quelle persone eccezionali mi regalava.
-Ragazzi, comincia il conto alla rovescia!- esclamò al microfono Anthony con un gran sorriso stampato sul volto. –dieci..-
Lasciai Eoin per correre da Colin.
-Bentornata.- mi accolse con aria fintamente irritata il mio migliore amico mentre io continuavo il conto alla rovescia, a squarciagola.
-…sette, sei..!-
Lo esortai a contare con me e nonostante gli occhi al cielo lo fece dimostrandomi ancora una volta che, tra i due, ero sempre io ad averla vinta.
-..quattro, tre..-
Due secondi ancora e la folla esplose in una pioggia di auguri e di fischi, chi urlava e chi già brindava strategicamente appostato attorno al tavolo centrale ma le loro voci mi raggiunsero ovattate mentre Colin mi sollevava da terra ed io, come priva di volontà cosciente, gli prendevo il viso tra le mani e lo baciavo premendo le mie labbra contro le sue per istanti che sembrarono infiniti. Non approfondii il bacio né lo fece lui ma quando ci guardammo finalmente negli occhi vidi riflessa nei suoi la stessa confusione che provavo io.
Nessuno sembrò aver fatto caso a noi e per una buona mezz’ora fummo impegnati con gli auguri e i brindisi dei nostri amici, la musica forte nelle orecchie e una nuova strana luce negli occhi.
-Vieni con me.-
Quando sentii il suo fiato vicino al collo e le sue mani stringere le mie fui attraversata come da una scarica elettrica e non feci domande mentre correvamo verso l’uscita senza salutare nessuno.
L’albergo era a qualche minuto dagli studi e mentre percorrevamo quella breve distanza le dita intrecciate continuavano ad accarezzarsi e giocare in un modo totalmente nuovo.
Una volta soli nel corridoio del primo piano fu lui a fermarsi e prendermi il viso tra le mani forti. –Perché?-
-Non lo so.- risposi in tutta sincerità facendo correre lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi per poi ricominciare.
Fu lui a baciarmi e ad approfondire quel contatto che sembrò restituirci l’aria di cui ci eravamo privati negli istanti precedenti, timorosi e spaventati da quelle sensazioni nuove e sconosciute tra di noi.
Il suo corpo premeva contro il mio poggiato alla parete del corridoio mentre con le mani aperte gli carezzavo il collo e poi la schiena per poi risalire e stringere tra le dita i suoi morbidi capelli neri.
Lui mi toccò ovunque, brevemente, accendendo ogni minuscola cellula del mio corpo e facendomi sospirare.
-Qual è la stanza più vicina?- chiesi con il fiato corto dopo avergli morso il labbro inferiore tirandolo delicatamente verso di me.
-La mia.-
La sua voce roca e sensuale costituiva insieme agli occhi liquidi di desiderio una combinazione micidiale destinata a farmi perdere la testa.
Non avrei saputo dire con precisione se fosse stato l’alcol o se quell’attrazione fosse stata sopita per troppo tempo e violentemente risvegliata da chissà che cosa in un istante non ben definito ma in quel momento non c’era niente che volessi di più.
Ci spostammo senza smettere di baciarci fino alla sua stanza e quando mi prese in braccio per adagiarmi sul letto e poi stendersi su di me seppi che mi voleva tanto quanto lo volevo io.
-Sei sicura?-
Gli sfiorai il collo con le labbra mentre sbottonavo la sua camicia per poi lanciarla lontano.
Mi sollevò il vestito già parzialmente arrotolato sui fianchi e lo sfilò dalla testa ed io, rimasta quasi nuda davanti ai suoi occhi, lo attirai nuovamente più vicino.
-Anne, devo saperlo.- statuì serio e ansimante bloccandomi le mani che correvano verso la sua cintura.
-Sh.- gli posai l’indice sulle labbra per poi accarezzarle piano mentre lui sganciava il reggiseno.
Mi persi in lui e niente al mondo, quella notte, sarebbe risultato più giusto di quel che stava accadendo tra di noi.


Il mattino seguente, però, fu tutto diverso.
Mi destai alle prime luci dell’alba nel suo letto, come altre volte era accaduto, ma a differenza del solito lui giaceva nudo al mio fianco, coperto fino ai fianchi dal lenzuolo e con il braccio posato sul mio ventre in un abbraccio intimo.
Ogni singolo momento di quella notte mi investì come un treno, l’immagine del suo corpo che si muoveva sul mio e dei suoi occhi persi nei miei.
Ero andata a letto con il mio migliore amico.
-Accidenti.- sussurrai facendo attenzione a non svegliarlo, mentre cercavo di sfilarmi dalla sua presa.
Inaspettatamente riuscii ad alzarmi senza disturbarlo e a recuperare i miei vestiti che indossai velocemente per poi tornare nella mia stanza incapace di pensare razionalmente a cosa ci saremmo detti, se fossi rimasta lì fino al suo risveglio e di sopportare l’imbarazzo di un momento al quale non ero psicologicamente preparata.
Gli altri dormirono fino all’ora di pranzo ed io restai rintanata nella mia stanza a fare le valige per tornare a casa, avevamo una settimana di pausa da trascorrere con le nostre famiglie e mai come in quel momento ne avevo avuto tanto bisogno.
Bussai alla porta di Katie poco prima di mezzogiorno e le lasciai detto che sarei tornata a casa, di salutare i dormiglioni per me e che ci saremmo riviste di lì ad una settimana.
Ero ormai sicura di essere fuori dai guai mentre attraversavo il corridoio diretta all’ascensore ma una voce nota mi richiamò inducendomi a bloccarmi sul posto.
Mi voltai solo quando seppi che mi aveva raggiunta e incontrare i suoi occhi non fu mai tanto difficile.
-Hey.- lo salutai cercando di sorridere nel modo più naturale possibile.
-Vai via?-
-Torno la prossima settimana. Tu partirai nel pomeriggio, giusto?-
Avevamo parlato dei nostri programmi per le vacanze per quasi un mese progettando già un fine settimana insieme ma sapevamo bene che le cose sarebbero andate diversamente, dopo quel che era successo.
-Si.-
Restò in silenzio per qualche secondo fissandomi accigliato.
-Fai sempre così?- chiese senza riuscire a nascondere la nota astiosa che colorò le sue parole.
-Così come?-
-Scappi prima che il tuo.. compagno si svegli?-
-Certo che no ma..-
-Ah, bene.- mi interruppe esibendosi in una espressione ferita che raramente avevo avuto la sfortuna di vedere. –E’ un trattamento riservato esclusivamente al sottoscritto, deduco.-
-Col, è.. complicato.-
-Non lo è. Sei tu a renderlo tale, come sempre.-
-Ma cosa stai dicendo?- sbottai, esasperata, lasciando la valigia e spalancando le braccia. –Sei il mio migliore amico, è ovvio che quello che è successo stanotte complichi le cose.-
Rise, amaro, scuotendo il capo e arricciando le labbra. –Migliore amico? Continui davvero a crederci dopo stanotte?-
-Voglio farlo.-
-Anne.. –mi prese per le spalle e con un profondo respiro cercò di recuperare la calma. –Smettila di prenderti in giro e di prendere in giro me. Sappiamo che quello che c’è tra di noi va oltre. Oltre tutto.-
Aveva ragione. Sapevo bene che ciò che diceva era vero, lo sapevo da tanto tempo ma non per questo la cosa aveva smesso di spaventarmi.
Avevo bisogno di lui e non volevo rovinare tutto; una parte di me era ancora convinta di poter rimediare, di poter ricucire il nostro rapporto così com’era prima.
-Devo andare.- mormorai prendendo le sue mani e staccandole dalle mie spalle. –Il taxi sarà già qui davanti.-
Non disse nulla mentre mi osservava trascinare i bagagli nell’ascensore e scomparire oltre le porte automatiche quando queste si chiusero ed io mi imposi di mantenere la calma, di credere che al mio ritorno tutto sarebbe andato per il meglio.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Goodbye ***


morgan new

Goodbye

Now, I'm trying to wake you up
To pull you from the liquid sky
'Cause if I don't we'll both end up
With just your song to say goodbye 

 
 
[March, 2012]

Anche l’ultimo giorno di riprese era finito e nonostante noi dell’orchestra dovessimo ancora finire di registrare un paio di brani sentivo già chiaramente la tristezza di un’esperienza che giungeva a termine, di rapporti che si sarebbero persi ma avvertivo altrettanto chiaramente in me la fiducia che altri invece non l’avrebbero mai fatto.
Il regista aveva deciso di dare una festa, quella sera, in una delle grandi sale in cui erano state girate le scene ambientate all’interno del castello e ognuno di noi avrebbe dovuto indossare un vestito della serie.
Il mio lo aveva scelto Katie e quando prima di entrare nella sala mi ero ritrovata a passare davanti ad uno specchio avevo fatto fatica a riconoscermi.
Era un lungo vestito blu, un blu non eccessivamente scuro che sembrava riflettersi nei miei occhi dello stesso colore, le maniche erano lunghe ma lasciavano le spalle scoperte a continuazione di una generosa scollatura che, con quel corpetto strettissimo, sembravo quasi riempire.
Portavo i capelli color cenere sciolti e mossi con qualche fermaglio luccicante qua e là a dar luce e movimento.
-Per la miseria.- esclamò Bradley spalancando la bocca quando mi vide.
-Chiudi la bocca, Brad, non è regale.- lo presi in giro porgendogli la mano come ogni buona principessa avrebbe fatto e lui la baciò, sul guanto di raso accennando un inchino. –Dove sono gli altri?-
Mi pentii quasi subito di averlo chiesto perché Tom e Eoin mi si affiancarono emettendo un fischio di approvazione.
-Mai come adesso sono stato convinto della necessità di uno spin-off sui cavalieri. E tu dovrai farne parte.- decretò Eoin beccandosi una spallata dall’altro.
-Tu sei bello che andato, amico, in ogni caso andrebbe a mio vantaggio.-
-Avete finito di fare gli idioti?- risi per poi far loro una linguaccia.
-A Colin verrà un colpo.-
Sentii quella frase quasi per caso uscire dalle labbra di Angel, accanto a Bradley, mentre uno dei Cavalieri della Tavola Rotonda mi trascinava in pista facendomi volteggiare.
-Principessa Anne, posso avere l'onore?-
Dopo aver ballato a lungo con Rupert ed Eoin, Bradley mi si affiancò e rivolse un cenno al cavaliere più vicino. -Il principe vuole ballare con la vostra dama, levale le tende!-
-Ti ci vorranno mesi per uscire dal personaggio, Brad.- lo canzonò Eoin dandogli una forte pacca sulla spalla.
-Diciamo anni.- infierii io accennando un inchino al principe.
Quando si dileguarono ed io e Bradley restammo soli lui mi prese una mano e poggiò l'altra sul mio fianco.
-Dovresti parlargli.-
-Oh, Brad, dacci un taglio. Abbiamo parlato e chiarito e..-
-Non si direbbe.-
Mosse brevemente il capo indicandomi un punto alle mie spalle e poi mi fece ruotare su me stessa in una elegante giravolta così che potessi vedere Colin, le spalle abbandonate contro una parete e lo sguardo fisso su di me. Uno sguardo terribilmente triste.
-Rischiamo solo di peggiorare le cose.-
-Avresti dovuto pensarci prima di andarci a letto.- mi rimproverò, schietto e duro come pochissime altre volte era stato.
-Non ti permetto di giudicarmi.-
Odiavo sentirmi attaccata, lo odiavo da morire e l'istinto mi portava a scattare come una molla e fu per questa ragione che indurii lo sguardo e feci per allontanarmi.
-Scusami.- ammise stringendo le labbra in una linea sottile e stringendo la presa sulla mia mano. -Non volevo.-
Lo guardai, accigliata.
-E' che so quanto Colin tiene a te ma non capisco quanto tu tenga a lui.-
-Seriamente, Brad?- sbottai spalancando gli occhi e la bocca insieme. -Io adoro Colin e..-
-E non lo dai poi così tanto a vedere. Credi che allontanarlo miglirerà le cose?-
-Io non sto allontanando nessuno.-
-Si che lo stai facendo. E lui lo sa, lo sente.-
Mi fece ruotare ancora su me stessa mentre la canzone finiva e poi si inchinò, come gli altri cavalieri in pista fissandomi con mille sottintesi incisi negli occhi azzurri. -Pensaci, Anne.-
Ballai per almeno un’altra ora con i membri dello staff alternando le danze con qualche chiacchiera insieme a Katie che splendeva nel suo abito verde smeraldo e cercai di dimenticare la conversazione avuta con Bradley che sembrava non capirmi. Non ci aveva neanche provato, in realtà.
-Vengo in pace, niente danze.-
Colin mi venne incontro con un sorriso impertinente che ci misi un po’ a ricambiare. Con quel completo elegante era magnifico. Le spalle erano più ampie, fasciate in quella giacca blu, e il viso sembrava più maturo, più consapevole.
-Grazie al cielo, Col.- sospirai, sollevata. –Almeno non per i prossimi dieci minuti.-
-Sei incantevole.-
Come tutti gli altri prima di lui mi prese la mano e vi posò un bacio ma fu più lento e mi guardò negli occhi nel farlo in un modo tale che mi tolse il respiro.
-Dove sei stato, fino ad adesso? Sbuchi fuori dal nulla come il tuo personaggio?-
-Sono stato qui in giro, una chiacchiera qui e una là. Eri circondata dai cavalieri, non potevi accorgertene.- mi prese in giro scuotendo il capo.
-Tornerai in Irlanda? Definitivamente?- chiesi cercando di sorridere e fingendo che fosse una domanda casuale ma sapevo che a lui non l’avrei data a bere.
-Perché dovrei restare?-
Lo guardai male, sapevo che mi stava sfidando.
-Piantala.-
Dopo quella mattina, dopo quella discussione, le cose si erano complicate. Troppo.
Al mio ritorno c’era voluto un po’ per recuperare un rapporto normale e civile ma in fondo ci mancavamo troppo per fare a meno l’uno dell’altra ed eravamo riusciti ad ignorare il problema fin quando era stato possibile ma per poi esplodere come due bombe in una litigata furiosa.
Lui aveva detto che io fingevo di non capire, che mi nascondevo dietro un’amicizia che non era tale ed io, d’altro canto, avevo risposto che non avevo alcuna intenzione di rovinare tutto per un capriccio.
-Dammi una buona ragione per non farlo e non lo farò.-
Eravamo in un angolo, soli, e mi si fece più vicino, cauto e quasi spaventato.
Tutta quella ostentata presunzione non gli apparteneva, gli leggevo negli occhi tutta la tenera insicurezza che lo caratterizzava e mi si spezzò il cuore al pensiero che sentisse davvero bisogno di sforzarsi tanto di sembrare diverso.
-Colin, non..-
-Un bacio. Un bacio e resterò qui.-
Strinsi le labbra e trattenni un verso frustrato che l’avrebbe ferito.
-Col.- gli posai una mano sul viso, leggera. –non chiedermi di mandare tutto in malora, ti prego.-
Si incupì e restò in silenzio.
-Ballerai con me?-
Senza rispondermi mi prese per mano e mi condusse in pista. Non disse una parola per tutta la durata di quel ballo e quando finì mi baciò di nuovo il dorso della mano e scomparve tra la folla.
Quella notte il mio unico pensiero fu che non l’avrei mai più rivisto.

_JUST SAYING: Okay sto aggiornando di corsissimissima e non mi dilungherò, la storia non è finita ma assisterete ad un salto temporale di circa tre anni in cui cambieranno parecchie cose a dispetto di altre, destinate a restare sempre uguali anche nel 2015.
Sto seguendo iZombie per guardarmi e riguardarmi Bradley Mammamiachesonofigo James e sono molto contenta. Chissà come se la caverà in Damien, l'altra serie che comincerà a breve. Avete notizie di Colin per caso? Che maledizione sta facendo quel figliuolo dopo Testament of Youth?! Vabbè, per stasera vi saluto. Baci con lo schiocco a tutte.
Anna

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Love ***


COLIN last

Love  

But in the end everyone ends up alone
Losing her, the only one who's ever known
Who I am, who I'm not and who I wanna be
No way to know how long she will be next to me


 
 
[September, 2015]

A ventisei anni la vita sembra sempre più difficile che a venti. Cosa saranno mai sei anni, avrebbe potuto chiedersi chiunque. Tanti, avrei risposto io.
-Stasera ceniamo tutti insieme, Annie, c’è anche tuo fratello con Daisy e i bambini.-
Le cene di famiglia erano l’occasione migliore per genitori, fratello, cognata e compagnia per rinfacciarmi la mia incapacità di mantenere una relazione in piedi abbastanza a lungo da costruire qualcosa.
L’amore? Ah! Ero troppo rigida e avevo troppe pretese. Perché non potevo accettare una vita di compromessi come tutte le mie coetanee?
Ad insinuazioni non troppo lontane da queste rispondevo che avevo un lavoro, che la casa discografica mi permetteva di sentirmi realizzata e che per niente al mondo avrei cambiato la mia vita con quella di chiunque altro.
-Non so se ci arrivo, mamma. Ho una riunione alle sei, non so quando finirò.-
-Sei sempre così impegnata! Ti impegnassi così tanto anche nella ricerca di un uomo...-
-Si, mamma. Avrei già tanti figli e chissà, magari qualche nipote.- ironizzai alzando gli occhi al cielo.
-Scherza scherza. Quando sarai madre capirai.-
-Devo scappare. Ti chiamo più tardi.-
Presi la metro di corsa e aspettai la mia fermata fino in ufficio per lanciarmi fuori dalle porte scorrevoli sempre appena in tempo, non avrei mai imparato.
Ero in ritardo e corsi su per scale e poi lungo il marciapiede rimuginando su quanto avrei dovuto aspettare perché il semaforo all’incrocio scattasse. Fu proprio perché distratta da questi pensieri che piombai dritta addosso ad un tale che tuttavia non si scompose.
-Tutto bene?-
Mi raddrizzai e tirai via i capelli lisci e corti dal viso. –Si, mi scusi davvero! Io non l’avevo..-
Le parole mi morirono in gola quando sollevai lo sguardo per uscire poi come un sussurro. –vista.
Colin era davanti a me, dopo tre lunghissimi anni, stretto nel suo giubbotto di pelle proprio come nelle foto del settimanale che comprava sempre la mia coinquilina.
La barba era cresciuta e gli dava un’aria totalmente diversa da quella di un tempo ma ciò che più mi colpì furono gli occhi. Grigi. Freddi.
-Ciao.- mormorò senza sorridere, sbattendo ripetutamente le palpebre e aggrottando la fronte.
-Colin.- lo salutai, dolcemente, mentre l’impulso di gettargli le braccia al collo si faceva fortissimo. Non poteva essere cambiato tanto, il mio Colin doveva essere ancora lì da qualche parte.
Lo avevo visto in alcuni episodi di una nuova serie, The Fall, e nonostante non volessi ammetterlo la cosa mi aveva turbato moltissimo.
Era bello, in quei panni. Era sensuale come non era mai stato prima ma quella stessa sensualità sembrava glaciale e i suoi occhi, un tempo così dolci, quasi cattivi, calcolatori.
Non era il personaggio, non era la parte. Era lui. Lui tra le lenzuola di una donna come tra quelle di ogni donna con cui doveva essere stato nella realtà in quei tre anni.
-Quando sei tornato?- chiesi riempiendo il suo silenzio.
-Torno spesso, per lavoro.-
-Non mi hai mai chiamato.-
-Neanche tu.-
Sembravamo due estranei, due sconosciuti che si erano appena scontrati durante la routine di giorni tutti uguali, come se avessimo ormai completamente bruciato quel passato che ci legava.
Abbassai lo sguardo.
-Sono di fretta.- decretò guardando l’orologio e poi me, come se non mi vedesse. –mi ha fatto piacere vederti.-
Fece per superarmi ma io glielo impedii.
-Col. Possiamo.. vederci per un caffè?-
-Oggi sono molto impegnato.-
-Domani?-
Sentivo di dover insistere, sentivo di doverlo ritrovare altrimenti avrei perso me stessa in tutta quella indifferenza.
Sospirò, rassegnato. –Stasera dopo cena potrei liberarmi.-
-Fantastico.-
Cercai di sorridere e di mostrarmi davvero entusiasta reprimendo la preoccupazione di chi mi sarei trovata ad affrontare quella sera stessa.
-Se mi dai il tuo numero ti chiamo..-
-E’ sempre lo stesso. Non l’ho mai cambiato.- spiegai senza riuscire a guardarlo negli occhi.
Ci eravamo lasciati davvero male, nel silenzio, e nel silenzio ci eravamo ritrovati.
-Anne?-
Stavo per allontanarmi ma mi voltai, repentina, verso di lui.
-Ti chiamo sul serio, dopo.-


La sua macchina era immensa e scura e mi aspettava proprio davanti all’ingresso della sede della casa discografica presso cui lavoravo.
Il tragitto fu colmo di convenevoli per i quali, quella mattina, non eravamo ancora pronti.
Come stai? Cosa fai? Hai messo su famiglia?
Nessuno di noi l’aveva fatto. Lui aveva continuato a fare l’attore, dividendosi tra teatro, televisione e cinema, ed io a lavorare nel campo della musica.
Mi portò da lui, nella suite che aveva affittato, a lungo termine, per potersi dedicare al film che stava girando e mi confessò che avrebbe voluto una casa vera e che vivere in albergo, a lungo andare, diventava stancante.
In quelle parole, forse nel modo in cui le aveva pronunciate, avevo intravisto il mio Colin.
-Sei cambiata molto. Questo taglio ti dona.- commentò con un mezzo sorriso, comodamente seduto sul divano in pelle nera.
-Tra  i due sei tu ad essere cambiato di più- osai, fissando il contenuto del mio cocktail e lasciando che i capelli mi coprissero il viso.
Stavo seduta sul divano, accanto a lui, le gambe ritirate e i piedi scalzi.
-Che intendi?-
Il suo sguardo era quello di un uomo, sicuro, forte, invincibile.
Dove sei, Colin?
-Che sembri recitare una parte, un ruolo che non ti avrei mai affidato, un tempo.-
-Non recito affatto.-
-Si, invece. Sei bello, ricco, forte.-
-Lo dici come se fosse una colpa.- una risata roca gli fece vibrare il petto.
-Non so di chi sia la colpa ma chiunque abbia rubato la dolcezza che conoscevo a memoria, nei tuoi occhi, si merita il mio eterno rancore.-
Posò il bicchiere sul tavolino basso e allungò una mano verso il mio viso, accarezzandone il profilo.
-Sono sempre io.-
-Questo lo vedo.- risposi, sincera. –Ma non lo sento.-
Percorse con la mano il profilo del mio collo e si protese verso di me arrivando ad un soffio dalle mie labbra. –Mi vuoi, adesso?-
-Si.- risposi mentre mi alzavo in piedi e mi spostavo verso la finestra. –Ti rivoglio indietro.-
-Sei incredibile!- la sua voce sembrava aver perso quella sicurezza così fastidiosa, stridente e nei suoi occhi finalmente c’era qualcosa, qualcosa di molto simile all’impazienza.
-Prego?-
-Non ti piacevo quando ero uno stupido ragazzino innamorato e non ti piaccio adesso, neanche così!
Mi voltai e lo fronteggiai, nonostante fossi notevolmente più bassa. Come sempre.
-Sei un idiota! E’ per me che sei diventato così?-
-Si, dannazione!- esplose spalancando le braccia. –Perché non riuscivo a capire cosa avessi sbagliato! Pensai di essere inadeguato e soprattutto decisi che nessuno mi avrebbe più ferito come avevi fatto tu!-
-Io non avevo alcuna intenzione di ferirti, Colin! Eri il mio migliore amico!
-Ma ero innamorato di te!-
Guardai le sue mani strette alle mie spalle e poi lui, i suoi occhi finalmente tornati limpidi e le sue labbra, socchiuse, prima di afferrargli il viso e baciarlo con urgenza e senza alcuna delicatezza.
Indugiò e in quell’istante di insicurezza fu di nuovo mio, così com’era.
Quando rispose al bacio pensai che quello avrebbe dovuto essere il nostro primo bacio, che se non avessi avuto così paura saremmo stati felici molto prima.
-Ero spaventata, Col. Rovino sempre tutto, lo facevo già allora e con te non..-
-Non te lo permetterò, Anne. Come non te l’avrei permesso tre anni fa se solo tu ti fossi fidata di me.-
Mi strinsi a lui e il mondo scomparve mentre le sue mani erano tutto, i suoi occhi erano tutto, le sue labbra erano tutto. Tutto ciò di cui avevo sempre avuto bisogno.

The end

_JUST SAYING: Ce l'ho fatta. E' finita davvero e, nonostante l'attesa, spero che questo finale vi sia piaciuto. Non è niente di speciale e non lo è neanche la storia. E' un'insieme di momenti, uno scritto senza alcuna pretesa che mi ha dato modo di esplorare un po' l'idea che avevo di questi attori, Colin in particolare, e di divertirmi un po'.
Vi lascio e vi ringrazio davvero tanto per avermi sostenuta, per aver recensito o semplicemente seguito la mia storia.
Grazie a:
Nenne3
The Rolling Beatles
Axyna
ino_san98 
marghi1D
the lucky witch
A PRESTO! ;)  -- Anna

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3046122