You are my destiny

di lynn12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Friends ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Seeing you again ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Behind this hazel eyes ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - I miss you ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Party ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - You belong to me ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Revelation and jealousy ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Truth ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - You are my destiny ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Le porte di vetro dell’aeroporto di Narita si aprirono con un lieve fruscio. Fece qualche passo avanti, poi si fermò, respirando l’aria di Tokyo. In quel momento si rese conto di quanto le fosse mancata quella città negli ultimi due anni. Quel profumo di moderno ma anche di tradizione, di dinamismo ma anche di pazienza, di pragmatismo ma anche di sacralità…Tokyo era tutto questo e molto di più. Una città dalle mille sfaccettature, dai mille volti, dai mille sentimenti. Tokyo era il luogo che l’aveva vista nascere, crescere, ridere, piangere, soffrire…innamorarsi. Per tutti questi motivi l’avrebbe sempre considerata la sua casa. Il pensiero di rimanere solo una settimana le diede una stretta al cuore, ma non poteva assolutamente fare altrimenti. Non solo per il suo bene, ma anche della persona che in quel momento era la più importante della sua vita.

Salì su un taxi e diede all’autista il noto indirizzo di Shinjuku. Per tutto il tragitto rimase con lo sguardo fisso oltre il finestrino, ad osservare quel paesaggio che non vedeva da due anni, ma che le era rimasto nel cuore. Tutto era lo stesso di quando se n’era andata, soprattutto a Shinjuku, il quartiere che più le era stato caro e che ora rivedeva con timore e una stretta al cuore. Troppi ricordi, e non tutti felici, la legavano a quel posto, ma non poteva tornare indietro. Aveva deciso di tornare e di affrontare il passato, non poteva lasciarsi vincere dalla paura. Era ora di dimostrare a tutti, ma soprattutto a se stessa, che la vita che aveva condotto lì fino a due anni prima era un capitolo chiuso. Definitivamente.

E per farlo non c’era altro modo che affrontare i suoi fantasmi. Rivedere tutti. Rivedere lui. Con la speranza che il suo cuore avrebbe retto al colpo. Che avrebbe retto alla sofferenza e alla rabbia che l’attanagliavano ogni volta che ripensava a lui, alle sue parole…

Il taxi stava percorrendo ora la Shinjuku-dori, trafficata e rumorosa come la ricordava, e il suo sguardo si fece attento, pilotato verso un punto in lontananza, dove sapeva trovarsi un palazzo bianco a sei piani. Poi svoltò a destra e, dopo qualche metro, si fermò di fronte ad un bar. Un lieve sorriso le incurvò le labbra. Quel luogo le era molto caro e ancora di più lo erano i suoi proprietari. Moriva dalla voglia di rivedere quella che ancora oggi, a distanza di due anni, considerava la sua migliore amica. La persona che le era sempre stata vicino, nei momenti belli come in quelli brutti, consolandola e infondendole coraggio. La persona che era sempre stata pronta a donarle un sorriso e una fetta di torta quando si sentiva triste e che molte volte le aveva offerto una spalla su cui piangere.

Scese dal taxi e pagò l’autista, che nel frattempo aveva scaricato il suo trolley dal bagagliaio. Mentre questi se ne andava rimase a fissare qualche minuto la facciata del locale. Neanche quello era cambiato di una virgola. Il cartello sulla porta diceva che era chiuso, ma lei sapeva che i proprietari vivevano in un appartamento al piano di sopra e che sicuramente li avrebbe trovati a casa. Perciò, afferrò il manico del suo trolley e si diresse verso il retro dell’edificio, dove si trovavano le scale che portavano direttamente al piano superiore.

Non fu facile trascinarsi dietro il trolley, ma alla fine mise piede sull’ultimo scalino e si fermò, riprendendo fiato. Qualche secondo dopo, la porta si aprì. Come al solito, quando c’era lui in casa non serviva il campanello…Alzò lo sguardo e sorrise all’uomo che era venuto ad accoglierla.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Friends ***


Capitolo 1 – Friends

-È bello rivederti, Umibozu-

-È bello rivedere anche te, Kaori- il gigante la strinse in un breve abbraccio

Poi le prese la valigia e la condusse all’appartamento. Kaori si guardò intorno, notando che nulla era cambiato e lei si sentì maggiormente a casa. Persino il profumo era lo stesso…Gigli. Il fiore preferito dalla padrona di casa.

-Miki è in camera da letto?- chiese ad Umibozu

-Sì, si è appena svegliata, dopo che l’ho finalmente convinta a riposare per qualche ora- le rispose l’uomo

-Testarda come al solito, eh?-

-In questo neanche il nuovo ruolo l’ha cambiata…-

-Posso?- Kaori indicò la porta della camera da letto con un cenno

-Certo. Ti stava aspettando-

Dopo aver bussato leggermente, la donna entrò nella stanza. Non appena Miki la vide, le rivolse un enorme sorriso.

-Kaori! Sei arrivata!-

Quest’ultima si avvicinò al letto e strinse l’amica in un abbraccio, attenta al piccolo fagottino che teneva in braccio.

-Miki, sono così felice di rivederti!- disse sedendosi sul letto –E questo tesorino chi è?- chiese poi abbassando lo sguardo sulla meravigliosa bambina che si stava addormentando serenamente cullata dalla madre

Era così bella e dolce che le vennero le lacrime agli occhi. Il piccolo batuffolo rosa aveva la testolina ricoperta di capelli neri come la sua mamma, mentre gli occhi, che faticavano a rimanere aperti, erano di un caldo color cioccolato, identici a quelli di Umibozu. Certo, il neo papà portava sempre gli occhiali scuri, ma Kaori aveva avuto l’occasione di vederlo senza un paio di volte e aveva scoperto che aveva dei bellissimi occhi marrone. Ovviamente, quando glielo aveva detto, il gigante timido era diventato rosso come un gambero cotto e la sua testa aveva iniziato a fumare come una locomotiva a vapore.

-Mio Dio, è un amore- mormorò

-Già, per fortuna non somiglia al papà…- ridacchiò Miki

Anche Kaori rise.

-E come si chiama? Nelle mail non hai mai voluto dirmi quale nome avete deciso…-

-Perché volevo fosse una sorpresa. Questa piccola meraviglia si chiama Kaori…-

Uno sguardo meravigliato incontrò quello della neo mamma.

-Cosa?- soffiò –Ma, Miki…-

-È il nome più bello che conosco. E appartiene alla persona più bella che conosco- le sorrise Miki

Kaori lottò contro le lacrime che le pungevano gli occhi.

-Mio Dio, non so cosa dire…-

-Perché non prendi in braccio la tua omonima, zia Kaori?-

Sorrise, prendendo la bambina ormai quasi addormentata dalle braccia dell’amica. Sentendo il cambiamento, la piccola socchiuse appena gli occhi, la guardò e poi dovette decidere che non le importava poi molto chi la cullava, perché richiuse gli occhi e continuò il suo sonno. Sentendo quel piccolo corpicino tra le sue braccia, Kaori si sentì invadere da un calore particolare, che proveniva dritto dal cuore. Chinò la testa e inspirò il delizioso odore tipico dei neonati, per poi posarle un lieve bacio sulla fronte.

-Sembri nata per questo- disse Miki

Il volto di Kaori si rabbuiò e l’amica se ne accorse, ma decise di fare finta di nulla.

-Allora, per quanto rimani?-

-Riparto dopo il matrimonio di Mick e Kazue-

Eh già, anche se Tokyo era sempre la stessa, molte cose erano cambiate nelle vite dei suoi amici. Miki ed Umibozu avevano una bambina e Mick si era finalmente deciso a sposare la sua Kazue. Persino Kasumi aveva un ragazzo fisso da oltre un anno e Saeko si stava frequentando con un affascinante avvocato. Solo di lui non aveva chiesto nulla. Mai. Nemmeno nelle moltissime mail che si era scambiata con Miki. Del resto, neanche l’amica aveva mai affrontato l’argomento, cosa quanto mai strana vista la morbosa curiosità che la caratterizzava.

-Solo una settimana?- Miki fece una smorfia

-Mi dispiace, ma ho molto da fare a New York-

-Non dirmi che il lavoro di traduttrice ti occupa così tanto perché non ci credo!-

-Non è solo quello…Ci sono altre cose…Ti prego, Miki, non rendere tutto più difficile! Anche a me dispiace non rimanere più a lungo ma non posso fare altrimenti!-

-È per Saeba, vero?- chiese l’altra

Sentire il suo nome le fece sussultare il cuore.

-Mentirei se ti dicessi che non centra…- confessò alla fine Kaori –Tornare qui è già stato un enorme sforzo per me, ma l’ho fatto. L’ho fatto perché è ora che mi lasci il passato alle spalle una volta per tutte-

-Spero che con “passato” tu non intenda anche tutti i tuoi amici…- replicò Miki con una smorfia

-Certo che no, tesoro. Tu sarai sempre la mia migliore amica- la rassicurò con un sorriso e un bacio sulla guancia –Forza, adesso raccontami un po’…Umi-chan è svenuto durante il parto?-

-Ancora prima di entrare in sala parto…- sospirò la sua amica

Scoppiarono a ridere e fu come se quei due anni non fossero mai passati.

 

Dopo aver chiacchierato per oltre un’ora con Miki, Kaori decise di andare a fare una passeggiata per Shinjuku. Aveva voglia di riprendere confidenza con quel quartiere tanto amato, di rivedere i suoi colori e di riassaporare i suoi profumi. La boutique di Eriko fu una tappa obbligata. Anche rivedere la sua vecchia amica del liceo fu un’intensa gioia. Certo, ogni tanto si erano riviste in occasione di una qualche sfilata della stilista negli States, ma le era comunque mancata.

L’amica la mise al corrente delle ultime novità della sua vita amorosa e Kaori come sempre perse il conto dei nomi e delle descrizioni che Eriko le snocciolò a velocità supersonica…Quando era eccitata diventata sempre un uragano in azione!

Anche lì ne ebbe per quasi un’ora e la stilista non la lasciò andare senza prima averle strappato la promessa di passare al più presto da lei per provare tutta la sua nuova collezione.

Era quasi il tramonto quando Kaori uscì dalla boutique, ma, prima di tornare in albergo, c’era ancora un luogo in cui doveva recarsi. Si incamminò quindi verso il cimitero in cui riposava suo fratello.

A quell’ora non c’era nessuno e tutto era immerso nel silenzio. Arrivata alla tomba di Hideyuki non si stupì di trovarvi un mazzo di fiori freschi. Per quanto potesse dire di lui, aveva sempre portato il massimo rispetto per il suo migliore amico e per il luogo in cui giaceva.

-Mi dispiace di essere stata via così a lungo, Yuki- sussurrò alla foto di suo fratello –Sai meglio di me cosa è successo, perciò non devo sicuramente spiegartene il perché. E neppure il motivo per cui non posso restare a lungo. Questa città, questo quartiere…Non sono più la mia casa. Non possono più esserlo-

Per qualche istante si concesse il lusso di non fingere, almeno con se stessa, e lasciò che le lacrime le bagnassero le guance. Per un momento, non pensò a nulla. Né alla difficile settimana che l’aspettava, né alle persone che avrebbe rivisto e neppure alla vita che l’attendeva a New York. Per un attimo, fu di nuovo la ragazza di due anni prima. Quella che aveva dovuto lasciare la sua casa e i suoi amici. Quella che aveva visto tutte le sue speranze e i suoi sogni infrangersi. La ragazza che si era ripromessa di lasciarsi alle spalle.

Facendo dei profondi respiri, si asciugò le lacrime e cercò di riprendere il controllo delle sue emozioni.

Fu in quel momento che sentì i passi dietro di se.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Seeing you again ***


Capitolo 2 – Seeing you again

Non ebbe alcun dubbio sull’identità della persona che si stava avvicinando alla tomba di suo fratello. Nonostante fossero trascorsi due anni, il suo corpo reagiva nello stesso identico modo alla presenza di Ryo. I suoi muscoli si tesero e il suo cuore accelerò i battiti.

-Kaori…-

Sentire il suo nome pronunciato da lui fu come una coltellata al cuore.

Lentamente, si voltò per affrontare il suo passato.

-Ciao, Ryo-

Le mani in tasca, il viso serio ma teso, non era cambiato di una virgola dall’ultima volta che lo aveva visto.

-Quando sei arrivata?- le chiese

Tipico. Non si vedevano da due anni e lui le chiedeva la cosa più inutile di tutte. La sua incapacità di affrontare momenti e discorsi importanti non era cambiata.

-Nel primo pomeriggio. Sono stata da Miki e poi da Eriko- gli rispose

-E ora sei venuta a salutare tuo fratello…-

-Sì. Come stai, Ryo?-

-Bene. E tu?-

Lei scosse la testa e sorrise.

-Che c’è?- fece lui perplesso

-Ho immaginato molte volte cosa avremmo potuto dirci se mai ci fossimo rivisti un giorno…E sai una cosa? Tu mi stai facendo proprio le domande che io mi aspettavo. Quando sei arrivata, come stai…Fra un po’ mi chiederai cosa ho fatto in questi due anni…-

-Che cosa vorresti che ti dica?-

-Niente. Non mi aspetto che tu dica niente- Del resto, non dire nulla era sempre stata la sua specialità… -Ti lascio da solo-

Fece per andarsene, ma la mano di lui sul suo polso glielo impedì. Un brivido le serpeggiò da quel punto propagandosi per tutto il corpo.

-Aspetta…Sono due anni che non ci vediamo, non hai voglia di parlare un po’?- le disse Ryo

Kaori voltò il viso verso di lui e lo fissò negli occhi.

-Resterò a Tokyo una settimana, sono qui solo per la bimba di Miki e il matrimonio di Mick e Kazue. Poiché dovremo per forza incontrarci, sarò gentile e cortese, ma a parte questo no, non ho nessuna voglia di parlare con te. Né adesso né mai-

Detto questo, si liberò dalla sua stretta, gli voltò le spalle e se ne andò.

 

Kaori camminava lentamente per le vie di Shinjuku, il cuore in tumulto. Quando aveva saputo di dover tornare a Tokyo, aveva cercato di prepararsi all’inevitabile incontro con l’uomo che era stato il suo mondo. Si era ripromessa di non lasciarsi andare, di non lasciar trapelare nemmeno il minimo sentimento, di essere fredda e indifferente con lui…E invece niente. Nello spazio di pochi minuti tutti i suoi buoni propositi erano spariti da qualche parte, spazzati via dal rancore che covava da due anni. Sì, lei era arrabbiata con Ryo. Perché a causa sua la sua vita era stata distrutta. Il suo cuore era stato distrutto. A causa sua aveva dovuto lasciare tutto, la sua casa, i suoi amici, il quartiere in cui era nata…A causa sua aveva perso tutto.

Tuttavia, Ryo le aveva anche donato qualcosa di speciale. L’unica motivo che le aveva permesso di sopravvivere al dolore di aver perso tutto. La cosa più bella e importante della sua vita. Ed era cosciente che per questo motivo avrebbe sempre avuto un legame con lui. Anche se questo Ryo non l’avrebbe mai saputo. Mai.

Arrivata di fronte al palazzo dove stavano Mick e Kazue, Kaori fece un respiro profondo. Non vedeva l’ora di vedere la coppia di amici che presto sarebbero diventati marito e moglie. Mick aveva sempre avuto il potere di farla sentire serena e a suo agio e mai come in quel momento ne aveva bisogno.

Con un sorriso che già nasceva sulle sue labbra, spinse il portone ed entrò.

 

-L’hai già rivisto, vero?-

Kaori sollevò lo sguardo verso Mick, per nulla sorpresa. Sapeva che lui avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava. Lui lo capiva sempre. Quante volte aveva trascorso una serata così, seduta sul divano di Mick a parlare con una tazza di caffè e una fetta di torta, sfogando il dolore e la frustrazione che il rapporto con Ryo le causavano? Oppure semplicemente a parlare del più e del meno…

Dopo aver cenato con Mick e Kazue, Kaori si stava godendo una serata in compagnia del suo migliore amico. Kazue era andata a letto lamentando un’improvvisa stanchezza, proprio come ogni volta che Kaori si rintanava da loro per evitare Ryo. Nonostante sapesse che Kaori era il primo amore dell’uomo che presto sarebbe diventato suo marito, Kazue non era gelosa del loro rapporto. Perché si fidava di Mick. Si fidava di Kaori. E sapeva che il cuore di lei apparteneva a Ryo.

-Non riesco a nasconderti proprio niente, eh?- rispose a Mick con una smorfia

-Nonostante tu sia stata lontana per due anni, Kaori, certe cose in te non sono cambiate- le disse l’americano –Altre invece sì…-

-Tipo quali?-

-Non so…C’è qualcosa di diverso in te, ma ancora non riesco a capire cosa. Ma non cambiare discorso…Dimmi, hai rivisto Ryo, non è vero?-

-Oggi sono stata alla tomba di Hideyuki ed è arrivato anche lui- annuì Kaori

-E?-

-Credevo di essermi preparata a questo momento in questi due anni…Pensavo che sarei riuscita ad essere fredda con lui, a non lasciar trasparire i miei sentimenti…- scosse la testa –Invece…Mi sono lasciata prendere dalla rabbia e gliel’ho sfogata contro-

-Kaori, per quanto tempo possa trascorrere, non riuscirai mai ad essere indifferente alla sua presenza, resta comunque una persona che ha avuto un ruolo importante nella tua vita…- le disse Mick –Senza contare che voi due non avete mai avuto un chiarimento vero e proprio…Cosa che vi farebbe bene. A entrambi-

La donna scosse energicamente la testa.

-Non c’è niente da dire. Due anni fa è stato molto chiaro su quello che pensava. Io resterò qui solo una settimana e intendo trascorrerla con i miei amici, non a rivangare vecchie storie-

-D’accordo, d’accordo, è una decisione che spetta a te. Tuttavia secondo me è uno sbaglio. C’è ancora un legame che ti unisce a Ryo, nonostante tutto-

Kaori distolse lo sguardo e lo fissò sul vetro della finestra. Era ormai scesa la sera, ma, alla luce del lampione che brillava al di fuori, lei poteva scorgere la sagoma dell’edificio di fronte. L’edificio in cui aveva trascorso il periodo più importante della sua vita.

Mick non lo sapeva, ma il legame che la univa a quella parte della sua vita era più forte di quanto lui potesse immaginare.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Behind this hazel eyes ***


Capitolo 3 – Behind this hazel eyes 

Kaori spense la tv con uno sbuffo e gettò il telecomando da una parte. Era inutile, per quanto cercasse di distrarsi, non ci riusciva. Il suo pensiero tornava sempre là. A lui. A Ryo. Di dormire non se ne parlava neanche.

Si alzò e andò alla finestra. La stanza d’albergo in cui stava era al sedicesimo piano e dava sul parco di Shinjuku, offrendole così un meraviglioso spettacolo. Ma quella bellissima vista non bastava a placare il suo animo. Il suo cuore era in tumulto dal momento in cui il suo sguardo aveva incrociato quello di Ryo. Dopo due anni, quello sguardo aveva lo stesso potere su di lei. La soggiogava. L’ammaliava. La turbava. E questo la spaventava. Perché due anni prima aveva già commesso l’errore di lasciarsi andare, di donargli il suo cuore e tutta se stessa. E tutto ciò che aveva ottenuto erano dolore e sofferenza. Non avrebbe commesso due volte lo stesso errore.

Con lo sguardo vagò tra le chiome degli alberi del parco, mentre la sua mente si immergeva nei ricordi e tornava indietro nel tempo.

 

Seems like just yesterday
You were a part of me
I used to stand so tall
I used to be so strong
Your arms around me tight
Everything, it felt so right
Unbreakable, like nothin' could go wrong

Ricordava ogni momento come se fosse stato ieri. Dopo quello che era successo nella radura, al matrimonio di Miki e Umibozu, il rapporto tra lei e Ryo era migliorato giorno per giorno. Sguardi, carezze, emozioni…Fino a quella fatidica sera. Non sapeva neanche lei com’era successo. Un attimo prima erano seduti sul divano a guardare un film, un attimo dopo Ryo la stava baciando come se da quello ne dipendesse la sua vita. A quel bacio ne erano seguiti altri e Kaori quella notte gli aveva donato il suo corpo e il suo cuore. La notte più bella della sua vita. Le sue braccia che la stringevano la facevano sentire bene, al sicuro, come se quello fosse l’unico posto a cui appartenesse veramente. Quella notte lei non era la Kaori insicura, timida, inesperta in tutto ciò che riguardava l’amore e i sentimenti. Quella notte lei era una Kaori diversa. Una donna. Sicura di se e di quello che provava per l’uomo che le stava accanto. Lui era parte di lei. E lei apparteneva a lui, inesorabilmente. Tutto era perfetto.

Ma non era che un sogno. Una vana illusione.

 

Now I can't breathe
No, I can't sleep
I'm barely hanging on

 

Il respiro le si mozzò in gola ripensando a quello che era successo la mattina dopo. Si era svegliata nel letto di Ryo, felice come mai lo era stata nella sua vita, ma lui non c’era. Lo aveva trovato al poligono, ad allenarsi. L’aveva guardata con occhi freddi ed impassibili e, con voce neutra, le aveva detto che quello che era successo era stato un errore. Che lui si era lasciato andare al desiderio. Che non sarebbe mai più dovuto succedere.

In quel momento l’anima di Kaori era morta. Il suo cuore era morto. L’uomo che amava l’aveva usata, aveva calpestato i suoi sentimenti, come se non avessero alcuna importanza.

Aveva sopportato tutto durante gli anni trascorsi con Ryo, ma in quel momento si era arresa. Lui non l’amava. Non l’avrebbe mai amata.

Here I am, once again
I'm torn into pieces
Can't deny it, can't pretend
Just thought you were the one
Broken up, deep inside
But you won't get to see the tears I cry
Behind these hazel eyes

Senza dire una parola, aveva asciugato le lacrime che le bagnavano il volto, era uscita dalla stanza e aveva preparato le valigie. Senza né una parola né uno sguardo, aveva lasciato la sua casa e l’uomo che amava più della sua stessa vita. A pezzi, ferita nel profondo, aveva preso il primo volo per New York, rifugiandosi da sua sorella.

Aveva cercato di andare avanti, di continuare giorno dopo giorno…E pensava di esserci riuscita prima di tornare nuovamente a Tokyo.


I told you everything
Opened up and let you in
You made me feel alright
For once in my life
Now all that's left of me
Is what I pretend to be
So together, but so broken up inside
'Cause I can't breathe
No, I can't sleep
I'm barely hangin' on

 

Ma in quei due anni si era solo illusa. Ryo era stato tutto per lei, il suo mondo e la sua casa, e senza di lui la sua anima non era completa. Cercava di essere forte, si comportava con freddezza ed impassibilità…Ma in realtà non stava vivendo, la sua era solo sopravvivenza. Dentro di se era a pezzi, schiacciata da un’infelicità che non le permetteva di respirare.

Here I am, once again
I'm torn into pieces
Can't deny it, can't pretend
Just thought you were the one
Broken up, deep inside
But you won't get to see the tears I cry
Behind these hazel eyes

Per quanto Ryo facesse ormai parte del suo passato, c’era ancora un legame che la univa a lui. Anche se lui non ne era a conoscenza, lei ne era acutamente consapevole ogni giorno. Era stato un errore tornare a Tokyo e credere di poterlo rivedere, di incontrare di nuovo il suo sguardo e rimanere impassibile. Non sarebbe mai dovuto venire e mettere di nuovo in pericolo il suo cuore.


Swallow me then spit me out
For hating you, I blame myself
Seeing you it kills me now
No, I don't cry on the outside
Anymore...

Tuttavia, ormai non poteva tornare indietro. Aveva promesso a Miki e Mick che sarebbe rimasta per una settimana e così sarebbe stato. Avrebbe tenuto duro e sopportato il dolore, non avrebbe fatto trapelare nulla di ciò che portava nel cuore. Ryo non l’avrebbe mai vista piangere per lui. Ma più.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - I miss you ***


Capitolo 4 – I miss you

La brezza notturna faceva increspare le onde che si infrangevano sul molo. All’orizzonte, il blu del cielo si stava tingendo d’azzurro, annunciando l’imminente arrivo dell’alba.

Ryo gettò l’ennesima sigaretta tra le acque dell’oceano, osservandola sparire in profondità. Erano ore ormai che se ne stava lì, seduto sul cofano della sua Mini, a fumare e a riflettere. Solitamente, non era un tipo riflessivo. Preferiva agire piuttosto che pensare. Eppure, nel suo rapporto con Kaori, aveva sempre soppesato ogni passo prima di compierlo. Anche se, a quanto pare, aveva sbagliato tutto.

 

I miss your smell and your style
And your pure abiding way
Miss your approach to life
And your body in my bed
Miss your take on anything
And the music you would play
Miss cracking up and wrestling
Our debriefs at end of day

Mai, nemmeno nei momenti peggiori della sua vita, si era sentito così solo e vuoto come in quei due anni. Kaori gli era mancata. Così tanto che il dolore era quasi fisico. Gli mancava ogni più piccolo dettaglio, ogni singolo gesto e respiro che le aveva visto fare. E quando l’aveva rivista, si era sentito come se il suo cuore fosse tornato al suo posto. Come se la sua anima fosse tornata finalmente a casa.


These are the things that I miss
These are not times for the weak of heart
These are the days of raw despondence
And I never dreamed I would have to lay down my torch for you like this

Due anni prima, aveva superato il limite che per molto tempo si era imposto di non oltrepassare mai. Aveva spento la ragione e ascoltato solo il cuore. Prima in quella radura, dopo averla salvata dalla pazzia del Generale Croiz. Poi qualche notte dopo, facendola sua nel corpo e nell’anima. Si era perso in lei, dimenticandosi di tutto e di tutti, e mai come quella notte, tra le sue braccia, si era sentito completo. Felice.

 

I miss your neck and your gait
And your sharing what you write
Miss you walking through the front door
Documentaries in your hand
Miss travelling our travelling
And your fun and charming friends
Miss our baser getaways
And you watch you love my dogs

Sì, per la prima volta nella sua vita si era sentito felice. Lui, che la felicità non sapeva nemmeno cosa fosse. Quella notte aveva sperimentato sensazioni mai provate, così intense da far quasi paura. Già…La paura…Sua compagna di vita dal momento in cui Kaori era entrata nella sua vita. Paura per la sua incolumità. Paura di perderla. Ma, soprattutto, paura di amarla.


These are the things that I miss
These are not times for the weak of heart
These are the days of raw despondence
And I never dreamed I would have to lay down my torch for you like this


Come poteva lui, l’angelo della morte, un assassino dalle mani sporche di sangue, permettersi di amare un angelo come lei? Lei, così pura e così meravigliosa. Lui non meritava di essere amato da qualcuno come Kaori. Eppure, il destino gli aveva fatto quel regalo. Un regalo che lui aveva gettato via, convinto che allontanarla sarebbe stato il meglio per entrambi.

E invece senza di lei non valeva nulla. Kaori era la sua unica debolezza…ma anche la sua forza. Lei era il suo destino. E stavolta non se la sarebbe lasciata sfuggire per niente al mondo. Non sapeva se c’era ancora una speranza per loro, ma non poteva lasciarla ripartire senza aver almeno tentato. Qualcosa, nel suo sguardo, quando si erano visti al cimitero, gli diceva che neanche lei lo aveva dimenticato. Figuriamoci, non sarebbe bastata una vita intera per cancellare quello che c’era tra loro.

Ryo scese dal cofano e si avviò verso il lato del guidatore. Doveva riconquistare la fiducia di Kaori. Non sarebbe stato facile, ma Ryo Saeba non si tirava mai indietro di fronte a una sfida. Men che meno se ne andava della sua vita.

Mentre la Mini si dirigeva spedita verso Shinjuku, il sole era ormai alto nel cielo e illuminava un nuovo giorno.

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Party ***


Capitolo 5 – Party

Kaori chiuse la porta della sua stanza d’albergo e, con un sospiro di stanchezza, ci si appoggiò contro. Era stata una giornata lunghissima, non pensava che aiutare Kazue negli ultimi preparativi per il matrimonio sarebbe stato così faticoso! Anche se, quando aveva accettato, lo aveva fatto proprio per essere il più impegnata possibile, in modo di non avere il tempo di pensare. A cosa, non serviva specificarlo.

Dopo il loro incontro al cimitero, lei e Ryo non si erano più incontrati. Per due giorni era stata in giro con le ragazze, restando al Cat’s Eye solo per brevissimi momenti, oppure a casa di Mick e Kazue. E stando bene attenta a non incontrarlo per strada. Aveva fatto di tutto pur di evitarlo. Pur di non incontrare il suo sguardo e sentirsi perduta.

Tuttavia, quella sera Mick e Kazue avevano organizzato una festa per il loro fidanzamento e naturalmente Ryo ci sarebbe stato. Non poteva evitare il confronto. Non sapeva come si sarebbe comportata. E non sapeva come si sarebbe comportato lui. Ma si era ripromessa di essere forte e non lasciarsi sopraffare dai sentimenti e così avrebbe fatto. Ripetendosi quel mantra, si diresse verso il bagno per prepararsi alla serata.

Un’ora dopo ne uscì preparata ad uscire. Aveva indossato il suo abito preferito, verde smeraldo, con una morbida gonna svasata sopra le ginocchia. Indossarlo la faceva sentire a suo agio, sicura…Almeno in apparenza. Sperava che se il suo aspetto fosse stato impeccabile, le persone intorno a lei non si sarebbero accorte del tumulto che le si agitava dentro.

Con un ultimo sguardo allo specchio, afferrò la borsetta e il cappotto e uscì di casa.

 

Ryo era già al suo secondo bicchiere di whisky ed era arrivato solo da mezz’ora. Era nervoso. Molto nervoso. Ed era in quello stato da due giorni. E tutto perché Kaori lo stava evitando. E la cosa non gli piaceva per niente.

Ma quella sera no. Quella sera non avrebbe potuto evitarlo. Quella sera avrebbe avuto le risposte che voleva, che lei fosse d’accordo o meno. Tra due giorni si sarebbe tenuto il matrimonio di Mick e Kazue, perciò aveva i giorni contati. Non poteva lasciarla ripartire senza sapere se Kaori provava ancora qualcosa per lui. Senza sapere se c’era ancora una possibilità per loro.

In quel momento, una sensazione particolare lo fece voltare verso l’ingresso della sala che Mick e Kazue avevano prenotato per la serata. E quasi lasciò cadere il bicchiere alla vista che gli si presentava. Kaori era appena entrata ed era bellissima. Indossava un vestito verde che si allacciava dietro il collo, così che i lembi le fasciavano il seno in maniera alquanto provocante. Gli faceva venir voglia di sciogliere il nodo dietro la nuca e tuffarsi tra quelle due svettanti colline. La gonna poi, svasata e sopra il ginocchio, sottolineava la lunghezza di quelle gambe da infarto. Due gambe che bramava di sentire attorno alla vita mentre si spingeva dentro di lei.

Dio, Kaori era entrata nella stanza da cinque secondi appena e lui già era eccitato. Avanti di quel passo lo avrebbe ucciso. Vederla salutare tutti e poi dirigersi ancheggiando verso il buffet, di fronte al quale si trovava lui, non lo aiutò per niente.

 

Kaori sapeva che cercare di evitare l’inevitabile sarebbe stato inutile, perciò, dopo aver salutato tutti i suoi amici, si diresse verso il lungo tavolo adibito a buffet, davanti al quale si trovava Ryo. Se doveva dimostrargli di essere indifferente alla sua presenza, tanto valeva fare la prima mossa.

-Buonasera, Ryo- lo salutò prendendo un piatto e cominciando a riempirlo

In realtà non sapeva nemmeno cosa stava mettendo nel piatto, ma aveva bisogno di tenere le mani occupate. Perché vedere Ryo con quel vestito grigio scuro e quella camicia nera le faceva venire voglia di stringersi a lui e perdersi tra le sue braccia. Era bello da togliere il fiato. E ancora più pericoloso.

-Ciao, Kaori- ricambiò lui –Sei stupenda stasera- aggiunse poi con voce suadente

Quel tono di voce la scaldò, ma cercò di non darlo a vedere.

-Grazie. Anche tu sei molto elegante- rispose formale

Ryo faticò a trattenere un sorriso. E così la sua gattina stava facendo la preziosa…Bene, non gli avrebbe reso le cose facili, ma sarebbe stato ancora più divertente.

-Sono due giorni che non ci vediamo…Sei stata impegnata?- le chiese con noncuranza

-Ehm…Sì, ho aiutato Kazue con gli ultimi preparativi-

-Capisco…Per un attimo ho pensato che volessi evitarmi…-

Kaori per poco non si strozzò con un pezzo di sushi.

-No…assolutamente…Perché avrei dovuto?- finse indifferenza

-Non so…Magari avevi paura di affrontarmi…-

Eco, aveva buttato la bomba, ora non restava che aspettare…E la risposta non si fece attendere. Un luccichio si accese nello sguardo di Kaori e lei alzò il mento con aria di sfida.

-Io non ho paura di niente- rispose piccata

-Meglio così. Ora balliamo-

Ryo la prese per mano e la condusse verso il centro della sala, dove alcune persone avevano già iniziato a ballare al ritmo della musica suonata dall’orchestra.

Ma Kaori puntò i piedi e lo guardò con occhi spalancati.

-Ma io…io non…sto mangiando!-

Ok, come scusa era piuttosto idiota, ma era la prima cosa che le era venuta in mente!

-Finirai dopo- Ryo le prese il piatto di mano e lo posò da una parte

Impossibilitata a rifiutarsi, Kaori non poté fare altro che lasciarsi condurre sulla pista da ballo. Neanche a farlo apposta, in quel momento l’orchestra stava suonando una lenta ballata d’amore.

Ryo le circondò la vita con le braccia e le fece posare il capo sulla sua spalla e lei non poté fare altro che assecondarlo, circondandogli il collo con le braccia e abbandonandosi. Il suo cervello le stava urlando che tutto quello era sbagliato, che le avrebbe portato solo altro dolore, ma il suo corpo diceva tutto il contrario. I muscoli si rilassarono contro la solidità che Ryo le stava offrendo, chiuse gli occhi e per un breve istante si concesse di ascoltare il suo cuore, che anelava quel contatto con tutta se stessa.

Per alcuni lunghissimi minuti rimasero così, abbracciati, muovendosi lentamente al ritmo della musica e dimenticando il resto del mondo.

Ad un certo punto, Ryo chinò il capo, sfiorando con le labbra prima la guancia e poi il collo di Kaori. Stringendo la presa sulla vita e inalando il suo dolce profumo. Poi, fece scorrere le dita con lentezza lungo il fianco di lei, fino quasi a sfiorarle il seno.

Kaori sentì un tremito attraversarle il corpo, ma non si permise di assecondarlo. Si scostò e cercò di liberarsi della sua presa.

-Fermati, Ryo- mormorò

-Non posso. E non voglio- replicò lui guardandola negli occhi

-Lasciami andare-

-Sento come il tuo corpo reagisce a me, Kaori. Non è questo che vuoi-

-Ti ho detto di lasciarmi!- sibilò con le lacrime agli occhi

Vedendo la sua espressione ferita, Ryo non poté fare altro che lasciarla. E mentre Kaori lasciava la sala, lui rimase fermo sulla pista a guardarla andare via.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - You belong to me ***


Capitolo 6 – You belong to me

Ryo ritrovò Kaori nel giardino del ristorante, seduta sul bordo della fontana centrale a fissare il fuoriuscire dell’acqua. Nei suoi occhi poteva vedere tracce di lacrime. Maledizione, non avrebbe voluto che le cose andassero in questo modo. Voleva solo farle capire che non potevano ignorare quello che provavano l’uno per l’altro. Lui ci aveva provato dio solo sa quante volte, ma era stato tutto inutile.

Lentamente, scese i pochi gradini che portavano al giardino e la raggiunse.

Kaori lo sentì arrivare e chiuse gli occhi, cercando di trovare la forza per affrontare la discussione che sapeva stare per arrivare. Perché Ryo le stava facendo tutto questo? Non era bastato tutto il male che le aveva fatto due anni prima? Perché stava riportando tutto il loro passato a galla?

Facendo un respiro profondo, cercò di scacciare il nodo che sentiva in gola e si voltò ad affrontarlo.

-Che cosa vuoi ancora? Cosa stai cercando di ottenere?- gli chiese

Lui si fermò a pochi centimetri da lei e, per alcuni attimi, la guardò soltanto, senza dire nulla.

-Io voglio te, Kaori. Ti voglio come non ti ho mai voluto prima d’ora. Con un’intensità che mi spaventa, ma che non posso ignorare- disse poi, con voce profonda e priva di qualsiasi esitazione

Lei lo guardò, sconcertata, cercando di capire il comportamento di Ryo. Dell’uomo che lei conosceva più di se stessa, l’uomo che mai e poi mai rivelava ciò che aveva in testa o nel cuore. L’uomo dal carattere più complesso e difficile che lei avesse mai conosciuto. Bene, quello stesso uomo ora stava in piedi di fronte a lei, sicuro di se e affascinante come non mai, dicendole chiaro e tondo che la desiderava.

-Cosa…cosa stai cercando di fare?-

-Sto cercando di riportarti da me, Kaori. Tu mi appartieni. Noi ci apparteniamo-

Kaori si alzò di scatto, gli occhi brillanti di rabbia.

-Con quale diritto? Con che diritto ora vieni da me e mi dici di rivolermi indietro dopo quello che è successo due anni fa?!- gridò –Tu mi hai trattato come l’ultima delle tue puttane! Mi hai portato a letto per poi cacciarmi via dalla mia casa e dalla mia vita! Come osi ora venirmi a dire delle cose del genere?-

Ryo capiva la rabbia di Kaori, ma non per questo fu meno doloroso sentirle pronunciare quelle parole. Ancora di più poiché erano vere. Lui non aveva nessun diritto di sconvolgerle di nuovo la vita…Tranne per quel legame che li univa e che sentiva più forte che mai.

-Hai tutto il diritto di avercela con me, Kaori, ti ho trattato malissimo e non finirò mai di rimpiangere il momento in cui ti ho allontanato da me. Ma ora ti chiedo perdono e ti prego di darmi un’altra possibilità. Se ho fatto quello che ho fatto è stato perché credevo fosse il meglio per te. Volevo allontanarti dal male che permea la mia vita. Volevo che la tua vita non fosse più in pericolo a causa mia, che tu potessi vivere serena e tranquilla. In realtà, mi sono lasciato prendere dal terrore. Perché l’intensità di quello che provo per te mi terrorizza, Kaori. Mi atterrisce anche solo l’idea di poterti perdere, di vederti morire tra le mie braccia come è successo con tuo fratello- Ryo fece una pausa, poi riprese –Tuttavia, se c’è una cosa che ho capito in questi due anni è che senza di te la mia non è vita. Senza di te sono tornato ad essere un demone della morte, ho accettato un incarico pericoloso dopo l’altro come se volessi sfidarla…Ed io non voglio più essere questo. Io voglio vivere, Kaori. E posso farlo solo con te al mio fianco-

Kaori sentì la terra mancarle sotto i piedi. Per mesi, dopo essersene andata da Tokyo, aveva sperato ogni minuto, ogni secondo della sua giornata che Ryo comparisse davanti alla sua porta per dirle quelle parole. Ed ora era lì, davanti a lei, e le stava aprendo il suo cuore come mai aveva fatto prima di allora. Tutto ciò che aveva sempre sognato, tutto ciò che attendeva dal momento in cui Ryo era entrato nella sua vita, era lì, a portata di mano. Ma lei non poteva afferrarlo.

-Mi dispiace, Ryo, ma è troppo tardi. Come posso avere fiducia in te? Come posso credere che domani mattina al tuo risveglio non ti tirerai di nuovo indietro? Senza contare che noi non siamo più gli stessi. Io non sono più la stessa. E quello che provavo per te è morto due anni fa-

Lui la fissò, scuro in volto.

-È una menzogna, Kaori, e tu lo sai bene. Lo posso vedere nei tuoi occhi. Lo posso sentire quando siamo vicini. Tu sei il mio destino. E il destino non si può ignorare-

Basta, era troppo. Doveva andarsene da lì. Fuggire il più lontano possibile.

-Te l’ho già detto, Ryo, è troppo tardi-

Kaori fece per allontanarsi, ma lui l’afferrò per un braccio.

-Vuoi farmi credere che prima tra le mie braccia non stavi tremando di piacere? Che sei tornata a Tokyo solo per la bambina di Miki e il matrimonio di Mick, e non per quella piccola speranza, in fondo al tuo cuore, che potesse accadere questo?-

Lei aprì la bocca per rispondere, ma, prima che potesse farlo, le labbra di Ryo presero possesso delle sue. Fu un bacio violento, passionale, possessivo. Un bacio teso a dimostrarle che non poteva ignorare la verità che il suo cuore gridava. Che lei era sua. Nel corpo e nell’anima.

Dal canto suo, Kaori sentì che in quel preciso momento il suo cuore stava tornando a nuova vita. Era come se in quei due anni si fosse fermato, congelandosi nel momento in cui si era lasciata alle spalle Ryo e la sua vita a Tokyo. Ora, invece, tutto il suo essere anelava il suo tocco, il suo abbraccio, il suo respiro. Le emozioni che aveva provato tra le braccia di Ryo quella notte di due anni prima e che aveva seppellito nei più oscuri meandri del suo cuore per non soffrire, la stavano ora sommergendo come l’alta marea. Nonostante tutto, sentiva che era quello l’unico posto a cui apparteneva veramente. Tra le braccia dell’unico uomo che avesse mai amato.

Poi, come un lampo che squarcia il cielo, un viso le apparve nella mente. Il viso della persona che le aveva permesso di sopravvivere in quei due anni al dolore di aver perso tutto. La persona per cui non poteva permettersi di essere di nuovo debole e vulnerabile, di lasciarsi di nuovo sopraffare dai suoi sentimenti. Era per quella persona che doveva resistere.

Con uno strattone, Kaori si staccò da Ryo e corse via. Lontano da lui. Lontano dai suoi sentimenti. Lontano dal suo cuore. Proprio come quella notte di due anni prima.

Offuscata dalle lacrime, quasi non vedeva dove stava andando, finché non sbatté contro una persona. Alzò lo sguardo e si trovò di fronte gli occhi azzurri e preoccupati di Mick. L’americano non ebbe bisogno di chiedere per capire cosa fosse successo.

-Vieni, ti porto a casa- le disse

Lei scosse la testa.

-È la festa per il tuo matrimonio, non posso portare via il futuro sposo- cercò di scherzare

-Kazue capirà. Non posso lasciarti tornare in albergo da sola in questo stato-

Senza che lei potesse protestare ulteriormente, Mick andò ad avvisare la sua fidanzata e poi la accompagnò verso la sua macchina.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Revelation and jealousy ***


Capitolo 7 – Revelation and jealousy

Il viaggio fino all’albergo di Kaori si svolse nel silenzio più totale. Mick era discreto e comprensivo e non voleva turbarla ulteriormente con domande inopportune, mentre lei non riusciva a smettere di rivivere nella sua mente la scena appena svoltasi con Ryo. Come aveva potuto lasciarsi andare così? Mettere a repentaglio tutto quello che aveva costruito in quei due anni? Tuttavia, la cosa che la turbava più di tutto erano le parole di Ryo. La risolutezza e la sicurezza con cui le aveva detto di volerla indietro, il suo sguardo intenso e appassionato, le sue labbra esigenti e bramose sulle sue…Scosse la testa per scacciare quel ricordo. Non doveva pensarci, l’unica cosa che doveva fare era tornarsene al più presto a New York.

Arrivati in albergo, Mick l’accompagnò alla porta della sua stanza.

-Stai un po’ meglio?- le chiese, accarezzandole una guancia

-Vorrei dirti di sì…Ma sarebbe una bugia- rispose Kaori

-Senti, io non ti farò domande, perché è una faccenda che riguarda solo te e Ryo, ma se c’è qualcosa che posso fare, anche se fosse solo ascoltare, sarei felice di poterti aiutare in qualche modo…-

Lei sapeva che era sincero, l’americano era una delle persone migliori e più comprensive che avesse mai conosciuto.

-Ti va di entrare e sopportarmi mentre piagnucolo un po’?- gli chiese indicando con un cenno della testa la porta della sua camera

-Ho le spalle larghe e forti, puoi piagnucolare quanto vuoi- sorrise Mick

 

Un’ora dopo, quando Kaori accompagnò Mick alla porta, si sentiva un po’ meglio. Aveva parlato con l’amico, gli aveva raccontato tutto quello che era successo, gli aveva svelato il segreto che si portava nel cuore da due anni, e ora si sentiva un po’ più leggera. Mick le aveva consigliato di parlare con Ryo, ma lei era ancora dell’idea che lo sweeper non avrebbe mai dovuto sapere niente e che prima se ne fosse tornata a New York, meglio sarebbe stato.

Prima di uscire, Mick si voltò verso di lei.

-Kaori, capisco quello che stai passando, ma non puoi continuare a tenerti tutto questo dentro, ti distruggerai. Vi distruggerete entrambi-

Kaori fece un sorriso amaro.

-Credo che Ryo sopravvivrà…-

L’americano scosse la testa.

-Tu non lo hai visto in questi due anni. Quella luce di vita che tu avevi acceso nei suoi occhi se n’è andata. Io che l’ho conosciuto prima e dopo il tuo arrivo posso dirlo. Con te Ryo aveva conosciuto il vero significato della parola vivere e la tua partenza lo ha distrutto. Ho temuto seriamente che tornasse ad essere quello di una volta, l’uomo che sfidava la morte con divertimento e leggerezza-

-Mick, non capisco perché mi stai dicendo tutto questo- lo interruppe lei –Non me ne sono andata di mia scelta, ho dovuto farlo. Non potevo restare sapendo che quella notte per lui non aveva significato niente, che le mie speranze di essere amata da lui erano solo una pura illusione-

-Non ti sto dicendo questo, Kaori. Ti sto dicendo che Ryo non può vivere senza di te e credo che ormai se ne sia reso conto anche lui. E se ti ha mandato via è solo perché è uno stupido imbecille che non sa affrontare quello che prova per te-

-Mi dispiace, io…non posso fidarmi ancora di lui, non posso rischiare…Questa volta non sarei solo io ad andarci di mezzo-

-Kaori…-

Ma una voce roca e profonda interruppe quello che Mick stava per dire.

-Ma bene…Guarda un po’ chi abbiamo qui…- la voce di Ryo trasudava sarcasmo –Che c’è, Mick, prima di sposarti hai voluto tentare un’ultima chance con il tuo primo amore?-

Mick si irrigidì e si voltò verso Ryo.

-Se non sapessi che è solo la gelosia a farti parlare, ti cancellerei quel sorriso da bastardo a suon di pugni- sibilò

-Mick, lascia stare- Kaori gli appoggiò la mano sul braccio per calmarlo –Ci parlo io, tu torna pure da Kazue-

L’americano la guardò.

-Ne sei sicura?-

-Sì, va tutto bene. Non voglio che ti perdi la cena per il tuo fidanzamento per colpa mia-

-D’accordo. Buonanotte, Kaori-

-Buonanotte-

Mick se ne andò e Ryo e Kaori rimasero soli. Lei gli fece cenno di entrare nella stanza.

-Si può sapere che diavolo ti è preso per trattare Mick a quel modo?- lo aggredì non appena si richiuse la porta alle spalle –E poi che cosa ci fai qui?-

-Sono venuto per parlare con te e invece ti ho trovato ad amoreggiare con Mick!- rispose Ryo con sarcasmo

-Stavamo solo parlando!- replicò lei –E poi, perché sono qui a giustificarmi con te? Io della mia vita posso fare quello che voglio!-

-È proprio qui che ti sbagli- Ryo le si avvicinò in due falcate –Tu sei mia ed è ora che tu te ne renda conto-

Detto questo la prese tra le braccia e prese possesso della sua bocca. Brutalità, voglia di soggiogare, passione, istinto…Questi furono gli ingredienti di quel bacio. Puro istinto di possessione.

Kaori tentò in tutti i modi di resistere, ma il suo corpo fu sopraffatto dal desiderio, e ben presto si ritrovò a corrispondere con tutta se stessa. Quando poi lui fece scorrere le mani dai suoi fianchi al suo seno, non poté trattenere un gemito. A quel punto, Ryo fece scendere la lampo del suo vestito, che cadde ai suoi piedi, lasciandola con indosso solo la biancheria. Senza scattare le labbra dalle sue, Ryo si slacciò i pantaloni, poi la liberò anche degli ultimi indumenti. E lì, appoggiandola al muro, la fece sua con bramosia selvaggia, spingendosi in lei con foga.

Kaori urlò e il mondo intorno a lei scomparve.

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Truth ***


Capitolo 8 – Truth

Kaori si svegliò il giorno dopo, alle prime luci dell’alba, sentendosi come se quella notte avesse dormito veramente, di un sonno vero e ristoratore, dopo due anni di notti agitate e sonni popolati da incubi.

Poi, tutto quello che era successo la sera prima le tornò alla mente e si maledì per la sua stupidità. Aveva fatto l’amore con Ryo. Si era lasciata andare alla passione e ai sentimenti che provava ancora per lui. Si erano amati con furia selvaggia, contro la parete, dando sfogo al desiderio che si portavano dentro, e poi con più dolcezza, lentamente, come se il mondo esterno si fosse fermato per lasciare a loro due il tempo di donarsi completamente l’uno all’altro.

Si voltò verso l’altro lato del letto e vide Ryo ancora addormentato, un braccio che la teneva fermamente contro di lui. Si alzò e si rinchiuse in bagno. Fece scorrere l’acqua nella vasca e iniziò a spogliarsi, aveva bisogno di tempo per riflettere su quella notte. Decidere come comportarsi con l’uomo che in quel momento dormiva nel suo letto.

Sentendola muoversi e avvertendo poi il rumore della doccia, Ryo a poco a poco si svegliò. Si sentiva davvero bene. Anzi, si sentiva alla meraviglia. Era stata la notte più bella della sua vita. Tenere di nuovo Kaori tra le braccia era stato come rinascere. Per due anni si era maledetto ogni giorno per come l’aveva trattata, senza tuttavia trovare il coraggio per andare da lei e chiederle di perdonarlo, ma ora il destino gli aveva dato un’altra possibilità e lui non aveva nessuna intenzione di sprecarla. Doveva parlarle, farle promettere che non lo avrebbe più lasciato…

Si alzò e iniziò a rivestirsi. Se dovevano parlare era meglio farlo con i vestiti addosso…Nel farlo però, urtò la borsa di Kaori che si trovava sul comodino e gran parte del suo contenuto si rovesciò sul pavimento. Ryo stava raccogliendo e rimettendo via tutto quando gli capitò tra le mani una foto. Ritraeva un bambino di circa due anni. A quella vista, il suo cuore si fermò.

 

Kaori uscì dalla doccia e si rivestì, cercando di raccogliere il coraggio per parlare con Ryo. Gli avrebbe detto che quella notte era stata un errore che non sarebbe mai dovuto accadere e che nulla era cambiato tra loro. Lei se ne sarebbe tornata a New York e alla sua vita. Punto. Non poteva permettersi di rimettere in gioco tutto un’altra volta, questa volta il prezzo da pagare sarebbe stato troppo alto.

Una volta pronta, aprì la porta e tornò nella camera da letto. Ma fatti pochi passi si fermò. Ryo era seduto sul letto, pallido e sconvolto, e fissava una foto che teneva in mano. Vedendo la sua borsa a terra, Kaori non ci mise molto a capire. C’era una solo foto che teneva nella borsa e che teneva sempre con lei, ovunque andasse. Raggelò al pensiero che Ryo avesse scoperto di suo figlio. Del loro bambino. Perché non c’erano dubbi che lui avesse capito immediatamente che Hideyuki era anche figlio suo. Nonostante avesse solo poco più di un anno, la somiglianza con il padre era impressionante.

-Ryo…- sussurrò tremante

Lui alzò lo sguardo verso di lei. Uno sguardo freddo e vuoto.

-Tu non me lo avresti mai detto, vero?- le chiese con voce gelida

-Io…volevo solo proteggerlo…- tentò di giustificarsi Kaori

-Proteggerlo da chi? Da me?- la interruppe Ryo –Questo è mio figlio, Kaori, e io non sapevo nemmeno della sua esistenza!-

-Ryo, ti prego, lascia che ti spieghi…-

-Ho già sentito abbastanza bugie per oggi-

Detto questo, si diresse alla porta e la sbatté alle sue spalle.

Kaori si lasciò cadere a peso morto sul letto. Che cosa aveva fatto?

 

Ryo vagò per le strade della città per un tempo che gli parve infinito, finché non si ritrovò al porto. Ovunque posasse lo sguardo nel quartiere, immagini di lui e Kaori gli balzavano alla mente e quel luogo non fece differenza. La serata trascorsa insieme quando lei si era travestita con l’aiuto di Eriko e si era fatta passare per una sconosciuta in cerca di una serata di libertà era ancora impressa a fuoco nella sua mente.

Mentre osservava l’ondeggiare del mare e l’incessante viavai delle navi, un po’ alla volta il suo animo si calmò e il tumulto di emozioni che sentiva dentro si placò. Quando aveva saputo di avere un figlio di cui non sospettava nemmeno l’esistenza, aveva reagito con violenza, rifiutandosi di ascoltare Kaori e le motivazioni che l’avevano spinta ad agire in quel modo. Tuttavia, dentro di se sapeva bene che non l’aveva fatto per ragioni egoistiche o per una qualche forma di vendetta. Era stato lui il primo a sbagliare, rifiutandola dopo aver fatto l’amore, creando delle speranze che poi aveva infranto. Kaori si era sentita rifiutata nel peggiore nel modo, perciò non c’era da stupirsi se, una volta scoperto di aspettare un bambino, si fosse sentita insicura e spaventata.

Doveva parlare con lei, ma prima di tutto doveva capire quello che voleva lui. Un figlio era una grande responsabilità e lui era uno sweeper, viveva in mezzo al pericolo, di sicuro l’ambiente meno adatto per un bambino. E lui, era in grado di essere un buon padre? Lui, che come unico esempio di genitore aveva avuto un uomo che aveva cercato di ucciderlo…

Sicuramente Kaori non aveva voluto metterlo di fronte ad una scelta: la sua vita di sweeper o suo figlio?

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - You are my destiny ***


Capitolo 9 – You are my destiny
Era una splendida giornata per un matrimonio. Il sole splendeva alto nel cielo e scaldava ogni cosa con i suoi raggi. La cerimonia per unire Mick e Kazue avvenne in un immenso e bellissimo parco appena fuori città, davanti ai parenti e agli amici più cari. 
La sposa era bellissima nel suo abito avorio ricamato e vaporoso, emozionata e splendente di felicità, avanzò verso colui che di lì a poco sarebbe diventato suo marito al braccio del Professore. 
Mick la guardava avvicinarsi con l'espressione di chi aveva visto un angelo, anche lui affascinante come non mai nel suo completo grigio cenere, la camicia bianca e la cravatta azzurra a riprendere il colore dei suoi occhi. 
Si scambiarono le promesse con voce emozionata ma decisa, di chi non ha il minimo dubbio sulla verità delle parole che sta pronunciando e che, anzi, aspettava di dirle da una vita. 
Kaori non poté trattenere una lacrima vedendo che anche i suoi due amici, come Miki e Umibozu, stavano creando la loro famiglia, la loro nicchia privata lontana dal mondo cupo e difficile in cui vivevano. 
Per lei invece non c’era stato quel lieto fine. E probabilmente non ci sarebbe stato mai...
Spostò lo sguardo su Ryo, in piedi accanto a Mick nel ruolo di suo testimone. Dopo la loro discussione la mattina che lui aveva scoperto di Hideyuki, non si erano più visti né avevano parlato. Il giorno successivo lei sarebbe tornata negli Stati Uniti e ancora non sapeva cosa avrebbe dovuto aspettarsi da lui. Ryo che ruolo avrebbe voluto nella vita di suo figlio? Soprattutto, ne avrebbe voluto uno? O avrebbe deciso che uno sweeper non poteva anche essere padre? 
E Kaori? Avrebbe di nuovo avuto un posto nella vita di Ryo? Erano due giorni che si tormentava con questa domanda. Tutta la rabbia, il rancore, il risentimento che aveva nei suoi confronti si era sciolto come neve al sole nel momento in cui si era resa conto di averlo ferito. Quando lo aveva visto con in mano la foto di loro figlio e aveva letto nel suo sguardo incredulità e delusione, dentro di lei si era rotto qualcosa. L’amore assoluto e totale che provava per Ryo e che aveva tentato di soffocare con tutte le sue forze l’aveva travolta come un fiume in piena, lasciandola stordita e in preda al rimorso. Avere un figlio era la cosa più bella che si potesse chiedere alla vita e lei lo aveva privato di questa esperienza. Probabilmente non avrebbe mai ricevuto il perdono di Ryo…e forse non avrebbe mai perdonato neanche se stessa...

Dopo la cerimonia vennero allestiti alcuni grandi tendoni bianchi sotto a cui vennero sistemati tavoli e sedie per il ricevimento. Kaori stava cercando di far ridere la sua piccola omonima, in braccio alla mamma con indosso un delizioso vestitino a fiori, quando Ryo le si avvicinò. 
-Possiamo parlare?- le chiese serio
Lei annuì, sorpresa e con il cuore in gola, e lo seguì verso un gruppo di alberi poco lontano dal ricevimento. 
Mentre si allontanavano, Kaori ne approfittò per studiare Ryo. Indossava un completo scuro che faceva risaltare il nero dei suoi occhi e, se possibile, lo rendeva ancora più affascinante. Appariva calmo e controllato, ma lei sapeva bene che sapeva nascondere molto bene quello che pensava. 
Kaori si appoggiò al tronco di un albero e decise di iniziare a parlare per prima. Non sapeva cosa le avrebbe detto Ryo e non voleva che rimanessero cose non dette tra loro. 
-Ryo, prima che tu dica qualsiasi cosa volevo chiederti perdono. Anche se forse questa volta il perdono non lo merito...Nonostante quello che è successo tra di noi due anni fa, nasconderti l'esistenza di tuo figlio è stato meschino e imperdonabile, perciò ti capisco se ora mi odi e...- 
Aveva parlato senza fermarsi, tutto d'un fiato, perché sapeva che quando Ryo era arrabbiato non lasciava spazio a scuse e giustificazioni, perciò la sua voce profonda la colse di sorpresa, interrompendola. 
-Sposami, Kaori- 
Spalancò gli occhi in un'espressione attonita, certa di aver sognato. 
-Co...cosa hai detto, scusa?- gli chiese
Ryo fece quel sorriso sghembo che le faceva andare in tilt il cervello, poi ripeté, questa volta più lentamente:
-Ho detto: sposami, Kaori-
Ok, non se l'era sognato...Ma il suo cervello si rifiutava ancora di registrare il senso di quelle parole. 
-Perché?- chiese confusa 
Poi, colta da un'intuizione, continuò:
-È per via di Hideyuki? Se è per lui allora non occorre che ci sposiamo, potrai vederlo quando vuoi, non te lo impedirei mai, Ryo...-
-Questo lo so benissimo, Kaori- rispose lui -Il fatto che tu sia la madre di mio figlio non è l'unico motivo per cui ti sto chiedendo di sposarmi- 
-E allora per quale altro motivo?- domandò inebetita
Ryo alzò gli occhi al cielo, sbuffando. 
-A volte sei proprio lenta, Sugar- la prese in giro dolcemente 
Posò le mani ai lati del suo viso, imprigionandola tra l'albero e il suo corpo, incatenando lo sguardo al suo. I suoi occhi neri ardevano e Kaori sentì che il suo cuore accelerava sotto la malia di quelle pozze nere che sembravano volerla imprigionare e non lasciarla più andare. 
-Ti amo. Ti ho sempre amata. E voglio che io, te ed Hideyuki siamo una famiglia, quella famiglia che io non ho mai avuto- 
A Kaori mancò il respiro, preda di un'emozione che la scosse come un'ondata improvvisa. Sentì un calore ardente come il fuoco ma dolce come il sole primaverile riempirla in ogni sua parte, cancellando tutto il dolore e la solitudine di quei due anni trascorsi lontano da lui. Lontano dal proprio cuore. Lontano dalla propria anima. 
-Tu sei il mio destino, Ryo. E sì, voglio sposarti, con tutta me stessa- gli rispose con le lacrime agli occhi
Con un ringhio di soddisfazione, lui chinò la testa e prese possesso delle sue labbra con bramosia. Ed eccola, quella sensazione di aver trovato finalmente il posto a cui apparteneva e che da sempre anelava trovare. Era lì, tra le braccia di Kaori, e da nessun'altra parte...Perché si appartenevano. Lei era sua. E lui era suo. Era sempre stato così, dal primo momento. I loro cuori si erano riconosciuti già allora e adesso, sotto l'ombra di un albero di ciliegio, si ricongiunsero come due metà di uno stesso essere perdute e finalmente riunite. 

Qualche giorno dopo – Aeroporto di Narita
Finalmente l'aereo in arrivo da New York atterrò e un po' alla volta i passeggeri cominciarono ad oltrepassare le porte dell'area arrivi dell'aeroporto. Kaori corse incontro a sua sorella, che portava in braccio il suo piccolo Hideyuki. Dio, come le era mancato in quei giorni, ma finalmente poté di nuovo stringerlo tra le braccia.
-Mamma!- cinguettò felice il bambino
-Sì, tesoro, la mamma è qui. Mi sei mancato tantissimo!- gli disse abbracciandolo
Salutò sua sorella e poi si rivolse di nuovo a Hideyuki:
-Tesoro, la mamma vorrebbe farti conoscere qualcuno...-
Con il bambino in braccio, si voltò verso Ryo, fermo qualche passo dietro di loro. 
-Hideyuki, questo è Ryo...Il tuo papà-
A quelle parole, il volto del bambino si illuminò. Il cuore di Ryo perse un battito vedendo il sorriso felice di suo figlio diretto a lui. 
-Anch'io avrò un papà?- chiese emozionato
-Certo, piccolo- gli rispose lo sweeper
Ryo accarezzò la testa di suo figlio, poi, mentre lo prendeva in braccio, emozionato come mai lo era stato in vita sua, spostò lo sguardo verso Kaori. 
-Per sempre- aggiunse
Nei suoi occhi vi era una promessa e Kaori non ebbe il minino dubbio sulla sua sincerità. Erano una famiglia ora. Per sempre. 

THE END
 

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