Vie Secrète

di EllieGoodman
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Nouveau Jour ***
Capitolo 3: *** La Masque ***
Capitolo 4: *** Journée ***
Capitolo 5: *** Peupler ***
Capitolo 6: *** Musique ***
Capitolo 7: *** Larmes ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo:

Boston, quinta città con l'area metropolitana più grande degli USA, affacciata sulla costa atlantica, superficie di 124 kmq, circa 569.763 abitanti nell'area urbana e 4.445.217 nell'area metropolitana.
Questo diceva Wikipedia.
La musica continuava a diffondersi nella stanza tramite le piccole casse poste accanto allo schermo; si passò una mano davanti agli occhi per poi passarla nei capelli e ravviarli facendo tintinnare il bracialetto pieno di ciondoli poi con gli occhi che le si chiudevano dal sonno addocchiò l'ora sulla schermata del computer: le tre del mattino.
Si tirò uno schiaffo per stare sveglia, non poteva addormentarsi, fra tre ore sarebbe partita.
Faceva caldo, ma dalla finestra aperta arrivava una leggera brezza che muoveva le candide tende, sul viso le spuntò un sorriso vedendo che nella casa dinanzi a lei le luci erano ancora accese così decisa come non mai prese il telefono ma non appena cominciò a squillare riattaccò subito, non aveva più la forza di parlare dal tanto sonno, eppure non voleva addormentarsi, il viaggio sarebbe stato lungo e aveva optato per dormire sull'aereo non pensando a quanto sonno avrebbe patito.
E così dovette arrivare il padre nella stanza, trovandola seduta davanti al computer ancora acceso, si percettiva una lieve musica, il viso della ragazza era poggiato sulla tastiera, nascosto dalle braccia conserte e dalla sua bocca rosea uscivano strane parole incomprensibili, ma calme, sembrava si stesse scusando con qualcuno ma il padre non ci badò cercando di svegliarla e riusciendoci le sorrise, sfiorandole una guancia rossa con la grande mano.
-Sbrigati a scendere o perderemo l'aereo- le bisbigliò dolcemente il padre ma rimanendo comunque serio per paura di perdere l'aereo per davvero.
Mugugnò quasi in protesta ma dovette alzarsi, con le mani tra i capelli essendosi accorta di essersi addormentata e corse ad aprire l'armadio dove aveva tenuto le sue grandi valigie contenenti non solo vestiti ma anche tutto quello che le era più caro.
Scese le scale cercando invano di non fare baccano e ad aspettarla alla porta una bella donna in vestaglia e pantofole pelose, che abbracciava il padre accarezzandogli la testa brizzolata, dietro di loro stava salendo in macchina, elegantemente vestita, una donna alta e bionda, truccata come ad una sfilata e dai capelli pettinati come quelli di una regina.
Era normale vedere quella donna così ben vestita ma le venne da ridere pensando al viaggio che dovevano fare e così abbracciando la bella donna in vestaglia seguì il padre, trascinandosi le valigie e cercando di sorridere a tutti ma il sonno che le era rimasto le impediva, ora seduta, ogni minimo movimento.
Così amareggiata buttò la testa all'indietro ma trovandosi vise a vise con un grasso e bavoso San Bernardo cambiò idea, sperando che il cane, solitamente tranquillo non si azzardasse ad aprire la lingua per baciarla.
La macchina era in moto, così come la sua fantasia, o forse i suoi ricordi, ad ogni curva, ad ogni strada, ad ogni grande palazzo, anche davanti alla sua bella scuola le brillavano sugli occhi le immagini della sua vita, come le lacrime che cominciavano a bagnarle le guancie e finire sulla larga maglietta grigia.
Si voltò mentre il padre la guardava un po' triste e si asciugò gli occhi e sorridendo smise di piangere, erano finiti i tempi di lacrime e addii, aveva promesso di tornare e di riabbracciarli tutti, anche se immaginare un estate senza loro sarebbe stato difficile e dolorosa, ma sapeva che andando avanti avrebbe superato ogni momento...e quindi afferrando la piccola borsetta dove Cornelia abbaiava da dieci minuti uscì dalla macchina, alzando lo sguardo.
Siamo sotto lo stesso cielo, in fondo.

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Capitolo 2
*** Nouveau Jour ***


I Jonas Brothers non mi appartengono, e forse non verrà rappresentato il loro vero carattere e anche l'età verrà leggermente cambiata. ^-^ Per gli altri personaggi sono tutti di mia invenzione.

Buona lettura.


Capitolo primo:
Non piangere per me che parto, ma pensa che se domani piove me ne sono andato a cercare il Sole.
Lo diceva Jim Morrison, e quella frase che era così bella ma un tempo insignificante ora prendeva un senso, il senso della sua vita. Forse quello che intendeva il re lucertola non era quello a cui pensava Scarlet, ma alla ragazza non importava molto, era la frase con cui era riuscita forse a risollevare il morale alle sue amiche che dopo la notizia erano scoppiate a piangere.
Lontane un oceano.
Ma rileggiendo quella frase un sorriso spuntava anche sul suo viso, sperando che la vita a Boston sarebbe stata bella o forse migliore...



Chi eri? Racconta la tua infanzia.
Chi sei? Descriviti.
Chi sarai? Scrivi chi vorresti essere, o che strada ti piacerebbe intraprendere.
Sospirò ancora una volta notando che quasi tutte le teste erano chine, ragazzi e ragazze impegnati a scrivere quel tema, rispondendo alle spaventose domande scritte con una calligrafia pulita alla lavagna.
Le uniche teste che si riuscivano a riconoscere perché ancora alzate erano quelle di una alta ragazza dai colorati capelli, che con la penna in bocca guardava prima il soffitto, poi la lavagna, poi si chinava a scrivere qualcosa ma scrollando la testa accartocciava il foglio e lo buttava davanti a se, sempre contro un grassottello biondino, molto più simile ad un incrocio tra un orso e un maiale che ad un essere umano, che si girava, ringhiando e facendo versi terribili che stranamente spaventavano solo lei. Le altre teste ancora sollevate erano quelle di un ragazzo dagli occhi grandi, come quelli dei cartoni giapponesi, che con aria interessata e pensante guardava fuori dalla finestra, dove si potevano scorgere solo degli alberi in lontananza, e anche quella di un biondina dalla testa ovale, davanti a Scarlet, che più che guardarsi allo specchio e limarsi le unghie non faceva.
Anche il suo vicino di banco era indaffarato a scrivere quel tema, ma forse era proprio lui a disturbare la mente di Scarlet, oltre a non essere un fusciello, per pensare e per scrivere si buttava sul banco, appoggiando la testa sulle braccia conserte sopra il tavolo, e dato che soffrira di una strana allergia a chissà quale pianta o animale faceva anche strani versi vocali, senza togliere alle varie soffiate di naso vicino al orecchio di Scarlet, che la facevano sobbalzare.
-Potresti smetterla di sbuffare, non riesco a scrivere...-chiese bruscamente il compagno di banco, che aveva detto di chiamarsi Albert, e che per l'ennesima volta si schiarì la voce, mentre Scarlet chiudeva gli occhi aspettandosi un cumolo di catarro in faccia. -Potresti stenderti un po' più sul banco e sputarmi in faccia tutti i tuoi germi se proprio non riesci a concentrarti...- Scarlet scrollò la testa, tappandosi la bocca con la mano, fingendo di nascondere un sorriso, prima di dire tutto quello che pensava sul quell'antipatico, grassone e volgare vicino di banco di nome Albert.
Finalmente si decise, mentre Albert sembrava aver interpretato a pieno i suoi pensieri, ed essersi sdraiato sul banco, e prese una penna dal piccolo astuccio e con un enorme sorriso cominciò a scrivere.
Chi era?
Semplice, era stata una bambina come tutte le altre, nata in una famiglia composta da una madre che adorava cambiare pettinatura e colore di capelli ogni due settimane, ottima cuoca e sfortunatamente grande donna in carriera sempre in viaggio, un padre chef di un grande hotel, bravissimo lettore di fiabe e scadente imitatore di Babbo Natale e un fratello maggiore, che però alle volte sembrava un bambino di due anni di cui Scarlet si doveva occupare come una mamma. A Scarlet piaceva la proprio famiglia, anche se a volte si trovava sola, nella stanzetta nella grande casa fredda della nonna e molto più spesso vedeva il fratello litigare con i genitori e scappare di casa, per poi tornare di notte e trovarlo alla mattina nel suo letto, ma non lo scrisse, si limitò a descrivere malamente la sua vita a Londra, passando dalla famiglia alla scuola, aprendo una piccola parentesi sulle amicizie e finì.
Finì proprio quando Albert, preso da chissà quale trovata per il suo fantastico tema si slanciò ancora di più sul banco, alzandosi leggermente, così che, a causa dello spostamento d'aria il foglio cadesse a terra.
Maledisse Albert per alcuni secondi, in silenzio, dentro la sua testa e vide il foglio per terra, troppo lontano da lei solo per sporgersi un po' per afferrarlo, era ai piedi di un banco, nella fila accanto alla sua e l'imbarazzo di alzarsi e farsi notare da tutta la classe la inchiodava alla sedia.
Sospirò, ma tossicchiò subito dopo, per paura che Albert la riprendesse nuovamente, e quando rialzò lo sguardo il grassone puzzolente era ancora girato a scrivere tutto contento, e dopo aver sospirato dentro sé notò che il foglio era tornato al suo posto, davanti a lei e una mano si stava allontando dal suo banco, Scarlet girò lentamente lo sguardo, fissando prima la mano, sicuramente maschile, per poi seguire il braccio muscolo, finendo sul viso del ragazzo che le aveva salvato la vita, gli sorrise e bisbigliò un "grazie", dal canto suo il ragazzo fece un leggero sorriso e annuì.
-Scarlet e Nicholas, continuate a scrivere che a fine ora voglio tutti i temi finiti sul mio tavolo!-
Una risatina partì dal banco davanti al suo ma Scarlet si trattenne nel dare un calcio alla sedia e chinando la testa come i suoi compagni continuò a scrivere.

Una settimana, una settimana che continuava a far su e giù dalle scale di quella grande scuola. Un vero e proprio labirinto in cui solo lei sembrava non essersi ambientata, e questo la metteva molto a disagio. Anche con la piccola cartina che le aveva fatto una professoressa si trovava in difficoltà, e così aveva deciso che sarebbe arrivata, almeno per le prima ore, molto in anticipo a scuola, così che non avrebbe fatto tardi, evitando imbarazzi e perdite di minuti che si sarebbero recuperati a fine ora. Così eccola, alla ricerca della misteriosa aula di matematica, che si trovava al terzo piano, eppure sembrava introvabile, come se avesse avuto le informazioni sbagliate.
Ormai sconsolata avrebbe fatto volentieri uno scontro diretto tra la sua testa e il muro ma prima di arrivarci la voce della professoressa di matematica la salvò dalla morte certa.
Mancavano cinque minuti all'inizio delle lezioni e decise di andare con calma, mancavano pochi metri all'aula e ora che l'aveva trovata la paura era svanita, ma quando entrò nell'aula, quasi deserta si sentì morire, matematica, le ore più belle di tutta la settimana quando si trovava a Londra, a chiccherare del più e del meno con Adela e la sua amica sembrò comparire proprio lì davanti a lei, ma quando chiuse e riaprì gli occhi l'amica aveva lasciato spazio ad una ragazza dai capelli mori, lunghissimi e dal rossetto rosso che si abbinava perfettamente con i pantaloni, così dovette rassegnarsi ad eliminare l'amica dai propri pensieri e sedersi al secondo banco della fila più a destra ed isolarsi da tutti che chissà per quale motivo stavano seduti in fondo all'aula, accerchiati al banco più a sinistra.
Dovettero passare due minuti d'inferno prima che tutti si sedettero ai propri banchi e fu proprio lì che Scarlet fu risvegliata dai proprio pensieri, di fianco a lei un tale le stava toccando una spalla.
-Posso sedermi qui?-chiese il tale, scoprendo poi che era una ragazza, una ragazza dagli occhi azzurri come il cielo, che abbaggliarono Scarlet che un po' imbarazzata annuì, per poi cercare di sorridere.
Occhi belli si sedette di fianco a lei e Scarlet si accorse che la nuova compagna di banco aveva un buonissimo profumo di cocco, rise mentre quella fragranza le entrava nel naso.
-Noi non ci conosciamo...-cominciò a parlare occhi belli, facendo destare Scarlet dall'incanto.
-Già...-balbettò la mora imbarazzata.
-Piacere, Gracie!-sorrise occhi belli, Scarlet si presentò bisbigliando e poi le due furono duramente interrotte dallo sbattere violento della porta, la professoressa con impugnata ancora la maniglia ridacchiò, dando la colpa al vento, mentre dai corridoi arrivavano voci di professori spaventati dal gran fracasso che risuonava ancora nelle orecchie delle due ragazze.
-Non ti ho mai vista qui, da dove vieni?-iniziò subito a domandare Gracie, aprendo il suo quaderno verde per poi mettersi a fissare intensamente Scarlet, che imbarazzata la guardò, per poi voltare lo sguardo verso la professoressa.
-...Londra.-rispose, passandosi una mano tra i capelli, non per vantarsi, ma semplicemente perché cominciavano a darle fastidio.
-WOOOOW!-esclamò Gracie, non badando a quanto avesse parlato alto e ai compagni che la guardavano chi ridendo chi arrabbiati per aver interrotto la lezione,-Londra deve essere bellissima, mio nonno ci abita ma io non ci sono mai stata...-sospirò rassegnata Gracie, per poi zittirsi a cuasa della professoressa leggermente infuriata davanti a lei.
Scarlet sorrise e cominciò ad ascoltare la professoressa ma non le interessava affatto, di fianco a lei la nuova compagna di banco che subito si era mostrata gentile e simpatica, disegnava sul suo quderno strane figure e parole in divertenti fumetti e riconobbe subito la professoressa di matematica tramutata in una strega su una scopa voltante e sedute in un piccolo banco Scarlet e Gracie, impaurite ma le parole che aveva scritto non riusciva a leggerle, essendo scritte decisamente troppo in piccolo, così rassegnandosi fissò il suo quaderno vuoto e cominciò a risolvere i calcoli che erano scritti sulla grande lavagna scura.

Guardò fuori dalla finestra, il sole che scaldava tutto quello che i suoi raggi toccavano era alto nel cielo e illuminava fastidiosamente il suo volto, ma fortunatamente quando Albert non pisolava sul banco le faceva ombra, però quando il compagno si abbassava il tormento continuava, ad ogni battito di ciglia la luce del sole le entrava negli occhi costringedola a ripararsi con una mano o a strizzare gli occhi, e alle volte era costretta a girarsi ma fortunatamente dalla parte dove guardava c'era lui, Nick.
L'aveva conosciuto quel giorno, appena arrivata a scuola; Gracie le era arrivata incontro quando aveva superato il cancello e afferrandola per un polso l'aveva trascinata fino ad un panchina dove Nick e un altra ragazza erano seduti.
Presto aveva conosciuto sia il ragazzo sia Jade, parevano simpatici, un po' silenziosi rispetto a Gracie che non taceva mai. Rise molto quei venti minuti in compagnia dei tre, Gracie stava raccontando una divertente storiella sul suo gatto e quello dei vicini, apparentemente uguali ma di sesso opposto. Alla fine dovette però fermarsi promettendo di finire la prossima volta che si sarebbero incontrati; aveva parlato solo lei, e Scarlet aveva paura che morisse asfisiata dato che oltre a parlare in continuazione, Gracie, parlava molto in fretta, prendendo fiato poche volte.
Alla fine si erano alzati dirigendosi verso la scuola e Scarlet e Nick erano rimasti soli e fu solo grazie al ragazzo che Scarlet non cadde in un'altra crisi esistenziale per la ricerca disperata della classe.
Oltre a dare l'impressione di essere un ragazzo abbastanza simpatico Nick era anche molto carino; in quella settimana però l'aveva visto sorridere solo una volta e spesso in classe notava che guardava davanti a sé per molto tempo fino a quando la sua compagna di banco, Rose, piccola peperina rossa di capelli, non gli strattonava il braccio e lo faceva rinvenire.
Era un ragazzo molto silenzioso, e quel giorno con Gracie non aveva spiccicato parola, aveva solo stretto la mano a Scarlet e aveva cercato di sorridere, ma il gesto non gli era risaltato molto ben fatto, infatti somigliava molto più ad un smorfia. Aveva i capelli ricci, gli occhi piccoli e non era neppure tanto alto, ma comunque per arrivare alla sua altezza Scarlet doveva alzarsi in punta di piedi o anche di più.
Poi mentre Albert si alzava e la mora si girava ritornando finalmente all'ombra pensò a Jade, anche lei molto silenziosa, dalla simpatica frangetta castana e dal volto serio. Neppure lei aveva parlato molto in quei venti minuti ma Scarlet sorrise scrollando la testa, non si poteva giudicare certo una persona in venti minuti ma Jade, vestita completamente di nero e con quel visino profondo non dava l'aria di essere come Gracie, che sembrava molto più naturale e aperta.
Si grattò un guancia, ripensando alla strana storia dei gatti gemelli scambiati e si mise a ridere, attirando forse non solo l'attenzione di Albert.
-Signorina Hill, trova divertente questo argomento?-
Scarlet avampò, mentre tutta la classe si girava verso di lei, fissandola divertiti, specialmente la biondina davanti a lei che pareva chiamarsi Katy, Scarlet le avrebbe tirato volentieri un pungo ma calmandosi scrollò la testa, sorridendo, ma una risatina scappò a qualcuno che per fortuna non era Katy e a salvarla dall'imbarazzo ci fu la campanella dell'ultima ora.
Vide tutti i compagni alzarsi, mentre lei rimaneva seduta al suo posto ancora rossa in viso, sentì la lieve puzza di ascelle di Albert ma non ci badò, persa nei suoi pensieri, poi ritornando del suo colorito abituale si alzò e frettolosamente prese le sue cose.
Uscì dalla classe come un razzo, dietro di lei Albert, Nick e il ragazzo-manga rimase un po' spiazzati, dato che la ragazza gli aveva tranciato la strada ma appena usciti dall'aula se la ritrovarono quasi per terra, ma fu salvata prima di fare un'altra figuraccia; Scarlet girandosi vide il viso del suo salvatore, ma appena il volto di Albert gli sorrise lei girò lo sguardo, mentre la ragazza a cui era andata addosso correva per il corridoio con la sua chioma bionda.
-Hey Scarlet, cosa succede?-
La voce di Gracie la raggiunse e ancora sorretta da Albert si girò e in fretta, come era uscita dall'aula, si rimise in piedi, ritornando rossa come un peperone.
-Niente, quella ragazza mi é venuta addosso e stavo cadendo...-rispose la mora, raggiundendo le due castane facendo passare i compagni dietro di lei, quando Nick fu dietro di lei sentì un brivido alla schiena, ma subito scacciò via un pensiero e sorrise.
-Gracie devo andare, per stasera mi chiami?-chiese Jade, che oltre a guardare l'amica sorrideva sia a Scarlet sia a Nick; Gracie annuì abbracciandola e salutandola, i tre la guardarono allontanarsi.
-Tu da che parte vai?-chiese Gracie afferrando un polso di Scarlet e uno del ragazzo e trainandoli fino al piazzale gremito di gente che si apprestava a tornare a scuola, la mora indicò la strada e Gracie sbuffò dicendole che lei e Nick andavano da tutt'altra direzione e così abbracciandola e donandole un lieve bacio sulla guancia se ne andò con il ragazzo che per salutarla si degnò solo di muovere la mano, lei sorrise e li salutò con un caloroso "ciao" che però non fu sicura che l'avessero sentita. Vide Gracie e Nick andersene prima da un gruppo di ragazzi, e poi separandosi Gracie si allontava con un ragazzo poco più alto di lei mentre Nick si guardava intorno, per poi raggiungere un ragazzo che gli diede una sonora pacca sulla spalla. Poi Scarlet decise di avviarsi verso il bus che l'avrebbe riportata a casa mentre una macchina rossa sfrecciava sulla strada, non badò a chi scese e nemmeno alle urla gioise di alcune ragazzine, sentì solo la voce di Nick che salutava qualcuno ma non si girò, il bus sembrava non starla ad aspettare.

Arrivata a casa buttò le sue cose vicino al tavolino, appendendo la giacca sull'attaccapanni, salutò il padre che era in cucina e abbracciò Ginevra con un grosso sorriso, la bella donna le schioccò un tenero bacio in fronte e le sorrise.
Scarlet salì le scale della casa che la portavano alla sua stanza e vi entrò, canticchiando una canzone che aveva sentito sul bus, alcune ragazze la stavano cantando ripetutamente e ormai le era entrata nella mente, buttandosi sulla sedia arrivò fino alla scrivania e accese il portatile ormai rovinato dalle stupide scritte del fratello, velocemente il computer si accese e Scarlet controllò la posta elettronica però il sorriso le svanì subito notando che non aveva ricevuto nessuno e-mail, nulla che potesse rendere ancora migliore quella giornata, poi fece un veloce calcolo e sorrise, forse le sue amiche e suo fratello non potevano scriverle, ma l'ipotesi che si fossero dimenticati di lei le metteva ansia, era un'estate che non si vedevano e si sentivano solo per e-mail e quando suo padre e Ginevra non erano a casa anche per telefono, ma era raro trovare del tempo da trascorrere per chiaccherare tranquillamente.
-Fusorario del cazzo...-sussurrò la ragazza, abbandonando la testa all'indietro e fissando il soffitto bianco, molto simile a quello della scuola.
-SCARLET, VIENI GIÙ CHE MI DEVI AIUTARE!-
La voce di Ginevra la fece sussultare ma con un sorriso si alzò, pronta a sfogliare riviste con modelle vestite tutte in bianco...

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Capitolo 3
*** La Masque ***


Ringraziamenti alle mie prime lettrici:
Stargirl312: sei davvero gentilissima, spero che continuerai a leggere e spero che questo cap. ti piaccia. Fammi sapere.
Jollina:Mi piace davvero molto la tua ff e sono contenta che a te piaccia la mia :) Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento. Fammi sapere ;)


Questo capitolo é solo transitorio, per descrivere meglio alcuni personaggi e per non far succedere tutto subito. Spero non vi annoi.


Capitolo Secondo:

E sembra tutto normale, sembra di vivere come se niente fosse cambiato. Continuando ad essere come si é sempre stati, senza far trasparire la preoccupazione di questa novità che sembra aver cambiato tutto il tuo mondo. Continuando forse a fingere che tutto passerà, che quella preoccupazione svanirà in fretta, una preoccupazione che tieni dentro te e fingi. Fingi di essere sempre lo stesso...

Forse perché era normale vederli ogni giorno, Frankie e Joe, litigare per l'ultima frittella, ma ormai quello spettacolo non gli faceva più ridere; l'unico che sembrava ancora divertirsi a vedere il più grande rincorrere il piccolo con in mano una gigantesca frittella era Kevin che in quella casa era il fratello che rideva di più, in ogni circostanza.
Così aprendo un varco sotto il tavolo per Frankie, Nick si alzò, squadrato da testa a piedi dal padre che lo guardava di sottecchi da dietro il grande giornale, ma non se ne accorse, aprì la porta e si diresse verso il salone, per poi salire le scale e poi entrando nella sua stanza aprì l'armadio, afferrando i primi jeans che trovò e una maglietta a caso. Uscendo si scontrò quasi contro Kevin che stava ancora masticando qualcosa di sconosciuto e si infilò in bagno, guardandosi allo specchio. Non aveva dormito, il volto pallido e segnato da delle occhiaie marcate ne erano la prova inconfutabile e così buttandosi un po' di acqua sul viso cercò di svegliarsi un po' di più, ma niente, voleva solo tornare nel suo letto e riuscire a chiudere gli occhi senza svegliarsi sudato e pieno di angoscia, si accasciò sul water ma non appena chiuse gli occhi la porta venne scaraventata, come se fosse passato un uragano.
-Un giorno riuscirò ad impossessarmi dell'ultima frittella!-grugnì Joe, poi notando il fratello minore seduto ancora sul water che lo guardava si spaurì, faceva un po' paura Nick, lì seduto malamente con gli occhi persi e segnati dal poco sonno ma sorridendo e riprendendosi dal lieve spavento Joe non si limitò a dire al fratello di alzarsi ma prendendolo di peso e alzandolo gli schiaffeggiò la faccia, divertito.
-Joe, smettila...-disse Nick con voce piatta fissandolo sempre nello stesso modo, Joe sbuffò verso l'alto mentre un ciuffo di capelli scuri tornava al suo posto e Nick si tolse dalla sua presa, cominciando a vestirsi.
Il silenzio regnava sovrano nel bagno, mentre Joe guardandosi allo specchio con un sorriso afferrava la piastra e si decideva a lisciarsi i capelli, mentre il più piccolo indossava la maglietta.
-È da un po' che non mi dici più niente Nick...-disse Joe, finendo di piastrarsi i capelli e lasciando la piastra, spenta, sul lavandino, mentre il riccioluto stava quasi per uscire.
-Può essere...-sibilò Nick, fissando la sua mano che teneva salda la maniglia della porta, Joe scosse la testa, spostando il ciuffo che gli era caduto e fissò il fratello, avvicinandosi a lui e facendolo girare, ma Nick non perse la presa e anche se ora guardava dritto negli occhi Joe la sua mano era irremovibile dalla maniglia.
-Nick...-cominciò Joe, il più giovane lo guardò sconsolato, sperando che non iniziasse con una ramanzina terrificante, c'erano già i genitori che lo assillavano-...ricordati che se vuoi parlare io sono sempre qui.-
Nick strabuzzò gli occhi, Joe sorrise, non era quello che aveva pensato di dire ma furono le uniche parole che gli uscirono di bocca; non ci riusciva, non riusciva ad essere cattivo con Nick, non riusciva mai ad essere spietato come con Kevin o Frankie, e fare la ramanzina a Nick era molto più difficile che farla a Frankie o a qualche suo amico, gli sembrava una missione impossibile, così dicendo lasciò la spalla di Nick che uscì dal bagno un po' stordito.
Incrociando il piccolo Frankie, Nick gli accarezzò la testa e si rintanò nella sua stanza buttandosi sul letto ed aspettando che Kevin o Joe lo venissero a chiamare per andare a scuola e così chiuse gli occhi; non riusciva a ricordarsi mai perché si alzava nel bel mezzo della notte, non ricordava mai i suoi sogni, sin da quando era piccolo: ogni volta Joe correva dai genitori dicendo di aver fatto un brutto sogno, invece Nick anche se si svegliava piangendo non sapeva mai il perché, tanto che Kevin aveva provato a sottoporlo a strani esperimenti da scienziato pazzo quando aveva 8 anni.
-Stavo pensando...a ragazze come va Nick?-
Nick si alzò, la faccia sorridente di Joe compariva dal lato della porta semi aperta, il riccioluto sorrise mandandolo a quel paese il fratello che però non se ne andò come il più piccolo sperò ma si sedette vicino a lui, sul letto, così Nick fu costretto ad alzarsi ancora essendosi risdraito, mentre Joe continuava a sorridere aspettando una risposta, ma non ricevendone sbuffò, mentre muoveva ancora la testa per mettere a posto i capelli.
-E Gracie?-chiese, inarcando un sopracciglio.
-Gracie? Che c'entra Gracie?-chiese Nick, smarrito dalla domanda del fratello, Joe sogghignò, tirandogli una pacca sulla spalla.
-È carina...non dirmi che non ci hai mai fatto un pensierino!-rise Joe, alzandosi proprio quando Kevin entrò nella stanza per chiamarli; Nick rimase seduto sul letto e quando rammentò che i due fratelli se ne stavano andando via senza di lui corse giù dalle scale, quasi dimenticandosi di infilare le scarpe.
Camminarono, quasi correndo, fino ad arrivare ad un casetta azzurra, davanti ad essa ad aspettarli un ragazzo e una ragazza, come ogni mattina: Den e Gracie. Den era il fratello maggiore di Gracie, non che grande amico di Kevin sin da quando erano piccoli, era poco più alto di Gracie ma più basso dei fratelli Jonas e aveva gli occhi azzurri come quelli della sorella, campione di calcio e grande sportivo. Ma lo sguardo di Nick non era rivolto al ragazzo che si era subito fiondato da Kevin salutandolo con una vigorosa pacca sulla spalla, ma su Gracie che quel giorno doveva essersi svegliata presto per arricciarsi i capelli, e quando la ragazza corse ad abbracciarlo notò che Joe gli faceva l'occhiolino.
Nick rise, non badando al profumo di cocco di cui sapeva la ragazza essendoci ormai abituato, poi staccandosi dall'abbraccio seguì Joe e gli altri due ragazzi mentre Gracie cominciava a parlargli senza fermarsi mai.

-Ma stai un po' attenta, cretina!-
Il grido quasi stridulo di Joe placò tutti, il silenzio si era infiltrato per il corridoio, i ragazzi e le ragazze prese alla sprovvista di quel grido si erano girati, ma subito dopo qualche secondo tutto tornò alla normalità, come una breve pausa per riprendere fiato per poi ricominciare. Ecco, sospirò Nick, ecco che Joe si era appena trasformato, mutando nell'essere spregevole che voleva far credere di essere. Di fianco a lui Gracie continuava a raccontargli di una certa Sidney, ma non gli importava nulla, era più interessato al fratello che gridava ancora contro la chioma bionda che scappava tra la folla, sorrise ricordandosi che quella capigliatura riccia era molto simile a quella che aveva investito Scarlet proprio il giorno precedente, ma non appena la ragazza bionda sparì ritornò ad ascoltare Gracie che sembrava aver finito il suo strano racconto e si accingeva a salutare Jade che sorridendo li aveva raggiunti. Nick salutò la ragazza castana e poi tornò a fissare il fratello, che solo per una leggera spinta stava facendo una tragedia, gesticolando infuriato verso Kevin e Den che quasi impauriti si preparavano a scappare, ma in realtà il volto di Joe stava sorridendo, per chissà quale motivo ma era così quando entrava nell'edificio scolastico, cambiava espressione e quel sorriso inebetito non lo lasciava fino a quando non tornava a casa, dove la madre era pronta a sgridarlo per ogni minimo passo che faceva.
Joe smise di gridare, calmandosi mentre Kevin e Den tiravano un allegro sospiro di sollievo ma dal volto di Joe quel sorriso quasi maligno non sembrava svanire e anche quando i suoi amici, Martin e quell'idiota di Thad lo salutarono lui non smise di sorridere. A Nick non piaceva il comportamento del fratello mezzano e molte volte aveva tentato di parlarne con Kevin ma il maggiore alzava le spalle dicendogli che non gliene importava, che Joe faceva così solamente perché a scuola molti lo rispettavano e le ragazze gli sbavano dietro, e anche per Nick era lo stesso ma sapeva che dietro c'era molto di più.
Ma i suoi monotoni pensieri mattutini furono interrotti dall'arrivo inaspettato di un ombra dietro di lui, che gli fece venire un brivido e girandosi un allegro Big Rob ghignava e se non fosse stato per il leggero salto verso Jade, che indietreggiò per non scontrarsi contro Nick, il ragazzo sarebbe stato stritolato dalle grandi braccia dell'omone, infatti Big Rob, altro grande amico di Kevin si divertiva molto a stritolare Nick e a trattarlo come un bambino piccolo, essendo il più piccolo dei fratelli Jonas che frequentavano le superiori, a Nick non piaceva affatto, c'era già la nonna Edith, che ad ogni visita ancora gli regalava dei terribili mutandoni di lana, che lo trattava come un bambino sbaciucchiandolo tutto e rendendolo lo zimbello dei fratelli maggiori che lo schernivano sempre.
Nick rabbrividì, sorridendo vedendo che Big Rob si era diretto verso Kevin e Den e i tre si incamminavano per il corridoio verso l'uscita della scuola, per passare gli ultimi dieci minuti all'aria aperta prima che le lezioni iniziassero così anche Joe, con i suoi due stupidi amici si mischiò nella folla lasciando Nick e le due ragazze da soli.
-Che brutto però, mi da un fastidio terribile...-ronzò Gracie, battendo i piedi a terra e aprendo il suo armadietto un po' sconsolata.
-Che cosa?-chiese Nick, appoggiandosi agli altri armadietti con le mani in tasca, che fino ad allora non aveva ascoltato una parola della conversazione delle due amiche.
-Il fatto che non siamo più in classe insieme...-sbuffò Jade, tirando uno scappellotto a Nick che scrollò le spalle, Gracie lo fissò a lungo e quando Nick pose il suo suardo su di lei sorrise, ma un sorriso che a Nick non piacque tanto.
-A te non importa perché almeno sei in classe con Scarlet! Io pensa che sono con quella strega di Lexi...e a matematica sono costretta a sopportarmi sia la gemella che Cammie.-sospirò Jade, appoggiando la testa sulla spalla di Nick, mentre Gracie ridacchiava, ripensando a Scarlet, che le era subito stata simpatica, sin dal primo momento che l'aveva vista pensante seduta da sola nel secondo banco nella fila più a destra, poi però la vide, era lì, che camminava nel corridoio, sempre con il suo visino smarrito e dolce, e quando Scarlet li vide i suoi occhi scuri si illuminarono raggiungendoli a passo svelto, li salutò e Gracie l'abbracciò con slancio, come per paura che lei s'interessasse a qualcuno altro.

-...ed ora potete finire tutti gli altri esercizi!-si apprestò a suggerire le professoressa che sedendosi alla cattedra si mise alla ricerca di chissà quale foglio smarrito, mentre gli allievi cominciavano a concentrarsi per finire quei maledetti esercizi, l'unico che evidentemente non cercava minimamente di impegnarsi era lui, Joe, che con tranquillità guardava fuori dalla finestra come suo solito, con una matita in bocca e lo sguardo vaquo. Non gli piacevano quelle lezioni, con quella disastrata professoressa in via di separazione che per Joe era solamente una squilibrata mentale; quindi il ragazzo preferiva distrarsi guardando le persone che camminavano davanti al cancello della sua scuola e ormai abituato a fissare un punto fermo del piazzale per la maggior parte del tempo notava tutto, anche il piccolo cambiamento del colore delle foglie o se una panchina era stata spostata e soprattutto notava tutti quelli che facevano avanti e indietro dal piazzale, e in quel momento ad attirare l'attenzione non era una foglia che svolazzava per il piazzale come impazzita ma una ragazza, una ragazza alta, molto alta, magra, forse un po' troppo, dalle gambe lunghissime che si muovevano decise verso il cancello, nascoste sotto dei pantaloni strettissimi, un po' corti che le mostravano le caviglie. Aveva le braccia lunghe e esili che tenevano strette al torace sottile dei libri e i lunghi capelli biondi, un po' ricci le volavano dietro le spalle, ondeggiando ad ogni passo. La riconobbe subito, anche se il viso non le si poteva scorgere abbastanza ma quei capelli, quel corpo...gli erano rimasti impressi quando se l'era ritrovata addosso quella mattina. Sorrise ripensando alle grida che le aveva tirato contro, ma continuò a fissarla senza distogliere lo sguardo fino a quando non sparì come quella mattina tra la folla davanti alla scuola, avrebbe voluto avere un telecomando per tornare indietro e rivedere quella leggiadra visione passare nuovamente per il grande piazzale che intanto si stava riempiendo di ragazzi e ragazze che prima di tornare a casa si raccontavano le ultime notizie e si accordava per vedersi quello stesso pomeriggio, forse. A Joe non interessava, nella sua mente solo quella camminata era impressa nella sua mente ma a rovinare tutto una voce famigliare, troppo famigliare.
-Joe, se non ti sbrighi ti lasciamo nell'aula fino a domani...-
Joe sconsolato si sarebbe alzato solo per strozzare quel deficente di Thad, che sulla porta lo aspettava con Martin che sogghignava guardando Joe alzarsi e prendere i suoi libri. Il moro salutò la professoressa passivamente, uscendo dall'aula e raggiundo Thad e Martin che subito lo schernirono non sapendo nulla fino a quando Martin non cambiò discorso, facendo scacciare definitivamente la ragazza bionda dai pensieri di Joe.
-Allora domani esci con Cammie, Joe?-chiese il rosso, guardando l'amico con i piccoli occhi azzurri, mentre Thad rideva con la sua stupida risata che ricordava più un cane bastonato.
-Penso di sì, la chiamerò stasera.-rispose Joe, riprendendosi e cominciando a camminare più svelto, con il petto in fuori e lo sguardo un po' snob che assumeva per pavoneggiarsi e forse, per attirare l'attenzione su di sé, soprattutto delle ragazze che ancora ai loro armadietti si giravano a salutarlo con un sorriso.

***

So che non é molto, ma presto scriverò il terzo capitolo dove spero di scrivere un po' di più, spero che anche questo capitolo, anche se so che non é il massimo, vi sia piaciuto. Recensite in tanti! :D

Ellie

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Capitolo 4
*** Journée ***


Ringraziamenti:
Jollina:Prima e unica a recensire per questo capitolo. Ti ringrazio, spero che questo capitolo ti piaccia.

In questo capitolo forse non ci sono molte cose nuove, ma giuro che d'ora in poi sarà molto più interessante.
Recensite in tanti :D

Capitolo Terzo:

Cara Adela, non avendo ricevuto ancora tue notizie ti scrivo, sperando che tu legga questa mail e mi risponda.
Ti scrivo, anche se qua sono le undici di sera, perché ho voglia di raccontarti un po' di questa mia nuova vita.
L'ultima volta ti avevo lasciato parlando dei preparativi del matrimonio, e quindi ricomincio nuovamente da lì.
Qui a casa sono tutti agitati, soprattutto Ginevra, non l'avevo mai vista così preoccupata, e fra due giorni andremo a prendere il suo vestito, scommetto che sarà impeccabile, come sempre. Mio padre é molto più allegro, da quando ci siamo trasferiti e fischietta sempre; quando torna a casa ha sempre da raccontarci storie divertenti sui suoi nuovi colleghi.
Io dal canto mio cerco di aiutare, ma oltre a aiutare Ginevra non posso fare altro, e così cerco di impegnarmi nella scuola, e più che altro cerco di ambientarmi; ho conosciuto una ragazza, Gracie, e i suoi amici, loro sono molto gentili con me e cercano di aiutarmi, soprattutto a riconoscere le aule nella scuola, lo sai anche tu che il mio orientamento é sempre stato molto scarso...
Finisco questa breve mail chiedendoti come va la vita a Londra, e soprattutto la tua vita, Adela, come procede?
Ti mando un forte abbraccio, sperando in una tua veloce risposta.
Tua Scarlet.


Bussò, sperando che in casa ci fosse qualcuno e quando la porta si aprì dovette abbassare lo sguardo, incontrando quello di un bambino dai capelli mossi che le sorrideva.
Riconoscendo il piccolo Frankie lo salutò, accarezzandogli dolcemente la testa, entrando un buon profumo di torta la invase, Denise doveva trovarsi a casa intenta a cucinare qualche squisitezza e infatti dopo poco se la ritrovò davanti, che ancora si asciugava le mani con il vecchio strofinaccio bianco e azzurro.
-Ciao Gracie, come stai?-chiese la donna, spostandosi una ciocca di capelli scuri dal viso.
-Tutto bene Denise, sono venuta a portare i compiti a Nick...-rispose lei, ripensando a quella mattinata senza l'amico che pareva essere malato.
-Oh, cara...Nick ora é dal medico...-Denise abbassò lo sguardo verso il figlio più piccolo che ancora sorridente stava davanti alla porta e gli accarezzò la testa come Gracie aveva fatto entrando, ma sul viso di Denise era sparito il bel sorriso di sempre, ma rialzando lo sguardo proseguì-siediti pure in salotto, preparo un the...così mi racconti un po' di te, é da tanto che tu e tuo fratello non venite qua!-
Gracie sorrise, dirigendosi verso il salotto, sedendosi sul grande divano davanti al grande televisore.
Denise era la madre che Gracie aveva sempre sognato, gentile, sorridente e divertente...sospirando pensò che la famiglia Jonas era la famiglia che avrebbe sempre voluto avere, dei fratelli molto legati tra loro, sempre pronti ad aiutarsi l'un l'altro ma allo stesso tempo con quel pizzico di cattiveria e scherno che li rendeva speciali agli occhi di Gracie, un padre simpatico che adorava i propri figli e una madre fantastica, sempre pronta ad ascoltarti con un the caldo in mano e soprattutto la casa della famiglia Jonas per Gracie era come un reggia. Ogni muro aveva almeno una foto dei quattro fratelli di quando erano piccoli, di quando andavano all'elementari e poi le foto del meraviglioso matrimonio di Paul e Denise, le sue preferite oltre a quelle del piccolo Kevin in piscina. I mobili non erano né antichi né moderni, erano quel misto che creava nella casa una sensazione di accoglienza e calore, le pareti bianche rendevano tutto un po' neutro, le stanze però avevano le pareti colorate, e quella che amava di più rimaneva quella di Frankie, dai muri azzurro cielo, dal letto chiaro con fodere e piumini con divertenti personaggi dei cartoni animati e giocattoli sparsi per tutta la stanza. L'unica stanza che non era mai riuscita a vedere di quella grandissima casa era la stanza dei genitori, e quando era piccola si divertiva con Nick a provare ad entrare nella camera, ma Joe e Kevin, con l'aiuto di Den lasciavano nel percorso salotto-camera delle "trappole" che consistevano nel spaventare i due bambini più piccoli così che scappassero e non osassero mai entrare nella stanza segreta...Gracie ripensando a quei bei tempi sorrise e vide Denise con in mano un vassaio, con due tazze fumanti e un piattino con una fetta di torta, ecco, era quella l'immagine della madre perfetta nella mente di Gracie.
Chiaccherarono per un bel po', parlarono della scuola, della famiglia di Gracie, di Den e di Nick, di Joe, di Kevin e Frankie intromettendosi cominciò a parlare della scuola elementare e dei suoi nuovi compagni così Gracie parlò anche di Scarlet. Denise fu molto colpita dalla descrizione di Scarlet e sorridendo prese in braccio Frankie che intanto aveva addentato la fetta di torta destinata a Gracie.
-Nick non mi aveva mai parlato di questa ragazza...a dirla tutta Nick non parla quasi più con me della sua vita da quando...-si bloccò, stringendo Frankie a sé, e anche il piccolo abbassò lo sguardo, ma Gracie non fece in tempo a chiedere spiegazioni che la portà si spalancò e come un razzo Nick salì le scale di corsa, sbattendo la porta, e dietro di lui Paul che camminando chiuse la porta, per poi notare la presenza di Gracie, che salutò con un forte abbraccio.
Gracie dopo aver salutato il padre dell'amico prese la sua mappetta e salì le scale, pronta ad aprire la porta della stanza dell'amico e quando entrò vide una stanza irriconoscibile.
Ricordava perfettamente l'ordine che c'era sempre della stanza di Nick, che in quel istante era seduto sul suo letto con la testa bassa e le cuffiette nelle orecchie, ma l'anta dell'armadio aperta che mostrava i vestiti disordinatamente riposti, la scrivania piena di fogli accartocciati e buttati a casaccio, alcuni vestiti sparsi sul pavimento e il letto ancora sfatto la rendevano proprio irriconoscibile ai suoi occhi.
Il ragazzo notando che la porta era aperta vide l'amica, ma non sorrise e stette muto fino a quando Gracie chiudendo la porta alle sue spalle non si sedette sulla sedia della scrivania.
-Stai meglio Nick?-chiese lei, anche se non sapeva perché l'amico non fosse andato a scuola quel giorno.
Nick annuì, togliendosi le cuffiette delle orecchie e posando l'iPod malamente sul comò di fianco al letto, ma non pronunciò parola, e Gracie anche se sapeva che l'amico non era un ragazzo di tante parole si preoccupò.
-Cosa c'é, Nick?-chiese, ma lui sembrava non risponderle, alzandosi e affacciandosi alla finestra.
-Niente, niente di speciale...-rispose infine.
-A me puoi dir...-
-No Gracie...ho detto che non é niente...é solo uno stupido mal di testa!-la interruppe Nick, girandosi e poggiando la schiena contro la finestra fredda che gli fece venire un leggero brivido di cui Gracie non se ne accorse.
Gracie sospirò, alzandosi e porgendogli la mappetta con i compiti.
-Chi li ha presi?-chiese Nick, afferrando la mappetta e sfogliando i vari fogli di varie materie, erano così tanti quei dannati fogli ed erano tutte stupide comunicazione ai genitori, tanti fogli quasi tutti uguali che parlavano della stupida festa d'inizio anno che Nick odiava e dell'assemblea dei genitori, e soprattutto di quella stupida riunione.
-Scarlet...le ho chiesto di prenderli e di darmeli alla fine delle lezioni...-rispose Gracie, affiancandosi all'amico.
-E perché non me li ha portati lei?-chiese Nick sovrappensiero, rendendosi conto dopo di quello che aveva detto.
Gracie rise e lo spinse leggermente, Nick sorrise, cercando ancora una risposta al perché aveva fatto quella stupida domanda su quella ragazza che in fondo non conosceva nemmeno e ci parlava solo poche volte durante le lezioni, ma nulla più.
-Cosa ne pensi di lei?-chiese Gracie sedendosi poi sul letto, cominciando a molleggiare divertita, aspettando una risposta di Nick che d'un tratto era rimasto muto e fissava il pavimento come cercando la risposta tra le varie piccole assi di parquet.
-Non la conosco...non lo so...-balbettò Nick, fissando Gracie che sorrideva come soddisfatta, cominciando ad alzarsi saltellante.
-Dovresti conoscerla meglio Nick, é davvero simpatica!-finì la ragazza lasciando il ragazzo perplesso ancora con la schiena contro la fredda finestra.

Era lì, che con destrezza e abilità calciava il pallone lanciandolo contro un altro ragazzo, ma quando Jade decise di proseguire per la sua strada, ricordandosi che la madre l'aveva fatta uscire per delle commissioni, la sua voce la fermò.
-Hey Jade!-la chiamò
Lei lo fissò a lungo, sorridendo e alzando una mano in segno di saluto, notando che il ragazzo stava correndo verso di lei, sorridente, Jade lo aspettò fino a quando non furono faccia a faccia, tutti e due sorridenti.
-Dove vai?-chiese lui, affannato per la corsa e per l'allenamento che stava facendo, Jade imbarazzata strinse il foglietto che aveva in mano e lo fece vedere a Den che leggendo rise.
-Una lista della spesa in che lingua?-rise il ragazzo, Jade avampò, un po' imbarazzata per l'osservazione del ragazzo e anche perché quando rideva Den era ancora più bello.
-Mia madre ha deciso di provare a cucinare indiano, stasera vengono i miei nonni...-rispose la ragazza, ritornando a pensare alla madre e alle facce serie dei due nonni, non erano mai stati contenti della famiglia che si era fatto il figlio mezzano, con una moglie troppo presa dalla politica per interessarsi alla famiglia e una figlia che parlava sussurrando. Eppure la madre di Jade continuava ad avvicinarsi ai genitori del marito, cercando di piacergli, fingendo di essere quello che non era per una maledetta sera.
-È vero che sei per metà indiana, me ne ero dimenticato!-sghignazzò Den, grattandosi la nuca colpevole, Jade sospirò, quando mai qualcuno si ricordava della sua nazionalità...quando mai qualcuno si ricordava di lei?
Sperando che il ragazzo sparisse immaginò di essere sola, non ascoltando quello che stava dicendo Den per scusarsi di quella stupida dimenticanza, ma a Jade non importava, nemmeno Gracie alle volte si ricordava che suo padre era indiano, e ormai non le dava più fastidio, ma tanto non avrebbe fatto differenza, rimaneva sempre la taciturna, timida e gentile Jade che non alzava mai la voce e sorrideva sempre a tutti per non essere scortese, ritornando alla realtà capì che Den le aveva posto una domanda a cui Jade non sembrava accennare a rispondere.
-Cosa?-chiese infine, Den, per l'ennesima volta, si mise a ridere, ma questa volta quasi non cadde per terra.
-Ti ho chiesto se ti andava se venivo con te...tanto ora ho finito gli allenamenti e ci metto pochissimo a prepararmi...-spiegò Den, ridendo, e appoggiando una mano sulla spalla di Jade per non cadere, la ragazza arrossì annuendo e quando il ragazzo scomparve negli spogliatoi mancò poco che svenisse dalla gioia e cominciando a saltellare contenta.
Si sedette sulla prima fila degli spalti per paura di cadere dato che le sue gambe non sembravano reggere il suo peso e il cuore le batteva fortissimo, e anche senza toccarsi il petto Jade sentiva il suo cuore che stava per esplodere, ed era così ogni volta che Den le stava accanto e le parlava e in quei momenti avrebbe abbracciato Gracie solo perché esisteva e aveva un fratello di cui era cotta, ma subito si rabbuiò, ovviamente il ragazzo non era interessato minimamente a lei...e come poteva un ragazzo così perfetto, popolare e sportivo interessarsi ad una timida, impopolare e cicciottella? Era impossibile, e neppure il proverbio gli opposti si attraggono le risollevava il morale.
-Jade...andiamo?-
Den era davanti a lei, e sorridente le passava una mano davanti al viso imbambolato, Jade scrollando il capo sorrise alzandosi e quasi scontrandosi con il ragazzo che per evitare che le venisse addosso fece un passo indietro.
S'incamminarono a passo svelto, Jade davanti, rossa in viso e imbarazzata e Den dietro di lei, che cercava di tenere il suo passo e fino a quando non uscirono da quel grande centro sportivo.
-Vieni Jade, con lo scooter faremo prima.-rise nuovamente Den, che aveva preso per mano la ragazza e la trascinava fino al suo mezzo, s'infilò il casco e poi ne porse uno, magicamente apparso da sotto la sella, a Jade che ancora rossa in viso lo mise, le sorrise e pensò che quella ragazzina era davvero buffa e simpatica e con questi pensieri salì sul mezzo e appena partì sentì la piccole mani di Jade aggrapparsi alla sua maglietta.

-Siamo arrivati...-sussurrò Den, scendendo dallo scooter, lei annuì, sorridente e togliendosi il casco e porgendolo a Den aspettò che il ragazzo mettesse a posto il tutto e insieme entrarono, Jade ancora un po' imbarazzata per il posto in cui la madre l'aveva spedita e Den curioso di sapere in che luoghi strani la madre di Jade mandava la figlia a fare la spesa.
-Che puzza...-sbiascicò Den, tappandosi il naso, Jade rise, Den aveva una faccia molto buffa e le smorfie che faceva lo rendevano ancora più bello, ma lo sguardo omicida del giovane cassiere indiano li zittì, facendoli rabbrividire.
Il cassiere era dietro un grande tavolo, su cui c'erano, oltre la vecchia cassa rossa alcuni strani sacchetti contenenti varie spezie colorate che aveva subito attirato l'attenzione di Den; il negozio era cupo e piccolo, ma i pochi scaffali erano strapieni di spezie e cibi che insieme creavano uno strano odore non molto piacevole, ma in poco tempo sia Jade che il ragazzo si abituarono e estraendo il piccolo figlietto dalla tasca la ragazza cominciò a porre nel piccolo cestino in vinimi che aveva preso entrando nel negozio gli alimenti e le spezie di cui la madre aveva bisogno per quella strana sera.
Finì in fretta, mentre Den dietro di lei guardava stralunato quegli strani alimenti con nomi buffi che non aveva mai sentito, pensando che fosse troppo abituato ad Hamburger e Mc Donald.
Jade corse a pagare, il cassiere sempre tenendo quello sguardo serio e inquisitore digitò i vari prezzi, poi usando un calcolatrice fece velocemente il totale, Jade pagò girandosi verso Den che agitato guardava l'ora e così la ragazza, afferrando il sacchetto che il cassiere le porgeva, salutandolo, uscì.
-Cosa c'é?-chiese Jade, mentre Den si grattava la nuca.
-Avevo promesso a Kevin e Big Rob che...-cominciò, mettendosi il casco e poi porgendo l'altro a Jade che abbassando lo sguardo scrollò il capo.
-Penso che prenderò il bus...-disse, cercando di sorridere e indicando la fermata dove un cartello stava fermo sotto il sole, Den sorrise e baciandole la testa se ne andò, Jade arrossì ma sospirò...quel bacio era così insignificante...e lui era già lotano con il suo scooter.
Alla fine non poteva farci niente, c'era un abisso tra lei e Den, erano come separati da un deserto, da un oceano interminabile e l'unica cosa che li accomunava era Gracie, e basta...completamente diversi...e quando lui si avvicinava era come se l'Europa toccasse l'America e poi tutto svaniva, ritornando come sempre, con quel dannato oceano atlantico, che impediva alle due terre di stare finalmente unite.
Prese a camminare sotto il caldo sole di fine estate, immaginando ancora il viso sorridente di Den; sapeva che lui stava in sua compagnia solo perché gli faceva pena...Jade, la povera amica timida di Gracie...doveva per forza essere così, Den era proprio come sua sorella, amico di tutti e pronto ad aiutare il prossimo, Jade sorrise, era una qualità che le piaceva molto dei due fratelli ed era contenta che Gracie fosse diventata sua amica.
Aggrottò la fronte, guardando in lontananza il bus che arrivava a tutta velocità, sorrise, pensando che non avrebbe aspettato tanto.
Quando salì un caldo tremendo la soffocò, le finestre del bus non erano aperte e non sembrava passare un filo d'aria, e sul bus sembravano esserci solo poche persone, procedette verso il fondo del bus, cercando un posto più vicino ad una finestra aperta se ce ne fosse stata una, forse nell'invano tentativo di respirare in quel afoso mezzo e proprio quando girò lo sguardo vide un volto sorridente che la guardava insistente, non l'aveva notata prima, forse perché la sua vista era molto scarsa non avendo indossato gli occhiali, ma era proprio lei, Scarlet, che con i suoi occhioni scuri la guardava, si sedette vicino a lei salutandola e il bus partì.

-Tuo padre si sposa?-chiese Jade, interessata a quello che la nuova amica le stava raccontando.
-Sì...fra qualche mese!-rispose Scarlet, sperando che mentre parlava con l'amica non avesse mancato la fermata, era già un po' in ritardo e Ginevra la stava aspettando.
Jade sorrideva, le piacevano i matrimoni, e soprattutto quelli strani, celebrati in posti meravigliosi e etnici, come quello dei suoi genitori, che era stato celebrato in India. Di quel matrimonio ricordava ogni minimo particolare, dato che i genitori si erano sposati 4 anni dopo la sua nascita, e quindi anche lei li aveva seguiti; ricordava la madre, il suo vestito, il padre e i baffi che ora non c'erano più, i nonni già dal volto serio e scontroso, i parenti allegri che chissà per quale ragione, forse perché un po' ubriachi, la lanciavano in aria...
-E vi siete trasferiti qui perché?-chiese Jade, che ora che aveva cominciato a parlare con Scarlet voleva sapere tutto di lei, era un piccolo difetto che le aveva tramandato Gracie, quello di impicciarsi un po' troppo degli affari degli altri, ma l'unica cosa che differenziava Jade dall'amica era che lei chiedeva solo alle persone che conosceva, mentre Gracie, che era anche un po' sfacciata parlava anche con le persone che incontrava per caso e non conosceva.
-Ginevra, la fidanzata di mio padre, viveva qui prima di trasferirsi a Londra e allora con mio padre ha deciso di ritornare a Boston...e così anchio sono venuta qua.-sospirò Scarlet, mentre stringeva tra le sue mani candide i lembi della maglietta un po' larga.
-Ma Boston ti piace, no?-chiese Jade, balbettando.
Scarlet le sorrise e Jade notò un accenno di lacrime e malinconia sul volto dell'amica.
-Non saprei che dirti, Jade...si, é bella Boston, ma...non mi ci trovo, non ci sono abituata e mi manca Londra, avevo tutto là e qua mi sono trovata senza nessuno e anche se ho conosciuto te e Gracie vorrei tanto tornare in Inghilterra.-rispose, dopo un attimo di riflessione dove Jade si maledisse per aver fatto una domanda così privata.
-Ma non é colpa vostra, scommetto che mi passerà!-proseguì Scarlet, capendo poi quello che aveva detto, e vedendo Jade rabbuiarsi un po'.
-Oh...bhe, non so come ci si sente, ma credo proprio che non sia facile...come quando cambi scuola...-sussurrò Jade balbettante e un po' triste, il perché non lo sapeva, ma quegli occhi scuri pieni di malinconia la facevano rattistare.
Scarlet rise, facendo alzare lo sguardo a Jade.
-Si più o meno ci si sente così...oh! Questa é la mia fermata...-disse alzandosi, ma notando che anche Jade si stava alzando per scendere sorrise, forse sarebbe riuscita a sapere qualcosa in più su di lei, su quella strana ragazza che parlava così poco e invece in quei pochi minuti di viaggio le era parsa così curiosa e aperta.
-Abiti anche tu qua?-chiese Scarlet, dopo quel breve attimo di silenzio dove finalmente potevano respirare senza sentirsi soffocare.
-Abito dopo quella curva, la seconda casa...-rispose Jade, notando che l'amica ora guardava dritto sul sacchetto che aveva in mano, arrossì mentre Scarlet le chiedeva che cosa ci fosse all'interno.
-Spezie e cibi indiani, vengono i miei nonni per qualche giorno e mia mamma vuole fare bella figura.-spiegò, aprendo un po' il sacchetto per far vedere il contenuto alla mora.
-Ma sei indiana? Wow...sai, l'avevo pensato, hai un po' i lineamenti, ma non aveva mai visto un indiana con gli occhi verdi!-disse Scarlet, meravigliata, per poi tapparsi imbarazzata la bocca con una mano, dopo essersi accorta di aver gridato un po' troppo e Jade era, come sempre, arrossita.
-Mio padre é indiano...-balbettò l'amica, ma non riuscì a finire che Scarlet, guardando sul suo telefono l'ora, boccheggiò, spiegandole che doveva essere già a casa, Jade sorrise e le due abbracciandosi si separarono, ognuna per sentirsi dire di quanto fossero in ritardo dai propri genitori.

-Questi vestiti sono stupendi! Non trovi?-
Ginevra era sorridente, e passando tra i vestiti candidi canticchiava una marcia nuziale, chiudendo gli occhi e immaginandosi con ognuno di quei vestiti camminando per la navata centrale.
Scarlet rideva, Ginevra sembrava tutta un altra persona, appena entrata in quel negozio aveva cominciato a guardarsi in giro, sbalordita dai bellissimi abiti, che anche a Scarlet piacevano tanto; il negozio era diviso in tre piani, due per le donne, spose e damigelle, e il terzo piano per i vestiti da sposo, era ben tenuto e per ogni piano tre commesse camminavano, chiedendo alle giovani donne che entravano se avessero bisogno d'aiuto e la commessa che venne da loro era abbastanza bassa, portava lunghi capelli scuri e indosso un completo rosa antico, che la rendeva molto più vecchia, anche se il viso faceva notare che al massimo poteva avere trentanni, Ginevra, presa dall'euforia cominciò a spiegarle il vestito che aveva immaginato, e la commessa un po' confusa dalla velocità in cui la donna parlava prese a cercare, guardando i manichini e mostrandoli alla donna che con sguardo critico e, ora, serio li toccava, per sentire la stoffa, per guardare meglio i particolari.
Scarlet era affascinata, mai aveva visto tanti bei vestiti in una volta sola, tutto quel bianco però cominciava a darle alla testa così, avvertendo Ginevra, decise di salire al piano superiore, dove forse avrebbe trovato un vestito anche per lei, e cercando tra i vari manichini e aiutata da una simpatica commessa dai capelli corvini ne scelse due, ma, proprio mentre stava decidendo quale le piacesse di più sentì la voce di Ginevra che la chiamava.
Scusandosi con la commessa e mostrandole un dolce sorrise, chiedendole di aspettare scese al piano inferiore, cercando Ginevra con lo sguardo, eppure sembrava sparita, così, un po' impaurita cominciò a cercarla nel negozio e finalmente eccola, che usciva con fatica dal grande camerino.
Sorrise, sedendosi su una sedia lì davanti alla donna che indossava un vestito bianco, il corpetto candido le fasciava il busto e la gonna si allargava, Ginevra sembrava una regina e anche se il vestito, in sé, era molto semplice, a lei stava divinamente, i lunghi capelli biondi erano raccolti in uno strano chignon che faceva cadere sulle spalle dei meravigliosi boccoli.
Pareva più bassa e rise quando Ginevra le mostrò i suoi piedi spogli, mentre muoveva le dita in modo buffo e quando la donna rientrò nel camerino per tornare la Ginevra di sempre pensò al fratello, lui non aveva mai sopportato Ginevra, anche se lei era sempre gentile e sorridente, forse perché lui non vedeva nessun'altra donna all'infuori della madre con il padre, e anche Scarlet all'inizio la pensava così, ma poi capì che lei non ce l'aveva con Ginevra, ma semplicemente con il padre, per aver lasciato la madre da sola, eppure ora che aveva fatto pace con il padre Scarlet adorava sia lui che Ginevra, e voleva solo che il matrimonio tra i due fosse meraviglioso, ma la preoccupava molto il pensiero che il fratello dovesse venire, la paura che rovinasse tutto...tutto quello che Ginevra aveva fatto...
-Tesoro, hai visto qualche bel vestito?-chiese Ginevra, uscendo dal camerino con la pochette bianca panna in mano, porgendo il grande vestito alla commessa sorridente.
Scarlet si alzò, mentre Ginevra la prendeva sotto braccio e insieme corsero fino al secondo piano, divertite, fino ad arrivare alla povera commessa del secondo piano che ancora aspettava con i due vestiti tra le braccia.

Prese il gelato che il signore con il berretto gli stava porgendo e lo passò alla ragazza dietro di lui, che sorridendo gli diede un lieve bacio sulla guancia.
Pagò e prendendo per mano la ragazza si diresse verso una panchina, un po' annoiato da quella giornata al parco a guardare bambini che giocavano, rincorrendosi, con i genitori che li seguivano preoccupati e vecchietti che seduti sulle panchine all'ombra leggevano il grande giornale o chiaccherava, ricordandosi dei bei vecchi tempi...
Sbuffò attirando l'attenzione di Cammie che voltò lo sguardo verso di lui, continuando a mangiare il suo gelato.
-Ti stai annoiando?-chiese lei, con quel suo sguardo indagatore, che quasi metteva paura.
Joe cercò di sorridere:-No ma va...stavo pensando a una cosa.-
-Cosa?-chiese lei, interrompendolo e sedendosi su una panchina, con il gelato sempre davanti alla faccia, Joe la imitò, sedendosi scompostamente di fianco a lei, poggiando un braccio sulla sua spalla, scrollando la testa per mettersi a posto i capelli.
-Niente...una cavolata.-rispose, fissando il sole, il cielo e quello che c'era davanti a lui, un immenso parco gremito di persone, che si divertivano, e allora perché lui non si stava divertendo?
-Joe...dai dimmi cosa ti succede.-chiese nuovamente Cammi,e che cominciava a preoccuparsi di quello sguardo serio che Joe non aveva quasi mai.
Joe sospirò, abbassando lo sguardo, poi fissò Cammie, e le sorrise, donandole un bacio sulla fronte, poi cominciò a fissare la gente che passava davanti a lui, mentre la ragazza finiva il gelato lentamente.
Era da un po' che si trovavano in quel parco, e anche se avevano percorso il suo perimentro almeno quattro volte Cammie non voleva andarsene, com'era strana quella ragazza, quando ancora non la conosceva gli sembrava così strafottente, un po' snob e gli era piaciuta, perché era diversa dalle altre ragazze tutte uguali, carine, gentili e simpatiche, lei era sincera, forse un po' troppo, sarcastica alle volte e tremendamente sicura di sé, e questo a Joe piaceva, da matti e con lei si divertiva, eppure quel giorno era diverso, forse perché...
No, non poteva essere lei, rise, fortunatamente non facendosi sentire da Cammie, era incredibile, stava pensando proprio a lei quando la sua chioma d'orata era apparsa, come per magia, come un illusione.
Sbatté le palpebre, forse l'immagine di quella misteriosa ragazza sarebbe sparita, così come era apparsa, ma non fu così, era lì, che camminava verso la loro panchina, per poi passare davanti, con quella camminata veloce e lo sguardo basso, con quella borsetta a tracolla e i capelli che si muovevano come le onde del mare, Joe sorrise, notando poi che Cammie lo guardava un po' male, finendo il gelato.
Cammie si alzò, forse perché se ne voleva andare, o forse perché voleva vedere meglio la ragazza misteriosa che se ne andava verso l'uscita del grande parco e prese per mano Joe, che sorrideva sornione, abbracciando Cammie.
-Perché fissavi quella?-chiese Cammie, guardandolo male, in cerca di una risposta che avrebbe salvato la vita a Joe.
-Mi pare...che venga nella nostra scuola!-rispose lei, facendo sorridere Cammie, che forse aveva creduto a quella bugia, mentre Joe distoglieva lo sguardo dalla bionda che ormai stava scomparendo, come sempre.
-Oh si...va in classe con Lexi quella!-disse Cammie, muovendo la mano come per far notare che non le importava nulla di quella ragazza e Joe rise, la faccia di Cammie quando faceva così era davvero buffa.

Silenzio, solo il rumore delle posate che Frankie sbatteva sul piatto un po' arrabbiato, essendo ancora affamato.
Davanti a lei una scena che non le piaceva molto, ma che ormai stava diventando una scena quotidiana, e questo la rattristava molto.
Denise Jonas ricordava ancora quando a tavola non c'era mai silenzio, quel silenzio che ora aleggiava nella grande sala da pranzo, ricordava bene tutti i bicchieri rotti da Kevin, a cui piaceva imitare i testimoni ai matrimoni, attirando l'attenzione di tutti, ricordava Joe che rubava da mangiare al piccolo Nick che piangeva correndo intorno al tavolo e non smetteva fino a quando il padre non lo prendeva in braccio e sgridava il mezzano, quei bei tempi dove doveva correre da un figlio all'altro per evitare danni in quella grande sala da pranzo e invece ora nemmeno il piccolo Frankie creava danni, non doveva tenerlo d'occhio, quel tranquillo pargoletto.
Sospirò continuando a mangiare, osservando i figli, oramai grandi, che stavano muti, guardando il loro piatto, Kevin di fianco a Frankie aveva già finito e il suo piatto era vuoto e tra le dita della mano faceva ruotare il bicchiere vuoto, Denise sorrise; Joe di fianco al padre, seduto di fronte a Kevin, mangiava lentamente, e questo la preoccupava molto, dato che solitamente Joe finiva prima di tutti, e soprattutto Joe, il suo Joe, scherzava con il piccolo fratellino, litigando per qualsiasi pietanza, cosa che ora succedeva raramente a colazione e Nick, il suo piccolo Nick era il più muto di tutti e ancora tutto il cibo era nel piatto e le posate poste di fianco al piatto, solo il bicchiere conteneva qualcosa, ma era ancora strapieno.
-Nick.-il ragazzo si girò verso di lei-come mai non mangi?-
Tutti gli sguardi caddero sul ragazzo e sul suo piatto ancora pieno, mentre la madre aspettava una risposta, mentre la testa sembrava scoppiarle da tutti quei pensieri.
-Non ho fame..-sussurrò in risposta lui, la madre sospirò, mentre il padre la fissava preoccupato, ritornò il silenzio, un silenzio ancora più pesante, un silenzio che metteva ansia.
Kevin e Joe si alzarono, dopo uno sguardo d'intesa, il padre afferrando Frankie seguì i due figli, lasciando Nick e la madre da soli, lei si alzò, cominciando a sparecchiare, lui non si mosse, come se volesse dirle qualcosa, eppure non apriva bocca.
-Cosa ti succede Nick?-chiese lei, accarezzandogli i capelli, lui mosse la testa da un lato, chiudendo gli occhi.
-Niente, non ho fame e basta mamma.-rispose lui, la madre lo lasciò, ma lui non si mosse ancora, e aprendo gli occhi vide che la donna stava prendendo il suo piatto, e le posate ancora pulite.
-A scuola va tutto bene? C'é qualcuno che ti da fastidio?-chiese ancora la madre, cercando forse di farsi dire cosa turbasse il figlio.
-No mamma, nessuno che mi da fastidio...-rispose lui alzandosi, per poi essere fermato da Denise.
-Nick, lo so che é difficile accettare questa cosa, ma é così, non si può continuare...in questo modo, io non so più cosa dirti!-lo supplicò la madre, quasi mettendosi a piangere.
-Cosa dovrei dirti mamma?-chiese lui, abbracciandola.
La madre cercò di sorridere, asciugandosi gli occhi:-Io non lo so, oggi é venuta Gracie...e mi ha raccontato di Scarlet, tu non mi avevi detto che avevi una nuova compagna di classe!-
Nick alzò gli occhi al cielo, perché sentiva quel nome così spesso? Quale giorno si era tutti messi d'accordo per parlargli di Scarlet?
-Oh sì...lei...-sospirò risedendosi, la madre si sedette in faccia a lui-...viene in classe con me e fa matematica con Gracie...tutto qui.-
La madre sembrò delusa, Nick rise pensando che la donna era attirata dai pettegolezzi e dalle novità quanto Gracie, per questo Denise era felice quando la ragazza andava a casa Jonas.
Nick si alzò, dopo la madre che riprese a sparecchiare arruffando i capelli al figlio, Nick uscì sorridendo incrociando Kevin che prendendolo per le spalle gli fece prendere un colpo.
-Chi é questa Scarlet?È carina?-chiese il maggiore, Nick perse il sorriso, alzando gli occhi al cielo.
-Kev, quando perderai il vizio di origliare?-chiese Nick, sogghignando.
Il maggiore dei fratelli Jonas sorrise sornione, spettinando anche lui i capelli al fratello, Nick sospirò, sorridente, Kevin era sempre così allegro che alle volte poteva essere scambiato per il più piccolo della famiglia, ma era soprattutto grazie a lui che la famiglia era sempre di ottimo umore.
-Allora é carina?-chiese nuovamente Kevin, guardando dritto negli occhi il fratello più piccolo, cercando forse non la risposta a quella domanda.
Nick fu preso in contropiede, Scarlet era carina? Non era mai stato attento a lei, non l'aveva mai guardata dritta negli occhi e non aveva notato nulla di particolare in lei, non gli interessava e forse non voleva che gli interessasse quella ragazza dall'accento Europeo.
-No, non é carina...-sbiascicò Nick, abbassando lo sguardo, non badando a quello che diceva, continuando a rimuginare mentre Kevin faceva spallette e se ne andava quasi contento, saltellando verso Frankie che arrivava gridando.
No, Scarlet non era carina...Scarlet era qualcosa in più di carina, eppure niente che l'avesse abbagliato, era bassa, precisamente non sapeva ma sicuramente più bassa di lui, aveva i capelli corti, castani, e gli occhi scuri. Scrollò la testa, che gli importava a lui di quella ragazza, che in quel giorno gli era apparsa nella mente troppe volte.

Joe non lo ascoltava, continuava a guardare le carte, fingendo di essere concentrato, Frankie di fronte e lui, parlava, stava descrivendo qualcuno, forse una ragazza, ma la mente del fratello maggiore era da tutt'altra parte.
-Joe, tocca a te...ma mi stai ascoltando almeno?-
-Si, scusa Frankie...di chi stavi parlando?-chiese il maggiore, mettendo alcune carte sul pavimento della camera del più piccolo, che imbronciato stava quasi per saltargli addosso e strozzarlo.
-Devi vederla Joe...é bellissima!-continuò Frankie, facendosi tornare sul viso uno splendido sorriso.
Joe rise, Frankie era rosso in viso e gli stava raccontando di chissà quale nuova bambina nella sua scuola, che però a quanto pare aveva fatto breccia nel cuore del piccolo fratello, che forse per colpa di quell'amore improvviso stava pure stranamente perdendo a carte.
Joe mise fine a quella partita, rinizinandone un'altra, forse era già la quarta, e guardò l'orologio, sospirò pensando che dopo quella partita avrebbe dovuto chiamare Cammie.
-...domani la mamma non c'é, al posto di papà potresti venire te a prendermi, così la vedi!-
Frankie ancora gli stava parlando di quella bambina, che però non aveva ne un nome ne un'età, e Joe sorrise, ripensando alla ragazza bionda, che si, ora aveva un'età, ma il suo nome rimaneva ancora un mistero, come tutta quella ragazza dal volto fine...scrollò la testa, Frankie aveva ripreso in mano il gioco, come dimenticatosi della ragazza, e aspettando una risposta dal fratello maggiore.
-Sì Frankie, ti vengo a prendere io domani...-

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Capitolo 5
*** Peupler ***


Ringrazio le 8 che hanno aggiunto questa FF nei preferiti e spero che recensiranno questo capitolo:
ada12, aya chan, balessia, ffdipendente, jollina la verde, JonasBrothersFan, Maggie_Lullaby e _Virgiiin

_Virgiiin:Grazie mille, sei davvero gentile. Comunque non credo sia una bambina quella di cui parla il nostro tesorino Frankie, ma bensì...leggi e scoprirai. Un bacione.
Maggie_Lullaby: Cara, ti scuso ovviamente, dato che oltre a recensire la mia long hai postato quella nuova, quindi sei doppiamente scusata. Anchio mi sarei lasciata andare a tutti quei bei commenti su Nick, tranquilla *-* Ammmore lui. Sono contenta che sia Scarlet sia Gracie ti stiano simpatiche, piacciono anche a me *-* hahahaha, e pppppoi bhe, diciamo che le nostre Lexi non sono tanto uguali. >.< Spero che recensirai e che ti piaccia questo capitolo :)

Capitolo quarto:

La popolarità ci esime dalle presentazioni.

-Chi é Cammie?-chiese ingenuamente, ricevendo un sorriso da parte dei due amici che parlava di quella ragazza da prima che arrivasse.
-Cammie? È la crudeltà fatta persona: vanitosa, snob e tremendamente acida.-rispose Gracie, con tono riluttante.
Nick si girò, indicando un punto indefinito del piazzale, ma poco dopo le due ragazze la videro, che con la sua falcata da diva saliva le scale per entrare nel corridoio della scuola come una modella su una passerella.
Bella, alta, magra, i lunghi capelli scuri che volavano dietro alla sue spalle abbronzate e gli occhi color ghiaccio che squadravano tutti dall'alto in basso, quella ragazza Scarlet l'aveva vista molte volte, soprattutto in compagnia della ragazza dalla testa ovale che andava in classe con lei.
-Io tuo fratello non lo capisco, proprio non lo capisco Nick!-sibilò Gracie, alzandosi come per seguire la ragazza mora.
Nick guardò Scarlet e i due scoppiarono a ridere, mentre Gracie fermandosi si girava con uno sguardo che metteva quasi più soggezione di quello di Cammie.
-Cos'avete da ridere voi due?-chiese, incrociando le braccia offesa, Scarlet si alzò saltandole addosso.
-Niente cretina, niente!-e le due cominciarono a dirigersi verso l'edificio scolastico, e così Nick si alzò, seguendole, sospirando.
Le seguiva senza dire niente, le guardava attentamente, la guardava attentamente, ogni suo movimento, i suoi capelli corti che si muovevano come impazziti ad ogni colpo della testa, il suo sorriso mentre abbracciava Gracie, i suoi occhi scuri che erano sempre velati da quella malinconia.
Perché si interessava così tanto a Scarlet?
Infondo la conosceva da qualche settimana, eppure la sua simpatia e la sua allegria l'avevano come rapito, o forse era solo un modo per togliersi dalla mente quel fastidioso problema.
Gracie si girò sorridente, allungando un braccio e tirandolo a se, camminando a braccietto fino alla scuola, inconcrociò Joe che lo salutò e subito partirono le domande di Scarlet, ma a rispondere non fu lui ma Gracie, che come sempre non stava zitta.
-È il fratello di Nick, Joe, sta assieme a Cammie ora, ma tutti e due non hanno una buona reputazione sulle relazioni durature e fedeli.-
Scarlet scoppiò a ridere, e anche a Nick sfuggì un sorriso, infondo non aveva torto, e anche se Joe era suo fratello e avrebbe dovuto difenderlo non poteva certo dire che non fosse vero, Joe aveva una reputazione da donnaiolo, anche se non giocava a basket ne a rugby, eppure aveva il suo fascino, e alle ragazze piaceva più lui che tutti quei gonfiati sportivi.
-Ma Nick, hai anche un fratello più grande?-chiese Scarlet, ricordandosi di aver visto spesso un ragazzo che somigliava sia a Nick che a quel Joe e che era quasi sempre in giro con un grande omone e il fratello maggiore di Gracie.
-Sì, Kevin...perché?-si limitò a rispondere Nick, precedendo Gracie che aveva già aperto bocca.
-È quel ragazzo che é sempre con il fratello di Gracie?-chiese ancora Scarlet, per avere la certezza che fosse lui il Kevin a cui si riferiva Nick.
Il ragazzo annuì, e Gracie sorrise, sentendosi presa in qualche modo nel discorso.
Scarlet sorrise, notando quello che doveva essere Kevin in fondo al piazzale, vicino a Den che parlottavano con alcune cheerleader, i capelli ricci erano uguali a quelli di Nick e anche la posa in cui era appoggiato al muro era simile a quella del più piccolo.
-Oh no...fate largo arrivano le star...-grugnì Gracie facendo voltare Scarlet e alzare lo sguardo di Nick che già immaginava chi stava uscendo dalla scuola.
Scarlet socchiuse gli occhi, riconoscendo Katy, la ragazza che si sedeva davanti a lei, con i suoi capelli biondissimi che quel giorno erano raccolti in un chignon spettinato, poco distante, alla destra di Cammie, che guardava tutti con i suoi occhi vitrei, c'era la copia di Katy, rimase sbalordita, notando che però la copia aveva i capelli raccolti in una lunghissima treccia, che era stata trasporatata davanti e giaceva su una spalla lasciata scoperta dal top scuro.
-Sono le gemelle Parker, Lexi e Katy.-disse Gracie, prevedendo la domanda di Scarlet che era ancora sotto schock, ne bastava decisamente una di Katy, non poteva esistere anche la copia.
Le tre si stavano avvicinando a loro, mentre Katy con un sorriso quasi maligno la indicava, Cassie guardò Scarlet che quasi non svenne per la paura, mentre Lexi correva a salutare Nick, che rispose imbarazzato all'abbraccio, Gracie guardò la gemella incollarsi all'amico e corrugò la fronte, le dava fastidio che quella viscida stesse troppo vicina a Nick, ma i suoi pensieri e i suoi muti insulti verso la bionda furono interrotti dalla voce di Cammie, che era davanti a loro e Scarlet pareva voler scappare, attaccata al suo braccio.
-Ciao Cammie, sei andata in vacanza da qualche parte oppure é effetto di tutte le lampade la tua abbronzatura?-chiese Gracie, Cammie le mostrò una smorfia di superiorità, solo perché Gracie era bassa per la mora era più facile guardarla in male modo dall'alto in basso.
-Sono andata in vacanza, palliduccia, in un posto che tu non potresti nemmeno permettere.-sibilò Cammie, Scarlet guardò Gracie, che corrugò ancora di più la fronte, le sembrava di essere piombata su un set cinematografico di quei film americani dove Gracie era la protagonista e Cammie era l'antagonista, sì era esattamente così.
-Bene.-grugnì Gracie, mentre la sua pelle pallida variava a vari toni fino ad arrivare al rosso acceso, e alzando lo sguardo per fronteggiare Cammie se ne andò tirando con sé Scarlet, che si girò per vedere Nick che veniva assalito dalle tre vipere.

-Nick che ci fai dietro quell'albero?-chiese Scarlet, Nick la guardò quasi con un sorriso, ma scrutando preoccupato in giro.
-Non c'é Lexi qui in giro vero?-chiese lui, appoggiadosi alla spalla di Scarlet che avampò visibilmente imbarazzata.
-N-n-no...-bisbigliò balbettando, tanto che Nick quasi non la sentì-sono tutti entrati, é suonata la campanella, ti stavo cercando....per andare in classe.-
Nick la guardò cominciando a camminare velocemente per la scuola, Scarlet sorrise, sempre rossa come un pomodoro e lo raggiunse, entrando nella scuola ed entrando in una delle prime aule del primo piano.
-Scusi per il ritardo...-sospirò Scarlet, notando preoccupata che Albert non era solo, seduta di fianco a lui una riluttante Rose, che si teneva a debita distanza, Nick prese Scarlet per un polso e la trascinò fino al banco dove si sedeva di solito, Albert la squadrò, Scarlet alzò le spalle e sussurrò uno "scusa", Albert si stese sul banco, non tanto perché si stava impegnando a scrivere qualcosa ma per non dover vedere Rose, proprio non la sopportava e Scarlet l'aveva scoperto una settimana prima, quando Albert finalmente aveva cominciato a parlarle e cominciava a starle simpatico.
-Stavo spiegando, prima di essere interrotta dall'entrata dei vostri compagni, che dovrete fare una ricerca, a coppie...-cominciò la professoressa, Scarlet guardò Nick che girò lo sguardo su di lei, che sorrise, rigirandosi poi verso Albert e Rose, lui che tossiva, forse apposta, verso di lei che non ci badava e guardava Nick tra il sognante e l'infuriato, un'espressione davvero strana. Poi spostò il suo sguardo nel banco davanti a quello di Albert e Rose, Katy era seduta davanti a Rose e guardava dentro il suo astuccio, dove aveva posto un piccolo specchietto, e sistemava un ricciolo fuori posto e controllava l'ombretto vistosissimo sopra gli occhi, sospirò, ricordando poco prima come Gracie avesse parlato male di loro, odiava le gemelle e Cammie, e le aveva raccontato il perché: sin da quando erano piccole si erano odiate solo per una stupida bambola che Gracie e Jade avevano rotto a Cammie che se l'era legata al dito, proseguendo negli anni ad odiare le due, per qualche strano motivo, dato che sia Gracie che Jade pensavano che l'argomento bambola fosse superato.
-Povero Albert...-sospirò Scarlet, ritornando a pensare al compagno di banco, infondo era un ragazzo simpatico che fingeva di essere antipatico solo per paura che la gente lo prendesse in giro, ed ora era seduto proprio con un persona che nel prendere in giro le persone era un artista, a Scarlet non era mai stata simpatica Rose, forse per come stava appiccicata a Nick.
Scrollò la testa, cosa c'entrava Nick? Avampò, proprio quando Nick si girò a guardarla, lei cercò di sorridere, guardandolo senza abbassare lo sguardo sul suo quaderno, anche se avrebbe voluto.
-Cosa c'é?-chiese Nick, facendo arrossire Scarlet ancora di più, lei scrollò la testa tornando a guardare la professoressa e fingendo di prendere appunti, lui girò lo sguardo e lei sospirò, non le piaceva quella sensazione quando era con Nick.
-Mi scusi, ma dobbiamo proprio farla con il nostro compagno di banco?-chiese Rose, alzando una mano e scuotendo la chioma scarlatta, riferendosi alla ricerca e facendo abbassare lo sguardo al povero Albert, Scarlet si sentì morire, odiava quel suo vizio di dover sempre aiutare tutti.
-Rose, ti ho spostato per un motivo ben preciso.-rispose la professoressa, Scarlet avrebbe volentieri alzato la mano per chiedere se avesse potuto fare la ricerca con Albert, ma ricordandosi d'un tratto di dover fare la ricerca con Nick decise di non dire nulla, non le dispiaceva l'idea di passare del tempo con Nick...scrollò la testa, doveva piantarla, assolutamente.
-È ingiusto però...-brontolò Rose, guardando Albert con disgusto-perché proprio oggi Nick e quella dovevano arrivare in ritardo?-
Albert si girò, offeso, si alzò e si spostò nell'altro banco, la professoressa lo squadrò e gli chiese il perché di quello spostamento, Scarlet si girò, non aveva notato nulla, anche se Albert era altissimo e grandissimo i suoi spostamenti erano leggeri come il volo di una farfalla, alle volte.
Albert non rispose alla professoressa che aveva ripetuto la domanda, Rose era ancora a bocca aperta, Katy si girò chiudendole la bocca, per poi tornare a guardare le sue unghie.
La professoressa ripetè la domanda e questa volta Albert si pregò di rispondere.
-Semplicemente credo che fare una ricerca da solo o con Rose sarebbe la stessa cosa-Scarlet e Nick quasi non scoppiarono a ridere, mentre Katy cercava in qualche modo di chiudere la bocca di Rose che era nuovamente aperta-e non ho intenzione di sprecare un pomeriggio a fare una ricerca per poi stamparne due copie per darne una a lei. Preferisco farla da solo e prendermi tutto il merito, e poi, detto sinceramente, a Rose puzza leggermente l'alito e provi a starle vicino e mi capirebbe.-
Scarlet non ce la fece più, aveva completamente cambiato idea su Albert, era un portento, anche Nick cercava invano di trattenere le risate, come tutta la classe, tranne ovviamente la povera Rose e Katy che era ancora impegnata a trovare un modo di chiudere la bocca della rossa.
Anche la professoressa non riusciva a trattenersi, la risposta di Albert aveva sorpreso anche lei e quando la campanella suonò e tutti gli allievi furono fuori dalle aule scoppiò in una risata colossale.

Il corridoio era gremito, tutti gli alunni erano furoi dalle aule a parlare e a sistemare il loro armadietto, aprì il suo e infilò i libri mentre Gracie alla sue spalle la salutava sorridente, con accanto Jade mentre Nick era sparito poco più in là a parlare con il fratello.
Chiuse l'armadietto, e notò che Albert la salutava mentre passava per il corridoio, accennò un sorriso e mosse la mano, mentre Gracie e Jade si giravano, appena Albert passò notò dall'altra parte del corridoio Katy che parlottava con Rose, la rossa con il viso ormai dello stesso colore dei capelli e la bionda tranquilla che si guardava in giro con il suo sguardo quasi assente e salutava tutti i ragazzi che le passavano davanti.
Come un sussurro però si sentivano le voci squillanti di Cammie e Lexi, se c'era una cosa che Scarlet imparava a riconoscere in fretta era il tono di voce, era una cosa che aveva ereditato dalla madre.
Appena le due arrivarono da Rose e Katy, Gracie prese per il polso le due amiche e cominciò a tirarle per il corridoio, Scarlet notò Kevin che parlava con Den e Big Rob e lo sguardo di lui era caduto su Gracie che gli aveva sorriso in saluto, Scarlet si girò verso Jade che era voltata a guardare Den, possibile che ogni giorno ci fosse qualcosa da imparare in quella strana scuola?
Si fermarono, ormai lontane dalle quattro che sicuramente, come Scarlet pensava, stavano sparlando dietro al povero Albert che stava prendendo il bus per tornare a casa, Scarlet sospirò, il corridoio si faceva pian piano sempre più vuoto, lasciando solo le poche persone che tornavano a casa a piedi.
Così velocemente anche Gracie, non appena fu raggiunta dal fratello se ne andò, salutando Scarlet e Jade con un abbraccio, e Jade avvisando Scarlet se ne andò e la castana rimase sola, a guardarsi intorno, erano rimasti solo i tre fratelli Jonas, Cammie e Rose, alcune cheerleader che parlavano con Kevin, il ragazzo-manga che usciva stranamente solo in quel momento dall'aula e alcuni ragazzi che non conosceva, si voltò, pronta a dirigersi verso casa ma dovette fermarsi per non calpestare un libro aperto per terra, si chinò per osservarlo e lo afferrò cercando di seguire e di intuire da dove provenisse quel libro e notò una ragazza per terra che raccoglieva alcuni fogli e intorno a lei parecchi libri.
Le si avvicinò per porgerle il libro e si abbassò, quando la ragazza alzò lo sguardo la chioma bionda mostrò il suo viso, Scarlet la riconobbe subito, era la ragazza a cui era andata addosso quando era uscita dall'aula una della prime settimane, le sorrise aiutandola a mettere a posto i fogli.
-Non c'é bisogno...-balbettò la bionda, scostando una ciocca di capelli dal viso rosso per l'imbarazzo, Scarlet scrollò la testa e sorrise senza dire nulla, continuando a raccogliere i fogli.
La ragazza bionda aveva uno strano accento, molto francese, e la faccia ovale le ricordava molto Katy, ma sperava che non fosse una terza gemella, ma gli occhi ghiaccio, molto simili a quelli di Cammie, le diedero conferma che lei non c'entrava nulla con le gemelle.
Finito di raccogliere i fogli si alzarono, e Scarlet notò che la ragazza bionda era molto più alta di lei, le sorrise porgendole i fogli per poi tener tesa la mano.
-Piacere Scarlet.-disse, la ragazza sorrise e prendendo i fogli su un braccio e tenendoli stretti al petto strinse la mano della castana.
-Piacere, Margot.-sussurrò la bionda, sì, doveva proprio essere francese.
-Sei francese?-chiese Scarlet, se aveva della ipotesi le piaceva constatare se fossero vere, la bionda annuì.
-Mi sono trasferita qua qualche settimana prima dell'inizio della scuola, prima abitavo a Nizza.-rispose Margot, Scarlet si illuminò in un sorriso.
-Io mi sono trasferita qui prima dell'inizio dell'estate da Londra...che bello non sono l'unica nuova!-disse Scarlet, quasi sollevata da quella risposta di Margot, le faceva uno strano piacere sapere che non era l'unica a doversi ambientare nella scuola.
-Scusa, mi spiace ma ora devo andare a...a casa.-disse Margot, balbettando, Scarlet rise, la bionda era arrossita vistosamente, forse era stata troppo impicciona ma la compagnia di Gracie era contagiosa.
-Sì scusa, anchio devo andare. A presto Margot.-la salutò uscendo dall'edificio deserto, Margot sorrise agitando la mano e poi si diresse verso il suo armadietto.

-Perché vai a piedi?-chiese Kevin, salendo sulla macchina rossa insieme a Nick, Joe rise grattandosi la nuca.
-Ho promesso a Frankie che sarei passato a prenderlo per tornare a casa.-ripose, Nick sorrise chiudendo la portiera.
-Okay, a dopo.-disse Kevin mettendo in moto e partendo a tutta velocità, mentre Nick gli urlava di andare piano, terrorizzato.
Joe sospirò, la scuola di Frankie non era tanto lontano e non voleva far fare strada in più a Kevin, era abituato a camminare dato che Kevin aveva preso da poco la patente e la sua macchina era un rottame, e quindi era più volte ferma in mezzo alla strada che andante e non si sarebbe sorpreso se Nick e Kevin si fossero ritrovati a spingere il catorcio fino a casa e quindi aveva evitato di doverlo fare lui e poi non gli dispiaceva di fare il fratello maggiore gentile per una volta.
Prese a camminare mentre alcune ragazze ferme ad aspettare il bus lo salutavano drizzandosi e mostrando ancora di più il sedere sotto le gonnelline, Joe sospirò, si sarebbe volentieri fermato a parlare ma non voleva fare tardi dato che sapeva bene quanto Frankie fosse pignolo ed odiava essere in ritardo e poi non avrebbe sopportato un'altra ramanzina dalla madre quando Frankie si sarebbe lamentato.
Quindi salutò e proseguì per la sua strada tenendo il suo sguardo pavoneggiante fino a quando non svoltò e notò in lontananza una mandria di bambini che correvano incontro ai genitori, già s'immaginava le sorelle dei compagni di Frankie guardarlo e bisbigliare tra loro "Guarda che carino quel ragazzo, che viene a prendere il fratellino"; sorrise soddisfatto dei suoi pensieri ed attraversò la strada affrettando il passo, non voleva che tutti i bambini se ne andassero prima che lui arrivasse e quando si trovò davanti Frankie era seduto sulle scale a parlare con una bambina dai lunghi capelli biondi, notò un sorriso sul volto del fratellino e gli si avvicinò, Frankie lo notò e gli corse incontro abbracciandolo, quando non era a casa il marmocchio era davvero un amore.
-Allora, é quella la bambina che ti piace Bonus?-chiese Joe, guardando la bambina che stava ancora seduta sulle scale, Frankie si staccò dall'abbraccio e lo guardò storto.
-No Joe, cos'hai capito...lei non é ancora arrivata.-
Joe guardò il fratellino strabigliato, in che senso non era ancora arrivata. Forse il fratellino intendeva dire che non era ancora uscita dalla scuola.
-Eccola, Joe girati, sta arrivando...non é bellissima? eh?-disse Frankie cominciando a saltellare intorno al fratello e tenendogli la mano, Joe cercò di fermarlo girandosi ma non notò alcuna bambina, solo una ragazza dai biondi capelli e dal fisico asciutto, strabuzzò gli occhi, non era possibile, era lei!
-Non c'é nessuna bambina Frankie!-disse Joe, tornando a guardare il fratellino che scosse la testa desolato indicando un punto definito, Joe alzò lo sguardo e strabuzzò ancora di più gli occhi notando che Frankie puntava il piccolo ditino contro la ragazza bionda che si dirigeva verso le scale poco distanti da loro.
-Frankie, stai scherzando spero!-disse Joe, Frankie gli tirò uno schiaffo su una gamba, che non fece male a Joe ma che si finse dolorante, come sempre per far piacere al fratello.
-Cioé, Frankie, é davvero una bella pupa. Però non é un po' troppo grande?-chiese, abbassandosi e pettinando i capelli ribelli del fratellino e accarezzandogli una guancia.
-No...ha l'età di Nick, non é grande!-brontolò Frankie, Joe annuì, fingendo che avesse ragione, non poteva troncare così l'amore del piccolo Bonus, aveva solo otto anni e la ragazza bionda ne aveva il doppio, era un amore possibile, forse quando sarebbero diventati molto più grandi, o almeno, quando Frankie fosse diventato un po' più grande.
-È la sorella di Cedric ed Etienne, Cedric é il mio nuovo compagno di classe!-spiegò Frankie, tirando il fratello maggiore verso la ragazza che aveva preso per mano due piccoli bambini, uno poco più alto, quasi come Frankie, e l'altro con un divertente caschetto biondo.
Joe frenò il fratello prendendolo a mo' di sacco di patate.
-Frankie, mi spieghi perché stiamo andando da loro?-chiese, sapeva che se Frankie avesse continuato a camminare non gli avrebbe risposto e quindi era necessario fermarlo.
-Devo chiedere a Margot se posso andare a casa loro a giocare con Cedric.-spiegò il piccolo, Joe lo mise giù, continuando a farsi trascinare da quella furia alta un metro e pochi centimetri.
Arrivò davanti alla ragazza che appena vide il piccolo Frankie sorrise, il più alto dei bambini si staccò dalla mano della ragazza e andò verso Frankie.
-Mia sorella ha detto che puoi venire a giocare!-disse il biondo, Frankie saltellò entusiasta, la ragazza sorrise abbassandosi e accarezzando una guancia paffuta del piccolo Frankie che avampò, mentre il braccio della ragazza sfiorava quello di Joe che teneva ancora per mano il fratellino.
-Basta che ci sia qualcuno che ti porti e ti venga a prendere.-disse la bionda, poi alzando lo sguardo verso Joe che sorrise annuendo.
La bionda si alzò, Joe non aveva ancora aperto bocca e non riusciva a farlo, davanti a lui aveva una ragazza che vedeva tutti i giorni e che non conosceva, ed era strano perché Joe Jonas conosceva tutti, e tutti conoscevano lui.
-Allora Joe, chiedi alla mamma se posso andare da Cedric?-chiese Frankie, stringendo con la manina il lembo della giacca del fratello.
-Certamente, appena arriviamo a casa.-disse Joe poi si rivolse alla bionda che li guardava sorridente e tenendo per mano quello che doveva essere Etienne che si succhiava il ditino teneramente-piacere Joe, tu devi essere Margot, Frankie mi ha parlato molto di te.-
La bionda arrossì non appena guardò in faccia Joe, lui sorrise e le strinse la mano.
Frankie gli tirò una sberla su una gamba e Joe fece nuovamente finta di farsi male, poi notando l'ora sorrise e disse che era leggermente tardi, Margot lo guardò e poi scrollò la testa, era come caduta in uno stato di trans.
-Ciao Cedric, ci vediamo dopo se la mamma mi lascia, ti chiamo.-disse Frankie parlando con il biondino che sorrise e annuì, riprendendo la mano della sorella maggiore che sorridente salutò cordialmente sia Joe sia Frankie.
-Joe, togliti quel sorriso scemo dalla faccia, é mia.-grugnì Frankie, saltando su un muretto e saltando sulle spalle del fratello.

Kevin afferrò la cornetta e la poggiò all'orecchio dopo aver finito il suo sonoro sbadiglio.
-Hai capito Kevin?-chiese una voce dall'altra parte, Kevin guardò l'ora sul suo telefonino che teneva in tasca e sospirò.
-Sì ho capito Big Rob.-disse Kevin, senza entusiasmo nella voce, era da dieci minuti che Big Rob gli stava spiegando chissà quale cosa che non aveva nemmeno capito.
-Allora spiegami cosa ti ho detto.-disse l'omone, stressato.
Beccato, Kevin balbettò qualcosa, le uniche parole che aveva capito di tutto il discorso, ma un sonoro sbuffò di Big Rob gli fece capire che non bastava come spiegazione.
-Kev, ti decidi ad ascoltarmi una buona volta?-chiese l'omone, Kevin borbottò qualcosa e fu tentato di mandare a quel paese il suo amico, ma il padre nella stessa stanza che lo fissava con la coda dell'occhio gli fece evitare di pronunciare volgarità.
-Senti, riassumi velocemente.-ordinò Kevin, mordendosi un unghia, gli dava fastidio stare troppo al telefono.
-Per il ballo é tutto a posto, tranne alcune cose che posso mettere a posto io ma per la band che suona ti ho chiesto se tu e i tuoi fratelli volevate suonare!-ripetè Big Rob, rabbioso, Kevin spalancò gli occhi balbettando qualcosa mentre Big Rob dall'altra parte pensava che l'amico lo stesse prendendo solo per il culo.
-È da tanto che Nick non compone...-rispose Kevin, il padre si girò verso di lui, visibilmente preoccupato ed interessato.
-Non fa niente...-cominciò Big Rob.
-E non suona da molto, e non credo che voglia suonare...-disse Kevin, mentre il padre gesticolava qualcosa che Kevin non afferrò subito, tappò la cornetta:-È Big Rob, mi ha chiesto se io, Joe e Nick volevamo suonare al concerto.-
Il padre si calmò e continuò a leggere il giornale.
-Non puoi chiedergli ancora?-chiese Big Rob, sapeva quanto i fratelli facessero impazzire le ragazzine con le loro canzoni e da quando organizzava lui i balli e le feste erano sempre stati una favola.
-Senti non credo proprio che suoneremo, Big Rob, non sappiamo cosa suonare e poi Nick non vuole.-finì Kevin, deciso più che mai a finire quella discussione.
-Okay, va bene...ne discutiamo domani Kev.-disse Big Rob, salutando l'amico e chiudendo la telefonata, intanto Frankie in spalla a Joe era entrato in casa creando un casino incredibile.
Nick apparve nel salotto e tutti si girarono verso di lui.
-Stavi parlando di me Kev?-chiese il più piccolo, mentre Frankie andava in cucina dove la madre stava preparando chissà quale squisitezza per il dessert di quella sera.
-No, stavo pensando a come ci vestiremo al ballo e ne stavo parlando con Big Rob...-mentì Kevin, le idee lampo erano il suo forte.
Un grido interruppe la conversazione tra i due fratelli, Joe guardava il vuoto davanti a sé e il padre era balzato in piedi preoccupato e spaventato.
-Il ballo, me ne ero dimenticato...cosa mi metto? chi invito?che facciooo?-Joe balbettò qualcosa prima di cadere a terra disperato, la madre piombò davanti a lui e lo guardò malamente.
-Joseph Adam Jonas, alzati subito che mi sporchi il tappeto e togliti le scarpe!!-grugnì Denise, mentre Frankie saltava addosso al fratello maggiore per "punirlo" al posto della madre.
Kevin scrollò la testa, la sua famiglia poteva sembrare a tutti normale e unita, una famiglia quasi perfetta, ma non si poteva certo dire che fosse tranquilla e silenziosa.

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Capitolo 6
*** Musique ***


:( i preferiti sono diminuiti.
Passiamo ai ringraziamenti:
Virgiiin:Noto che non sono l'unica pedofila della situazione. ahahah, anchio amo Frankie più dei fratelli, é troppo carino e paffutello, da abbracciare tutto il giorno. XD Vabbé, lasciamo perdere le mie manie e passiamo a ringraziarti. Sei sempre troppo gentile. Sinceramente Albert prima di vedere un film dove uno come lui voleva suicidarsi davanti a tutta la scuola, volevo tenerlo lo sfigato di turno, però ha avuto la sua vendetta. Rose credo che non apparirà più dato che il ruolo delle stronze l'hanno già preso Cammie e le gemelle. Per Joe e Margot leggi e scoprirai. ahahah :) Frankie rimane il mio loooove preferito. Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento. Un bacione <3
Maggie:Sei tu l'esagerata dato che io non sono per niente brava. Grazie mille comunque, troppo gentile. Per gli anni dei fratelli ho voluto ringiovanire i due fratelli maggiori per non creare troppa differenza d'età tra i vari protagonisti. Quindi Frankie e Nick hanno la stessa età come nella realtà, quindi otto e sedici, mentre Joe na ha diciassette e Kevin frequenta l'ultimo anno. :) Spero che questo capitolo ti piaccia. Un bacione. ^^
Potterina Weasley:Ti ringrazio per il consiglio.Spero che non abbia cambiato opinione nel continuare a leggere :)

Mi farebbe molto piacere che le persone che mi hanno aggiunto ai preferiti lasciassero una recensione, anche brevissima, per farmi sapere cosa ne pensano di questa ff. Anche chi legge e basta :) O anche chi ha commenti negativi, dato che mi fa sempre piacere ricevere consigli per migliorare. Grazie ^^

Capitolo quinto:

-Ragazzi, vi devo parlare.-disse Kevin, attirando l'attenzione dei fratelli.
Joe si alzò, tenendo Frankie lontano da lui, fermandolo per la testa, mentre il piccolo Jonas tirava pugni all'aria, credendo di fare male al fratello maggiore.
Kevin sospirò, doveva chiederglielo, perché sapeva che Big Rob, fino a quando non avrebbero accettato, l'avrebbe tormentato. Immaginava che Joe avrebbe subito accettato, pur di pavoneggiarsi come vocalist avrebbe fatto di tutto, ma Nick...cos'avrebbe detto Nick?
Era da mesi che non prendeva in mano una chitarra, e aveva suonato il pianoforte solo quando era venuta a trovarli la nonna Edith, e non rimaneva più alzato fino a tardi per comporre o per scrivere testi.
Sospirò, dicendo ai fratelli di raggiungerli nella sua stanza, non voleva che Frankie o i genitori si intromettessero.
Il padre chiuse il giornale, notando che i fratelli erano spariti al piano superiore, e Frankie era rimasto seduto per terra e provare la scarpe che Joe aveva dimenticato di mettere a posto.
Joe si buttò sul letto, chiedendo il motivo del perché si trovassero lì, mentre Nick si era appoggiato silenziosamente alla porta e guardava in basso, aveva sentito parte della telefonata di Kevin e immaginava già di cosa avrebbero parlato.
-Big Rob mi ha chiesto se potevamo suonare...alla festa di inizio anno.-disse Kevin, sedendosi al contrario sulla sedia e appoggiandosi stancamente allo schienale.
Joe si alzò dal letto, felice come una Pasqua.
-Ci hai chiamato qua solo per questo? Certo che canteremo! Come sempre.-disse Joe, mettendosi a sedere a metà della frase, girandosi verso Nick e perdendo il sorriso.
-Nick, tu vuoi suonare?-chiese Kevin, Nick alzò lo sguardo dalle sue calze bianche.
-No.-disse schietto, lasciandosi scivolare alla parete fino ad accoccolarsi alla parete.
-Ma perché?-chiese Joe, ricevendo un'occhiataccia dal fratello maggiore, che si era avvicinato a Nick con la sedia.
Nick alzò lo sguardo, alcune lacrime gli stavano rigando il volto.
Il motivo era ignoto ai fratelli, era da mesi che Nick era cambiato, in peggio. In tutti i modi avevano cercato di parlargli, di farsi spiegare il perché di quel comportamento, senza avere mai una risposta, tanto che una volta Kevin si era pure infuriato e quasi non l'aveva picchiato a sangue per il nervoso.
Nick non parlava più come una volta, Nick non sorrideva più come una volta, non camminava nemmeno più come una volta e non mangiava come una volta.
Era come se in un giorno qualcuno di onnipotente avesse sottratto a Nick tutta la voglia di vivere, da quel maledetto giorno.
-Nick, guarda che il diabete non può fermarti.-disse Joe, le sue parole erano state pronunicate con dolcezza, ma Nick non si era risparmiato a guardarlo male, come Kevin.
-Non fa niente Nicky, non ti preoccupare, dirò a Big Rob che non vuoi suonare.-disse Kevin, accarezzando i capelli del fratello più piccolo.
Nick alzò nuovamente lo sguardo sui fratelli, che lo guardavano tristi. Aveva gli occhi rossi, ma sulle sue guancie non scorrevano più calde lacrime, ma il suo volto era impresso in una smorfia di dolore e disperazione.
-Io ho paura.-disse timidamente, Joe scese dal letto, sedendosi vicino a lui.
-Nicky, dicci perché hai paura. Siamo i tuoi fratelli, di noi ti puoi fidare!-disse Joe, cercando di essere serio, ma allo stesso tempo amichevole.
Nick scosse la testa e Kevin strinse i pugni, gli dava fastidio essere così inutile, era sempre lui che aveva aiutato i fratelli, era lui che li doveva proteggere ed ora, nel momento più terribile della vita di Nick non poteva far altro che guardarlo e stare zitto.
-Nick, la musica era la tua vita...-cominciò Joe, cercando di far parlare Nick.
-Joe, Kevin, mi dispiace, ma non me la sento, non voglio...-disse Nick, fermandosi mentre alcune lacrime continuavano a solcargli le guancie.
-Senti Nicky-disse Kevin, scendendo dalla sedia e piazzandosi davanti al più piccolo-non importa se hai il diabete, non può fermarti. Tu devi vivere come facevi prima, perché tu ora sei vivo, sei ancora qui e non voglio costringerti e suonare, ma Nick, tu sei nato per la musica e non deve essere una fottuta malattia e rovinarti la vita. Hai capito?-disse infine, mentre anche i suoi occhi cominciavano a luccicare per via delle lacrime.
Nick lo guardò, cercando di abbozzare un sorriso e annuì, Joe si alzò in piedi, sorridente.
-Bene, ora ho già in mente alcuni temi su cui puoi scrivere una canzone...sarebbe carino se potessi fare una canzone su Cammie...no?-chiese Joe, guardando i due fratelli entusiasta.
-Joe..-lo ammonì il fratello maggiore.
Nick si alzò, seguito da Kevin e abbracciò i fratelli.
-Senza di voi non saprei come fare.-disse in un sussurro, Joe ridacchiò.
-Kevin non ti illudere, rimango io il suo preferito.-

-Sai, tu parli tanto degli altri ma non mi parli mai di te stessa.-disse, aprendo un e-mail del fratello.
-Non mi piace...la mia vita é banale, quella degli altri é molto più emozionante!-disse Gracie, dall'altra parte della cornetta.
Scarlet rise, addentando una mela e sorridendo leggendo quello che il fratello aveva scritto.
-Perché ridi?-chiese Gracie, pronta ad ascoltare tutto quello che l'amica le avrebbe detto per immaganizzarlo nel suo cervello pieno di informazioni su altre persone.
-Ma niente, una stupida e-mail. Tu che stai facendo?-chiese Scarlet, guardando l'ora nel piccolo riquadro alla destra dello schermo.
-Ricopiando gli appunti di matematica.-rispose Gracie, sbuffando.
Scarlet rise, ricordando che le aveva prestato gli appunti dato che Gracie era troppo intenta a disegnare sul suo quaderno divertenti vignette con loro due, Jade e Nick come protagonisti.
-Ti piace disegnare?-chiese Scarlet, aveva notato che Gracie non faceva altro, se non svolgere i calcoli, ma il resto del tempo lo dedicava alle esilaranti vignette, creando ad ogni lezione una stupida storia.
L'ultima aveva Scarlet come protagonista, che era una principessa tenuta prigioniera dalla strega cattiva, che aveva assunto una evidente somiglianza con Cammie, mentre Gracie era diventata un ragazzetto di strada e Nick un valoroso guerriero e insieme erano riusciti a salvare Scarlet e uccidere Cammie e le sue due leccapiedi. Era una storiella davvero divertente, e aveva scaturito l'iralità di Scarlet, che sfortunatamente si era fatta notare non solo da Gracie ma anche dalla professoressa che aveva ritirato il quaderno di Gracie.
-Disegno solo quando mi annoio.-disse Gracie, sospirando. Scarlet addentò un altro pezzo di mela, buttando quel che rimaneva, ovvero una misera parte, nel cestino sotto la scrivania.
-Ora vado da Nick.-disse Scarlet, pronta a chiudere quella strana telefonata.
-Da Nick?-chiese Gracie, Scarlet rise, si era scordata di dirglielo.
-Sì, devo fare una ricerca con lui.-rispose, prendendo la sua borsa e uscendo dalla camera, quasi inciampando in Eduard che dormiva pacifico, sbavando sul bel pavimento che Ginevra aveva poco prima pulito.
-Ah, allora ti lascio alla ricerca e salutami Nick.-disse infine Gracie, salutandola e chiudendo la conversazione, Scarlet ripose il telefono su un piccolo comò nel corridoio che Ginevra aveva posto lì dato che trovava che quell'angolo fosse troppo vuoto.
Per quanto Ginevra potesse sembrare una donna precisa e di grande eleganza appena entrati in casa si avrebbe facilmente cambiato idea, ogni minimo spazio era occupato da statuette orientali o africane, ogni angolo aveva un proprio tavolino sul quale c'era una piccola pianta tenuta con grande cura e anche i mobili era particolari e troppo spesso ingombranti.
Quella casa sembrava più un bazzar, ma a Scarlet piaceva, anche se era molto diverso dalla casa che aveva a Londra, che pareva più una chiesa protestante per quanto fosse spoglia e priva di decorazioni.
Sospirò accarezzando Cornelia che era salita su un tavolino scodinzolante e poi salutò anche la donna bionda in vestaglia e uscì di casa, cercando di ricordare la strada che Nick le aveva detto per arrivare a casa sua.
Sbuffò, ci avrebbe messo tanto, e aveva fatto bene ad uscire venti minuti prima.

-Gracie tu ti fai troppe illusioni, ti inventi cose che non accadranno mai!-l'ammonì Jade, sedendosi per terra.
Gracie la squadrò, sedendosi di fronte a lei e tirandole una pallina in testa.
-Però devi ammetterlo, Nick e Scarlet sarebbero una bella coppia!-sbuffò Gracie, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli castani, Jade inclinò il capo e alzò un sopracciglio, quando era con Gracie perdeva tutta la sua timidezza.
-Sono due cose completamente diverse.-disse Jade, buttandosi indietro, sulla soffice moquette bianca.
-Tu dici?-chiese Gracie, rimanendo seduta e guardando la stanza dell'amica.
-Gracie, sei venuta a parlami di questo?-chiese Jade, rialzandosi e guardandola male, la chiamata dell'amica l'aveva interrotta nel suo momento di adorazione di Dennis fuori dalla sua finestra.
-Credo sia una cosa importante. Non hai risposto alla mia domanda.-disse concisa Gracie, fissando una foto attaccata alla parete dove erano raffigurate lei e Jade quando erano piccole.
-Ma che ti devo dire...Nick é completamente cambiato...é taciturno, é quasi sempre di malumore...-cominciò Jade, sbadigliando e riappoggiandosi alla moquette.
-Tranne quando c'é Scarlet, hai notato che sorride anche quando c'é lei?-chiese Gracie, notare ogni cosa delle persone per lei era normale, soprattutto se queste persone erano il suo migliore amico e una sua nuova amica.
-Non ho notato. Comunque sono incompatibili. Scarlet é troppo solare per il nuovo Nick.-disse Jade.
Gracie sbuffò, dandole una scherzosa sberla sulle gambe.
-Jade hai mai sentito parlare del detto "gli opposti si attraggono"?-chiese Gracie, ridendo.
-Non sai quante volte...-sospirò l'amica, mentre nella sua mente appariva l'immagine del bel volto del fratello di Gracie.
-E dell'amore a prima vista? Del colpo di fulmine?-chiese nuovamente Gracie, troppo presa dai suoi pensieri per notare il tono sognante dell'amica.
-Oh anche di quello...-sospirò Jade.
-Allora non vedo il perché Scarlet e Nick non si dovrebbero mettere insieme. Secondo me lei farebbe bene al buon e vecchio Nicky.-disse Gracie, sorridendo soddisfatta.
-Ti ricordi l'ultimo volta che hai voluto imitare cupido cosa é successo?-chiese Jade, come per far tornare in sé l'amica.
-È Elin che ha capito male quello che intendevo...non é colpa mia se é mezza russa e non mi capisce. Io le ho detto che sicuramente a fine serata Oliver l'avrebbe baciata, ma lei ha capito male...é lei che lo ha baciato subito...-sospirò Gracie, ricordando l'esilarante festa di fine anno.
-È rimasta rinchiusa in casa per un'estate poveretta.-sospirò Jade.
Quella di Elin era una storia che faceva ridere parecchio Gracie e disperare molto Jade.
Elin era arrivata due anni prima nella loro scuola, ed era diventata amica di Jade e si era innamorata di Oliver, ragazzo dell'ultimo anno e Gracie, come sempre ci aveva messo lo zampino, ma Elin, per un incomprensione linguistica, alla festa di fine anno, si era catapultata tra le braccia di Oliver, baciandolo davanti a tutti e soprattutto davanti a Mary, la sua ragazza e così si era scatenata un'enorme rissa, non solo tra le due ragazze, ma sfortunatamente anche il povero Oliver fu vittima dell'ira di Mary.
E così la povera Elin era rimasta a casa un'estate, con un braccio fratturato e l'autostima sotto terra, mentre Oliver aveva lasciato Mary e pare che dopo la ragazza abbia avuto un ennesimo scatto d'ira, infatti per qualche settimana il ragazzo era andato in giro con un occhio nero e una grande botta sul braccio.
-Pensa se fossi stata tu al posto di Elin...-disse Jade, mentre Gracie scoppiava nell'ennesmo scatto di ilarità.
-Ma non succederà mai.-disse Gracie, calmandosi.
-Bhe, il ragazzo dell'ultimo anno c'é...ci manca solo la Gracie della situazione.-disse acida Jade, scoppiando poi in una risata.
Gracie grugnì.
-Non ci trovo nulla di divertente.-balbettò offesa Gracie.
-Però mi immagino la scena dove tu corri tra le braccia di Kevin e lo baci davanti a tutti...uhm...é vero manca anche la fidanzata schizzata!-disse Jade, scoppiando nuovamente a ridere.
Gracie sorrise, quella scena l'aveva immaginata tante volte anche lei.
-Piantala...lo sai che tra me e Kevin non succederà mai nulla.-sospirò, tirando un calcio all'amica.
-Anche fra Elin e Oliver non poteva succedere nulla.-disse fra le risate Jade, mettendosi a sedere e tenendosi la pancia dolorante.
-Taci...-grugnì Gracie alzandosi.
-Dove vai?`-chiese preoccupata Jade, non voleva certo far arrabbiare l'amica.
-È rimasto ancora qualche rimasuglio di cibo nella dispensa?-chiese Gracie, senza degnarla di uno sguardo e uscendo dalla stanza.
Jade si alzò per seguirla, doveva segnarselo da qualche parte: Kevin Jonas era un argomento off limits.

-Ciao Scarlet, sei in ritardo.-disse Nick, aprendo sorridente la porta, Scarlet arrossì.
-Scusa, é che mi sono persa...-balbettò in scusa, entrando in casa.
Arrossì ancora più vistosamente notando quattro paia di occhi che la guardavano inquisitori.
Un paio appartenevano ad una donna, dai ricci scuri e dal sorriso materno, un'altro appartenevano ad un bambino bassino e paffutello, mentre le altre quattro paia appartenevano a due persone che già conosceva, Joe e Kevin, che nascosti per metà dalla porta del salotto la guardavano sogghignando.
-Ciao, tu devi essere Scarlet. Io sono Denise, la madre di Nicholas.-disse la donna, scrutandola da testa ai piedi, perdendo leggermente il sorriso che aveva avuto fino a quel momento.
La donna si avvicinò a Scarlet insieme al bambino che subito le tirò la maglietta giâ troppo lunga.
-Tu sei la nuova ragazza di Nick?-chiese il bambino, facendo quasi uscire del fumo dalle orecchie della povera Scarlet, mentre alcune risate provenivano dal salotto e il piccolo bambino riceveva uno scappellotto nervoso da Nick.
-Allora noi andiamo...ciao famiglia!-grugnì Nick, scuotendo il capo desolato e uscendo con la ragazza.
Il silenzio piombò fra i due, che fu interrotto dallo scatto della porta che si apriva e comparve il piccolo Frankie.
-Joe ha detto di non sbaciucchiarvi troppo.-disse il piccolino, ingenuamente ma con un sorriso furbetto dipinto in volto.
Nick arrossì, diventando come il maglione scarlatto del fratello mentre Scarlet rimaneva girata per non mostrare la sua faccia rossa come un peperone.
-Dì a Joe che se fa ancora una battuta simile la canzone se la può anche scordare.-
Una voce si sentì dietro alla porta e dietro a Frankie apparve la figura di Joe Jonas in persona.
-Non osare fratellino o la tua vita finisce qui in questo momento.-grugnì il mezzano, mentre Nick tornava del suo colore naturale e si girava, continuando a camminare, ignorando completamente il fratello che ancora gli sbraitava dietro.
-Che canzone?-chiese Scarlet, appena furono fuori dal cancello della casa.
Nick fece spallette sbuffando.
-Una stupida canzone che dovrei...scrivere.-disse il ragazzo, aprendo il portone della grande biblioteca pubblica.
-Scrivi canzoni?-chiese Scarlet, sorridente, sedendosi ad un tavolo, di fronte a Nick.
-Scrivevo...-sussurrò Nick, aprendo un libro e cominciando a leggere.
-E come mai non scrivi più?-chiese Scarlet, abbassando il tono della voce e aprendo un'altro libro.
Nick alzò lo sguardo, fissandola un po' tra lo stupito un po' tra il divertito.
-Gracie ti ha contagiato?-chiese Nick, quasi abbozzando ad una risata.
Scarlet arrossì, forse era vero, ma non c'era niente di male a porre domande per conoscersi meglio.
-Scusa...-fu solo quello che riuscì a dire, Nick scosse la testa.
-Non fa niente, comunque non suono ne scrivo più da...qualche mese...ho perso tutta la mi ispirazione.-rispose infine Nick, ricominciando a leggere il grande libro.
Scarlet annuì, fissandolo a lungo. Non aveva mai pensato a Nick come un musicista, certo, aveva sentito che aveva una bella voce, ma mai avrebbe pensato che componesse canzoni.
Sorrise nel vederlo così interessato a leggere, con la fronte leggermente corrugata, una mano sotto il mento per sorreggere la testa e gli occhi che scorreva ad ogni riga, mentre alcuni ricci ribelli gli ricadevano sulla fronte.
Sospirò, ricominciando a leggere, non interessandosi minimamente a quello che c'era scritto, di sottofondo sentiva il respiro di Nick che la distraeva, così alzò lo sguardo nuovamente dal libro e si sporse per prendere il quaderno di Nick, così da segnare i punti importanti di cui parlava il testo.
-Ma cosa...-sussurrò, notando che il quaderno era tutto scritto, nessuna pagina era stata risparmiata, Nick alzò lo sguardo e quando si accorse che quello che teneva in mano Scarlet era il suo quaderno glielo strappò di mano.
Nick lo fissò a lungo, prima di riporlo di nuovo vicino a lui.
-Nick...erano canzoni quelle?-chiese Scarlet, ancora con la matita in mano e la faccia dipinta in un sorriso gentile.
Nick annuì, quasi imbarazzato.
-Ma sono vecchie...-rispose.
-Fammele leggere!-disse Scarlet, ridendo, Nick scosse la testa, muovendo i meravigliosi ricci che gli ricaddero nuovamente sulla fronte.
-Daiii!-piagnucolò lei, alzando la voce, mentre un ragazzo alto e stralunato li guardava in cagnesco.
-Te le faccio leggere se mi prometti di non gridare!-disse Nick, scusandosi con il ragazzo.
-Siii!-gridacchiò nuovamente Scarlet, per poi tapparsi la bocca.
-Scusa...-balbettò, Nick sorrise, era così bella quando faceva così.
Scarlet strappò dalle mani di Nick il quaderno e cominciò a leggere, interessata, mentre Nick la fissava: era così bella, con i corti capelli che le ricadevano sul volto chino, gli occhi scuri che si muovevano velocemente a scatti ad ogni strofa, la bocca semi aperta che la faceva sembrare una bambina e il nasino all'insù che si arricciava quando non capiva la scrittura.
Poi Scarlet chiuse il quaderno, sorridente.
-Mi piacerebbe sentirne qualcuna. Sembrano belle.-disse con un sorriso che Nick non aveva mai visto in vita sua, un sorriso stupendo e solare.
Rimasero qualche minuto in silenzio, mentre lei sorrideva e lui rimaneva immobile a fissarla.
-Sì...va bene.-disse infine, riprendendosi.
-Quando?-chiese lei, spalancando gli occhi estasiata dal consenso del ragazzo.
-Bhe...appena abbiamo finito qua puoi venire a casa mia.-disse Nick, sorridendo.
Scarlet annuì.
-Allora finiamo in fretta!-rise, Nick annuì e ricominciò a leggere.

-Kevin...pensavo fossi tu che...-cominciò Joe, piombando in salotto.
-È Nick che sta suonando, é appena salito con Scarlet.-disse Kevin con un sorriso.
-Stai scherzando?-chiese Joe, sedendosi vicino al fratello che guardava la televisione.
-No...-rispose Kevin, ridendo ad una battuta del telefilm che stava guardando.
-Quindi suoneremo alla festa?-chiese Joe, contento.
-Può darsi...magari é quella Scarlet a fargli quell'effetto.-disse Kevin, sorridente, cambiando canale.
-Lo spero...-disse Joe con un sorriso, appropriandosi del telecomando e cominciando a girare tra i vari canali, fermandosi su MTV e notando un grosso uomo che parlava con un gruppo di ragazzi con i mano delle chitarre e un microfono.
-Pensa Kev, un giorno ci saremo anche noi!-disse Joe, notando il cantante del gruppo in televisione che parlava, immaginandosi al suo posto.
-Dove?-chiese Kevin, distratto.
-Kev, se Nick si riprende noi...potremmo diventare famosi!-sbottò Joe, mentre il gruppo cominciava a cantare una delle loro canzoni migliori.
-Joe, dovresti piantarla con le tua smania per la fama.-disse Kevin, sospirando.
-Che c'é di male, Nick potrebbe guadagnare facendo ciò che ama, tu potresti suonare la chitarra davanti a miglioni di fans urlanti...-cominciò Joe, mentre nei suoi occhi si accendeva una strana luce.
-Mentre tu potresti attaggiarti davanti ai paparazzi con tutte le ragazze famose?-chiese Kevin, immaginando ciò che Joe aveva nella testa da anni.
-Kev, immaginati, la fama, i soldi, le belle ragazze, i miglioni di fan, i concerti in giro per il mondo, ospitati da hotel di lusso...-disse Joe.
Kevin gli tirò un coppino, sbuffando.
-Joe, la fama, i soldi, le belle ragazze, i miglioni di fan, i concerti in giro per il mondo...non sono tutto nella vita!-disse Kevin, sospirando, certo non poteva dire che non gli dispiacessero tutti quei privilegi, ma doveva rimanere con i piedi per terra.
-Hai dimenticato che saremmo ospitati da Hotel super lusso!-sbottò Joe alzandosi, trovandosi davanti un piccolo bambino che saltellava contentissimo.
-Joe piantala di pensare di fare la rock star, non ci riuscirai mai! Ora sbrigati, mi hai promesso che mi avresti accompagnato da Cedric!-disse Frankie, saltandogli addosso, già vestito di tutto punto e con le scarpe ai piedi.
Joe si girò verso Kevin.
-Vai pure...-disse Kevin, ridendo, Joe prese in spalla il fratello e si diresse all'entrata per mettersi le scarpe.
-Allora dove abita Margot?-chiese Joe, sorridente e saltellando con i fratello sempre in spalla.
-Joe, non osare provarci con lei, hai capito?-grugnì il piccoletto.
-Tranquillo nano, ti accompagno e poi me ne vado.-mentì Joe, cominciando a correre facendo gridare Frankie divertito.

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Capitolo 7
*** Larmes ***




Ringraziamenti:
Maggie (L): Okay, ammetto che tu sei stata uno dei motivi per il quale mi sono impegnata ad aggiornare! XD Indovina dove sono costretta a stare in questo momento? La mia big family é tornata a far casino e io sono costretta a stare seduta sul gabinetto per riuscire ad aggiornare e scriverti questo ringraziamento. XD Ahuaaaaaaaaaa, spero che questo capitolo ti piaccia. Un bacione one one one (LLL)
jeeeee (Okay, non so se le e sono giuste XD): sono una bisognosa di appoggio XD Vabbé, grazie mille, sono molto felice che tu abbia detto che sto migliorando, mi fa taaaaaaaantissimo piacere. Spero che questo capitolo ti piaccia. :) Un bacio
JonasBrothersFan:sono contenta che tu abbia recensito, sei stata gentilissima. Sono contenta che la coppia Nick e Scarlet ti piaccia ma ci vorrà ancora un po' prima che si mettano insieme, spero che nel frattempo tu continui a recensire :D Un bacio :)
Virgi: Perdonamiii cara miaa, avevi scritto PRESTISSIMO e io mi presento dieci giorni dopo con un capitolo abbastanza misero. Sorry baby!!! Gracie quindici punti in più, ahahahah. Oddio, sei una grande ragazza mia. Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento. Un bacione atté! <3
NATALIAAAAAAAAAA: tesoro mio, luce dei miei occhi, tesoro dell'amica tua non mi uccidereeeee, lo sai che ti amo forever and always e quindi non mi uccidere. Ho paura dei tuoi anfibi!!! grr no quelli mi eccitano un sacco XD No okay basta. Ho aggiornato, visto che brava? Okay, dieci giorni dopo ma ma ma...tu lo sai perché, nemmeno te lo devo spiegare. Preparati per il concorso di matematica, ignorantella. XD Io ti amo forever and always perché puzziamo e abbiamo le ascelle pezzate di color 'zzurroooo! XD (LLLLLLL) Ti aspetto bionda, ammmmmore.

Ringrazio le tre che mi hanno aggiunto:
NNath_, (tanto ti puzza anche se ti ossigeni XD)
Stargirl312, che mi pare abbia scritto un ff moooolto bella e non aggiorna XD
e virgi_lycanthrope, che ringrazio con tutto il cuoreee. (L)

Capitolo sesto:

-Perché non vuoi suonare? Sei bravissimo!-
Nick alzò lo sguardo verso di lei, leggermente spiazzato da quella affermazione.
-Non mi va...-rispose lui, riabbassando lo sguardo sulla sua chiatarra e passando le dita sulle corde, creando un dolce accordo.
-Peccato...-disse Scarlet, sedendosi accanto a lui sul letto, le gambe incrociate e un sorriso preoccupato dipinto sul volto.
Nick guardava la sua chitarra senza dire nulla, Scarlet gli toccò un spalla, lui si girò, i suoi occhi erano leggermente lucidi, scosse la testa riccioluta e sorrise verso la finestra, dove poteva vedere in lontanza le figure di Joe e quella del fratellino.
-Suonami qualcos'altro!-disse Scarlet, lui si girò, scuotendo la testa, lei sbuffò, mettendo giù un leggero broncio.
-Dai non fare così!-disse lui, incantato, da quella faccia tenera e corrucciata.
Scarlet gli prese un braccio e cominciò a scuoterlo, facendo traballare la chitarra e Nick stesso, che si mise a ridere.
-Daiii, suonami qualcosaaa!-sibilò lei, scuotendo la testa, offesa.
-Okay..okay, però adesso piantala!-rise lui, lei si fermò, guardandolo allegra, era completamente diverso dal solito e quel lato di Nick cominciava a piacergli molto.
-Cosa mi suoni?-chiese lei, tornando sulla sedia della scrivania, mentre lui guardava la sua chitarra, stringendola quasi fosse un tesoro prezioso.
-Cosa vuoi che suoni?-chiese lui, tornando a sorriderle.
Lei si guardò attorno, si girò verso la scrivania, forse Nick aveva lasciato qualche spartito. Sorrise nel trovare un foglio scritto a mano, lo lesse velocemente, capendo che era un canzone e lo porse al ragazzo, che scosse la testa, grave.
-Perché no?-chiese Scarlet, le era parsa una bella canzone, o almeno, dal poco che aveva letto poteva dire che era una bella canzone.
Nick la guardò, aveva ricominciato con la sua espressione da cane bastonato, come resisterle?
Sospirò e cominciò con vari accordi, e poi prese a cantare,
Got the news today
But they said i had to stay
A little bit longer and i'd be fine
When i thought it'd all be done
When I thought it'd all been said
A little bit longer and I'll be fine.
But you don't know what you got 'til it's gone
And you don't know what it's like to feel so low
And everytime you smile or laugh you glow
You don't even know, know, know.
You don't even know

Scarlet sorrise, mentre Nick smetteva per un attimo di cantare, continuando a suonare. Aveva una bellissima voce, i riccioli gli ricadevano sul viso, ondeggiando ad ogni minimo movimento della testa, il corpo teso. Era davvero bellissimo.
All this time moves by
Still no reason why
A little bit longer and I'll be fine.
Waitin' on a cure
But none of them are sure
A little bit longer and I'll be fine
But you dont know what you got 'til it's gone
You dont know what its like to feel so low.
And everytime you smile or laugh you glow
You dont even know, know, know.
You dont even know, know, know.
You dont even know, no
Continuava a cantare, ormai non badava nemmeno più a quello che gli stava attorno, vedeva solo la sua chitarra, sentiva solo la sua voce e i leggeri sospiri di Scarlet, che ancora seduta sulla sedia lo guardava incantata.
But you don't know what you got 'til it's gone.
And you don't know what it's like to feel so low, yeah!
And every time you smile or laugh you glow
You don’t even know!
Yeah!

So I'll wait 'til kingdom come.
All the highs and lows are gone.
A little bit longer and I'll be fine.
I’ll be fine
Sospirò, finendo quell'incanto, posando la chitarra sul pavimento freddo, Scarlet chiuse gli occhi, per poi riaprirli, sorridente.
-Questa era bellissima!-disse, Nick sorrise, malinconico-di chi é?-chiese lei, alzandosi dalla sedia, Nick guardò in basso.
-L'ho scritta io.-disse, Scarlet lo guardò confusa, poi scoppiò a ridere.
-Che c'é?-chiese Nick, alzando un sopracciglio.
-È impossibile che tu abbia scritto quella canzone!-rispose lei, risedendosi sul letto e scompigliandoli i riccioli, lui abbassò lo sguardo.
-Nick, quella canzone parla di una malattia, non mi pare che tu sia malato!-disse nuovamente Scarlet, portandosi un ciuffo di capelli dietro alle orecchie.
Silenzio, Nick continuava a sospirare, chissà cosa stesse pensando.
-Ho il diabete...-sussurrò, Scarlet quasi non lo sentì, ma quando capì rimase quasi pietrificata.
Nick si girò, le lacrime agli occhi.
-È per questo che non vuoi...non vuoi suonare?-balbettò lei incredula, poggiandogli una mano sulla spalla, non era mai stata brava a consolare le persone.
Lui annuì, mentre alcune lacrime bagnavano il tappeto, Scarlet sospirò, appoggiandosi alla sua schiena e adagiando la sua testa sulla sua spalla, lui girò la testa, trovandosi a pochi centimetri dal viso sorridente di Scarlet.
-Tu hai delle qualità Nick, okay, ammetto di non essere un'esperta di musica, ma, a me quella canzone é piaciuta.-sorrise, Nick sorrise, chissà come mai, ma solo lei riusciva a fargli quell'effetto.
-Grazie...-sussurrò, lei sorrise, posandogli un dolce bacio sulla guancia e alzandosi, rimettendosi a sedere sulla sedia della scrivania, alla ricerca di qualche altro spartito.
Nick riprese la sua chitarra e, sorridente, ricominciò a suonare.

Suonò alla porta, mentre il piccolo Frankie si sistemava il maglione, Joe sorrise, pettinandogli i capelli.
La porta si aprì, un ragazzino biondo, alto come Frankie sorrise ai due, spostandosi per farli entrare, come un vero uomo di casa.
-Qui est?-chiese una voce roca e grottesca dalla stanza che, forse, era stata adibita a salotto.
Una figura alta e snella apparve sulle scale, con in braccio un bambino simile a Cedric, ma molto più minuto: Etienne.
-Il est un ami de Cedric et son frére.-rispose la ragazza, sorridendo e accarezzando una guancia al piccolo Frankie, che arrossì.
Joe sorrise a Margot, che intanto aveva lasciato correre Etienne in salotto.
-Ciao.-disse lui, sensuale.
Lei sorrise:-Ciao.-disse, leggermente imbarazzata.
Un'anziana figura apparve sulla porta, era una donna con una lunga gonna a fiori rosa e un sorriso dolce, teneva per mano Etienne, che aveva cominciato a ciucciarsi il pollice.
-Buongiorno.-disse la donna, in perfetto inglese, cosa che sorprese Joe.
-Buongiorno signora, sono il fratello di Frankie.-si presentò Joe, stringendo lievemente la mano della donna, lei annuì, sorridente.
Aveva i capelli bianchi, ricci e gli occhi azzurri, somigliava molto a Margot, solo leggermente più vecchia.
-Vuoi fermarti a bere qualcosa? Margot doveva già preparare il the.-disse la donna, Joe guardò il fratellino che stava ancora di fianco a lui, Frankie scosse la testa.
-Con piacere, ma non mi trattengo molto.-disse, sorridendo a Margot che corse in cucina.
Cedric prese per la manica del maglione il piccolo Frankie, ancora arrabbiato per l'affermazione del fratello.
La donna sparì in salotto, con il piccolo Etienne e Joe si diresse verso la cucina, per non dover stare lì fermo come un idiota.
Margot si girò, sentendo qualcuno entrare nella piccola cucina accogliente.
-Che bella cucina, un po' piccola.-disse Joe, Margot annuì, mettendo a bollire l'acqua per il the e arrossendo.
-Comunque vado via subito, non voglio disturbare...-disse lui, mentre Margot continuava a stare in silenzio.
-Tranquillo, ai miei nonni piace avere ospiti. Soprattutto a mia nonna...-rise Margot, preparando quattro tazze.
-I tuoi genitori non ci sono?-chiese Joe, appoggiandosi alla porta, sperando che nessuno l'aprisse.
Era curioso di scoprire qualcosa di più su quella bella ragazza, che pareva non voler dire nulla di sé, nascondendosi dietro ad una maschera di timidezza.
-Lavorano.-rispose lei, abassando lievemente lo sguardo, ma Joe lo notò, in tutte le lezioni passate a guardare fuori dalla finestra aveva imparato a notare tutto, anche se forse non visibile agli occhi di un mediocre osservatore.
Non disse nulla, Margot pareva non volerne parlare.
-Ma, toglimi una curiosità, prima dove abitavi?-chiese lui, lei prese a versare il liquido fumante nelle varie tazze raffinate.
-A Nizza, a sud della Francia, abbastanza vicina all'Italia.-rispose lei, Joe sorrise, aprendole la porta.
Entrarono in salotto, Margot indicò una poltrona vicino a quella dove era seduto un vecchio signore dalla testa pelata e dai baffi simpatici.
-Tu devi essere Joe!-disse l'anziano, sorseggiando il suo the, Joe annuì, mentre i tre francesi lo guardavano sorridenti.
Si sentiva come quando era andato a casa di una sua ex fidanzata, per conoscere i genitori, ma questa volta la differenza era che lui era lì solamente perché aveva accompagnato il fratello, che era davanti alla televisione per giocare alla play station.
-Dove vai a scuola, giovanotto?-chiese il signore, la moglie gli diede una leggera carezza sul braccio, lui rise.
-Frequento la stessa scuola di sua nipote.-rispose Joe, non badando alla faccia rossa di Margot, seduta vicino alla nonna, sul divano.
L'anziano annuì e così cominciò un lungo discorso sull'istruzione, spiegando della sua vecchia vita da professore e narrando divertenti storie sui suoi allievi.
Quella famiglia era davvero divertente.

-Allora a domani. Arrivederci!-gridò Gracie, abbracciando l'amica.
Sospirò, prendendo in mano il suo telefono.
Ormai era quasi ora di cena e Den gli aveva mandato un messaggio per chiederle dove fosse.
Gli rispose velocemente, svoltando ad un angolo, trovandosi davanti qualcosa a cui andò addosso.
Si massaggiò la fronte, notando un palo della luce davanti a lei e si girò, sentendo delle risate dietro di lei.
-Ma che impedita!-disse nuovamente la voce, mentre una figura compariva davanti a lei, Gracie poggiò una mano sul fianco, riponendo nella borsetta il telefonino.
-Lo trovi divertente, Kevin?-chiese, alzando un sopracciglio.
-Direi di sì, notando il rosso che hai in fronte...strano che tu non ti sia messa a piangere! Conoscendoti...-rise Kevin, avvicinandosi a lei e appoggiandosi al palo in questione.
Gracie sbuffò, abbassando lo sguardo e toccandosi la fronte: pulsava ed era sicura che sarebbe spuntato un berneccolo gigantesco.
Sospirò, mentre Kevin scoppiava a ridere nuovamente, se si fosse interessato minimamente a lei magari le avrebbe chiesto come stava, ma ovviamente a lui non importava.
Tutte le cose che faceva Gracie per Kevin facevano ridere, sospirò nuovamente, troncando un singhiozzo e pulendosi gli occhi frettolosamente.
-Non dirmi che stai piangendo veramente!-disse Kevin, sempre con quell'aria di scherno.
Gracie alzò lo sguardo, sorridendo, lui rischippiò a ridere, lei riabbassò lo sguardo, ora si sarebbe messa a piangere veramente, non tanto per la fronte dolorante, ma perché si sentiva così male ogni volta che Kevin rideva di lei.
-Gracie, stavo scherzando!-disse lui, poggiandole una mano sulla spalla, notando alcune goccie cadere sul terreno.
Lei alzò lo sguardo, scrollando la testa e toccandosi la fronte, ridendo, Kevin la guardò, confuso.
-Io devo andare, mio fratello mi aspetta.-disse Gracie, cominciando a correre.
Svoltò e si fermò, ansimante, ma cosa le era saltato in mente? Scappare da lui in quel modo era stato veramente stupido.
E poi solo per un stupido scherzetto.
Scrollò la testa, appoggiandosi a un muro e crollando a terra, le gambe strette al petto.
No, non poteva dargliela vinta ogni volta, erano anni che la prendeva in giro e più lui la prendeva in giro, più lei s'innamorava di lui, si poteva essere così stupide?
Lei che criticava sempre gli altri, che era sempre a raccontare novità ai propri amici, ma solo delle altre persone, non era capace di guardarsi dentro e ammettere di essere peggio di tutte quelle persone messe insieme.
No, non proprio di tutte.
Di Cammie decisamente no.
Sospirò, scrollando nuovamente la testa, rialzandosi e cominciando a camminare verso casa, mentre il suo telefonino cominciava a suonare una melodia che le piaceva tanto.
-Pronto?-chiese, portandosi il telefono all'orecchio.
-Gracie, scusa...non volevo offenderti.-disse frettolosa una voce, Gracie sorrise, quasi scoppiando in una risata mista al pianto che ancora le impastava la voce.
-Kevin non fa niente...-disse, cercando di sembrare serena.
Lui però non sembrò crederci.
-Sei sicura?-chiese, Gracie rise falsamente.
-Certo, tranquillo. Ora scusami, ma sono a casa.-mentì e chiuse la telefonata, trovandosi davanti ad un altro palo.
-No questa volta non mi prenderai in giro!-grugnì, dando un calcio ad esso.

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