Keep your mind wide open

di __cory__
(/viewuser.php?uid=72844)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di fragole, errori e primi incontri ***
Capitolo 2: *** La nascita di un'amicizia ***



Capitolo 1
*** Di fragole, errori e primi incontri ***


KEEP YOUR MIND WIDE OPEN


 
1. Di fragole, errori e primi incontri
 
La prima volta che vide Delly Cartwright aveva quattro anni e sedeva in un angolo della panetteria, da solo, cercando di fare il meno rumore possibile, proprio come sua madre gli aveva raccomandato qualche ora prima.
Il padre gli aveva dato dei coloranti scaduti e delle vecchie scatole di cartone per poter passare il tempo senza annoiarsi, così iniziò a osservarsi intorno pensando a quali soggetti avrebbe potuto illustrare.
Dipingere era la cosa che gli piaceva di più in assoluto, ma soltanto poche volte aveva il permesso di farlo, così quando poteva utilizzare i coloranti non voleva perdere tempo e sprecare il poco materiale a sua disposizione per riprodurre un qualcosa che non gli interessava o che ancora non riusciva a rappresentare nel migliore dei modi.
Ma inesperto e piccolo com'era, erano poche le cose che riusciva a raffigurare senza commettere errori: non era ancora capace di ritrarre i volti delle persone, ad esempio, anche se gli sarebbe piaciuto riuscire ad imprimere su carta il modo in cui la fronte di suo padre si aggrottava quando era contrariato e pensieroso, o le fossette che comparivano sul volto di suo fratello Julian quando sorrideva; aveva più volte provato a realizzare i loro profili su alcune pietre con dei pezzetti di legno bruciati, ma i risultati erano stati poco soddisfacenti.
Così anche quella volta finì per abbozzare le uniche cose che riusciva a disegnare senza sbagliare e di cui era molto orgoglioso: le torte glassate.
Dopo aver completato i vari schizzi, iniziò a decorare la prima torta con dei piccoli fiorellini colorati sul bordo, ricoprì la seconda con dello sciroppo di more e l'ultima - quella che stava dipingendo in quel preciso momento - con uno strato di crema e delle piccole frag...

« Sono proprio buone, » disse una voce sconosciuta. « Le hai mai mangiate? »

La voce cristallina che lo aveva disturbato apparteneva ad una bimba un po' paffuta dai corti capelli biondi e dai grandi occhi azzurri, proprio come i suoi.
A causa dello spavento un po' di colore schizzò sul foglio, rovinando il disegno: al posto della fragola che stava delineando, si era formata una macchia nera davvero brutta.
Si intristì subito, fissando l'errore che non avrebbe dovuto compiere: non dopo tutte le volte che aveva provato a disegnarle a scuola o sulle pietre nel retro della panetteria!
Ma era impreciso e si distraeva troppo, non sarebbe mai diventato un pittore, aveva ragione sua mamma: doveva imparare ad impastare, invece di perdere tempo inutilmente.

« Le fragole, intendo. » proseguì lei.

Alzò gli occhi dalla torta ormai rovinata e guardò la bambina davanti a sé. Aveva un'aria allegra e simpatica e un vestitino azzurro che sembrava essere stato comprato da poco tempo. Doveva sicuramente essere la figlia di qualche commerciante: i bambini del Giacimento erano quasi sempre sporchi e vestiti male.

« Soltanto una volta » rispose lui.

L'anno precedente, nel giorno della Mietitura, il negozio aveva guadagnato più del solito, così suo padre era riuscito a comprare un piccolo cesto di fragole da un uomo del Giacimento.
« L'uomo che ha sposato la ragazza di cui sono sempre stato innamorato », gli aveva sussurrato facendogli l'occhiolino.
Da quel giorno, però, non avevano più potuto comprarne delle altre, ma il sapore di quei piccoli frutti era rimasto indelebile nella sua mente.

La bambina si avvicinò di più e osservò con curiosità i cartoni che si trovavano vicino a lui. Sfiorò con delicatezza il petalo di un fiore, poi guardò le altre immagini.
Peeta si innervosì un po': nessuno aveva mai prestato così tanta attenzione ai suoi dipinti.

« Sei proprio bravo, sai? Sono i disegni più belli che abbia mai visto. » commentò lei, sorridendogli.

Ma prima che potesse ringraziarla, o chiederle il suo nome, la bambina sparì dalla sua vista.
Il bambino arrossì, strofinandosi le mani sui pantaloni, e sorrise, dimenticandosi di tutti i suoi timori e dell'errore commesso in precedenza; perché le parole di quella bambina erano riuscite a scaldargli il cuore e a renderlo felice come mai prima d'ora: continuava a ripetersele ogni volta che pensava di smettere di disegnare, ogni volta che la sfiducia si impossessava del suo cuore.
Ci pensava spesso, perché per lui erano state il miglior regalo del mondo: meglio delle fragole, meglio della neve il giorno di Natale e meglio di tutte le torte glassate del mondo.
Perché forse c'era ancora speranza. Forse, con un po' di pratica, poteva imparare a dipingere per davvero.



***


NdA: Il primo capitolo di questa raccolta partecipa ai seguenti contests: 'Head Canon Contest - fin dove si spinge l'Immaginazione' indetto da Maiko_chan sul forum di Efp, 'Meno di Mezza Stagione!' indetto da PrettySweetLolita e a 'Dimmi cosa ti piace e ti dirò chi sei' indetto da ame tsuki.
 
NdA2: La frase "Sei proprio bravo, sai? Sono i disegni più belli che abbia mai visto." è una citazione più o meno fedele de "Un ponte per Terabithia". E' proprio guardando questo film, e soprattutto la scena in cui compare la frase sopra citata, che ho avuto l'idea di scrivere questa one shot (che farà parte di una raccolta intitolata "Keep your mind wide open" - titolo della colonna sonora del film - incentrata sempre sull'amicizia tra Peeta e Delly e sull'importanza della pittura e dell'immaginazione).

In alcuni punti Peeta potrebbe sembrare un po' più grande dei suoi quattro anni, ma ho pensato che in un contesto come quello del Distretto 12 sia abbastanza normale "maturare" un po' prima (basti pensare alle poche descrizioni sull'infanzia di Katniss che abbiamo potuto leggere.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La nascita di un'amicizia ***



2. LA NASCITA DI UN'AMICIZIA
 

Rivide quella strana bambina bionda solamente l'anno seguente, durante una lezione di inglese.

Quello sarebbe stato il suo primo anno di scuola e Peeta non stava più nella pelle: gli era sempre piaciuto passare del tempo con altri bambini, ma i suoi genitori non potevano mai allontanarsi dalla panetteria, i suoi fratelli non volevano portarlo in giro con loro, e a lui non era permesso uscire da solo per il Distretto, così non era mai riuscito a farsi degli amici, ma avrebbe rimediato al più presto.

Aveva pianificato il suo primo giorno di scuola nel dettaglio: si era scelto i vestiti, aveva preparato con cura il piccolo zainetto e si era messo a pensare a come si sarebbe dovuto comportare con gli altri bambini, a cosa avrebbe dovuto dire loro e a come avrebbe dovuto convincerli a passare del tempo con lui... sarebbe stata una giornata perfetta, lo sapeva, tutto sarebbe andato per il verso giusto e avrebbe potuto finalmente avere degli amici.

Ma poi aveva notato due treccie scure di sfuggita davanti al portone della scuola, un limpido sorriso fuori dalla classe di matematica e una voce melodiosa durante l'ora di musica, e tutti i suoi piani andarono in fumo.
Niente sembrava più importante di lei, quella bambina solare e un po' schiva, dai grandi occhi grigi e dal viso dolce, che aveva sempre lo sguardo rivolto verso i boschi e un piccolo sorriso accennato sulle labbra, un sorriso che sembrava nascondere mille storie, storie che non si sarebbe mai stancato di ascoltare.

Non riusciva a pensare a nient'altro che lei.
Ma un giorno, durante la lezione di inglese, accadde qualcosa che riuscì a distrarlo dalla sua nuova ossessione. 

Dal momento che gli alunni erano ancora troppo piccoli per poter comporre dei testi - Peeta, ad esempio, faceva ancora molta fatica a scrivere le "n" e le "s" -  la maestra aveva chiesto se qualcuno volesse provare a improvvisare una storia.
"Come quelle che vi raccontano i vostri genitori prima di andare a dormire".

Delly fu la prima ad alzare la mano.
Si mise al centro dell'aula e iniziò a parlare di un mondo incantato che si innalzava in mezzo al bosco, al di là della recensione che tanto spaventava Peeta, pieno di animali fantastici, troll, fate e folletti.
Raccontò come un bambino e una bambina diventarono i sovrani di quel luogo magnifico e segreto che custodiva tutti i loro sogni e le loro speranze, un posto in cui nessuno poteva  seguirli e far loro del male.
E più la bambina continuava a parlare descrivendo questo mondo fantastico, più alcune immagini iniziarono a formarsi indelebili nella sua mente, perseguitandolo, facendo sì che non risucisse a concentrarsi su nient'altro per tutto il resto della giornata di scuola.

Sì dimenticò di Katniss, delle sue trecce, degli occhi grigi... si dimenticò di tutto, anche di se stesso.
Appena arrivato a casa non mangiò neanche, ma prese subito i colori e un po' di carta e iniziò a disegnare e dipingere, mentre la voce della bambina rimbombava come un eco nella mente, decisa a non lasciarlo andare fino a che non avesse impresso su carta le immagini che erano state evocate precedentemente dalle sue parole.

Il giorno dopo arrivò a scuola in anticipo, i disegni sotto il braccio e una fiammella di speranza nel cuore.
Attese la bambina davanti alla classe, la schiena contro il muro e lo sguardo perso nel vuoto.
Quando Delly arrivò non le disse niente, ma allungò semplicemente i fogli verso di lei: quello fu l'inizio della loro amicizia.



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3258731