I'll make you unbreakable

di ValyDeleNian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Capitolo 1 (Prologo)

Vuota. Ecco come mi sentivo. Su quel pullman, con la pioggia battente al finestrino, sguardo fisso alle strade, con gli Snow Patrol nel mio sottofondo personale.. “If I lay here..if I just lay here, would you lay with me and just forget the world?”. Appunto, io chi si sdraiasse con me nonostante tutto e tutti non l'ho trovato. Non c'era. Forse mai. Forse me ne stavo andando perché sapevo che quel posto non poteva offrirmi niente. Che loro non potevamo darmi niente. Neanche lei, la donna che pensavo di voler diventare, lei che era il mio modello..
E forse se ci fossi tu qui, se ci fossi ancora mi diresti le parole che continuano a ripetersi come un disco rotto nella mia testa: lo fai per te. Si, lo facevo per me, per ricominciare una vita che non sentivo degna di me, ma probabilmente nessuna lo era. Me lo ripeteva anche lei..”non conti nulla, tutto è insignificante quando ci sei tu..tu, che sei la MIA rovina.”
No, tu sei la mia, dannazione! Non è stata colpa MIA! No! No! La mia auto-consolazione fa pena, ma se rischio di crederci anche solo un po...crollo. E non me lo posso permettere. Lascio Mystic Falls perché era casa mia, ho voglia di provare a vivere ancora, voglio fingere che questi ultimi 2 anni non siano esistiti, voglio inventarmi una nuova Elena. Devo vivere come una ragazza di 20 anni, devo studiare per poter scappare davvero. Devo. Per te. Per te, papà.


Salve! Dunque questa è la mia prima FF..siate clementi! Più che altro, questo é un prologo; è un idea che mi frullava da un po in testa e quindi volavo provare a condividerla con voi :) ovviamente proseguiró in base ai vostri pareri. Siate sempre sinceri, anche brutali se volete...può solo servirmi.
Elena scappa. Con un segreto, una delusione, un trauma che piu avanti nella storia si capirà e diró. Tranquille, Damon arriverà. È un AU, quindi niente magia, vampiri o che so io. Bene spero vi abbia incuriosito un po! A presto :** 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 Capitolo 1

 

New York è il sogno di chiunque. E' bella perché caotica, perché chi ci vive è considerata "gente di mondo", fa molto metropoli..da donne in carriera, basta vedere Sex and the City. Per me era la scappatoia, la rinascita di Elena Gilbert. O perlomeno il tentativo.
Il pullman mi lascia a Time Square, per mia scelta..mi sono detta "Ehi, da qui posso andare ovunque!". Beh dopo  tre tentativi e due metro sbagliate, ho preso un taxi. Brooklyn si presenta come nei film: puoi trovarci due mondi..da un lato la comune umile vita, dall'altro lo sfascio. Cerco di non farmi intimidire..forse il mio non essere newyorkese porta con sé una traccia, come un segnale a neon sulla mia testa con su scritto "non sono di queste parti". Entro in un bar di nome "Berry Park", sperando assumano personale, in fondo so adattarmi. Mi dirigo al bancone

"Ciao!" faccio alla cameriera bionda tatuata

"Ehi"

"Vorrei parlare con il proprietario, o il principale.."

"Non è qui ma puoi dire a me" mi risponde con la voce di chi non vede l'ora che tu vada via o che parli in fretta

"Ehm..ok. cerco un lavoro, e mi chiedevo se assumeste qualcuno. Ho un po' di esperienza in questo campo, e questo lavoro mi servirebbe davvero. Sai, sono arrivata ora dalla Virginia e.."

"Ehi, ehi calma..non abbiamo bisogno di nessuno, siamo al completo, e poi a dirla tutta e sincera.." mi dice mentre mi squadra "non ti ci vedo in un posto del genere, al primo cliente scapperesti urlando..e Joe non vuole problemi."

"Ma io posso fare di tutto! Anche lavare i bagni, non mi faccio problemi!"

"Beh, ne fai a me se non ti chiudi quella bocca!"

"Sempre gentile, vero Sonya?"

Mi volto, incuriosita da questa vice da.."Barbie", che mi ha difesa: è una ragazza bionda, alta più o meno come me, occhi celesti e dalla postura..una con le palle!

"Lo sai che se non hai un uomo probabilmente è per il tono acido che continui ad avere?! O forse sono troppi collegamenti per il tuo cervello con solo due neuroni?"

"Due neuroni?" dico, con tono più che divertito

"Oh si! Uno si nasconde e l'altro lo cerca...ma è peggio di Arianna con il labirinto. Dai vieni con me..meglio se ne stai alla larga" afferma lei, con ironia mentre mi trascina via dal bancone e dallo sguardo glaciale e furibondo della cameriera.
Ci sediamo ad un tavolo e mi accorgo subito che è un gran chiacchierona, altrimenti mi avrebbe almeno dato il tempo di sedermi prima di parlare

"Non abbiamo fatto le presentazioni: ciao, io sono Caroline" mi allunga la mano, e la stringo

"Ciao; Elena..Elena Gilbert, piacere"

"Piacere mio, Elena..Elena Gilbert! hihi." mi sta prendendo in giro?

"Allora, cosa ti porta nella Grande Mela?...e soprattutto in questo bar?"

"Cerco lavoro, sono andata via di casa e con i soldi che sono riuscita a mettere da parte mi ci sono pagata il pullman e gli spuntini nel viaggio. Ho bisogno di denaro, altrimenti sono spacciata. Ma quella non mi è stata di aiuto, vorrei trovare un qualsiasi lavoro..magari anche un appartamento o una stanza che possa permettermi"

"Qualsiasi lavoro? Sai cucinare, fare i letti..cose così?"

"Si, perché? Conosci un posto??"

"Credo di si, fino ad un mese fa avevano bisogno di qualcuno, ma ora non saprei..possiamo provarci però? Che dici?"

"Che va bene! Tanto non ho nulla da perdere! Caroline, già ti adoro"

"Si lo so, faccio questo effetto!" Ridiamo entrambe. "Andiamo! Faccio strada io!"

Usciamo dal locale e prendiamo un autobus urbano; durante il tragitto mi ritrovo ad ammirare i grandi palazzi, le strade, la gente che corre, mamme e bambini, e artisti di strada. E' cosi diversa da casa mia...casa mia. Mystic Falls. Quella che un tempo chiamavo "paradiso", ci stavo bene..poi è cambiato tutto. E' mancato affetto, compagnia, risate...lui. Caroline mi distrae dai miei pensieri. E' la nostra fermata. Dobbiamo scendere.

"Eccoci qua."

Alzo gli occhi  e mi trovo davanti ad un cancello imponente, ma la tenuta è circondata da mura; sono un po' intimidita da questa grandezza, non fa per me ma non è il momento di tirarsi indietro. Guardo Caroline confusa, mentre mi fa segno di entrare. Voglio farlo. Il cancello è aperto: c'è un grande giardino con qualche pianta grassa qua e là, ha la mano di una donna..è chiaro. La casa è enorme, tre piani , e pitturata con quel rosa pesca che ispira tranquillità; camminando vedo che ci avviciniamo ad una porta. Caroline è spavalda in questo luogo, probabilmente lo frequenta ma la cosa mi stupisce: l'ho incontrata nel quartiere più disastroso, e questa villa è molto altolocata..che centra lei con tutto questo? Bussa alla porta e mentre attendiamo continuo la mia osservanza...mmm, già mi sento troppo piccola, troppo insignificante di fronte a questo lusso. La porta si apre, e si presenta una donna in carne, ma molto dolce dall'espressione

"Buongiorno..Ciao Caroline!"

"Ciao Olga! Come va?"

"Bene al solito. Che ti serve? Se cerchi Damon non è in casa.."

"No Olga, sono qui per presentarti Elena" mi introduce mentre la donna mi guarda e sorride.

"Salve!" saluto

"Ciao. Bene, che posso fare per lei?"

"Ad Elena serve un posto di lavoro. E' molto efficiente e capace e siccome sapevo che eri in cerca di un aiuto, ho pensato di proporle qui."

"Oh, beh il posto è ancora vacante e farebbe molto comodo...ma dovrei sentire Mr. Salvatore cosa ne pensa, e se acconsente."

Mr. Salvatore?

"Intanto accomodatevi in salotto, vi preparo qualcosa e chiamo il signore"

"Bene, grazie Olga! Vieni Elena"

"...Permesso"

La casa è immensa; davanti ai miei occhi appare una grande scalinata a curva che porta al piano superiore, sulla destra si apre un piccolo corridoio dove è andata Olga, presumo conduca alla cucina, mentre nei lati del piano terra ci sono altre porte. Al centro della sala c'è un divano bianco a ferro di cavallo, e qui ci sediamo io e Caroline.

"Care, ma questo Mr. Salvatore chi sarebbe?"

"Elena, segui la politica newyorkese?"

"Vengo da un altro stato, non seguo nemmeno quella che mi rappresenta!"

"Beh comunque è il candidato politico per le finanze estere, e lo so che detta così sembra un uomo rigido e inquadrato, ma non lo è; anzi, è una persona squisita, per niente montato e molto disponibile. Anche sua moglie Elizabeth è una gran donna"

"Come fai a conoscerlo?" è una sorpresa continua

"Perché conosco Damon"

"Damon?"

"Si, il figlio. Lo conosco da quando sono piccola. E' il mio migliore amico. A volte lo ammezzerei, ma c'è sempre per me, sembra uno stronzo e lo è spesso, ma a me piace così. Spesso la sua è solo una facciata. E poi è sexy!"

"Si lo sono! Ma non c'è bisogno di adularmi, Care..lo so già"

Ci voltiamo e ...che Dio mi aiuti! Alto, capelli corvini e occhi come il ghiaccio. Jeans scuri, t-shirt nera e giacca di pelle in spalla; in una parola: FIGO.

"Damon!!!" Caroline si alza e gli corre incontro, abbracciandolo. Lui ricambia l'abbraccio e sorride

Gesù, quel sorriso! Calma Elena, non hai 14 anni.

"La tua amica chi è? Non ricordo di averla mai vista.." mi lancia uno sguardo curioso

"Oh giusto! Damon, Elena..Elena, Damon. Forse verrà a lavorare qui"

"Ciao. Sul serio? Tanti posti e qui?"

"Ciao. Si, insomma...a Caroline è venuta quest'idea e mi sono detta di provarci"

Mi fissa, e forse non mi ascolta nemmeno "Non sei di New York, l'accento la dice lunga.."

"No, Virginia"

"Ahhh, benvenuta allora. L'avevo capito subito..ti avrei vista sicuramente se fossi stata qui" e fa quel sorriso di uno che una ne pensa e cento ne fa...ma probabilmente è il tipo che ne pensa cento e le fa tutte.
Rimango in silenzio e abbasso lo sguardo imbarazzata. Non perché sia un ragazzo, io in fondo a Mystic Falls avevo Matt; lui è stato il primo, in tutto..il primo ragazzo, il primo bacio, la prima volta, il primo amore. Poi sono andata via, e non so più cos'è. Lui sapeva. Di me. Di mamma. Di papà. Di questi ultimi due anni. Forse è l'unico che meriterebbe una spiegazione, eppure l'unico che non la chiede perche capisce..perche ha visto e sentito.

 

2 anni prima

"Ti prego mamma! Ti prego!"

"No Elena, non insistere. Non mi fido, non so di chi sia questa festa e non voglio mandarti a casa di gente che non conosco. Per favore, fammi stare tranquilla tesoro."

"Mamma, ho quasi 18 anni...sono adulta! So badare a me stessa e ti prometto che se vedrò cose strane me ne andrò subito. Andiamo, Bonnie verrà con me! Solo per poche ore..mezzanotte e sono a casa, come Cenerentola"

Sorride mamma, sempre bella. Difficile da convincere, ma le voglio bene.

"Apprezzo il tentativo signorina, ma no. E non voglio ritornare sull'argomento."

"Dio come sei difficile!"

"Grayson, vuoi ricordare a tua figlia che alla sua età non potevamo andare nemmeno noi a certe serate?"

"Io ci andavo." dice mio padre con grande orgoglio.

"Grayson!!"

"Visto mamma!! Dai dai!!!"

"No basta. Non ci vai. Non questa volta"

Papà mi guarda con aria comprensiva, ma vedo nel suo sguardo che la pensa come la mamma. Che palle però!

Allora Bonnie, alle 10.30 ti fai trovare a casa. Io me la svigno dalla finestra, e ti raggiungo...bene, a dopo"                                                                                     

Sono brava a non farmi beccare, a quest'ora altrimenti io e Matt non avremmo nemmeno mai fatto sesso. Non c'è lui stasera..ritiro con la squadra di football. Inizio a prepararmi, do la finta buonanotte ai miei, ed esco dalla finestra. Bonnie mi aspetta come deciso sotto casa sua, andremo con la sua macchina.
La festa è forte, grande musica e casino. Uno sballo! Cerco il bagno e, una volta trovato, entro; trovo due ragazze ed un ragazzo che ispirano su delle strisce di polvere bianca..Cocaina! Odio queste cose, mio zio John morì per droga e non gliel'ho ancora perdonata. Mi spavento e irrito. Cerco Bonnie, ma vedo che ha fatto "un'intima amicizia" con un ragazzo, credo sia Jamie il suo nome. Che cavolo Bonnie, voglio andare a casa! Ma non voglio costringerla, lei infondo mi ha sempre aiutata con Matt...come ci torno a casa?? Mi balza in testa l'unica alternativa possibile al momento: papà. So che è comprensivo ma anche che si arrabbierà, ma so anche che non farà la spia con mamma e che, di certo, verrà a prendermi.

"Pronto? Elena? Che succede? Non ti senti bene? Vengo a vedere come stai?"

"No papà, tutto ok...più o meno"

Gli racconto la mia "bravata" e reagisce come immaginavo.

"Sei impazzita? Come ti è saltato in mente?"

"Senti papà, lo sai..volevo andare, ma ora voglio tornare a casa. Vieni a prendermi? Ti scrivo l'indirizzo via sms"

"...Ok, arrivo"

"Papà?!"

"Si.."

"Non dire niente alla mamma, ti prego"

"Ok"

 

E quello che successe dopo cerco di dimenticarlo, di non pensarci, di non incolparmi come faceva lei..ma non ce la faccio. E' parte di me.

"Papà!!!!!! La macchina!!! Attento!!!!!!!!!"

Pioveva quella sera. Quella notte. Le mie lacrime e la pioggia hanno invaso la Terra. Solo che la pioggia riesce ancora ad esserci; io non piango da quel 23 maggio 2012.                                   

 

Sento una mano che mi alza il mento, è lui: Damon.

"Non abbassare lo sguardo, non mostri professionalità così..e nel lavoro ce ne vuole molta e devi ostentarla, altrimenti non iniziare nemmeno. Mio padre vorrà vedere questi requisiti" mi guarda fisso negli occhi, e rischio di perdermici dentro.

"Oh.."

"Damon! Non spaventarla! Non dargli retta, Elena. Giuseppe è in gamba, ti adorerà e ti darà il lavoro"

"Grazie Caroline" dico mentre noto Damon fissarmi con un sorriso indagatore "Tranquillo Damon, dalle mie labbra non uscirà niente di poco professionale"

"Le tue labbra.."

"Cosa? Che hanno? Ho forse i baffi?" Cristo santo! Chiudi la bocca, Elena!

Lui sembra non farci caso "No, eh che le tue labbra sono belle"

Mi guarda e mi sento svenire. Che sta succedendo?

"Bene, io sto uscendo..se volete unirvi a me e ai miei amici più tardi, siete le benvenute!"

"Ci sarà anche Stefan?" chiede Caroline speranzosa.

"Si..senti perché non la smettete di giocare a Romeo e Giulietta e vi mettete insieme?"

"Dam, ma che dici?! Non ci vediamo in quel modo!"

"Si.. come no"

Olga torna in salotto "Elena, vieni. Mr. Salvatore ti aspetta"

"Oh, ok...dunque.." faccio verso Caroline e Damon

"In bocca al lupo!" mi augura la bionda

"Crepi Care. E' stato un piacere, Damon"

Lui mi guarda per 5,02 secondi "Anche per me Elena. Spero di rivederti...assolutamente"

Beh, anche io..ma adesso vediamo se la mia nuova vita può iniziare davvero. Sorrido a Damon, e seguo Olga lungo il corridoio.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo  2


Olga mi ha accompagna davanti l'ufficio di Mr. Salvatore, e nonostante le parole rassicuranti di Caroline, sono agitata. E' un uomo importante, membro della politica di uno delle città più grandi e influenti del mondo..sono un fascio di nervi. Finalmente entro e dietro la scrivania in legno lucidato è seduto su una poltrona in pelle marrone Giuseppe Salvatore.

"Ciao! Tu devi essere Elena. Molto piacere"

"Salve. piacere mio. La ringrazio per dedicarmi un po' del suo tempo"

"Di nulla. Dammi del tu, Elena. Allora, Olga mi ha accennato della tua ricerca di lavoro in questa casa; esattamente quali mansioni vorresti e potresti ricoprire?"

"Beh posso fare di tutto, e quello che non so impararlo. Imparo in fretta"

"Ok. Facciamo così: ti propongo un periodo di prova, una settimana..collaborerai con Olga, lei ti farà vedere tutto, e dopo aver sentito il suo parere e aver visto il rendimento della casa e il tuo approccio vedremo se questo lavoro sarà tuo. Che te ne pare?"

"Sembra giusto..eh solo che io avrei bisogno di soldi urgentemente, vorrei prendermi una stanza.."

"Per questa settimana ti do 230 dollari..per prova. Poi se il lavoro sarà tuo, vedremo bene i termini del contratto."

"Oh..ok! Grazie mille! Prometto che non la deluderò"

"Lo spero..e dentro di me ne sono certo. Vieni ti accompagno fuori"

"Ok"

Usciamo dall'ufficio e Caroline è lì ad aspettarmi; credo di essermi fatta un'amica. Ci vede e scatta dal divano con gli occhi sbarrati ed un sorriso di sincera cortesia verso Mr. Salvatore

"So che hai conosciuto mio figlio Damon...ciao Caroline!"

"Salve Giuseppe, come sta?" saluta lei mentre con uno sguardo mi chiede indirettamente informazioni sul nostro colloquio

"Molto bene. E tu? Tua madre? Sai Elena, Liz Forbes è il Detective Boss del NYPD.."

"Tua madre è il capo della polizia?" chiedo a Caroline. Wow.

"Sì..non sono mica così plebea in fondo" mi fa l'occhiolino, amo il suo umorismo.

"Caroline Forbes, potresti essere chiunque ma non cambierà ciò che rappresenti per la mia famiglia" le fa Mr. Salvatore, facendola sorridere ed arrossire. C'è una bella alchimia e complicità.
Giuseppe si congeda da noi per degli affari, e Caroline non mi dà nemmeno il tempo di respirare. Le racconto il colloquio e secondo lei è un grande inizio, lo penso anche io, mi impegnerò al massimo..devo farcela. E' l'unica alternativa che ho. Se è dentro o fuori, io ho solo il dentro.                     

Per il resto della giornata Caroline mi porta in alcuni posti di New York, prendiamo uno di quei risciò gialli con la musica ad alto volume; mi racconta un po' di lei, dei suoi amici, nomina spesso Damon..è ovunque nella sua vita e nei suoi racconti, ma anche un certo Stefan che ho già intuito le piaccia..e anche tanto.

"Sai una cosa? Sono felice che tu entri in Casa Salvatore; hanno bisogno di persone normali come te. Vedrai cose e gente che nemmeno immagini, e preparati a feste di beneficienza, di affari e Grand Galà.. tutti in abiti eleganti, caviale, musica classica.."

"Cosa?"

"Beh si, ovviamente credo che tu parteciperai come membro dello staff..tipo cameriera, o catering, però ce ne saranno molte di queste feste..non sono così male, se non si presentano quegli stronzi degli amici di Damon.."

"Perché dici così? Stefan ho capito ti vada molto a genio"

"Stefan sì, sono gli altri il problema. Finn è odioso, si sente tanto un latin lover ma non lo è..per non parlare di Rebekah e Alice, pettegole e malefiche"

"Bene, me lo sono cercato bene l'ambiente in cui stare!" Non ci credo.

"Puoi dirlo forte, ma segui il mio consiglio: evita, indifferenza, e pazienza"

Meno male che ho lei.
Domani inizierò la mia "prova" a Casa Salvatore ma per questa notte mi ospiterà Caroline; sono stanca dal viaggio quindi mi metto subito a letto in modo da essere in forma per domani.. devo dare il meglio! La madre di Caroline non è in casa, ha il servizio notturno al commissariato per cui io e lei siamo sole. Caroline fa molte domande, e praticamente a tutte non posso rispendere..non per maleducazione, o mancanza di fiducia. Non posso. Sono a letto già da un po' mentre si sente la porta di casa emettere un forte tonfo. Caroline si sveglia di soprassalto e io con lei..chi diavolo è? Care si alza e aprendo la porta non avverto nessuna meraviglia o incredulità nella sua voce. Diavolo, sono le 2:33 di notte..almeno mostrati infastidita, io lo sono. Mi avvio verso l'ingresso della casa e vedo..oddio, Damon! Dire che è un semplicemente ubriaco sarebbe un eufemismo..è sbronzo al grado più avanzato; ha ancora in mano una bottiglia semivuota con un liquido ambrato all'interno..whisky? Brandy? Non essendo amante degli alcolici è difficile dirlo per me.

"Mm..bourbon, bellezza!" risponde alla mia domanda inespressa

"Già.." fa Caroline mentre cerca di sorreggere Damon con enorme sforzo

"Aspetta, ti aiuto"

"Mettiamolo sul divano"

Mi mette al lato opposto di Caroline per allacciarmi il braccio di Damon sulle spalle

"Se sapevo che sarebbe stato così facile fare una cosa a tre sarei corso ai ripari già da un po'!"

"Non faremo nessuna cosa a tre, Dam..e poi Elena potrebbe scandalizzarsi"

"Ehi!!"

"Dai scherzavo, anche se la faccia da santarellina ce l'hai un po'"

"ahhhhh, hahahah..forse qui Virginia preferisce le cose più eleganti. Che ne dici, menagè-a-trois può andare?"

"Molto raffinato, ti ringrazio"

"Quando vuoi, cara..sei divertente" mi dice con un sorrisetto sbronzo

"Se avete finito...basta che non vi immaginate nudi!"

"Certo, vederlo nudo come un verme è una delle mie fantasie ricorrenti" ok, forse questa è una semi-bugia

"Virginia, non dire cose che...mm, mi viene da vomitare"

"Dio Dam, non provarci nemmeno, non sul mio divano. Prendo un secchio" fa Caroline andando in cucina

Rimango sola con Damon e mentre lui è sdraiato supino con un braccio sugli occhi, faccio una specie di inventario: ha le scarpe slacciate, la t-shirt sporca di non so cosa, la bocca è chiusa ma ogni tanto espira da lì e..quei capelli misti fra gel e sudore che lo rendono bello, bellissimo, affascinante e maledettamente irresistibile. Cristo Elena, è il figlio del tuo capo il che lo rende anche il tuo capo, in un certo senso! Caroline torna con il secchio, fa tirare su a sedere Damon che in 6-7 secondi svuota anche l'anima

"E' disgustoso" mi ha sempre fatto impressione

"Mia madre lo dice sempre: ricordati quello che bevi e mangi perché lo vedrai ancora!"

"Tua madre mi è sempre piaciuta, anche se è una rompipalle"

"Qui l'unico rompipalle sei tu..comunque, stasera resti qua, come tutte le altre volte del resto. Elena, nel mobile dietro di te ci sono coperta e cuscino, prendili e daglieli"

Faccio come mi dice, il tempo di chiudere il mobile ed è sparita. Mi avvicino al divano dove Damon è steso quasi inerme e mi metto in ginocchio.

"Ehm.." tossisco come da richiamo, ma lui non mi sente "Damon, ehi..devi alzare la testa così posso metterti il cuscino"

Sembra ascoltarmi e fa come gli ho chiesto, con movimenti molto rallentati. Riesco mettergli il cuscino ma non a togliere la mano da sotto la testa; lui infatti abbassa subito il capo e la blocca. Cerco di tirarla fuori, ma lui non aiuta i miei movimenti..sono bloccata. Provo a fare leva poggiando l'altra mano sull'altro lato del cuscino e quando sto riuscendo a liberarmi Damon mi afferra entrambi i polsi e mi tira a sé. Finisco con il capo poggiato sotto il suo mento, ha la maglietta fradicia di sudore, è bollente..in tutti i sensi in cui può essere interpretata quest'espressione. Alzo lo sguardo e lo fisso: si è addormentato, il respiro è tranquillo e regolare..è andato; mi tirò su molto lentamente anche se credo che nemmeno la guerra dei mondi riuscirebbe a svegliarlo ora, e resto ad osservarlo per pochi secondi, poi vado in camera.
Dormo poco ma ormai non è più neanche una novità, mi perdo in troppi pensieri, in quelli sbagliati e vorrei farla finita in tutti i sensi..sono già spezzata, sono malata e inguaribile.

La mattina mi alzo presto e mi dirigo immediatamente a Casa Salvatore, non voglio far tardi il mio primo giorno; Olga mi spiega un po' tutto, a che ora si pranza, le variazioni alimentari della famiglia (Damon è intollerante al glutine) e le disposizioni della casa..poche cose da ricordare, ma dettagliate. Come mio primo compito, Olga mi affida le camere da letto, che sono al piano superiore, mentre quella di Mr. e Mrs. Salvatore sono al secondo; sono enormi, tutte pressoché uguali come arredamento e scopro che una di quella sarà la mia quando e se avrò il lavoro. Inizio a spolverare, lavare ogni bagno personale, rifare i letti e rassettare. L'ultima camera del primo piano in cui entro è quella di Damon, è facile da intuire sia la sua: letto a baldacchino, alcuni modellini di macchine e moto da collezione che ho già capito essere la sua passione e alcune foto poste sui davanzali dei cassettoni. Mi lascio vincere dalla curiosità e le guardo: c'è Damon da piccolo con la famiglia, e riconosco Caroline in alcune immagini, sono al mare, a sciare, in un locale con degli amici.. è vita.

"Curiosa eh?"

Mi volto impaurita come una ladra ficcanaso e trovo Damon poggiato sullo stipite della porta che mi guarda sorridendo

"Ehm...scusa io stavo solo..ehm...ok, si mi hai beccata, curiosavo. Mi dispiace"

"Non dispiacerti, io avrei fatto lo stesso se fossi stato da solo in camera tua, anche se ad un certo punto mi sarei buttato sull'intimo. A proposito, terzo cassetto..se ci tieni"

"Grazie ma sopravviverò. No, stavo solo guardando le foto; sono belle, siete una bella famiglia"

"Già, è vero. Non mi lamento. Lì eravamo a Miami" e lo dice con tanto orgoglio e sincerità "La tua famiglia, invece? Non penso tu sia figlia dello Spirito Santo.."

Ed ecco la domanda da un milione di dollari "Ho dei genitori anche io, pensa un po'.."

"E..?"

"E cosa?"

"Non dici nient'altro? Pensavo stessimo giocando..tu guardi le mie foto, e siccome io non ho le tue, me le descrivi.."

"Beh...non credo sia una buona idea"

"Andiamo su, che ti costa?"

"...Mio padre è morto due anni fa, e da allora mia madre non si è più ripresa e io sono andata via perché come puoi ben notare, sono qui" rispondo acida

"Oh. Mi dispiace..non dovevo insistere, hai ragione. Scusami, davvero."

"Non fa niente, scusa tu..divento nervosa quando mi si chiede di loro"

"Ok, non dirmi niente se non ti va. Lo capisco, dimmi qualsiasi cosa tu voglia. Sono un bravo ascoltatore dopo tutto" mi fa un sorriso timido, che ricambio.

"Ok"

"Facciamo un patto: quando tu mi dirai qualcosa di te, io farò lo stesso con te. Che te ne pare?"

"Tipo baratto?"

"Si esatto, ci scambiamo delle curiosità"

Non so perché, non chiedetemelo perché non ne ho idea ma ... "Ci sto"

"Abbiamo un patto?" mi fa allungando la mano

"Abbiamo un patto" gliela stringo

Dopo cinque giorni di avanti e indietro per tutta la casa, giardino compreso, ho preso un po' il ritmo; Olga è magnifica, mi aiuta e quando sbaglio porta pazienza e mi corregge, come una mamma. La casa è enorme e ci vuole molta manutenzione per renderla degna di ciò che rappresenta, in più questa sera verrà celebrato qui un party per l'inizio delle elezioni politiche in cui Mr. salvatore è candidato: diciamo che è propaganda travestita da festa. Sono invitate persone di grande importanza, Elizabeth Salvatore ha assunto un agenzia di catering per rendere il lavoro più agevole a me ed Olga, e le siamo grate. Sono molto autocritica, ma devo ammettere che mi sto impegnando e finora almeno da ciò che mi è apparso non ho sentito neanche una lamentela da parte dei coniugi, tantomeno da Damon. Io e lui andiamo d'accordo, lo vedo poco in realtà, ha sempre qualcosa da fare, tra amici e studio; eh si, Damon Salvatore studia..incredibile vero? Amante di macchine e moto, si sta specializzando in ingegneria meccanica e si sa, quando una cosa la fai con piacere riesce sempre meglio. Dal nostro patto finora ho scoperto che Stefan è il suo migliore amico, ama i cani anche se non ne ha mai avuti e che non indossa mai slip; le mie curiosità non sono andate sull'intimo, in nessun caso si voglia intendere la cosa, ho paura di qualsiasi pennuto (volatile e non), non so nuotare e, anche se Damon stentava a crederci e non so perché, ovviamente non sono vergine. Mi vede come una dodicenne, in pratica. Magnifico.                      

La serata è pronta e mentre si sistemano le ultime cose sotto i consigli di Mrs. Salvatore, io indosso la mia uniforme per questa sera: classico completo da cameriere-pinguino, tovagliolo sul braccio, papillon e capelli legati con un coda alta, anche se la frangia laterale l'ho tenuta davanti. Mentre passo da un tavolo all'altro, eseguendo le richieste degli ospiti vado a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Damon mi guarda

"Ehi tu"

"Ciao"

"Come va?"

"Bene e a te?"

"Bene, a parte la festa noiosa...lo sai che sei sporca di vino sulla camicia?"

"Oh.." Merda

"Dai vieni, so che Olga ha uno smacchiatore infallibile!"

Mi accompagna in cucina..in cucina?! Che diavolo..

"Coca-Cola? Sul serio Damon?"

"Donna di poca fede..lascia fare a me!"

Passa la bibita sulla macchia e nonostante il bagnato, la macchia va via. Lo guardo ammutolita e un po' imbarazzata, lui fa lo stesso ma ride.

"Allora..la tua mansione stasera sarebbe..?"

"Operatrice di sala"

Ci pensa un po' e poi mi fa "Cameriera..?"

Uffa. "Sarò a diposizione degli ospiti per offrire loro i giusti comfort alle loro richieste culinari ed extraculinari"

"Cameriera" se la ride

"Ok, beh si"

"Ehi, va benissimo..il bianco-nero ti dona anche, come i capelli legati"

"E' un complimento o solo un tentativo?"

"Attenta Virginia, non abbattere le mie doti seduttive"

Scoppio a ridere.

"Che c'è?"

"Seduttive? Questo sarebbe il tuo sedurre una ragazza? Ti facevo più in gamba"

"Beh, forse questo è solo un assaggio" e mentre lo dice mi sposta la frangia dagli occhi e io fisso i suoi che mi studiano, mi perdo.. "Visto? La cosa-con-gli-occhi funziona sempre" e mi aspettavo un tono divertito, umoristico quasi.. invece è serio, mi fissa le labbra e io le sue ma ho il presentimento sia un'altra tattica, eppure rimango lì inchiodata a lui. Sembra perso anche lui ma poi come d'improvviso distoglie lo sguardo da me scuotendo la testa.

"Damon!"

Ci voltiamo subito e a fissarci c'è un uomo anziano, sulla settantina direi.

"Nonno, ehi"

Oddio. E' il nonno, e ci ha visti..così. Va sempre meglio

"Volevo salutarti ma sei in compagnia" mi sorride e io a lui.

"Tranquillo. Lei è Elena, è in prova da noi ma sono sicuro che avrà il posto"

"Ciao Elena, Emilio Salvatore.. molto piacere"

"Salve, il piacere è tutto mio"

Sopraggiunge un silenzio imbarazzante e cerco di svignarmela appena possibile

"Beh, io torno di là..grazie Damon per la camicia. a dopo"

"Arrivederci Elena" sorrido di cortesia ad Emilio

"Ciao, a dopo" mi dice un Damon frastornato

La serata prosegue liscia e tranquilla, non ho visto Caroline ma devo darle ragione..gli amici di Damon sono stronzi. Tranne Stefan, ovviamente. Quella bionda di Rebekah è sempre attaccata a Damon e Finn mi lancia troppe occhiate che variano dalla lussuria al disprezzo. Mentre li guardo da lontano vedo Damon fissarmi e con una mano mi chiede di unirmi a loro; rifiuto e butto giù la scusa della stanchezza.
Dopo il termine della serata torno in camera e faccio la doccia per mettermi poi sotto le coperte.
Non il mio mondo questo, non mi appartiene, io non c'entro niente..eppure qualcosa mi spinge a restare, qualcosa di blu oceano.


Salve! Volevo chiedere scusa per non aver ringraziato chi ha recensito i capitoli scorsi! Grazie Grazie! Ci sono state molte visite e non me l'aspettavo. Ringrazio anche le 5 persona che seguono la storia, le 3 che l'hanno inserita nei preferiti e anche chi legge in silenzio. Grazie. Grazie. Spero di leggere vostre recensioni, e se avete dei consigli su trama e modo di scrittura, ditemi pure. A presto! Un bacio :**

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

E' passata ormai una settimana da quando la mia prova qui a Casa Salvatore è iniziata; anzi questa settimana è volata. Sono delle persone eccezionali, a modo, umili e gran lavoratori; Olga ormai è la mia mentore, ovunque mi giro lei è lì ad aiutarmi, a suggerirmi consigli, a farmi quasi da mamma..forse è questo il motivo per cui la ringrazio di più. Io una madre l'ho persa molto tempo fa, nel modo peggiore in cui si possa perdere..e no, non è la morte. Perché anche mio padre non c'è più, ma lui rimane ciò che era..il mio papà, lei non è più niente. Comunque, terminati questi sette giorni Mr. Salvatore mi ha informato che "ho adempito bene alle mie mansioni, con professionalità, rispetto e grande lavoro", per cui.....ho ottenuto il posto! Sono felicissima, è un grande passo verso la mia nuova vita, una chance che non sprecherò. In questi giorni nonostante la stanchezza a fine giornata sono uscita spesso con Caroline, anche perché è l'unica che conosco. Ci siamo divertite, siamo andate in qualche locale, abbiamo riso e scherzato, sono riuscita ad evitare le sue domande, e il fatto che sia molto egocentrica..ha aiutato. Damon lo vedo poco, ma abbiamo un buon rapporto; alle volte fa il malizioso ma neanche ci faccio più caso, voglio dire..si, è sexy, bello ed affascinate (e soprattutto lo sa!) ma la mia vergogna davanti i suoi occhi è un po' passata; non ho tempo per pensare agli uomini.
Mentre porto fuori la spazzatura, intravedo una sagoma dietro la siepe e, dopo aver gettato il sacco, mi avvicino; riconosco Emilio, il nonno di Damon, sta guardando in alto con aria pensierosa, quasi assente. Sentendo probabilmente i miei passi, si gira e mi vede sorridendomi

"Ciao Elena"

"Salve.."

Tentenno nel continuare una conversazione che sta sfociando nell'imbarazzo

"Signore, mi scusi ma è una serata abbastanza fredda, è buio..che fa qua fuori? Entri, stiamo per servire il dolce, Olga ha fatto la sua famosa torta di mele, e mi hanno detto che è fenomenale! Venga!"

"Sì, un momento..cioè...Elena?"

"Sì?"

"Vieni"

Stupita, sgrano gli occhi appena e dopo aver dato una sguardo indietro alla casa, mi convinco a seguirlo.
Mi conduce oltre le siepi di recinzione: si stende un lungo sentiero, con un tappeto di foglie secche fino ad arrivare ad una.."saletta"; è un piccolo cunicolo di erba con un grande ciliegio al centro, maestoso, ci sono due panchine di marmo, ed intorno a pieno di fiori..non sembra nemmeno Novembre.

"Wow"

"Ti piace? Questo era il posto che condividevo con mia moglie Clara; è qui che l'ho portata la sera in cui ci siamo fidanzati, qui quando le chiesi di sposarmi, e qui quando mi disse di aspettare nostro figlio, Giuseppe. C'è la nostra vita insieme qui. Solo Damon conosceva questo posto, finora"

Rimango in silenzio, ammiro di nuovo questo piccolo paradiso e mi decido a parlare

"Deve essere stata una grande donna.."

"Lo era, sì. Era brillante, divertente, bella senza saperlo..tu me la ricordi"

"Io, signore?"

"Sì. Tu sei qui da poco tempo, eppure hai fatto rifiorire elementi in quella casa che non vedevo da tempo. Vedo nei tuoi occhi tanta voglia di vivere, Elena..come la vedevo in Clara. Ci vedo anche tristezza, e so che solo una perdita può portare quella sensazione. Tu puoi capirmi, ecco perché ti ho portata qui. Avevo bisogno di parlare non chi mi conosce o con chi mi ascolta, ho bisogno di comprensione. Giuseppe quando morì sua madre non riuscì mai a tirar fuori il suo dolore, e Damon ed Elizabeth..beh, loro nella nostra vita ancora  non c'erano, non l'hanno nemmeno mai conosciuta"

"Come è morta?" Cerco di sviare il discorso su di me, sulla mia tristezza e le mie perdite.

"Tumore al seno, non preso in tempo"

Cazzo. Merda. Perché??

"Oh"

"Già. Mi manca, molto. Ogni secondo della mia vita ha un suo pensiero, il suo volto, la sua voce. Il modo in cui sorrideva. Auguro a Damon di innamorarsi così tanto, Giuseppe ha trovato la sua metà. Forse per mio nipote sarà più difficile...o magari no"

Mi guarda con un sorriso che mi fa capire...e non capire.

"Damon è Damon. Lo conosco poco, ma non mi sembra che gli manchino le donne intorno"

"Elena..a Damon manca l'amore. Ne ha un bisogno disperato, non lo ammette, ma è così"

"Mm, può darsi"

"Sa essere molto convincente"

"Sì, è vero." Mi scappa una risata, e alzando gli occhi su Emilio vedo un suo sorriso "fiducioso"

"Ehm, forse sarà meglio rientrare. Rischio di giocarmi il lavoro"

"Se ti licenziano, vieni a dirmelo! Li diseredo!" mi fa l'occhiolino.

Rientrando verso la casa, notiamo Damon che ci viene incontro con una espressione curiosa in viso

"Ehi, dove eravate?"

"Oh non mi sentivo molto bene, ma Elena mi è stata vicino e mi ha aiutato. E' stata molto carina"

"Oh, e stai bene ora nonno? Se ti vuoi stendere un po'.."

"Sto bene, ragazzo. Sto bene. Rientro, altrimenti la torta mi scappa"

Emilio va in casa, e Damon si avvicina

"Cosa aveva?" mi dice con preoccupazione

"Un giramento di testa, forse vertigini. Ma sta meglio. Probabilmente solo un abbassamento di pressione. Sta tranquillo"

"Ok. Tu stai bene?"

"Sì, certo..tu?"

"Sì. A proposito di vertigini..curiosità del giorno: io soffro di vertigini"

"Sul serio?"

"Eh già, e sai quando l'ho scoperto? Avevo dieci anni, ero al Luna Park e salimmo sul "bruco""

"E allora?"

"E allora?? Diavolo, quando entrò nella mela andai nel panico!"

Scoppio a ridere. Di gusto.

"Ehi smettila! Avanti, tocca a te. Qual è la tua curiosità quest'oggi?"

"Beh, di certo non che soffro di vertigini. Sai com'è, ho vent'anni"

"Ah ah ah..simpatica. Dai, su!"

"Ok. Ho ucciso il pesce rosso di una mia amica e le ho fatto credere sia stata lei. E tutt'ora la pensa così"

"Wow! Tu sì che sei una diavoletta!"

"Esilarante"

Ci guardiamo un secondo e poi cerco di approfondire su di lui, perché...perché mi va.

"Perché parli sempre di ciò di cui hai paura e che non ti piace? Non dici mai qualcosa ti piace"

"Beh, perché mi piacciono poco cose, ma di rilievo"

"Ad esempio?"

"Burro di arachidi, potrei morirci. Leggere. Andare a pesca con mio nonno. Tu"

"Cosa?"

"Te l'ho detto, burro di arachidi, la lettura..."

"Me. Hai detto che ti piaccio"

"Sì e quindi?"

"Niente" perché insisto? E perché sono rossa infuocata? No. No.

"Sei strana"

"Sì lo so. Senti, andiamo. Sono stanca e finisco di sistemare"

"Ok, BugiardaEAssassinaDiPesciRossi"

"Vuoi un pugno che ti faccia arrivare sulla Luna? Oh aspetta, avresti paura. Troppo alto."

Ride e poggiandomi una mano sulla base della schiena, mi accompagna.

 

Passano i giorni, il lavoro va bene, e con Damon siamo più uniti; è un po' che non lo vedo uscire  e mi domando perché. Non penso a casa, non come prima. Non sento la mancanza, sto bene dove sto. Anche se non pensarci, non vuol dire dimenticare...

Entro in casa dopo gli allenamenti con le cheerleaders, e dopo aver sbattuto la porta di casa, sento un botto. Pezzi che cadono. Mamma. Mi dirigo in cucina e la vedo china sulla ginocchia ai piedi del tavolo da pranzo, e la sua bottiglia di vodka lì..sempre maledettamente lì..in mille pezzi

"Mamma.."

Alza lo sguardo spaventata

"Ah..sei qui. Era ora"

"Che è successo?"

"Che ti sembra?"

Cerco di far finta di niente, per l'ennesima volta

"Ti aiuto"

"Hai fatto abbastanza, non credi?" Si alza e mi afferra per un braccio "Dov'è che sei stata? Ad un'altra delle tue festicciole da ubriaconi e prostitute? Giusto, tu non chiedi il permesso di poterci andare.."

Cerco di staccarmi, ma mi pianta le unghie nella pelle dell'avambraccio e il dolore si irradia

"No, ero agli allenamenti. Lo sai, vado sempre il giovedì"

"..Sì. Era tuo padre che non ricordava mai. Forse l'hai voluto punire"

"Cosa?"

"Dai, lo sai.."

"Non è stata colpa mia"

"Si, invece!!!!" mi dà uno schiaffo di rovescio. Forte. Doloroso. Umiliante. Il peggio è che non si limita a quello....

Scaccio questo ricordo dalla mia mente. Non è più la mia vita. Basta. Basta farmi prendere a pesci in faccia.
Olga mi ha chiesto di andare a fare la spesa; compro gli ingredienti della lista, e con l'autobus, torno a Casa Salvatore. Non appena metto piede all'interno, vedo tutta la famiglia Salvatore ed Olga compresa seduti sul divano. Tutti, tranne Damon. Lui è in piedi. Immobile. Ho paura.

"Ciao.."

"Elena.."

"Ho..Ho fatto la spesa. Che succede? Avete delle facce"

"Mio padre, Elena" parla Mr. Salvatore "è morto"

Boom. Mi cadono le buste per terra, ma a nessuno importa delle uova rotte. Chi cavolo se ne frega ora.

 

Due giorni dopo, il giorno del funerale.
Ci sono gli amici, compagni di affari, persone invitate solo per cortesia, e inevitabilmente anche la stampa, alla quale però non rilasciamo nulla. Io ed Olga abbiamo preparato qualcosa da mangiare; tra lo sconforto e il dolore sento parole di apprezzamento e stima nei confronti di Emilio Salvatore, e sono certa non siano frasi di circostanza. L'ho conosciuto in due occasioni, in una più che in un'altra e mi ha preso. Mi ha saputo leggere. Mentre poso sui tavoli dell'altro cibo, i miei occhi alzandosi cercano degli altri blu. Blu oceano, ma non li trovano. Cerco Damon tra la gente, in cucina, in camera sua, in tutte le stanze.. ma invano. Esco fuori in giardino e l'aria gelida di un Novembre newyorkese mi investe; continuo a cercarlo, ho bisogno di vederlo, di capire come sta. Sto per arrendermi, forse sarà uscito ma mi viene in mente un posto, un posto che nessuno conosce, suo e di suo nonno. Mi avvio dove Emilio mi portò quel giorno, in quella piccola grotta e facendo attenzione lo vedo. E' lì. Seduto sulla panchina, con i gomiti sulle ginocchia, mani intrecciate davanti e uno sguardo fisso. Damon. Mi avvicino e provando a non spaventarlo o sorprenderlo di soppiatto, parlo.

"Ehi.."

Si volta e mi guarda

"Che fai qui? Come fai a sapere.."

"Ti cercavo. Posso sedermi?"

Continua a fissarmi ma accenna un sì con il capo

"Ti cercavo" ripeto

"Come sai ti questo posto?"

"Mi ci ha portato tuo nonno, la sera in cui sparimmo per un po'"

"Davvero?"

"Sì" mi volto a guardarlo e finiamo occhi negli occhi

"Perché?"

"Diceva che potevo capirlo, che gli ricordavo tua nonna e che sapevo come si sentiva"

"E lo sapevi? Sul serio?"

"Sì, anche se riguardo la situazione più brutta di sempre"

"Era il nostro posto"

"Lo so. Forse sapeva che se ne stava andando. Voleva che lo condividessi con chi aveva capito lui"

"Tu mi capisci, Elena?"

"Ci posso provare, Damon. E non sono qui per dirti le frasi di sempre, quei luoghi comuni che si sentono anche nei film" mi si incrina la voce ma reggo il suo sguardo

"Non ti dirò che passerà, che il dolore andrà via, perché sarebbe una bugia. Non passa mai, Damon. Mai. Puoi sentirlo di meno, pensarlo di meno, ma lo vivi sempre in pieno. Ti mancherà ogni cosa di quella persona, anche le piccole e ti mangerai le mani per non aver dato la giusta importanza a quelle cose, per non avergli gridato il tuo bene quando potevi. Ma sai che c'è? Ti sente, anche adesso. Puoi dirglielo. Devi farlo. Non rimproverarti per non aver fatto in tempo a salutarlo, a dargli l'addio..perché lui se n'è andato solo in parte, Damon: questo luogo è la tua connessione con lui. Credici e stavolta, vivilo a 360 gradi"

Lui resta in silenzio a fissarmi, e io ho paura di aver innescato una bomba ad orologeria. Poi, finalmente, parla.

"Ti manca tuo padre?"

"Ogni giorno"

"Va meglio? Dopo..con il tempo"

"No Damon, è questo il punto. Non va meglio per niente, ma posso provare a stare meglio. Perché so che lui lo vorrebbe, che lo vuole. Come tuo nonno. Mi ha dato il compito di starti vicino, indirettamente ma l'ha fatto e io ho intenzione di farlo. Permettimi di starti vicino. Posso capirti, Damon"

Mi guarda, con gli occhi lucidissimi ma troppo orgogliosi. Si toglie la giacca, e me la posa sulle spalle tenendo il suo braccio ad incorniciarle. Mi attira a sé

"Sì"

"Sì cosa?"

"..ti permetto di starmi vicino perché Elena.., mi capisci"


Salve bella gente! Volevo scusarmi per il ritardo ma tanti studi e tanti imprevisti. Ringrazio da morire chi ha recensito i capitoli! Continuate a dirmi le vostre idee, senza scrupoli! Sono aumentate molto le visualizzazioni e ringrazio ancora. Ricordate, in base ai vostri pareri la storia continuerà o meno! Un bacio e a presto (Spero) :*****

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

"Dici sul serio?"

"Certo! Cosa credi.."

"Non so...dopo cosa hai fatto?"

"Beh ci siamo nascosti nell'armadio e abbiamo continuato"

Damon, sdraiato sul suo letto, fa un sorriso lascivo a me che sono seduta al suo fianco.

"Aspetta..avete fatto l'amore nell'armadio??"

Lui emette una lieve risata

"No Elena, non abbiamo fatto l'amore ma comunque sì, l'abbiamo fatto lì dentro"

"Mio Dio! Tu sei fuori!"

"Dai su, non fare la scandalizzata. Tocca a te! Il posto più strano dove l'hai fatto"

Premettiamo che io ho fatto sesso solo con Matt, e aggiungiamo anche che la fantasia non era il nostro forte, tantomeno per i luoghi.

"Ehm..beh.."

Si alza a sedere e si avvicina a me, mi squadra gli occhi

"Dai, che fine ha fatto la nostra amicizia, la sincerità, il nostro "possiamo capirci"?! Andiamo, non ti prendo in giro, lo giuro!"

"Aaaaahhhhh...ok"

Mi sorride, ma io un po' mi vergogno e non so il perché. Forse mi sento piccola, inesperta.

"Ok, io e il mio ex non l'abbiamo mai fatto in un altro posto che non sia il letto. Forse la nostra massima trasgressione è stata sul divano" sorrido imbarazzata.

Lui mi fissa, sbatte le palpebre e continua a guardarmi ed io inizio a sentirmi a disagio

"Damon?"

Niente, sembra pietrificato

"Damon? Ehi? Ci sei?"

"Si, scusa, io stavo solo.." rimane in silenzio altri tre secondi dopodiché..scoppia a ridere! Dovevo prevederlo.

"Smettila! Avevi promesso che non mi prendevi in giro!"

Lui continua a ridere, poi parla "Scusami è che stavo cercando di resistere ma non ce l'ho fatta!"

Io lo guardo imbronciata e lui dopo essersi sfogato mi fissa

"Fammi capire..ascensore, muro, bagno, lavatrice, pavimento, bancone di un bar..mai?!"

"Mai"

"Macchina?"

"No"

"Oh mio Dio, nemmeno in macchina"

"Dai su, solo nei film lo fanno sembrare comodo e romantico"

"Lo è se hai i sedili reclinabili" mi fa un sguardo malizioso

"La tua macchina non li ha reclinabili"

"No, hai ragione ma ehi..puoi stare sopra tu!"

"Smettila!"

So che scherza, in fondo resto sempre una cameriera, una di quelle con un pedigree troppo basso per lui. Non posso piacergli; cioè può trovarmi carina, ma non mi vede in quel modo. Sono una ragazza guardabile, so di piacere spesso ai ragazzi ma mi ritengo la classica "banale": i miei capelli sono di un castano banale, come anche gli occhi; ho un fisico asciutto, magro sì, ma non sensuale..e non indosso mai biancheria sexy, odio tanga e perizomi (segano da morire), il massimo che ho indossato è stato un reggiseno di pizzo rosso e nero per San valentino. Fate voi.

Damon si guarda l'orologio al polso ed emette uno sbuffo

"Mi dispiace, devo andare. Mi vedo con gli altri"

"Oh. Ok. Divertiti" mi sto per alzando dal letto quando lui mi blocca per un gomito

"Ti va di venire? Andiamo in un locale, si balla, si beve.."

"Non lo so.."

"Dai, quando è stata l'ultima volta che sei uscita a divertirti? Che ti costa..andiamo..!"

"Credi che vada bene?"

"Sì"

"Io, intendo"

"In che senso?"

"Niente..dammi dieci minuti"

"Ok"

Salgo in camera e mi metto a litigare con il mio armadio. Cerco di trovare qualcosa di carino, di adatto ad un locale; il meglio che riesco a tirare fuori sono un paio di skinny-jeans, un top argento con un cardigan nero sopra e stivaletti nero gessato. Per i capelli in dieci minuti posso fare poco, li lascio mossi selvaggi naturali (tanto il no-sense va ultimamente), metto un filo di eye-liner e mascara, prendo la borsa e scendo.

"Eccomi, scusa ci ho messo un po' di più"

"Tranquilla"

Damon mi aspetta ai piedi delle scale che portano al piano superiore. Mi guarda e sorride.

"Andiamo?" mi chiede

"Andiamo".

 

Arriviamo davanti un locale nella New York affollatissima; nonostante la lunga fila fuori il "The Club" (così si chiama il posto), Damon si fa notare da un buttafuori che apre un varco tra la folla facendoci passare. Certo, classico..figlio di un politico in periodo elettorale..prevedibile. Dentro c'è molta confusione, musica ad alto volume, luci a neon e cubiste. Damon mi fa cenno con la testa di seguirlo e così faccio; arriviamo davanti un gruppo di ragazzi che riconosco essere i suoi amici, alcuni li ricordo: Stefan, Rebekah, Finn.. . Stefan mi saluta, gli altri si limitano a squadrarmi.

La serata inizia con un doppio giro di shottini e io, con la sopportazione pari ad un dodicenne, ho già i giramenti di testa. Vedo Damon che mi si avvicina e data la confusione mi parla all'orecchio

"Come va?"

"Bene! Mi sto divertendo, davvero. Anche se credo dovrei finirla con l'alcol" faccio una risata un po' civettuola..come mi è uscita? Mi giro a guardarlo, però lui non guarda me ma alle mie spalle ed incuriosita mi volto: all'uscio del locale vedo Caroline che si guarda intorno fino a scorgerci. Mi giro verso Damon

"Che fa qui Caroline?"

"Beh, l'ho invitata io..era sola a casa e le ho detto di passare"

"Ma tu lo sai che lei non sopporta Rebekah e gli altri? Insomma, l'unico che le piace è Stefan!"

"Stefan le piace fin troppo. E poi la conosco, è brava ad ignorare chi non sopporta e poi ci sei tu. Siete amiche. Vi siete simpatiche"

"Sì, cioè.."

"Ciao!" eccola

"Ciao Care!" la salutiamo io e damon simultaneamente

"Come va?" le chiede

"Bene..uuuhh, shottini..posso?"

Sorrido "Accomodati"

Damon mi fa l'occhiolino come a dirmi "visto??"

Io lo guardo e scuoto la testa. Che tipo!
La serata prosegue bene; Finn rimorchia una tipa veramente poco elegante; io, Caroline e Stefan siamo presi in una conversazione, mentre Rebekah è letteralmente sopra Damon. Non so perché, non chiedetemelo ma vederli così mi innervosisce. Caroline sembra quasi notarlo

"Ehi ragazzi, andiamo a ballare?"

"Sìì" io e Stefan siamo entrambi d'accordo

Ci alziamo dalle nostre sedute per avvicinarci alla pista da ballo già gremita di gente. "Every teardrop is waterfall" dei Coldplay risuona chiara e travolgente tra le luci e il fumo atmosferico e inizio a sentirmi di nuovo me: la Elena di sempre, che ama divertirsi, che è libera e che forse in alcune circostanze può fingere di avere una vita perfetta. Stefan si ritrova in mezzo tra me e Caroline che ci divertiamo a farlo capitolare; tolgo il cardigan e lo butto sui nostri divanetti, ho molto caldo e comincio a sudare ma non mi importa. E' il sapore ed odore del divertimento. Saltiamo con le braccia in alto e lanciamo degli urli liberatori..oddio! Sto così bene! Caroline piano piano si avvicina a Stefan; è chiaro che entrambi si piacciono, iniziano a ballare, limitando gli strusciamenti ma se sono almeno un po' cinici, stasera saranno faville.  Li guardo con una leggera invidia..amavo essere innamorata, essere amata o sentire quel buco allo stomaco che non da pace. Sento improvvisamente delle presenze dietro di me e mi accorgo che gli altri ci hanno raggiunto: Rebekah è sempre una colla su Damon mentre Finn si fa la lavanda gastrica con quella..Dio, che orrore a vedersi. Cerco di non farci caso e continuo a ballare per conto mio; rubo qualche bicchierino di tequila qua e là..e sono brilla, alla grande!. Mi gira un po' la testa e alzando gli occhi vedo Damon che mi fissa; odio farmi vedere ubriaca per cui gli do le spalle e cerco di riprendere un minimo di lucidità, finché sento delle mani poggiarsi sui miei fianchi. E' lui. Accosta le labbra al mio orecchio

"Tutto bene?"

"Ehm..si"

"Sicura? Ti ho vista un attimo persa"

"No, cioè..sicura. Sto bene, sul serio"

"Ok"

Non molla la presa sulle mie anche e sarà l'alcol o la brezza di questa serata "normale", ma non voglio le tolga.

"Dov'è Rebekah?"

"Alla toilette. Forse ad incipriarsi il naso, non lo so. Non mi interessa. Non ora"

Mi volto a guardarlo con la fronte aggrottata dalla curiosità

"Prima sembravi molto preso però"

"Gelosa?"

"Di che? Non ho niente da invidiare a quella"

"No, hai ragione, ma forse qualche minuto fa sì"

Divento rossa.

"Ti sbagli"

"Mai" soffia ad un centimetro dalla mia bocca per poi allargare la sua in un gran sorriso

"Balli con me?"

"No"

"Su..guardami, sono solo soletto. Fai un'opera di bene"..sguardo languido. Non ci credo

"Ok"

Mi prende le braccia e le porta attorno al suo collo e dopo iniziamo a muoverci; è bravo. Mi fa volteggiare per la pista, mi fa divertire, ridere. Mi rende spensierata. Mi rende Elena. Dopo l'ennesima piroetta, finisco con la schiena al suo petto con un grave urto

"Sapevo che mi avresti detti di sì"

"Per il ballo?"

"Per il ballo e per questa sera"

"Arrogante"

"Avevi bisogno di svagarti, e io so fartelo fare. Vedi, tu mi capisci, stile psicologa, e io ti faccio divertire. Come i clown"

Scoppio a ridere.

"Fai delle similitudini davvero strane. Tu sei strano"

"A te piace che io lo sia"

"Che ne sai? Potrei mentirti.."

Mi fa voltare in modo da far incontrare i nostri occhi e io resto stupita nel vedere che è serio

"Lo vedo dai tuoi occhi"

Cerco di essere sarcastica, posso uscirne indenne solo così

"Forse, ma siamo al buio..potrebbero ingannarti"

Mi fa un sorrisino e scuote piano la testa. Non lo frego.

"Sapevo che saresti venuta, che saresti stata adatta, che andavi bene..tu vai bene sempre"

"Nemmeno mi conosci"

"So che sei bella in modo impossibile, da far male e bene, da far innamorare. Da far vivere e morire, e poi rinascere"

Credo che a morire sarò io. Fissa le mia labbra ed i miei occhi ad intermittenza. Deglutisce. Io come lui. Non va bene. Devo staccarmi. Devo. Dovrei. Non lo faccio..ma faccio di meglio. Sto al suo gioco.

"Damon.."

"Sì?"

Mi avvicino alle sue labbra e quando le sfioro cerco di riacquistare il buon senso

"C'è un ragazzo che continua a guardarmi, da un po', e vorrei andare a ballarci insieme. Ti dispiace?"

Lui sgrana gli occhi e mi attira di più a sé. Oh accidenti, sa il fatto suo.

"Perché? Ci sono io.."

"E quindi?"

"E quindi, sappiamo entrambi che nessuno ti sta guardando"

"Davvero?" ok, crede che nessuno possa notarmi

"Davvero. Non come lo faccio io"

"Giusto. Tutti lo fanno nel modo in cui tu guardi Rebekah"

"Non va a tuo favore questa cosa, sappilo. Gelosona.."

"Non sono gelosa"

"Come ti pare.."

"Vedremo se nessuno mi nota!"

Sorrido maliziosa e lui ricambia divertito; non mi lascia andare di botto, ma tira il mio top e quando l'elastico rimbalza sulla mia pelle, la scopre un po'

"Ma che diavolo..?"

Non capisco. Abbasso lo sguardo e vedo quello. No. Dio..no. alzo lo sguardo spaventata e smarrita su Damon e voltandomi mi dirigo verso l'uscita. Sento una mano che in corsa mi afferra il polso

"Elena! Aspetta!"

"Lasciami.."

"Che cosa hai fatto?"

"Niente, io..mi sono tagliata da piccola. Con una scheggia"

"Elena.."

"Damon, lasciami andare"

"No! Ok? Ascolta..se è stato qualcuno, se ti hanno fatto del male, devi dirlo"

"Damon.."

"Ascoltami, voglio solo aiutarti..io.."

"Vuoi aiutarmi? Portami a casa e non fare domande! Io non ho bisogno di essere capita! Voglio solo essere lasciata in pace! Non mi conosci, non sai niente di me"

"Stai bene?"

"Sì!"

"Mi basta. Ti porto via. Andiamo"


Il tragitto in macchina è silenzioso. Niente musica, solo il rumore delle ruote sull'asfalto e delle frecce. Damon parcheggia nel viale, sto per scendere quando parla

"Ascolta, non volevo farmi gli affari tuoi. E' solo che.." si passa una mano tra i capelli e mi guarda "vedere quei segni su di te mi ha fatto arrabbiare"

"Damon.."

"No Elena. Io lo so che non sono accidentali. Non voglio sapere le condizioni, le situazioni o i motivi. Ma devi dirlo"

Resto in silenzio, gli occhi iniziano a bruciarmi ma non piango più ormai. Non ci riesco.

"Ti lascerò stare. Per quanto mi senta spinto a voler capire la tua vita, i tuoi segreti e a farne parte..ti lascerò in pace. Però Elena, tenerlo dentro di te non lo rende cancellabile"

No, non lo sarebbe comunque.
Scende dall'auto e mi lascia lì, con le mie lacrime non versate, con tanti segni indelebili. Ed è incredibile come con queste parole Damon abbia capito già molto di me. Non può sapere di più, non deve sapere sapere di più. Nessuno. E' cosa mia.
Se per questa sera mi sono sentita libera e ancora me stessa..beh, è stata solo un'illusione. Io non ritornerò. Posso solo provare a sopravvivere, e Damon me lo lascia fare. Si allontana. Mi allontana. Mi lascia stare.

 


Ciao!!!!!!! Voglio ringraziare le 7 persone in più che seguono la storia, chi l'ha aggiunta tra le preferite e chi ha recensito! Grazie grazie! Fatemi sapere i vostri pareri. Grazie anche a chi legge in silenzio. Nel prossimo capitolo penso di voler inserire il POV di Damon. Che dite?? Detto questo, il capitolo non mi piace molto..ma è uscito così. Tanto altro ancora deve succedere. A presto :**

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Caro diario,
oggi è un anno senza papà. Un anno da quella maledetta notte. A casa qualcosa si è mosso. Tutto è cambiato, si è modificato, ma non va affatto bene. Cerco di stare fuori casa più tempo possibile, per non vederla; a pranzo mangio un panino veloce e a cena chiedo sempre a Matt o Bonnie di poter restare da loro. Non so nemmeno se lei mangia. Ma in realtà non mi interessa, non me ne frega nulla. O forse sì. Forse solo perché ho paura che quando le cose non vadano bene a lei, allora potrebbe esserci qualche ripercussione su di me. Lo so che dopo l'altro giorno non dovrei nemmeno essere qui, neanche avvicinarmi a lei. Però mi rendo conto che è l'unica famiglia che mi resta; so che anche lei sta soffrendo e molto probabilmente lo fa nel modo sbagliato, però non posso negare il suo dolore e la sua sofferenza. Farmi male probabilmente la aiuta, la scarica; darmi la colpa la rende meno fragile, la fa andare avanti con una sola conseguenza...spezza me.

Sono in cucina, davanti il lavabo, con le mani immerse nel detersivo; mi sono incantata a ripensare a degli episodi che speravo di poter cancellare. E' solo difficile. Sento dei passi che si avvicinano e mi risveglio dalla mia botta di assenza. E' Damon. Gli sorrido e lui fa un cenno di saluto; dall'episodio della discoteca non ci siamo più parlati, neanche il rituale delle nostre curiosità reciproche è proceduto, e un po' mi manca. Si avvicina al frigo e prende una bottiglietta d'acqua per poi richiuderlo e poggiarsi con la schiena. Cerco di non farci caso, ma sento il suo sguardo su di me, come se cercasse di leggermi

"Non vuoi proprio dire niente?"

Mi spaventa e mi stupisce con questa domanda

"Cosa dovrei dire?"

"Quello che vuoi" alza le spalle

"Beh non ho niente da dire" rispondo un po' acida e me ne pento

"Scusa"

"Per cosa? Esattamente"

"Per averti risposto così scorbutica, non volevo e ti chiedo scusa"

"Sì che volevi"

"Come?"

"Tu volevi rispondermi così scorbutica e acida, altrimenti non lo avresti fatto"

Rimango in silenzio, e non so che dire...no, lo so cosa dire

"Perché dici così? Non era mia intenzione, mi dispiace, sono stata maleducata. Qual è il tuo problema??"

"Il mio problema...il mio problema è che ho davanti una ragazza che ha dei segni sul corpo e che vuole stare in silenzio. Una ragazza che vive a casa mia ma ha trecento segreti"

"Hai finito?"

"No"

"Che cavolo te ne frega a te dei miei segreti? Io non chiedo i tuoi, e tu dovresti fare altrettanto"

"Non lo so che diamine me ne frega, ok? Però mi frega! Vuoi dirmi che è successo? A quel taglio?"

"Te l'ho già detto"

"Sì, ma è una bugia"

"No, non lo è"

"Sì, invece"

"No"

"Sì"

"Che ne sai?? Eri lì? No! Quindi smettila"

"Tu smettila! Tanto si saprà, prima o poi"

"Beh, si saprà quello che ti ho detto, quindi piantala"

Sospira, e poi ci guardiamo. Ho una ciocca di capelli tra le dita e l'attorciglio; lo faccio sempre quando mento. Accidenti a me!

"Ok, Elena. Come vuoi. Affari tuoi!"

Per un istante, solo per un istante, mi arrabbio; vorrei avesse insistito, forse sarei crollata, vorrei mi avesse guardata meglio e avesse intuito o capito o visto i miei segreti e le mie oscurità. Lui rinuncia.
Ok. Va bene. Va benissimo, anzi.

Passo la giornata a lavorare, e sono felice ci sia molto da fare in casa, posso così distrarmi.
A cena, mentre io ed Olga serviamo le pietanze, Mr. e Mrs. Salvatore fanno un annuncio

"Aspettate. Dunque, Olga sicuramente ne è già a conoscenza dopo tutti questi anno, ma tu Elena no, quindi vorrei fartelo sapere" dice Mrs. Salvatore

"Tra una settimana io e mio marito festeggeremo le nostre nozze d'argento e vorremmo organizzare un evento: faremo una cerimonia per ripetere le nostre promesse matrimoniali e dopo, ovviamente, ci sarà un ricevimento"

"Wow. E' magnifico. E immagino che vada organizzato tutto, in una settimana"

"Esatto. Ho intenzione di chiamare comunque un'agenzia di catering e di wedding planners, perché voglio che tu ed Olga siate tra gli invitati, e non nel personale organizzativo"

"Invitati?" Oh mio Dio.

"Sì, anzi anche di più. Voglio che mi facciate da sorta di damigelle. Mi accompagnerete all'altare. Sarà molto bello."

"Wow..cioè, io, wow.."

"Sei sorpresa?" ride

"Un po'. Ok, molto..insomma, è sicura che mi voglia come damigella? Forse ha qualche amica che può farlo meglio di me"

"No, vai bene tu, Elena. Vai benissimo, mettitelo in testa"

Sorrido di gratitudine, di orgoglio.

"Ok"

"Sarà magnifico"

"Sì"

"E per l'abito, ci ho già pensato. I vostri arriveranno in settimana"

Non posso crederci, sarà la damigella al matrimonio di uno degli uomini politici di New York.

 

Una settimana dopo..

Porca miseria. Non sembro nemmeno io. Sono..bella. Bella in modo diverso. Ho un vestito color rosa pallido, quasi pesca, con un corpetto a cuore con delle cuciture intrecciate, stretto sulla vita per poi finire morbido e leggero un po' più sopra delle ginocchia. Risalta molto la mia carnagione olivastra. Porto i capelli con delle leggerissime e morbide onde, per renderli romantici e giusti. Make-up leggero e che resti compatibile al colore dei miei occhi. Tacchi ai piedi. Niente gioielli, non ne sono amante; finirei per esagerare e diventare un albero di Natale.
(Vestito di Elena)
Do a me stessa un ultimo sguardo, e poi dirigo giù nell'ingresso di casa. Prendo la mia pochette, il cellulare, ed esco. La cerimonia si svolgerà nel giardino di Casa Salvatore; Damon e Giuseppe sono già alle loro postazioni con gli invitati, mentre io ed Olga siamo insieme ad Elizabeth. E' meravigliosa. Elegante.

"E' bellissima" le diciamo io ed Olga

"Grazie, anche voi lo siete"

"Grazie"

"Bene. Andiamo. Vado a sposare mio marito per la seconda volta"

Non sembra nervosa, ma sono sicura che un po' lo è.

Prendiamo i nostri bouquet e ci avviamo verso l'esterno. Sono un fascio di nervi, neanche fosse il mio di matrimonio. Parte in sottofondo dall'orchestra "Ave Maria" in versione Celine Dion, ed è poesia e magia. Io ed Olga ci presentiamo prima di Elizabeth e, appena mi immetto lungo il corso nuziale, non posso fare a meno di alzare gli occhi e guardarlo..
Dio, Damon..
E' bellissimo nel suo smoking, si trova alla sinistra di suo padre e mi guarda. Io lo guardo. Ci guardiamo per tutto il tempo della mia camminata; è un attimo ed un'eternità, contemporaneamente. Una contraddizione, una contrapposizione, un ossimoro; Damon è tutto questo.

Damon's POV

Vedo Elena che si incammina lungo il tappeto di petali, raggiungendo me e mio padre e il giudice di pace. Ci siamo guardati per tutto il tempo; negli ultimi giorni, invece, abbiamo a malapena parlato e quando lo abbiamo fatto, non è stato piacevole, il che è strano. Parlare con Elena  mi ha sempre tranquillizzato, tanto da cercarla spontaneamente per casa, tanto dall'essere deluso quando non la trovavo o era impegnata a fare ciò per cui è qui: lavorare. Eppure, dal primo giorno, non l'ho mai considerata un "dipendente di casa", è solo Elena. Ora la guardo e mi dico che sì, avevo proprio ragione. È bella, bellissima, che indossi una tuta o un vestito come questo, che sia disordinata ed impacciata o perfetta e professionale. Non sono riuscito a staccare il mio sguardo da lei, nonostante la nostra ultima conversazione, e mi ha sorpreso vederla decisa a ricambiarlo. Si posiziona nel lato opposto al mio, dietro di lei vedo Olga che indossa lo stesso vestito in versione "lunga", e poi arriva mamma. Abbiamo un rapporto speciale io e lei, fatto di tante parole e comprensioni. Non ve lo aspettavate eh? Damon Salvatore, un chiacchierone confidente. Beh , solo con mia madre. Anche se nelle ultime settimane, qualcun'altro stava abbattendo i miei muri. Mamma è bellissima e mio padre la guarda estasiato. E' questo l'amore? Uno sguardo, un sorriso che para de sé? Chissà. Non fraintendetemi; credo nell'amore, penso che esista quello vero ed eterno e perfetto, solo che non lo è per me.
Il giudice di pace inizia a recitare il solito discorso di prassi; non ho mai capito perché non arrivare diretti alle promesse. E' quello che sancisce l'unione. Bah. I miei si tengono per mano; tra gli invitati ci sono amici di famiglia, di sempre, qualche collega di mio padre, i miei amici con e famiglie. Ed Elena ed Olga. Olga è una seconda madre per me, non che la mia non ci sia stata, ma Olga è così; è questo per me. Elena non ha ancora un ruolo definito nel mio mondo; è un'amica? Una confidente? Una di famiglia? Non lo so. E dopo gli ultimi risvolti credo che lei non voglia nemmeno aiutarmi a capirlo. A capirla. Quei segni mi hanno innervosito; anzi no, mi hanno fatto proprio incazzare. Non sopporto le violenze sulle donne, lo trovo di una bassezza disumana. E' uno schifo. E vederlo sul corpo di una persona che, ruolo definito o meno, è nella mia vita..mi fa incazzare di brutto. Lei parla di un incidente casuale, ma andiamo..chi le crede? E' troppo definito per essere accidentale. E poi è molto enigmatica sulla sua famiglia; so solo che suo padre è morto e che questo l'ha distrutta, eppure sento che c'è dell'altro..e quei segni ne sono una dimostrazione.
La cerimonia va avanti, i miei genitori si scambiano promesse ed anelli e confermano il loro matrimonio; tenendosi per mano, percorrono a ritroso il viale nuziale ed io, preso da uno slancio di insolito coraggio e di lasciato orgoglio, allungo un braccio verso Elena. Lei mi guarda, e leggo un leggero accenno di sorriso sulle sue labbra, che Dio..devono essere magnifiche. Calmo Damon, devi stare calmo. Infondo lei ti odia adesso..più o meno, spero. Continua a fissarmi, ma poi la vedo convincersi; il suo braccio si intreccia al mio e, insieme, seguiamo la scia dei non-proprio novelli sposi.
Il ricevimento è in grande stile, tipico di mia madre; caviale, ostriche, champagne. E' l'unico alcolico che posso permettermi oggi, infondo è pur sempre il matrimonio de miei genitori. Sono con i miei amici e parliamo dei programmi per questo weekend; Stefan ci darà buca, non dà alcuna spiegazione, ma ho il forte presentimento che inizi con "C" e finisca con "Aroline". A proposito di.."C"..dovevo chiamarla; si è presa una brutta influenza ed oggi non è potuta essere qui; mi allontano per fare la telefonata quando vedo Elena che si incammina da sola verso la "grotta". La seguo, sono un coglione, un deficiente..ma la seguo. La osservo, è pensierosa, malinconica, anche se tra le sue curiosità svelate mi disse di amare i matrimoni. Muoio dalla voglia di parlarle, non sono uno di quei tipi da poesia che gli basta fissare una donna. No. Io ho bisogni di essere presente, di esserci con lei.

"Ehi.."

Si volta di scatto

"Ciao"

"Ti nascondi?"

"Sì, cioè..no. Uff, non lo so"

"Da me?"

"Cosa?"

"Ti nascondi da me?"

Ci pensa. Oh cazzo, ci pensa.

"No"

Sorrido e lei, inaspettatamente, ricambia imbarazzata.

"E allora da chi?"

"Nessuno. Non mi sento a mio agio con tutta quella gente altolocata, non è per me"

"Beh, sì, ti capisco. Dillo a me, che dovrei essere abituato e invece più va avanti e più me ne disgusto"

"Tu non hai avuto scelta"

"Avrei voluto. Forse ce l'ho avuta, ma mi sono mancate le palle per prendere la mia occasione"

Mi fissa, e mi sento esposto. Come mi è uscita questa confessione?

"Ti penti?"

"Di non aver colto l'attimo?"

"Sì"

Ci penso; penso alla mia vita, a come sarebbe potuta andare, poi guardo lei.

"No, non mi pento. Perché se avessi fatto altre scelte non avrei affianco le persone che ho ora"

"Hai detto una cosa bellissima"

"E' quello che penso, davvero"

Rimaniamo in silenzio. Lei si siede sulla panchina ed inizia a martoriarsi le mani e le unghie. Dopo lente osservazioni, ho capito che fa così deve dirmi qualcosa.

"Senti Damon.."

"Dimmi" mi siedo affianco a lei

"Mi dispiace per tutto; per le mie risposte, i miei segreti e.."

"Elena, perché sei qui?"

"Qui?"

"Sì, qui a casa mia. Perché te ne sei andata? Perché non fai mai una telefonata a casa per far sapere che stai bene?"

Sta zitta.

"Elena, ok..posso sorvolare su quei segni, se vuoi, ma qualcosa devi dirmi. Perché c'è qualcosa che non va, lo vedo dal tuo sguardo. Voglio aiutarti, e a volte anche solo parlarne è di conforto"

"Scusa, io..non..non ce la faccio"

"Ehi" le accarezzo i capelli e lei pianta quegl'occhi nei miei

"Va bene, ce la farai. Io non mollo. Capito?"

Annuisce e poi, cazzo, mi sorprende ancora. Ma come fa?

"Hai bisogno che io stia bene?"

Ne ho bisogno?..Sì, diamine.

"Sì"

"Perché?"

"Non lo so"

"Qualcosa dovrai sapere"

"So che voglio conoscerti, che voglio capirti, consolarti, farti ridere.." sto per crollare..mai, mai in vita mia!

"Come un amico?"

"Ehm.."

Ci guardiamo, lei si inumidisce le labbra, e niente. Sono partito. La bacio. Non è un bacio passionale, nemmeno intenso, abbiamo condiviso poco per essere così vicini. Eppure è coinvolgente, bellissimo, è puro, fiducioso. E'..spaventoso. Elena afferra le mie mani sul suo viso, geme e sentendo questo suono, mi allontano da lei. Siamo comunque a pochi millimetri. Apro gli occhi e trovo i suoi, lucidi di..desiderio? Forse sono lo specchio dei miei.

"Damon.."

"Sì?"

La stringo ancora, e le sue mani non si sono mosse dalle mie

"Elena..ehm, sì..ehm, come un amico"

Alza un sopracciglio. "Sicuro?"

No! "Sì"

"Bene" fissa le mie labbra, poi gli occhi

"Bene" seguo i suoi movimenti

Ancora in silenzio, ancora un niente a dividerci. Credo stia per piangere, ma non lo fa; mi sto per alzare dalla panchina, ma lei mi riporta seduto a fissarla ancora

"Sono scappata da mia madre. Mi picchiava, forte; ha tentato di uccidermi..e non ce l'ho fatta più" singhiozza

Cazzo. Merda. Cazzo. La madre.   
Ero preparato a delle possibili violenze, ma non famigliari, tantomeno tentati omicidi. Non piange, è impassibile..ma non mi ferma. La abbraccio e lei incastra il viso nel mio collo

"Andrà tutto bene. Te lo prometto"

Mi stringe anche lei. Voglio distrarla.

"Sai cucire i bottoni ai vestiti?"

Alza lo sguardo con le sopracciglia aggrottate

"Si perché?"

"Ne ho bisogno. Non volevo chiederlo ad Olga. Ho provato a farlo da solo, ma i mie pantaloni stanno diventando uno scolapasta"

Ride di gusto, e poggia la fronte sul mio petto mentre continua a ridere. Io lo faccio insieme a lei, con il mento sulla sua testa.

"Ok, ci penso io"

"Ti adoro e ti venero"

Ci alziamo, mi prende per mano

"Ricambi?"

"Cosa?"

"Il favore. Ci penso io ai tuoi pantaloni. Ci pensi tu a me?"

Sorrido. "Ovvio"

"Grazie, Damon"

"Prego, Virginia"

 


Ciao! Ringrazio chi ha ricordato, chi ha preferito, chi ha recensito o semplicemente chi ha letto la storia! Grazie! Fatemi sapere che ne pensate! Alla prossima :***QQQQqqqfbbbd

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Damon's POV

Sono seduto per terra con le gambe aperte e in mezzo Elena appoggiata con la schiena al mio petto. Siamo nella "nostra" grotta e  mentre le accarezzo i capelli lisciando di più se possibile quelle ciocche castane in modo da rassicurarla, lei mi racconta la sua vita negli ultimi due anni. Parla solo lei già da un'ora buona e non perché sia tipo da lunghe chiacchierate, non è quel genere di persona che parla più di quanto io possa ascoltare; non ho detto niente perché non saprei neanche cosa dirle; qual è la cosa giusta da dire? La frase adatta? La giusta comprensione? Non posso capirla in questo caso, in questa circostanza posso solo starle accanto e dimostrale che ci sono per lei. Quando parla non versa nemmeno una lacrima, neanche uno singhiozzo lascia andare, sembra quasi insensibile all'accaduto, ma giurerei che è uno scudo. So bene come funziona. Lo faccio da tutta una vita.

"Mamma è sempre stata buona, sai? Non mi ha mai fatto pensare di non meritare qualcosa di bello nella vita. Certo, con papà era diverso: io e lui avevamo un rapporto particolare, simbiotico. Da quando è morto, una parte di me se n'è andata per sempre..è non ritornerà"

Sospiro, sono senza parole.

"Non l'hai più sentita da quando sei partita? Non so, una chiamata.."

"No, mai. E sai una cosa? Non poteva andare meglio e essere altrimenti. Perché dovrei volerla sentire? Mi accusa di aver ucciso mio padre, Damon! E' stata la violenza più potente di tutte, più di schiaffi, pugni e calci. Tanto da arrivare a convincermi che è stata colpa mia, non sarei dovuta uscire, non dovevo disobbedire e per i miei capricci, mio padre ci ha rimesso la vita"

Ok, ora mi sto incazzando. E di brutto.

"Ehi!" la giro con forza verso di me

"Non azzardarti mai più a dirlo, o a pensarlo. Non è stata colpa tua! Non hai meritato niente di quello che ti ha fatto, capito? Al solo pensiero delle sue mani su di te, impazzisco. Giuro che se lo dici ancora, te la vedrai con me..e non sarò carino. Chiaro? Basta. Ti prego, Elena"

Lei mi fissa e fa un debole sorriso

"Hai fatto bene ad andar via. Non ti farà più niente. Te l'ho promesso, giusto? Ci penso io a te"

Mi prende la mano ed intrecciamo le nostre dita. Sento una strana pressione sul petto, come una morsa. Curioso, no? L'ho baciata, e diavolo se non lo rifarei anche ora.

"Non piango da allora" dice

"Oh"

"Già" ride nervosa

"Non ci riesco. Io ci provo, sul serio..ma niente. Zero"

"Aspetta..sono due anni che non piangi? E' triste per una ragazza"

Mi colpisce sul petto e sorride.
Cielo, che sorriso che ha! Illumina tutto intorno a lei.

"Lo vedi? Sei più bella quando sorridi"

"Dimmi un cosa..funziona ancora questa tattica del sorriso?"

"Quasi sempre"

"Beh, mi deludi, Damon"

"Ne ho altre"

"Ah sì? Tipo?" dice prendendomi in giro

"Tipo questa" le metto una mano sulla guancia e le accarezzo lo zigomo con il pollice

"Hai gli occhi tristi" faccio con gli occhi misti da cucciolo e da latin lover

Lei mi fissa "E funziona?"

"Cazzo, se funziona!"

"Con tutto quello che mi è successo, ho scoperto anche io una grande tattica"

"Mmm..sarebbe?"

"Fare la vittima"

"Non sei il tipo da farti compatire"

"No, infatti non mi riesce mai"

Le sorrido.

"Damon?"

"Sì?"

"Grazie"

"Per cosa?"

"Per tutto"

"Odio quando mi rispondi per tutto. Sii più precisa. E smettila di ringraziarmi. Anzi, grazie a te; ora so che devo usare altre tattiche per portarti a letto. Buono a sapersi" scherzo...forse.

"Cretino"

"Dai, andiamo. Tu devi lavorare ed io uscire"

Ci alziamo e ci incamminiamo verso la casa.

 

Elena's POV

E' la Vigilia di Natale a Casa Salvatore. Cioè, è la Vigilia di Natale ovunque, ma qui è una vera festa. Mi aspettavo un grande ricevimento, e invece è una cosa intima: siamo solo noi, senza nessun'altro. E' bellissimo. E' quasi...famiglia. Per me, che il Natale non lo festeggio da un po', è un'altra occasione per ricominciare e per esprimere finalmente quel desiderio che non era più sembrato possibile: essere felice. C'è chi desidera soldi, macchine, amore, sesso, successo. Io voglio solo la felicità, perché solo chi ha vissuto l'Inferno può volere un pizzico di Paradiso in un Purgatorio globale.
La casa è addobbata fino all'inverosimile; un albero di Natale completa il tutto: è gigantesco. Ci sono ghirlande, agrifogli e vischio. Sapete..quello per i baci. Come me e Damon un paio di settimane fa; lui mi ha baciata e a me è sembrato di volare; è stato bello ed intenso, puro. Non en abbiamo più parlato e forse è meglio così; in realtà la tattica della vittima credo l'abbia colpito, anche se lui nega.
Non essendo ancora eccellente nella cucina, ho lasciato ad Olga il compito della cena e del pranzo di Natale; io mi sono occupata del servizio-tavola e degli addobbi. Guardo con orgoglio il mio lavoro e ne sono soddisfatta. Sento un mano poggiarsi sulla mia spalla e, voltandomi, vedo dietro di me Mr. Salvatore, o forse dovrei dire Giuseppe..ormai.

"Salve"

"Ciao" mi sorride

"Olga dice che è quasi pronto"

"Bene. Hai fatto un lavoro straordinario, Elena. Davvero, complimenti. Elizabeth ne è già entusiasta"

"Ne sono davvero felice", ma veramente tanto

"Anch'io. Te lo meriti. Va a prepararti. Siamo una grande famiglia e oggi lo dimostreremo. Fatti bella, anche se già lo sei, ragazza!" mi colpisce sulle spalle, come un papà.

"Vai, forza!"

Rido con trasporto. E' la persona più simile ad un padre che ho dagli ultimi due anni. E' imbarazzante, no? Un po', forse. Umiliante. Decido di mettermi un vestito che comprai per il primo Natale senza papà, ma per dei..motivi non lo festeggiammo. E' rosso, il colore natalizio per eccellenza. I capelli sono un disastro, scelgo di tirarli su con uno chignon un po' disordinato, con qualche ciocca cadente ad incorniciarmi il viso e la mia frangia laterale aiuta il mio outfit. Una volta finito, scendo giù in sala pranzo, e sono tutti lì: Giuseppe ed Elizabeth, Olga e Damon. Quest'ultimo appena mi vede, sorride e mi viene incontro

"Ciao"

"Ciao"

"Come sei carina"

Arrossisco. Ma perché non la smette?

"Grazie"

"Prego" ride

"Anche tu stai bene. Mi fa stranissimo vederti con un maglione"

"Non dirlo a me. Ma mai madre ha insistito. Almeno l'ho convinta ad indossarlo blu e non rosso"

"Giusto. Hai tagliato i capelli?"

Se li tocca imbarazzato "Sì, un po'"

"Stanno bene"

Mi sorride e ci guardiamo.

"Ragazzi, dai..venite! E' pronto"

"Oh, certo"

Ci sediamo e dopo aver augurato una buona cena...pancia mia, fatti capanna! Olga è stata eccezionale, una cosa magnifica. La amo. Tra risate e scherzi, si avvicina la mezzanotte e Giuseppe va a prendere lo champagne per festeggiare. Scatta l'ultimo secondo di questa Vigilia, ed è Natale: tutti si fanno gli auguri, si abbracciano, sorridono e a me sembra surreale. Non sembra nemmeno la mia vita, se me l'avessero detto qualche mese fa, non ci avrei mai creduto. Giuseppe ed Elizabeth mi augurano un buon Natale, come anche Olga; Damon mi si avvicina, mi prende in braccio alzandomi da terra

"Buon Natale, Virginia"

"Grazie, anche a te..rompipalle"

"A te piace che io sia un rompipalle"

"Scemo"

Mi adagia al suolo e mi guarda.

"Senti, che ne dici di andare via da questi matti?"

"Damon!"

"Cosa?" ride

"Sono la tua famiglia ed è Natale"

"Primo: sono anche la tua di famiglia. Secondo: avremo anche tutto domani per festeggiare. Ti prego!" fa quegli occhi da cucciolo...Dio!

"Ok"

"Grande!"

"Dove andiamo?"

"Non lo so, non era organizzato. E' stata una decisione di petto"

"Ah, beh, allora...sono in buone mani"

"Abbi fede, donna!"

Ci spostiamo in camera di Damon

"Sul serio? Mi hai portato via da lì, con tutto quel cibo per venire in camera tua?"

"Ehi! Giù c'è il cibo. Qui..." tira fuori da un cassetto della biancheria una bottiglia di bourbon, mi sembra "io ho da bere"

"Ok, mi hai convinto"

"Dunque..." si siede sul letto e io con lui mentre ci alterniamo la bottiglia

"Che facciamo?" chiedo

"Allora, stavo pensando oggi che potremo cambiare. Scambiamoci dei segreti"

"Segreti?"

"Sì, cose che nessuno sa"

"Io già te l'ho detto"

"Di che parli?"

"Il mio pianto bloccato"

"Ma non vale! Dimmene un altro"

"Perché?"

"Andiamo. Poi io ricambio"

"Come sei pesante. Dovevi fare l'avvocato. Sei bravo a cambiare la carte in tavola"

"Sì, lo so. E non cambiare discorso. Spara"

"Ok..mmm, la prima volta con Matt non mi è piaciuta. Ma lui crede di sì"

"Nel senso che hai finto di aver avuto un org-"

"Stop! Sì, ma non dirlo"

"Perché? E' una cosa naturale"

"Ok, sì ma evita di dirlo. Ecco un mio segreto. Tocca a te"

"Va bene. La mia prima volta è stata con una prostituta"

"Scherzi, vero?"

Ride "Sì"

"Damon!"

"Ok! Mi dispiace. Eccone uno vero: piango se vedo i filmini di quando ero piccolo. Ecco perché non voglio mai vederli"

"Ma è dolcissimo"

"Beh, sì..non molto tipico di me. Tu. Un altro"

"Non ho un sopracciglio. E' trucco"

"Come fai a non averlo?"

"Ero piccola, me lo sono tagliata con una lametta e non è più ricresciuto"

"Posso vedere senza trucco?"

"No!"

"Dai!"

"No! Tocca a te"

"Mi fingevo malato per non andare a scuola"

"L'hanno fatto tutti. Un altro"

"Che palle! Non ti bacio dal matrimonio dei miei"

Rimango di sasso e mi imbarazzo. Sarò rossa come un peperone.

"Non è segreto, ma un dato di fatto"

"Il segreto..è che vorrei tanto rifarlo"

Muta. Immobile. Lo guardo. Mi guarda. Intensamente. Oh mio Dio. Si fa più vicino. E' a pochi millimetri dalle mi labbra e dal mio viso, forse vuole aspettare, vedere se io possa rifiutarlo. Ma c'è un problema più grande: io non voglio. Né rifiutarlo, né aspettare. Azzero le distanze e le mie labbra sono sulle sue. Damon mi posa una mano su una guancia, poi so stacca. E sono delusa.

"Dici che basta?" mi chiede

"No"

Lui continua a fissarmi ed io prendo coraggio

"Tanto ci si innamora sempre delle persone sbagliate"

Lo bacio. Forte. Con passione.
Lui approfondisce il nostro incontro e le lingue si intrecciano; gli afferro il maglione, mentre lui mi stringe la nuca. E' un bacio bellissimo, meglio del primo. Sento le sue mani salire fino ai miei capelli e togliere le forcine che li mantengono, facendoli sciogliere e cadere in onde disordinate sulle spalle ed oltre. Lui immerge le dita tra le mie ciocche e mi fa sdraiare; mi sale sopra per metà. Una mano scende sul mio fianco e io gli stringo le mani al collo. Ma qualcosa cambia; si stacca.

"Scusa"

"Come?"

"Scusa. Forse ho esagerato. Mi dispiace"

Mi alzo con il busto.

"Damon....sì, forse abbiamo esagerato. Ma non sono pentita"

"Nemmeno io"

"Insomma, possiamo andarci piano. Tu mi piaci"

"Anche tu mi piaci, tanto"

"Damon?"

"Dimmi"

"Io non sono come le altre"

"Lo so" mi accarezza

"Nel senso, non sono altolocata, o elegante o sexy. Sono una semplice cameriera, con tanti problemi. Tanti davvero"

"Sono quelli a renderti affascinante" ride

"Non scherzare"

"E chi lo fa? Sono serio. Che ne dici di una cena, uno di questi giorni? Uhm? Io e te?"

Lo guardo in silenzio "Ok"

"Bene"

"Già"

"Elena?"

"Uhm?"

"Credi sia possibile eccitarsi per un bacio?"

"Damon! E che cavolo!"

Ride a crepapelle tanto da sdraiarsi sul letto. Scoppio a ridere anch'io

"Sai, in questo momento, vedendoti, sento gonfiarmi il cuore" mi dice

Damon...anche a me. Ma per metà. Il resto è un grande senso di colpa. Perché i miei segreti non sono finiti. Il mio grande, il più grave, il mio spaventoso...te lo sto nascondendo.

 


Grazie a tutti! Ci sentiamo alle recensioni :**

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Damon's POV

E' notte fonda, o almeno così credo. Sono sveglio ormai già da un po', mi rigiro nel letto senza trovare una posizione comoda. Sento caldo, poi freddo. Ma che succede? Guardo l'ora sul mio cellulare; fantastico..le 3:00. Decido di alzarmi, tanto stare a  letto così non ha senso. Mi innervosisco e basta. Scendo giù per le scale e noto che la luce della cucina è accesa, ma solo quella sotto le credenze...è molto fioca. Mi avvicino e noto Elena di spalle alla porta, poggiata al lavandino; cerco di non farmi notare, ammirando le sue lunghe gambe scoperte dai pantaloncini, le sue spalle mostrate dalla canottiera e quei calzini doppi arrotolati leggermente sopra le caviglie che la rendono sexy e semplice. Sto per avvicinarmi, ma mi accorgo che in mano ha una specie di pasticca, una compressa; la mette in bocca e manda giù con un bicchiere d'acqua. Si volta e mi vede

"Dio, Damon! Mi hai spaventata.."

"Scusami. Non volevo. Stai male?"

"Cosa?"

"Stai male? Ho visto che stavi prendendo qualcosa...e spero non sia droga" la schernisco un po'.
So che non ne sarebbe grado.

"No, non è droga..e sto bene"

"Cos'era quella cosa allora?"

"Sei curioso..?"

"Affascinato"

Fa una risata di impazienza.
So che divento esasperante, e  mi piace esserlo con lei. Ma voglio sapere davvero se sta bene o no. Forse soffre di attacchi di panico, con tutto quello che le è capitato, e ha bisogno di calmanti.

"Ho soltanto preso la pillola anticoncezionale. Mi stavo dimenticando oggi"

Faccio un sorriso malizioso e, lentamente mi avvicino, intrappolandola fra me e il lavandino

"E c'è il rischio di cosa?"

"Di nulla, perché non succederà niente"

"Ma davvero?"

"Sì"

"Non mi sembri convinta"

"Beh ,peggio per te perché lo sono molto, invece"

"Mmh-mmh"

Mi fa sorridere quando cerca di autoconvincersi di qualcosa che, sanno anche i muri, accadrà.

"Damon.." ora sorride anche lei

"Si?"

"Sei in piedi perché..?"

"Ti stai lamentando?"

"Chiedevo"

"Chiedimelo più tardi.."

La bacio, e ve lo giuro, volevo essere gentile e dimostrarle che non voglio solo portarmela a letto, ma...andiamo! E' praticamente nuda, qui davanti a me..e io sono un uomo, che la sua frustrazione deve pur sfogare in qualche modo.
Mi stacco dopo un po', la afferro sotto il sedere e la faccio poggiare sul davanzale del lavabo, cercando di non farle sbattere la testa sulla credenza; le accarezzo le gambe mentre le sue mani sono tra i miei capelli e ci guardiamo

"Te l'ha mai detto nessuno che ti dona lo stile casual-notturno?"

Ride "No"

"Bene, sappi che è così.."

Torno a farla mia, baciandole il collo, mentre le mie mani si avventurano sotto la sua canottiera e la stringono forte. La sua pelle è velluta, liscia e morbida

"Dio, quanto sei bella.."

"Anche tu" riesce a dire tra un gemito e l'altro

Torno a baciarla e sto per slacciarle l'elastico dei pantaloncini quando...sentiamo dei passi.
Ci blocchiamo, staccandoci. Lei scende dal davanzale in fretta e, involontariamente, sfiora me che non mi sono ancora allontanato a sufficienza

"Cristo, Elena" sussurro al suo orecchio

La vedo arrossire, un attimo prima che la luce della cucina si accenda del tutto. Mia madre compare sulla porta

"Ragazzi, ma che fate svegli a quest'ora? Sono quasi le 3:30.." dice con la voce assonnata

"Ehm, noi..." comincia Elena, ma accorro in suo aiuto

"Io avevo sete, ed Elena ha preso una medicina per un mal di testa. Tutto ok, mamma"

"Ah ok. Ho sentito dei rumori e pensavo chissà cosa. Tornate a letto, è notte fonda. Riposate, specialmente tu Elena"

"Sì, signora. Vado subito"

"Ok" ci sorride prima di dileguarsi "Buonanotte"

"'Notte" diciamo all'unisono

Quando sparisce dalla nostra visuale, ero già pronto per il proseguimento...ma non lei.

"Damon, non guardarmi così, tanto non attacca. E poi abbiamo tutto domani...andiamo a cena, no?"

"Oh sì..e domani non mi scappi"

"Sai che il secondo bacio sarebbe dovuto accadere domani?"

"Troppo precipitoso?"

Annuisce

"Più dolce e paziente?"

Annuisce ancora

"Mi vuoi morto?"

Mi sorride e capisco..che mi sta prendendo in giro

"Avrò anche poca esperienza, ma non sono una novellina"

"Non voglio saperlo"

"Peggio per te, ho un gran repertorio. E Matt lo sa"

"Fila a letto, di corsa..prima che io mi dia da fare e Matt abbia bisogno di un momento di vergogna con faccia la muro"

"Come vuoi. A domani. Buonanotte"

"Ciao, Virginia"

Matt...Matt...Matt?? Solo il nome fa pena....

 

Il giorno dopo..

Sono quasi le 7 e inizio a sentirmi nervoso. Io, che non lo sono mai stato. Che diavolo, Dam, riprenditi! E' solo una ragazza. Bellissima..vabbè, come tante. Dolce...come molte. Interessante e unica...come mai. Ok, lo ammetto: mi spaventa non piacerle; insomma, sono un coglione e lei sembra invece riporre tanta fiducia in me ed io non voglio deluderla. Ne ha avuta fin troppa di delusone nella sua vita di recente, voglio essere la sua eccezione..il punto è che non so se ne sono in grado, non so se manterrò il controllo. So che ha bisogno di affetto e conforto, ma non sono sicuro di riuscire a restare con i piedi a terra  mentre glielo do. Il che è patetico per uno come me, che delle donne non ha mai avuto paura o si sentiva messo sotto pressione; e non sto dicendo che lei lo faccia deliberatamente..solo che quando mi guarda con quegli occhi e sorride, leggo dentro tanta speranza...posso esserlo? Posso essere un motivo di speranza per lei? Non ho una risposta...so solo che...che lo vorrei tanto. Ma davvero tanto, Elena.
Mentre sono assorto tra i miei pensieri il mio telefono prende a squillare; spero non sia l'ennesima chiamata di Rebekah. E' tutto oggi che mi chiama, e non ho risposto nemmeno una volta; il messaggio che mi ha mandato è stato sufficiente; sì, è una bella ragazza, ci siamo frequentati per un po' ma è stato tanto tempo fa...cosa voglia ora da me non lo so. Cioè, lo so..ma non voglio. Ho altro per la testa. Tiro fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei miei jeans e scopro essere Caroline l'interlocutore. Sorrido.

"Ehi, Care!"

"Ehi, chi non muore si rivede...o si sente..vabbè è uguale! Che fai?"

"Niente di che..tu? Ripresa dall'influenza?"

"Oh sì. Che rabbia che non sono potuta venire al matrimonio dei tuoi. Immagino sia stato un bel giorno"

"Sì, ma mi consoci. Troppe smancerie, non fa per me"

"Oh smettila! Sai essere dolce e affettuoso..quando vuoi"

"Lo sono solo con te, Forbes"

"Lo so!" la sento ridere "E siccome io sono così fortunata da avere questo trattamento speciale, che ne dici se stasera vieni da me e ci spariamo un film con popcorn? Uhm?"

"Primo: ripeti un'altra volta la frase sparare un film e giuro che sarò io a sparare a te. Secondo: i film che scegli tu fanno pietà, e lo sai. Terzo: non posso stasera"

"A me i miei film piacciono, e la mia opinione come padrona di casa vale doppio e per la regola della maggioranza in democrazia, vinco io. E aspetta..non puoi? Che significa che non puoi?"

"Fammi pensare...che non posso?"

"Ok, ma perché?"

"Ho un impegno, Care"

"Ah sì?"

"Sì"

"Come si chiama?"

"Chi?

"L'impegno.." dice con voce da 007. Eccola in azione.

"Che domanda è?"

"Dai, Dam..ti conosco troppo bene. Chi è la fortunata?"

"Sei molto superficiale quando dici fortunata"

"Beh, che tu ci creda o no..lo è. E non cambiare direzione. Come si chiama? La conosco? E' carina?"

"Whoo, whoo! Vacci piano"

"Non farti pregare!"

Va bene, tanto l'avrebbe saputo comunque. Le donne fra loro, si sa, parlano molto. Specie se sono amiche.

"..Elena"

"Ma chi? La figlia del vostro ex-commercialista! Damon, avrà 15 anni.."

"Sei matta? Elena Gilbert"

"Ah ok. Aspetta......Elena, Elena?!? Quell'Elena??"

"Gilbert, te l'ho già detto"

"Oh mio Dio! Dam, è magnifico!"

"Dici?"

"Sì, certo! Hai messo la testa apposto, Salvatore?"

"Chissà.."

"Ti piace?"

"Care, non ci uscirei altrimenti, ti pare?"

"Non hai capito, amico: ti piace davvero..davvero?"

Caroline, perché devi analizzare ogni mia singola emozione!
Che le dico? Che non ne ho idea? Che ho paura?

"Non lo so..sono preso, questo sì"

"Wow"

"Cosa?"

"Ti piace davvero-davvero. Non pensavo avrei mai visto questo giorno"

"Caroline, non ne sono innamorato. E ora devo andare"

"Non lo sei ancora. E mi raccomando, vestiti carino"

"Ciao, Care! A mai più!"

La sento ridere. Mi sta prendendo in giro. Ride di me. Bell'amica.

"Ciao! E buona serata..e salutami Elena"

 

Elena's POV

Lo sapevo! Lo sapevo! Sono un caso patologico, disumano. Mi ero anche detta "su Elena, preparati un po' in anticipo, così non farai tardi" ...e invece, eccomi qui. Una pazza che corre per tutta la camera e che è già in ritardo di 10 minuti. Neanche con impegno faccio le cose nel modo giusto. Cerco di infilarmi l'ultimo stivaletto con il tacco nel piede destro mentre con l'altra gamba saltello per arrivare al bagno. Avete presente Anne Hathaway in "Il diavolo veste Prada" che si prepara per andare a lavoro? Un'esaurita? Bene, sono io in questo momento. Finisco di pettinarmi i capelli, e li acconcio in una treccia laterale. Indosso la mia giacca di pelle, e sono pronta. Scendo giù come un fulmine, e uscendo dalla casa vedo Damon, magnifico, che mi aspetta poggiato alla sua Camaro. Mi guarda e batte due dita sul polso fingendo ci sia un orologio. Scuoto la testa, divertita

"Ricordi quando ti dissi "mi piaci perché sei diversa dalle altre"? Beh, smentisco tutto. Quindici minuti di ritardo.." mi dice con un sorriso sulle labbra

"Sai, una donna non è mai in ritardo. Sono gli altri che sono in anticipo" sorrido anche io

"Bella questa, chi te l'ha detta? Mia madre?"

"Ah, Ah"

"Dai, forza.." mi apre lo sportello della macchina per farmi entrare

"Grazie"

"Prego"

In macchina scelgo io la musica, e lui non si lamenta. Non sono così male in fatto di musica.
Entrati al ristornate, mi accorgo che non potrei permettermi nemmeno l'acqua minerale qua dentro. Damon saluta qualche cameriere, deve essere un cliente abituale. E' qui che avrà portato..tutte? Cerco di non pensarci, o già abbastanza complessi di inferiorità per conto mio. Ci sediamo, e Damon ordina da bere. Un buon vino rosso ci sta. Devo calmarmi un po'.

"Stai bene, vestita così. Il casual ti valorizza di più"

"Grazie"

"Anche se stai bene con quegli abitini da confetto"

"Grazie"

"Dirai solo questo per tutta la serata?"

"No, certo che no" sorrido e alzo lo sguardo su di lui, che mi fissa

"Allora, prima non ho obbiettato sulle tue scelte musicali..che, devo ammetterlo, mi hanno colpito. Snow Patrol..mica male!" mi fa l'occhiolino

"Beh sono un po' fissata con loro, ma vario nella musica"

"Tipo?"

"Pop"

"Guarda che Avril Lavigne non è pop"

"E chi ha detto che ascolto Avril Lavigne. Che mi dici dei Coldplay? Radiohead? Parachutes?"

Lui mi fissa e ogni tanto sbarra gli occhi

"Mio Dio..ascolto la stessa musica di Elena Gilbert"

"E' un insulto?"

"No, assolutamente"

Rido, e lui con me.
Ordiniamo il resto della cena e parliamo, parliamo tanto. Damon avrà i suoi difetti, come me, come tutti..ma sa farti divertire e sentire a tuo agio. Mi racconta un po' di sé, della sua amicizia con Stefan, di quanto abbia sempre visto poco il padre per il lavoro e di come quest'ultimo sia comunque stato affianco alla famiglia e al figlio.

"Sai, la prima volta che sono entrata dentro casa tua e vi ho conosciuto, ho pensato che eravate la famiglia perfetta. Una di quelle che usano come foto per vendere le cornici"

"Non siamo perfetti, ma sono felice di loro. E sono felice che anche tu ne faccia parte. Come Olga, d'altronde"

Ci sorridiamo e nel frattempo arriva la sua panna cotta. E mi viene in mente una cosa.

"La mia amica Bonnie, che avevo a Mystic Falls, mi disse una volta che quando un uomo è disposto a dividere il dolce con te..allora è quello giusto e ne vale la pena"

"Davvero?"

"Mmh-mmh"

"Peccato che non lo saprai mai.."

Gli lancio uno sguardo di avvertimento e lui ride..ride!

"Che stronzo.."

"Mi spiace, ma la panna cotta è la mia morte"

"Puoi ben dirlo"

Si diverte a stuzzicarmi, con quel suo sorriso perfetto.

"E non posso nemmeno fartela pagare, mettendo la mia parte del conto..perché non posso permettermi nulla qui. Quindi ti risparmierò la scenetta del "dai, ti prego..metà a testa""

"Ne sono molto compiaciuto"

Gli rifilo l'ennesimo sguardo

"Ok, facciamo così.." prende l'ultimo pezzo di dessert e allunga il cucchiaino verso la mia bocca "L'ultimo è il tuo"

"Ma grazie!"

"Prendere o lasciare, piccola"

Mi faccio reggere, lo so..ma poi la mia golosità vince. Metto in bocca quella piccola porzione e ne assaporo il gusto. E' squisita.

"Com'è?"

"Buona"

"Fammi provare"

E senza che me ne accorga, mi mette una mano dietro la nuca e fa toccare..ma che dico, aprire, allargare le nostre labbra in un bacio che di dolce ha davvero poco. Sento il suo sapore misto alla panna cotta, e ne sono inebriata. Molto lentamente rallentiamo i nostri movimenti, i baci diventano più brevi e casti finché ci separiamo. Ci guardiamo, con le labbra ancora che si sfiorano

"Avevi ragione..era meglio ordinarne anche un'altra, e assaporarla con lo stesso metodo"

Scoppiamo a ridere, vicini..molto vicini.

"Che ne dici di andare?

"Ok"

Ci alziamo, metto il giacchetto e ci avviciniamo alla cassa. Il mio cellulare inizia a squillare

"Scusa, ero convinta di averlo spento"

"Tranquilla, mentre pago, rispondi"

Lo ringrazio e tiro fuori il telefono dalla borsa. Guardo lo schermo e..buio.

Mi sta chiamando. Che vuole? Mi sta chiamando. Che diavolo vuole?
Oddio....è lei. Che vuole?!

Damon si gira

"Ecco fatto, allora chi è?"

Lo sento lontano.

"Elena? Elena che hai? Sei pallida. Ehi! Elena?"

Oddio. Damon..

"Elena?" mi scuote

Damon..

"Mi senti? Ehi?"

"Damon.." mi risveglio

"Sì, sono io" mi accarezza i capelli

"Ehi, Elena.."

Non riesco nemmeno a guardarlo...
Scappo fuori. Sta piovendo. Non mi interessa. Continuo a correre, poi sento la sua voce

"Elena! Elena!"

Non so cosa mi porta a farlo, ma mi fermo. Lo sento raggiungermi, e mi si mette di fronte.

"Ehi, ma che è successo?"

Lo guardo stizzita

"Eh? Chi era al telefono?"

Respiro. Respiro. Uno. Un altro.

"Mia madre.."

Sbarra gli occhi e mi squadra. Rimane in silenzio anche lui. Sotto la pioggia che bagna noi e New York.

"Vieni, ripariamoci"

Mi prende per mano, finiamo sotto una tettoia di un negozio. La luce a neon mi acceca un po'. Damon mi mette con le spalle verso la serranda e mi stringe con le braccia al collo. Piano. E' delicato.

"Va tutto bene"

"Che vuole? Non capisco! Non voglio parlarle! Non voglio niente da lei! Oddio, Damon...è finita, vero? Quella calma che avevo acquistato nella mia vita. E' impossibile averla!"

"No, no. Ehi, guardami. No. Va tutto bene. Stavolta sei tu a decidere. Tu conduci. Non vuoi parlarle, non la vuoi nella tua vita. E non l'avrai. E' comprensibile, ok? E' tutto apposto"

Lo fisso.

"Che vuole da me? Che diavolo vuole ora?"

"Non lo so. Ma ti prometto che non ti farà del male, capito? Sono qui"

"Damon.." lo abbraccio.
Gli stringo la schiena, mentre anche lui mi tiene stretta e mi accarezza i capelli. Tiene le labbra sulla mia fronte.

"Sono qui, Elena. Sono qui."

Non lasciarmi, Damon..

 

Damon's POV

"Sono qui"

Mio Dio. Voglio essere la sua eccezione. Voglio essere il suo porto sicuro. Voglio essere suo.




Ciao!!! Volevo chiedere scusa per il ritardo ma avevo il computer in riparazione! Dunque, grazie a chi ha recensito! Grazie grazie!!!!!!!!!!!!!!! E a chiunque a modo suo a dato vigore e rilievo alla storia! Vi aspetto alle recensioni, belle o brutte che siano :)

 



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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Elena's POV

Non piango. Sono bloccata. Tremo e basta, così tanto che ho paura di poter cadere o di potermi spezzare..ma due braccia non me lo permettono. Damon mi tiene ancora stretta, è dolce, rassicurante ma anche sicura e imponente. Mi continua a sussurrare che andrà tutto bene, che lui non permetterà che mi accada niente che non voglia, che non ho motivo di vergogna o umiliazione. Voglio sia qui a rassicurarmi, voglio che sia il mio appiglio. Ma non voglio che venga coinvolto; deve star fuori da questa parte della mia vita, ed anche da un'altra. Eppure non mi sono mai sentita così sicura, protetta e rassicurata. Necessito di questi approcci; Damon allenta la presa su di me e mi guarda

"Ehi.." fa un sorriso tenue e dolce

"Ehi"

"Come va?"

"Così.."

La pioggia continua a cadere, lui mi sposta una ciocca dei capelli per portarla dietro l'orecchio

"Andiamo in macchina? Ti va?"

Annuisco, non riesco molto a parlare in questo momento.
Mi prende per mano e, correndo sotto l'acqua, entriamo in macchina. Metto la cinta, mentre Damon mette in moto, accende il riscaldamento dentro il veicolo e lo stereo. Parte una canzone melodica..bella..giusta...

"When you lose your way and the fight is gone,
(Quando perdi la tua via e la battaglia è finita,)
Your heart starts to break
(Il tuo cuore inizia a rompersi)                                            
And you need someone around now.
(E tu hai bisogno di qualcuno intorno adesso)
Just close your eyes while I put my arms above you,
(Chiudi semplicemente i tuoi occhi mentre poso le mie braccia su di te)
And make you unbreakable.
(E ti rendo indistruttibile)
She stands in the rain, just to hide it all.
(Lei sta sotto la pioggia, solo per nascondere tutto)
If you ever turn around,
(Se mai ti volterai)
I won't let you fall down now.
(Ora io non ti lascerò cadere)
I swear I'll find your smile,
(Giuro che troverò il tuo sorriso)
And put my arms above you,
(E poserò le mie braccia su di te)
And make you unbreakable!"
(E ti renderò indistruttibile)

Mi rilasso un po', forse grazie alla canzone e forse grazie al riscaldamento, e ringrazio Damon per non parlare. Non saprei cosa dire, e credo nemmeno lui. In fondo non è una situazione in cui puoi dire di esserci già passato; sono incasinata..tanto, ma ho paura che di questo passo lui possa diventare il mio guaio più grande. Guaio in senso positivo però..
Appoggio la testa sul finestrino e il corpo sul sedile, rilassandolo. Ho in mano ancora il mio cellulare che, dopo quell'unica chiamata, ho spento; vedo Damon che con la coda dell'occhio mi osserva. Vuole sapere se sto bene? Non posso dubitarne dopo ciò che ha fatto per me; un'altra persona sarebbe già scappata..ma non lui. E Dio solo sa quanto gli sia debitrice, quanto gli sono grata e quanto non lo dimenticherò; ciò non significa che lui debba esserci necessariamente. Merita una vita nel mondo in cui è cresciuto; una vita che i miei problemi non possono dargli. E se anche ho bisogno di lui, come più volte detto, penso che sia giusto tenerlo lontano abbastanza da non rendermi dipendente, da riuscire ad imboccare la strada del ritorno.
Arriviamo a casa, scendo dall'auto come anche lui, che mi prende per mano, ed entriamo. Ho capito l'antifona: vuole portarmi fino in camera, per assicurarsi che non dia di matto; se mi crede pazza, forse è anche meglio. La porta della mia stanza è di fronte a me. Mi volto e lo guardo

"Beh.."

"Eccoci"

"Mi dispiace, Damon"

Mi fissa come fossi un alieno

"Per cosa?"

"Per la serata"

"E' stata una bella serata"

"Beh, non alla fine..insomma, io.."

"Elena" mi interrompe "è stata una bella serata"

Lo so. In questi casi, come nelle tante commedie americane viste in tv, la ragazza dovrebbe essere colpita, addolcita dalla sua frase, dalla sua negazione, perché in fondo sta cercando di non fartelo pesare..No. Non è così. Io non sono così. Il fatto che lui continui a fare finta di nulla, come se io non fossi shockata da quello che è successo e come se non lo fosse anche lui..che lui neghi una cosa così evidente ancora fra noi, mi innervosisce

"Perché dici così?" suono acida

"Cosa dovrei dire?"

"Non lo so. Niente. Tutto. Ma di certo non dovresti fingere che vada tutto bene"

"Elena, dico sul serio..sono stato bene. E' una bella serata. E' tutto apposto"

"No, Damon. Non è tutto apposto. Io non sono apposto"

"Ok, senti è stato indubbiamente strano e confuso, ma mi sono divertito"

"Ti sei divertito?? Ti diverte vedere le mie reazioni da shock mentre lo schifo della mia vita torna a galla?!"

"Non ho detto questo..e se è questo che hai capito, non intendevo questo"

"Che intendevi allora?"

Lui sbuffa e si mette una mano fra i capelli

"Sto cercando solo di farti star meglio, di non farti pensare a cosa è successo stasera"

"Fingendo che non sia accaduto però.."

"Che devo fare? Che vuoi che faccia?"

Allarga le braccia, esasperato. Dio, sono una scema, una cretina; vuole che stia bene..io invece...

"Lasciami in pace"

"Che vuol dire?"

"Esattamente quello che ho detto"

"Non puoi chiedermelo"

"Non te lo sto chiedendo"

"Allora non puoi pretenderlo! Che fai? Ti sfoghi con me, mi dici che fra noi c'è comprensione e chimica, esci con me, mi chiedi di non abbandonarti..e poi? Vuoi essere lasciata in pace?! Che diavolo ti prende? Hai una qualche strana forma di bipolarismo?"

"No, ho solo capito che non ti voglio così nella mia vita"

"Così come? Elena, siamo usciti una volta"

"Si ma è bastata"

"Bastata a cosa??"

Boh. Sì, Elena. No. No. No. Forse..

"A nulla"

"Mettere dei muri non ti aiuta. Io non mi arrendo. Vuoi che siamo amici? Bene. Ma questo non vuol dire che eviterò te e il bagaglio che porti"

"Non capisci! Non ti voglio! Non voglio che tu abbia a che fare con me! Voglio che tu ti faccia i dannatissimi cavoli tuoi! Non ho bisogno di indifferenza, non voglio.."

"Cosa?"

"TE!..non così"

Damon mi guarda con gli occhi sbarrati. Io riprendo a respirare senza essermi resa conto di aver smesso.

"Perché? Un'ora fa non la pensavi così"

"Perché...perché non meriti di essere investito da me"
Ed è la verità più grande che avrei mai potuto dirgli.

"Tu invece meriti di essere sola in questo?"

"Non lo so..so solo che non è affar tuo. Io non sono affar tuo"

Sta zitto e poi con una frase dura, se ne va

"Hai ragione. Non lo sei per niente"

 

Damon's POV

Donne. Dannate donne. Vogliono essere capite, consolate, felici, ma malinconiche e melodrammatiche; e per una volta che cerco di non fare casini e comportarmi bene..è un fiasco. Faccio ancora peggio, ma stavolta sono da capo a dodici perché non so nemmeno perché abbia reagito così. E parlo della Gilbert. Che diavolo...volevo solo vederla sorridere, almeno un po', provare a darle venti secondi di spensieratezza. Ma no! Bisogna sempre complicarsi la situazione.
Lo ammetto: sono rimasto un po' impressionato. Ho capito che Elena racchiude molti lati bui, insicurezze e paure, timori che la rendono fragile. La madre le ha causato problemi sul fronte emotivo e fisico..ma non non voglio che lei veda in tutti lo specchio di questa donna. Ha ragione, non è affar mio, non è un mio problema, non è una mia responsabilità, né lei, né tantomeno i suoi drammi.
Però, cazzo, mi importa. Mi basta sapere che sta bene, che non è sola. No, rettifico..voglio che non sia sola con me. Perché se torna a casa sua, ci sarà altra gente che le potrebbe star vicino e io voglio esserci. Non credo di riuscire a vederla mentre qualcun'altro la tiene in piedi.
Ormai ci sono dentro. Troppo per fregarmene. Troppo per far finta che Elena Gilbert non sia entrata nella mia vita come un uragano in una giornata di sole.
Ma non ve l'ho detto? A me piacciono la pioggia e il vento.

Passo una notte insonne, credendo che molto probabilmente anche lei sia stata nelle mie condizioni. Forse per motivi un po' diversi. Più volte sono stato tentato di mandarle un messaggio e scriverle solo se stava bene, se aveva bisogno di qualcosa..di me, magari. E' strano, no? Cerchi da tutta una vita di non vivere troppe emozioni con le persone, di conoscerle per un minuto e poi..via, ognuno per la sua strada. Poi però incroci quelle che ti fregano al primo sguardo, al primo tocco, al primo udito. Elena Gilbert è una di queste persone, e sapevo che sarebbe stata la mia fine. In qualunque modo la vogliate intendere.
Mi alzo. Sono le nove del mattino e decido che la mia giornata può anche iniziare. Passo davanti la camera di Elena; è chiusa. Forse dorme ancora, forse è già a lavoro. Scendo in cucina e saluto Olga. Mio padre è a Washington DC per uno dei suoi tanti impegni lavorativi e mia madre lo segue quasi sempre..quando può.

"Buongiorno Olga"

"Buongiorno Damon. Che faccia! Dormito male?" mi riempie una tazza di caffè nero, come piace a me

"Già..nottataccia"

"Ho notato che ieri tu ed Elena siete usciti. Siete andati a divertirvi? Con i tuoi amici? Notte brava?"

"Una cosa del genere"

"Immaginavo. Elena però è più in forma di te. E' uscita presto stamattina"

Mi fermo. "E' uscita?"

"Sì, mi ha detto che aveva da fare delle cose"

"Cose?"

"Sì. Di famiglia"

Oh merda. Non dirmelo. Non l'ha fatto.

Corro di sopra, entro in camera sua; niente di anormale. Apro l'armadio e noto che qualche stampella è vuota. Ma è un dettaglio a farmi capire: il suo borsone non c'è.
Cazzo.
E' andata a casa sua. E' andata a Mystic Falls.

Scendo giù, e cerco di non allarmare Olga.

"Ehi..ehm, io esco. Ho sentito Elena, ha detto che non torna. Dorme da Caroline stasera. Non aspettarmi sveglia"

"Come sempre. Mi raccomando, Damon"

"Tranquilla. Ciao"

"Ciaooo"

Prendo le chiavi della macchina, salgo e metto in moto. Mi aspetta un lungo viaggio. VIRGINIA.. da entrambe le direzioni.

 

Elena's POV

Casa mia. Mystic Falls.
Sono passati dei mesi ormai. Tutto è uguale e diverso. Io mi sento diversa, ma sono uguale. Mi ero giurata che non avrei mai più messo piede qui, e invece...eccomi. La regina delle contraddizioni. Come con Damon. Ma tanto...una in più, una in meno. Sono qui perché mia madre mi ha chiamato, mi ha lasciato un messaggio dove mi diceva che dovevamo risolvere una questione, per papà. E' stata quest'ultima parola a convincermi. Mio padre è la mia unica debolezza, l'unica per cui farei pazzie. Ma d'altronde tornare è da pazzi, giusto?
Il viaggio in autobus mi ha distrutta, ma fortunatamente la fermata non è distante da casa mia. Scendo con il borsone in spalla, e in lontananza già la vedo. Riconosco la nostra macchina, il nostro giardino, il nostro portico. Noi: i tre moschettieri. I tre che..si sono uccisi l'uno con l'altro.
Una volta arrivata davanti la recensione, mi faccio coraggio e busso. Ciò che è sicuro è che non entrerò con le mie chiavi, e che di sicuro non dormirò qui. Ho preso una stanza per una notte in un motel qua vicino. Niente di eccezionale, certo..ma non è che cerchi un hotel a 5 stelle. Tutto, ma non rimarrò lì.
La porta si apre e appare un bambino. Forse ho sbagliato casa. Mi guardo bene intorno. No, è la mia. Il piccolo mi guarda, avrà 6-7 anni, all'incirca.

"Ciao"

Non mi risponde. Iniziamo bene.

"Vivi qui?"

Annuisce.

"Sei solo in casa?"

Scuote il capo. Loquace.

"Ehm..io sono Elena. Tu come ti chiami?"

"Connor"

Oh mio Dio..parla!

"Piacere, Connor. Ascoltami chi c'è in casa?"

"Mi-Mi-Miranda" fatica a pronunciare il suo nome.

"Oh. Ehm..io la conosco. Posso entrare?"

"Non faccio entrare chi non conosco"

"No, no, certo.."

"Connor! Chi è alla porta?"

Oddio. Le mie mani iniziano a sudare. Che cazzo ci faccio qui? Va via, Elena! ORA!
Mi volto per andarmene ma poi..

"Chi...E-Elena?"

Respira. Espira. Ripeti.
Ancora. Ancora.

Mi giro e incrocio i suoi occhi. Gli occhi di una donna. Mia madre.

"Elena.."

"Uhm..ciao" dico fredda come il ghiaccio

"Tu...tu sei-sei venuta"

"Già.."

Connor ci guarda.

"Possiamo farla entrare?"

Mia madre esce dallo stato di trance in cui era entrata

"Certo. Sì, sì..entra, Elena. Connor vai di sopra a giocare"

Il bambino mi guarda

"Ciao Connor"

"Ciao"

Cadiamo in un silenzio che per lei sarà imbarazzante..per me è nauseante. Anche solo vederla. Alzo lo sguardo e vedo che mi osserva.

"Vieni, sediamoci"

Mi accomodo sulla sedia di fronte a lei. A separarci, solo il tavolo.

"Hai conosciuto Connor"

"Già"

"E' una della cose da dirti..insieme a questi" tira fuori delle carte. Documenti. Non so.

Neanche un "come stai". Sempre meglio.

"Dimmi"

"Sto con un altro uomo. Connor è suo figlio. Un brav'uomo, sai? Mi vuole bene, si prende cura di me.."

"Ok..e?"

"E abbiamo deciso di sposarci il prossimo mese"

Boom.

"Congratulazioni"

"Ho bisogno di te. Per un favore"

Lei chiede un favore a me?? Dio..

"Cosa?"

"Sai che tuo padre aveva comprato questa casa, e l'avevamo ristrutturata e tutto..ma ci sono stati dei danni ultimamente.." sì, per colpa tua "e vorrei fare qualche lavoro"

"E che c'entro io?"

"Beh, io non ho i fondi per farlo..ma Sam, il mio compagno, sì. Ma per usarli dobbiamo cambiare l'intestatario della casa. Serve la firma dei residenti, e manchi solo tu e stavo pensando che.."

"Aspetta"

Ora mi incazzo. Tutto ma non questo.

"Mi stai chiedendo di vendere e dare ad uomo la casa di papà, per cui si è spaccato la schiena, per viverci con la tua famigliola felice?"

"Elena.."

"No. No. Questa casa è l'unica cosa che mi resta di papà. E la odio e la amo contemporaneamente. Vuoi fare dei lavori per cancellare i tuoi errori?? Beh, non funziona così! I tuoi errori sono anche su di me..dentro di me! Non esiste. Papà non lo vorrebbe"

"Tuo padre vorrebbe vedermi felice.."

"Dovevi rimanere la stessa donna, allora. Te lo saresti meritato. Ma così no. Tu, come sei stata negli ultimi anni, non meriti un cazzo. Tantomeno una famiglia. E mi dispiace per quest'uomo e quel bambino, perché sei brava a risucchiare la vita della brava gente"

"Non ti permetto di parlarmi così!"

"Altrimenti? Mi picchi? E dov'è la novità?"

"E tu? Tu sei felice? Tu te la meriti la felicità? No, bella mia..tu credi di poter ricominciare, ma nessuno ti vuole. Così strana, così incasinata..per colpa mia, è vero. Ma io ora sto bene"

"Anche io! Ho delle brave persone vicino! Che mi amano!"

"Allora sono più sfigati di te. Sono senza speranza, come te. Sono niente..come te"

Non ci vedo più. Le tiro un ceffone, così forte da farmi pulsare la mano. Le vado ad una spanna dal viso

"Stammi bene a sentire: non devi azzardarti a dire una sola parola su di loro. Sono la famiglia che non ho avuto in questi due anni, e se credi che avermi offesa o aver offeso loro basti per farmi cedere e toglierti dai coglioni..ti sbagli. Io vado avanti con dignità, faccio fatica, è vero..ma un giorno sarò orgogliosa di me. Tu...tu sei uno schifo"

Me ne vado. Non aspetto niente. Non mi aspetto niente. Sbatto la porta di casa, ed esco come una furia. Mi sono presa mezza rivincita. Tremo da capo a piedi, ma non m'importa. Forse è uno dei tanti sassolini che mi sono tolta.

 

Damon's POV

Sono le otto di sera. Sono appena arrivato. Non ho idea di dove cercarla. Potrei provare a chiedere a qualcuno le indicazioni per Casa Gilbert, ma ho paura di trovare Elena in un momento in cui non mi voglia. Cioè, non che presentarmi qui, dopo l'ultima chiacchierata, le possa fa piacere..però preferisco evitare questo scenario. Vedo un'insegna a neon di un motel; è il primo che si incontra per strada entrando a Mystic Falls. Se sono fortunato, potrebbe aver scelto di dormire qui stanotte. Non è stupida, per quanto le circostanze non vadano a suo favore..ma non resterebbe in casa sua. Entro dentro e mi avvicino al bancone. C'è un uomo in carne

"Salve"

"Salve. Senta, sto cercando una persona. Gilbert, Elena Gilbert per l'esattezza. Mi chiedevo se magari avesse preso una stanza qui"

"Mi faccia controllare il registro delle prenotazioni. Dunque...mmm, si c'è una camera a suo nome prenotata per oggi"

Bingo!

"Magnifico. Può farmi salire?"

"No. Non posso"

"Andiamo. Non lo saprà nessuno"

"E' la regola. Mi dispiace"

"Senta, è la mia fidanzata e le sto facendo una sorpresa. Le voglio chiedere di sposarmi, e se non mi trova inaspettatamente di sopra..insomma, che sorpresa è? Forza.." sfoggio il mio sorriso più convincente.

Lui mi guarda e poi sospira. Due a zero per Damon.

"Camera 46, io non ti ho visto. Tu non ci sei.."

"Non ci sono! Grande!"

E' una mezz'ora buona ormai che sono qui e di Elena nemmeno l'ombra; spero non abbia fatto niente di stupido. Spengo la tv dopo il quarto zapping e mi affloscio sul letto. Porto le mani sotto la testa, come a farmi da cuscino. Poi sento dei passi. E' lei. La porta si apre ed entra; non fa in tempo a chiudere la porta che mi vede. Le sue pupille sono dilatate. Io mi tiro su dal letto e la guardo; hai i capelli sciolti, un'aria stanca ed infreddolita...gli occhi rossi. Ha provato a piangere o, magari ci è anche riuscita.

"Ciao"

"Che fai qui?"

"Beh, mi andava un viaggetto. E ho pensato "Ehi, non sono mai stato in Virginia". Per cui.."

Ride. Brevemente, ma lo fa. E' così bella quando lo fa. Il mio sguardo si addolcisce, lo sento..mentre lei chiude la porta.

"Come è andata?"

"Damon, che fai qui? Perché sei qui?"

"Elena io...non lo so. Avevo voglia di vederti, e..di starti vicino"

Rimane immobile.

"Non sono di molte parole, come ben sai, quindi o dici qualcosa o altrimenti anneghiamo nell'imbarazzo"

Continua a fissarmi.
Io nel frattempo mi sono alzato.......inutilmente, perché...perché lei mi piomba addosso, baciandomi e facendoci cadere sul letto. Mi stringe le braccia al collo, e io la vita. E' un bacio avido, aspettato, passionale. Le forzo le labbra in modo da far incontrare le nostre lingue, e lei acconsente subito. Mi tiro su a metà busto, con lei a cavalcioni su di me; continuiamo a baciarci, inclinando le teste per renderlo più passionale e travolgente questo bacio. La sto divorando. Le sue mani si spostano dal collo ai capelli, per poi riscendere sulle mie spalle, sul petto a sbottonarmi la camicia, frettolosamente. Troppo di fretta.

"Ehi.."

"Damon..non.."

"No, ehi..io non..uhm, non voglio fermarmi ma ho bisogno di sapere se stai bene"

"Sì"

"Sei sicura? Devi esserne certa, perché ti voglio qui con me"

Lei mi fissa, respira affannosamente. Dio, dimmi di sì. Ti prego..

"Sì, sto bene. Ho bisogno di te. Ti voglio da impazzire. Mi dispiace per averti detto quelle cose, io.."

"Sta zitta"

Riprendo a baciarla e stavolta nemmeno uno tsunami mi fermerà. La voglio. Disperatamente. Come non ho mai voluto nient'altro in vita mia. Le sfilo il giubbotto, la maglietta. La mia camicia finisce sul pavimento mentre le sue mani esplorano il mio corpo. Una di queste scende, sempre di più fino a raggiungere il cavallo dei miei pantaloni

"Mi vuoi.." è non è una domanda

"Da star male, Virginia..per restare in tema sai"

Sorride e i suoi denti si scontrano con le mie labbra. Lentamente le slaccio anche il reggiseno, che scivola sulle sue braccia lisce. E' stupenda. E' meravigliosa. E' qui. E' mia. Afferro i suoi glutei per portarla sotto di me, e la mia mano destra ricopre il suo seno sinistro. Non è molto formosa Elena, ma è perfetta per me. Solo per me. Lei geme al mio tocco.

"Volevo fare con calma, ma non ce la faccio più. Volevo darti una notte da film, da sogno..ma non ci riesco"

"Nessuno te l'ha chiesto. Prendimi e basta, Damon. Ho un disperato bisogno di te. Adesso"

Le tolgo i pantaloni e l'intimo insieme, e lo stesso faccio con me stesso. Siamo nudi, uno sopra l'altra e non è come immaginavo...è anche meglio.

"Prendi la pillola, giusto?"

Annuisce, mordendosi il labbro inferiore e guardandomi.
Affondo in lei lentamente, per godermela fino all'ultimo. Elena sussulta e geme, ed è il mio suono preferito da ora in poi. Aspetto qualche secondo, poi inizio a muovermi. E' un movimento ritmato, le prendo una coscia e la porto a cingermi il fianco, poi torniamo a baciarci. Ad ogni spinta corrispondo un tocco delle nostre lingua, ed è la cosa più sensuale che abbia mai fatto durante il sesso. Se questo è sesso.

"Finirò per perdermi in te.." le dico

"Damon..oddio.." mi accarezza una guancia con una mano, che poi scivola per allacciarsi alla mia. Entrambe finiscono sul cuscino, al lato della sua testa.

Poche spinte dopo, e la sento irrigidirsi. E' vicina come, me

"Damon.."

"Aspetta...aspettami, piccola.."

Secondi, minuti, ore, anni, secoli, millenni..non lo so quanto ci è voluto per raggiungere la vetta, tanto meno quanto è durata la discesa finale. So solo che è stata la notte più fottutamente bella della mia vita.
Dio benedica Mystic Falls, da ora in eterno.


Sorpresa! Sono di un giorno in anticipo per due motivi: domani è Vigilia, sarebbe stato difficile pubblicare, e poi volevo farvi un regalino -->Damon ed Elena ce l'hanno fatta! Volevo come al solito ringraziare! Ci sentiamo alle recensioni, e vi auguro un Buon Natale! Ciaooo:*** alla prossima.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Elena's POV

Uno spiraglio di luce mi fora gli occhi, che sono costretti ad aprirsi, seppur pigri; a mano a mano riesco a mettere a fuoco cosa c'è intorno a me, chi c'è affianco a me. Damon è supino, io sono distesa a metà su di lui, la testa sul suo petto e un mio braccio a circondargli il torace. Siamo nudi, riversi in un grumolo di lenzuola bianche che ci coprono a stento. Riesco a ricordare che non siamo a New York..no, siamo a Mystic Falls. A casa mia. Damon è qui. Non posso credere che sia venuto a cercarmi; non posso credere che vederlo mi abbia fatto sentire bene, benissimo. E ora averlo qui affianco a me...è stupefacente quanto io mi senta bene, con lui..grazie a lui. Ho paura che tutto questo sia un sogno, che io sia vittima dei miei stessi desideri e piaceri, e come i più grandi sognatori, chiudo gli occhi per non interrompere tutto ciò che di straordinario c'è nella mia fantasia..sperando un po' dentro di me che sia anche la sua.
Mi riaddormento senza neanche rendermene conto, ma quando apro gli occhi...sono sola; il mio braccio è disteso sul materasso vuoto.
Era davvero un sogno?
No, no io non l'ho immaginato. Non posso averlo sognato. Era vero. E' accaduto.
Mentre sono persa nelle mie confusioni post-notturne, la porta si apre. E appare lui: la mia realtà, il mio vero, il mio accaduto di questa notte..Damon.

"Ehi" mi saluta

"Ciao"

"Ben svegliata"

"Grazie"

Solo ora mi accorgo che ha un vassoio in mano. Mi ha portato la colazione.

"Sono andato a prenderti-"

"La colazione?" lo interrompo sull'ovvio, con un sorriso

Lui mi guarda mezzo imbarazzato, credo

"Sì, e ...uhm, e questa"

Tira fuori la mano che aveva dietro al schiena. Non me ne ero nemmeno accorta. Mi porge una rosa gialla e , dopo aver poggiato il vassoio sul comodino, si siede affianco a me sul letto. Mi guarda negli occhi e poi, con lentezza, si avvicina e mi da un casto, ma lungo, bacio sulle labbra. Dopo un paio di minuti, o secoli, si stacca e rimaniamo fronte a fronte.

"Ciao" mi dice, con una voce dolce che non gli si addice granché

"Ciao" sorrido, come una cretina.

Mentre prendo la rosa, rischio di sciogliermi come un ghiacciolo ad Agosto.

"Sai che le rose gialle sono definite come quelle da portare alla nonna malata?"

"Ah si?" fa con finta indignazione

"Mmh-mmh"

"Ho toppato, signorina Gilbert? O forse il suo sarcasmo per combattere l'imbarazzo è più scadente di quanto credessi?"

Merda. Come può fregarmi con una sola frase?

"No, non ha toppato, signor Salvatore. Per niente. E' molto dolce"

Adesso è lui ad essere imbarazzato

"Non l'avevo mai fatto"

Alzo un sopracciglio, e lui ride, baciandomi la punta del naso

"Non quello che hai capito...intendo, portare fiori ad una ragazza la mattina. O semplicemente..beh, esserci la mattina dopo"

"E la colazione?"

"Sono un gentiluomo. Lasciavo i soldi sul comodino. Offrivo io"

"Cretino!" gli do un pugno debole sul petto, e la sua risata strozzata mi fa venire i brividi

"Senti, Damon..io..uhm.."

"Cosa?"

"Uhm..Ok. Io non sono pentita di questa notte; volevo fare tutto quello che abbiamo fatto, ma capisco che non è stata una scelta ragionata. Insomma ti sono praticamente saltata addosso, e ne va della mia dignità e reputazione, però il fatto che eri venuto fin qui..non lo so, mi ha sorpreso e riempito di gioia. Però forse per te stanotte ha significato altro, quindi magari dovremo interrogarci su cosa significa e.."

Non finisco il mio sermone, parole a caso, flusso di coscienza, perché Damon mi bacia. Ancora. Stavolta più deciso, più passionale, più porte..più da Damon. Da noi. Le nostre labbra si allontanano di mezzo centimetro e ci guardiamo

"Magari dopo" sorride

E io capisco. Forse sono ottimista, forse credo troppo nei lieto fine... ma in quel sorriso, e in quegli occhi leggo quello che vedo nei miei. Non c'è pentimento, né cambio di idea o redenzione; mi vuole, come io voglio lui. Vuole stare come, tanto quanto lo voglio io. E allora chi se ne frega del tempismo, chi se ne frega delle differenze sociali. Ora, qui, siamo solo due ragazzi che si vogliono, che stanotte si sono lasciati andare a ciò che più agognavano..e che non sono pronti a rinunciarci.
Damon cerca di spingermi a sdraiarmi sul letto, ma non se ne parla. Stavolta conduco io. Gli tiro il collo della camicia, e lo trascino sotto di me, roteandoci sul letto. Lo spoglio, lentamente..perché lui è vestito, io no.

"Stavolta andiamo con calma. Hai fretta, Dam?"

"Dipende.."

"Da cosa?"

"Da quanto vuoi torturarmi"

Sorrido e torno a baciarlo, piegandomi su di lui. I suoi vestiti spariscono in un nano-secondo; lui mi fa raddrizzare la schiena in modo da trovarsi seduto, ed io a cavalcioni su di lui. Prende i miei capelli e me li sposta su un lato, lasciando scoperto l'altro che diventa preda delle sue labbra, della sua lingua, dei suoi denti. Gemo talmente forte da non capacitarmene..Cristo, mi sta trasformando in una ninfomane! Risale con la bocca su per il mio collo, fino ad accostarla al mio orecchio

"Volevo comunque informarti che la colazione si sta raffreddando" dice sottovoce, sospirando

"E..?" ho il suo stesso timbro

"E pensavo che avessi fame"

"Oh sì, ho molta fame" sorrido maliziosa

E mentre lo faccio, mi alzo e mi riabbasso in modo che lui trovi il profondo di me.

"Lo vedo"

"Lo vedi?"

"Lo sento..."

"Bene"

Mi muovo su di lui, ondeggiando, e non smettiamo mai di guardarci. Solo i nostri baci interrompono il contatto visivo. Le mie mani finiscono per incorniciargli il viso; un suo braccio mi circondo la vita, l'altro ci tiene in equilibrio sul materasso

"Anche io lo sento, ti sento..ovunque" dico con gli occhi lucidi di desiderio

"Dio, Elena.." mi stringe ancora più forte

Crollo prima io, poi lui mi segue, seppellendo il viso sul mio petto. Gli accarezzo i capelli sudati.

"Mi piace quando mi chiami Elena..sono molto più io"

"A me piace Virginia..fa molto più te per me"

Cavolo. Lo guardo a bocca aperta. Che dire in questi casi? Cosa può aver cambiato?

"Dai, facciamoci una doccia..magari separati, e usciamo"

"Ok"

Si alza e va in bagno, e io rimango come un pesce lesso sul letto, con lo sguardo fisso.
Cosa è cambiato? Volete davvero saperlo?
Mi sto innamorando.

 

Damon's POV

Fregato. Mi avete sentito? Sono. Fregato.
Come diavolo può una ragazzina con trecento manie, con complicanze, con chissà quali scheletri nell'armadio, incastrarmi così tanto da farmi fare ore di macchina solo per vederla?
Ditemi voi..
Saranno quei capelli, quegli occhi, quel suo essere così donna sotto le lenzuola da desiderare che sia la mia. Sto impazzendo. Mi ha talmente fuso il cervello che non le ho nemmeno chiesto cosa ci fa qui, cosa è successo, se ha visto sua madre. Tutto va a svanirsi quando ce l'ho davanti, il resto no c'è più; rimane solo questa calamita fra di noi.
E' attrazione? Di sicuro.
E' più che questo? .....

Incredibile ma vero, siamo stati in grado di uscire da quella stanza. Ho chiesto ad Elena di farmi vedere un po' la sua città, e lei ha accettato, anche se non l'ho vista entusiasta della cosa.
Camminiamo vicini per le strade innevate di Mystic Falls, e ho una voglia matta di tenerla per mano. E lo faccio. Intreccio le mie dita alle sue e lei mi sorride, voltandosi leggermente. E' decente questa città, certo niente in confronto a New York, però è molto..famigliare. Sembra che tutti si conoscano. Vedo un locale a pochi metri da noi

"Ehi, lì possiamo entrare a bere qualcosa che ci riscaldi. Che ne dici? Ti va?"

"Vuoi entrare al Grill?" alza le sopracciglia

"Beh, se quel coso si chiama così, sì. Perché no? Non vuoi?"

"No, no...cioè va bene. Incontreremo sicuramente qualcuno che conosco"

"Saranno felici di vederti, immagino"

"Sì..forse"

Entriamo dentro e siamo immersi nella confusione. Mi sento molto a mio agio.

"Prendiamo un tavolo da soli, o serve il cameriere?"

"In realtà, possiamo anche fare da no-"

"Elena?"

Una terza voce ci interrompe e ci voltiamo. Un ragazzo biondo, con un grembiule e un vassoio in mano, fissa Elena; la squadra. Che cazzo guarda?
Lei lo fissa, e deglutisce. Vai a vedere che..

"Ciao..Matt"

Devo andare al "Rischia tutto". Indovino ogni cosa.

"Che fai qui? Sei..sei tornata?"

"Io..uhm, no. Mamma voleva parlarmi di una cosa, e sono venuta. Era..importante"

"Wow. Ti trovo bene, bella come sempre"

Scusate?! Ci sono anche io.

"Grazie. Anche tu sei in forma"

Dio...

"Ci provo. Mi sei mancata"

Ma che cazzo..?!

"Già, ehm..anche voi. Voi tutti"

Ok, ora basta.

"Ciao. Damon, molto piacere. Sono con lei"

"Oh..ciao. io sono Matt"

"Ci dai un tavolo...Matt?"

"Certo. Quello giù in fondo è libero. Accomodatevi"

"Molte grazie" sorrido..per educazione

Metto il braccio intorno alla vita di Elena e ci sediamo.
Perché sento di dover..come, marcare il mio territorio?

"Così...Matt, eh?"

Elena mi guarda e annuisce.

"Sembra un cretino.."

"Beh, non lo è. Mi è stato vicino quando...quando è successo tutto. E' l'unico che sa davvero"

"Anche io so. Me l'hai raccontato"

Alza lo sguardo per un attimo, e lo riabbassa.
Qualcosa non va..

"C'è altro che non so, vero?"

Lei sussulta "Ehm, no..no, che dici..tu.."

"Non so tutto"

Sospira. Vuole farmi arrabbiare?

"Matt però sa.." dico con tono acido e diffidente

"Smettila di pronunciare il suo nome così"

"Perché? Offendo il tuo prezioso scrigno di segreti?"

E' livida in faccia. Che diavolo...solo per un nome! Che significa questo tizio?

"Vuoi sapere qualcosa che Matt non sa? E' un gara a chi conosce più cazzi di Elena Gilbert? Bene. Mia madre vuole vendere la casa che mio padre si è sudato per noi, andarci a vivere con il prossimo fidanzato da spennare e suo figlio di 6 anni. Ha bisogno della mia firma. Ecco perché mi ha chiamato. Ma se lo scorda. Io, la casa di mio padre, della mia infanzia, non la do in mano a lei."

"Che vuol dire vendere?"

"Ha bisogno di manutenzione per tutte le volte che l'ha rovinato per sbattere me su quei muri, e se lui diventa il proprietario di casa sulla carta, possono fare i lavori"

Rimango zitto. Che carognata. Come può una madre essere così insensibile?

"Non ti ha chiesto altro..su di te?"

"No, non capisci? Non le importa nulla di me. Le è bastato criticare voi e la mia vita. Ma non mi faccio schiacciare"

Non dice altro, e capisco che tutto quello che mi sta dicendo ora, l'ha fatto sotto mia costrizione.
Volevo scavalcare quel biondo nella classifica. E lei me l'ha fatto fare, anche se non voleva sapessi. Non voleva.
Quanto sono orribile?
Allungo una mano sulla sua, che però si ritrae immediatamente.

"Possiamo andare via?"

Non voglio discutere. "Ok"

Il biondo ci viene incontro "Vai via?"

Siamo sempre in due, eh..

"Sì, ehm..devo proprio"

"Beh, fatti sentire ogni tanto"

"Ci provo, Matt. Lo sai"

"Stai bene..davvero?"

Lei lo guarda fisso. C'è qualcosa nell'aria..qualcosa che non torna..

"Al momento.."

"Ok. Ciao Elena"

"Ciao Matt"

Io e lui ci scambiamo un veloce saluto, ed esco con Elena.

Raggiunta la macchina, entriamo nell'abitacolo. Metto in moto, pronto per tornare a casa. So che non ne vuole parlare. E' arrabbiata, infastidita da me. Poi parla

"Puoi girare qui a destra e proseguire per un chilometro?"

"Dovremo andare di qua.."

"Lo so, ma..voglio andare in un posto"

Ha lo sguardo fisso davanti a sé. Non vuole guardarmi.

"Va bene"

Dopo circa dieci minuti di macchina, mi dice di fermarmi. Scendiamo dall'auto. C'è vento, molto..e qualche fiocco di neve cade su di noi. Mi guardo intorno, e poi sposto la mia attenzione su di lei.
Siamo al cimitero di Mystic Falls.
la vedo incamminarsi dentro il recinto, e non so che fare. Non so se seguirla, se vuole stare sola. So che vorrei andare con lei. E così faccio. Lentamente, la seguo, sono a qualche metro da lei. Dopo un po' si ferma davanti una lapide. Eccola. E' del padre.

"Grayson Gilbert
Padre, marito e grande uomo.
12-20-1963 -- 05-23-2012"

Rimango dietro di lei. Non so nemmeno se sa che sono qui. Che voglio esserci. Più di quanto volessi stamattina, in quella camera.

"E' semplice come frase, no? Nessuna grande parola, o aforisma..costava troppo. Si paga secondo le lettere. E siamo riusciti a scrivere solo questo.."

Mi avvicino, e non mi importa di quello accaduto dentro il locale, di quello che ci siamo detti. La abbraccio da dietro, poggiando il viso accanto al suo. Le bacio un tempia.

"E' perfetta. Non preoccupartene"

"Già.."

Ho sulla giacca una spilla di mio nonno, e penso a quanto sia certo che si assomigliavano..almeno un po'. La sfilo dal tessuto e staccandomi solo per un momento da Elena, la poggio sulla lastra di marmo. Poi ritorno a stringere..lei

"E' di mio nonno. Mi ha detto che potevo darla a chi nella vita ha dato tanto per rendere felice chi ama. E sono sicuro che tuo padre merita questo riconoscimento"

"..grazie"

La stringo di più, e le sue mani si poggiano sulle mie.

"Scusa per prima.."

"Non fa niente"

"No, io..sono stato un idiota. Ero geloso, perché...beh, non so perché, però..mi dispiace. Solo questo"

"Scusato.."

Sorrido e le do un altro bacio sui capelli.

"Spero solo che ovunque lui sia...sia felice"

"Lo è. Ti guarda. E' felice ed orgoglioso di quello che sei, e che diventerai. Anche io lo sono"

"Grazie Dam"

"Hai freddo?"

"Un po'..è meglio andare. Il viaggio è lungo"

"Possiamo restare ancora, se vuoi"

"No, no..andiamo. Davvero. Sto bene"

Le nostre mani tornano insieme. Salutiamo suo padre, e torniamo in macchina.

"Ultima fermata, lo giuro. Ma mi è arrivata posta e mia madre ha detto che me l'ha lasciata nella buca delle lettere. Passiamo di lì, prendo le buste e andiamo"

"Nessun problema"

Sono felice che abbiamo chiarito. Sono felice che mi abbia voluto a condividere un momento del genere. E quando l'abbracciavo, sentivo che quello era il mio posto.
Ci fermiamo sotto casa sua, scende, prende la sua posta e dopo un ultimo sguardo alla casa, torna in macchina.
Prendo la statale.
La vedo mentre esamina le sue buste, e sorrido vedendola così concentrata. Ad un certo punto le casca un lettera dalla mano. La raccoglie..tremando. Mi acciglio

"Tutto ok?"

"Eh?"

"Tutto bene? Hai una faccia.."

"Si si, bene. Ehm, tranquillo"

"Insomma..stai tremando"

"E' solo un po' di freddo"

"Accendo il riscaldamento allora, aspetta"

Dopo un po' il caldo si è espanso.

"Grazie"

"Figurati. Meglio?"

"Sì.."

Il suo sguardo è fisso su di me, e la osservo con la coda dell'occhio

"Damon?"

"Dimmi.."

"Mi vuoi almeno un po' di bene?"

Quasi inchiodo. Oh merda. Che dico? Che faccio? Come glielo spiego?

"Come? Ti pare?" sarcasmo, funziona di solito

"Non scherzare, dico sul serio"

Ecco, appunto. Di solito

"Ok..io.."

Pensa Damon, pensa..! Realizzo che non posso pararmi più..non davanti ai suoi occhi color cioccolato fondente.

"Sì.. sì davvero"

"E mi resteresti accanto nonostante tutto? Nonostante i miei casini?"

Ok, non posso fare questa cosa così. Accosto sul ciglio della strada. Spengo la macchina e la guardo. Ha gli occhi sbarrati, speranzosi..

"Sì..ti resterei affianco.." e mai cosa più vera e giusta uscì dalla mia bocca

Elena trema, i suoi occhi sono lucidi..e ricordo cosa mi disse.
Non piango dalla morte di mio padre.

"Elena..io.."

Mi abbraccia, stretto. Rischia di strangolarmi, di togliermi il respiro. Ma questo la fa sempre.

"Anch'io ti voglio un po' di bene. Un po' tanto"

E piange. Con singhiozzi, sussulti, ma lo fa.
Sento di riaverla portata a vivere, di aver schiuso il suo guscio. E di aver fatto lo stesso con me stesso. Ho i brividi in tutto il corpo, e il respiro affannato.
Perché che sia un po' di bene, o un po' tanto..cambia poco.
Sono innamorato perso. Cotto e stracotto.

Elena si stacca e mi guarda; ghiaccio e cioccolato si fondono..eppure...
Eppure vedo che questi due occhi vogliono rivelarmi, indirizzarmi ad una verità..oscura..che non conosco..che non immagino...
Che temo.

 



Ciaooooo! Dunque anche questa settimana con un giorno di anticipo. Domani è Capodanno!!! Allora, come al solito ho ricevuto recensioni bellissime, siete magnifiche! Sono il motore della mia scrittura. Grazie ancora! Fa un gioia che non immaginate leggere le vostre parole. Inoltre volevo chiarire una cosa: i "miei" Damon ed Elena sono diversi dal telefilm, specialmente Damon, semplicemente perché in questa storia li ho voluti così, e spero che la cosa non disturbi..anzi, incuriosisca. A presto, e buon anno!!!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Damon's POV

Siamo tornati a New York da una settimana, come anche i miei. L'esperienza a Mystic Falls ha turbato sia Elena che me, ma stiamo bene. Vogliamo cercare di mantenere il nostro "interesse reciproco" segreto ancora per un po', e per quanto questo possa essere eccitante, ha i suoi aspetti negativi. Ogni sguardo che ci lanciamo deve essere neutro quando siamo in presenza di altra gente, specie la mia famiglia; il problema è che nemmeno un semplice sfiorarsi tra me ed Elena è innocente o privo di qualche scintilla. Mi sento strano quando sono con lei, come se qualcosa sul petto mi stia forzando così forte che rischio di esplodere; so che avevo detto che era amore, ma non perché ne sia sicuro..solo che non so che altro nome dare ad un'attrazione e ad un sentimento così intenso. Si dice nel classico luogo comune che "lo senti quando sei innamorato"..ma esattamente cosa dovrei sentire? Perché percepisco tante cose, forti, travolgenti, passionali, possessive..è questo l'amore? Anche non riuscire nemmeno a guardarla senza reprimere la voglia che ho di lei? E che si intenda: non parlo del sesso, o almeno non solo di quello. E' di più: è aver voglia di sentirla ridere, parlare, respirare; sono curioso di sapere qual è il suo film preferito, cosa le fa paura e cosa la rende felice. Voglio vedere le sue foto da piccola e meravigliarmi di quando sia la stessa infondo..perché so che è così. Accidenti...sono spaventato ed euforico allo stesso tempo.
Sto per uscire, ho promesso agli altri che li avrei visti oggi..è un po' che non passiamo del tempo insieme. Non che mi lamenti con chi invece ho trascorso le mie giornate. Anzi.
Incamminandomi verso la macchina, vedo Elena intenta a potare alcune piante del nostro giardino; è concentrata, grande lavoratrice, piena di terra ovunque..bellissima. Non resisto, mi avvicino, anche solo per salutarla. E' di spalle e non mi ha visto; do uno sguardo alla porta di casa e alle finestre, cercando possibili occhi indiscreti, e subito dopo l'afferro da dietro.

"Oddio, Damon! Mi hai fatto prendere un colpo!"

"Scusa..volevo solo salutarti. Sto uscendo"

Si volta con le mie braccia ancora a circondarle la vita. Ci guardiamo

"Ciao Virginia"

"Ciao" sorride

"Ti dai da fare eh?" le dico togliendole un po' di terra dal viso

"Già..a differenza di qualcuno che invece va a bighellonare tutto il giorno"

"Mea culpa"

Ridiamo entrambi.

"Con chi ti vedi?"

"Con gli altri, non ci siamo visti per un po'. Sai com'è..ero a bighellonare con la mia ragazza"

"La mia ragazza?"

Annuisco

"Oh..va bene"

"Solo va bene?"

Si morde un labbro "Va benissimo!"

Mi chino su di lei e la bacio, e me ne frego di chi può vederci. Lei ricambia; probabilmente i suoi pensieri sono lo specchio dei miei.

"Ora vado"

"Ok. Ci vediamo stasera"

"Ciao piccola"

Con un bacio sulla guancia, mi saluta ed io monto in macchina.


E' ormai una ventina di minuti buoni che i miei amici mi tartassano con "ma dov'eri?" "non ci si comporta così" e bla-bla-bla. Più che dire che mi dispiace non saprei che altro fare.

"Ok, ragazzi, ho capito. Ma ora sono qui, no? Godiamoci la serata e basta"

"Sono d'accordo. Insomma avrà avuto da fare, ma ora è qui. Ci divertiamo" interviene Rebekah

E' proprio lei dopo pochi secondi ad avvicinarsi a me

"Allora..tanto occupato eh?"

"Già.."

"E dimmi..con cosa? Con..chi?"

"Oh, niente di entusiasmante"

"Fallo giudicare a me. Racconta"

"Non credo sia affari tuoi, in ogni caso, Rebekah"

"Rebekah? Ah! E che fine ha fatto "Becks"?"

"Chi?"

"Becks! Il nomignolo che mi avevi dato..mi hai sempre chiamata così"

"Scusa. Neanche lo ricordavo"

"Beh, puoi farti perdonare..e so già come"

Struscia la sua mano sul mio petto, per poi farla ricadere lentamente sempre più in basso.
La blocco.

"Meglio di no"

"Perché? Ti vedo pensieroso..posso alleggerirti un po'" mi dice con malizia

"No, Rebekah"

"Dico, ma che ti prende?"

"Mi prende altro..."

"Chi è?"

"Come?"

"Chi è la puttanella che ti scopi ora?"

Fino a dieci, Damon..conta fino a dieci...

"Non so di cosa stai parlando"

"Ah no? E allora che c'è? Non ti eccito più come prima?"

"Smettila, Becks.."

Ci fulminiamo con uno sguardo.
Ma che problema ha? Siamo stati a letto un paio di volte, forse alcune di più; ma non le ho mai promesso una storia d'amore né tantomeno che significasse qualcosa. E lei si è comportata come me.
Apre la bocca per parlare ma si ferma e volge lo sguardo alla porta d'entrata. Incuriosito, mi volto anch'io e vedo fare il loro ingresso...Elena e Caroline!
Alla grande.

"Oh bene!" fa Rebekah

"Che c'è? Chiede Finn

"C'è la cameriera che lavora a casa di Damon, con quell'insulsa bionda Forbes. Dio, ma le fanno anche entrare?"

"Piantala.. è un locale pubblico. E poi sono brave persone"

"Che c'è Stef? Ti scaldi per la tua Care?"

"Falla finita" intervengo io "E' anche amica mia, come pure Elena"

"Ah, Elena..è questo il nome dell'inserviente? Chissà che cazzo di famiglia deve avere solo per averle dato questo nome"

Sta esagerando. Cerco di stare calmo per non fare una scenata. Vedo però Stefan accorgersi del mio nervosismo.

"Vado al bancone a prendere da bere, e parlare con le mie amiche. Vieni Stef?"

"Certo" mi dice il mio amico con una pacca sulla spalla, segno di quanto abbia capito.
E' la nostra complicità.

Avvicinandoci al bancone, notiamo Caroline accorgersi di noi e fare un gesto con la testa nei nostri confronti; forse per avvertire Elena.

"Signore.."

"Ehi!" dicono entrambe voltandosi

"Che fate?"

"Ordiniamo qualcosa da bere"

"Bene, anche noi. Offro io" dice Stefan sorridendo a Caroline.

Ce la faranno mai? Come la fanno complicata. Stef, baciala e falla finita! Andiamo!
Mentre la "coppietta" felice si scambia due chiacchiere fra sorrisi e sguardi, io mi occupo del resto.
Mi volto verso Elena e la scopro intenta a guardarmi.

"Ciao"

"Ciao" risponde con un sorriso che rischia di uccidermi

"Dunque..che fai qui?"

"Oh, beh..Caroline è venuta a casa. Mi ha chiesto di uscire ed ho accettato. A quanto pare avete poca originalità per essere in una grande metropoli"

"Forse"

Ride e mi guarda. Mi avvicino fino a portare le mie labbra al suo orecchio

"Sei bellissima.."

"Grazie" deglutisce

"Sai che il bagno dei dipendenti è sempre libero? Potrei fartelo vedere se non ci credi.." le sussurro

"Ora?"

Torno a guardarla. Annuisco, mordendomi il labbro per stuzzicarla.
Funziona. Posa lì i suoi occhi.

"Se non puoi farne a meno..prima però prendo il mio drink"

"Ok"

Casualità, arrivano i nostri shottini, ma Elena si blocca.

"Ehm, potrei avere un acqua tonica?"

"Un acqua tonica? Fai sul serio, Elena?" dice Caroline allibita

"Sì..uhm, non mi va di bere alcolici"

"Sei sicura?" le dico "Insomma..uno non ti distrugge mica.."

"Lo so, ma non ne ho voglia"

"Ok. Bene. Almeno so di non essermi innamorato di un'ubriacona"

"Cosa??"

Oddio. Oh porco..No. Non l'ho fatto.

"Eh?"

"Che hai detto?"

Prendi tempo. Stai calmo. Porca miseria!!!

"Ehm..che non sei un'ubriacona!"

"Prima.."

"Che va bene così.."

"Dopo!"

Faccio un grande respiro, abbassando lo sguardo. Sto fermo.

"Damon?"

Mi alza il viso con due dita sotto il mo mento. Siamo occhi negli occhi

"Dimmelo. Ti prego.."

Respiro ancora, avendo la sensazione di scoppiare. Poi mi rendo conto che scoppierei se non glielo dico subito. Ora. Adesso.

"Sono innamorato di te" le sussurro sottovoce, in modo che nessuno mi senta.

Lei mi fissa, ma non parla. Non dice niente. Non ride. Non urla. E' quasi..indifferente.

"Assurdo no? Tu sei così diversa da me, e non ci conosciamo da tanto. Abbiamo iniziato questa cosa da poco, eppure insieme abbiamo vissuto esperienze che non si limitano ad una cena, o ad un bacio..ad una notte di sesso. Ci siamo rivelati ferite, e rancori, cose belle e brutte. E per la prima volta apro il cuore ad una persona e lei sta zitta. Scusa, mi sento un deficiente..è solo che-"

"Pure io.."

"Come? Tu non sei così, tu sei-"

"..Innamorata di te"

Non riesco a farne a meno. Sorrido. Non è romantico, né da film strappalacrime. Ma sorrido. Anche lei. E' felice. Siamo felici.
La prendo per mano

"Vieni con me. Il bagno non può aspettare"

Lei ride, e riesce a malapena a prendere la borsa, perché la tiro verso il retro del locale. Deve essere mia. Chi se ne frega dove, scommetto che non importa nemmeno a lei. La sbatto in modo "delicato" sul muro adiacente alla porta della nostra meta e la bacio. Molla la borsa e porta le sue mani attorno al mio collo a stringerlo.
Apro le sue labbra con la lingua, per poi iniziare una danza umida, passionale e..innamorata. Scendo a baciarle il collo, mentre lei geme.
Ho bisogno di una cosa, però.
Riporto il viso di fronte al suo, a sfiorarci con le fronti

"Ridimmelo.."

"Sono innamorata di te"

"Ancora" chiudo gli occhi

"Ti amo, Damon.."

La guardo, perso in lei

"Anche io ti amo"

"Ho bisogno di te"

Guardo la porta del bagno

"Vieni. Lungi da me farti attendere"

Raccolgo la sua borsa da terra, ma alzandomi noto due cose: una lettera nella sua borsa, e dei lividi sul suo addome, mostrati dalla maglietta alzata.

"Hai dei lividi.."

Lei si abbassa furtivamente la maglia, e sembra..nel panico

"Beh, sai perché.." sfugge al mio sguardo

"Non lì..non li avevi lì prima"

"Sì, invece"

"No, Elena. Chi è stato?"

"Nessuno"

"Elena! Chi. E'. Stato!??!"

"Damon! Nessuno!"

"Davvero? Forse lo stesso di questa lettera??"

Frugo nella sua borsa e prendo quel maledetto foglio di carta

"No, Damon! No!" si agita, ma non mi interessa ora.

Riesco a leggere solo un nome: "Atlanta Medical Center". Poi Elena mi strappa il foglio dalle mani

"Ridammelo!"

"Smettila! Ti prego!" sta piangendo

"Smettila tu! Che significa? Cosa sono quei lividi? Chi te li ha fatti? Elena..ti giuro che.." non riesco a finire la frase. Tiro un pugno al muro.

"Io ti amo, Elena. Ok? Devo saperlo"

"Potresti non volermi più..dopo.."

"Che vuol dire? Io ti amo! Non ti lascerei mai.."

"Anch'io ti amo. Ma.."

"No, Elena. Dimmelo. Voglio sapere chi ti ha fatto dal male"

"Damon, nessuno. Te lo giuro. Sono dei lividi che mi sono spuntati ieri. Me l'aspettavo"

"Che significa??" la guardo negli occhi, lei anche.

Respira forte, poi..fa crollare tutto.

"Sono dei residui sanguigni. Il sangue non coagula bene nel mio corpo. O meglio, coagula poco perché ne ho poco in quantità rispetto alla norma. Avevo 7 anni la prima volta che me l'hanno diagnosticata"

"Che cosa?" sono rigido

"Leucemia. Tumore del sangue"

 

Elena's POV

Ora lo sai. Ecco il mio segreto: sto morendo.



LEGGETE! E' IMPORTANTISSIMO!

Ciao! Dunque voglio precisare alcuni punti:

-E' un argomento forte quello che sono andata a toccare. Molto forte. SE QUALCUNA DI VOI SI E' SENTITA OFFESA O PRESA IN CAUSA DALLA COSA, CHIEDO SCUSA. Se non è superabile per voi lettori, interromperò la storia. Non fate problemi nel dirmelo. CAPISCO LA SITUAZIONE.
-Mi sono documentata prima di scrivere certi sintomi, o diagnosi, e guarigioni possibili o terapie. Spero di fare del mio meglio.
-Per la storia è un duro colpo. Avrà dei risvolti particolari, e forti.
-Toccherò in seguito un'altro argomento molto discusso, ancora oggi.
-SE OFFENDERÒ' INVOLONTARIAMENTE LA MORALE DI QUALCUNO, DITELO! SARO' COMPRENSIVA AL MASSIMO. STATE TRANQUILLE.
Ps. Sempre secondo civiltà ed educazione.

Ringrazio le recensioni! E spero di riceverne tante per questo capitolo. Sarebbe importante e bellissimo parlarne. Grazie a tutte!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Elena's POV

Sono nella mia camera; dopo aver servito la cena, mi sono ritirata qui da sola con la musica alle orecchie. Sono passati due giorni dalla "bomba" da me lanciata a Damon, che non mi parla esattamente dal quel momento. Quando mi incontra cambia direzione, abbassa lo sguardo, neanche davanti i suoi genitori si sforza di avere un comportamento civile con me. Esce tutte le sere, e io lo aspetto. Aspetto, e non so nemmeno cosa. Se lui, se una sua parola, un suo sguardo. Non lo so, forse un semplice accenno per farmi capire che ci sono ancora perché inizio a sospettare di essere diventata invisibile.
Come al solito, anche stasera non ho toccato cibo, e so cosa state pensando.."nelle sue condizioni?". Beh, sì. Non sono incinta o altro, ho un tumore e il cibo non mi guarirà. Magari fosse così facile.
All'età di sette anni feci delle normali analisi del sangue, dopodiché mi dissero che i livelli di globuli rossi nel mio corpo erano un po' più bassi del normale. Feci degli accertamenti, tra tutti gli ospedali della costa orientale degli Stati Uniti, e poi...eccola lì:
leucemia linfoblastica acuta.
Nome terribile, vero?
Feci due cicli di chemioterapia che mi distrussero; avevo solo sette anni e ne uscii a pezzi. La terapia era giornaliera, durava all'incirca un'ora, ma a me sembrava un secolo. Era stancante, mi riduceva al letto per la maggior parte del giorno. Avevo attaccati di vomito, tachicardia e perdita di capelli. Li rasai tutti, ricordo. Papà mi diceva che ero comunque la più bella di tutte, e io ci credevo. Oltre le chemioterapie, avevo anche dei medicinali: compresse, più che altro; una marea. Alcune le prendo ancora adesso.
Cosa è successo in tutti questi anni passati? Quanto tempo avete?
Per farla breve, le terapie hanno funzionato. Il tumore era sparito ed ero in fase di guarigione. Mi diedero dei farmaci per precauzione, ma a quanto pare..non sono serviti. E' un terno al lotto: molti sconfiggono la malattia..per altri, è un vittoria temporanea.
Provo a chiamare Damon, è mezzanotte e sono preoccupata. Non risponde. Ce l'ha con me? Con il mondo? O forse non gli importa? Ha detto di amarmi, però..qualcosa vorrà pur dire. Scendo giù in salotto, mi metto sul divano e accendo la TV; aspetterò finché non sarà rientrato. Basta scappare. Repliche di "Grey's Anatomy"...mitico!

Vengo svegliata da dei rumori alla porta; diavolo, mi sono addormentata. Riesco a malapena ad aprire gli occhi e vedo Damon che entra in casa; fa un freddo bestiale, e non ho nemmeno una coperta. Sono ghiacciata. Mi tiro su e lui mi vede. Si blocca. Per la prima volta, dopo quel giorno, non solo mi guarda...mi vede.

"Ciao" provo un semplice approccio

Sbatte le palpebre, e cammina verso di me

"Perché sei ancora sveglia? E' tardi.."

Guardo l'ora. Cavolo! Le 3.35.

"Già..tu dove sei stato fino ad ora?"

"In giro"

"Con chi?"

"Affari miei.."

Mi vengono le lacrime gli occhi. Da quando i miei condotti lacrimali hanno ripreso a funzionare, non c'è n'è per nessuno. Sono un fiume.
Se ne accorge, e i suoi tratti facciali si addolciscono un po'

"Perché mi parli così?"

Sbuffa. "Così come, Elena?"

"Come se non fosse niente! Come se io, o noi, non fossimo niente!"

"Non l'ho mai detto"

"Lo stai dimostrando, che è anche peggio. Sono stata tutta la notte qui, su questo divano, a congelarmi, aspettando che tu tornassi. Sono giorni che non mi parli, che mi eviti. Che ti ho fatto? E' per quello che ti ho raccontato?"

Si irrigidisce, ma rimane in silenzio

"Damon? E' perché sto morendo?"

"Non. Dirlo."

Freddo. Duro. Arrabbiato.

"Perché?"

"Non dire così, Elena..ti prego"

"Ma è così, Damon. Non lo capisci? Ci sono già passata, so cosa vuol dire."

Mi alzo e gli prendo la mano. Poggio la mia fronte sulla sua, alzandomi leggermente in punta di piedi.

"Amore mio..non ho paura della morte. Ho solo paura di perdere chi amo. Di perdere te. Non posso. Ho bisogno di te."

"Ci...ci sono delle cure, però..giusto? Non so cosa di preciso.. e poi mi devi spiegare bene, cioè io.."

E' nel panico. Lo capisco.

"Ehi, guardami. Ti spiegherò ogni cosa. Domani pomeriggio ho un appuntamento con un oncologo. Ti va di venire? Di accompagnarmi? Capirò se non vuoi.."

"No, no..ok, verrò"

"Davvero? E' che tu sei l'unico che lo sa e io ho bisogni di un sostegno.."

"Elena, verrò. Promesso"

"Grazie"

Ci dirigiamo al piano di sopra, e Damon mi fa entrare in camera sua. Ci mettiamo sotto le coperte, e lì inizia il mio racconto. Tutto. Quando è successo, come ne sono uscita, quanto ci è voluto, quanto ha fatto male a me e a chi mi era vicino. Non glielo dico, ma la mia più grande paura è proprio questa: farlo soffrire. Far soffrire la sua famiglia, che ha il diritto di sapere. Non voglio stiano male. Ecco perché ho taciuto. Ma non poteva essere per sempre.

"Dopo che mi dissero che ero guarita, tutto è ripreso alla normalità. Andavo a scuola, uscivo, facevo sport..normale. I miei amici non hanno mai fatto più riferimento a quella storia, però Matt vedeva ogni mio affaticamento come un presagio. E io cercavo di tranquillizzarlo."

Damon mi ascolta in silenzio. Non cerca di interrompermi nemmeno una volta, e questo mi da sicurezza. So che è attento.

"In tutti questi anni ho comunque dovuto fare dei controlli periodici, e andava tutto bene..fino.."

"Fino ad ora"

Annuisco.

"Sei deluso?"

"Da cosa?" ha un'aria confusa e sbigottita

"Dalla situazione, da me.."

"Ok, ascoltami. Tu non mi hai deluso, non potresti mai farlo. E credimi, delusione non è quello che sto provando ora"

"E cosa provi?"

"Sono incazzato. Perché vorrei poter fare qualcosa, salvarti..curarti"

"Non puoi.."

"Lo so"

"Stammi vicino, capiscimi, appoggiami. Mi basta questo"

Si avvicina e mi bacia, dolcemente. Ma voglio di più. Lo afferro dietro la nuca e lo spingo maggiormente verso di me. Si stupisce, ma non mi respinge. Inclino la testa di lato per rafforzare il nostro incontro di labbra. E' desiderio puro, è amore. Gli sbottono la camicia lentamente, e lui mi guarda negli occhi.

"Mi sei mancata da morire.."

"Non per colpa mia. Vieni qua e fatti perdonare"

"Ah si?" ride ed anche io.

La sua mano, inizia ad accarezzarmi il collo, poi più giù..fino al seno. Il fianco, la coscia. E dove ho più bisogno di lui, internamente.. gemo.

"Damon.."

"Dimmi, amore.." pronuncia sulle mia labbra

"Fa l'amore con me. Per favore"

Mi toglie i vestiti, e il suo sguardo su di me è devozione, venerazione.
Si poggia nuovamente su di me, tra le mie gambe.

"Ti scongiuro, è passato così tanto tempo.."

"Non dobbiamo farci sentire. Faremo piano.."

E dopo queste parole, si fonde a me. Con lentezza.

"Ti amo.." mi sussurra contemporaneamente in un orecchio

"Ah..Dam.."

"Cosa, piccola?"

"Anche io ti amo, tanto.."

"Sì, Virginia..da impazzire"

Le mie mani risalgono sulla sua schiena, bagnata già da un velo di sudore.
Damon continua la sua danza in me, che diventa anche la mia; porta il viso sul mio collo, ed ad ogni spinta corrisponde un suo bacio sensuale in quella zona così sensibile per me.
Una notte fantastica, vera, piena di amore e passione. Scoperta da tutti i nostri segreti.

 

La mattina successiva mi sveglio in camera mia. Credo che damon mi ci abbia portato, forse per non far destare sospetti agli altri. Ho preso la giornata libera, oggi pomeriggio farò la visita oncologica e vedremo come mi diranno ti affrontare la cosa. Ho paura. Non lo ammetto facilmente, ma sì. Ce l'ho. Ho deciso che il resto della famiglia saprà della mia malattia dopo questa visita, in modo che io possa dare tutti i dettagli su cosa fare.

Siamo nella sala d'attesa dell'ambulatorio del Dottor Cooper. Damon tiene un braccio attorno alle mie spalle, la sua gamba batte insistentemente sul pavimento da almeno mezzo'ora. Mi irrita.

"Damon! Basta!"

"Cosa?"

"La gamba!"

"Oh, scusa. Non me ne ero accorto. Sono agitato"

"Forse era meglio se restavi a casa"

"No, no. Voglio esserci, non voglio tu stia sola"

Perché il suo mi sembra più un dovere nei miei confronti?
Sto per parlare, quando la porta dello studio si apre.

"Elena Gilbert?"

"Eccomi" alzo una mano, come a scuola

"Prego, il dottore l'aspetta"

"Bene. Faccio presto" dico a Damon

"Ehi! Dove pensi di andare, io vengo con te!"

"Damon, non serve..dai.."

"Io entro. Stop. Andiamo." Mi prende per mano.

Ok. Posso farcela.

"Salve!"

"Buongiorno, signorina..Gilbert"

"Elena va benissimo"

Il Dr. Cooper mi sorride. Sembra il nonno di Heidi.

"E lui chi è? Il tuo fidanzato?"

"Ehm.."

"Sì, tanto piacere. Damon."

"Piacere mio. Dunque..vediamo un po'. Ho qui i risultati della TAC che ha fatto tre giorni fa, Elena..e le devo dire che le prospettive sono peggiori di ciò che credevo."

Damon sbianca. Io annuisco e basta.

"In che modo?"

"Beh, i farmaci hanno tamponato per tutti questi anni, ma non hanno impedito la ricrescita in forma eccessiva di globuli bianchi, oscurando così i rossi. Come ben sa, in questi casi si interviene con cicli di chemio o radioterapia, che possono portare alla totale distruzione del cellule tumorali. Ma non in questo caso.."

"Che vuol dire?? Che non si può fare niente??" alza la voce Damon

"Ehi, calmati..." gli stringo una mano

"Il modo essenziale per curare una leucemia è un trapianto di midollo osseo, Damon. Ed Elena lo sa bene. Viene però presa quasi sempre come ultima spiaggia, in quanto la compatibilità tra i midolli umani è difficile da trovare, ma non impossibile. Mi sento però, Elena, di dirle questo: non è più una bambina, posso parlarle apertamente e con sincerità?"

"Deve, dottore"

Mi sorride, e io ricambio.

"Negli anni passati il tumore si è riformato piano, lento, da non fartene accorgere. Neanche i controlli lo hanno rilevato. Ecco cosa faremo: cicli di chemio e radio, alternati. Le daranno tempo, non so dirle quanto..ma glielo daranno. Si cercherà un donatore nel frattempo, e lei starà bene"

"Una corsa contro il tempo, contro il destino...la morte"

"E' la sua ancora di salvezza"

"E quanto mi costerà quest'ancora?"

"Beh.."

"Glielo dico io: molto. Tutti i miei risparmi, e non sono neanche certa che bastino. Quindi mi dica lei il finale di questa storia"

Resta in silenzio. Sto impazzendo. Stavolta è davvero finita.

"Senta, io la ringrazio. Mi farò sentire..e..beh, nulla. Arrivederci"

Scappo fuori. Arrivo alla macchina e cerco di aprire la portiera ma ricordo che le chiavi le ha Damon. Arriva. Apre la macchina ed entriamo dentro.
Non parte però.

"Che aspetti?"

"Non devi preoccuparti dei soldi"

"Damon, ma che dici? Certo che devo. Peggiorerò, ok? Fisicamente. Non riuscirò a lavorare. Come mi pagherò le cure?"

"Ci sono io. Ci siamo noi"

Cosa?

"Che vuoi dire?"

"Che adesso andiamo a casa, tu dici tutto ai miei, e dei soldi ci occupiamo noi"

"Non esiste. No. Non è un problema vostro!"

"Sì che lo è. Lo è da quando fai parte della famiglia. E non voglio nemmeno iniziare questo discorso"

"Damon, io non voglio i tuoi soldi. Non sto con te per quelli, e non ti amo perché sei ricco"

"Lo so. E visto che ti ho già capita, sappi che la mia non è pietà, ok? Voglio salvare te, perché te lo meriti. Perché salvare te significa salvare noi due, una vita insieme, e io voglio la nostra vita! Perché ti amo, e se vuoi lo urlo.."

Esce dalla macchina

"Damon, che diavolo.."

"Ascoltate tutti, e voglio che sia chiaro. IO AMO QUESTA RAGAZZA! CON TUTTO ME STESSO! LA AMO ALLA FOLLIA! LA SALVERO', E POI LA SPOSERO', E.."

"Damon!" gli tappo la bocca ma sorrido

"Cosa?"

"Basta, ti prego"

"Ancora non mi credi? Posso urlarlo più forte"

"No dai!" rido.

Anche lui.

"Ti credo!"

"Come? Non ho sentito?" si porta una mano all'orecchio

"Io ti credo!"

"Potresti parlare più forte?!"

"Dio...IO TI CREDOOOO!"

Scoppia in una risata di pancia, e mi avvicino.

"Ora basta urlare" lo bacio

"Meno male, mi stavo vergognando troppo. Davvero mi credi?"

Annuisco.

"Lascia che ti aiuti, ti prego"

Sbuffo. "Ok"

"Quando diremo alla mia famiglia tutto quanto, ti prometto che faremo tutti la donazione per il midollo. Magari qualcuno di noi è compatibile."

Lo guardo con sguardo perso ed innamorato

"Non morirai. Io non lo permetterò. Te lo giuro"

"Ti credo"

"Io ti amo"

"Io di più"

"Naaaah, difficile...." ridiamo.

Mi abbraccia per lungo tempo, mi accarezza i capelli, mi stringe, mi bacia....mi salva, come solo un uomo innamorato della sua donna può fare.
Però mi chiedo....voglio essere salvata?
.....................

 

Damon's POV

Ti salverò, amore mio. Fosse l'ultima cosa che faccio.



Ciao! Mi scuso per il ritardo, ma avevo dei problemi con il computer. Dunque questo capitolo non mi piace molto, ma è più di passaggio. Scopriamo di più sulla malattia di Elena, e la cura. Ringrazio le recensioni e chi legge in silenzio! Leggere le vostre parole fa molto piacere, veramente. Grazie a tutti! A presto :*

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

Elena's POV

Dopo le rassicurazioni di Damon, la cosa più difficile da affrontare è stata dirlo a Casa Salvatore. L'hanno presa..alla Salvatore: pronti sostenermi, psicologicamente ed economicamente, convinti che ce la faremo. E' l'uso di questo plurale che mi da forza e mi inquieta, allo stesso tempo. Insomma sì..siamo una famiglia (e la cosa resta discutibile), si affronta insieme..ma il tumore è mio; è dentro di me, nel mio sangue.
E' me che cerca la morte.
Però non posso negare che sentire la loro vicinanza e la loro forza, ne da molta a me; non so chi ringraziare per avermi portato da loro, ma se mai lo saprò..gli sarò debitrice.
Questa settimana inizierò le chemioterapie e sono in ansia. So verso cosa vado incontro: stanchezza, vomito, capogiri, affaticamento; il dottore mi ha informato che essendo un primo ciclo, potrei non perdere i capelli...e so che sembra stupido, ma per una donna non lo è. Fidatevi. Rappresenta un fardello fondamentale per la sua femminilità, sensualità..l'essere donna. Potrei anche perdere peso, e questo preoccupa gli altri..preoccupa Damon. Non me ne parla, si limita a chiedere come mi sento, e so che vuole saperlo davvero; è l'unica sicurezza che vuole sentire.
Sono le 15:30, devo prendere i miei medicinali e poi fare la chemio. Ah sì, Giuseppe è riuscito con qualche conoscenza (e denaro) a portare l'attrezzatura qui a casa. Dicono che mi aiuterà. Scendo giù in cucina e trovo Olga intenta a preparare qualche stuzzichino; mi sono rifiutata di darle retta sullo stare a riposo. Finché sto bene voglio impegnarmi nell'aiutare a casa, non voglio stare ferma prima ancora di arrestarmi davvero.

"Ciao scricciolo!"

"Ciao Olga. Prepari da mangiare? Cosa sono?"

"Panini all'olio, maionese e prosciutto. Vuoi?"

"No, grazie. Devo prendere le mie medicine, e fra mezz'ora ho la terapia"

"Oh certo" si gira dall'altra parte, non mi guarda.

E' rabbuiata.

"Olga?"

"Uhm?"

"Guardami, per favore.."

Si volta, e noto i suoi occhi lucidi. Mi si stringe il cuore.

"Non fare così. Andrà tutto bene"

Annuisce sorridendomi leggermente "Sì, scusa. E' che...nulla"

Le vado incontro e l'abbraccio. Mi ricambia con un sospiro.

"Grazie" mi dice.

Rido, perché sono felice di averla conosciuta.

Se ce una cosa che la malattia di fa capire è che non devi dare per scontato niente, neanche un secondo, o una persona, o un momento. Prendi tutto, e ringrazia. Sii felice, perché a discapito di tutto..te lo meriti.
Nel frattempo che prendo le compresse e le mando giù, ecco fare irruzione in cucina anche Damon ed Elizabeth. Lui mi guarda subito e mi sorride, di più non può fare.
Eh no. Ancora non abbiamo detto niente; in realtà possiamo dire che la cosa passa in secondo piano, rispetto a tutti gli ultimi avvenimenti..anche se poterci amare alla luce del sole non ci dispiacerebbe.

"Ehi! Come stai, signorina?" mi chiede Elizabeth.

"Bene" sorrido, e anche lei.

Damon poi...è un sorriso ambulante quando sente queste parole.

"Mi fa piacere. Stasera abbiamo il Galà di beneficenza e tu devi essere uno splendore, per cui riposati"

Giusto! Il Galà..l'avevo dimenticato. Speriamo di farcela, anche se dopo la chemio..
Mmm..

"Oh certo! Ci sarò Elizabeth"

Mi fa l'occhiolino e sento, più che vedere, Damon avvicinarsi.

"Tutto ok?" mi chiede

"Ehm..sì"

Mi sorride e io divento un semaforo in faccia.

"Ok. Hai preso le medicine?"

"Sì"

"Quando hai la terapia?"

"Fra un po'..Doc!"

"Come mi hai chiamato?"

Ha sentito benissimo.

"Doc"

"E per quale motivo, di grazia?"

"Oh, molto semplice. Mi sembri un dottore. Vuoi guarirmi tu?"

Voleva essere una battuta, una pessima battuta. E lui ha colto solo il "pessima". Le sue labbra si chiudono in una linea dura.

"Se potessi.." mi guarda fisso, muovendo le sue pupille velocemente nelle mie

"Lo so, scusa...battuta infelice" mi scuso

Non mi ero nemmeno resa conto che Olga ed Elizabeth non ci sono più, ma Damon sì. Mi prende per i fianchi, avvicinandomi a lui e mi bacia. Dolcemente. Schiudo la bocca, e i nostri sapori si incontrano, fanno l'amore al posto dei nostri corpi. Si confondo, per fondersi ed appartenersi come sempre. Ci stacchiamo ansimanti, e ci sorridiamo.

"Ti amo" gli dico, e mai mi stancherò

"Io di più" risponde

"Meglio che vada. Prima inizio, prima finisco"

"Ben detto. Vuoi che stia con te? Non so, magari ti passa più velocemente.."

Mi stupisce questa sua richiesta, od offerta..non so come prenderla, intenderla.

"Non fa niente.."

"Mi fa piacere"

Non è vero, Damon. E glielo dico.

"Come no"

"Che intendi?"

"Dai Dam! Non può essere piacevole assistere alla chemioterapia della tua ragazza"

"Io non voglio assistere, voglio solo tenerti compagnia"

"Mentre mi curo"

"Mentre ti curi"

"Mi stancherò tanto, sarò pallida..io non.."

Non posso.

"E allora?"

"Senti Damon, io sono felice che tu voglia starmi vicino, e già lo fai! Credimi! Ti amo così tanto perché mi aiuti, e mi dai forza. Ma non voglio troppe sporgenze. Ti prego. Vienimi incontro"

Sbuffa, e si passa una mano fra i capelli corvini..morbidi e setosi. Corti, dopo l'ultimo taglio.
Sembra più giovane.

"Ok, va bene. Ma se hai bisogno di qualcosa-"

"Lo so" gli metto le braccia al collo

"..di qualsiasi cosa-"

"Lo so. Tu ci sei. Ricevuto. Forte e chiaro."

"Bene" posa la fronte sulla mia

Mi stacco e lo guardo scettica e..fantasiosa

"Qualunque?"

Annuisce.

"Mmm..buono a sapersi"

Mi lascia andare e mi da una pacca sul sedere. Grido come una scolaretta.
Goditi il momento, Elena.

 

Damon's POV

Elena ha iniziato le terapie da un po' ormai..e la stanno distruggendo. E' stanca, è dimagrita molto, pallida. Sta perdendo quella forza, la voglia di vivere che la distingueva..quella che mi ha fatto innamorare. Non mi permette di essere con lei durante le sedute, e da qualche parte infondo al mio cuore la ringrazio, perché non so se sarei riuscito a mettere su una faccia tranquilla mentre la guardo combattere la battaglia più importante.
Contro la morte.
Perché il nemico non è la malattia. E' solo un mezzo per raggiungere ciò che lei vuole...Lei: la morte. Mentirei se dicessi di non essere spaventato, ma voglio che lei combatta. So che non ce la fa più; dei giorni la guardo, la osservo e ho paura di vederla troppo..perché se guardo bene potrei vedere un barlume di arrendevolezza..e non posso. Perché se crollo, crollerà anche lei e io ho bisogno di lei. Nella mia vita. Nel mio mondo. In me.
Fra poco ci sarà il Galà organizzato da mia madre per una raccolta di beneficenza; sono in smoking, è una serata elegante. Sarà presente anche il sindaco di NYC.
Vado a vedere se Elena è pronta. Busso.

"Avanti"

Entro e la trovo seduta davanti lo specchio della sua camera intenta a mettere una catenina al collo. È stupenda. Ha un vestito nero, senza spalline, con uno spacco su una gamba. Scarpe argento, che richiamano i gioielli. E' divina. Anche se con qualche (parecchi) chilo in meno. Mi guarda attraverso lo specchio.

"Ehi tu.."

Le sorrido "Wow"

Ricambia e si alza

"Sei splendida"

"Grazie, anche tu"

"Come ti senti? E' andata bene la seduta?"

"Al solito"

Ultimamente odia parlarne, e cerco di non insistere. Deve essere una serata da ricordare.

"Ok. Andiamo?" le porgo un braccio

"Damon, sei sicuro che sia il caso di farci vedere così insieme?"

"Sì. Non c'è nulla di male. Anzi, credo sia anche ora di dirlo"

"Pensiamoci dopo..e comunque sì, accetto il suo invito"

Eccola, è tornata..almeno per un po'.


La casa è già gremita di gente, il catering è ottimo e sfoderare Elena con me è un privilegio e un piacere. Cerca di essere sorridente con tutti, e tutti l'ammirano già. Vedo in lontananza Caroline e Stefan, che mi fanno un cenno. Elena ha voluto che solo loro sapessero della sua situazione. O meglio, che Caroline sapesse; ma l'avevo avvertita..la bionda difficilmente sta zitta, specie con il suo ragazzo.
Eh sì, avete sentito bene. Abemus papam! Quei due ce l'hanno fatta! Incredibile ma vero...strano, ma molto carino da vedere. Li raggiungiamo.

"Ciao"

"Ciao!!" Caroline abbraccia Elena

"Sei uno splendore, Gilbert!"

"Anche tu, Care"

"Grande festa, eh..?" mi sorride Stefan

"Beh, conosci mia madre..resta poco da spiegare"

"Dai Elena, vieni! Devo raccontarti un po' di cose" fa Caroline portando via Elena

"Care, la voglio intera!"

"Si, si!"

Sì. Sanno di me ed lei.

"Allora...come sta?" mi chiede Stefan, rimasti da soli

"Mah..certe volte bene, altre meno"

"Hai paura che molli?"

"No..non lo so"

"E' una situazione difficile"

"Sì, ma non la lascerò morire, Stef. Fosse l'ultima cosa che faccio"

Lui annuisce. "Che dicono i dottori, dopo questo primo ciclo?"

"Situazione stabile. Che indica nessun peggioramento, ma nemmeno altro"

"Ne è rimasta delusa?"

"Non mi è sembrato. Forse lo sono stato più io"

"Tu stai bene?"

Rido tristemente "No, amico. Voglio vederla felice e non lo è. Vorrei che stesse bene, ma non è così"

Non dice nulla. Mi da una pacca sulla spalla.
Grazie Stefan.

Il mio amico mi avverte che si sono anche Finn e Rebekah, ma non me ne curo.
Mio padre mi presenta ad alcune persone; in tempo di elezioni è bene fare bella figura; vedo mia madre che ride e che riceve complimenti da tutti.
Devo ancora conoscere qualcuno che non la ami!
Mentre ascolto i discorsi economisti, vedo Caroline raggiungermi con un'aria..strana. Mi agito subito.

"Care.."

"Damon, puoi..ehm, venire un attimo?"

"Che succede?"

"Uhm.."

"Caroline!"

"Elena non sta bene. Dice che le gira la testa, si sente debole.."

"Dov'è?" inizio a camminare agitato per la sala.

Non mi accorgo nemmeno che la mia amica mi sta trascinando, finché non vedo Elena sdraiata su un divanetto, in un angolo.

"Ehi" mi avvicino

Fa un lamento, per farmi capire che mi ha sentito

"Hai un capogiro?"

Apre gli occhi "Sì..non mi sento bene. Potrei vomitare"

"Ok. Vieni. Andiamo di sopra. Sei sfinita, è meglio se vai a letto"

Sto per prenderla in braccio, quando mi blocca

"No, Dam..ce la faccio. Solo qualche minuto"

Tenta di alzarsi ma le sue ginocchia non reggono. La prendo al volo

"Sì, lo vedo, Virginia"

Si aggrappa a me. Arriva anche Stefan.

"Ehi, amico..ti vogliono sulla pista..che succede?"

"Non sta bene.." lo informa Caroline

"Damon, vogliono che la vostra famiglia apra le danze. Il sindaco chiede di te!"

"Che si fotta! Sono occupato"

"Dam, puoi andare.." mi fa Elena

"No, resto con te, piccola. Ora ti porto su e resto" le bacio la fronte spostandole la frangia

"Damon!"

Cazzo, mia madre.

"Dai, abbiamo bisogno....di te. Elena?"

"Sta male, mamma. Non posso ora"

"Chiamo il dottore?"

"No, è solo stanca"

"Allora può occuparsene anche Caroline, giusto?"

"Uhm..sì! Sì! Certo!"

"No, voglio occuparmene io"

"Damon, figliolo... è stanca. La metteranno a letto Stefan e Caroline. Ti richiede il sindaco, è importante. Per tuo padre.."

"Anche lei è importante!"

"Lo so Damon, lo so." Mi dice con voce ferma mia madre.

"Dam, vai davvero..non privarti di questa cosa per me..vai" mi dice Elena

La guardo..e non cambio idea.

"No. Ci penso io a te, ricordi? Ti ho fatto una promessa"

Ignoro tutti, le voci che mi chiamano, la musica.
Ci sono io per Elena. Conta solo lei ora.

La porto in camera, e la poso sul letto. Poi la copro con la coperta.

"Damon..dovresti essere di sotto.."

"No, sto bene qui. Non voglio essere altrove"

"Potevi ballare, fare una bella figura davanti al sindaco e a tuo padre.."

"Sai che me ne importa" le prendo la mano "Preferisco stare con te, qui. Solo noi due"

Le accarezzo una guancia. E' umida. Sta piangendo.

"Ehi, piccola..non piangere..basta"

Parte qualche singhiozzo.

"Che c'è che non va?"

"Tutto!"

"Elena.."

"No! Basta! Non dirmi che tutto ok, perché non lo è! Io sto male, e tu sei qui. A star male per me, quando potresti essere a divertirti, a ballare con qualche bella ragazza che ti faccia fare una buona impressione.."

"Che stai dicendo? Ehi, smettila! Io ti amo. Non mi importa delle altre, o del ballo. Voglio essere dove sei tu"

"E' questo il punto, Damon. Tu non dovresti esserci qui"

"E' un crimine adesso?"

"No, è...è sbagliato. Per te"

Rimango in silenzio.
Si  mette seduta, con le spalle alla tastiera del letto

"Damon, tu non sei fatto per questa vita; tu meriti altro."

"Io merito te. Qualunque cosa significhi! Ho letto tante cose, mi sono documentato. Ci sono dei modi per farti stare un po' meglio e..e per far sì che io gestisca la situazione"

"No, Dam"

"Non mi dai nemmeno una possibilità"

"Non è questione di darti o meno una possibilità. In questi mesi ti ho visto diventare una persona completamente diversa, che solo ora vede le sue potenzialità. Tu non hai idea di quanto questo mi abbai reso felice. Non voglio che tu sia legato a me, ai miei appuntamenti in ospedale, alle limitazioni della mia vita. Non voglio che tu ti perda quello che potrebbe darti qualcun'altro. Ed è egoista, ma non voglio che un giorno tu mi guardi provando anche il minimo rimpianto o pietà e.."

"Non lo farei mai!"

"Non puoi saperlo, Damon. Non puoi sapere di come potresti sentirti fra qualche giorno, o mese. Non hai idea di come diventerà a lungo andare. Io invece sì"

"Che stai dicendo? Elena, dammi una chance! Dacci una possibilità! Io non posso accettare che.."

"Ascoltami, ascoltami proprio tu." Mi prende una mano, e la stringe. Forte. Inizio a tremare, e non so perché. O forse sì.

"Questi mesi sono stati magnifici. Averti al mio fianco, innamorarmi in un modo che nemmeno credevo possibile; non dopo la vita che ho avuto. E la tua famiglia...Dio, è stata la ciliegina sulla torta. E tu sei stato il massimo per me. Io no. Io non potrò mai essere il massimo per te, non così. Non sfinita da una chemioterapia, con dieci chili di meno, e probabilmente senza capelli. Tu meriti una star, una da far invidia a chi incontri. E il tuo modo di amarmi è stato unico, meraviglioso e impeccabile, ma.."

"Amore.." ..Dio, no..

Piange di nuovo

"..in Svizzera è legale l'eutanasia attiva e passiva. In pratica ti iniettano delle sostanze..è come un'anestesia. Ma perenne. Altrimenti c'è l'interruzione di trattamenti medici. Ma si va sulla sofferenza. E io ho bisogno di finirla qui, Damon. Basta chemio. Basta stanchezza, basta dolori alle ossa, o vomito. Basta svegliarmi con la voglia che la giornata sia già finita. Ho intenzione di prendere un appuntamento in questa clinica, e se tu ami davvero come dici..la cosa che mi farebbe felice più di ogni altra sarebbe che tu mi accompagnassi"

La mia testa scatta all'indietro. "Che cosa??"

"Le cose non andranno meglio. Queste terapie ritardano solo, ma non guariscono. E sai come me che quel midollo osseo non arriverà. Avete provato tutti voi e non siete compatibili. Non voglio più soffrire, non voglio dipendere da qualcuno o da qualcosa. Per cui amami adesso. Resta al mio fianco. Dammi la fine in cui spero."

La guardo..inorridito.

"Come puoi chiedermi una cosa del genere? Ti dico che ti amo e che voglio costruire un futuro con te, e tu mi chiedi di venire a vederti mentre ti uccidi?? Ma che diavolo..."

"Damon.."

"Elena, ascoltami. Ti prego, stammi a sentire..io posso renderti felice. Staremo bene, anche tu. Io ti amo così come sei, non ti cambierei nemmeno un capello..io..ti prego, ti prego amore mio..non farmi questo! Non farlo a te! A noi"

Sono disperato. Non può chiedermelo davvero! Non può volerlo davvero!

"Dam, non ce la faccio più. Sto soffrendo, e tu.."

"Io non basto. Non questa volta"

"Damon..io ti amo ma.."

"Vaffanculo, Elena! In questo momento ti odio! Vorrei...vorrei...."

Do un pugno al comodino. Lo distruggo. La spavento.

Lei con me ha fatto di peggio.

Vado fuori sbattendo la porta. Non riesco nemmeno a guardarla. Ad amarla. Non ora.

 

Elena's POV

Lasciami andare Damon. Lasciami a mio padre.

 



Non mi uccidete vero? Ok mi limito a dire che su ogni cosa scritta mi sono documentata, e a ringraziarvi! Spero in tante recensioni! Un bacio :*

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

Elena's POV

Dovevo prevederlo. E' inutile piangerci su; ho chiesto alla persona che amo e che mi ama di assistere al mio suicidio. Si può essere più crudeli ed egoisti?
Mi ha detto che non ce la fa, che non si capacita di come io abbia potuto scegliere questa "fine"..per noi. Ma non capisce..la scelgo per me. Lui non potrà mai capire; quando ero piccola ho visto cosa può farti il cancro, in che stato può ridurre il tuo corpo e la tua mente, anche di chi ti è accanto.
Alla morte si sopravvive..sembra una contraddizione, ma non lo è.
Il dolore può uccidere davvero, ma lo fa nel complesso della sua grande maestria: non investe solo la ciliegina, ma anche la torta.
Annienta tutto e tutti, nessuna distinzione. Ed io questo non lo voglio.
Quando accadrà..sì, staranno male, soffriranno, ma passerà; diventerò un ricordo dolceamaro e loro andranno avanti. Sarà veloce.
Vedermi così, sfiancata da una macchina, o senza capelli, e pallida..non va bene. La morte è naturale; il dolore, la sofferenza, la pietà..no. E' una crudeltà che non riesco più a reggere.
Quindi sì, morirò..ma sarò io a sceglierlo. Sarà la prima vera scelta che farò da me. E' triste che ne sia almeno un po' orgogliosa?

Bussano alla porta e cerco di risvegliarmi dai miei pensieri e dalla lacrime che, ahimè, sono scese.

"Avanti.."

"Ciao.."

E' Stefan. Mi fa strano vederlo in camera mia, non siamo poi così intimi

"Ehi"

"Come stai?"

"Meglio..dovevo stendermi"

"Bene..posso?" mi indica il letto

"Certo"

Si siede affianco alle mie gambe stese sotto la trapunta e mi sorride. E' un sorriso di conforto.

"Qualunque cosa sia, dilla.."

Sospira. "Ho visto Damon andar via. Sembrava agitato, arrabbiato e molto"

Ora sono io a sospirare.

"Che è successo, Elena?"

"Abbiamo avuto una discussione..non siamo d'accordo su delle cose"

"Cose che riguardano te?"

"Sì"

"C'entra la situazione in cui ti trovi?"

"Sì"

"Ascolta Elena, io non so su cosa avete litigato e nemmeno voglio saperlo, ma posso dirti che lui ci tiene a te. Vuole aiutarti, vuole starti vicino. Lui ti ama e se credi che rinuncerà a questa crociata, sbagli. Non ti lascerà, ora è arrabbiato ma tra un paio d'ore sarà di nuovo qui. Non se ne va, Elena"

"Lo so, Stefan, ma.."

Mi guarda attento "Cosa?"

"Gli ho detto che voglio morire, tramite l'induzione di un farmaco terminale..in Svizzera, e gli ho chiesto di venire con me. Di starmi vicino quando accadrà"

Stefan resta in silenzio, per molto tempo...e non so che fare.

"Stef?"

"Caroline lo sa? I Salvatore?"

"No, non l'ho detto ancora a nessuno"

Di nuovo questo silenzio.

".......tornerà, Elena"

Eh?

"Era questo che volevi dirmi? E ci hai pensato tutto questo tempo?"

Ride amaramente.

"Beh, in realtà sono molte le cose che vorrei dirti. Tipo che è una cazzata colossale, e che ti tirerei questo mobile in testa"

"E perché non me l'hai detto prima?"

"A che servirebbe? Hai preso una decisione e ne sei convinta a quanto vedo. E' la tua vita, Elena. Tu decidi come viverla e come finirla. Potrei dirti tante cose, ma non cambia la realtà. Vuoi morire? Fallo. Ucciditi, se è quello che senti. Io non ho diritto di dirti cosa fare o cosa non fare. E' una cazzata, ma resta un tuo problema"

Rimango scioccata. E' stato..crudele?!

"Wow..sei stato crudele, non credi?

"Imparo dai migliori"

Credevo fosse una battuta, e invece ha lo sguardo serio e fisso su di me.

Mi sento sprofondare nella vergogna.
Vergogna? Io non mi vergogno della mia scelta. E' coraggio il mio, dannazione!

"Sai, non credo che abbiate il diritto di giudicare me e le mie scelte se non sapete o conoscete ciò di cui parlo. Voi non sapete come ci si sente. Pensi che io voglia morire?!"

"Elena, io parlo secondo quello che vedo. E vedo una ragazza che, sì, sta male ed è stanca e stufa e arrabbiata, ma che ha ancora delle opportunità eppure sta dandole per scontato! C'è gente là fuori che pagherebbe per avere una possibilità, anche una sola chance o speranza che qualcosa si risolva. Tu non hai tutto perduto, eppure vuoi rinunciarci. E' la tua vita, Elena..è vero, e io non sto dicendo che la vivi male..non la vivi a pieno, però. Se vuoi arrenderti prima ancora che tutto sia davvero finito, fallo! Ma non puoi pretendere che chi è nella tua vita stia in disparte a darti le pacche sulla spalla, perché non hai finito qui. Perché ti vogliono bene, e quando si ama qualcuno lo vuoi nella tua vita."

Resto bloccata. Riesco solo a piangere..ma che diavolo dovrei fare? Eh? Non so dove appigliarmi. Non ho un centesimo, mi sto spegnendo poco a poco..perché combattere?
I singhiozzi stanno prendendo il sopravvento. Sento la mano di Stefan tra i miei capelli.

"Ehi...Ascoltami, forse sono stato troppo duro. Hai ragione, io non ti capisco fino in fondo ma sono preoccupato. Per te, perché ti stai condannando da sola ad una cosa che non meriti e che nessuno ancora ti ha affibbiato. Sono arrabbiato perché il mio migliore amico è logorato da questa situazione e non voglio vederlo così, voglio che sia felice. E' scappato via, e anche se so che ritornerà..sarà l'ennesima sua corazza, Elena. Damon è così. E forse lo aiuta, ma non aiuta gli altri, e di sicuro non aiuterà te. Vuoi che ti sostenga, ma quando leggerai nel suo sguardo una finta..capirai che non vuoi che ti dica che tutto va bene o che ti capisce, vorrai solo lui..il vero lui"

 

Damon's POV

Ho vagato per la città per almeno 2 ore, ed ora sono qui..in uno squallido bar a bere uno squallido whisky con una barista che di squallido ha poco, a dirla tutta. Mi guarda ogni 5 secondi, ed è facile capire cosa vuole. Chi vuole.
Riporto gli occhi sul mio bicchiere mezzo vuoto, giro il liquido dentro per poi berlo tutto d'un fiato; brucia..perfetto. La ragazza mi si avvicina languidamente..se fosse stata nuda, sarebbe stata meno sfrontata.

"Ehi, ciao!" mi fa

Le faccio un cenno col capo, a mò di saluto

"Tutto solo?"

"Già, a quanto pare"

"Sai, ti stavo guardando e ho pensato che quei tuoi occhi blu avessero bisogno di essere guardati da qualcuno, non da un pezzo di vetro" dice con una risata da civetta, che un tempo mi piaceva molto

"Ah sì? Beh direi che allora stai rimediando alla grande"

"Sì lo credo anch'io"

La squadro un attimo, ma non parlo

"Mi trovi carina"

"Andiamo..lo sai che non sei solo carina. Hai fin troppa autostima, non ti servono i miei complimenti"

"Hai ragione.." si avvicina e mi sfiora il collo nudo con i polpastrelli "Stacco tra 10 minuti. Mi aspetti? Magari ti faccio vedere perché ho le certezze della mia autostima.."

"Mmh-mmh.." stringo le labbra fra loro

Mi ci vuole una distrazione stasera. Anche se..
Ho qualcuno. Ho lei, che amo. Ho lei, che mi ama. Lei che ride, che mi fa ridere. Lei e suoi capelli. I suoi occhi.
Elena.
Lei che per sua scelta, non avrò più. Morirà.
Guardo di nuova la barista.

"Come ti chiami?"

Lei si volta, presa di sorpresa "Shayla"

Shayla. Bella ragazza. Bel nome. Belle tette. Bella bocca.
Shayla. Shayla..che non è Elena. Che non sarà mai Elena.
Nessuno mai potrà.

Che cazzo sto facendo? La mia ragazza annuncia di volersi uccidere ed io sto quasi per farmene un'altra. Io amo Elena. Che diavolo..?
Sto impazzendo, e tutto perché so che se non l'avrò più con me..sarà l'inferno. Darò di matto. Ma come faccio a fermarla? A dirle di resistere quando..quando di concreto davanti a lei non c'è nulla..a parte io, che stavo per tradirla.
Sono arrabbiato, cazzo. Non voglio vedere la sua morte, i suoi occhi chiudersi e mai più riaprirsi. E forse dopo rivederli solo in foto.
Cristo..non abbiamo nemmeno una foto insieme. Non ho niente di lei. Avrò solo il suo ricordo.
Non mi sono accorto di aver stretto talmente forte il bicchiere, da averlo rotto. Sto sanguinando. Shayla se ne accorge..

"Ehi! Stai bene? Sembri..esplodere"

"Io..ehm. No, cioè..devo andare"

"E non mi aspetti?"

"No"

"Perché? Certo che sei stronzo"

"Senti, è stata una giornata di merda. E ho una ragazza, che amo. Perché dovrei aspettarti?"

"Perché posso darti qualcosa in più. Posso farti vivere"

Vivere. Shayla è viva..vivrà. Con me. Stanotte.

"Io....io la amo, Shayla. Più della mia vita"

Ed esco.

 

Rientro a casa. Apro il cancello, e riaccendo il cellulare che avevo spento. Ci sono chiamate di Elena, di Stefan, mamma, papà, Caroline. Diamine! Sono uscito a bere! Non sono io a volermi suicidare!
Incredibile! Rompono le palle a me...da manuale, proprio.
E' tardi, molto tardi e la casa è vuota, buia. Vado in cucina e prendo dell'acqua..potrà aiutarmi da questa sbronza. Dentro sono un fascio di nervi; mi sento inquieto, mi sento nervoso..e pronto a spaccare tutto.
Vedo vicino al lavandino un elastico di capelli. E' di Elena. Lo porto al naso ed inspiro; sento il suo profumo, il suo balsamo..la sua essenza. Potrei dire che c'è tutta Elena in questo'odore.
Perché? Perché vuoi ucciderti, piccola? Non ci pensi a me? Come farò? E gli altri..saranno distrutti. Dio..
Sto degenerando e capisco che è meglio che vada a letto. Do uno sguardo al cellulare e leggo solo un messaggio di Elena:

"Ti amo da impazzire. Fai in fretta, ti aspetto. xx"

Mi viene da sorridere. Che devo fare con te, Virginia?
Spengo il telefono, e vado verso le scale...quando mi accorgo di una cosa. Sul divano non c'è la giacca di mio padre, eppure è sempre lì quando torna da lavoro. Perché non c'é? Mi guardo intorno e noto che nemmeno le chiavi e la borsa di mia madre ci sono. Ma dove sono finiti? Sono partiti? Non ne sapevo niente.
E poi eccolo lì.
Bianco. Piccolo. Solo. Sul tavolino. Due righe. Una richiesta. Il più grande rammarico e la più grande rabbia che avrò in tutta la mia vita?

"Ospedale. Vieni, di corsa.."

Non averle detto che la amo anch'io..prima che andasse via.

 




ORRIBILE. INDIFENDIBILE. INSCUSABILE. UCCIDETEMI E IO VI AIUTERO'!
Come dire...MIIIIIIII DIIIIISSSSPIAAAACEEEEEE!!!!!!!!!
Sono in un ritardo che dura da mesi, e l'unica scusa che ho sono dei motivi familiari molto seri (ma ora risolti). Non so che dire...spero che non vi siate dimenticati di me! Vi prego!! SCUSATEMI TANTO.
Non solo per il ritardo..ma anche per il capitolo: è un po' corto, lo so... e non finisce nel migliore dei modi. Non voglio anticipare troppo, ma se avete domande ci sentiamo nelle recensioni..e ne spero tante, anche se non me le meriterei.
Che dite? Impressioni? Idee per il prossimo capitolo? Che succederà? "Che sarà successo?
A presto :*

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

 

Damon's POV

Corro. Corro fuori casa, in macchina, nel parcheggio, nei corridoi bianchi e azzurri di un ospedale che è la porta di un inferno al quale non vorrei appartenere, ma mi ci sento legato e tirato contro. Non so cosa sto facendo, dove sto andando. Vedo volti che cercano di calmarmi, di fermarmi..ma non voglio. Non finché non la trovo, finché non vedo il suo sorriso a dirmi che resterà ancora, che ci sono troppe cose da fare e da vivere...insieme, se vorrà.
Giro l'ennesimo angolo dell'ennesimo corridoio e finalmente vedo i miei genitori, Olga, Stefan e Caroline; gli corro incontro e Stefan cerca di afferrarmi, di calmarmi

"Ehi! Damon! Ehi! Cazzo, ascoltami..."

"Dov'è?? Voglio vederla!"

"Damon!"

"No! Stef, dimmi dov'è, ti prego"

Non riesco a star fermo

"Ehi! Dam..ascoltami, guardami"

Fisso il mio amico ad occhi sbarrati

"E' dentro con i medici, non l'abbiamo vista nemmeno noi. Da quando l'hanno portata, non ci dicono niente. Dobbiamo aspettare, Damon. Stare calmi. Non sappiamo nemmeno cos'abbia, Dai, siediti"

"Non voglio sedermi!!" urlo "Voglio vederla! Voglio che mi dicano che sta bene"

Mio padre si avvicina

"Damon, figliolo, siediti"

"Papà, no..io..io devo.."

Mio padre mi mette le mani sulle spalle e stringe "Lo so. Lo so. Ma non serve a nulla ora"

"Voglio sapere cos'ha"

"Ha un tumore, Damon"

Sono completamente assente

"Lo so..che è successo, papà?..Io non c'ero, non ero lì"

"Olga l'ha trovata svenuta in bagno. Non sappiamo di più"

"Oh mio.." do un pugno al muro

"Damon, aspettiamo e vedrai che andrà tutto bene"

Mio padre mi abbraccia, e sopra le sue spalle vedo mia madre ed Olga che si tengono per mano. Caroline che mi sorride tristemente. Non capisco che succede. Che sta succedendo?

 

-

 

Siamo qui, in questo cazzo di corridoio da più di un'ora e il buio.
Mio padre e mia madre mi hanno trascinato a forza in un'altra ala del reparto, per prendere un caffè, per distrarmi.

"Ehi" mia madre mi porge il mio bicchiere

"Grazie" sussurro piano

Lei e mio padre si guardano e poi si voltano a fissarmi

"Figliolo..vuoi dirci qualcosa?"

"Mmh?!"

"Si insomma.. tu ed Elena.."

"Ah sì..io ed Elena.."

Mi guardano ancora

"Sentite, mi dispiace, ok? No dovevo farvelo alle spalle ma è successo, e forse avrei dovuto dirvelo ma volevamo aspettare, perché ci sembrava di aver tradito la vostra fiducia. Non era programmato, è successo. Ci vogliamo bene, e ora lei è lì dentro, e nessuno parla, o ascolta, o sa..come se non importasse, non contasse. Ma lei conta! La vita delle persone conta. E io non ho fatto in tempo a dirle tutto, perché lei vuole morire..e cazzo, se ci sta riuscendo!"

"Ehi ehi, aspetta..che vuol dire vuole morire?!"

E allora racconto tutto. Di quella sua idea del cavolo. Di quanto mi sono arrabbiato, di come me ne sono andato, di come era rassegnata. Era la mia paura più grande, vedere la rassegnazione nel suo sguardo, nei suoi occhi. Mi sono trovato impotente, come se non sapessi neanche cosa dire, senza trovare un solo motivo per dirle: non farlo.
Internet è pieno di suggerimenti che posso servire nella teoria; in pratica tutto è diverso..ma io posso farcela; è un inizio.

"Voglio che lei combatta, mamma. Voglio essere il suo motivo per restare, voglio che tutti noi lo fossimo"

"Lo so. La faremo combattere, ok? Ci riusciremo"

Annuisco, non convinto però.
Non lo so. Non so che pensare. Neanche il mio umorismo sembra sorridere.

"La ami?" mi chiede mio padre

"Cosa?"

"La ami? E' amore..vero?"

"Sì" più convinto che mai, stavolta "E'..è accecante, è spaventoso ma bellissimo, è uno schifo e tutto insieme. Non so, è..è necessario"

Mamma mi abbraccia, poggiando la testa sulla mia spalla.
La stringo anche io.

"Scusa, mamma"

Lei alza lo sguardo e aggrotta le sopracciglia, non capendo.

"Per non averti detto di me ed Elena" continuo "E' la prima volta che mi innamoro, e non te l'ho detto..te l'ho nascosto. Ma non è che mi vergognavo, è solo che era.."

"Tuo"

Eh?

"Era tuo, Damon. Volevi viverlo, in un mondo vostro..e va bene. E' tua. E io non potrei essere più felice e fiera. Ora vuol dire che il mondo è pronto per voi. Magari saperlo in un'altra circostanza.."

Mi sorride e un po' fa sorridere anche me.
Dio, mamma..che farei senza di te?

Ad un certo punto vediamo Caroline sbucare e venirci incontro, agitata

"Care.. che è successo?"

"Il dottore. E' uscito dalla sala. Vuole parlare con qualcuno"

Inizio a correre spedito, ma sento Caroline bloccarmi il braccio

"Care, che fai? Lasciami"

"Dam.."

"Care..cosa? Fammi andare"

"Dam..è sveglia. Questo me l'hanno detto. E' sveglia, Damon"

Grazie.
Corro ancora più veloce.
Grazie, chiunque tu sia.
Anzi no..grazie nonno, grazie Grayson.

 

Elena's POV

Dolore.
E' la prima sensazione che sento.
Luce.
La prima cosa vedo.
Il suo profumo.
La prima cosa che odoro, che amo.

Non lo vedo, ma vorrei. Cerco di aprire gli occhi, ma il bruciore è forte; mi fa male la testa e devo andare in bagno.

Elena...
Elena..

Sento il mio nome in lontananza..Damon.
Voglio svegliarmi.
Forza. Andiamo!

Sento le palpebre aprirsi e dopo un paio di muniti scorgo un volto.

"Ehi"

"Mmh.."

"Mi raccomando, solo pochi minuti.." dice una voce che conosco.

"Damon.."

"Ehi, Virginia..sono io, sì."

Metto finalmente a fuoco e lo vedo: occhi spenti, occhiaie, capelli spettinati e la sua mano tra le mie ciocche, che mi accarezza

"Ciao.."

"Ciao" mi sorride

"Che cosa.."

"Sei in ospedale. Hai avuto un piccolo peggioramento e le tue difese immunitarie hanno crollato per un po', ma niente di serio. Sei qui. Ci pensano loro a te, e anche io eh? Non me ne vado. Mica ti liberi così di me!"

Rido "Non so perché ma avevo intuito la cosa"

"Ti amo anche perche sei intelligente, infatti" mi dà un colpetto col il polpastrello sul naso

"Davvero?"

"Cosa, piccola?"

"Davvero mi ami? Ancora..nonostante..beh, lo sai.."

"Sì, Elena. Certo. Tu ami me? Nonostante ti ho voltato le spalle"

"Sì, e ti capisco. Damon, io davvero ti capisco ma-"

"Elena..siamo in un fottuto ospedale, e io ho passato le ultime due ore più terribili della mia vita. Possiamo goderci solo per un attimo il fatto che sei qui, e che l'ultima cosa che ricorderai non sarà io che me ne vado da te?! Mmh?!"

"Ok"

"Ok"

"Bene"

Ride "Bene"

"Allora..mi baci tu o lo faccio io? Potrei metterci un po', sai..sono un po' dolorante"

"Non muoverti di lì, per una volta che non mi tiri i capelli"

"Io non ti tiro i capelli quanto ti bacio!"

Si avvicina e accosta le sue labbra alle mie, sorridendo maliziosamente

"Si che lo fai"

"Damon"

"Si?"

"Muoviti"

"Per cosa?"

Bastardo, figlio di..

"Per dimostrarmi che avevi ragione"

Sorride e finalmente mi bacia.
Lentamente, passionalmente, dolcemente. La sua mano è sulla mia guancia, ed io poggio la mia sul suo polso

"Mmh..dici che se chiudo la porta un momento, qualcuno potrebbe insospettirsi?"

"Damon!"

"Ok, ok..ma ti avverto, secondo me, sarebbero stati felici di non sentire urli di dolore, ma di altro genere!"

"Damon! Mio Dio.." dice una voce..che non è la mia.

Ci sono tutti: Giuseppe, Elizabeth, Stefan, Olga, Caroline!

"Ciao!"

"Ehi..!"

A turno mi abbracciano, e sento il cuore riempirsi.
Siamo una famiglia. Non lo nascondo più.

"Scusa mio figlio.." fa Giuseppe "da quando ci ha detto, non si trattiene più"

Arrossisco e lo guardo, mentre lui alza le mani come a discolparsi.

"Come stai?" mi chiede Elizabeth

"Meglio..ma vorrei capire e sapere di più"

"Già anche noi, ma stanno facendo degli esami. A breve ci diranno, vedrai."

"Sì..ehm..io dovrei andare al bagno"

Damon si riavvicina "Ti hanno messo un catetere"

Oddio, che schifo! Ma nemmeno morta!

"Non la faccio in un catetere, è disgustoso"

"Ehi, non fare la bambina"

"Vorrei vedere te"

"Non puoi alzarti, non ce la fai"

"Mi farò aiutare"

"Elena.."

"Damon..fammi andare al bagno come le persone normali ed io in futuro saprò come ricompensarti"

"Virginia! Niente più imbarazzo, eh?"

Guardo gli altri "No, direi di no" e sorrido, alzando le spalle.

"Ok, tigre. Ti prendo in braccio e andiamo"

Damon mette un braccio sotto le mie ginocchia e sulla mia schiena e mi solleva..mentre entra il dottore.

"Che succede?" chiede

"Ehm..vorrei andare al bagno..senza il catetere"

"Ok..ma è urgente? Dovrei parlarle"

Mi fermo. Damon si siede sul letto con me in braccio

"No, allora dica. Loro possono restare"

Il dottore guarda gli altri e annuisce, sorridendo cordialmente.

"Bene. Allora, Elena.." sospira "prima la buona o la cattiva notizia?"



 

Ciaoooo! Eccomi, di nuovo. Sempre un po' in ritardo, mi dispiace. Spero che non cali l'interesse nella storia, anche se nelle visualizzazioni e recensioni ho visto che vi ricordate e che piace! Grazie a tutti! Vi avverto che la storia si sta avviando verso la fine :) e nulla...aspetto le vostre parole (belle e brutte xD)

A presto! xx

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

 

Elena's POV

 

"Prima la bella, la prego" faccio una risata sarcastica e il dottore mi sorride.
Sono ancora in braccio a Damon e cerco di scendere, ma lui serra più forte le braccia intorno ai miei fianchi e mi è impossibile staccarmi.

"Dunque, Elena..la buona notizia è che c'è un donatore. Un donatore sano, pronto alla trasfusione e sopratutto a te compatibile"

Damon stringe la sua presa, e sento le sue labbra sui miei capelli allargarsi in un sorriso.
Anche il resto della famiglia sorride, si stringe le mani..e hanno le lacrime agli occhi.

"Ce l'hai fatta piccola" mi fa Damon

Ma io non riesco ad esserne felice. Non completamente almeno. Qualcosa non torna, lo sento nell'aria..
Uno sguardo di tensione passa tra me e il dottore.

"Ma.." dico

"Ma cosa?" mi fa Caroline "Hai sentito? Hai un donatore! E' magnifico!"

"Care.."

"Ehi.." Damon mi chiama, ed io mi volto "Che c'è? E' una notizia stupenda, Elena"

Sospiro, come se non loro non capissero. Se c'è una cosa che ho imparato in tutta questa storia è che i dettagli non vanno mai presi sotto gamba, o ignorati..o superficializzati.

"C'è anche la brutta notizia..vero dottore?"

Lui mi guarda fisso.

"Dica"

"La sua assicurazione non copre il costo dell'operazione, e la richiesta inviata qualche settimana fa non è stata accettata. Come quelle precedenti. Mi dispiace."

"Cosa?! Ma stiamo scherzando?!"

Damon si alza, ma mi tiene ancora n braccio ed io ho un capogiro

"Damon..mi metti giù? Mi gira la testa"

"Oh..si. Certo piccola. Scusa" mi poggia sul letto "Scusami tanto.."

Gli sorrido lievemente, ma lui si volta subito.

"Non possono farlo. Lei sta male, ha bisogno di questa cosa. Come possono far finta di niente?!"

"E' inaccettabile!" interviene Giuseppe "c'è in ballo la salute di una ragazza di vent'anni!"

"Già..non possono. Dobbiamo intervenire, Giuseppe" dice Elizabeth

"Esatto..parlerò con quelli dell'assicurazione e-"

"No"

Tutti si voltano verso di me, perché la mia voce ha pronunciato quella sillaba

"Come..che vuol dire no? E' un ingiustizia, Elena" dice Damon "Papà parlerà non quegli stronzi..o possiamo fare ricorso! Giusto, dottore?"

"Beh..fare ricorso è un vostro diritto, senz'altro"

"Lo faremo!" urla Damon

"No" insisto

"Elena.."

"Ho. Detto. Di. No." scandisco a denti stretti la frase, e mi costa..Dio quando mi costa, ma è la cosa giusta

"Elena, no."

Non riesce a parlare. Mi abbraccia forte, e lo lascio fare. Quella notizia improvvisa lo ha gettato nel panico, ma deve calmarsi.

"Risolviamo tutto, va bene? Non finisce qui. Sono sicuro che troveremo il modo di fare ricorso"

"Non voglio fare ricorso", dico calma.

Nel sentire quelle parole gli si ferma il cuore. Lo scosto da me, per guardarlo negli occhi

"Cosa significa che non vuoi fare ricorso?"

"Sono stanca di lottare, Damon. Se hanno respinto la richiesta una volta, perché dovrebbero cambiare idea? La nuova compagnia assicurativa non è come quella che avevo prima. Non vogliono sganciare i soldi. Che senso ha perdere mesi dietro un ricorso, per poi ricevere un altro rifiuto? Basta, sono stanca"

"Mi stai dicendo che vuoi arrenderti?"

"Non mi sto arrendendo. Sto soltanto accettando la cosa."

Si alza dal letto, così arrabbiato come se volesse prendere a cazzotti il muro

"E cos’è esattamente che staresti accettando? Il fatto di morire?" grida

Trasalisco.

"Voglio godermi il tempo che mi resta, Damon. Ne abbiamo già discusso»

Scuote la testa in preda alla rabbia.

"No. No, non lo posso accettare"

"La decisione non spetta a te"

"Pensa che io ti amo. Pensa che tutto questo è vero, quello che provo per te è vero. Pensa che devi lottare. Devi lottare per questo sentimento e per noi due. Elena, non arrenderti"

"Voler passare il resto della mia vita con te non significa arrendersi. Non m’importa niente del motivo per cui ci siamo incontrati e di cosa ci ha portati fin qui, io voglio passare ogni minuto che mi resta con te, Damon. Questo non è arrendersi. Questo è vivere"

"E invece significa arrendersi, se il risultato è che morirai! Non lo capisci, Elena, non lo vedi? Sei la mia vita, cazzo. Sono sopravvissuto alla morte di tante persone care, ma se tu te ne vai non ce la farò. La vita non continua senza di te"

Mi avvicino per baciarlo, le lacrime mi rigano il volto.
Lo guardo negli occhi.
Mi guarda negli occhi, e in fondo al cuore, sento la sua richiesta..pregandomi di restare con lui, di non lasciarlo morire.

 

 

 

Damon's POV

 

 

Non so bene per quale motivo sono sveglio, ma qualche ora prima dell’alba apro gli occhi terrorizzato. Mi guardo intorno e cerco con la mano la presenza di Elena.

La trovo che dorme sul letto d'ospedale accanto a me, che sono su una poltrona.
Sta ferma, un po’ troppo ferma. Respira piano, a fatica.

"Elena..", chiamo, scuotendola.

Lei apre gli occhi, ed è allora che entro nel panico.

"Non mi sento bene", ammette, stringendosi il petto.

"Dov’è l’ossigeno?" le domando mentre mi alzo dalla poltrona per accendere la luce.

La bombola dell’ossigeno è nell’angolo. La prendo.

"Il battito è irregolare", mi dice con la mascherina davanti alla bocca.

"Adesso chiamo il dottore", la rassicuro, pigiando il pulsante di chiamata sopra il letto

Cinque secondi dopo, sviene.

"Cazzo! Elena!" grido, e chiamo con insistenza quel dannato pulsante.

Mi calmo e la prendo tra le braccia.
Per fortuna respiro, ma troppo piano, troppo poco.

"Forza, angelo mio, stai qui con me", la prego prima di baciarle le labbra pallide.

Bisogna aspettare i medici o gli infermieri.

Qualche minuto dopo arriva un infermiera seguita dal nostro dottore.
Io sono con lei tutto il tempo. Le mettono una flebo e le prestano i primi soccorsi.
Ci accompagnano in una stanza e mi permettono di stare con lei, ma poco dopo me la portano via per una serie di analisi.

Rimaniamo tutti là seduti in silenzio, ad aspettare che ce la riportino. Le lancette dell’orologio di plastica appeso al muro scandiscono i minuti, ricordandoci dove ci troviamo e perché.

In quel momento si apre la porta e una donna ci riporta Elena, spingendola sulla barella.

"Ciao", dice lei, un po’ debole.

Quell’unica parola fu come manna dal cielo.
Era sveglia.

"Sei tornata", feci io, alzandomi subito per andare a prenderle la mano.

"Come stai?"

"Abbastanza bene. Sono stata meglio, ma sono stata anche molto peggio. Il dottore dice che potrebbe dipendere dal fatto che ho un po’ esagerato, forse troppe scale e troppo poco riposo. Comunque mi ha fatto delle analisi, giusto per stare tranquilli"

Scuoto il capo. «Mi dispiace così tanto. È colpa mia. Saremmo dovuti stare più attenti»

"Non c’è un colpevole, Damon. È così che funziono. A volte ho delle brutte giornate, e ieri è stata una di quelle. Succederà più spesso visto che…"

Strabuzzo gli occhi e alzo la testa di scatto.

Non è possibile che pensi ancora a quella cosa, non dopo ciò che le avevo detto.
La guardo, scongiurandola con gli occhi di non farlo.
Fallisco.

Esco di scatto dalla stanza in uno stato di trance. Vado ad appoggiarmi alla parete del corridoio e scivolo fino a terra.
Da là, mi metto a fissare la porta, ad aspettare, chiedendomi che cosa le stiano dicendo gli altri..la mia famiglia, e che cosa abbia deciso.

E seduto a terra in quel corridoio deserto, con la schiena premuta contro il muro, ho la sensazione che la mia vita sia finita.

Ironia della sorte.

Ma non può farlo. Vaffanculo lei e la sua voglia d’indipendenza. Ho promesso di fare di tutto perché viva, costi quel che costi.

Costi quel costi.

Esco dall'ospedale, e prendo il mio telefono. Chiamo la banca.
I miei mi aprirono un fondo fiduciario quando compii diciotto anni. Per gli studi. Per i master. Per il futuro. Per qualsiasi cosa volessi dalla vita e nella vita.
E io voglio lei. Voglio che lei viva, che sia felice, perché non riesco ad immaginare nessuno più meritevole.

Elena sarebbe vissuta. Per questo l’avevo fatto.
Peccato che io non sarei stato con lei...

 

-

 

"Non lo deve sapere", insisto con gli altri e il dottore.

Siamo nella mensa, al buio.

"Damon..sei sicuro? Puoi ripensarci. Non sei obbligato"

"Mi scusi dottore, ma lei al posto mio che farebbe? Di tutto. E io lo sto facendo. Sono soldi miei, i miei genitori ed amici mi appoggiano"

"Non ci crederà. La compagnia assicurativa non farebbe mai passare il ricorso. E lei lo sa. Altrimenti perché si sarebbe arresa?" dice Caroline

"Fateglielo credere. Non m’importa come. Mentitele, ditele che è stata una grazia del cielo, ditele che avete chiesto un favore personale, o avete fatto leva sul ruolo di papà. Non me ne frega niente. Fateglielo credere e basta"

Poso il caffè sul tavolino. Mi guardano.

"Ma perché non glielo dici e basta?" dice mia madre

"Non me lo lascerebbe mai fare. Ho visto la convinzione che aveva negli occhi ieri sera. Ormai se n’è fatta una ragione, ha accettato il suo destino. E io non posso permetterglielo."

"E se così facendo le spezzassi il cuore?"

"Ci sarete tu e Olga, papà..a raccogliere i pezzi. E se non altro sarà viva"

"Lo sai che non potremo impedirle di venirti a cercare, una volta che si sarà rimessa" fa mio padre

Scuoto il capo, con le budella che mi si contorcono.

"Non ce ne sarà bisogno. Dopo quello che farò domani, non vorrà più vedermi per il resto della sua vita."

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

Elena's POV

 
Tutti pensavano che mi stessi arrendendo, e in un certo senso era così.
Ma la scelta spettava a me.
Era
mia.
Non ne potevo più di essere coccolata e tenuta sotto una campana di vetro. Ero una donna adulta, ed era ora che iniziassi a comportarmi come tale.
Se mi restava da vivere poco tempo, sarei stata io a decidere come trascorrerlo.
Io. E nessun altro.
Nel breve periodo passato insieme, Damon era riuscito a darmi un assaggio di come avrebbe potuto essere se le cose fossero state diverse, se fossi stata normale. Pensare alla vita che avremmo potuto avere lasciava l’amaro in bocca, e faceva male sapere che non sarebbe mai stata nostra. Ma ero stata a lungo negli ospedali e isolata dal resto del mondo, perciò sapevo quanto dovevo ritenermi fortunata di avere a disposizione anche solo quel poco tempo che mi restava.
E lo volevo trascorrere con Damon, non a lottare per una causa persa.
Sentii bussare alla porta e alzai lo sguardo. Vederlo entrare in quella stanza mi ricordò di tutte le volte che l’aveva fatto. Ciononostante, il suo arrivo mi riportò alla mente tanti bei ricordi.
Avevo dormito la maggior parte del tempo e la giornata era volata senza che me ne accorgessi. Fuori si era fatto buio, e la luce della luna illuminava la sua pelle.

"Non potevo starti lontano", disse Damon, avvicinando una sedia al letto.

Benché cercasse di apparire tranquillo e allegro, si vedeva che era abbattuto.

"Il dottore ha detto che le analisi sono a posto, per cui dovrebbero dimettermi domani"

"Bene" intrecciò le dita alle mie, la fronte aggrottata.

"Parlami, Damon. So che sei arrabbiato per via della decisione che ho preso, ma io…"

Si alzò e si mise sul letto, accanto a me.

"Adesso non ho voglia di parlare", disse sfilandosi la maglietta per poi gettarla a terra.

Le mie mani furono subito sul suo petto scolpito, sui muscoli definiti.

"E se entra qualcuno e ci scopre?" chiesi alzando lo sguardo lentamente, fino a incontrare il suo.

"Gli altri li mandati a casa a riposare, e il dottore è in pausa. Di tutti gli altri me ne frega ben poco"

Quelle parole mi eccitarono, e feci subito per spogliarmi.
Ma lui mi fermò.

"No, lascialo fare a me"

E, come se avessimo a disposizione tutto il tempo del mondo, mi tolse un capo alla volta, ammirando ogni centimetro della mia pelle che restava scoperto.

"Passerei la vita a guardarti", mormorò.

Cominciò a baciarmi ovunque, e io iniziai a muovermi e a strusciarmi addosso a lui, che tirò fuori un preservativo dal portafogli e si tolse il resto dei vestiti. Coprendoci col lenzuolo, si mise sopra di me. Ogni carezza era lenta, ponderata, come se volesse memorizzare ogni curva, ogni linea del mio corpo, come se mi stesse già dicendo addio.
Gli presi il mento e feci in modo che mi guardasse.

"Ehi, sono ancora qui con te"

Lui non disse niente, la sua unica risposta fu un lunghissimo bacio straziante. Gli infilai le dita tra i capelli e l’attirai più vicino a me: non si doveva fermare.

"Piano. Stasera voglio farlo così", mi sussurrarono le sue labbra, sfiorandomi il collo.

Era molto diverso dal modo febbrile e appassionato in cui l’avevamo fatto le altre volte. Travolto dalle emozioni e dalla rabbia, Damon era stato sfrenato. Adesso, le stesse emozioni erano ancora presenti e si agitavano sotto la superficie, ma erano diverse.

E, mentre mi teneva il viso e mi guardava con tutto l’amore e la devozione del mondo, io sentii che c’era qualcosa che mi sfuggiva.

"Ti amo, Elena Gilbert", disse.

Poi mi penetrò, dandomi un piacere che s’irradiò in tutto il corpo. Senza mai fermarsi, continuando a muoversi lento, iniziò a baciarmi, mi accarezzò le spalle, circondò i seni tondi, per poi, finalmente, afferrarmi i fianchi e affondare ancora di più, facendomi godere.
I baci camuffavano i gemiti, mentre lui si agitava per raggiungere l’orgasmo, che arrivò pochi secondi dopo.
Ci rivestimmo, e io tornai ad accoccolarmi vicino a lui. Mi piaceva sentire il calore che emanava. Tra le sue braccia non sentivo mai freddo. Mi addormentai così, stretta nel suo
abbraccio, sentendomi al sicuro.

-

Mi svegliai, spaventata. Mi allungai per cercare Damon al mio fianco.
Ma lui non c’era più.
Mi strofinai le braccia per ritrovare il calore che avevo perso, perché lui se n’era andato. Lasciai correre lo sguardo in tutta la camera, nella speranza di scorgere la sua sagoma in un angolo buio. Ma non c’era.
Con la coda dell’occhio notai che c’era qualcosa sul comodino. Mi girai e trovai una nostra foto, come una polaroid..lui che con la macchinetta in mano e io vergognosa che poggiavo la fronte sulla sua spalla, cercando di nascondermi..ma un sorriso mi aveva tradito. Come ora. Sorrisi e la presi, per poi stringermela al cuore, come fosse stata la cosa più preziosa del mondo.
Fu allora che mi accorsi della lettera.
Su una busta bianca, Damon aveva scritto il mio nome.
Mi tremavano le mani mentre l’aprivo.

"Elena,
sappi che questa è la cosa più difficile che abbia mai fatto.
I giorni passati con te sono stati i più belli e sereni di tutta la mia vita.
Non ci sono parole per spiegare cosa significa perdere la persona che ami.
Mi hai insegnato ad amare di nuovo, a vivere di nuovo. Hai dato una ragione alla mia esistenza.
È per questo che non posso restare a guardarti morire.
Perché, se lo facessi, non credo sopravvivrei.
Mi dispiace
. Damon"

La lettera si sgretolò tra le mie mani, mentre le lacrime mi bagnavano il volto. Chiudendo gli occhi, mi tornarono alla mente il suo sguardo combattuto, le carezze incerte della sera prima, quando avevamo fatto l’amore.
Lo sapeva già.
Mentre io cercavo di capire come mai avesse un’aria così malinconica, lui mi diceva addio, con ogni bacio, ogni carezza.
E adesso se n’era andato.
Quando mi resi conto di quello che era successo, il mio pianto disperato straziò il silenzio della stanza. Mi aveva lasciata da sola.

No, cambierà idea. Ha soltanto bisogno di tempo.
Cercai il cellulare.
Adesso gli mando un messaggio. Gli dico di tornare, per parlarne insieme.
Gli avrei spiegato di nuovo le mie ragioni, e lui avrebbe capito.
Saltai giù dal letto e andai a prendere lo zaino che Damon aveva preparato per me. Rovistai al suo interno, trovai vestiti, cose per il bagno, e infine il telefono. Ma il suo numero in rubrica non c'era più.
Lo aveva cancellato. Mi aveva cancellato dalla sua vita. Non voleva essere trovato, e questo mi uccise più della malattia.
Rimasi immobile in mezzo alla stanza. Adesso capivo tutta l’enormità di ciò che era accaduto.
Damon se n’era andato… E non sarebbe mai più tornato.

-

Tornata a Casa Salvatore, nulla era più come prima. Il freddo mi stava uccidendo l'anima, perché nonostante le coperte il gelo era dentro il mio cuore.
Ma non lo odiavo. Affatto. Odiavo il fatto di non odiarlo.
Bussarono alla porta: era Elizabeth che veniva a controllare come stessi. Tornava ogni ora. Lei e Olga non mi lasciavano mai da sola. Per essere una che stava lentamente morendo, stavo benissimo. Ciò che le preoccupava era il mio stato emotivo. Nonostante la causa fosse suo figlio.

"Ciao, tesoro. Ti ho portato la cena", disse Elizabeth con un vassoio in mano.

"Non ho fame"

"Elena, devi mangiare", insistette, mettendolo vicino al letto.

Mi tirai su e mi sedetti a gambe incrociate, quindi guardai il piatto e scossi la testa.
Allora mia madre sbuffò.

"Dai, Elena, io ce la sto mettendo tutta, ma tu mangi appena, non parli con nessuno e piangi fino allo sfinimento. Non so più cosa fare. Da quando Damon…"

"No! Non voglio parlare di lui", dissi, alzando una mano per fermarla.

"Va bene. Ma almeno mangia. Sono preoccupata"

Nel vedere gli occhi lucidi sul suo volto, mi si strinse il cuore.

"Scusami. Mi riprenderò, te lo prometto. Ho soltanto bisogno di tempo. E poi, guarda, adesso mangio", dissi prendendo la forchetta.

"Bene. Posso restare qui con te?" mi chiese con un sorriso appena accennato.

Io annuii, facendole spazio sul letto. Damon non si vedeva più. Olga mi aveva etto che era andato a stare da un amico, per non rimanere qui. Per non vedere me.
Grazie al cavolo.
Presi il telecomando e accesi la TV: guardare qualcosa di scemo, anziché parlare, mi avrebbe fatto bene.

E invece no, porca miseria. Mi si strinse lo stomaco e mi venne la nausea.
Di fronte ai miei occhi, in perfetta qualità HD, c’era Damon, che con indosso un jeans e la sua solita maglia entrava in un locale con Finn e...Rebekah. Era circondato da telecamere e microfoni, che lui cercava di allontanare. Il gossip molesto e nauseante.
Le telecamere continuarono a seguirlo e i giornalisti non smettevano di fargli domande. Ma lui li ignorò e sparì all’interno dell’edificio.
Elizabeth spense la TV, io però rimasi a fissare lo schermo nero.

"Stai bene?" mi chiese.

"No", risposi onestamente.

Perché Elizabeth non dice niente? Nessuno lo fa. Non è nemmeno un po' disgustata?

Se non altro adesso avevo la risposta che cercavo. Sapevo dov’era. Era tornato a casa, alla sua vita normale, lontano da me.
Amare una persona come me, vivermi accanto, era troppo difficile.
Aveva scelto la strada più facile, quella più sicura.
Proprio come avevo fatto io.

 

Damon's POV


Alle sette in punto, lo schermo del cellulare s’illuminò: era mio padre.
Presi subito il telefono e risposi:

"Ehi"

"Ciao, figliolo"

"Come sta oggi?" gli chiesi, e m’immaginai il sorriso sulle sue labbra.

"Sei come un disco rotto"

"Ti prego"

"E va bene. Sta meglio. Ha finalmente ricominciato a mangiare. Tua madre e Olga non la lasciano mai sola e sembra che piano piano si stia riprendendo"

"Ma sono passate tre settimane"

"Sì, d’accordo, ma tu l’hai lasciata… nel cuore della notte. Ti aspettavi una reazione diversa?"

Poggiandomi allo schienale del divano di casa di Finn, mi strinsi il naso tra pollice e indice.

"Quando glielo dite?"

"Domani. Le diremo che abbiamo presentato ricorso e che l’abbiamo vinto.»

"Pensi che ci crederà?"

"Non lo so. Lo spero. Sennò questa cazzata non sarà servita a niente

"Bene" sorrido tristemente

"Non è per niente felice", mi confessò.

La sua voce tradiva stanchezza e rammarico.

"Allora siamo in due. Ma continuo a preferire il suo odio al suo amore, se questo significa che continuerà a vivere, che non morirà. Non mi perdonerei di non aver fatto tutto il possibile"

"Spero tu sappia ciò che stai facendo"

Ignorai quelle parole. Non lo sapevo più quello che stavo facendo, maledizione.

"Adesso i soldi ci sono: fai quello che devi fare. Ci sentiamo domani», dissi prima di chiudere la telefonata e buttare il cellulare sulla scrivania.

 

Elena's POV

"Avete fatto ricorso?" urlai, sbattendo la forchetta sul tavolo.

"Sì, ehm…" farfugliò Elizabeth, prima di tamponarsi la bocca col tovagliolo di stoffa e mettersi dritta sulla sedia.

Lanciò un’occhiata a Giuseppe, e gli fece un cenno con la testa; quindi si rivolse di nuovo a me.

"So che ci avevi chiesto di non farlo, tesoro, ma è della tua vita che stiamo parlando, e io… noi non potevamo restare qui fermi a guardare e non fare niente"

Li squadrai. "Quando?"

"’Quando’, cosa?" disse Giuseppe, aggrottando la fronte.

"Quando avete presentato il ricorso?"

"Un paio di giorni dopo che Damon se n’è andato", rispose.

A sentirgli dire quelle parole, mi si spezzò il cuore. Per una frazione di secondo, quando mi avevano detto del ricorso, avevo pensato che ci fosse anche lo zampino di Damon. Si era così arrabbiato, era talmente contrario alla mia decisione, che pensavo avrebbe fatto qualcosa. Ma in realtà non avrei voluto che facesse niente, perciò davvero non capivo per quale motivo scoprire che lui non c’entrava mi avesse rattristata in quel modo.

"Ok. Quindi avete presentato ricorso. E adesso?" chiesi, mentre riprendevo la forchetta per giocare coi pomodori che avevo nel piatto.

"Niente."

Guardai Elizabeth, che sorrideva.

"Cosa vuol dire ’niente’? L’hanno già respinto?"

"No, Elena. L’hanno accolto."

Mi scivolò la forchetta dalla mano e cadde a terra con un gran frastuono. Con gli occhi pieni di tutte le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento, guardai prima Giuseppe e poi sua moglie, entrambi felicissimi.

"Accolto?"

Annuirono all’unisono, per poi alzarsi dalle rispettive sedie e venire ad abbracciarmi.

"Siete sicuri?" chiesi loro, lasciando finalmente libero sfogo al pianto.

"Sì, siamo sicuri", risposero ridendo.

"Ma perché?"

"Non lo so. Forse hanno cambiato idea. O forse è stato un miracolo", disse Elizabeth.

La osservai per nulla convinta, e lei scoppiò a ridere di nuovo.

"Chi se ne importa? L’hanno approvato!"

"Oddio, non ci credo!"

-

Era trascorso quasi un mese dall’ultima volta in cui avevo visto Damon, sentito le sue dolci carezze e la sua voce profonda. Ogni minuto che passava mi pareva un anno intero. Avevo sempre creduto che guardar scorrere il tempo da un letto di ospedale fosse un’agonia. Ma veder scivolare i giorni senza Damon accanto era un inferno.

«Glielo dirai?» mi chiese Elizabeth.

Alzai lo sguardo e la trovai che mi fissava. La TV era spenta e Giuseppe se n’era andato. Erano passate due ore e io mi ero persa nei miei pensieri.

"A chi?"

Lei mi lanciò un’occhiata poco convinta, come a dire: Mi prendi in giro?
Sospirai, esasperata.

"No. Mi ha lasciata. Non è stato abbastanza forte da restare quando le cose hanno cominciato ad andare male. Anche se il trapianto è stato approvato, non significa che da adesso in poi sarà tutto in discesa. Se torna e il trapianto non attecchisce? Cosa fa, se ne va di nuovo?"

"Non lo so", rispose lei, addolorata.

"Lui ha scelto la sua vita. E adesso io scelgo la mia, senza di lui. Non dirglielo. E' tuo figlio, lo so, ma ti prego"

-

Aspettare che ci sia un midollo disponibile è un po’ come aspettare un disastro naturale: sai che prima o poi arriverà, ma non sai né come né quando.
Per giorni restai incollata al telefono e al cercapersone fornito dall’ospedale.
Alla terza settimana, cominciai a perdere la speranza.
Non arriverà mai.

«Arriverà, Elena. Devi essere paziente», mi disse una sera Giuseppe.

-

Dovevo essermi addormentata, perché a un certo punto mi sentii scuotere.

"Elena, svegliati"

"Cosa? Perché? Lasciami dormire sul divano", protestai.

"Ha appena chiamato l’ospedale. Ci siamo", disse Elizabeth

Mi tirai su di scatto, mi guardai intorno e alla fine mi resi conto che era lì davanti a me. Olga ed Elizabeth e Caroline correvano di qua e di là per preparare la borsa.
Nell’osservarle, fui colta da un attacco di panico.

Oddio, è tutto vero. Non dovrò più aspettare che squilli il telefono. Ci siamo, ci siamo. E se muoio? E se muoio su quel tavolo operatorio e questi sono gli ultimi istanti che passo con la mia famiglia? Morirò senza aver rivisto il suo volto.

"Elena, respira. Inspira l’aria dal naso, piano, a fondo», mi diede istruzioni Caroline, facendo in modo che tenessi la testa bassa, tra le ginocchia.

"Non so se ce la faccio!" gridai.

E di punto in bianco non guardavo più il pavimento ma la faccia della mia amica bionda.
Si era messa in ginocchio e mi aveva preso il viso tra le mani, per farmi coraggio.

"Sei la persona più forte che conosca, Elena. In quell’ospedale ci sono i migliori chirurghi del Paese. Andrà tutto bene."

"Ok", annuii, rispondendo con un filo di voce.

A quel punto Giuseppe si rialzò e mi prese in braccio, come fossi stata una bambina.
Elizabeth ci seguì all’auto. Giuseppe mi adagiò sul sedile di dietro e io mi distesi con la testa sul cuscino, mentre guardavo loro due mettere le borse nel bagagliaio. Giuseppe si sedette al volante e partì.

In un quarto d’ora appena, arrivammo all’ospedale e superammo le porte a vetri del Centro Trapianti.
Dopo averci fatto firmare un miliardo di moduli, cui in tutta sincerità non prestai la minima attenzione, ci accompagnarono in una stanza, dove aspettammo di parlare col chirurgo.
Qualche minuto più tardi, sopraggiunse un uomo di mezza età, già vestito da sala operatoria. Mi strinse la mano e si presentò come il dottor Westhall.

"Piacere di conoscerla", risposi.

"Sono sicuro che andrà tutto alla perfezione, tesoro", mi disse il dottore, facendomi l’occhiolino.

Be’, almeno lui ha delle certezze.
Il dottor Westhall procedette coi dettagli dell’intervento, dicendoci quanto sarebbe durato e cosa avrebbero fatto. Rispose alle nostre domande dopodiché andò a finire di prepararsi.
L’attesa era sempre la parte più difficile, stare lì a fissare la porta e a chiedersi quanto mancava, quando si sarebbe aperta di nuovo.

Dopo un’ora, finalmente venne a prendermi un’infermiera, che ci lasciò il tempo di abbracciarci e salutarci, prima di condurmi in sala operatoria e prepararmi. Un’infermiera molto materna mi accarezzava la fronte mentre io fissavo il soffitto. Respirando dalla bocca, contavo le piastrelle.

"Ci pensiamo noi a te, adesso dormi», mi sussurrò.

Damon..

Poi divenne tutto nero.

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