I'll make you unbreakable di ValyDeleNian (/viewuser.php?uid=566248)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Capitolo 1 (Prologo)
Vuota. Ecco come mi sentivo. Su quel pullman, con la pioggia battente al finestrino, sguardo fisso alle strade, con gli Snow Patrol nel mio sottofondo personale.. “If I lay here..if I just lay here, would you lay with me and just forget the world?”. Appunto, io chi si sdraiasse con me nonostante tutto e tutti non l'ho trovato. Non c'era. Forse mai. Forse me ne stavo andando perché sapevo che quel posto non poteva offrirmi niente. Che loro non potevamo darmi niente. Neanche lei, la donna che pensavo di voler diventare, lei che era il mio modello..
E forse se ci fossi tu qui, se ci fossi ancora mi diresti le parole che continuano a ripetersi come un disco rotto nella mia testa: lo fai per te. Si, lo facevo per me, per ricominciare una vita che non sentivo degna di me, ma probabilmente nessuna lo era. Me lo ripeteva anche lei..”non conti nulla, tutto è insignificante quando ci sei tu..tu, che sei la MIA rovina.”
No, tu sei la mia, dannazione! Non è stata colpa MIA! No! No! La mia auto-consolazione fa pena, ma se rischio di crederci anche solo un po...crollo. E non me lo posso permettere. Lascio Mystic Falls perché era casa mia, ho voglia di provare a vivere ancora, voglio fingere che questi ultimi 2 anni non siano esistiti, voglio inventarmi una nuova Elena. Devo vivere come una ragazza di 20 anni, devo studiare per poter scappare davvero. Devo. Per te. Per te, papà.
Salve! Dunque questa è la mia prima FF..siate clementi! Più che altro, questo é un prologo; è un idea che mi frullava da un po in testa e quindi volavo provare a condividerla con voi :) ovviamente proseguiró in base ai vostri pareri. Siate sempre sinceri, anche brutali se volete...può solo servirmi.
Elena scappa. Con un segreto, una delusione, un trauma che piu avanti nella storia si capirà e diró. Tranquille, Damon arriverà. È un AU, quindi niente magia, vampiri o che so io. Bene spero vi abbia incuriosito un po! A presto :**
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
1
New
York è il sogno di
chiunque. E' bella perché caotica, perché chi ci
vive è considerata "gente
di mondo", fa molto metropoli..da donne in carriera, basta vedere Sex
and
the City. Per me era la scappatoia, la rinascita di Elena Gilbert. O
perlomeno il
tentativo.
Il pullman mi lascia a Time Square, per
mia scelta..mi sono detta "Ehi, da qui posso andare ovunque!". Beh
dopo tre tentativi
e due metro sbagliate,
ho preso un taxi. Brooklyn si presenta come nei film: puoi trovarci due
mondi..da un lato la comune umile vita, dall'altro lo sfascio. Cerco di
non
farmi intimidire..forse il mio non essere newyorkese porta con
sé una traccia,
come un segnale a neon sulla mia testa con su scritto "non sono di
queste
parti". Entro in un bar di nome "Berry Park", sperando assumano
personale, in fondo so adattarmi. Mi dirigo al bancone
"Ciao!"
faccio
alla cameriera bionda tatuata
"Ehi"
"Vorrei
parlare con
il proprietario, o il principale.."
"Non
è qui ma puoi
dire a me" mi risponde con la voce di chi non vede l'ora che tu vada
via o
che parli in fretta
"Ehm..ok.
cerco un
lavoro, e mi chiedevo se assumeste qualcuno. Ho un po' di esperienza in
questo
campo, e questo lavoro mi servirebbe davvero. Sai, sono arrivata ora
dalla Virginia
e.."
"Ehi,
ehi calma..non
abbiamo bisogno di nessuno, siamo al completo, e poi a dirla tutta e
sincera.." mi dice mentre mi squadra "non ti ci vedo in un posto del
genere, al primo cliente scapperesti urlando..e Joe non vuole problemi."
"Ma
io posso fare di
tutto! Anche lavare i bagni, non mi faccio problemi!"
"Beh,
ne fai a me se
non ti chiudi quella bocca!"
"Sempre
gentile, vero
Sonya?"
Mi
volto, incuriosita da
questa vice da.."Barbie", che mi ha difesa: è una ragazza
bionda,
alta più o meno come me, occhi celesti e dalla postura..una
con le palle!
"Lo
sai che se non
hai un uomo probabilmente è per il tono acido che continui
ad avere?! O forse
sono troppi collegamenti per il tuo cervello con solo due neuroni?"
"Due
neuroni?"
dico, con tono più che divertito
"Oh
si! Uno si
nasconde e l'altro lo cerca...ma è peggio di Arianna con il
labirinto. Dai
vieni con me..meglio se ne stai alla larga" afferma lei, con ironia
mentre
mi trascina via dal bancone e dallo sguardo glaciale e furibondo della
cameriera.
Ci sediamo ad un tavolo e mi accorgo subito
che è un gran chiacchierona, altrimenti mi avrebbe almeno
dato il tempo di
sedermi prima di parlare
"Non
abbiamo fatto le
presentazioni: ciao, io sono Caroline" mi allunga la mano, e la stringo
"Ciao;
Elena..Elena
Gilbert, piacere"
"Piacere
mio, Elena..Elena
Gilbert! hihi." mi sta prendendo in giro?
"Allora,
cosa ti
porta nella Grande Mela?...e soprattutto in questo bar?"
"Cerco
lavoro, sono
andata via di casa e con i soldi che sono riuscita a mettere da parte
mi ci
sono pagata il pullman e gli spuntini nel viaggio. Ho bisogno di
denaro,
altrimenti sono spacciata. Ma quella non mi è stata di
aiuto, vorrei trovare un
qualsiasi lavoro..magari anche un appartamento o una stanza che possa
permettermi"
"Qualsiasi
lavoro?
Sai cucinare, fare i letti..cose così?"
"Si,
perché? Conosci
un posto??"
"Credo
di si, fino ad
un mese fa avevano bisogno di qualcuno, ma ora non saprei..possiamo
provarci
però? Che dici?"
"Che
va bene! Tanto
non ho nulla da perdere! Caroline, già ti adoro"
"Si
lo so, faccio
questo effetto!" Ridiamo entrambe. "Andiamo! Faccio strada io!"
Usciamo
dal locale e
prendiamo un autobus urbano; durante il tragitto mi ritrovo ad ammirare
i
grandi palazzi, le strade, la gente che corre, mamme e bambini, e
artisti di
strada. E' cosi diversa da casa mia...casa mia. Mystic Falls. Quella
che un
tempo chiamavo "paradiso", ci stavo bene..poi è cambiato
tutto. E'
mancato affetto, compagnia, risate...lui. Caroline mi distrae dai miei
pensieri.
E' la nostra fermata. Dobbiamo scendere.
"Eccoci
qua."
Alzo
gli occhi e mi
trovo davanti ad un cancello imponente,
ma la tenuta è circondata da mura; sono un po' intimidita da
questa grandezza,
non fa per me ma non è il momento di tirarsi indietro.
Guardo Caroline confusa,
mentre mi fa segno di entrare. Voglio farlo. Il cancello è
aperto: c'è un grande
giardino con qualche pianta grassa qua e là, ha la mano di
una donna..è chiaro.
La casa è enorme, tre piani , e pitturata con quel rosa
pesca che ispira
tranquillità; camminando vedo che ci avviciniamo ad una
porta. Caroline è
spavalda in questo luogo, probabilmente lo frequenta ma la cosa mi
stupisce: l'ho
incontrata nel quartiere più disastroso, e questa villa
è molto altolocata..che
centra lei con tutto questo? Bussa alla porta e mentre attendiamo
continuo la
mia osservanza...mmm, già mi sento troppo piccola, troppo
insignificante di
fronte a questo lusso. La porta si apre, e si presenta una donna in
carne, ma
molto dolce dall'espressione
"Buongiorno..Ciao
Caroline!"
"Ciao
Olga! Come
va?"
"Bene
al solito. Che
ti serve? Se cerchi Damon non è in casa.."
"No
Olga, sono qui
per presentarti Elena" mi introduce mentre la donna mi guarda e sorride.
"Salve!"
saluto
"Ciao.
Bene, che
posso fare per lei?"
"Ad
Elena serve un
posto di lavoro. E' molto efficiente e capace e siccome sapevo che eri
in cerca
di un aiuto, ho pensato di proporle qui."
"Oh,
beh il posto è
ancora vacante e farebbe molto comodo...ma dovrei sentire Mr. Salvatore
cosa ne
pensa, e se acconsente."
Mr.
Salvatore?
"Intanto
accomodatevi
in salotto, vi preparo qualcosa e chiamo il signore"
"Bene,
grazie Olga! Vieni
Elena"
"...Permesso"
La
casa è immensa; davanti
ai miei occhi appare una grande scalinata a curva che porta al piano
superiore,
sulla destra si apre un piccolo corridoio dove è andata
Olga, presumo conduca
alla cucina, mentre nei lati del piano terra ci sono altre porte. Al
centro
della sala c'è un divano bianco a ferro di cavallo, e qui ci
sediamo io e Caroline.
"Care,
ma questo Mr.
Salvatore chi sarebbe?"
"Elena,
segui la
politica newyorkese?"
"Vengo
da un altro
stato, non seguo nemmeno quella che mi rappresenta!"
"Beh
comunque è il candidato
politico per le finanze estere, e lo so che detta così
sembra un uomo rigido e
inquadrato, ma non lo è; anzi, è una persona
squisita, per niente montato e
molto disponibile. Anche sua moglie Elizabeth è una gran
donna"
"Come
fai a
conoscerlo?" è una sorpresa continua
"Perché
conosco Damon"
"Damon?"
"Si,
il figlio. Lo conosco
da quando sono piccola. E' il mio migliore amico. A volte lo
ammezzerei, ma c'è
sempre per me, sembra uno stronzo e lo è spesso, ma a me
piace così. Spesso la
sua è solo una facciata. E poi è sexy!"
"Si
lo sono! Ma non
c'è bisogno di adularmi, Care..lo so già"
Ci
voltiamo e ...che Dio
mi aiuti! Alto, capelli corvini e occhi come il ghiaccio. Jeans scuri,
t-shirt
nera e giacca di pelle in spalla; in una parola: FIGO.
"Damon!!!"
Caroline si alza e gli corre incontro, abbracciandolo. Lui ricambia
l'abbraccio
e sorride
Gesù,
quel sorriso! Calma Elena,
non hai 14 anni.
"La
tua amica chi è?
Non ricordo di averla mai vista.." mi lancia uno sguardo curioso
"Oh
giusto! Damon,
Elena..Elena, Damon. Forse verrà a lavorare qui"
"Ciao.
Sul serio?
Tanti posti e qui?"
"Ciao.
Si,
insomma...a Caroline è venuta quest'idea e mi sono detta di
provarci"
Mi
fissa, e forse non mi
ascolta nemmeno "Non sei di New York, l'accento la dice lunga.."
"No,
Virginia"
"Ahhh,
benvenuta
allora. L'avevo capito subito..ti avrei vista sicuramente se fossi
stata
qui" e fa quel sorriso di uno che una ne pensa e cento ne fa...ma
probabilmente è il tipo che ne pensa cento e le fa tutte.
Rimango in silenzio e abbasso lo sguardo
imbarazzata. Non perché sia un ragazzo, io in fondo a Mystic
Falls avevo Matt;
lui è stato il primo, in tutto..il primo ragazzo, il primo
bacio, la prima
volta, il primo amore. Poi sono andata via, e non so più
cos'è. Lui sapeva. Di
me. Di mamma. Di papà. Di questi ultimi due anni. Forse
è l'unico che
meriterebbe una spiegazione, eppure l'unico che non la chiede perche
capisce..perche ha visto e sentito.
2
anni prima
"Ti
prego mamma! Ti prego!"
"No
Elena, non insistere. Non mi fido, non
so di chi sia questa festa e non voglio mandarti a casa di gente che
non
conosco. Per favore, fammi stare tranquilla tesoro."
"Mamma,
ho quasi 18 anni...sono adulta! So
badare a me stessa e ti prometto che se vedrò cose strane me
ne andrò subito. Andiamo,
Bonnie verrà con me! Solo per poche ore..mezzanotte e sono a
casa, come
Cenerentola"
Sorride
mamma, sempre bella. Difficile da
convincere, ma le voglio bene.
"Apprezzo
il tentativo signorina, ma no. E
non voglio ritornare sull'argomento."
"Dio
come sei difficile!"
"Grayson,
vuoi ricordare a tua figlia che
alla sua età non potevamo andare nemmeno noi a certe serate?"
"Io
ci andavo." dice mio padre con
grande orgoglio.
"Grayson!!"
"Visto
mamma!! Dai dai!!!"
"No
basta. Non ci vai. Non questa
volta"
Papà
mi guarda con aria comprensiva, ma vedo nel
suo sguardo che la pensa come la mamma. Che palle però!
Allora
Bonnie, alle 10.30 ti fai trovare a casa.
Io me la svigno dalla finestra, e ti raggiungo...bene, a dopo"
Sono brava a non farmi beccare, a
quest'ora altrimenti io e Matt non avremmo nemmeno mai fatto sesso. Non
c'è lui
stasera..ritiro con la squadra di football. Inizio a prepararmi, do la
finta buonanotte
ai miei, ed esco dalla finestra. Bonnie mi aspetta come deciso sotto
casa sua,
andremo con la sua macchina.
La festa è forte, grande musica e casino. Uno
sballo! Cerco il bagno e, una volta trovato, entro; trovo due ragazze
ed un
ragazzo che ispirano su delle strisce di polvere bianca..Cocaina! Odio
queste
cose, mio zio John morì per droga e non gliel'ho ancora
perdonata. Mi spavento
e irrito. Cerco Bonnie, ma vedo che ha fatto "un'intima amicizia" con
un ragazzo, credo sia Jamie il suo nome. Che cavolo Bonnie, voglio
andare a
casa! Ma non voglio costringerla, lei infondo mi ha sempre aiutata con
Matt...come
ci torno a casa?? Mi balza in testa l'unica alternativa possibile al
momento:
papà. So che è comprensivo ma anche che si
arrabbierà, ma so anche che non farà
la spia con mamma e che, di certo, verrà a prendermi.
"Pronto?
Elena? Che succede? Non ti senti
bene? Vengo a vedere come stai?"
"No
papà, tutto ok...più o meno"
Gli
racconto la mia "bravata" e
reagisce come immaginavo.
"Sei
impazzita? Come ti è saltato in
mente?"
"Senti
papà, lo sai..volevo andare, ma ora
voglio tornare a casa. Vieni a prendermi? Ti scrivo l'indirizzo via sms"
"...Ok,
arrivo"
"Papà?!"
"Si.."
"Non
dire niente alla mamma, ti prego"
"Ok"
E
quello che successe dopo
cerco di dimenticarlo, di non pensarci, di non incolparmi come faceva
lei..ma
non ce la faccio. E' parte di me.
"Papà!!!!!!
La macchina!!!
Attento!!!!!!!!!"
Pioveva
quella sera.
Quella notte. Le mie lacrime e la pioggia hanno invaso la Terra. Solo
che la
pioggia riesce ancora ad esserci; io non piango da quel 23 maggio 2012.
Sento
una mano che mi alza
il mento, è lui: Damon.
"Non
abbassare lo
sguardo, non mostri professionalità così..e nel
lavoro ce ne vuole molta e devi
ostentarla, altrimenti non iniziare nemmeno. Mio padre vorrà
vedere questi requisiti"
mi guarda fisso negli occhi, e rischio di perdermici dentro.
"Oh.."
"Damon!
Non
spaventarla! Non dargli retta, Elena. Giuseppe è in gamba,
ti adorerà e ti darà
il lavoro"
"Grazie
Caroline" dico mentre noto Damon fissarmi con un sorriso indagatore
"Tranquillo Damon, dalle mie labbra non uscirà niente di
poco
professionale"
"Le
tue
labbra.."
"Cosa?
Che hanno? Ho
forse i baffi?" Cristo santo! Chiudi la bocca, Elena!
Lui
sembra non farci caso
"No, eh che le tue labbra sono belle"
Mi
guarda e mi sento
svenire. Che sta succedendo?
"Bene,
io sto
uscendo..se volete unirvi a me e ai miei amici più tardi,
siete le
benvenute!"
"Ci
sarà anche
Stefan?" chiede Caroline speranzosa.
"Si..senti
perché non
la smettete di giocare a Romeo e Giulietta e vi mettete insieme?"
"Dam,
ma che dici?! Non
ci vediamo in quel modo!"
"Si..
come no"
Olga
torna in salotto
"Elena, vieni. Mr. Salvatore ti aspetta"
"Oh,
ok...dunque.." faccio verso Caroline e Damon
"In
bocca al
lupo!" mi augura la bionda
"Crepi
Care. E' stato
un piacere, Damon"
Lui
mi guarda per 5,02
secondi "Anche per me Elena. Spero di rivederti...assolutamente"
Beh,
anche io..ma adesso
vediamo se la mia nuova vita può iniziare davvero. Sorrido a
Damon, e seguo
Olga lungo il corridoio.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Olga
mi ha accompagna davanti l'ufficio di Mr.
Salvatore, e nonostante le parole rassicuranti di Caroline, sono
agitata. E' un
uomo importante, membro della politica di uno delle città
più grandi e influenti
del mondo..sono un fascio di nervi. Finalmente entro e dietro la
scrivania in
legno lucidato è seduto su una poltrona in pelle marrone
Giuseppe Salvatore.
"Ciao!
Tu devi essere Elena. Molto piacere"
"Salve.
piacere mio. La ringrazio per dedicarmi un
po' del suo tempo"
"Di
nulla. Dammi del tu, Elena. Allora, Olga mi ha
accennato della tua ricerca di lavoro in questa casa; esattamente quali
mansioni vorresti e potresti ricoprire?"
"Beh
posso fare di tutto, e quello che non so
impararlo. Imparo in fretta"
"Ok.
Facciamo così: ti propongo un periodo di
prova, una settimana..collaborerai con Olga, lei ti farà
vedere tutto, e dopo
aver sentito il suo parere e aver visto il rendimento della casa e il
tuo
approccio vedremo se questo lavoro sarà tuo. Che te ne pare?"
"Sembra
giusto..eh solo che io avrei bisogno di
soldi urgentemente, vorrei prendermi una stanza.."
"Per
questa settimana ti do 230 dollari..per
prova. Poi se il lavoro sarà tuo, vedremo bene i termini del
contratto."
"Oh..ok!
Grazie mille! Prometto che non la
deluderò"
"Lo
spero..e dentro di me ne sono certo. Vieni ti
accompagno fuori"
"Ok"
Usciamo
dall'ufficio e Caroline è lì ad aspettarmi; credo
di essermi fatta un'amica. Ci vede e scatta dal divano con gli occhi
sbarrati
ed un sorriso di sincera cortesia verso Mr. Salvatore
"So
che hai conosciuto mio figlio Damon...ciao
Caroline!"
"Salve
Giuseppe, come sta?" saluta lei mentre
con uno sguardo mi chiede indirettamente informazioni sul nostro
colloquio
"Molto
bene. E tu? Tua madre? Sai Elena, Liz
Forbes è il Detective Boss del NYPD.."
"Tua
madre è il capo della polizia?" chiedo a
Caroline. Wow.
"Sì..non
sono mica così plebea in fondo" mi
fa l'occhiolino, amo il suo umorismo.
"Caroline
Forbes, potresti essere chiunque ma non
cambierà ciò che rappresenti per la mia famiglia"
le fa Mr. Salvatore,
facendola sorridere ed arrossire. C'è una bella alchimia e
complicità.
Giuseppe si congeda da noi per degli affari, e Caroline
non mi dà nemmeno il tempo di respirare. Le racconto il
colloquio e secondo lei
è un grande inizio, lo penso anche io, mi
impegnerò al massimo..devo farcela.
E' l'unica alternativa che ho. Se è dentro o fuori, io ho
solo il dentro.
Per
il resto della giornata Caroline
mi porta in alcuni posti di New York, prendiamo uno di quei
risciò gialli con
la musica ad alto volume; mi racconta un po' di lei, dei suoi amici,
nomina
spesso Damon..è ovunque nella sua vita e nei suoi racconti,
ma anche un certo Stefan
che ho già intuito le piaccia..e anche tanto.
"Sai
una cosa? Sono felice che tu entri in Casa
Salvatore; hanno bisogno di persone normali come te. Vedrai cose e
gente che
nemmeno immagini, e preparati a feste di beneficienza, di affari e
Grand Galà..
tutti in abiti eleganti, caviale, musica classica.."
"Cosa?"
"Beh
si, ovviamente credo che tu parteciperai come
membro dello staff..tipo cameriera, o catering, però ce ne
saranno molte di
queste feste..non sono così male, se non si presentano
quegli stronzi degli
amici di Damon.."
"Perché
dici così? Stefan ho capito ti vada molto
a genio"
"Stefan
sì, sono gli altri il problema. Finn è odioso,
si sente tanto un latin lover ma non lo è..per non parlare
di Rebekah e Alice,
pettegole e malefiche"
"Bene,
me lo sono cercato bene l'ambiente in cui
stare!" Non ci credo.
"Puoi
dirlo forte, ma segui il mio consiglio:
evita, indifferenza, e pazienza"
Meno
male che ho lei.
Domani inizierò la mia "prova" a Casa Salvatore
ma per questa notte mi ospiterà Caroline; sono stanca dal
viaggio quindi mi
metto subito a letto in modo da essere in forma per domani.. devo dare
il
meglio! La madre di Caroline non è in casa, ha il servizio
notturno al
commissariato per cui io e lei siamo sole. Caroline fa molte domande, e
praticamente
a tutte non posso rispendere..non per maleducazione, o mancanza di
fiducia. Non posso. Sono a letto
già da un po'
mentre si sente la porta di casa emettere un forte tonfo. Caroline si
sveglia
di soprassalto e io con lei..chi diavolo è? Care si alza e
aprendo la porta non
avverto nessuna meraviglia o incredulità nella sua voce.
Diavolo, sono le 2:33
di notte..almeno mostrati infastidita, io lo sono. Mi avvio verso
l'ingresso della
casa e vedo..oddio, Damon! Dire che è un semplicemente
ubriaco sarebbe un
eufemismo..è sbronzo al grado più avanzato; ha
ancora in mano una bottiglia
semivuota con un liquido ambrato all'interno..whisky? Brandy? Non
essendo
amante degli alcolici è difficile dirlo per me.
"Mm..bourbon,
bellezza!" risponde alla mia
domanda inespressa
"Già.."
fa Caroline mentre cerca di
sorreggere Damon con enorme sforzo
"Aspetta,
ti aiuto"
"Mettiamolo
sul divano"
Mi
mette al lato opposto di Caroline per allacciarmi il
braccio di Damon sulle spalle
"Se
sapevo che sarebbe stato così facile fare una
cosa a tre sarei corso ai ripari già da un po'!"
"Non
faremo nessuna cosa a tre, Dam..e poi Elena
potrebbe scandalizzarsi"
"Ehi!!"
"Dai
scherzavo, anche se la faccia da santarellina
ce l'hai un po'"
"ahhhhh,
hahahah..forse qui Virginia preferisce le
cose più eleganti. Che ne dici, menagè-a-trois
può andare?"
"Molto
raffinato, ti ringrazio"
"Quando
vuoi, cara..sei divertente" mi dice
con un sorrisetto sbronzo
"Se
avete finito...basta che non vi immaginate
nudi!"
"Certo,
vederlo nudo come un verme è una delle mie
fantasie ricorrenti" ok, forse questa è una semi-bugia
"Virginia,
non dire cose che...mm, mi viene da
vomitare"
"Dio
Dam, non provarci nemmeno, non sul mio
divano. Prendo un secchio" fa Caroline andando in cucina
Rimango
sola con Damon e mentre lui è sdraiato supino
con un braccio sugli occhi, faccio una specie di inventario: ha le
scarpe
slacciate, la t-shirt sporca di non so cosa, la bocca è
chiusa ma ogni tanto
espira da lì e..quei capelli misti fra gel e sudore che lo
rendono bello,
bellissimo, affascinante e maledettamente irresistibile. Cristo Elena,
è il
figlio del tuo capo il che lo rende anche il tuo capo, in un certo
senso! Caroline
torna con il secchio, fa tirare su a sedere Damon che in 6-7 secondi
svuota
anche l'anima
"E'
disgustoso" mi ha sempre fatto
impressione
"Mia
madre lo dice sempre: ricordati quello che
bevi e mangi perché lo vedrai ancora!"
"Tua
madre mi è sempre piaciuta, anche se è una
rompipalle"
"Qui
l'unico rompipalle sei tu..comunque, stasera
resti qua, come tutte le altre volte del resto. Elena, nel mobile
dietro di te
ci sono coperta e cuscino, prendili e daglieli"
Faccio
come mi dice, il tempo di chiudere il mobile ed
è sparita. Mi avvicino al divano dove Damon è
steso quasi inerme e mi metto in
ginocchio.
"Ehm.."
tossisco come da richiamo, ma lui non
mi sente "Damon, ehi..devi alzare la testa così posso
metterti il
cuscino"
Sembra
ascoltarmi e fa come gli ho chiesto, con
movimenti molto rallentati. Riesco mettergli il cuscino ma non a
togliere la
mano da sotto la testa; lui infatti abbassa subito il capo e la blocca.
Cerco
di tirarla fuori, ma lui non aiuta i miei movimenti..sono bloccata.
Provo a
fare leva poggiando l'altra mano sull'altro lato del cuscino e quando
sto
riuscendo a liberarmi Damon mi afferra entrambi i polsi e mi tira a
sé. Finisco
con il capo poggiato sotto il suo mento, ha la maglietta fradicia di
sudore, è
bollente..in tutti i sensi in cui può essere interpretata
quest'espressione. Alzo
lo sguardo e lo fisso: si è addormentato, il respiro
è tranquillo e regolare..è
andato; mi tirò su molto lentamente anche se credo che
nemmeno la guerra dei
mondi riuscirebbe a svegliarlo ora, e resto ad osservarlo per pochi
secondi,
poi vado in camera.
Dormo poco ma ormai non è più neanche una
novità, mi perdo in troppi
pensieri, in quelli sbagliati e vorrei farla finita in tutti i
sensi..sono già
spezzata, sono malata e inguaribile.
La
mattina mi alzo presto e mi dirigo immediatamente a
Casa Salvatore, non voglio far tardi il mio primo giorno; Olga mi
spiega un po'
tutto, a che ora si pranza, le variazioni alimentari della famiglia
(Damon è
intollerante al glutine) e le disposizioni della casa..poche cose da
ricordare,
ma dettagliate. Come mio primo compito, Olga mi affida le camere da
letto, che
sono al piano superiore, mentre quella di Mr. e Mrs. Salvatore sono al
secondo;
sono enormi, tutte pressoché uguali come arredamento e
scopro che una di quella
sarà la mia quando e se avrò il lavoro. Inizio a
spolverare, lavare ogni bagno
personale, rifare i letti e rassettare. L'ultima camera del primo piano
in cui
entro è quella di Damon, è facile da intuire sia
la sua: letto a baldacchino,
alcuni modellini di macchine e moto da collezione che ho già
capito essere la
sua passione e alcune foto poste sui davanzali dei cassettoni. Mi
lascio
vincere dalla curiosità e le guardo: c'è Damon da
piccolo con la famiglia, e riconosco
Caroline in alcune immagini, sono al mare, a sciare, in un locale con
degli amici..
è vita.
"Curiosa
eh?"
Mi
volto impaurita come una ladra ficcanaso e trovo Damon
poggiato sullo stipite della porta che mi guarda sorridendo
"Ehm...scusa
io stavo solo..ehm...ok, si mi hai
beccata, curiosavo. Mi dispiace"
"Non
dispiacerti, io avrei fatto lo stesso se
fossi stato da solo in camera tua, anche se ad un certo punto mi sarei
buttato
sull'intimo. A proposito, terzo cassetto..se ci tieni"
"Grazie
ma sopravviverò. No, stavo solo guardando
le foto; sono belle, siete una bella famiglia"
"Già,
è vero. Non mi lamento. Lì eravamo a
Miami" e lo dice con tanto orgoglio e sincerità "La tua
famiglia,
invece? Non penso tu sia figlia dello Spirito Santo.."
Ed
ecco la domanda da un milione di dollari "Ho
dei genitori anche io, pensa un po'.."
"E..?"
"E
cosa?"
"Non
dici nient'altro? Pensavo stessimo
giocando..tu guardi le mie foto, e siccome io non ho le tue, me le
descrivi.."
"Beh...non
credo sia una buona idea"
"Andiamo
su, che ti costa?"
"...Mio
padre è morto due anni fa, e da allora mia
madre non si è più ripresa e io sono andata via
perché come puoi ben notare,
sono qui" rispondo acida
"Oh.
Mi dispiace..non dovevo insistere, hai
ragione. Scusami, davvero."
"Non
fa niente, scusa tu..divento nervosa quando
mi si chiede di loro"
"Ok,
non dirmi niente se non ti va. Lo capisco, dimmi
qualsiasi cosa tu voglia. Sono un bravo ascoltatore dopo tutto" mi fa
un
sorriso timido, che ricambio.
"Ok"
"Facciamo
un patto: quando tu mi dirai qualcosa di
te, io farò lo stesso con te. Che te ne pare?"
"Tipo
baratto?"
"Si
esatto, ci scambiamo delle curiosità"
Non
so perché, non chiedetemelo perché non ne ho idea
ma ... "Ci sto"
"Abbiamo
un patto?" mi fa allungando la mano
"Abbiamo
un patto" gliela stringo
Dopo
cinque giorni di avanti e indietro per tutta la
casa, giardino compreso, ho preso un po' il ritmo; Olga è
magnifica, mi aiuta e
quando sbaglio porta pazienza e mi corregge, come una mamma. La casa
è enorme e
ci vuole molta manutenzione per renderla degna di ciò che
rappresenta, in più
questa sera verrà celebrato qui un party per l'inizio delle
elezioni politiche
in cui Mr. salvatore è candidato: diciamo che è
propaganda travestita da festa.
Sono invitate persone di grande importanza, Elizabeth Salvatore ha
assunto un
agenzia di catering per rendere il lavoro più agevole a me
ed Olga, e le siamo
grate. Sono molto autocritica, ma devo ammettere che mi sto impegnando
e finora
almeno da ciò che mi è apparso non ho sentito
neanche una lamentela da parte
dei coniugi, tantomeno da Damon. Io e lui andiamo d'accordo, lo vedo
poco in
realtà, ha sempre qualcosa da fare, tra amici e studio; eh
si, Damon Salvatore
studia..incredibile vero? Amante di macchine e moto, si sta
specializzando in
ingegneria meccanica e si sa, quando una cosa la fai con piacere riesce
sempre
meglio. Dal nostro patto finora ho scoperto che Stefan è il
suo migliore amico,
ama i cani anche se non ne ha mai avuti e che non indossa mai slip; le
mie
curiosità non sono andate sull'intimo, in nessun caso si
voglia intendere la
cosa, ho paura di qualsiasi pennuto (volatile e non), non so nuotare e,
anche
se Damon stentava a crederci e non so perché, ovviamente non
sono vergine. Mi
vede come una dodicenne, in pratica. Magnifico.
La
serata è pronta e mentre si sistemano le ultime cose sotto i
consigli di Mrs.
Salvatore, io indosso la mia uniforme per questa sera: classico
completo da
cameriere-pinguino, tovagliolo sul braccio, papillon e capelli legati
con un
coda alta, anche se la frangia laterale l'ho tenuta davanti. Mentre
passo da un
tavolo all'altro, eseguendo le richieste degli ospiti vado a sbattere
contro
qualcosa, o meglio, qualcuno. Damon mi guarda
"Ehi
tu"
"Ciao"
"Come
va?"
"Bene
e a te?"
"Bene,
a parte la festa noiosa...lo sai che sei
sporca di vino sulla camicia?"
"Oh.."
Merda
"Dai
vieni, so che Olga ha uno smacchiatore
infallibile!"
Mi
accompagna in cucina..in cucina?! Che diavolo..
"Coca-Cola?
Sul serio Damon?"
"Donna
di poca fede..lascia fare a me!"
Passa
la bibita sulla macchia e nonostante il bagnato,
la macchia va via. Lo guardo ammutolita e un po' imbarazzata, lui fa lo
stesso
ma ride.
"Allora..la
tua mansione stasera sarebbe..?"
"Operatrice
di sala"
Ci
pensa un po' e poi mi fa "Cameriera..?"
Uffa.
"Sarò a diposizione degli ospiti per offrire
loro i giusti comfort alle loro richieste culinari ed extraculinari"
"Cameriera"
se la ride
"Ok,
beh si"
"Ehi,
va benissimo..il bianco-nero ti dona anche,
come i capelli legati"
"E'
un complimento o solo un tentativo?"
"Attenta
Virginia, non abbattere le mie doti seduttive"
Scoppio
a ridere.
"Che
c'è?"
"Seduttive?
Questo sarebbe il tuo sedurre una
ragazza? Ti facevo più in gamba"
"Beh,
forse questo è solo un assaggio" e
mentre lo dice mi sposta la frangia dagli occhi e io fisso i suoi che
mi
studiano, mi perdo.. "Visto? La cosa-con-gli-occhi funziona sempre" e
mi aspettavo un tono divertito, umoristico quasi.. invece è
serio, mi fissa le labbra
e io le sue ma ho il presentimento sia un'altra tattica, eppure rimango
lì
inchiodata a lui. Sembra perso anche lui ma poi come d'improvviso
distoglie lo
sguardo da me scuotendo la testa.
"Damon!"
Ci
voltiamo subito e a fissarci c'è un uomo anziano,
sulla settantina direi.
"Nonno,
ehi"
Oddio.
E' il nonno, e ci ha visti..così. Va sempre
meglio
"Volevo
salutarti ma sei in compagnia" mi
sorride e io a lui.
"Tranquillo.
Lei è Elena, è in prova da noi ma
sono sicuro che avrà il posto"
"Ciao
Elena, Emilio Salvatore.. molto piacere"
"Salve,
il piacere è tutto mio"
Sopraggiunge
un silenzio imbarazzante e cerco di
svignarmela appena possibile
"Beh,
io torno di là..grazie Damon per la camicia.
a dopo"
"Arrivederci
Elena" sorrido di cortesia ad
Emilio
"Ciao,
a dopo" mi dice un Damon frastornato
La
serata prosegue liscia e tranquilla, non ho visto Caroline
ma devo darle ragione..gli amici di Damon sono stronzi. Tranne Stefan,
ovviamente. Quella bionda di Rebekah è sempre attaccata a
Damon e Finn mi
lancia troppe occhiate che variano dalla lussuria al disprezzo. Mentre
li
guardo da lontano vedo Damon fissarmi e con una mano mi chiede di
unirmi a
loro; rifiuto e butto giù la scusa della stanchezza.
Dopo
il termine della serata torno in camera e faccio la doccia per mettermi
poi
sotto le coperte.
Non il mio mondo questo, non mi appartiene, io non c'entro
niente..eppure qualcosa mi spinge a
restare, qualcosa
di blu oceano.
Salve!
Volevo chiedere scusa per non aver ringraziato chi ha recensito i
capitoli
scorsi! Grazie Grazie! Ci sono state molte visite e non me l'aspettavo.
Ringrazio anche le 5 persona che seguono la storia, le 3 che l'hanno
inserita
nei preferiti e anche chi legge in silenzio. Grazie. Grazie. Spero di
leggere
vostre recensioni, e se avete dei consigli su trama e modo di
scrittura, ditemi
pure. A presto! Un bacio :**
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
E'
passata ormai una settimana da quando la mia prova
qui a Casa Salvatore è iniziata; anzi questa settimana
è volata. Sono delle
persone eccezionali, a modo, umili e gran lavoratori; Olga ormai
è la mia
mentore, ovunque mi giro lei è lì ad aiutarmi, a
suggerirmi consigli, a farmi
quasi da mamma..forse è questo il motivo per cui la
ringrazio di più. Io una
madre l'ho persa molto tempo fa, nel modo peggiore in cui si possa
perdere..e
no, non è la morte. Perché anche mio padre non
c'è più, ma lui rimane ciò che
era..il mio papà, lei non
è più
niente. Comunque, terminati questi sette giorni Mr. Salvatore mi ha
informato
che "ho adempito bene alle mie mansioni, con
professionalità, rispetto e
grande lavoro", per cui.....ho ottenuto il posto! Sono felicissima,
è un
grande passo verso la mia nuova vita, una chance che non
sprecherò. In questi
giorni nonostante la stanchezza a fine giornata sono uscita spesso con
Caroline,
anche perché è l'unica che conosco. Ci siamo
divertite, siamo andate in qualche
locale, abbiamo riso e scherzato, sono riuscita ad evitare le sue
domande, e il
fatto che sia molto egocentrica..ha aiutato. Damon lo vedo poco, ma
abbiamo un
buon rapporto; alle volte fa il malizioso ma neanche ci faccio
più caso, voglio
dire..si, è sexy, bello ed affascinate (e soprattutto lo
sa!) ma la mia
vergogna davanti i suoi occhi è un po' passata; non ho tempo
per pensare agli
uomini.
Mentre porto fuori la spazzatura, intravedo una sagoma
dietro la siepe
e, dopo aver gettato il sacco, mi avvicino; riconosco Emilio, il nonno
di
Damon, sta guardando in alto con aria pensierosa, quasi assente.
Sentendo
probabilmente i miei passi, si gira e mi vede sorridendomi
"Ciao
Elena"
"Salve.."
Tentenno
nel continuare una conversazione che sta
sfociando nell'imbarazzo
"Signore,
mi scusi ma è una serata abbastanza fredda,
è buio..che fa qua fuori? Entri, stiamo per servire il
dolce, Olga ha fatto la
sua famosa torta di mele, e mi hanno detto che è fenomenale!
Venga!"
"Sì,
un momento..cioè...Elena?"
"Sì?"
"Vieni"
Stupita,
sgrano gli occhi appena e dopo aver dato una
sguardo indietro alla casa, mi convinco a seguirlo.
Mi
conduce oltre le siepi di recinzione: si stende un lungo sentiero, con
un
tappeto di foglie secche fino ad arrivare ad una.."saletta";
è un
piccolo cunicolo di erba con un grande ciliegio al centro, maestoso, ci
sono
due panchine di marmo, ed intorno a pieno di fiori..non sembra nemmeno
Novembre.
"Wow"
"Ti
piace? Questo era il posto che condividevo con
mia moglie Clara; è qui che l'ho portata la sera in cui ci
siamo fidanzati, qui
quando le chiesi di sposarmi, e qui quando mi disse di aspettare nostro
figlio,
Giuseppe. C'è la nostra vita insieme qui. Solo Damon
conosceva questo posto,
finora"
Rimango
in silenzio, ammiro di nuovo questo piccolo
paradiso e mi decido a parlare
"Deve
essere stata una grande donna.."
"Lo
era, sì. Era brillante, divertente, bella
senza saperlo..tu me la ricordi"
"Io,
signore?"
"Sì.
Tu sei qui da poco tempo, eppure hai fatto
rifiorire elementi in quella casa che non vedevo da tempo. Vedo nei
tuoi occhi tanta
voglia di vivere, Elena..come la vedevo in Clara. Ci vedo anche
tristezza, e so
che solo una perdita può portare quella sensazione. Tu puoi
capirmi, ecco perché
ti ho portata qui. Avevo bisogno di parlare non chi mi conosce o con
chi mi
ascolta, ho bisogno di comprensione. Giuseppe quando morì
sua madre non riuscì
mai a tirar fuori il suo dolore, e Damon ed Elizabeth..beh, loro nella
nostra
vita ancora non
c'erano, non l'hanno
nemmeno mai conosciuta"
"Come
è morta?" Cerco di sviare il discorso
su di me, sulla mia tristezza e le mie perdite.
"Tumore
al seno, non preso in tempo"
Cazzo.
Merda. Perché??
"Oh"
"Già.
Mi manca, molto. Ogni secondo della mia vita
ha un suo pensiero, il suo volto, la sua voce. Il modo in cui
sorrideva. Auguro
a Damon di innamorarsi così tanto, Giuseppe ha trovato la
sua metà. Forse per
mio nipote sarà più difficile...o magari no"
Mi
guarda con un sorriso che mi fa capire...e non capire.
"Damon
è Damon. Lo conosco poco, ma non mi sembra
che gli manchino le donne intorno"
"Elena..a
Damon manca l'amore. Ne ha un bisogno
disperato, non lo ammette, ma è così"
"Mm,
può darsi"
"Sa
essere molto convincente"
"Sì,
è vero." Mi scappa una risata, e alzando
gli occhi su Emilio vedo un suo sorriso "fiducioso"
"Ehm,
forse sarà meglio rientrare. Rischio di
giocarmi il lavoro"
"Se
ti licenziano, vieni a dirmelo! Li diseredo!"
mi fa l'occhiolino.
Rientrando
verso la casa, notiamo Damon che ci viene
incontro con una espressione curiosa in viso
"Ehi,
dove eravate?"
"Oh
non mi sentivo molto bene, ma Elena mi è stata
vicino e mi ha aiutato. E' stata molto carina"
"Oh,
e stai bene ora nonno? Se ti vuoi stendere un
po'.."
"Sto
bene, ragazzo. Sto bene. Rientro, altrimenti
la torta mi scappa"
Emilio
va in casa, e Damon si avvicina
"Cosa
aveva?" mi dice con preoccupazione
"Un
giramento di testa, forse vertigini. Ma sta
meglio. Probabilmente solo un abbassamento di pressione. Sta tranquillo"
"Ok.
Tu stai bene?"
"Sì,
certo..tu?"
"Sì.
A proposito di vertigini..curiosità del
giorno: io soffro di vertigini"
"Sul
serio?"
"Eh
già, e sai quando l'ho scoperto? Avevo dieci
anni, ero al Luna Park e salimmo sul "bruco""
"E
allora?"
"E
allora?? Diavolo, quando entrò nella mela andai
nel panico!"
Scoppio
a ridere. Di gusto.
"Ehi
smettila! Avanti, tocca a te. Qual è la tua
curiosità quest'oggi?"
"Beh,
di certo non che soffro di vertigini. Sai
com'è, ho vent'anni"
"Ah
ah ah..simpatica. Dai, su!"
"Ok.
Ho ucciso il pesce rosso di una mia amica e
le ho fatto credere sia stata lei. E tutt'ora la pensa così"
"Wow!
Tu sì che sei una diavoletta!"
"Esilarante"
Ci
guardiamo un secondo e poi cerco di approfondire su
di lui, perché...perché mi va.
"Perché
parli sempre di ciò di cui hai paura e che
non ti piace? Non dici mai qualcosa ti piace"
"Beh,
perché mi piacciono poco cose, ma di rilievo"
"Ad
esempio?"
"Burro
di arachidi, potrei morirci. Leggere. Andare
a pesca con mio nonno. Tu"
"Cosa?"
"Te
l'ho detto, burro di arachidi, la
lettura..."
"Me.
Hai detto che ti piaccio"
"Sì
e quindi?"
"Niente"
perché insisto? E perché sono rossa
infuocata? No. No.
"Sei
strana"
"Sì
lo so. Senti, andiamo. Sono stanca e finisco
di sistemare"
"Ok,
BugiardaEAssassinaDiPesciRossi"
"Vuoi
un pugno che ti faccia arrivare sulla Luna?
Oh aspetta, avresti paura. Troppo alto."
Ride
e poggiandomi una mano sulla base della schiena,
mi accompagna.
Passano
i giorni, il lavoro va bene, e con Damon siamo
più uniti; è un po' che non lo vedo uscire
e mi domando perché. Non penso a casa, non come
prima. Non sento la
mancanza, sto bene dove sto. Anche se non pensarci, non vuol dire
dimenticare...
Entro
in casa dopo gli allenamenti con le cheerleaders, e dopo aver sbattuto
la porta
di casa, sento un botto. Pezzi che cadono. Mamma. Mi dirigo in cucina e
la vedo
china sulla ginocchia ai piedi del tavolo da pranzo, e la sua bottiglia
di
vodka lì..sempre maledettamente lì..in mille pezzi
"Mamma.."
Alza
lo sguardo spaventata
"Ah..sei
qui. Era ora"
"Che
è successo?"
"Che
ti sembra?"
Cerco
di far finta di niente, per l'ennesima volta
"Ti
aiuto"
"Hai
fatto abbastanza, non credi?" Si alza e mi afferra per un braccio
"Dov'è che sei stata? Ad un'altra delle tue festicciole da
ubriaconi e prostitute?
Giusto, tu non chiedi il permesso di poterci andare.."
Cerco
di staccarmi, ma mi pianta le unghie nella pelle dell'avambraccio e il
dolore
si irradia
"No,
ero agli allenamenti. Lo sai, vado sempre il giovedì"
"..Sì.
Era tuo padre che non ricordava mai. Forse l'hai voluto punire"
"Cosa?"
"Dai,
lo sai.."
"Non
è stata colpa mia"
"Si,
invece!!!!" mi dà uno schiaffo di rovescio. Forte. Doloroso.
Umiliante. Il
peggio è che non si limita a quello....
Scaccio
questo ricordo dalla mia mente. Non è più la mia
vita. Basta. Basta farmi prendere a pesci in faccia.
Olga
mi ha chiesto di andare a fare la spesa; compro gli ingredienti della
lista, e
con l'autobus, torno a Casa Salvatore. Non appena metto piede
all'interno, vedo
tutta la famiglia Salvatore ed Olga compresa seduti sul divano. Tutti,
tranne
Damon. Lui è in piedi. Immobile. Ho paura.
"Ciao.."
"Elena.."
"Ho..Ho
fatto la spesa. Che succede? Avete delle
facce"
"Mio
padre, Elena" parla Mr. Salvatore
"è morto"
Boom.
Mi cadono le buste per terra, ma a nessuno importa delle uova rotte.
Chi cavolo
se ne frega ora.
Due
giorni dopo, il giorno del funerale.
Ci sono gli amici, compagni di
affari, persone invitate solo per cortesia, e inevitabilmente anche la
stampa,
alla quale però non rilasciamo nulla. Io ed Olga abbiamo
preparato qualcosa da
mangiare; tra lo sconforto e il dolore sento parole di apprezzamento e
stima
nei confronti di Emilio Salvatore, e sono certa non siano frasi di
circostanza.
L'ho conosciuto in due occasioni, in una più che in un'altra
e mi ha preso. Mi
ha saputo leggere. Mentre poso sui tavoli dell'altro cibo, i miei occhi
alzandosi
cercano degli altri blu. Blu oceano, ma non li trovano. Cerco Damon tra
la
gente, in cucina, in camera sua, in tutte le stanze.. ma invano. Esco
fuori in giardino
e l'aria gelida di un Novembre newyorkese mi investe; continuo a
cercarlo, ho
bisogno di vederlo, di capire come sta. Sto per arrendermi, forse
sarà uscito
ma mi viene in mente un posto, un posto che nessuno conosce, suo e di
suo
nonno. Mi avvio dove Emilio mi portò quel giorno, in quella
piccola grotta e
facendo attenzione lo vedo. E' lì. Seduto sulla panchina,
con i gomiti sulle
ginocchia, mani intrecciate davanti e uno sguardo fisso. Damon.
Mi avvicino e provando a non spaventarlo o sorprenderlo di
soppiatto, parlo.
"Ehi.."
Si
volta e mi guarda
"Che
fai qui? Come fai a sapere.."
"Ti
cercavo. Posso sedermi?"
Continua
a fissarmi ma accenna un sì con il capo
"Ti
cercavo" ripeto
"Come
sai ti questo posto?"
"Mi
ci ha portato tuo nonno, la sera in cui
sparimmo per un po'"
"Davvero?"
"Sì"
mi volto a guardarlo e finiamo occhi
negli occhi
"Perché?"
"Diceva
che potevo capirlo, che gli ricordavo tua
nonna e che sapevo come si sentiva"
"E
lo sapevi? Sul serio?"
"Sì,
anche se riguardo la situazione più brutta di
sempre"
"Era
il nostro posto"
"Lo
so. Forse sapeva che se ne stava andando.
Voleva che lo condividessi con chi aveva capito lui"
"Tu
mi capisci, Elena?"
"Ci
posso provare, Damon. E non sono qui per dirti
le frasi di sempre, quei luoghi comuni che si sentono anche nei film"
mi
si incrina la voce ma reggo il suo sguardo
"Non
ti dirò che passerà, che il dolore
andrà via,
perché sarebbe una bugia. Non passa mai, Damon. Mai. Puoi
sentirlo di meno,
pensarlo di meno, ma lo vivi sempre in pieno. Ti mancherà
ogni cosa di quella
persona, anche le piccole e ti mangerai le mani per non aver dato la
giusta
importanza a quelle cose, per non avergli gridato il tuo bene quando
potevi. Ma
sai che c'è? Ti sente, anche adesso. Puoi dirglielo. Devi
farlo. Non
rimproverarti per non aver fatto in tempo a salutarlo, a dargli
l'addio..perché
lui se n'è andato solo in parte, Damon: questo luogo
è la tua connessione con
lui. Credici e stavolta, vivilo a 360 gradi"
Lui
resta in silenzio a fissarmi, e io ho paura di aver
innescato una bomba ad orologeria. Poi, finalmente, parla.
"Ti
manca tuo padre?"
"Ogni
giorno"
"Va
meglio? Dopo..con il tempo"
"No
Damon, è questo il punto. Non va meglio per
niente, ma posso provare a stare meglio. Perché so che lui
lo vorrebbe, che lo
vuole. Come tuo nonno. Mi ha dato il compito di starti vicino,
indirettamente ma
l'ha fatto e io ho intenzione di farlo. Permettimi di starti vicino.
Posso
capirti, Damon"
Mi
guarda, con gli occhi lucidissimi ma troppo
orgogliosi. Si toglie la giacca, e me la posa sulle spalle tenendo il
suo braccio
ad incorniciarle. Mi attira a sé
"Sì"
"Sì
cosa?"
"Sì..ti
permetto di starmi vicino perché sì
Elena..sì, mi capisci"
Salve
bella gente! Volevo scusarmi per il ritardo ma
tanti studi e tanti imprevisti. Ringrazio da morire chi ha recensito i
capitoli!
Continuate a dirmi le vostre idee, senza scrupoli! Sono aumentate molto
le
visualizzazioni e ringrazio ancora. Ricordate, in base ai vostri pareri
la
storia continuerà o meno! Un bacio e a presto (Spero) :*****
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
"Dici
sul serio?"
"Certo!
Cosa credi.."
"Non
so...dopo cosa hai fatto?"
"Beh
ci siamo nascosti nell'armadio e abbiamo
continuato"
Damon,
sdraiato sul suo letto, fa un sorriso lascivo a
me che sono seduta al suo fianco.
"Aspetta..avete
fatto l'amore nell'armadio??"
Lui
emette una lieve risata
"No
Elena, non abbiamo fatto l'amore ma comunque
sì, l'abbiamo fatto lì dentro"
"Mio
Dio! Tu sei fuori!"
"Dai
su, non fare la scandalizzata. Tocca a te! Il
posto più strano dove l'hai fatto"
Premettiamo
che io ho fatto sesso solo con Matt, e aggiungiamo
anche che la fantasia non era il nostro forte, tantomeno per i luoghi.
"Ehm..beh.."
Si
alza a sedere e si avvicina a me, mi squadra gli
occhi
"Dai,
che fine ha fatto la nostra amicizia, la
sincerità, il nostro "possiamo capirci"?! Andiamo, non ti
prendo in
giro, lo giuro!"
"Aaaaahhhhh...ok"
Mi
sorride, ma io un po' mi vergogno e non so il perché.
Forse mi sento piccola, inesperta.
"Ok,
io e il mio ex non l'abbiamo mai fatto in un
altro posto che non sia il letto. Forse la nostra massima trasgressione
è stata
sul divano" sorrido imbarazzata.
Lui
mi fissa, sbatte le palpebre e continua a guardarmi
ed io inizio a sentirmi a disagio
"Damon?"
Niente,
sembra pietrificato
"Damon?
Ehi? Ci sei?"
"Si,
scusa, io stavo solo.." rimane in
silenzio altri tre secondi dopodiché..scoppia a ridere!
Dovevo prevederlo.
"Smettila!
Avevi promesso che non mi prendevi in
giro!"
Lui
continua a ridere, poi parla "Scusami è che
stavo cercando di resistere ma non ce l'ho fatta!"
Io
lo guardo imbronciata e lui dopo essersi sfogato mi
fissa
"Fammi
capire..ascensore, muro, bagno, lavatrice,
pavimento, bancone di un bar..mai?!"
"Mai"
"Macchina?"
"No"
"Oh
mio Dio, nemmeno in macchina"
"Dai
su, solo nei film lo fanno sembrare comodo e romantico"
"Lo
è se hai i sedili reclinabili" mi fa un
sguardo malizioso
"La
tua macchina non li ha reclinabili"
"No,
hai ragione ma ehi..puoi stare sopra
tu!"
"Smettila!"
So
che scherza, in fondo resto sempre una cameriera,
una di quelle con un pedigree troppo basso per lui. Non posso
piacergli; cioè
può trovarmi carina, ma non mi vede in quel modo. Sono una
ragazza guardabile,
so di piacere spesso ai ragazzi ma mi ritengo la classica "banale": i
miei capelli sono di un castano banale, come anche gli occhi; ho un
fisico
asciutto, magro sì, ma non sensuale..e non indosso mai
biancheria sexy, odio
tanga e perizomi (segano da morire), il massimo che ho indossato
è stato un
reggiseno di pizzo rosso e nero per San valentino. Fate voi.
Damon
si guarda l'orologio al polso ed emette uno
sbuffo
"Mi
dispiace, devo andare. Mi vedo con gli
altri"
"Oh.
Ok. Divertiti" mi sto per alzando dal
letto quando lui mi blocca per un gomito
"Ti
va di venire? Andiamo in un locale, si balla,
si beve.."
"Non
lo so.."
"Dai,
quando è stata l'ultima volta che sei uscita
a divertirti? Che ti costa..andiamo..!"
"Credi
che vada bene?"
"Sì"
"Io,
intendo"
"In
che senso?"
"Niente..dammi
dieci minuti"
"Ok"
Salgo
in camera e mi metto a litigare con il mio
armadio. Cerco di trovare qualcosa di carino, di adatto ad un locale;
il meglio
che riesco a tirare fuori sono un paio di skinny-jeans, un top argento
con un
cardigan nero sopra e stivaletti nero gessato. Per i capelli in dieci
minuti
posso fare poco, li lascio mossi selvaggi naturali (tanto il no-sense
va
ultimamente), metto un filo di eye-liner e mascara, prendo la borsa e
scendo.
"Eccomi,
scusa ci ho messo un po' di più"
"Tranquilla"
Damon
mi aspetta ai piedi delle scale che portano al
piano superiore. Mi guarda e sorride.
"Andiamo?"
mi chiede
"Andiamo".
Arriviamo
davanti un locale nella New York
affollatissima; nonostante la lunga fila fuori il "The Club"
(così si
chiama il posto), Damon si fa notare da un buttafuori che apre un varco
tra la
folla facendoci passare. Certo, classico..figlio di un politico in
periodo
elettorale..prevedibile. Dentro c'è molta confusione, musica
ad alto volume,
luci a neon e cubiste. Damon mi fa cenno con la testa di seguirlo e
così
faccio; arriviamo davanti un gruppo di ragazzi che riconosco essere i
suoi amici,
alcuni li ricordo: Stefan, Rebekah, Finn.. . Stefan mi saluta, gli
altri si
limitano a squadrarmi.
La
serata inizia con un doppio giro di shottini e io,
con la sopportazione pari ad un dodicenne, ho già i
giramenti di testa. Vedo Damon
che mi si avvicina e data la confusione mi parla all'orecchio
"Come
va?"
"Bene!
Mi sto divertendo, davvero. Anche se credo
dovrei finirla con l'alcol" faccio una risata un po' civettuola..come
mi è
uscita? Mi giro a guardarlo, però lui non guarda me ma alle
mie spalle ed incuriosita
mi volto: all'uscio del locale vedo Caroline che si guarda intorno fino
a
scorgerci. Mi giro verso Damon
"Che
fa qui Caroline?"
"Beh,
l'ho invitata io..era sola a casa e le ho
detto di passare"
"Ma
tu lo sai che lei non sopporta Rebekah e gli
altri? Insomma, l'unico che le piace è Stefan!"
"Stefan
le piace fin troppo. E poi la conosco, è
brava ad ignorare chi non sopporta e poi ci sei tu. Siete amiche. Vi
siete
simpatiche"
"Sì,
cioè.."
"Ciao!"
eccola
"Ciao
Care!" la salutiamo io e damon
simultaneamente
"Come
va?" le chiede
"Bene..uuuhh,
shottini..posso?"
Sorrido
"Accomodati"
Damon
mi fa l'occhiolino come a dirmi
"visto??"
Io
lo guardo e scuoto la testa. Che tipo!
La serata prosegue bene; Finn rimorchia una tipa
veramente poco elegante; io, Caroline e Stefan siamo presi in una
conversazione, mentre Rebekah è letteralmente sopra Damon.
Non so perché, non
chiedetemelo ma vederli così mi innervosisce. Caroline
sembra quasi notarlo
"Ehi
ragazzi, andiamo a ballare?"
"Sìì"
io e Stefan siamo entrambi d'accordo
Ci
alziamo dalle nostre sedute per avvicinarci alla pista da ballo
già gremita di
gente. "Every teardrop is waterfall" dei Coldplay risuona chiara e
travolgente tra le luci e il fumo atmosferico e inizio a sentirmi di
nuovo me: la Elena di sempre, che
ama
divertirsi, che è libera e che forse in alcune circostanze
può fingere di avere
una vita perfetta. Stefan si ritrova in mezzo tra me e Caroline che ci
divertiamo a farlo capitolare; tolgo il cardigan e lo butto sui nostri
divanetti, ho molto caldo e comincio a sudare ma non mi importa. E' il
sapore
ed odore del divertimento. Saltiamo con le braccia in alto e lanciamo
degli
urli liberatori..oddio! Sto così bene! Caroline piano piano
si avvicina a Stefan;
è chiaro che entrambi si piacciono, iniziano a ballare,
limitando gli
strusciamenti ma se sono almeno un po' cinici, stasera saranno faville. Li guardo con una leggera
invidia..amavo
essere innamorata, essere amata o sentire quel buco allo stomaco che
non da
pace. Sento improvvisamente delle presenze dietro di me e mi accorgo
che gli
altri ci hanno raggiunto: Rebekah è sempre una colla su
Damon mentre Finn si fa
la lavanda gastrica con quella..Dio, che orrore a vedersi. Cerco di non
farci
caso e continuo a ballare per conto mio; rubo qualche bicchierino di
tequila
qua e là..e sono brilla, alla grande!. Mi gira un po' la
testa e alzando gli
occhi vedo Damon che mi fissa; odio farmi vedere ubriaca per cui gli do
le
spalle e cerco di riprendere un minimo di lucidità,
finché sento delle mani
poggiarsi sui miei fianchi. E' lui. Accosta le labbra al mio orecchio
"Tutto
bene?"
"Ehm..si"
"Sicura?
Ti ho vista un attimo persa"
"No,
cioè..sicura. Sto bene, sul serio"
"Ok"
Non
molla la presa sulle mie anche e sarà l'alcol o la brezza di
questa serata "normale",
ma non voglio le tolga.
"Dov'è
Rebekah?"
"Alla
toilette. Forse ad incipriarsi il naso, non lo so. Non mi interessa.
Non ora"
Mi
volto a guardarlo con la fronte aggrottata dalla curiosità
"Prima
sembravi molto preso però"
"Gelosa?"
"Di
che? Non ho niente da invidiare a quella"
"No,
hai ragione, ma forse qualche minuto fa sì"
Divento
rossa.
"Ti
sbagli"
"Mai"
soffia ad un centimetro dalla mia bocca per poi allargare la sua in un
gran
sorriso
"Balli
con me?"
"No"
"Su..guardami,
sono solo soletto. Fai un'opera di bene"..sguardo languido. Non ci credo
"Ok"
Mi
prende le braccia e le porta attorno al suo collo e dopo iniziamo a
muoverci; è
bravo. Mi fa volteggiare per la pista, mi fa divertire, ridere. Mi
rende spensierata.
Mi rende Elena. Dopo l'ennesima
piroetta, finisco con la schiena al suo petto con un grave urto
"Sapevo
che mi avresti detti di sì"
"Per
il ballo?"
"Per
il ballo e per questa sera"
"Arrogante"
"Avevi
bisogno di svagarti, e io so fartelo fare. Vedi, tu mi capisci, stile
psicologa, e io ti faccio divertire. Come i clown"
Scoppio
a ridere.
"Fai
delle similitudini davvero strane. Tu sei strano"
"A
te piace che io lo sia"
"Che
ne sai? Potrei mentirti.."
Mi
fa voltare in modo da far incontrare i nostri occhi e io resto stupita
nel
vedere che è serio
"Lo
vedo dai tuoi occhi"
Cerco
di essere sarcastica, posso uscirne indenne solo così
"Forse,
ma siamo al buio..potrebbero ingannarti"
Mi
fa un sorrisino e scuote piano la testa. Non lo frego.
"Sapevo
che saresti venuta, che saresti stata adatta, che andavi bene..tu vai
bene
sempre"
"Nemmeno
mi conosci"
"So
che sei bella in modo impossibile, da far male e bene, da far
innamorare. Da far
vivere e morire, e poi rinascere"
Credo
che a morire sarò io. Fissa le mia labbra ed i miei occhi ad
intermittenza. Deglutisce.
Io come lui. Non va bene. Devo staccarmi. Devo. Dovrei. Non lo
faccio..ma
faccio di meglio. Sto al suo gioco.
"Damon.."
"Sì?"
Mi
avvicino alle sue labbra e quando le sfioro cerco di riacquistare il
buon senso
"C'è
un ragazzo che continua a guardarmi, da un po', e vorrei andare a
ballarci
insieme. Ti dispiace?"
Lui
sgrana gli occhi e mi attira di più a sé. Oh
accidenti, sa il fatto suo.
"Perché?
Ci sono io.."
"E
quindi?"
"E
quindi, sappiamo entrambi che nessuno ti sta guardando"
"Davvero?"
ok, crede che nessuno possa notarmi
"Davvero.
Non come lo faccio io"
"Giusto.
Tutti lo fanno nel modo in cui tu guardi Rebekah"
"Non
va a tuo favore questa cosa, sappilo. Gelosona.."
"Non
sono gelosa"
"Come
ti pare.."
"Vedremo
se nessuno mi nota!"
Sorrido
maliziosa e lui ricambia divertito; non mi lascia andare di botto, ma
tira il
mio top e quando l'elastico rimbalza sulla mia pelle, la scopre un po'
"Ma
che diavolo..?"
Non
capisco. Abbasso lo sguardo e vedo quello.
No. Dio..no. alzo lo sguardo spaventata e smarrita su Damon e
voltandomi mi
dirigo verso l'uscita. Sento una mano che in corsa mi afferra il polso
"Elena!
Aspetta!"
"Lasciami.."
"Che
cosa hai fatto?"
"Niente,
io..mi sono tagliata da piccola. Con una scheggia"
"Elena.."
"Damon,
lasciami andare"
"No!
Ok? Ascolta..se è stato qualcuno, se ti hanno fatto del
male, devi dirlo"
"Damon.."
"Ascoltami,
voglio solo aiutarti..io.."
"Vuoi
aiutarmi? Portami a casa e non fare domande! Io non ho bisogno di
essere capita!
Voglio solo essere lasciata in pace! Non mi conosci, non sai niente di
me"
"Stai
bene?"
"Sì!"
"Mi
basta. Ti porto via. Andiamo"
Il
tragitto in macchina è silenzioso. Niente musica, solo il
rumore delle ruote
sull'asfalto e delle frecce. Damon parcheggia nel viale, sto per
scendere
quando parla
"Ascolta,
non volevo farmi gli affari tuoi. E' solo che.." si passa una mano tra
i
capelli e mi guarda "vedere quei segni su di te mi ha fatto
arrabbiare"
"Damon.."
"No
Elena. Io lo so che non sono accidentali. Non voglio sapere le
condizioni, le
situazioni o i motivi. Ma devi dirlo"
Resto
in silenzio, gli occhi iniziano a bruciarmi ma non piango
più ormai. Non ci
riesco.
"Ti
lascerò stare. Per quanto mi senta spinto a voler capire la
tua vita, i tuoi
segreti e a farne parte..ti lascerò in pace. Però
Elena, tenerlo dentro di te
non lo rende cancellabile"
No,
non lo sarebbe comunque.
Scende
dall'auto e mi lascia lì, con le mie lacrime non versate,
con tanti segni
indelebili. Ed è incredibile come con queste parole Damon
abbia capito già
molto di me. Non può sapere di più, non deve
sapere sapere di più. Nessuno. E'
cosa mia.
Se
per questa sera mi sono sentita libera e ancora me stessa..beh,
è stata solo
un'illusione. Io non ritornerò. Posso solo provare a
sopravvivere, e Damon me
lo lascia fare. Si allontana. Mi allontana. Mi lascia stare.
Ciao!!!!!!!
Voglio ringraziare le 7 persone in più che seguono la
storia, chi l'ha aggiunta
tra le preferite e chi ha recensito! Grazie grazie! Fatemi sapere i
vostri
pareri. Grazie anche a chi legge in silenzio. Nel prossimo capitolo
penso di
voler inserire il POV di Damon. Che dite?? Detto questo, il capitolo
non mi
piace molto..ma è uscito così. Tanto altro ancora
deve succedere. A presto :**
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
Caro
diario,
oggi è un anno senza papà. Un anno da quella
maledetta notte. A casa qualcosa
si è mosso. Tutto è cambiato, si è
modificato, ma non va affatto bene. Cerco di
stare fuori casa più tempo possibile, per non vederla; a
pranzo mangio un panino
veloce e a cena chiedo sempre a Matt o Bonnie di poter restare da loro.
Non so
nemmeno se lei mangia. Ma in realtà non mi interessa, non me
ne frega nulla. O
forse sì. Forse solo perché ho paura che quando
le cose non vadano bene a lei,
allora potrebbe esserci qualche ripercussione su di me. Lo so che dopo
l'altro
giorno non dovrei nemmeno essere qui, neanche avvicinarmi a lei.
Però mi rendo
conto che è l'unica famiglia che mi resta; so che anche lei
sta soffrendo e
molto probabilmente lo fa nel modo sbagliato, però non posso
negare il suo
dolore e la sua sofferenza. Farmi male probabilmente la aiuta, la
scarica;
darmi la colpa la rende meno fragile, la fa andare avanti con una sola
conseguenza...spezza me.
Sono
in cucina, davanti il lavabo, con le mani immerse
nel detersivo; mi sono incantata a ripensare a degli episodi che
speravo di
poter cancellare. E' solo difficile. Sento dei passi che si avvicinano
e mi
risveglio dalla mia botta di assenza. E' Damon. Gli sorrido e lui fa un
cenno
di saluto; dall'episodio della discoteca non ci siamo più
parlati, neanche il
rituale delle nostre curiosità reciproche è
proceduto, e un po' mi manca. Si
avvicina al frigo e prende una bottiglietta d'acqua per poi richiuderlo
e
poggiarsi con la schiena. Cerco di non farci caso, ma sento il suo
sguardo su
di me, come se cercasse di leggermi
"Non
vuoi proprio dire niente?"
Mi
spaventa e mi stupisce con questa domanda
"Cosa
dovrei dire?"
"Quello
che vuoi" alza le spalle
"Beh
non ho niente da dire" rispondo un po'
acida e me ne pento
"Scusa"
"Per
cosa? Esattamente"
"Per
averti risposto così scorbutica, non volevo e
ti chiedo scusa"
"Sì
che volevi"
"Come?"
"Tu
volevi rispondermi così scorbutica
e acida, altrimenti non lo avresti fatto"
Rimango
in silenzio, e non so che dire...no, lo so cosa
dire
"Perché
dici così? Non era mia intenzione, mi
dispiace, sono stata maleducata. Qual è il tuo problema??"
"Il
mio problema...il mio problema è che ho
davanti una ragazza che ha dei segni sul corpo e che vuole stare in
silenzio.
Una ragazza che vive a casa mia ma ha trecento segreti"
"Hai
finito?"
"No"
"Che
cavolo te ne frega a te dei miei segreti? Io
non chiedo i tuoi, e tu dovresti fare altrettanto"
"Non
lo so che diamine me ne frega, ok? Però mi
frega! Vuoi dirmi che è successo? A quel taglio?"
"Te
l'ho già detto"
"Sì,
ma è una bugia"
"No,
non lo è"
"Sì,
invece"
"No"
"Sì"
"Che
ne sai?? Eri lì? No! Quindi smettila"
"Tu
smettila! Tanto si saprà, prima o poi"
"Beh,
si saprà quello che ti ho detto, quindi
piantala"
Sospira,
e poi ci guardiamo. Ho una ciocca di capelli
tra le dita e l'attorciglio; lo faccio sempre quando mento. Accidenti a
me!
"Ok,
Elena. Come vuoi. Affari tuoi!"
Per
un istante, solo per un istante, mi arrabbio;
vorrei avesse insistito, forse sarei crollata, vorrei mi avesse
guardata meglio
e avesse intuito o capito o visto i miei segreti e le mie
oscurità. Lui
rinuncia.
Ok. Va bene. Va benissimo, anzi.
Passo
la giornata a lavorare, e sono felice ci sia
molto da fare in casa, posso così distrarmi.
A cena, mentre io ed Olga serviamo le pietanze, Mr. e Mrs. Salvatore
fanno un
annuncio
"Aspettate.
Dunque, Olga sicuramente ne è già a
conoscenza dopo tutti questi anno, ma tu Elena no, quindi vorrei
fartelo
sapere" dice Mrs. Salvatore
"Tra
una settimana io e mio marito festeggeremo le
nostre nozze d'argento e vorremmo organizzare un evento: faremo una
cerimonia
per ripetere le nostre promesse matrimoniali e dopo, ovviamente, ci
sarà un
ricevimento"
"Wow.
E' magnifico. E immagino che vada
organizzato tutto, in una settimana"
"Esatto.
Ho intenzione di chiamare comunque
un'agenzia di catering e di wedding planners, perché voglio
che tu ed Olga
siate tra gli invitati, e non nel personale organizzativo"
"Invitati?"
Oh mio Dio.
"Sì,
anzi anche di più. Voglio che mi facciate da
sorta di damigelle. Mi accompagnerete all'altare. Sarà molto
bello."
"Wow..cioè,
io, wow.."
"Sei
sorpresa?" ride
"Un
po'. Ok, molto..insomma, è sicura che mi voglia
come damigella? Forse ha qualche amica che può farlo meglio
di me"
"No,
vai bene tu, Elena. Vai benissimo, mettitelo
in testa"
Sorrido
di gratitudine, di orgoglio.
"Ok"
"Sarà
magnifico"
"Sì"
"E
per l'abito, ci ho già pensato. I vostri
arriveranno in settimana"
Non
posso crederci, sarà la damigella al matrimonio di
uno degli uomini politici di New York.
Una
settimana dopo..
Porca
miseria. Non sembro nemmeno io. Sono..bella.
Bella in modo diverso. Ho un vestito color rosa pallido, quasi pesca,
con un
corpetto a cuore con delle cuciture intrecciate, stretto sulla vita per
poi
finire morbido e leggero un po' più sopra delle ginocchia.
Risalta molto la mia
carnagione olivastra. Porto i capelli con delle leggerissime e morbide
onde,
per renderli romantici e giusti. Make-up leggero e che resti
compatibile al
colore dei miei occhi. Tacchi ai piedi. Niente gioielli, non ne sono
amante; finirei
per esagerare e diventare un albero di Natale.
(Vestito
di Elena)
Do a me stessa un ultimo sguardo,
e poi dirigo giù nell'ingresso di casa. Prendo la mia
pochette, il cellulare,
ed esco. La cerimonia si svolgerà nel giardino di Casa
Salvatore; Damon e Giuseppe
sono già alle loro postazioni con gli invitati, mentre io ed
Olga siamo insieme
ad Elizabeth. E' meravigliosa. Elegante.
"E'
bellissima" le diciamo io ed Olga
"Grazie,
anche voi lo siete"
"Grazie"
"Bene.
Andiamo. Vado a sposare mio marito per la
seconda volta"
Non
sembra nervosa, ma sono sicura che un po' lo è.
Prendiamo
i nostri bouquet e ci avviamo verso
l'esterno. Sono un fascio di nervi, neanche fosse il mio di matrimonio.
Parte
in sottofondo dall'orchestra "Ave Maria" in versione Celine Dion, ed
è poesia e magia. Io ed Olga ci presentiamo prima di
Elizabeth e, appena mi
immetto lungo il corso nuziale, non posso fare a meno di alzare gli
occhi e
guardarlo..
Dio, Damon..
E' bellissimo nel suo smoking, si trova alla sinistra di suo padre e mi
guarda.
Io lo guardo. Ci guardiamo per tutto il tempo della mia camminata;
è un attimo
ed un'eternità, contemporaneamente. Una contraddizione, una
contrapposizione,
un ossimoro; Damon è tutto questo.
Damon's
POV
Vedo
Elena che si incammina lungo il tappeto di petali,
raggiungendo me e mio padre e il giudice di pace. Ci siamo guardati per
tutto
il tempo; negli ultimi giorni, invece, abbiamo a malapena parlato e
quando lo abbiamo
fatto, non è stato piacevole, il che è strano.
Parlare con Elena mi
ha sempre tranquillizzato, tanto da
cercarla spontaneamente per casa, tanto dall'essere deluso quando non
la
trovavo o era impegnata a fare ciò per cui è qui:
lavorare. Eppure, dal primo
giorno, non l'ho mai considerata un "dipendente di casa", è
solo Elena.
Ora la guardo e mi dico che sì, avevo proprio ragione.
È bella, bellissima, che
indossi una tuta o un vestito come questo, che sia disordinata ed
impacciata o
perfetta e professionale. Non sono riuscito a staccare il mio sguardo
da lei,
nonostante la nostra ultima conversazione, e mi ha sorpreso vederla
decisa a
ricambiarlo. Si posiziona nel lato opposto al mio, dietro di lei vedo
Olga che
indossa lo stesso vestito in versione "lunga", e poi arriva mamma.
Abbiamo
un rapporto speciale io e lei, fatto di tante parole e comprensioni.
Non ve lo
aspettavate eh? Damon Salvatore, un chiacchierone confidente. Beh ,
solo con
mia madre. Anche se nelle ultime settimane, qualcun'altro stava
abbattendo i
miei muri. Mamma è bellissima e mio padre la guarda
estasiato. E' questo
l'amore? Uno sguardo, un sorriso che para de sé?
Chissà. Non fraintendetemi;
credo nell'amore, penso che esista quello vero ed eterno e perfetto,
solo che
non lo è per me.
Il giudice di pace inizia a recitare il solito discorso di prassi; non
ho mai
capito perché non arrivare diretti alle promesse. E' quello
che sancisce
l'unione. Bah. I miei si tengono per mano; tra gli invitati ci sono
amici di
famiglia, di sempre, qualche collega di mio padre, i miei amici con e
famiglie.
Ed Elena ed Olga. Olga è una seconda madre per me, non che
la mia non ci sia
stata, ma Olga è così; è questo per
me. Elena non ha ancora un ruolo definito
nel mio mondo; è un'amica? Una confidente? Una di famiglia?
Non lo so. E dopo
gli ultimi risvolti credo che lei non voglia nemmeno aiutarmi a
capirlo. A
capirla. Quei segni mi hanno innervosito; anzi no, mi hanno fatto
proprio
incazzare. Non sopporto le violenze sulle donne, lo trovo di una
bassezza
disumana. E' uno schifo. E vederlo sul corpo di una persona che, ruolo
definito
o meno, è nella mia vita..mi fa incazzare di brutto. Lei
parla di un incidente
casuale, ma andiamo..chi le crede? E' troppo definito per essere
accidentale. E
poi è molto enigmatica sulla sua famiglia; so solo che suo
padre è morto e che
questo l'ha distrutta, eppure sento che c'è dell'altro..e
quei segni ne sono
una dimostrazione.
La cerimonia va avanti, i miei genitori si scambiano promesse ed anelli
e
confermano il loro matrimonio; tenendosi per mano, percorrono a ritroso
il
viale nuziale ed io, preso da uno slancio di insolito coraggio e di
lasciato
orgoglio, allungo un braccio verso Elena. Lei mi guarda, e leggo un
leggero accenno
di sorriso sulle sue labbra, che Dio..devono essere magnifiche. Calmo
Damon,
devi stare calmo. Infondo lei ti odia adesso..più o meno,
spero. Continua a
fissarmi, ma poi la vedo convincersi; il suo braccio si intreccia al
mio e,
insieme, seguiamo la scia dei non-proprio novelli sposi.
Il ricevimento è in grande stile, tipico di mia madre;
caviale, ostriche,
champagne. E' l'unico alcolico che posso permettermi oggi, infondo
è pur sempre
il matrimonio de miei genitori. Sono con i miei amici e parliamo dei
programmi
per questo weekend; Stefan ci darà buca, non dà
alcuna spiegazione, ma ho il
forte presentimento che inizi con "C" e finisca con
"Aroline". A proposito di.."C"..dovevo chiamarla; si è
presa una brutta influenza ed oggi non è potuta essere qui;
mi allontano per
fare la telefonata quando vedo Elena che si incammina da sola verso la
"grotta". La seguo, sono un coglione, un deficiente..ma la seguo. La
osservo, è pensierosa, malinconica, anche se tra le sue
curiosità svelate mi
disse di amare i matrimoni. Muoio dalla voglia di parlarle, non sono
uno di
quei tipi da poesia che gli basta fissare una donna. No. Io ho bisogni
di
essere presente, di esserci con lei.
"Ehi.."
Si
volta di scatto
"Ciao"
"Ti
nascondi?"
"Sì,
cioè..no. Uff, non lo so"
"Da
me?"
"Cosa?"
"Ti
nascondi da me?"
Ci
pensa. Oh cazzo, ci pensa.
"No"
Sorrido
e lei, inaspettatamente, ricambia imbarazzata.
"E
allora da chi?"
"Nessuno.
Non mi sento a mio agio con tutta quella
gente altolocata, non è per me"
"Beh,
sì, ti capisco. Dillo a me, che dovrei
essere abituato e invece più va avanti e più me
ne disgusto"
"Tu
non hai avuto scelta"
"Avrei
voluto. Forse ce l'ho avuta, ma mi sono
mancate le palle per prendere la mia occasione"
Mi
fissa, e mi sento esposto. Come mi è uscita questa
confessione?
"Ti
penti?"
"Di
non aver colto l'attimo?"
"Sì"
Ci
penso; penso alla mia vita, a come sarebbe potuta
andare, poi guardo lei.
"No,
non mi pento. Perché se avessi fatto altre
scelte non avrei affianco le persone che ho ora"
"Hai
detto una cosa bellissima"
"E'
quello che penso, davvero"
Rimaniamo
in silenzio. Lei si siede sulla panchina ed
inizia a martoriarsi le mani e le unghie. Dopo lente osservazioni, ho
capito
che fa così deve dirmi qualcosa.
"Senti
Damon.."
"Dimmi"
mi siedo affianco a lei
"Mi
dispiace per tutto; per le mie risposte, i
miei segreti e.."
"Elena,
perché sei qui?"
"Qui?"
"Sì,
qui a casa mia. Perché te ne sei andata? Perché
non fai mai una telefonata a casa per far sapere che stai bene?"
Sta
zitta.
"Elena,
ok..posso sorvolare su quei segni, se
vuoi, ma qualcosa devi dirmi. Perché c'è qualcosa
che non va, lo vedo dal tuo
sguardo. Voglio aiutarti, e a volte anche solo parlarne è di
conforto"
"Scusa,
io..non..non ce la faccio"
"Ehi"
le accarezzo i capelli e lei pianta
quegl'occhi nei miei
"Va
bene, ce la farai. Io non mollo. Capito?"
Annuisce
e poi, cazzo, mi sorprende ancora. Ma come fa?
"Hai
bisogno che io stia bene?"
Ne
ho bisogno?..Sì, diamine.
"Sì"
"Perché?"
"Non
lo so"
"Qualcosa
dovrai sapere"
"So
che voglio conoscerti, che voglio capirti,
consolarti, farti ridere.." sto per crollare..mai, mai in vita mia!
"Come
un amico?"
"Ehm.."
Ci
guardiamo, lei si inumidisce le labbra, e niente.
Sono partito. La bacio. Non è un bacio passionale, nemmeno
intenso, abbiamo
condiviso poco per essere così vicini. Eppure è
coinvolgente, bellissimo, è
puro, fiducioso. E'..spaventoso. Elena afferra le mie mani sul suo
viso, geme e
sentendo questo suono, mi allontano da lei. Siamo comunque a pochi
millimetri.
Apro gli occhi e trovo i suoi, lucidi di..desiderio? Forse sono lo
specchio dei
miei.
"Damon.."
"Sì?"
La
stringo ancora, e le sue mani non si sono mosse
dalle mie
"Elena..ehm,
sì..ehm, come un amico"
Alza
un sopracciglio. "Sicuro?"
No!
"Sì"
"Bene"
fissa le mie labbra, poi gli occhi
"Bene"
seguo i suoi movimenti
Ancora
in silenzio, ancora un niente a dividerci. Credo
stia per piangere, ma non lo fa; mi sto per alzare dalla panchina, ma
lei mi
riporta seduto a fissarla ancora
"Sono
scappata da mia madre. Mi picchiava, forte;
ha tentato di uccidermi..e non ce l'ho fatta più" singhiozza
Cazzo.
Merda. Cazzo.
La madre.
Ero preparato a delle possibili violenze, ma non famigliari, tantomeno
tentati
omicidi. Non piange, è impassibile..ma non mi ferma. La
abbraccio e lei
incastra il viso nel mio collo
"Andrà
tutto bene. Te lo prometto"
Mi
stringe anche lei. Voglio distrarla.
"Sai
cucire i bottoni ai vestiti?"
Alza
lo sguardo con le sopracciglia aggrottate
"Si
perché?"
"Ne
ho bisogno. Non volevo chiederlo ad Olga. Ho provato
a farlo da solo, ma i mie pantaloni stanno diventando uno scolapasta"
Ride
di gusto, e poggia la fronte sul mio petto mentre
continua a ridere. Io lo faccio insieme a lei, con il mento sulla sua
testa.
"Ok,
ci penso io"
"Ti
adoro e ti venero"
Ci
alziamo, mi prende per mano
"Ricambi?"
"Cosa?"
"Il
favore. Ci penso io ai tuoi pantaloni. Ci pensi
tu a me?"
Sorrido.
"Ovvio"
"Grazie,
Damon"
"Prego,
Virginia"
Ciao!
Ringrazio chi ha ricordato, chi ha preferito, chi ha recensito o
semplicemente
chi ha letto la storia! Grazie! Fatemi sapere che ne pensate! Alla
prossima
:***QQQQqqqfbbbd
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
Damon's
POV
Sono
seduto per terra con le gambe aperte e in mezzo Elena
appoggiata con la schiena al mio petto. Siamo nella "nostra" grotta
e mentre le
accarezzo i capelli
lisciando di più se possibile quelle ciocche castane in modo
da rassicurarla,
lei mi racconta la sua vita negli ultimi due anni. Parla solo lei
già da un'ora
buona e non perché sia tipo da lunghe chiacchierate, non
è quel genere di
persona che parla più di quanto io possa ascoltare; non ho
detto niente perché
non saprei neanche cosa dirle; qual è la cosa giusta da
dire? La frase adatta?
La giusta comprensione? Non posso capirla in questo caso, in questa
circostanza
posso solo starle accanto e dimostrale che ci sono per lei. Quando
parla non
versa nemmeno una lacrima, neanche uno singhiozzo lascia andare, sembra
quasi insensibile
all'accaduto, ma giurerei che è uno scudo. So bene come
funziona. Lo faccio da
tutta una vita.
"Mamma
è sempre stata buona, sai? Non mi ha mai
fatto pensare di non meritare qualcosa di bello nella vita. Certo, con
papà era
diverso: io e lui avevamo un rapporto particolare, simbiotico. Da
quando è
morto, una parte di me se n'è andata per
sempre..è non ritornerà"
Sospiro,
sono senza parole.
"Non
l'hai più sentita da quando sei partita? Non
so, una chiamata.."
"No,
mai. E sai una cosa? Non poteva andare meglio
e essere altrimenti. Perché dovrei volerla sentire? Mi
accusa di aver ucciso
mio padre, Damon! E' stata la violenza più potente di tutte,
più di schiaffi,
pugni e calci. Tanto da arrivare a convincermi che è stata
colpa mia, non sarei
dovuta uscire, non dovevo disobbedire e per i miei capricci, mio padre
ci ha
rimesso la vita"
Ok,
ora mi sto incazzando. E di brutto.
"Ehi!"
la giro con forza verso di me
"Non
azzardarti mai più a dirlo, o a pensarlo. Non
è stata colpa tua! Non hai meritato niente di quello che ti
ha fatto, capito?
Al solo pensiero delle sue mani su di te, impazzisco. Giuro che se lo
dici
ancora, te la vedrai con me..e non sarò carino. Chiaro?
Basta. Ti prego, Elena"
Lei
mi fissa e fa un debole sorriso
"Hai
fatto bene ad andar via. Non ti farà più
niente. Te l'ho promesso, giusto? Ci penso io a te"
Mi
prende la mano ed intrecciamo le nostre dita. Sento
una strana pressione sul petto, come una morsa. Curioso, no? L'ho
baciata, e
diavolo se non lo rifarei anche ora.
"Non
piango da allora" dice
"Oh"
"Già"
ride nervosa
"Non
ci riesco. Io ci provo, sul serio..ma niente.
Zero"
"Aspetta..sono
due anni che non piangi? E' triste
per una ragazza"
Mi
colpisce sul petto e sorride.
Cielo, che sorriso che ha! Illumina tutto intorno a lei.
"Lo
vedi? Sei più bella quando sorridi"
"Dimmi
un cosa..funziona ancora questa tattica del
sorriso?"
"Quasi
sempre"
"Beh,
mi deludi, Damon"
"Ne
ho altre"
"Ah
sì? Tipo?" dice prendendomi in giro
"Tipo
questa" le metto una mano sulla guancia
e le accarezzo lo zigomo con il pollice
"Hai gli
occhi tristi" faccio con gli occhi misti da cucciolo e da
latin lover
Lei
mi fissa "E funziona?"
"Cazzo,
se funziona!"
"Con
tutto quello che mi è successo, ho scoperto
anche io una grande tattica"
"Mmm..sarebbe?"
"Fare
la vittima"
"Non
sei il tipo da farti compatire"
"No,
infatti non mi riesce mai"
Le
sorrido.
"Damon?"
"Sì?"
"Grazie"
"Per
cosa?"
"Per
tutto"
"Odio
quando mi rispondi per tutto. Sii
più precisa. E smettila di ringraziarmi. Anzi,
grazie a te; ora so che devo usare altre tattiche per portarti a letto.
Buono a
sapersi" scherzo...forse.
"Cretino"
"Dai,
andiamo. Tu devi lavorare ed io uscire"
Ci
alziamo e ci incamminiamo verso la casa.
Elena's
POV
E'
la Vigilia di Natale a Casa Salvatore. Cioè, è la
Vigilia di Natale ovunque, ma qui è una vera festa. Mi
aspettavo un grande
ricevimento, e invece è una cosa intima: siamo solo noi,
senza nessun'altro. E'
bellissimo. E' quasi...famiglia. Per me, che il Natale non lo festeggio
da un
po', è un'altra occasione per ricominciare e per esprimere
finalmente quel
desiderio che non era più sembrato possibile: essere felice.
C'è chi desidera
soldi, macchine, amore, sesso, successo. Io voglio solo la
felicità, perché
solo chi ha vissuto l'Inferno può volere un pizzico di
Paradiso in un
Purgatorio globale.
La casa è addobbata fino all'inverosimile; un albero di
Natale completa il
tutto: è gigantesco. Ci sono ghirlande, agrifogli e vischio.
Sapete..quello per
i baci. Come me e Damon un paio di settimane fa; lui mi ha baciata e a
me è
sembrato di volare; è stato bello ed intenso, puro. Non en
abbiamo più parlato
e forse è meglio così; in realtà la
tattica della vittima credo l'abbia
colpito, anche se lui nega.
Non essendo ancora eccellente nella cucina, ho lasciato ad Olga il
compito
della cena e del pranzo di Natale; io mi sono occupata del
servizio-tavola e
degli addobbi. Guardo con orgoglio il mio lavoro e ne sono soddisfatta.
Sento
un mano poggiarsi sulla mia spalla e, voltandomi, vedo dietro di me Mr.
Salvatore, o forse dovrei dire Giuseppe..ormai.
"Salve"
"Ciao"
mi sorride
"Olga
dice che è quasi pronto"
"Bene.
Hai fatto un lavoro straordinario, Elena.
Davvero, complimenti. Elizabeth ne è già
entusiasta"
"Ne
sono davvero felice", ma veramente tanto
"Anch'io.
Te lo meriti. Va a prepararti. Siamo una
grande famiglia e oggi lo dimostreremo. Fatti bella, anche se
già lo sei,
ragazza!" mi colpisce sulle spalle, come un papà.
"Vai,
forza!"
Rido
con trasporto. E' la persona più simile ad un
padre che ho dagli ultimi due anni. E' imbarazzante, no? Un po', forse.
Umiliante.
Decido di mettermi un vestito che comprai per il primo Natale senza
papà, ma
per dei..motivi non lo festeggiammo. E' rosso, il colore natalizio per
eccellenza. I capelli sono un disastro, scelgo di tirarli su con uno
chignon un
po' disordinato, con qualche ciocca cadente ad incorniciarmi il viso e
la mia frangia
laterale aiuta il mio outfit. Una volta finito, scendo giù
in sala pranzo, e
sono tutti lì: Giuseppe ed Elizabeth, Olga e Damon.
Quest'ultimo appena mi
vede, sorride e mi viene incontro
"Ciao"
"Ciao"
"Come
sei carina"
Arrossisco.
Ma perché non la smette?
"Grazie"
"Prego"
ride
"Anche
tu stai bene. Mi fa stranissimo vederti con
un maglione"
"Non
dirlo a me. Ma mai madre ha insistito. Almeno
l'ho convinta ad indossarlo blu e non rosso"
"Giusto.
Hai tagliato i capelli?"
Se
li tocca imbarazzato "Sì, un po'"
"Stanno
bene"
Mi
sorride e ci guardiamo.
"Ragazzi,
dai..venite! E' pronto"
"Oh,
certo"
Ci
sediamo e dopo aver augurato una buona cena...pancia
mia, fatti capanna! Olga è stata eccezionale, una cosa
magnifica. La amo. Tra risate
e scherzi, si avvicina la mezzanotte e Giuseppe va a prendere lo
champagne per
festeggiare. Scatta l'ultimo secondo di questa Vigilia, ed è
Natale: tutti si fanno
gli auguri, si abbracciano, sorridono e a me sembra surreale. Non
sembra
nemmeno la mia vita, se me l'avessero detto qualche mese fa, non ci
avrei mai
creduto. Giuseppe ed Elizabeth mi augurano un buon Natale, come anche
Olga;
Damon mi si avvicina, mi prende in braccio alzandomi da terra
"Buon
Natale, Virginia"
"Grazie,
anche a te..rompipalle"
"A
te piace che io sia un rompipalle"
"Scemo"
Mi
adagia al suolo e mi guarda.
"Senti,
che ne dici di andare via da questi
matti?"
"Damon!"
"Cosa?"
ride
"Sono
la tua famiglia ed è Natale"
"Primo:
sono anche la tua di famiglia. Secondo:
avremo anche tutto domani per festeggiare. Ti prego!" fa quegli occhi
da
cucciolo...Dio!
"Ok"
"Grande!"
"Dove
andiamo?"
"Non
lo so, non era organizzato. E' stata una
decisione di petto"
"Ah,
beh, allora...sono in buone mani"
"Abbi
fede, donna!"
Ci
spostiamo in camera di Damon
"Sul
serio? Mi hai portato via da lì, con tutto
quel cibo per venire in camera tua?"
"Ehi!
Giù c'è il cibo. Qui..." tira fuori da
un cassetto della biancheria una bottiglia di bourbon, mi sembra "io ho
da
bere"
"Ok,
mi hai convinto"
"Dunque..."
si siede sul letto e io con lui
mentre ci alterniamo la bottiglia
"Che
facciamo?" chiedo
"Allora,
stavo pensando oggi che potremo cambiare.
Scambiamoci dei segreti"
"Segreti?"
"Sì,
cose che nessuno sa"
"Io
già te l'ho detto"
"Di
che parli?"
"Il
mio pianto bloccato"
"Ma
non vale! Dimmene un altro"
"Perché?"
"Andiamo.
Poi io ricambio"
"Come
sei pesante. Dovevi fare l'avvocato. Sei bravo
a cambiare la carte in tavola"
"Sì,
lo so. E non cambiare discorso. Spara"
"Ok..mmm,
la prima volta con Matt non mi è
piaciuta. Ma lui crede di sì"
"Nel
senso che hai finto di aver avuto un
org-"
"Stop!
Sì, ma non dirlo"
"Perché?
E' una cosa naturale"
"Ok,
sì ma evita di dirlo. Ecco un mio segreto. Tocca
a te"
"Va
bene. La mia prima volta è stata con una
prostituta"
"Scherzi,
vero?"
Ride
"Sì"
"Damon!"
"Ok!
Mi dispiace. Eccone uno vero: piango se vedo
i filmini di quando ero piccolo. Ecco perché non voglio mai
vederli"
"Ma
è dolcissimo"
"Beh,
sì..non molto tipico di me. Tu. Un altro"
"Non
ho un sopracciglio. E' trucco"
"Come
fai a non averlo?"
"Ero
piccola, me lo sono tagliata con una lametta
e non è più ricresciuto"
"Posso
vedere senza trucco?"
"No!"
"Dai!"
"No!
Tocca a te"
"Mi
fingevo malato per non andare a scuola"
"L'hanno
fatto tutti. Un altro"
"Che
palle! Non ti bacio dal matrimonio dei
miei"
Rimango
di sasso e mi imbarazzo. Sarò rossa come un
peperone.
"Non
è segreto, ma un dato di fatto"
"Il
segreto..è che vorrei tanto rifarlo"
Muta.
Immobile. Lo guardo. Mi guarda. Intensamente. Oh mio
Dio. Si fa più vicino. E' a pochi millimetri dalle mi labbra
e dal mio viso,
forse vuole aspettare, vedere se io possa rifiutarlo. Ma c'è
un problema più
grande: io non voglio. Né rifiutarlo, né
aspettare. Azzero le distanze e le mie
labbra sono sulle sue. Damon mi posa una mano su una guancia, poi so
stacca. E sono
delusa.
"Dici
che basta?" mi chiede
"No"
Lui
continua a fissarmi ed io prendo coraggio
"Tanto
ci si innamora sempre delle persone
sbagliate"
Lo
bacio. Forte. Con passione.
Lui approfondisce il nostro incontro e le lingue si intrecciano; gli
afferro il
maglione, mentre lui mi stringe la nuca. E' un bacio bellissimo, meglio
del
primo. Sento le sue mani salire fino ai miei capelli e togliere le
forcine che
li mantengono, facendoli sciogliere e cadere in onde disordinate sulle
spalle
ed oltre. Lui immerge le dita tra le mie ciocche e mi fa sdraiare; mi sale
sopra
per metà. Una mano scende sul mio fianco e io gli stringo le
mani al collo. Ma qualcosa
cambia; si stacca.
"Scusa"
"Come?"
"Scusa.
Forse ho esagerato. Mi dispiace"
Mi
alzo con il busto.
"Damon....sì,
forse abbiamo esagerato. Ma non sono
pentita"
"Nemmeno
io"
"Insomma,
possiamo andarci piano. Tu mi
piaci"
"Anche
tu mi piaci, tanto"
"Damon?"
"Dimmi"
"Io
non sono come le altre"
"Lo
so" mi accarezza
"Nel
senso, non sono altolocata, o elegante o
sexy. Sono una semplice cameriera, con tanti problemi. Tanti davvero"
"Sono
quelli a renderti affascinante" ride
"Non
scherzare"
"E
chi lo fa? Sono serio. Che ne dici di una cena,
uno di questi giorni? Uhm? Io e te?"
Lo
guardo in silenzio "Ok"
"Bene"
"Già"
"Elena?"
"Uhm?"
"Credi
sia possibile eccitarsi per un bacio?"
"Damon!
E che cavolo!"
Ride
a crepapelle tanto da sdraiarsi sul letto. Scoppio
a ridere anch'io
"Sai,
in questo momento, vedendoti, sento
gonfiarmi il cuore" mi dice
Damon...anche
a me. Ma per metà. Il resto è un grande
senso di colpa. Perché i miei segreti non sono finiti. Il
mio grande, il più
grave, il mio spaventoso...te lo sto nascondendo.
Grazie
a tutti! Ci sentiamo alle recensioni :**
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
Damon's
POV
E'
notte fonda, o almeno così credo. Sono sveglio ormai
già da un po', mi rigiro nel letto senza trovare una
posizione comoda. Sento
caldo, poi freddo. Ma che succede? Guardo l'ora sul mio cellulare;
fantastico..le 3:00. Decido di alzarmi, tanto stare a
letto così non ha senso. Mi innervosisco e
basta. Scendo giù per le scale e noto che la luce della
cucina è accesa, ma
solo quella sotto le credenze...è molto fioca. Mi avvicino e
noto Elena di
spalle alla porta, poggiata al lavandino; cerco di non farmi notare,
ammirando
le sue lunghe gambe scoperte dai pantaloncini, le sue spalle mostrate
dalla
canottiera e quei calzini doppi arrotolati leggermente sopra le
caviglie che la
rendono sexy e semplice. Sto per avvicinarmi, ma mi accorgo che in mano
ha una
specie di pasticca, una compressa; la mette in bocca e manda
giù con un
bicchiere d'acqua. Si volta e mi vede
"Dio,
Damon! Mi hai spaventata.."
"Scusami.
Non volevo. Stai male?"
"Cosa?"
"Stai
male? Ho visto che stavi prendendo
qualcosa...e spero non sia droga" la schernisco un po'.
So che non ne sarebbe grado.
"No,
non è droga..e sto bene"
"Cos'era
quella cosa allora?"
"Sei
curioso..?"
"Affascinato"
Fa
una risata di impazienza.
So che divento esasperante, e mi
piace
esserlo con lei. Ma voglio sapere davvero se sta bene o no. Forse
soffre di
attacchi di panico, con tutto quello che le è capitato, e ha
bisogno di
calmanti.
"Ho
soltanto preso la pillola anticoncezionale. Mi
stavo dimenticando oggi"
Faccio
un sorriso malizioso e, lentamente mi avvicino,
intrappolandola fra me e il lavandino
"E
c'è il rischio di cosa?"
"Di
nulla, perché non succederà niente"
"Ma
davvero?"
"Sì"
"Non
mi sembri convinta"
"Beh
,peggio per te perché lo sono molto,
invece"
"Mmh-mmh"
Mi
fa sorridere quando cerca di autoconvincersi di
qualcosa che, sanno anche i muri, accadrà.
"Damon.."
ora sorride anche lei
"Si?"
"Sei
in piedi perché..?"
"Ti
stai lamentando?"
"Chiedevo"
"Chiedimelo
più tardi.."
La
bacio, e ve lo giuro, volevo essere gentile e
dimostrarle che non voglio solo portarmela a letto, ma...andiamo! E'
praticamente
nuda, qui davanti a me..e io sono un uomo, che la sua frustrazione deve
pur
sfogare in qualche modo.
Mi stacco dopo un po', la afferro sotto il sedere e la faccio poggiare
sul davanzale
del lavabo, cercando di non farle sbattere la testa sulla credenza; le
accarezzo le gambe mentre le sue mani sono tra i miei capelli e ci
guardiamo
"Te
l'ha mai detto nessuno che ti dona lo stile
casual-notturno?"
Ride
"No"
"Bene,
sappi che è così.."
Torno
a farla mia, baciandole il collo, mentre le mie
mani si avventurano sotto la sua canottiera e la stringono forte. La
sua pelle
è velluta, liscia e morbida
"Dio,
quanto sei bella.."
"Anche
tu" riesce a dire tra un gemito e
l'altro
Torno
a baciarla e sto per slacciarle l'elastico dei
pantaloncini quando...sentiamo dei passi.
Ci blocchiamo, staccandoci. Lei scende dal davanzale in fretta e,
involontariamente, sfiora me che non mi sono ancora allontanato a
sufficienza
"Cristo,
Elena" sussurro al suo orecchio
La
vedo arrossire, un attimo prima che la luce della
cucina si accenda del tutto. Mia madre compare sulla porta
"Ragazzi,
ma che fate svegli a quest'ora? Sono
quasi le 3:30.." dice con la voce assonnata
"Ehm,
noi..." comincia Elena, ma accorro in
suo aiuto
"Io
avevo sete, ed Elena ha preso una medicina per
un mal di testa. Tutto ok, mamma"
"Ah
ok. Ho sentito dei rumori e pensavo chissà
cosa. Tornate a letto, è notte fonda. Riposate, specialmente
tu Elena"
"Sì,
signora. Vado subito"
"Ok"
ci sorride prima di dileguarsi "Buonanotte"
"'Notte"
diciamo all'unisono
Quando
sparisce dalla nostra visuale, ero già pronto
per il proseguimento...ma non lei.
"Damon,
non guardarmi così, tanto non attacca. E
poi abbiamo tutto domani...andiamo a cena, no?"
"Oh
sì..e domani non mi scappi"
"Sai
che il secondo bacio sarebbe dovuto accadere
domani?"
"Troppo
precipitoso?"
Annuisce
"Più
dolce e paziente?"
Annuisce
ancora
"Mi
vuoi morto?"
Mi
sorride e capisco..che mi sta prendendo in giro
"Avrò
anche poca esperienza, ma non sono una
novellina"
"Non
voglio saperlo"
"Peggio
per te, ho un gran repertorio. E Matt lo
sa"
"Fila
a letto, di corsa..prima che io mi dia da
fare e Matt abbia bisogno di un
momento
di vergogna con faccia la muro"
"Come
vuoi. A domani. Buonanotte"
"Ciao,
Virginia"
Matt...Matt...Matt??
Solo il nome fa pena....
Il giorno dopo..
Sono
quasi le 7 e inizio a sentirmi nervoso. Io, che
non lo sono mai stato. Che diavolo, Dam, riprenditi! E' solo una
ragazza. Bellissima..vabbè,
come tante. Dolce...come molte. Interessante e unica...come
mai. Ok, lo ammetto: mi spaventa non piacerle; insomma, sono un
coglione e lei
sembra invece riporre tanta fiducia in me ed io non voglio deluderla.
Ne ha
avuta fin troppa di delusone nella sua vita di recente, voglio essere
la sua
eccezione..il punto è che non so se ne sono in grado, non so
se manterrò il
controllo. So che ha bisogno di affetto e conforto, ma non sono sicuro
di
riuscire a restare con i piedi a terra
mentre glielo do. Il che è patetico per uno
come me, che delle donne non
ha mai avuto paura o si sentiva messo sotto pressione; e non sto
dicendo che
lei lo faccia deliberatamente..solo che quando mi guarda con quegli
occhi e
sorride, leggo dentro tanta speranza...posso esserlo? Posso essere un
motivo di
speranza per lei? Non ho una risposta...so solo che...che lo vorrei
tanto. Ma davvero
tanto, Elena.
Mentre sono assorto tra i miei pensieri il mio telefono prende a
squillare;
spero non sia l'ennesima chiamata di Rebekah. E' tutto oggi che mi
chiama, e
non ho risposto nemmeno una volta; il messaggio che mi ha mandato
è stato
sufficiente; sì, è una bella ragazza, ci siamo
frequentati per un po' ma è stato
tanto tempo fa...cosa voglia ora da me non lo so. Cioè, lo
so..ma non voglio. Ho
altro per la testa. Tiro fuori il
cellulare
dalla tasca posteriore dei miei jeans e scopro essere Caroline
l'interlocutore.
Sorrido.
"Ehi,
Care!"
"Ehi,
chi non muore si rivede...o si sente..vabbè
è uguale! Che fai?"
"Niente
di che..tu? Ripresa dall'influenza?"
"Oh
sì. Che rabbia che non sono potuta venire al
matrimonio dei tuoi. Immagino sia stato un bel giorno"
"Sì,
ma mi consoci. Troppe smancerie, non fa per
me"
"Oh
smettila! Sai essere dolce e
affettuoso..quando vuoi"
"Lo
sono solo con te, Forbes"
"Lo
so!" la sento ridere "E siccome io
sono così fortunata da avere questo trattamento speciale,
che ne dici se
stasera vieni da me e ci spariamo un film con popcorn? Uhm?"
"Primo:
ripeti un'altra volta la frase sparare un
film e giuro che sarò io a sparare
a te. Secondo: i film che scegli tu fanno pietà, e lo sai.
Terzo: non posso
stasera"
"A
me i miei film piacciono, e la mia opinione
come padrona di casa vale doppio e per la regola della maggioranza in
democrazia, vinco io. E aspetta..non puoi? Che significa che non puoi?"
"Fammi
pensare...che non posso?"
"Ok,
ma perché?"
"Ho
un impegno, Care"
"Ah
sì?"
"Sì"
"Come
si chiama?"
"Chi?
"L'impegno.."
dice con voce da 007. Eccola in azione.
"Che
domanda è?"
"Dai,
Dam..ti conosco troppo bene. Chi è la
fortunata?"
"Sei
molto superficiale quando dici
fortunata"
"Beh,
che tu ci creda o no..lo è. E non cambiare
direzione. Come si chiama? La conosco? E' carina?"
"Whoo,
whoo! Vacci piano"
"Non
farti pregare!"
Va
bene, tanto l'avrebbe saputo comunque. Le donne fra
loro, si sa, parlano molto. Specie se sono amiche.
"..Elena"
"Ma
chi? La figlia del vostro ex-commercialista! Damon,
avrà 15 anni.."
"Sei
matta? Elena Gilbert"
"Ah
ok. Aspetta......Elena, Elena?!? Quell'Elena??"
"Gilbert,
te l'ho già detto"
"Oh
mio Dio! Dam, è magnifico!"
"Dici?"
"Sì,
certo! Hai messo la testa apposto, Salvatore?"
"Chissà.."
"Ti
piace?"
"Care,
non ci uscirei altrimenti, ti pare?"
"Non
hai capito, amico: ti piace davvero..davvero?"
Caroline,
perché devi analizzare ogni mia singola
emozione!
Che le dico? Che non ne ho idea? Che ho paura?
"Non
lo so..sono preso, questo sì"
"Wow"
"Cosa?"
"Ti
piace davvero-davvero. Non pensavo avrei mai
visto questo giorno"
"Caroline,
non ne sono innamorato. E ora devo
andare"
"Non
lo sei ancora.
E mi raccomando, vestiti carino"
"Ciao,
Care! A mai più!"
La
sento ridere. Mi sta prendendo in giro. Ride di me. Bell'amica.
"Ciao!
E buona serata..e salutami Elena"
Elena's
POV
Lo
sapevo! Lo sapevo! Sono un caso patologico,
disumano. Mi ero anche detta "su Elena,
preparati un po' in anticipo, così non farai tardi" ...e
invece,
eccomi qui. Una pazza che corre per tutta la camera e che è
già in ritardo di
10 minuti. Neanche con impegno faccio le cose nel modo giusto. Cerco di
infilarmi l'ultimo stivaletto con il tacco nel piede destro mentre con
l'altra
gamba saltello per arrivare al bagno. Avete presente Anne Hathaway in
"Il
diavolo veste Prada" che si prepara per andare a lavoro? Un'esaurita?
Bene,
sono io in questo momento. Finisco di pettinarmi i capelli, e li
acconcio in
una treccia laterale. Indosso la mia giacca di pelle, e sono pronta.
Scendo giù
come un fulmine, e uscendo dalla casa vedo Damon, magnifico, che mi
aspetta
poggiato alla sua Camaro. Mi guarda e batte due dita sul polso fingendo
ci sia
un orologio. Scuoto la testa, divertita
"Ricordi
quando ti dissi "mi piaci perché
sei diversa dalle altre"? Beh, smentisco
tutto. Quindici minuti di ritardo.." mi dice con un sorriso sulle labbra
"Sai,
una donna non è mai in ritardo. Sono gli
altri che sono in anticipo" sorrido anche io
"Bella
questa, chi te l'ha detta? Mia madre?"
"Ah,
Ah"
"Dai,
forza.." mi apre lo sportello della
macchina per farmi entrare
"Grazie"
"Prego"
In
macchina scelgo io la musica, e lui non si lamenta. Non
sono così male in fatto di musica.
Entrati al ristornate, mi accorgo che non potrei permettermi nemmeno
l'acqua minerale
qua dentro. Damon saluta qualche cameriere, deve essere un cliente
abituale. E'
qui che avrà portato..tutte? Cerco di non pensarci, o
già abbastanza complessi
di inferiorità per conto mio. Ci sediamo, e Damon ordina da
bere. Un buon vino
rosso ci sta. Devo calmarmi un po'.
"Stai
bene, vestita così. Il casual ti valorizza
di più"
"Grazie"
"Anche
se stai bene con quegli abitini da
confetto"
"Grazie"
"Dirai
solo questo per tutta la serata?"
"No,
certo che no" sorrido e alzo lo sguardo
su di lui, che mi fissa
"Allora,
prima non ho obbiettato sulle tue scelte
musicali..che, devo ammetterlo, mi hanno colpito. Snow Patrol..mica
male!"
mi fa l'occhiolino
"Beh
sono un po' fissata con loro, ma vario nella
musica"
"Tipo?"
"Pop"
"Guarda
che Avril Lavigne non è pop"
"E
chi ha detto che ascolto Avril Lavigne. Che mi
dici dei Coldplay? Radiohead? Parachutes?"
Lui
mi fissa e ogni tanto sbarra gli occhi
"Mio
Dio..ascolto la stessa musica di Elena
Gilbert"
"E'
un insulto?"
"No,
assolutamente"
Rido,
e lui con me.
Ordiniamo il resto della cena e parliamo, parliamo tanto. Damon
avrà i suoi
difetti, come me, come tutti..ma sa
farti divertire e sentire a tuo agio. Mi racconta un po' di
sé, della sua
amicizia con Stefan, di quanto abbia sempre visto poco il padre per il
lavoro e
di come quest'ultimo sia comunque stato affianco alla famiglia e al
figlio.
"Sai,
la prima volta che sono entrata dentro casa
tua e vi ho conosciuto, ho pensato che eravate la famiglia perfetta.
Una di
quelle che usano come foto per vendere le cornici"
"Non
siamo perfetti, ma sono felice di loro. E sono
felice che anche tu ne faccia parte. Come Olga, d'altronde"
Ci
sorridiamo e nel frattempo arriva la sua panna
cotta. E mi viene in mente una cosa.
"La
mia amica Bonnie, che avevo a Mystic Falls, mi
disse una volta che quando un uomo è disposto a dividere il
dolce con
te..allora è quello giusto e ne vale la pena"
"Davvero?"
"Mmh-mmh"
"Peccato
che non lo saprai mai.."
Gli
lancio uno sguardo di avvertimento e lui
ride..ride!
"Che
stronzo.."
"Mi
spiace, ma la panna cotta è la mia morte"
"Puoi
ben dirlo"
Si
diverte a stuzzicarmi, con quel suo sorriso
perfetto.
"E
non posso nemmeno fartela pagare, mettendo la
mia parte del conto..perché non posso permettermi nulla qui.
Quindi ti
risparmierò la scenetta del "dai,
ti
prego..metà a testa""
"Ne
sono molto compiaciuto"
Gli
rifilo l'ennesimo sguardo
"Ok,
facciamo così.." prende l'ultimo pezzo
di dessert e allunga il cucchiaino verso la mia bocca "L'ultimo
è il
tuo"
"Ma
grazie!"
"Prendere
o lasciare, piccola"
Mi
faccio reggere, lo so..ma poi la mia golosità vince.
Metto in bocca quella piccola porzione e ne assaporo il gusto. E'
squisita.
"Com'è?"
"Buona"
"Fammi
provare"
E
senza che me ne accorga, mi mette una mano dietro la
nuca e fa toccare..ma che dico, aprire, allargare le nostre labbra in
un bacio
che di dolce ha davvero poco.
Sento il
suo sapore misto alla panna cotta, e ne sono inebriata. Molto
lentamente
rallentiamo i nostri movimenti, i baci diventano più brevi e
casti finché ci separiamo.
Ci guardiamo, con le labbra ancora che si sfiorano
"Avevi
ragione..era meglio ordinarne anche un'altra,
e assaporarla con lo stesso metodo"
Scoppiamo
a ridere, vicini..molto vicini.
"Che
ne dici di andare?
"Ok"
Ci
alziamo, metto il giacchetto e ci avviciniamo alla
cassa. Il mio cellulare inizia a squillare
"Scusa,
ero convinta di averlo spento"
"Tranquilla,
mentre pago, rispondi"
Lo
ringrazio e tiro fuori il telefono dalla borsa. Guardo
lo schermo e..buio.
Mi
sta chiamando. Che vuole? Mi sta chiamando. Che diavolo vuole?
Oddio....è lei. Che vuole?!
Damon
si gira
"Ecco
fatto, allora chi è?"
Lo
sento lontano.
"Elena?
Elena che hai? Sei pallida. Ehi! Elena?"
Oddio.
Damon..
"Elena?"
mi scuote
Damon..
"Mi
senti? Ehi?"
"Damon.."
mi risveglio
"Sì,
sono io" mi accarezza i capelli
"Ehi,
Elena.."
Non
riesco nemmeno a guardarlo...
Scappo fuori. Sta piovendo. Non mi interessa. Continuo a correre, poi
sento la
sua voce
"Elena!
Elena!"
Non
so cosa mi porta a farlo, ma mi fermo. Lo sento
raggiungermi, e mi si mette di fronte.
"Ehi,
ma che è successo?"
Lo
guardo stizzita
"Eh?
Chi era al telefono?"
Respiro.
Respiro. Uno. Un altro.
"Mia
madre.."
Sbarra
gli occhi e mi squadra. Rimane in silenzio anche
lui. Sotto la pioggia che bagna noi e New York.
"Vieni,
ripariamoci"
Mi
prende per mano, finiamo sotto una tettoia di un negozio.
La luce a neon mi acceca un po'. Damon mi mette con le spalle verso la
serranda
e mi stringe con le braccia al collo. Piano. E' delicato.
"Va
tutto bene"
"Che
vuole? Non capisco! Non voglio parlarle! Non voglio
niente da lei! Oddio, Damon...è finita, vero? Quella calma
che avevo acquistato
nella mia vita. E' impossibile averla!"
"No,
no. Ehi, guardami. No. Va tutto bene. Stavolta
sei tu a decidere. Tu conduci. Non vuoi parlarle, non la vuoi nella tua
vita. E
non l'avrai. E' comprensibile, ok? E' tutto apposto"
Lo
fisso.
"Che
vuole da me? Che diavolo vuole ora?"
"Non
lo so. Ma ti prometto che non ti farà del
male, capito? Sono qui"
"Damon.."
lo abbraccio.
Gli stringo la schiena, mentre anche lui mi tiene stretta e mi
accarezza i
capelli. Tiene le labbra sulla mia fronte.
"Sono
qui, Elena. Sono qui."
Non
lasciarmi, Damon..
Damon's
POV
"Sono
qui"
Mio
Dio. Voglio essere la sua
eccezione. Voglio essere il suo
porto sicuro. Voglio essere suo.
Ciao!!!
Volevo chiedere scusa per il ritardo ma avevo il computer in
riparazione! Dunque,
grazie a chi ha recensito! Grazie grazie!!!!!!!!!!!!!!! E a chiunque a
modo suo
a dato vigore e rilievo alla storia! Vi aspetto alle recensioni, belle
o brutte
che siano :)
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
Elena's
POV
Non
piango. Sono bloccata. Tremo e basta, così tanto
che ho paura di poter cadere o di potermi spezzare..ma due braccia non
me lo permettono.
Damon mi tiene ancora stretta, è dolce, rassicurante ma
anche sicura e
imponente. Mi continua a sussurrare che andrà tutto bene,
che lui non
permetterà che mi accada niente che non voglia, che non ho
motivo di vergogna o
umiliazione. Voglio sia qui a rassicurarmi, voglio che sia il mio
appiglio. Ma non
voglio che venga coinvolto; deve star fuori da questa parte della mia
vita, ed anche da un'altra.
Eppure non mi sono mai sentita così sicura, protetta e
rassicurata. Necessito di questi approcci; Damon allenta la presa su di
me e mi
guarda
"Ehi.."
fa un sorriso tenue e dolce
"Ehi"
"Come
va?"
"Così.."
La
pioggia continua a cadere, lui mi sposta una ciocca
dei capelli per portarla dietro l'orecchio
"Andiamo
in macchina? Ti va?"
Annuisco,
non riesco molto a parlare in questo momento.
Mi prende per mano e, correndo sotto l'acqua, entriamo in macchina.
Metto la
cinta, mentre Damon mette in moto, accende il riscaldamento dentro il
veicolo e
lo stereo. Parte una canzone melodica..bella..giusta...
"When
you lose your way and the fight is gone,
(Quando
perdi la tua via e la battaglia è
finita,)
Your heart starts to break
(Il
tuo cuore inizia a rompersi)
And
you need someone around now.
(E
tu hai bisogno di qualcuno intorno adesso)
Just
close your eyes while I put my arms
above you,
(Chiudi
semplicemente i tuoi occhi mentre
poso le mie braccia su di te)
And
make you unbreakable.
(E
ti rendo
indistruttibile)
She
stands in the rain, just to hide it
all.
(Lei
sta sotto la pioggia, solo per nascondere
tutto)
If
you ever turn around,
(Se
mai ti volterai)
I
won't let you fall down now.
(Ora
io non ti lascerò cadere)
I
swear I'll find your smile,
(Giuro
che troverò il tuo sorriso)
And
put my arms above you,
(E
poserò le mie
braccia su di te)
And
make you unbreakable!"
(E
ti renderò indistruttibile)
Mi
rilasso un po', forse grazie alla canzone e forse grazie al
riscaldamento, e
ringrazio Damon per non parlare. Non saprei cosa dire, e credo nemmeno
lui. In
fondo non è una situazione in cui puoi dire di esserci
già passato; sono
incasinata..tanto, ma ho paura che di questo passo lui possa diventare
il mio
guaio più grande. Guaio in senso positivo però..
Appoggio la testa sul finestrino e il corpo sul sedile, rilassandolo.
Ho in
mano ancora il mio cellulare che, dopo quell'unica chiamata, ho spento;
vedo Damon
che con la coda dell'occhio mi osserva. Vuole sapere se sto bene? Non
posso dubitarne
dopo ciò che ha fatto per me; un'altra persona sarebbe
già scappata..ma non
lui. E Dio solo sa quanto gli sia debitrice, quanto gli sono grata e
quanto non
lo dimenticherò; ciò non significa che lui debba
esserci necessariamente.
Merita una vita nel mondo in cui è cresciuto; una vita che i
miei problemi non
possono dargli. E se anche ho bisogno di lui, come più volte
detto, penso che
sia giusto tenerlo lontano abbastanza da non rendermi dipendente, da
riuscire
ad imboccare la strada del ritorno.
Arriviamo a casa, scendo dall'auto come anche lui, che mi prende per
mano, ed
entriamo. Ho capito l'antifona: vuole portarmi fino in camera, per
assicurarsi
che non dia di matto; se mi crede pazza, forse è anche
meglio. La porta della
mia stanza è di fronte a me. Mi volto e lo guardo
"Beh.."
"Eccoci"
"Mi
dispiace, Damon"
Mi
fissa come fossi un alieno
"Per
cosa?"
"Per
la serata"
"E'
stata una bella serata"
"Beh,
non alla fine..insomma, io.."
"Elena"
mi interrompe "è stata una bella serata"
Lo
so. In questi casi, come nelle tante commedie americane viste in tv, la
ragazza
dovrebbe essere colpita, addolcita dalla sua frase, dalla sua
negazione, perché
in fondo sta cercando di non fartelo pesare..No. Non è
così. Io non sono così.
Il fatto che lui continui a fare finta di nulla, come se io non fossi
shockata
da quello che è successo e come se non lo fosse anche
lui..che lui neghi una
cosa così evidente ancora fra noi, mi innervosisce
"Perché
dici così?" suono acida
"Cosa
dovrei dire?"
"Non
lo so. Niente. Tutto. Ma di certo non dovresti fingere che vada tutto
bene"
"Elena,
dico sul serio..sono stato bene. E' una bella serata. E' tutto apposto"
"No,
Damon. Non è tutto apposto. Io non sono apposto"
"Ok,
senti è stato indubbiamente strano e confuso, ma mi sono
divertito"
"Ti
sei divertito?? Ti diverte vedere le mie reazioni da shock mentre lo
schifo
della mia vita torna a galla?!"
"Non
ho detto questo..e se è questo che hai capito, non intendevo
questo"
"Che
intendevi allora?"
Lui
sbuffa e si mette una mano fra i capelli
"Sto
cercando solo di farti star meglio, di non farti pensare a cosa
è successo
stasera"
"Fingendo
che non sia accaduto però.."
"Che
devo fare? Che vuoi che faccia?"
Allarga
le braccia, esasperato. Dio, sono una scema, una cretina; vuole che
stia
bene..io invece...
"Lasciami
in pace"
"Che
vuol dire?"
"Esattamente
quello che ho detto"
"Non
puoi chiedermelo"
"Non
te lo sto chiedendo"
"Allora
non puoi pretenderlo! Che fai? Ti sfoghi con me, mi dici che fra noi
c'è comprensione
e chimica, esci con me, mi chiedi di non abbandonarti..e poi? Vuoi
essere
lasciata in pace?! Che diavolo ti prende? Hai una qualche strana forma
di
bipolarismo?"
"No,
ho solo capito che non ti voglio così nella mia vita"
"Così
come? Elena, siamo usciti una volta"
"Si
ma è bastata"
"Bastata
a cosa??"
Boh.
Sì, Elena. No. No. No. Forse..
"A
nulla"
"Mettere
dei muri non ti aiuta. Io non mi arrendo. Vuoi che siamo amici? Bene.
Ma questo
non vuol dire che eviterò te e il bagaglio che porti"
"Non
capisci! Non ti voglio! Non voglio che tu abbia a che fare con me!
Voglio che
tu ti faccia i dannatissimi cavoli tuoi! Non ho bisogno di
indifferenza, non
voglio.."
"Cosa?"
"TE!..non
così"
Damon
mi guarda con gli occhi sbarrati. Io riprendo a respirare senza essermi
resa
conto di aver smesso.
"Perché?
Un'ora fa non la pensavi così"
"Perché...perché
non meriti di essere investito da me"
Ed è la verità
più grande che avrei mai
potuto dirgli.
"Tu
invece meriti di essere sola in questo?"
"Non
lo so..so solo che non è affar tuo. Io non sono affar tuo"
Sta
zitto e poi con una frase dura, se ne va
"Hai
ragione. Non lo sei per niente"
Damon's
POV
Donne.
Dannate donne. Vogliono essere capite,
consolate, felici, ma malinconiche e melodrammatiche; e per una volta
che cerco
di non fare casini e comportarmi bene..è un fiasco. Faccio
ancora peggio, ma
stavolta sono da capo a dodici perché non so nemmeno
perché abbia reagito così.
E parlo della Gilbert. Che diavolo...volevo solo vederla sorridere,
almeno un
po', provare a darle venti secondi di spensieratezza. Ma no! Bisogna
sempre
complicarsi la situazione.
Lo ammetto: sono rimasto un po' impressionato. Ho capito che Elena
racchiude
molti lati bui, insicurezze e paure, timori che la rendono fragile. La
madre le
ha causato problemi sul fronte emotivo e fisico..ma non non voglio che
lei veda
in tutti lo specchio di questa donna. Ha ragione, non è
affar mio, non è un mio
problema, non è una mia responsabilità,
né lei, né tantomeno i suoi drammi.
Però, cazzo, mi importa. Mi basta sapere che sta bene, che
non è sola. No,
rettifico..voglio che non sia sola con me. Perché se torna a
casa sua, ci sarà
altra gente che le potrebbe star vicino e io voglio esserci. Non credo
di
riuscire a vederla mentre qualcun'altro la tiene in piedi.
Ormai ci sono dentro. Troppo per fregarmene. Troppo per far finta che
Elena
Gilbert non sia entrata nella mia vita come un uragano in una giornata
di sole.
Ma non ve l'ho detto? A me piacciono la
pioggia e il vento.
Passo
una notte insonne, credendo che molto
probabilmente anche lei sia stata nelle mie condizioni. Forse per
motivi un po'
diversi. Più volte sono stato tentato di mandarle un
messaggio e scriverle solo
se stava bene, se aveva bisogno di qualcosa..di
me, magari. E' strano, no? Cerchi da tutta una vita di non
vivere troppe emozioni con le persone, di conoscerle per un minuto e
poi..via,
ognuno per la sua strada. Poi però incroci quelle che ti
fregano al primo
sguardo, al primo tocco, al primo udito. Elena Gilbert è una
di queste persone,
e sapevo che sarebbe stata la mia fine. In qualunque modo la vogliate
intendere.
Mi alzo. Sono le nove del mattino e decido che la mia giornata
può anche
iniziare. Passo davanti la camera di Elena; è chiusa. Forse
dorme ancora, forse
è già a lavoro. Scendo in cucina e saluto Olga.
Mio padre è a Washington DC per
uno dei suoi tanti impegni lavorativi e mia madre lo segue quasi
sempre..quando
può.
"Buongiorno
Olga"
"Buongiorno
Damon. Che faccia! Dormito male?"
mi riempie una tazza di caffè nero, come piace a me
"Già..nottataccia"
"Ho
notato che ieri tu ed Elena siete usciti.
Siete andati a divertirvi? Con i tuoi amici? Notte brava?"
"Una
cosa del genere"
"Immaginavo.
Elena però è più in forma di te. E'
uscita
presto stamattina"
Mi
fermo. "E' uscita?"
"Sì,
mi ha detto che aveva da fare delle
cose"
"Cose?"
"Sì.
Di famiglia"
Oh
merda.
Non dirmelo. Non l'ha fatto.
Corro
di sopra, entro in camera sua; niente di
anormale. Apro l'armadio e noto che qualche stampella è
vuota. Ma è un
dettaglio a farmi capire: il suo borsone non c'è.
Cazzo.
E' andata a casa sua. E' andata a Mystic Falls.
Scendo
giù, e cerco di non allarmare Olga.
"Ehi..ehm,
io esco. Ho sentito Elena, ha detto che
non torna. Dorme da Caroline stasera. Non aspettarmi sveglia"
"Come
sempre. Mi raccomando, Damon"
"Tranquilla.
Ciao"
"Ciaooo"
Prendo
le chiavi della macchina, salgo e metto in moto.
Mi aspetta un lungo viaggio. VIRGINIA..
da entrambe le direzioni.
Elena's
POV
Casa
mia. Mystic Falls.
Sono passati dei mesi ormai. Tutto è uguale e diverso. Io mi
sento diversa, ma
sono uguale. Mi ero giurata che non avrei mai più messo
piede qui, e
invece...eccomi. La regina delle contraddizioni. Come con Damon. Ma
tanto...una
in più, una in meno. Sono qui perché mia madre mi
ha chiamato, mi ha lasciato
un messaggio dove mi diceva che dovevamo risolvere una questione, per
papà. E' stata
quest'ultima parola a convincermi. Mio padre è la mia unica
debolezza, l'unica
per cui farei pazzie. Ma d'altronde tornare è da pazzi,
giusto?
Il viaggio in autobus mi ha distrutta, ma fortunatamente la fermata non
è
distante da casa mia. Scendo con il borsone in spalla, e in lontananza
già la
vedo. Riconosco la nostra macchina,
il nostro giardino, il nostro portico. Noi:
i tre moschettieri. I tre che..si sono uccisi l'uno con
l'altro.
Una volta arrivata davanti la recensione, mi faccio coraggio e busso.
Ciò che è
sicuro è che non entrerò con le mie chiavi, e che
di sicuro non dormirò qui. Ho
preso una stanza per una notte in un motel qua vicino. Niente di
eccezionale,
certo..ma non è che cerchi un hotel a 5 stelle. Tutto, ma
non rimarrò lì.
La porta si apre e appare un bambino. Forse ho sbagliato
casa. Mi guardo
bene intorno. No, è la mia. Il piccolo mi guarda,
avrà 6-7 anni, all'incirca.
"Ciao"
Non
mi risponde. Iniziamo bene.
"Vivi
qui?"
Annuisce.
"Sei
solo in casa?"
Scuote
il capo. Loquace.
"Ehm..io
sono Elena. Tu come ti chiami?"
"Connor"
Oh
mio Dio..parla!
"Piacere,
Connor. Ascoltami chi c'è in casa?"
"Mi-Mi-Miranda"
fatica a pronunciare il suo nome.
"Oh.
Ehm..io la conosco. Posso entrare?"
"Non
faccio entrare chi non conosco"
"No,
no, certo.."
"Connor!
Chi è alla porta?"
Oddio.
Le mie mani iniziano a sudare. Che cazzo ci faccio qui? Va via, Elena!
ORA!
Mi volto per andarmene ma poi..
"Chi...E-Elena?"
Respira.
Espira. Ripeti.
Ancora. Ancora.
Mi
giro e incrocio i suoi occhi. Gli occhi di una
donna. Mia madre.
"Elena.."
"Uhm..ciao"
dico fredda come il ghiaccio
"Tu...tu
sei-sei venuta"
"Già.."
Connor
ci guarda.
"Possiamo
farla entrare?"
Mia
madre esce dallo stato di trance in cui era entrata
"Certo.
Sì, sì..entra, Elena. Connor vai di sopra
a giocare"
Il
bambino mi guarda
"Ciao
Connor"
"Ciao"
Cadiamo
in un silenzio che per lei sarà
imbarazzante..per me è nauseante. Anche solo vederla. Alzo
lo sguardo e vedo
che mi osserva.
"Vieni,
sediamoci"
Mi
accomodo sulla sedia di fronte a lei. A separarci,
solo il tavolo.
"Hai
conosciuto Connor"
"Già"
"E'
una della cose da dirti..insieme a
questi" tira fuori delle carte. Documenti. Non so.
Neanche
un "come
stai". Sempre meglio.
"Dimmi"
"Sto
con un altro uomo. Connor è suo figlio. Un brav'uomo,
sai? Mi vuole bene, si prende cura di me.."
"Ok..e?"
"E
abbiamo deciso di sposarci il prossimo
mese"
Boom.
"Congratulazioni"
"Ho
bisogno di te. Per un favore"
Lei
chiede un favore a me?? Dio..
"Cosa?"
"Sai
che tuo padre aveva comprato questa casa, e
l'avevamo ristrutturata e tutto..ma ci sono stati dei danni
ultimamente.."
sì, per colpa tua "e
vorrei fare
qualche lavoro"
"E
che c'entro io?"
"Beh,
io non ho i fondi per farlo..ma Sam, il mio
compagno, sì. Ma per usarli dobbiamo cambiare l'intestatario
della casa. Serve
la firma dei residenti, e manchi solo tu e stavo pensando che.."
"Aspetta"
Ora
mi incazzo. Tutto ma non questo.
"Mi
stai chiedendo di vendere e dare ad uomo la
casa di papà, per cui si è spaccato la schiena,
per viverci con la tua
famigliola felice?"
"Elena.."
"No.
No. Questa casa è l'unica cosa che mi resta
di papà. E la odio e la amo contemporaneamente. Vuoi fare
dei lavori per
cancellare i tuoi errori?? Beh, non funziona così! I tuoi
errori sono anche su
di me..dentro di me! Non esiste. Papà non lo vorrebbe"
"Tuo
padre vorrebbe vedermi felice.."
"Dovevi
rimanere la stessa donna, allora. Te lo
saresti meritato. Ma così no. Tu, come sei stata negli
ultimi anni, non meriti
un cazzo. Tantomeno una famiglia. E mi dispiace per quest'uomo e quel
bambino,
perché sei brava a risucchiare la vita della brava gente"
"Non
ti permetto di parlarmi così!"
"Altrimenti?
Mi picchi? E dov'è la novità?"
"E
tu? Tu sei felice? Tu te la meriti la felicità?
No, bella mia..tu credi di poter ricominciare, ma nessuno ti vuole.
Così
strana, così incasinata..per colpa mia, è vero.
Ma io ora sto bene"
"Anche
io! Ho delle brave persone vicino! Che mi
amano!"
"Allora
sono più sfigati di te. Sono senza
speranza, come te. Sono niente..come
te"
Non
ci vedo più. Le tiro un ceffone, così forte da
farmi pulsare la mano. Le vado ad una spanna dal viso
"Stammi
bene a sentire: non devi azzardarti a dire
una sola parola su di loro. Sono la famiglia che non ho avuto in questi
due
anni, e se credi che avermi offesa o aver offeso loro basti per farmi
cedere e
toglierti dai coglioni..ti sbagli. Io vado avanti con
dignità, faccio fatica, è
vero..ma un giorno sarò orgogliosa di me. Tu...tu sei uno
schifo"
Me
ne vado. Non aspetto niente. Non mi aspetto niente.
Sbatto la porta di casa, ed esco come una furia. Mi sono presa mezza
rivincita.
Tremo da capo a piedi, ma non m'importa. Forse è uno dei
tanti sassolini che mi
sono tolta.
Damon's
POV
Sono
le otto di sera. Sono appena arrivato. Non ho idea
di dove cercarla. Potrei provare a chiedere a qualcuno le indicazioni
per Casa
Gilbert, ma ho paura di trovare Elena in un momento in cui non mi
voglia. Cioè,
non che presentarmi qui, dopo l'ultima chiacchierata, le possa fa
piacere..però
preferisco evitare questo scenario. Vedo un'insegna a neon di un motel;
è il
primo che si incontra per strada entrando a Mystic Falls. Se sono
fortunato,
potrebbe aver scelto di dormire qui stanotte. Non è stupida,
per quanto le
circostanze non vadano a suo favore..ma non resterebbe in casa sua.
Entro dentro
e mi avvicino al bancone. C'è un uomo in carne
"Salve"
"Salve.
Senta, sto cercando una persona. Gilbert, Elena
Gilbert per l'esattezza. Mi chiedevo se magari avesse preso una stanza
qui"
"Mi
faccia controllare il registro delle
prenotazioni. Dunque...mmm, si c'è una camera a suo nome
prenotata per
oggi"
Bingo!
"Magnifico.
Può farmi salire?"
"No.
Non posso"
"Andiamo.
Non lo saprà nessuno"
"E'
la regola. Mi dispiace"
"Senta,
è la mia fidanzata e le sto facendo una
sorpresa. Le voglio chiedere di sposarmi, e se non mi trova
inaspettatamente di
sopra..insomma, che sorpresa è? Forza.." sfoggio il mio
sorriso più
convincente.
Lui
mi guarda e poi sospira. Due a zero per Damon.
"Camera
46, io non ti ho visto. Tu non ci
sei.."
"Non
ci sono! Grande!"
E'
una mezz'ora buona ormai che sono qui e di Elena
nemmeno l'ombra; spero non abbia fatto niente di stupido. Spengo la tv
dopo il
quarto zapping e mi affloscio sul letto. Porto le mani sotto la testa,
come a farmi
da cuscino. Poi sento dei passi. E' lei. La porta si apre ed entra; non
fa in
tempo a chiudere la porta che mi vede. Le sue pupille sono dilatate. Io
mi tiro
su dal letto e la guardo; hai i capelli sciolti, un'aria stanca ed
infreddolita...gli
occhi rossi. Ha provato a piangere o, magari ci è anche
riuscita.
"Ciao"
"Che
fai qui?"
"Beh,
mi andava un viaggetto. E ho pensato "Ehi,
non sono mai stato in
Virginia". Per cui.."
Ride.
Brevemente, ma lo fa. E' così bella quando lo fa.
Il mio sguardo si addolcisce, lo sento..mentre lei chiude la porta.
"Come
è andata?"
"Damon,
che fai qui? Perché sei qui?"
"Elena
io...non lo so. Avevo voglia di vederti,
e..di starti vicino"
Rimane
immobile.
"Non
sono di molte parole, come ben sai, quindi o
dici qualcosa o altrimenti anneghiamo nell'imbarazzo"
Continua
a fissarmi.
Io nel frattempo mi sono alzato.......inutilmente,
perché...perché lei mi
piomba addosso, baciandomi e facendoci cadere sul letto. Mi stringe le
braccia
al collo, e io la vita. E' un bacio avido, aspettato, passionale. Le
forzo le
labbra in modo da far incontrare le nostre lingue, e lei acconsente
subito. Mi tiro
su a metà busto, con lei a cavalcioni su di me; continuiamo
a baciarci,
inclinando le teste per renderlo più passionale e
travolgente questo bacio. La sto
divorando. Le sue mani si spostano dal collo ai capelli, per poi
riscendere
sulle mie spalle, sul petto a sbottonarmi la camicia, frettolosamente.
Troppo di
fretta.
"Ehi.."
"Damon..non.."
"No,
ehi..io non..uhm, non voglio fermarmi ma ho bisogno
di sapere se stai bene"
"Sì"
"Sei
sicura? Devi esserne certa, perché ti voglio
qui con me"
Lei
mi fissa, respira affannosamente. Dio, dimmi
di sì. Ti prego..
"Sì,
sto bene. Ho bisogno di te. Ti voglio da
impazzire. Mi dispiace per averti detto quelle cose, io.."
"Sta
zitta"
Riprendo
a baciarla e stavolta nemmeno uno tsunami mi
fermerà. La voglio. Disperatamente. Come non ho mai voluto
nient'altro in vita
mia. Le sfilo il giubbotto, la maglietta. La mia camicia finisce sul
pavimento
mentre le sue mani esplorano il mio corpo. Una di queste scende, sempre
di più
fino a raggiungere il cavallo dei miei pantaloni
"Mi
vuoi.." è non è una domanda
"Da
star male, Virginia..per
restare in tema sai"
Sorride
e i suoi denti si scontrano con le mie labbra. Lentamente
le slaccio anche il reggiseno, che scivola sulle sue braccia lisce. E'
stupenda. E' meravigliosa. E' qui. E' mia. Afferro i suoi glutei per
portarla
sotto di me, e la mia mano destra ricopre il suo seno sinistro. Non
è molto
formosa Elena, ma è perfetta per me. Solo per me. Lei geme
al mio tocco.
"Volevo
fare con calma, ma non ce la faccio più. Volevo
darti una notte da film, da sogno..ma non ci riesco"
"Nessuno
te l'ha chiesto. Prendimi e basta, Damon.
Ho un disperato bisogno di te. Adesso"
Le
tolgo i pantaloni e l'intimo insieme, e lo stesso
faccio con me stesso. Siamo nudi, uno sopra l'altra e non è
come immaginavo...è
anche meglio.
"Prendi
la pillola, giusto?"
Annuisce,
mordendosi il labbro inferiore e guardandomi.
Affondo in lei lentamente, per godermela fino all'ultimo. Elena
sussulta e
geme, ed è il mio suono preferito da ora in poi. Aspetto
qualche secondo, poi
inizio a muovermi. E' un movimento ritmato, le prendo una coscia e la
porto a cingermi
il fianco, poi torniamo a baciarci. Ad ogni spinta corrispondo un tocco
delle
nostre lingua, ed è la cosa più sensuale che
abbia mai fatto durante il sesso. Se questo
è sesso.
"Finirò
per perdermi in te.." le dico
"Damon..oddio.."
mi accarezza una guancia con
una mano, che poi scivola per allacciarsi alla mia. Entrambe finiscono
sul
cuscino, al lato della sua testa.
Poche
spinte dopo, e la sento irrigidirsi. E' vicina
come, me
"Damon.."
"Aspetta...aspettami,
piccola.."
Secondi,
minuti, ore, anni, secoli, millenni..non lo so
quanto ci è voluto per raggiungere la vetta, tanto meno
quanto è durata la
discesa finale. So solo che è
stata la
notte più fottutamente bella della mia vita.
Dio benedica Mystic Falls, da ora in eterno.
Sorpresa!
Sono di un giorno in anticipo per due motivi: domani è
Vigilia, sarebbe stato
difficile pubblicare, e poi volevo farvi un regalino -->Damon ed
Elena ce
l'hanno fatta! Volevo come al solito ringraziare! Ci sentiamo alle
recensioni,
e vi auguro un Buon Natale! Ciaooo:*** alla prossima.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
Elena's
POV
Uno
spiraglio di luce mi fora gli occhi, che sono
costretti ad aprirsi, seppur pigri; a mano a mano riesco a mettere a
fuoco cosa
c'è intorno a me, chi c'è
affianco a
me. Damon è supino, io sono distesa a metà su di
lui, la testa sul suo petto e
un mio braccio a circondargli il torace. Siamo nudi, riversi in un
grumolo di
lenzuola bianche che ci coprono a stento. Riesco a ricordare che non
siamo a New
York..no, siamo a Mystic Falls. A casa mia. Damon è qui. Non
posso credere che
sia venuto a cercarmi; non posso credere che vederlo mi abbia fatto
sentire
bene, benissimo. E ora averlo qui affianco a me...è
stupefacente quanto io mi
senta bene, con lui..grazie a lui. Ho paura che tutto questo sia un
sogno, che
io sia vittima dei miei stessi desideri e piaceri, e come i
più grandi
sognatori, chiudo gli occhi per non interrompere tutto ciò
che di straordinario
c'è nella mia fantasia..sperando un po' dentro di me che sia
anche la sua.
Mi riaddormento senza neanche rendermene conto, ma quando apro gli
occhi...sono
sola; il mio braccio è disteso sul materasso vuoto.
Era davvero un sogno?
No, no io non l'ho immaginato. Non posso averlo sognato. Era vero. E'
accaduto.
Mentre sono persa nelle mie confusioni post-notturne, la porta si apre.
E appare
lui: la mia realtà, il
mio vero, il mio accaduto
di questa notte..Damon.
"Ehi"
mi saluta
"Ciao"
"Ben
svegliata"
"Grazie"
Solo
ora mi accorgo che ha un vassoio in mano. Mi ha
portato la colazione.
"Sono
andato a prenderti-"
"La
colazione?" lo interrompo sull'ovvio, con
un sorriso
Lui
mi guarda mezzo imbarazzato, credo
"Sì,
e ...uhm, e questa"
Tira
fuori la mano che aveva dietro al schiena. Non me
ne ero nemmeno accorta. Mi porge una rosa gialla e , dopo aver poggiato
il
vassoio sul comodino, si siede affianco a me sul letto. Mi guarda negli
occhi e
poi, con lentezza, si avvicina e mi da un casto, ma lungo, bacio sulle
labbra.
Dopo un paio di minuti, o secoli, si stacca e rimaniamo fronte a fronte.
"Ciao"
mi dice, con una voce dolce che non
gli si addice granché
"Ciao"
sorrido, come una cretina.
Mentre
prendo la rosa, rischio di sciogliermi come un
ghiacciolo ad Agosto.
"Sai
che le rose gialle sono definite come quelle
da portare alla nonna malata?"
"Ah
si?" fa con finta indignazione
"Mmh-mmh"
"Ho
toppato, signorina Gilbert? O forse il suo
sarcasmo per combattere l'imbarazzo è più
scadente di quanto credessi?"
Merda.
Come può fregarmi con una sola frase?
"No,
non ha toppato, signor Salvatore. Per niente.
E' molto dolce"
Adesso
è lui ad essere imbarazzato
"Non
l'avevo mai fatto"
Alzo
un sopracciglio, e lui ride, baciandomi la punta
del naso
"Non
quello che hai capito...intendo, portare
fiori ad una ragazza la mattina. O semplicemente..beh, esserci
la mattina dopo"
"E
la colazione?"
"Sono
un gentiluomo. Lasciavo i soldi sul
comodino. Offrivo io"
"Cretino!"
gli do un pugno debole sul petto,
e la sua risata strozzata mi fa venire i brividi
"Senti,
Damon..io..uhm.."
"Cosa?"
"Uhm..Ok.
Io non sono pentita di questa notte;
volevo fare tutto quello che abbiamo fatto, ma capisco che non
è stata una
scelta ragionata. Insomma ti sono praticamente saltata addosso, e ne va
della mia
dignità e reputazione, però il fatto che eri
venuto fin qui..non lo so, mi ha
sorpreso e riempito di gioia. Però forse per te stanotte ha
significato altro, quindi
magari dovremo interrogarci su cosa significa e.."
Non
finisco il mio sermone, parole a caso, flusso di
coscienza, perché Damon mi bacia. Ancora. Stavolta
più deciso, più passionale,
più porte..più da Damon. Da
noi. Le
nostre labbra si allontanano di mezzo centimetro e ci guardiamo
"Magari
dopo" sorride
E
io capisco. Forse sono ottimista, forse credo troppo
nei lieto fine... ma in quel sorriso, e in quegli occhi leggo quello
che vedo
nei miei. Non c'è pentimento, né cambio di idea o
redenzione; mi vuole, come io
voglio lui. Vuole stare come, tanto quanto lo voglio io. E allora chi
se ne
frega del tempismo, chi se ne frega delle differenze sociali. Ora, qui,
siamo
solo due ragazzi che si vogliono, che stanotte si sono lasciati andare
a ciò
che più agognavano..e che non sono pronti a rinunciarci.
Damon cerca di spingermi a sdraiarmi sul letto, ma non se ne parla.
Stavolta
conduco io. Gli tiro il collo della camicia, e lo trascino sotto di me,
roteandoci sul letto. Lo spoglio, lentamente..perché lui
è vestito, io no.
"Stavolta
andiamo con calma. Hai fretta,
Dam?"
"Dipende.."
"Da
cosa?"
"Da
quanto vuoi torturarmi"
Sorrido
e torno a baciarlo, piegandomi su di lui. I
suoi vestiti spariscono in un nano-secondo; lui mi fa raddrizzare la
schiena in
modo da trovarsi seduto, ed io a cavalcioni su di lui. Prende i miei
capelli e
me li sposta su un lato, lasciando scoperto l'altro che diventa preda
delle sue
labbra, della sua lingua, dei suoi denti. Gemo talmente forte da non
capacitarmene..Cristo,
mi sta trasformando in una ninfomane! Risale con la bocca su per il mio
collo,
fino ad accostarla al mio orecchio
"Volevo
comunque informarti che la colazione si
sta raffreddando" dice sottovoce, sospirando
"E..?"
ho il suo stesso timbro
"E
pensavo che avessi fame"
"Oh
sì, ho
molta fame" sorrido maliziosa
E
mentre lo faccio, mi alzo e mi riabbasso in modo che
lui trovi il profondo di me.
"Lo
vedo"
"Lo
vedi?"
"Lo sento..."
"Bene"
Mi
muovo su di lui, ondeggiando, e non smettiamo mai di
guardarci. Solo i nostri baci interrompono il contatto visivo. Le mie
mani finiscono
per incorniciargli il viso; un suo braccio mi circondo la vita, l'altro
ci
tiene in equilibrio sul materasso
"Anche
io lo sento, ti sento..ovunque"
dico con gli occhi lucidi di desiderio
"Dio,
Elena.." mi stringe ancora più forte
Crollo
prima io, poi lui mi segue, seppellendo il viso
sul mio petto. Gli accarezzo i capelli sudati.
"Mi
piace quando mi chiami Elena..sono molto più
io"
"A
me piace Virginia..fa molto più te per
me"
Cavolo.
Lo guardo a bocca aperta. Che dire in questi
casi? Cosa può aver cambiato?
"Dai,
facciamoci una doccia..magari separati, e
usciamo"
"Ok"
Si
alza e va in bagno, e io rimango come un pesce lesso
sul letto, con lo sguardo fisso.
Cosa è cambiato? Volete davvero saperlo?
Mi sto innamorando.
Damon's
POV
Fregato.
Mi avete sentito? Sono. Fregato.
Come diavolo può una ragazzina con trecento manie, con
complicanze, con chissà
quali scheletri nell'armadio, incastrarmi così tanto da
farmi fare ore di
macchina solo per vederla?
Ditemi voi..
Saranno quei capelli, quegli occhi, quel suo essere così
donna sotto le
lenzuola da desiderare che sia la mia.
Sto impazzendo. Mi ha talmente fuso il cervello che non le ho nemmeno
chiesto
cosa ci fa qui, cosa è successo, se ha visto sua madre.
Tutto va a svanirsi
quando ce l'ho davanti, il resto no c'è più;
rimane solo questa calamita fra di
noi.
E' attrazione? Di sicuro.
E' più che questo? .....
Incredibile
ma vero, siamo stati in grado di uscire da
quella stanza. Ho chiesto ad Elena di farmi vedere un po' la sua
città, e lei
ha accettato, anche se non l'ho vista entusiasta della cosa.
Camminiamo vicini per le strade innevate di Mystic Falls, e ho una
voglia matta
di tenerla per mano. E lo faccio. Intreccio le mie dita alle sue e lei
mi
sorride, voltandosi leggermente. E' decente questa città,
certo niente in
confronto a New York, però è molto..famigliare.
Sembra che tutti si conoscano. Vedo
un locale a pochi metri da noi
"Ehi,
lì possiamo entrare a bere qualcosa che ci
riscaldi. Che ne dici? Ti va?"
"Vuoi
entrare al Grill?" alza le sopracciglia
"Beh,
se quel coso si chiama così, sì.
Perché no?
Non vuoi?"
"No,
no...cioè va bene. Incontreremo sicuramente
qualcuno che conosco"
"Saranno
felici di vederti, immagino"
"Sì..forse"
Entriamo
dentro e siamo immersi nella confusione. Mi
sento molto a mio agio.
"Prendiamo
un tavolo da soli, o serve il
cameriere?"
"In
realtà, possiamo anche fare da no-"
"Elena?"
Una
terza voce ci interrompe e ci voltiamo. Un ragazzo
biondo, con un grembiule e un vassoio in mano, fissa Elena; la squadra.
Che cazzo guarda?
Lei lo fissa, e deglutisce. Vai a
vedere che..
"Ciao..Matt"
Devo
andare al "Rischia
tutto". Indovino ogni cosa.
"Che
fai qui? Sei..sei tornata?"
"Io..uhm,
no. Mamma voleva parlarmi di una cosa, e
sono venuta. Era..importante"
"Wow.
Ti trovo bene, bella come sempre"
Scusate?!
Ci sono anche
io.
"Grazie.
Anche tu sei in forma"
Dio...
"Ci
provo. Mi sei mancata"
Ma
che cazzo..?!
"Già,
ehm..anche voi. Voi tutti"
Ok,
ora basta.
"Ciao.
Damon, molto piacere. Sono con lei"
"Oh..ciao.
io sono Matt"
"Ci
dai un tavolo...Matt?"
"Certo.
Quello giù in fondo è libero.
Accomodatevi"
"Molte
grazie" sorrido..per educazione
Metto
il braccio intorno alla vita di Elena e ci
sediamo.
Perché sento di dover..come, marcare il mio territorio?
"Così...Matt,
eh?"
Elena
mi guarda e annuisce.
"Sembra
un cretino.."
"Beh,
non lo è. Mi è stato vicino quando...quando
è successo tutto. E' l'unico che sa davvero"
"Anche
io so. Me l'hai raccontato"
Alza
lo sguardo per un attimo, e lo riabbassa.
Qualcosa non va..
"C'è
altro che non so, vero?"
Lei
sussulta "Ehm, no..no, che dici..tu.."
"Non
so tutto"
Sospira.
Vuole farmi arrabbiare?
"Matt però
sa.." dico con tono acido e diffidente
"Smettila
di pronunciare il suo nome così"
"Perché?
Offendo il tuo prezioso scrigno di
segreti?"
E'
livida in faccia. Che diavolo...solo per un nome!
Che significa questo tizio?
"Vuoi
sapere qualcosa che Matt non sa? E' un gara
a chi conosce più cazzi di Elena Gilbert? Bene. Mia madre
vuole vendere la casa
che mio padre si è sudato per noi, andarci a vivere con il
prossimo fidanzato
da spennare e suo figlio di 6 anni. Ha bisogno della mia firma. Ecco
perché mi
ha chiamato. Ma se lo scorda. Io, la casa di mio padre, della mia
infanzia, non
la do in mano a lei."
"Che
vuol dire vendere?"
"Ha
bisogno di manutenzione per tutte le volte che
l'ha rovinato per sbattere me su
quei
muri, e se lui diventa il proprietario di casa sulla carta, possono
fare i
lavori"
Rimango
zitto. Che carognata. Come può una madre essere
così insensibile?
"Non
ti ha chiesto altro..su di te?"
"No,
non capisci? Non le importa nulla di me. Le è
bastato criticare voi e la mia vita. Ma non mi faccio schiacciare"
Non
dice altro, e capisco che tutto quello che mi sta dicendo
ora, l'ha fatto sotto mia costrizione.
Volevo scavalcare quel biondo nella classifica. E lei me l'ha fatto
fare, anche
se non voleva sapessi. Non voleva.
Quanto sono orribile?
Allungo una mano sulla sua, che però si ritrae
immediatamente.
"Possiamo
andare via?"
Non
voglio discutere. "Ok"
Il
biondo ci viene incontro "Vai via?"
Siamo
sempre in
due, eh..
"Sì,
ehm..devo proprio"
"Beh,
fatti sentire ogni tanto"
"Ci
provo, Matt. Lo sai"
"Stai
bene..davvero?"
Lei
lo guarda fisso. C'è qualcosa
nell'aria..qualcosa che non torna..
"Al
momento.."
"Ok.
Ciao Elena"
"Ciao
Matt"
Io
e lui ci scambiamo un veloce saluto, ed esco con Elena.
Raggiunta
la macchina, entriamo nell'abitacolo. Metto
in moto, pronto per tornare a casa. So che non ne vuole parlare. E'
arrabbiata,
infastidita da me. Poi parla
"Puoi
girare qui a destra e proseguire per un
chilometro?"
"Dovremo
andare di qua.."
"Lo
so, ma..voglio andare in un posto"
Ha
lo sguardo fisso davanti a sé. Non vuole guardarmi.
"Va
bene"
Dopo
circa dieci minuti di macchina, mi dice di
fermarmi. Scendiamo dall'auto. C'è vento, molto..e qualche
fiocco di neve cade
su di noi. Mi guardo intorno, e poi sposto la mia attenzione su di lei.
Siamo al cimitero di Mystic Falls.
la vedo incamminarsi dentro il recinto, e non so che fare. Non so se
seguirla,
se vuole stare sola. So che vorrei andare con lei. E così
faccio. Lentamente,
la seguo, sono a qualche metro da lei. Dopo un po' si ferma davanti una
lapide.
Eccola. E' del padre.
"Grayson
Gilbert
Padre, marito e grande uomo.
12-20-1963 -- 05-23-2012"
Rimango
dietro di lei. Non so nemmeno se sa che sono
qui. Che voglio esserci. Più di quanto volessi stamattina,
in quella camera.
"E'
semplice come frase, no? Nessuna grande
parola, o aforisma..costava troppo. Si paga secondo le lettere. E siamo
riusciti a scrivere solo questo.."
Mi
avvicino, e non mi importa di quello accaduto dentro
il locale, di quello che ci siamo detti. La abbraccio da dietro,
poggiando il
viso accanto al suo. Le bacio un tempia.
"E'
perfetta. Non preoccupartene"
"Già.."
Ho
sulla giacca una spilla di mio nonno, e penso a
quanto sia certo che si assomigliavano..almeno un po'. La sfilo dal
tessuto e
staccandomi solo per un momento da Elena, la poggio sulla lastra di
marmo. Poi ritorno
a stringere..lei
"E'
di mio nonno. Mi ha detto che potevo darla a
chi nella vita ha dato tanto per rendere felice chi ama. E sono sicuro
che tuo
padre merita questo riconoscimento"
"..grazie"
La
stringo di più, e le sue mani si poggiano sulle mie.
"Scusa
per prima.."
"Non
fa niente"
"No,
io..sono stato un idiota. Ero geloso, perché...beh,
non so perché, però..mi dispiace. Solo questo"
"Scusato.."
Sorrido
e le do un altro bacio sui capelli.
"Spero
solo che ovunque lui sia...sia felice"
"Lo
è. Ti guarda. E' felice ed orgoglioso di
quello che sei, e che diventerai. Anche io lo sono"
"Grazie
Dam"
"Hai
freddo?"
"Un
po'..è meglio andare. Il viaggio è lungo"
"Possiamo
restare ancora, se vuoi"
"No,
no..andiamo. Davvero. Sto bene"
Le
nostre mani tornano insieme. Salutiamo suo padre, e
torniamo in macchina.
"Ultima
fermata, lo giuro. Ma mi è arrivata posta
e mia madre ha detto che me l'ha lasciata nella buca delle lettere.
Passiamo di
lì, prendo le buste e andiamo"
"Nessun
problema"
Sono
felice che abbiamo chiarito. Sono felice che mi
abbia voluto a condividere un momento del genere. E quando
l'abbracciavo,
sentivo che quello era il mio posto.
Ci fermiamo sotto casa sua, scende, prende la sua posta e dopo un
ultimo
sguardo alla casa, torna in macchina.
Prendo la statale.
La vedo mentre esamina le sue buste, e sorrido vedendola
così concentrata. Ad
un certo punto le casca un lettera dalla mano. La raccoglie..tremando. Mi acciglio
"Tutto
ok?"
"Eh?"
"Tutto
bene? Hai una faccia.."
"Si
si, bene. Ehm, tranquillo"
"Insomma..stai
tremando"
"E'
solo un po' di freddo"
"Accendo
il riscaldamento allora, aspetta"
Dopo
un po' il caldo si è espanso.
"Grazie"
"Figurati.
Meglio?"
"Sì.."
Il
suo sguardo è fisso su di me, e la osservo con la
coda dell'occhio
"Damon?"
"Dimmi.."
"Mi
vuoi almeno un po' di bene?"
Quasi
inchiodo. Oh
merda. Che dico? Che faccio? Come glielo spiego?
"Come?
Ti pare?" sarcasmo, funziona di solito
"Non
scherzare, dico sul serio"
Ecco,
appunto. Di
solito
"Ok..io.."
Pensa
Damon,
pensa..! Realizzo che non posso pararmi più..non
davanti ai suoi occhi
color cioccolato fondente.
"Sì..
sì davvero"
"E
mi resteresti accanto nonostante tutto?
Nonostante i miei casini?"
Ok,
non posso fare questa cosa così. Accosto sul ciglio
della strada. Spengo la macchina e la guardo. Ha gli occhi sbarrati,
speranzosi..
"Sì..ti
resterei affianco.." e mai cosa
più vera e giusta uscì dalla mia
bocca
Elena
trema, i suoi occhi sono lucidi..e ricordo cosa
mi disse.
Non piango dalla morte di mio padre.
"Elena..io.."
Mi
abbraccia, stretto. Rischia di strangolarmi, di
togliermi il respiro. Ma questo la fa sempre.
"Anch'io
ti voglio un po' di bene. Un po'
tanto"
E
piange.
Con singhiozzi, sussulti, ma lo fa.
Sento di riaverla portata a vivere, di aver schiuso il suo guscio. E di
aver
fatto lo stesso con me stesso. Ho i brividi in tutto il corpo, e il
respiro
affannato.
Perché che sia un po' di bene, o un po' tanto..cambia poco.
Sono innamorato perso. Cotto e stracotto.
Elena
si stacca e mi guarda; ghiaccio e cioccolato si
fondono..eppure...
Eppure vedo che questi due occhi vogliono rivelarmi, indirizzarmi ad
una
verità..oscura..che non
conosco..che
non immagino...
Che temo.
Ciaooooo!
Dunque anche questa settimana con un giorno di anticipo. Domani
è Capodanno!!!
Allora, come al solito ho ricevuto recensioni bellissime, siete
magnifiche!
Sono il motore della mia scrittura. Grazie ancora! Fa un gioia che non
immaginate leggere le vostre parole. Inoltre volevo chiarire una cosa:
i
"miei" Damon ed Elena sono diversi dal telefilm, specialmente Damon,
semplicemente perché in questa storia li ho voluti
così, e spero che la cosa
non disturbi..anzi, incuriosisca. A presto, e buon anno!!!
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
Damon's
POV
Siamo
tornati a New York da una settimana, come anche i
miei. L'esperienza a Mystic Falls ha turbato sia Elena che me, ma
stiamo bene. Vogliamo
cercare di mantenere il nostro "interesse reciproco" segreto ancora
per un po', e per quanto questo possa essere eccitante, ha i suoi
aspetti
negativi. Ogni sguardo che ci lanciamo deve essere neutro quando siamo
in
presenza di altra gente, specie la mia famiglia; il problema
è che nemmeno un
semplice sfiorarsi tra me ed Elena è innocente o privo di
qualche scintilla. Mi
sento strano quando sono con lei, come se qualcosa sul petto mi stia
forzando
così forte che rischio di esplodere; so che avevo detto che
era amore, ma non perché
ne sia sicuro..solo che non so che altro nome dare ad un'attrazione e
ad un sentimento
così intenso. Si dice nel classico luogo comune che "lo senti quando sei innamorato"..ma
esattamente cosa dovrei sentire?
Perché
percepisco tante cose, forti, travolgenti, passionali,
possessive..è questo
l'amore? Anche non riuscire nemmeno a guardarla senza reprimere la
voglia che
ho di lei? E che si intenda: non parlo del sesso, o almeno non solo di
quello. E'
di più: è aver voglia di sentirla ridere,
parlare, respirare; sono curioso di
sapere qual è il suo film preferito, cosa le fa paura e cosa
la rende felice. Voglio
vedere le sue foto da piccola e meravigliarmi di quando sia la stessa
infondo..perché
so che è così. Accidenti...sono spaventato ed
euforico allo stesso tempo.
Sto per uscire, ho promesso agli altri che li avrei visti
oggi..è un po' che
non passiamo del tempo insieme. Non che mi lamenti con chi
invece ho trascorso le mie giornate. Anzi.
Incamminandomi verso la macchina, vedo Elena intenta a potare alcune
piante del
nostro giardino; è concentrata, grande lavoratrice, piena di
terra
ovunque..bellissima. Non resisto, mi avvicino, anche solo per
salutarla. E' di
spalle e non mi ha visto; do uno sguardo alla porta di casa e alle
finestre,
cercando possibili occhi indiscreti, e subito dopo l'afferro da dietro.
"Oddio,
Damon! Mi hai fatto prendere un
colpo!"
"Scusa..volevo
solo salutarti. Sto uscendo"
Si
volta con le mie braccia ancora a circondarle la
vita. Ci guardiamo
"Ciao
Virginia"
"Ciao"
sorride
"Ti
dai da fare eh?" le dico togliendole un
po' di terra dal viso
"Già..a
differenza di qualcuno che invece va a
bighellonare tutto il giorno"
"Mea
culpa"
Ridiamo
entrambi.
"Con
chi ti vedi?"
"Con
gli altri, non ci siamo visti per un po'. Sai
com'è..ero a bighellonare
con la mia
ragazza"
"La
mia ragazza?"
Annuisco
"Oh..va
bene"
"Solo
va bene?"
Si
morde un labbro "Va benissimo!"
Mi
chino su di lei e la bacio, e me ne frego di chi può
vederci. Lei ricambia; probabilmente i suoi pensieri sono lo specchio
dei miei.
"Ora
vado"
"Ok.
Ci vediamo stasera"
"Ciao
piccola"
Con
un bacio sulla guancia, mi saluta ed io monto in
macchina.
E' ormai una ventina di minuti buoni che i miei amici mi tartassano con
"ma dov'eri?" "non ci si comporta così" e bla-bla-bla. Più
che dire che mi dispiace non saprei che altro fare.
"Ok,
ragazzi, ho capito. Ma ora sono qui, no? Godiamoci
la serata e basta"
"Sono
d'accordo. Insomma avrà avuto da fare, ma
ora è qui. Ci divertiamo" interviene Rebekah
E'
proprio lei dopo pochi secondi ad avvicinarsi a me
"Allora..tanto
occupato eh?"
"Già.."
"E
dimmi..con cosa? Con..chi?"
"Oh,
niente di entusiasmante"
"Fallo
giudicare a me. Racconta"
"Non
credo sia affari tuoi, in ogni caso, Rebekah"
"Rebekah?
Ah! E che fine ha fatto "Becks"?"
"Chi?"
"Becks!
Il nomignolo che mi avevi dato..mi hai
sempre chiamata così"
"Scusa.
Neanche lo ricordavo"
"Beh,
puoi farti perdonare..e so già come"
Struscia
la sua mano sul mio petto, per poi farla
ricadere lentamente sempre più in basso.
La blocco.
"Meglio
di no"
"Perché?
Ti vedo pensieroso..posso alleggerirti un
po'" mi dice con malizia
"No,
Rebekah"
"Dico,
ma che ti prende?"
"Mi
prende altro..."
"Chi
è?"
"Come?"
"Chi
è la puttanella che ti scopi ora?"
Fino
a dieci, Damon..conta fino a dieci...
"Non
so di cosa stai parlando"
"Ah
no? E allora che c'è? Non ti eccito più come
prima?"
"Smettila,
Becks.."
Ci
fulminiamo con uno sguardo.
Ma che problema ha? Siamo stati a letto un paio di volte, forse alcune
di più;
ma non le ho mai promesso una storia d'amore né tantomeno
che significasse
qualcosa. E lei si è comportata come me.
Apre la bocca per parlare ma si ferma e volge lo sguardo alla porta
d'entrata. Incuriosito,
mi volto anch'io e vedo fare il loro ingresso...Elena
e Caroline!
Alla grande.
"Oh
bene!" fa Rebekah
"Che
c'è? Chiede Finn
"C'è
la cameriera che lavora a casa di Damon, con
quell'insulsa bionda Forbes. Dio, ma le fanno anche entrare?"
"Piantala..
è un locale pubblico. E poi sono brave
persone"
"Che
c'è Stef? Ti scaldi per la tua Care?"
"Falla
finita" intervengo io "E' anche
amica mia, come pure Elena"
"Ah,
Elena..è
questo il nome dell'inserviente? Chissà che cazzo di
famiglia deve avere solo
per averle dato questo nome"
Sta
esagerando. Cerco di stare calmo per non fare una
scenata. Vedo però Stefan accorgersi del mio nervosismo.
"Vado
al bancone a prendere da bere, e parlare con
le mie amiche. Vieni Stef?"
"Certo"
mi dice il mio amico con una pacca sulla
spalla, segno di quanto abbia capito.
E' la nostra complicità.
Avvicinandoci
al bancone, notiamo Caroline accorgersi
di noi e fare un gesto con la testa nei nostri confronti; forse per
avvertire Elena.
"Signore.."
"Ehi!"
dicono entrambe voltandosi
"Che
fate?"
"Ordiniamo
qualcosa da bere"
"Bene,
anche noi. Offro io" dice Stefan
sorridendo a Caroline.
Ce
la faranno mai? Come la fanno complicata. Stef,
baciala e falla finita! Andiamo!
Mentre la "coppietta" felice si scambia due chiacchiere fra sorrisi e
sguardi, io mi occupo del resto.
Mi volto verso Elena e la scopro intenta a guardarmi.
"Ciao"
"Ciao"
risponde con un sorriso che rischia di
uccidermi
"Dunque..che
fai qui?"
"Oh,
beh..Caroline è venuta a casa. Mi ha chiesto
di uscire ed ho accettato. A quanto pare avete poca
originalità per essere in
una grande metropoli"
"Forse"
Ride
e mi guarda. Mi avvicino fino a portare le mie
labbra al suo orecchio
"Sei
bellissima.."
"Grazie"
deglutisce
"Sai
che il bagno dei dipendenti è sempre libero? Potrei
fartelo vedere se non ci credi.." le sussurro
"Ora?"
Torno
a guardarla. Annuisco, mordendomi il labbro per stuzzicarla.
Funziona. Posa lì i suoi
occhi.
"Se
non puoi farne a meno..prima però prendo il
mio drink"
"Ok"
Casualità,
arrivano i nostri shottini, ma Elena si
blocca.
"Ehm,
potrei avere un acqua tonica?"
"Un
acqua tonica? Fai sul serio, Elena?" dice
Caroline allibita
"Sì..uhm,
non mi va di bere alcolici"
"Sei
sicura?" le dico "Insomma..uno non
ti distrugge mica.."
"Lo
so, ma non ne ho voglia"
"Ok.
Bene. Almeno so di non essermi innamorato di
un'ubriacona"
"Cosa??"
Oddio.
Oh porco..No.
Non l'ho fatto.
"Eh?"
"Che
hai detto?"
Prendi
tempo. Stai calmo. Porca miseria!!!
"Ehm..che
non sei un'ubriacona!"
"Prima.."
"Che
va bene così.."
"Dopo!"
Faccio
un grande respiro, abbassando lo sguardo. Sto fermo.
"Damon?"
Mi
alza il viso con due dita sotto il mo mento. Siamo occhi
negli occhi
"Dimmelo.
Ti prego.."
Respiro
ancora, avendo la sensazione di scoppiare. Poi mi
rendo conto che scoppierei se non glielo dico subito. Ora. Adesso.
"Sono
innamorato di te"
le sussurro sottovoce, in modo che
nessuno mi senta.
Lei
mi fissa, ma non parla. Non dice niente. Non ride. Non
urla. E' quasi..indifferente.
"Assurdo
no? Tu sei così diversa da me, e non ci conosciamo
da tanto. Abbiamo iniziato questa cosa da poco, eppure insieme abbiamo
vissuto
esperienze che non si limitano ad una cena, o ad un bacio..ad una notte
di
sesso. Ci siamo rivelati ferite, e rancori, cose belle e brutte. E per
la prima
volta apro il cuore ad una persona e lei sta zitta. Scusa, mi sento un
deficiente..è solo che-"
"Pure
io.."
"Come?
Tu non sei così, tu sei-"
"..Innamorata
di te"
Non
riesco a farne a meno. Sorrido. Non è romantico,
né
da film strappalacrime. Ma sorrido. Anche lei. E' felice. Siamo felici.
La prendo per mano
"Vieni
con me. Il bagno non può aspettare"
Lei
ride, e riesce a malapena a prendere la borsa, perché
la tiro verso il retro del locale. Deve essere mia. Chi se ne frega
dove,
scommetto che non importa nemmeno a lei. La sbatto in modo "delicato"
sul muro adiacente alla porta della nostra meta e la bacio. Molla la
borsa e
porta le sue mani attorno al mio collo a stringerlo.
Apro le sue labbra con la lingua, per poi iniziare una danza umida,
passionale
e..innamorata. Scendo a baciarle il collo, mentre lei geme.
Ho bisogno di una cosa, però.
Riporto il viso di fronte al suo, a sfiorarci con le fronti
"Ridimmelo.."
"Sono
innamorata di te"
"Ancora"
chiudo gli occhi
"Ti
amo, Damon.."
La
guardo, perso in lei
"Anche
io ti amo"
"Ho
bisogno di te"
Guardo
la porta del bagno
"Vieni.
Lungi da me farti attendere"
Raccolgo
la sua borsa da terra, ma alzandomi noto due
cose: una lettera nella sua borsa, e dei lividi sul suo addome,
mostrati dalla
maglietta alzata.
"Hai
dei lividi.."
Lei
si abbassa furtivamente la maglia, e sembra..nel
panico
"Beh,
sai perché.." sfugge al mio sguardo
"Non
lì..non li avevi lì prima"
"Sì,
invece"
"No,
Elena. Chi è stato?"
"Nessuno"
"Elena!
Chi. E'. Stato!??!"
"Damon!
Nessuno!"
"Davvero?
Forse lo stesso di questa lettera??"
Frugo
nella sua borsa e prendo quel maledetto foglio di
carta
"No,
Damon! No!" si agita, ma non mi
interessa ora.
Riesco
a leggere solo un nome: "Atlanta Medical
Center". Poi Elena mi strappa il foglio
dalle mani
"Ridammelo!"
"Smettila!
Ti prego!" sta piangendo
"Smettila
tu! Che significa? Cosa sono quei
lividi? Chi te li ha fatti? Elena..ti giuro che.." non riesco a finire
la
frase. Tiro un pugno al muro.
"Io
ti amo, Elena. Ok? Devo saperlo"
"Potresti
non volermi più..dopo.."
"Che
vuol dire? Io ti amo! Non ti lascerei
mai.."
"Anch'io
ti amo. Ma.."
"No,
Elena. Dimmelo. Voglio sapere chi ti ha fatto
dal male"
"Damon,
nessuno. Te lo giuro. Sono dei lividi che
mi sono spuntati ieri. Me l'aspettavo"
"Che
significa??" la guardo negli occhi, lei
anche.
Respira
forte, poi..fa crollare tutto.
"Sono
dei residui sanguigni. Il sangue non coagula
bene nel mio corpo. O meglio, coagula poco perché ne ho poco
in quantità
rispetto alla norma. Avevo 7 anni la prima volta che me l'hanno
diagnosticata"
"Che
cosa?" sono rigido
"Leucemia.
Tumore
del sangue"
Elena's
POV
Ora
lo sai. Ecco il mio segreto: sto morendo.
LEGGETE! E' IMPORTANTISSIMO!
Ciao!
Dunque voglio precisare alcuni punti:
-E'
un argomento forte quello che sono andata a toccare. Molto forte. SE
QUALCUNA
DI VOI SI E' SENTITA OFFESA O PRESA IN CAUSA DALLA COSA, CHIEDO SCUSA.
Se non è
superabile per voi lettori, interromperò la storia. Non fate
problemi nel
dirmelo. CAPISCO LA SITUAZIONE.
-Mi sono documentata prima di scrivere certi sintomi, o diagnosi, e
guarigioni
possibili o terapie. Spero di fare del mio meglio.
-Per la storia è un duro colpo. Avrà dei risvolti
particolari, e forti.
-Toccherò in seguito un'altro argomento molto discusso,
ancora oggi.
-SE OFFENDERÒ' INVOLONTARIAMENTE LA MORALE DI QUALCUNO,
DITELO! SARO' COMPRENSIVA
AL MASSIMO. STATE TRANQUILLE.
Ps. Sempre secondo civiltà ed educazione.
Ringrazio
le recensioni! E spero di riceverne tante per questo capitolo. Sarebbe
importante
e bellissimo parlarne. Grazie a tutte!
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Capitolo
11
Elena's
POV
Sono
nella mia camera; dopo aver servito la cena, mi
sono ritirata qui da sola con la musica alle orecchie. Sono passati due
giorni
dalla "bomba" da me lanciata a Damon, che non mi parla esattamente
dal quel momento. Quando mi incontra cambia direzione, abbassa lo
sguardo,
neanche davanti i suoi genitori si sforza di avere un comportamento
civile con
me. Esce tutte le sere, e io lo aspetto. Aspetto, e non so nemmeno
cosa. Se
lui, se una sua parola, un suo sguardo. Non lo so, forse un semplice
accenno
per farmi capire che ci sono ancora perché inizio a
sospettare di essere diventata
invisibile.
Come al solito, anche stasera non ho toccato cibo, e so cosa state
pensando.."nelle sue condizioni?". Beh, sì. Non sono incinta
o altro,
ho un tumore e il cibo non mi guarirà. Magari fosse
così facile.
All'età di sette anni feci delle normali analisi del sangue,
dopodiché mi
dissero che i livelli di globuli rossi nel mio corpo erano un po'
più bassi del
normale. Feci degli accertamenti, tra tutti gli ospedali della costa
orientale
degli Stati Uniti, e poi...eccola lì:
leucemia
linfoblastica acuta.
Nome terribile, vero?
Feci due cicli di chemioterapia che mi distrussero; avevo
solo sette anni e
ne uscii a pezzi. La terapia era giornaliera, durava all'incirca
un'ora, ma a
me sembrava un secolo. Era stancante, mi riduceva al letto per la
maggior parte
del giorno. Avevo attaccati di vomito, tachicardia e perdita di
capelli. Li
rasai tutti, ricordo. Papà mi diceva che ero comunque la
più bella di tutte, e
io ci credevo. Oltre le chemioterapie, avevo anche dei medicinali:
compresse,
più che altro; una marea. Alcune le prendo ancora adesso.
Cosa è successo in tutti questi anni passati? Quanto tempo
avete?
Per farla breve, le terapie hanno funzionato. Il tumore era sparito ed
ero in
fase di guarigione. Mi diedero dei farmaci per precauzione, ma a quanto
pare..non sono serviti. E' un terno al lotto: molti sconfiggono la
malattia..per altri, è un vittoria temporanea.
Provo a chiamare Damon, è mezzanotte e sono preoccupata. Non
risponde. Ce l'ha
con me? Con il mondo? O forse non gli importa? Ha detto di amarmi,
però..qualcosa
vorrà pur dire. Scendo giù in salotto, mi metto
sul divano e accendo la TV;
aspetterò finché non sarà rientrato.
Basta scappare. Repliche di "Grey's
Anatomy"...mitico!
Vengo
svegliata da dei rumori alla porta; diavolo, mi sono addormentata.
Riesco a malapena ad aprire gli occhi e vedo Damon che entra in casa;
fa un
freddo bestiale, e non ho nemmeno una coperta. Sono ghiacciata. Mi tiro
su e
lui mi vede. Si blocca. Per la prima volta, dopo quel giorno, non solo
mi
guarda...mi vede.
"Ciao"
provo un semplice approccio
Sbatte
le palpebre, e cammina verso di me
"Perché
sei ancora sveglia? E' tardi.."
Guardo
l'ora. Cavolo! Le 3.35.
"Già..tu
dove sei stato fino ad ora?"
"In
giro"
"Con
chi?"
"Affari
miei.."
Mi
vengono le lacrime gli occhi. Da quando i miei condotti lacrimali
hanno ripreso a funzionare, non c'è n'è per
nessuno. Sono un fiume.
Se ne accorge, e i suoi tratti facciali si addolciscono un po'
"Perché
mi parli così?"
Sbuffa.
"Così come, Elena?"
"Come
se non fosse niente! Come se io, o noi, non fossimo
niente!"
"Non
l'ho mai detto"
"Lo
stai dimostrando, che è anche peggio. Sono stata tutta la
notte
qui, su questo divano, a congelarmi, aspettando che tu tornassi. Sono
giorni
che non mi parli, che mi eviti. Che ti ho fatto? E' per quello che ti
ho
raccontato?"
Si
irrigidisce, ma rimane in silenzio
"Damon?
E' perché sto morendo?"
"Non.
Dirlo."
Freddo.
Duro. Arrabbiato.
"Perché?"
"Non
dire così, Elena..ti prego"
"Ma
è così, Damon. Non lo capisci? Ci sono
già passata, so cosa vuol
dire."
Mi
alzo e gli prendo la mano. Poggio la mia fronte sulla sua, alzandomi
leggermente in punta di piedi.
"Amore
mio..non ho paura della morte. Ho solo paura di perdere chi
amo. Di perdere te. Non posso. Ho bisogno di te."
"Ci...ci
sono delle cure, però..giusto? Non so cosa di preciso.. e
poi mi devi spiegare bene, cioè io.."
E'
nel panico. Lo capisco.
"Ehi,
guardami. Ti spiegherò ogni cosa. Domani pomeriggio ho un
appuntamento con un oncologo. Ti va di venire? Di accompagnarmi?
Capirò se non
vuoi.."
"No,
no..ok, verrò"
"Davvero?
E' che tu sei l'unico che lo sa e io ho bisogni di un
sostegno.."
"Elena,
verrò. Promesso"
"Grazie"
Ci
dirigiamo al piano di sopra, e Damon mi fa entrare in camera sua. Ci
mettiamo sotto le coperte, e lì inizia il mio racconto.
Tutto. Quando è successo,
come ne sono uscita, quanto ci è voluto, quanto ha fatto
male a me e a chi mi
era vicino. Non glielo dico, ma la mia più grande paura
è proprio questa: farlo
soffrire. Far soffrire la sua famiglia, che ha il diritto di sapere.
Non voglio
stiano male. Ecco perché ho taciuto. Ma non poteva essere
per sempre.
"Dopo
che mi dissero che ero guarita, tutto è ripreso alla
normalità. Andavo a scuola, uscivo, facevo sport..normale. I
miei amici non
hanno mai fatto più riferimento a quella storia,
però Matt vedeva ogni mio affaticamento
come un presagio. E io cercavo di tranquillizzarlo."
Damon
mi ascolta in silenzio. Non cerca di interrompermi nemmeno una
volta, e questo mi da sicurezza. So che è attento.
"In
tutti questi anni ho comunque dovuto fare dei controlli
periodici, e andava tutto bene..fino.."
"Fino
ad ora"
Annuisco.
"Sei
deluso?"
"Da
cosa?" ha un'aria confusa e sbigottita
"Dalla
situazione, da me.."
"Ok,
ascoltami. Tu non mi hai deluso, non potresti mai farlo. E
credimi, delusione non è quello che sto provando ora"
"E
cosa provi?"
"Sono
incazzato. Perché vorrei poter fare qualcosa,
salvarti..curarti"
"Non
puoi.."
"Lo
so"
"Stammi
vicino, capiscimi, appoggiami. Mi basta questo"
Si
avvicina e mi bacia, dolcemente. Ma voglio di più. Lo
afferro dietro
la nuca e lo spingo maggiormente verso di me. Si stupisce, ma non mi
respinge.
Inclino la testa di lato per rafforzare il nostro incontro di labbra.
E'
desiderio puro, è amore. Gli sbottono la camicia lentamente,
e lui mi guarda
negli occhi.
"Mi
sei mancata da morire.."
"Non
per colpa mia. Vieni qua e fatti perdonare"
"Ah
si?" ride ed anche io.
La
sua mano, inizia ad accarezzarmi il collo, poi più
giù..fino al seno.
Il fianco, la coscia. E dove ho più bisogno di lui, internamente.. gemo.
"Damon.."
"Dimmi,
amore.."
pronuncia sulle mia labbra
"Fa
l'amore con me. Per favore"
Mi
toglie i vestiti, e il suo sguardo su di me è devozione,
venerazione.
Si poggia nuovamente su di me, tra le mie gambe.
"Ti
scongiuro, è passato così tanto tempo.."
"Non
dobbiamo farci sentire. Faremo piano.."
E
dopo queste parole, si fonde a me. Con lentezza.
"Ti
amo.." mi sussurra contemporaneamente in un orecchio
"Ah..Dam.."
"Cosa,
piccola?"
"Anche
io ti amo, tanto.."
"Sì,
Virginia..da impazzire"
Le
mie mani risalgono sulla sua schiena, bagnata già da un velo
di
sudore.
Damon continua la sua danza in me, che diventa anche la mia; porta il
viso sul
mio collo, ed ad ogni spinta corrisponde un suo bacio sensuale in
quella zona
così sensibile per me.
Una notte fantastica, vera, piena di amore e passione. Scoperta da
tutti i
nostri segreti.
La
mattina successiva mi sveglio in camera mia. Credo che damon mi ci
abbia portato, forse per non far destare sospetti agli altri. Ho preso
la
giornata libera, oggi pomeriggio farò la visita oncologica e
vedremo come mi
diranno ti affrontare la cosa. Ho paura. Non lo ammetto facilmente, ma
sì. Ce
l'ho. Ho deciso che il resto della famiglia saprà della mia
malattia dopo
questa visita, in modo che io possa dare tutti i dettagli su cosa fare.
Siamo
nella sala d'attesa dell'ambulatorio del Dottor Cooper. Damon tiene
un braccio attorno alle mie spalle, la sua gamba batte insistentemente
sul pavimento
da almeno mezzo'ora. Mi irrita.
"Damon!
Basta!"
"Cosa?"
"La
gamba!"
"Oh,
scusa. Non me ne ero accorto. Sono agitato"
"Forse
era meglio se restavi a casa"
"No,
no. Voglio esserci, non voglio tu stia sola"
Perché
il suo mi sembra più un dovere nei miei confronti?
Sto per parlare, quando la porta dello studio si apre.
"Elena
Gilbert?"
"Eccomi"
alzo una mano, come a scuola
"Prego,
il dottore l'aspetta"
"Bene.
Faccio presto" dico a Damon
"Ehi!
Dove pensi di andare, io vengo con te!"
"Damon,
non serve..dai.."
"Io
entro. Stop. Andiamo." Mi prende per mano.
Ok.
Posso farcela.
"Salve!"
"Buongiorno,
signorina..Gilbert"
"Elena
va benissimo"
Il
Dr. Cooper mi sorride. Sembra il nonno di Heidi.
"E
lui chi è? Il tuo fidanzato?"
"Ehm.."
"Sì,
tanto piacere. Damon."
"Piacere
mio. Dunque..vediamo un po'. Ho qui i risultati della TAC
che ha fatto tre giorni fa, Elena..e le devo dire che le prospettive
sono
peggiori di ciò che credevo."
Damon
sbianca. Io annuisco e basta.
"In
che modo?"
"Beh,
i farmaci hanno tamponato per tutti questi anni, ma non hanno
impedito la ricrescita in forma eccessiva di globuli bianchi, oscurando
così i
rossi. Come ben sa, in questi casi si interviene con cicli di chemio o
radioterapia, che possono portare alla totale distruzione del cellule
tumorali.
Ma non in questo caso.."
"Che
vuol dire?? Che non si può fare niente??" alza la voce
Damon
"Ehi,
calmati..." gli stringo una mano
"Il
modo essenziale per curare una leucemia è un trapianto di
midollo osseo, Damon. Ed Elena lo sa bene. Viene però presa
quasi sempre come
ultima spiaggia, in quanto la compatibilità tra i midolli
umani è difficile da
trovare, ma non impossibile. Mi sento però, Elena, di dirle
questo: non è più
una bambina, posso parlarle apertamente e con sincerità?"
"Deve,
dottore"
Mi
sorride, e io ricambio.
"Negli
anni passati il tumore si è riformato piano, lento, da non
fartene accorgere. Neanche i controlli lo hanno rilevato. Ecco cosa
faremo:
cicli di chemio e radio, alternati. Le daranno tempo, non so dirle
quanto..ma
glielo daranno. Si cercherà un donatore nel frattempo, e lei
starà bene"
"Una
corsa contro il tempo, contro il destino...la morte"
"E'
la sua ancora di salvezza"
"E
quanto mi costerà quest'ancora?"
"Beh.."
"Glielo
dico io: molto. Tutti i miei risparmi, e non sono neanche
certa che bastino. Quindi mi dica lei il finale di questa storia"
Resta
in silenzio. Sto impazzendo. Stavolta
è davvero finita.
"Senta,
io la ringrazio. Mi farò sentire..e..beh, nulla. Arrivederci"
Scappo
fuori. Arrivo alla macchina e cerco di aprire la portiera ma
ricordo che le chiavi le ha Damon. Arriva. Apre la macchina ed entriamo
dentro.
Non parte però.
"Che
aspetti?"
"Non
devi preoccuparti dei soldi"
"Damon,
ma che dici? Certo che devo. Peggiorerò, ok? Fisicamente.
Non riuscirò a lavorare. Come mi pagherò le cure?"
"Ci
sono io. Ci siamo noi"
Cosa?
"Che
vuoi dire?"
"Che
adesso andiamo a casa, tu dici tutto ai miei, e dei soldi ci
occupiamo noi"
"Non
esiste. No. Non è un problema vostro!"
"Sì
che lo è. Lo è da quando fai parte della
famiglia. E non voglio
nemmeno iniziare questo discorso"
"Damon,
io non voglio i tuoi soldi. Non sto con te per quelli, e non
ti amo perché sei ricco"
"Lo
so. E visto che ti ho già capita, sappi che la mia non
è pietà,
ok? Voglio salvare te, perché te lo meriti.
Perché salvare te significa salvare
noi due, una vita insieme, e io voglio la nostra vita!
Perché ti amo, e se vuoi
lo urlo.."
Esce
dalla macchina
"Damon,
che diavolo.."
"Ascoltate
tutti, e voglio che sia chiaro. IO AMO QUESTA RAGAZZA!
CON TUTTO ME STESSO! LA AMO ALLA FOLLIA! LA SALVERO', E POI LA
SPOSERO',
E.."
"Damon!"
gli tappo la bocca ma sorrido
"Cosa?"
"Basta,
ti prego"
"Ancora
non mi credi? Posso urlarlo più forte"
"No
dai!" rido.
Anche
lui.
"Ti
credo!"
"Come?
Non ho sentito?" si porta una mano all'orecchio
"Io
ti credo!"
"Potresti
parlare più forte?!"
"Dio...IO
TI CREDOOOO!"
Scoppia
in una risata di pancia, e mi avvicino.
"Ora
basta urlare" lo bacio
"Meno
male, mi stavo vergognando troppo. Davvero mi credi?"
Annuisco.
"Lascia
che ti aiuti, ti prego"
Sbuffo.
"Ok"
"Quando
diremo alla mia famiglia tutto quanto, ti prometto che
faremo tutti la donazione per il midollo. Magari qualcuno di noi
è
compatibile."
Lo
guardo con sguardo perso ed innamorato
"Non
morirai. Io non lo permetterò. Te lo giuro"
"Ti
credo"
"Io
ti amo"
"Io
di più"
"Naaaah,
difficile...." ridiamo.
Mi
abbraccia per lungo tempo, mi accarezza i capelli, mi stringe, mi
bacia....mi salva, come solo un
uomo innamorato
della sua donna può fare.
Però mi chiedo....voglio essere
salvata?
.....................
Damon's
POV
Ti
salverò, amore mio. Fosse l'ultima cosa che faccio.
Ciao!
Mi scuso per il ritardo, ma avevo dei problemi
con il computer. Dunque questo capitolo non mi piace molto, ma
è più di
passaggio. Scopriamo di più sulla malattia di Elena, e la
cura. Ringrazio le
recensioni e chi legge in silenzio! Leggere le vostre parole fa molto
piacere,
veramente. Grazie a tutti! A presto :*
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Capitolo
12
Elena's
POV
Dopo
le rassicurazioni di Damon, la cosa più difficile
da affrontare è stata dirlo a Casa Salvatore. L'hanno presa..alla Salvatore: pronti sostenermi,
psicologicamente ed economicamente, convinti che ce la faremo. E' l'uso
di questo
plurale che mi da forza e mi inquieta, allo stesso tempo. Insomma
sì..siamo una
famiglia (e la cosa resta discutibile), si affronta insieme..ma il
tumore è
mio; è dentro di me, nel mio sangue.
E' me che cerca la morte.
Però non posso negare che sentire la loro vicinanza e la
loro forza, ne da
molta a me; non so chi ringraziare per avermi portato da loro, ma se
mai lo
saprò..gli sarò debitrice.
Questa settimana inizierò le chemioterapie e sono in ansia.
So verso cosa vado
incontro: stanchezza, vomito, capogiri, affaticamento; il dottore mi ha
informato che essendo un primo ciclo, potrei non perdere i capelli...e
so che sembra
stupido, ma per una donna non lo è. Fidatevi. Rappresenta un
fardello fondamentale
per la sua femminilità, sensualità..l'essere
donna. Potrei anche perdere peso,
e questo preoccupa gli altri..preoccupa Damon. Non me ne parla, si
limita a
chiedere come mi sento, e so che vuole saperlo davvero; è
l'unica sicurezza che
vuole sentire.
Sono le 15:30, devo prendere i miei medicinali e poi fare la chemio. Ah
sì,
Giuseppe è riuscito con qualche conoscenza (e denaro) a
portare l'attrezzatura
qui a casa. Dicono che mi aiuterà. Scendo giù in
cucina e trovo Olga intenta a
preparare qualche stuzzichino; mi sono rifiutata di darle retta sullo
stare a riposo.
Finché sto bene voglio impegnarmi nell'aiutare a casa, non
voglio stare ferma
prima ancora di arrestarmi davvero.
"Ciao
scricciolo!"
"Ciao
Olga. Prepari da mangiare? Cosa sono?"
"Panini
all'olio, maionese e prosciutto.
Vuoi?"
"No,
grazie. Devo prendere le mie medicine, e fra
mezz'ora ho la terapia"
"Oh
certo" si gira dall'altra parte, non mi
guarda.
E'
rabbuiata.
"Olga?"
"Uhm?"
"Guardami,
per favore.."
Si
volta, e noto i suoi occhi lucidi. Mi si stringe il
cuore.
"Non
fare così. Andrà tutto bene"
Annuisce
sorridendomi leggermente "Sì, scusa. E'
che...nulla"
Le
vado incontro e l'abbraccio. Mi ricambia con un
sospiro.
"Grazie"
mi dice.
Rido,
perché sono felice di averla conosciuta.
Se
ce una cosa che la malattia di fa capire è che non
devi dare per scontato niente, neanche un secondo, o una persona, o un
momento.
Prendi tutto, e ringrazia. Sii felice, perché a discapito di
tutto..te lo meriti.
Nel frattempo che prendo le compresse e le mando
giù, ecco fare irruzione
in cucina anche Damon ed Elizabeth. Lui mi guarda subito e mi sorride,
di più
non può fare.
Eh no. Ancora non abbiamo detto niente; in realtà possiamo
dire che la cosa
passa in secondo piano, rispetto a tutti gli ultimi avvenimenti..anche
se
poterci amare alla luce del sole non ci dispiacerebbe.
"Ehi!
Come stai, signorina?" mi chiede Elizabeth.
"Bene"
sorrido, e anche lei.
Damon
poi...è un sorriso ambulante quando sente queste
parole.
"Mi
fa piacere. Stasera abbiamo il Galà di
beneficenza e tu devi essere uno splendore, per cui riposati"
Giusto!
Il Galà..l'avevo dimenticato. Speriamo di
farcela, anche se dopo la chemio..
Mmm..
"Oh
certo! Ci sarò Elizabeth"
Mi
fa l'occhiolino e sento, più che vedere, Damon
avvicinarsi.
"Tutto
ok?" mi chiede
"Ehm..sì"
Mi
sorride e io divento un semaforo in faccia.
"Ok.
Hai preso le medicine?"
"Sì"
"Quando
hai la terapia?"
"Fra
un po'..Doc!"
"Come
mi hai chiamato?"
Ha
sentito benissimo.
"Doc"
"E
per quale motivo, di grazia?"
"Oh,
molto semplice. Mi sembri un dottore. Vuoi guarirmi
tu?"
Voleva
essere una battuta, una pessima battuta. E lui
ha colto solo il "pessima". Le sue labbra si chiudono in una linea
dura.
"Se
potessi.." mi guarda fisso, muovendo le
sue pupille velocemente nelle mie
"Lo
so, scusa...battuta infelice" mi scuso
Non
mi ero nemmeno resa conto che Olga ed Elizabeth non
ci sono più, ma Damon sì. Mi prende per i
fianchi, avvicinandomi a lui e mi
bacia. Dolcemente. Schiudo la bocca, e i nostri sapori si incontrano,
fanno
l'amore al posto dei nostri corpi. Si confondo, per fondersi ed
appartenersi
come sempre. Ci stacchiamo ansimanti, e ci sorridiamo.
"Ti
amo" gli dico, e mai mi stancherò
"Io
di più" risponde
"Meglio
che vada. Prima inizio, prima
finisco"
"Ben
detto. Vuoi che stia con te? Non so, magari
ti passa più velocemente.."
Mi
stupisce questa sua richiesta, od offerta..non so
come prenderla, intenderla.
"Non
fa niente.."
"Mi
fa piacere"
Non
è vero, Damon.
E glielo dico.
"Come
no"
"Che
intendi?"
"Dai
Dam! Non può essere piacevole assistere alla
chemioterapia della tua ragazza"
"Io
non voglio assistere, voglio solo tenerti
compagnia"
"Mentre
mi curo"
"Mentre
ti curi"
"Mi
stancherò tanto, sarò pallida..io non.."
Non
posso.
"E
allora?"
"Senti
Damon, io sono felice che tu voglia starmi
vicino, e già lo fai! Credimi! Ti amo così tanto
perché mi aiuti, e mi dai
forza. Ma non voglio troppe sporgenze. Ti prego. Vienimi incontro"
Sbuffa,
e si passa una mano fra i capelli
corvini..morbidi e setosi. Corti, dopo l'ultimo taglio.
Sembra più giovane.
"Ok,
va bene. Ma se hai bisogno di qualcosa-"
"Lo
so" gli metto le braccia al collo
"..di
qualsiasi cosa-"
"Lo
so. Tu ci sei. Ricevuto. Forte e chiaro."
"Bene"
posa la fronte sulla mia
Mi
stacco e lo guardo scettica e..fantasiosa
"Qualunque?"
Annuisce.
"Mmm..buono
a sapersi"
Mi
lascia andare e mi da una pacca sul sedere. Grido
come una scolaretta.
Goditi il momento, Elena.
Damon's
POV
Elena
ha iniziato le terapie da un po' ormai..e la
stanno distruggendo. E' stanca, è dimagrita molto, pallida.
Sta perdendo quella
forza, la voglia di vivere che la distingueva..quella che mi ha fatto
innamorare. Non mi permette di essere con lei durante le sedute, e da
qualche
parte infondo al mio cuore la ringrazio, perché non so se
sarei riuscito a
mettere su una faccia tranquilla mentre la guardo combattere la
battaglia più
importante.
Contro la morte.
Perché il nemico non è la malattia. E' solo un
mezzo per raggiungere ciò che lei
vuole...Lei: la morte. Mentirei se
dicessi di non essere spaventato, ma voglio
che lei combatta. So che non ce la fa più; dei giorni la
guardo, la osservo e
ho paura di vederla troppo..perché se guardo bene potrei
vedere un barlume di
arrendevolezza..e non posso. Perché se crollo,
crollerà anche lei e io ho
bisogno di lei. Nella mia vita. Nel mio mondo. In me.
Fra poco ci sarà il Galà organizzato da mia madre
per una raccolta di
beneficenza; sono in smoking, è una serata elegante.
Sarà presente anche il
sindaco di NYC.
Vado a vedere se Elena è pronta. Busso.
"Avanti"
Entro
e la trovo seduta davanti lo specchio della sua
camera intenta a mettere una catenina al collo. È stupenda.
Ha un vestito nero,
senza spalline, con uno spacco su una gamba. Scarpe argento, che
richiamano i
gioielli. E' divina. Anche se con qualche (parecchi) chilo in meno. Mi
guarda
attraverso lo specchio.
"Ehi
tu.."
Le
sorrido "Wow"
Ricambia
e si alza
"Sei
splendida"
"Grazie,
anche tu"
"Come
ti senti? E' andata bene la seduta?"
"Al
solito"
Ultimamente
odia parlarne, e cerco di non insistere. Deve
essere una serata da ricordare.
"Ok.
Andiamo?" le porgo un braccio
"Damon,
sei sicuro che sia il caso di farci vedere
così insieme?"
"Sì.
Non c'è nulla di male. Anzi, credo sia anche
ora di dirlo"
"Pensiamoci
dopo..e comunque sì, accetto il suo
invito"
Eccola,
è tornata..almeno per un po'.
La casa è già gremita di gente, il catering
è ottimo e sfoderare Elena con me è
un privilegio e un piacere. Cerca di essere sorridente con tutti, e
tutti
l'ammirano già. Vedo in lontananza Caroline e Stefan, che mi
fanno un cenno.
Elena ha voluto che solo loro sapessero della sua situazione. O meglio,
che
Caroline sapesse; ma l'avevo avvertita..la bionda difficilmente sta
zitta,
specie con il suo ragazzo.
Eh sì, avete sentito bene. Abemus
papam!
Quei due ce l'hanno fatta! Incredibile ma vero...strano, ma molto
carino da
vedere. Li raggiungiamo.
"Ciao"
"Ciao!!"
Caroline abbraccia Elena
"Sei
uno splendore, Gilbert!"
"Anche
tu, Care"
"Grande
festa, eh..?" mi sorride Stefan
"Beh,
conosci mia madre..resta poco da
spiegare"
"Dai
Elena, vieni! Devo raccontarti un po' di
cose" fa Caroline portando via Elena
"Care,
la voglio intera!"
"Si,
si!"
Sì.
Sanno di me ed lei.
"Allora...come
sta?" mi chiede Stefan,
rimasti da soli
"Mah..certe
volte bene, altre meno"
"Hai
paura che molli?"
"No..non
lo so"
"E'
una situazione difficile"
"Sì,
ma non la lascerò morire, Stef. Fosse
l'ultima cosa che faccio"
Lui
annuisce. "Che dicono i dottori, dopo questo
primo ciclo?"
"Situazione
stabile. Che indica nessun
peggioramento, ma nemmeno altro"
"Ne
è rimasta delusa?"
"Non
mi è sembrato. Forse lo sono stato più
io"
"Tu
stai bene?"
Rido
tristemente "No, amico. Voglio vederla felice
e non lo è. Vorrei che stesse bene, ma non è
così"
Non
dice nulla. Mi da una pacca sulla spalla.
Grazie Stefan.
Il
mio amico mi avverte che si sono anche Finn e
Rebekah, ma non me ne curo.
Mio padre mi presenta ad alcune persone; in tempo di elezioni
è bene fare bella
figura; vedo mia madre che ride e che riceve complimenti da tutti.
Devo ancora conoscere qualcuno che non la ami!
Mentre ascolto i discorsi economisti, vedo Caroline raggiungermi con
un'aria..strana. Mi agito subito.
"Care.."
"Damon,
puoi..ehm, venire un attimo?"
"Che
succede?"
"Uhm.."
"Caroline!"
"Elena
non sta bene. Dice che le gira la testa, si
sente debole.."
"Dov'è?"
inizio a camminare agitato per la
sala.
Non
mi accorgo nemmeno che la mia amica mi sta
trascinando, finché non vedo Elena sdraiata su un divanetto,
in un angolo.
"Ehi"
mi avvicino
Fa
un lamento, per farmi capire che mi ha sentito
"Hai
un capogiro?"
Apre
gli occhi "Sì..non mi sento bene. Potrei
vomitare"
"Ok.
Vieni. Andiamo di sopra. Sei sfinita, è meglio
se vai a letto"
Sto
per prenderla in braccio, quando mi blocca
"No,
Dam..ce la faccio. Solo qualche minuto"
Tenta
di alzarsi ma le sue ginocchia non reggono. La prendo
al volo
"Sì,
lo vedo, Virginia"
Si
aggrappa a me. Arriva anche Stefan.
"Ehi,
amico..ti vogliono sulla pista..che
succede?"
"Non
sta bene.." lo informa Caroline
"Damon,
vogliono che la vostra famiglia apra le
danze. Il sindaco chiede di te!"
"Che
si fotta! Sono occupato"
"Dam,
puoi andare.." mi fa Elena
"No,
resto con te, piccola. Ora ti porto su e
resto" le bacio la fronte spostandole la frangia
"Damon!"
Cazzo,
mia madre.
"Dai,
abbiamo bisogno....di te. Elena?"
"Sta
male, mamma. Non posso ora"
"Chiamo
il dottore?"
"No,
è solo stanca"
"Allora
può occuparsene anche Caroline,
giusto?"
"Uhm..sì!
Sì! Certo!"
"No,
voglio occuparmene io"
"Damon,
figliolo... è stanca. La metteranno a
letto Stefan e Caroline. Ti richiede il sindaco, è
importante. Per tuo
padre.."
"Anche
lei è importante!"
"Lo
so Damon, lo so." Mi dice con voce ferma
mia madre.
"Dam,
vai davvero..non privarti di questa cosa per
me..vai" mi dice Elena
La
guardo..e non cambio idea.
"No.
Ci penso io a te, ricordi? Ti ho fatto una
promessa"
Ignoro
tutti, le voci che mi chiamano, la musica.
Ci sono io per Elena. Conta solo lei ora.
La
porto in camera, e la poso sul letto. Poi la copro
con la coperta.
"Damon..dovresti
essere di sotto.."
"No,
sto bene qui. Non voglio essere altrove"
"Potevi
ballare, fare una bella figura davanti al
sindaco e a tuo padre.."
"Sai
che me ne importa" le prendo la mano
"Preferisco stare con te, qui. Solo noi due"
Le
accarezzo una guancia. E' umida. Sta piangendo.
"Ehi,
piccola..non piangere..basta"
Parte
qualche singhiozzo.
"Che
c'è che non va?"
"Tutto!"
"Elena.."
"No!
Basta! Non dirmi che tutto ok, perché non lo
è! Io sto male, e tu sei qui. A star male per me, quando
potresti essere a
divertirti, a ballare con qualche bella ragazza che ti faccia fare una
buona impressione.."
"Che
stai dicendo? Ehi, smettila! Io ti amo. Non
mi importa delle altre, o del ballo. Voglio essere dove sei tu"
"E'
questo il punto, Damon. Tu non dovresti
esserci qui"
"E'
un crimine adesso?"
"No,
è...è sbagliato. Per te"
Rimango
in silenzio.
Si mette seduta,
con le spalle alla
tastiera del letto
"Damon,
tu non sei fatto per questa vita; tu
meriti altro."
"Io
merito te. Qualunque cosa significhi! Ho letto
tante cose, mi sono documentato. Ci sono dei modi per farti stare un
po' meglio
e..e per far sì che io gestisca la situazione"
"No,
Dam"
"Non
mi dai nemmeno una possibilità"
"Non
è questione di darti o meno una possibilità.
In questi mesi ti ho visto diventare una persona completamente diversa,
che
solo ora vede le sue potenzialità. Tu non hai idea di quanto
questo mi abbai
reso felice. Non voglio che tu sia legato a me, ai miei appuntamenti in
ospedale, alle limitazioni della mia vita. Non voglio che tu ti perda
quello
che potrebbe darti qualcun'altro. Ed è egoista, ma non
voglio che un giorno tu
mi guardi provando anche il minimo rimpianto o pietà e.."
"Non
lo farei mai!"
"Non
puoi saperlo, Damon. Non puoi sapere di come
potresti sentirti fra qualche giorno, o mese. Non hai idea di come
diventerà a
lungo andare. Io invece sì"
"Che
stai dicendo? Elena, dammi una chance! Dacci
una possibilità! Io non posso accettare che.."
"Ascoltami,
ascoltami proprio tu." Mi prende
una mano, e la stringe. Forte. Inizio a tremare, e non so
perché. O forse sì.
"Questi
mesi sono stati magnifici. Averti al mio
fianco, innamorarmi in un modo che nemmeno credevo possibile; non dopo
la vita
che ho avuto. E la tua famiglia...Dio, è stata la ciliegina
sulla torta. E tu
sei stato il massimo per me. Io no. Io non potrò mai essere
il massimo per te,
non così. Non sfinita da una chemioterapia, con dieci chili
di meno, e
probabilmente senza capelli. Tu meriti una star, una da far invidia a
chi incontri.
E il tuo modo di amarmi è stato unico, meraviglioso e
impeccabile, ma.."
"Amore.."
..Dio,
no..
Piange
di nuovo
"..in
Svizzera è legale l'eutanasia attiva e
passiva. In pratica ti iniettano delle sostanze..è come
un'anestesia. Ma
perenne. Altrimenti c'è l'interruzione di trattamenti
medici. Ma si va sulla
sofferenza. E io ho bisogno di finirla qui, Damon. Basta chemio. Basta
stanchezza, basta dolori alle ossa, o vomito. Basta svegliarmi con la
voglia
che la giornata sia già finita. Ho intenzione di prendere un
appuntamento in
questa clinica, e se tu ami davvero come dici..la cosa che mi farebbe
felice
più di ogni altra sarebbe che tu mi accompagnassi"
La
mia testa scatta all'indietro. "Che
cosa??"
"Le
cose non andranno meglio. Queste terapie ritardano
solo, ma non guariscono. E sai come me che quel midollo osseo non
arriverà.
Avete provato tutti voi e non siete compatibili. Non voglio
più soffrire, non voglio
dipendere da qualcuno o da qualcosa. Per
cui amami adesso. Resta al mio fianco. Dammi la fine in cui
spero."
La
guardo..inorridito.
"Come
puoi chiedermi una cosa del genere? Ti dico
che ti amo e che voglio costruire un futuro con te, e tu mi chiedi di
venire a
vederti mentre ti uccidi?? Ma che diavolo..."
"Damon.."
"Elena,
ascoltami. Ti prego, stammi a sentire..io
posso renderti felice. Staremo bene, anche tu. Io ti amo
così come sei, non ti
cambierei nemmeno un capello..io..ti prego, ti prego amore mio..non
farmi
questo! Non farlo a te! A noi"
Sono
disperato. Non può chiedermelo davvero! Non può
volerlo davvero!
"Dam,
non ce la faccio più. Sto soffrendo, e
tu.."
"Io
non basto. Non questa volta"
"Damon..io
ti amo ma.."
"Vaffanculo,
Elena! In
questo momento ti odio! Vorrei...vorrei...."
Do
un pugno al comodino. Lo
distruggo. La spavento.
Lei
con me ha fatto di peggio.
Vado
fuori sbattendo la
porta. Non riesco nemmeno a guardarla. Ad amarla. Non ora.
Elena's
POV
Lasciami
andare Damon. Lasciami a mio padre.
Non
mi uccidete vero? Ok mi limito a dire che su ogni cosa scritta mi sono
documentata, e a ringraziarvi! Spero in tante recensioni! Un bacio :*
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Capitolo
13
Elena's
POV
Dovevo
prevederlo. E'
inutile piangerci su; ho chiesto alla persona che amo e che mi ama di
assistere
al mio suicidio. Si può essere più crudeli ed
egoisti?
Mi ha detto che non ce la fa, che non si capacita di come io abbia
potuto
scegliere questa "fine"..per noi. Ma non capisce..la scelgo per me.
Lui non potrà mai capire; quando ero piccola ho visto cosa
può farti il cancro,
in che stato può ridurre il tuo corpo e la tua mente, anche
di chi ti è
accanto.
Alla morte si sopravvive..sembra una contraddizione, ma non lo
è.
Il dolore può uccidere davvero, ma lo fa nel complesso della
sua grande
maestria: non investe solo la ciliegina, ma anche la torta.
Annienta tutto e tutti, nessuna distinzione. Ed io questo non lo voglio.
Quando accadrà..sì,
staranno male,
soffriranno, ma passerà; diventerò un ricordo
dolceamaro e loro andranno
avanti. Sarà veloce.
Vedermi così, sfiancata da una macchina, o senza capelli, e
pallida..non va
bene. La morte è naturale; il dolore, la sofferenza, la pietà..no. E' una
crudeltà che non riesco più a reggere.
Quindi sì, morirò..ma sarò io a
sceglierlo. Sarà la prima vera scelta che farò
da me. E' triste che ne sia almeno un po' orgogliosa?
Bussano
alla porta e cerco
di risvegliarmi dai miei pensieri e dalla lacrime che,
ahimè, sono scese.
"Avanti.."
"Ciao.."
E'
Stefan. Mi fa strano
vederlo in camera mia, non siamo poi così intimi
"Ehi"
"Come
stai?"
"Meglio..dovevo
stendermi"
"Bene..posso?"
mi indica il letto
"Certo"
Si
siede affianco alle mie
gambe stese sotto la trapunta e mi sorride. E' un sorriso di conforto.
"Qualunque
cosa sia,
dilla.."
Sospira.
"Ho visto
Damon andar via. Sembrava agitato, arrabbiato e molto"
Ora
sono io a sospirare.
"Che
è successo,
Elena?"
"Abbiamo
avuto una
discussione..non siamo d'accordo su delle cose"
"Cose
che riguardano
te?"
"Sì"
"C'entra
la
situazione in cui ti trovi?"
"Sì"
"Ascolta
Elena, io
non so su cosa avete litigato e nemmeno voglio saperlo, ma posso dirti
che lui
ci tiene a te. Vuole aiutarti, vuole starti vicino. Lui ti ama e se
credi che
rinuncerà a questa crociata, sbagli. Non ti
lascerà, ora è arrabbiato ma tra un
paio d'ore sarà di nuovo qui. Non se ne va, Elena"
"Lo
so, Stefan,
ma.."
Mi
guarda attento
"Cosa?"
"Gli
ho detto che
voglio morire, tramite l'induzione di un farmaco terminale..in
Svizzera, e gli
ho chiesto di venire con me. Di starmi vicino quando accadrà"
Stefan
resta in silenzio,
per molto tempo...e non so che fare.
"Stef?"
"Caroline
lo sa? I
Salvatore?"
"No,
non l'ho detto
ancora a nessuno"
Di
nuovo questo silenzio.
".......tornerà,
Elena"
Eh?
"Era
questo che
volevi dirmi? E ci hai pensato tutto questo tempo?"
Ride
amaramente.
"Beh,
in realtà sono
molte le cose che vorrei dirti. Tipo che è una cazzata
colossale, e che ti
tirerei questo mobile in testa"
"E
perché non me
l'hai detto prima?"
"A
che servirebbe?
Hai preso una decisione e ne sei convinta a quanto vedo. E' la tua
vita, Elena.
Tu decidi come viverla e come finirla. Potrei dirti tante cose, ma non
cambia
la realtà. Vuoi morire? Fallo. Ucciditi, se è
quello che senti. Io non ho
diritto di dirti cosa fare o cosa non fare. E' una cazzata, ma resta un
tuo
problema"
Rimango
scioccata. E'
stato..crudele?!
"Wow..sei
stato
crudele, non credi?
"Imparo
dai
migliori"
Credevo
fosse una battuta,
e invece ha lo sguardo serio e fisso su di me.
Mi
sento sprofondare nella
vergogna.
Vergogna? Io non mi vergogno della mia scelta. E' coraggio il mio,
dannazione!
"Sai,
non credo che
abbiate il diritto di giudicare me e le mie scelte se non sapete o
conoscete
ciò di cui parlo. Voi non sapete come ci si sente. Pensi che
io voglia
morire?!"
"Elena,
io parlo
secondo quello che vedo. E vedo una ragazza che, sì, sta
male ed è stanca e
stufa e arrabbiata, ma che ha ancora delle opportunità
eppure sta dandole per scontato!
C'è gente là fuori che pagherebbe per avere una
possibilità, anche una sola
chance o speranza che qualcosa si risolva. Tu non hai tutto perduto,
eppure
vuoi rinunciarci. E' la tua vita, Elena..è vero, e io non
sto dicendo che la
vivi male..non la vivi a pieno, però. Se vuoi arrenderti
prima ancora che tutto
sia davvero finito, fallo! Ma non puoi pretendere che chi è
nella tua vita stia
in disparte a darti le pacche sulla spalla, perché non hai
finito qui. Perché
ti vogliono bene, e quando si ama qualcuno lo vuoi nella tua vita."
Resto
bloccata. Riesco solo
a piangere..ma che diavolo dovrei fare? Eh? Non so dove appigliarmi.
Non ho un
centesimo, mi sto spegnendo poco a poco..perché combattere?
I singhiozzi stanno prendendo il sopravvento. Sento la mano di Stefan
tra i
miei capelli.
"Ehi...Ascoltami,
forse sono stato troppo duro. Hai ragione, io non ti capisco fino in
fondo ma
sono preoccupato. Per te, perché ti stai condannando da sola
ad una cosa che non
meriti e che nessuno ancora ti ha affibbiato. Sono arrabbiato
perché il mio
migliore amico è logorato da questa situazione e non voglio
vederlo così,
voglio che sia felice. E' scappato via, e anche se so che
ritornerà..sarà
l'ennesima sua corazza, Elena. Damon è così. E
forse lo aiuta, ma non aiuta gli
altri, e di sicuro non aiuterà te. Vuoi che ti sostenga, ma
quando leggerai nel
suo sguardo una finta..capirai che non vuoi che ti dica che tutto va
bene o che
ti capisce, vorrai solo lui..il
vero
lui"
Damon's
POV
Ho
vagato per la città per
almeno 2 ore, ed ora sono qui..in uno squallido bar a bere uno
squallido whisky
con una barista che di squallido ha poco, a dirla tutta. Mi guarda ogni
5
secondi, ed è facile capire cosa vuole. Chi vuole.
Riporto gli occhi sul mio bicchiere mezzo vuoto, giro il liquido dentro
per poi
berlo tutto d'un fiato; brucia..perfetto. La ragazza mi si avvicina
languidamente..se fosse stata nuda, sarebbe stata meno sfrontata.
"Ehi,
ciao!" mi
fa
Le
faccio un cenno col
capo, a mò di saluto
"Tutto
solo?"
"Già,
a quanto
pare"
"Sai,
ti stavo
guardando e ho pensato che quei tuoi occhi blu avessero bisogno di
essere
guardati da qualcuno, non da un pezzo di vetro" dice con una risata da
civetta, che un tempo mi piaceva molto
"Ah
sì? Beh direi che
allora stai rimediando alla grande"
"Sì
lo credo
anch'io"
La
squadro un attimo, ma
non parlo
"Mi
trovi
carina"
"Andiamo..lo
sai che
non sei solo carina. Hai fin troppa autostima, non ti servono i miei
complimenti"
"Hai
ragione.."
si avvicina e mi sfiora il collo nudo con i polpastrelli "Stacco tra 10
minuti. Mi aspetti? Magari ti faccio vedere perché
ho le certezze della mia autostima.."
"Mmh-mmh.."
stringo le labbra fra loro
Mi
ci vuole una
distrazione stasera. Anche se..
Ho qualcuno. Ho lei, che amo. Ho lei, che mi ama. Lei
che ride, che mi fa ridere. Lei
e suoi capelli. I suoi occhi.
Elena.
Lei che per sua scelta, non
avrò più.
Morirà.
Guardo di nuova la barista.
"Come
ti
chiami?"
Lei
si volta, presa di
sorpresa "Shayla"
Shayla.
Bella ragazza. Bel
nome. Belle tette. Bella bocca.
Shayla. Shayla..che non è Elena.
Che non
sarà mai Elena.
Nessuno mai potrà.
Che cazzo sto facendo? La mia ragazza annuncia di volersi uccidere ed
io sto
quasi per farmene un'altra. Io amo Elena. Che diavolo..?
Sto impazzendo, e tutto perché so che se non
l'avrò più con me..sarà l'inferno.
Darò di matto. Ma come faccio a fermarla? A dirle di
resistere quando..quando
di concreto davanti a lei non c'è nulla..a parte io, che
stavo per tradirla.
Sono arrabbiato, cazzo. Non voglio vedere la sua morte, i suoi occhi
chiudersi
e mai più riaprirsi. E forse dopo rivederli solo in foto.
Cristo..non abbiamo nemmeno una foto insieme. Non ho niente di lei.
Avrò solo
il suo ricordo.
Non mi sono accorto di aver stretto talmente forte il bicchiere, da
averlo
rotto. Sto sanguinando. Shayla se ne accorge..
"Ehi!
Stai bene?
Sembri..esplodere"
"Io..ehm.
No, cioè..devo
andare"
"E
non mi
aspetti?"
"No"
"Perché?
Certo che
sei stronzo"
"Senti,
è stata una
giornata di merda. E ho una ragazza, che amo. Perché dovrei
aspettarti?"
"Perché
posso darti
qualcosa in più. Posso farti vivere"
Vivere.
Shayla è
viva..vivrà. Con me. Stanotte.
"Io....io
la amo,
Shayla. Più della mia vita"
Ed
esco.
Rientro
a casa. Apro il
cancello, e riaccendo il cellulare che avevo spento. Ci sono chiamate
di Elena,
di Stefan, mamma, papà, Caroline. Diamine! Sono uscito a
bere! Non sono io a
volermi suicidare!
Incredibile! Rompono le palle a me...da manuale, proprio.
E' tardi, molto tardi e la casa è vuota, buia. Vado in
cucina e prendo
dell'acqua..potrà aiutarmi da questa sbronza. Dentro sono un
fascio di nervi;
mi sento inquieto, mi sento nervoso..e pronto a spaccare tutto.
Vedo vicino al lavandino un elastico di capelli. E' di Elena. Lo porto
al naso
ed inspiro; sento il suo profumo, il suo balsamo..la sua essenza.
Potrei dire
che c'è tutta Elena in questo'odore.
Perché? Perché vuoi ucciderti, piccola? Non ci
pensi a me? Come farò? E gli
altri..saranno distrutti. Dio..
Sto degenerando e capisco che è meglio che vada a letto. Do
uno sguardo al
cellulare e leggo solo un messaggio di Elena:
"Ti
amo da impazzire. Fai in fretta, ti
aspetto. xx"
Mi
viene da sorridere. Che
devo fare con te, Virginia?
Spengo il telefono, e vado verso le scale...quando mi accorgo di una
cosa. Sul
divano non c'è la giacca di mio padre, eppure è
sempre lì quando torna da
lavoro. Perché non c'é? Mi guardo intorno e noto
che nemmeno le chiavi e la
borsa di mia madre ci sono. Ma dove sono finiti? Sono partiti? Non ne
sapevo
niente.
E poi eccolo lì.
Bianco. Piccolo. Solo. Sul tavolino. Due righe. Una richiesta. Il
più grande
rammarico e la più grande rabbia che avrò in
tutta la mia vita?
"Ospedale.
Vieni, di corsa.."
Non
averle detto che la
amo anch'io..prima che andasse via.
ORRIBILE.
INDIFENDIBILE. INSCUSABILE. UCCIDETEMI
E IO VI AIUTERO'!
Come dire...MIIIIIIII DIIIIISSSSPIAAAACEEEEEE!!!!!!!!!
Sono in un ritardo che dura da mesi, e l'unica scusa che ho sono dei
motivi
familiari molto seri (ma ora risolti). Non so che dire...spero che non
vi siate
dimenticati di me! Vi prego!! SCUSATEMI TANTO.
Non solo per il ritardo..ma anche per il capitolo: è un po'
corto, lo so... e
non finisce nel migliore dei modi. Non voglio anticipare troppo, ma se
avete
domande ci sentiamo nelle recensioni..e ne spero tante, anche se non me
le
meriterei.
Che dite? Impressioni? Idee per il prossimo capitolo? Che
succederà? "Che
sarà successo?
A presto :*
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Capitolo
14
Damon's
POV
Corro.
Corro fuori casa, in macchina, nel parcheggio,
nei corridoi bianchi e azzurri di un ospedale che è la porta
di un inferno al
quale non vorrei appartenere, ma mi ci sento legato e tirato contro.
Non so
cosa sto facendo, dove sto andando. Vedo volti che cercano di calmarmi,
di
fermarmi..ma non voglio. Non finché non la trovo,
finché non vedo il suo
sorriso a dirmi che resterà ancora, che ci sono troppe cose
da fare e da
vivere...insieme, se vorrà.
Giro l'ennesimo angolo dell'ennesimo corridoio e finalmente vedo i miei
genitori,
Olga, Stefan e Caroline; gli corro incontro e Stefan cerca di
afferrarmi, di
calmarmi
"Ehi!
Damon! Ehi! Cazzo, ascoltami..."
"Dov'è??
Voglio vederla!"
"Damon!"
"No!
Stef, dimmi dov'è, ti prego"
Non
riesco a star fermo
"Ehi!
Dam..ascoltami, guardami"
Fisso
il mio amico ad occhi sbarrati
"E'
dentro con i medici, non l'abbiamo vista
nemmeno noi. Da quando l'hanno portata, non ci dicono niente. Dobbiamo
aspettare, Damon. Stare calmi. Non sappiamo nemmeno cos'abbia, Dai,
siediti"
"Non
voglio sedermi!!" urlo "Voglio
vederla! Voglio che mi dicano che sta bene"
Mio
padre si avvicina
"Damon,
figliolo, siediti"
"Papà,
no..io..io devo.."
Mio
padre mi mette le mani sulle spalle e stringe
"Lo so. Lo so. Ma non serve a nulla ora"
"Voglio
sapere cos'ha"
"Ha
un tumore, Damon"
Sono
completamente assente
"Lo
so..che è successo, papà?..Io non c'ero, non
ero lì"
"Olga
l'ha trovata svenuta in bagno. Non sappiamo
di più"
"Oh
mio.." do un pugno al muro
"Damon,
aspettiamo e vedrai che andrà tutto
bene"
Mio
padre mi abbraccia, e sopra le sue spalle vedo mia
madre ed Olga che si tengono per mano. Caroline che mi sorride
tristemente. Non
capisco che succede. Che sta succedendo?
-
Siamo
qui, in questo cazzo di corridoio da più di
un'ora e il buio.
Mio padre e mia madre mi hanno trascinato a forza in un'altra ala del
reparto,
per prendere un caffè, per distrarmi.
"Ehi"
mia madre mi porge il mio bicchiere
"Grazie"
sussurro piano
Lei
e mio padre si guardano e poi si voltano a fissarmi
"Figliolo..vuoi
dirci qualcosa?"
"Mmh?!"
"Si
insomma.. tu ed Elena.."
"Ah
sì..io ed Elena.."
Mi
guardano ancora
"Sentite,
mi dispiace, ok? No dovevo farvelo alle
spalle ma è successo, e forse avrei dovuto dirvelo ma
volevamo aspettare, perché
ci sembrava di aver tradito la vostra fiducia. Non era programmato,
è successo.
Ci vogliamo bene, e ora lei è lì dentro, e
nessuno parla, o ascolta, o sa..come
se non importasse, non contasse. Ma lei conta! La vita delle persone
conta. E io
non ho fatto in tempo a dirle tutto, perché lei vuole
morire..e cazzo, se ci
sta riuscendo!"
"Ehi
ehi, aspetta..che vuol dire vuole
morire?!"
E
allora racconto tutto. Di quella sua idea del cavolo.
Di quanto mi sono arrabbiato, di come me ne sono andato, di come era
rassegnata. Era la mia paura più grande, vedere la
rassegnazione nel suo
sguardo, nei suoi occhi. Mi sono trovato impotente, come se non sapessi
neanche
cosa dire, senza trovare un solo motivo per dirle: non farlo.
Internet è pieno di suggerimenti che posso servire nella
teoria; in pratica
tutto è diverso..ma io posso farcela; è un inizio.
"Voglio
che lei combatta, mamma. Voglio essere il suo
motivo per restare, voglio che tutti noi lo fossimo"
"Lo
so. La faremo combattere, ok? Ci
riusciremo"
Annuisco,
non convinto però.
Non lo so. Non so che pensare. Neanche il mio umorismo sembra sorridere.
"La
ami?" mi chiede mio padre
"Cosa?"
"La
ami? E' amore..vero?"
"Sì"
più convinto che mai, stavolta "E'..è
accecante, è spaventoso ma bellissimo, è uno
schifo e tutto insieme. Non so,
è..è necessario"
Mamma
mi abbraccia, poggiando la testa sulla mia
spalla.
La stringo anche io.
"Scusa,
mamma"
Lei
alza lo sguardo e aggrotta le sopracciglia, non
capendo.
"Per
non averti detto di me ed Elena"
continuo "E' la prima volta che mi innamoro, e non te l'ho detto..te
l'ho
nascosto. Ma non è che mi vergognavo, è solo che
era.."
"Tuo"
Eh?
"Era
tuo, Damon. Volevi viverlo, in un mondo
vostro..e va bene. E' tua. E io non potrei essere più felice
e fiera. Ora vuol
dire che il mondo è pronto per voi. Magari saperlo in
un'altra
circostanza.."
Mi
sorride e un po' fa sorridere anche me.
Dio, mamma..che farei senza di te?
Ad
un certo punto vediamo Caroline sbucare e venirci
incontro, agitata
"Care..
che è successo?"
"Il
dottore. E' uscito dalla sala. Vuole parlare
con qualcuno"
Inizio
a correre spedito, ma sento Caroline bloccarmi
il braccio
"Care,
che fai? Lasciami"
"Dam.."
"Care..cosa?
Fammi andare"
"Dam..è
sveglia. Questo me l'hanno detto. E'
sveglia, Damon"
Grazie.
Corro ancora più veloce.
Grazie, chiunque tu sia.
Anzi no..grazie nonno, grazie Grayson.
Elena's
POV
Dolore.
E' la prima sensazione che sento.
Luce.
La prima cosa vedo.
Il suo profumo.
La prima cosa che odoro, che amo.
Non
lo vedo, ma vorrei. Cerco di aprire gli occhi, ma
il bruciore è forte; mi fa male la testa e devo andare in
bagno.
Elena...
Elena..
Sento
il mio nome in lontananza..Damon.
Voglio svegliarmi.
Forza. Andiamo!
Sento
le palpebre aprirsi e dopo un paio di muniti
scorgo un volto.
"Ehi"
"Mmh.."
"Mi
raccomando, solo pochi minuti.." dice una
voce che conosco.
"Damon.."
"Ehi,
Virginia..sono io, sì."
Metto
finalmente a fuoco e lo vedo: occhi spenti,
occhiaie, capelli spettinati e la sua mano tra le mie ciocche, che mi
accarezza
"Ciao.."
"Ciao"
mi sorride
"Che
cosa.."
"Sei
in ospedale. Hai avuto un piccolo
peggioramento e le tue difese immunitarie hanno crollato per un po', ma
niente
di serio. Sei qui. Ci pensano loro a te, e anche io eh? Non me ne vado.
Mica ti
liberi così di me!"
Rido
"Non so perché ma avevo intuito la cosa"
"Ti
amo anche perche sei intelligente,
infatti" mi dà un colpetto col il polpastrello sul naso
"Davvero?"
"Cosa,
piccola?"
"Davvero
mi ami? Ancora..nonostante..beh, lo
sai.."
"Sì,
Elena. Certo. Tu ami me? Nonostante ti ho
voltato le spalle"
"Sì,
e ti capisco. Damon, io davvero ti capisco
ma-"
"Elena..siamo
in un fottuto ospedale, e io ho
passato le ultime due ore più terribili della mia vita.
Possiamo goderci solo
per un attimo il fatto che sei qui, e che l'ultima cosa che ricorderai
non sarà
io che me ne vado da te?! Mmh?!"
"Ok"
"Ok"
"Bene"
Ride
"Bene"
"Allora..mi
baci tu o lo faccio io? Potrei
metterci un po', sai..sono un po' dolorante"
"Non
muoverti di lì, per una volta che non mi tiri
i capelli"
"Io
non ti tiro i capelli quanto ti bacio!"
Si
avvicina e accosta le sue labbra alle mie,
sorridendo maliziosamente
"Si
che lo fai"
"Damon"
"Si?"
"Muoviti"
"Per
cosa?"
Bastardo,
figlio di..
"Per
dimostrarmi che avevi ragione"
Sorride
e finalmente mi bacia.
Lentamente, passionalmente, dolcemente. La sua mano è sulla
mia guancia, ed io
poggio la mia sul suo polso
"Mmh..dici
che se chiudo la porta un momento,
qualcuno potrebbe insospettirsi?"
"Damon!"
"Ok,
ok..ma ti avverto, secondo me, sarebbero
stati felici di non sentire urli di dolore, ma di altro genere!"
"Damon!
Mio Dio.." dice una voce..che non è
la mia.
Ci
sono tutti: Giuseppe, Elizabeth, Stefan, Olga,
Caroline!
"Ciao!"
"Ehi..!"
A
turno mi abbracciano, e sento il cuore riempirsi.
Siamo una famiglia. Non lo nascondo
più.
"Scusa
mio figlio.." fa Giuseppe "da
quando ci ha detto, non si trattiene più"
Arrossisco
e lo guardo, mentre lui alza le mani come a
discolparsi.
"Come
stai?" mi chiede Elizabeth
"Meglio..ma
vorrei capire e sapere di più"
"Già
anche noi, ma stanno facendo degli esami. A
breve ci diranno, vedrai."
"Sì..ehm..io
dovrei andare al bagno"
Damon
si riavvicina "Ti hanno messo un
catetere"
Oddio,
che schifo! Ma nemmeno morta!
"Non
la faccio in un catetere, è disgustoso"
"Ehi,
non fare la bambina"
"Vorrei
vedere te"
"Non
puoi alzarti, non ce la fai"
"Mi
farò aiutare"
"Elena.."
"Damon..fammi
andare al bagno come le persone
normali ed io in futuro saprò come ricompensarti"
"Virginia!
Niente più imbarazzo, eh?"
Guardo
gli altri "No, direi di no" e sorrido,
alzando le spalle.
"Ok,
tigre. Ti prendo in braccio e andiamo"
Damon
mette un braccio sotto le mie ginocchia e sulla
mia schiena e mi solleva..mentre entra il dottore.
"Che
succede?" chiede
"Ehm..vorrei
andare al bagno..senza il
catetere"
"Ok..ma
è urgente? Dovrei parlarle"
Mi
fermo. Damon si siede sul letto con me in braccio
"No,
allora dica. Loro possono restare"
Il
dottore guarda gli altri e annuisce, sorridendo
cordialmente.
"Bene.
Allora, Elena.." sospira "prima
la buona o la cattiva notizia?"
Ciaoooo!
Eccomi, di nuovo. Sempre un po' in ritardo, mi dispiace. Spero che non
cali
l'interesse nella storia, anche se nelle visualizzazioni e recensioni
ho visto
che vi ricordate e che piace! Grazie a tutti! Vi avverto che la storia
si sta
avviando verso la fine :) e nulla...aspetto le vostre parole (belle e
brutte
xD)
A
presto! xx
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Capitolo
15
Elena's
POV
"Prima
la bella, la prego" faccio una risata
sarcastica e il dottore mi sorride.
Sono ancora in braccio a Damon e cerco di scendere, ma lui serra
più forte le
braccia intorno ai miei fianchi e mi è impossibile staccarmi.
"Dunque,
Elena..la buona notizia è che c'è un
donatore. Un donatore sano, pronto alla trasfusione e sopratutto a te
compatibile"
Damon
stringe la sua presa, e sento le sue labbra sui
miei capelli allargarsi in un sorriso.
Anche il resto della famiglia sorride, si stringe le mani..e hanno le
lacrime
agli occhi.
"Ce
l'hai fatta piccola" mi fa Damon
Ma
io non riesco ad esserne felice. Non completamente
almeno. Qualcosa non torna, lo sento nell'aria..
Uno sguardo di tensione passa tra me e il dottore.
"Ma.."
dico
"Ma
cosa?" mi fa Caroline "Hai sentito?
Hai un donatore! E' magnifico!"
"Care.."
"Ehi.."
Damon mi chiama, ed io mi volto
"Che c'è? E' una notizia stupenda, Elena"
Sospiro,
come se non loro non capissero. Se c'è una
cosa che ho imparato in tutta questa storia è che i dettagli
non vanno mai
presi sotto gamba, o ignorati..o superficializzati.
"C'è
anche la brutta notizia..vero dottore?"
Lui
mi guarda fisso.
"Dica"
"La
sua assicurazione non copre il costo
dell'operazione, e la richiesta inviata qualche settimana fa non
è stata
accettata. Come quelle precedenti. Mi dispiace."
"Cosa?!
Ma stiamo scherzando?!"
Damon
si alza, ma mi tiene ancora n braccio ed io ho un
capogiro
"Damon..mi
metti giù? Mi gira la testa"
"Oh..si.
Certo piccola. Scusa" mi poggia sul
letto "Scusami tanto.."
Gli
sorrido lievemente, ma lui si volta subito.
"Non
possono farlo. Lei sta male, ha bisogno di
questa cosa. Come possono far finta di niente?!"
"E'
inaccettabile!" interviene Giuseppe
"c'è in ballo la salute di una ragazza di vent'anni!"
"Già..non
possono. Dobbiamo intervenire,
Giuseppe" dice Elizabeth
"Esatto..parlerò
con quelli dell'assicurazione
e-"
"No"
Tutti
si voltano verso di me, perché la mia voce ha
pronunciato quella sillaba
"Come..che
vuol dire no? E' un ingiustizia, Elena"
dice Damon "Papà parlerà non quegli stronzi..o
possiamo fare ricorso!
Giusto, dottore?"
"Beh..fare
ricorso è un vostro diritto,
senz'altro"
"Lo
faremo!" urla Damon
"No"
insisto
"Elena.."
"Ho.
Detto. Di. No." scandisco a denti
stretti la frase, e mi costa..Dio quando mi costa, ma è la
cosa giusta
"Elena,
no."
Non
riesce a parlare. Mi abbraccia forte, e lo lascio fare. Quella notizia
improvvisa
lo ha gettato nel panico, ma deve calmarsi.
"Risolviamo
tutto, va bene? Non finisce qui. Sono sicuro che troveremo il modo di
fare
ricorso"
"Non
voglio fare ricorso", dico calma.
Nel
sentire quelle parole gli si ferma il cuore. Lo scosto da me, per
guardarlo negli
occhi
"Cosa
significa che non vuoi fare ricorso?"
"Sono
stanca di lottare, Damon. Se hanno respinto la richiesta una volta,
perché dovrebbero
cambiare idea? La nuova compagnia assicurativa non è come
quella che avevo
prima. Non vogliono
sganciare i soldi. Che senso ha perdere mesi dietro un ricorso, per poi
ricevere
un altro rifiuto? Basta, sono stanca"
"Mi
stai dicendo che vuoi arrenderti?"
"Non
mi sto arrendendo. Sto soltanto accettando la cosa."
Si
alza dal letto, così arrabbiato come se volesse prendere a
cazzotti il muro
"E
cos’è esattamente che staresti accettando? Il
fatto di morire?" grida
Trasalisco.
"Voglio godermi il tempo che mi resta, Damon. Ne abbiamo già
discusso»
Scuote
la testa in preda alla rabbia.
"No.
No, non lo posso accettare"
"La
decisione non spetta a te"
"Pensa
che io ti amo. Pensa che tutto questo è vero, quello che
provo per te è vero.
Pensa che devi lottare. Devi lottare per questo sentimento e per noi
due. Elena,
non arrenderti"
"Voler
passare il resto della mia vita con te non significa arrendersi. Non
m’importa
niente del motivo per cui ci siamo incontrati e di cosa ci ha portati
fin qui,
io voglio passare ogni minuto che
mi resta con te, Damon. Questo non è
arrendersi. Questo è vivere"
"E
invece significa arrendersi, se il risultato è che morirai!
Non lo capisci, Elena,
non lo vedi? Sei la mia vita, cazzo. Sono sopravvissuto alla morte di
tante
persone care, ma se tu te ne vai non ce la farò. La vita non
continua senza di
te"
Mi
avvicino per baciarlo, le lacrime mi rigano il volto.
Lo guardo negli occhi.
Mi guarda negli occhi, e in fondo al cuore, sento la sua
richiesta..pregandomi
di restare con lui, di non lasciarlo morire.
Damon's
POV
Non
so bene per quale motivo sono sveglio, ma qualche ora prima
dell’alba apro gli
occhi terrorizzato. Mi guardo intorno e cerco con la mano la presenza
di Elena.
La
trovo che dorme sul letto d'ospedale accanto a me, che sono su una
poltrona.
Sta ferma, un po’ troppo ferma. Respira piano, a fatica.
"Elena..",
chiamo, scuotendola.
Lei
apre gli occhi, ed è allora che entro nel panico.
"Non
mi sento bene", ammette, stringendosi il petto.
"Dov’è
l’ossigeno?" le domando mentre mi alzo dalla poltrona per
accendere la
luce.
La
bombola dell’ossigeno è nell’angolo. La
prendo.
"Il
battito è irregolare", mi dice con la mascherina davanti
alla bocca.
"Adesso
chiamo il dottore", la rassicuro, pigiando il pulsante di chiamata
sopra
il letto
Cinque
secondi dopo, sviene.
"Cazzo!
Elena!" grido, e chiamo con insistenza quel dannato pulsante.
Mi
calmo e la prendo tra le braccia.
Per fortuna respiro, ma troppo piano, troppo poco.
"Forza,
angelo mio, stai qui con me", la prego prima di baciarle le labbra
pallide.
Bisogna
aspettare i medici o gli infermieri.
Qualche
minuto dopo arriva un infermiera seguita dal nostro dottore.
Io sono con lei tutto il tempo. Le mettono una flebo e le prestano i
primi soccorsi.
Ci accompagnano in una stanza e mi permettono di stare con lei, ma poco
dopo me
la portano via per una serie di analisi.
Rimaniamo
tutti là seduti in silenzio, ad aspettare che ce la
riportino. Le lancette dell’orologio
di plastica appeso al muro scandiscono i minuti, ricordandoci dove ci
troviamo e
perché.
In
quel momento si apre la porta e una donna ci riporta Elena, spingendola
sulla
barella.
"Ciao",
dice lei, un po’ debole.
Quell’unica
parola fu come manna dal cielo.
Era sveglia.
"Sei
tornata", feci io, alzandomi subito per andare a prenderle la mano.
"Come
stai?"
"Abbastanza
bene. Sono stata meglio, ma sono stata anche molto peggio. Il dottore
dice che
potrebbe dipendere dal fatto che ho un po’ esagerato, forse
troppe scale e troppo
poco riposo. Comunque mi ha fatto delle analisi, giusto per stare
tranquilli"
Scuoto
il capo. «Mi dispiace così tanto. È
colpa mia. Saremmo dovuti stare più attenti»
"Non
c’è un colpevole, Damon. È
così che funziono. A volte ho delle brutte giornate,
e ieri è stata una di quelle. Succederà
più spesso visto che…"
Strabuzzo
gli occhi e alzo la testa di scatto.
Non
è possibile che pensi ancora a quella cosa, non dopo
ciò che le avevo detto.
La guardo, scongiurandola con gli occhi di non farlo.
Fallisco.
Esco
di scatto dalla stanza in uno stato di trance. Vado ad appoggiarmi alla
parete del
corridoio e scivolo fino a terra.
Da là, mi metto a fissare la porta, ad aspettare,
chiedendomi che cosa le stiano
dicendo gli altri..la mia famiglia, e che cosa abbia deciso.
E
seduto a terra in quel corridoio deserto, con la schiena premuta contro
il muro,
ho la sensazione che la mia vita sia finita.
Ironia
della sorte.
Ma
non può farlo. Vaffanculo lei e la sua voglia
d’indipendenza.
Ho promesso di fare di tutto perché viva, costi quel che
costi.
Costi
quel costi.
Esco
dall'ospedale, e prendo il mio telefono.
Chiamo la banca.
I miei mi aprirono un fondo fiduciario quando compii diciotto anni. Per
gli
studi. Per i master. Per il futuro. Per qualsiasi cosa volessi dalla
vita e
nella vita.
E io voglio lei. Voglio che lei viva, che sia felice, perché
non riesco ad
immaginare nessuno più meritevole.
Elena
sarebbe vissuta. Per questo l’avevo fatto.
Peccato
che io non sarei stato con lei...
-
"Non
lo deve sapere", insisto con gli altri e il dottore.
Siamo
nella mensa, al buio.
"Damon..sei
sicuro? Puoi ripensarci. Non sei obbligato"
"Mi
scusi dottore, ma lei al posto mio che farebbe? Di tutto. E io lo sto
facendo.
Sono soldi miei, i miei genitori ed amici mi appoggiano"
"Non
ci crederà. La compagnia assicurativa non farebbe mai
passare il ricorso. E lei
lo sa. Altrimenti perché si sarebbe arresa?" dice Caroline
"Fateglielo
credere. Non m’importa come. Mentitele, ditele che
è stata una grazia del
cielo, ditele che avete chiesto un favore personale, o avete fatto leva
sul
ruolo di papà. Non me ne frega niente. Fateglielo credere e
basta"
Poso
il caffè sul tavolino. Mi guardano.
"Ma
perché non glielo dici e basta?" dice mia madre
"Non
me lo lascerebbe mai fare. Ho visto la convinzione che aveva negli
occhi ieri
sera. Ormai se n’è fatta una ragione, ha accettato
il suo destino. E io non
posso permetterglielo."
"E
se così facendo le spezzassi il cuore?"
"Ci
sarete tu e Olga, papà..a raccogliere i pezzi. E se non
altro sarà viva"
"Lo
sai che non potremo impedirle di venirti a cercare, una volta che si
sarà rimessa"
fa mio padre
Scuoto
il capo, con le budella che mi si contorcono.
"Non
ce ne sarà bisogno. Dopo quello che farò domani,
non vorrà più vedermi per il
resto della sua
vita."
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
Capitolo
16
Elena's
POV
Tutti
pensavano che mi stessi arrendendo, e in un certo senso era
così.
Ma
la scelta spettava a me.
Era
mia.
Non
ne potevo più di essere coccolata e tenuta sotto una campana
di vetro. Ero una
donna adulta, ed era ora che iniziassi a comportarmi come tale.
Se mi restava da vivere poco tempo, sarei stata io a decidere come
trascorrerlo.
Io.
E nessun altro.
Nel
breve periodo passato insieme, Damon era riuscito a darmi un assaggio
di come
avrebbe potuto essere se le cose fossero state diverse, se fossi stata
normale.
Pensare alla vita che avremmo potuto avere lasciava l’amaro
in bocca, e faceva
male sapere che non sarebbe mai stata nostra. Ma ero stata a lungo
negli
ospedali e isolata dal resto del mondo, perciò sapevo quanto
dovevo ritenermi
fortunata di avere a disposizione anche solo quel poco tempo che mi
restava.
E
lo volevo trascorrere con Damon, non a lottare per una causa persa.
Sentii
bussare alla porta e alzai lo sguardo. Vederlo entrare in quella stanza
mi
ricordò di tutte le volte che l’aveva fatto.
Ciononostante, il suo arrivo mi
riportò alla mente tanti bei ricordi.
Avevo
dormito la maggior parte del tempo e la giornata era volata senza che
me ne
accorgessi. Fuori si era fatto buio, e la luce della luna illuminava la
sua pelle.
"Non
potevo starti lontano", disse Damon, avvicinando una sedia al letto.
Benché
cercasse di apparire tranquillo e allegro, si vedeva che era abbattuto.
"Il
dottore ha detto che le analisi sono a posto, per cui dovrebbero
dimettermi
domani"
"Bene"
intrecciò le dita alle mie, la fronte aggrottata.
"Parlami,
Damon. So che sei arrabbiato per via della decisione che ho preso, ma
io…"
Si
alzò e si mise sul letto, accanto a me.
"Adesso
non ho voglia di parlare", disse sfilandosi la maglietta per poi
gettarla
a terra.
Le
mie mani furono subito sul suo petto scolpito, sui muscoli definiti.
"E
se entra qualcuno e ci scopre?" chiesi alzando lo sguardo lentamente,
fino
a incontrare il suo.
"Gli
altri li mandati a casa a riposare, e il dottore è in pausa.
Di tutti gli altri
me ne frega ben poco"
Quelle
parole mi eccitarono, e feci subito per spogliarmi.
Ma
lui mi fermò.
"No,
lascialo fare a me"
E,
come se avessimo a disposizione tutto il tempo del mondo, mi tolse un
capo alla
volta, ammirando ogni centimetro della mia pelle che restava scoperto.
"Passerei
la vita a guardarti", mormorò.
Cominciò
a baciarmi ovunque, e io iniziai a muovermi e a strusciarmi addosso a
lui, che
tirò fuori un preservativo dal portafogli e si tolse il
resto dei vestiti.
Coprendoci col lenzuolo, si mise sopra di me. Ogni carezza era lenta,
ponderata, come se volesse memorizzare ogni curva, ogni
linea
del mio corpo, come se mi stesse già dicendo addio.
Gli
presi il mento e feci in modo che mi guardasse.
"Ehi,
sono ancora qui con te"
Lui
non disse niente, la sua unica risposta fu un lunghissimo bacio
straziante. Gli
infilai le dita tra i capelli e l’attirai più
vicino a me: non si doveva fermare.
"Piano.
Stasera voglio farlo così", mi sussurrarono le sue labbra,
sfiorandomi il
collo.
Era
molto diverso dal modo febbrile e appassionato in cui
l’avevamo fatto le altre
volte. Travolto dalle emozioni e dalla rabbia, Damon era stato
sfrenato. Adesso,
le stesse emozioni erano ancora presenti e si agitavano sotto la
superficie, ma
erano diverse.
E,
mentre mi teneva il viso e mi guardava con tutto l’amore e la
devozione del
mondo, io sentii che c’era qualcosa che mi sfuggiva.
"Ti
amo, Elena Gilbert", disse.
Poi
mi penetrò, dandomi un piacere che
s’irradiò in tutto il corpo. Senza mai fermarsi,
continuando a muoversi lento, iniziò a baciarmi, mi
accarezzò le spalle,
circondò i seni tondi, per poi, finalmente, afferrarmi i
fianchi e affondare
ancora di più, facendomi godere.
I
baci camuffavano i gemiti, mentre lui si agitava per raggiungere
l’orgasmo, che
arrivò pochi secondi dopo.
Ci
rivestimmo, e io tornai ad accoccolarmi vicino a lui. Mi piaceva
sentire il
calore che emanava. Tra le sue braccia non sentivo mai freddo. Mi
addormentai
così, stretta nel suo
abbraccio,
sentendomi al sicuro.
-
Mi
svegliai, spaventata. Mi allungai per cercare Damon al mio fianco.
Ma
lui non c’era più.
Mi
strofinai le braccia per ritrovare il calore che avevo perso,
perché lui se n’era
andato. Lasciai correre lo sguardo in tutta la camera, nella speranza
di scorgere
la sua sagoma in un angolo buio.
Ma non c’era.
Con
la coda dell’occhio notai che c’era qualcosa sul
comodino. Mi girai e trovai
una nostra foto, come una polaroid..lui che con la macchinetta in mano
e io
vergognosa che poggiavo la fronte sulla sua spalla, cercando di
nascondermi..ma
un sorriso mi aveva tradito. Come ora. Sorrisi e la presi, per poi
stringermela
al cuore, come fosse stata la cosa più preziosa del mondo.
Fu
allora che mi accorsi della lettera.
Su
una busta bianca, Damon aveva scritto il mio nome.
Mi
tremavano le mani mentre l’aprivo.
"Elena,
sappi che questa è la cosa più difficile che
abbia
mai fatto.
I giorni passati con te sono stati i più belli e
sereni di tutta la mia vita.
Non ci sono parole per spiegare cosa significa
perdere la persona che ami.
Mi hai insegnato ad amare di nuovo, a vivere di
nuovo. Hai dato una ragione alla mia esistenza.
È per questo che non posso restare a guardarti
morire.
Perché, se lo facessi, non credo sopravvivrei.
Mi dispiace.
Damon"
La
lettera si sgretolò tra le mie mani, mentre le lacrime mi
bagnavano il volto. Chiudendo
gli occhi, mi tornarono alla mente il suo sguardo combattuto, le
carezze
incerte della sera prima, quando avevamo fatto l’amore.
Lo
sapeva già.
Mentre
io cercavo di capire come mai avesse un’aria così
malinconica, lui mi diceva
addio, con ogni bacio, ogni carezza.
E
adesso se n’era andato.
Quando
mi resi conto di quello che era successo, il mio pianto disperato
straziò il
silenzio della stanza. Mi aveva lasciata da sola.
No,
cambierà idea. Ha soltanto bisogno di tempo.
Cercai
il cellulare.
Adesso
gli mando un messaggio. Gli dico di tornare,
per parlarne insieme.
Gli
avrei spiegato di nuovo le mie ragioni, e lui avrebbe capito.
Saltai
giù dal letto e andai a prendere lo
zaino che Damon aveva preparato per me. Rovistai al suo interno, trovai
vestiti,
cose per il bagno, e infine il telefono. Ma il suo numero in rubrica
non c'era
più.
Lo
aveva cancellato. Mi aveva cancellato dalla sua vita. Non voleva essere
trovato, e questo mi uccise più della malattia.
Rimasi
immobile in mezzo alla stanza. Adesso capivo tutta
l’enormità di ciò che era
accaduto.
Damon
se n’era andato… E non sarebbe mai più
tornato.
-
Tornata
a Casa Salvatore, nulla era più come prima. Il freddo mi
stava uccidendo
l'anima, perché nonostante le coperte il gelo era dentro il
mio cuore.
Ma
non lo odiavo. Affatto. Odiavo il fatto di non odiarlo.
Bussarono
alla porta: era Elizabeth che veniva a controllare come stessi. Tornava
ogni
ora. Lei e Olga non mi lasciavano mai da sola. Per essere una che stava
lentamente morendo, stavo benissimo.
Ciò che le preoccupava era il mio stato emotivo. Nonostante
la causa fosse suo
figlio.
"Ciao,
tesoro. Ti ho portato la cena", disse Elizabeth con un vassoio in mano.
"Non
ho fame"
"Elena,
devi mangiare", insistette, mettendolo vicino al letto.
Mi
tirai su e mi sedetti a gambe incrociate, quindi guardai il piatto e
scossi la
testa.
Allora
mia madre sbuffò.
"Dai,
Elena, io ce la sto mettendo tutta, ma tu mangi appena, non parli con
nessuno e piangi
fino allo sfinimento. Non so più cosa fare. Da quando
Damon…"
"No!
Non voglio parlare di lui", dissi, alzando una mano per fermarla.
"Va
bene. Ma almeno mangia. Sono preoccupata"
Nel
vedere gli occhi lucidi sul suo volto, mi si strinse il cuore.
"Scusami.
Mi riprenderò, te lo prometto. Ho soltanto bisogno di tempo.
E poi, guarda,
adesso mangio", dissi prendendo la forchetta.
"Bene.
Posso restare qui con te?" mi chiese con un sorriso appena accennato.
Io
annuii, facendole spazio sul letto. Damon non si vedeva più.
Olga mi aveva etto
che era andato a stare da un amico, per non rimanere qui. Per non
vedere me.
Grazie
al cavolo.
Presi
il telecomando e accesi la TV: guardare qualcosa di scemo,
anziché parlare, mi
avrebbe fatto bene.
E
invece no, porca miseria. Mi
si strinse lo stomaco e mi venne la nausea.
Di
fronte ai miei occhi, in perfetta qualità HD,
c’era Damon, che con indosso un
jeans e la sua solita maglia entrava in un locale con Finn e...Rebekah.
Era
circondato da
telecamere e microfoni, che lui cercava di allontanare. Il gossip
molesto e
nauseante.
Le
telecamere continuarono a seguirlo e i giornalisti non smettevano di
fargli
domande. Ma lui li ignorò e sparì
all’interno dell’edificio.
Elizabeth
spense la TV, io però rimasi a fissare lo schermo nero.
"Stai
bene?" mi chiese.
"No",
risposi onestamente.
Perché
Elizabeth non dice niente?
Nessuno lo fa. Non è nemmeno un po' disgustata?
Se
non altro adesso avevo la risposta che cercavo. Sapevo
dov’era. Era tornato a
casa, alla sua vita normale, lontano da me.
Amare
una persona come me, vivermi accanto, era troppo difficile.
Aveva
scelto la strada più facile, quella più sicura.
Proprio
come avevo fatto io.
Damon's
POV
Alle
sette in punto, lo schermo del cellulare
s’illuminò: era mio padre.
Presi
subito il telefono e risposi:
"Ehi"
"Ciao,
figliolo"
"Come
sta oggi?" gli chiesi, e m’immaginai il sorriso sulle sue
labbra.
"Sei
come un disco rotto"
"Ti
prego"
"E
va bene. Sta meglio. Ha finalmente ricominciato a mangiare. Tua madre e
Olga non
la lasciano mai sola e sembra che piano piano si stia riprendendo"
"Ma
sono passate tre settimane"
"Sì,
d’accordo, ma tu l’hai lasciata… nel
cuore della notte. Ti aspettavi una
reazione diversa?"
Poggiandomi
allo schienale del divano di casa di Finn, mi strinsi il naso tra
pollice e
indice.
"Quando
glielo dite?"
"Domani.
Le diremo che abbiamo presentato ricorso e che l’abbiamo
vinto.»
"Pensi
che ci crederà?"
"Non
lo so. Lo spero. Sennò questa cazzata non sarà
servita a niente
"Bene"
sorrido tristemente
"Non
è per niente felice", mi confessò.
La
sua voce tradiva stanchezza e rammarico.
"Allora
siamo in due. Ma continuo a preferire il suo odio al suo amore, se
questo
significa che continuerà a vivere, che non
morirà. Non mi perdonerei di non
aver fatto tutto il possibile"
"Spero
tu sappia ciò che stai facendo"
Ignorai
quelle parole. Non lo sapevo più quello che stavo facendo,
maledizione.
"Adesso
i soldi ci sono: fai quello che devi fare. Ci sentiamo
domani», dissi prima di
chiudere la telefonata
e buttare il cellulare sulla scrivania.
Elena's
POV
"Avete
fatto ricorso?" urlai, sbattendo la forchetta sul tavolo.
"Sì,
ehm…" farfugliò Elizabeth, prima di tamponarsi la
bocca col tovagliolo di
stoffa e mettersi dritta sulla sedia.
Lanciò
un’occhiata a Giuseppe, e gli fece un cenno con la testa;
quindi si rivolse di
nuovo a me.
"So
che ci avevi chiesto di non farlo, tesoro, ma è della tua
vita che stiamo
parlando, e io… noi non
potevamo restare qui fermi a guardare e non fare niente"
Li
squadrai. "Quando?"
"’Quando’,
cosa?" disse Giuseppe, aggrottando la fronte.
"Quando
avete presentato il ricorso?"
"Un
paio di giorni dopo che Damon se n’è andato",
rispose.
A
sentirgli dire quelle parole, mi si spezzò il cuore. Per una
frazione di secondo,
quando mi avevano detto del ricorso, avevo pensato che ci fosse anche
lo
zampino di Damon. Si era così
arrabbiato,
era talmente contrario alla mia decisione, che pensavo avrebbe fatto
qualcosa. Ma
in realtà non avrei voluto che facesse niente,
perciò davvero non capivo per
quale motivo scoprire che lui non c’entrava mi avesse
rattristata in quel modo.
"Ok.
Quindi avete presentato ricorso. E adesso?" chiesi, mentre riprendevo
la
forchetta per giocare coi pomodori che avevo nel piatto.
"Niente."
Guardai
Elizabeth, che sorrideva.
"Cosa
vuol dire ’niente’? L’hanno
già respinto?"
"No,
Elena. L’hanno accolto."
Mi
scivolò la forchetta dalla mano e cadde a terra con un gran
frastuono. Con gli
occhi pieni di tutte le lacrime che avevo trattenuto fino a quel
momento, guardai
prima Giuseppe e poi sua moglie, entrambi felicissimi.
"Accolto?"
Annuirono
all’unisono, per poi alzarsi dalle rispettive sedie e venire
ad abbracciarmi.
"Siete
sicuri?" chiesi loro, lasciando finalmente libero sfogo al pianto.
"Sì,
siamo sicuri", risposero ridendo.
"Ma
perché?"
"Non
lo so. Forse hanno cambiato idea. O forse è stato un
miracolo", disse
Elizabeth.
La
osservai per nulla convinta, e lei scoppiò a ridere di nuovo.
"Chi
se ne importa? L’hanno approvato!"
"Oddio,
non ci credo!"
-
Era
trascorso quasi un mese dall’ultima volta in cui avevo visto
Damon, sentito le
sue dolci carezze e la sua voce profonda. Ogni minuto che passava mi
pareva un
anno intero. Avevo sempre creduto che guardar scorrere il tempo da un
letto di
ospedale fosse un’agonia. Ma veder scivolare i giorni senza
Damon accanto era
un inferno.
«Glielo
dirai?» mi chiese Elizabeth.
Alzai
lo sguardo e la trovai che mi fissava. La TV era spenta e Giuseppe se
n’era
andato. Erano passate due ore e io mi ero persa nei miei pensieri.
"A
chi?"
Lei
mi lanciò un’occhiata poco convinta, come a dire: Mi
prendi in
giro?
Sospirai,
esasperata.
"No.
Mi ha lasciata. Non è stato abbastanza forte da restare
quando le cose hanno cominciato ad andare male. Anche se il trapianto
è stato
approvato, non significa che da adesso in poi sarà tutto in
discesa. Se torna e
il trapianto non attecchisce? Cosa fa, se ne va di nuovo?"
"Non
lo so", rispose lei, addolorata.
"Lui
ha scelto la sua vita. E adesso io scelgo la mia, senza di lui. Non
dirglielo.
E' tuo figlio, lo so, ma ti prego"
-
Aspettare
che ci sia un midollo disponibile è un po’ come
aspettare un disastro naturale:
sai che prima o poi arriverà, ma non sai né come
né quando.
Per
giorni restai incollata al telefono e al cercapersone fornito
dall’ospedale.
Alla
terza settimana, cominciai a perdere la speranza. Non
arriverà mai.
«Arriverà,
Elena. Devi essere paziente», mi disse una sera Giuseppe.
-
Dovevo
essermi addormentata, perché a un certo punto mi sentii
scuotere.
"Elena,
svegliati"
"Cosa?
Perché? Lasciami dormire sul divano", protestai.
"Ha
appena chiamato l’ospedale. Ci siamo", disse Elizabeth
Mi
tirai su di scatto, mi guardai intorno e alla fine mi resi conto che
era lì
davanti a me. Olga ed Elizabeth e Caroline correvano di qua e di
là per
preparare la borsa.
Nell’osservarle,
fui colta da un attacco di panico.
Oddio,
è tutto vero. Non
dovrò
più aspettare che squilli
il
telefono.
Ci siamo, ci siamo. E se
muoio? E se muoio su quel tavolo operatorio e questi
sono gli ultimi istanti che passo con la mia famiglia?
Morirò senza aver
rivisto il suo volto.
"Elena,
respira. Inspira l’aria dal naso, piano, a fondo»,
mi diede istruzioni Caroline,
facendo in modo che tenessi la testa bassa, tra le ginocchia.
"Non
so se ce la faccio!" gridai.
E
di punto in bianco non guardavo più il pavimento ma la
faccia della mia amica
bionda.
Si
era messa in ginocchio e mi aveva preso il viso tra le mani, per farmi
coraggio.
"Sei
la persona più forte che conosca, Elena. In
quell’ospedale ci sono i migliori
chirurghi del Paese. Andrà tutto bene."
"Ok",
annuii, rispondendo con un filo di voce.
A
quel punto Giuseppe si rialzò e mi prese in braccio, come
fossi stata una bambina.
Elizabeth
ci seguì all’auto. Giuseppe mi adagiò
sul sedile di dietro e io mi distesi con
la testa sul cuscino, mentre guardavo loro due mettere le borse nel
bagagliaio.
Giuseppe si sedette al volante e partì.
In
un quarto d’ora appena, arrivammo all’ospedale e
superammo le porte a vetri del
Centro Trapianti.
Dopo
averci fatto firmare un miliardo di moduli, cui in tutta
sincerità non prestai
la minima attenzione,
ci accompagnarono in una stanza, dove aspettammo di parlare col
chirurgo.
Qualche
minuto più tardi, sopraggiunse un uomo di mezza
età, già vestito da sala
operatoria. Mi strinse la mano e si presentò come il dottor
Westhall.
"Piacere
di conoscerla", risposi.
"Sono
sicuro che andrà tutto alla perfezione, tesoro", mi disse il
dottore, facendomi
l’occhiolino.
Be’,
almeno lui ha delle certezze.
Il
dottor Westhall procedette coi dettagli dell’intervento,
dicendoci quanto
sarebbe durato e cosa avrebbero fatto. Rispose alle nostre domande
dopodiché
andò a finire di prepararsi.
L’attesa
era sempre la parte più difficile, stare lì a
fissare la porta e a chiedersi
quanto mancava, quando si sarebbe aperta di nuovo.
Dopo
un’ora, finalmente venne a prendermi un’infermiera,
che ci lasciò il tempo di
abbracciarci e salutarci, prima di condurmi in sala operatoria e
prepararmi. Un’infermiera
molto materna mi accarezzava la fronte mentre io fissavo il soffitto.
Respirando dalla bocca, contavo le piastrelle.
"Ci pensiamo noi a te, adesso
dormi», mi
sussurrò.
Damon..
Poi
divenne tutto nero.
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