Salvo te perché tu salvi noi

di RYear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** A Thousand Years ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


Gwen, non temere, riuscirò a salvarti. Io ce la farò, io sono spiderman, devo farcela!
Non posso perdere proprio te Gwen. Non un’altra vita morta per colpa mia Gwen, non tu, non ora. Noi cresceremo insieme, avremo una famiglia insieme, invecchieremo insieme e moriremo insieme! Non ti lascerò andare Gwen, perché TU sei il mio binario. Pensò costantemente Peter mentre, nelle vesti di spiderman, combatteva con quel che ne è rimasto del suo vecchio migliore amico ora divenuto Goblin. Continuava a scaraventarlo da una parte all’altra della torre ma era troppo tardi quando spiderman riuscì a bloccarlo e sbarazzarsi di lui: il filo che teneva appesa letteralmente la vita di Gwen si spezzò. In quell’attimo lungo ed eterno solo un singhiozzo di paura, che sfuggì dalle sue labbra, riecheggiò nell’aria. Poi il cervello di Peter andò in fumo.
L’adrenalina cedette il posto alla paura e all’ansia di non potercela fare mentre mille ingranaggi e pezzi di ferro erano il suo ostacolo, quelli che impedivano di correre da lei e salvarla. Li prese ad uno ad uno buttandogli all’aria per farsi spazio e strada, poi si tuffò verso lei lanciando una ragnatela. Riuscì a prenderla, ce l’aveva fatta!
O forse no?
Gwen cadde battendo la testa violentemente: una discesa troppo ripida ad un’altezza altrettanto fatale da poter permetterle la salvezza.
E così quel giorno Peter perse Gwen: la sua eroina, la sua felicità, il suo tutto.
Smise di essere Spiderman: come poteva definirsi eroe dopo aver fatto morire due persone per colpa sua?
E anche questa promessa è andata infranta.
Non sono riuscito a proteggerti Gwen. Gliel’avevo promesso e me l’ero ripromesso. Perdonami.
So che non servirà a nulla perché ormai non ci sei più, così come io sono perso senza te.
 
 
Un anno dopo.
"E' facile sentirsi pieni di speranza in una bella giornata come oggi, ma davanti a noi ci saranno anche giorni bui. Giorni in cui ci sentiremo soli, è allora che serve la speranza. Non importa quanto in fondo sarà seppellita, o quanto perduti vi sentirete, dovete promettermi che mai rinuncerete alla speranza. Mantenete la vita, dobbiamo essere più forti delle nostre sofferenze. L'augurio che vi faccio è di diventare voi stessi speranza. La gente ha bisogno di questo e anche se falliamo non c'è modo migliore di vivere. Guardando oggi intorno a noi, tutte le persone qui che ci hanno aiutato a diventare ciò che siamo, so che apparentemente ci stiamo dicendo addio ma porteremo un pezzo di tutti in ogni cosa che faremo in futuro. Per ricordarci sempre chi siamo e cosa vogliamo davvero."
Avrebbe potuto riascoltare quel discorso in eterno, e in qualche modo lo faceva. Lo ripeteva ogni giorno nella sua mente.
E quanto era vero. Ogni singola frase, parola, lettera pronunciata da Gwen era dannatamente vera. Lo sapeva, nel profondo del suo cuore, ed era, ancora una volta, grazie a lei che era riuscito a ritornare se stesso. Divenne speranza per se stesso e tornò ad essere spider man.
New York aveva bisogno di lui: la criminalità era aumentata nell’ultimo periodo!
Tutto quello che faceva, quello che era diventato, lo doveva solo a Lei che è sempre nei suoi pensieri e gli da forza costantemente.
Non ti dimenticherò mai Gwen. Grazie di tutto.


Spazio Autrice
Hei Guyyyys! Ok, sono nuova in questa categoria perciò mi presento: come dice il mio nickname io sono Lisztomane_R (Rob) ed AMO The Amazing Spider Man!
Qui ci ritroviamo nel mondo dopo il secondo film, come sempre Peter Parker resta il nostro amato Andrew Garfield. Quale sarà la sua partner? Lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Spero vi piaccia, recensite e alla prossima!
Bye, R.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1


Solita vita qui a New York, ma per lo meno Spider Man è tornato!e tutti si sentono più al sicuro con lui in giro.
Solita vita anche per Natasha, diciannovenne, costretta a lavorare in un bar – uno dei più famosi della città – per poter tirare avanti e aiutare la mamma a sfamare entrambe. Il padre le abbandonò quando lei aveva 8 anni; sparì senza mai tornare o scrivere un messaggio. La vita felice e spensierata poteva vederla solo nei film, a lei – come a molte altre persone, del resto – non toccava questo. Lei è stata costretta a vivere e crescere con la sola presenza della mamma, a maturare dagli insegnamenti del nonno, e a formarsi in fretta trovando lavoro già da adolescente. Non ha mai del tempo per se, neanche per ciò che le piace fare: non si realizzerà mai, secondo lei. Ma c’è sempre un’occasione per tutti, bisogna saper coglierla. Il lavoro da infermiera della mamma, per quanto proficuo possa essere, non basterà mai per tutte le spese. Soprattutto per mandare al college Natasha! E così, fa da se. Non ha mai voluto dar fastidio a qualcuno, se l’è sempre cavata da sola e così continuerà a fare.
Un college d’artisti, in cui potrà sfoggiare con le sue doti di recitazioni o, meglio ancora, di canto! Incanterà tutto il pubblico con la sua voce e…
-Ehi stia attenta signorina! Apra gli occhi! – le urlò un automobilista quando attraversò distratta dopo aver parcheggiato la sua macchina.
- Mi scusi!
Già, smettila di fantasticare.
-Ehi Nat! – la salutò la sua collega –come mai questo ritardo? Uh, ma che brutta cera che hai! Stai bene?
- Ciao Lili. Si beh… non ho dormito molto sta notte, ma niente di preoccupante tranquilla – la liquidò così mettendosi dietro al bancone e raccogliendo i capelli in una coda.
- Ciao Natasha – la salutò il suo capo, piuttosto giovane – ci sono già degli ordini pronti per il tavolo 8.
- Ok, ricevuto.
Prese il vassoio e si avviò verso il tavolo.
-Non possiamo rischiare, Harry. Lui sa chi sei, e quando riuscirò a liberarti farà di tutto per trovarti ed ucciderti prima che accadano altri guai! – bisbigliò uno dei due, il viso nascosto da un cappello, seduti al tavolo, indicando la foto di spider man sulla copertina di un giornale.
L’aveva scattata lei, quella foto.
- Ma anch’io so chi è, lo troverò per primo e…
- Buongiorno signori! Ecco a voi il caffè ed una ciambella – consegnò la colazione a ciascuno sorridendo e ripensando, intrattenendosi lì più del dovuto, a quanto origliato. Sapeva che origliare era sbagliato, ma qualcosa le fece capire che questa volta è stato a fin di bene. A quanto capito, vogliono far fuori Spider man, proprio ora che è tornato e la criminalità è calata! Altre domande si fecero strada nella sua mente…. Chi sono questi due tizi? Cosa vogliono da lui? Ma soprattutto.. sanno chi si nasconde sotto la maschera di spider man!? E poi…. Questo Harry.. io l’ho già visto, ma dove?
- Può andare, grazie – la risvegliò con tono nervoso il biondino.
- S..si, mi scusi! Passi anche domani a colazione, offre la casa! – propose lei, ritenendola un’idea fantastica per ottenere altre informazioni! Poi il suo capo l’ammazzerà.
- Oh, mi spiace io non credo ch..
- Accettiamo, grazie – lo interruppe l’altro.
Sorrise cordialmente e si congedò. Mentre si allontanava udì il biondino sussurrare: “Perché hai scelto questo posto?”
- Perché è affollato e daremo meno nell’occhio.
Sorrise e tornò dietro al bancone.
 
Era ormai notte quando la giornata di lavoro terminò dopo lunghe ore, lasciando Natasha a dir poco esausta. Ripensò continuamente a quell’incontro mentre la voglia di aiutare spider man aumentava sempre più.
Ma lui non ha bisogno di me..
“Anch’io so chi è, lo troverò per primo e..”
Ok, devo avvisarlo. Ma come?
C’è un solo modo se vuoi che un eroe venga da te, ovvero il suicidio.  Non aveva idea migliore, ma tentar non nuoce. Male che vada? Muore!
Sarà meglio per te che mi salvi, Spiderman, sto per tentare una folle prova di fiducia.
Ecco lì la sua occasione: un camion bianco con grossi fari accesi avanzava verso lei, guidato da un automobilista distratto e impegnato a mangiare il suo hamburger. Perfetto, pensò. A pochi metri da lei, si gettò in strada rivolta verso il mezzo: chiuse gli occhi e trattene il fiato. Scusami mamma, ti amo. Il cuore le batteva all’impazzata, strizzò sempre più gli occhi e… ed eccole lì, due grandi braccia muscolose l’afferrarono portandola in salvo. Tenne ancora le palpebre chiuse godendosi quella sensazione di leggerezza.
-Ma dico… sei forse impazzita!? Volevi forse farti uccidere!? Per un attimo credevo fosse così infatti avevo deciso di lasciarti lì e realizzare il tuo sogno di morire – fantastico! e lei si era anche affidata a lui?
- Ehi! – lo interruppe – che razza di eroe saresti?
- Appunto, pensavo anch’io a questo e quindi…
- Ok mr. calzamaglia, non perdere tempo e stammi bene a sentire – dove l’aveva cacciata tutta questa grinta? Argh, era così euforica! Due minuti prima era in preda al panico intenta a farsi investire, ed ora era lì sul tetto di un palazzo a parlare con sua maestà il salvatore della città!Anche a dir poco patetico. – due tizi oggi al bar confabulavano qualcosa su di te del genere “troverò e ucciderò” e bla bla bla.
- Aspetta, fermati cara sconosciuta a cui ho salvato la vita senza ricevere un grazie.
- Ah, ti aspettavi un inchino? – fece un ironico ed esagerato inchino – che c’è? E’ il tuo mestiere! Tu l’hai scelto, nessuno ti ha chiesto di farlo.
- Oh, eccone un’altra ingrata!
Sospirò respingendo una crisi di nervi.
- Cazzo stammi a sentire!
- Se tu ti sapessi spiegare!
. Aargh! – urlò Natasha. Poi un tonfo scaraventò l’uomo ragno a terra.
- E quello cos’era?!
- Un pugno perchè non la smetti e non mi fai parlare! – disse scuotendo la mano per il dolore - Ne vuoi un altro?
- Non credevo ne fossi capace… i miei riflessi dovevano fermarti..
- Si già, capita a tutti di essere distratti. Come quel tizio che guidava il camion da cui mi hai salvata, grazie mr. ragnatela! – sorrise con falsa gentilezza.
- Ok, sai descrivermeli più o meno?
- Uno dei due si chiamava Harry…
- Harry?
- Lo conosci? Ah si giusto, aveva detto che ormai ti conosceva e farà di tutto per trovarti prima che tu trovi lui.
- Hai detto che era al bar? Cosa ci faceva lì? Non doveva essere al Ravencroft? E’ già uscito?! E tu cosa ci facevi lì?
- Ci lavoro, citrullo – rispose seccata - Wow! Ravencroft? Cosa deve aver combinato per essere finito lì dentro?
- Non importa. Va avanti, potresti non essere al sicuro con me.
- Ma va? E tu cosa esisti a fare? Non metti in salvo tutti i civili?
- Non so se riesco a salvare la pelle ad entrambi. L’ultima volta… non ci sono riuscito – rispose con una nota d’amarezza.
Natasha si intenerì cercando di avvicinarsi a lui, ma subito si ritrasse.
- Mi spiace.. – si limitò a dire.
- Si…. Beh, dicevi?
- L’altro non sono riuscita ad identificarlo, il suo volto era coperto da un cappello.
- Mmh… Cosa ci faceva con lui?!
- Oddio, mi sembra una squadra di calcetto! Ed io che ne so?! Sei tu l’interessato qui. Io ho attirato la tua attenzione solo per salvarti la vita affinché tu salvi noi.
- Faccio quel che posso.
- Si beh… lo so. Te ne siamo grati.
- Non quanto lo sono io per te… ehi, come ti chiami?
- Natasha – disse sospirando e aggiustandosi una ciocca di capelli.
- Ok, Natasha. Sei stata utilissima ma non puoi più stare con me, è troppo pericoloso.
- Cosa importa? Rischiavo di morire poco fa, te lo sei dimenticato? Non ho paura di un “ipotetico” rischio.
- D’accordo… pensi di poterti ricavare altre informazioni? Vengono spesso lì?
- Era la prima volta che li ho visti in quel bar. Li ho invitati per una colazione gratis, domattina.
- Ottimo!
- Sì… quel tizio strano ha accettato subito, Harry era piuttosto incerto.
- Perché non sa se potrà ritornarci, chiaro. Per ora possiamo stare al sicuro, Natasha, ma… oh, questo non ti riguarda. In realtà non t’importa neanche, vero?
- Oh ma si certo! Altrimenti perché sto qui a perdere tempo con te?! – si avvicinò quasi minacciosa – sarà meglio per te che la gente qui a New York non muoia per dei problemi tra di voi, signor Spider man.
- Nessuno morirà, non più. Promesso.
- Mh.
- E tu perché fai tutto questo? Perché vuoi… salvarmi?
- Te l’ho già detto – si sdraiò per osservare le stelle – salvo te perché tu salvi noi.
Si inginocchiò accanto a lei osservandola. Lei girò il capo e fisso quella maschera, cercando di immaginare che tipo di persona nascondeva.
- Rischiando la tua?
- A volte è necessario che venga sacrificata una vita per salvarne altre centinaia, non credi?
- Cos’è, hai la sindrome dell’eroe? No. Credo che tutti abbiano il diritto di vivere la propria vita, senza morire per colpa d’altri.
- E quando uno muore la responsabilità è tua?
- Sì… è per colpa mia che la gente di New York muore, perché non riesco a salvarla.
- Non sei la causa di tutti i mali, uomo ragno. Si può morire di malattia, d’infarto, perché si è distratti e nei migliori casi di vecchiaia. La tua è una grande responsabilità spider-man, sei il nostro eroe e ci salvi. Ed è proprio perché sei tu a salvarci che non puoi essere anche tu il colpevole della nostra morte. Tu ci aiuti, al resto dobbiamo pensarci noi. Infondo siamo grandi e vaccinati, no? Fai molto per noi, grazie.
- Oh no, questa volta mi hai “salvato” tu, no? – si avvicinò – grazie.
Le accarezzò una guancia e lei chiuse gli occhi. Un secondo dopo una folata di vento le guastò i capelli: aprì gli occhi e lui non c’era più.


SPAZIO AUTRICE
Ok, ho già pubblicato il primo capitolo e spero vi piaccia!
Nel prologo ci siamo ritrovati con un Peter Parker distrutto dal dolore per la morte della sua amata Gwen, che ricorda il suo discorso (a mio parere FANTASTICO!) del diploma.
Ora entra in scena un nuovo personaggio e, naturalmente, sua futura compagna di avventura. Entrambi ironici e coraggiosi, cosa ne pensate di questa Natasha? E come la immaginate? Io la vedo più una tipa... stile Brittany Snow con i capelli castani. (se non avete idea di chi sia, qui sotto troverete una sua foto).
Perfetto! Recensite e alla prossima!
Natasha Grey















Natasha Grey

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Qualsiasi ragazzina in preda ad un attacco di ormoni in ebollizione avrebbe cominciato a fantasticare su una possibile vita insieme all’uomo ragno, dopo esser stata salvata da quest’ultimo. Invece lei no. Lei se ne “sbatteva altamente le ovaie” dell’uomo calzamaglia; si sentiva soltanto orgogliosa per aver messo in salvo New York da un prossimo attacco. Anche lei era stata eroina, per un giorno, rubando la scena al Fantastico Spiderman!
Piuttosto, continuava a chiedersi “smetterò mai di essere circondata da idioti?” e, in quei rari attacchi di dolcezza e storie strappalacrime, “troverò mai la mia anima gemella?”, blaaah.
Lei voleva solo realizzare il suo sogno ed avrebbe fatto di tutto per far si che quel giorno arrivasse, ed anche presto. A proposito, doveva andare a riscuotere il suo “stipendio” da quella testa di carciofo di Jonah Jameson. Quanto poteva odiarlo?
Quel giorno pioveva e, quindi, fu costretta ad indossare quegli squallidi stivali impermeabili color verde vomito regalati dalla dolcissima nonnetta. Poteva mai deluderla? Ovvio che no! Era troppo importante per lei e non faceva mai del male alle persone che amava, piuttosto donava tutta se stessa per esser loro d’aiuto, mostrando una parte di se nascosta a tutto il mondo.
Si guardò un’ultima volta allo specchio: indossò un capello, prese l’ombrello ed uscì.
Ed eccola immersa nel caos di New York! Per fortuna lo studio non era molto lontano.
Camminò ripensando al futuro incontro con quel tizio ed Harry che avverrà al bar.
Un tipo insolito, il biondino, eppure l’ho già visto da qualche parte… pensò, mentre una macchina sfrecciò davanti a lei passando su una pozzanghera che la bagnò da capo a piedi.
Spalancò la bocca per lo stupore ed il freddo – ma soprattutto per non imprecare – cominciando a maledire quella giornata. Strinse i denti e cominciò a sfregarsi le braccia per ottenere un po’ di calore. Camminò per un altro paio di metri e finalmente arrivò a destinazione: per fortuna era in anticipo ed avrebbe avuto tutto il tempo per finire qui e tornare al lavoro, quello vero.
Bussò sulla porta che dava scritto “direttore” e, dopo aver ricevuto un “avanti”, entrò.

- Buongiorno signor Jameson.
- Mio Dio come sei ridotta! E ti permetti anche di venire qui in questo stato?
Sforzò un sorriso trattenendo un bel vaffanculo.
- Sono qui per il mio stipendio.
- Oh si certo, lo so. E sarà anche l’ultimo.
Ed eccolo lì. Mr. Stronzaggine umana, con i suoi capelli grigi, i suoi baffi alla Hitler – quasi pareva lui – e la sua amata grossa pipa tra quelle viscide labbra.
- COSA!? PERCHE?!
- C’è chi fa foto migliori di te all’uomo ragnatela, signorina Grey. E se non le spiace, avrei da maltrattare proprio quel tizio che lavora meglio di lei. Non prenderti più il lusso di portare il suo sudicio culo fin qui ogni mese, Natasha. Sei licenziata.
Ora basta, ne aveva abbastanza.
- Sa che le dico!? D’accordo! Vada a farsi fottere lei, spiderman ed il suo amato nuovo “lavoratore”, se questo possa chiamarsi lavoro! Non ho bisogno di lei e dei suoi miseri e sporchi soldi, ADDIO.
Oh, invece si che ne aveva bisogno. Come avrebbe fatto ad andare avanti con uno stipendio in meno? A trovare un’altra occupazione che non le impegni più di tanto?
Era sull’orlo di una crisi di nervi; girò i tacchi ed andò a sbattere contro un ragazzo alto e moro con gli occhiali, che la guardò con grandi occhi sbarrati ed una bocca socchiusa. Abbassò la testa ed uscì di lì sbattendo la porta.
 

P.d.v Peter Parker

Quella è la Natasha che ho salvato ieri sera? QUELLA? Che cos’è, una donna o un camionista? Ha le palle, ed anche da vendere! Non mi sarei mai permesso di rivolgermi così a Jonah – anche perché se l’avessi fatto probabilmente sarebbe inchiodato al muro con un mucchio di ragnatele – ma questo stipendio, anche se misero, mi serve. E poi è una passeggiata per me auto-fotografarmi! Insomma, prendo due piccioni con una fava!
Mi girai indicando la porta, ma rivolgendomi al direttore: Licenziata? – chiesi.

- Sì. Non posso permettermi di pagare gente inutile. Dimmi Parker, che ci fai qua? Ah si, lo stipendio. Tieni, ora smamma.
Presi la busta e corsi via di lì.
Dovevo inseguirla. Probabilmente ora starà andando al bar. O forse a casa sua per cambiarsi? Era fracida!

 
P.d.v Natasha

Ora è troppo tardi, non ce la farò mai ad arrivare in tempo a lavoro! Ma non posso presentarmi neanche in queste condizioni in uno dei bar più in della città. Quindi… casa o lavoro?
Passai davanti ad una vetrina e mi ci guardai attraverso: ok, casa.
Quando arrivai mi guardai un’ulteriore volta allo specchio: ero davvero inguardabile, sembravo un pulcino! Puzzavo di pioggia e fango, necessitavo assolutamente di una doccia calda e veloce! Anche per scacciare un po’ di nervoso.
Sono stata scaricata per un belloccio alto un palo, moro e quattr’occhi! La gente ai giorni d’oggi non assumeva solo tette e culo?  Uscii dalla doccia guardandomi allo specchio del bagno Ora capisco perché.
Sono inguardabile! Fisicamente, s’intende. Da quando sono diventata così… flaccida?
Cose da aggiungere alla lista di “Cose da fare”? Palestra. O corsa la mattina.
 
 
Quel giorno Natasha arrivò più tardi del dovuto, a lavoro. Insolito per lei, in quanto puntuale sul dovere. Ma, fortunatamente, era presa a ben volere tra lo “staff” e, conoscendola, le poteva essere concesso qualche imprecisione, ogni tanto.

- Nat – la richiamò la sua amica Lili – tutto ok? Ieri eri… pallida, ed oggi arrivi tardi a lavoro! Cosa c’è che non va?
- Nulla! Senti, fammi un favore..
- Solo se sta sera ti va di passare del tempo insieme e… parlare?
Alzò gli occhi al cielo.
- D’accordo, ora stammi a sentire. Quel ragazzino biondo e quel tizio strano del tavolo 8 di ieri, sono già arrivati?
La porta si aprì.
- Sì, proprio adesso. Vuoi occupartene tu?
- Sì, per favore. Gli devo… un favore?
- Cotta?
- Oh ma per piacere – imitò una smorfia di disgusto e raggiunse il tavolo per prendere l’ordinazione.
- Buongiorno! Colazione-offre la casa, ricordate?
- Oh, è lei. Buongiorno. Sì grazie, prendiamo lo stesso di ieri.
- Grandioso.
Stava per ribattere – piuttosto bruscamente e nervosamente – a quel tizio col cappello che “è maleducazione stare col cappello in testa in un luogo chiuso” ma, puntualmente, venne richiamata dalla cucina.
- Tavolo 8, lo stesso di ieri Rich. Ah, ed oggi offro io.
- Puoi permettertelo? – lo guardò sdegnata. Cos’aveva il mondo contro di lei, oggi? E soprattutto, perché proprio le persone che sono state sempre gentili con lei!
Ripensò a Jonah. Ok, forse non tutte, e non sempre.
- Tieni, la colazione per quel tavolo è già pronta.
- Perfetto – tirò un sorriso e tornò in sala.
- Ecco a voi – posò il vassoio sul tavolo – grazie per essere tornati. Resterete clienti fissi? – chiese con falsa gentilezza e sorriso.
- No, ma ci vedrete spesso in giro – sorrise malizioso il biondino. Natasha rabbrividì.
Era inquietante e… sinistro.
Si allontanò da loro udendo una frase sussurrata: ho un piano, e non sarai solo. Uniremo un gruppo e combatteremo, sabato sarai fuori.
Natasha pietrificò, spalancando gli occhi e guardando verso l’uscita. Il cielo era ancora nuvoloso, e davanti alla vetrina una misteriosa figura si voltò di spalle nell’esatto momento in cui Natasha incontrò i suoi occhi. Lo riconobbe subito ed avanzò a grandi passi verso di lui, abbandonando per un attimo il lavoro. Fuori faceva freddo e lei era vestita con un semplice pantalone e t-shirt neri ed un grembiule.

- TU! – disse a denti stretti, per il freddo ed il nervoso – ruba lavoro che non sei altro, ti diverti ah!?
- Come?
- Il paparazzo dell’uomo calzamaglia!
- Ah oh – sorrise imbarazzato e grattandosi la nuca – l’incontro di prima, dici? Mi dispiace, non volevo! Non credevo che quel pazzo potesse licenziarti.
- Beh, è un bastardo dovresti saperlo. Avevo davvero bisogno di quello stipendio!
- Non ti basta questo lavoro? – indicò il bar.
- Non mi basta per andare avanti! Sei un bastardo, te la farò pagar.. - due morbidi  labbra si posarono sulle sue lasciando la sua frase incompleta. Sì stacco quando due figure, un tipo col cappello ed un biondino, li oltrepassarono.
- Manifestazioni d’affetto in pubblico mettono la gente in imbarazzo – sorrise malizioso, indicando i due – … e distolgono lo sguardo. Vecchio amico, brutta storia.
Natasha spalancò gli occhi, e la bocca. Ed una mano in pieno volto non mancò a tardare.
- E’ la seconda volta che incasso uno schiaffo o un pugno da una ragazza, senza riuscire a fermarla.
- E ne accadranno altre se non sparisci dalla mia vista! Vattene! – gridò
- Stavo giusto per andare via da solo, tranquilla. Ciao Natasha – indicò la targhetta col suo nome sul grembiule, sorrise malizioso ed andò via.
Rientrò nel bar nervosa e su di giri. Quel bacio l’aveva scombussolata. E’ stato così inaspettato e… bello, dopo tanti anni.
Questa era Natasha: un attimo prima è un camionista acido e scontroso, un guerriero combattivo e valoroso, ed un attimo dopo è un cucciolo fragile e vulnerabile. Questa era lei.
Sì fermò al tavolo 8 per ripulirlo e notò un oggetto smarrito sul divanetto… un pass.  Un pass che dava l’accesso al Ravencroft: apparteneva ad un certo Gustav Fiers e dalla foto doveva essere quel tizio col cappello. Bingo!



SPAZIO AUTRICE
Hi guys! Scusate per il ritardo maaa... Ecco il secondo capitolo! Spero vi piaccia e scusatemi per gli errori grammaticali. Recensite se vi va dicendomi la vostra! c:
Alla prossima, R.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

P.d.v Natasha

E’ strano ed insolito trovarmi in questo negozio a comprare un teaser elettrico ed uno spray al peperoncino spendendo metà dello stipendio del mio – ormai – vecchio lavoro. Ed è ancora più strano che io lo faccia per aiutare la stessa persona che, in un certo senso, mi ha fatto perdere il lavoro perché troppo occupata a salvare gente lontano dal mio obiettivo, ovviamente! Ma non lo faccio per lui, no. Lo faccio per New York, perché nessun altro deve pagare a spese proprie per colpa sua. Ho comprato anche un cappello, una parrucca bionda da uomo ed una barba (finta, ovviamente) nel caso non dovesse bastare.
Prendo l’autobus per tornare a casa, devo assolutamente stare in mezzo alla gente e mai ritrovarmi sola. E quando mi lascia alla fermata più vicina, corro per raggiungere la porta. La apro chiudendomi a chiave in tutta fretta. Dovrei smetterla di comportarmi così o farò spaventare mamma.
Lentamente controllai ogni stanza della casa armata di… una ciabatta. Davvero se ci fosse un estraneo in casa con l’intento di uccidermi io mi difendo con una ciabatta? Ok, questo lavoro non fa per me.
Mi affacciai in cucina per bere un sorso d’acqua, c’era un bigliettino sul bancone. Oddio, un avviso che sto per morire, sanno che ho io il pass!
Ah no,è da parte di mia madre: Tesoro fino a domani non sarò di ritorno, sono fuori per lavoro. La cena è nel forno, scusami. Un bacio, mamma.
Oddio l’hanno rapita e costretta a scrivermi questo messaggio! Non ha lasciato nulla come.. un codice segreto o altro!?
Devo smetterla e comportarmi normale, non farti prendere dal panico Natasha.
Potrebbero aver piazzato delle cimici o videocamere in casa!
Ok caaaalma, non agitarti.
Cammina e fischietta, perfetto.
Oh andiamo, smettila. Ormai in un modo o nell’altro sei fottuta quindi agisci in fretta.
Mi chiusi in bagno con tutto il necessario per cambiarmi e trasformarmi da donna sportiva a uomo in smoking e cappello da western, ma che razza di abbinamento eh!? Pessimo gusto, signor Fiers.
Cercai di nascondere al meglio il seno dentro un body e sopra una camicia bianca ed una giacca nera.
Sarò costretta a prendere la macchina – detesto guidare – e parcheggiare lontano, immagino che un uomo con così tanta importanza non abbia una macchina di poco valore.
Dunque uscii di casa, aprii lo sportello dell’auto cercando di non dare nell’occhio ed entrai. Accesi il motore, feci retromarcia e mi avviai verso il Ravencroft. Ti prego GPS guidami tu.
Dopo una manciata di minuti credo di essere arrivata. Parcheggio e raggiungo l’edificio a piedi.
Un cancello e due guardie a sorvegliarlo, mi pare ovvio.
Tenendo bassa la testa, mostrai il cartellino all’agente che annuii.
- Potete aprire – ordinò al citofono.
SI! Sono dentro.
Possibile che non fossero a conoscenza del pass smarrito di Gustav Fiers?
Mi voltai per osservarli ma davano le spalle al cancello ormai chiuso. Perfetto, nulla di sospetto finora.
Alzai leggermente il capo, per non essere vista in volto, verso la parete: telecamere, ovviamente. Sarà meglio sbrigarmi.
Camminai per i corridoi cercando la strada giusta. Poi vidi un allarme lampeggiare di tanto in tanto infondo ad una strada buia.
La percorsi lentamente e, sopra di me, una luce si accendeva ad ogni passo che facevo.
E così alla mia destra veniva illuminate delle vetrine con dentro dei… costumi?
Una tuta verde con otto tentacoli di metallo?
Feci un passo più avanti ed un’altra vetrina venne illuminata: un… rinoceronte di metallo?
Ogni passo che facevo mi avvicinava sempre di più ad una cella su cui era posizionato l’allarme lampeggiante.
Un ultimo passo – che illuminava una vetrina contente una divisa viola galleggiante su un disco volante – prima di udire la voce in fondo al tunnel.
- Gustav? Sei tu?
Non risposi, altrimenti mi avrebbe scoperto.
Vidi una figura avvicinarsi alle sbarre.
- Quando sarò fuori di qui?
Indietreggiai e automaticamente una luce sopra di me si spense.
Ottimo, mi bastava indietreggiare per restare nell’ombra. Aumentai il passo ritrovandomi quasi a correre via di li fino ad andare a sbattere contro una guardia.
Sussultai dall’ansia e la paura. Oggi morirò, pensai.
Velocemente frugai nella tasca alla ricerca del teaser e lo puntai contro l’agente.
- Oddio, scusami! – strillai con voce da donna. – cazzo! – sussurrai stringendo gli occhi – ora si che mi hanno scoperta!
Corsi verso l’uscita il più veloce possibile prima di restare rinchiusa qui dentro probabilmente a vita, circondata di pazzi psicopatici criminali!
Il cancello stava quasi per chiudersi ed un’altra guardi si piazzò davanti a me: questa volta usai lo spray al peperoncino e glielo spruzzai dritto in faccia.
- Scusa! – urlai.
Corsi a gambe elevate passando lateralmente nell’ultima fessura di cancello rimasto aperto.
Tirai un sospiro di sollievo indietreggiando lentamente e volgendo lo sguardo all’entrata dell’edificio, poi verso l’alto: verso una piccola finestra sbarrata, quasi come se fosse la prigione di raperonzolo in cima al castello. Una figura bionda guardava in basso verso me.
Sussultai abbassando la testa e corsi via verso la macchina. Misi in moto e accelerai verso casa.
 
 
Chiusi violentemente e velocemente la porta alle mie spalle, mi svestii in fretta e mi rifugiai in una vasca calda in bagno.
Che cosa ho fatto… ho segnato la mia morte. Non ci metteranno molto a trovarmi e mi uccideranno, soprattutto se scoprono che collaboro con SpiderMan.
Mi sollevai dalla vasca per poi avvolgermi in cui caldo accappatoio con un viso alquanto stanco e sconvolto, con gli occhi sbarrati.
Mi guardai allo specchio: non ero io. Chi sono io?
Misi il pigiama ed uscii di lì: la casa era buia, provai ad accendere gli interruttori ma nulla si illuminava.
Poi una mano mi afferrò da dietro tappandomi la bocca e impedendomi, con una strana mossa, di muovermi. Capii subito che con un solo passo falso sarei morta.
Divincolarmi era inutile, ormai ero intrappola. Urlare non sarebbe servito a nulla, nessuno mi avrebbe sentito.
Chiusi gli occhi mentre una lacrima rigava la mia guancia.
Un fiato caldo ed una ruvida barba mi sfiorarono la pelle, facendomi venire il volta stomaco.
Dovevo reagire, non potevo restare lì ferma impalata. Dovevo…
All’improvviso, udii, il corpo dietro di me era stato scaraventato altrove. O forse era caduto?
Non persi tempo. Corsi verso la giacca dove era deposto il teaser, lo presi ed andai incontro alla vittima ma questa stava già combattendo con un uomo incappucciato.
In uno spicchio di luce lo riconobbi: spiderman.
Tirai un sospiro di sollievo. Grazie al cielo, è venuto a salvarmi. Di nuovo.
In un attimo lo colpi alla testa e lo inchiodò in una trappola di ragnatele. Mi avvicinai e gli diedi una scossa col teaser.
- Questo lo renderà intontito per un po’.
- Che.. ma che cos? Cos’è, sei diventata un’assassina?!
- Da quando ho avuto a che fare con te, ho imparato a difendermi… e armarmi.
- Cosa ci faceva quel tizio qui? Cosa voleva da te?
- Ed io che ne so? Magari era solo un ladro… - entrai in iperventilazione e nel panico.
- Ad un ladro gli sarebbe bastato rubare e andar via, Natasha. Chi era quello?
- I..io.. io non lo so – balbettai in preda ad un attacco d’ansia. Andai verso la giacca e presi il pass, poi tornai da spider man e glielo mostrai – questo.. – glielo porsi – forse è suo. Oggi mi sono intrufolata al Ravencroft. Ovviamente ero travestita e nessuno se ne è accorto, fino ad un certo punto..
Inclinò la testa di lato. Lo presi per mano e lo portai in bagno. Aprii il getto dell’acqua per non farmi sentire nel caso in cui il tizio rincoglionito nell’altra camera si svegliasse.
- Sono arrivata alla fine di un corridoio buio, dove c’era una cella. Non sono arrivata fino alla fine, ma abbastanza vicino da scorgere una figura bionda che chiamava il nome di Gustav, ovvero il tizio del pass. Ma non è questo il punto: lungo il corridoio c’erano… non so quante, ma c’erano delle vetrine contenenti dei costumi!
- Costumi? Del tipo?
- Ripeto, non li ho visti tutti. Ricordo una tuta verde incorporata a otto tentacoli di metallo, una divisa viola galleggiante su un disco volante e un rinoceronte di metallo. Poi sono corsa indietro, quando le guardie si erano accorte della presenza di un impostore nell’edificio. Io. Ho dovuto combattere contro un paio di loro e poi correre verso l’uscita che stava per chiudersi. Non tornerò mai più li dentro ma.. mi daranno la caccia, è la fine – cercai di prendere aria ma era impossibile. Da quando questa stanza si è così ristretta? E non c’era una finestra? Comincia a tremare e a piangere. Poi Spider man mi prese per le spalle.
- Sei impazzita!? Cosa diavolo ti è passato per la testa!? Ti cercheranno finchè non ti troveranno e prenderanno ciò che gli appartiene! E non solo! Dio mio Natasha.. perché?
Mi prese il mento tra l’indice e il pollice e mi sollevò il capo. Asciugò una lacrima che rigava la guancia, mentre impediva all’altra di scendere. D’impulso lo abbracciai.
- Mi dispiace… io.. io volevo solo essere d’aiuto. Ma adesso ho segnato la mia condanna a morte. Ho paura, spiderman..
Mi accarezzò la testa e mi strinse a se.
- Tranquilla. D’ora in poi me ne occuperò io, tu non dovrai fare più nulla per me. Hai già fatto abbastanza, grazie. – sussurrò – mi darai il pass e lo riporterò indietro. Non devi più preoccuparti, penserò io a te. Ti proteggerò, te lo prometto.
Respirai più leggera e tranquilla, e sorrisi con la testa poggiata sulla sua spalla. Chiusi gli occhi e mi godetti quell’attimo.
P.d.v Natasha
E’ strano ed insolito trovarmi in questo negozio a comprare un teaser elettrico ed uno spray al peperoncino spendendo metà dello stipendio del mio – ormai – vecchio lavoro. Ed è ancora più strano che io lo faccia per aiutare la stessa persona che, in un certo senso, mi ha fatto perdere il lavoro perché troppo occupata a salvare gente lontano dal mio obiettivo, ovviamente! Ma non lo faccio per lui, no. Lo faccio per New York, perché nessun altro deve pagare a spese proprie per colpa sua. Ho comprato anche un cappello, una parrucca bionda da uomo ed una barba (finta, ovviamente) nel caso non dovesse bastare.
Prendo l’autobus per tornare a casa, devo assolutamente stare in mezzo alla gente e mai ritrovarmi sola. E quando mi lascia alla fermata più vicina, corro per raggiungere la porta. La apro chiudendomi a chiave in tutta fretta. Dovrei smetterla di comportarmi così o farò spaventare mamma.
Lentamente controllai ogni stanza della casa armata di… una ciabatta. Davvero se ci fosse un estraneo in casa con l’intento di uccidermi io mi difendo con una ciabatta? Ok, questo lavoro non fa per me.
Mi affacciai in cucina per bere un sorso d’acqua, c’era un bigliettino sul bancone. Oddio, un avviso che sto per morire, sanno che ho io il pass!
Ah no,è da parte di mia madre: Tesoro fino a domani non sarò di ritorno, sono fuori per lavoro. La cena è nel forno, scusami. Un bacio, mamma.
Oddio l’hanno rapita e costretta a scrivermi questo messaggio! Non ha lasciato nulla come.. un codice segreto o altro!?
Devo smetterla e comportarmi normale, non farti prendere dal panico Natasha.
Potrebbero aver piazzato delle cimici o videocamere in casa!
Ok caaaalma, non agitarti.
Cammina e fischietta, perfetto.
Oh andiamo, smettila. Ormai in un modo o nell’altro sei fottuta quindi agisci in fretta.
Mi chiusi in bagno con tutto il necessario per cambiarmi e trasformarmi da donna sportiva a uomo in smoking e cappello da western, ma che razza di abbinamento eh!? Pessimo gusto, signor Fiers.
Cercai di nascondere al meglio il seno dentro un body e sopra una camicia bianca ed una giacca nera.
Sarò costretta a prendere la macchina – detesto guidare – e parcheggiare lontano, immagino che un uomo con così tanta importanza non abbia una macchina di poco valore.
Dunque uscii di casa, aprii lo sportello dell’auto cercando di non dare nell’occhio ed entrai. Accesi il motore, feci retromarcia e mi avviai verso il Ravencroft. Ti prego GPS guidami tu.
Dopo una manciata di minuti credo di essere arrivata. Parcheggio e raggiungo l’edificio a piedi.
Un cancello e due guardie a sorvegliarlo, mi pare ovvio.
Tenendo bassa la testa, mostrai il cartellino all’agente che annuii.
- Potete aprire – ordinò al citofono.
SI! Sono dentro.
Possibile che non fossero a conoscenza del pass smarrito di Gustav Fiers?
Mi voltai per osservarli ma davano le spalle al cancello ormai chiuso. Perfetto, nulla di sospetto finora.
Alzai leggermente il capo, per non essere vista in volto, verso la parete: telecamere, ovviamente. Sarà meglio sbrigarmi.
Camminai per i corridoi cercando la strada giusta. Poi vidi un allarme lampeggiare di tanto in tanto infondo ad una strada buia.
La percorsi lentamente e, sopra di me, una luce si accendeva ad ogni passo che facevo.
E così alla mia destra veniva illuminate delle vetrine con dentro dei… costumi?
Una tuta verde con otto tentacoli di metallo?
Feci un passo più avanti ed un’altra vetrina venne illuminata: un… rinoceronte di metallo?
Ogni passo che facevo mi avvicinava sempre di più ad una cella su cui era posizionato l’allarme lampeggiante.
Un ultimo passo – che illuminava una vetrina contente una divisa viola galleggiante su un disco volante – prima di udire la voce in fondo al tunnel.
- Gustav? Sei tu?
Non risposi, altrimenti mi avrebbe scoperto.
Vidi una figura avvicinarsi alle sbarre.
- Quando sarò fuori di qui?
Indietreggiai e automaticamente una luce sopra di me si spense.
Ottimo, mi bastava indietreggiare per restare nell’ombra. Aumentai il passo ritrovandomi quasi a correre via di li fino ad andare a sbattere contro una guardia.
Sussultai dall’ansia e la paura. Oggi morirò, pensai.
Velocemente frugai nella tasca alla ricerca del teaser e lo puntai contro l’agente.
- Oddio, scusami! – strillai con voce da donna. – cazzo! – sussurrai stringendo gli occhi – ora si che mi hanno scoperta!
Corsi verso l’uscita il più veloce possibile prima di restare rinchiusa qui dentro probabilmente a vita, circondata di pazzi psicopatici criminali!
Il cancello stava quasi per chiudersi ed un’altra guardi si piazzò davanti a me: questa volta usai lo spray al peperoncino e glielo spruzzai dritto in faccia.
- Scusa! – urlai.
Corsi a gambe elevate passando lateralmente nell’ultima fessura di cancello rimasto aperto.
Tirai un sospiro di sollievo indietreggiando lentamente e volgendo lo sguardo all’entrata dell’edificio, poi verso l’alto: verso una piccola finestra sbarrata, quasi come se fosse la prigione di raperonzolo in cima al castello. Una figura bionda guardava in basso verso me.
Sussultai abbassando la testa e corsi via verso la macchina. Misi in moto e accelerai verso casa.
 
 
Chiusi violentemente e velocemente la porta alle mie spalle, mi svestii in fretta e mi rifugiai in una vasca calda in bagno.
Che cosa ho fatto… ho segnato la mia morte. Non ci metteranno molto a trovarmi e mi uccideranno, soprattutto se scoprono che collaboro con SpiderMan.
Mi sollevai dalla vasca per poi avvolgermi in cui caldo accappatoio con un viso alquanto stanco e sconvolto, con gli occhi sbarrati.
Mi guardai allo specchio: non ero io. Chi sono io?
Misi il pigiama ed uscii di lì: la casa era buia, provai ad accendere gli interruttori ma nulla si illuminava.
Poi una mano mi afferrò da dietro tappandomi la bocca e impedendomi, con una strana mossa, di muovermi. Capii subito che con un solo passo falso sarei morta.
Divincolarmi era inutile, ormai ero intrappola. Urlare non sarebbe servito a nulla, nessuno mi avrebbe sentito.
Chiusi gli occhi mentre una lacrima rigava la mia guancia.
Un fiato caldo ed una ruvida barba mi sfiorarono la pelle, facendomi venire il volta stomaco.
Dovevo reagire, non potevo restare lì ferma impalata. Dovevo…
All’improvviso, udii, il corpo dietro di me era stato scaraventato altrove. O forse era caduto?
Non persi tempo. Corsi verso la giacca dove era deposto il teaser, lo presi ed andai incontro alla vittima ma questa stava già combattendo con un uomo incappucciato.
In uno spicchio di luce lo riconobbi: spiderman.
Tirai un sospiro di sollievo. Grazie al cielo, è venuto a salvarmi. Di nuovo.
In un attimo lo colpi alla testa e lo inchiodò in una trappola di ragnatele. Mi avvicinai e gli diedi una scossa col teaser.
- Questo lo renderà intontito per un po’.
- Che.. ma che cos? Cos’è, sei diventata un’assassina?!
- Da quando ho avuto a che fare con te, ho imparato a difendermi… e armarmi.
- Cosa ci faceva quel tizio qui? Cosa voleva da te?
- Ed io che ne so? Magari era solo un ladro… - entrai in iperventilazione e nel panico.
- Ad un ladro gli sarebbe bastato rubare e andar via, Natasha. Chi era quello?
- I..io.. io non lo so – balbettai in preda ad un attacco d’ansia. Andai verso la giacca e presi il pass, poi tornai da spider man e glielo mostrai – questo.. – glielo porsi – forse è suo. Oggi mi sono intrufolata al Ravencroft. Ovviamente ero travestita e nessuno se ne è accorto, fino ad un certo punto..
Inclinò la testa di lato. Lo presi per mano e lo portai in bagno. Aprii il getto dell’acqua per non farmi sentire nel caso in cui il tizio rincoglionito nell’altra camera si svegliasse.
- Sono arrivata alla fine di un corridoio buio, dove c’era una cella. Non sono arrivata fino alla fine, ma abbastanza vicino da scorgere una figura bionda che chiamava il nome di Gustav, ovvero il tizio del pass. Ma non è questo il punto: lungo il corridoio c’erano… non so quante, ma c’erano delle vetrine contenenti dei costumi!
- Costumi? Del tipo?
- Ripeto, non li ho visti tutti. Ricordo una tuta verde incorporata a otto tentacoli di metallo, una divisa viola galleggiante su un disco volante e un rinoceronte di metallo. Poi sono corsa indietro, quando le guardie si erano accorte della presenza di un impostore nell’edificio. Io. Ho dovuto combattere contro un paio di loro e poi correre verso l’uscita che stava per chiudersi. Non tornerò mai più li dentro ma.. mi daranno la caccia, è la fine – cercai di prendere aria ma era impossibile. Da quando questa stanza si è così ristretta? E non c’era una finestra? Comincia a tremare e a piangere. Poi Spider man mi prese per le spalle.
- Sei impazzita!? Cosa diavolo ti è passato per la testa!? Ti cercheranno finchè non ti troveranno e prenderanno ciò che gli appartiene! E non solo! Dio mio Natasha.. perché?
Mi prese il mento tra l’indice e il pollice e mi sollevò il capo. Asciugò una lacrima che rigava la guancia, mentre impediva all’altra di scendere. D’impulso lo abbracciai.
- Mi dispiace… io.. io volevo solo essere d’aiuto. Ma adesso ho segnato la mia condanna a morte. Ho paura, spiderman..
Mi accarezzò la testa e mi strinse a se.
- Tranquilla. D’ora in poi me ne occuperò io, tu non dovrai fare più nulla per me. Hai già fatto abbastanza, grazie. – sussurrò – mi darai il pass e lo riporterò indietro. Non devi più preoccuparti, penserò io a te. Ti proteggerò, te lo prometto.
Respirai più leggera e tranquilla, e sorrisi con la testa poggiata sulla sua spalla. Chiusi gli occhi e mi godetti quell’attimo.




SPAZIO AUTRICE
I'm baaaack. Sì, sono tornata! Scusate il ritardo, sapete che appena posso pubblico (:
Oookay, adesso momento sondaggio pareri: vorreste che avvenga una Nater/Petasha? (Natasha+Peter/Peter+Natasha. Oddio suona un pò male, se trovate un nomignolo più carino sarebbe meglio! ahaha a voi la scelta c:)
Volete che Spiderman resti all'oscuro o esca allo scoperto rivelando la sua identità (niente meno che Peter Parker, ommioddio! D: rivelaziooooni).
E, punto finale, vi piacerebbe avere una normale Natasha o una Natasha anche lei eroina?
Rispondete a questo piccolo questionario, la mia storia (questa storia) è anche e soprattutto vostra (:
Allora aspetto recensioni eeee... alla prossima!
Un beso, adios
_R.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

Un’altra promessa fatta, un’altra promessa che infrangerà.
Ormai l’abbiamo capito, dopo ben due morti,  che Spiderman non riesce a salvare le persone a lui care.
Care? Per caso il nostro amato eroe si è affezionato alla giovane Natasha? In qualsiasi caso, comunque, è riuscito a far breccia nel cuore della ragazza che ha riposto la sua fiducia in lui.
Ormai erano una squadra, si completavano.
Ma cosa c’è di onesto nel fidarsi di qualcuno senza sapere chi esso sia realmente?
Eppure le intenzioni di Spiderman, ora, erano irremovibili: lui era così come lo vedevano, in “calzamaglia”, e MAI più si sarebbe tolto la maschera mostrando il suo viso.
 
 
 
P.d.v Natasha
- Vieni Lili, entra pure.
Avevo passato una lunga e stramba giornata ed era esausta. Una buona chiacchierata con un’amica era ciò che mi serviva.
Ma puoi fidarti di lei?
La guardai intensamente.
Oh ma andiamo Natasha, il nemico è uno solo e di certo non è lei. Non stai combattendo contro il mondo intero in una missione segreta. E poi vi conoscete da quasi 2 anni ormai e ti è sempre stata vicina, un’amica di cui fidarsi insomma. Giusto?
Ci sedemmo sulle sedie accanto al bancone in cucina.
- Ti va del gelato?
- E a te andrebbe di uscire e andare in qualche bar a bere e divertirci un po’?
- Oddio… ho passato una giornata terribile, sono stanca..
- Eddai!! Quest’età non ritorna più, ora dobbiamo divertirci!! E poi un po’ di tempo così tra amiche ci sta, su!
- Uffa, okay. Ma lo faccio solo per accontentarti. E ti avviso, se comincio a rompermi andiamo via!
- Ok ok. Evviva! Nel frattempo ti prepari, vuoi raccontarmi qualcosa?
- Cioè?
- Cioè il perché in questi giorni sei strana e vieni sempre con un’aria distrutta a lavoro.
- Ho perso il mio secondo lavoro, conosciuto il tizio che me l’ha soffiato e che al tempo stesso mi ha baciata.
- Wooo wooo woo, frena ragazza. Chi è questo tizio? Racconta!
Le raccontai tutto, descrivendo, poi, solo il mio primo incontro con Spiderman evitando, quindi, la mia avventura al Ravencroft ma non omessi il rapimento avvenuta poco prima e il suo secondo salvataggio da parte dell’uomo ragno.
- Oddio sembra di vivere in un film. Quindi lui è stato qui poco fa? Come mai? Tra migliaia di cittadini proprio te? – fece una pausa – ommioddio, è successo dell’altro tra voi due? Siete entrati in confidenza? Vi conoscete? Oddio salvata da spiderman, che onore! E dimmi, com’è? Oddio oddio oddio, aaaah! – urlò in preda ad una crisi d’ormoni.
- Calmati, hai detto “oddio” almeno cento volte. E’ una persona come le altre Lili, non c’è niente di fantastico.
- Oh invece sì. Un uomo misterioso, a volto coperto, che ti salva e non ti deruba! ODDIO che sexy – alzai gli occhi al cielo mentre finii di infilare la maglia. Mi sistemai i capelli e la guardai.
- Possiamo andare ora?
- Semplice ma sexy, mi piace. Ok andiamo.
 
1 ora dopo, al bar
- Un altro giro, per favore – ordinai al barman.
- Basta Nat, stai bevendo troppo! E’ già il terzo giro che fai.
- Già, e non sono ancora abbastanza ubriaca per affrontare questo schifo, non ti pare?
- Un po’ brilla lo sembri.. L’ultima bevuta e poi ti voglio in pista – mi ammonì Lilith.
- Ok – intanto si avviò verso il caos più totale.
- Natasha? – una dolce voce maschile pronunciò il mio nome con un accento sorpreso.
- Ah ciaaao… Peter giusto? – forse ha ragione Lili, un po’ brilla lo sono. Tentai di alzarmi ma barcollai e gli finii addosso. Mi ricomposi subito, non senza il suo aiuto prima.
- Grazie.
- Nulla. Si, sono Peter. Cosa ci fai qui? Non sembra un locale per te.
- Oh tu non mi conosci affatto. Sei venuto a rovinarmi anche questa serata?
- Senti te l’ho detto, mi dispiace, non è stata colpa mia! Lo sai che John è stronzo.
- Uuh, il tuo caro amico “John” – marcai con tono ironico e allo stesso tempo incazzato quel nome. Intanto lui alzò gli occhi al cielo.
- Senti, posso rimediare. Anzi ho già la soluzione, posso aiutarti! Accetti il mio aiuto?
- Ah ah, non ci casco moretto – presi in mano l’ennesimo bicchiere ma Peter mi bloccò.
I suoi sensi di ragno vibrarono.
Diede un’occhiataccia alle mie spalle e poi tornò a parlarmi.
- Capisco che ti piace il rischio, ma addirittura a farti avvelenare da quel tipo?
- Cosa? – mi girai e vidi una figura che si faceva largo tra la gente e andava via, molto lentamente, quasi come se non fosse successo nulla. Non doveva dare nell’occhio.
- Ha messo qualcosa nel mio drink?
- Sì. Chi è e cosa vuole da te?
- Non ne ho idea, non lo conosco. Forse è qualcuno d… - mi fermai e lo guardai. Ritorna in te Natasha, non devi parlarne con nessuno.
- Chi? Chi Natasha? – mi guardò con gli occhi chiusi a due fessure.  Mi finsi nuovamente ubriaca.
- Qualcuno che vuole drogarmi per poi portarmi a letto, come sempre.
- Come sempre?! – marcò quest’ultima parola quasi disgustato – mi stai dicendo che è capitato altre volte?
- Oh si certo – sapevo di starmi creando una cattiva reputazione e del tutto falsa da ciò che sono realmente, ma infondo non lo conosco e non posso spifferare il mio “segreto” con chiunque, no?  - ora se non ti spiace, vado a ballare.
Mi alzai, gli passai accanto sfiorandogli la spalla e mi buttai nella mischia.
 
 
Non era al sicuro lì, in mezzo a tutta quella gente. Lo sapeva, Peter, mentre la vedeva apparentemente divertirsi ma, il suo lato di Spiderman che teneva nascosto, sapeva cosa lei sentiva dentro: un vortice di adrenalina e paura, che vuole cacciare pensando che questo sia il rimedio migliore, ballando facendosi toccare da estranei.
Era troppo, TROPPO pericoloso. Potevano raggirarla chiedendole di seguirli per poi stuprarla, violentarla o tenendola in ostaggio per ottenere chissà cosa.
Doveva portarla via di lì.
Avanzò verso la pista mentre ragazze a destra e sinistra cercavano di attirare la sua attenzione tirandolo a se e cominciando a ballare.
Si congedò gentilmente e la raggiunse. Non provò neanche a parlarle all’orecchio – tanto non l’avrebbe ascoltato – prese lei e la sua amica ed uscirono di li.
- ODDIO NON SENTO Più NULLA, STO URLANDO TROPPO? – gridò Lilith.
- Si – rispose semplicemente Peter.
- PERDONALA, OGGI E’ IN FISSA CON QUESTA PAROLA “ODDIO”
- CHE HAI DETTO?
- STIAMO TROPPO FATTE LILI! – risero.
La sua risata era bella anche in queste situazioni.
- OK – prese ad urlare anche lui – ORA VI RIPORTO A CASA, SI E’ FATTO TARDI E SAREBBE PERICOLOSO TORNARE SOLE.
- OH, NON C’E’ BISOGNO, IO ABITO PROPRIO QUI DIETRO. PIUTTOSTO ACCOMPAGNA NATASHA, LEI NE HA DAVVERO BISOGNO. GRAZIE.
Peter voleva tapparsi le orecchie troppo sensibili a queste grida incontrollate. Salutò Lilith con un cenno della testa mentre, non fece in tempo a girarsi, che Natasha si accasciò su di lui cominciando a dormire.
- Fantastico, direi che avrebbe resistito davvero tanto.
Si era davvero scelto la peggior compagna di avventure spericolate.
 
Arrivati a casa la mise al letto e le rimboccò le coperte. Fece per allontanarsi ma, inconsciamente, la sua mano gli strinse i jeans e dovette staccarla con molta delicatezza per non svegliarla.
Le fissò a lungo il dolce viso dipinto da un sorriso tranquillo. Dormiva davvero serena o era solo frutto di una lunga serie di bevute?
Vide un bigliettino che aveva accartocciato e poggiato sul comodino: “Tesoro fino a domani non sarò di ritorno, sono fuori per lavoro. La cena è nel forno, scusami. Un bacio, mamma.”
Fantastico, resterà anche da sola per tutta la notte.
La guardò di nuovo. Sospirò toccandosi il ciuffo.
- D’accordo. Dannazione Natasha, in che guaio ti sei andata a mettere..
Si sdraiò accanto a lei e vegliò per tutta la notte. O almeno, quasi. Dormì poche ore ma il suo senso di ragno era sempre attivo per qualsiasi allarme, anche il più futile.
Più volte si sveglio nella notte per osservarla o semplicemente per fermarsi a guardare il soffitto e pensare.
Quando si svegliò, il giorno dopo, lei dormiva ancora.
E’ così bella.. pensò. Si stava affezionando a lei, ma la ferita era ancora troppo aperta per poter permettere al suo cuore di innamorarsi di nuovo. Gwen era sempre lì, a ricordargli di quanto poco gli bastasse per mandare tutto all’aria.
Quando si accorse che, pian piano, cominciava a svegliarsi anche Nat, richiuse gli occhi per non farsi sorprendere a guardarla mentre dormiva.
In un primo momento lo guardò, sorrise e chiuse gli occhi. Poi gli riaprì subito dopo e si sedette sul letto urlando.
Peter finse di essere sorpreso e appena sveglio, scattò dal letto e si guardò attorno.
- CHE C’E’? COS’E’? CHI E’ STATO? COS’E’ SUCCESSO!?
- COSA CI FAI QUI?! Ahia! – mugugnò portatosi una mano alla testa, probabilmente per emicrania.
- Ah – sospirò Peter rituffandosi nel letto – tranquilla non abbiamo fatto nulla, come puoi vedere sei ancora vestita. Semplicemente ieri sera eri ubriaca e mi sembrava da cafone lasciarti tornare a casa da sola. E così, dopo che ho saputo che tua madre non era a casa, sono rimasto qui a dormire nel caso avessi avuto bisogno di aiuto durante la notte. Non preoccuparti, ora vado via.
- No aspetta – lo fermò prendendogli la mano.
- E’ stato un gesto gentile da parte tua, grazie. Forse ti ho… sottovalutato? Insomma, rubarmi il lavoro è roba da tutti voi maschi, ma quello che hai fatto oggi… è insolito. E’ raro trovare uomini come te al giorno d’oggi, perciò grazie – gli sorrise dolcemente.
Rimase sorpreso e si portò una mano tra i capelli grattandosi la nuca timidamente.
- Sono contento che… ecco, che hai apprezzato. E’ quello che cercavo di farti capire. Possiamo ricominciare d’accapo?
- Certo.
- Allora… io sono Peter – disse porgendole la mano con un sorriso divertito.
- Natasha – strinse a sua volta.
- E per la cronaca – gli si avvicinò all’orecchio – è la prima volta che vado a letto con qualcuno.

 

SPAZIO AUTRICE
Ciiiaaaao a tutti! Perdonatemi se ci sono errori grammaticali, ma soprattutto scusate il ritardo!
Allora, cosa ve ne pare del capitolo? Il nostro Peter riesce a gestire bene i suoi due ruoli ma non tanto i sentimenti che, probabilmente, comincia a provare per Natasha. Intanto vediamo i due che si avvicinano sempre più e, chissà, sboccerà l'amore?
L'altra volta non ho avuto molte risposte riguardo al sondaggio "preferite una Natasha normale comune mortale, oppure una Natasha eroina un pò come Spider Man?"
Aspetto pareri sul capitolo e risposte sul "sondaggio". DAJEE
Alla prossima ^^

_R.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

P.d.v Natasha
 
E così Peter mi ha offerto un appuntamento, proprio per questa sera.
E’ tempo ormai che non esco più con un… ragazzo. Mi fa strano, così come mi sento strana quando sono con lui. Nonostante ciò che è successo per il lavoro, sento di potermi fidare, soprattutto dopo ciò che ha fatto ieri sera. E’ stato dolce ed inaspettato.
- Nat cos’è quell’espressione da ebete che hai stampata in viso? Vuoi svegliarti? Siamo a lavoro.
- Proprio non ricordi nulla di ieri sera, Lili?
- Si, abbiamo bevuto e ci siamo divertite. Ah, e poi è arrivato quel tuo amico… com’è che si chiama, Peter?
- Mi ha riaccompagnata a casa… sta sera mi vedo con lui.
- Uh la-laa. Dopo quanto Nat? Dai, sono contenta per te. Divertiti! Hai davvero bisogno di una persona che ti sia vicino, e perché no, che sia quella giusta? Se vuoi dopo lavoro andiamo a fare un po’ di shopping, un po’ di svago anche per noi ci vuole! Tanto tra non molto stacchiamo.
- Okay, grazie.
- Devi servire al solito tavolo, vuoi che ci pensi io?
- Oddio… - lanciai un’occhiata al tavolo 8 – sì, per favore. E se riesci a sentire cosa ti bisbigliano, ti prego di dirmelo ok?
- Ricevuto.
Lilith, come già detto, non la conosco da molti anni. Sento, però, di potermi fidare di lei. E’ una buona amica e, come me, non ha una vita poi così facile. Anche lei non è circondata di amici e stenta a fidarsi, ma per lo meno ci prova. E’ sempre gentile e disponibile con me, credo di poterla definire l’unica buona amica che io abbia mai avuto.
Vedo i due tizi al tavolo guardare male la mia amica che si irrigidisce sul posto. Ho un brutto presentimento, non mi piacciono affatto.
 
 
- Devi assolutamente provare questo! Ti starà una favola, me lo sento.
- Lilith, per favore… - ero esausta, detestavo fare shopping, preferirei 1000 volte stare davanti alla tv a mangiare patatine e schifezze a volontà.
- Ah-ah! Zitta, niente lamentele e non si accettano no.
- Ma è soltanto un’uscita tra amici, niente di che! Devo per forza vestirmi così elegante?
- Quante volte devo ripetertelo? Sono anni che non esci con un ragazzo e non puoi pretendere di far colpo andando in pigiama!
- Ma è così comodo! E poi cosa ti dice che io voglia davvero fare colpo?
- Te lo leggo negli occhi e dal modo in cui sorridi.
- Io non sorrido! – falso, abbozzai un mezzo sorriso.
- Ecco, appunto – saltò sul posto dalla gioia.
- Sì ma non voglio sembrare una che va subito al sodo, qualcosa di semplice come primo appuntamento, dai!
- Nat, più semplice di così si muore!
- E’ rosso. Ed ho detto tutto.
- Ok ok… ecco, prova questo nero.
- Okay – entro nel camerino e comincio a spogliarmi ed indossare l’abito – senti ma…
- Si?
- Quei due tizi al tavolo, cosa ti hanno detto?
- No nulla…
- Lili?
- Si?
- Lo so che mi nascondi qualcosa, e poi ti eri come… pietrificata. Sputa il rospo.
- Mi prometti di non entrare nel panico? So che non dovrei avere dubbi, sei una piuttosto tranquilla ma insomma… è forte come cosa.
- Vai.
- Credo di averla interpretata come una… “minaccia” nei tuoi confronti. Sono andata lì per prendere le prenotazioni e il biondino mi ha detto “come mai la tua amichetta non viene più qui? Ha capito che deve stare alla larga da tipi come noi?” il tutto con un sorriso malizioso. Dio, solo a ripensarci mi viene la pelle d’oca!
Mi irrigidii.
- Hanno minacciato anche te? Ti hanno fatto qualcosa?
- No Natasha, a me non hanno fatto nulla. Ma come li conosci? Chi sono quelle persone?.. – lo dice quasi spaventata, le credo!
- Tu stai bene?
- Sì io… credo di si. Un po’ scossa ma mi passerà. – resta in silenzio per pochi secondi – ehi, se sei in pericolo non esitare a chiedere aiuto ok? Ci sono, non voglio che ti accada nulla di male.
Mi viene quasi da piangere. Nessuno mai si era preoccupato così tanto per me… eccetto mia madre, ovviamente. A proposito, è ancora a lavoro? Uff.
Uscii dal camerino con indosso il vestito nero ed abbracciai Lilith, le ero davvero grata. Sono… commossa.
- Grazie Lili, ti voglio bene – chiusi gli occhi godendomi il momento. Era davvero dura per me ammettere il bene verso l’altro, nonostante non fossi cattiva ma bensì consapevole di voler amare. Era dura, non riesco a fidarmi delle persone e credo sia dovuto al mio passato.
- Figurati.. ma adesso fatti vedere – si allontanò tanto quanto basta per osservarmi e farmi sentire a disagio facendo la giravolta – wooow, ti sta d’incanto!
- Si ma.. credo sia eccessivo. Insomma, un vestito è troppo per me Lili! – ridemmo entrambe – io opterei per una gonna semmai, ed una maglia particolare. Che dici?
- Mmh… uff, okay. Ma questo devi comprarlo ugualmente ok? Magari in un futuro.. appuntamento più hot? – mi guardo maliziosa per poi scoppiare a ridere. Alzai gli occhi al cielo e mi misi alla ricerca del nuovo completo.
 
Dopo un’estenuante ora a fare shopping (odio!) finalmente mi sono decisa ad acquistare una gonna nera corta a campana ed una maglia bianca con tema floreale ad incrocio sulla schiena. Ed è anche fin troppo per me! In più il vestito nero, come promesso a Lili.
Sono già le 19 e Peter passerà a prendermi alle 20.30, ho più di un’ora di tempo così decido di fare le cose con calma. Una bella doccia rilassante è quel che ci vuole!
Ma ovviamente i pensieri neanche in questo caso mi abbandonano: chi sono quei tizi? Cosa vogliono da me? Sono collegati a spider-man, ovvio, e riguardano anche il Ravencroft. Vorrei solo avere le idee più chiare, certezze.. in che guaio mi sono cacciata?
Sospiro immersa nella mia vasca con gli occhi persi al di fuori della finestra opacizzata dal calore. La mia attenzione viene attirata per un attimo da una figura volante.
- Mh? – poi la mia lampadina si accende e mi ricordo che per le città gira quel pazzo dell’uomo ragno che mi sta causando solo problemi.
- Non è il momento ragno.. – sussurro e sospiro.
Esco dalla vasca e mi avvolgo in un telo grande. Apro la porta e mi sporgo quanto basta per guardarmi intorno.
- C’è nessuno?
Non dovrebbe entrare da nessuna parte, ho chiuso tutte le fines…
- Ciao Spider-man. – in camera, ovviamente.
- Ehi ciao ragazza stramba! Come te la passi?
- Meglio, se non ci fossi tu. Ho da fare, che ti serve?
- Oh niente, sono solo passato a salutare la mia cara amichetta di avventure.
- Allora ti bastava semplicemente parlare alla tua mano.
- Simpatica – rise.
- Seriamente uomo ragno, ho da fare. Cosa ti serve? – si avvicina lentamente a me per scrutarmi. È inquietante osservare quella maschera e pensare che lì sotto si nasconde un essere umano da un superpotere alquanto strano. Fa venire i brividi, mi sembra un maniaco visto così. Scuoto la testa: per fortuna non fa del male, o almeno credo.
- Nulla, volevo vedere se va tutto ok. E’ tutto ok?
- Sì, certo.
- Bene…
- Bene.
- Allora.. io vado eh? Il lavoro mi chiama.
- Certo, ciao.
Mi girai e tornai in bagno. Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci accasciai contro. Ossigeno, mi serve ossigeno. Perché viene a trovarmi così spesso? Cosa sta succedendo?
Mi preparai in fretta e furia, dovevo muovermi.
 
 
Peter è in ritardo, temo non si presenti.
Mi guardo un attimo allo specchio: per una volta che mi ero data una sistemata non ne è valsa la pena. Uff, vado a mettermi il pigiama e mi guardo un film, per oggi ne ho abbastanza.
MA! Suonano il campanello, vado ad aprire.
È Peter ed è… semplice, ma bello. Cosa?!
- C..ciao, credevo non venissi più. Un attimo prendo la borsa ed esco.
Mi guardo un’ultima volta allo specchio e prendo un respiro: calma, sciolta e disinvolta, è soltanto un amico con cui passare una serata diversa.
Torno da Peter vestito come suo solito: un jeans, una T-shirt nera, un cappottino verde ed un cappello rosso. Non sente caldo? Io sto morendo, fiuu.
- Scusa il ritardo, sono stato impegnato col lavoro.
- Ah già, quello che mi hai rubato! – risi – tranquillo sto scherzando, ormai è acqua passata.
- Già.. allora, dove preferisci andare?
- Non ne ho idea… tu cosa proponi?
- Mh – mi scruta un attimo – tu che tipo di ragazza sei?
Sorrisi abbassando un attimo lo sguardo per poi tornare nei suoi occhi con aria di sfida.
- Un tipo giocherellone.
- Allora porto la bimba al luna park! – risi, di nuovo.
- Ok papà, andiamo!
 
E’ stato divertente passare del tempo con lui, è un tipo interessante, intelligente e molto simpatico!
Cammino per le strade con il un piccolo peluche nella borsa vinto al tiro al bersaglio.
Per quanto riguarda il resto… beh la maggior parte delle giostre più paurose le ho trascorse attaccata al braccio di Peter, letteralmente. Sulla giostra panoramica invece è stato il momento più imbarazzante per me ma che ha saputo renderlo comunque piacevole. Lì mi ha raccontato un po’ della sua vita o quello che riusciva a dirmi.
- Grazie per questa serata, mi sono divertita davvero tanto – gli sorrisi mentre eravamo di ritorno dal luna park.
- Figurati! E’ stato un piacere per me, sei… una tipa strana! – disse guardandomi e ridendo. Nel frattempo continuavo a mangiare il mio zucchero filato.
Continuava a guardarmi con una strana luce negli occhi.
- Cosa c’è? – chiesi.
- Mh? No – sorrise abbassando lo sguardo e arrossendo un po’ – nulla. Ti ho osservata per tutta la serata e sei davvero carina, non te l’avevo ancora detto.
Ouh?! Sono un peperone ora, vero? Sì, certo che è così!
- Grazie… nessuno me lo diceva da.. beh, parecchio tempo – risi.
- Mi ricordi una mia vecchia amica con questi tuoi modi di fare – sorrise. Ok, sta sera mi sciolgo.
- Beh spero sia un complimento!
- Oh certo.
Lo vedo un po’ scosso.
- Ehi, tutto ok? C’è qualcosa che non va? Ti va di parlarne?
- Ouh? Cosa? Nono nulla, affatto. Tranquilla, continuiamo questa nostra serata in tranquillità. Cosa vuoi fare ora? Vuoi che ti riaccompagni a casa?
Controllai l’orologio.
- Beh, non è tardi ma domani avrei il lavoro. Però… dato che sono stata davvero bene con te, ti concedo qualche altro minuto di follia. Hai qualcosa da proporre?
- Mmh.. forse sì! – mi prese per il polso e cominciammo a correre tra la folla.
- Dove mi porti?
- E’ un segreto. Resta nel massimo silenzio, ok? – annuii.
Poco dopo ci ritrovammo nel retro di un teatro.
- Cosa? Un teatro? – sussurrai.
- Sssh, nasconditi dietro alla porta e aspettiamo che qualcuno esca. Ormai è quasi orario di chiusura.
- Ookay…
Così fu. Dopo pochi minuti un addetto alle pulizie uscì dal retro canticchiando senza accorgersi di noi. Peter bloccò la porta ed entrambi sgattaiolammo dentro. Una piccola scarica di adrenalina mi ripercorse nelle vene.
- Cosa stiamo facendo?
- Ci divertiamo come degli adolescenti!
Trovò un carrello pieno zeppo di roba di scena: parrucche, bastoni, abiti, una boa di piume e tant’altro. Cominciai prendendo quest’ultimo avvolgendolo attorno al collo, poi presi una pipa e raggiunsi il palco.
Cominciai a cantare atteggiandomi, seguita poco dopo da un Peter d’altri tempi intento a corteggiarmi.
Risi, era una scena alquanto buffa.
- Salve Sig. Parker, mi dica cosa vuole?
- Conquistare il cuore di questa dolce fanciulla!
- Oh, che sfacciato! Mi spiace, non mi piacciono i tipi come lei – mi voltai menefreghista.
- Fa bene signorina, sono un tipo che porta solo guai. – mi voltai seria.
- Ma va? Ormai sono una calamita per i guai in questo periodo! – risi e ricominciai a cantare.
Dal fondo della sala si udirono degli applausi. Mi fermai di scatto e guardai lontano non riuscendo a mettere a fuoco.
- Chi va la? – la figura si alzò dalla sedia e avanzò verso noi.
- Davvero notevole. Una gran bella voce, signorina…
- Grey. Natasha Grey.
- Grey… d’accordo. Le voglio fare una proposta di lavoro, ci sta?
- Che genere di proposta?
- Lavorare come attrice qui in teatro, ovviamente.
- Beh io… non saprei.
- Mi sembra un’offerta migliore del chiamare la polizia e dire che ci sono dei ladri qui al teatro dopo l’orario di chiusura, non le pare?
- Sicuramente ma…
- L’aspetto domani sera alle 19 qui per discutere del suo contratto. Buona serata.
Rimasi spiazziata. L’idea mi entusiasma, ho sempre desiderato fare questo! Ma.. il bar? Così all’improvviso tutto ciò.
- Wow…
- Sarà meglio andar via.
Annuii e rimisi tutta l’attrezzatura a posto.
 
Poco dopo davanti alla porta di casa Grey…
- Grazie ancora per la serata e grazie per avermi accompagnato.
- E’ stato un piacere. Cosa.. cosa pensi di fare con quel tipo? Andrai lì domani?
- Non ne ho idea sinceramente… è un lavoro che ho sempre sognato di fare, anzi! Più che lavoro direi una passione. Ma se non fossi capace di recitare? E poi non sono così brava a cantare!
- Ma va Natasha, ti ho sentita ed hai una voce straordinaria.
- Beh… - osservai le mie scarpe, davvero interessanti! – grazie – di nuovo peperone, ovvio.
- Però… quel tipo non mi convince. Presta sempre attenzione ok?
- Peter, era un signore a posto, anche simpatico direi!
- Si lo so scusa, sono io ad essere fin troppo paranoico. Colpa di brutte esperienze – una smorfia dipinse il suo viso.
- Capisco dal tuo sguardo che ciò ti ferisce ancora e non ci conosciamo ancora molto bene, ma.. quando vuoi e se ti va di parlarne io ci sono, ok? – sorrisi cercando i suoi occhi. Per un attimo mi parve di sentire un “lo so” sussurrato.
- Grazie.
- Posso farti una domanda?
- Certo, dimmi.
- Quelle piastrine che porti al collo… mi sembrano una cosa a te rara. Posso chiederti cosa c’è inciso?
- “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” probabilmente una frase già famosa, ma mio zio Ben me lo ripeteva in continuazione.
- E’.. morto?
- Sì, in una sparatoria.
- Oddio, mi dispiace tanto Peter scusa..
- Non fa niente, è tutto ok.
Sorrisi un po’ in colpa.
- Allora io entro..
- Un’ultima cosa Nat.
- Si?
- Lì al teatro… è stato bello.
- Anche per me – sorrisi.
- E non stavo scherzando.
- Mh? – oddio, si riferisce al corteggiamento? Davvero vuole provarci con me? Fa caldo. Troppo.
- Sono davvero uno che porta guai, forse non dovremmo rivederci più.
Ah.
- Cosa? Perché? Mi sembri un bravo ragazzo Peter, cosa c’è che non va? Non possiamo essere amici?
- Sono molto più di quel che sembro Natasha, è complicato.
- Certo, capisco. Ma se non l’avessi capito non sono una tipa che abbandona facilmente, la forza di volontà, il coraggio e l’ “avventura” non mi manca. Ormai siamo amici, no? E gli amici non si abbandonano per nessun motivo al mondo. Ora vado, buona notte Peter.
- Buonanotte… - sussurrò.


SPAZIO AUTRICE
HI GUYS! Omg ritardo mostruoso ma sì, sono ancora viva ^^ è imperdonabile lo so ma è stata un'estate piuttosto.. movimentata, caotica e impegnativa! Purtroppo con tutti gli impegni che ho non riesco a pubblicare regolarmente, cerco di fare quel che posso spero possiate capirmi.
Allora, cosa ve ne pare questo capitolo piuttosto lungo? (credo) Ne è valsa la pena aspettare? Eeeeh? OuO Momenti sweet tra i due, chissà ;)
Recensite e non dimenticate di aggiungere la storia ai preferiti!
Grazie e alla prossima :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

P.o.V Natasha
Suona la sveglia e mai come oggi sono così felice di alzarmi. Mi preparo di fretta per andare al lavoro, voglio subito incontrare Lilith e raccontarle qualcosa.
La serata di ieri mi è piaciuta davvero tanto, è bello essere in compagnia di Peter, è un ragazzo a posto anche se nasconde qualche segreto. Sono tanto curiosa di sapere cosa lo turba, non credo sia pericoloso... spero. Dallo sguardo che ha percepisco che è qualcosa di grande che lo rende triste, qualcosa più grande di lui; io gli starò accanto e lo sosterrò. Ha bisogno di qualcuno accanto, tutti ne hanno bisogno.
Nat cosa ti succede? Tu non sei così. Tu... eri così.
Esco di casa per recarmi al lavoro: oggi anche il cielo sorride, c’è il sole. E’ una giornata perfetta.
Appena arrivo al bar il mio capo e Lily sono i primi a notare il mio buon umore, anche se nonostante tutto sono un pò preoccupata per Spider-man e tutta la sua faccenda ma cerco di non pensarci.
- Ehi Nat! Finalmente sei tornata a sorridere, cosa è successo? – mi chiede Rich mentre Lily mi guarda maliziosa.
- Nulla, semplicemente ho dormito bene.
Durante la giornata sono piuttosto sbadata e fra le nuvole ma il mio buon umore ripaga tutti i miei errori e così il tempo sembra passare in fretta.
Controllo l’orologio: caspita sono già le 18! Devo tornare presto a casa e cambiarmi se voglio arrivare in orario al teatro..
- Rich ci sono problemi se oggi lascio 5 minuti prima il mio turno? Ho una commissione urgente da fare.
- Nessun problema Natasha, va pure. Non vorrei intralciare il tuo appuntamento. – mi guarda malizioso e rido.
E’ molto gentile da parte sua un gesto simile, è quasi interessato e preoccupato per la mia vita privata tanto da concedermi favori al lavoro? Wow, devo essere davvero un caso perso.
Gli sorrido riconoscente e corro a casa!
 
 
- Eccomi! Scusate il ritardo, sono uscita tardi da lavoro e...
- Si certo va bene signorina Grey, salga sul palco.
Uhm?
- Ha preparato qualche scenografia per noi?
- Cosa? Veramente io sono venuta qui per parlare del “mio contratto”, pensavo fosse bastato lo spettacolo di ieri...
- E’ un colloquio di lavoro, non può presentarsi a mani vuote. Canti almeno qualcosa.
Così, su due piedi? Okay Nat, respira e non farti prendere dal panico. Oddio ed ora cosa gli canto?
- Senza neanche una base?
- Canti a capella, non è la fine del mondo.
- D’accordo...
Respiro profondamente, chiudo gli occhi e comincio a cantare Halleluja.
Ho sempre amato questa canzone, mi ha sempre fatto venire la pelle d’oca.
Una volta finito riapro gli occhi e vedo il signore di ieri – insieme agli altri giudici  - applaudirmi.
- Eccellente, davvero notevole... ha convinto anche i miei colleghi ed abbiamo deciso di farla entrare nella nostra compagnia. Le farebbe piacere?-Molto! La prego mi dia del tu, mi chiami Natasha.
- D’accordo Natasha, cominci la settimana prossima con uno spettacolo che daremo il 24 Novembre alle 21 per aprire la stagione natalizia. Qui c’è il suo copione, se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere ok? Quanto alle preparazioni recitative, ogni lunedì mercoledì e venerdì alle 20. Ci vediamo domani, buona fortuna.
- La ringrazio.
- Oh ti prego, chiamami Mark – mi fece l’occhiolino e poi andò via.
Scesi dal palco e andai a prendere il copione: “Aspettando il Natale” è il titolo del musical. Strinsi il copione al petto, guardai al cielo e sospirai: adoro il Natale! Darò il massimo, non voglio fare brutta figura.
Decido di tornare presto a casa per cominciare a studiare la mia parte da co-protagonista (ah, a proposito, che onore!). Il tragitto da qui fino a casa è piuttosto lungo ma soprattutto buio, sarà meglio sbrigarmi.
Mi guardo costantemente attorno mentre avanzo velocemente, è davvero una brutta zona, devo ricordarmi di prendere un’altra strada la prossima volta. Sempre se ci sarà la prossima volta... ti prego fammi arrivare sana e salva! Mi sento osservata, o peggio, seguita.
Svolto l’angolo ma... un vicolo cieco! Ok, calma e sangue freddo.
Faccio per girarmi e tornare indietro quando due tizi dall’aria sospetta mi bloccano il passaggio avanzando minacciosamente verso di me.
Mi sento in trappola, comincia a mancarmi il respiro, ho la bocca impastata e non riesco ad emettere nessun suono.
- Ehi bella signorina, dove pensavi di andare?
Non riesco a rispondere, tanto non avrebbe alcun senso, so già quali sono le loro intenzioni.
Provo soltanto un ultimo tentativo di fuga, infondo tentar non nuoce.
Con movimenti veloci e decisi mi accovaccio per passare furtivamente tra loro, per un attimo sono libera finché una viscida mano non mi prende per capelli e mi tira indietro. Questa volta riesco ad urlare, sperando che qualcuno riesca a sentirmi e corra in mio soccorso.
Comincio a dimenarmi, tiro calci e pugni nella speranza di colpirli e stordirli per un attimo ma non riesco a muovermi. Non un solo mio muscolo riesce a ribellarsi in preda al terrore e panico più totale.
Cominciano a spogliarmi mentre, invano, cerco di rivestirmi ad ogni loro tentativo. Poi uno di loro, capita la situazione, mi blocca mentre l’altro è intento a violentarmi.
Sono shockata e schifata, voglio vomitare ma l’unica cosa che riesco a fare e sputarli in un occhio. Ma questo gesto serve solo ad aumentare la loro ira e la loro schifosissima voglia di scoparmi.
Poi, all’improvviso, si allontanano bruscamente. O meglio, qualcuno li allontana. Cerco di rivestirmi come meglio posso e mi asciugo le lacrime. Un attimo dopo sono piantati al muro da una grossa ragnatela mentre Spider-man assesta loro qualche pugno. Poi si ferma e si gira verso di me, fa per venirmi incontro ma lo blocco.
Ho soltanto paura, ora, di qualsiasi contatto umano. Da un uomo, per lo più.
- T…ti ringrazio, spider-man, ma ti prego stammi lontano.
Ignora la mia richiesta e mi abbraccia. Tremo dalla paura ma mi lascio ugualmente andare al suo abbraccio e mi sfogo con un pianto senza fine.
- Sssh, è tutto ok, ci sono qui io adesso. Ti riaccompagno a casa, aggrappati a me.
Faccio come dice ed un attimo dopo voliamo tra i grattacieli di New York appesi ad una ragnatela.
Nell’andare via, sento i due furfanti urlare: “Non puoi lasciarci qui, maledetto uomo ragno!!”
Ben vi sta, è il minimo che possiate meritarvi.
(S)fortunatamente il viaggio dura poco, Spidy mi lascia davanti all’ingresso di casa.
- Grazie ancora una volta, senza di te io… loro… - un groppo alla gola mi impedisce di continuare.
- Non ci pensare, non è successo e non accadrà mai più. Ricordati che per qualsiasi cosa io ci sono, ok?
Annuii. Ora l’unica cosa che volevo fare era bere una bella tisana calda, infilarmi nel letto e dimenticare questa orribile giornata cominciata bene ma finita nel peggiore dei modi.

 

SPAZIO AUTRICE
Nulla da dire se non... scusaaaaate, per il ritardo c:
Spero il capitolo possa ripagare l'attesa ;) allora, vi è piaciuto? Recensite e ditemi la vostra!
Alla prossima, R.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7


Dicono che il miglior modo per combattere la criminalità è non farsi abbattere ma alzarsi e continuare e lottare.
Eppure più penso a ieri sera e più non riesco a muovermi, resto ferma nel mio letto a fissare il muro.
Se non fosse stato per Spider Man….
No basta. Non devo più pensarci, devo reagire.
Mi alzai dolorante e strizzando gli occhi a quel sole accecante, in contrasto con il mio umore. Non sono riuscita a chiudere occhio questa notte, ma qualcuno dovrà pur andare a lavoro, no?
E poi devo imparare il copione.
Ma che giorno è oggi? Venerdì. Ottimo, devo anche andare al teatro. Devo per forza ritornare in quel posto? Manca solo che è 17 e la sfiga mi perseguita.
“Alle 20”  aveva detto Mark, con quel cappello più grande di lui che lo rendeva un po’ più.. “vecchio” del solito, invece poteva avere soltanto qualche anno in più di me.
Ok, show must go on.
 
Si preparò velocemente per poi uscire di corsa di casa e non incrociare lo sguardo di nessuno, nemmeno di sua madre: a proposito, che fine aveva fatto? Non la vedeva né sentiva da giorni, dopo avrebbe dovuto chiamarla e dirle tutte le novità. Magari evitando certi particolari, eh?
Temeva per sua madre, il lavoro le occupava quasi metà giornata riducendola ad uno strazio. Doveva riposare, ed una vacanza era ciò che serviva ad entrambe! Decise che l’avrebbe portata da qualche parte a Capodanno, dopo il musical di Natale.
Si immerse nel tipico traffico Newyorkese, avrebbe preso la bicicletta rilassandosi un po’.
Aveva cercato di coprire quel livido sul volto come meglio poteva, il resto della giornata l’avrebbe passato con la testa china e il cappello che le avrebbe coperto metà volto. Ma al teatro? Avrebbero accettato quel suo aspetto? Infondo si trattava soltanto di un livido, sarebbe passato prima o poi. Ciò che non sarebbe passato è il ricordo di quella orribile sera e ciò che le ha causato quel cerchio verdognolo.
- Ehi Nat, buongiorno!
Rispose con un gesto del capo e si mise al lavoro.
Quando servì ad un tavolo, una mano la fermò per il polso proprio mentre stava per andarsene. Si girò allarmata e spaventata, pronta ad urlare. Poi lo riconobbe: Peter.
- Cosa ci fai qui?!
- Mangio, no? E tu cosa ci fai conciata in quel modo? Cos’è questa storia del cappello? Nat cosa ti è successo?
- Nulla che ti riguarda.
- Mi riguarda eccome. È stato qualcuno? – cercò il suo sguardo ma lei guardava altrove. Capendo che facendo altre domande avrebbe peggiorato le cose, si alzò.
- D’accordo… beh, se hai bisogno puoi chiamarmi. Sappi che ci sono, per qualsiasi cosa. Ok?
Annuì, poi lui andò via.
 
Ore 20.00
Puntuale come sempre, era già arrivata al teatro. Il ritardo non faceva per lei, lo detestava!
- Buonasera – salutò Mark e si spogliò togliendosi, per la prima volta in quella giornata, sciarpa e cappello.
- Ciao Nat, pronta per cominciare?
Annuì.
- Abbiamo una novità, un cambio di programma?
- Cosa? – sperò nulla di preoccupante. Volevano già licenziarla?
- Ha presente John, il tuo partner nell’opera? Ha avuto un brutto incidente e non potrà più interpretare il suo ruolo da protagonista.
- Oddio ma è terribile! Questo significa che… non farò più da co-protagonista? O peggio, non farò più nulla? Il musical è saltato?
- Niente affatto, signorina. Le presento Peter! Vieni, entra pure ragazzo.
Si voltò verso la figura che avanzò verso di lei e salì sul palco fiancheggiandola.
- Lui sarà il suo nuovo compagno. Le presento Peter Parker.
- Cosa?! Peter?!
- Voi due vi conoscete già? – domandò Mark.
- Sì lui… oddio, è il tuo hobby rubarmi il lavoro?
- No, mi piace seguirti – le fece l’occhiolino.
- Ottimo! Quindi possiamo già metterci a lavoro. Avete già studiato le vostre parti?
- Sì – risposero all’unisono.
- Davvero? Già? Ma da quanto tempo…?
- Oh, sono molto veloce ad imparare. E poi conoscevo già l’opera.
 
Dopo una lunga ora di recitazione – evitando per fortuna scene imbarazzanti, ancora per poco almeno – uscirono dal teatro.
- Ma dico, ti ha dato di volta il cervello?!
- Come scusa? – chiese basito Peter.
- Sei stato tu! Hai causato tu l’ “incidente” di John?! – era l’unica spiegazione. E poi, non sembrava, ma Peter era abbastanza forte da mettere K.O una persona.
- Ah, lui dici? Dai, era anche imbranato! Io sono di gran lunga meglio.
- Perché l’hai fatto?! – era furiosa.
- Per stare al tuo fianco e proteggerti, porca puttana! – urlò avvicinandosi a Nat, che, spaventata, indietreggiò.
- Tu… perché lo fai?
- Non mi piace ciò con cui sei andata oggi a lavoro e venuta qui al teatro. Mark è stato gentile, mi ha accettato subito ed ho deciso di lavorare al tuo fianco.
- Non potrai proteggermi per sempre, Peter.
- Faccio quel che posso, non impedirmelo per favore – le si avvicinò accarezzandole la guancia e sfiorandole il livido cercando di non farle male.
- E’ successo ieri sera, quando sei uscita di qui, vero?
Nat annuì.
- Per questo sono qui. Non mi piacciono queste strade… vieni, ti accompagno a casa – le passò un braccio sul collo, confortandola, come a dire “ehi vieni qui, ci sono io”.
- Potevi semplicemente venirmi a prendere ogni giorno, non c’era bisogno di recitare con me.
- Beh, forse mi piace passare più tempo insieme, no?
Si guardarono intensamente negli occhi, passando dagli occhi alle labbra e viceversa.
Fu Nat la prima a distogliere lo sguardo e tossire imbarazzata.
- Grazie… - sussurrò - … per tutto quello che fai per me – tornò a guardarlo con gli occhi offuscati dalle lacrime ed un lieve sorriso sulle labbra.
Si lasciò abbandonare al suo abbraccio e tornarono a casa.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

Mai avrei pensato che Peter fosse un uomo “aggressivo” o, meglio, capace di mettere K.O qualcuno. Però più lo osservo e più noto tante cose di lui che non risaltano ad occhio nudo: a primo impatto si potrebbe dire che Peter è un classico nerd, di quelli tutta casa, scuola, libri e videogiochi, gracile ed indifeso. Invece… questo braccio che ora sto stringendo dice tutt’altro.
È… muscoloso. Forte. Dà la sensazione di un uomo protettivo, che farebbe di tutto per tenerti al sicuro, lontano dal pericolo.
Ma… se John si fosse fatto davvero male? Del tipo che avrebbe potuto denunciare Peter per aggressione, no? “L’ho fatto sembrare un incidente, tranquilla” mi aveva detto, mh.
Non so se essere incazzata nera per questo oppure eccitata per averlo al mio fianco come protagonista dello spettacolo. Ah! Ecco un altro lato “oscuro” di Peter: attore?! Maddai, ce lo vedete un tipo con questa faccia così dolce, con quegli occhi nocciola penetranti nascosti dietro ad un paio di occhiali, a fare l’attore?! Peter è timido ed impacciato, non un tipo sfacciato! Eppure anche qui mi ha sorpresa, ed è stata la sorpresa più grande.
Sono incazzata con lui per aver fatto del male ad una persona innocente come John (infondo era un tipo a posto), ma allo stesso tempo sono così felice di averlo come partner!
Stranamente, nonostante il primo incontro, ora sembra essersi sistemato tutto tra di noi anzi! Andiamo molto d’accordo. E poi…. Ha fatto tutto questo per stare con me, per proteggermi.
Nessuno mai aveva fatto una cosa del genere con me, mi viene la pelle d’oca.
- Ouh? Senti freddo? – la sua voce mi risuonò nell’orecchio riportandomi alla realtà. Arrossii.
- Sì – mentii. Non potevo mica dire “Oh no Peter, è perché tu mi ecciti”! Aspetta… CHE?!
Abbassai lo sguardo intimorita.
Lo vidi togliersi la giacca.
- Cosa? Oh no Pet, non c’è bisogno davvero! E poi siamo quasi arrivati.
Mi ignorò e mise con gentilezza la sua giacca sulle mie spalle.
- Come mi hai chiamato? – rise. Ah, la sua risata…
- Mh? – lo guardai dritto negli occhi imbarazzata – Pet! – risi – non ti piace?
- Altroché!
Ah, ve l’ho detto che amo il suo sorriso? E’ micidiale. Ogni volta che sorride mi si scioglie il cuore.
Cos’hai, Nat? Cosa ti sta succedendo?
Tossii imbarazzata, per la seconda volta in quella sera.
- Eccoci qui…
- Già? – si lasciò sfuggire. Bene, siamo in due a non volere che finisca qui.
Stavo per chiedergli, follemente, di entrare… sia chiaro, nessun secondo fine. Solo per stare più tempo insieme, ridere scherzare e magari guardare un film.
- Allora – diciamo all’unisono per poi ridere.
- Vuoi entrare a bere qualcosa?
- Io andrei.
Diciamo insieme, di nuovo.
Eddai Nat, cosa ti aspettavi? Che un tipo come lui accettasse? Abbassai la testa annuendo con una smorfia di imbarazzo sul volto.
- vuoi..?
- No, è giusto che tu vada. È tardi e domani abbiamo entrambi lavoro, no? Tranquillo, sarà per un’altra volta.
- Senz’altro.
I sensi di ragno scattarono.
- Grazie per avermi accompagnata – d’un tratto s’innervosì guardandosi intorno. Sembra andare di fretta…
- Figurati. Ora scusami mi devo scappare, ci vediamo domani?
- Ma domani non abbiamo teatro.
- Fa nulla, passerò a prenderti dopo lavoro, ciao.
E scappò così, lasciandomi senza parole sull’uscio di casa.
Entrai richiudendomi la porta alle spalle e passandomi una mano tra i capelli.
Sono esasperata, cosa mi sta succedendo?
- Tesoro!
- Mamma?! Oddio, sembra che non ti vedo da una vita.
- Qualche giorno… perdona la mia assenza, ma sto avendo molto da fare.
- Lo vedo. Ehi mamma perché non ti prendi una pausa? Sei esausta, questo lavoro ti sta consumando. Magari… potremmo andare entrambe in un bel posto eh? Ti ci porto io sabato, ok? Non accetto rifiuti. – le schioccai un bacio sulla guancia e salii di sopra. Per fortuna era buio e non riuscì a dare un’occhiata al livido sul volto.
Mi tuffai letteralmente sul letto osservando il soffitto. Sospirai.
Peter… cosa mi combini?
 
 
La giornata a lavoro passò velocemente e senza stressarmi troppo. Devo riacquisire le forze in questo periodo per dare il massimo in tutti i miei impegni (teatro e lavoro, e chissà… magari anche in coppia?). Sorrisi al pensiero. Mi sembra di tornare adolescente: non vedo l’ora che Peter passi a prendermi per uscire insieme. Lui l’ha presa come una cosa abituale. Infondo, vista da fuori non sarebbe nient’altro che una semplice uscita tra amici che escono normalmente come tutti i giorni. Eppure sento che per me è diverso, e spero con tutto il cuore anche per lui.
Eh già, mi sto proprio innamorando. Ed è una cosa che detesto! Posso dire già addio alla mia vecchia maschera da dura perché i sentimenti, quelli belli e dolci, stanno prendendo il sopravvento su di me e non posso sopportarlo. Mi renderanno la vecchia e gentile Natasha, quella di cui poi tutti se ne approfittano per poi lasciarla col cuore spezzato.
Quante volte mi ero ripromessa di non farlo più accadere? Ma è così, è successo e all’amore non puoi sfuggire.
Ho chiesto a Rich il sabato libero e non ha obiettato; ho deciso di portare la mamma alla spa, spero ne sarà contenta.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

Peter è puntuale, ma mi fa l’effetto sorpresa lanciando sassolini alla finestra della mia camera per avvisare che è arrivato. Che cosa romantica.  
Parlando di romanticismo…
 
Flashback
Mi squilla il telefono, è un messaggio da parte di Peter.
“Non credere che mi sia dimenticato il nostro appuntamento. Alle 20 sarò da te, indossa qualcosa di elegante. “Pet”. :)”
EH!?
Fine Flashback
 
Avviso mamma che esco e scappo di casa. L’ultima cosa che vorrei è il suo infinito interrogatorio: non che mamma sia una di quelle rompiscatole, sia chiaro. Al contrario, mi appoggia in tutto ciò che faccio ed io l’adoro.
Non posso metterla in mezzo ai miei casini.
Rimango senza parole a guardarlo: è bellissimo, sta sera. Sembra quasi essere uscito da una rivista di moda. D’altronde, anch’io questa sera indosso il vestito nero acquistato quella sera con Lilith, semplice ma bello. Ed anche un po’… “sexy”, come direbbe Lili.
- Wow… è il tuo forte lasciarmi senza parole, Nat? – risi.
- Stai molto bene anche tu, caro Pet – gli feci l’occhiolino – dove andiamo?
- Oh beh, questa è una sorpresa. Non ho avuto modo di dirti altro ieri, scusa se sono scappato così all’improvviso ma avevo… una cosa urgente da fare – dice imbarazzato, toccandosi i capelli. Un altro suo gesto che mi fa impazzire.
- Tranquillo, era tardi anche per me.
- Sono qui per riparare! – eccolo lì, il suo meraviglioso sorriso. – perciò… si accomodi – dice aprendo lo sportello di una macchina sportiva, niente male!
- È tua?
- Di un mio amico, un prestito giusto per questa serata speciale.
Speciale? Ma non siamo solo amici? Beh, considerando i nostri scambi di battute, i complimenti ed il modo in cui ci vestiamo, per non parlare di queste uscite! credo di no…
Riesco a sentire le farfalle nello stomaco, sono così emozionata! Chissà dove vorrà portarmi…
Come in ogni viaggio, mi perdo con la mente e con gli occhi osservando fuori dal finestrino.
C’è un problema che nascondo dentro di me e che in momenti come questi vorrei soffocare, anzi dovrei, ma è sempre lì a ricordarmi che non merito di essere così felice e spensierata, che c’è qualcosa di più grande a cui dovrei pensare. Ed è proprio Spider Man con i suoi guai. In questi giorni, a parte quel mancato stupro, nessuna minaccia si è presentata alla mia porta. Non so se esserne sollevata o preoccupata.
- Qualcosa non va? – la sua dolce voce mi risveglia dai miei pensieri.
Distoglie un attimo gli occhi dalla strada per guardarmi.
- Mh? No, tutto ok – gli sorrido – quanto manca?
- Cos’è, la bambina non sa aspettare?
Rido.
- No solo che… stiamo andando molto lontano.
- Per la precisione, fuori città.
- Oddio! Non sarà che anche tu… - lo guardò con aria stupita, scherzando ovviamente.
- Ebbene si, sono un criminale. – ci guardammo e scoppiammo entrambi a ridere.
- Scherzi a parte, siamo quasi arrivati.
Dove vuole portarmi, esattamente?
Arriviamo davanti al cancello di un ristorante apparentemente costoso, o magari lo è per davvero.
- Peter ma…
- Ti prego, non fare domande e godiamoci la serata, ok?
Annuii.
La serata procede splendidamente, la cena è stata squisita e mi ha fatto davvero piacere conoscere ancor di più Peter. Non solo è come pensavo, lui è molto meglio.
Ho provato a convincerlo a dividere il conto ma, ahimè, come un vero galantuomo non ha voluto sentire storie. E’ così dolce e gentile, tutti questi gesti da parte sua mi emozionano.
- Spero tu non abbia presto il coprifuoco, perché la serata non finisce qui.
- Cosa?!
- Ssh, seguimi.
Mi prende per mano e ci addentriamo in un piccolo bosco, non molto lontano da lì, che ci porta poi ad un piccolo laghetto.
- Wow, non ero a conoscenza di questo posto favoloso.
- Ci venivo da piccolo con mio zio Ben.
- Doveva essere una persona speciale.
- Lo era.. il miglior zio che possa esistere. – gli presi la mano per consolarlo. Fargli tornare a galla brutti ricordi è l’ultima cosa che voglio questa sera. Per di più, non deve pensare che sia colpa sua.
Mi sorride facendomi intuire che è tutto ok. Si siede su un prato di foglie secche e mi trascina con te.
- Stenditi.
- Mh?
- Poggia la testa sulle mie gambe e guardiamo le stelle.
Arrossisco. Non lo facevo così… sfacciato? Un vero coraggioso, non ha alcun imbarazzo con le ragazze eh?
Faccio come dice.
E’ davvero troppo per me… troppo romantico, troppo dolce, troppo bello. Altro che guardare le stelle, io ammiro il suo volto! E’ perfetto…
Mi sorprende ad osservarlo. Imbarazzata, giro la testa.
- No ti prego, non girarti.
Torno su di lui ed i miei occhi si perdono nei suoi.
- Mi ricordi una vecchia amica.
Oh. Ecco un colpo al cuore. Non voglio ricordargli qualcuno, voglio essere soltanto me e nessun altro.
Mi alzo e rimango seduta ad osservare la superficie del lago.
- Spero sia bella! – ironizzo un po’ infastidita.
- No, non prenderla come un’offesa, anzi! Lei… era una persona speciale.
- Era?
- E’ morta.
- Oddio… - ecco i sensi di colpa – mi dispiace Peter io.. non lo sapevo.
- Tranquilla, come potevi. Lei era fantastica, bella, dolce, intelligente, sempre disponibile. Un angelo.
- Scusa se te lo chiedo ma, come…?
- Com’è morta? Un incidente – una smorfia di dolore gli dipinge il viso – un terribile incidente, causato da un mio amico.
- E lui…?
- Ora è agli arresti.
- Oh.
Silenzio. Un lungo e cupo silenzio.
Un vortice di emozioni mi trapassa: tristezza? angoscia? imbarazzo? delusione? felicità di star con lui?
- Già… - spezza il silenzio – tu sei proprio come lei. Sei tutte queste cose insieme e delle volte anche di più. Tu sei… speciale, ma non lo capisci.
- Perché non lo sono – torniamo a guardarci e a sorridere – semplice – faccio spallucce.
- Perché? Perché ti credi inferiore? Tu sei così forte, Nat. Hai una forza dentro capace di affrontare le peggiori catastrofi in un giorno solo senza neanche accorgertene.
Sorrido e chino il capo mentre un rossore colora le mie guance. Peter mi solleva il mento con l’indice, poi tutto accade velocemente, sorprendendomi: le sue morbide labbra poggiano delicatamente sulle mie, in un bacio casto. Non ci spingiamo oltre, ci bastava questo semplice tocco per confermare i nostri reciproci sentimenti, per mettere a tacere – anche solo per un attimo – quella passione ardente che brucia dentro noi. Ok, lo vogliamo entrambi, non sono l’unica.
Poggio la mia fronte sulla sua, poi si alza porgendomi gentilmente la mano per aiutarmi ad alzare e così torniamo a casa, con la certezza di un amore appena sbocciato.
 
 
P.d.v. Peter
Riaccompagno Natasha a casa. E’ stata una serata stupenda, era da tempo che non stavo così bene. Con lei mi sento vivo, me stesso, sicuro… proprio com’ero con Gwen.
Gwen… mi manchi tanto. Sei sempre nel mio cuore, ma ho promesso a te e a me stesso di andare avanti, e ci sto provando. Che l’incontro con Natasha sia stato un segno del destino? Non lo so. So solo che mi sono affezionato e che grazie a lei vado avanti e le mie giornate acquistano un senso maggiore.
Le do un ultimo bacio prima che rientri in casa.
E’ così simile a te Gwen, spero di non sbagliare anche questa volta…
No, non lo permetterò. Non permetterò a nessuno di portarmi via di nuovo una persona a me cara, la proteggerò.
 
Metto le mani in tasca e torno a casa, immerso nelle strade di New York e… nei miei felici pensieri.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10


Sono felice (cavolo, Peter mi ha baciata!), ma ho paura.
Ho paura che qualcosa possa andare storto, perché ora sta filando tutto troppo liscio, stranamente ed inquietantemente liscio. C’è silenzio, ed il silenzio non porta a nulla di buono.
Dopo tutto ciò che è accaduto al Ravencroft, quel tizio al bar agli arresti. Lo stesso che era uscito dal locale la prima volta che Peter mi aveva baciata per nascondersi e non farsi notare, dicendo che era un suo amico. Lo stesso che causa problemi a Spider Man.
E se…?
No, impossibile. Me l’avrebbe detto altrimenti!
Eppure Peter è piombato nella mia vita nello stesso momento in cui ho “incontrato” Spider Man. Questa sua costante voglia di proteggermi… ma da cosa? O meglio, da chi?
Sono certa che sono soltanto pensieri frutto della mia fantasia, ma non mi va di scartare l’ipotesi. Se così fosse, le cose sarebbero diverse? sarebbero… complicate? Insomma, com’è essere la ragazza di un supereroe? Se così posso definirmi. Oddio, a proposito, cosa siamo esattamente noi?
Ho passato una serata stupenda in sua compagnia e mi è sembrato un ragazzo comune, non il classico eroe che deve scappare perché il pericolo lo chiama.
Quel suo modo di fare… e quelle sue labbra.
Sorrido inconsciamente.
Sono felice dopo tanto e non posso permettere che tutto finisca ancor prima di iniziare, sopporterò ogni cosa ma non voglio che Peter vada via. Io gli starò accanto e l’aiuterò.
Quel biondino dev’essere l’amico di cui parla, che ha ucciso la sua ex ed ora è agli arresti. Dev’essere per forza lui.

Sto tornando a casa da lavoro a piedi perché è una bella giornata, quando davanti a me una piccola signora sulla sessantina tenta di attraversare nel solito caos newyorkese carica di buste della spesa.
- Attenta! – la tiro giusto in tempo evitando che una macchina la investisse.
- Oh cielo, grazie! E’ sempre un pericolo qui…
- Lasci che l’aiuti – le tolgo le buste dalle mani e l’aiuto ad attraversare.
- Caspita, la vecchiaia si fa sentire! Come posso ringraziarla?
- Un semplice grazie può bastare, non si preoccupi per così poco! Passi una buona giornata. – le sorrisi e feci per girarmi ma una gracile mano mi fermò per il braccio.
- Oh no, insisto! Venga, venga con me le offro un buon thè.
Sorpresa la seguii fino a quel che dev’essere la sua casa. Non male, molto accogliente.
- Su forza, non stare lì impalata, entra!
Faccio come dice ed un calore mi avvolge mentre un profumo di cucinato pervade nelle narici.
Mi guardo attorno: piccolina e piena di foto di famiglia. Mi avvicino ad osservarne un paio di quelle che ritraggono la signora da giovane, un uomo ed un bambino. Affianco c’è una foto di lei e… Peter!?
- Siediti cara – mi richiama dolcemente dalla cucina. Porto la foto con me.
- Non ci siamo nemmeno presentate! Io sono May – mi sorride.
- Lei è…?
- Oh, quella foto! Un gran bel ragazzo il mio nipotino, non è vero?
- Lei è la zia di Peter?
Mi guarda interrogativa.
- Vi conoscete?
- Sì io… lui… ehm.. siamo diventati amici da poco. Scusi se mi presento solo adesso, io sono Natasha.
- Oh beh Natasha, sarà anche la vecchiaia che mi stordisce, ma so ancora riconoscere una persona innamorata e so anche cos’è ciò che i giovani d’oggi definiscono “amicizia”.
Abbasso la testa imbarazzata. Poco dopo una calda mano si posa sulla mia spalla.
- Su su, non c’è nulla di cui vergognarsi! Raccontami come vi siete conosciuti.
Cominciai a raccontarle tutto, omettendo qualche piccola parte.
- Sono contenta che si sia ripreso dopo l’ultima… storia. Era una così brava ragazza – ancora una fitta di gelosia ma anche di angoscia – ma lo sei anche tu, e sono molto felice di questo. Sei in gamba, si vede! – disse dandomi un pizzicotto sulla guancia.
Continuiamo a parlare bevendo il suo thè.
- E’ delizioso! Come fa a farlo così buono?
Ride.
- Oh mia cara, è un segreto! – mi fa l’occhiolino – temo di averti annoiata fin troppo per questa sera.
- Oh no affatto! Mi fa piacere la sua compagnia.
- Ti prego, chiamami zia May.
- Okay, zia. – le sorrisi.
- Peter sarà di ritorno da un momento all’altro. Puoi aspettarlo qui se vuoi.
- Se non ti spiace avrei bisogno del bagno.
- Ma certo, è al piano di sopra.
- Grazie mille.
Lasciai la povera zietta in cucina, avventurandomi al piano di sopra in cerca del bagno ma, come mio solito, mi soffermai davanti a quella che dovrebbe essere la camera di Peter. Abbassai la maniglia e spinsi: ciò che trovai mi stupì. Richiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sul letto: centinaia di foto con quella che doveva essere la sua ex erano fissate alla parete con del nastro adesivo rosso. Deve averla amata così tanto…
Scritte, punti interrogativi ed enigmi da risolvere occupavano spazi vuoti qua e la della parete.
Quale risposta cerchi, Peter?
Mi avvicinai al computer dove vi era un fogliettino con sopra scritto: Roosevelt.
- Roosevelt… ma cosa vuol significare?
Mi chinai sotto al letto e trovai soltanto uno scatolone pieno di cianfrusaglie e… il costume di Spider Man.
Allora era tutto vero, avevo fatto centro con le mie teorie.
Ed ora? Come dovevo comportarmi? Zia May era a conoscenza di tutto questo? Come fa quella poveretta a convivere nel caos di Peter? Perché sì, un uomo che nasconde questo grande segreto non può che avere una gran confusione in testa.
Mi sedetti nuovamente sul letto con la calzamaglia in mano, sospirando, pensando a cosa fare.
Non posso permettere che tutto finisca ancor prima di iniziare …. io gli starò accanto, l’aiuterò. Infondo l’avevo promesso a Spidy, alla persona che fino a poco fa odiavo e che ora si è rivelata essere tra le più importanti nella mia vita.
Poi la porta si aprì, rivelando un Peter sorpreso ma spaventato allo stesso tempo di ritrovarmi lì in quel momento, a conoscenza di tutto.
Sospirò passandosi una mano tra i capelli. Amo quel gesto.
- Tu … - disse a testa bassa ed in quel momento capii quel che dovevo fare.
Mi alzai di scatto e a grandi passi lo raggiunsi prendendo la sua testa tra le mani e baciandolo, nel tentativo di trasmetterli quanto più amore e forza possibile.
Finito il bacio, feci combaciare le nostre fronti.
- E’ tutto ok, non devi dirmi niente, io sono e sarò qui sempre, d’accordo?
Annuì, poi si richiuse la porta alle spalle, mi prese per i fianchi e mi portò sul letto.
Passammo la notte così, l’uno accanto all’altra senza bisogno di andare oltre (e con una zia May molto discreta).

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11


- Tua zia sa già di noi…
- Già, mi riempirà di domande – sospirò Peter per poi girarsi e sorridere all’amata.
- E’ molto dolce, dovresti essere più… espansivo con lei. Raccontale cosa fai, magari anche chi sei.
- Mh no. Lo sai già tu e non dovresti, immagina come potrebbe prenderla zia May. E’ un fardello già grosso per me, figuriamoci per lei – disse continuando ad accarezzarle i capelli, stesi entrambi sul letto.
- Hai ragione. Ma non sei più solo, portiamo questo peso insieme, ti aiuterò.
Si girò su se stessa, sollevando la testa per guardare Peter negli occhi, poggiando i gomiti sul petto.
- Ma… qualche settimana fa non mi odiavi?
- Sei un uomo da mille risorse, signor Parker! – risero.
- E ora? Che si fa?
- Sopravviviamo, insieme.
- La seconda parte mi piace, la prima di meno. Vorrei liberarmi di tutto questo, scappare via e vivere non sopravvivere. Non ricordo più com’è avere una vita normale.
- Mi spiace Peter, ma a quanto pare sembra che questo “dono” ti appartenga e non ne puoi fare a meno. Piuttosto, signor Spider Man, le ricordo che ha un nemico da affrontare e che cerca indizi su di lei. Che intenzioni ha?
- Vorrei ucciderlo e togliermelo di mezzo, ma so che ciò che è diventato non è realmente lui. Harry è il mio migliore amico… o lo era, non lo so più nemmeno io. So che devo aiutarlo a tornare com’era altrimenti sarà un pericolo per il mondo intero, a quel punto mi toccherà annientarlo ma…
- Non puoi. O meglio, non vuoi.
- Già…
- Beh, allora pensiamo a cosa fare, elaboriamo un piano.
-No Nat, tu non ne farai parte. E’ una questione che appartiene soltanto a me, non voglio perdere un’altra persona, ti prego.
Si osservarono intensamente.
- D’accordo, ma ricordati che non sei solo. – gli scoccò un bacio a stampo per poi alzarsi, raccogliere le sue cose e dirigersi alla porta per andar via.
- Dove vai?
- Dici tanto di voler una vita normale e poi ti dimentichi di avere le prove per il teatro? La data si avvicina, noi siamo i protagonisti e stiamo indietro col programma. Hai fatto fuori John per ottenere questa parte! – esclamò stupita.
- Sì, ma solo per passare più tempo con te… - sorrise malizioso.
- Stupido! – rise Natasha lanciandogli addosso la prima cosa che trovò sotto mano.
- Sbrigati a studiare la tua parte, per bene! Ci vediamo sta sera al teatro, ciao my superhero.
Affermò dolcemente per poi voltarsi ed uscire a quella casa.
Peter rimase steso ancora un po’ ad osservare il muro e sospirò.. “Ma cosa sto combinando”.
 
 
Erano passate settimane, si erano esercitati duramente per onorare i loro ruoli nello spettacolo – certo, Spider Man correndo a destra e manca salvaguardando l’incolumità dei cittadini, coperto dalla sua compagna di avventure – ma la fatidica data si avvicinava sempre più, anzi a dirla tutta lo spettacolo si sarebbe tenuto proprio l’indomani.
In quei giorni Natasha si era anche allenata, ad insaputa di Peter, nel combattimento corpo a corpo, tenendosi pronta per qualsiasi evenienza. La sua amicizia con Lilith si rafforzava sempre più fino a considerarla la migliore amica che abbia mai avuto, dopo tanti anni sofferti.
Stessa cosa la sua relazione con Peter, un amore maturo e spericolato, la cui stabilità era appesa ad un filo per via dell’avventure di Peter e a cui entrambi si forzavano giorno per giorno a mantenerlo forte. Natasha si era ripromessa di essergli sempre vicino e dargli quel poco di normalità che manca al suo uomo ragno, d’altra parte Peter non avrebbe permesso a nessuno di torcerle un capello, l’avrebbe protetta con tutto se stesso evitando di ricadere nell’ennesimo errore.
E così tiravano avanti, col fiato sul collo sperando che ogni giorno sia migliore del precedente, sognando una vita tranquilla e spensierata dal costante problema “ce la faremo? Supereremo anche questo? Arriverò a domani?”
Ma potevano farcela. Se lo sentiva Peter, questa volta, che loro due erano sullo stesso binario. Non sarebbero andati da nessuna parte l’uno senza dell’altra.
Con il senno di poi, un giorno avrebbero guardato tutto questo ridendoci su, sotto un tetto tutto loro, circondati da dolci bambini che somigliavano alla bellissima mamma, forti e coraggiosi come il padre. A questo aspiravano e ci speravano.
E così, con gli occhi di due adolescenti innamorati, dovevano recitare davanti ad un innumerevole pubblico in teatro quel giorno tanto atteso.
- Sono così emozionata… è un sogno che diventa realtà – disse tutta trafelata Natasha.
- Lo so, è importante per te e spero che vada tutto bene. Ehi non farti prendere dall’ansia e respira.
- Ci sto provando ma… hai visto quante persone ci sono la fuori?!
- Sì, e tra poco dobbiamo iniziare perciò comincia a rilassarti.
- 5 minuti e si va in scena! – urlando dal corridoio.
- Oddio!
- Rilassati, sarai strepitosa ok? Sei fantastica.
- Dici?
Peter si avvicinò e le sorrise dolcemente.
- Sei bellissima.
Natasha abbassò la testa arrossendo un po’.
- Sai, ho parlato di te a mia madre sabato scorso. Dovevi vedere la sua faccia, ha cominciato a farmi una marea di domande! Era felicissima che io potessi stare così bene dopo tanto tempo. E’ tutto merito tuo. Perché domenica tu e tua zia non venite da noi?
- Oh-oh, si fa seria la cosa eh? Ci presentiamo in famiglia?
Nat gli assestò una gomitata nel fianco.
- Eddai scemo! E poi io mi sono già presentata a tua zia. Una cosa informale, tra donne ed un uomo, niente di più niente di meno.
- Lo proporrò a zia ma credo si possa fare – le sorrise.
- Ah! E sta sera cerca di non scappare per favore, domani è Natale ed ho un regalino per te! – gli diede un bacio sulla guancia.
- Uuh, non mancherò mia principessa.
Sorrisero per poi avanzare sul palco e cominciare la recita.
Peter non era certo della promessa appena fatta, aveva uno strano presentimento che gli pesava in petto.
Lo spettacolo proseguì a gonfie vele e sembrava essere di gradimento al pubblico ma sul momento clou, quello del bacio, si udì un forte boato e le luci si spensero.
“No, no, no ti prego… non oggi, non alla vigilia di Natale, non in un giorno così importante per Natasha, per favore!” si ripeteva tra se Peter, consapevole di quel che stava per succedere di lì a poco. I suoi sensi di ragno stavano impazzendo. Nel buio diede un’occhiata a Nat per assicurarsi che stesse bene e, dopo che lei ebbe annuito, approfittò del momento per fuggire di lì e andare incontro al pericolo.
“Tornerò Nat e finirà tutto per il meglio, non temere piccola”.
Quando la luce tornò, fu la ragazza ad occuparsi di intrattenere il pubblico mantenendo la calma e cercando di finire lo spettacolo il prima possibile. Questo rassicurava, inconsciamente, Peter: sapeva che fin quando c’era Nat a coprirgli le spalle non avrebbe dovuto temere di nulla. Era il bello di essere una coppia affiatata.
Diede il colpo di scena e chiusero i ripari.
-  Presto! Fate evacuare la zona! – urlò nel backstage, poi corse a cambiarsi ed uscì di lì, spintonando a destra e manca.
All’aria aperta c’era tutt’altro che uno scenario tranquillo e natalizio: sembrava essere in un vero e proprio film d’azione, con due grossi cattivi che devastavano la città.
Natasha era terrorizzata, cercava con lo sguardo dove potesse essere Peter, con il cuore che le batteva forte in petto.
Erano due contro uno, non ce l’avrebbe mai fatta.
Peter ti prego, non abbandonarmi oggi.
Si fece spazio tra la folla nei suoi panni della “complice in segreto”, armata di coltello in uno stivale, il famoso tiser in una fondina affiancato dallo spray al peperoncino, una corda (da poter usare come frusta) in vita – non si sa mai - e tanto coraggio in sé.
Effettivamente, come pensava di fare un minimo di male con oggetti umani ad essere soprannaturali? Poco le importava.
Non ti abbandono, te l’avevo promesso.
Non molto lontano da sé c’era il famigerato rinoceronte meccanico che aveva già adocchiato al Ravencroft. Nel cielo, invece, spaziava il Goblin volante.
- Cazzo! – imprecò a bassa voce.
Si avvicinò alla polizia dando possibili indicazioni su come agire, cercando il loro supporto per poter intervenire fianco a fianco con l’uomo ragno.
- Non importa quali siano le vostre posizioni attualmente, a nessuno importa come la pensate in questo momento, ma voi e quell’uomo in calzamaglia avete lo stesso obiettivo ok? Che è quello di salvare la città ed i suoi abitanti a qualsiasi costo. Perciò mettiamo da parte l’orgoglio e cooperiamo.
- Scusi, e lei sarebbe? – chiese un poliziotto, il capo probabilmente.
- Soltanto una ragazza con tanto spirito combattivo. Posso esservi d’aiuto, fidatevi.
- E’ molto pericoloso. – si preoccupò il più giovane.
- Lo sarà per tutti se non interveniamo.
- D’accordo.
Fortunatamente, senza perdere ulteriore tempo, i poliziotti stettero ad ascoltarla ed eseguirono gli ordini. Aveva elaborato questo piano insieme a Peter, omettendo una piccola parte in cui lei sarebbe intervenuta. Ed, infatti, così fece.
Avanzò verso Rhino, intento a spaventare la folla – sembra piuttosto scemo ed innocuo, strano – non prima senza essere fermata inutilmente dalla polizia. Riuscì a liberarsi di loro e si fece largo tra la folla.
- Ehi tu! Sì dico a te, ammasso di metallo!
- Eh? – si girò il russo.
“No, no Nat no, non farlo. Non provocarlo. Sto già combattendo la mia guerra, ti prego”. Pensò Peter dando un rapido sguardo verso terra, mentre scappava per aria.
Come se avessero le anime collegate, Natasha lanciò una rapida occhiata verso il cielo.
“Non distrarti Peter, combatti e vinci. Nessuno morirà oggi”.
Intanto avanzava verso quell’essere un po’ stupido ma pericoloso. Si ritrovò praticamente sotto di lui.
- Levati di mezzo ragazzina, o dovrò farti fuori. – disse il tizio con il suo accento russo.
- Ragazzina!? Ti sembro forse un’adolescente?! O una vuole scappare?
L’altro sorrise con un ghigno malefico sul volto.
- Ah ah ah! Ti sei messa contro la persona sbagliata.
La prese tra i suoi artigli meccanici commettendo un errore: sollevò Natasha lasciandole libere le braccia e l’avvicinò al suo volto, alzando la visiera del robot. Completamente idiota, pensò.
La polizia era in allerta, ma quel piccolo errore permise a Natasha di afferrare il suo spray al peperoncino e spruzzarlo dritto negli occhi del criminale. Sapeva quanto potesse bruciare e quante probabilità c’erano di essere scaraventata via, ma non permise ciò e ti aggrappò con tutta la sua forza alla testa del rinoceronte meccanico. Approfittando del fatto che il russo era impegnato ad imprecare nella sua lingua, cominciò a pigiare sui tasti dell’aggeggio mettendolo fuori uso. Era tutto estremamente pericoloso ma ci riuscì senza alcun danno, eccetto per la macchina che si ruppe.
- Dicevi?
- Brutta stronza, chi ti credi di essere!? – sbraitò il russo, arrabbiato per essere stato messo KO da uno stupido spray al peperoncino – me la pagherai!
- Allena la tua intelligenza e poi potremo riparlarne – se la rise e, con qualche dolore qua e la, tornò dalla polizia.
- Scusate la mia assenza, ma ho appena fatto fuori parte di uno di loro. Ve ne occupate voi del resto? – sorrise con fare innocente.   
Gli altri la guardarono stupiti e si misero all’opera.
Ora aveva un solo obiettivo: raggiungere Peter ed aiutarlo.


SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Scusate il ritardo ma, ripeto, la scuola mi sta uccidendo, tra interrogazioni, compiti, preparazione per gli esami di stato ed altro non ho davvero tempo per nulla ç_ç
Ma, come sempre, cerco sempre di trovare quella mezzoretta per scrivere un capitolo e pubblicarlo solo per voi, lettori silenziosi e non. Chiedo scusa per eventuali errori grammaticali ma soprattutto per una trama di per se molto banale e con molte buche. Non sono esperta ed ho passato per buone molte azioni, tipo quella con il rinoceronte. Allargate la vostra fantasia e fate finta di nulla :D
Con questo, spero di non mancare un altro mese é.è
Alla prossima,

R.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


SEI LA MIA EROINA

P.d.v Natasha
Avete presente quando vivete un’emozione incredibile ed il cuore vi batte forte? C’è differenza di quando provi paura? Ecco, ora non saprei spiegarvelo. Sono confusa, un attimo prima provavo paura ed ora sono… sollevata. Eppure sto morendo. Cos’è questa sensazione di leggerezza e pace dei sensi? Non vedo nessuna luce in fondo al tunnel, ma sono consapevole di star morendo. Quanto meno, non sono stata di peso per nessuno, anzi! sono riuscita ad aiutare Peter.
Peter… Ti amo. Mamma mi dispiace, ti prego di perdonarmi e ti chiedo di dedicarti un po’ di più a te stessa. Ti voglio bene.
 
Flashback
Lo vidi. In quel momento Peter (o meglio, Spider-man) era a terra inerme sul tetto di un palazzo.
Devi farcela Nat.
Il cuore mi batteva all’impazzata. E se non ce la facessi? Se non riuscissi ad arrivare da lui in tempo? Un’orribile sensazione si fece strada dentro di me e per un attimo mi sentii dispersa.
Non posso farcela senza di te, resisti Pet.
Non avevo più il controllo delle mie gambe, seppur stanca e sfinita l’adrenalina mi permetteva di correre il più possibile e così, in men che non si dica, raggiunsi l’edificio. Era alto, molto alto, e dovetti prendere l’ascensore per arrivare al tetto. Quanta perdita di tempo!
Quando vi giunsi, il vento mosse i miei capelli mentre una scena d’orrore mi trapassò lasciandomi sconvolta. A detta di Peter, Goblin dovrebbe essere il suo migliore amico eppure… perché godere così tanto nel fargli male?
In quel momento, la mia vista era focalizzata solo sul ragazzo che amo mentre tutto il resto attorno a me era buio, dimenticato.
Nel mentre che Goblin rideva per la sua impresa riuscita, urlai a squarciagola e corsi verso i due. Fu lì che colpii Goblin e salvai Peter da un suo ulteriore attacco. Poi persi i sensi e svenni.
Fine Flashback
 
Sorridevo. Ad occhi chiusi, sorridevo. Ero contenta per essere riuscita nel mio intento, ma non avevo il coraggio di lasciare Peter da solo. Lui mi ha salvata tante volte, in tutto, non posso abbandonarlo. Non di nuovo.
Non vidi nessuna luce in fondo al tunnel ma sentii una goccia bagnarmi il viso.
Lentamente cercai di aprire gli occhi. Ero viva.
Su di me c’era Peter senza la sua maschera di Spider-Man che piangeva e mi implorava di non lasciarlo da solo. Allungai un mano verso il suo viso impedendo ad un’altra lacrima di cadere.
Sei così bello.
- P…Peter – sussurrai dolorante.
- Natasha! – spalancò gli occhi sorpreso e con ancora il tremolio al mento che non esitava ad andar via.
- Sei viva, amore mio.
Sorrisi a quell’affermazione.
- Non potevo abbandonarti, Pet. – sorrisi dolcemente per poi chiudere gli occhi esausta. Lui mi sollevò azzerando la distanza tra di noi e baciandomi passionalmente.
- Salvi me perché io salvo voi. Sei il mio angelo Nat, oggi mi hai salvato per l’ennesima volta. Sei tu l’eroe.
Mi strinse forte a sé, nel mentre che aspettavamo l’intervento della polizia per portar via i criminali e restaurare l’ordine.


SPAZIO AUTRICE
HI! Scusate il ritardo, eventuali errori ma soprattutto perdonatemi per un capitolo così corto. Non avevo molta fantasia e, dato il poco successo della ff, ho deciso di concluderla. Questo è il penultimo capitolo, a breve pubblicherò l'ultimo ed anche questa avventura termina qui.
Ringrazio tutti i lettori, silenziosi e non, per avermi seguito fin qui. Alla prossima, xoxo__

_R

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Capitolo 14
*** A Thousand Years ***


I'LL LOVE YOU FOR A THOUSAND YEARS

2 anni dopo.
Peter continuava a fare il supereroe, non a tempo pieno ma giusto quando gli abitanti di New York ne avevano bisogno. Per fortuna, dopo quel brutto giorno, i pazzi criminali non si sono più fatti vedere. Io avevo preso a lavorare al teatro arrotondando lo stipendio con ancora qualche giorno di lavoro al bar.
Oggi è un giorno speciale. Nonostante tutto ciò che è successo in questi anni, è esattamente il 25 dicembre 2 anni dopo l’accaduto. Peter mi ha promesso di portarmi in un posto speciale ed ora eccomi qui, davanti allo specchio a girarmi e rigirarmi su me stessa per controllare che tutto sia al suo posto.
Indosso un abito rosso a tubino lungo fino al ginocchio, delle scarpe nere con il tacco ed i capelli legati in una crocchia con due ciuffi che ricadono di lato al viso. Il trucco, come sempre, quasi inesistente.
- Sei perfetta tesoro, va tranquilla. E poi a Peter piaci così come sei – disse mia madre spuntando da dietro e poggiandomi le sue calde mani confortanti sulle spalle. Le sorrisi di rimando attraverso allo specchio.
2 anni fa conobbe finalmente il famigerato Peter nella cena organizzata da noi due in cui era inclusa zia May. Le due donne erano entrate subito in sintonia ed ora a vederle sembrano due amiche di vecchia data. Mamma per fortuna non era più così tanto stressata per il lavoro ed entrambe siamo riuscite a trovare un giorno alla settimana in cui stare completamente insieme.
Ecco che suonano al campanello. Mia madre va ad aprire per poi richiamarmi a gran voce dal salotto.
Ed eccolo lì, il mio uomo, bellissimo come sempre e con un mazzo di rose bianche alla mano, le mie preferite.
Ogni volta che lo vedo ogni problema sembra scomparire e mi ripeto che insieme siamo pronti a tutto.
- Wow – disse senza fiato, poi si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò un.. – sei bellissima, come sempre.
Sorrisi arrossendo.
- Ok mamma, noi andiamo.
- Mi raccomando, trattamela bene Peter.
- Come sempre signora. Arrivederci.
Uscimmo di casa e mi avvicinò a lui stringendomi la vita.
- Ho per sbaglio organizzato una serata tra donne adulte a casa tua, sta sera. Per cui… se ti va, più tardi ho casa libera – disse con un sorriso malizioso. Questa scena mi fece ridere e lo spinsi scherzosamente.
- Sei un pervertito, Peter! – fece una finta faccia da cucciolo offeso – ma sono lieta di accettare.
Ridemmo entrambi per poi baciarci guardandoci maliziosamente.
 
Mi portò in un ristorante molto lussuoso, il cameriere ci portò al tavolo appartato prenotato da Peter. Esso era apparecchiato con due candele, una tovaglia rossa e due calici di vino.
Dopo aver preparato, e dopo aver consumato tutte le pietanze a fine serata, intrecciai le mie dita a quelle di Peter e gli sorrisi dolcemente ringraziandolo per la splendida serata.
- In realtà… le sorprese non sono finite.
Lo guardai confusa e sorpresa.
Poi si alzò e si inginocchiò davanti a me.
Oddio. Il cuore mi batteva all’impazzata, il sangue mi era salito al cervello e cominciavo a sudare freddo.
Estrasse una scatolina rossa dalla tasca destra della giacca. Fece una piccola tosse per schiarirsi la gola.
- Natasha. – cominciò con la voce spezzata – benedico il giorno in cui ricevetti la tua chiamata per salvarti dal pericolo. Ringrazio quel dannato Jameson per averti licenziato e avermi fatto incontrare con te. Se non fosse stata per la nostra determinazione, a quest’ora non saremmo qui. Eppure in qualche modo ci completiamo e sento di non poter più vivere senza te. Ripercorrendo il passato so che ne abbiamo passate molte, tu mi sei sempre stata accanto persino dopo averti svelato il mio segreto, non mi hai mai abbandonato, anzi! con me hai combattuto i miei peggiori nemici risollevandomi dai miei periodi bui. So che nella vita qualsiasi ostacolo si presenti davanti a noi, saremo in grado di superarlo. Ma soltanto insieme, perché senza di te io non sono più nulla. Per questo io ti chiedo… Natasha Grey, vuoi sposarmi?
Un sorriso dipinse il mio volto da un orecchio all’altro mentre le lacrime scendevano ininterrottamente sulle mie guance. Senza parole, annuii ripetutamente per poi alzarmi e abbracciarlo.
- Ti amo Peter e ti amerò per altri mille anni.


SPAZIO AUTRICE
E siamo arrivati alla conclusione di questa fan fiction. Spero sia stata di vostro gradimento, perdonate gli ultimi capitoli corti ma "avevo fretta" di concludere un'opera che dal principio mi entusiasmava molto ma non ha portato a buoni risultati. Tuttavia, non amo lasciare le cose in sospeso e perciò mi sono ritrovata a finirla prima del dovuto per continuare storie vecchie inconcluse ed iniziare delle nuove con una trama più avvincente. Perdonatemi di tutto, spero vi sia piaciuta questa avventura.
Alla prossima ^^

_R

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