Danger in DNA

di AraiK
(/viewuser.php?uid=640823)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo I-Sogno ***
Capitolo 3: *** Capitolo II-Progetto Calvin Klein ***
Capitolo 4: *** Capitolo III-A che gioco stiamo per giocare?! ***
Capitolo 5: *** capitolo IV-Il Book ***
Capitolo 6: *** Capitolo V-Piccoli Ricordi ***
Capitolo 7: *** capitolo VI-Incontri Pericolosi ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII-Baby Styles ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII- Che il gioco abbia inizio ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX-È ora di scaldare i motori ***
Capitolo 11: *** Capitolo X-Pessime Idee ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI-Promozione lontana ma guai vicini ***
Capitolo 13: *** Capitoli XII-Posti Sbagliati ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII- Gioco sporco vittoria facile ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV- Casa Styles ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV - Piccoli segreti vengono a galla ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI - Rivelazioni ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII - Sean Lawrence o forse no ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Dodici anni prima
«Ehi, mamma mi ha dato questi due succhi di frutta, ne vuoi uno?!» la bambina corse verso il suo amico che era appoggiato ad una macchinetta per bambini.
«Sì grazie.» le sorrise e afferrò la piccola brick del succo di frutta che le porse la bambina.
Accanto alla macchinetta giocattolo del bambini, una riproduzione in miniatura di una Camaro ci stava la macchinetta giocattolo della bambina, anch'essa una riproduzione in miniatura di una Lamborghini. Entrambi si appoggiarono allo sportello della proprio macchinetta così da trovarsi di fronte.
Rimasero fermi uno di fronte all'altra per qualche minuto.
Ad un certo punto davanti ai due bambini passarono due macchine. Due macchine potenti che sfrecciarono di fronte a loro in una frazione di secondo.
«Quelle erano...» disse la bambina.
«Sì erano quelle.» rispose il bambino sgranando gli occhi.
Dodici anni dopo
«Adesso che abbiamo seminato qui bastardi una birra ci sta tutta.» affermò un ragazzo.
«Sono d'accordo.» rispose una ragazza. Il ragazzo aprì il bagagliaio dell'auto e prese due bottiglie di birra.
«Non sono freschissime però.» rise e aprì le due bottiglie.
«Perché hai le birre nella macchina!?» chiese curiosa la ragazza indicando la macchina.
«Perché dopo mi vedo con un paio di amici e questa corsa non era prevista.» rispose il ragazzo alzando la birra come per far capire che la discussione era finita lì.
La ragazza ricambiò il gesto e iniziarono a bere appoggiati ognuno allo sportelli della propria macchina così da poter essere di fronte.
La ragazza era appoggiata alla sua Lamborghini.
Il ragazzo era appoggiato alla sua Camaro.
➷➷➷
Ciao ragazzi,
Io sono AraiK e ho creato questa fanfiction. Spero vi piaccia. Detto questo, commentate e votate se vi è piaciuta la prefazione.
Al prossimo capitolo🌹

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo I-Sogno ***


Aveva piovuto molto questo pomeriggio; centinaia di gocce scendevano lungo il vetro della finestra di camera mia impedendomi di vedere al di fuori. Non che ne avessi bisogno, intendiamoci. Sapevo esattamente come fosse al di fuori. Le strade probabilmente erano allagate, gli alberi dondolavano a causa del forte vento e le persone erano munite di ombrello per cercare di rimanere asciutte. Tuoni e fulmini si alternavano, perciò la mia camera veniva illuminata da qualche luce brillante di tanto in tanto, mentre sentivo il rumore della pioggia che veniva a scontrarsi contro il tetto sopra di me. La mia camera era in mansarda, il tetto della villa era proprio sopra di me.
Stetti sdraiata sul mio letto tutto il giorno, dovevo prepararmi psicologicamente al giorno seguente. Un sospiro triste mi sfuggì dalle labbra, voltai il viso verso la finestra e mi venne in mente il sogno che facevo ormai da molto anni.


Sogno

Un ultimo sguardo alla casa che avrebbe dovuto lasciare, al vialetto percorso tante, troppe volte con il bambino e alla strada che collega la sua villa a quella di lui. La malinconia si fa sentire. Il pensiero che non avrebbe potuto salutarlo come si deve un'ultima volta la tormenta tanto e non sa come fare.
Non c'è tempo per andare a salutarlo, il taxi sarebbe arrivato a momenti.
Chiudono casa, lei e la sua famiglia stanno alla fine del vialetto mentre aspettano l'arrivo della macchina che li avrebbe portati lontani.
Vedono in lontananza la macchina.
Si sta avvicinando troppo velocemente.
Alla bambina scappa una lacrima solitaria mentre continua a ripetersi di non piangere e non voltarsi.
Anche se ha promesso al bambino che era solo un arrivederci, lei lo sa bene che è un addio.
Inizia a piangere, non riesce più a fermarsi. Piange in silenzio e non per la casa, la scuola o i suoi amici. Lei piange per lui, il bambino che a tutti presentava come il suo migliore amico mentre invece lo avrebbe voluto presentare come tutt'altro.
La macchina è sempre più vicina.
La bambina si sente chiamare. Non ci crede, pensa di essere impazzita, non può essere lui.
Si sente strattonare e in un secondo è tra le braccia di qualcuno, quelle braccia che avrebbe riconosciuto anche dopo quindici anni, anche se lei in questo momento non lo sa.
«Dove pensavi di andare senza salutare il tuo migliore amico?»
«Da nessuna parte.» la bambina sorride fra i singhiozzi.
«Ti devo dare una cosa». il bambino la scansa di poco e prende dalla tasca un piccolo bracciale.
«Tieni. Mi raccomando, tutte le volte che ti sentirai sola ricordati di me. Io sarò li con te anche se non fisicamente.» prende il polso piccolo della bambina e le lega il piccolo bracciale con due ciondoli, una macchina e una lettera, la sua.
«Anche io devo darti una cosa.» la bambina prende una collanina dalla borsetta.
«Non dimenticarti mai di me.» lega la collana al suo collo, era una collanina con due ciondoli, un aereoplanino di carta e la sua iniziale.
Il taxi è ormai arrivato da minuti. Hanno appena finito di caricare le valige, lei deve andare.
Vogliono entrambi salutarsi ma non sanno cosa dire e non hanno neanche il coraggio di farlo, così si abbracciano. La bambina piangendo trova la forza di staccarsi e correre verso il taxi. Il bambino non prova neanche a fermarla.
Il taxi parte e in quel momento la bambina capisce, capisce che quelle braccia non l'avrebbero più protetta dal mondo. Quelle braccia che lei chiamava casa. In qualsiasi posto sarebbe andata, non l'avrebbe mai chiamato casa.


Fine sogno


"La bambina del mio sogno sono io ma chi è il bambino?"
Mi chiesi quando sarebbe finita quella pioggia, erano ormai tre giorni che pioveva, ancora dovevo abituarmi al clima di Detroit. Decisi di alzarmi dal letto e scendere al piano terra dove trovai mia madre intenta a correggere i compiti di una classe.
«Mami, tutto bene?» le chiesi mentre prendevo un succo dal frigo.
«Sì sì chicca, sto correggendo questi ultimi compiti, poi esco a fare la spesa.» mi rispose sforzando un sorriso. Il lavoro la stancava davvero tanto, si vedeva lontano un chilometro.
«Ok, torno in camera.» affermai andando verso le scale.
«Kiara, sai che fine hanno fatto Zayn e Jordan!?» mi urlò mia madre dal piano di sotto.
I miei due fratelli sparivano tutto il giorno e non si facevano sentire.
«E che ne so io, saranno dalla troietta di turno.» risposi acida continuando a salire le scale e chiudendomi la porta della camera alle spalle.
«KIARA!» sentii rimproverarmi mia madre. Non c'è da sorprendersi, da quando siamo arrivati i miei due fratelli non stanno mai a casa. Jordan ha vent'anni e frequenta il college per diventare giocatore professionista di basket, uno dei motivi del perché ci siamo trasferiti qui. Zayn ha 22 anni, uguale. Ad entrambi è stata offerta una borsa di studio ed entrambi hanno accettato. Io ho velocizzato i tempi e ero già laureata. Lavoravo presso Vanity Fair, uno dei giornali più conosciuti al mondo. Il giorno seguente mi aspettava un servizio per la Calvin Klein, avrei dovuto fare delle foto ai soliti modelli, montare la copertina,l'interno della rivista e mettere il tutto sulla scrivania della direttrice. Presi il cellulare e decisi di vedere dove fossero finiti quei due ritardati dei miei fratelli.
Mandai un messaggio a Jordan:
-Avete intenzione di tornare per cena?-
Scorsi le altre chat. Ero sempre più convinta che le persone non abbiano un cavolo da fare se non dare fastidio alla gente.
Mi arrivò un altro messaggio:
-Forse :P- era stata la risposta di Jordan, arrivata qualche minuto dopo. Poggiai il cellulare sulla scrivania e decisi di andare a fare una doccia per rilassare i nervi.


Erano le 8 p.m.
Quando tornai trovai qualcuno sul letto e mancava poco che mi prendesse un infarto.
«Zayn che cazzo ci fai in camera mia?» gli urlai scocciata.
Capisco perché è così popolare a scuola, è proprio bello. Moro con gli occhi color cioccolato,la pelle ambrata, secco, abbastanza alto e pieno di tatuaggi, uno di quei ragazzi a cui manca solo il cervello per essere perfetto.
«Sorellina, non ti agitare, ero venuto solo per informarti che è pronta la cena, ma non ti ho trovata così ho deciso di aspettarti.» si giustificò lui.
«Esci, mi vesto e andiamo a mangiare.» gli risposi velocemente spingendolo fuori dalla porta.
«Sei figa sorellina, posso anche rimanere ad osservarti, ti conosco da una vita!» mi squadrò e sorrise.
«Zayn!» lo rimproverai ridendo.
«Ok ok...» rise alzando le mani come arreso.
"Mio fratello è proprio pervertito..." pensai.
Cenammo e in poco tempo si fece ora di andare a dormire.
Il giorno seguente mi svegliai presto, anche se dovevo presentarmi nello studio della direttrice alle 10 del mattino.
Erano appena le 8, ma mi alzai e decisi di prepararmi con calma, scelsi dei vestiti comodi ma eleganti. Andai in bagno, mi infilai il mio paio di pantaloni preferito, degli skinny neri a vita alta con due file di bottoni laterali, scelsi una camicia bianca con una cravatta finta nera e come scarpa degli stivaletti tronchetti neri con una cerniera al lato. Lisciai i capelli e scelsi un trucco il più possibile naturale ma coprente. Scesi in cucina e vidi mia madre che preparava i pancakes per colazione.
«Buongiorno!» le dissi scoccandole un bacio sulla guancia.
«Giorno»! mi rispose con un bel sorriso.
«Ti serve un passaggio per andare a lavoro?» mi chiese mentre metteva l'ultimo pancake sul piatto. I pancake di mia madre avevano un aspetto molto invitante e erano davvero buoni! Ne addentai uno.
«Sì magari»! risposi sorridendo.
«Allora mangiamo e usciamo.» affermò mia madre sorridendo.
Dopo aver finito di mangiare, essermi guardata un ultima volta allo specchio e aver preso la mia borsa nera di Burberry, io e mia madre ci avviammo verso la BMV grigia parcheggiata nel vialetto.
Dal finestrino avevo un vista bellissima della città. I marciapiedi erano affollati da gente che correva per andare al lavoro. Le strade erano piene di macchine e taxi. Non ero mai stata in questa città bizzarra ma nonostante questo,era proprio così che mi immaginavo Detroit: affollata, viva e rumorosa.
«Come mai sei così nervosa oggi?» mi chiese mia madre ridendo. Non era così divertente...
«La direttrice mi ha dato uno degli incarichi più importanti e lo voglio svolgere al meglio.» spiegai a mia madre velocemente tornando a guardare fuori dal finestrino. Eravamo davanti ad un enorme edificio a vetri...la sede di Vanity Fair,si notava da un chilometro per quanto era bello l'edificio.
«E lo farai, sei la ragazza più determinata che conosca. Comunque, siamo arrivati.» afferma mia madre accostando al marciapiede di fronte l'edificio.
«Grazie mami, ci vediamo dopo a casa.» le dissi lasciandole un bacio sulla guancia.
«Certo chicca, a dopo.» mi rispose prima che chiudessi la portiera e la vedessi sparire dietro l'angolo.
"Ci siamo...fai un bel respiro." pensai.
Io e l'ansia oramai eravamo grandi amici e non mi mollava mai, sopratutto in questi casi si faceva sentire per bene. Presi l'ascensore e spinsi sul tasto che portava all'ultimo piano, ci impiegai un po' visto che ad ogni piano salivano venti persone e ne scendevano due.
Uscii dall'ascensore e in poco tempo raggiunsi la porta della direttrice. Era una porta come tutte le altre, ma la placca color argento con inciso -DIRETTRICE- ti faceva capire che quella che c'era all'interno non era una persona normale anzi...controllai l'ora, le 10 appena scattate, decisi di bussare mentre l'ansia si impadroniva completamente di me.
➷➷➷
Ciao ragazzi,
sono sempre io hahahah volevo chiedervi di commentare e votare se vi è piaciuto il primo capitolo, è la prima storia che scrivo vorrei capire se è decente sennò la elimino :( detto ciò, spero in qualche recensione.
Al prossimo capitolo🌹

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo II-Progetto Calvin Klein ***



Dopo qualche secondo sentii la direttrice rispondere dall'altra parte della porta con un "Avanti" molto serio.
Quando aprii la porta mi ritrovai davanti la classica direttrice di una rivista di moda: alta, secca, con delle belle curve, trucco impeccabile, capelli ordinatissimi, gioielli costosi e i classici vestiti firmati con accessori abbinati. Non so se avete presente il fim ''Il diavolo veste Prada'', ecco uguale.


«Salve signora Gordon, mi voleva vedere?» chiesi cordialmente alla donna di fronte a me.
«Cara, siediti pure! Certo, volevo parlarti del progetto con la Calvin Klein di cui ti parlai giorni fa, ho scelto te perché sei tra le migliori e loro hanno bisogno di un ottimo fotografo. Ovviamente verrà con te la signorina Gray che dovrà fare un'intervista al modello principale. Il tuo compito è quello di conoscere i modelli, fare loro delle ottime foto, scegliere le migliori con la Calvin Klein e comporre l'impaginazione come sai fare tu. L'appuntamento è per oggi pomeriggio alle 15.30, l'indirizzo ce l'ha la tua compagna. Tutto chiaro?» mi guardò attentamente, con un'espressione seria.
«Sì sì, tutto chiaro.» risposi sorridendole anche se ero abbastanza in ansia.
«Ottimo signorina Lawrence, può andare.» non mi dedicò altro tempo, si girò verso lo schermo del computer e iniziò il suo lavoro. Mi alzai e mi diressi verso la porta.
«Ah Kiara? Sono sicura che farai un ottimo servizio, rilassati.» detto questo la ringraziai e uscii definitamente da quella porta.


Erano appena le undici così decisi di andare nel mio studio e pensare a come fare l'impaginazione perfetta. Feci una piccola bozza con il computer e immaginai la foto, le scritte e il titolo. Passai un po' di tempo al computer a controllare i vari impegni. Mi arrivò un messaggio e vidi il nome di Catherine:
-Pranziamo insieme e poi andiamo alla Calvin Klein?- mi sembrò un'ottima idea, almeno ero sicura di non fare tardi all'appuntamento più importante della mia vita. Lei riusciva a fare tardi anche quando finiva di prepararsi in anticipo, non so come faceva ma ci riusciva.
-Sì perfetto Catherine, ci vediamo al piano terra alle 11.30- le risposi velocemente e finii la bozza del servizio.
Erano le 11.20 così decisi di prendere la borsa con tutto il necessario per il servizio. Presi l'ascensore e dopo un po' riuscii ad arrivare al piano terra. Vidi Catherine seduta sulle poltrone rosse in una stanzetta, mi avvicinai e la salutai.
«Catherine! Come stai?» le chiesi abbracciandola e salutandola come sempre.
«Tutto bene, te?" mi rispose sorridendo, si vedeva benissimo che era agitata ma non le dissi niente per non metterla in imbarazzo.
«Tutto bene, anche se sono un po' in ansia per il servizio» le dissi sincera.
«Ehi tranquilla, sei bravissima! Abbiamo fatto tantissimi servizi insieme, uno in più non cambia nulla!» mi sorrise rassicurandomi in parte.
Decidemmo di andare in un piccolo ristorante non molto distante dalla nostra destinazione del pomeriggio.
Ordinammo e in poco tempo ci servirono i nostri piatti.
«Cioè ti rendi conto? Andiamo dai modelli più fighi di Detroit!» fu Catherine a rompere il silenzio con la sua frase alquanto bizzarra.
«Sì, ma non ti entusiasmare troppo! Andiamo li per lavorare, niente di più.» la riproverai ridendo. Contagiai anche lei perché scoppiò a ridere dopo qualche secondo.
«Già ma hai visto mai? Forse te non ti rendi conto con chi stai per lavorare!» mi disse tornando seria.
«Sì che lo so, con i soliti quattro modelli che neanche sono così belli.» le risposi ridendo. Lei mi guardò con stupore.
«Non puoi essere seria, la gente pagherebbe oro per riuscire a fare delle foto ai modelli della Calvin Klein! Sopratutto il modello principale, dopo il servizio stagli alla larga, non è un tipo a posto.» mi disse con un aria di chi sa tutto. Questa è una cosa che mi irritava abbastanza.
«E perchè dovrei? Non mi ha fatto niente perché io lo possa trattare male e poi ci devo solo lavorare, niente di più!» le risposi più seria che mai.
«Questo è quello che dicono tutte!» fu la sua ultima affermazione. Pagammo, uscimmo dal ristorante, ci avviammo verso la macchina e andammo all'edificio della Calvin Klein.


Parcheggiò la macchina e in poco tempo fummo nell'edificio, anche questo era molto bello e moderno. Andammo verso la segreteria e ci diede il benvenuto una giovane ragazza.
«Salve, come posso esservi d'aiuto?» ci chiese sorridente.
«Salve, siamo qui per il servizio con alcuni modelli.» risposi io per tutte e due.
«Nomi prego?» ci chiese rivolgendo lo sguardo al computer.
«Kiara Lawrence e Catherine Gray, di Vanity Fair.» rispose Catherine questa volta.
«Ah si, al piano -1 troverete una nostra collega con cui lavorerete.» ci rispose sorridente. La salutammo e ci avviammo all'ascensore. Arrivammo al piano terra e dopo pochi minuti ci venne incontro una ragazza molto giovane, capelli neri lunghi, trucco abbastanza evidente e un bellissimo sorriso sul volto.
«Benvenute alla Calvin Klein! Io sarò la vostra aiutante per oggi, se non sbaglio voi avete un servizio con i nostri modelli migliori, tra cui il migliore in assoluto, che dovrebbe avere un'intervista proprio oggi.» ci disse lei.
«Sì esatto...» non riuscii a finire la frase che Catherine rispose eccitata alla ragazza.
«Sì in effetti io dovrò fare l'intervista, lei è la fotografa. Io sono Catherine e lei è Kiara, facciamo sempre servizi insieme.» concluse Catherine sorridente.
«Oh bene e io sono Jessica, piacere di conoscervi.» ci disse sempre con un gran sorriso.
«Piacere nostro, scusala quando è agitata per un'intervista fa così!» mi scusai con Jessica e ci dirigemmo nella sala dove fare le foto.
«Ragazzi! Uscite fuori, sono arrivate le ragazze della Vanity Fair.» appena Jessica finì la frase, comparvero quattro ragazzi, come al solito uno più bello dell'altro, anche se questa volta era diverso, erano tutti diversi, non come succede spesso che sono sempre gli stessi modelli.
«Jessica non urlare santo cielo, ci sentiamo! Ci divide un foglio bianco.» disse un ragazzo biondo.
«E' come se non ci fosse Niall!» intervenne un altro ragazzo.
«Non sono stato io ad urlare Liam, prenditela con Jessica!» si difese il ragazzo biondo, Niall, mi sembrava fosse il suo nome.
«Va bene ragazzi, smettetela di litigare, vi presento Kiara e Catherine, le ragazze della Vanity Fair. Kiara per il momento si occuperà di Justin, Niall, Liam e Louis. Catherine invece di Harry. Aspettate, dovè Harry?» vidi Jessica iniziare a innervosirsi.
«Non lo sappiamo, ancora non è arrivato.» disse Niall dispiaciuto.
«Va bene non preoccupatevi, deve essere in ritardo! Io vado ad avvertire il direttore che siete arrivate, voi preparatevi per iniziare.» ci disse Jessica prima di sparire dietro una porta.


Presi tutte le cose per il servizio e iniziai a montarle. Ero diventata un'esperta a furia di farlo! I ragazzi parlavano e scherzavano tra di loro, Catherine stava con il cellulare in mano e io stavo provando i flash e tutte le cose per fare le foto belle come al solito.
"Ok ci siamo... è tutto pronto." pensai. Dopo qualche secondo mi girai per andare da Catherine ma la mia attenzione e quella di tutti i presenti andò a finire sulla porta che venne aperta con violenza rivelando un ragazzo.
«Ehy amico ce l'hai fatta, stavamo aspettando te!» scherzò Liam insieme agli altri.
«Chiudi il becco Payn.» lo ammonì subito il ragazzo.
«Styles rilassati, sei appena arrivato...» disse Niall.
«Ragazzi lasciatelo perdere!» li rimproverò un ragazzo moro con gli occhi celesti.
«Non ti preoccupare Louis, è tutto a posto!» rispose Harry accennando un sorriso. Io e Catherine rimanemmo a guardarli discutere per un po' fino a quando Harry non si girò verso di noi.
Cavolo quant'era bello, capelli castano scuro, ricci e lunghi, ciglia lunghe e nere che mettevano in risalto i suoi occhi verde scuro,viso perfetto e corpo indescrivibile. Era ricoperto di tatuaggi sia sulle braccia che sul petto. Beh,questo non si può definire "solito modello", ma come lui anche gli altri nella stanza. Rimasi a guardarlo per un po' incuriosita dal suo atteggiamento fino a quando non parlò.
«E voi due che sareste?» chiese con un'espressione strana.
" Fantastico, davvero fantastico, maleducazione fatta persona! " pensai.
«Una volta ci si presentava educatamente e poi si chiedeva, ma va bene...comunque non " cosa saremmo " ma " chi "! Io sono Catherine e lei è Kiara.» rispose Catherine acida.
«Perfetto, io sono un altro dei modelli, e sei pregata di portare rispetto!» rispose Harry innervosito.
«Io non porto rispetto alla gente che non porta rispetto a me. Non ti sei manco presentato e subito hai iniziato a rispondere male.» rispose tranquillamente Catherine.
«Bene, io e te non andremo mai d'accordo.» con quella frase Harry andò dietro il telo bianco.
«Scusatelo, è sempre così purtroppo.» ci informò Liam.
«TI HO SENTITO!» urlò Harry da dietro il telo bianco.
Entrò Jessica dopo qualche minuto con alcuni fogli in mano.
«Ok, possiamo iniziare, dunque...avevamo già detto come organizzarci giusto? Ah, Harry non lo sa.» disse Jessica sospirando.
«Harry tu ora starai con Catherine a fare una breve intervista, mentre gli altri staranno con Kiara a fare le foto.» ripetè Jessica al ritardatario.
Harry voleva ribattere ma rimase in silenzio e si diresse con Jessica e Catherine verso dei divanetti, io rimasi con gli altri quattro ragazzi.
«Ok ragazzi, credo che non ci siamo presentati come si deve... Io sono Kiara, la vostra fotografa per oggi.» dissi sorridendo.
«Ciao Kiara, io sono Liam.» si presentò per primo il ragazzo moro con gli occhi color nocciola, fisico scolpito e con qualche tatuaggio sulle braccia.
«Ciao, io sono Niall.» mi salutò il biondino con gli occhi azzurri, lui era l'unico senza tatuaggi.
«Piacere, Justin.» lui non aveva aperto bocca fino ad ora. Era un ragazzo abbastanza alto, capelli castani tirati su in una piccola cresta, occhi marrone scuro quasi nero, corpo pieno di tatuaggi.
«Io sono Louis.» si presentarono tutti, uno dopo l'altro. L'ultimo ragazzo era quello che era riuscito a far sorridere Harry prima, era un ragazzo non molto alto, capelli castani, occhi di un celeste spettacolare e anche lui ricoperto di tatuaggi.
«Che ne dite di fare qualche scatto? Così iniziamo a fare qualcosa.» chiesi ridendo ai ragazzi.
«Mi piace come idea!>> esclamò Louis.
«Bene, penso che per ora possiate tenere la maglietta!» dissi ai quattro ragazzi. Era imbarazzante stare in una stanza con un ragazzo mezzo nudo, figuriamoci quattro! "Okay Kiara, respira, ci vorrà poco." pensai.
«Come vuole, è lei la fotografa.» rispose Louis sorridendo. La Calvin Klain aveva il vizio di mettere tutti i modelli sulle riviste con un espressione seria o arrabbiata, quando ha modelli che con un sorriso potrebbero far svenire mezzo mondo.
«Non darmi del lei Louis, mi fai sentire vecchia.» lo sgridai scherzando.
«Va bene Kiara.» rise.
«Allora, iniziamo con degli scatti tutti e quattro insieme, dovete essere il più possibile naturali sennò gli scatti sembreranno finti, dovete stare uno accanto all'altro e per il resto con me non ci sono regole quindi divertitevi nel fare gli scatti!» gli spiegai velocemente le miei poche regole.
«Questo modo di lavorare mi piace!» rispose Niall. Gli altri annuirono d'accordo. Ci volle un po' prima che riuscissimo a entrare in sintonia ma alla fine fecero degli scatti a dir poco spettacolari, quelle poche volte che sorridevano le foto diventavano dieci volte più belle. Le prime foto erano molto tranquille, nulla di speciale, quelle seguenti erano davvero simpatiche, dove facevano qualche smorfia -era meglio tenerle nascoste nella macchinetta però- e infine le ultime erano stile Calvin Kain, alcune le fecero anche senza maglietta. Dopo un'oretta nella macchinetta erano presenti più di cinquecento foto. Sentii dei passi dietro di me e girandomi vidi Jessica venirmi incontro.
«Kiara, avete finito?»
«Sì sì, sono stati bravissimi, ora devono fare degli scatti tutti e cinque insieme o...» non riuscii a finire la frase che Jessica mi rispose.
«Allora, Justin ha un altro servizio con una modella quindi ora deve andare, gli altri tre staranno con Catherine mentre te farai gli scatti più importanti a Harry. Tra 15-20 minuti dovrebbe arrivare una modella per il servizio con Harry, ma per ora puoi fare degli scatti solo a lui...ci servono anche quelli.» mi spiegò velocemente. Dopo qualche istante si avviò verso i divanetti per avvertire Catherine e Harry. Io andai verso i quattro ragazzi e li salutai, li ringraziai per aver lavorato con me e gli feci i complimenti per le foto. Loro fecero lo stesso e si avviarono verso Jessica. Mi girai a guardarli mentre si avvicinavano a Jessica,Chaterine e Harry, per una frazione di secondo i miei occhi si incrociarono con quelli del riccio. Imbarazzanta mi girai e inizia a sistemare le cose per il servizio di Harry.
"Kiara, concentrati su di lui solo per il lavoro." Mi rimproverai mentalmente.


➷➷➷
Ciao ragazzi,
Perfavore, commentate e votate se vi sta piacendo la storia, sono in ansia perchè non so se piace. E' la prima storia che scrivo vorrei capire se è decente sennò la elimino :( detto ciò, spero in qualche recensione.
Al prossimo capitolo🌹

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo III-A che gioco stiamo per giocare?! ***



«Non è tutto merito loro, deve essere bravo anche il fotografo.» Mentre cambiavo la scheda SD della Canon sentii una voce alle mie spalle, mi girai e mi ritrovai il riccio troppo vicino per i miei gusti.
«Oh beh, con una Canon tra le mani e dei soggetti vicini alla perfezione, il lavoro è molto più semplice.» risposi ad Harry ridendo, mi rigirai e continuai a fare ciò che avevo interrotto.


«Allora sarà semplice per te lavorare con uno perfetto come me!» si mise davanti a me con una faccia da prendere a schiaffi.
«Ti do un consiglio,in questo lavoro si deve essere realisti sennò non si va da nessuna parte mio caro. Non è il caso tuo perché ti si può dire tutto tranne che sei brutto ma una cosa te la posso dire...ti manca il cervello!» alzai lo sguardo dopo aver sistemato la macchinetta fotografica e aver terminato la frase. I miei occhi incrociarono i suoi verdi scuro.


«Vedo che io e te andremo d'accordo...» si sedette su una sedia e si mise a giocare con il suo iPhone.
«Cosa diavolo stai facendo?» gli chiesi accigliata.
«Gioco con il cellulare, non si vede?» mi chiese come se fosse ovvio.
«Alza il culo e vieni a fare il tuo lavoro! Mi servono delle tue foto e se ti alzi e vieni a fartele mi rendi tutto molto più semplice, anche perché tra dieci minuti arriva una modella che dovrà fare delle foto con te per il giornale!» gli spiegai tutto molto velocemente sperando di averlo convinto.


«E perché dovrei? Ah sì... Cloe può anche aspettare qualche minuto in più.» mi rispose con aria indifferente.
«Senti, io non ho tempo per i tuoi giochetti devo fare il mio lavoro okay?» sperai di essermi fatta capire. E fu così perché dopo qualche secondo si decise ad alzarsi e andare verso il telo bianco per le foto.
«Grazie.» gli dissi prendendo la macchinetta e preparandomi per fare le foto.
«Come lavori te?» riuscii a sistemare la macchinetta e impostarla per le foto, quando sentii la voce di Harry.
«Non ho nessuna regola di quelle odiose, già l'ho detto ai tuoi amici, con me nessuna regola. Solo una divertiti e cerca di essere il più possibile naturale sennò gli scatti sembreranno finti, come quelli delle maggior parte delle riviste.» alzai lo sguardo e lo vidi distratto.


Era dannatamente bello. Aveva le mani nella tasca e stava guardando verso un punto non ben definito. I capelli gli ricadevano mordibi sulle spalle, le labbra avevano una strana linea vicina ad un sorriso, gli occhi erano girati verso sinistra e avevano assunto un colore più scuro. Misi la macchinetta vicino al volto e cercai di fare qualche scatto rubato, improvviso, non aspettato. Il rumore della Canon lo fece tornare nel mondo reale. Mosse con la mano i capelli e poi li riportò indietro. Che gesto sexy.
" Kiara ma che cavolo di pensieri fai!? Ci devi lavorare e stop! " pensai.


«Che diavolo fai?» mi guardò abbastanza arrabbiato ma non ci pensai molto.
«Io? Se mai cosa stavi facendo tu! Mi hai fatto una domanda e neanche hai ascoltato la risposta, eri nel mondo dei sogni. Te l'hanno mai detto che chi sogna ad occhi aperti perde l'uso delle palpebre?» lo guardai per qualche secondo. Non si muoveva...questa cosa mi preoccupava abbastanza.
«Hai ragione.» con questa frase chiuse la discussione. Harry non era il tipo di ragazzo che rispondeva così. C'era qualcosa che non andava.


Dopo qualche secondo iniziammo a lavorare bene. Le foto erano un po' così, non riuscivo a fargli delle foto come si deve, non riuscivo ad avere un rapporto con lui, non riuscivo a conoscerlo intimamente, le foto rimanevano nel mistero più totale, qualsiasi foto gli facevo lui era troppo freddo, le foto non venivano come piaceva a me. Decisi di fermarmi per cinque minuti dopo le numerose foto che gli feci.
«Okay fermiamoci cinque minuti, devo vedere le foto e se vanno bene ci fermiamo e aspettiamo la modella sennò ne facciamo delle altre.» gli dissi con un piccolo sorriso.
«Okay, pensavo che non mi dessi tregua come tutte le altre fotografe, quando iniziano a farmi le foto non si fermano più. Anche se non sto in posizione, loro fanno comunque le foto. È una cosa che da parecchio fastidio, fidati.» mi disse tutto come se fossimo amici da sempre e sorrise, era davvero bello quando lo faceva. Okay lo ammetto, io quel ragazzo non lo capivo.


«Guarda, abbiamo fatto tantissime foto, ma nessuna di queste è completa.» si mise accanto a me e io feci scorrere le varie foto per mostrargliele e lui mi guardò stupito.
«Nessuno mi ha mai fatto vedere le foto dopo un servizio, perché me le stai mostrando? E poi cosa intendi? Non ti capisco...» mi fece queste due semplici domande puntando le sue iridi verdi nelle mie.


«Perché non te le dovrei far vedere? Mica è un segreto, sei tu quello nelle foto. E poi te l'ho detto, io non ho regole! Non mi piacciono le regole e non mi piace darle a qualcuno con cui devo lavorare, te l'ho detto prima.
Guarda le prime tre foto, sono vere, anche se chi ti guarda non ti conosce, riesce a immaginarti, riesce a farsi un'idea di te, capisce perchè sei su quella rivista e scopre chi sei. Ora guarda le foto seguenti, guardati come sei diverso! Sembri finto, chi ti guarda ti vede nel buio più totale, le foto sono fredde, come se te non c'entrassi nulla con quelle foto e fossi lí per caso, non riescono a conoscerti, a immaginarti, vedono un'anima persa.» lo guardai solo per un secondo e capii tutto.


Era arrabbiato, distrutto, ferito e aveva un espressione fredda, troppo fredda.
«Ehi, non volevo offenderti, ti stavo solo facendo vedere la differenza dalle foto che abbiamo fatto...» misi una mano sulla sua spalla ma lui si allontanò con uno scatto da me.


«Non toccarmi, sto bene. Non so perché hanno scelto proprio te per fare questo servizio ma sono sicuro che non sei adatta. Non ti ho chiesto il tuo parere per nessuna foto e non ti ho chiesto nulla. So cosa devo fare, non mi serve il tuo aiuto. Tu fai il tuo lavoro, che io faccio il mio.» detto questo si allontanò da me a passo veloce e uscì dalla porta. " Dove ho sbagliato? Pensavo che accettando questo incarico avrei varcato la soglia della promozione, invece ho appena varcato la soglia dell'inferno " pensai.


➷➷➷
Ciao ragazzi,
Perfavore, commentate e votate se vi sta piacendo la storia, sono in ansia perchè non so se piace.
Al prossimo capitolo🌹

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo IV-Il Book ***



Rimasi ferma, ghiacciata sul posto. Non sapevo bene cosa lo fece scattare, però ne rimasi scioccata.
Non mi sembrava di essere andata così oltre i limiti. Gli avevo solo fatto notare i suoi repentini sbalzi d'umore. Il suo comportamento era strano, pensai che fosse uno di quei ragazzi che non si fa avvicinare nessuno, tiene lontani tutti... per... paura. Non volevo essere scortese nei suoi riguardi e mi sentivo in colpa. Ma non riescivo a capire cosa avevo fatto o detto per farlo cambiare in modo così drastico. Non riuscii a pensare molto a quello che era appena successo perché mi corse incontro Jessica con un'espressione abbastanza preoccupata.


«Kiara stai bene? Che cos'è successo?»
«Niente, io e Harry abbiamo avuto una piccola discussione. Credo che sia stata colpa mia.» abbassai gli occhi e pensai a cosa dire per riuscire a salvare il servizio.
«Jessica, non so come fare. Andare a parlarci sarebbe inutile, non mi ascolterebbe, è troppo arrabbiato.» trovai la forza per guardarla e la vidi sgranare gli occhi.
«Kiara, cosa gli hai detto?» mi guardò accigliata.
«Io... io... non lo so.» mi arresi e mi presi la testa tra le mani.
Lei fece un sorriso e mi tolse le mani dagli occhi.
«Ehi tranquilla, ci penso io. Harry è un ragazzo molto particolare, devi avere pazienza. Non ti conosce ancora bene, quindi non si fida molto. Ma non ti preoccupare, Claire è arrivata, tra due minuti dovrebbe essere qui, tu sistema tutto per l'ultimo set e io ti riporto indietro Harry.» mi fece un piccolo sorriso che ricambiai volentieri.
«Ehi Jessica... ehm... niente.» mi guardò incuriosita ma non disse niente, si girò e uscì andando a cercare Harry.


Dopo un paio di minuti era tutto pronto. Sentii la porta aprirsi e sperai con tutto il cuore che fossero Jessica ed Harry ma non fu così.
Varcò la soglia una giovane ragazza più o meno della mia età, capelli biondi ossigenati, occhi celesti, trucco impeccabile e un fisico da tipica fotomodella. Era vestita come una normale ragazza, jeans strappati, maglietta molto corta per essere definita tale rossa fuoco, giacca in pelle nera e scarpe da ginnastica della Gucci anch'esse rosse.
Camminò con passo elegante verso di me mentre maneggiava il suo iPhone 6 plus.
Si fermò a qualche passo di distanza da me e poi stacco i suoi occhi dal telefono posandoli su di me.
«Piacere Claire, sono la modella che deve fare un set con Harry tu sei... la fotografa immagino.» mi sorrise e mi tese la mano.
" Cavolo anche il suo sorriso è mozzafiato. " pensai.
«Sì, proprio così, Kiara Lawrence, grafica e fotografa della rivista Vanity Fair.» dissi stringendole la mano.
«No aspetta, quella Kiara? Quella che ha vinto il concorso mondiale di fotografia? Ti devo fare i complimenti cavolo, quella foto era un vero spettacolo.» Non ero ancora abituata a tutti quei complimenti, anche se da quando ho vinto il concorso non fanno altro che farmeli.
«Oh grazie mille. Harry dovrebbe arrivare a momenti, intanto se vuoi sistemarti...» la invitai ad appoggiare le sue cose e a mettersi sul foglio bianco.


Dopo qualche istante Harry e Jessica entrarono nella stanza, fortunatamente lui sembrava aver riaquistato il suo buon umore.
Io e Harry non ci parlammo più, e appena finito l'ultimo set presi tutte le mie cose, scambiai il mio numero con Jessica e salutai tutti... tranne lui.
Mi fissava con occhi di ghiacchio, era rigido e si passò una mano tra i capelli mettendo i suoi ricci ribelli indietro. Quel gesto mi sembrava molto familiare ma tutto era così sfocato, il suo atteggiamento era qualcosa di molto familiare per me ma sentivo che mi stavo sbagliando.
O forse no...


***


Erano passati due giorni da quando avevamo fatto il servizio ai ragazzi della Calvin Klein.
Oggi era tempo di completare la rivista, farla approvare dalla direttrice, mandarla in stampa, portare le foto alla Calvin Klein e poi andare a casa.


Dopo aver pensato a tutto quello che mi aspettava in quel giorno caotico mi alzai dal letto, andai a fare una doccia, mi truccai e scelsi di indossare un vestito nero che arrivava fino a sopra il ginocchio, misi una cinta in oro all'altezza del bacino, le calze color carne, stivali della Chanel neri, la collana oro lunga girata più volte al collo, borsa nera con parti in oro e come giacchetto scelsi un cappotto lungo nero.


Salutai mia madre e presi un taxi per andare fino a lavoro. Raggiunsi velocemente la stanza di grafica dove mi aspettavano Catherine e Jack.
«Giorno ragazzi, sono le 8:02 e dobbiamo metterci a lavoro.» dissi sorridendo.
«Giorno Kiara, vieni dobbiamo scegliere le foto e iniziare a fare la rivista.» mi sorrise Jack.
«Certo.» dissi entusiasta, amavo il mio lavoro. Posai la borsa sul bancone, appesi il cappotto e andai verso Jack.
«Volete un caffè ragazzi?» ci chiese Catherine.
«Sì, grazie Catherine.» la ringraziai e lei uscì dalla porta a vetri andando a prendere i caffè. Dopo dieci minuti riuscimmo a scegliere la foto per la copertina e ovviamente riuscii a convincere Jack a mettere la foto di tutti i modelli insieme e mettere all'interno della rivista la foto singola di Harry.
«Ms. Gordon non sarà felice della cosa.» mi disse Jack seccamente.
«Fidati, così è perfetto.» gli sorrisi rassicurandolo. La rivista ora era perfetta e finita. La copertina era occupata da cinque meravigliosi ragazzi. Al centro della rivista c'era l'intervista di Harry fatta da Cathrine e ovviamente come al solito era un' intervista con i fiocchi. Nello sfondo c'era Harry su una pagina. Purtroppo non riuscii a convincere Jack a mettere una delle prime foto "rubate" a Harry.
«No Kiara, stavolta non mi smuovi, le foto Ms. Gordon le accetta solo se il soggetto guarda l'obbiettivo, lo sai. Quindi mettiamo una delle ultime foto.» mi disse Jack. Questa cosa la odiavo abbastanza, ma non ci feci caso più di tanto. La seconda foto era con Claire e quella era un vero spettacolo. Finito il book chiamai la segretaria di Gordon nonché mia amica molto stretta.


«Eleonor, sono Kiara... abbiamo completato il book, posso passare a farlo vedere a Gordon o è in riunione?» chiesi tutto molto velocemente. Avevo poco tempo, erano già le 11:55.
«Ehi Kiara, no no Gordon è libera.» mi rispose al telefono.
«Okay, sto arrivando.» attaccai e mi avviai verso la porta. «Jack io vado a portare il book a Gordon, vieni con me?» mi girai verso Jack.
«No tranquilla, devo sistemare alcuni set fotografici di questo pomeriggio.» mi sorrise e io uscii dalla porta andando verso quella della direttrice.


Bussai e entrai.
«Oh Lawrence a cosa devo la tua visita?» mi chiese sorridendo.
«Le ho portato il book finito. Mi serve solo la sua approvazione così da poterlo mandare in stampa.» le spiegai sorridendole e pensando che questa volta il book le sarebbe piaciuto, dunque la rivista sarebbe stata bellissima. Alzò un braccio così da farmi capire di passarglielo, lo feci e dopo alcuni minuti che lo sfogliava e dopo aver letto l'intervista di Catherine, le foto e il tipo che abbiamo scelto fece un piccolo sorriso.
" Ottimo, missione compiuta." pesai sorridendo dentro.
«Ottimo direi Kiara, non ho trovato neanche un errore in questa rivista, per la prima volta sono molto entusiasta del lavoro che hanno fatto i miei grafici. Fai i complimenti anche a Mr. Johnson, mi avete sorpreso.» mi disse porgendomi il book che afferrai con un grande sorriso.
«Grazie mille Ms. Gordon. Lo porto in stampa e poi vado alla Calvin Klein per le foto che ho fatto ai loro modelli, il direttore le voleva vedere.» spiegai i miei programmi aspettando un suo permesso o una sua approvazione.
«È perfetto, però verrò anche io alla Clavin Klain se non ti dispiace.»
«Certo che no, non la disturbo ulteriormente, porto il book e poi l'aspetto qui sotto per andare alla Calvin Klein. Alle 15:30 sarò qui ad aspettarla in macchina.»
«Perfetto, a dopo Kiara.»
«Ms. Gordon.» la salutai con un cenno del capo e uscii.


Erano le 12:35.
" Wow, sono stata li dentro 40 minuti? Passa velocemente il tempo. "
Presi le mie cose e con il book stretto al petto mi avviai verso il luogo dove avrebbero dovuto stampare le riviste. Dopo aver dato tutte le direttive andai a pranzo.
Erano le 15:15 quando finii di mangiare ed ero perfettamente in orario per passare a prendere la direttrice e andare alla Clavin Klain. Così feci.


➷➷➷
Ciao ragazzi,
perdonatemi, ero andata a studiare all'estero e non avevo il pc dietro. da ora cercherò di postare un po' più spesso. se vi è piaciuto il capitolo lasciatemi un commentino...grashie!
all the love K.
Al prossimo capitolo🌹

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo V-Piccoli Ricordi ***



Alle 16.00 eravamo perfettamente in orario fuori dal palazzo.
Scesi dalla macchina e mi avviai verso l'ingresso insieme a Mrs. Gordon.
Alla reception ci accolsero in modo caloroso e la cosa non mi sorprese più di tanto, aveva appena varcato la soglia una leggenda vivente.
«Benvenuta Ms. Gordon, il direttore la sta aspettando nel suo ufficio, ultimo piano.» ci sorrise la ragazza dietro al bancone e con una mano ci indicò l'ascensore.
«Grazie, andiamo Kiara.» Ms. Gordon si girò e si avviò verso l'ascensore.
«Kiara!?» mi sentii chiamare, mi girai e vidi Jessica camminare velocemente verso di me.
«Jessica! Come stai?» ci salutammo come se fossimo amiche da sempre.
«Tutto bene, te?» si mise davanti a me con un bellissimo sorriso tenendo fra le mani alcuni fogli.
«Andiamo avanti.»
«Kiara, io vado nell'ufficio del signor Davis. Ti aspetto lì, fai presto.»
Ms. Gordon accennò un sorriso e scomparve dietro le porte dell'ascensore.
«Allora che ci fai di nuovo qui?» mi chiese Jessica sorridendo.
«Avevo un impegno con il tuo direttore, per le foto che ho fatto ai ragazzi.» risposi semplicemente.


«Non so niente di te, eppure mi sempre di conoscerti davvero bene...» disse più a se stessa che a me, mi guardò negli occhi e per una frazione di secondo mi sembrò di averli già visti. Quegli occhi così simili ai miei ma così diversi. Era tutto così familiare... Cosa mi stava succedendo davvero non lo so.


«Jessica, cosa devo fare oggi?» staccai i miei occhi da i suoi e guardai da un'altra parte, un punto non definito. Vidi con la coda dell'occhio Jessica girarsi verso Harry.


Cosa mi stava succedendo, tutto mi sembrava così familiare.
«Harry, mi hai spaventata, un attimo che vedo.» sfogliò velocemente i fogli che teneva in mano e poi tornò a guardare Harry.
«Niente per adesso, però rimani disponibile e accendi quel maledetto telefono.»
«Ti va di andare a prendere qualcosa da bere? Tanto anche te non devi fare niente.»
«Si, in effetti hai ragione.» sorrise poi si girò verso di me.
«Vieni anche te?» Jessica mi pregò con gli occhi ma vidi dietro Harry irrigidirsi e serrare la mascella, il che mi fece capire che non era d'accordo.


Mi passai la mano destra tra i capelli tirandoli indietro, la manica del copri spalle scese fino al gomito lasciando così ben in vista il mio bracciale. Tutti e due mi guardarono con gli occhi fuori dalle orbite, come se avessi appena commesso un omicidio. Harry si toccò il petto all'altezza dei due tatuaggi, tra i due tatuaggi. Un gesto così normale ma così...particolare.


Mi affrettai a tirare giù la manica.
«Non posso scusatemi, anzi è meglio che vada, Mr. Davis e Mrs. Gordon mi staranno aspettando. Alla prossima.» feci un cenno con il capo e mi diressi verso l'ascensore.
L'ultima cosa che vidi furono i suoi occhi di quel verde acceso e l'ombra di un sorriso, poi le porte dell'ascensore si chiusero.


POV JESSICA


Appena le porte dell'ascensore si chiusero con Kiara all'interno mi girai verso Harry che aveva un'espressione scioccata.
«Andiamo Harry.» gli dissi girandomi e andando verso l'uscita.
Quel bracciale... Troppo familiare per essere un semplice bracciale di una semplice ragazza.
Io ed Harry decidemmo di andare a un bar di fronte al lavoro, nulla di impegnativo.
Ci sedemmo ad un tavolo un po' isolato rispetto agli altri.


Una ragazza ci diede il benvenuto, anzi, diede il benvenuto ad Harry, molto probabilmente della mia presenza neanche se ne era accorta, troppo occupata a mangiarsi mio cugino con gli occhi. Ci avevo fatto l'abitudine, succedeva sempre così, erano molto spesso femmine ma a volte ci si mettevano anche i maschi, prese le ordinazioni e si dileguò molto velocemente. Harry era impassibile, di solito scherza con quelle che ci provano con lui ma stavolta non mosse neanche un muscolo. Mio cugino non stava affatto bene e io sapevo chi era la causa di tutto.


Mio cugino Harry non ha mai realmente superato l'addio di quella ragazza, ma questo lo sapevo solo io. Lei era tutta la sua vita, dopo l'addio lui non era più il bambino felice, spensierato, divertente, giocherellone e il comico della situazione che tutti vedevano ogni giorno compresa io. Tutt'altro, era sempre triste, non si divertiva più, non passava più le sue giornate all'aperto perché tutto gli ricordava lei. Da allora non sorrideva più, tranne se stava con il suo migliore amico Louis. Harry mi ha sempre considerato come il suo diario segreto, l'unica differenza è che io sono umana e ho consigli da dargli essendo più grande. Ho sempre cercato di aiutarlo ma a volte era davvero dura, dopo che si è laureato gli ho proposto di cambiare aria, così ci siamo trasferiti qui a Detroit. Poi con il passare del tempo entrambi abbiamo trovato lavoro qua, grazie alla sua passione abbastanza pericolosa sembrava riaver acquistato la voglia di vivere e di lasciarsi il passato alle spalle, qualche tempo dopo anche il resto della nostra famiglia si trasferì qui. Stava andando tutto così bene finché non arrivò Kiara, già, da allora le cose sembravano peggiorare di giorno in giorno. Il lavoro andava per il meglio, il direttore, il giornale era tutto perfetto grazie a Kiara.


Il problema era Harry.
La cameriera tornò dopo poco con le nostre ordinazioni.
Io presi un cappuccino e una ciambella, Harry una cioccolata, la sua preferita.
«Harry...» provai a chiamarlo per attirare la sua attenzione ma niente.
«Harry.» riprovai, niente, non rispondeva.
«Harry, cos'hai?» mi avvicinai un po' di più a lui, misi la mano sopra la sua.
«Il bracciale.» una parola, mi bastò solo quella per capire.
«Harry, era un bracciale come tutti quelli che portano le ragazze. Avevamo fatto un patto, non puoi ricominciare.» tolsi la mano dalla sua e la incrociai insieme all'altra sul petto.
«I ciondoli.»
«Harry, smettila.»
«Jessica quei ciondoli non erano come tutti gli altri, era una cavolo di macchinina e una lettere, la mia! Non mi puoi venire a dire che è una coincidenza.»
«Infatti non te lo dirò.»


Da subito Kiara mi sembrò molto familiare ma ero sicura che mi stessi facendo influenzare da Harry.
Harry non si ricorda molto bene quel giorno, quel giorno che io osservai da lontano, quel giorno in cui mio cugino non mangiò,quel giorno in cui abbracciò per un ultima volta la sua migliore amica...ma io si. Mi ricordo tutto di quel bruttissimo giorno. Le lacrime, l'ultimo abbraccio, l'addio,il bracciale, la collana, i loro occhi incastrati, il taxi e mio cugino in ginocchio sull'asfalto.
Quel giorno quella ragazza si portò via il mio Harry, quello vero.
Lei era una ragazza molto semplice, aveva i capelli lunghi castani e lisci, occhi così unici che non ho più rivisto, verdi e gialli, era davvero bella. Me la ricordo molto bene. Kiara ha gli stessi identici lineamenti di quella bambina. Gli occhi, sono di un verde più scuro ma le sfumature sono quelle. Le labbra sono le stesse, rosse e perfette. Capelli castani, lunghi e scalati. Fisico snello ma non troppo con le curve al posto giusto.


Sto cercando di pensare se Kiara sia veramente Lei ma mi è difficile immaginare che sia realmente così.


Pagammo e uscimmo dal bar avviandoci verso il palazzo dove lavoravamo.
Entrammo e ci avviammo verso il mio studio in silenzio,una volta arrivati lo feci accomodare sulla poltrona mentre io andai verso il computer a vedere i vari impegni di questo tardo pomeriggio.


«Harry, hai un intervista tra una mezz'oretta,ti intervisterà un giornale e ti chiederà le solite cose, niente di impegnativo, ti chiedo solo di essere gentile almeno stavolta.» tolsi gli occhi dallo schermo del computer per guardarlo e mi venne un dubbio, mi stava ascoltando?
«Harry!?» lo vidi tornare nel mondo dei mortali ma aveva uno sguardo perso.
«Harry tutto bene?!» lo guardai più attentamente e capì subito a cosa stava pensando o forse è meglio dire a chi.
«Ehi, stai pensando a lei vero?» mi alzai dalla mia sedia e mi misi sopra le sue ginocchia.
«Sì.» con due semplici lettere mi aveva detto tutto.


Lo abbracciai forte, non era mai successo prima. Lui che mi confessa di pensare a una ragazza, Kiara ha toccato una parte del suo cuore troppo profonda per essere una semplice ragazza. Ha toccato il suo vero cuore, quello sotto allo scudo. Tutti lo considerano un cuore di pietra ma nessuno sa che sotto quel cuore di pietra si trova un cuore che è stato fermo troppo a lungo e ora ha ricominciato a battere facendosi sentire bene.


Nei suoi occhi la vedevo, la paura del cambiamento che sta avvenendo nelle sue emozioni. Non ha paura, non è spaventato, è terrorizzato. Stava aspettando questo momento da ormai quindici anni e ora ne sta avendo paura.


«Jessica, è ormai una settimana che ho nella testa Kiara, neanche le corse riescono a farmela dimenticare anzi, è più forte la sua presenza quando sto al volante. Sto impazzendo vero?» questo Harry insicuro, spaventato e indifeso mi ricorda troppo lui da piccolo.


«Io dico che devi parlarci, solo così capirai se è veramente lei.» lo guardai negli occhi e gli sorrisi. Lui ricambiò e mi mancò il fiato per un nano secondo, il suo sorriso era una cosa bellissima.


«Non è per smontarti il tuo piccolo attimo di intelligenza ma esattamente come faccio a parlargli? Dopo l'ultima volta sarà terrorizzata da me.» mi guardò con occhi tristi.
«E tua cugina cosa ci sta a fare qua?» gli feci l'occhiolino e sorridendo mi alzai.
«Dammi il tuo iPhone.» mentre smanettavo con il mio cellulare tesi la mano verso di lui così da fargli capire di passarmi il suo cellulare. Lo afferrai e dopo qualche minuto lo riconsegnai al legittimo proprietario.
«Ecco qua, ti resta solo che trovare il coraggio.»
«G-Grazie.» si riprese l'iPhone e se lo mise nella tasca posteriore dei jeans.
«Okay, ora vai a fare l'intervista, stasera a casa mia, ci vediamo un bel film con i pop corn e se ti va rimani da me.»
«Per me è perfetto, ti prego mi accompagni?»
«Sei un bambino piccolo che ti devo accompagnare ovunque?» risi di gusto alla sua richiesta.
«E' un no?» mi chiese tristemente.
«É un sì, ma non farci l'abitudine.» presi le mie cose e ci avviammo verso l'ascensore.


➷➷➷


Ciao ragazzi,
Ho visto che da quando ho aggiornato ieri le visualizzazioni sono salite notevolmente e la cosa mi fa piacere. :)
Vorrei tanto qualche recensione in più giusto per sapere cosa ne pensate :,(
Detto ciò non vi dimenticate di lasciarmi qualche recensione ahahahah!!
Al prossimo capitolo ♡

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo VI-Incontri Pericolosi ***


POV KIARA


Qualche minuto dopo le porte si riaprirono sull'ultimo piano, dedicato agli uffici, fra cui quello del direttore.
Vidi un bancone con una bellissima ragazza dai capelli biondi, così mi avvicinai per chiederle indicazioni per arrivare all'ufficio del direttore.
Questi piani erano immensi e perdersi era davvero facile.
« Salve, dovrei chiederle un'informazione, dove si trova l'ufficio del Signor Davis? »
« Ha un appuntamento per caso? » distolse lo sguardo dal computer, abbassò di poco gli occhiali che teneva sul volto e mi squadrò da capo a piedi.
« Io no però-» non mi fece neanche finire la frase che mi interruppe.
« Allora le devo chiedere di uscire e aspettare al piano terra chiunque lei stia aspettando » si tirò su gli occhiali e continuò a digitare al computer.
« Io non ho un appuntamento, ma sono con la direttrice della Vanity Fair, non so se lei ha presente quella leggenda vivente che qualche minuto fa le è passata davanti » avevo davvero perso la pazienza, odiavo la gente che non portava rispetto.
« E lei chi sarebbe scusi? »
« Kiara Lawrence, grafica e fotografa della Vanity Fair » risposi irritata.
« Ah davvero? »
" No, per finta " pensai prendendola in giro.
« Attenda un attimo »
Prese il telefono dell'ufficio e compose molto probabilmente il numero di Mr. Davis.


Dopo qualche minuto e qualche scusa detta al suo capo, la bionda ossigenata mi diede le indicazioni e riuscii ad arrivare all'ufficio del direttore.
Mi fermai davanti alla porta qualche secondo, così da riuscire a riorganizzarmi i pensieri.
Quando mi sentii pronta bussai alla porta ed entrai.


« Salve Mr. Davis, Mrs. Gordon. » mentre li salutai mi avvicinai a loro.
« Oh Mrs. Lawrence, che piacere incontrarla di persona » Mr. Davis di alzò e allungò la mano verso di me, che io strinsi molto volentieri.
« Si accomodi prego »
Mi sedetti sulla sedia accanto a Mrs. Gordon e di fronte a Mr. Davis.
« Mi stavo complimentando ancora una volta con Mrs. Gordon per le sue fantastiche foto. Le abbiamo adottate molto volentieri per i nuovi cataloghi, davvero è stata bravissima » mi guardò sorridendo.


« Grazie mille Mr. Davis » ricambiai il sorriso.
« Ha portato con sé le foto? » mi chiese sempre sorridente.
« Certo che sí, sono sempre con me » mi girai e presi la cartella dentro la mia borsa, per poi porgergliela.
Lui la prese e iniziò a guardarle attentamente.
« Sono fantastiche, che ne pensa se mettessi questa di tutti i modelli insieme come cartellone pubblicitario? » aveva un espressione curiosa, sembrava come se stesse aspettando una mia reazione positiva.
Questo era solo un modo per farsi pregare da me così che mi possa vantare con tutti, ma non gli lasciai fare il suo gioco.
« Se lei lo ritiene opportuno...sarebbe fantastico! »
« Mr. Davis, le foto della Signorina Lawrence sono anche nel nostro prossimo numero. Credo che sia un'ottima idea la sua » amavo il semplice atteggiamento che aveva il mio direttore per mettermi in mostra e vantarsi di me. Era una cosa che mi rendeva davvero orgogliosa. Nonostante tutto, qualcosa di buono lo facevo!
« Sono d'accordo, farò i nuovi cartelli pubblicitari con le foto della Signorina Lawrence » guardò prima Mrs. Gordon e poi me.
Vedere i miei clienti soddisfatti era il traguardo più bello da raggiungere.
Restammo a parlare di lavoro per un'altra mezz'ora buona.
Alla fine lo salutammo e ci dirigemmo nuovamente all'ascensore, così da poter tornare alla Vanity Fair.
Entrammo nell' ascensore ma nessuna delle due decise di rovinare quel momento di tranquillità, l'unico della giornata.
Di solito per ogni piano salivano e scendevano diverse persone ma quando nell'ascensore vi era Mrs. Gordon le persone ci ripensavano. Ma non tutti.
Arrivati al 2º piano si aprirono nuovamente le porte, ma le due persone ad attendere l'ascensore non erano le solite persone.


***
POV JESSICA


Quando si aprirono le porte, davanti a noi ci ritrovammo Kiara e Mrs. Gordon.
Kiara sgranò gli occhi e sentii Harry irrigidirsi accanto a me.
« Ciao Kiara, salve Mrs. Gordon » feci un cenno con il capo e poi entrai seguita da Harry.
Ms. Gordon ricambiò il saluto mentre Kiara rimase ferma a fissare Harry.
Nell'ascensore c'era una tensione assurda, anche il più stupido se ne sarebbe accorto.
Volevo aiutare a tutti i costi mio cugino così con non so quanto coraggio mi girai verso Kiara e feci un tentativo.
« Kiara, come va? » bisbigliai in modo da farmi sentire il meno possibile da Mrs. Gordon e Harry.
« Andiamo avanti, te? » fece una piccola risatina e poi mi regalò un bellissimo sorriso.
« Tutto apposto. Senti Harry ora deve fare un'intervista e io ho un po' di tempo libero, se non hai niente da fare ti andrebbe di venire a bere qualcosa con me? » le chiesi sorridendole.
«Io..uhm...non so se Mrs. Gordon ha bisogno di me » mi rispose tristemente.
« Signorina Lawrence, per oggi è libera..il suo lavoro l'ha svolto a meraviglia quindi le lascio un po' di tempo libero. Lasci il telefono attivo per qualunque evenienza e domani si ricordi di passare nel mio ufficio, dobbiamo parlare del viaggio » fece un piccolo sorriso a Kiara che ricambiò.
« Grazie mille Mrs. Gordon » la ringraziò e poi si girò verso di me.
« Accetto il tuo invito » rise e dopo poco mi unii a lei.


Uscimmo dall'ascensore e ci avviammo verso i divanetti, dove incontrammo la giornalista.
« Salve, lei è la giornalista giusto? » chiesi alla giovane donna davanti a me.
« Sì, piacere Christina Smith » mi porse la mano che afferrai.
« Jessica Styles » dopo essermi presentata presi il braccio di Harry per farlo mettere di fianco a me.
« Lui è Harry Styles, il ragazzo che tutti non vedono l'ora di intervistare » dissi sorridendo.
Rise alla mia affermazione e poi tese la mano verso Harry presentandosi, con non so quale miracolo Harry ricambiò il saluto.
Si accomodarono sui divanetti in pelle bianca e Christina prese l'occorrente per l'intervista.
« Bene, noi andiamo torneremo tra poco » guardai prima Christina e poi Harry.
« No aspetta,dove stai andando? » mi chiese Harry.
" ma questo Harry da dove cavolo è uscito? " pensai.
« Al bar con Kiara, torniamo quando hai finito l'intervista »
" Era così rilassato fino a due minuti fa, ora perchè è così ansioso? " pensai.
Voleva ribattere, gli si leggeva negli occhi ma non lo fece, semplicemente annuì e poi tornò a guardare Kiara.
" Era Kiara che lo tranquillizzava? " pensai.
No, non è possibile. Solo una persona era capace di tranquillizzarlo.
Mi girai verso Kiara che capì all'istante e ci avviammo verso il piano terra.


➷➷➷
Ciao ragazzi,
Allora cosa ne pensate di questo capitolo?!
Fatemelo sapere lasciando una piccola recensione!
Al prossimo capitolo

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VII-Baby Styles ***


POV KIARA

Andai con Jessica a un bar proprio di fronte al palazzo della Calvin Klein.

Ci sedemmo ad un tavolo un po' più isolato rispetto agli altri, Jessica era ostinata a dire che era meglio.

Ordinammo un aperitivo e mentre aspettavamo l'ordine parlammo per conoscerci. Non so esattamente perché accettai, forse la curiosità di conoscere qualcuno di così familiare. Giusto per togliersi il dubbio.

« Allora, come va il lavoro?»  mi chiese Jessica sorridendo.

« Nulla di nuovo, sono stata da Mr. Davis per fargli vedere le foto del servizio. Ne è rimasto stupito e si è congratulato, le foto oltre che sulla rivista della Vanity Fair compariranno anche sui cartelloni nei negozi della Calvin Klein. » risi alla mia affermazione e in pochi secondi contagiai anche lei, perché scoppiò in una fragorosa risata.

« Non ne avevo dubbi »

« A te invece?»

« Abbastanza bene, fare la menager di sei ragazzi non è facile, sopratutto se uno di loro è tuo cugino e lo conosci meglio delle tue tasche. »

« Sei la cugina di Harry Styles, l'ho scoperto prima quando ti sei presentata alla giornalista.  dissi ridendo. »

« Esatto, mio padre è il fratello del padre di Harry. »

« Sei nata qui? »  volevo sapere di più su Harry, se erano nati qui era impossibile che li conoscessi.

« No. Siamo nati sia io che Harry a Seattle. Te?

Non ci volevo credere, erano nati dove ero  nata io.

« Sono nata a Seattle, mi sono trasferita qui quando avevo sei anni. » dico abbassando la testa.

Guardo il mio polso e con malinconia tocco quel bracciale tanto prezioso quanto unico.

« Posso farti una domanda? » mi girai verso Jessica e annuì.

« Per cosa sta la lettera del tuo bracciale? » mi guardò in modo così strano che avevo paura a darle la risposta.

« Non lo so, questa H penso sia l'iniziale del nome di chi mi ha regalato il bracciale... ce l'ho da sempre, non l'ho mai tolto, un po' perché mi piace molto, un po' perché mi sento legata a lui e sopratutto perché ha il simbolo della mia più grande passione insieme alle foto. » tolsi gli occhi del bracciale, ormai l'avevo imparato a memoria, ogni dettaglio io lo conoscevo... quel bracciale faceva parte di me.

«Cioè? » Jessica era incuriosita e interessata alla storia del mio bracciale.

«Le macchine. » sentii squillare il mio iPhone nella borsa. Presi il cellulare e vidi che la chiamata arrivava da Brian, il mio migliore amico.

Chiesi scusa a Jessica e uscii dal bar.

 «Amore! »

« Eccola la mia piccola, come andiamo? » rispose tutto felice. Amava quando lo chiamavo così, era il mio migliore amico, il legame tra me e lui era forte, era amore fraterno, sopratutto per via di ciò che ci legava, però lo ammetto, a me piaceva chiamarlo così.

« Tutto bene, te? »

« Benissimo direi, senti piccola ho un gioiellino tra le mani, vieni a dare un'occhiata? » immaginavo la faccia che stava facendo in quel momento.

« Non so se stasera posso, va bene se passo domani? »

« Non so piccola, questo gioiellino domani sera deve correre. »

« Ti faccio sapere domani pomeriggio se riesco a venire in officina. »

« Va bene, quasi quasi dopo ti invio una foto, solo per farti rosicare. »

« Stronzo. »

« Ti amo anche io piccola. »

« Ci sentiamo presto, ciao amore. »

Riattaccai e tornai da Jessica.

« Scusami tantissimo. » mi sedetti e guardai Jessica.

 «Tranquilla, ora però dobbiamo tornare da Harry, starà chiedendo un aiuto divino per scappare dell'intervista, è una cosa che odia. » rise e io mi unii a lei.

« Certo certo, andiamo dai. » ci alzammo, prendemmo le nostre cose, pagammo e ci avviammo verso il palazzo.

« Senti Kiara, stasera ti andrebbe di venire da me a vedere un film? » mi chiese Jessica mentre salimmo nell'ascensore.

« Ehm...non saprei, non... non mi fece parlare oltre. »

« Verrà anche Harry, non accetto un no. Ti prego, così conoscerai meglio anche Harry. » mi stava pregando nel vero senso della parola.

Era inutile discutere con Jessica così decisi di non sprecare neanche l'energie.

« Va bene, però devo prima passare a casa e non ho la macchina, ero venuta con quella di Mrs. Gordon. »

« Di che ti preoccupi, c'è Harry, ti accompagnerà lui. » mi rispose sorridente.

Non mi sembrava un'ottima idea andare in macchina con Harry.

Ci avviammo verso i divanetti e quando Harry ci vide si rilassò visibilmente, molto probabilmente stava ringraziando qualsiasi divinità per il nostro arrivo.

« Jessica! » Harry chiamò la ragazza accanto a me come se fosse la sua ancora, l'unica di cui ha bisogno per sopravvivere.

« Harry, avete finito? » chiese Jessica.

Harry e Christina si alzarono dai divanetti e ci raggiunsero.

« Sì sì, Harry è stato così gentile da rispondere a tutte le domande. » ci informò la giornalista. Jessica guardò Harry stupita, qualcosa mi dice che suo cugino stavolta è stato più gentile rispetto alle altre volte.

Si salutarono e poi ci avviammo verso l'ascensore per uscire definitivamente da questo posto.

« Harry, Kiara non ha la macchina, potresti accompagnarla a casa? Così si cambia e poi venite a casa mia a vedere un bel film. » Jessica spiegò il programma a Harry.

« Viene anche lei? » chiese scioccato.

« Sì Harry, viene anche Kiara. »

« Okay, te intanto vai a casa, prepara i miei amati pop-corn, e da bere, ovvio. » disse Harry a sua cugina. Che ragazzo strano...

« Vieni, andiamo al parcheggio... » Harry dopo tutto il tempo che siamo stati insieme è riuscito a guardarmi negli occhi.

« Certo. »

Salutai Jessica e mi avviai con Harry verso la sua macchina.

Arrivammo in un parcheggio abbastanza grande con auto costose. C'erano varie Range Rover, qualche Porsche, qualche BMV e qualche Audi.

Posai gli occhi su una macchina coperta da un telo nero opaco, là sotto ci deve essere qualche gioiellino da tenere al sicuro. Mi avvicinai per vedere se c'era il simbolo della macchina nascosta sotto il telo o qualche indizio. Mi avvicinai e vidi una piccola scritta in oro... My Baby Styles.

« Questa è la tua macchina? » gli chiesi accigliata.

Ci mettemmo davanti alla macchina, lui estrasse una chiave dalla tasca dei jeans e spingendo il tasto di accensione la macchina si animò.

« Secondo te? » mi guarda con sguardo divertito.

Non c'era nulla di divertente.

La forma della macchina era uguale a quella di una Camaro ma non avevo molta voglia di fare figuracce con Harry, anche se su questo tipo di cose i miei errori erano rari.

« Secondo te cosa c'è sotto? mi chiese Harry. »

« Mi stai sfidando? »

« Posso? »

« Devi. » lo guardai e aspettai la sua prossima mossa.

« Se riesci a scoprire la macchina che nasconde il telo nero potrai chiedermi quello che vuoi e io sarò obbligato a risponderti. »

« E se sbagliassi? »

« Hai un solo tentativo, in quel caso non succederà niente. »

« Okay. Quali sono le regole? »

« Puoi girare intorno alla macchina, puoi toccarla e puoi scoprire solo un angolo a tua scelta. »

<< Ci sto... »

Inizio a girare intorno alla macchina e ero sempre più sicura che fosse una Camaro, ma quale?

La macchina nascosta sotto al telone poteva essere o una Camaro SS o una Camaro ZL1, in questo caso basta guardare il muso, la Camaro ZL1 ha il muso più bombato rispetto alla Camaro SS.

Scoprii l'angolo sinistro del muso e insieme a esso anche la ruota, il simbolo sul cerchione era quello della Chevrolet... bingo.

« Fatto? » mi chiese Harry con sguardo divertito.

« Sì. »

Era sicuro che mi sarei sbagliata.

« Che macchina ho? » mi guardò con espressione di sfida.

« Una Chevrolet, una Camaro ZL1 nera lucida. » mi avvicinai a lui.

« Ho vinto giusto? » eravamo davvero molto vicini, sentivo il suo respiro infrangersi contro la mia pelle.

« Sì principessa, ci sai fare. » fece un piccolo sorriso e mise le sue mani sui miei fianchi.

« Cosa vuoi sapere? » mi chiese con un'espressione arresa.

« Non voglio sapere niente, voglio chiederti di farmi vedere una cosa... »

Harry mi guardò con un'espressione scioccata e divertita, quando ripensai alla frase diventai tutta rossa.

« Sei un pervertito! » gli dissi tirandogli uno schiaffo sul petto che provocò una sua risata. Era bello sentirlo ridere.

Mi ero persa a guardando negli occhi e involontariamente la mia mano rimase per qualche secondo sul suo petto.

Sentii come vari ciondoli sotto la mia mano, guardai inbasso, allora avevo ragione, porta una collana al collo, peccato che sia nascosta dalla sua maglietta bianca.

« Harry... » mi tirò su il mento così che i nostri occhi si incontrassero ancora una volta.

« Dimmi. »

« Mi fai vedere la collana che porti al collo? »

Lo sentii irrigidirsi ed ebbi paura della sua reazione.

« Io... » misi un dito sulle sue labbra così da zittirlo.

« Se non vuoi non sei costretto. » mi scansai da lui, mi avvicinai al telone e con un gesto rapido lo tirai via, rivelando la sua piccola.

« Puoi aprire il cofano motore? »

« C-Certo era un po' sconvolto. »

Aprì il cofano della macchina e vidi la parte interna della macchina, era tenuta benissimo e tirata a lucido. Diedi un occhiata veloce e poi mi girai verso di lui che mi stava dietro.

« Motore LSA 6.2 V8 con compressione volumetrica a lobi, una versione depotenziata della Corvette ZR1, stesso impianto, ma con carter umido e compressore più piccolo. Un vero gioiellino... »

Mi stava guardando con espressione scioccata e non so se per quello che ho detto, perchè sono una femmina o perchè sono una femmina e per quello che ho detto.

« Lo ammetto, mi hai scioccato principessa. » risi alla sua affermazione.

« Fammi capire, come fai a sapere tutte queste cose? » si avvicinò al mio orecchio facendomi una semplice domanda che però mi mandò in crisi.

«Io... io... ho una passione per le auto. » questo si chiama mentire, in parte.

« Toglimi una curiosità, cosa ci fa un ragazzo di ventidue anni con una macchina simile? O hai una passione anche tu per le auto o sei soltanto ricco e ti sei comprato una macchina abbastanza costosa per fare il figo ma non sai neanche quello che hai tra le mani. » incrociai le braccia al petto e lo guardai.

« Fossi in te starei attenta. Ora sali che dobbiamo andare a casa tua e poi da Jessica. »

«Sì capo. » scherzai e salii in macchina dal lato del passeggero. La voglia di toccare quel volante era tanta, ma Harry non me lo avrebbe mai permesso, non mi avrebbe mai permesso di guidare la sua piccola.

Secondo me neanche sa che ho la patente.

➷➷➷

Ciao ragazzi,
La storia sta iniziando a prendere colore hahahahah
Come al solito se vi è piaciuto il capitolo cliccate sulla ✩ stellina e lasciate un commentino.
Al prossimo capitolo gente

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo VIII- Che il gioco abbia inizio ***


POV HARRY

Dopo aver osservato Kiara salire in macchina aprii lo sportello ed entrai, sedendomi dal lato del guidatore.
Accesi il motore e il rumore che si sentì fu paradisiaco, il doppio scarico era una favola.
Kiara era in estasi, così decisi di allungarmi verso il suo posto e metterle la cintura.
« G-Grazie » diventò tutta rossa e si coprì il visto.
Era bellissima, sembrava una bambina quando la porti al luna park.
« Ehi principessa, non ti coprire! Sei ancora più bella quando arrossisci. » presi le sue mani tra le mie e la guardai. Eravamo vicinissimi, sentivo il suo respiro sulle labbra.
« Reggiti forte principessa, io con le auto non scherzo. »
Kiara sgranò gli occhi ma non vidi nessuna sfumatura di paura, quello che circolava nelle sue vene in quel momento era adrenalina, proprio come me.
Mi misi al mio posto e ingranai la marcia.
In poco tempo arrivammo a casa di Kiara sotto le sue indicazioni.
Decisi di aspettarla in macchina mentre lei andava velocemente a cambiarsi i vestiti, era bellissima anche vestita di tutto punto ma volevo vedere la sua parte da ragazza.
Cosa mi stava facendo Kiara io davvero non ne avevo idea, so solo che con lei mi sentivo come se stessi con me stesso.
L'amore per le macchine.
Kiara mi sorprendeva ogni giorno di più. Sentivo di conosce Kiara ma non ne ero sicuro, il bracciale che aveva al polso poteva essere legato al mio, in fondo aveva due ciondoli bellissimi. La H e la macchina. Toccai il mio petto così da poter tirare fuori i due ciondoli. Una K e un aereoplanino di carta. Come potevano essere legati quei due oggetti? Un bracciale e una collana. Le lettere erano l'unica cosa che li legava, ma le lettere potevano essere casuali, chissà quante sono le persone che hanno il nome che inizia con H e K.
Vidi Kiara uscire di casa, era vestita davvero bene, ricordiamoci che lavorava per la Vanity Fair.
Aveva indosso un paio di jeans neri che delineavano perfettamente le sue curve, una camicetta jeans bianca con sfumature celesti con le maniche a tre quarti e la parte finale della camicia era nascosta nei pantaloni, aveva uno scalda collo rosso scuro e una borsetta in cuoio abbinata alle scarpe con il tacco dello stesso colore.
Quanto cavolo era sexy.
La vidi avvicinarsi rapidamente verso la mia macchina e in poco tempo fu dentro.
« Eccomi, possiamo andare. » mi disse sorridendo.
Mentre mettevo in moto la macchina vidi un qualcosa di strano nel vialetto di Kiara.
« Che c'è? » mi chiese Kiara incuriosita.
« Quella è una macchina? » chiesi indicando quella figura nascosta dietro la BMV grigia.
« Secondo te? Cosa ti sembra? » mi derise lei.
« Kiara sono serio, non intendo la BMV ma quella dietro. » mi girai verso di lei che sbiancò.
« Cazzo! » era nel panico.
Un attimo, che stava succedendo? Che cosa nascondeva Kiara? Un'auto? Lei non aveva la patente, tanto meno una macchina.
Giusto...?
« Andiamo Brian, rispondi! » la sentii urlare.
Chi diavolo era Brian?
« Cosa ci sta a fare la mia macchina del mio vialetto di casa? »
« Scusami piccola, ho due macchine qui, non sapevo dove metterla così te l'ho portata. È solo per stasera. »
« Ma sei matto? Lo sai quanto vale quella macchina, la possono rubare da un momento all'altro, te avevi il compito di tenerla al sicuro, almeno potevi avvertire Brian... » era esasperata e incazzata direi.
« Perdonami piccola, giuro che domani mattina non ci sarà più. »
« Sei un idiota Brian, quella macchina vale tanto, troppo. Lo sai che la stanno cercando perché gliela abbiamo presa, noi l'abbiamo anche truccata ora è ancora più potente e vale ancora di più. La vogliono e se te gliela metti su un piatto d'argento non ci impiegano nulla a portarsela via. »
« Lo so Kiara, è unica nel suo genere ma cerca di capirmi... »
« Va bene, troverò una soluzione. Quando rifai una cosa del genere avverti almeno. »
« Promesso, scusami piccola. »
« Ciao. » attaccò la chiamata che io sentii involontariamente.
Era fidanzata, a che gioco stava giocando?
Kiara mi stava nascondendo qualcosa, era in possesso di un auto abbastanza potente da quanto ho capito ma cosa vogliono da lei?
« Kiara... »
« Harry, non ho né la voglia ne la pazienza di starti a spiegare tutto, anche perché non sono affari tuoi. Avverti tu Jessica che non potrò esserci stasera e dille che mi farò perdonare. Scusami ma ora devo portare via da qua la macchina. Questo è il primo posto dove la cercheranno se venissero a scoprire che è in giro. » stava per scendere dalla macchina ma io la bloccai dal polso.
« Kiara, posso vedere la macchina? » le chiesi.
« Vieni ma devi essere veloce. »
Scesi dalla macchina insieme a lei che mi accompagnò al lato della villa dove si trovava la sua macchina coperta da un telo.
Cosa si nascondeva sotto quel telo, cosa c'era di così tanto ricercato.
« Harry, io sono sicura che te mi nascondi qualcosa, il modo in cui guidi non è da perfetto patentato che usa la macchina per farsi le passeggiatine in città. Se io ti faccio vedere l'auto mi prometti che farai finta di non averla mai vista? »
« Certo, ti posso fare una domanda? » lei annuì.
« Nessuno della tua famiglia sa che sei in possesso di questa auto, giusto? »
« Nessuno dei tuoi sa che vai in giro con una Camaro truccata, giusto? » touchè.
« Come fai a sapere tutte queste cose? »
« Non stai parlando con una ragazzina. »
mi avvicinai alla macchina ancora coperta dal telo.
« Ti lancio una sfida, devi indovinare che macchina ho. >>
« Se vinco?>>
« La guiderai al posto mio, dovrai solamente stare dietro di me, ovviamente io ti farò strada con la tua macchina. >>
« Se perdo? »
« Andrai a casa di Jessica con la tua auto. »
« Okay. »
Passai una mano sul cofano motore, era la forma della Lamborghini, la forma più bella di sempre. Era lo stile della Lamborghini, ma quale era delle tante.
Scoprii il lato anteriore della macchina e ebbi la conferma che era una Lamborghini.
Non ci potevo credere, ne esistevano solo 5 di quel modello, capii subito perché stavano cercando di rubargliela.
« Fatto? » mi chiese Kiara ridendo sotto i baffi. Era bellissima mentre cercava di nascondere il divertimento.
« È una Lamborghini, un'Aventador. » mi allontanai dalla macchina, mi avvicinai a lei e le misi le mani lungo i fianchi.
Questa ragazza prima o poi mi farà uscire di testa.
« Complimenti, mi toccherà darti il mio mostro. » Ammise tristemente.
Mi allontanai da lei avvicinandomi alla macchina tirando via il telo.
« Monoscocca in fibra di carbonio, con telaietti anteriore e posteriore in alluminio. » dissi passando una mano sui telai.
« Cofano motore, prese d'aria laterali e spoiler posteriore in fibra di carbonio, cofano anteriore, parafango anteriore e porte in alluminio, parafanghi posteriori e rocker cover in SMC. » continuò Kiara. Questa ragazza era sorprendente. Si avvicinò e me la ritrovai accanto in pochi istanti.
« Retrovisori esterni con regolazione riscaldamento e ribaltamento elettrici. >> mi stavo divertendo a fare questo discorso con Kiara. La presi per i fianchi e la misi con le spalle alla macchina.
« Ammortizzatori push-rod anteriori e posteriori, orizzontali, Monotube. » disse allacciando le sue braccia dietro al mio collo.
« Motore V12. » dissi, il mio viso era a pochi centimetri dal suo.
« Velocità massima 350 km/h. » disse sulle mie labbra, sentivo il suo fiato sulla mia pelle.
Piegai la testa lateralmente e lei mi seguì.
Ci fermammo appena sentimmo il cellulare di Kiara squillare.
Serrai la mascella e chiusi gli occhi per mantenere il controllo.
Chi cazzo è che aveva un tempismo così assurdo?
Kiara prese l'iPhone in mano e sbiancò.
« Pronto. »
« Stanno arrivando. »
« Chi? »
« Piccola corri! Prendi la macchina e nasconditi. »
« Brian cosa sta succedendo...? »
« Ti stanno cercando, vogliono la macchina. »
« Io... »
« Piccola scappa! »
Cadde la linea. Dal telefono di Kiara sentii tutta la conversazione.
Vogliono fare del male a Kiara, me la vogliono portare via un'altra volta, ma io non glielo lascerò fare.
« Harry vattene, devo andare via! »
« Non ti lascio andare! » la cosa mi stava facendo arrabbiare.
« Harry non ti... » non la feci finire.
« Kiara ho detto che non ti lascio. » speravo di essere stato chiaro.
« Coprimi le spalle. »
Detto questo lei salì in macchina e io andai a raggiungere la mia Camaro.
Se volevano Kiara prima dovevano passare sul mio cadavere.
Sfrecciammo sulle strade di New York con la consapevolezza che l'unico mezzo di comunicazione possibile in quel momento erano gli specchietti delle macchine.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo IX-È ora di scaldare i motori ***


POV KIARA

Nonostante la diversa velocità massima tra le due auto, Harry non aveva problemi a starmi dietro.
Era un abile guidatore o dovrei dire pilota?
Harry non era un semplice patentato, era molto di più.
Il modo in cui teneva il voltante, il modo in cui cambiava le marce. Dominava le strade troppo bene.
Dovevo portare in salvo la Lamborghini e in questi casi potevo contare solo su Catherine.
Diedi un'occhiata veloce allo specchietto retrovisore e vidi Harry controllare che non ci fossero auto poco desiderate in giro. Sfrecciammo tra le diverse corsie a 150 km/h senza preoccuparci minimamente degli autovelox o della polizia.
Presi il mio iPhone e composi il numero di Catherine. Dopo qualche squillo fortunatamente rispose.
« Catherine, sono Kiara. Ho avuto un piccolo imprevisto. » le dissi.
« Kiara che succede?! » la sua voce era allarmata.
« Si tratta della Lamborghini, Catherine la devo nascondere. Brian me l'ha lasciata nel vialetto della villa dicendomi che non aveva più spazio per tenerla. » 
« Portala da me, il mio garage può ospitarla per un po'. »
« Grazie Catherine sei la migliore. Brian viene a prenderla domani mattina. » 
« Okay, ti invio la password per messaggio inseriscilo e la serranda del garage si aprirà da sola. Dentro ci sono altre auto riuscirai a nasconderla bene. » 
« Grazie. »
Attaccai e controllai Harry che ora era al telefono, probabilmente con Jessica.
Inviai un messaggio veloce a Brian per dirgli che la macchina la doveva andare a prendere domani mattina da Catherine.
Dopo poco ricevetti la sua risposta e il messaggio con la password da Catherine.
Posai l'iPhone e mi concentrai sulla strada. Diedi un'altra occhiata a Harry che aveva smesso di parlare al telefono e si stava guardando intorno.
Era tutto troppo tranquillo, l'unica cosa di cui ero sicura era che non sarebbe durata a lungo questa tranquillità. Ero nervosa, le mani mi sudavano e volevo arrivare al garage il più velocemente possibile.
Stavamo correndo in una corsia principale con un po' di distanza tra di noi quando da un vicolo buio uscirono due auto a velocità elevata, iniziarono a inseguirmi mettendosi nello spazio tra me e Harry.
Presa dall'ansia e dall'adrenalina affondai il piede dell'acceleratore portando la macchina a 180 km/h.
Riconobbi le due auto come un'Alfa Romeo 8C modificata, motore V8 potenziato e sicuramente gli erano stati aggiunti delle parti per potenziarla e una Ford GT40, velocità massima 330 km/h motore V8 con compressione volumetrico il che significa maggior potenza.
"C'è da divertirsi" pensai.
Accelerai così da portare la macchina a 200 km/h.
La mia macchina era troppo larga per poter passare nei vialetti e questo rese più complicato seminarli. 
Non riuscivo a vedere più Harry e la cosa mi iniziò a far preoccupare, avrei dovuto cavarmela da sola.
Cambiavo le marce ogni volta che me lo chiedeva la macchina, correre era una cosa che andava fatta in due. La macchina correva ma io dovevo assisterla.
Accelerai ancora, così da portare la macchina a 220 km/h, ne l'Alfa Romeo 8C ne la Ford GT40 aveva difficoltà a starmi dietro.
Vidi Harry dall'altra parte della strada, stava andando contromano.
Cosa aveva intenzione di fare?
Mi guardò e con un cenno mi fece capire cosa dovevo fare.
Lasciai un po' di spazio tra la mia macchina e la Ford GT40 e nell'arco di qualche secondo vidi Harry sterzare e tornare nella nostra corsia bloccando le due auto.
Guardai lo specchietto e lui mi sorrise.
« Grazie. » Dissi anche se non poteva sentirmi.
Mentre Harry impediva alle due auto di arrivare a me io accelerai un po' di più così da lasciarli indietro e seminarli. Ero a 250 km/h, ma non dovevo superare i 290 km/h altrimenti Harry non sarebbe riuscito a seguirmi.
Davanti a me alla distanza di qualche kilometro c'era un incrocio.
Gli incroci erano i peggiori perché mettevano a dura prova la tua abilità di guida ma erano perfetti per seminare auto.
Rallentai così da riuscire a far avvicinare Harry alla mia auto.
Guardai nello specchietto così da avere un contatto visivo con lui. Aveva un'espressione concentrata, stava cercando di capire cosa volessi fare.
Riuscì a capire dandomi conferma con un cenno del capo.
Il semaforo da noi era appena scattato rosso così accelerai, seguita da Harry e le altre due auto.
Girai la testa a sinistra e vidi un camion che stava andando abbastanza veloce.
Mi passò davanti e in una frazione di secondo mandai in derapata la macchina cioè tirai il freno a mano così da far scivolare lateralmente le ruote posteriori continuando a farle ruotare nello stesso senso così da riuscire ad affiancarmi a sinistra del camion, accelerai e appena vidi Harry sbucare fuori, tagliai la strada al camion così da costringerlo a inchiodare.
La Ford GT40 che stava facendo la mia stessa mossa per curvare e riuscire a seguirci prese con la ruota destra il lato del camion, sbandando.
Una macchina fatta fuori, gli incroci funzionano sempre.
Guardai dallo specchietto retrovisore e vidi Harry ridere.
Sorrisi e ricominciai a correre seguita da Harry che bloccava l'Alfa Romeo 8C.
L'Alfa Romeo 8C era stata modificata mandandola a una potenza massima di 320 km/h, era abbastanza veloce ma era da sola contro due auto molto più potenti.
La corsia era un'uscita della strada principale così in poco tempo ci ritrovammo in una strada a diverse corsie.
Harry continuava a starmi dietro ma stava cercando di dirmi qualcosa. Lo vidi lasciare spazio all'Alfa mettendosi affianco a me nella corsia accanto.
Non riuscivo a capire cosa stesse cercando di fare.
Continuammo così per qualche kilometro, affiancati a 260 km/h schivando le auto che ci erano davanti. In poco tempo l'Alfa Romeo 8C chiese aiuto a qualcuno perché iniziarono ad arrivare altre auto da dietro. Dalla seconda entrata della Boulevard ci vennero incontro altre auto ma erano tutte come la mia e quella di Harry.
Lo guardai e accelerai facendogli capire che non avevamo altra scelta che correre e separarci. Portai la macchina a 300 km/h facendo lo slalom tra le diverse auto e iniziai a correre.
Harry mi stava dietro e dalla sua espressione sembrava arrabbiato.
Lo affiancarono due auto, le corsie erano tre.
Una Ferrari 458 Italia e una Maserati GTO.
Cosa cavolo stava succedendo?
Dietro di loro c'erano le altre tre macchine, l'Alfa Romeo 8C, l'Honda Civic Trype R e una Subaru BRZ 2.0
➷➷➷
Ciao ragazzi,
Okay questo capitolo è stato molto...veloce hahahah
Questo è uno dei miei capitoli preferiti e vorrei tanto leggere qualche commentino!!
Come al solito se vi è piaciuto il capitolo cliccate sulla ✩ stellina e lasciate un commentino.
Al prossimo capitolo

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo X-Pessime Idee ***


Accelerai così da riuscire ad allontanarmi dal gruppo di macchine. Facevo lo slalom tra le diverse auto così da mettere kilometri di distanza tra me e loro ma c'era una macchina che non riuscivo a seminare. Era lui, non mollava. Sfrecciavo per la Boulevard e dopo poco presi l'uscita che mi avrebbe portato al garage di Catherine.

Correvo, andavo a 330 km/h e quella maledetta Camaro mi rimaneva attaccata. Le altre auto non le vedevo più.

Dopo un po' capii tutto iniziando a rallentare.

Harry aveva chiesto aiuto ad alcuni suoi amici. Mi stava aiutando a scappare. Se lui era un pilota, perché lo stava facendo? Tutti i ragazzi che fanno corse conoscono questa auto e tutti la vorrebbero.

Tutti i ragazzi che ho conosciuto da me cercavano solo due cose. La prima è la più scontata e la seconda era questa. E se lui era come tutti gli altri, se cercava solo di arrivare alla macchina? In fondo realmente non lo conoscevo molto anche se sentivo di conoscerlo più di quanto potessi immaginare.

Arrivai al garage di Catherine, mi fermai davanti al cancello e guardai nello specchietto retrovisore, incrociando lo sguardo abbastanza arrabbiato di Harry. Scesi dalla vettura e andai verso la serratura, misi il codice, andai verso la macchina, salii ed entrai con Harry.

Il garage era bello grande e vi erano parecchie auto grandi come suv o jeep. Riuscì a nasconderla dietro a una fila di suv neri, avrei messo il telo quindi sarebbe stata nascosta bene. Spensi il motore, uscii dall'auto e la coprii con il telo che tenevo nella macchina. Tutto ciò sotto lo sguardo attento di Harry, non mi staccò gli occhi di dosso neanche per un secondo. Quando mi girai lui era lì, appoggiato al cofano della sua macchina, era dannatamente attraente ma non avrei mai fatto il suo gioco... credo.

Lo guardai negli occhi, poi mi girai e mi avviai verso l'uscita del garage. Inutile dire che dopo pochi secondi mi sentii strattonare dal braccio.

« Dove pensi di andare senza di me? » lo guardai un po' perplessa. Era una frase così banale ma detta da lui era così familiare...

« Da... da nessuna parte. »

« Sali in macchina, ti accompagno a casa. »

« Io non verrò con te. Piuttosto prendo un taxi. » gli risposi sarcastica. Odiavo la gente che pensava di potermi dare ordini. Non era nessuno per decidere cosa potessi o non potessi fare.

« Perché adesso ti comporti così? » mi chiese.

« Perché non ti conosco, non posso fidarmi di te. Voi maschi siete tutti uguali, sicuramente mi hai aiutata per conquistare la mia fiducia per poi prendermi per il culo. Beh ti avverto subito, stai perdendo tempo. Non sono stupida, il tuo gioco lo conosco! Ma mi dispiace dirti che prima di te questo giochetto l'hanno fatto in tanti. » lo guardai aspettandomi una risata o qualcosa di simile ma vidi solo stupore.

« Davvero tu pensi questo? » puntò i suoi occhi nei miei.

«Mi dispiace ma non so niente di te, cosa pretendi? » abbassai lo sguardo. Forse lui non era come gli altri.

« Allora conosciamoci. Sono- » non lo feci finire. Mi avvicinai a lui e misi un dito sopra le sue labbra.

« So chi sei e ti ringrazio. Per... avermi aiutata. » lo vidi sorridere e abbassare lo sguardo.

« Ho sete! » tornò a guardarmi e con un mezzo sorriso lo vidi tornare indietro verso la sua auto. Decisi di seguirlo giusto per capire cosa stesse per fare.

« Adesso che abbiamo seminato quei bastardi una birra ci sta tutta.» affermò Harry.
« Sono d'accordo. » risposi io sorridendo.
Harry aprì il bagagliaio dell'auto e prese due bottiglie di birra.
« Non sono freschissime però. » rise e aprì le due bottiglie.
« Perché hai le birre nella macchina!? » chiesi curiosa indicando la macchina.
« Perché dopo mi vedo con un paio di amici e questa corsa non era prevista. » rispose Harry alzando la birra come per far capire che la discussione era finita lì.
io ricambiai il gesto e iniziammo a bere appoggiati ognuno allo sportelli della propria macchina così da poter essere di fronte.
Io ero appoggiata alla mia Lamborghini.
Harry era appoggiato alla sua Camaro.

***

Avevamo appena imboccato il vialetto di casa mia quando Harry spense il motore, si girò verso di me e sorrise.

« Siamo arrivati principessa! »
« Già. » guardai fuori dal finestrino e vidi tutte le luci della casa spente.

Molto probabilmente Zayn e Jordan erano a combinare danni da qualche parte mentre mia madre era stata trattenuta al lavoro, succedeva spesso.

« Non c'è nessuno a casa tua? » mi chiese accigliato.

« A quanto pare no, è sempre così. » risi e mi girai verso di lui.

« È il caso che vada. » continuai « Grazie mille per avermi aiutata oggi. » presi la mia borsa e feci per scendere dalla macchina quando Harry mi prese dal polso e mi fece rimettere seduta.

 

« Kiara, perché non mi hai detto che sapevi guidare? » era diventato terribilmente serio nel giro di pochi secondi.

« Perché... perché non era importante. » gli risposi seria.

Cercai di uscire dalla macchina un'altra volta ma lui mi fermò di nuovo.

« Kiara, cosa mi nascondi? » perché era arrabbiato, non poteva pretendere di sapere tutta la mia vita.

« Niente che ti riguardi. » strattonai il braccio così da sfuggire alla sua presa e fortunatamente ci riuscii.

Scesi dalla macchina e mi avviai a passo veloce verso la porta di casa.

Aprii la porta e la richiusi velocemente. Posai le chiavi sul mobile e cercai il mio iPhone disperatamente nella borsa. Non lo trovai e imprecai mentalmente.

" Non è possibile, fai che non mi sia caduto per strada. Sono rovinata, nel telefono ci stanno tutti i contatti delle varie riviste e dei vari stilisti, ci stanno tutti i miei appuntamenti e..." sentii bussare alla porta di casa e andai ad aprire.

« Credo che questo sia tuo. » mi ritrovai davanti Harry che mi porse il mio amato e importantissimo per la mia vita telefono. Io ringraziai mentalmente qualsiasi persona là su mi voglia così bene.

Allungai una mano per afferrarlo ma lui fu più veloce di me e in una frazione di secondo tirò in dietro il braccio in cui teneva il mio telefono e lo mise dietro la schiena, mentre con l'altra mano mi afferrò il polso così da trovarmi vicinissima a lui.

«Ammettilo, pensi che mi meriti una ricompensa. In fondo sono stato bravo, potevo rubarlo e invece..»

« Io penso che tu sia completamente uscito di testa. » lo corressi.

« Andiamo principessa, mi hai solo ringraziato un paio di volte tutta la sera, ma non mi hai ancora dato una piccola ricompensa. » arrossii involontariamente per la vicinanza e il nome che aveva utilizzato per chiamarmi.

« Ma te non avevi da fare con i tuoi amici? » cercai invano di mettere un po' di distanza tra di noi ma a quanto pare Harry non era molto d'accordo.

« Sì, ma possono aspettare. » fece un piccolo sorriso.

Eravamo troppo vicini per i miei gusti e mi metteva un po' a disagio ma ammetto che quando sorrideva la cosa cambiava. Era un bellissimo ragazzo, ma anche molto strano.

« Okay, ho capito. Cosa vuoi? » dissi arrendendomi. Non c'era speranza, non avrebbe mai mollato.

« Esci con me domani sera, voglio portarti in un posto. »

Aspettate, avevo sentito bene?
Voleva portarmi in un posto?
E se fosse stato uno di quei posti dove si fanno le corse?

In quel caso... sarei stata rovinata.

« Okay, ci sto. » accettai forse per curiosità o forse perché in fondo avevo voglia di passare un po' di tempo con lui.

« Non pensavo avresti accettato così facilmente. » rise.

Dovevo ammettere che l'unica volta che lo vidi ridere davvero fu il primo giorno che lo incontrai al lavoro. Merito di Louis se non sbaglio. Ma stavolta rise davvero di cuore tanto che sbucarono due bellissime fossette ai lati della bocca.

Aveva una risata così familiare.

Risi anche io insieme a lui.

« Invece... » smisi di ridere solo per rispondergli e sorridere.

Si avvicinò ancora e la sua bocca era a un soffio dal mio orecchio.

« Buonanotte principessa, a domani. » mi percorse un brivido su tutto il corpo.

Questo ragazzo mi avrebbe fatto impazzire prima o poi.

Mi diede un bacio sulla guancia leggero e gentile, cosa che non era da lui, mentre mi metteva il cellulare nella tasca posteriore dei jeans.

Poi si allontanò girandosi e avviandosi verso la sua Camaro.

Appena sentii il rombo del motore mi scappò un sorriso, in fondo quel ragazzo non era così male come tutti lo descrivevano.

Perché tutti avevano paura di lui?

Lo vidi sparire dalla mia vista in pochi secondi, così chiusi la porta e andai in camera mia per farmi una doccia.

Quando tornai in camera controllai il telefono e vidi diversi messaggi dalle solite persone. Decisi di lasciar perdere e scesi al piano di sotto.

Era appena mezzanotte così decisi di vedere un film, con i pop corn e la coca cola.

Accesi la TV e cercai tra i diversi film qualcosa di bello da vedere.

Optai per " Fast and Furious ".

Dopo qualche minuto sentii qualcuno salire sul divano per cercare sia i pop corn per cui andava matta ma anche per una buona dose di coccole.

A lei piaceva tantissimo mettersi sul divano a vedere film con me.

« Astra ho capito, ma poi ingrassi e Zayn se la prende con me. » risi e posai i pop corn sul tavolino davanti a me.

Mi sistemai meglio sul divano e in due secondi vidi Astra prenderlo come un invito e si sdraiò sul divano con il muso sul mio petto.

Menomale che avevamo un divano abbastanza grande per tutte e due.

Astra era sempre in cerca di coccole e i momenti migliori erano sempre questi in cui eravamo a casa da sole. Anche perché una volta che si sdraiava lei sul divano era impossibile che ci si mettesse qualcun'altro. Io ero un caso a parte. A lei conveniva farmi mettere sul divano perché sapeva perfettamente che l'avrei coccolata per due ore buone.

Essendo un Leonberger metteva abbastanza timore per la sua grandezza, ma era la più dolce e coccolona di tutta la famiglia.

Essendo femmina non era neanche così tanto grande come cane.

Iniziai a coccolarla mentre guardavo il film e di tanto in tanto prendevo qualche pop corn da dividere con lei.

Appena il film finì spensi la TV e me ne andai in camera seguita a ruota da Astra che non aveva voglia di stare da sola al piano di sotto.

Mi sdrai sul letto e presi il cellulare.

Guardai le diverse notifiche, non vedendo nulla di interessante bloccai l'iPhone e decisi di mettermi a dormire.

➷➷➷

Ciao ragazzi,
stavo pensando di cancellare questa storia, non mi convince molto e temo che a voi non piaccia. :(
scusatemi...
al prossimo capitolo...forse.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo XI-Promozione lontana ma guai vicini ***


<< Non mi prendi! >> urlò un bambino di sette anni ridendo mentre scappava.

<< Aspetta... Aiutami, mi fa male la caviglia... >> gli urlò di rimando una bambina sull'orlo delle lacrime.

<< Come? Aspetta, arrivo! >> si girò di colpo preoccupato e la raggiunse, inginocchiandosi davanti a lei. La bambina, con un movimento inaspettato, lo spinse e lui rotolò giù dalla collina con lei, siccome l'aveva agguantata nella caduta per un braccio. Si arrestarono dopo qualche metro, ridendo come pazzi.

<< Preso! >>esclamò la bambina entusiasta.

<< Sei una barona!>> rispose il bambino fintamente offeso tirando fuori il labruccio.

<< Sei più grande, sei maschio e hai le gambe più lunghe. Non è barare, è giocare d'astuzia.>> il bambino sbuffò e lei rise contenta.

Rimasero in quella posizione per qualche minuto, si guardarono senza parlare.Il bambino incastrò gli occhi in quelli della bambina e gli sorrise.Uno di quei sorridi veri e unici con tanto di due bellissime fossette. La bambina ricambiò il sorriso che non sarebbe mai stato bello come il suo ma sicuramente vero.

Però gli occhi della bambina si rabbuiarono tutto ad un tratto.

<< Tutto questo molto pesto finirà! >> sussurò la bambina.

<< Cosa intendi? >> chiese lui notando il suo sguardo triste fissandola con i suoi occhi espressivi come il bosco di cui portava il colore.

<< Io vado via. >>disse la bambina alzandosi e pulendosi il vestito.

<< Da casa mia? >> chiese confuso ma comunque sorridente.

<< No, da Seattle. >> non avrebbe mai voluto dirglielo così ma il tempo era poco e più passava e meno coraggio aveva di dirglielo. Il bambino perse il sorriso molto velocemente.

<< Dimmi che stai scherzando! >> affermò alzandosi, iniziando a indietreggiare e allontanarsi dalla lei.

<< Aspetta,non te ne andare. >> disse seguendolo.

<< Non ti avvicinare ancora, rispondimi! Non è vero, è uno scherzo giusto? >> provò di nuovo a chiedere il bambino, incastrando i suoi occhi in quelli della bambina. Stava iniziando a piangere.

<< No,non sto scherzando. Non ho altra scelta, devo. >>

Spostò lo sguardo sulle sue scarpe che a un tratto divennero interessanti.

<< Perché non me l'hai detto prima? >>

<< Avevo paura. >>

Il bambino senza rispondere e senza degnarla neanche di un ultimo sguardo si allontanò lasciandola lì.

<< Aspetta!Ti dimenticherai di me, io lo so ma ti prometto che questo non è un addio ma un arrivederci. >>

<< Questa è una bugia, come quella che dicono i grandi. >>
 

Mi svegliai di colpo, sudata e con il respiro affannato.

Mi passai una mano sul viso e cercai di calmarmi. Odiavo questi sogni,erano diventati quasi incubi. Ma questo sogno era diverso. Non era il solito, ma i due bambini erano sempre loro. Il bambino, con quei occhi verdi smeraldo, quei ricci disordinati ma bellissimi e quelle fossette.

Quel bambino sognato per dodici anni, era diventato una persecuzione.

Perché continuavo a sognarlo?

Cosa voleva da me?

Sopratutto,chi era?

Mi girai verso il comodino e presi il telefono per vedere l'ora.

7:55.

Era tardissimo.

Avevo un appuntamento con Ms. Gordon per parlare del viaggio.
 

Corsi in bagno per farmi una doccia veloce.

Mi truccai e asciugai i capelli, non avevo tempo per piastrarli così feci una coda alta.

Andai verso l'armadio e presi una camicia bianca con una gonna corta nera, abbinai il mio orologio preferito e una collana lunga. Indossai un paio di scarpe con il tacco nere e oro abbinate alla borsetta della Louis Vuitton. Scesi al piano terra e presi una mela al volo.

Tornai in camera, mi lavai i denti e mi truccai mettendo il fondotinta, sfumando l'ombretto così da creare l'effetto smokey eyes, un rossetto chiaro e matita per le sopracciglia. Presi la mia borsetta e uscii.

Per oggi avevo solo l'appuntamento con la direttrice, quindi non dovevo portare niente di particolare.

Per fortuna mia madre oggi aveva il giorno libero, così presi la sua auto per andare al lavoro.

Con non so quale miracolo alla fine riuscii ad arrivare in orario.

Parcheggiai la macchina nel garage privato della sede. Devo ammettere che non lo utilizzavo mai, il mio posto era quasi sempre vuoto.

Mi avviai verso l'ascensore e andai diritta al piano della direttrice.

Non feci in tempo a scendere dall'ascensore che subito Eleonor mi venne a salutare.

<< Kiara, buongiorno. >> mi disse sorridendo porgendomi una tazza del caffè della macchinetta.

Amavo questa ragazza, sapeva sempre quando arrivavo e mi preparava sempre il caffè.

<< Buongiorno Ely. Grazie mille per il caffè, sei fantastica. Vorrei tanto farmi una chiacchierata con te ma Ms. Gordon mi sta aspettando. >> afferrai il caffè e le sorrisi.

<< Non ti preoccupare, chiacchieriamo un'altra volta. >> ricambiò il sorriso e la salutai con un cenno del capo.

Mi avviai verso la porta dell'ufficio della direttrice. Bussai e aspettai un assenso per entrare da parte di Ms. Gordon che non tardò ad arrivare

<< Ms. Gordon. >> la salutai come sempre e mi avvicinai alla sua enorme scrivania in vetro.

<< Kiara, sempre puntuale. Prego accomodati. >> mi accomodai sulla sedia davanti a lei e aspettai un po' in ansia la sua richiesta di oggi.

<< Kiara, in questo periodo la rivista è sempre in delirio, tante notizie fresche da pubblicare, tanti stilisti da contattare ma sopratutto tante sfilate. >> mi guardò sorridente come sempre. Io annuii così da farle capire che stavo ascoltando anche se non riuscivo a capire bene dove sarebbe servito il mio aiuto in tutto questo.

<< La prossima settimana ho davvero tantissimi impegni. Sfilate, presentazioni, incontri... non posso muovermi da Detroit. >> diventò seria e io capii tutto.

La prossima settimana ci sarebbe stata una delle sfilate più importanti, dove si assegnano premi e dove ci sono diverse occasioni per fare interviste e foto fantastiche.

<< Ma, Ms. Gordon, la settimana prossima c'è... >> non mi fece finire la frase che subito mi fermò.

<< Lo so Kiara, ma ti ho già detto che ho impegni a cui non posso rinunciare. >>

<< E come farà, la rivista non può rinunciare a una cosa così importante. >> le dissi seria.

Non potevamo rinunciare a una cosa così grande. Per la rivista questo era il periodo più importante per soddisfare i lettori, le cose da scrivere erano tante, le impaginazioni erano più difficili e gli errori erano più frequenti.

<< Ma infatti non ci rinuncerà, non ce lo possiamo permettere! >> si alzò dalla sedia e andò verso la finestra che dava una bella vista della città.

<< Partirai te, insieme a Jack e Catherine. >> in quel preciso momento aveva tutta la mia attenzione.

<< Cosa? >> sgranai gli occhi. Non ero pronta per una cosa così grande, non era nelle mie capacità. In quel momento iniziò a salire l'ansia.

<< Ho detto... >> si fermò per girare la testa e guardarmi. << Partirete la settimana prossima. Starete tre giorni lì ad Hollywood. Un giorno per andare, viaggerete su un Jet privato, alloggerete in un Hotel a 5 stelle per due notti tutto già pagato, mi terrete informata di tutto e la sera sarete accompagnati fino al Red Carpet. Mi fido di te. Dovrete rappresentare la Vanity Fair quindi avrete qualche privilegio in più. Ma non ti preoccupare, sul luogo ci sarà una giovane ragazza che vi aiuterà con le interviste e tutto. Domande?>>

Cerca di assimilare le informazioni e stranamente ci riuscii.

Ms. Gordon si deve fidare davvero tanto di noi per farci andare fino ad Hollywood a rappresentare la nostra rivista.

Okay, erano due le cose... o facevo davvero qualcosa di buono nel mio lavoro oppure la mia direttrice era impazzita.

<< Ma Mr. Johnson e Miss. Gray sanno del lavoro? >> chiesi ingenuamente. In questo momento non mi venivano in mente altre domande.

<< Sì, anche loro sono stati avvisati. >> mi rispose semplicemente.

<< Grazie mille Ms. Gordon. >>

<< Mi fido di voi, voglio un servizio con i fiocchi. Ovviamente questo servizio porterà ad una promozione. Il servizio della Calvin Klein è stato un traguardo fantastico e sono molto fiera di te. Portami un servizio fantastico anche sul Red Carpet e la promozione è sicura.>> mi fece un sorriso caloroso che io ricambia volentieri.

<< Ma qui come farà senza un grafico? >>

<< Non ti preoccupare, per tre giorni ci sarà una sostituta. Non avrà molto da fare, solo un servizio. Al resto ci ha pensato Jack. Lui è un tipo molto preciso nel suo lavoro e non lascerebbe mai qualche servizio importante nelle mani di una principiante. >> risi alla sua affermazione. Aveva ragione.

Jack sicuramente era terrorizzato all'idea di lasciare dei servizi importanti delle mani di chissà chi. Molto probabilmente ha spostato tutti i servizi.

<< Bene, ti invierò tutto questo pomeriggio. Gli orari, le cose più importanti e tutte le scartoffie per certificare che sei della Vanity Fair.>>

<< Certo, grazie mille per questa opportunità Ms. Gordon. >> mi alzi e mi avviai verso la porta.

<< Ah Kiara? Sono sicura che farai un ottimo servizio, rilassati. >> le sorrisi e uscii dall'ufficio.

Quella era la solita frase che diceva Amanda per tranquillizzarmi. Il mio problema più grande era l'ansia, se ne accorgevano tutti.

Mi avviai verso l'ascensore per andare nel mio ufficio.

Quando entrai mi ritrovai un koala appeso al collo.

<< Andiamo a Hollywood!!!!! >> mi urlò in un orecchio Catherine.

<< Sì, ma così mi distruggi un timpano! >> urlai a mia volta.

Lei mi guardò divertita e poi scoppiammo a ridere.

<< Kiara, sei pronta? Tesoro, non mi frega niente noi partiamo venerdì quindi mercoledì vengo da te e ti faccio la valigia.>> mi girai e vidi Jack sbucare fuori dalla stanza relax.

<< Okay, okay. >> risi e alzai le mani in segno di resa.

<< Ottimo, bene ragazze. Dovete scusarmi ma devo tornare alla mia agenda, ci sono tantissime cose importanti che devo sistemare, vi pare che possa lasciare cose così importanti in mano a una sconosciuta? Non so niente di lei, spero solo che non combini danni in mia assenza. >> disse Jack con voce scocciata.

Io e Catherine ci guardammo e iniziammo a ridacchiare senza farci sentire da Jack.

<< Che vi ridete! È  una tragedia. >>

<< Jack per te tutto è una tragedia. Ragazzi, vi saluto. Devo andare ad un appuntamento, ho un'intervista da fare. >> ci salutò Catherine, era tranquilla ma gli occhi la tradirono subito. Era eccitatissima all'idea di quell'intervista.

<< Catherine, chi è la vittima oggi? >> chiesi ridendo.

<< Ehi, non ci provare. È una grandissima attrice. >>

Avete presente i cartoni animati? Il momento in cui due parlano, qualcuno nomina una cosa fantastica e l'altro ha gli occhi a cuoricino? Ecco uguale.

" Secondo me è impazzita. " pensai.

<< Aspetta, aspetta! >> vidi Jack guardare Catherine con sguardo scioccato.

<< Hai un'intervista con Julia Roberts? >> sgranò gli occhi.

<< Sì! >>rispose Catherine con un sorriso enorme.

Iniziarono ad urlare come matti.

" Cosa c'era nel caffè? "

<< Ragazzi vi calmate? >> chiesi ridendo.

<< Sì, scusaci. Ragazzi, io devo proprio scappare ci sentiamo dopo. Kiara stasera che ne dici di uscire? >> mi domandò Catherine.

Stavo per rispondergli che sarei passata da lei verso le 21, ma poi mi ricordai dell'uscita con... Harry.

<< Sorry Catherine, ho già un impegno. >> gli dissi dispiaciuta.

Lei fece un sorrisetto.

<< Oh non ti preoccupare tesoro, Mr. Cinquanta Sfumature di Verde è più importante. >> rise ed uscì chiudendosi la porta dietro.

Sgranai gli occhi alla sua affermazione. Come cavolo faceva a saperlo?

<< Kiara, c'è qualcosa che non mi hai detto? >> mi chiese ridendo Jack.

<< Ooh, fanculo. >>

Mi avvicinai alla mia scrivania per andare a vedere i miei impegni.

Avevo soltanto un servizio fotografico.

Mancavano ancora due ore così decisi di andare al garage di Brian.

<< Jack io vado, ho un servizio tra poco. Ci vediamo domani.>> lo salutai scoccandogli un bacio sulla guancia.

<< Ciao dolcezza, ci vediamo domani. Sappi che non mi scappi, voglio sapere tutto domani. >> gli sorrisi e uscii dall'ufficio.

Andai al garage, entrai nella BMV e andai da Brian.

Parcheggiai proprio davanti l'officina aperta.

Entrai nel garage cercando Brian sotto qualche macchina come al solito.

Cercai tra le diverse auto ma di Brian non c'era traccia.

<< Brian! >> lo chiamai ma niente.

" Che fine ha fatto quel coglione? " pensai.

Decisi di andare a controllare nel retro.

Aprii di poco la porta e lo trovai lì, intento a parlare con un ragazzo.

<< Voglio un bel lavoro Brian, non fare scherzi o dopo ne pagherai le conseguenze. >>

<< Amico, stai tranquillo. La macchina sarà pronta stasera per la corsa. >> rispose Brian allo sconosciuto.

<< Ottimo. >> con questo si congedò.

Fortunatamente non mi notarono, così decisi di rientrare e aspettare Brian dentro.

Dopo qualche minuto lo vidi rientrare e gli corsi incontro.

<< Oh! Kiara, mi hai fatto prendere un colpo. >>

io risi e gli saltai addosso.

<< Mi sei mancato, avevo un po' di tempo libero così ho pensato di venire a salutarti. >>

<< Hai fatto bene piccola, mi sei mancata un sacco anche tu. >>

mi staccai da lui e gli sorrisi.

<< Allora, da quant'è che sei qui?>> mi chiese Brian.

Okay ammetto che non sapevo cosa rispondere.

Erano 10 minuti più o meno.

<< due minuti. >> feci il sorriso più falso.

Odiavo mentire ma alcune volte era necessario.

A quanto pare se l'era bevuta perché mi sorrise.

<< Allora, stasera vieni al solito posto? Se vuoi ti passo a prendere io. >>

Maledizione e ora cosa mi invento?

<< No Brian, questa volta passo. >>

<< Non se ne parla proprio. Sono già 4-5 volte che non vieni. >>

<< Lo so, perdonami... >> abbassai la testa sentendomi in colpa.

Erano diverse volte che non andavo, o ero troppo stanca, o ero troppo occupata con il lavoro oppure era per colpa di Harry.

<< Domani vengo promesso. >> lo guardai sorridendo.

<< Okay piccola. Con che macchina vieni? >> mi chiese.

<< La... >>

Avevo intenzione di portare la Lamborghini senza gareggiare.

Non che avessi paura di perderla sia ben chiaro. Io e quella macchina eravamo una cosa sola, nessuno sarebbe riuscita a portarmela via. Semplicemente volevo metterla in mostra. È stata nascosta tanto tempo.

<< Non ci pensare minimamente. Quella -indicò la Lamborghini nascosta tra  le auto- rimane lì. >>

<< Brian maledizione, quella macchina ha bisogno di essere libera ogni tanto. Non ti dico che devi usarla sempre ma cavolo. Se io sto attenta nessuno può rubarla. Non la mollo un secondo, promesso. >> feci gli occhi dolci e riuscii a convincerlo.

Sì lo so, la macchina è mia quindi in teoria decido io cosa farci ma è anche un po' sua. Lui l'ha modificata, l'ha resa tale da poter essere guidata solo da 3 persone. Ascolto sempre i suoi consigli.

<< Va bene ma a due condizioni. >>

<< Sentiamo. >>risposi ridendo.

<< Uno, non gareggerai, so che vinceresti ma tu non lo fare ugualmente. Due, non lasciarla sola neanche un secondo. >>

<< Andata. >> risi e lo abbracciai.

<< Ah Kiara, ho modificato un'altra volta la Lamborghini. >> mi disse Brian un po' incerto.

Sgranai gli occhi e la bocca.

<< Brian! Mi avevi promesso che non l'avresti più toccata. >> gli dissi un po' scocciata.

<< Vero, infatti io non l'ho proprio modificata, ho solo aggiunto una cosa in più che sono sicura ti piacerà da morire. >>

<> gli chiesi ormai incuriosita.

Si allontanò da me e andò a prendere le chiavi della macchina.

<< Tieni, vai a prendere la macchina e accendila. >>

"No, dimmi che non ha toccato il motore!" pregai tra me e me.

Non sapevo che quello che pensavo era totalmente sbagliato.

<< Fatto! >>urlai a Brian.

Vidi Brian avvicinarsi a me con in mano un qualcosa simile ad un bracciale.

"cosa cavolo è quel coso fighissimo?" pensai.

<< Chiudi gli occhi e fidati di me. >>

<< Fino al chiudere gli occhi ci siamo, il passo seguente non molto. >>

<< Stronza. >>

Scoppiammo a ridere e io feci come mi chiese.

Chiusi gli occhi e mi sentii allontanare dalla macchina.

<< Dammi il polso. >> sentii dirmi da Brian.

Brian allacciò qualcosa al mio polso, una specie di bracciale.

<< Aprili. >>

aprii gli occhi e vidi questo bracciale in gomma con un piccolo LED.

<< Come funziona questo coso? >> risi.

<< E' semplicissimo, allora, questo bracciale serve per stare in contatto con la tua macchina. Il LED si accenderà ogni volta che la tua macchina avrà qualche problema. Guarda. >> lo vidi allontanarsi.

<< Non ti girare, continua a dare le spalle alla macchina.>> sentii urlare Brian.

Rimasi ferma ad aspettare. Iniziai a guardare il bracciale e tutto sommato non era male anzi, era carino. Era nero con una piccola scritta in oro "io appartengo a Kiara" citava la scritta.

Wow!

Vidi il piccolo LED lampeggiare e sentii il braccialetto vibrare.

<< Brian! Cosa cavolo... >>

non feci in tempo a finire la frase.

<< Tranquilla, è normale. Sfiora il LED. >>

lo feci e il braccialetto di aprì, rivelando un piccolo schermino.

"Kiara, Brian sta provando a rubarmi"

sentii Brian uscire dal garage e mi girai a corrergli incontro.

"Cosa cazzo sta facendo?" pensai.

Sentii di nuovo il bracciale vibrare in modo più forte.

"Kiara, mi hanno rubata. Sono qui."

si aprì una piccola mappa che indicava il percorso che stava percorrendo Brian.

Decisi di stare al gioco, in fondo avevo ancora un'ora prima dell'appuntamento.

Salii sulla BMV e iniziai a percorrere la strada che indicava la piccola mappa.

Dopo 5 minuti sentii di nuovo il bracciale segnalarmi qualcosa.

"Kiara, vienimi a prendere mi trovo qui."

così feci, ritrovai Brian appoggiato alla macchina in un enorme piazzale mentre rideva come uno scemo.

<< Ma è una cosa fighissima! >> urlai.

<< Ma allora funziona. >> disse lui contento.

<< Non è ancora finito. Dai, portala te in garage. Io guido la BMV. >>

Gli lanciai le chiavi della macchina e salii sulla Lamborghini.

"È una cosa fighissima lo devo ammettere"

sentii il bracciale vibrare e si aprì di nuovo lo schermino.

"Kiara, che tipo di guida facciamo adesso? Corsa, Strada, lungo viaggio...?"

" E' pure touch sto coso. " pensai.

Impostai la strada e partii.

Arrivati al garage parcheggiai la macchina al suo posto e la chiusi.

Sentii di nuovo il bracciale vibrare.

"Kiara, io ti aspetto qui. Mi raccomando tieni d'occhio il bracciale, è l'unico modo che ho per comunicare con te."

<< Allora ti sei divertita? >> ride Brian.

<< E' una cosa fighissima cavolo! >> risi insieme a lui.

<< Allora, quando la macchina la tengo io il tuo bracciale si disattiva perchè il controllo della macchina ce l'ho io. Quando la macchina la tieni te avviene il contrario. >> sorrise e io gli feci il cenno che avevo capito.

<< Brian, mi sono divertita ma ora devo proprio andare. Ci sentiamo dopo.>>

Si era fatto tardi, dovevo andare. Un servizio fotografico mi stava aspettando.

<< Ciao piccola, ci vediamo dopo. >>

Salii sulla BMV e presi il cellulare che segnalava un messaggio non letto.

Il mittente non era registrato nella mia rubrica.

-Principessa, ti passo a prendere alle 21. Non ti vestire troppo scollata, odio quando qualcuno inizia a fissarti. - era il messaggio che lessi.

Non c'era nessun dubbio, solo una persona mi chiamava così.

 

-Okay a dopo xx –la mia risposta fantastica.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitoli XII-Posti Sbagliati ***


Ero in mega ritardo.

" maledetto lavoro "

Erano le 20.40, alle 21 Harry sarebbe passato a prendermi.

Ero appena uscita dalla doccia, saltellavo per tutta la stanza come una pazza, mi stavo asciugando i capelli mentre cercavo i vestiti più adatti.

Non sapevo dove mi avrebbe portata così decisi di indossare qualcosa di non troppo elegante.

Presi dall'armadio una gonna, una maglietta bianca a strisce nere, degli stivali alti neri, una collana oro e un giacchetto senza maniche. Decisi di non piastrare i capelli ma lasciarli mossi solo per quella sera. Mi truccai come al solito, con uno smokey eyes molto semplice e delicato, sulle labbra misi un rossetto molto chiaro opaco, odiavo i rossetti lucidi in alcuni abbinamenti.

Mi guardai un'ultima volta allo specchio, poi presi una borsa nera e scesi in salone.

Mentre scendevo le scale mi arrivò un messaggio.

-Non torneremo a casa stasera, avverti mamma- il messaggio di Zayn aveva poco senso.

Perché non poteva farlo lui o Jordan?

<< Mamma io esco, Zayn e Jordan non tornano a casa stasera. >>

<< Okay Chicca, non tornare tardi. >>

Mi avvicinai a lei e le scoccai un bacio sulla guancia.

<< Ho dimenticato le chiavi! >> dissi correndo verso le scale per andare a prendere le chiavi.

Sentii il citofono suonare.

Stavo per scendere ad aprire, ma qualcuno fu più veloce di me.

<< Oh mio Dio! >> sentii mia madre esclamare.

Rimasi ferma sulle scale ad osservarla.

<< Harry? >> chiese.

<< Sì signora, vedo che sua figlia le ha parlato di me. >> rispose sorridendo.

Cosa stava succedendo?

Avevo parlato a mia madre di Harry?

<< Sto impazzendo. >> mia madre si girò verso di me con espressione scioccata e gli occhi lievemente lucidi.

Scesi gli ultimi gradini e decisi che era ora di andare.

<< Mamma noi andiamo. Ci vediamo dopo. >> la sorpassai e uscii dalla porta prendendo per mano Harry e tirandomelo dietro.

<< Arrivederci Mrs. Lawrence, è stato un piacere conoscerla. >> la salutò Harry.

Mia madre sorrise e chiuse la porta.

Okay, a volte mia madre aveva atteggiamenti da psicopatica.

Ci avviammo verso la sua macchina e salimmo.

<< Allora, dove mi porti? >> chiesi ridendo mentre lui faceva sfrecciare lamacchina sulla strada.

<< E' una sorpresa. >>

<< Allora, com'è andata oggi? >> mi chiese.

Appoggiò una mano sul mio ginocchio.

<< A-abbastanza bene... >> risposi.

Il suo tocco mi distraeva.

Girammo in una stradina isolata e mi iniziai a preoccupare.

Guardai fuori dal finestrino e avrei voluto non farlo.

Eravamo in un posto dove si facevano corse non molto regolari.

Qui mi conoscevano tutti, il momento in cui sarei uscita sarebbe stata la fine.

<< Siamo arrivati! >> iniziò ad andare molto piano per via delle persone che camminavano e accerchiavano la macchina.

Ringraziai i finestrini oscurati.

Harry molto probabilmente aveva un'ottima reputazione, perché alcuni sguardi non erano molto rassicuranti.

Era pieno di ragazzi e ragazze come sempre, c'erano alcuni ragazzi appoggiati alle loro macchine cacciando la loro preda serale, altri che facevano sentire il motore alle ragazze mezze nude già pronte per un'avventura e poi c'erano quelli fidanzati e gelosi che guardavano male tutti i maschi che puntavano la propria femmina.

C'erano macchine di ogni tipo. Macchine truccate, con colori particolari, LED non proprio legali e esteticamente molto belle.

Harry trovò un posto tra due auto.

A destra una Maserati GTO grigia scuro, finestrini oscurati e cerchioni di serie. Elegante ma potente, una combinazione mortale.

A sinistra una Blue Pagani Huayra bianca e nera, niente vetri oscurati, davvero bellissima.

Oggi avrebbero corso due auto con un conto in sospeso, uno è un ragazzo con una reputazione non molto drastica. Sembra che giochi pulito.

La seconda è una femmina, ha una reputazione pulita, di corse ne ha fatte poche ma si sa far rispettare.

Questi tipi di gare oggi sono illegali ma non lo sono sempre state, sono quasi scomparse a causa della loro pericolosità, dico quasi perché ci siamo noi che le teniamo ancora in vita. È comunque una disciplina, sporca ma è una disciplina.

Stavo seriamente pensando di dire ad Harry che non me la sentivo, ma non lo feci.

Vidi Harry scendere e salutare i proprietari delle due macchine e altre persone lì vicino.

Vidi diverse ragazze in minigonna, top e tacchi a spillo avvicinarsi a lui e provai un senso di fastidio.

Ma in fondo non stavamo insieme, quindi poteva fare quello che voleva.

<< Piccola, scendi. >> Harry era venuto ad aprirmi lo sportello per farmi scendere.

Ero indecisa su cosa fare ma non ci pensai due volte. Harry non era il mio ragazzo ma loro dovevano allontanarsi, andare a fare le troie da qualche altra parte.

Scesi dalla macchina e vidi le ragazze innervosirsi.

" Ops, che per caso ti piaceva Harry? " pensai facendo un sorrisino.

Non avevo visto nessuno dei miei amici stretti e la cosa mi fece rilassare in parte.

<< Ragazzi, lei è Kiara >> mi presentò Harry sorridendo.

<< Piacere, io sono Mark. >> il primo che si presentò fu un ragazzo sui 24 anni, non era molto alto, aveva i capelli castani corti con una piccola cresta, gli occhi erano marroni e aveva un bellissimo sorriso.

Era vestito con dei jeans neri, una camicia rossa e nera aperta che faceva vedere la maglietta bianca sotto.

<< Piacere, Kiara. >> sorrisi e gli strinsi la mano.

<< Io sono Pete. >> il secondo era un ragazzo sui 22 anni, era piccolino ma davvero simpatico. Era appoggiato al cofano della Pagani Huayra mentre sorrideva facendo vedere due piccole fossette.

" Sono più belle quelle di Harry " pensai.

Non l'avevo pensato davvero... vero?

<< Pete, dov'è Louis? >> chiese Harry al più piccolo.

<< Sta da Brian, stanno parlando della corsa di stasera. Victoria vuole vendicarsi e hanno paura che giochi sporco.>> rispose Pete un po' preoccupato.

<< Okay. >> rispose semplicemente.

<< Piccola io vado da Louis, vieni? >> mi chiese guardandomi.

Io da Brian? Ma sei matto!

<< No, rimango qui con Mark e Pete. >> risposi sorridendo.

Fece un piccolo cenno con la testa e lo vidi allontanarsi.

<< Tu sei la nuova troia di Harry? >> mi girai e vidi una bionda ossigenata squadrarmi.

<< Scusa? >> chiesi.

Come si era permessa?

<< Kiara, da te non me lo aspettavo. Harry è un puttaniere, ti farà soffrire. Sai la metà delle ragazze che sono qua sono state a letto con lui. Ma dopo un po' lui si stufava e le scaricava. Ti do un consiglio, non affezionarti a lui, ti scarica subito. >> mi rispose ridendo.

<< Beh grazie di avermelo fatto sapere. Ma questo mi fa capire solo che sei la più troia di tutte qui dentro e sei gelosa marcia di chi si avvicina a lui. >> dissi ridendo a mia volta.

La vidi girare i tacchi e andare via infuriata.

<< Colpita e affondata cavolo. >> sentii ridere Mark e Pete, mi girai e iniziai a ridere con loro.

<< Kiara, da quanto conosci Harry? >> mi chiese Mark.

<> risposi sincera.

<< E già ti ha portata qui?>> mi chiese Pete.

Era una domanda giusto?

Non era molto convincente.

<< A quanto pare... >> risposi.

Nessuno dei due aprì bocca per qualche minuto, troppo scioccato per dire altro.

Così decisi di conoscere un po' di più questi due ragazzi.

<< Da quanto tempo è che frequentate questo giro non molto raccomandabile? >> chiesi ridendo.

<< Da un po'. Ho iniziato insieme a Louis e Harry. >> mi disse Mark.

<< Io ci sono finito per sbaglio ed Harry e Louis mi hanno aiutato ad uscire dai guai. >> mi rispose Pete.

<< Tu invece? Ci sei mai venuta in questo posto? >> mi chiese Mark un po' sospettoso.

" Sì, lo conosco benissimo. " pensai.

<< Mai. >> risposi sorridendo.

<< Kiara! >>qualcuno mi aveva chiamata e io avevo paura a girarmi.

" Non ci credo, la gente ha un tempismo assurdo. " pensai.

Mi girai scocciata per vedere chi era.

<< Alec! >>risposi.

Ero ufficialmente nei guai.

<< Ciao! >> mi sorrise e si avvicinò per abbracciarmi a suo modo.

Cioè abbracciarmi, tirarmi su di peso e farmi girare.

In altre circostanze sarei stata davvero felice di vederlo, ma in questo caso no.

<< Che ci fai in mezzo a... loro? >> mi chiese guardandomi alle spalle con espressione disgustata.

<< Qualche problema? >> gli chiesi a mia volta.

<< Non mi piace che tu stia in mezzo a loro ciccia. >> mi rispose serio.

<< Okay, ma io rimango qui, quindi non provare a chiedermi di venire con te. >> lo avvertii, mi girai ma non riuscii a fare neanche un passo che sentii Alec prendermi il braccio.

<< Lasciami! >> gli urlai.

<< Kiara! >> vidi Harry avvicinarsi con passo veloce e un'espressione arrabbiata sul volto.

<< Harry! >> mi avvicinai al lui così da fermarlo e non farlo avvicinare a Alec. Mancava solo una rissa.

<< Tutto apposto? >> mi chiese preoccupato.

<< Sì, tutto apposto >> mi girai verso Alec.

<< Solo che i ragazzi d'oggi non sanno più come si rimorchia. >>

<< Lui chi è, il tuo nuovo amichetto? >> mi chiese Alec mentre mi guardava con vero odio.

<< Stai esagerando. >> lo ammonii io.

<< Rispondi. >>

<< Non sono fatti tuoi. >> presi la mano di Harry e mi incamminai verso Brian e Catherine.

<< Tutto vostro. Scusatemi l'interruzione. >> mi scusai con loro.

<< Kiara possiamo parlare? >> mi chiese Harry.

<< Sì. >>

Mi prese per mano e iniziò ad allontanarsi dalla folla.

<< Kiara,quando apri il culo a Victoria? Oggi?! Dai che stiamo aspettando tutti qualcuno che la metta KO. >>

<< Kiara, quando corri? >>

Sentivo le diverse domande dei ragazzi che mi vedevano passare con Harry, ma non erano loro il mio primo pensiero in questo momento.

Eravamo abbastanza lontani dal resto della massa.

<< Allora, c'è qualcosa che non mi hai detto? >> mi chiese Harry.

Era arrabbiato, come dargli torto.

<< No... >> gli risposi tranquilla.

<< No? Davvero? >> rise e si avvicinò a me.

<< Mi stai prendendo in giro? >> ogni suo passo avanti era uno mio indietro.

<< Cosa avrei dovuto dirti? >> gli domandai scocciata.

Non era nessuno per sapere tutto della mia vita.

<< Tipo che qui ti conoscono tutti? >> mi disse arrabbiato.

Continuavo a indietreggiare fino a che non toccai un muro con la schiena.

<< Fine dei giochi. >> disse Harry sorridendo.

<< Allora, me la dici la verità? >> mi chiese tornando serio.

<< No. >> gli dissi togliendogli gli occhi di dosso.

<< Come vuoi. >> mi disse.

Si avvicinò e appoggiò le mani sui miei fianchi.

<< Cosa vuoi fare? >> gli chiesi.

<< Te lo farò dire a modo mio. >> rispose sorridendo.

Attaccò il suo corpo al mio e iniziò a baciarmi il collo.

<< Scegli, o mi dici la verità, o ti bacio. >> mi disse a bassa voce Harry mordendomi il lobo dell'orecchio.

<< Non ti azzardare. >> gli risposi seria.

<< Bimba, dipende da te. >>

E adesso?

Tornò sul collo e iniziò a lasciare dei baci umidi finché non trovo il punto perfetto dove si fermò.

Sentii le sue labbra curvarsi, segno che stava sorridendo.

<< Non sono come tutte le troie che qui ti vengono dietro. >> risposi acida.

Cercai di scansarlo ma era troppo forte.

<< Oh lo so,per questo sono qui e non lì. >> indicò dietro di se.

" Devo prenderlo come un complimento alla Harry? " pensai.

Sentivo come un'emozione strana dentro di me.

Mi avvicinai al suo orecchio, avevo le labbra vicinissime.

<< Un vero uomo non bacia per poi andarlo a raccontare. >> gli scoccai un bacio sulla guancia e mi allontanai.

Era rimasto fermo, ghiacciato.

<< Te lo dirò dopo, in macchina. >>

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo XIII- Gioco sporco vittoria facile ***


HARRY POV'S

Rimasi pietrificato.

Perché quella frase?

Davvero pensava che io volessi baciarla per poi andarmi a vantare con gli altri?

È vero, Kiara qui era molto conosciuta, ma questo a me non interessava minimamente. Ho sentito i commenti che le facevano mentre passava, molti riguardavano la voglia di vederla correre, ma altri erano tutt'altro. Ma a Kiara non importava minimamente, la sua attenzione era solo su di me. La cosa mi fa molto piacere, perché odio il pensiero che qualcuno me la possa portare via. Odio il pensiero che lei guardi qualcun'altro oltre a me.

Sono maledettamente geloso di lei. L'ho persa già una volta, non permettò che succeda di nuovo. Kiara non è come le altre, che da me vogliono solo una scopata, per poi andarsi a vantare. Lo ammetto, non ho una bellissima reputazione riguardo le ragazze. Ero convinto che andando a letto con più di una ragazza avrei dimenticato quella più importante, ma mi sbagliavo, era sempre nella mia testa e non voleva uscire. La mia testa è invasa da lei, tutti i miei ragionamenti vanno a finire con un "Lei cosa avrebbe fatto in questo caso?". Era davvero intelligente quella bambina per l'età che aveva. Quando sto per fare una corsa c'è la sua frase che mi ronza intorno, ma è grazie a quella che vinco sempre.

Decisi di seguirla per andare a vedere cosa aveva intenzione di fare.

<< Sta per iniziare la corsa del secolo gente! >> urlò un tizio con un altoparlante.

I soliti esagerati, la corsa del secolo.

Era solo una corsa per un conto aperto, che sarà mai.

Mi avvicinai alla folla che era intorno alle macchine, a debita distanza si intende.

Vidi Kiara a pochi passi da me così decisi di avvicinarmi a lei e provare a parlarci.

Misi un braccio intorno alla sua vita.

<< Ehi.>> mi disse sorridendo.

<< Ciao. >> risposi lasciandole un bacio sulla guancia.

Ci girammo entrambi per vedere una bionda ossigenata davanti alle due auto per dare il via alla corsa.

Chiese ad entrambi i ragazzi se erano pronti e loro risposero facendo rombare il motore delle rispettive auto.

<< Via! >> urlò la bionda.

In una frazione di secondo le auto partirono e rimasero testa a testa per qualche metro.

Poi la Ferrari 458 andò in testa con l'Alfa 8C attaccata dietro.

<< Kiara, conosci i due ragazzi che stanno correndo? >> mi girai per vedere Brian e Catherine mano nella mano vicino a Kiara.

<< Sì Brian. Tu? >> chiese Kiara a sua volta.

<< No. >> rispose teso Brian.

La stava prendendo in giro per caso?

Brian conosceva Victoria, le ha truccato la macchina per la corsa. Il ragazzo di Victoria era andato nella sua officina questo pomeriggio per farla modificare, è ovvio che un'Alfa Romeo 8C non può competere contro una Ferrari 458 Italia. L'ha potenziata così da darle una piccola possibilità. Victoria però deve essere brava, sennò rischia di mangiare la polvere di Zayn.

Zayn è sempre stato bravo con le auto, varie volte ci siamo divertiti a correre insieme, inutile dire che arrivavamo sempre entrambi nello stesso secondo alla fine della gara.

È uno tosto da battere, non impossibile, ma quasi.

Victoria ha gareggiato poche volte ma si fa rispettare, è una che ci sa fare con le auto ma quando ha conti in sospeso e ha scarse possibilità di vincere... gioca sporco.

<< Davvero Brian? >> chiese Kiara facendo un sorrisino di sfida.

<< Quindi non sai che dentro la macchina rossa c'è una troia di nome Victoria e dentro la macchina bianca c'è Zayn? >> chiese Kiara facendo una risata amara.

<< Kiara, ti posso spiegare. >>disse Catherine cercando di avvicinarsi a Kiara.

<< No Catherine, non provare a difenderlo con questa scusa. >> rispose Kiara acida.

<< Brian, ascoltami bene, se vengo a scoprire che hai... >>

Proprio in quel momento sentimmo una sgommata provenire dalla strada, Zayn aveva perso il controllo della macchina, sbandando. La macchina si capovolse rischiando di investire qualche ragazzo ai lati della strada.

<< Zayn! >> vidi Kiara correre in mezzo alla strada insieme agli altri ma si bloccò di colpo, rimase ferma in mezzo alla strada e strinse i pugni lungo i fianchi.

Vidi Victoria avvicinarsi molto velocemente al traguardo sfiorando Kiara in mezzo alla strada.

Inutile dire che avevo perso un battito.

Quando arrivò scese dalla macchina urlando la sua vittoria mentre veniva accerchiata dai suoi amici e dalle troie che le facevano i complimenti.

Vidi Kiara scattare e andare incontro a Victoria.

Iniziò a battere le mani e avvicinarsi sempre di più a Victoria.

<< Complimenti, vincere giocando sporco non è da tutti. Non tutti sono capaci di fare quello che hai fatto te. >> disse ridendo.

Cosa stava facendo?

<>le urlò contro e in una frazione di secondo vidi Victoria a terra mentre perdeva sangue dal naso.

<< Cosa cazzo fai ancora qui Harry, va da lei! >> sentii urlarmi Catherine.

Corsi verso di lei e la fermai bloccandole le braccia dietro la schiena.

<< Kiara fermati! >> le dissi cercando di toglierla da Victoria.

<< Dimmi solo perché l'hai fatto! >> urlò Kiara mentre iniziava a piangere.

<< A te cosa importa? Cos'è, il tuo ragazzo? >> chiese Victoria ridendo.

Zayn era il ragazzo di Kiara per davvero?

<< Troia, quello è mio fratello! >> disse piangendo.

Victoria rimase un po' perplessa dalla risposta ma poi continuò a ridere.

Presi Kiara di peso e cercai di farla calmare.

<< Ehi, piccola calmati ti prego. >> le sussurrai all'orecchio.

<< No, Harry lasciami. Tu non capisci. >> rispose girandosi verso di me.

L'abbracciai forte, cercando di tranquillizzarla.

<< Lascia perdere Victoria, vai da Zayn. >> le consigliai.

La vidi annuire e andare verso Zayn.

La scena che vidi subito dopo era da brividi.

Vidi Kiara correre verso la macchina mentre tutti gli altri si allontanavano.

Cosa stava succedendo?

Vidi la benzina uscire dalla macchina così iniziai ad urlare e correre verso Kiara.

Vidi Kiara tentare comunque di liberare Zayn dalla macchina.

Sentii Kiara urlare a Zayn e riuscire a tirarlo fuori dalla macchina.

Kiara tirò su Zayn e con un po' di difficoltà insieme all'aiuto di Zayn li vidi allontanarsi in tempo.

La macchina prese fuoco qualche secondo dopo.

Mi avvicinai a Kiara e l'aiutai.

Ci venne incontro Jordan preoccupato.

<< Kiara, Harry venite con me, lo porto io in ospedale. Ho la macchina. >> ci disse indicandoci la sua macchina.

Arrivammo alla macchina e appoggiai Zayn dalla parte del passeggero.

<< Grazie mille ragazzi. Kiara ti chiamo più tardi, sta tranquilla. Non tornare a casa, dico a mamma che stiamo a casa di amici. >> disse Jordan.

<< No, vengo anche io in ospedale! >> gli rispose Kiara.

<< No, è meglio che tu non venga. Te lo prometto, appena saprò qualcosa sarai la prima che avvertirò. Fallo per me, ora devi andare a riposarti. >> Jordan si avvicinò a Kiara e la prese tra le braccia.

<< Okay. >> sentii dire da Kiara.

Jordan diede un bacio sulla fronte a Kiara e poi salì sulla Hennessey Venom GT sfrecciando sulla strada verso l'ospedale.

<< Piccola, andiamo. Stanotte stai con me. >> l'abbracciai per farla sentire al sicuro.

La vidi scuotere la testa.

<< Non voglio essere un peso, chiedo a C... >>

non la feci finire che le misi un dito sulle labbra.

<< Non era una domanda. >> la guardai negli occhi e le sorrisi.

Poi la presi in braccio e mi avviai verso la macchina.

<< But you are not alone
I am here with you
Though we're far apart
You're always in my heart
But you are not alone >>

Kiara stava sussurrando una canzone. 

Eccola la mia piccola, è lei, ora che ne sono sicuro non la lascerò mai più.

Volete sapere come faccio a saperlo?

È l'unica che quando è agitata vuole essere presa in braccio e anche se è lei agitata, tranquillizza me facendo scorrere la mano sulla mia schiena e cantando una piccola canzone nell'orecchio.

<< In the morning, in the evening
Not alone, not alone
You and me not alone
Oh together together
Not not being alone
Not not being alone >>

E poi questa è la nostra canzone...

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo XIV- Casa Styles ***


KIARA'S POV

Eravamo in macchina, ero davvero stanca e il mio unico pensiero era Zayn.
Non riuscivo a capire la dinamica dell'incidente, ero distratta e non ho visto. Da una parte è meglio così.
Zayn è sempre stato forte nella guida, ma non pensavo che gareggiasse con le ragazze. Dovevo smettere di pensare a lui, Jordan mi aveva promesso che mi avrebbe chiamato, dovevo solo avere pazienza e cercare di distrarmi. Mi girai a guardare Harry concentrato sulla strada. Era talmente concentrato che non si era accorto del mio sguardo su di lui da minimo 10 minuti.

<< Ti piace quello che guardi piccola? >> mi chiese girando la testa verso di me sorridendo.

Io in risposta diventai tutta rossa e cercai di farmi più piccola nel sedile.

Dopo pochi minuti arrivammo a casa di Harry.

<< Prego piccola. >> vidi Harry aprire lo sportello, ma io non avevo proprio voglia di scendere e camminare.

<< Avanti piccola, non mordo mica >> mi disse ridendo.

Io scossi la testa per fargli capire che non avevo voglia di scendere.

<< Okay, okay... ho capito pigrona, vieni qui. >> mi disse aprendo le braccia.

Io mi ci fiondai dentro e vi assicuro che mi sentii veramente a casa.

Harry chiuse la macchina e andò verso l'ascensore.

<< A che piano vivi? >> gli chiesi ridendo.

<< Attico piccola. >> mi rispose sorridendo.

Cavolo, un attico?

Appena le porte dell'ascensore si aprirono Harry entrò e spinse il tasto per l'ultimo piano.
Decisi di scendere dalle sue braccia, erano tantissimi i piani e lui sarebbe dovuto stare con me in braccio?
Non mi sembrava il caso.
Cercai di scendere ma lui non era molto d'accordo.

<< Ehi, tranquilla. Rimani tra le mie braccia, lo so che stai bene. >> mi disse all'orecchio.

<< Non è vero. >> risposi io ridendo.

Diventai rossa così nascosi il mio viso nell'incavo del suo collo.

<< Ehi timidona...guardami! >>mi alzò il mento così da avere i miei occhi incastrati con i suoi.

<< Sei bellissima! >> mi disse lasciandomi un leggero bacio sulle labbra.

Sentimmo il suono dell'ascensore che segnalava l'arrivo all'ultimo piano.

Harry aprì la porta dell'attico senza difficoltà, nonostante avesse un panda appeso al collo.

<< Benvenuta a casa Styles. >>disse ridendo.
Mi mise giù e io iniziai a guardarmi intorno. Era bellissimo, elegante, moderno e cupo....semplicemente fantastico.

Era molto particolare come attico, i classici attici sono luminosi, bianchi, da mozziare il fiato. Questo era diverso, rispecchiava perfettamente il proprietario. Molto probabilmente Harry ha comprato un attico così in alto perché non ama stare a contatto con altra gente, il pensiero di stare così in alto, sopra a tutti...lo fa star bene. L'attico era arredato molto bene, appena entrata notai subito un bellissimo divano ad angolo nero e bianco, devo capire perché Harry abbia messo i cuscini blu...
E di fronte vi era un tavolino in vetro.
Il pavimento era di un bellissimo parquet tradizionale nero. Era un attico particolare, ma davvero originale.
Decisi di andare a vedere oltre l'ingresso.
Scesi due piccoli gradini e andai oltre il divano, verso una piccola scala a chiocciola in vetro. Accanto ad essa c'era un altro divano, con la tv e un pianoforte.
Harry suonava?
Mi avvicinai al pianoforte nero lucino, era di una bellezza unica. Elegante, prezioso, e c'era inciso il nome di Harry in oro.
<< Ti piace? >> mi girai e vidi Harry proprio dietro di me.
<< È...bellissimo >> gli dissi sorridendo.
<< Vieni con me. >> mi prese per mano e salimmo le scale in vetro.
Ci trovammo davanti un letto matrimoniale.

Il letto non era particolarmente elegante, era semplice. Era bianco in metallo con i cuscini di una tonalita sul rosso, il copriletto era bianco e il piumone era nero.
Sopra esso c'era una piccola finestra. Il letto era affiancato da due comodini e due lampade. Il letto era sfatto e sotto sopra.
<< Dormi qui? >> gli chiesi guardandolo.
<< No. >> rispose semplicemente.
<< Dove dormi di solito? >>
<< Di certo non qui piccola. Considerala una stanza per gli ospiti. >>
<< Quindi è qui che dormirò stanotte. >> risposi guardando il letto un po' scettica. Perché era sfatto?
La cosa non mi piace molto.
<< Se proprio vuoi. >> lo vidi avvicinarsi ad un cassettone e prendere una maglietta bianca.
Io andai verso il letto per vedere la vista della finestra.
<< Vieni Kiara. >>
Mi sentii chiamare da Harry.
Mi stavo avvicinando alle scale quando sentii un piccolo rumore sotto la scarpa, alzaii il piede e vidi una bustina.
"Non ci posso credere." Pensai.
Guardai Harry schifata e scesi giù al piano di sotto.
Era questo il suo scopo?
Portarmi da lui per scopare e poi scaricarmi domani mattina come le altre?
Sentii le lacrime salire e andai verso la porta.
<< Kiara, cosa ti prende?! >> sentii la mano forte di Harry fermarmi prendendomi il braccio.
<> gli urlai contro << avevo ragione fin dall'inizio, te hai cercato solo di conquistare la mia fiducia per poi buttarla nel cesso in due secondi. >>
Ormai avevo le guance rigate dalle lacrime ma non mi interessava.
<< Kiara, tu...cosa vai a pensare? Io non avevo intenzione di fare nulla. >>
<< Ah no? Allora perché mi hai portato in quella stanza? >> gli dissi guardandolo comunque con odio.
<< Era solo per prendere le magliette, io non ti avrei mai fatto dormire in una stanza del genere, per me non sei semplicemente un ospite, sei molto di più. Sei un tesoro da tenere al sicuro e meriti il meglio. >> mi prese per mano e io sensa opporre resistenza lo seguii.
Non mi importava neanche più litigare, non ne avevo la forza.
<< Per poi portarti qui. >> aprì una porta in legno di ciliegio bianco.
E dentro c'era una stanza davvero fantastica.
Il pavimento era una moquette morbida color caramello, il letto era nero, con tantissimi cuscini e un piumone bianco che a prima vista sembrava davvero morbido.
Ai lati del letto vi erano due mobiletti neri con due lampade. Sul comodino di destra c'era una foto, era raffigurata la famiglia di Harry. Sul comodino di sinistra c'era la foto di 3 bambini di diversa età. 
Iniziai a girare per la stanza.
<< Scusami, non era mia intenzione farti pensare di essere una delle tante. Te sei unica per me e devi capirlo. >> mi girai e me lo ritrovai a pochi centimetri.
<< Ho paura di perderti. >> lo sentii dire.
Misi le braccia intorno al suo collo.
<< Ho più paura io fidati. >> gli sussurai sulle labbra.
Decise di mettere fine a quella distanza e attaccò le sue labbra alle mie. Chiese l'accesso che non tardò ad arrivare. Schiusi le labbra così da permettergli di assaporare la mia bocca, così come io feci con la sua.
Ci staccamo dopo un po' per riprendere fiato.
<< Si vede quando una persona ha avuto un passato triste perché quando raggiunge anche la minima felicità si domanda quanto durerà. Non dimenticartelo mai. >> mi disse.
Sorrisi e ricominciai a baciarlo.
Iniziò ad indietreggiare e portarmi verso al letto.
Avevo paura ma ormai mi fidavo di lui.
Continuavamo a baciarci.
Eravamo sdraiati ancora attaccati. Sentii le sue mani iniziare a scorrere sulla mia schiena poi mi mise sotto di lui. Teneva il peso sulle sue braccia così da non appoggiarsi su di me.
<< Sei bellissima.-iniziò a baciarmi il collo- e io sono così fortunato ad averti. >> sentii le sue mani scendere verso la gonna e abbassò la zip laterale.
Iniziavo ad aver paura.
Così mi mossi a disagio.
<< Harry...>>
<< Shh, fidati di me okay? >> mi sussurrò all'orecchio.
<< Io... >>
<< Ti fidi vero? >> mi chiese guardandomi negli occhi.
Annuii, non ero in condizione di rispondere.
Lo vidi togliermi gli stivali, le calze, la gonna e la maglietta.
Ero rimasta solo con addosso il completo blu e nero di Victoria's Secret.
Erano ben visibili i tatuaggi che nonostante la grandezza passarono inosservati agli occhi di Harry.
O forse era quello che voleva farmi credere.
Riprese a baciarmi.
Poi fece la stessa cosa lui. Si tolse la maglietta nera sotto il mio sguardo attento, ammirai il suo braccio sinistro ricoperto d'inchiostro nero, tra i diversi disegni vidi un veliero, un quadro con un teschio e una sirena. Avrei tanto voluto sapere il significato di ogni singolo disegno. Mi colpirono i tatuaggi sul petto, sul bacino erano disegnati due rami di palma e sopra i pettorali due rondini. Sopra alla rondine di sinistra c'era una scritta, " 17Black ". Sulle spalle aveva due lettere, una A e una G.
Era rimasto in boxer neri con l'elastico bianco della Calvin Klein.
Prese la maglietta bianca che aveva lasciato sulla sedia.
Si girò verso di me e sorrise, togliendomi il respiro.
Tornò verso di me e mi infilò la maglietta impregnata del suo profumo.
<< Quando sarai pronta, lo sarò anche io. >> mi disse baciandomi di nuovo.
<< Adesso andiamo sotto il piumone però. >> mi disse staccandosi e lasciandomi un ultimo bacio sulle labbra.
<< T-tu rimani c-così?! >> chiesi un po' preoccupata.
<< Io dormo sempre così. >> mi rispose sorridendo.
Ci infilammo sotto il piumone e iniziò a coccolarmi, da quanto non succedeva?
Troppo tempo. Da quando mio padre era andato via!
Lui era l'unico che passava intere sere a coccolarmi sul divano, da allora l'unica che mi faceva compagnia era Astra.

Another day has gone
I'm still all alone
How could this be
You're not here with me
You never said goodbye
Someone tell me why
Did you have to go
And leave my world so cold

Lo sentii sussurre.
Mi abbracciò, la mia schiena contro il suo petto.

Everyday I sit and ask myself
How did love slip away
Something whispers in my ear and says
That you are not alone
For I am here with you
Though you're far away
I am here to stay

La sua voce roca mentre cantava questa canzone, come per farmi da ninna nanna. Mi faceva sentire in colpa. Sentivo come se questa canzone ci leggasse in qualche modo.

You are not alone
I am here with you
Though we're far apart
You're always in my heart
You are not alone

La voce roca di Harry mentre mi sussurra quelle piccole parole mi mandava brividi in tutto il corpo.

All alone
Why, alone

Non avevo né la voglia né il coraggio di addormentarmi, avrei voluto sentirgli cantare quella canzone ancora e ancora.

Just the other night
I thought I heard you cry
Asking me to come
And hold you in my arms
I can hear your prayers
Your burdens I will bear
But first I need your hand
Then forever can begin

Mi girai verso di lui che mi guardava estasiato. Mi misi sopra di lui e avvicinai il mio viso al suo.

Everyday I sit and ask myself
How did love slip away
Something whispers in my ear and says
That you are not alone
For I am here with you
Though you're far away
I am here to stay

Lui era rimasto senza fiato mentre cantavo con lui. La voce era bassa, come se dovesse rimanere un segreto.

You are not alone
I am here with you
Though we're far apart
You're always in my heart
You are not alone

Lo baciai, dolcemente, come per fargli capire che io ero lì e non me ne sarei andata.
Mi staccai e appoggai la fronte sulla sua.

Whisper three words and I'll come runnin'
And girl you know that
I'll be there
I'll be there

Aveva paura di qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa.
Mi accocolai sul suo petto, ero completamente sopra di lui, e lui aveva avvolto le braccia intorno al mio corpo.

You are not alone
I am here with you
Though we're far apart
You're always in my heart
You are not alone

Mi addormentai coccolata dalla sua voce e riscaldata dal suo corpo.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo XV - Piccoli segreti vengono a galla ***


Era una stanza bellissima, grande, spaziosa e tutta viola...

C'era un letto a baldacchino abbastanza grande, anche troppo per una bambina di sei anni, ma i genitori l'hanno sempre considerata una principessa e come tale deve essere trattata.

Per la stanza si sentiva una canzone a volume molto basso proveniente da uno stereo.

If you ever find yourself stuck in the middle of the sea,

I'll sail the world to find you

If you ever find yourself lost in the dark and you can't see,

I'll be the light to guide you

C'erano due bambine di diversa età sdraiate sul letto mentre ascoltavano estasiate un bambino che cantava la canzone dello stereo.

Il bambino cantava senza dedicare troppa attenzione alle parole, era troppo occupato a tenere gli occhi fissati sulla bambina più piccola.

<< A volte penso che i grandi non sappiano quello che dicono.c>> esclamò ad un certo punto.

<< Perchè? >> chiese la bambina più grande.

<< Perché i grandi dicono tante parole belle, ma poi non le rispettano!! >> rispose indignato il bambino.

And I know when I need it

I can count on you like four three two

<< Amo questa canzone! >> disse la bambina piccola.

<< Io amo il cantante, ma per me è troppo grande, peccato! >> sbuffò la bambina più grande.

Scoppiarono tutti e tre a ridere.

<< Che ne dite di fare una bella foto? >> chiese la bambina più grande battendo le mani e sorridendo per l'idea.

<< Vado a prendere la macchinetta fotografica.>> disse scendendo dal letto e correndo fuori dalla stanza.

If your tossin' and your

turnin' and you just

can't fall asleep

<< Giusto? >> chiese il bambino avvicinandosi alla bambina sorridente.

<< Giusto. >> rispose lei.

And if you ever forget how much you really mean to me

Every day will remind you

Ooohhh

<< Hai mai pensato al futuro? >> chiese questa volta la bambina.

<< Sì, e tu ci sei sempre. >>rispose lui.

Sentirono la porta aprirsi di nuovo e sbucare fuori la bambina con in mano una polaroid.

<< Eccomi. >> prese una sedia, attivò i secondi e sistemò bene la macchinetta.

<< Dobbiamo stare attaccati sennò la foto viene male. >> istruì la bambina.

Premette un tasto della Polaroid e corse a sdraiarsi sul letto insieme agli altri due.


Mi svegliai di colpo, mi tirai su col busto e cercai di controllare il respiro.

Mi guardai intorno per mettere a fuoco la stanza.

Dopo qualche secondo, mi ricordai che non ero in camera mia, né a casa mia... ero nel letto di Harry. 

Mi girai verso il comodino e presi in mano la foto appoggiata su esso.

Nella foto si vedevano tre bambini in una camera, sdraiati sul letto mentre fanno delle smorfie.

Non ero psicologicamente pronta al colpo, rimasi un po' scioccata dalla foto, quindi il bambino era Harry...

No, ero un po' confusa per via del sogno, sicuramente mi stavo sbagliando. 

Appoggiai la foto al suo posto, provai a scendere dal letto per andare in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, magari un po' di freschezza mi avrebbe aiutata a ragionare meglio ma la stretta forte di un braccio mi impedì di farlo. In qualche secondo mi ritrovai attaccata al petto tonico di Harry.

<< Dove pensavi di andare? >> mi chiese Harry con la voce impastata dal sonno.

Aveva ancora gli occhi chiusi ma sorrideva, segno che era più che sveglio.

<< A prendere un bicchiere d'acqua. >>gli dissi a bassa voce.

Lui in risposta sorrise ancora di più facendo sbucare fuori le sue bellissime fossette. Non riuscii a resistere così accarezzai il suo viso, delineando la sua mascella rilassata, le sue labbra fino ad arrivare a quelle fantastiche fossette nelle guance.

Aprì di scatto gli occhi puntando le sue iridi verde scuro nelle mie verde chiaro.

Mi misi sopra di lui tenendogli i polsi ai lati della testa. Avvicinai il volto al suo. Sentivo il suo respiro accelerato sulle labbra. Si aspettava un mio bacio probabilmente, che però bastardamente non gli diedi.

<< Ti propongo una sfida, il vincitore avrà un premio a sua scelta dall'altro. >> gli sussurrai a pochi millimetri dalle labbra. Vidi i suoi occhi accesi dall'idea della sfida, anche se delusi dal bacio mancato.

<< Un bravo giocatore non accetta mai una sfida senza conoscere i dettagli della posta in palio. >> disse con un'espressione di pura sfida sul volto.

<< Se vinci tu, puoi chiedermi qualsiasi cosa, entro certi limiti si intende. >>
<< Quali limiti? >> era interessato e molto divertito.
<< Non mi puoi chiede di scopare! >> gli dissi seria, il risposta lui iniziò a ridere e dimenarsi sotto di me.
<< Perché ridi, sono seria. >> gli dissi tirando su il busto, incrociando le braccia al petto mettendo su un espressione offesa.
<< Va bene, dimmi. >> smise di ridere ma lasciò il suo meraviglio sorriso furbo sul volto.
<< Chi-chi sono i bambini in quella foto!? >> indicai la foto sul comodino.
Girò il volto verso la foto e vidi la sua espressione cambiare in modo strano. 
Sembrava triste, forse la nostalgia dei ricordi ma era anche intenerito, forse per la dolcezza dei bambini sul letto a fare smorfie.
<< Quelli sono... Jessica, i-io e... >> chiuse gli occhi e sospirò.
Perché era così difficile per lui?
<< E...? >> lo incitai a continuare.
<< E una bambina, ormai sicuramente sarà una ragazza... una bellissima ragazza. >> il suo tono divenne triste, e la luce nei suoi occhi si spense.
<< Chi era? Una tua amica o un'amica di Jessica? >> gli chiesi con tono curioso. Finalmente potevo sapere cosa pensava veramente di me.
<< Ci siamo conosciuti a una festa dell'alta società organizzata da sua madre, ed era diventata la mia migliore amica, anche se... >>
<< Anche se cosa? >>
<< Anche se avrei voluto che fosse di più... >> dicendo questo si toccò la collanina che portava al collo, e io mi abbassai per esaminarla da vicino. Era una semplice catenina, con due ciondoli: un piccolo aereoplanino di quelli di carta in argento e una K dello stesso materiale più opaco. Per guardare meglio avevo alzato i ciondoli con la mano, e Harry stava guardando sbalordito il mio bracciale.
<< Dove lo hai preso questo? >> mi guardò con sguardo perso.
<< Me lo ha regalato un bambino riccio con gli occhi verdi, il giorno in cui sono partita da Seattle. Mi ricordo che è lo stesso bambino che cantava a squarciagola le mie canzoni preferite quando ero triste. Lo stesso bambino che mi aiuta ogni volta che rivedo la scena in cui ho perso mio padre per un fottuto proiettile... >>
<< Gli hanno sparato? >> mi guardò con dispiacere, per poi pentirsi della domanda.
<< No, hanno sparato a me >>
Nel giro di pochi secondi me lo ritrovai sopra che mi guardava con apprensione accarezzandomi insistentemente il volto.
<< Quando è successo? >> mi diede un leggero bacio sulla guancia, per poi iniziare a scendere verso il collo. Una lenta tortura che mi stava mandando il cervello in tilt.
<< Cinque anni fa, alla clavicola sinistra. Il coglione che mi ha sparato ha pure sbagliato mira, e con il resto dei colpi non mi ha proprio presa. >> gli dissi.
Avevo gli occhi lucidi, era da lì che sono iniziati gli incubi ma quel bambino o dovrei dire Harry, li scacciava via senza difficoltà.
Ma sono consapevole che quei sogni, quelle immagini mi perseguiteranno a vita.
Non ho più rivisto mio padre da quel giorno.
<< Raccontami tutto dall'inizio, per favore. >> continuava a lasciarmi piccoli baci per darmi forza.
<< Eravamo usciti una sera per andare a un ristorante insieme, lui mi ha parlato un po' del suo lavoro e che aveva combinato qualche casino che comportava ricatti alla nostra famiglia. Non entrò mai nel dettaglio e da lui non venni mai a sapere in che casini si era cacciato.
Passai una bella serata fino a quando non decidemmo di andare a fare una passeggiata per passare ancora un po' di tempo tra padre e figlia. Era una cosa rara ma a me piaceva tantissimo. Credimi, il ricordo è sfocato di cosa successe dopo...-ingoiai un groppo in gola e trovai il coraggio di continuare, avevo il suo sguardo che mi bruciava addosso e questo mi dava la forza di continuare-mi ricordo che arrivarono un gruppo di persone e presero sia me che mio padre, io ero tenuta ferma da un uomo molto muscoloso mentre mio padre era immobilizzato da due uomini. Non mi ricordo cosa si dissero ma solo mio padre che ripeteva due frasi:
"Ti ridarò tutti i soldi." e "Non fargli del male."
Poi mi ricordo del signore davanti a mio padre che tirò fuori una pistola e la diede in mano ad un ragazzo che gli stava accanto.
"Spara, deve soffrire, gli devi spezzare il cuore."
E poi... >> tremavo. Avevo le guance rigate dalle lacrime.
Quando avevo iniziato a tremare?!
<< Basta, basta piccola. Vabene così, ci sono io! >> mi sussurrò all'orecchio Harry.
Mi prese tra le braccia e iniziò a cullarmi, come se fossi una bambina.
Avevo troppi pensieri nella testa e troppe emozioni contrastanti.
Continuavo a tremare e il mio respiro era in regolare.
<< Ehi piccola, calmati ti prego. >> mi disse sussurando. Lo sentivo, non lo vedevo ma lo sentivo dalla voce, era davvero preoccupato.
Non riuscivo a calmarmi, quelle immagini, qui suoni, mio padre.
Piano piano spisi di singhiozzare ma mi uscivano le lacrime dagli occhi, le labbra mi tremavano insieme al resto del corpo. Volevo smettere, non amavo far vedere questa parte di me, vulnerabili, anche troppo.
<< Piccola hai bisogno di rilassarti. Aspettami qui. >> avevo smesso di tremare ma ero comunque ancora molto agitata. lo vidi uscire dalla porta e andare in quella di fronte.
Dopo qualche secondo tornò, mi prese imbraccio e si avviò verso la stanza.
Aprì la porta e capii subito che si trattava del bagno. Era davvero elegante ma la mia attenzione andò subito sulla vasca enorme di fronte a me, era piena d'acqua con una montagna di schiuma...proprio come piace a me.
<< Tu-tu lo sapevi! >> dissi a bassa voce.
<< Sì. Adesso ti lascio da sola, fatti un bel bagno caldo vedrai ti aiuterà. >> mi disse lasciandomi un bacio tra i capelli e avviandosi verso la porta.
No, non poteva lasciarmi così.
Se fossi rimasta da sola con tutti qui pensieri nella testa sarei impazzita.
<< t-tu non rimani?! >> gli chiesi un po' incerta.
<< Non puoi lasciarmi qui da sola, mi tornerebbero di nuovo in mente le scene, i rumori finirei per impazzire. Ho paura, non lasciarmi da sola.-stavo parlando davvero velocemente, avevo qualche dubbio che avesse capito tutto- oddio, che bambina che sono. >> mi girai verso la vasca per non guardarlo, mi stavo vergognando davvero tanto.
<< Kiara... >>
<< Ho semplicemente bisogno di te. >> sussurai.
<< Bastava dirlo. >> sentii il suo respiro sul collo.
Mi girai e nascosi il mio viso nell'incavo del suo collo.
<< Scusa, sono una fottuta bambina quando faccio così. >>
<< Sì, è vero! Sei una bambina...-mi sentivo terribilmente stupida- la mia bambina. -mi alzò il volto e le nostre iridi si scontrarono- e ti crescerò io, ti aiuterò in qualsiasi momento e non ti lascerò mai da sola. Quando sbaglierai sarò lì per farti capire l'errore, quando farai danni sarò lì per aiutarti, quando arriverai ad un traguardo sarò lì a festeggiare con te. >> mi disse sorridendo.
Detto questo ci spogliammo e entrammo nella vasca calda.
Al contatto con l'acqua calda i miei muscoli si rilassarono subito.
Harry era appoggiato alla vasca e io ero attaccata con la schiena al suo petto.
<< Sai, amo il semplice modo in cui i nostri corpi si completano. >> sussurai, ero sicura che mi aveva sentito.
Mi girai e lo baciai, uno di quei baci lenti, voluti, attesi che lasciavano da parte le parole. Dentro quel bacio ci siamo detti tutto ciò che a parole non avremmo mai avuto il coraggio di dirci.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo XVI - Rivelazioni ***


POV'S HARRY

Ero in camera, la stavo osservando mentre cercava di riposare un po' dopo la nottata passata nell'incubo dei ricordi.
Erano le 9 di mattina, non avevo dormito molto. Kiara si era svegliata verso le 3 e da allora non sono riuscito più a dormire.
Kiara si era addormentata nella vasca così con molta delicatezza riuscii a portarla nel letto senza  svegliarla.
E da allora ero lì, accanto a lei ad osservarla mentre era rilassata a dormire.
Il viso era illuminato da un raggio di sole che filtrava dalle tende della finestra, era bellissima.
Un piccolo angelo dentro il mio letto.
Non riuscivo a dormire perché mi ronzava nella testa tutto quello che mi aveva raccontato riguardo ai suoi incubi.
Non mi aspettavo una cosa del genere lo devo ammettere, in tutto questo tempo mi ero perso davvero tante cose che la riguardavano ma è bello sapere che lei non mi ha dimenticato come non ho fatto io.
Ammettiamolo, è difficile dimenticarsi di una come lei.
Continuo a pensare che sia una ragazza davvero fantastica, è dolce, sensibile, irresistibile ma anche molto ingenua per alcune cose.
La vidii agitarsi così la presi tra le braccia per farla sentire al sicuro e nell'arco di pochi secondi tornò a rilassarsi nuovamente.
Avevo passato anni a cercare di dimenticarmela ma era davvero difficile, quella ragazza mi aveva completamente rapito il cuore.
Ricordo davvero poco di quel giorno che la vidi per l'ultima volta e i ricordi con lei erano davvero sfocati.
"Mi sembra giusto genio, sono passati quindici anni. È già tanto se ti ricordi cosa hai fatto ieri sera."
Ma lei si ricordava tutto, io mi ricordavo dei momenti passati con lei solo grazie a Jessica che ogni tanto andava a sistemare gli scatoloni in soffitta e ci trovava tutte le foto mie, sue e di Kiara.
Il pensiero che qualcuno abbia provato a portarmela via per colpa del padre mi fa ribollire il sangue nelle vene.
Se trovo quel coglione che le ha sparato per un errore del padre... lo ammazzo.
Più la guardo e più mi rendo conto che non la merito. Insomma, perché stare con uno come me?
Sono il peggio che esista, spavento tutti con un solo sguardo, la gente parla di me tutto il giorno e non perché faccio il modello.
Sono il disonore della mia famiglia, tutti parlano e mi descrivono come un vero e proprio demone ma nessuno sa realmente le cose.
Forse non proprio nessuno...
L'angelo che tengo tra le braccia rischia di perdere la sua purezza per provare a salvare un demone come me. So che tra noi non può esserci un amore vero, di quelli da telefilm perché sarebbe dannoso per entrambi, sopratutto per lei.
È meglio non iniziare qualcosa che non si è sicuri di volere.
"Ma andiamo Harry, chi vuoi prendere in giro, fai questo ragionamento dopo che te la sei limonata?"
"Fottuta coscienza!" pensai.
La guardai un'ultima volta e sospirai.
Dopo la nottata passata in questo modo volevo rivedere il suo sorriso, così decisi di alzarmi e andare a prepararle la colazione.
Almeno avrebbe avuto un risveglio da principessa.

•••

Preparai un po' di cose da mangiare, sicuramente era affamata.
Presi il vassoio pieno di cibo e una piccola rosa blu e mi avviai verso la stanza.
La vidi muoversi nel letto e aprire i suoi bellissimi occhi verdi.
Appoggiai il vassoio sul comodino e mi avvicinai a lei.
<< Buongiorno principessa. >> le sussurai nell'orecchio.
<< Buongiorno. >> Rispose lei con un bellissimo sorriso sul volto e un tono vagamente assonnato.
Come se non fosse successo nulla, questa era una cosa che amo molto di lei.
Si addormenta piangendo e si sveglia con il sorriso.
Questa ragazza ha la forza di un uragano.
<< Ti ho portato la colazione. >>
La vidi tirarsi a sedere e guardare sognante il vassoio.
Iniziò a mangiare e questo mi fece tirare un sospiro di sollievo, temevo non avesse voluto mangiare.
Andai verso la finestra e aprii le tende così da far passare i raggi del sole e far illuminare tutta la stanza.
<< Dolcezza io vado a farmi una doccia, quando hai finito di mangiare lascia tutto sul letto. Ci penso io. >> Detto ciò uscii dalla stanza e andai verso il bagno per farmi una doccia.
Dopo quache minuto uscii dalla doccia e iniziai ad asciugarmi, quando sentii il citofono suonare.
"Chi diamine è alle 10 di mattina?" pensai.
<< Kiara per favore vai tu?! >> urlai.
<< Sì! >> rispose lei.
Sentii i suoi piedi scalzi passare davanti al bagno e dirigersi verso l'ingresso.
Il campanello continuava a suonare insistente.
<< Un attimo, arrivo! >> urlò Kiara mentre raggiungeva la porta.
Mi vestii velocemente e cercai di asciugare i miei ricci ribelli con un asciugamano.
<< Harry vieni alla porta per favore! >> sentii chiamarmi da Kiara.
<< Arrivo! >>
Stavo per sbucare verso l'ingresso quando sentii parlare una voce femminile.
<< Come volevasi dimostrare. >>
<< Stai zitta! >> sentii dire da Kiara a denti stretti.
Decisi di andare a vedere chi era alla porta ma appena mi ritrovai davanti una bionda, stratruccata e vestita da perfetta troia... stavo per cambiare idea.
<< E tu che ci fai qua? >> le chiesi irritato.
<< Se mai cosa ci fa lei qui, con addosso solo la tua maglietta, di mattina ad aprire la porta di casa tua! >> rispose lei acida.
Mi stava davvero facendo arrabbiare, con quale diritto si presentava a casa mia?
Tutte quelle che mi sono portato a letto poi non si sono più fatte vedere ma lei era fatta così, non si scollava più.
<< Harry, io vado a farmi una doccia. >> vidi Kiara avvicinarsi a me e lasciarmi un piccolo bacio sulle labbra.
"Questo è un colpo basso principessa." pensai.
<< Che stai facendo? >> le chiesi incuriosito, lei non ha mai voluto e non mi ha mai baciato davanti a qualcuno.
<< Delimito il mio territorio. >> sputa acida guardando verso Madison.
Poi la vidi sparire e andare verso la camera da letto.
<< Insomma Madison, cosa cazzo vuoi?! >> le chiesi arrabbiato.
<< È importante, non mi frega niente con chi hai scopato stanotte, sicuramente domani ti troverò con qualcun'altra. >> aveva un sorrisetto che mi faceva imbestialire.
<< Madison, smettila! Dimmi questa cosa importante e sparisci. >> le dissi esasperato.
<< Si tratta di Louis. >>
Aspetta cosa? Avevo sentito bene?
<< Cosa? >> le chiesi.
<< Si tratta di Louis, Harry. Lui... è tornato a lavorare dal padre. >> disse abbassando la testa.
<< Cosa intendi per "è tornato a lavorare dal padre"?! >> domandai accigliato.
<< Significa che è di nuovo nei casini Harry. >> 
Non ci posso credere!
È un fottuto idiota.
<< E tu come fai a saperlo?! >> 
<< Ho sentito parlare al telefono mio padre con Troy. >> 
<< Da quanto tempo è tornato a lavorare?! >>
<< Da poco, non lo so esattamente quando. >> disse mortificata.
<< Harry, Louis si sta mettendo in un casino più grande di lui. Ti prego fermalo prima che finisca male. >> detto questo girò i tacchi e se ne andò.
Chiusi la porta o meglio la sbattei con rabbia.
Presi l'iPhone in cucina e digitai velocemente un messaggio a Louis.
-Oggi pomeriggio vieni da me, dobbiamo parlare- 
Bloccai il telefono e vidi Kiara entrare in cucina con il vassoio.
<< Harry, oggi pomeriggio ti va di uscire con.. >> non finì la frase.
<< Ehi, tutto apposto?! >> si avvicinò a me e mise le braccia intorno al mio collo.
<< Ehm...Sì, sì tutto apposto. Cosa mi stavi dicendo?! >>
<< Non me la bevo Styles. >> rise.
Misi le mani suoi suoi fianchi e rubai un bacio a quelle labbra fantastiche, mordibe e piene.
<< Comunque, ti va di uscire con me e Catherine? Fai venire un tuo amico se ti va. Tipo Louis. >> mi disse sorridendo.
<< Sì, non c'è problema. >> sorrisi e le rubai un altro bacio.
<< Piccola, la sfida di ieri notte, chi l'ha vinta? >> chiesi ridendo.
<< Non saprei... >> mi rispose facendo finta di pensare.
<< Ma esattamente in cosa consisteva?! >>
<< A chi capiva prima. >> rispose lei con nonchalance.
<< A chi capiva prima cosa? >>
Non stavo capendo.
Decisi di lasciar perdere, avremmo ripreso la discussione in un altro momento.
Sentii il telefono vibrare.
Mi staccai da lei e vidi un messaggio di Louis.
-Okay-
Era stata la sua risposta.
Perfetto, adesso non poteva più scappare.
<< Piccola, che ne dici se stasera rimani qui così vediamo un film insieme >>
<< Io... non so. Domani devo andare a lavoro, non posso fare tardi e oltretutto dovrei tornare a casa. >> mi disse dispiaciuta.
Giusto, il lavoro.
Sentii un telefono suonare e vidi Kiara schizzare fuori dalla cucina verso la camera dove aveva lasciato il telefono.
Decisi di seguirla e mi appoggiai alla cornice della porta.
<< Jordan, oddio come stai? >> chiese Kiara preoccupata.
<< Sì, tutto apposto... no, ehm... sono rimasta da Harry... lo so... sì lo so, ma... ho capito... Jordan smettila di comportarti come un bambino... ti-...ti ho detto che sto bene... Zayn sta bene?... menomale... no... non sei nessuno per ordinarmi cosa fare!... Oh, fanculo Jordan! >> attaccò il telefono e lo scaraventò a terra.
Era arrabbiata, e sapevo che il motivo ero io.

ANGOLO AUTRICE:

Da quanto tempo non faccio uno spazio per me? Troppo direi ahahahah torniamo alle cose serie. Vorrei ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la mia storia e ad ogni aggiornamento sono pronte a divorarsi il capitolo in pochi minuti per poi lasciare un commentino. Ringrazio sopratutto tutte quelle che nonostante aggiorni ogni mille anni, sono ancora qui ad aspettare di sapere il continuo della storia. Ho notato che ultimamente la storia sta aumentando rapidamente di visualizzazioni e ne sono molto onorata. Grazie mille davvero <3

Al prossimo capitolo gente ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo XVII - Sean Lawrence o forse no ***


KIARA POV'S
Ero arrabbiata, delusa, amareggiata dal comportamento di mio fratello. Si era arrabbiato perché avevo passato la notte da Harry e non l'avevo avvertito.
Non poteva scegliere lui per me, se glielo avessi detto mi avrebbe proibito momenti fantastici.
Harry non è come lo definisce la gente e questo a Jordan lo avrei fatto capire, mi sono stufata della gente che continua a giudicare.
Zayn fortunatamente sta bene e insieme a Jordan sono a casa, a quanto pare i medici hanno detto che non è nulla di grave, una lussazione alla spalla. È stato molto fortunato secondo loro,  ma io sapevo bene che il merito era di Jordan, aveva apportato modifiche alla scocca e agli interni della macchina così da salvare la vita a Zayn in caso di incidente gravi. Cosa molto rara in queste gare.
Vidi una mano sventolare davanti a me.
<< Kiara ci sei? >> sentii Catherine chiamarmi.
<< Oh...emh...Sì scusami Catherine. Dicevi? >> le chiesi mortificata.
<< Niente, lascia stare. Zayn come sta? >> mi chiese timidamente.
Sa che come argomento non è dei migliori, ma sa anche che non le urlerei mai in un luogo pubblico con Harry e Louis accanto.
Non che loro fossero molto interessati alla nostra conversazione, troppo presi dalla loro. Parlavano a bassa voce e non riuscivo a capire bene cosa si stessero realmente dicendo. Vedevo solo l'espressione di Harry arrabbiata, aveva la mascella tesa e gli occhi carichi di odio mentre Louis era arrabbiato ma non più di Harry.
<< Bene...ha avuto solo una lussazione per fortuna. >> le risposi fredda.
<< Menomale, mi dispiace per quello che è successo... >> mi disse abbassando gli occhi.
Feci un piccolo cenno del capo ma non risposi davvero.
Passammo un bel pomeriggio, nulla di pazzesco, si intende. Decidemmo di andare a fare una passeggiata nel parco e infine fermarci a un bar per bere qualcosa prima di andare a casa.
Harry mi aveva ignorata per la maggior parte del tempo, ci rimasi un po' male lo ammetto ma non glielo dissi, non volevo farglielo pesare.
Entrammo nel primo bar che trovammo sulla via.
Io e Harry ordinammo due cioccolate calde mentre Catherine e Louis due tazze di thè verde.
Io e Harry eravamo vicini mentre Catherine e Louis ci erano di fronte.
<< Tutto okay? >> mi girai a guardarlo e vidi il suo sorriso sbucare fuori.
<< Sì sì, tutto okay. >> mi rispose sorridendo.
Avevo davvero tanta voglia di baciarlo ma mi vergognavo a farlo in pubblico, così lo guardai imbarazzata per poi tornare a guardare la mia cioccolata calda.
<< A cosa stavi pensando esattamente per diventare così rossa?! >> mi chiese a bassa voce nell'orecchio.
<< Io-io stavo pensando di-cioè volevo...oh fanculo! >> mi sporsi verso di lui e lo baciai.
Mi mancavano i suoi baci e le sue attenzioni... sta iniziando a diventare una dipendenza.
<< E questo?! >> mi chiese stupito ma divertito.
<< Mi stavi ignorando. >> gli dissi semplicemente.
<< Non è vero. >> si difese aggrottando le sopracciglia.
<< Sì che è vero. >> gli dissi aggrottando le sopracciglia a mia volta.
Mi ricordai della presenza di Catherine e Louis così decisi di finirla lì.
<< Ma va bene così. >> gli dissi staccando il mio sguardo dal suo.
I seguenti minuti passarono in silenzio e io aspettai qualche coraggioso che iniziasse una conversazione.
<< Kiara, domani abbiamo un servizio insieme. A che ora ci vediamo >> mi chiese Catherine con un piccolo sorriso.
Maledizione, domani avevamo il servizio con quello stronzo del mio ex.
<< Ci vediamo ai soliti divanetti verso le 10. Prima però devo aiutare Jack a vedere le foto del suo servizio, glielo avevo promesso. >> gli dissi seria.
<< Che servizio avete? >> ci chiese Louis.
<< Un servizio da schifo. >> gli dissi mettendo su un'espressione schifata.
Non era andata a buon fine la mia storia con lui, mi aveva tradita andando a letto con una Megan Fox. Come dargli torto, volevo stringergli la mano ma involontariamente la mia mano entrò in contatto con la sua faccia.
<< È l'ex.. >> non feci finire la frase a Catherine perché le tirai un calcio sullo stinco.
<< Un ex pugile. >> finii la frase di Catherine. Ricevendo un occhiattacia da lei e un occhiata confusa da Louis.
<< Sì esatto, un ex pugile. >> disse Catherine mentre massaggiava la sua povera caviglia.
<< Figo, e chi sarebbe? >> mi chiese Harry.
<< Ehm... uno! >> dissi io in modo molto vago. Per prima cosa, il mio ex non era un pugile e secondo non avrei mai detto il suo nome in presenza di Harry.
<< Uno. >> ripeté Louis scoppiando a ridere.
<< State per intervistare un ex pugile e neanche sapete il nome? >> ci chiese Harry iniziando a ridere insieme a Louis.
<< Non proprio... >> disse Catherine a bassa voce per non farsi sentire, missione fallita.
<< Cioè? >> chiese Harry tornando serio.
<< Niente.. >> disse Catherine accennando un piccolo sorriso.
Fortunatamente non fecero più domande sull'argomento "ex pugile".
Finimmo di bere e decidemmo di andare a casa.
Erano le 19 e io ed Harry eravamo diretti verso casa sua.
<< Mangiamo una pizza stasera, okay? >> mi chiese Harry.
<< Certo. >> gli sorrisi e spostai lo sguardo verso il finestrino.
Era buio, non si vedevano né la luna né le stelle, perché erano coperte da nuvoloni grigi che non promettevano nulla di buono.
Non avevo proprio voglia di andare a fare quel maledetto servizio l'indomani, non avrei avuto il coraggio di guardarlo in faccia e di fargli quelle foto tante attese dalla mia redazione. Ma non potevo tirarmi indietro, non con una promozione alle porte. Potevo farcela... forse.
Sentii la mano di Harry poggiarsi sul mio ginocchio, così girai il viso e gli sorrisi.
Lui ricambiò il gesto sorridendo e stringendo un po' di più la presa sul mio ginocchio.
<< A cosa stai pensando? >> mi chiese tutto a un tratto.
<< A niente di importante. >> gli risposi sorridendo.
Il resto del viaggio passò in silenzio, un silenzio rilassante.
Arrivammo a casa di Harry e subito ordinammo le pizze.
<< Che film vediamo?! >> chiesi ad Harry mentre lui veniva verso il divano dove ero sdraiata.
<< Quello che vuole la mia principessa. >> mi rispose mentre si avvicinava al mio viso.
<< Cartone animato o film? >> gli chiesi.
<< Se vuoi vedere un cartone animato sicuramente vuoi vedere o Spirit o Cars, se invece vuoi vedere un film o Fast and Furious o Le Pagine Della Nostra Vita. >> disse con un sorrisetto sul volto.
<< In qualsiasi caso...ho tutti e quattro i film!>> mi disse schioccandomi un bacio veloce sulle labbra.
Si tirò sù e andò verso la tv e iniziò a vedere i film sulla mensola.
Si ricordava i miei film preferiti...
<< Se tu vuoi vedere un cartone animato sicuramente vuoi vedere o Cars o Robin Hood, se invece vuoi vedere un film o Fast And Furious o Star Wars. >> gli risposi io con sguardo complice.
<< Tu... >>
<< Io... >>
Rimase in silenzio.
<< Andata per Cars. >> disse prendendo il CD dallo scaffale e mettendolo nel lettore DVD.
Suonarono al campanello.
<< Vado io, tu finisci di preparare il film. >> Harry annuì e io andai ad aprire ritrovandomi davanti il fattorino con due pizze calde in mano.
<< Buonasera. >> mi disse sorridendo
<< Salve, un secondo. >> andai in fondo al corridoio a prendere il portafogli, non mi andava di chiedere i soldi a Harry. Avrebbe offerto lui un'altra volta.
Avanzai verso il fattorino e gli porsi i soldi.
<< Sei da sola? >> mi chiese.
<< Io... >> non feci in tempo a finire la frase che sbucò fuori Harry dal salone.
<< È con me. >> mi superò e prese le pizze chiudendo subito dopo la porta.
<< Devi smetterla di essere così cattivo con le persone. >> gli dissi arrabbiata prendendogli le pizze dalle mani e avviandomi in salotto.
<< La devi smettere di rimorchiare chiunque. >> mi disse lui stizzito.
<< Ah, io rimorchio chiunque. E perché dovrei farlo? >> gli chiesi incuriosita.
<< Perché-perché... che ne so io? >> mi disse stanco.
<< Forse perché non è vero? >> gli chiesi retoricamente.
<< Smettila di essere così fottutamente bella quando parli con qualcuno che non sono io sennò  poi mi tocca essere cattivo per delimitare ciò che è mio. >> disse serio.
<< Okay okay, ci proverò. >> gli risposi ridendo.
Iniziammo a vedere il film e a divorare le nostre pizze accompagnate da due lattine di Cola-Cola.
Quando finimmo di mangiare ci sdraiammo sul divano. Harry era tra me e lo schienale del divano mentre io ero attaccata al suo petto.
Questi erano i momenti più belli della giornata, insieme a Harry, dopo aver mangiato, a vedere i cartoni della Disney che hanno fatto innamorare sia i grandi che i piccini. Avevano un certo fascino soprattutto per i ragazzi che ci erano cresciuti, io all'età di vent'anni al posto che uscire e andarmi a ubriacare sto a casa a vedere cartoni animati. Non che mi dispiaccia intendiamoci, sempre meglio stare al calduccio tra le braccia di Harry che tra i corpi sudati di una discoteca.
Eravamo a metà film quando vidi qualcosa passeggiare indisturbato vicino al mobile.
<< Harry, cosa cavolo è quel coso vicino al mobile? >> gli dissi avvicinandomi di più a lui, di certo non poteva essere uno scoiattolo, un castoro o qualcosa di simile... eravamo in un attico cavolo, quale animale poteva arrivare fin qua su.
Il buio della stanza non aiutava per niente, la luce del televisore era abbastanza potente, vista anche la grandezza ma non abbastanza da farmi capire che animale si stava beatamente strusciando al mobiletto della televisione
Sembrava un gatto ma Harry non ha animali domestici, giusto?
<< Sarà sicuramente Moka. >> mi rispose sorridendo.
<< E cos'è Moka? >> gli chiesi ridendo.
<< Di certo non la macchinetta del caffè, scema! >> mi rispose arrabbiato.
Harry chiamò Moka facendo un piccolo fischio e in qualche secondo ci ritrovammo un intruso sul divano.
<< Ma è un gatto! >> dissi ridendo.
Era un piccolo gatto di un blu oceano, con degli occhi azzurri acceso. Questo gatto era molto vispo, solo a guardarlo si capiva facilmente!
<< Che ti aspettavi? Una Tigra Bianca? >> mi prese in giro Harry, scoppiando a ridere.
<< Ehi, non è divertente. >> lo ammoni.
Dopo un paio di coccole a Moka e qualche battuta il film finì e io dovevo tornare a casa, con mio grande dispiacere mi toccava.
<< Harry, mi puoi accompagnare a casa? Domani devo andare a lavoro e sono sicura anche tu. >> gli dissi sorridendo.
Lui era ancora sdraiato, io ero seduta mentre cercavo di smuoverlo.
Tentativi inutili.
<< No, io domani devo andare a lavoro ma voglio che tu rimanga qui a dormire. >> mi rispose sorridendo.
<< Non posso Harry, già te l'ho spiegato. >> gli dissi tristemente.
<< Okay, mi arrendo. >> si alzò di scatto e mi baciò portandomi con sé sdraiata.
<< Harry, dobbiamo andare. >> gli dissi sulle labbra senza staccarmi da quel bacio divertente.
Passammo 10 minuti così, a coccolarci e scherzare. Dopo qualche coccola, diversi baci e qualche parola dolce riuscii a convincerlo a riaccompagnarmi a casa.
Eravamo in macchina verso casa mia mentre cantavamo le diverse canzoni che passavano alla radio.
<< Grazie mille. >> gli dissi ridendo appena spense la macchina, e avvicinandomi lo portai in un travolgente bacio, pieno di amore e passione.
Lui ricambiò subito. Dopo qualche secondo ci staccammo per assenza di ossigeno di entrambi.
<< È stato un piacere. Notte principessa. >>
<< Notte. >>
Mi baciò un'ultima volta, poi scesi dalla macchina e mi avviai verso il vialetto di casa.
Sentii il motore della sua macchina rombare e mi girai per vederlo partire.
Entrai dentro casa e ovviamente venni accolta da Astra che non aspettava altro che un paio di coccole come saluto.
Era abbastanza tardi, infatti quasi tutte le luci della casa erano spente.
Zayn e Jordan erano chiusi nelle rispettive camere, il primo stava giocando con la PlayStation, si sentivano le imprecazioni a bassa voce. Il secondo era al computer, il suono della tastiera del Mec è inconfondibile, delicato e leggero.
Mia madre sicuramente era già andata a dormire.
Entrai in camera e mi sistemai per andare a dormire.
Scesi al piano di sotto, mi avviai verso la cucina e presi una bottiglietta d'acqua. Mentre uscivo dalla porta della cucina notai la piccola lampada che illuminava la sala da pranzo.
Mi avvicinai per spegnerla, convinta che fosse rimasta accesa per sbaglio quando vidi la figura di mia madre seduta sull'enorme divano, mentre fissava il tavolino davanti a se.
<< Mamma, che ci fai ancora sveglia? È un po' tardi, non pensi? >> mi avvicinai con cautela per vedere cosa stesse fissando.
Vidi uno scatolone pieno di foto, la metà era sparsa sul tavolino.
<< Mamma, tutto okay? >> mi avvicinai a lei e mi ci sedetti accanto.
Girò il viso verso di me, mi sorrise e aveva gli occhi rossi, segno che aveva pianto parecchio e poi appoggiò la testa sulla mia spalla.
<< Ero andata in soffitta, e mettendo in ordine ho trovato questo scatolone. >> mi disse sorridendo.
Prese una delle foto e me la fece vedere.
Ero io e mio padre, io avrò avuto due o tre anni ed ero in braccio a mio padre. Gli tiravo le guance con due pugnetti piccolini mentre lui faceva le smorfie e io ridevo.
Sorrisi nel vedere quella foto, mi allungai e ne presi un'altra. Eravamo io, mio padre e Jordan mentre facevamo i compiti. Io avevo dieci anni mentre Jordan otto. Io ero concentrata a fare il tema mentre Jordan sbuffava perché non riusciva a fare matematica.
<< Tuo padre vi ha sempre amato, vi ha sempre protetto da tutto e da tutti. Non so perché abbia fatto un gesto del genere. >> disse in un piccolo sussurro.
Appoggiai le due foto sul tavolino e ne presi altre due.
In una c'eravamo io e Jordan mentre preparavamo una torta al cioccolato. L'altra raffigurava me da sola con mio padre, mentre facevo una smorfia dopo aver assaggiato il limone nella mano di quest'ultimo che nel frattempo era scoppiato a ridere.
<< Neanche io. >> gli dissi facendo finta di essere completamente ignara di tutto.
<< L'ultima volta che l'ho sentito dentro casa è stato quando ti ha riportato dopo la serata che avete passato da soli. >>

Flashback (Pov's madre)

Mi alzai, svegliata dai rumori che venivano dalle scale, sicuramente era Sean che tornado dalla serata con Kiara stava cercando di salire le scale senza svegliare nessuno.
Il silenzio che regnava nella casa era davvero pesante. Mi sorprese non sentire Sean venire nella camera, sentii solo la camera di Kiara aprirsi.
Incuriosita mi alzai, infilai la vestaglia e senza fare il minimo rumore andai a vedere cosa stesse succedendo.
Mi avvicinai alla porta di Kiara e vidi una figura, Sean, tenere in braccio Kiara...
Cosa stava succedendo!?
Quando Sean appoggiò Kiara a letto lei fece un piccolo verso di protesta, come se stesse soffrendo.
<< Ssh, è tutto okay piccola. Tra un po' passerà te lo prometto. >> sentii dirgli per tranquillizzarla.
Aveva una voce strana ma ero anche molto stanca quindi non diedi peso alla cosa.
Tranquillizzata nel vedere Sean e Kiara essere rientrati a casa, tornai in camera e attesi che Sean venisse a dormire.
Non lo fece.
Quando sentii chiudere la porta della camera di Kiara, Sean non varcò mai la soglia di camera nostra ma varcò quella dell'ingresso.
E non fece più rientro.

Fine flashback

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3157470