Da quando ci sei tu

di arashinosora5927
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ferità ***
Capitolo 2: *** Quella pericolosa relazione ***
Capitolo 3: *** Un amore senza zucchero ***
Capitolo 4: *** Nemmeno l'ombra pt1 ***
Capitolo 5: *** Nemmeno l'ombra pt2 ***
Capitolo 6: *** Voci dal passato pt1 ***
Capitolo 7: *** Voci dal passato pt2 ***
Capitolo 8: *** Consigli per il futuro ***
Capitolo 9: *** il mistero ***
Capitolo 10: *** Un bagliore di speranza nel buio che avanza ***
Capitolo 11: *** Tempo di risposte ***



Capitolo 1
*** La ferità ***


Negli ultimi anni si erano tutti trasferiti alla grande villa dei Vongola, Tsuna aveva ufficialmente accettato di diventare il boss e ne aveva pagate care le conseguenze, la situazione era molto particolare, vivere tutti insieme per Gokudera era un vero incubo. Bianchi e Reborn condividevano la grande sala in cima alla torre più grande, dopo anni di tentativi Reborn aveva ceduto all'amore sempre represso per Bianchi per non tradire Luce. Tsuna occupava la grande camera da letto, che secondo il punto di vista di Gokudera aveva "un certo non so che di regale" e aveva preso pieno possesso dell'enorme studio e con questa conquista aveva anche iniziato a godere del piacere di firmare startoffie a ogni ora. Gokudera aveva la camera da letto proprio affianco alla sua per "proteggervi meglio", aveva affermato più volte, infatti proprio nel momento in cui bisognava decidere le camere si era proposto più volte e aveva lottato per ottenere quel posto. "Per controllarmi meglio" aveva ribattuto più volte Tsuna, E così il suo studio incollato a quello del suo amato Juudaime e anche con la porta comunicante. Del resto non fu difficile decidere i posti, Tsuna decise di seguire l'antico ordine della prima generazione. Yamamoto occupava la stanza della torre più alta e il suo studio era incollato a quello di Gokudera. "Gokudera, potrebbe far esplodere qualcosa, ci vuole qualcuno che lo tenga a bada", aveva detto più volte seguito dalle gentili parole d'approvazione di Gokudera che lo aveva più volte minacciato di morte. Hibari e Mukuro avevano una relazione e bene o male tutta la famiglia ne era a conoscenza, soprattutto Gokudera che dopo tanti anni,assurdo a dirsi era diventato il migliore amico di Mukuro. La loro stanza si trovava nella torre più isolata. "La mia allodola ha bisogno di privacy" aveva spiegato Mukuro seguito dal rumore di un tonfa dritto nello stomaco. Era una relazione complicata la loro! Chrome, era considerata da Mukuro una figlia e da Gokudera la migliore amica che avesse mai potuto desiderare, Chrome non era contenta che i suoi sentimenti non fossero ricambiati, ma ricevere il bacio della buonanotte ogni sera dal suo Mukuro-sama, come se fosse suo padre la rendeva ugualmente felice. Ryohei e Hana, sposati da anni e in attesa del loro "ennesimo marmocchio" come diceva Gokudera, erano tornati in Giappone, ormai Ryohei si occupava degli affari esteri della famiglia e Gokudera dopo tanti anni ancora non riusciva a spiegarsi come potesse essere accaduto che "quel testa a prato che non sapeva nemmeno fare 2+2" fosse diventato il commercialista della famiglia. Il  giovane Lambo e la giovane I-pin vivevano sotto addestramento di Kawahira con Haru che di tanto in tanto si allenava per potenziarsi, ma si trovavano in Giappone e questo aveva spinto Haru a rinunciare per sempre all'amore per Tsuna. La bella Kyoko aveva deciso di rimanere con Haru, infondo Haru era diventata la persona più importante per lei assieme ad Hana e per questo era rimasta in Giappone, ma di tanto in tanto venivano tutti a fare visita alla grande villa. Tra i varia solo Bel e Viper avevano accettato l'invito di trasferirsi, Xanxus,Squalo, Lussuria e il giovane Fran avevano declinato l'invito, sebbene Fran fosse stato molto triste di lasciare il suo sempai. Gokudera ovviamente era entusiasta di questa situazione!
C'erano quattro fantasmi che vagavano per la villa, Giotto, G, Alaude e Deamon,ormai era diventata un'abitudine vederli e parlare con loro. Gokudera aveva istaurato uno splendido legame con Giotto, il quale cercava sempre di occuparsi di lui, con G le cose non erano cambiate, Gokudera non lo sopportava e G ricambiava. Alaude era molto più trattabile di Hibari, ma Spade non era più piacevole di Mukuro, ma comunque Gokudera ci si relazionava bene. E poi c'erano Spanner, che aveva ufficialmente sostituito Giannini come tecnico, Shoici che dopo tanto tempo aveva finalmente smesso di essere considerato "un vile traditore" da Gokudera e la rivelazione Byakuran. La loro era una relazione a tre molto complicata! Byakuran, era cambiato, aveva ricevuto la redenzione ed era quasi un docile agnellino, in ogni caso non aveva più intenzione di torcere un capello al Decimo e questo per Gokudera era sufficiente. E infine c'era Yuni, dopo che era rimasta orfana, un Byakuran completamente diverso si era preso cura di lei come un fratello maggiore e nonostante ella continuasse ad avere una relazione difficile con Gamma, Byakuran non la ostacolava né era troppo opprimente. Yuni crescendo era diventata alquanto ribelle e per quanto Byakuran cercasse di tenerla a freno ella riusciva sempre a scappare e quasi mai si trovava nella grande villa. Questa era la situazione o almeno lo era fin quando un giorno di ritorno da una missione Gokudera entrò con le lacrime agli occhi e gli abiti sporchi di sangue, ad aprirgli la porta fu la sorella, con la quale ormai aveva un rapporto che gli permetteva di rimanere in posizione eretta ogni qual volta questa gli rivolgesse il suo sguardo. "Hayato!" disse ella abbracciandolo, Gokudera piangeva e non la smetteva nemmeno per un secondo poi all'improvviso come se avesse sentito una scossa dal più profondo della sua anima si asciugò gli occhi e senza dare risposta sfoderò il sorriso più bello che Bianchi avesse mai visto su quel cupo volto. "Dove è Juudaime?" chiese ignorando qualunque parola della sorella. Bianchi indicò la sala delle riunioni e Gokudera si precipitò all'istante "Sono ancora in tempo!". Aprì la porta in agitazione e si ritrovò davanti Tsuna pronto a lasciare la stanza,il quale per poco non svenne vedendo il suo amato in quelle condizioni. Lo abbracciò all'istante e caddero entrambi a terra, Gokudera era distrutto e non si reggeva in piedi. "Che è successo? Stai sanguinando,dobbiamo subito andare in infermeria!". Gokudera sorrise o almeno cercò di sorridere e guardandolo dritto negli occhi gli disse "Io non sono ferito, quel sangue non mi appartiene". Tsuna capì cosa era accaduto e lo strinse anche più forte se era possibile. "Mi dispiace lasciarti proprio in un momento simile" disse Tsuna asciugandogli le lacrime. "Juudaime, è il vostro dovere, non vi posso fermare, è la vostra missione, ma vi prego ritardate la partenza solo di qualche minuto". Tsuna lo baciò e lo strinse come se avesse paura che potesse sparire da un momento all'altro e infine disse "Non posso farlo, non posso lasciarti qui da solo adesso". Gokudera si asciugò le lacrime e gli sorrise stampandogli un piccolo bacio sulle labbra "Dovete farlo, ma vi supplico Juudaime, state attento, non sopporterei di perdervi di nuovo e non sopporterei di perdere anche voi, ne morirei". Tsuna lo guardò dritto negli occhi e tenendogli una mano con entrambe le mani gli disse "Te lo prometto, non mi accadrà niente!". 
Reborn entrò nella grande sala ignaro di tutto e iniziò a sollecitare Tsuna per la partenza, ma Tsuna reagì dicendo "Ma Reborn, non lo vedi come sta? Non posso lasciarlo così!". "Niente storie Dame-Tsuna, che sei già in ritardo, come al solito!". Gokudera comprese che si trattava di qualcosa di davvero importante quando Tsuna sospirò e prese la sua decisione, lo baciò per un attimo, un veloce, ma intenso attimo e poi gli disse sorridendogli "Non ti preoccupare amore mio, tornerò presto, non mi accadrà niente". Gokudera lo guardò inerme, inginocchiato sul pavimento, con le lacrime agli occhi,come un bambino,  totalmente impotente mentre si allontanava mostrandogli il sorriso più luminoso che avesse mai visto.
Avrebbe voluto che quelle parole fossero vere!

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Capitolo 2
*** Quella pericolosa relazione ***


E così era iniziata! Tutte le mattine si trascinava senza voglia alcuna nella grande sala comune e si posizionava in orizzontale sul divano, alzandosi ogni tanto e facendosi portare di tanto in tanto cose varie dai membri più disparati e poi lavorava per lui, leggendo le sue scartoffie fino a notte fonda. Tutti sapevano che stava soffrendo, ma nessuno era così coraggioso da andargli a parlare e cercare di confortarlo e poi lui allontanava tutti, senza permette a nessuno di avvicinarglisi troppo. Tutti cercavano di spingere Mukuro a parlargli, ma il loro rapporto era così forte che stava talmente soffrendo per lui che era incapace di proferire parola. E così era iniziata! Non era caduto in depressione, ma c'era vicino, molto vicino, e così un giorno Mukuro si fece coraggio. “Hayato, birretta?” gli aveva proposto mentre Gokudera giaceva come suo solito sul letto Tsuna per cercare di sentirlo vicino. Gokudera aveva sempre rifiutato tutte le proposte, ma quel giorno sentiva lo stomaco avvolgersi su se stesso ancora più del solito e il bisogno di svagarsi e così accettò accennando un sorriso. Mukuro non poteva crederci, ci era riuscito, lo aveva smosso. Preso dalla felicità lo abbracciò e gli disse “Dai stasera ci divertiamo”. Gokudera ricambiò l'abbraccio per 5 secondi, poi se lo staccò di dosso e infilate le scarpe lasciarono la villa. Mukuro poteva diventare davvero troppo affettuoso per i gusti di Gokudera. “Conosco un locale qui vicino dove si sta meravigliosamente” disse Mukuro mentre chiudeva a chiave la porta di casa. “Conoscendoti è un nightclub” disse Gokudera sospirando. “Eh su, puoi essere un po' più positivo? Vedrai che sarà una splendida serata!”. Si incamminarono e mezzora dopo arrivarono a un ristorante giapponese molto ben fornito. Per la prima volta dopo quasi due mesi, Mukuro vide Gokudera sorridere di nuovo. Si stavano divertendo! “Questo è il mio Hayato!” disse Mukuro sorridendogli, ma il sorriso di Gokudera calò come un sipario non appena il cameriere porto i nigiri di tonno. Gokudera era sul punto di scoppiare in lacrime, ma Mukuro lo distrasse facendolo ridere. “Ma non avevamo detto birretta?” chiese Gokudera dopo essersi rimpinzato di sushi. E Mukuro prontamente “Sì, adesso inizia il vero divertimento!”. “Quel sorriso non mi piace” disse Gokudera sospirando nuovamente. Poco dopo arrivarono a un nightclub, Gokudera aveva ragione, non avrebbe dovuto fidarsi di Mukuro. “Ma dove cazzo mi hai portato?” gli chiese guardando con disprezzo le spogliarelliste che gli facevano l'occhiolino. “In un bel posto Hayato, sei in astinenza da 2 mesi dovrai pur svagarti”. “Brutto stronzo, la persona che amo probabilmente e morta e sepolta e tu mi dici di voltare pagina? Ma sei folle! E comunque sto benissimo, non ti preoccupare per la mia astinenza, sembriamo due single incalliti e poi che cazzo ci facciamo in questo nightclub, da quando mi piacciono le donne eh? E a te poi?”. “Single ci sarai tu” disse Mukuro con fin troppa noncuranza, ma ormai l'alcool gli aveva dato alla testa. A quelle parole Gokudera non poté più resistere “Vaffanculo Mukuro, VAFFANCULO!”. Mukuro si rese conto solo un attimo dopo di ciò che aveva detto e lo bloccò per un lembo della giacca, ma l'alcool ebbe di nuovo la meglio “Ah scusa, vedovo”. “Mukuro ti ridurrei in poltiglia se ne avessi la forza!”. Detto questo Gokudera si precipitò al bancone degli alcolici e sbattendo il portafogli sul bancone disse alla cameriera poco vestita del locale “Un bicchiere della cosa più forte che avete!” “Subito signori”. Solo cinque secondi dopo si rese conto che qualcun altro aveva appena avuto il suo stesso identico comportamento. Si voltò verso quel rumore e i suoi occhi smeraldo si incontrarono con degli splendidi occhi nocciola. Una bellissima ragazza era seduta allo sgabello affianco al suo e sembrava essere parecchio turbata. Gokudera per una ragione a lui non ben chiara si sentiva terribilmente attratto da quella ragazza, non sessualmente, solo attratto come se fosse una splendida opera d'arte. La ragazza sbuffò e sospirando iniziò a bere lo stesso drink di Gokudera. “Ha gli occhi uguali a quelli di Juudaime” si lasciò sfuggire Gokudera e lei subito si voltò verso di lui “Come prego?”.Gokudera arrossì per l'imbarazzo, era sempre impacciato nel relazionarsi con le persone di sesso femminile. “N-No niente, sto solo pensando che sei bellissima”. La ragazza arrossì all'istante e un secondo dopo gli urlò contro “SENTI SE VUOI PROVARCI HAI UN INTERO NIGHTCLUB A DISPOSIZIONE, OGGI NON E' GIORNATA PER ME, QUINDI SPARISCI”. Dopo quell'affermazione Gokudera era ancora più attratto da lei, voleva sapere tutto quello che le era successo, così senza sapere precisamente il motivo Gokudera le si avvicinò e le disse “Come hai potuto ben vedere neanche per me è giornata e non voglio provarci con te, sono felicemente fidanzato, credo, o forse sono vedovo, non lo so, ma ti trovo bellissima, guardarti mi da pace all'anima, sei come l'acqua che scorre, eternamente bella, sei come il cielo, così profondo che ci si può perdere nella tua bellezza e ripeto, non ci sto provando con te, non ne ho alcuna intenzione, di solito non sono così, ma tu mi hai catturato, sei uno spettacolo della natura, volevo solo che lo sapessi”. Alle parole di Gokudera la ragazza ridacchiò e disse lusingata “Nessuno mi aveva mai detto niente di simile, Akane” disse porgendogli la mano. “Hayato” rispose lui stringendogliela. “Allora che succede nella tua vita?” chiese Gokudera sorridendole. Akane bevve buona parte del drink e buttandosi tra le braccia di Gokudera disse sighiozzando “E no, che niente, la tua vita è così e un attimo dopo scopri di essere il decimo boss di una famiglia mafiosa e ti ritrovi a dover fuggire da quella che è sempre stata casa tua e ti ritrovi a dover scappare dall'altra parte del mondo anche perché non basta che hai scoperto questo, hai anche concorrenza e devi anche battere questa rivale senza aver mai maneggiato un'arma prima”. Gokudera la strinse appena ella finì di parlare e si rese conto che a parte il seno la sensazione era quella di stringere Tsuna,ma subito si rese conto che non era Tsuna nonostante tutta la storia. Con gli occhi sgranati la guardò e le disse “Ti proteggerò io!”,quella ragazza aveva bisogno di protezione. “Ti farò da braccio destro”. Anche lui bevve buona parte del suo drink e fu la sua volta di buttarsi tra le braccia di Akane. Akane sapeva di casa, Akane sapeva di protezione,Akane sapeva di Juudaime. “Sul serio io sono un mafioso, volente o nolente e dato che ora non sono più il braccio destro di nessuno, devo trovarmi un impiego non so se mi spiego e tu hai bisogno di protezione, tanta protezione, come ne aveva bisogno lui, prima che diventasse più forte di me, prima che mi lasciasse”. Gokudera iniziò a piangere e Akane cominciò ad accarezzargli i capelli, si sentiva confuso, ma sentiva come se Tsuna gli stesse accarezzando i capelli. Akane era sul punto di dire qualcosa, ma Gokudera continuò “E' partito per una missione e non lo so cosa sia successo, anche perché nonostante fossi il suo braccio destro e futuro marito non mi era dato sapere di che cosa si trattasse, ma so che era importante, questo è poco ma sicuro. E non lo so, doveva andare tutto bene, ma oggi sono 2 mesi che non so più niente di lui. Se fosse morto mi sarebbe arrivato un comunicato stampa no? O un certificato o una cazzo di notizia e invece niente. Allora è vivo? Che ne è stato di lui. Questa attesa mi sta uccidendo, questa situazione mi sta uccidendo, non ne posso più e non posso nemmeno uscire allo scoperto perché “mi conoscono”. Ma chi cazzo sono? Non mi è dato saperlo e io sento solo il mio cuore ripiegarsi il due per il dolore ogni cazzo di volta che realizzo che sono passati due fottuti mesi e ancora prima tutto quel sangue era tra le mie braccia quando è successo”. Akane lo strinse forte e gli disse “Vedrai, magari non è così...” ma poi si interruppe, non sapeva che dire e infondo lei che ne sapeva? Così lo strinse solo e gli disse “Ti sono vicina”. Lui la ringraziò e le disse “Sai, ci assomigli, gli occhi nocciola, il fisico esile, l'aria disperata,sembri la sua incarnazione”. Akane lo abbracciò e gli disse “Da oggi in poi noi siamo amici, però il braccio destro già ce l'ho eh, ed è molto geloso, quindi meglio che non menzioni la cosa”. Gokudera scattò sull'attenti e subito disse “Hai, JUUDAIME!”. Gli sembrò strano, ma infondo anche lei era “Juudaime” in qualche modo. Parlarono e bevvero per tutta la notte e passarono dalla disperazione a cantare canzoncine strane. Si abbracciarono come due fratelli e completamente ubriachi entrambi si promisero di stare l'uno affianco all'altro. Pochi secondi dopo Gokudera vide due smeraldi vivi fissarlo dall'alto e un attimo si rese conto di essere pericolosamente a terra con Akane al suo fianco entrambi completamente sbronzi. I due splendidi occhi erano simili ai suoi, se non identici e la ragazza che li possedeva aveva anche il suo stesso colore di capelli e i suoi stessi lineamenti o forse era l'alcool. “Hime-sama” disse la ragazza prendendo in braccio Akane, dobbiamo subito tornare a casa avete alzato un po' troppo il gomito “Senti chi parla Arashi!” mugolò a stento Akane al suo braccio destro. Cinque secondi dopo Mukuro teneva sulle spalle Gokudera “Che cazzo hai combinato?” chiese Mukuro avvicinandosi verso l'uscita. Gokudera mugolò “Ho conosciuto una bella persona”. “Già lo tradisci e con una donna poi?” chiese Mukuro. Gokudera cercò di dargli un pugno in testa ma non ci riuscì e appoggiandosi a peso morto a Mukuro disse “Lei è Juudaime”. Mukuro annuì come per assecondare un pazzo e aprì la porta. In quel momento la rivide e cercando di spiccicare parola disse “Akane, come ti trovo?”. E lei con altrettanta fatica “Villa Mare, e io?”. Gokudera cercò di parlare, ma senza successo, allora Mukuro semplificandogli il lavoro “Villa Vongola”. Akane ringraziò e così uscirono. Mukuro sospirò tenendo Gokudera sulla schiena. “Quanto cazzo pesi!” disse togliendolo per un attimo da quella posizione. Appena Gokudera toccò piede a terra urlò a Mukuro “REGGIMI!”. Mukuro obbedì all'istante, non ci voleva una laurea per capire cosa sarebbe successo. Gokudera vomitò l'anima probabilmente tenendosi in equilibrio solo grazie all'aiuto di Mukuro e subito dopo piangendo urlò “MI MANCA TROPPO”. E questo per Gokudera segnò l'inizio di una pericolosissima relazione... con l'alcool

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Capitolo 3
*** Un amore senza zucchero ***


La mattina seguente si svegliò in preda ai postumi di quella sbornia micidiale, guardò il soffitto e un attimo dopo si rese conto di trovarsi nella stanza di Tsuna e non nella sua. Si sentì il cuore in gola, quell'idiota di Mukuro non poteva averlo riportato a casa e averlo messo a dormire proprio su quel letto, quel letto in cui non aveva mai osato dormire, quel letto su cui si stendeva sperando di poter sentire qualcosa di lui, quel letto dove si sentiva terribilmente indegno per quanto era bello, quel letto che apparteneva a lui e lui soltanto. Più volte Tsuna aveva cercato di farlo dormire in quel letto tanto regale secondo il pensiero di Gokudera, ma egli aveva sempre rifiuto affermando “Non sono degno del letto di Juudaime”. Tsuna gli aveva più volte ripetuto “Perché dobbiamo sempre dormire nel tuo? Perché ti senti così inferiore? E' un letto come gli altri, non ha niente di più”. E Gokudera aveva sempre detto “Sì, invece ha molto di più, è il letto di Juudaime”. Quelle parole un tempo fecero riflettere Tsuna, sì in effetti era un letto con uno splendido baldacchino e intarsi di legno e dipinti alla spalliera e alla conclusione, le lenzuola di seta, i cuscini di piuma d'oca, ma oltre a quelle particolarità non aveva niente di più, eppure si rese conto in quel momento che a pensarci bene Gokudera non aveva mai osato sfiorare di sua iniziativa nemmeno il semplice letto nella sua cameretta a Namimori e quando suo malgrado ci si era risvegliato si era molto arrabbiato con se stesso per aver permesso a qualcuno di lasciarlo giacere su quel luogo sacro e da quando si erano fidanzati Gokudera non aveva dormito una sola volta nel suo letto se non nella brandina affiano. “Non posso farlo Juudaime, quel luogo appartiene a Juudaime soltanto e io non ne sono degno” aveva affermato più volte davanti a quel semplice mobilino con la parvenza infantile, figuriamoci davanti a quel monumento di due piazze e mezza ricco di arte. Per Gokudera era una cosa seria, Tsuna era l'unico autorizzato a mancare di rispetto a quel posto che lo accoglieva la notte, Tsuna era l'unico a poter stropicciare le coperte, i cuscini e quanto altro, Gokudera non ne era degno. Si ricordò di tutto quel discorso, gli vennero le lacrime agli occhi e con la mente annebbiata si chiese se a Tsuna avesse fatto piacere che per la prima volta decidesse di dormire nel suo letto. Probabilmente sì e forse Tsuna lo stava osservando dall'alto e aveva dormito nel suo letto proprio per desiderio di questo ultimo. “Ma allora era davvero morto?” si chiese Gokudera sentendo una morsa al cuore che gli tolse il respiro per alcuni secondi. Si convinse che non importava se fosse morto oppure no, per lui era vivo, doveva essere vivo, non poteva accettare di averlo perso per sempre, non poteva perdonarsi di non essere riuscito a impedirlo nemmeno questa volta, non poteva essere, Tsuna era vivo, non poteva essere altrimenti e Gokudera non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Era schifosamente capace di ragionare per essere uno con i postumi di una sbornia micidiale, del resto era sempre stato fin troppo intelligente per non riuscire a ragionare anche nei momenti in cui chiunque avrebbe perso la testa, anche se questo non gli impediva di essere una testa calda. Sentì gli occhi chiudersi e la mente percorrere a ritroso gli avvenimenti della sera prima. Non ricordava molto, aveva un vuoto da quando Mukuro lo aveva fatto scendere sulle spalle per 2 secondi. Ricordava di essere stato male, ricordava di aver pianto, ricordava di essere a terra, ricordava di avere riso e di aver pianto ancora, ricordava degli occhi nocciola, “Tsuna!”, “no, aspetta, Akane!”, ricordava della nuova amica, di essersi confidato con lei, di averle detto più di quanto avesse mai detto a chiunque così di botto, senza freni, senza inibizioni. Gli venne voglia di rivederla. “Come aveva detto? Villa Mare eh? Andrò a cercarla” concluse Gokudera dopo aver fatto mente locale. “Probabilmente anche lei è stata male” pensò, perché non ripetere quella stessa situazione anche quella sera? Era un'idea, poteva funzionare, infondo perché no? Non si sentiva colpevole, stava bene con lei, non provare sentimenti amorosi,era solo felice e si sentiva libero di essere completamente se stesso, i suoi occhi sembravano suggerirglielo e lui obbediva all'ordine. C'era qualcosa di magico in Akane, ne era sicuro. Amava Tsuna e niente e nessuno gli avrebbe fatto dire e sentire diversamente, fosse cascato il cielo non lo avrebbe tradito, sarebbe rimasto fedele per l'eternità. “Non ho il numero, vero?” si chiese Gokudera scorrendo la rubrica del cellulare. Quando il display mostrò “Amore mio”, il nome sotto il quale Gokudera, dopo essere passato per Tsunayoshi Sawada e Juudaime e Tsuna, aveva segnato Tsuna, iniziò a piangere a dirotto. Si ricordò di quel sorriso luminoso che il suo cielo gli aveva rivolto prima di sparire forse per sempre e si fermò a riflette. Il cielo proteggeva tutti, ma chi lo proteggeva quando veniva nascosto dalla nebbia, oscurato dalla nuvola,bruciato dal sole, distrutto dal fulmine,consumato dalla pioggia, ma soprattutto chi lo proteggeva dalle ferite che gli infliggeva la tempesta? Il cielo subiva e gli altri agenti si approfittavano di lui, la tempesta soprattutto che non faceva altro che farlo dannare con i suoi capricci. “Smettila di piangerti addosso!” si ordinò tentando di accennare un sorriso si ripetè “Devi reagire, lui vorrebbe vederti felice!”. Si vestì velocemente e distrattamente e uscì,unica destinazione Villa Mare, niente altro nella sua mente. Akane rimetteva in piedi i frammenti della sua anima con il solo sguardo e quindi doveva vederla doveva parlarle, si meritava di stare bene. Giunse a quella che sembrava la fotocopia di Villa Vongola e dopo aver bussato timidamente alla porta, gli smeraldi vivi della sera prima fecero capolino dall'uscio. “Desidera?” chiese con aria infastidita quella che poteva essere solo descritta come la versione femminile di Gokudera. Gokudera fece un passo indietro non appena la vide e poco dopo notò come anche la sua interlocutrice aveva un'espressione alquanto sorpresa. La donna aveva degli splendidi capelli argentei lunghi fino al sedere e degli occhi che Gokudera poteva giurare fossero i suoi. Era molto prosperosa nonostante il fisico perfettamente snello e tonico e la carnagione chiara almeno quanto la sua se non di più, era solo un po' più bassa di lui, saranno stati coetanei probabilmente. La donna si ricompose si diede un tono e con aria scocciata disse “Ti sei incantato? Che vuoi?”. Gokudera sospirò e dandosi un tono e con aria altrettanto scocciata disse “Sto cercando Akane!”. La donna lo guardò con uno sguardo arrabbiato e disse “Hime-sama adesso è impegnata”. Gokudera sbuffò e avvicinandosi chiese “Non posso vederla solo per qualche minuto?”. “No che non puoi brutt-” la donna era sul punto di concludere la frase quando all'improvviso Akane sbucò dalla piccola apertura e con un sorriso a 32 denti esclamò urlando “HAYATO!” e gli si buttò addosso. “Hime-sama, non date confidenza a questo individuo!”. Akane fece la linguaccia alla donna ed esclamò “Arashi, non rompere!”. La giovane versione femminile di Gokudera arrossì appena e dopo aver sospirato disse “Come volete Hime-sama, se è un vostro amico, allora è il benvenuto”. Pochi secondi dopo Gokudera si trovava al tavolo di una camera molto ben arredata e stava sorseggiando del te. C'erano solo loro, tutto il resto non esisteva, erano Akane, Hayato e i loro discorsi. “Chi è quella donna?” chiese Gokudera riferendosi ad Arashi. Akane sorrise e ridacchiando disse “Arashi? E' quella testa calda del mio braccio destro!”. Poi guardò in alto e sorridendo disse “In realtà lei e la sua gemella sono due sorelle per me, perché mi hanno cresciuta e ci sono sempre state, sono le mie guardiane e le mie migliori amiche, sono le mie meravigliose guerriere”. Gokudera la guardò felice e si ricordò che anche lui aveva una sorella, beh insomma, una sorellastra un qualcosa di simile. Il loro rapporto non era mai stato tutto rose e fiori, né era neanche lontanamente paragonabile a quello di cui parlava Akane, ma dopo tanti anni finalmente lo aveva capito, Bianchi lo amava profondamente e come negare che anche lui avrebbe dato la vita per quella donna tanto inquietante. Già quando erano piccoli se ne sarebbe dovuto rendere conto, ma quell'amore così apatico e primo di dimostrazioni di affetto erta impossibile da comprendere per il piccolo Hayato sebbene Bianchi si facesse davvero in quattro per lui. Quando aveva compiuto 5 anni aveva iniziato a ragionarci, lui non assomigliava proprio a quella che credeva sua madre e perché la sua mamma non apprezzava le sue poesie, il suo talento al piano e non faceva altro che sminuirlo di fronte alla sorella di cui elogiava soprattutto il fatale talento culinario? Bianchi doveva saperlo, oltre ad avvelenarlo involontariamente la sorella faceva di tutto per farlo sentire a suo agio e lo trattava proprio come se fosse un figlio. Ogni volta che la madre faceva un complimento a Bianchi ed ella sottolineava come Hayato non fosse realmente suo figlio sottilmente, Bianchi elogiava subito Hayato davanti alla madre. Del resto come darle torto, quel bambino altro non era che il risultato dell'ennesimo tradimento di quell'orribile marito che le era toccato. Bianchi amava a modo suo, il suo era un'amore senza abbracci, senza carezze, senza baci, senza dolcezza, era un'amore semplice essenziale che Hayato solo da adulto comprese realmente. Bianchi non aveva mai imparato a dimostrare realmente il suo amore con effusioni,del resto la mamma non le aveva mai insegnato ad amare, loro padre non le aveva mai dimostrato affetto, le balie si limitavano a svolgere il loro lavoro e se Gokudera non lo avesse imparato dalla sua vera madre non avrebbe mai amato né dimostrato il suo amore in qualche modo. “Non sono il tuo nemico, io farei di tutto per te fratellino!” gli aveva detto un giorno Bianchi mettendo da parte l'orgoglio e la sua indole. Era chiaro non c'erano più dubbi, tutte quelle premure che Bianchi aveva sempre avuto per lui erano espressione di un infinito amore profondissimo. Era stata lei la prima ad abbracciarlo quando era tornato dalla missione in quelle condizioni pietose, era stata lei a rimboccargli le coperte tutte le notti, era stata lei a incoraggiarlo nella sua relazione con Tsuna, era stata lei a proteggerlo sempre anche se silenziosamente, era stata lei a stargli sempre affianco e fu proprio lei a riportarlo a casa quella sera dopo che si diede al secondo round nello stesso nightclub della sera prima.

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Capitolo 4
*** Nemmeno l'ombra pt1 ***


Erano passati almeno dieci giorni e da allora Gokudera aveva dormito sempre nel letto di Tsuna, che tornasse ubriaco marcio o sobrio a casa quel letto ormai era di sua proprietà. In quei giorni aveva continuato a vedere Akane e staccarsi dall'alcool era sempre più difficile, c'era poco da fare. “Hayato, basta!” lo aveva ripreso Bianchi più volte “Già fumi come un turco, adesso non puoi darti anche all'alcool in questa maniera”. Una parte di Gokudera era ben consapevole di tutto il male che si stava facendo, ma l'altra non riusciva proprio a smettere, bere così tanto lo faceva stare bene, anche se per poco gli permetteva di non ossessionarsi pensando a Tsuna. “Da oggi queste sono in mio possesso!” affermò Bianchi prendendo tutte le bottiglie piene dei liquori che aveva comprato Gokudera, “Non le rivedrai mai più”. “Sorella!” la aveva chiamata disperatamente Gokudera mentre ella trascinava via la sua nuova dipendenza “Ti prego non farlo!” aveva detto buttandosi ai suoi piedi e bloccandola stringendole le gambe insieme. Bianchi a quella vista non poté non sentirsi completamente disgustata dal suo fratellino.“Hayato, ma guardati? Sembri uno zerbino. Tirati su che mi fai davvero pena, su dai” gli disse cercando di farlo alzare in qualche modo, ma Gokudera era irremovibile e ci volle l'intervento di Reborn,che gli puntò la pistola in fronte, per farlo smuovere da quella posizione. Quando finalmente Bianchi fu libera guardandolo dritto negli occhi affermò “Hayato, questa storia della dipendenza deve finire!” e prima di chiudere la porta aggiunse “E non mi riferisco solo all'alcool!”. Quelle parole provocarono un vero e proprio terremoto in Gokudera, si sentì ribollire, lo stomaco si contrasse e di nuovo quella morsa al cuore che gli tolse il respiro per qualche secondo. Ogni volta che ci pensava si sentiva leggero, ma non sollevato, inconsistente, ogni volta che ci pensava gli venivano le lacrime agli occhi perciò si era sempre rifiutato di guardare in faccia la realtà, ma ora non poteva più continuare a mentire a se stesso, doveva accettarlo o almeno ammetterlo: ERA TERRIBILMENTE DEBOLE! Si era sempre appoggiato a qualcuno o a qualcosa,era sempre dipeso dagli altri. Quando era piccolo dipendeva dai sorrisi e dalla dolcezza di quella che scoprì essere sua madre, poi dipendenza dagli insegnamenti di Shamal e dal pensiero di diventare un grande mafioso, poi la dipendenza dal fumo e infine la dipendenza più fatale quella da Tsuna, che lo stava distruggendo più di quanto gli stesse facendo quella dall'alcool. E ora non stava forse sviluppando una dipendenza da Akane? Si ricordò delle parole di Shitopi, si ricordò di come gli si era stretta ai fianchi con le gambe e di quanto si fosse sentito in imbarazzo dopo che ella ebbe pronunciato le parole “Io amo”. Gokudera si sentiva notevolmente in imbarazzo, ma avrebbe preferito miliardi di volte una dichiarazione che quello che ne seguì “me stessa”. “Per me sono la persona più importante, tu sei debole perché per te non è la stessa cosa, certo amo, ma non permetto a nessuno di farmi del male, perché io vengo prima di tutti nella mia scala di importanza”. Quanto aveva ragione! Finalmente a distanza di anni gli era finalmente chiaro. Lui si era appoggiato per anni a qualcuno o a qualcosa e non aveva mai fatto affidamento solo su se stesso e poteva anche solo lontanamente affermare di amarsi? No, neanche lontanamente, al massimo poteva affermare il contrario. Non si era mai voluto bene, di base perché si sentiva un errore, una casualità, qualcosa di non voluto e col tempo il suo animo gentile era stato talmente imprigionato con delle catene che egli aveva quasi dimenticato che cosa significasse essere buoni. Aveva sempre aspirato alla perfezione o meglio a quello che lui riteneva tale e non raggiungimento del suo obiettivo lo aveva reso sempre più frustrato e mal disposto nei propri confronti. Spesso si guardava allo specchio chiedendosi “Perché vivo?” e non trovando risposta decideva di non pensarci. La sua rabbia cresceva esponenzialmente di giorno in giorno! Non si sentiva amato da nessuno, pensava che non avrebbe mai trovato il suo posto nel mondo e poi arrivò lui che impedì il suo involontario suicidio e guardandolo con gli occhi più belli che avesse mai visto sciolse le catene che imprigionavano il suo animo gentile. Aveva trovato la sua risposta, la sua ragione di vita! Questo comportò il cambiamento radicale nel suo atteggiamento ogni volta che si trattava di Tsuna. Tsuna era il suo primo amico, era stato il primo ad accettarlo davvero e Gokudera iniziò ad ammirarlo proprio perché era convinto che solo un animo davvero puro avrebbe salvato la vita della persona che lo stava cercando di uccidere poco prima. Quando Tsuna si complimentava con lui o evidenziasse quanto fosse straordinario Gokudera si sentiva a settimo cielo, si sentiva importante e soprattutto sentiva di valere qualcosa. Quando lo vide con le lacrime agli occhi dopo la battaglia degli anelli, terrorizzato dal pensiero che potesse essere morto, capì davvero fino in fondo quanto Tsuna tenesse a lui. E da allora non aveva fatto altro che nutrirsi dei suoi sorrisi, saziarsi delle sue risate, vivere dei suoi sguardi, desiderare le sue parole,occuparsi di lui trascurandosi purché non attentasse alla sua vita perché “Se muoio chi lo protegge?” e così tra un “Juudaime” e l'altro, tra un inchino e un aiuto con i compiti, tra un combattimento e rimanere per tutta la notte affianco al suo letto in ospedale si era follemente innamorato di lui. Shitopi era intelligente, ma non sapeva che tutte le cose che ella aveva detto sul suo amato, evidenziandone i difetti e sminuendolo il più possibile, lui le sapeva perfettamente ed erano proprio quelle imperfezioni a rendere il suo Juudaime così speciale, così prezioso, insomma così Tsunayoshi Sawada. Quando Gokudera chiese a Shitopi con fare infastidito e tranquillo allo stesso tempo “E' tutto?” Shitopi e Tsuna erano rimasti senza parole e avevano lo stesso identico pensiero in testa:allora Gokudera sapeva davvero come era fatto non era solo abbagliato da un ideale costruito nella sua mente che aveva proiettato su Tsuna. Gokudera amava Tsuna proprio così come era, era sicuro che la grandiosità di quel ragazzo era proprio nel suo animo puro, Gokudera era convinto che avrebbe protetto tutti, che li avrebbe salvati, che avrebbe riconosciuto il suo animo buono, che avrebbe esorcizzato i demoni del suo passato e infine che avrebbe realizzato il suo più grande desiderio e lo avrebbe reso felice. La bellezza di Tsuna non risiedeva nel suo modo di combattere, né nelle sue abilità, era tutta nella sua meravigliosa natura, nella sua capacità di amare, nelle certezze che sapeva dare, nel suo averlo accettato nonostante i mille difetti e Gokudera davanti a tanta bellezza si sentiva infinitamente inferiore. Ecco perché aveva detto a Shitopi che non si sentiva un buon braccio destro solo perché era molto lontano dal modello che voleva raggiungere, un modello che lo potesse far sentire almeno lontanamente all'altezza di quella meravigliosa persona. “Ancora per Juudaime?”, le parole di Shitopi risuonarono come un gong dentro la mente di Gokudera. Non poteva continuare così! Shitopi si amava e lui chi amava più di tutti? Tsuna. Per chi viveva? Tsuna. Qualunque domanda del genere aveva sempre e solo “Tsuna” come risposta. Si fermò a pensarci, in effetti che diamine aveva fatto nella sua vita per Gokudera Hayato? Si era permesso di non morire, “wow che concessione” pensò e poi, niente, “un emerito cazzo!”. Che cosa ne stava facendo della sua vita? “Non si vive per gli altri!” pensò nuovamente e infondo a pensarci bene, che cosa erano le attenzioni di Tsuna paragonate a quelle che Gokudera aveva per lui? E come lo aveva ripagato? Lasciandolo solo, nel momento in cui aveva più bisogno di lui. E come lo aveva ripagato? Andandosene via per sempre. Sentì le lacrime rigargli il viso in preda alla rabbia e al dolore. Tsuna era stato solo un egoista! Un attimo dopo aver formulato questo pensiero ci volle tutta la forza di volontà al mondo per non farsi del male. Era solo colpa sua se Tsuna era morto, era stato lui che non gli aveva impedito di partire, era stato lui che non lo aveva fermato, che non lo aveva protetto. Gokudera si sentì in preda al panico, non si poteva perdonare un errore tale,ma un attimo dopo sentì la voce di Tsuna nella sua testa che ripeteva “Gokudera-kun è straordinario!” e con le lacrime agli occhi si chiese perché se amava tanto quelli di Tsuna non poteva amare anche i suoi di difetti, perché aspirasse alla perfezione se infonda a Tsuna andava bene così, perché doveva dipendere da lui se quella stessa dipendenza lo aveva portato sull'orlo del suicidio. “Gokudera-kun è straordinario!” si ripeté. Si promise di iniziare ad amarsi, si promise di non farsi più del male o almeno di provarci, si promise di darsi importanza, ma soprattutto si promise di non dipendere più da nessuno, solo così sarebbe stato libero e avrebbe sofferto di meno. Doveva diventare forte e per la prima volta pensò “Per me stesso!” e non “Per Juudaime!”. Con questo comportamento temeva però che avrebbe allontanato tutti... “E' permesso?” il treno dei suoi pensieri venne interrotta da una voce familiare. Gokudera si bloccò a guardare quei zaffiri così profondi che sembravano leggere e penetrare perfino la parte più profonda della sua anima e si sentì terribilmente nudo. Non c'era via di scampo! Ho deciso di dividere il quarto capitolo in due parti perché è venuto troppo lungo e anche perché vi voglio lasciare col fiato sospeso :*

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Capitolo 5
*** Nemmeno l'ombra pt2 ***


“Olalà, buonasera decimo Tempesta!” disse Giotto sedendosi sul divano. Gokudera sentì un brivido dietro la schiena e poi ricomponendosi si inchinò e lo salutò a sua volta “I miei ossequi ,Primo!”. Giotto gli fece segno di sedersi vicino a lui sul divano e Gokudera obbedì come un perfetto cagnolino al padrone. Il suo volto era rigato di lacrime, ma avere quel fantasma tanto simile al suo amato affianco gli infondeva sempre una certa calma, l'unico problema era che quell'uomo era davvero in grado di leggerti nella mente per quanto vedeva a fondo nel tuo cuore e Gokudera voleva nascondere di aver pianto di sentirsi così fragile, insomma Giotto era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere. “Degno successore del mio braccio destro gradisci una tazza di tè?” chiese Giotto sorridendo. “Volentieri primo, ne sarei onorato”. Quando Giotto proponeva qualcosa Gokudera non rifiutava mai, aveva troppo timore di mancargli di rispetto e desiderava assecondare tutti i suoi desideri. Giotto si alzò e versò l'infuso in due bicchieri neri in stile giapponese e ne porse una a Gokudera. “Gokudera, non c'è niente di meglio di un buon tè per pacificare l'animo”. “Ecco ci siamo, sa tutto!” pensò Gokudera cercando di scomporsi. “Perché non provi ad aprirmi il tuo cuore?” disse Giotto abbracciandolo come un padre che abbraccia il suo bambino. Gokudera dissimulò l'imbarazzo e sciogliendo l'abbraccio chiese “A cosa vi riferite, Primo?”. Giotto gli diede una leggera pacca sulla spalla e disse “Non fare il finto tonto Gokudera, lo sai benissimo”. E così crollò buttandosi tra le sue braccia e piangendo, sentendosi la persona più insignificante al mondo. “Non c'è niente di male, tutti abbiamo paure, imperfezioni, tristezza, difetti, rabbia, dolori, debolezze e tutti siamo liberi di piangere, è questo che ci rende dei veri esseri umani, devi solo accettarlo e diventerai imbattibile” disse Giotto accarezzandogli la schiena. “Primo, io l'ho perso, l'ho perso per sempre ed è solo colpa mia!” disse Gokudera stringendo il tessuto del retro dei vestiti di Giotto. Era un fantasma, ma era più vivo e più consistente di lui! Giotto lo guardò negli occhi e gli disse senza smettere di accarezzarlo “Non è detto!”. Gokudera iniziò a piangere ancora più violentemente “Primo, lui era tutto per me!”. Giotto assottigliò gli occhi e con un'espressione triste in volto affermò “Lo so!”. Gokudera sciolse l'abbraccio e mettendosi all'altro polo del divano e arrossendo disse “No, Primo, voi non lo sapete, non potete capire quanto era importante per me”. Gokudera non aveva mai detto a Giotto della loro relazione, perché aveva paura che la cosa giungesse a G e che questi lo avrebbe tormentato e sminuito come era solito fare. Di fatto Gokudera si sentiva di gran lunga inferiore rispetto a G quindi non c'era da sorprendersi se non gli voleva comunicare niente. Giotto sospirò e stringendo Gokudera gli disse “Lo so, era un grande compagno e il migliore amico che si potesse desiderare”. Giotto sapeva perfettamente della loro relazione, ma non aveva mai osato affermarlo per primo, voleva che fosse Gokudera ad ammetterlo solo ed esclusivamente quando questi sarebbe stato pronto. Gokudera sospirò a sua volta e disse “Non era solo questo!”. Giotto ridacchiò e aggiunge “Un valido guerriero e un capace boss”. Gokudera sospirò nuovamente un po' infastidito “Non era solo questo!”. Giotto aggiunse ancora “Una parte della famiglia, una parte di ognuno di noi!”. Gokudera non ne poté più ed esplose “NON ERA SOLO QUESTO!”. Giotto avvicinò la sua faccia alla sua e puntandogli due occhi decisi nei suoi gli chiese “E cosa altro era di grazia?”. Gokudera arrossì e sorrise amaramente guardando in basso “Era tutto, io lo amo”. Giotto lo strinse ancora più forte quando Gokudera pronunciò quelle parole e lo zittì appena questi cercò di correggersi. “Gokudera, anche io amo G”. Gokudera rimase spiazzato, probabilmente era l'unico a non essersene reso conto, ma fu subito chiaro Giotto e G avevano una relazione proprio come lui e Tsuna. “Non devi preoccuparti, G non ti darà alcun fastidio, porta molto rispetto per il Decimo”. Fece una piccola pausa,sorseggiò del té e dopo aggiunse “Sei il miglior braccio destro che gli potesse capitare, sei perfettamente alla sua altezza”. Quelle parole gli scaldarono il cuore e lo resero profondamente felice, ma alla felicità ben presto si sostituì la tristezza. “Ma ormai è morto, quindi non ha più importanza!” disse Gokudera sentendo già le lacrime scendere. Giotto gli sorrise “Dovresti confidarti più spesso con me”. Poi guardando in alto disse “Chissà, se è davvero morto, potrebbe tornare a breve in questa villa a vivere come fantasma”. “Ne siete sicuro?” chiese Gokudera con un bagliore improvviso di speranza degli occhi. Giotto annuì e dandogli un ultimo abbraccio gli disse “Adesso si è fatto tardi, vai a dormire e smettila di tormentarti”. Gokudera lo ringraziò e si precipitò nel letto con una nuova sensazione di felicità. Si addormentò subito e ben presto sognò Tsuna, era un fantasma, era morto, era morto davvero, cercava di afferrarlo, ma non ci riusciva, era incorporeo rispetto a Giotto, era inconsistente, era aria. “Hayato, ti amo” disse Tsuna posizionandosi al suo fianco. “Vedo che finalmente dormi nel mio letto” disse ridacchiando. “Tsuna!” disse Gokudera con le lacrime agli occhi. “Che ti hanno fatto? Chi è stato? Ti giuro su tutto che io li ucciderò!” aggiunse cercando di toccarlo in qualche modo. “Non importa, ormai è successo, ma io sono sempre con te e adesso che sono un fantasma la nostra relazione sarà un po' più,non saprei, incorporea? Ma il mio amore per te non cambierà!”. Gokudera sorrise, ma subito gli disse “Juudaime, io vi voglio vivo, vi voglio qui, vi voglio stringere e baciare, voglio sentire il vostro corpo, non voglio cercare di toccarvi e sentire solo aria sulla pelle. Mi distrugge!”. Tsuna sorrise e avvicinandosi alle sue labbra gli disse “Ma puoi ancora fare tutto questo!”. Così si stese su di lui e lo baciò appassionatamente. Gokudera chiuse gli occhi assaporando ogni singolo istante e stavolta ebbe la sensazione che Tsuna fosse vivo e sentì ogni centimetro del suo corpo sul proprio. Si svegliò con quella sensazione, con Tsuna e sperava davvero che il suo fantasma fosse lì presente, al affianco, ma il risveglio lo scaraventò violentemente nella realtà: di Tsuna non c'era neanche l'ombra!

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Capitolo 6
*** Voci dal passato pt1 ***


Vegetare sul letto non sembrava la scelta più saggia per farsi del bene, così Gokudera decise di reagire e di riprendere una vita quotidiana che sembrasse anche solo lontanamente normale. Dopo quel sogno aveva seriamente bisogno di distrarsi quindi perché non fare visita ad Akane? Si svestì tanto velocemente quanto distrattamente, il pensiero di rivederla lo rendeva felice. Giunto sul ciglio della porta si chiese se non dovesse comprarle un dolce o comunque qualcosa, non sarebbe stato educato presentarsi a mani vuote. Così fece un salto nella pasticceria preferita da Tsuna e prese il suo dolce preferito, chissà magari ad Akane sarebbe piaciuto, infondo erano così simili. Uscito dalla pasticceria fu letteralmente travolto da una donna che gli sbatté contro facendo cadere entrambi sul pavimento. “Oh mio dio, state bene?” chiese la donna alzandosi pian piano da terra. “Ma non sai stare più attenta?!” le disse Gokudera fulminandola con lo sguardo. “Sì, avete ragione, è solo che sono in ritardo”. Gokudera sbuffò e questa notò che il dolce appena comprato probabilmente si era distrutto, o meglio, lo aveva distrutto. “Sono sempre così maldestra, perdonatemi!” disse la donna sorridendo e porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. “Non è niente, ma stai più attenta Arashi!”. A quelle parole la donna ridacchiò e poi disse “Oh, voi dovete essere il nuovo amico della princ.. hem di Akane, giusto?”. “Sì, Arashi, ci siamo conosciuti già, non ricordi? E devo dire la verità oggi sembri un'altra persona!”. La donna ridacchiò nuovamente e alzando la torta da terra disse “E' perché lo sono! Non sono Arashi, sono sua sorella gemella, ci scambiano sempre”. Gokudera la guardò perplesso, era sicuro che fosse la stessa donna impertinente dell'altro giorno. Cavoli, alla faccia dell'omozigozi, quelle due erano una la fotocopia dell'altra. “Comunque torniamo dentro, te la ricompro io la torta” disse la donna sorridendo. Quanta dolcezza! Si sentiva così confortato da quella dolcezza che era sul punto di rifiutare, ma quella donna era conosciuta in tutto il mondo per la sua testardaggine, così entrarono nella pasticceria e la donna gli ricomprò la torta. “Dove stavi andando? E' il compleanno di qualcuno?” chiese la donna avvicinandosi a lui e notando che stavano facendo la stessa strada. “Ma tu fai sempre tutte queste domande alle persone che investi per strada?” chiese Gokudera sbuffando. “No” ,ridacchiò la donna, “Semplicemente me lo chiedevo perché ho notato che stiamo andando nella stessa direzione”. “Sto andando da Akane!” disse Gokudera.,“E comunque sì, oggi è il compleanno di qualcuno, ma non potrà mangiare questa torta, perciò ho deciso di portarla ad Akane dato che la scorsa volta mi sono presentato a mani vuote” disse Gokudera sorridendo amaramente. La donna ridacchiò “Sei un bravo ragazzo! Dicevo che oggi non era il compleanno di Akane, comunque stiamo andando decisamente nella stessa direzione e nello stesso posto”. Gokudera ignorò qualunque cosa la donna avesse detto e si chiese quando fosse il compleanno della sua nuova amica, ma decise che non voleva chiederlo alla donna, di cui a pensarci bene non sapeva nemmeno il nome. “E comunque” esordì la donna “Mia sorella aveva ragione, sei uguale a noi!”. Gokudera mostrò una faccia interrogativa, ma poi subito si rese conto che la persona che aveva davanti era nuovamente la sua versione femminile, stavolta un po' più bassa, sarà stata più piccola. Aveva i capelli raccolti in due lunghe trecce che lasciavano solo immaginare quanto potessero essere realmente lunghi quei capelli ed era vestita come una sacerdotessa, infatti Gokudera era sicuro che lo fosse e poi aveva due profonde ferite tipo graffi che le trapassavano l'occhio sinistro. A pensarci bene anche Arashi ne aveva una però all'occhio destro, chissà per quale motivo. “Dunque posso chiamarti “Gokudera-kun”?” chiese la donna sorridendogli. Gokudera sbiancò e urlando le disse “NO, SOLO TSUNA PUO' CHIAMARMI COSI'”. La donna si scusò e cercando di calmarlo disse “Okay, okay, allora dimmi tu, come posso chiamarti?”. “Gokudera” e basta!” disse sbuffando. “Okay, okay Gokudera”. Gokudera si rese conto di non sapere assolutamente come si chiamasse la sua interlocutrice così sebbene non fosse troppo interessato glielo chiese “E tu come ti chiami?”. La donna sorrise e esultando, doveva amare davvero tanto il suo nome, disse quasi ulrando “DAISUKI!”. Gokudera arrossì e sbiancò e dopo avere incassato il colpo le urlò “Come posso piacerti se ci siamo appena conosciuti?”. Daisuki arrossì e agitando le mani per chiarire il malinteso disse “No, no, “Daisuki” è il mio nome!”. Gokudera non poteva crederci, certi nomi erano dati proprio a cazzo di cane! “Ce fammi capire, ti chiami “ti amo”?”. Daisuki annuì felice e disse “Sì, non è un bel nome? I miei me lo hanno dato perché rappresentavo il loro grande amore o almeno così mi hanno sempre detto all'orfanotrofio”. Gokudera rimase scioccato, troppe informazioni tutte in una volta. “E' un nome equivoco!”. Daisuki sorrise e mettendosi sotto al suo braccio disse “Lo so, ma mi piace moltissimo”. Gokudera annuì “Contenta tu” e decise che non era il caso di staccarsi da dosso quella simpatica strana maldestra versione di se stesso al femminile. Arrivati alla villa Arashi, col solito atteggiamento spostato, accolse per così dire l'ospite e la gemella. “Daisuki, ti avevo detto di non socializzare col nemico!” disse Arashi sbuffando vedendo di nuovo Gokudera, “E poi sei in ritardo”. “Onee, dai non lo chiamare nemico, è un amico della nostra amata Akane, è il benvenuto e scusami il ritardo, ma non sono stata in grado di rispettare l'orario” disse Daisuki entrando e facendo a Gokudera segno di entrare. “Nemico?” chiese Gokudera alle gemelle. Arashi sbuffò e proseguì per la grande sala, Daisuki sorrise tenendolo dalle spalle e sussurandongli “Arashi è molto gelosa di chiunque si avvicini alla nostra Akane”. Gokudera annuì, pensava di aver capito di che sentimento parlasse Daisuki. “Hime-sama, sarà qui tra pochi minuti” annuciò Arashi entrando nella grande sala del palazzo dove nel frattempo Daisuki lo aveva accompagnato. “Okay” disse Gokudera. Arashi lasciò la sala e poco dopo Akane entrò nella sala con addosso un bellissimo vestito rosso. Gokudera non poteva credere ai suoi occhi, era perfino più bella di quanto ricordasse. “Akane, sei un incanto!” disse Gokudera inchinandosi. “Su su, Hayato, niente formalità che questa storia della successione mi sta solo rompendo abbondantemente” disse Akane abbracciandolo. “Storia della successione?” chiese Hayato. “Sì, sai quando un boss e un braccio destro fanno il patto di onore e di ufficializzazione della cosa insomma, si fa una cerimonia” sbuffò Akane, “Mi ricorda un po' il matrimonio!” aggiunse ridacchiando. Gokudera arrossì e mostrò un'espressione molto triste, sapeva bene come funzionava la cerimonia di successione, era stato uno dei momenti più importanti per lui, perché aveva sancito la certezza che Gokudera sarebbe potuto stare al fianco di Tsuna per l'eternità. Si ricordò di come aveva pensato anche lui che sembrasse un matrimonio vero e proprio e che aspettava solo la frase “Ora può baciare la sposa”. Quella frase non arrivò mai, ma fu felice di vedere che le loro fiamme si fondevano, come i loro corpi nei suoi sogni. Era emozionatissimo in quel momento e temeva di tradirsi, perché mai avrebbe dovuto ricambiare i suoi sentimenti? E invece... ma ora non aveva più importanza era andato via per sempre e non era riuscito a stare con lui per l'eternità. “Se non la conoscessi da sempre penserei che Arashi è innamorata di me!”. Quella frase interruppe i pensieri di Gokudera che tornarono al loro rapporto. “Perché no?”,pensò. Aveva senso! “Akane, come vi siete conosciute tu e le gemelle?” chiese Gokudera sempre più curioso, soprattutto per la somiglianza fisica. “Mmm, le gemelle eh? Beh è una lunga storia” disse Akane sorridendo. “Non vado di fretta!” esordì Gokudera sedendosi sul divano. Anche questo, l'ho diviso in due parti

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Capitolo 7
*** Voci dal passato pt2 ***


“Vedi Hayato”Akane ridacchiò e iniziò a raccontare “sono nata in un piccolo paese in Giappone, un paese così piccolo che non è nemmeno riportato sulla cartina geografica si chiama “Yume” e lì gli abitanti vivono sempre felici, o almeno ci vivevano”. Fece una lunga pausa sospirò e riprese il discorso “Io e i miei genitori avevamo vissuto felici fin quando un giorno questi non furono uccisi davanti ai miei occhi”-le scesero le lacrime lentamente sul viso- “l'ignoto assassino dai capelli violacei cercò di uccidere anche me, ma proprio in quel momento Arashi e Daisuki appena dodicenni comparvero davanti a me e mi difesero. Non le avevo mai viste prima! Continuavano a ripetere “Hime-sama” e “Akane-sama” e io mi sentivo piuttosto confusa, fatto sta che all'improvviso le vidi in azione, Arashi tirò fuori una katana, Daisuki iniziò a muovere le mani e a creare cose strane e l'avversario misterioso aveva in mano delle sciabole molto affilate. Fu un attimo, io ero in braccio ad Arashi e per difendermi questa mi lanciò indietro, lanciò letteralmente ed entrambe si buttarono addosso al nemico, questi ferì i loro occhi e questo è il motivo delle loro ferite. Dopo quelle ferite e aver visto tutto quel sangue mi sentii improvvisamente il cuore evadere dalla cassa toracica come se stesse per scoppiare e non era tutto, era luminoso di un misto di colore rosso e arancione. Vidi il nemico dileguarsi all'istante terrificato e Daisuki e Arashi prendermi per mano e scappare via. Mi faceva malissimo, era un dolore insopportabile. Arashi mi mise una pietra a forma di cuore sul mio cuore e improvvisamente sentii tutto quel dolore scomparire e Daisuki sorridendo mi disse “Hime-sama, da oggi lei farà parte della famiglia Mare e noi la proteggeremo lealmente, ci dispiace per quello che le è accaduto non era nei nostri piani, Rina e Shiro, i vostri genitori adottivi, saranno vendicati”. Fece una un'altra pausa “Puoi immaginare quanto fossi sconvolta! Non ci stavo capendo molto, fatto sta che iniziai la mia vita a Namimori”. Quel nome fu una lama nel cuore di Gokudera che non poté più resistere. “NAMIMORI?!” chiese sconvolto. Akane annuì “Sì, è una cittadella situat...” Akane non riuscì a concludere la frase che subito Gokudera la interruppe “Sì, so dove si trova, ci ho passato moltissimi anni, devo tutto a quella cittadella, perché è lì che l'ho conosciuto!”. “Scherzi?” chiese Akane sconvolta. “Ti sembro uno che scherza?”. “No, ma Namimori è piccola, perché non ci siamo mai incontrati allora?”. “Non lo so, che scuola frequentavi alle medie?”. “La Namimori per l'appunto”. Gokudera sbiancò“Ma non sarai mica una di quelle ragazze che ci provavano continuamente con me!”. Akane rifletté e poi rispose “No, non mi risulta di averci provato con qualcuno alle medie. In che classe stavi, o meglio sezione?”. Gokudera rifletté e poi esordì “B, se non sbaglio”. Akane sgranò gli occhi “Impossibile!Io stavo in B”. Gokudera la guardò confuso “Ma tu sei più piccola di me, quindi probabilmente quando io ho concluso tu hai iniziato”. Akane cominciò lentamente a diventare sempre più rossa e iniziò a uscirle del fumo dalle orecchie “PER TUA INFORMAZIONE HO 30 ANNI COMPIUTI, SONO SOLO BASSA!”. “Okay okay, calma” disse Gokudera dissimulando la situazione e indietreggiando“Allora forse quando io ho iniziato tu hai finito?”. “Va molto meglio!” sbuffò Akane. “Comunque ora che ci penso, sul tetto c'era sempre un ragazzino molto solitario, amava starsene steso sul pavimento senza essere disturbato, qualche volta ci parlavo, ma lui era sempre distaccato, a dire la verità ero innamorata di lui, ma non avevo mai avuto il coraggio di dirglielo”. Gokudera ascoltò il racconto cercando di trattenere una fragorosa risata. Chissà che faccia avrebbe fatto a scoprire che la sua prima cotta viveva con lui felicemente sposato col suo migliore amico. “Hibari Kyoya, se non sbaglio, aveva un gran cuore e in qualche modo eravamo amici”. Gokudera ridacchiò e in quell'istante entrò nella sala un cameriere vestito di tutto punto. “La mia signora desidera qualcosa?” chiese il cameriere inchinandosi davanti ad Akane. “Akuma-kun!” esclamò Akane arrossendo “Non devi essere così formale!I-In ogni caso non desidero niente”. “D'accordo mia signora” disse Akuma uscendo e sorridendole dolcemente colorandosi leggermente di rosso in viso. Gokudera era pronto a mettere la mano sul fuoco, quei due ardevano l'uno per l'altra. “Hayato reggimi!” disse Akane buttandosi tra le sue braccia e facendosi aria con le mani. “Che ti succede?” chiese Gokudera accogliendola tra le sue braccia. “Ho caldo, ho sempre caldo quando lo vedo!”. Gokudera ridacchiò ed esordì con un semplice “Sei innamorata!”. Akane diventò vermiglia “I-Io innamorata, ma non f-facciamo scherzi, io sono t-troppo impegnata per essere innamorata”. Gokudera le strofinò una mano sulla testa e poi si mise a cantare una canzoncina stupida “Akane e Akuma abbracciati sotto un pino, si guardano negli occhi e si scambiano un bacino”. “Hayato ti ammazzo!” disse Akane iniziando a fargli il solletico. Gokudera iniziò a dimenarsi senza controllo alcuno e a ridere come un matto “Okay okay, tregua!”. Akane gliela concesse. “Dai smettila, non sei divertente disse lei arrossendo. “Sai Akane” disse Gokudera sorridendo amaramente “Mi piace scherzare sull'amore altrui, ora che ho perso il mio per sempre”. Akane lo abbracciò e Gokudera continuò “Non essere timida, non perdere l'occasione di stare con la persona che ami, domani potrebbe essere troppo tardi!”. Trascorsero ancora un po' di tempo insieme, poi Gokudera decise che era giunto il momento di andare così la salutò e decise di lasciarle riprendere la cerimonia di successione. “Hayato, per chi è la torta?” chiese Akane prima di lasciarlo andare. “Oggi è il compleanno di Tsuna, volevo festeggiarlo in qualche modo” disse Gokudera stringendo i denti. “Allora prima che tu vada via mangeremo insieme almeno una fetta, sono sicuro che a lui farebbe piacere!” disse Akane prendendolo per mano e trascinandolo a forza nella sala da pranzo. “Sì, però ce la facciamo portare da Akuma la torta!” disse Gokudera ridacchiando. “Non sei divertente!” ribatté Akane arrossendo. I due si sedettero a tavola desiderosi di mangiare quella fantastica torta, fu proprio Akuma a portarla loro. “Mia signora, mio gradito ospite, vi ho portato la torta che mi avevate chiesto!” disse Akuma posando i piatti sul tavolo. “G-Grazie Akuma!” disse Akane arrossendo. Gokudera le sorrise e disse “Akuma, perché non ti unisci a noi?”. Akuma lo guardò perplesso e poi sospirando disse “Non sono degno della vostra compagnia, la cucina è un luogo che mi si addice di più”. “Su, non fare il guasta feste, oggi è un giorno speciale, unisciti a noi!”. “Davvero posso mia signora?” chiese Akuma alzando gli occhi. Akane sorrise cercando di dissimulare la sua emozione e annuì. “Grazie infinite mia suprema signora, io non vi ringrazierò mai abbastanza!”. Akuma si sedette tra i due e Akane sembrava rapita e allo stesso tempo completamente a disagio per la presenza di Akuma. Gokudera finalmente affondò il cucchiaino nella torta e la assaporò. Fu più forte di lui, chiuse gli occhi e si ricordò del primo compleanno insieme, del modo inusuale che aveva trovato per pulirgli i residui di torta rimasti sulla faccia, di tutte le volte che avevano deciso di comprare quella torta e di mangiarla insieme con due cucchiaini nel modo più incivile possibile, di come Tsuna dovesse sempre cambiarsi dopo averla mangiata perché non era capace di farlo senza imbrattare i vestiti, di come fosse felice a baciarlo dopo quella torta e a sentire tutto quel sapore inebriante di cioccolata e panna... di come fosse bello condividere ogni singola cosa con lui. I ricordi si impadronirono della mente di Gokudera e le lacrime trovarono la loro strada sulle guance, gli rigavano il volto, non doveva fare alcuno sforzo per farle scorrere. Lasciò la neocoppietta intenta a parlare del più del meno senza farsi vedere, notò solo una scintilla negli occhi di Akane e un sorriso sulla faccia di Akuma. I segni del vero amore! Akuma lo notò e gli sorrise come per ringraziarlo, in un secondo, in modo che Akane non si distraesse. Gokudera notò gli occhi di Akuma ed elesse ufficialmente gli occhi più belli al mondo. Erano due lapislazzuli luminosi incastonati in una pelle ambrata. Quegli occhi sembravano magici e forse lo erano davvero. “Grazie Hayato-sama, vi sono debitore,farò di tutto per voi” sentì una voce nella sua testa. Che fosse Akuma? Non si diede una spiegazione e uscì da quella sala. Si diresse velocemente verso l'uscita e notò una piccola foto sul mobiletto all'ingresso. Sbiancò e scappò via con le lacrime agli occhi. “Che cazzo ci fa una foto del genere in un posto simile?!” si chiese uscendo velocemente. Era di nuovo in balia dei suoi sentimenti, avrebbe voluto chiedere molte più cose, avere molte più spiegazioni, ma erano troppe nozioni e quella visione gli aveva fatto raggiungere il limite. “A casa Gokudera” si disse mentre correva in direzione della sua villa. “Buon compleanno Juudaime” disse a bassa voce mentre continuava a sentire il sapore di quella deliziosa torta in bocca.

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Capitolo 8
*** Consigli per il futuro ***


“Gokudera!” lo fermò Alaude mettendogli una mano sulla spalla. “Dimmi” disse Gokudera guardandolo interrogativo. “Ormai, sono mesi che non lavori, guarda che le pratiche non svolte da vivo, te le ritrovi da morto” disse Alaude aggiustandosi la camicia. Gokudera lo guardò perplesso “Alaude, ma ormai che importanza ha più? Vivo morto, se il boss non c'è la famiglia Vongola ha ancora rilevanza?”. “Hayato, attento a come parli, la famiglia Vongola esiste a prescindere da tutto e a prescindere da se il Decimo sia o no in vita le altre famiglie continueranno a chiederti le pratiche e di firmare scartoffie anche da morto”. Pronunciate quelle parole Alaude era sul punto di uscire silenziosamente, ma Gokudera lo bloccò “Alaude, pensi davvero che sia importante che io mi butti a capofitto nel lavoro?”. “Sì, Gokudera, se non altro ti distrai”. “D'accordo” disse Gokudera annuendo appena. “Ah, Gokudera, aspetta, non lasciare già la stanza” gli disse Alaude vedendolo avviarsi alla porta. “Che c'è ancora?” chiese Gokudera leggermente infastidito. “G mi ha detto di darti questo e mi ha detto di dirti che ne avrai bisogno e di non leggerlo prima del giorno del mistero”. Gokudera lo guardò perplesso e alquanto confuso “Che cosa intendi con “il giorno del mistero”?”. Alaude si fece particolarmente serio e poi parlò “Non lo so, ma G ha detto che è di fondamentale importanza”. Detto ciò gli porse una scatola alquanto pesante e sparì senza lasciare traccia del suo passaggio. La tentazione era fortissima! Erano lui e quella scatola a quattrocchi e Gokudera sperava di avere ancora un minimo di buonsenso per non cedere, ma non riusciva a staccarsi da lei. Decise di ispezionarla per attenuare la curiosità, per lui che non aveva mai saputo attendere era davvero dura rimanere col fiato sospeso per l'apertura. La girò di tutti i versi e lesse “Per quell'idiota incapace del mio successore” su un lato. “Grazie G, sempre gentilissimo” pensò mentre toccava quell'apparentemente comune scatola. “Io non sono in incapace! Tu sei un idiota!” pensò mentre le sue dita scorrevano sul materiale duro. “Okay basta, adesso vado nel mio studio e lavoro e lascio qui questa stupida scatola” pensò lasciando la scatola sul divano della sala comune e correndo nel suo studio. Si sedette alla scrivania dopo tempo immemore e cominciò a sfogliare il primo fascicolo “Le famiglie nemiche dei Vongola”. Aprì il fascicolo mentre la testa continuava a ripetergli “Apri la scatola!” e lesse il primo paragrafo ad alta voce. “Le famiglie nemiche dei Vongola sono molteplici e in gran numero, le alleate differiscono di poco. Le famiglie hanno tutte ragioni molto particolari per essere nemiche, in primis per il comportamento del primo boss dei Vongola...”. “Vabbè cose!” esclamò Gokudera leggendo velocemente e saltando direttamente all'indice dei cognomi. “Valtisia, Scarpetta, Letizia, Giallonero, Gesso, Millefiore, Carta, Mentolo...Mare” quando lesse quel cognome cominciò ad andare in iperventilazione soprattutto alla scritta “La famiglia Mare è in assoluto la peggiore nemica della famiglia Vongola da tempi immemori”. “Porca puttana, ho familiarizzato col nemico!” disse Gokudera dandosi una manata sulla faccia. “Oh non è così facile!” disse Alaude comparendo alle sue spalle. “AAAAH ALAUDE, CAZZO UN MINIMO DI PREAVVISO!” disse Gokudera cadendo dalla sedie per la paura. “Ti tengo d'occhio Decimo Tempesta” gli disse con uno sguardo molto serio e profondo. “Alaude,quali cose terribili ha fatto Giotto per attirare tutti questi nemici?” chiese Gokudera spaventato al pensiero di quella specie di angelo con in mano una pistola o intento a uccidere e fare azioni riprovevoli. “Oh niente di così tragico Gokudera, ha rifiutato sempre di sposare le sorelle dei loro boss” rispose Alaude impassibile. “Che?” chiese Gokudera sconvolto. “Sai quando aveva la tua età Giotto sposò G anche se questi era travestito da una giovane donna, a cui avevano dato il nome Maya”. Alaude fece una pausa chiedendosi che tipo di ritardato fosse il suo boss per escogitare un piano simile e poi disse “Che idioti!”. “Comunque, tempo dopo di “Maya” non si ebbero più notizie perché Vanilla, la madre di Giotto accettò la relazione e così nel paese si sparse la voce che Giotto fosse vedovo e appetitoso e tutte le donne delle famiglie alleate e non si proposero come potenziali spose”. Fece un'altra pausa. “Giotto le rifiutò tutte e molte non nel modo più adatto, ma in particolare rifiutò la giovane bellissima sorella del boss Seiyuro Mare e questa non la prese molto bene e giurò vendetta e anche le altre famiglie non la presero molto bene e giurarono vendetta per vendicare la bellezza oltraggiata”. Una nuova pausa con una manata in faccia per poi concludere con un “Sono circondato da un branco di idioti”. Detto questo sparì nuovamente. “Alaude! Non mi hai nemmeno fatto dire una parola!” disse Gokudera arrabbiandosi, ma ormai Alaude era andato chissà dove a fare chissà cosa con chissà chi quindi Gokudera decise di recarsi in biblioteca per fare giusto un paio di ricerche. Uscì velocemente dallo studio e si ritrovò davanti colui che era famoso per avere sempre il sorriso stampato sulle labbra: Yamamoto Takeshi. “Yo Gokudera!” gli disse appena lo vide. “Takeshi!” disse Gokudera salutandolo con lo sguardo. “Che fai?”. “Non sono affari tuoi!”. “Sempre così gentile con me haha” disse Yamamoto ridacchiando. “Takeshi, che vuoi?” chiese Gokudera sospirando mentre teneva in mano il fascicolo. “Solo fare un po' di chiacchiere col mio amico!” gli disse mettendogli un braccio intorno al collo. “Non mi toccare! E non ho tempo per chiacchierare, devo fare delle cose importanti!” disse Gokudera togliendosi il braccio dal collo. Yamamoto avanzò verso di lui facendolo indietreggiare in modo da bloccarlo tra lui e il muro. “No sul serio Hayato, ti devo parlare!” disseYamamoto mostrando quello sguardo che tanto terrorizzava tutti ogni volta che prendeva posto su quel sereno viso. “Di che si tratta?” chiese Gokudera preoccupato e un tantino a disagio per la posizione in cui si trovava. “Te” disse Yamamoto impassibile. “Me?” chiese Gokudera confuso. “Sì, esatto, c'è qualcosa che penso sia necessario che tu sappia”. “Gokudera, ascoltami, so che non è facile, ma non puoi continuare così, ti lascerai andare, tu hai bisogno di innamorarti di nuovo, hai bisogno di amare di nuovo sono sicuro che Tsuna vorrebbe la stessa cosa. Non puoi continuare a pensare a Tsuna e a struggerti per lui. Io so che non è facile, ma tu non sei quel tipo di persona capace di rimanere tutta la vita senza amore, quindi ti prego, volta pagina, Tsuna ci ha lasciati e tu non devi privarti della gioia di amare ancora”. Pronunciò queste ultime parole con un leggero sorriso sulle labbra e si ritrovò davanti a sé un Gokudera assalito e pervaso da rabbia, una fortissima rabbia, tristezza e dolore. “Sì Takeshi, andare avanti dici? Voltare pagina? Fammi il favore! Pensi davvero che io possa andare avanti, dimenticare Tsuna, smettere di amarlo? E tu ovviamente coglieresti la palla al balzo è chiaro. Verresti a consolare il povero Hayato che in un momento di debolezza si butterebbe tra le braccia di chiunque giusto? Quindi perché non tra le tue? Sei sempre stato innamorato di me, pensi che non lo sappia? Qualcosa mi fa pensare che tu non sia così addolorato per la morte di Tsuna, anzi che pensi che questo ti dia una speranza col sottoscritto. Svegliati allora perché il sottoscritto non ti darà mai neanche mezza opportunità. Preferirei morire che tradire Tsuna e trovo orribile che tu venga a dirmi cose simili, davvero se potevi dire tutte le cose sbagliate al mondo in questo momento lo hai fatto. E poi come ti permetti di dire che io non posso stare senza amore e roba simile, io sto una favola da solo, sono molto più forte di quanto pensi e ora se puoi scusarmi avrei da fare” disse Gokudera cercando di spostarsi da quella posizione. Era ferito, nel profondo. Yamamoto non lo aveva mai sentito parlare così ed era sorpreso da quel lato terrificante di Gokudera che aveva appena scoperto. Anche Yamamoto era ferito non aveva idea che sarebbe stata intesa in questo modo, si sentiva davvero arrabbiato per la prima volta in tutta la sua vita probabilmente. Ridacchiò appena, ma suonò più come qualcosa di malefico “Gokudera, pensi di essere l'unico che sta soffrendo? Io ho perso il mio migliore amico, come potrei mai rallegrarmi di una cosa simile? Sono stato il primo ad appoggiare la vostra relazione nonostante il mio cuore sanguinasse perché io ti amo Hayato e non posso farci niente, ma credimi l'ultima cosa che avrei fatto sarebbe stata provarci con te, aiutarti a dimenticare Tsuna. Non gli avrei mai fatto una cosa del genere! So che è l'unico a possedere il tuo cuore e va bene così, lui è la chiave e io non avrei mai voluto che la chiave del tuo cuore andasse perduta. Mi preoccupavo solo per te, perché non voglio che tu ti neghi la possibilità di essere ancora felice, ma tu sei il solito stupido dannato odioso sconsiderato egoista e ovviamente dato che tutto il mondo ruota intorno a te io volevo solo saltarti addosso vero?”. Pronunciate queste parole si scambiarono sguardi fulminanti anche se una piccola parte di Gokudera aveva capito di aver reagito da perfetto idiota e così una parte di Yamamoto. Gokudera non rispose, semplicemente lo allontanò e si diresse in biblioteca il più velocemente possibile. Era sconvolto! Quante cazzo di cose potevano essere successe in quei giorni. Da quando aveva visto quella foto non c'era giorno che non passasse a ripetersi che diamine ci facesse quella foto a casa di Akane, sul serio insomma, forse se l'era immaginata, forse era solo somiglianza, ma una voce dentro la sua mente continuava a ripetere “Quella è tua madre!”. Gokudera si promise di indagare e decise di dedicarsi finalmente alla storia dei Mare. Entrò nella grande biblioteca e cercò nella zone dei libri proibiti e finalmente dopo ore di ricerca lo trovò:“Famiglia Mare”. Aprì lentamente il libro che sembrava molto antico e pronto ad autodistruggersi e iniziò a leggere. “Nel lontano IV sec A.C.” si interruppe “No, no, skippiamo al tempo dei Vongola non ho tutto questo tempo!”. Non fece in tempo a dirlo che subito il libro andò all'indice evidenziando il capitolo “La frattura”. “Okay libro” disse Gokudera. Il libro si alzò e si tramutò in una bellissima donna dai lunghi capelli viola, che sorridendogli e sedendosi sul tavolo con le gambe accavallate gli disse “Ciao viandante che vieni qui a scoprire la storia della mia famiglia. Vedo che vuoi sapere la storia della frattura”. Gokudera rispose timidamente “Sì, ne sarei onorato”. “D'accordo, ma ascoltami molto attentamente perché non lo ripeterò due volte”. Gokudera annuì. “Sono Yui Mare, l'ultima figlia dell'ultimo boss della famiglia Mare prima della frattura. Io e mio marito Renato avemmo due figlie Midori e Sakura, successero delle cose molto strane all'epoca. Mia figlia Midori sposò un giovane principe di nome Valerio e mia figlia Sakura un sacerdote di nome Luciano. Due splendide persone! Un giorno Luciano morì e mia figlia fu rapita da un terribile uomo di nome conosciuto con il soprannome di “mela velenosa”. Questo uomo mise incinta la mia adorata bambina e dopo che questa ebbe partorito l'abbandonò nei boschi e crebbe la piccola come una perfetta assassina e da allora ci fu una frattura nella nostra famiglia perché scoprii che l'uomo in questione era l'amato fratello di mio marito e tutto ciò che era originato da mia figlia Midori fu chiamato “Mare buono”, tutto ciò che era nato da quella costrinzione “Mare cattivo”. Eravamo dei buoni mafiosi prima che Francesco decidesse di stuprare mia figlia”. Concluse la donna asciugandosi le lacrime. “Yui-sama prima che ve ne andiate vorrei chiedervi di Akane”. La donna sorrise e disse “Sono desolata, ma non sono autorizzata a parlarvi di altro bel giovane. Dovete trovare il capitolo giusto. Perché non vi fate un chiacchierata con la mia Sakura?”. Detto ciò scomparve nel libro e Gokudera non poté far a meno di sperare con tutto se stesso che Akane appartenesse alla “Mare buono” anche perché tanta purezza non poteva essere cattiva. “Sakura-sama, posso parlarvi?”, non vi fu risposta. Gokudera la chiamò più volte, ma niente, era sul punto di andarsene quando una bellissima donna con i capelli verdi gli si presentò davanti in kimono. “Avete chiamato?”. “Beh sì, che vi è successo? Voglio sapere la vostra storia!”. Sakura voltò le spalle e disse “Una storia al giorno basta viandante, se davvero volete saperlo, tornate domani alla stessa ora con qualcuno di cui vi fidate”. Detto questo sparì nel libro che si mise a posto da solo e Gokudera un po' confuso uscì dalla biblioteca. Giunto in camera trovò la scatola ad aspettarlo, qualcuno doveva averla spostata. “AAAAH TROPPI MISTERI, NON NE POSSO PIU'!” urlò in preda all'esasperazione.

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Capitolo 9
*** il mistero ***


“Giorno BFF!” disse Mukuro abbracciando Gokudera mentre questi era seduto a tavola a sorseggiare un caffé. “Finalmente ti fai vedere in giro, sai ero molto preoccupato per te, ma io e Kyoya abbiamo avuto taaaantissime cose da fare di recente e quindi non ho avuto tempo per te, scusami” disse Mukuro sorridendogli. “Giorno Muku” disse Gokudera ricambiando l'abbraccio. “Come mai così felice? C'è qualcosa che mi devi dire?”. “No, volevo solo scusarmi per essere stato un po' troppo preso dai fatti miei, dovrei esserti più vicino in questo momento” disse Mukuro stringendolo più forte. “Okay, okay” disse Gokudera svincolandosi dall'abbraccio. “Puoi rimediare, 22:49 non un minuto prima non un minuto dopo, io, te, biblioteca, sezione libri proibiti. Non fare domande!”. “Ookay?” disse Mukuro annuendo “Ma..” Gokudera lo interruppe “NON UNA DOMANDA!”. “Okay!” annuì Mukuro. “Vado a fare una passeggiata nel parco, vieni con me?” chiese Gokudera alzandosi da tavola. “Vorrei è solo che...” ,Gokudera lo interruppe completando la frase “Ho promesso a Kyoya di fare qualcosa insieme, giusto?”. Mukuro annuì e Gokudera gli disse “Non preoccuparti, goditi il tuo amato tu che puoi”. Ormai si era abituato a parlare di Tsuna come se fosse morto anche se comunque questo lo faceva soffrire. “Oh, Hayato!” disse Viper raggiungendolo sulla panchina dove si era seduto. “Viper-sama!” disse Gokudera vedendo l'amica. In quegli anni Gokudera e Viper erano diventati molto amici anche perché si erano aiutati rispettivamente con le relazioni e sebbene Viper a volte lo facesse pagare per avere informazioni futili come cosa chi fosse per cena o chi avesse fatto di nuovo sparire il telecomando era davvero molto affezionata all'argenteo. “Come stai?” chiese Viper prendendo il portafogli dalla borsa. “Bene” rispose Gokudera sentendo per la prima volta che infondo non era così falso. “E tu?”chiese Gokudera osservandola mentre contava i soldi. “Beh, stavo pensando di cambiare fidanzato!” disse Viper con una punta di malinconia. “EEEEEH?”chiese Gokudera sconvolto. “Sì, sono un'idiota perdonami, non dovrei parlarne proprio con te ora che Tsuna è morto, però sul serio tra me e Bel non può più continuare”. Gokudera la guardò seriamente sconvolto. Dopo tutto quello che avevano architettato per questa relazione tanto complicata tra due folli,tutti i suoi sforzi erano stati inutili? Ma perché poi avevano tutti sempre questo tatto nel parlare di Tsuna con lui? Si chiese ironicamente. “Che succede?” chiese Gokudera sospirando. “10 centesimi, non me li vuole ridare e mi porta sempre in luoghi da 4 soldi, oppure super costosi facendomi spendere tutto il budget e poi sta sempre a guardare le altre e gli altri”. Andò avanti per una buona mezzora lamentandosi di ogni singolo aspetto di Bel e Gokudera si stupiva e stentava a non spalancare la bocca sconvolto per le motivazioni sempre più futili della presunta crisi. A pensarci bene lui e Tsuna avevano mai avuto una crisi o qualcosa di simile? Litigate a iosa, ma crisi vere e proprie mai. Le loro litigate erano quasi sempre scaturite dall'atteggiamento troppo formale di Gokudera o dalla disattenzione di Tsuna che in casi davvero estremi faceva imbestialire Gokudera, ma di base era quasi sempre Tsuna a cominciare un litigio. E poi c'era stata quella volta in cui si era svegliato in preda al panico perché per la prima volta aveva trovato attraente un ragazzo per strada e si era sentito subito in colpa come se avesse tradito il suo amato e si era scusato ripetutamente spiegando tutta la dinamica della cosa per poi farsi dire da Tsuna tra le sue braccia “E' normale!”. Questi pensieri lo presero tanto che non ascoltò più le parole di Viper e le lacrime ancora una volta ebbero il sopravvento sulla sua forza di volontà. “Hayato?” chiese Viper asciugandogli una lacrima. “Continua, scusami, stavo pensando a Tsuna” disse Gokudera facendo sparire le lacrime. “Sono una stupida a continuare a parlarti così, perdonami” disse lei abbracciandolo. “No, no, Viper, solo una cosa” disse Gokudera prendendola per il collo della felpa “BEL TI AMA E TU LO AMI QUINDI NON FARTELO SCAPPARE!”. “D'accordo!” disse Viper annuendo. Gokudera si alzò dalla panchina e si promise di riuscire a fare qualcosa di piacevole, ma non gli veniva idea alcuna, tra l'altro andare da Akane era fuori discussione, era ancora troppo colpito da quello che aveva visto, quindi l'unica cosa che sembrava lontanamente piacevole era aprire la benedetta scatola offerta gentilmente dalla persona che lo metteva più a disagio al mondo. “Il principe è qui” esordì Bel posizionandosi come una sorta di eroe davanti l'entrata della villa. “Lo vedo” disse Gokudera annuendo e sospirando scocciato. “Sono un genio, chi non mi vedrebbe, stupido dinamitardo!” disse Bel prendendo dei coltelli tra le dita. “Ti va un po' di allenamento o hai paura che il genio ti sconfigga ancora?”. Gokudera sorrise scocciato, quella sorta di rompiscatole non era affatto cambiato negli anni, era sempre più fastidioso e non si rendeva conto di quali fossero le priorità ancora. “Genio guarda che sei così intelligente che ti stai facendo scappare dalle mani l'unica persona che tu abbia mai davvero desiderato” disse Gokudera mettendogli una mano sulla spalla. “E tu che ne sai dinamitardo idiota, perdente nato?” chiese Bel sperando di riuscire a far imbestialire Gokudera. Si divertiva sempre quando riusciva a farlo esplodere con le sue provocazioni. Gokudera, sfortunatamente per Bel, non era più così irascibile come un tempo e così si limitò semplicemente a dirgli “Viper si troverà un altro se non ti dai da fare!”. “Come ha fatto il tuo caro brunetto?” chiese Bel ridacchiando. Non sopportava che qualcuno gli ricordasse i suoi problemi. Gokudera raccolse tutta la buona volontà al mondo per non distruggerlo all'istante e poi gli disse “No, per davvero, il mio “caro brunetto” ci ha lasciati per sempre”. Bel si strinse il cuore con una mano e disse con sulle guance quelle che Gokudera avrebbe giurato essere delle lacrime. “Gokudera, ti senti molto intelligente vero? Beh allora sappi che non sono solo bravo a ferire profondamente, sono un coltello molto affilato, ma anche i coltelli si feriscono e questo coltello è pieno di graffi. I coltelli si spezzano e io ci sono molto vicino, perché i coltelli sono troppo rigidi e quando cercano di essere più morbidi si indeboliscono e poi si spezzano”. Gokudera lo guardò sconvolto, doveva amarla davvero tanto per arrivare a fargli un discorso simile. “Ci vediamo idiota!” disse Bel asciugandosi le lacrime e uscendo dalla villa. “In giardino, genio!” gli disse Gokudera per indicargli dove si trovava Viper, Bel sorrise sul ciglio della porta e lo ringraziò timidamente. Dalla finestra che dava sul giardino Gokudera li guardò mentre si baciavano, trovandoli infinitamente dolci, sebbene nessuno dei due lo fosse lontanamente. “A noi due scatola!” si disse tornando in camera e desiderando ardentemente di scoprire il contenuto. “Ma prima dovrei chiedere a G che cazzo è “il giorno del mistero”!”. Così si recò nella camera di G. Bussò alla porta timidamente e cercando di sforzare un sorriso. “Vado io!”. Gokudera poté riconoscere la voce di Giotto e subito arrossì appena, si sentiva come se avesse interrotto qualcosa. “No, Primo, restate a letto, vado io”. Sentì la voce di G, doveva decisamente essere arrivato in un momento inopportuno. “Chi è che rompe?” chiese G avvicinandosi alla porta seguito dal “G non essere così eccessivo” di Giotto. “Il tuo successore” disse Gokudera facendosi forza e con una punta di acidità. “Che vuoi?” chiese G senza aprirgli la porta. “Parlarti” disse Gokudera sbuffando. “Cosa è questo benedetto giorno del mistero?”. “Eh?”. “Alaude mi ha detto questo quando mi ha dato la scatola che gli hai detto di darmi”. Giotto guardò G confuso e G ricambiò lo sguardo poi gli balenò in mente l'oggetto di cui stava parlando così disse “Se ti ha detto così un motivo ci sarà di sicuro, comunque il giorno del mistero è il modo in cui Alaude chiama il nostro anniversario di matrimonio, ossia, oggi, quindi se non ti dispiace, gradirei che tu ci lasciassi da soli”. Gokudera si scusò e se ne andò pensando “Non poteva semplicemente dire “Aprila domani?!”.“No, ad Alaude piace fare l'enigmatico Decimo Tempesta” sentì una voce dietro di lui, una voce alquanto inquietante: Daemon Spade. “Daemon!” esordì Gokudera. “E' molto semplice Tempesta” disse Daemon leggendo il pensiero nella mente di Gokudera “Lo chiama così per tutta la vicenda di Maya”. “Ah, capisco” disse Gokudera rabbrividendo. Odiava quel potere. “Io vado ad aprire la scatola eh!”. “Certo, fai con comodo, magari dopo vengo a farti visita” disse Daemon sparendo facendo nuovamente rabbrividire il povero Gokudera. “Scatola a noi due!” disse Gokudera lanciandosi letteralmente sulla scatola che ora si trovava sul letto di Tsuna. “Questa scatola è posseduta!” pensò. Scartò il nastro rosso e sollevò lentamente il coperchio, prese in mano il contenuto impolverato e ne uscì un libro rubino luminoso con su scritto “Il manuale del perfetto braccio destro”. “E' uno scherzo vero?” si chiese Gokudera aprendo la prima pagina. “A quell'idiota del mio successore, sperando che ne sia all'altezza” lesse la prima pagina ad alta voce pensando “G, smettila di avere questa opinione così alta di me!”. Lesse l'introduzione in cui G spiegava perché aveva deciso di scrivere questo libro e i principi secondo i quali doveva essere considerato il libro guida di ogni braccio destro. “Caro Gokudera Hayato, Decimo Tempesta, sei il primo a cui do l'onore di leggere questo manoscritto così prezioso. In un certo senso si potrebbe lontanamente dire che l'ho scritto per te, ma il realtà l'ho scritto per fare in modo che non uccidessi il tuo stesso boss”. Fece una pausa e non sapendo se ridere o piangere continuò a leggere. “Sono sicuro che in qualche modo sarai un ottimo braccio destro, forse persino migliore di me”. “Wow,sono colpito!” esclamò Gokudera riprendendo la lettura. “Ecco perché ti lascio le istruzioni per non fallire nel tuo compito”. Era un mattone zeppo di informazioni. Gokudera andò all'indice e lo lesse ad alta voce con note annesse. “Il perfetto braccio destro deve: 1) Essere il migliore amico che il proprio boss abbia mai avuto 2) Essere il perfetto compagno di vita in ogni occasione 3) Essere l'amante più dolce e attento al mondo, nb: solo ed esclusivamente se c'è questa relazione e se richiesta dal proprio boss, nel caso non ci sia ma il boss lo chieda lo stesso non bisogna esitare. 4) Essere il fratello con cui condividere ogni cosa. 5) Fungere da padre e proteggere il proprio boss come un figlio. 6)Essere il maestro di vita e di ogni cosa del proprio boss, sopratutto se questo ultimo non è particolarmente ferrato in qualcosa, il perfetto braccio destro deve assicurarsi di fare il possibile per migliorare le sue capacità. 7) Essere un educatore che si occupa non solo di insegnargli le buone maniere o l'atteggiamento con gli altri boss, ma anche un formatore che si faccia valere e gli faccia capire i suoi difetti, ammesso che ne abbia, proprio come un genitore. 8) Essere un cuoco, deve saper eseguire almeno cinque ricette alla perfezione e provvedere all'alimentazione del proprio boss in modo che sia equilibrata e preoccuparsi di fargli trovare sempre il piatto a tavola e che non salti i pasti. 9) Essere un carpentiere, il perfetto braccio destro deve saper forgiare armi e fornirle al proprio boss in ogni occasione e con ogni materiale. 10) Essere un idraulico, è fondamentale saper risolvere ogni tipo di problema nella casa di un boss. 11) Meccanico-> vedi il punto sopra soprattutto se il tuo boss guida male... 12) Decoratore d'interni, i boss hanno spesso bisogno di di consigli per la propria casa, sii pronto a dare il meglio di te e niente teschi, pensa al gusto del tuo boss, non tuo. 13) Stilista, i boss hanno bisogno di consigli su come vestire soprattutto ai meeting, per evitare di recarcisi in camicia hawaiana e ciabatte, ricorda anche qui niente accessori punk. 14)Sessuologo, eh sì, caro successore, attrezzati per dare al tuo boss i migliori consigli in materia, potrebbe averne bisogno con un'eventuale fidanzata/o che sia. 15)Ginecologo, per la sua donna o il tuo boss, potrebbe essere una donna o trasformarsi in una donna... esiste un proiettile per cambiare sesso nella nostra famiglia... tienilo a mente. 16) Psicologo, un buon braccio destro è sempre pronto ad ascoltare il proprio boss 17)Veterinario, il boss non è capace di solito di badare anche al proprio animale domestico, quindi devi SEMPRE pensarci tu 18) Psichiatra, il perfetto braccio destro deve sapere quando è il momento di fermare il boss prima che impazzisca 19) Terapeuta, non dimenticare che potrebbe avere seriamente bisogno di del tempo per stare con se stesso, aiutalo a capire i suoi problemi 20) Audace, dote fondamentale per un braccio destro 21) Organizzato, devi essere meglio di un organizer di ultima generazione, l'agenda perfetta. 22) Buon padre, i figli del boss devono essere i tuoi secondi figli e li devi trattare come se non meglio del boss. 23) Molto pulito, il perfetto braccio destro è sempre in forma smagliante e odora di colonia, non di polvere da sparo, quindi levati quell'odore di bruciato 24) Simpatico e anche abbastanza piacevole nella conversazione... vedi di migliorare! 25) Atletico, deve essere capace di saltare da una parte all'altra del mondo per il proprio boss e dico sul serio, potrebbe capitarti di dover saltare da una finestra tenendolo in braccio. 26) Affettuoso, deve essere sempre dolce nei confronti del boss, ma mai troppo, a meno che non sia il boss a volerlo. 27) Attento, il perfetto braccio destro è attento a ogni singola esigenza del proprio boss e non manca mai di esaudire un suo desiderio. 28) Cavaliere, ha il “savoir faire” di un perfetto cavaliere medievale, ma non risulta mai all'antica. 29) Intelligente, ha un alto QI e riesce facilmente a trovare strategie per il proprio boss, un punto per te Hayato. 30) Fantasioso 31) Creativo 32) Dolce 33) Forte 34) Comprensivo 35) Tollerante, fin quando non sono troppo vicini al boss 36) Prudente 37) Ambizioso 38) Capace 39) Coraggioso 40) Deciso 41) Affidabile 42) Rispettoso 43) Appassionato 44) Complimentoso 45) Uno che ama far compere 46) Uno che non fa problemi 47) Molto ricco 48) Non un peso 49) Uno che non guarda le altre né gli altri , esatto caro il mio successore, la vita da braccio destro implica una totale devozione al proprio boss, quindi se hai altre intenzioni faresti bene a rinunciare. Occhi solo per il boss! 50) Non essere geloso,ma nemmeno disinteressato, essere sempre presente, ma lasciare al boss la propria privacy e i propri spazi 51) Andar d'accordo con la sua famiglia ,ma non dedicare più tempo che al boss, andare d'accordo non implica per forza averci un buon rapporto, ma solo evitare che esploda per causa tua 52) Dargli il suo spazio ,ma mostrarsi preoccupato per dove va e seguirlo sempre come un perfetto agente segreto, ma senza dare nell'occhio 53) Non dimenticare le date di: Anniversari (nozze, fidanzamento, primo incontro...), laurea, onomastico, soprattutto compleanno, MAI DIMENTICARE IL COMPLEANNO DEL BOSS! Purtroppo anche osservare perfettamente queste istruzioni non vi dà la garanzia al 100% della sua felicità, perché potrebbe sentirsi sommerso da una vita di soffocante perfezione e fuggire con il primo "alcolista, ladro, spacciatore, stupratore" che incontra. 54)Essere se stesso cercando di non fare un disastro in realtà è quasi sufficiente... 55)Oh, bisogna saper cucire, il boss potrebbe aver bisogno di vestiti istantanei vedi “Proiettile dell'ultimo desiderio”. 56)Gambatté Gokudera!” “OH MADRE!” esclamò Gokudera finita la lettura dell'indice. “Essere il perfetto braccio destro è un misto tra l'essere il fidanzato perfetto, la moglie dei sogni e un cazzo di robot tutto fare!”. “Oh quindi si trattava di questo” dissero Alaude e Daemon in coro alle spalle di Gokudera facendolo sobbalzare. “EEEEH??? MA VOI QUANDO CAZZO SIETE ENTRATI?” chiese Gokudera chiudendo di botto il manuale. “Quando hai iniziato a leggere, eravamo davvero curiosi di sapere a che cosa avesse lavorato G tanto attentamente per tanti anni” disse Daemon avvicinandosi all'orecchio di Gokudera. “Sì, tutto molto bello, ma che importanza ha più? Il mio boss se ne è andato per sempre e se G pensa che diventerò il braccio destro di qualcun altro si sbaglia di grosso” disse Gokudera con una punta di rabbia molto accentuata. “Te l'ho dato perché sono sicuro che Tsuna sia vivo” disse Alaude accennando un sorriso. “Davvero?” chiese Gokudera con un bagliore di speranza negli occhi. “Sì” rispose Daemon accarezzandogli appena la testa, “riesco a sentire ancora i suoi pensieri”. Gokudera e Alaude si scambiarono un'occhiata perplessa. “Non senti anche quelli di Giotto e G e Alaude e tutti gli altri morti o vivi che siano?” chiese Gokudera confuso. “Ah, già giusto, però penso che sia vivo” disse Daemon. “A cosa sta pensando?” chiese Gokudera sorridendo. “A te” rispose Daemon, “vuole tornare a casa”. “E' prigioniero nelle segrete di un castello e gli manchi e” Daemon si concentrò “e non riesco a capire bene di che cazzo sta parlando ma sta implorando che qualcuno lo venga a salvare, che tu lo venga a salvare, anzi non tu perché tu non sei la persona adatta e fa freddo e ha fame e TSUNA SAI PENSARE A UNA COSA ALLA VOLTA?” disse Daemon cadendo all'indietro tra le braccia di Alaude esausto per lo sforzo. “Perdonaci Decimo Tempesta, ma noi dobbiamo andare, Daemon ha raggiunto il limite dello sforzo”. “No, vi prego, datemi spiegazioni, non potete lasciarmi così!”. “In un altro momento Decimo Tempesta” disse Alaude uscendo dalla camera di Tsuna e lasciando Gokudera nella confusione e agitazione più totale. “E' davvero vivo?” si chiese Gokudera guardando i due uscire e per la prima volta l'inquietante Spade gli sembrò un innocente agnellino. “Ognuno di noi per quanto sembri forte ha un lato debole!” pensò.

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Capitolo 10
*** Un bagliore di speranza nel buio che avanza ***


“Tutti hanno un punto debole” questo pensiero accolse il risveglio di Gokudera che in preda a mille emozioni aveva deciso di abbandonarsi al sonno per staccare definitivamente la spina, ma subito fu sopraffatto da un profondo senso di colpa. “L'ho ucciso io, non sono stato capace di proteggerlo” pensò. “Calma, calma” si ripeté mentalmente massaggiandosi le tempie. Era entrato da poco in un'ottica più umana e meno tendente all'autodistruzione, quindi la sua mente doveva ancora abituarsi a non rimettere in pratica il vecchio meccanismo. “Quindi Tsuna è vivo!” si ripetè Gokudera quasi come se ogni secondo che la sua mente sottolineava quel pensiero questo era più vicino alla realtà. Era felice e ci credeva, qualche goccia si fece strada sulle guance e Gokudera non sapeva se fossero lacrime di gioia o di dolore. Era difficile, si era quasi abituato all'idea di non rivederlo mai più e proprio in quel momento quando aveva perso ogni speranza e si era quasi del tutto rassegnato una luce sacra gli aveva ridato le speranze sconvolgendolo ancora una volta e sorprendendolo al pensiero di poterlo riabbracciare. E no, non se li concedeva proprio neanche lontanamente quei pochi secondi di felicità che subito si faceva assalire dal senso di colpa. “Sono stato davvero imperdonabile” pensò. Era combattuto una parte di lui si sarebbe sottoposto alle peggiori torture e quella giovane parte di lui che da poco aveva conosciuto e accettato lo spingeva a un forte amore verso se stesso e a perdonargli il fatto che in fondo non era un alieno, non era perfetto e soprattutto poteva sbagliare anche lui. Non lo avrebbe mai riconosciuto, davanti a nessuno, nemmeno Tsuna, perché era troppo orgoglioso, ma ammirava terribilmente G e si sentiva inferiore, ma infondo il senso di inferiorità lo aveva tormentato da sempre, sin dai primi giorni. Da quando aveva ricordi Gokudera poteva ancora vedere lo scenario di Bianchi stretta a quella che lui aveva chiamato “mamma” per molto tempo senza sapere la verità. Ricordava come Bianchi ricevesse ogni attenzione, mentre lui doveva solo e sempre supplicare per ricevere un minimo di considerazione. Ricordava le poesie e le melodie che aveva scritto più volte per quella donna che non lo degnava di uno sguardo e di come quella stessa donna si complimentasse come se le fosse tutto dovuto mentre se Bianchi avesse anche solo respirato sarebbe stata ricoperta di affetto. Già lì era nato in lui un profondo e sempre più radicato senso di inferiorità e inadeguatezza e vedeva nel piano il suo modo per riscattarsi. Ma non era solo la signora Gokudera a provocare tutto ciò, il colpevole numero uno era il signor Gokudera, un uomo completamente inesistente e costantemente assente. Ricordava quello sguardo di ghiaccio che era caratteristico di suo padre e quell'espressione austera che sembrava comandarti “Fai come dico io”. In effetti sua madre doveva essere proprio ceca perché suo padre era un bellissimo uomo, ma in quanto a carattere era tutto molto discutibile. Lo vedeva con gli occhi dell'amore probabilmente perché qualche volta le aveva sentito dire frasi tipo “Sei proprio dolce, come tuo padre” e spesso Hayato si era domandato dove mai la sua “insegnante di piano” avesse visto dolcezza. Che dietro quella corazza di ferro si nascondesse un cuore tenero? Del resto non era anche lui così? Per quanto potesse essere un cuore tenero la morte di sua madre non lo aveva aiutato affatto, anzi probabilmente aveva reso il suo cuore di pietra e la fuga del figlio, unico ricordo tangibile di quell'amore lo aveva probabilmente distrutto. Ma Gokudera non lo perdonava, non lo avrebbe mai perdonato per averlo fatto sentire un errore e soprattutto per essere stato così indifferente alla sua fuga e non essersi mai più preoccupato di lui. Hayato aveva bisogno di una figura paterna e non lo avrebbe mai ammesso, ma Shamal era la persona che gli provocava di più questo senso di inferiorità, non per niente lo imitava in ogni aspetto e Hayato non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma Shamal era stato suo padre. Si era occupato di lui di tanto in tanto, quando non era troppo impegnato a perdere tempo dietro le minorenni. Ubriaco più volte gli aveva detto di amarlo come un figlio, il figlio che non aveva mai avuto perché l'unica donna che avesse mai amato davvero lo aveva rifiutato. Hayato si chiese più volte di che andasse blaterando quel dottore svitato, ma infondo sentiva che era l'unica persona che potesse chiamare “famiglia”. E poi Shamal era sparito, così all'improvviso. Tutti lo abbandonavano ed era convinto che non potesse essere altrimenti. Fu un caso, ma in quello stato di shock emotivo per l'ennesimo abbandono nella sua vita decise di prostrarsi ai piedi di chiunque gli offrisse un minimo di ospitalità, con le dovute precauzioni ovviamente dato che non c'era troppo da fidarsi e bisognava essere sempre pronti a combattere e a difendersi. Così la famiglia “Tamburro” lo prese sotto la propria ala, dandogli un nome alternativo “Komui”, mentre lui si presentò come l'orfanello abbandonato Alfredo. Il boss della famiglia “Tamburro” non era facilmente impressionabile, ma quando vide l'abilità di Hayato lo prese con sé e spesso gli assegnò i lavori più sporchi. Così si era macchiato la coscienza con i suoi primi omicidi a soli 12 anni, in cambio dei quali aveva potuto andare avanti e guadagnarsi dei soldi. Lo ricordava come un periodo buio però anche pieno di soddisfazioni perché aveva superato se stesso e i propri limiti e finalmente non si sentiva più molto inferiore anzi aveva acquisito una certa autostima non che fama di essere pericoloso e si sentiva davvero finalmente qualcuno da temere e non una foglia tremolante sbattuta in ogni dove dal vento una volta caduta dal punto più in alto dell'albero più grande e maestoso. Finalmente Shamal riapparve esattamente un anno dopo e lo reclamò come suo figlio. Fu difficile riottenerlo, ma alla fine ci riuscì e si scusò anche più volte. Hayato non poteva dimenticare quanta soddisfazione aveva provato quel giorno in cui si era assegnato da solo il soprannome “Smoking bomb” e quando aveva iniziato a fumare si sentiva un vero duro e uno con cui era meglio non scherzare e magari anche forte e spaventoso, ma dentro di sé sentiva ancora un forte senso di inferiorità e inadeguatezza non che di debolezza. E poi quel maledetto giorno, quel giorno che gli rese imperdonabile l'essere nato. Era in un parco giochi a fumare quando improvvisamente si trovò davanti suo padre. Lo evitò in ogni modo, ma lui gli andò vicino sorridendo appena e prendendolo sotto braccio gli disse “Allora sei vivo”. “Così pare”. Camminarono per un po' di tempo fianco a fianco, sottobraccio, perché suo padre continuava ad insistere e a impedire che la situazione fosse diversa. “Sai Hayato, ho fatto moltissimi errori nella mia vita” iniziò il signor Gokudera con uno sguardo spento. Hayato lo fissava impassibile, o almeno cercando di dare questa impressione. “Ma il mio errore più grande sei tu!” pronunciò queste parole con uno sguardo spaventoso al limite della sanità mentale. Hayato ebbe appena il tempo di registrare queste dure parole e di sentire il proprio cuore frantumarsi per l'ennesima volta che senza poter nemmeno reagire si sentì sollevare e come se fosse un vero e proprio vuoto si ritrovò in acqua. Non sapeva nuotare, non aveva mai imparato, gli toccò impararlo sul momento, solo per salvarsi la vita, quell'uomo dopo averlo tanto fatto soffrire era arrivato a buttarlo giù da un ponte, era arrivato a volerlo uccidere. Era sotto shock, non sapeva come fare, cercava solo di agitare le braccia per salvarsi, ma l'impatto era stato devastante. Sentì l'acqua alla gola, il corpo pesante e il respiro mancargli. “Finalmente è finita” pensò, ma in quell'attimo gli venne una paura matta che lo spinse a reagire soprattutto al pensiero che non desiderava affatto morire, anzi voleva vivere, vivere ed essere felice, felice come non lo era mai stato. Quando esausto raggiunse la riva, tossendo e realizzando di non essere affogato si sentì forte, ma distrutto. Si sdraiò a pancia in su prendendo dei forti respiri e pian piano il battito tornò regolare e la paura passò. Come un pulcino bagnato si rannicchiò in se stesso, faceva molto freddo, era anche inverno, quello era un tentato omicidio a tutti gli effetti. Gli ci volle qualche minuto per poter ripensare all'accaduto: suo padre si era guardato intorno e notando che non c'era nessuno aveva tentato di farlo morire, aveva tentato di cancellare per sempre il suo errore più grande. Sentì una morsa al cuore e le lacrime scendergli per tutto il viso. Era solo uno stupido errore! Suo padre aveva solo perso la ragione ed era disperato a tal punto da essere arrivato ad azioni così estreme, ma questo non gli perdonava ciò che aveva fatto e di certo aveva segnato una rottura eterna. Aspettò qualche minuto e quando si sentì capace di rialzarsi si incamminò verso l'appartamento dove viveva con Shamal, quando si degnava di esserci. Durante il tragitto barcollò e cadde senza essere capace di rialzarsi e sarebbe morto assiderato se un'anziana signora non si fosse presa cura di lui. Infondo c'era sempre qualcuno che si sarebbe preso cura di lui, forse perché sua madre lo proteggeva. Sì, ne era profondamente convinto! Si ricordava benissimo come avesse raccontato solo a una persona di questo episodio e questa persona era Tsuna. Non era sua intenzione farlo, ma quando Gokudera cercò di insegnargli a nuotare per bene stavolta e Tsuna pronunciò la frase “Sto affogando” ebbe una sorta di blackout e sputò tutto con le lacrime agli occhi “Voi non sapete cosa significa stare per affogare, Juudaime”. Tsuna lo aveva abbracciato di istinto e consolato. Nonostante la situazione quello era stato un bel momento. La donna che si era presa cura di lui lo protesse per ancora molti mesi a seguire e gli raccontò delle splendide storie. La donna si chiamava Maria, era italiana, ma conosceva il giapponese e lo aveva soprannominato “Mineko”. Hayato si era chiesto più volte il perché non avendo ancora una conoscenza così approfondita del giapponese, così un giorno chiese spiegazioni e Maria gli disse che significava “gatto smarrito” e che lui era il suo gattino smarrito di cui prendersi cura, ma allo stesso tempo indipendente e forte, per questo gli aveva dato questo soprannome. Lo tenne stretto al cuore soprattutto nel pensiero che qualcuno nonostante tutto potesse volere bene a questo gattino smarrito. Il giorno del suo compleanno Maria morì, era molto vecchia e malata. Gokudera si sentì completamente abbandonato, ma come sempre in questi casi Shamal riapparve e stavolta con grandi notizie. “Alla buon ora, mentre non c'eri ho rischiato la vita più volte!”. “Non è colpa mia se ancora non sai badare a te stesso”. “IO SO BADARE A ME STESSO, SONO SOLO CIRCONDATO DA PERSONE CHE NON MI VOGLIONO FACILITARE LA COSA!”. Pronunciò queste parole con le lacrime agli occhi e Shamal capì all'istante che era successo qualcosa. Divenne serio ed era sul punto di abbracciarlo quando Gokudera gli disse “Mio padre ha tentato di uccidermi”. Shamal lo guardò con un espressione rabbiosa, ma fece un sospiro e mostrando indifferenza sospirò “Ah, lo avevo detto a tua madre che non faceva per lei”. “Aspetta, tu conoscevi mia madre?” chiese Gokudera sconvolto. “Eh già” disse Shamal facendo l'occhiolino come se volesse intendere qualcosa di non molto puro. “Come pensi che sia arrivato a te, marmocchio?”. Tutto pian piano si scioglieva! “Perché non me lo hai mai detto?”. “Pensavo lo avessi capito”. “Sei un idiota!Come hai potuto non dirmelo?!”. “Inutile che ti scaldi tanto, se non la smetti non ti do la grande notizia”. “Avanti spara”. Iniziò a cercare ovunque qualcosa nelle tasche di ogni indumento che aveva indosso fino a quando non esclamò “TROVATA!”. Prese una foto un po' stropicciata e ingiallita e iniziò “Questo è il successore della famiglia Vongola, Decimo Boss Sawada Tsunayoshi”. Gokudera prese la foto e iniziò a fissare intensamente il ragazzo immortalato. Sentì una strana sensazione sconosciuta in petto, una sorta di calore e di tranquillità che andava sempre più ad amplificarsi per ogni sguardo a quegli amorevoli occhi nocciola e a quel sorriso tanto genuino. Era stato amore a prima vista? Non proprio! Era felice, ma alzò lo sguardo e mostrando fastidio disse “E che dovrei farci?”. “Stupido Hayato, questo è il momento che stavi aspettando da tutta la vita, la chiave per la felicità o giù di lì, l'occasione di riscattarti una volta e per tutte. Sai quanto è importante la famiglia Vongola no? Pensa un po' cercano giovani mafiosi per formare la decima generazione. Perché non ci pensi?”. Hayato si illuminò e si spense nell'arco di 5 secondi. “Perché mai dovrebbero prendere uno come me?”. “Perché il futuro boss non ha idea di ciò che lo attende, se sarai un minimo decente nei suoi confronti si appoggerà a te spaventato dalla situazione e sarai membro della famiglia in un batter d'occhio. Tu sarai il suo punto di riferimento, lo proteggerai e gli mostrerai la strada dato che sei già un mafioso no?”. Gokudera accennò un sorriso e ripensò a tutte le famiglie mafiose dalle quali era stato così brutalmente rifiutato. Il suo riscatto! “Okay, accetto, a un patto però, tu vieni con me”. “In Giappone? Con piacere, ci sono delle ragazze davvero carine lì”. “Non sai pensare ad altro!”. “Sei tu che non ci pensi mai!”. Arrossì e focalizzò quel viso angelico pensando “Povero ragazzo, ignaro di tutto”. E così erano giunti in Giappone e ambientarsi non era stato poi così difficile. Non aveva affatto cattive intenzioni, anzi voleva soltanto fare colpo e per davvero sul giovane futuro boss, ma mentre era bloccato a lavorare al kombini dove aveva iniziato a guadagnarsi da vivere un fedora nero con una marcata striscia arancione si era posizionato sulla sua strada e aveva scombinato tutte le carte in tavola facendo saltare i suoi piani. “Gokudera Hayato, ti sono chiari gli accordi?”. “Aspetta, io non ho mai voluto essere un boss, solo far parte di una famiglia!”. “Se vuoi fare parte della famiglia Vongola devi eliminare il futuro boss”. Quelle parole furono l'ennesima lama, ma infondo perché no, aveva già ucciso altra gente anche molto più complicata da uccidere e poi dopo questo ennesimo peccato avrebbe fatto parte di una famiglia. Era un pensiero anche troppo egoista per lui, ma si era convinto che doveva solo cercare di sopravvivere, tanto chiunque lo avrebbe abbandonato ancora, ma almeno avrebbe avuto una posizione che gli permetteva una vita più facile. Come Reborn scomparve Gokudera iniziò a piangere lacrime amare. Immaginò il corpo di quel ragazzo angelico e puro ridotto in brandelli dalle sue sporche mani e non poté non pensare di essere un essere immondo. Si chiese perché doveva essere tutto così incredibilmente difficile e ingiusto. Voleva essere amico di quell'angelo, voleva proteggerlo non ucciderlo. E così era avvenuto il loro primo incontro. Gokudera non passava di certo inosservato e non solo per gli urletti delle ragazzine che si emozionarono vedendolo per la prima volta, ma soprattutto per come era vestito e quanto fosse insolito in un contesto simile. Quando lo vide il suo cuore sussultò e sentì una fortissima rabbia per se stesso, tanto che essendo diviso tra il desiderio di non piegarsi a un ordine e quello di realizzare il desiderio di una vita si accanì contro di lui facendolo cadere dalla sedia e continuò a fissarlo male per tutto il tempo finché non lo trascinò dietro il cortile della scuola e tentò la follia di ucciderlo. Si sentiva un perfetto idiota a minacciare quel ragazzino invidioso e a un certo punto senza nemmeno rendersene conto si trovò circondato dalla sua stessa dinamite,forse per punirsi inconsciamente e mentre aspettava la sua ultima ora sentì uno sparo e subito dopo vide il ragazzo con indosso solo i boxer e una potente fiamma arancione sulla fronte. Ebbe un sussulto e sentì il cuore già agitato letteralmente esplodergli nel petto. Si aspettava il colpo finale, invece con sua grande sorpresa vide il ragazzo spegnere velocemente tutta la dinamite e salvargli la vita. Sarebbe morto se non fosse stato per lui. Gli si buttò ai piedi cadendo in ginocchio commosso e colpito e fu sincero con i suoi sentimenti. Gli spiegò la situazione per filo e per segno scusandosi di tutto e sentendo tanti nuovi sentimenti contrastanti pervaderlo. Gokudera riteneva che non fosse possibile né tanto meno sensato perdonare e addirittura diventare amico di qualcuno che aveva cercato di ucciderti, ma Tsuna gli mostrò come questo fosse possibile sebbene fosse costantemente terrorizzato da lui. Cercò di rimediare al terribile errore per tutto il tempo, per non dire per tutta la vita e decise che una persona così non doveva farsela scappare per nessun motivo al mondo. La sua ammirazione nei suoi confronti non era infondata o solo dovuta a quell'episodio e alle capacità straordinarie che aveva visto, come anche lui aveva affermato nello scontro con Shitopi, Juudaime era molto di più. La bellezza, la grandiosità del suo boss era del tutto dovuta alla sua meravigliosa natura buona e forte. Tsuna non si buttava mai giù nonostante potesse sembrare diversamente, l'unica volta che lo aveva visto piangere era stato a causa sua, per il suo star rischiando la vita. Tsuna anche se non aveva niente era sempre pronto a mettere gli altri prima di se stesso e a farsi forza per regalare uno di quegli splendidi sorrisi. Gokudera aveva avuto l'onore di ricevere i più luminosi e più profondi. Tsuna era semplicemente meraviglioso, era tutto quello che Hayato non era mai stato e desiderava essere, era la sua salvezza, il suo splendido angelo. Col tempo la sua ammirazione già contaminata da un altro sentimento lasciò sempre più spazio a quel sentimento proibito che andava celato e nascosto fino alla fine dei suoi giorni o almeno finché non sarebbe esploso. E con Tsuna era cambiato tutto: era molto cresciuto, era molto migliorato, aveva imparato tante cose, ma aveva anche sviluppato un complesso di inferiorità molto forte, perché mai nessuno, come Tsuna, lo aveva fatto sentire tanto ignobile a confronto. Lo amava così tanto da cercare di rimanere al passo e dimostrarsi sempre il migliore ai suoi occhi perché non desiderava altro di avere quegli occhi solo per lui, ma ogni singolo sforzo lo faceva sentire sempre meno all'altezza, soprattutto se si metteva a confronto con gli altri guardiani. Dopo Lambo era in assoluto il più debole! “E' solo colpa mia!” si ripeté di nuovo e ancora lottò con i sentimenti contrastanti. Infondo come era accaduto? Era solo tornato da quella terribile missione che gli era costata la perdita di qualcuno molto caro e non aveva avuto neanche un secondo per riabbracciarlo che già Tsuna era sparito dietro il grande portone lasciandolo nella disperazione per un qualcosa di davvero importante di cui Gokudera non aveva idea. Reborn non aveva dato spiegazioni ed era quasi inesistente in quel periodo, non importava quante lacrime Gokudera versasse supplicandogli una risposta, Reborn era impassibile. “Vorrei tanto sapere dove si trova, se sta bene, se è ferito, se...” Gokudera pensò ma si interruppe guardando l'orario. “E' tempo di risposte” disse a gran voce. “Speriamo che quell'idiota di Mukuro si ricordi”.Pronunciò queste parole e sparì dietro alla porta della sua camera.

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Capitolo 11
*** Tempo di risposte ***


Si precipitò in biblioteca e tirò un sospiro di sollievo quando vide che non aveva sgarrato l'orario e si sentì davvero sollevato quando trovò Mukuro ad aspettarlo. “Menomale che non dovevo fare tardi” esordì Mukuro accennando un sorriso. “Perdonami, ero impegnato” disse Gokudera leggermente imbarazzato. “Sì, impegnato a fare cosa?” chiese Mukuro con una buona dose di malizia nel tono della voce. “Niente di che” ribatté Gokudera arrossendo per l'interpretazione data alle parole di Mukuro. “Facciamo finta che ti stavi perdendo in dolci pensieri, ma tanto lo so l'astinenza è una brutta bestia”. “Ancora con questa storia? Che diamine centra?! Piuttosto mi stavo perdendo nei miei pensieri, ma non erano poi così dolci” spiegò Gokudera con tono infastidito. “Allora che dobbiamo fare?”. “Vieni con me e non fare domande”. Gokudera riprese il libro proibito tra le mani e iniziò a sfogliarlo attentamente. Quando giunse al capitolo “La rottura e la scomparsa di Sakura”chiamò sommessamente la protagonista. “Sakura-sama, ho fatto come avevate chiesto e sono qui con una persona di cui mi fido ciecamente”. Pronunciò quelle parole con un atteggiamento quasi sacrale interrotto dalle parole di un Mukuro particolarmente euforico “Wow Hayato, sono colpito di quanta fiducia riponi in me”. “Ssh!” lo zittì all'istante. “Bentornato viandante e do il benvenuto anche a questa persona tanto importante”disse Sakura manifestandosi in tutta la sua bellezza. “Altri fantasmi che figata e ci parleremo per tutto il tempo e guarda Hayato,se provo a toccarla la mano va dall'altro lato, non come con Giotto o gli altri” disse Mukuro che si sentiva come Lambo in un negozio di caramelle al pensiero di poter interagire con dei fantasmi. “Un minimo di contegno, Mukuro!” lo rimproverò Gokudera. “Beh, viandante la vostra scelta è commentabile” disse Sakura sospirando e placando Mukuro dallo sperimentare l'ebbrezza di attraversarle l'addome di continuo. Era sul punto di ritirarsi e tornare nel libro, ma qualcosa negli occhi di Mukuro le ispirò fiducia. “Kufufu, perché mai sono qui?” chiese. “Sono desolato” si scusò Gokudera. Sakura accennò un sorriso e disse “Non temete giovane viandante avete scelto in modo ottimale”. Gokudera sorrrise profondamente tappando la bocca di Mukuro pronto di nuovo a chiedere “Ma io che ci faccio qui?”. “Sakura-sama, sarebbe mio infinito piacere se mi raccontaste la vostra storia” disse Gokudera inchinandosi. “Giovane viandante” iniziò Sakura sospirando “ho perso molti anni fa le parole per raccontare della mia storia, per questo la mia storia può essere solo vissuta attraverso una tecnica vi farò vedere esattamente come sono andate le cose e il vostro amico qui presente dovrà svegliarvi dall'ipnosi seguendo ogni singolo passaggio dettato. Posso procedere?”. Gokudera e Mukuro annuirono anche se il cuore di Gokudera stava letteralmente per evadere dalla cassa toracica per la paura del solo pensiero di essere ipnotizzato. “Mukuro, non fare scherzi!”. “Hey, non potrei vivere sereno se uccidessi il mio migliore amico” rispose Mukuro mostrandogli un sorriso confortante. Pronunciate queste parole Sakura fece stendere Gokudera e gli mise le mani attorno alle tempie in quell'istante gli occhi di Gokudera si chiusero di botto catapultandolo in un bosco fitto. “Ora nella vita e dopo nella morte, giuro di amarti solennemente Sakura Mare”. Gokudera assistette alla scena come un perfetto spettatore di un film. Le immagini scorrevano veloci davanti ai suoi occhi. Quella tenera dichiarazione fece subito volare il suo pensiero a Tsuna, ma pochi secondi dopo concentrarsi su qualunque altro pensiero divenne impossibile. Lo splendido tempio in cui la giovane coppia si stava scambiando un bacio per rinnovare le promesse del matrimonio fu distrutto da un qualcosa che ricordava vagamente l'x-burner di Tsuna e i due si trovarono a terra. Il giovane sacerdote Luciano si alzò all'istante parandosi davanti la giovane moglie e il combattimento tra le fiamme del cielo e le arti sacre dell'uomo iniziò senza freno. I cerchi di energia che partivano dalle mani di Luciano colpirono un punto lontano e all'istante un uomo con i capelli verdastri apparve leggermente sporco di sangue sulle mani e si materializzò come se fosse sempre stato lì. “E' finita Luciano, solo io posso dare a Sakura ciò che davvero desidera, cioè un figlio, ma la sua morte può darmi ciò che davvero desidero e cioè il posto che mi spetta” parlò l'uomo avvicinandosi lentamente con un sorriso malvagio sulle labbra. “Ciò che mia moglie desidera davvero non è un figlio, ma una vita prosperosa e felice e quella gliela posso garantire solo io”. A quelle parole l'uomo misterioso scagliò delle altre fiamme dalle quali il sacerdote si difese abilmente. “NO AFFATTO, UNO STERILE COME TE NON LE DARA' MAI LA FELICITA' E L'UNICO MODO IN CUI PUO' ESSERE FELICE QUESTA DONNA E' CON LA MORTE” disse l'uomo urlando e continuando a scagliare le fiamme in ogni dove. Sakura si rialzò da terra iniziando a combattere contro l'uomo utilizzando le proprie lance di energia. “Non ci avrai mai, siamo due contro uno” disse Luciano rincuorato delle azioni della moglie. Gokudera continuava a guardare tutto incapace di fare qualsiasi altra cosa. Il combattimento continuò per moltissimo tempo fino a quando l'uomo disse “Facciamolo alla vecchia maniera!” e prendendo un proiettile lo ricoprì con la fiamma del cielo più pura e potente. Mise il proiettile nella rivoltella e sparò un colpo secco puntando dritto al cuore di Sakura. Sakura non si rese conto dell'accaduto impegnata ad affrontare una fiamma potentissima e un attimo dopo vide suo marito buttarsi davanti a lei e prendere in pieno il proiettile. “Così mi rendi il lavoro più lungo” sbuffò l'uomo. Sakura si lanciò ad abbracciare l'uomo che aveva tanto amato e piangendo lacrime amare lo salutò per sempre con un ultimo bacio e una dichiarazione di amore sincero, scusandosi per tutto. Cercò di rialzarsi pronta a raggiungerlo facendosi colpire da qualsiasi cosa purché le provocasse la morte e l'uomo era pronto a spararle nel petto quando gli occhi azzurri di Sakura tremanti e ricoperti di lacrime gli ricordarono quelli di Yui, di cui era sempre stato innamorato e ogni intenzione di ucciderla abbandonò il suo corpo riluttante e cadde inerme a terra guardandola con un desiderio malato negli occhi. Gokudera guardò la scena inorridito e con le lacrime agli occhi e pianse così forte che anche il suo corpo sorvegliato da Mukuro e Sakura stessa iniziò a tremare rigandogli il viso di lacrime. Non era solo la situazione in sé a provocargli tanto dolore,ma lo erano soprattutto i ricordi legati a ciò che aveva visto. Qualcuno di molto importante aveva fatto lo stesso con lui, lo aveva difeso e salvato da morte certa assicurando la propria e Gokudera aveva stretto quel corpo insanguinato sporcando ogni centimetro della sua suit e per la prima volta aveva rivelato quanto amasse quel qualcuno correndo via e abbandonando quel qualcuno per salvarsi guardandolo nella più totale disperazione mentre abbassava il capo e accoglieva la morte per sempre. Quel qualcuno che lo torturava e faceva esasperare, ma lo amava in un modo che nessun altro sapeva fare ed era sempre pronto a difenderlo. Lo aveva fatto solo per Tsuna, non poteva abbandonarlo, non poteva rischiare la morte e quel qualcuno lo sapeva, i suoi occhi gli comunicarono “Ti amo” pochi istanti prima di chiudersi per sempre e Gokudera rispose “Anche io e lo farò sempre” e si promise di essere forte e di limitare il numero di lacrime concesse anche se meritava che tutte le lacrime al mondo venissero piante. Si sarebbe beccato volentieri mille e più proiettili dritto nel cuore se questo avesse fatto tornare quel qualcuno, se questo gli avesse ridato indietro il suo amato Juudaime. Le persone che aveva più amato al mondo erano morte! Quello che vide dopo lo sconvolse maggiormente, nonostante sapesse già la storia. L'uomo rivelò la sua identità con un semplice “Sono lo zio” e baciò la nipote tremante e disperata che cercava di liberarsi. Non si limitò solo a un bacio, ma sciolse il kimono della giovane e la violentò senza ritegno. Gokudera ebbe un sussulto sentendo le urla disperate della donna violentata affianco al marito ucciso dal suo stesso violentatore. Fu mandato con una sorta di avanti veloce fino al terribile giorno in cui la piccola creatura generata da quell'atto malato venne al mondo e vide come senza nemmeno il tempo di stringere la sua bambina Sakura fu abbandonata nei boschi vicino a quel tempio ormai distrutto mentre lo zio accennando un sorriso fiero si allontanava tenendo in braccio la sua colpa più grande. “Tu mi darai potere, mia piccola Mao”. Gokudera guardò stupito e con ammirazione Sakura rialzarsi,farsi forza e incamminarsi verso il bosco con un sorriso accennato sulle labbra. Fu di nuovo catapultato nel futuro e vide la ormai anziana Sakura con gli occhi spenti, ma un grande energia essere diventata una grandiosa combattente e allenare delle giovani ragazze, anzi delle bambine. “Ci siamo” disse Sakura prendendo la mano di Mukuro nella propria. “Adesso fai come faccio io. Questo procedimento lo può eseguire soltanto una persona in vita”. Mukuro annuì mentre Sakura guidava la sua mano a disegnare dei cerchi concentrici sopra il volto di Gokudera. “Adesso dici la frase “Fine della trasmissione””. Mukuro eseguì. “Era solo un'illusione”. “Ah questo è il mio campo. Era solo un'illusione”. “Torna!”. “Torna!”. Pronunciate queste parole il corpo di Gokudera tremò e i suoi occhi si spalancarono in preda a capogiri molto forti. Mukuro lo sorresse e Sakura sparì nel libro dicendo “Pochi minuti e starà bene”. Gokudera abbracciò Mukuro singhiozzando e tossendo. “Hayato, cosa è successo? Cosa hai visto?” chiese Mukuro preoccupato. Gokudera continuò a tossire e singhiozzare sentendo una forte sensazione di nausea e capogiro. Mukuro guardò dritto nei suoi occhi allucinati e gli diede due sberle per tentare di farlo riprendere. Fortunatamente funzionò. “N-Non riesco a p-” si interruppe in preda ai conati di vomito che soppresse con non poca difficoltà. “E' okay” rispose Mukuro aiutandolo ad alzarsi e accompagnandolo in camera sorreggendolo per un braccio. Lo aiutò a sdraiarsi sul letto e chiese più volte se potesse lasciarlo da solo e solo quando Gokudera sembrò riprendersi Mukuro lo lasciò con la sua solitudine. “Uri” un solo nome soffocato e sussurrato tra le labbra secche di Gokudera e un fiume di lacrime che ne venne dopo. “Non posso mantenere la promessa che ti ho fatto. E' giunto il momento che io pianga le lacrime che meriti”. Pensò a quel maledetto giorno in cui gli era stato portato per sempre via il suo amatissimo gatto, la peste che aveva sconvolto la sua vita, il suo amore più puro. Con il cuore in mano ripensò a tutti i momenti insieme come in un veloce scorrimento di immagini e sorrise al pensiero di quanto bene si erano voluti e di tutto quello che lei era stata nonostante tutte le problematiche del loro rapporto. Gokudera e Uri si amavano come nessun altro, come quel rapporto unico che solo un gatto è capace di instaurare, quel rapporto di amicizia paragonabile a niente, che li faceva amare come se fossero genitori, figli, amici e quanto altro l'uno dell'altro. Un bene così puro che perderlo non significava solo soffrire, ma anche ritrovarsi persi in un mondo in cui nemmeno la più desiderata azione di Tsuna avrebbe potuto placare il suo dolore. Avrebbe fatto male per sempre, ma sarebbe andato avanti per tutti e dentro di lui Uri sarebbe sempre stata viva. Strinse il cuscino intensamente e mormorò un “Mi manchi” soffocato dal cuscino e dalle lacrime. Era terribile quando succedeva semplicemente che da un momento all'altro si scopriva che non c'era più niente da fare e bisognava cercare di prepararsi all'imminente abbandono nel migliore dei modi. “Riposa in pace, Uri”.

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