The girl standing in the clear moon glow

di sadsavcasm_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'alba è cupa ***
Capitolo 2: *** Il bagliore della luna ***
Capitolo 3: *** Il sorriso incerto dell'alba ***
Capitolo 4: *** Il tramonto e la sera ***
Capitolo 5: *** La gentilezza della luna ***



Capitolo 1
*** L'alba è cupa ***


-ANDIAMO, MUOVITI! ANCORA QUI SEI? SEI UNA GRANDISSIMA FANNULLONA.- mi urla contro, come al solito, Feng. –Oh mio amato Feng, non puoi arrabbiarti con una così, sprechi solo la tua bellissima voce a vuoto.- mi sorride Meiling, la moglie, avvicinandosi di soppiatto e sputandomi in un occhio. Lascio cadere la legna a terra, schifata, e pulisco l’occhio dalla saliva. –COME TI SEI PERMESSA A BUTTARE LA LEGNA? E ORA CON COSA ACCENDIAMO IL FUOCO?- si rivolge a me, tirandomi un calcio al polpaccio facendomi inginocchiare. Come se non bastasse, mi tira dai capelli, e alzando la testa trovo un pugno, pronto a colpirmi. Ecco, sangue. Sangue che cola dal naso e che macchia i vestiti. “Fantastico, ora dovrò subire il cazziatone della racchia” penso tra me e me, prendendo la legna che ho fatto cadere poco prima, per poi rialzarmi e fissare un punto vuoto. –Mi scusi, signora Meiling. Quando torniamo a casa prometto di lavare gli abiti e stare alzata tutta la notte per controllarli.- mi rivolgo a lei, senza guardarla negli occhi. Quegli occhi mi provocano il volta stomaco, per non parlare della sua bocca. Alito agghiacciante e denti spezzati, almeno quelli che rimangono. Il marito, il signor Feng, non è da meno. Pancia sporgente: sembra un cavallo in procinto di parto; quattro capelli tutti unti, tra sudore e sporcizia. Sembrano dei maiali, la gente gli parla solo per ciò che possono comprare. Com’è che si dice? Ah, sì. Gli Dei prima li creano e poi li accoppiano. I signori Zhao sono famosi per i loro terreni fertili, perciò per le piantagioni. A dir la verità hanno molti clienti, e neanche io posso negare che le piantagioni siano buone, almeno per quelle poche che mangio. Oh, i clienti! Bravissime persone che sono costrette a trattare con questi due bufali. Di tanto in tanto, quando riescono a vedermi, mi rivolgono uno sguardo triste e pieno di compassione. Lo so, io lo so che faccio pena a tutti loro. “Ma non ho di certo bisogno la compassione di conigli come loro, che non aprono bocca quando vengono contraddetti dal signor Feng” questo è quello che mi ripeto tutte le volte che li osservo da lontano. Vi state chiedendo perché mi rivolgono questi sguardi? Beh, penso abbiate capito che tipo di persone siano i signori Zhao. Non si fanno problemi a picchiarmi di fronte la gente, o a colpirmi in posti non facilmente visibili. No, tranquilli, non hanno paura di perdere i clienti. –Prometti? PROMETTI? NON FARMI RIDERE! Non hai bisogno di promettere, avresti dovuto farlo comunque.- mi dice, dandomi le spalle e continuando a camminare nella stessa direzione in cui si trova la casa. –Sai cosa c’è? E’ che saresti dovuta morire con loro.- afferma il signor Feng, prima di allontanarsi e avvicinarsi alla moglie. “Saresti dovuta morire con loro” queste parole mi riecheggiano nella mente e mi fermo per un secondo. “Loro” sono i miei genitori, o meglio, erano. Non so nulla di loro, non so quale età avessero, che viso avessero, che tipo di persone fossero; mi è stato detto che sono morti dopo la mia nascita. Sì, ha ragione lui. Avrei davvero preferito morire con loro, piuttosto che vivere questa vita. “Vita”, che così non si può neanche definire, la mia. –SBRIGATI AD AVVICINARTI, SI STA FACENDO BUIO.- mi urla da lontano la signora Meiling. Non so come sia finita in quella casa, in quella famiglia. “Casa”, “Famiglia”, parole insegnatomi ma per me dal significato sconosciuto. Cammino a passo svelto per avvicinarmi a loro, mantenendo comunque una distanza di sicurezza. Non vorrei che il signor Feng lasciasse uno di quei suoi peti mentre gli cammino dietro, potrei seriamente rimetterci la pelle, in tutti i sensi. Li raggiungo e arriviamo a casa, una casa abbastanza accogliente, se solo non fosse per i proprietari. La legna che mi copre la visuale, non mi permette di vedere dove metto i piedi. E infatti, non a caso, inciampo proprio su un sasso, perdo l’equilibrio e cado. “MERDA” urlo dentro me, finendo in una pozza di fango insieme alla legna. Sentendo il rumore, i signori Zhao si girano. “E’ la fine” mi dico. E come non detto, il signor Feng si avvicina a me con passo deciso e occhi troppo infuriati, per i miei gusti. Mi tira su dai capelli e mi sbatte tre volte la faccia sul terreno, mi strappa i vestiti e mi butta nella pozzanghera, calciandomi e lapidandomi fino al sangue. Si, voi direte: “Ma perdi sempre sangue?”, beh, non è che il signor Feng ci vada leggero. Mi prende dalla collottola e mi tira un pugno, un altro e un altro ancora. “Basta..” prego in silenzio. “Basta, basta, BASTA”, dico sul punto di piangere. Mi butta a terra e si allontana. “Menomale..” rilascio un sospiro tremolante. Mi sbaglio. Lo vedo arrivare con un pezzo di legno. Sono così stremata che non riesco a muovermi, lui coglie l’occasione e mi colpisce col bastone sulla schiena, il quale si spezza e rotola fino ai piedi della moglie. –AAHIAAA.- urlo con le ultime forze che mi sono rimaste. –Può bastare così, per oggi. Di questo passo la ucciderai e non avremo nessun altro da utilizzare.- dice la moglie. Entrano in casa e io mi accascio a terra, scoppiando in un pianto silenzioso, come mio solito. Nulla, non vedo più nulla. Nulla, non sento più nulla, se non la voglia di morire che aumenta. “PERCHE’? PERCHE’ TUTTO QUESTO? NON HO FATTO NULLA DI MALE, NON HO FATTO NULLA DI MALE” le lacrime aumentano e metto le mani tra i capelli, sporchi e annodati. Mi scoppia la testa e non riesco a respirare bene, le lacrime aumentano. Mi chiedo sempre il perché di questa situazione. Non riesco ad esprimere quello che provo, succede ogni santo giorno. Sbaglio e vengo quasi uccisa. Ma devo ricominciare a lavorare facendo finta di nulla. Non so come, ma riesco a chiudere gli occhi e ad appisolarmi, sotto una pioggia che mi bagna la pelle piena di lividi e che provoca bruciore alle diverse ferite. Sento i galli cantare, mi giro e sento una fitta dolorosa alla schiena. Stringo i denti e mi strofino le palpebre con le mani, sporche di terra e sangue. Continuo a fissare la mano e la rabbia e la disperazione mi pervadono. Mi trascino lentamente fino alla ringhiera che sta accanto la porta e mi alzo. Tremo e barcollo, ma riesco a voltare il viso al cielo. Vedo gli uccelli volare, liberi nel cielo, viaggiare e morire. Li invidio, li invidio davvero tanto. Vorrei essere anche io un uccello, libero, volare nel cielo e andarmene dove mi pare. Sì, anche con il rischio di morire. Perché in quel momento potrò essere felice della vita che ho avuto, anche se breve. Smetto di sognare, piacere proibitomi, e guardo il cielo. L’alba di questa mattina così cupa, come se stesse annunciando una giornata di pioggia. Non c’è il rosso limpido di sempre, c’è solo il rosso sfumato che svanisce, per diventare scuro e coprire il sole nascente. Rosso come il colore del sangue, e mi vengono in mente tutti i momenti trascorsi, come la sera precedente. Non riesco più a controllarmi, una voglia irrefrenabile mi muove. Entro in casa piano piano e mi dirigo in cucina, senza far rumore per evitare di svegliare i signori Zhao. Il mio sguardo si posa su un pugnale nuovo, lucido e poggiato su uno straccio. Sorrido, e quel sorriso diventa un ghigno. Prendo il pugnale senza pensarci due volte e accarezzo la lama. Mi tornano in mente i ricordi, quei brutti ricordi, e mi viene da piangere. Una lacrima scende, accompagnata da un’altra e un’altra ancora. “PERCHE’? PERCHE’ TUTTO QUESTO?” mi chiamo Yu-Jie, o almeno è quel che mi è stato detto. “PERCHE’ NON POSSO VIVERE LA MIA VITA COME OGNI ALTRO ADOLESCENTE?” ho sedici anni, e mi ritrovo in questa situazione senza il mio volere. “SONO STUFA DI TUTTO QUESTO, SONO STUFA!” prima avevo un corpo esile, ma dopo tutto quello che mi hanno fatto fare ho sviluppato delle grandi mani e gambe robuste. “PERCHE’ NON SONO LIBERA DI USCIRE E SCHERZARE CON LE MIE COETANEE?” non riesco più a guardarmi allo specchio, mi hanno ridotta uno schifo. Il mio corpo è pieno di lividi, ferite, e non sono libera di essere. “PORRO’ FINE A TUTTO QUESTO” affermo convinta mentre arrivo nella camera da letto. Li vedo, vedo l’uomo e la donna che mi hanno rovinato la vita. Vedo quei due sadici maiali che dormono, puzzano e russano. Mi avvicino sempre di più impugnando saldamente il pugnale. “Adesso si fa come dico io” mi avvicino alla signora Meiling e senza esitazione affondo il pugnale nel petto. “Questo è per avermi trattata come uno straccio, per avermi privato della mia natura da donna”. Tolgo il pugnale dal petto, sanguinante, e mi dirigo dal signor Feng. Affondo nuovamente il pugnale nel suo petto “E QUESTO E’ PER AVERMI PRIVATO DI VIVERE, PER AVERMI SVUOTATA E TOLTAMI VIA DAI MIEI GENITORI” lascio affondare ancora di più il pugnale e mi allontano, scoppiando in un mare di lacrime miste tra gioia e felicità. Mi chiamo Yu-Jie, e in una mattinata di alba cupa, è iniziata la mia vita.

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Capitolo 2
*** Il bagliore della luna ***


E adesso da che parte vado?” mi chiedo, guardandomi attorno. Sono circa cinque giorni che vago per la foresta, e cinque giorni che non mangio: sono affamata. Alzo lo sguardo, chiudo gli occhi, e lascio che il vento mi accarezzi delicatamente la pelle mentre le lacrime mi rigano il viso. Mi siedo accanto una pietra e affondo la testa nelle braccia, ho paura. Mi sento un mostro. Mi tremano le mani e le gambe ripensando a quella mattinata, a quell’alba. Cerco di togliere via le lacrime, ma non cessano, insistono. Porto una mano sul petto e sento il cuore che mi batte forte. Non so più dove andare, cosa fare. Il cielo si oscura e i tuoni si fanno sentire. Devo trovare un rifugio prima che inizi a piovere. Mi alzo barcollando e mi dirigo in una qualsiasi direzione, in cerca di un rifugio; mentre cammino vedo gli animali tornare nelle loro tane, accompagnati dai loro genitori. Un’altra lacrima riga il mio viso, non mi sono mai sentita così sola. Non riesco più a trattenere la marea di lacrime che vuole uscire, così la lascio fare. E’ inutile, non vedo più niente. Ho la vista offuscata per via delle lacrime e mi fa freddo, tanto freddo. Ho fame, ho sonno, sono stanca. Urlo. Urlo dalla disperazione, urlo per tutte quelle volte che non l’ho fatto, ma come al solito nessuno è lì, ad ascoltarmi. –Perché?- libero un debole sospiro –Perché non sono felice? Li ho uccisi, mi sono ripresa la mia vita, la mia libertà, ma perché non sono ancora felice?- cado a terra, in ginocchio. –IO VOGLIO SAPERE, VOGLIO UNA RISPOSTA.- alzo il viso verso il cielo –DEI, PERCHE’ MI AVETE ABBANDONATA? MADRE, PADRE, DOVE SIETE? VI STO ASPETTANDO, VENITEMI A PRENDERE- i capelli viola s’intingono sul viso, bagnati e crespi. –VI HO CERCATI TUTTO QUESTO TEMPO, PERCHE’ NON VI HO ANCORA TROVATI?- chiudo le mani in due pugni e colpisco una roccia accanto a me. Grido dal dolore provocatomi per il colpo e mi accascio a terra. “Saresti dovuta morire con loro” queste parole mi tornano ancora una volta in mente e non sento più il dolore alla mano. Il cuore mi si stringe, sta creando attorno a sé altre mura, più alte e più forti. Sono morti. E in fondo, anche io, anche la mia anima, anche il mio cuore, è morto insieme a loro. Non ho bisogno di riflettermi in una qualche pozzanghera, per sapere che il vuoto nei miei occhi grigi sta diventando sempre più profondo. Non ho nessuno a cui farli vedere. Mi è sempre piaciuto cantare: ogni tanto me lo permettevo, quando andavo a lavare gli abiti al ruscello vicino la casa. Quando canto sento che ogni problema se ne va e siamo solo io e la melodia, che mi accompagna dolcemente in un altro mondo. Apro la bocca e prendo un bel respiro -You´re waking up harassed. You´re waking up and muse unending: just another day. Just another day to weather. Wash away your tears.- porto un braccio su una spalla -The hate behind your eyes needs to be unfold. Needs to be unfold. You have lost your smile. You have lost your will to fight a very long time ago. A very long time ago.- porto l’altro braccio sull’altra spalla -The story in your eyes needs to be unfold, so that i can touch your grief and make it faint. You have lost your smile, have lost your will to fight. A very long time ago.- stringo i denti e mi alzo, ho bisogno di trovare un villaggio, ma non so dove mi trovo. Non ho le forze per salire su un albero, e sta comunque piovendo. Mentre cammino sento un rumore metallico riecheggiare. Mi fermo in preda al panico, ma solo dopo capisco che è l’oggetto a me caduto. Mi abbasso e prendo il pugnale. Già, è lo stesso pugnale di quella mattina. Ho deciso di portarmi dietro la mia condanna, per non dimenticare. Per non dimenticare, quando sarò felice, cosa ho passato per poterlo essere. Ma.. riuscirò ad essere felice? E’ questo quel che mi turba. Scoppio a ridere e mi porto una mano al viso, per coprirlo. “A chi voglio prendere in giro.. una come me non sarà mai felice” mi sento ridicola “Chi uccide la gente non merita di essere felice.”. Non so cosa mi succede, ma improvvisamente non sento più nulla, neanche la voglia di morire. E’ come se qualche tipo di mostro mi avesse risucchiato l’anima e si fosse impossessato del mio corpo. “No” scuoto la testa “Io sono morta tanto tempo fa” abbozzo un sorriso. -You have lost your smile, have lost your will to fight. To fight. To fight.- Sono in realtà un corpo che cammina e nient’altro, questo lo so, e lo sarò per sempre –Fight..-. Anche questa sera è giunta, e non mi rimane che cercare un posto dove poter passare la notte. Continuo a camminare e fisso il pugnale che ho raccolto poco prima, non riesco a liberarmene. Lo nascondo in un posto a me non visibile e, tanto per cambiare, inciampo. –Ahi..Sono proprio stanca.- Mantenendo un’espressione vuota e gelida, mi rialzo. Ritorno sui miei passi e mi lascio accompagnare dal cantare delle cicale. E’ estate, non so dirvi di preciso quale giorno sia, ho perso la cognizione del tempo. Improvvisamente, questo canto viene interrotto dalle urla di un bambino. Mi precipito nella direzione da cui proviene la voce, e finalmente arrivo. C’è un bambino che si tiene il ginocchio con una mano e lo guarda cercando di trattenere le lacrime. –Ti sei fatto tanto male?- il bambino si gira, e assume un’espressione impaurita e disperata. –So di non avere un bell’aspetto, ma così mi offendi.- mi avvicino a lui e mi abbasso, cercando di controllare la ferita. Il bambino si allontana di scatto, prende un legno e me lo punta contro. Adesso sono io ad allontanarmi, ricordandomi quella sera. Mi abbasso e mi tengo la testa con le mani, iniziando a tremare. –N.. non voglio farti niente.- afferma il bambino, spostando lo sguardo dal bastone a me, posandolo. Sto ancora tremando, ma mi alzo. Mi avvicino a lui e gli tendo una mano –Ti accompagno al tuo villaggio, se mi dici dove si trova. Devi stare attento, non devi gioc…- neanche il tempo di finire la frase che sento il rumore di una freccia scoccata. Prendo il bambino e lo porto al petto, abbassandomi per evitare la freccia. –COSI’ ERI QUA, RAZZA DI FURFANTE.- afferma una voce maschile grottesca, abbastanza inquietante. –Tu stanne fuori, se non vuoi morire con lui.- a quelle parole mi si gela il cuore. Mi giro verso l’uomo e prendo il mio pugnale, puntandoglielo contro. –Chi è che dovrebbe morire?- gli dico, lanciandogli un’occhiataccia. –E COSI’ ANCHE TU SEI COMPLICE DI QUESTO BAMBINO? BENE, MORIRAI ANCHE TU.- dice l’uomo, portando dietro il braccio per prendere un’altra freccia. La prende, la posiziona sull’arco, ed è pronto per tirare. Non gli do il tempo di scoccare le freccia che, improvvisamente, gli lascio un taglio verticale sul petto, sfilando il pugnale dal busto. L’uomo cade per terra, il viso inizia a diventargli pallido, e la sua pelle si raffredda. Sgrano gli occhi e mi guardo le mani, incredula di ciò che ho fatto. Ho il sangue sulle mani, ancora, il sangue. Mi giro verso il bambino ed è terrorizzato. –T..TU SEI UN MOSTRO! SEI COME LORO…L’HAI UCCISO! MAMMA..PAPA’….DOVE SIETE”- si alza, non curando il dolore al ginocchio e corre verso il suo villaggio, almeno credo. “IO…COSA HO FATTO..” guardo il cadavere ai miei piedi. “IO..HO UCCISO DI NUOVO..QUALCUNO” . Urlo e mi fisso le mani –SANGUE, SANGUE, SANGUE. ANCORA SANGUE. PERCHE’? BASTA- inizio a correre nel buio. Non so dove sto andando, e non m’importa. –NO, SIGNOR FENG! STO ANDANDO A PRENDERE I BARILI, NON LO FACCIA!- mi appare il volto del signor Feng infuriato, e corro più velocemente. –STO ANDANDO SIGNORA MAILING, TORNO SUBITO- chiudo gli occhi e continuo a correre, devo allontanarmi da loro. Dopo circa una decina di minuti, rallento il passo. Il sangue colante dal pugnale mi ha macchiato i vestiti, il terrore mi assale. E’ buio, non vedo nulla e ho paura. Mi torna in mente la faccia di quel bambino, terrorizzata. Mi tornano in mente i signori Zhao, infuriati con me. Mi torna in mente quella notte, la notte in cui il signor Feng mi ha quasi uccisa. E ricordo tutte le sue parole. Mi tornano in mente i ricordi che mi hanno inventato, dei miei genitori. Mi torna in mente quella mattina, quella mattina in cui ho ucciso i signori Zhao pensando di poter iniziare una nuova vita. Sento la disperazione fuoriuscire dalle orbite degli occhi, mi giro e mi accorgo di essere alla punta di un dirupo. Guardo sotto, è buio e non vedo nulla. –HO PAURA- urlo, e la mia voce riecheggia. Deve essere molto profondo a quanto pare. Alzo lo sguardo e le lacrime mi scendono dagli occhi. –Allora gli Dei mi hanno ascoltata. Mamma, papà, sto arrivando.- Le mie preghiere si stanno avverando. Prendo il pugnale sporco di sangue e lo rivolgo a me, mi lascio cadere all’indietro, avvicinando il pugnale al petto. –Scusate se vi ho fatto attendere così tanto, madre, padre.- Sul mio volto è dipinto un ghigno, sto per vivere la vita che ho sempre voluto. Chiudo gli occhi aspettando di sentire il vuoto. Ma invece del vuoto, sento una mano avvolgermi il polso, e un braccio cingermi la schiena. Apro gli occhi, e la luce della luna passare attraverso quella pelliccia bianca che si muovo col vento. Sposto lo sguardo e lo vedo, un angelo. Sono morta? Non è possibile, sento ancora il cuore battere. Quei capelli blu sono troppo belli per non essere vivi, e quella maschera… è troppo sospetta per essere quella di un angelo. Spalanco completamente gli occhi, e mi rendo conto che questa sera, gli Dei mi hanno ascoltata. Hanno mandato il bagliore della luna a cullarmi. Questo tipo a me ancora sconosciuto mi tiene, così saldamente per non farmi cadere. E’ un angelo. Con le ultime forze che mi rimangono cerco di avvicinare una mano alla sua maschera –E tu, cosa sei?-.

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Capitolo 3
*** Il sorriso incerto dell'alba ***


Mi gira la testa, sono così stanca che non riesco a muovere un muscolo, ma devo aprire gli occhi. Sento il busto poggiare su una superficie che emana calore, apro gli occhi e vedo una pelliccia bianca. Mi trovo sulle spalle di qualcuno, ma non so di chi. “Il corpo di questa persona emana un tale calore da scaldarmi il cuore, devo aver paura, o no? Sono pur sempre sulle spalle di qualcuno mai visto, se fosse un malintenzionato?” Sbadiglio mettendo una mano davanti la bocca e poggio la mano sulla spalla di costui. –Dove mi stai portando? E chi sei? Come hai fatto a trovarmi?- domando, con la voce ancora impastata dal sonno. Non ricevo nessuna risposta e gli do una leggera pacca sulla spalla. –Mi rispondi?- Non ricevo risposta, niente da fare. Sono un po’ arrabbiata con me stessa, perché non riesco a non fidarmi di questa persona. La mia mente mi sta dicendo di scappare, ma il mio corpo non si muove. “E se mi avesse paralizzato le gambe?” mi viene da pensar questo. Le muovo per farle dondolare, e ottengo il risultato. “Allora perché non riesco a scendere?” Sono quasi infastidita, per il nervosismo la testa mi fa ancora più male. Rilascio un lungo e profondo sospiro, cerco di tranquillizzarmi e mi sveglio del tutto. –Io sono Y…- mi fermo. “Perché stavo per dirgli il mio nome? Non so neanche dove mi sta portando!”. Sono in un tale stato di confusione che mi tiro un schiaffo per calmarmi. Questa persona si ferma, si volta per guardarmi e si rigira, riprendendo a camminare. “STUPIDA! POTEVI BUTTARGLI UN PUGNO” mi richiamo. Osservando attentamente i lineamenti sembra un ragazzo, ma per suppore l’età dovrei almeno vederlo in viso. Ma non ha intenzione di togliere quella maschera. Eppure, voglio che si tolga la maschera, lo voglio come se ne avessi bisogno. Arrossisco ai miei stupidi pensieri e lascio che questo ragazzo mi trasporti. “Cos’ho qui..?” Non mi sono accorta di nulla, ma è giorno, e ho una fascia intorno la testa. Porto una mano sulla fascia, che sia caduta? “Mi sento talmente stupida, non mi sono neanche accorta di essere in queste condizioni” noto il corpo pieni di lividi e ferite “Solo perché ero distratta da questo ragazzo.. Che cosa imbarazzante!”. –Da quanto stai camminando? Non sei stanco?- gli domando, affacciandomi dalle spalle tentando di osservarlo. Scuote la testa e mi fa cenno di ascoltare. Chiudo gli occhi e ascolto. Si sentono delle voci in lontananza, una femminile sicuramente. “Sembra che queste voci stiano dicendo ‘Shin-ah’, spero di non sbagliarmi.” Le voci si fanno sempre più forti e più chiare, quindi avevo sentito giusto. –SHIN-AH, GRAZIE AGLI DEI! DOV’ERI FINITO?- intravedo dei capelli rossi. Questi capelli rossi si avvicinano velocemente, e li osservo. Sono di un rosso vivo e intenso, da rimanere incantati. Mi ricordano tanto l’alba…l’alba. Sgrano gli occhi e inizio a tremare, nella mia mente cala il silenzio e diventa tutto nero. Chiudo gli occhi e stringo la spalla del ragazzo, così forte da farmi bruciare la punta delle dita. Sento gli occhi colmarsi di lacrime, ma non devo piangere. “Non è questo il momento di piangere, avanti! Non conosci nessuno e ti presenti piangendo?” scuoto la testa “Mi presenterò se saranno loro a farlo”. Poggio la testa sul mio braccio e sgrano nuovamente gli occhi, assumendo un’espressione disgustata: puzzo. Ora che ci penso, non mi lavo da non so quanto. Ho i capelli tutti unti e il corpo sporco, non credo di avere un bell’aspetto. Questo ragazzo invece.. ”Ha un buon profumo, quasi accogliente.”. Finalmente il ragazzo mi lascia scendere; ora che non sono più sulle sue spalle sento un senso di nostalgia. Sì, mi è dispiaciuto scendere da lì. Scuoto la testa per scacciare questi pensieri, e mi allontano, cercando di far sentire il meno possibile il mio aroma. “E così si chiama Shin-ah” rifletto “Bel nome, però!”. Capelli rossi si avvicina e alzo un braccio, come per stabilire una distanza tra noi. Lei mi sorride, addolcendo lo sguardo. “Come immaginavo, continuo a far pena a tutti. E questa situazione non mi piace, sembro una barbona portata in una famiglia di persone benestanti.” Affermo guardandomi intorno, notando che tanto ricchi, questi ragazzi, non sono. Li osservo uno per uno, come ho sempre fatto. Sono abituata ad osservare e a rimanere in silenzio. Il più alto ha i capelli neri, e porta con se un’arma talmente grande da poter uccidere solo per il peso. Quello che appare il più grande ha i capelli verdi, raccolti dietro da un fiocchetto. “Questa mania di tenere i capelli lunghi, rivoltante.” confesso, non sembra aver nulla di speciale. Come altri due, uno è biondo e sembra un bambino. Che sia il fratello minore dell’altro? Sposto lo sguardo sul ragazzo che fruga nella borsa, dai lineamenti dolci abbastanza da poter essere scambiato per femmina. Mentre, quello con i capelli bianchi, ha una mano…”DI UN MOSTRO!” penso, indietreggiando. –Non hai nulla di cui temere, siamo dei semplici viaggianti.- mi sorride la rossa –Io mi chiamo Rina, e tu?- mi dice la ragazza, con un tono non molto convinto. Forse quello non è il suo vero nome, non si fida. Neanche io mi fido, non vedo il perché dovrei dirgli il mio vero nome. –Zehna- le rispondo, cercando di essere credibile. Rina mi guarda e si gira verso i ragazzi che le coprono le spalle. –Non dovresti dare confidenza a tutti così facilmente, Rina!- afferma un po’ infastidito il ragazzo alto, avvicinandosi per squadrarmi dalla testa ai piedi. “Che situazione imbarazzante. E’ la prima volta che parlo faccia a faccia con un maschio, per lo più carino, e non sono neanche guardabile.”. –Ma non vedi che è una ragazza innocua? Non c’è nulla da temere, è stata Shin-ah a portarla, non penso avrebbe portato una persona cattiva.-. “Innocua, eh?” mi ripeto, abbassando lo sguardo e portando una mano al gomito dell’altro braccio, “Se solo sapesse, se solo sapessero cosa ho fatto.. Il ragazzo mi ucciderebbe.” assumo un’espressione preoccupata. Rina sospira e si rivolge a me –Perdonalo, è sempre così diffidente con tutti.- “Fa bene..” –Lui è Hak, la mia guardia del corpo.- me lo presenta, continuando a sorridere. Fa avvicinare gli altri e me li presenta uno per uno. –Loro sono Jae-ah, Zeno, Yoon e Kija.- mi dice, indicando prima quello dai capelli verdi, poi il biondo, il ragazzo femmina “Forse è gay”, e il tizio dai capelli bianchi con la mano…mostruosa. –Mentre lui, il ragazzo che ti ha portato fin qui, è Shin-ah- mi indica con lo sguardo il ragazzo che mi ha trasportato. –L’abbiamo cercato tutta la notte, alla fine era a fare il gentiluomo- accenna un sorriso la rossa e si gira verso di me. –Ti sei persa? Da dove vieni?- mi chiede dolcemente la ragazza. Mi torna tutto in mente, barcollo per un istante. Non posso andare avanti così.. devo controllarmi, non posso farmi prendere sempre dal panico quando mi fanno una domanda personale. Il tempo di aprire la bocca per rispondere, che il ragazzo alto- Hak, dice –A dopo le presentazioni, pensiamo a cosa fare per il momento.- Rina si avvicina a Yoon, così mi pare il nome e gli sussurra qualcosa. Si gira verso di me e mi prende da un braccio, trascinandomi non so dove. –Adesso andiamo a farci un bagno, vedo che non sei messa tanto bene.- arrossisco, essendo consapevole delle mie condizioni e la seguo. Arriviamo davanti un ruscello, ci togliamo gli abiti ed entriamo in acqua. L’acqua fredda a contatto con la pelle mi provoca la pelle d’oca, ma non m’importa più di tanto: ho bisogno di lavarmi. Mi sciacquo più volte i capelli, voglio che il viola torni a risplendere, almeno quello. –Mi chiamo Yona, comunque.- mi confessa. Mi giro verso di lei e la osservo. “Yona..come la principessa. Ma non può essere lei, anche se ho sentito che è fuggita dal castello con la sua…guardia del corpo.” Ci rifletto lentamente, e mi rendo conto di essere in compagnia della principessa. –P-principessa Yona, le chiedo scusa per averle mentito. Il mio nome è Yu-Jie. La prego, non mi faccia punire..- chiedo, abbassando lo sguardo e stringendomi nelle spalle. Sento la rossa scoppiare in una fragorosa risata. –Non preoccuparti, non sono più una principessa da tempo.- mi dice, abbassando lo sguardo a sua volta. Abbiamo toccato dei tasti dolenti, sarà meglio parlare di altro. Dopo circa una ventina di minuti, arriva Hak portandoci i vestiti. –Ecco a voi- rilascia, per poi andarsene. –Ma.. i miei vestiti? Dove sono?- mi guardo intorno confusa, senza vederli. –Erano tutti strappati, sporchi e zuppi. Dopo un bel bagno non ti conviene rimettere quelle cose.- mi dice Yona, lasciandosi asciugare un po’ per poi infilare i vestiti. Faccio così anche io, e continuo a fissare questi vestiti un po’ confusa. “Ora che ci penso, non ho mai messo una gonna. I signori Zhao mi hanno sempre fatto indossare abiti maschili.”. Seguo Yona e torniamo dagli altri. –G-grazie.- dico, abbassando il capo. Mi rivolgono tutti un’occhiata gentile, eccetto Hak. “Avrà capito che ho grave peccato..”. Solo in quell’istante mi rendo conto di aver lasciato il pugnale incustodito. Mi agito, e inizio a cercare un po’ in giro, non lo trovo e sono in ansia. Mi si avvicina il tizio dai capelli verdi –Stavi forse cercando questo?- mi porge il pugnale, pulito e lucidato. Poso lo sguardo sul pugnale e guardo Jae-ah. –Come hai fatt-?. Non ho il tempo di finire la frase che mi ritrovo le spalle contro un albero, e Jae-ah che mi blocca la via d’uscita, come un muro. Mi alza il mento con le dita e mi rivolge un dolce sorriso –Le dispiacerebbe rivelarmi cosa ci fa con un pugnale, una bellissima signorina come lei?-

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Capitolo 4
*** Il tramonto e la sera ***


-Non le sembra un po’ importuno chiedere qualcosa ad una ragazza in questo modo?- gli chiedo, mentre il cuore mi batte forte per lo spavento e il panico, non so cosa dirgli, non posso dirgli la verità. –E’ che ho bisogno di osservare da vicino questi occhi così belli, forse anche misteriosi e bugiardi.- ribatte, facendomi l’occhiolino. Rilascio un sospiro –Viaggio da sola, devo pur difendermi in qualche modo.- potrebbe andare questa. –Oh, capisco, quindi le cose stanno così.- annuisce, cambiando espressione. –Potrai anche ingannare la principessa, ma non me. Prova a torcerle un solo capello e sarò costretto a farti del male, anche se sei una donna- si avvicina al mio orecchio e mi sussurra, prima di tornare dagli altri. Rabbrividisco e cerco di mantenere la calma. “E’ inutile agitarsi, non voglio mica farle del male. E non la rivedrò più neanche, gli chiederò qualche cosa da mangiare e me ne andrò. Si, farò la faccia tosta.” Il caldo inizia a svanire e l’aria diventa più fresca, l’umidità sale e si sente il suo odore. Quanto amo quest’odore. E’ così fresco e intenso, ha tanto da nascondere. Guardo i ragazzi, ognuno di loro sta facendo qualche cosa “Come fa questa ragazza a viaggiare con soli ragazzi?” mi domando. In effetti, ci saranno triangoli amorosi, se non altro. “Oh, ma cosa vai a pensare. Non te ne dovrebbe neanche importare.” È così, in realtà. Guardo il pugnale che ho nelle mani, e decido di fasciarlo per nasconderlo nuovamente. “Anzi, l’utilizzerò per qualcosa di utile a me!” mi dico, guardando gli abiti che porto. La verità è che non essendo abituata a vestire così, mi sento scomoda. Taglio metà delle maniche larghe e le uso per avvolgere le altre metà sfilacciate, come se avessi le braccia bendate. Lo stesso faccio con la gonna, ma le bende le metto alle caviglie, e utilizzo qualche liana resistente, avvolgendola nelle bene rimaste, per “ricucire” la stoffa che lascia visibilità dalle gambe. “Ora va decisamente meglio.” mi rifletto in una pozzanghera e annuisco. Mentre mi osservo, sento un rumore provenire da vicino. Impugno il pugnale saldamente, e mi giro, in preda al panico. Non vedo nessuno, serro gli occhi cercando di vedere più in lontananza e sento una presenza sulla gamba. Abbasso lo sguardo, tenendo il pugnale pronto, in modo da poter colpire subito; abbasso lo sguardo e trovo uno scoiattolo. Rilascio un sospiro di sollievo e allento la presa del pugnale, avvolgendolo nelle ultime fasce e nascondendolo. Abbasso una mano e lo scoiattolo ci sale sopra. –Ehi, piccolino! Ma come siamo carini, sei tenerissimo!- sorrido accarezzandogli con un dito la testolina. –Lui è Ao- una voce proviene da dietro e mi giro. E’ il ragazzo che mi ha salvata, capelli blu, Shin-ah. –Così ti chiami Ao, eh? Che bel nome, degno di te.- accenno una risata, rivolgendomi al coniglio. Sono ridicola. –Senti, volevo ringraziarti per avermi salvata e portata qui. Davvero, grazie mille.- questa volta mi rivolgo al ragazzo, chinando il capo in segno di ringraziamento. Shin-ah annuisce, per poi sparire nella foresta. “E’ davvero un tipo silenzioso.. molto strano, notando gli altri.”. Mi avvicino al resto dei viaggianti e decido di avvicinarmi al ragazzo dai capelli bianchi, Kija. Ha un viso gentile, ma la mano è alquanto inquietante. –Umh..serve una mano?- gli chiedo, osservandolo mentre cerca di intrecciare fili per non so cosa. Noto la sua difficoltà, per avere delle dita abbastanza grosse e quindi ingombranti. Il ragazzo si gratta la nuca e sorride –Saresti davvero gentile se lo facessi.- mi confessa, arrossendo leggermente. Arrossisco a mia volta “Ma ha un’espressione terribilmente tenera!” il cuore mi batte forte e non riuscirei a non aiutarlo. Mi metto accanto a lui e continuo quel che lui stava cercando di fare. –A cosa ti servono? Se posso chiedere.- gli domando, curiosa. Hanno la forma di sandali, e sono davvero carini. –Sono delle scarpe, le useremo quando si consumeranno le altre. E’ una tecnica che mi ha insegnato Yoon- mi dice, indicandomi il ragazzo che prima frugava nella borsa. Lui ci rivolge un’occhiata abbastanza confusa e infastidita, per poi avvicinarsi. –Avete qualche problema?- ci chiede. Scuotiamo entrambi la testa e Kija gli spiega la situazione. Yoon arrossisce leggermente –Se non ci fossi io credo che non sareste in queste condizioni.- Kija gli sorride, annuendo. Vengo ringraziata e mi allontano nuovamente da loro, cercando un posto tranquillo per potermi rilassare. Adocchio un salice, affacciante ad un laghetto. Mi avvicino e guardo il panorama, meravigliata. “Ma è un posto meraviglioso..” mi siedo sull’erba, per poi sdraiarmi. Porto le braccia dietro la testa e le incrocio, piegando una gamba e tenendo l’altra distesa. Lo so, ho degli atteggiamenti alquanto mascolini, ma non sono cresciuta con i modi di una ragazza. Osservo il cielo rosso per il tramonto e mi perdo, come al solito, nei miei pensieri. Mi torna in mente la maschera del ragazzo, la maschera di quello strano ragazzo. “Come faceva a sapere dove mi trovassi e cosa stessi facendo? Ero sicura che nelle vicinanze non ci fosse nessuno, e invece. Anzi, perché mi ha portata qui? Da quel che mi ha detto Yona è stato via per qualche ora. Non credo di essere stata il motivo principale, ma credo di avergli ostacolato la via del ritorno.. Ma di certo non ho chiesto aiuto, non stavo cercando di attirare attenzione, bensì il contrario.” Ci rifletto su, e mi tornano in mente i miei genitori, dal volto sconosciuto. Alla fine non sono riuscita, neanche questa volta, a raggiungerli. Li avrò delusi? Saranno arrabbiati con me? Non hanno neanche una tomba, per portargli fiori e pregare per loro. Mi ritrovo in una strana situazione, ma non posso definirla brutta. Sono stata comunque accolta bene da quella ragazza e alcuni di loro, mi hanno dato dei vestiti nuovi e non mi hanno allontanata da loro. “Devono essere delle brave persone…anche Jae-ha e Hak, nonostante i loro modi e comportamenti.” Porto una mano dove tengo nascosto il pugnale e chiudo gli occhi, ripensando a cosa porta dietro quell’oggetto. Una lacrima mi scende e sento il cuore salirmi in gola, mi sento una persona orribile. Ho ucciso tre persone, e terrorizzato un bambino che volevo salvare. “Ah, come sono patetica” mi dico, portando una mano sul viso imbarazzato per coprirlo. Penso alla ragazza, Yona, così solare e spensierata, o almeno sembra. E’ fuggita dal castello con la sua guardia del corpo, nonché generale dell’esercito, conosciuto come “La Belva Fulminea”, se non erro. E’ fuggita dopo la morte del re Il. Come la capisco, la capisco davvero tanto. Anzi sono contenta per lei, che ha avuto almeno la possibilità di vedere e stare un po’ con i suoi genitori. Chiudo gli occhi nuovamente e mi lascio cullare dal cinguettio degli uccelli e dal soffio del vento che mi accarezza la pelle. Non sono mai stata in un posto così sereno, mi trasmette tranquillità. Sono stranamente calma e tranquilla, non provo tristezza, disperazione, solo serenità e contentezza. Sì, perché ne sono contenta, anche se non credo di meritarmelo. A dir la verità, è da quando ho visto Shin-ah che mi sento diversamente. Mi ha salvata, e gli devo davvero la vita. Spero di poter sdebitarmi, un giorno. E’ il “un giorno” a preoccuparmi, non so neanche se ci arriverò. Mi addormento con questi pensieri in testa e dopo un’oretta piena mi sveglio. Strofino gli occhi, e lentamente sollevo il busto per poi stiracchiarmi. “Chissà quanto ho dormito sulle spalle del ragazzo..” mi torna in mente la benda che aveva intorno la testa. “Ancora non ho capito cosa ci facevo con quella benda”, porto una mano sulla testa per tastarla, cercando qualche presunto bernoccolo o ferita. Niente, sulla testa non c’è niente. Sul resto del corpo, beh, ho una cartina geografica. Mi alzo e mi giro, per dirigermi dai ragazzi, finche’ non mi trovo il ragazzino biondo davanti. Mi sorride, dondolando sui suoi piedi tenendo le mani incrociate dietro la schiena. –Ti ho finalmente trovata! Ti stavo cercando per farti venire a mangiare, stasera c’è carne.- mi dice, mentre gli scende la bava dalla bocca. Mi scappa una risatina e porto una mano sulla bocca, schiarendo la gola. –Non ne avevo idea. Scusa per averti fatto perdere tempo, arrivo subito.- sistemo i capelli e gli sorrido. –Non mi hai fatto perdere tempo! Sono giovane e sono pieno di forze, ho anche uno stomaco abbastanza grande.- a queste parole scoppio a ridere. –Sei bella quando ridi! Dovresti farlo più spesso.- mi fermo e arrossisco, scompigliandogli i capelli per coprirgli gli occhi. –EHI, NON TRATTARMI COME UN BAMBINO! Ho pur sempre 17 anni!- mi dice, mettendo il broncio. Sgrano gli occhi incredula e inizio a balbettare. –S-scusa, io n-on avevo idea che ne avessi d-diciassette.- Il ragazzo sospira e mi guida dai ragazzi, seduti intorno al fuoco. Yona mi fa cenno di sedermi accanto a lei e così faccio. Mangio, mangio tanto fino a sentirmi male. Era da un botto che non mangiavo, avevo perso un po’ di chili, ora sono pronta a riprenderli. Vedrò poi come fare, ma il proposito c’è. Mentre mangio gli altri parlano e scherzano tra loro, ogni tanto qualcuno mi rivolge la parola, ma per la maggior parte del tempo penso ai miei genitori. “Chissà se lo avremmo fatto anche noi, questo..” Voglio sapere chi erano. Voglio sapere com’erano e cosa gli è successo. Voglio sapere tutto e non rimanere più all’oscuro di tutto quel che mi riguarda. “Devo iniziare da adesso, prima inizio e meglio è.” Mi alzo, e mi rivolgo a tutti, imbarazzata. –Vi ringrazio davvero tanto per la gentilezza e l’ospitalità che mi avete offerto, non ho neanche monete per ripagarvi. E mi dispiace davvero tanto comportarmi così, ma devo andare, ho una missione da compiere. Vi ringrazio ancora e vi chiedo scusa per il disturbo arrecatovi.- Chino il capo in segno di ringraziamento e gli sorrido, e mi allontano nel bosco. Non molto dopo sento dei passi dietro di me, mi giro e mi ritrovo Hak a due centimetri dal viso. –Tu non andrai da nessuna parte, ora che sai il nostro segreto.-

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Capitolo 5
*** La gentilezza della luna ***


“No, non voglio. Non voglio che scopriate che tipo di persona sia, non voglio che sappiate nulla di me, non voglio vedere nessuno.” mi dico, disperatamente. “Pensare proprio questo, mentre ho passato il resto dei miei 16 anni a piangere la mancanza di qualcuno vicino a me” sono ancora più confusa di quanto lo fossi all’inizio, e gli occhi del ragazzo non mi trasmettono nessun tipo di fiducia, e penso che la cosa sia reciproca. Mi prende per un braccio, e mi trascina dov’erano rimasti tutti gli altri ragazzi. Abbasso lo sguardo, evitando così quelli loro, e mi gratto la nuca imbarazzata. “Non devo manifestare nessun tipo di comportamento strano, che li porti a confermare i loro sospetti.” Mi riferisco ad Hak e Jae-ha. Ad essere sincera, provo come un sentimento di antipatia nei loro confronti; proteggono quella ragazza come se fosse il tesoro più prezioso al mondo. “Sono forse invidiosa?” è così, mi dispiace ammetterlo. L’atmosfera è abbastanza tesa, nonostante tutto fosse rimasto come prima. La risata di Zeno interrompe quest’atmosfera, e tutti ci giriamo verso di lui. –Sembrate tutti delle mummie, siete così buffi- dice, per poi riprendere a ridere. Rina, volevo dire, Yona, gli rivolge un’occhiataccia per poi scuotere la testa e sospirare. Continuo a fissare quei suoi capelli rossi, che, purtroppo, mi suscitano brutti ricordi. Sono corti e crespi, le poggiano delicatamente sulla fronte per lasciare qualche ciuffo sfiorarle le ciglia. Del mio aspetto fisico ne ho parlato a tratti, non dettagliatamente. Scosto una ciocca di capelli dal viso per metterla dietro un orecchio e Yoon mi guarda. –Hai dei bei capelli, sai?- primo complimento fattomi in tutta la mia vita, non posso non arrossire e rimanerne contenta. Lo ringrazio e ne prendo un’altra, di ciocca, fissandola. “Non so dirvi cos’abbiano di speciale, sono dei semplici capelli viola, lisci e lunghi.” Solitamente li raccoglievo in una treccia laterale, quando avevo il tempo di sistemarli. Il mio sguardo si posa su Shin-ah, il ragazzo che mi ha salvata, e l’osservo mentre nutre il suo scoiattolo, Ao. Ho quasi paura, di tutti loro. Emanano un’aura strana, molto forte e unita. Sembrano così affiatati da portarmi i brividi, l’invidia, la gelosia. Kija e Shin-ah si alzano improvvisamente, borbottano qualcosa tra di loro, o meglio, Kija gli sussurra qualcosa, e si allontanano, dando un sorriso come unica spiegazione. “Dove staranno andando mai, quei due?!” li osservo mentre si allontanano. –Beh, è tempo di dormire.- -Tieni, Yu-Jie- Yona dice, porgendomi un bel pezzo di tessuto per potermi coprire. Le accenno un sorriso e mi posiziono accanto un albero, allontanandomi un po’ dal fuoco e dai loro posti. Mi sdraio e mi avvolgo in questo tessuto, rilassando le spalle, fissando le foglie e i rami dell’albero. “Vorrei sapere cosa ci trovo di così interessante in questo panorama” mi chiedo, ironicamente, stringendomi una mano. E’ fredda, ho la mano fredda, che solo al contatto mi provoca i brividi. Sento lo stomaco pesante, credo di aver mangiato un po’ troppo. Poso la mano sullo stomaco sposto lo sguardo verso il cielo stellato, dove tra i rami dell’albero che mi è accanto, passa la debole luce della luna bianca. “Com’è bella, la luna. Unica luce nella notte, contornata dalle stelle, ma non le tocca. Trasmette tranquillità e sicurezza, o almeno a me. Infondo, è in un momento come questo che vorrei morire: nel silenzio della notte alla luce della luna, pur che mi culli fino all’abbandono di questo lato.” Sarà così, soltanto dopo che avrò scoperto la verità sulla mia famiglia. Non so neanche il mio cognome, che cosa vergognosa. Sento il viso bruciarmi, ma non penso di avere la febbre. Sono sicura di esser rossa come un pomodoro, eppure le mani sono fredde. Il rumore di alcuni passi si avvicina, e istintivamente chiudo gli occhi, fingendomi addormentata. Ecco quel profumo che ritorna, e che sento sempre più vicino. Una mano mi tasta la fronte e mi provoca il batti cuore; la presenza della mano è svanita e il profumo svanisce un po’. Apro leggermente l’occhio destro e vedo Shin-ah di spalle, che m’impedisce di vedere cosa sta facendo. Lo scoiattolo è accoccolato nei miei capelli che poggiano di lato, quasi mi vien voglia di piangere per la dolcezza. Il ragazzo si gira e chiudo l’occhio velocemente, sentendo dopo un senso di freschezza sulla fronte, per una pezza bagnata appoggiatomi di sopra. Il suo profumo mi avvolge e la sua gentilezza mi scalda il cuore, così che quando si allontana, mi scendono le lacrime. Ripenso un po’ a tutta la giornata, e mi rendo conto di non essere mai stata trattata così, con una tale gentilezza. La gentilezza di Shin-ah, di Yona, di Kija, di Zeno, di Yoon.. anche di Hak e Jae-ah, comunque non mi hanno trattata proprio male. Li capisco, neanche io mi fiderei di una come me. La notte passa e vengo svegliata dalla luce del sole che mi arriva in faccia, parata un po’ dall’albero, dal cantar dei corvi e dal rumore del ruscello. Porto una mano sulla pezza che ho sulla fronte, ed è umida. “E’ stata cambiata mezz’ora fa, suppongo.”. Alzo il busto, mi stiracchio i muscoli, e girando il capo vedo un uovo bianco peloso. Sussulto per lo spavento, ma dopo mi rendo conto che è solo Shin-ah, avvolto nella sua pelliccia bianca. Con quella maschera che gli copre il viso non riesco a capire se stia dormendo o meno; mi alzo e mi dirigo verso il ruscello per darmi una sciacquata. Porto le mani nell’acqua fredda, senza darmi il tempo di svegliarmi completamente, raccolgo un po’ d’acqua e me la butto sul viso, con far non molto delicato. “Sono sempre contornati da questo ambiente così tranquillo?” mi domando, incuriosita e stupita da tutta quella tranquillità. Non che sia un malaugurio, però non sono così tranquille le foreste. Faccio spallucce, e torno dagli altri. Yoon e Kija sono sveglia, Zeno e Jae-ah sono tornati dal turno di guardia. –Buongiorno- mi rivolgo ai presenti, svegli. Mi sorridono come per ricambiare il saluto ed Hak si avvicina a Yona e si abbassa, per svegliarla, credo; essendo di spalle non riesco a vedere ciò che fa, ma Yona muove un braccio e gli tira uno schiaffo, facendolo cadere con il didietro per terra. –STUPIDO HAK, LASCIAMI DORMIRE IN PACE, ALMENO.- dice la ragazza, con le guance arrossate e la fronte aggrottata, mentre il ragazzo alza gli occhi al cielo per poi accennare un furbo sorriso. Li guardo prima sconvolta, poi però mi viene da ridere. Kija mi si avvicina –Non preoccuparti, fanno quasi sempre così- e mi sorride. Dopo che tutti si danno una sciacquata, tornano dietro e prendono le loro cose: sacche, armi e scorte. Yona mi si avvicina e poi guarda i ragazzi. –Dove siamo diretti, questa volta?- chiede, mentre posiziona il suo arco dietro le spalle. I ragazzi le rispondono, ma le voci vengono soffocate dal mio unico pensiero in quel momento: il pugnale, la mia arma. Porto istintivamente la mano al fianco, dove tengo il pugnale, e mi rilasso toccandolo. “Allora non l’ha visto più nessuno, menomale.”. Rilascio un sospiro di sollievo e Jae-ha mi guarda, accennando un sorriso –Successo qualcosa?- mi chiede. Questo tizio mi vuole proprio fuori. –No, tutto bene, grazie.- ricambio il sorriso e annuisco. –Se c’è qualche problema basta dirlo- mi si avvicina, pure troppo –Ci penso io a risolverlo, anche subito.- mi sussurra, prendendomi una mano, per poi baciarla. Non saprei dirvi che tipo di sguardo avrò assunto, ma notando la lieve risata degli altri, capisco di aver fatto una faccia abbastanza buffa, tanto da far ridacchiare lo stesso Jae-ha. Yona lo allontana e mi poggia una mano sulla spalla –Dovrai farci l’abitudine, come me.-. Iniziamo a camminare, dirigendoci non so dove, e mi guardo intorno. Non riesco ancora a credere di star parlando con miei coetanei e di star “viaggiando” con loro. Il sogno di una vita, più o meno, eppure non mi sento realizzata. Penso ai miei genitori, e sento il vuoto pervadermi. “Ho bisogno di sapere.. non ce la faccio più.” Non so neanche se raccontar loro dei miei, per farmi aiutare, o di agire in segreto. Se racconto dei miei, poi mi chiederanno cos’avrò fatto durante questi anni. Se agisco in segreto, sospetteranno di me. “Non so che fare, non lo so.” Sono disposta a tutto pur di sapere, ma devo vivere, e ho bisogno di aiuto. Glielo dirò più avanti, finche non inizierò a prendere confidenza. *RUMBLE RUMBLE* un rumore improvviso interrompe i dialoghi fra i compagni. Zeno sorride, grattandosi la nuca e accarezzandosi la pancia. –Abbi un po’ di pazienza, dobbiamo arrivare al villaggio più vicino per chiedere informazioni- gli dice Yoon, per poi rigirarsi nella medesima direzione. “Informazioni? Così anche loro stanno cercando qualcosa, mmmh.” L’atmosfera tranquilla viene interrotta dall’urlo spezzato di Yona, che poco prima camminava accanto a me, e che ora non c’è più. Tutti si girano di scatto, Hak impugna saldamente la sua arma e corre verso la direzione da cui proveniva l’urlo. Seguito a ruota da tutti gli altri, mentre vengo lasciata dietro, da sola. Li seguo anche io, portando una mano sul pugnale, in caso si dovesse mettere male la situazione. Neanche il tempo di pensarlo, che una mano mi stringe un braccio, me lo porta dietro e la mia schiena poggia su un torace, mentre un coltello sfiora la mia gola. –Urla e ti ammazzo.- mi dice l’uomo, stringendo la presa del braccio. Mi sta facendo male, tanto male. Con gli occhi cerco qualcuno che sia vicino, ma non c’è nessuno. “Sono nuovamente sola” presa dal panico, mi dimeno. L’uomo avvicina ancora di più il coltello, mentre arriva un altro complice che mi mette le mani addosso, con un ghigno in viso. Mi scendono varie lacrime, e l’altro uomo sta per raggiungere il coltello. “TOGLIMI QUELLE LURIDE MANI DA DOSSO” do una testata all’uomo che mi tiene, provocandomi un forte mal di testa, ma senza pensarci, prendo il pugnale e lo indirizzo verso l’uomo che mi ha toccata, approfittando del momento di dolore dell’altro. Non ho il tempo di pugnalarlo che sento il rumore di una spada, infilzare l’uomo dietro a me, passando direttamente a quello avanti a me, infilzandolo. Sono morti entrambi, e le mie gambe tremano come non mai, sgrano gli occhi colmi di lacrime e paura, e mi giro.

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