La Bestia e la Strega

di Shainareth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuochi d'artificio ***
Capitolo 2: *** Pioggia ***
Capitolo 3: *** San Valentino 01 ***
Capitolo 4: *** Tepore ***
Capitolo 5: *** Mostro ***
Capitolo 6: *** Complici ***
Capitolo 7: *** Pubertà ***
Capitolo 8: *** Incubi ***
Capitolo 9: *** San Valentino 02 ***
Capitolo 10: *** Beghe amorose ***
Capitolo 11: *** Cambiamenti ***
Capitolo 12: *** Bluff ***
Capitolo 13: *** Body Killer ***
Capitolo 14: *** Prime volte ***
Capitolo 15: *** Waffles and Song ***
Capitolo 16: *** Rassicurazioni ***
Capitolo 17: *** Amore a prima vista ***
Capitolo 18: *** Verde ***
Capitolo 19: *** Obbligo o verità? ***
Capitolo 20: *** Romeo e Giulietta ***
Capitolo 21: *** Diritti ***
Capitolo 22: *** Vischio ***
Capitolo 23: *** Sogni ***
Capitolo 24: *** Predizione ***
Capitolo 25: *** Sbronza ***
Capitolo 26: *** Equivoci ***
Capitolo 27: *** Curriculum ***
Capitolo 28: *** Bacio ***
Capitolo 29: *** Silenzi ***
Capitolo 30: *** Magia ***
Capitolo 31: *** Gusti ***
Capitolo 32: *** Amuleto ***
Capitolo 33: *** Soli ***
Capitolo 34: *** Coniugi ***
Capitolo 35: *** Puppy eyes ***
Capitolo 36: *** Empatia ***
Capitolo 37: *** Orgoglio ***
Capitolo 38: *** San Valentino 03 ***
Capitolo 39: *** Serie TV ***



Capitolo 1
*** Fuochi d'artificio ***





FUOCHI D'ARTIFICIO




Beast Boy alzò gli occhi al cielo notturno, ammirando dall’alto della torre le luci colorate dei fuochi d’artificio che esplodevano sopra la città e che creavano un’atmosfera assai suggestiva. Sospirò con rammarico. «Uno spettacolo tanto meraviglioso e nessuna ragazza con cui condividerlo…»
   «Teoricamente ne avresti una al tuo fianco», si sentì rispondere.
   Ruotò le iridi scure verso sinistra, dove Raven rimaneva a fissare i fuochi pirotecnici senza apparente divertimento. Non poteva darle torto, si sorprese a pensare il ragazzo; e anche se quell’idea gli sembrava particolarmente bizzarra, perché non approfittarne? Dopotutto, non poteva ammettere almeno con se stesso che fosse molto attraente.
   «È un invito?» domandò con fare distratto, simulando uno sbadiglio per cingerle le spalle con un braccio.
   La compagna non reagì, ma aggrottò appena le sopracciglia, osservando con perplessità la mano che lui le aveva poggiato addosso. «Prendilo come ti pare», disse atona, «ma non allungare troppo questi tentacoli verdi o ti faccio esplodere come quei fuochi d’artificio.»












Per questa raccolta mi baserò per lo più sulla serie animata, slittando da un contesto all'altro, all'interno della serie, senza alcun ordine preciso.
Insomma, soltanto sciocche fantasie di una fan.
Shainareth





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Capitolo 2
*** Pioggia ***





PIOGGIA




«Sta per mettersi a piovere», fu l’ovvia considerazione di Beast Boy che, annusando la brezza che veniva dal mare, se ne stava accucciato su una roccia poco distante da lei. L’aveva presa per una stupida? Si era accorta eccome che di lì a poco sarebbe caduta la pioggia, soprattutto perché il cielo era ormai coperto da pesanti nembi scuri. «Forse faremmo meglio a rientrare», aggiunse il giovane, ignorando l’eloquente silenzio dell’amica.
   Sospesa a mezz’aria con le gambe incrociate, Raven sospirò. «Beast Boy…» cominciò allora, aprendo un occhio e sbirciando nella sua direzione. «Ti ho detto mille volte che non voglio essere disturbata mentre sto meditando. È importante che io mantenga la concentrazione, lo sai.»
   Sì, dopo essere entrato nella sua mente ed essersi reso conto di persona di cosa volesse dire rischiare di essere preda dei propri violenti stati emotivi, Beast Boy non poteva affatto smentirla. A dispetto dei portentosi poteri che le derivavano dalla sua condizione, per Raven doveva essere sicuramente stressante e logorante avere a che fare con la propria metà demoniaca ogni santo giorno.
   «Scusa, però…» balbettò il ragazzo, mortificato. Si portò una mano dietro la nuca, massaggiandola con aria imbarazzata. Lei rimase in attesa di sentire cos’altro avesse da dirle, ma Beast Boy non parlò.
   Credendo quindi di poter finalmente riprendere il proprio esercizio, Raven tornò a chiudere gli occhi ed iniziò di nuovo a concentrarsi, escludendo il mondo esterno al di fuori del proprio essere. Era una pratica antica, sempre efficace, che la teneva al sicuro dall’oscurità presente nel proprio animo e, soprattutto, teneva al sicuro gli altri. Sapeva cosa significava cedere ad una qualsiasi delle emozioni insite nel suo cuore umano e sapeva che non era per nulla facile controllarle, specie quando diventavano troppo forti. Aveva imparato che provarle e accettarle era giusto, ma ciò non toglieva che doveva continuare a fare il possibile per preservarle dalla natura demoniaca che rischiava troppo spesso di tornare a galla. Dopotutto era umana per metà, ed era su quel punto che avrebbe dovuto insistere, custodendo gelosamente dentro di sé almeno l’affetto che la legava ai suoi amici.
   Passò un’ora, forse più. Poi lo scroscio della pioggia giunse alle sue orecchie e lei tornò a schiudere le palpebre: un acquazzone estivo, di quelli che non durano molto, ma capaci di inzupparti fin dentro le ossa. Eppure, si rese conto, il suo corpo era del tutto asciutto. Non fece in tempo a domandarsene la ragione, che l’istinto la portò ad alzare il capo e la mise di fronte ad una tenera scoperta: una grossa ala verde la stava riparando dall’acqua.
   Beast Boy era rimasto accanto a lei per tutto quel tempo, tramutandosi volontariamente in un enorme pterodattilo per consentirle il massimo della protezione. Il cuore di Raven sussultò e lei si morse il labbro inferiore: che senso aveva meditare tanto se poi bastava un semplice gesto a far tornare a galla tutte le emozioni che lei cercava quotidianamente di reprimere nel proprio animo?
   Strinse la linea della bocca, sperando di trattenersi, ma fallì. «Garfield…» mormorò con voce strozzata. La metteva a disagio chiamare il compagno con il suo vero nome, eppure sentiva di non poterne fare a meno, non in quel momento. Lui non si mosse, né fiatò, come se non l’avesse neanche udita. Raven fluttuò nella sua direzione e allungò una mano per sfiorargli il lungo muso che il giovane aveva nascosto sotto l’ala come se fosse stato un semplice pennuto addormentato. «Ehi…» tornò a chiamarlo, questa volta in tono più controllato. «Ti stai bagnando tutto… Torniamo alla Torre.»
   Beast Boy emise un verso sommesso e solo la carezza che l’amica gli passò fra gli occhi fu capace di farlo riemergere dal mondo dei sogni. Quando tuttavia si rese conto della vicinanza di lei e dell’espressione dolce con cui lo stava fissando, il suo cuore ebbe un fremito che lo mandò completamente in tilt. In breve, perse l’equilibrio con cui era riuscito a stare appollaiato sulla roccia fino a quel momento, e si sbilanciò in direzione dell’ala tesa, finendo col piombare sul fianco e schiacciando la povera Raven sotto lo spesso strato di tessuto del proprio arto.
   Preso dal panico, non appena la sentì strepitare e muoversi con fare esagitato, Beast Boy riprese subito le proprie sembianze umane. «Scusa! Scusami tanto! Mi dispiace!» iniziò a balbettare, soccorrendo la ragazza che faticava a tenersi sulle braccia e sulle ginocchia per via dello sforzo fatto poc’anzi per rimanere tutta intera. «Stai bene?»
   Lei sollevò il capo e, contrariamente alle aspettative del giovane, i suoi occhi non erano affatto invasi dalla solita irritazione che vi scorgeva tutte le volte che gli capitava di combinare qualche guaio nel quale la coinvolgeva pur non volendo. «Sei un caso disperato», si sentì dire soltanto.
   Rilassandosi almeno in parte, Beast Boy si concesse il tempo di osservarla meglio: ormai fradicia di pioggia proprio come lui, i capelli scuri che le ricadevano scompostamente sul viso sporco di fango, Raven adesso gli appariva bella come un essere sovrannaturale, oscuro ma benevolo. Grazie al suo udito fuori dal comune, percepì il mistico sussurro che le fuoriuscì dalle labbra e in un attimo si ritrovò insieme a lei all’interno di una grossa bolla nera che li riparava entrambi dalla pioggia.
   «Fico», commentò, inarcando un sopracciglio e un angolo della bocca. «Non potevi farlo prima?» volle sapere con aria contrariata.
   «Lo avrei fatto non appena mi fossi accorta delle prime gocce d’acqua sul viso», gli assicurò la ragazza, sedendosi sui talloni e intrecciando le braccia al petto.
   Dunque, concluse fra sé Beast Boy, la colpa era stata sua, che l’aveva protetta dalla pioggia? Diamine, per una volta che aveva voluto fare il galante! Odiava quando Raven aveva ragione. Sembrava avere sempre tutto sotto controllo, dannazione.
   «Per fortuna siamo in estate», riprese lei, volgendo lo sguardo all’orizzonte, dove la linea del cielo e quella del mare si confondevano a causa dell’oscurità del maltempo. «Ti va di restare qui con me a guardare la pioggia o preferisci rientrare?» gli domandò, occhieggiando di nuovo verso il compagno, questa volta con un sorriso sornione stampato in volto.
   Lui la guardò mentre si prendeva i capelli fra le mani e li strizzava da un lato, sorprendendosi di nuovo a trovarla attraente. «Il mio istinto animale mi suggerisce di trovare riparo dentro la Torre», rispose con fare perplesso.
   «E quello umano?» s’interessò di sapere l’altra.
   «Beh… di rimanere qui», fu la sincera risposta che ottenne.
   Raven sogghignò e, volendo ringraziare il giovane per la tenerezza con cui era rimasto sotto l’acqua scrosciante col solo scopo di proteggerla, restrinse di proposito l’area della bolla che li riparava, rendendola più intima e costringendoli più vicini di quanto già non fossero.












Questa è la prima delle fluff. Ne ho altre due già belle e pronte, anche se forse la mia preferita è la prossima (almeno per il momento).
Attualmente mi sto mangiando le mani perché vorrei poter vedere la quinta stagione della serie, ma in italiano non si trova manco a pagarla. Idem per il film. E vorrei anche sapere per quale dannata ragione Cartoon Network ha deciso di troncare la serie nonostante il successo e di ricordarsi di lei soltanto di recente, riprendendo i personaggi per farne una semplice parodia (che comunque adoro).
Chiedo venia per lo sfogo. :'D
Tornando alla shot, so che nel cartoon (a differenza dei comics e della parodia) Beast Boy e Raven non sono una coppia e che lui è innamorato di Terra (personaggio dalle grandi potenzialità, ma che mi ha lasciata con troppi dubbi per piacermi davvero), però durante la visione mi sono resa conto di quanto sia comunque forte il legame fra loro. Forte e persino ambiguo, quasi fossero due bambini che si fanno i dispetti a vicenda soltanto per attirare l'uno l'attenzione dell'altra. Chiamasi flirtare, al paese mio, ma va beh~♥
Sto sproloquiando come mio solito. Vi auguro una buona serata e vi ringrazio per aver dedicato un po' del vostro tempo a questa shot.
Shainareth





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Capitolo 3
*** San Valentino 01 ***





SAN VALENTINO 01




«Stasera ci sarà la festa e io non ho nessuno con cui andarci», borbottò Cyborg, gettando un’occhiata invidiosa a Robin che, dall’altro lato della sala principale della Torre se ne stava a svolgere distrattamente chissà quale lavoro con un sorriso stampato in volto. E non avrebbe potuto dargli torto, dal momento che, sentita la notizia di un party per celebrare la festività di San Valentino, ed informatasi su questa ricorrenza terrestre, Starfire si era infervorata così tanto che aveva chiesto al primo dei ragazzi che le era capitato a tiro di accompagnarla.
   «Rilassati, amico», esordì Beast Boy, stiracchiandosi pigramente accanto a lui sul divano. Aveva un’espressione soddisfatta, come se avesse appena concluso un ottimo affare o avesse appena finito di abbuffarsi di tofu. «Puoi sempre tentare di rimorchiare qualche pollastrella alla festa. Sai, di quelle che litigano col proprio fidanzato e lo mollano durante la serata.»
   Cyborg gli lanciò uno sguardo divertito. «Cos’è, il tuo piano di riserva?»
   «Ti sbagli», lo contraddisse l’altro, mentre un ghigno sornione andava scoprendogli le zanne. «Anch’io ci andrò con un una ragazza.» Una risata beffarda gli ferì le orecchie e Beast Boy si risentì. «Guarda che è vero.»
   «Ci crederò quando lo vedrò», commentò Cyborg, sempre più convinto che si trattasse di un bluff.
   Il suo amico fece per ribattere, ma le esclamazioni giubilanti di Starfire proruppero dalla porta d’ingresso, anticipando la sua entrata in volo. Alzarono gli occhi al soffitto, seguendo con lo sguardo le sue piroette eccitate e notando appena che, fra le braccia, stringeva una manciata di qualcosa di colore rosso.
   «Vi conviene munirvi di ombrello», esordì Raven, raggiungendo i compagni di squadra con la solita flemma che cozzava paurosamente con l’entusiasmo dell’amica. «Ho idea che voglia gettarvi quella roba addosso.»
   Beast Boy non si curò del suo avvertimento e scattò in piedi, impettendosi e facendo cenno col capo nella sua direzione, mentre lei andava nell’angolo cucina per prepararsi una tisana. «Cyborg, ti presento la mia dama», dichiarò senza troppi preamboli.
   «Ma chi?» volle sapere d’istinto l’altro, non immaginando neanche lontanamente la verità. Un attimo dopo, però, le sue sinapsi e i suoi circuiti realizzarono quanto gli era appena stato detto e, non riuscendo a trattenersi, esclamò a voce alta: «Andrai alla festa di San Valentino con Raven?!»
   Udendo quelle parole, Starfire, che stava schizzando fra le pareti della stanza come una scheggia impazzita, precipitò in picchiata verso la cucina, schiantandosi quasi contro il frigorifero e assalendo immediatamente l’amica con la propria vivacità: «Oh, Raven! Davvero ci verrai anche tu? E con Beast Boy, poi! Oh! Che bello! È meraviglioso! È… È così romantico! Ed è…»
   «Un patto», la interruppe l’altra, temendo un’emicrania se quell’esagitata avesse continuato con quelle inutili chiacchiere. «Vado con lui solo perché ha promesso di fare le faccende domestiche al posto mio per un mese.»
   «Ehi!» protestò Beast Boy, puntandole un dito contro. «Si era detto per una settimana!»
   «Preferisci che i mesi diventino due?»
   «Due settimane, allora!»
   «Tre mesi, quindi», decise Raven, seguitando a prepararsi la tisana senza neanche degnarlo di uno sguardo.
   «Va bene! Va bene! Un mese sia!» sbottò il suo momentaneo Valentino, agitando le braccia in alto in segno di esasperazione e facendo scoppiare a ridere Cyborg. «Stupida femmina», bofonchiò poi, tornando a sedersi con malagrazia sul divano e mettendo su il grugno. «Dovresti sentirti onorata di poterti accompagnare ad un bel ragazzo come me!»
   Raven si permise di inarcare un sopracciglio. «Sei verde», disse solo, come a voler chiudere lì la questione.
   E mentre Cyborg continuava a ridere e si asciugava una lacrima all’angolo dell’occhio, e Beast Boy borbottava imprecazioni fra i denti aguzzi all’indirizzo della propria dama, Starfire tornò a vorticare allegramente a mezz’aria, lasciando infine andare ciò che aveva fra le braccia e sparpagliando così dei deliziosi cuoricini di carta rossa per tutta la stanza. Caddero come pioggia addosso ai suoi amici e uno di essi andò a finire proprio nella tazza in cui Raven aveva appena finito di versare l’acqua calda per il suo tè. La ragazza sospirò con pazienza. «Sarà una lunga, lunghissima giornata…»












Quando ho scritto questa ero ancora in fase di riscaldamento, ma già le prossime due saranno non soltanto incentrate sulla coppia presa in esame, ma soprattutto centreranno in pieno il genere che preferisco: il fluff. ♥
Buona giornata~
Shainareth





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Capitolo 4
*** Tepore ***





TEPORE




Capitava di rado che prendesse una stupida influenza, ma quando accadeva, per quanto male potesse stare, una parte di lei non poteva che esserne felice: ammalarsi come chiunque altro le ricordava di essere umana almeno per metà. Ciò nonostante, il grande potere presente nel suo corpo l’aiutava a rimettersi più in fretta del normale, poiché era capace di curare tutto quello che poteva danneggiarla anche solo in minima parte.
   In quei momenti, comunque, la sua natura umana subiva la medesima tortura di tutti gli altri comuni mortali, perciò nulla poteva salvarla dai brividi di freddo, dai dolori muscolari o dal naso gocciolante. Si rannicchiò sotto le coperte, in cerca di un tepore che non riusciva a trovare in alcun modo, nonostante la pila di plaid e di trapunte che la dolce Starfire le aveva rimboccato un’ora prima, e trattenne a stento uno starnuto. Provò a fare ancora una volta mente locale per capire come, dove e quando accidentaccio aveva preso quella dannata influenza, ma proprio non riusciva a ricordare. Qualcuno forse le aveva fatto il lavaggio del cervello nottetempo? Una mandria di bufali alieni? Degli zombi mutanti provenienti da un’altra dimensione?
   Per Azarath… Sto iniziando a sragionare come Beast Boy… Quasi le venne da ridere perché, benché non volesse ammetterlo neanche sotto tortura, trovava l’amico assai divertente. Gli doveva davvero molto, a cominciare da tutte le belle sensazioni che provava quando si trattava di passare del tempo in compagnia. Beast Boy era un collante non indifferente, sapeva rendere il loro gruppo allegro e li aiutava non poco a spezzare la quotidianità, con la sua irruenta voglia di vivere e di divertirsi. Raven gli rimproverava l’immaturità e la lingua lunga, ma la realtà era ben differente: gli era grata per tante, tantissime cose. Anzitutto, per l’affetto che continuava a mostrare nei suoi confronti, a dispetto dei frequenti battibecchi che avevano a causa dei loro caratteri troppo diversi. Eppure, si era sorpresa spesso a pensare, sotto alcuni punti di vista siamo tremendamente simili.
   Nel buio e nel silenzio della notte, le parve di udire qualcosa. Un rumore. No, era stato qualcosa di meno percepibile, quasi un fruscio. Raven mise il naso fuori dalle coperte e si guardò attorno, non notando nulla di anomalo nella scarsa luce che penetrava dalle tende socchiuse. Era forse Starfire, tornata per assicurarsi che non avesse bisogno di nulla?
   Il fruscio divenne più forte e, ormai certa che ci fosse qualcuno nella stanza, la ragazza si issò su un gomito, pronta a scattare in caso di bisogno. Quel movimento, tuttavia, le provocò un brivido più intenso dei precedenti, che arrivò a solleticarle le narici fino a farla starnutire. Un involontario guizzo di magia schioccò da qualche parte e lei sentì dei tomi cadere dalla libreria, perché colpiti erroneamente dai suoi poteri. Le accadeva spesso di non riuscire a controllarli, quando stava male, e purtroppo adesso poteva dire addio all’elemento sorpresa: chiunque si fosse introdotto in camera sua, ormai sapeva che era sveglia e che non si sarebbe lasciata sorprendere.
   Contrariamente alle sue aspettative, però, Raven avvertì con lucidità qualcosa cadere sul suo letto. D’istinto, piegò le ginocchia e le portò più vicine al resto del corpo. «Chi va là?!» esclamò, protendendo le mani in avanti per farsi scudo. Un nuovo starnuto le impedì di udire un’eventuale risposta e di nuovo la sua magia colpì, questa volta nei pressi della scrivania, sparpagliando carte e pergamene sul pavimento. Ciò la innervosì e, stringendosi le coperte attorno al corpo, Raven tornò a parlare. «Chi c’è?!»
   Quasi non finì di dirlo che sentì il goffo zampettare di una creatura sul materasso e, subito dopo, il flebile guaire di un cucciolo. Aggrottando la fronte, la ragazza usò consapevolmente la magia per creare una piccola fonte di luce in modo da poter finalmente capire cosa stesse succedendo. Quando vide il piccolo cagnetto verde che, dopo essersi avvicinato il più possibile a lei, andò ad accucciarsi sul suo grembo, Raven sospirò pesantemente. «Mi hai fatto prendere un colpo…» mormorò, scrutando quella palletta di pelo con fare sospettoso. «Che ci fai qui?» La bestiola uggiolò e strusciò il musetto contro il suo ventre, in cerca di coccole che, lo sapeva, non sarebbero tardate ad arrivare. Sospirando di nuovo, lei gli concesse dei grattini dietro un orecchio. «Eri preoccupato? Per un semplice raffreddore?»
   «Non è tanto per il raffreddore», spiegò il cagnetto, prendendo a scodinzolare con fare allegro, «quanto per tutti i casini che fai ogni volta che starnutisci.» Le unghie di Raven affondarono nella sua pelliccia lanuginosa e lui guaì. «Scherzavo!» si difese prontamente, sfuggendo alla sua presa e correndo lontano da lei, verso i piedi del letto. «Quando stai male sei ancora più irascibile.»
   Lei lo ignorò. «Mi spieghi perché ti introduci sempre in camera mia senza permesso?»
   «Se te lo chiedessi, mi faresti entrare?»
   «Ovvio che no.»
   «Ecco perché», concluse Beast Boy, accucciandosi e inclinando la testolina di lato per osservarla meglio dal punto in cui si trovava. «Tanto vale bypassare quella parte e andare oltre.»
   «Ti odio cordialmente», fu tutto ciò che gli fece sapere lei, atona, prima di tornare a stendersi e di rintanarsi sotto le coperte.
   Beh, pensò l’altro con ottimismo, perlomeno non mi ha detto di andar via. Quanto all’odio… nessuno dei Titans ormai ci credeva più: benché fosse per metà demone, Raven era piena di tanto di quell’amore che nessuno avrebbe mai potuto metterlo in discussione. Beast Boy si sentì perciò autorizzato a fare quel che più gli pareva, sfidando la sorte come ogni volta che aveva a che fare con lei. Tornò a trotterellare nella sua direzione e si rannicchiò al suo fianco, posando il musetto sul cuscino e strusciando la testolina contro la fronte dell’amica. Scottava, segno che Raven doveva avere ancora la febbre alta. Eppure la sentiva tremare per il freddo. Le si accoccolò ancora più vicino, pronto a riscaldarla con la propria pelliccia, ma si rese conto che con quelle dimensioni gli sarebbe stato difficile. Valutò l’opzione di trasformarsi in una bestia più grossa, scartando l’idea di un orso o di una tigre o di un gorilla: se le avesse sfondato il letto, probabilmente Raven lo avrebbe scuoiato e avrebbe ricavato un bel tappeto per il pavimento della sua camera.
   Il successivo movimento di lei lo distrasse da quelle macabre fantasie, riportandolo di colpo con i piedi per terra, e due mani lo afferrarono delicatamente, ma con decisione, per tirarlo giù, sotto le coperte. Un attimo dopo, ancora incredulo per ciò che stava accadendo, Beast Boy si ritrovò stretto contro il petto dell’amica, regalandole quel tepore di cui aveva bisogno e che lui non aveva osato darle in quel modo per non urtare la sua sensibilità.
   Nessuno dei due disse una sola parola per tutto il resto della notte; tuttavia entrambi furono dell’opinione che a volte non era davvero un male comportarsi da gran ficcanasi.












Questa mi è stata ispirata da una tenerissima vignetta dei comics, precisamente questa qui: http://redandalittlelightning.tumblr.com/post/128071208791/beast-boy-cuddling-an-injured-raven
Mi ha sciolto il cuore e non potevo non rispolverare l'idea di un tenerissimo Beast Boy che coccola Raven ammalata/ferita/quelcheè: lo trovo a dir poco adorabile. :')
Concludo ringraziando tutti coloro che leggono e anche chi ha inserito questa raccolta fra le storie preferite/ricordate/seguite. ♥
Shainareth





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Capitolo 5
*** Mostro ***





MOSTRO




«Ehi.»
   Quella semplice sillaba, pronunciata per di più senza una particolare inflessione nel tono della voce, fu comunque in grado di farlo sobbalzare. Lanciando un verso strozzato, Beast Boy si voltò di scatto verso la porta aperta, trovando Raven ferma sulla soglia e intenta a fissarlo con espressione apatica. «Mi hai fatto prendere un colpo!»
   «I tuoi sensi da bestia sono arrugginiti o hai semplicemente la coscienza sporca?» lo prese in giro, intrecciando le braccia al petto.
   «Perché dovrei averla?» ribatté lui, tornando a prestare attenzione alla consolle portatile con la quale stava giocando in solitario ormai da diverso tempo, seduto sul pavimento ai piedi del letto a castello.
   «Robin ti cerca», disse soltanto Raven, senza cedere alla tentazione di snocciolare un lungo elenco di possibili motivi per cui l’amico avrebbe dovuto sentirsi in colpa per qualcosa. Come ad esempio la pigrizia che lo aveva colto da quella mattina.
   «È urgente?»
   «Non ne ho idea.»
   Con uno sbuffo, Beast Boy mise in pausa il gioco e si tirò svogliatamente in piedi. Sbadigliò, si stiracchiò, si grattò la pancia e iniziò a dirigersi verso l’uscita della stanza, ma la voce di Raven lo bloccò. «Non sarebbe il caso che ti mettessi qualcosa addosso?» s’interessò di sapere, studiando con aria accigliata l’unico capo d’abbigliamento da lui indossato, ovvero un paio di boxer di cattivo gusto.
   Il giovane abbassò lo sguardo su se stesso, rendendosi conto di essere effettivamente impresentabile. «Giusto», convenne, tornando suoi propri passi per scavare in mezzo ad un mucchio di vestiti gettati alla rinfusa in un angolo della camera.
   Perplessa, più che incuriosita, Raven rimase a fissarlo per qualche attimo, ma poi fece per girare i tacchi ed uscire in corridoio. Nel mentre, i suoi occhi si soffermarono su qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di trovare in quel letamaio che era la stanza di Beast Boy. Gettò un’occhiata in direzione del compagno e, approfittando della sua distrazione, si avvicinò alla scrivania sulla quale, fra la marea di cianfrusaglie sotto la quale sembrava sepolta, vi era in bella vista un libro.
   Quando la ragazza lo prese fra le mani, si rese conto che in realtà era un diario, pieno zeppo di meticolose annotazioni scritte con una calligrafia piccola e ordinata. Non era certamente di Beast Boy, concluse con se stessa; ne ebbe conferma quando, tornando a sfogliare le prime pagine del volume, trovò il nome del proprietario: Mark Logan.
   Di colpo, Raven si rese conto di essere stata indelicata nei confronti dell’amico, impicciandosi in qualcosa di troppo personale. Sentendosi in colpa per quanto aveva appena fatto, si affrettò a rimettere il diario lì dove lo aveva preso, ma qualcosa scivolò via dalle pagine, finendo con lo sporgere da un lato: una fotografia. La maga l’afferrò prima che potesse cadere e, di nuovo, i suoi occhi catturarono qualcosa che avrebbero dovuto ignorare: un uomo ed una donna, sorridenti, erano stati immortalati in quel ritratto istantaneo con un bambino biondo, dai vivaci occhi azzurri e dall’espressione sbarazzina. Anche a distanza di anni, nonostante la metamorfosi che lui aveva subito nel tempo, Raven fu in grado di scorgere la somiglianza fra quel ragazzino ed il giovane che si trovava alle sue spalle. Era stato un bel bambino, pensò, e di sicuro sarebbe stato anche un bell’uomo, un giorno, se non avesse subito quella trasformazione genetica che lo aveva ridotto in quello stato, colorandogli la pelle, gli occhi e i capelli di verde, appuntendogli le orecchie e facendogli crescere le zanne. Probabilmente, anche la sua conformazione fisica non troppo possente doveva aver risentito del trattamento che, rendendolo per metà bestia, gli aveva salvato la vita quand’era soltanto un bambino.
   Un gesto d’amore da parte dei suoi genitori che, pur di non perderlo, hanno preferito rischiare il tutto e per tutto, si ritrovò a riflettere Raven, con una punta di rammarico poiché la sua mente non aveva potuto fare a meno di volare a suo padre e al modo abominevole in cui aveva cercato di servirsi di lei. Non c’era neanche da fare un paragone, fra lui e quello di Beast Boy.
   «Finalmente l’ho trovata!»
   La voce allegra del giovane la riportò alla realtà, inducendola a rimettere subito ogni cosa a posto e a farla tornare in fretta verso la soglia della stanza. Raven gettò un’occhiata al compagno, ora intento ad infilarsi goffamente la propria tuta. Rallentò il passo e si soffermò nuovamente ad osservarlo, ponendo attenzione alla pelle verde della sua schiena e alle sue orecchie appuntite: a dispetto di tutte quelle anomalie, Beast Boy pareva non curarsi affatto del proprio aspetto e, anzi, era convinto di essere persino affascinante.
   «Sono pronto!» esclamò pochi attimi dopo, mentre lei continuava a scrutarlo con aria assorta. «Bello come sempre», aggiunse l’altro, passandosi una mano fra gli ispidi capelli a spazzola con fare vanesio. Lanciò uno sguardo scettico all’amica e, abituato com’era alle sue prese in giro, puntualizzò: «E guai a te se osi smentirmi.»
   Inaspettatamente, Raven si strinse nelle spalle. «Io ho il colorito cereo, quattro occhi rossi e una miriade di tentacoli neri», ribatté con noncuranza, sventolandogliene qualcuno sotto al naso. Beast Boy sgranò gli occhi, sorpreso per quella risposta, e lei aggiunse: «Eppure nessuno si è ancora sognato di insinuare che io sia un mostro.»
   Detto ciò, gli diede le spalle e uscì in corridoio, dove l’altro la raggiunse un istante dopo con un sorriso stampato in faccia. «Sbaglio o mi hai indirettamente detto che sono irresistibile?» ci tenne ad informarsi, gongolando per quello che gli era parso un complimento fatto e finito.
   Le folte sopracciglia scure di lei si corrucciarono di colpo, facendole assumere un’espressione decisamente contrariata. «Altro che aspetto fisico: il tuo vero problema è a livello cerebrale.»
   Nonostante quella rispostaccia, Beast Boy rise e le passò un braccio dietro la nuca, strattonandola affettuosamente verso di sé e facendola grugnire per il disappunto, mentre insieme continuavano ad avanzare verso il salotto.












Sinceramente non ho idea se Garfield Mark Logan, alias Beast Boy, possa conservare un ricordo del padre o una foto di sé bambino con i propri genitori. Forse no, ma mi andava di immaginare che potesse averlo fatto, in qualche modo. Come mi piace pensare che Raven sia a conoscenza del perché il suo compagno ha quell'aspetto. Credo che lo sappia, in effetti, ma non ne sono sicura perché non ho ancora visto la quinta stagione della serie, incentrata appunto su Beast Boy (così come la quarta è incentrata su di lei).
Ringrazio sempre chi legge, chi recensisce e chi ha deciso di seguire assiduamente questa raccolta. ♥
Buona giornata!
Shainareth





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Capitolo 6
*** Complici ***





COMPLICI




«Dov’è?!»
   Fu con questa minacciosa domanda che Cyborg infilò prepotentemente la testa all’interno della camera non appena Raven aprì la porta. «Ma chi?» chiese, atona, mentre sollevava un sopracciglio con aria perplessa. Senza contare il leggero fastidio provato nel vederlo sbirciare con insistenza lì dentro, invadendo così la sua privacy.
   «Il tuo amichetto!» rispose l’altro, continuando ad allungare lo sguardo oltre la ragazza, che a quelle parole perse la pazienza.
   «Io non ho un amichetto», chiarì anzitutto.
   «Come no?» parve prenderla in giro Cyborg, abbassando gli occhi su di lei per la prima volta, un sorrisetto a mezza bocca. «Alto un metro e uno sputo, orecchie a punta e pelle verde. Il tuo amichetto», concluse con un’ovvia alzata di spalle.
   «Spero per il tuo bene che tu stia scherzando», s’interessò di sapere Raven, fortemente indignata.
   «Insomma, lo hai visto o no?» tagliò corto il giovane.
   «Cosa ti fa credere che possa essere qui, in camera mia?» insistette lei, le braccia conserte e la fronte corrucciata.
   Cyborg inarcò il suo unico sopracciglio buono. «Mi pare ovvio: perché voi due siete complici
   «Hai altre assurdità da dirmi o posso tornare a meditare?» fu la pronta risposta che ricevette, vedendola levare una mano a mezz’aria e richiamando il proprio potere.
   A quel punto, decise di desistere per ovvie ragioni. Prima di andarsene, però, gettò un’ultima occhiata alle spalle della maga, giusto per sicurezza. «Quel dannato nanerottolo…» borbottò poi, battendosi il pugno nel palmo dell’altra mano e iniziando ad allontanarsi lungo il corridoio. «Se lo prendo, lo riduco in poltiglia!»
   Quando lui liberò finalmente l’uscio, Raven chiuse la porta e sospirò. Un rumore alle sue spalle la indusse a voltarsi e dal suo armadio ruzzolò fuori Beast Boy, come fosse stato un amante nascosto agli occhi del marito. «Ti devo una pizza», disse all’amica, tirando un sospiro di sollievo.
   «Che sia bella sostanziosa», stabilì lei in tono perentorio. «Questa è l’ultima volta che ti copro con gli altri», mise poi in chiaro.
   «Oh, andiamo!» protestò il giovane, un orecchio ancora impigliato in uno dei mantelli appesi ordinatamente alle loro grucce. «Non l’ho mica fatto apposta a mandargli in tilt il computer di bordo del T-Sub!»
   «Che cavolo ci stavi facendo, col T-Sub?!» fu la spontanea curiosità che Raven esternò in seguito a quella dichiarazione. «No, lascia perdere. Non voglio saperlo», aggiunse poi, mettendo una mano avanti e fermandolo prima che potesse iniziare a parlare. «Il tuo problema è che hai la particolare abilità di combinare guai.»
   «Questo non è vero!» Colpito nell’orgoglio, Beast Boy s’impettì e si slanciò in avanti, portandosi accidentalmente dietro alcuni degli indumenti presenti nell’armadio e sparpagliandoli sul pavimento.
   Gli occhi di Raven assunsero una preoccupante sfumatura rossa e lui, sperando che servisse a sdrammatizzare, si lasciò andare ad una risatina nervosa. «Vado a chiamare Cyborg», annunciò la ragazza, pronta a mettere in atto il proprio proposito.
   «Aspetta!» gridò spaventato l’altro, allungando le braccia in avanti e afferrandola per il mantello. Iniziò a tirarla verso di sé, cercando di allontanarla il più possibile dalla porta. «Mi dispiace! Scusa! Non mi abbandonare!» Poiché però lei sembrava intenzionata ad opporre resistenza, Beast Boy si tramutò in un polipo e l’avvolse fra i tentacoli, facendole sfuggire un’imprecazione.
   «Toglimi le zampe di dosso!»
   «E dài, Rae!» cercò di rabbonirla il giovane, tornando normale ma continuando a tenerla stretta a sé dalle spalle. «Aiutami!»
   «Ho già fatto più del dovuto!» gli rinfacciò la maga, agitandosi fra le sue braccia per guadagnarsi la libertà.
   «In cambio ti… ehm… ti pulirò la stanza!»
   Raven finalmente parve calmarsi, ma solo perché la proposta di lui le parve ridicola e ci tenne a farglielo notare. «Se la tua idea di pulizia è la stessa con cui tieni in ordine la tua, di stanza, ne faccio a meno, grazie.»
   «Allora farò qualcos’altro, basta che non mi consegni al nemico!» la supplicò Beast Boy, quasi sull’orlo delle lacrime.
   Sospirando pesantemente, lei cedette al suo sguardo da cucciolo bastonato. «E va bene, ma ora scollati di dosso.»
   Felice come un bambino, anziché lasciarla andare, l’altro la strinse più forte. «Graziegraziegrazie! Raven, sei la migliore!»
   «Ti ho detto di scollarti!» ringhiò quella, richiamando a sé il proprio potere. La sua minaccia sortì ancora una volta l’effetto sperato, perché Beast Boy obbedì prima che fosse tardi, facendo un passo indietro e ridacchiando con fare sbarazzino. Riassettandosi il mantello, la ragazza fissò l’amico con aria sospettosa. «Prima non te l’ho chiesto, ma… perché hai cercato subito il mio aiuto? Non potevi chiederlo a qualcun altro?»
   «Stai scherzando?» stentò a crederci il giovane. «Starfire non sa mentire», cominciò a spiegare, mettendosi le mani nei capelli come se fosse una follia l’aver anche solo pensato di rivolgersi agli altri, «e Robin mi avrebbe fatto una ramanzina infinita, dicendo di prendermi le mie responsabilità.» Al sol pensiero, rabbrividì e si strinse nelle spalle.
   «Forse dovresti prendertele per davvero», gli fece notare Raven.
   «Per farmi ridurre in gelatina da quel bestione di metallo?! No, grazie!» fu la vivace protesta che ricevette in risposta.
   «Quindi sei venuto da me perché non avevi scelta…» fu la conclusione a cui giunse a quel punto. «Sono commossa da tanta fiducia.»
   «In realtà», ci tenne subito a smentirla Beast Boy, «l’ho fatto anche perché le nostre camere sono vicine e più appartate rispetto a quelle degli altri.»
   Raven strinse le labbra, seccata. «Un grosso problema a cui si potrebbe porre rimedio», ponderò, fissandolo torva.
   Lui la ignorò bellamente. «E poi, lo hai sentito, Cyborg: noi due siamo complici», dichiarò, sorridendo a trentadue denti e allargando le braccia ai lati del corpo come se si aspettasse un abbraccio.
   Poteva davvero dar loro torto? Per quanto si sforzasse di non essere coinvolta nelle assurde trovate e negli stupidi giochi dei suoi compagni, Raven finiva immancabilmente per prendervi parte, quasi sempre proprio perché persuasa da quel ragazzetto verde che ancora una volta era riuscito a trascinarla nelle sue malefatte. Arrendendosi perciò all’evidenza, la ragazza intrecciò le braccia al petto e ruotò le pupille verso il soffitto. «La pizza dev’essere formato famiglia, sia chiaro.»
   Beast Boy scattò sull’attenti, battendo i tacchi e portandosi una mano alla fronte. «Sissignora!»












Scrivendo questa, mi sono ricordata di tutte le volte in cui questi due scemotti sono stati davvero (più o meno) complici in qualcosa. Come ad esempio il geniale macchinario che B.B. costruisce in uno dei primi episodi (quello per fare uno scherzo a Cyborg, anche se poi a cascarci è Starfire), con Raven che assiste senza batter ciglio a quella follia. Vogliamo poi parlare della lotta con i calzini puzzolenti? :'D Anche lì la nostra eroina si schiera contro Cyborg, in difesa di Beast Boy. E che dire di quando si vestono tutti da Robin? Chi è l'unico a convincere Raven ad unirsi alla mascherata? XD Se andiamo a scavare, si troveranno senza dubbio altri episodi del genere, ma per ora preferisco fermarmi qui. :')
Per onestà, confesso che l'idea di questa shot mi è venuta in mente da una fanart trovata online, cioè questa qui: http://laryndawn.deviantart.com/art/TT-BBRae-5-416289796
Era una trovata troppo carina per non prenderne spunto e scriverci su.
Ah, un'altra precisazione... Quando faccio dire a Beast Boy che la sua camera e quella di Raven sono vicine e appartate rispetto a quelle degli altri, non ho inventato niente. Pare che le cose stiano davvero così, per la gioia di noi fangirl/fanboy BBRae, e potete guardarlo con i vostri occhi: http://teentitans.wikia.com/wiki/Titans_Tower (Se scorrete la pagina, troverete la pianta della Torre, dove potrete vedere la distribuzione delle stanze, comprese quelle da letto.)
Detto ciò, mi eclisso e vi do appuntamento a domani per il terzo capitolo della long.
Grazie a tutti e buona giornata! ♥
Shainareth





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Capitolo 7
*** Pubertà ***





PUBERTÀ




«Insomma, quanto ci metti ad aggiustare quell’affare?! Fa caldissimo!»
   La sonora, infantile protesta di Beast Boy fece corrucciare lo sguardo di Cyborg, impegnato nel tentativo di venire a capo del problema che aveva mandato in tilt il termostato della Torre. «Certo che hai un bel fegato a lamentarti, dopo che l’hai rotto!»
   «Guarda che il guasto riguarda l’intero quadro elettrico!» si difese prontamente l’altro, sentendosi accusato ingiustamente dall’amico. «Non potevo mic…»
   La voce gli venne meno e le sue parole furono interrotte di colpo quando la porta automatica si aprì grazie all’ausilio della magia di Raven, che fece il suo ingresso nella sala principale con indosso soltanto un paio di short e un top molto corto. Nel silenzio che era calato nella stanza, sotto lo sguardo fin troppo interessato del ragazzo e quello distratto di Starfire, che se ne stava anche lei ad osservare il lavoro di Cyborg, la maga si diresse verso l’angolo cucina e recuperò una bottiglietta d’acqua dal frigorifero. L’aprì e se la portò alle labbra, bevendone una lunga sorsata. Infine, continuando a dare le spalle a tutti, esordì infastidita: «Invece di fissarmi come un mandrillo, cerca di renderti utile in qualche modo.»
   Dietro di lei, appollaiato su uno dei banconi vicini, un grosso mandrillo verde scosse rapidamente il capo e mutò forma, prendendo di nuovo le consuete sembianze di Beast Boy. «Se non vuoi che ti guardi, mettiti qualcosa addosso», borbottò risentito, balzando giù ed ergendosi sulle gambe.
   Starfire batté le lunghe ciglia con fare sorpreso. «B.B., sei cresciuto!» esclamò senza nascondere il proprio stupore. «Tu e Raven adesso sembrate avere la stessa altezza.»
   «Oh… è vero…» constatò il giovane, occhieggiando di nuovo in direzione della maga, che a sua volta lo scrutò incuriosita. «Non me ne ero accorto.»
   «Finalmente è arrivata anche per lui la pubertà», intervenne Cyborg, prendendolo affettuosamente in giro. «E Raven ne sa qualcosa.»
   Distogliendo lo sguardo, lei tornò a portarsi la bottiglietta d’acqua alla bocca. «Sfortunatamente…» mormorò, certa comunque che Beast Boy, in vago imbarazzo, potesse sentirla.
   «Tra un po’ gli verrà anche la voce da uomo.»
   «Ah-ah-ah», rise forzatamente il ragazzo, stizzito per quella battuta. «Divertente, Cyborg, davvero divertente.»
   «Comunque, anche Robin è diventato più alto», dichiarò a quel punto Starfire, la voce carica d’orgoglio. «E anche più bello!» soggiunse in uno squittio sognante.
   «Scusami se non me ne sono accorto…» commentò Cyborg, continuando tuttavia ad armeggiare con il pannello di termoregolazione della Torre. «Di solito non mi soffermo troppo a guardarlo.»
   Assumendo un’espressione canzonatoria, Beast Boy tornò a rivolgersi alla compagna più vicina a sé. «Raven, di questo passo finirai per essere tu la più bassa del gruppo.»
   «La cosa dovrebbe forse mortificarmi?»
   «Lasciagli godere il momento di gloria», sghignazzò Cyborg.
   «Pensa ad aggiustare quel coso, invece di parlare!» scattò l’altro, sempre più irritato dai suoi commenti fuori luogo.
   Starfire rise divertita e intenerita a un tempo. «B.B., non dargli retta: anche tu stai diventando molto carino.»
   Il ragazzo s’illuminò all’istante. «Sul serio?»
   «Ma certo!» confermò lei in tono allegro. «Vero, Raven?»
   Quella inarcò un sopracciglio. «Preferirei evitare di esprimermi al riguardo.»
   «Perché?» chiese Beast Boy, dando segno di esserci rimasto male.
   «Perché temo che non abbia molte parole piacevoli per te.»
   «Cyborg, disgraziato! Tieni per te le tue opinioni!» sbottò, tentato di tirargli qualcosa appresso, dal momento che l’amico scoppiò a ridergli crudelmente in faccia. «Per quel che ne sappiamo», riprese l’altro, deciso comunque a non perdersi d’animo, «Raven potrebbe avere moltissime parole positive, al riguardo! Solo che si vergogna ad ammetterlo.»
   Tre paia d’occhi si posarono sulla figura della maga che, senza batter ciglio, annunciò solo: «Vado a farmi una doccia.»
   «Certo che anche tu fai di tutto per stuzzicargli la fantasia…» ridacchiò ancora Cyborg, mentre lei gli passava accanto e Beast Boy borbottava qualcosa di poco comprensibile, ma sicuramente molto volgare.
   Sull’uscio della stanza, Raven incrociò Robin, che si sorprese nel vederla vestita in quel modo a causa del caldo soffocante che in effetti si avvertiva all’interno dell’edificio. «Come siamo carine», non poté fare a meno di commentare, senza tuttavia manifestare alcun interesse che potesse suscitare la stizza della compagna o, peggio, quella di Starfire.
   «Oh, grazie», rispose l’altra, attirando immediatamente le lagne di Beast Boy.
   «Perché se te lo dice Robin sei tutta sorrisi?!»
   Lei gli lanciò un’occhiataccia. «Forse perché lui si esprime a parole.»
   «Raven, pretendi troppo da un adolescente in piena tempesta ormonale.»
   «Cyborg!» urlò il suo povero migliore amico, che a quanto pareva quel giorno sembrava essere stato declassato al ruolo di suo passatempo personale.
   Quella battura provocò l’ilarità di Robin e indusse Raven a sospirare e a ruotare le iridi verso l’alto con sopportazione. «C’è una tempesta particolare?» chiese inaspettatamente Starfire, voltandosi con ingenuità verso le grandi vetrate della Torre. «A me non sembra…» mormorò perplessa, ammirando il cielo azzurro e schermandosi la vista per ripararla dalla forte luce del sole estivo. «È per questo che è andata via la corrente? Credevo che si trattasse solo di un guasto…»
   «Questo chi glielo spiega?» domandò retoricamente la maga, dando subito segno di volersene lavare le mani.
   Fu Cyborg a rispondere, tornando a ridersela sotto ai baffi. «B., vuoi farle un esempio pratico?»
   Quello s’indignò, ma prima ancora che potesse ribattere, lo fece Robin per lui, pronto a difendere la propria innamorata. «Non sei divertente, Cyborg!»
   Non riuscendo a seguire il loro discorso, Starfire tornò a voltarsi nella loro direzione. «Qual è il problema?»
   «Non ho mica detto che deve farlo con lei», l’additò distrattamente Cyborg, mentre continuava a parlare con Robin. Udendo ciò, e subodorando il pericolo implicito in quelle parole, Raven scattò oltre la porta e sparì in corridoio. Beast Boy ci rimase di nuovo male. «Su, non fare quella faccia», provò a consolarlo il suo migliore amico, facendosi finalmente serio. «Prima o poi avrai la tua occasione.»
   «Sembra che abbia davvero paura di me», bofonchiò il mutaforma, abbassando la punta delle orecchie con delusione.
   «Anch’io avrei paura ad essere costantemente sotto tiro», non poté fare a meno di fargli notare il suo compagno cibernetico.
   Beast Boy arrossì. «Ma non è mica colpa mia!»
   «Nessuno ti sta dando colpe, B.», lo rassicurò anche Robin in tono amichevole. «Solo… magari potresti cercare di essere più discreto.»
   «Per voi è facile parlare… siete completamente umani», continuò a borbottare lui, sempre più imbarazzato a causa del proprio problema. «Io invece vivo perlopiù di istinti… e a volte è difficile riuscire a controllarli.»
   «Forse potresti darti anche tu alla meditazione», gli suggerì l’altro. «Potrebbe funzionare.»
   Il ragazzo fece una smorfia, per nulla convinto di quel consiglio. «Sembra noiosa… E poi Raven non accetterebbe mai di insegnarmela…»
   «Accetterebbe eccome, se ne conoscesse la ragione», gli assicurò Cyborg, ormai tornato a concentrarsi sul proprio lavoro.
   «Dici?»
   «Se righi diritto, potrebbe persino rivalutarti.»
   Bastò quel pensiero per far sorridere di nuovo Beast Boy, che subito si ringalluzzì ed esclamò con entusiasmo: «Vado a chiederglielo!»
   «Dovremmo fermarlo?» s’interessò di sapere Robin, mentre lui gli sfilava di corsa sotto al naso per uscire dalla stanza.
   Cyborg sghignazzò. «No, lascialo fare. Così è più divertente.»
   «Insomma, mi volete dire che sta succedendo?!» strillò Starfire, stufa di essere ignorata in quel modo. Perché continuavano a parlare di un qualcosa che sembrava chiaro a tutti meno che a lei?! Era proprio in momenti del genere che avvertiva tutto il peso di essere un’aliena all’interno del team.
   Robin si massaggiò la nuca con fare impacciato. «Oh… ehm… Come posso spiegartelo?» iniziò a riflettere a mezza voce, indeciso sulle parole da usare per farle comprendere in modo delicato la situazione.
   «Se proprio devi farlo, portala da un’altra parte», disse Cyborg, troppo divertito dalla faccenda per rinunciare al suo spirito di patata. «Mi distrarreste dal lavoro.»
   L’altro fece per replicare aspramente, ma la sua voce fu coperta dal lontano grido oltraggiato di Raven, subito seguito da quello di puro dolore di Beast Boy. Infine, tutti e tre sobbalzarono a causa del potente boato che si sentì provenire dal bagno.
   Robin sospirò stancamente. «Avremmo fatto meglio a fermarlo…»












Okay, per questa sono stata costretta ad alzare il rating. Perdonate l'idiozia, ma era una tentazione a cui non ho saputo rinunciare.
Corro ad aggiornare anche Futuro e ringrazio come sempre tutti i lettori, i recensori e chi aggiunge le mie storie fra quelle preferite/ricordate/seguite.
Buon fine settimana! ♥
Shainareth





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Capitolo 8
*** Incubi ***





INCUBI




Qualcosa la svegliò. Lì per lì non seppe dire esattamente cosa, ma quando il suono si ripeté, libera dal torpore del sonno, Raven iniziò a comprendere. Si mise seduta sul letto e rimase in ascolto, lo sguardo già fisso sulla parete che separava la sua camera da quella di Beast Boy. Per qualche istante tutto tacque, eppure lei fu ugualmente in grado di avvertire le emozioni del ragazzo al di là del muro. Provava inquietudine, angoscia, paura, tristezza…
   Scivolando via dalle coperte, Raven si alzò e si avvicinò alla parete. Vi poggiò su il palmo della mano e le parve che le brutte sensazioni provate dal compagno si stessero intensificando. Erano reali, benché ciò che stava accadendo non lo fosse per nulla. La maga si concesse un’ultima esitazione, ma poi, non riuscendo più a resistere al proprio buon cuore, creò un varco dimensionale, attraverso il quale si aprì una strada per la camera attigua, senza passare per la porta.
   Dapprima vi sbirciò dentro timidamente, rendendosi conto che la stanza era quasi del tutto al buio. Abituata com’era all’oscurità, Raven notò subito che il posto inferiore del letto a castello di Beast Boy era vuoto. Alzò gli occhi verso il punto da cui proveniva la fioca fonte di luce e scorse la punta di un piede sbucare oltre il bordo del materasso superiore. Senza pensarci su troppo, pur con discrezione, entrò del tutto nella camera e si levò subito in volo, fino a raggiungere il ragazzo. Si era addormentato in una posizione piuttosto scomoda e accanto a sé aveva la consolle portatile accesa, dando così l’idea di essere stato colto dal sonno mentre era intento a giocare fino a tarda ora.
   Raven la prese fra le mani e la spense, fluttuando poi fino alla scrivania per metterla al sicuro da un’eventuale caduta. Proprio mentre la stava posando, di nuovo colse lo stesso suono che l’aveva portata lì: un lamento. Sommesso, ma pur sempre un lamento. Tornando lentamente al capezzale del compagno, avvertì le medesime emozioni di prima: paura, angoscia, tristezza, inquietudine… Qualcosa stava spaventando Beast Boy durante il sonno. Obbedendo una volta tanto all’istinto, si sporse nella sua direzione e gli tastò la fronte, che subito si distese sotto al suo tocco gentile. Quella reazione la sorprese e la guidò a sedersi sul bordo del materasso, gli occhi fissi sul giovane.
   «Beast Boy?» sussurrò piano. Lui si mosse appena, ma non diede segno di volersi svegliare; e quando di nuovo si agitò per un motivo che Raven non conosceva, la ragazza fece scivolare le dita più su, facendogli dono di una carezza fra i capelli. Beast Boy si acquietò una seconda volta, portandola a domandarsi cosa lo stesse angustiando in quel modo. Stava forse sognando una disfatta contro un nemico? Era il ricordo della morte dei genitori a tormentarlo tanto? Oppure quello ormai remoto di Terra?
   Raven sapeva che lui le aveva voluto molto bene, e benché lei non avesse mai provato quel genere di affetto nei confronti di qualcuno, si era spesso chiesta se fosse davvero possibile innamorarsi di una persona che, in fin dei conti, si conosceva assai poco. Invidiava la spontaneità dei sentimenti di Beast Boy, perché lei aveva sempre avuto l’impressione che non avrebbe mai amato qualcuno così su due piedi. E come avrebbe potuto, abituata com’era a tenere sotto controllo le proprie emozioni? Si ripeteva che non le sarebbe mai stato possibile gettarsi a capofitto in una storia del genere, anche e soprattutto perché, visto ciò che albergava dentro di lei, aveva bisogno di troppe certezze e rassicurazioni prima di donare il proprio cuore a qualcuno. A qualcuno che la conosceva, qualcuno che l’accettava per quello che era, qualcuno che non l’avrebbe abbandonata mai, neanche nei momenti più critici.
   Beast Boy si mosse ancora, questa volta più serenamente e la sua espressione beata fece sorridere Raven, che si ritrovò di colpo a pensare che, se avesse potuto scegliere, si sarebbe volentieri innamorata di un uomo che le fosse anzitutto amico. Qualcuno che, pur dopo averla presa in giro o aver litigato con lei, non le avrebbe mai negato una parola di consolazione o un abbraccio. Qualcuno che, a dispetto delle divergenze d’opinione, si sarebbe battuto comunque per lei. Qualcuno di leale, che non avrebbe mai potuto voltarle le spalle.
   Qualcosa si smosse nel suo animo e lei fermò la mano con cui aveva continuato ad accarezzare il suo compagno. Un sentimento negativo era andato formandosi all’interno del suo cuore: Terra. Anche Raven le aveva voluto bene, sia pure in modo assai diverso, e se già era stato, per lei, doloroso sentirsi tradire in quel modo, quanto doveva aver sofferto Beast Boy nel momento in cui quella ragazzina gli aveva spezzato il cuore? Terra non aveva avuto la minima scusante. E sebbene si fosse ravveduta prima che fosse troppo tardi, il passato non poteva essere cambiato in alcun modo: non aveva senso affermare di voler bene a qualcuno che di lì a poco avresti pugnalato alle spalle senza il minimo rimpianto.
   Irrigidendo i muscoli del corpo, Raven si portò le mani chiuse a pugno sugli occhi e cercò con tutte le proprie forze di scacciare quei sentimenti negativi. Perché era così dannatamente facile, per lei, caderci?! La sua natura demoniaca era sempre in agguato, pronta a cogliere ogni sua minima debolezza e ad ingigantirla fino a farle male.
   Azarath Metrion Zintos… Azarath Metrion Zintos…
   Il suo mantra personale l’aiutò a placare l’animo inquieto e di lì a poco la sua mente tornò a schiarirsi: a differenza sua e dei suoi compagni, Terra era solo una povera creatura che non era stata capace di fronteggiare il proprio potere, cedendo alle debolezze che avevano finito per confonderle le idee e farla agire nel modo sbagliato.
   No, si disse Raven ritrovando la propria pace interiore. Non l’ho mai odiata. Forse ero solo… gelosa di ciò che lei avrebbe potuto avere se fosse stata più forte. Ecco cosa mi faceva rabbia: il suo tradimento e il modo in cui ha gettato via dei sentimenti che avrebbero invece potuto salvarla.
   I suoi occhi scivolarono di nuovo sul compagno che, nel frattempo, si era istintivamente accoccolato contro di lei, quasi acciambellandosi come un gatto attorno ai suoi fianchi. La maga tornò a passargli le dita fra i capelli e sospirò rassegnata, mentre posava il gomito sul ginocchio e il mento sul palmo della mano libera. «Dovrò farti i grattini per tutta la notte, per farti smettere di frignare nel sonno?»
   Beast Boy si mosse ancora, fino a nascondere il volto contro il suo ventre. «È che ho appena scoperto che hai un talento innato per le coccole…» biascicò con voce impastata dal sonno.
   L’altra inarcò le sopracciglia scure, stupita per quelle parole e imbarazzata per la confidenza che lui si stava impunemente prendendo con il suo corpo. «Cosa stavi sognando?» balbettò, indecisa se continuare con le tenerezze o se, piuttosto, strappargli una manciata di capelli per la sua faccia tosta.
   «Che era finito il tofu e che i supermercati erano chiusi. Perciò tu decidevi di abbandonare i Titans e non riuscivo a convincerti a rimanere qui in nessun modo. Non voglio che tu vada via.»
   Ci fu un lungo momento di silenzio. Poi, con un nuovo sospiro, Raven dichiarò: «La prossima volta che avrò modo di accorgermi che sei agitato in piena notte per dello stupidissimo tofu, ti lascerò in balia dei tuoi incubi.»
   «Stavolta invece resti accanto a me?» la prese in giro il giovane, ridendo contro il suo ventre.
   La maga si mosse e gli diede un colpetto sulla spalla con una mano e un calcetto sullo stinco con un piede. «Fatti più in là e guai a te se mi fai cadere.»












Continua a farti tante ipotesi sul futuro e su quando ti innamorerai, Raven, anche se sarebbe meglio che ti concentrassi un po' di più sul presente e sui sentimenti che già provi per quello stesso amico che speri di amare...
Chiedo scusa a tutti i fan di Terra, anche se non credo di aver detto qualcosa di male nei suoi riguardi. Non è un personaggio che mi piace, però non la odio neanche. Semplicemente, come mi pare di aver già detto in un'altra occasione, penso sia stato un personaggio dalle grandi potenzialità, che purtroppo s'è perso in un bicchier d'acqua e non ha saputo farsi valere come avrebbe dovuto. Soprattutto, non è riuscita a conquistarmi neanche nel suo ultimo atto (da supereroina, intendo), perché (come ho precisato anche in questa storia) il passato non può essere cambiato e lei stessa, nell'ultimo episodio della seconda stagione (se non ricordo male), ha ammesso di aver fatto delle cose orribili e di non avere alcun rimpianto. Meh. :| Insomma, anziché odiarla, comunque, per lei provo più che altro molta pena. La sua storia d'amore (?), se così si può chiamare quella con Beast Boy, non mi è dispiaciuta, ma non mi ha comunicato alcunché se non tanta delusione: cercare di salvare il salvabile quando ormai è troppo tardi, non è una buona cosa; soprattutto quando sei tu la causa della sofferenza che stai per infliggere alla persona a cui sei affezionata (e a questo punto non me la sento neanche di chiamarlo affetto, amore o quel che è). È un modo di agire troppo contraddittorio ed io, purtroppo, ho il terribile difetto di non amare l'ipocrisia, specialmente in questo genere di cose.
Okay, ho spiegato in soldoni perché non amo la BBTerra (ma, come proprio Terra, neanche la odio), però ci tengo a precisare che non escludo, in futuro, di poter dedicare una shot anche a questo pairing (rimanendo però nella delicatezza propria dei sentimenti che inizialmente avevano unito i due personaggi).
Papiro finito, la pianto qui. In cantiere ho un altro paio di shot BBRae (forse pure di più, non so), per cui credo che aggiornerò presto anche questa raccolta, magari mercoledì, quando posterò anche il quarto capitolo di Futuro.
Buona serata e buonanotte a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 9
*** San Valentino 02 ***





SAN VALENTINO 02




Starfire entrò con passo trionfale, annunciata da una semplice domanda. «Come sto?»
   I suoi amici si volsero nella sua direzione, non nascondendo un piacevole stupore. «Come siamo carine», commentò Beast Boy, dimenticandosi per un attimo della consolle portatile con la quale si stava intrattenendo. «Robin è davvero fortunato», aggiunse in tono affettuoso.
   Ringraziandolo con un sorriso e, non riuscendo a contenere la propria gioia, la ragazza si levò in volo e piroettò su se stessa, ammirando l’elegante abito che si apriva a ruota attorno alle sue gambe snelle. «Spero solo di piacere anche a lui.»
   «Ti fai fisime inutili», la rassicurò Raven, tornando a prestare attenzione al proprio libro. «Piaceresti a Robin anche se indossassi un semplice telo da bagno.»
   «Oh, in quel caso credo che gli piacerebbe anche di più», osservò Beast Boy, ridendosela sotto ai baffi e riuscendo a far increspare verso l’alto persino le labbra della maga.
   La porta si aprì di nuovo ed entrò proprio Robin che, vestito anche lui di tutto punto, non aveva però voluto rinunciare alla solita maschera sugli occhi. «Scusa l’attesa, Star», esordì. Quando però la osservò meglio, non poté fare a meno di sorridere ammirato. «Sei bellissima», le fece sapere, non appena lei gli atterrò di fronte con aria insolitamente intimidita.
   «Sul serio?» pigolò Starfire, arrossendo e fissandolo da sotto in su, nonostante fosse più alta di lui. Era comunque un dettaglio del quale nessuno dei due si curava minimamente, tanto che quella sera l’aliena aveva deciso di indossare persino un paio di scarpette coi tacchi.
   La risposta di Robin fu interrotta dall’ingresso di Cyborg che, con un sorriso smagliante e sguardo ammiccante, si esibì in una mossa da spaccone. «Allora? Che ne dite?»
   L’altro ragazzo corrucciò appena la fronte. «Di cosa?»
   «Della mia corazza», rispose lui. «L’ho lucidata meticolosamente, con la stessa cura maniacale che ho di solito per la T-Car.»
   «Usi anche la stessa cera per lucidarti il fondoschiena?» domandò distrattamente Raven, facendo ridere Beast Boy fin quasi alle lacrime.
   «Di’ quello che ti pare, donna», rimbeccò Cyborg, continuando a sfoggiare un’espressione soddisfatta. «Intanto, sono io quello che stasera esce per una serata galante, non tu.»
   La maga strinse le spalle con indifferenza, dando segno di non curarsene affatto. «San Valentino è una festa commerciale, ma almeno mi dà l’opportunità di starmene tranquilla a casa, per una volta.»
   «A proposito, Rae», cominciò Beast Boy, accucciandosi accanto a lei sul divano come avrebbe fatto un cagnetto obbediente. «Stasera pizza?»
   «Solo se la ordiniamo a domicilio. Non ha senso uscire, se abbiamo casa libera», fu la risposta che lasciò sorpresi gli altri tre.
   «Giusto», convenne invece il giovane. «Oh, che film preferisci, per dopo?»
   «Sei più ferrato di me, in questo campo. Stila una lista di titoli che potrebbero interessarmi.»
   Il mutaforma assunse un’espressione da sfottò. «Allora una bella commedia romantica», stabilì.
   «Ah-ah. Prova a rifilarmi roba del genere e te la faccio ingoiare», lo avvertì la ragazza.
   «Prima dovrai riuscire a prendermi», sghignazzò l’altro.
   «Lo sai che lo farò», cantilenò lei, continuando a scorrere con lo sguardo le parole del libro che aveva fra le mani.
   Beast Boy si arrese con una scrollata di spalle. «Va bene, niente sdolcinatezze. In effetti sarebbe piuttosto patetico, visto che è San Valentino.»
   «Potremmo ovviare con un horror splatter», fu la proposta che seguì.
   «In tal caso», riprese il giovane con cipiglio altezzoso, «ti concederò di rifugiarti fra le mie possenti braccia durante le scene più cruente.»
   Raven si lasciò sfuggire un verso derisorio. «Non bluffare. Sappiamo tutti e due che ti nasconderai sotto al mio mantello non appena le cose cominceranno a farsi serie.»
   «È solo una scusa per starti vicino», ci tenne a farle sapere il suo compagno.
   «Pfff…»
   «È vero!»
   «Almeno pulisciti bene le mani, dopo aver mangiato le patatine. L’ultima volta mi sono ritrovata il mantello pieno di briciole e macchie d’olio.»
   «Va bene, ho capito…» borbottò, facendo per alzarsi. «Vado a ordinare la pizza… Ah, aspetta. E se invece ripiegassimo su una cenetta…»
   La sua proposta fu anticipata dal sarcasmo della maga. «…romantica?»
   «No», la tranquillizzò lui, agitando una mano per aria come volesse scongiurare il pericolo. «Solo a base vegetariana.»
   «Passo», rispose Raven con una smorfia. «Ho bisogno di sfogarmi con qualcosa di cattivo.»
   «Non preoccuparti, per quello. Ho fatto scorta di gelato e barrette al cioccolato», le assicurò Beast Boy in tono suadente.
   Stupita, lei si volse finalmente a guardarlo con un vago sorriso sulle labbra. «Tu sì che sai come rendere felice una ragazza», si complimentò a quel punto.
   «È la nostra serata, Rae», disse l’altro, posandole una mano sulla spalla con fare rassicurante. «Voglio che sia tutto perfetto.»
   Un colpetto di tosse li indusse a volgere di nuovo la propria attenzione ai compagni che, dimenticati a loro stessi, ora li fissavano con occhi sgranati ed espressioni decisamente perplesse in volto. «Perdonate l’interruzione», cominciò Cyborg, poco propenso a credere a ciò che aveva appena visto e udito. «State davvero organizzando una serata a due?»
   «Sì», confermò Raven in tutta serenità.
   «Voi due?» chiese per scrupolo Robin, incredulo quanto gli altri.
   «Ah-ah», fece Beast Boy, non capendo dove volessero arrivare.
   «Sul serio?» si lasciò scappare Starfire.
   «Qual è il problema?» domandò allora la maga, incrociando le braccia al petto con fare spazientito.
   «È San Valentino», si preoccupò di rammentarle Cyborg.
   «E…?» lo invitò a continuare il mutaforma.
   Starfire decise di porre la domanda fatidica: «Da quanto state insieme, voi due?»
   «Ti sembriamo forse una coppietta?» ribatté Raven, inarcando un sopracciglio scuro.
   «Ma avete appena stabilito tutti i dettagli per passare la serata insieme…» le fece notare Robin, non riuscendo davvero a seguire il filo logico della faccenda.
   Beast Boy aggrottò la fronte, contrariato da tutto quello stupore. «Beh?» pretese di sapere quasi in tono provocatorio. «Ogni anno è la solita storia: tu e Star ve ne andate fuori per conto vostro, Cyborg esce con la ragazza di turno, e io e Raven rimaniamo soli come due cretini.»
   «Tanto vale cercare di sfruttare la serata in modo piacevole», concluse lei, che per una volta si stava dimostrando più che solidale con il ragazzo dalle orecchie a punta.
   «E per piacevole non intendi nulla di scabroso, immagino», volle sincerarsi Cyborg.
   Raven arricciò il labbro superiore. «Ovvio che no.»
   «Purtroppo», sospirò inaspettatamente il suo compare, che subito si guadagnò uno sguardo torvo da parte di lei. «Oh, e dài!» sbottò a quel punto Beast Boy. «Sei la mia ragazza di San Valentino! Potresti almeno sforzarti di essere carina, ogni tanto!»
   «L’anno scorso ti ho concesso di sonnecchiare sulla mia spalla durante i titoli di coda del film», gli ricordò la maga.
   «Tra l’altro, non capisco perché tu ci tenga a leggerli tutti.»
   «Sai quante persone lavorano per realizzare un film? Mi sembra doveroso rendere loro giustizia, soffermandosi a leggere i loro nomi alla fine della pellicola.»
   «Sì, ma è una tale noia!»
   Cyborg si lasciò andare ad un risolino divertito. «Non invidio per nulla la vostra seratina “romantica”. Ammesso che così si possa definire…»
   «Nemmeno io li invidio», commentò Starfire, non sapendo se sorridere o se dispiacersi per i suoi due amici.
   «Star, credo sia meglio avviarsi», disse Robin, preferendo lasciar perdere tutta quella storia. Dopotutto, non erano certo affari suoi.
   «Oh, sì!» saltò su l’aliena, felice per il loro appuntamento romantico. «Buon divertimento, ragazzi!» esclamò poi, poco prima di uscire dalla stanza insieme all’amato.
   «Vado anch’io», annunciò Cyborg, rimanendo però fermo dov’era. Rimase a scrutare Raven e Beast Boy per qualche istante in assoluto silenzio, prima di continuare: «Vorrei potervi raccomandare di fare i bravi, ma…» Scosse le spalle, ritendendo inutile sprecare fiato: a ben guardare, era altamente improbabile che quei due combinassero chissà cosa. A meno che non avessero messo a soqquadro la Torre, durante la loro assenza, in uno di quei loro soliti battibecchi che lasciavano il tempo che trovavano. «Non aspettateci in piedi», salutò infine, uscendo e agitando una mano per aria con fare allegro.
   Beast Boy sorrise sornione. «Non c’è pericolo, fratello», mormorò, passando un braccio attorno alle spalle di Raven. «Almeno una volta all’anno, fa piacere avere la casa tutta per noi», dichiarò soddisfatto, posandole un bacio sul viso proprio mentre lei sorrideva e gli accarezzava una guancia con tenerezza.












Come farla sotto al naso di tutti senza destare realmente sospetti...
Guardando la serie, comunque, mi sono resa conto di come Cyborg sia un gran rimorchione. Fra Iella/Jinx, la tipa della tribù barbara, l'attrice dell'episodio in cui entrano nella TV per colpa di Control Freak, e Sarah, la sua ragazza pseudo-ufficiale del fumetto ispirato alla serie animata, direi che il nostro Titan di carne e metallo se la passa piuttosto bene... Tanto di cappello, Mr Stone!
È proprio per questo che qui faccio dire a B.B. che Cyborg esce con "la ragazza di turno". :3 Quanto agli altri, invece... beh, inutile stare a discuterne. :P
Buon inizio di settimana a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 10
*** Beghe amorose ***





BEGHE AMOROSE




«Titans, abbiamo una traccia di Killer Moth.»
   Fu così che esordì Robin, entrando nella sala principale della Torre. Raven alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, accoccolata in un angolo del divano, mentre Cyborg e Beast Boy continuarono a tenere gli occhi fissi sul grosso schermo per via del videogioco a cui si stavano sfidando accanitamente da un pezzo. «Dacci solo un minuto», disse il primo, premendo con foga i pulsanti del controller. «Distruggo questa mezzacalzetta e avrai tutta la mia attenzione.»
   Il mutaforma s’indignò non poco. «Chi sarebbe la mezzacalzetta?!» sbottò difatti, digrignando le zanne. «Ti farò rimangiare quello che hai detto con una combo sensazionale! Guarda e impara, pivello!»
   «Ragazzi!» cercò di richiamarli all’ordine Robin, senza tuttavia riuscire ad ottenere il risultato sperato. Anche e soprattutto perché alle loro esclamazioni goliardiche si unì presto il trillo gioioso con cui Starfire fece irruzione nella stanza, precipitandosi in volo verso l’amato con le braccia protese in avanti. Vi si gettò su, arpionandolo a tutta velocità per il collo e facendolo crollare a terra con un tonfo sonoro, a cui si accompagnò un grido di dolore del povero ragazzo.
   «Oh, Robin!» iniziò lei, sedendosi sui talloni e fissandolo con gli occhi pieni di luccicante gioia. «Ho appena scoperto che al cinema stanno dando un film che muoio dalla voglia di vedere con te!» spiegò tutta eccitata, ignorando il modo goffo in cui lui stava cercando di riconquistare una posizione dignitosa.
   «Serve una mano?» s’interessò di sapere Raven, tanto per scrupolo di coscienza.
   La sua voce fu sovrastata da quella della compagna, che tornò a cinguettare: «Ci andiamo stasera? Eh?»
   «Ah… ehm…» prese a balbettare Robin, riuscendo infine a mettersi seduto per terra e a massaggiarsi la nuca che aveva battuto nella caduta. «Veramente avevo altri programmi, per stasera…»
   Gli occhi verdi di Starfire cominciarono a brillare minacciosamente. «Stai dicendo che devi andare al cinema con un’altra ragazza?»
   «Cos…?» annaspò l’altro, preso del tutto in contropiede da quell’accusa immotivata. «No, io…»
   «E scommetto che l’altra ragazza si chiama Kitten, vero?!» starnazzò ancora lei, facendolo sudare freddo per il modo aggressivo con cui lo afferrò per la maglia.
   «N-No!» gracchiò Robin, cercando, invano, di farla ragionare. «Come ti salta in testa che i…»
   Le sue parole furono interrotte dal ruggito di rabbia dell’aliena. «Guarda che li ho visti, sul tuo computer, tutti quei file aperti riguardo lei e suo padre! Credi che sia stupida?!» Ormai preda della propria fantasiosa gelosia, scaraventò il poveretto dall’altra parte della stanza e, bisognosa di sfogarsi, iniziò a sparare raggi laser dagli occhi, mandando in frantumi una lampada, il forno a microonde e, peggio ancora, l’enorme schermo al plasma che fungeva da monitor e TV.
   Lì per lì nessuno osò fiatare per evitare di essere coinvolto nella sua furia, ma dopo che Starfire urlò qualcosa di incomprensibile nella propria lingua natia e fuggì dalla stanza, anche gli altri si sentirono liberi di battere almeno le palpebre. Il primo a muoversi fu Cyborg, che venne fuori da dietro lo schienale del divano, oltre il quale si era rifugiato per evitare di essere incenerito dalla compagna. «Porca miseria…» mormorò, osservando con sguardo affranto la TV rotta. «Non potremo finire la nostra partita, mi sa.»
   «Chissenefrega della partita!» esalò Beast Boy, sbucando da sotto al mantello di Raven, suo momentaneo nascondiglio, dal momento che la maga aveva prontamente eretto una barriera protettiva attorno a sé quando Starfire aveva iniziato a dare di matto. «Stavamo per lasciarci le penne!»
   «Robin, sei tutto intero?» si preoccupò Raven, dando uno sguardo nel punto in cui era stato lanciato il poveretto, che riuscì a trovare la forza di sollevare un braccio per aria per assicurare di essere perlomeno ancora in vita.
   «Che cavolo le è preso?» borbottò Beast Boy, accigliato per essere stato quasi coinvolto in un’insensata scenata di gelosia. Robin non aveva forse negato di avere un appuntamento con Kitten? Allora perché Star era comunque andata su tutte le furie?
   «Avrà le sue cose», ipotizzò Cyborg, facendo spallucce ma continuando a contemplare i resti fumanti del megaschermo. «Questo mi sa che non riuscirò ad aggiustarlo facilmente…» borbottò poi, facendosi pensieroso.
   «Robin», riprese l’altro, sbirciando anche lui nella direzione dell’amico, «forse dovresti andare a parlarle.»
   Sia pure a fatica, il giovane fece finalmente capolino da dietro ai banconi dell’angolo della cucina, sollevandosi sulle braccia. «Non credo che servirebbe…» ansimò tra un colpo di tosse e l’altro. «Al momento è troppo nervosa per farla ragionare… Qualunque cosa le dicessi, la traviserebbe come ha già fatto.»
   «Ma non puoi neanche lasciare le cose così come sono», obiettò Beast Boy, che di scuse se ne intendeva, soprattutto perché, da quando si erano conosciuti, ne aveva snocciolate almeno un centinaio alla compagna che gli era seduta accanto.
   Forse seccato per quanto accaduto, Robin non riuscì a controllare la propria pazienza. «Scusa, B.B., ma non accetto consigli da chi non ha mai nemmeno baciato una ragazza.»
   Colpito nell’orgoglio, quello scattò in ginocchio sul divano e si sporse dallo schienale. «Puoi scommetterci che l’ho fatto, amico!»
   Udendo ciò, Cyborg si riscosse dal proprio lutto elettronico e lo fissò con stupore. «Terra?»
   «Uh… no», balbettò Beast Boy, occhieggiando con imbarazzo verso la maga che, con elegante nonchalance, si rifugiò all’istante dietro al proprio libro.
   L’altro rimase per un attimo senza parole, ma poi, intuendo la verità, sorrise incredulo. «Nah… Davvero?»
   Il mutaforma tornò a sedersi scompostamente e prese a massaggiarsi la nuca con fare distratto. «Beh, sai…» iniziò, non nascondendo una certa vergogna per quella confessione, «a Natale Star aveva appeso per casa tanto di quel vischio…»
   Cyborg iniziò a sghignazzare e allungò un braccio per scippare il libro dalle mani di Raven. «Come la mettiamo, ora?» volle sapere, con evidente aria da sfottò dipinta in volto.
   Rossa per l’imbarazzo, lei cercò inutilmente di riprendersi il volume. «È stato solo un momento di debolezza», chiarì fra i denti. «E tu», riprese poi, piantando un dito accusatorio contro la spalla di Beast Boy, che subito cercò di indietreggiare sul divano, «avevi promesso che non lo avresti detto a nessuno!»
   «No, aspetta!» protestò vivacemente. «Avevo promesso di non parlare di quello di Capodanno!»
   «Beast Boy!» urlò la ragazza, fumando rabbia – e potere demoniaco.
   Resosi conto di aver parlato troppo come al solito, quello si portò una mano davanti alla bocca. «Scusa…» farfugliò poi, mortificato.
   Cyborg rise più di prima. «Un altro momento di debolezza?» chiese, stuzzicando ancora i nervi di Raven.
   «Zitto!»
   «Di questo passo, non oso immaginare cos’abbiate combinato a San Valentino…»
   «Pensa agli affari tuoi!» ruggì la maga, strappandogli di mano il libro e colpendolo sul braccio per farlo smettere di sogghignare come un idiota.
   Il teatrino fu interrotto dal suono della porta automatica, che si aprì e rivelò un nuovo ingresso di Starfire nella stanza. Stavolta era ritta sulle gambe e se ne stava con lo sguardo basso e il musino all’ingiù. Nel silenzio che era calato tutt’intorno, si diresse con passo mogio verso Robin e si fermò davanti a lui con aria affranta. «Mi… dispiace per prima…» biascicò, la voce malferma. «Non appena mi sono allontanata, mi si è schiarito il cervello e mi sono resa conto che forse quei file li avevi aperti per un altro motivo… Erano questi i programmi che avevi in mente per stasera?» domandò, fissando il giovane da sotto in su. «Cercare di capire se Killer Moth sta escogitando qualcosa di losco?»
   «In effetti il dubbio ce l’ho», ammise Robin, il cui malumore sembrava essersi volatilizzato non appena aveva capito che Starfire si era pentita di aver agito in modo esagerato.
   «Sono proprio…» La ragazza cercò di trovare un termine terrestre che potesse descriverla, ma fallì e si arrese a pronunciarlo in tamariano. «È che a volte, specie quando si tratta di te, mi comporto in maniera strana…»
   «Almeno a te capita solo di tanto in tanto…» commentò a mezza voce Beast Boy, sbirciando in direzione di Raven, che subito assottigliò le palpebre per lanciargli uno sguardo omicida.
   «Vuoi baciare il tuo stesso fondoschiena, il prossimo Natale?»
   Stufo di quell’ostilità senza senso, il mutaforma sbuffò. «Il punto è proprio questo», le disse, fissandola dritta negli occhi. «Perché dovremmo aspettare Natale?!»
   «Vuoi che ti spezzi la schiena subito?» ribatté lei, trovando oltremodo fuori luogo che lui cercasse di chiarire il loro rapporto davanti a tutti gli altri.
   Beast Boy grugnì. «Non era proprio quello che avevo in mente…»
   «Star…» aveva ripreso a parlare Robin, intanto. «Non preoccuparti, non sono arrabbiato con te.»
   L’aliena tornò ad illuminarsi di gioia. «Sul serio?» Lui annuì, facendole dono di un sorriso affettuoso, e lei gli gettò di nuovo le braccia al collo, cercando questa volta di non rompergli alcun osso o organo vitale.
   «Ecco», ricominciò Beast Boy, sempre più imbronciato per via della propria sfortuna. «Non potresti prendere esempio?» propose alla maga con sguardo supplice. «Almeno ogni tanto…»
   Facendo la gnorri e riprendendo finalmente a leggere, Raven fu lapidaria. «Non credo che a Starfire farebbe piacere se abbracciassi Robin in quel modo.»
   «Non farebbe piacere neanche a me, se è per questo», sbottò il mutaforma, stizzito per la sua mancanza di sensibilità.
   «A ben pensarci», osservò a quel punto Cyborg, asciugandosi una lacrima dovuta al troppo ridere, «chi ha bisogno della TV? Voi quattro siete molto più divertenti.»












Ho scoperto che mi sfizia da morire scrivere di questi cinque idioti. Detto col cuore, eh. ♥
Buona giornata a tutti e a domani con l'aggiornamento di Futuro!
Shainareth





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Capitolo 11
*** Cambiamenti ***





Premessa: La presente shot è ambientata poco tempo dopo il film Trouble in Tokyo. Se non lo avete visto, vi avverto che ci sarà un lieve spoiler. Mi pareva doveroso farlo presente a coloro che non vogliono rovinarsi sorprese di nessun tipo. Detto ciò, vi auguro buona lettura.





CAMBIAMENTI




In un primo momento si domandò se non fosse colpa del fuso orario. Quando però si accorse che i giorni continuavano a passare senza che il comportamento di Raven divenisse meno insolito, Beast Boy fu assalito da un dubbio che arrivò quasi a togliergli il sonno. Si rendeva conto che era stupido, eppure non poteva fare a meno di pensarci e ripensarci; e la cosa gli dava inaspettatamente fastidio. Se ne vergognava, ma non sapeva in quale dannato modo mettere a tacere quell’assurda idea, come togliersela dalla testa. Ben presto comprese che non poteva farlo. Non c’era via d’uscita.
   Lo capì quando, una sera a tarda ora, avvertì un tonfo provenire dalla camera attigua alla sua. Era la camera di Raven. Il giovane raggiunse la parete divisoria in punta dei piedi e vi appoggiò contro l’orecchio a punta, pronto a carpire ogni minimo rumore. Era bravo a spiare, lo aveva fatto una marea di volte – quasi sempre e solo per riuscire a scoprire uno degli innumerevoli segreti della sua vicina di stanza. Per quanto quest’ultima potesse essere in grado di avvertire la presenza altrui grazie ai propri poteri empatici, Beast Boy si era scoperto persino più in gamba di lei. Pertanto, avvertendo un altro tonfo al di là del muro, il ragazzo subito si mise in azione. Senza pensarci due volte, si tramutò in uno scarafaggio e zampettò velocemente sotto la porta della propria camera, percorse il breve tratto di corridoio che lo avrebbe condotto a quella dell’amica e passò anche da lì, ritrovandosi immerso in una semioscurità a lui ormai familiare. Per scongiurare il pericolo di essere scoperto, mutò ancora forma e prese le sembianze di un moscerino, che svolazzò fino allo scaffale più alto della libreria e lì rimase ad osservarsi attorno.
   La figura elegante della maga era accovacciata sui talloni, davanti ad una pila di volumi che sembravano esserle caduti di mano. Raven non portava il suo mantello e quella sera aveva messo via il solito body scuro per indossare un paio di comodi pantaloni larghi ed una canotta sottile. Aveva tutta l’aria di essere un pigiama, forse lo stesso che, se Beast Boy non ricordava male, le aveva regalato Starfire qualche tempo prima. In tutta sincerità, quella era la prima volta che il giovane poteva vedere la compagna vestire in modo diverso; in modo comune, per l’esattezza. Tutti loro, in effetti, erano abituati ad avere sempre addosso le classiche tenute da combattimento: se l’allarme che annunciava il verificarsi di qualche attività criminale a Jump City si fosse messo a suonare in piena notte, i Titans avevano il dovere di accorrere, senza potersi permettere il lusso di cambiarsi d’abito. Per Beast Boy, inoltre, la tuta che portava con sé dai tempi in cui era stato membro della Doom Patrol era una necessità, poiché il materiale con cui era fatta risultava come una seconda pelle, andando perciò a divenire parte integrante del suo manto nel momento in cui il ragazzo si tramutava in una qualsiasi creatura animale.
   Al di là di questo, comunque, Beast Boy si domandò se Raven avesse inconsciamente percepito che quella sarebbe stata una notte tranquilla, per la città. Forse, ipotizzò ancora, era per questo che si era concessa il vezzo di un pigiama, per una volta. Osservandola, dovette riconoscere che gli faceva uno strano effetto vederla senza il suo abito da lavoro. Era… piacevole. Soprattutto perché lui adesso si rendeva maggiormente conto di quanto fosse delicata la pelle delle sue spalle e delle sue braccia. Non poté fare a meno di sorridere, reputandola assai più graziosa di quanto lei sarebbe mai stata disposta ad ammettere.
   Respirò a fondo, dandosi dell’idiota e riportando la propria attenzione su ciò che avrebbe dovuto interessargli davvero. Vide la maga rimettersi in piedi e dirigersi verso la scrivania, dove posò la pila di libri che aveva raccolto da terra. Raven era brava a nascondere le proprie emozioni, a tenerle sotto controllo; eppure, come già gli era parso durante le ultime settimane, ancora una volta Beast Boy ebbe la sensazione che qualcosa la preoccupasse. E se fosse stato davvero ciò che temeva, come avrebbe dovuto prenderla, lui? Il solo pensiero lo turbava profondamente.
   Si domandò se non fosse il caso di giocare a carte scoperte: in fondo, se fosse rimasto soltanto ad osservarla in silenzio, come avrebbe potuto sperare di venire a capo della situazione? D’altro canto, anche se glielo avesse chiesto, difficilmente Raven gli avrebbe dato una risposta soddisfacente. Ciò nonostante, si ritrovò a riflettere il giovane, lei sa bene che su di me può contare, per qualsiasi cosa.
   Decise di farsi coraggio e si sollevò di nuovo in volo, mutando ancora forma e atterrando alle spalle della maga nelle proprie sembianze originali. Lei sussultò appena, ma non si volse a guardarlo. «Da quanto, sei qui?» volle sapere, la voce lievemente irritata.
   «Scusami», esordì lui, in tono desolato ma deciso. «Ho bisogno di parlarti.»
   «Avresti potuto bussare come tutti gli altri.»
   Io non sono come tutti gli altri, la corresse, non riuscendo tuttavia ad esternare quel pensiero. «Non ne ho avuto il coraggio», ammise dunque, cercando di non farsi intimorire da quell’accusa.
   Raven finalmente ruotò il busto nella sua direzione, fissandolo da sopra alla spalla con aria indagatrice. «Allora?» domandò spiccia. «Che vuoi?»
   Gli occhi nei suoi, Beast Boy tentennò. Se lei avesse confermato i suoi sospetti, lui cos’avrebbe fatto? Avvertì un improvviso, sordo dolore all’altezza del petto. Faceva male, per tante buone ragioni – alcune delle quali assurde, altre addirittura paradossali.
   «Ti sei introdotto in camera mia di soppiatto come al solito», riprese allora la maga, accigliandosi e intrecciando le braccia al petto. Si voltò del tutto verso di lui e appoggiò i reni al ripiano della scrivania, incrociando le gambe avanti a sé e attirando ulteriormente lo sguardo del compagno senza averne l’intenzione. «Potresti almeno darmi una spiegazione plausibile. Dov’è finito quel tuo impellente bisogno di parlarmi?»
   Era stizzita, Beast Boy glielo leggeva in faccia. Eppure quella luce che le accendeva lo sguardo, rendendola ancora più bella di quanto già non apparisse vestita in quel modo, contribuì a farlo rilassare: quella era la solita Raven. «Vorrei che tu fossi sincera», iniziò quindi, raccogliendo la propria forza interiore.
   Lei inarcò un sopracciglio. «Riguardo a cosa?»
   «A ciò che provi», si lasciò sfuggire il mutaforma.
   «In questo momento? Solo tanta irritazione», lo avvertì la ragazza, non riuscendo a seguire il filo logico dei suoi pensieri.
   Il giovane frustò le braccia per aria, seccato con se stesso per la propria emotività, che gli impediva di trovare le parole giuste per intavolare il discorso. Ci riprovò. «Da quando siamo tornati da Tokyo, ho notato che non sei più la stessa.» Stupita, Raven chiuse di scatto la bocca che aveva aperto per ribattere a quella che credeva sarebbe stata l’ennesima sciocchezza. Il suo silenzio indusse Beast Boy a riprendere a parlare. «Inizialmente mi ero detto che doveva essere colpa dello scombussolamento dovuto al viaggio, ma più ti guardo più mi convinco che non è così.»
   «È da allora che mi osservi di nascosto?» chiese a bruciapelo lei, mandandolo per un attimo in confusione.
   «No… Cioè, sì, ma oggi è stata la prima volta che mi sono introdotto qui per cercare di avere una conferma», fu l’onesta risposta che le diede. «Tu… C’è qualcosa che ti tormenta e… vederti così tormenta anche me», rivelò d’un fiato, avvertendo tutto il peso di quella confessione contorcersi e serrargli la bocca dello stomaco.
   Raven lo fissò dritto negli occhi, rimanendo in silenzio per una lunga manciata di attimi. Infine, abbassò lo sguardo e lasciò scivolare le braccia fino al ventre, cominciando a torturarsi distrattamente le dita delle mani. «Sei un buon osservatore», disse dapprima, sinceramente ammirata. «Ma non hai niente di cui preoccuparti. Si tratta di una sciocchezza che devo affrontare da sola.»
   Aggrottando la fronte, l’altro le si fece più vicino. «Non posso aiutarti in alcun modo?»
   «Temo di no», sospirò lei, tornando ad alzare le palpebre e prendendo a guardarlo da sotto in su con affetto. «Immagino tu sia curioso di sapere di cosa si tratta…» ipotizzò, inarcando un angolo della bocca verso l’alto quando lo vide arrossire.
   «Non sei obbligata a dirmelo…» lo sentì mugugnare.
   «No, ma… forse è meglio che tu sappia», gli disse. «Così la pianterai di spiarmi», aggiunse poi, facendolo imbarazzare ulteriormente. Rimettendosi ritta con la schiena, la maga attraversò la stanza e andò a sedersi sul letto. Vi gattonò sopra e lì si accucciò a gambe incrociate, battendo due volte il palmo della mano sul materasso, proprio davanti a sé. «Vieni qui», lo esortò.
   Del tutto impreparato a quel risvolto, l’altro esitò: Raven odiava che qualcuno entrasse in camera sua, perciò come poteva credere, lui, che adesso lo stesse persino invitando a sedere sul suo letto? Ciò nonostante, Beast Boy si riprese subito dalla sorpresa e obbedì, mettendosi di fronte a lei ed imitandone la posa.
   «Qualche tempo fa», cominciò la ragazza, non appena riordinò le idee, «mi hai detto una cosa per cui ti sarò sempre grata.» Il mutaforma batté le palpebre, stupito per quelle parole. «Non sono sola», gli spiegò lei, abbozzando un sorriso timido ma sincero. «Ora lo so, mi avete ampiamente convinta della cosa, soprattutto dopo quanto è accaduto per colpa di Trigon.»
   «Allora perché non vuoi il mio aiuto per quello che sta succedendo adesso?» domandò il giovane, non capacitandosi della ragione per cui la sua amica si era intestardita a tenere quel problema tutto per sé.
   «Perché sono una bella egoista», fu l’inaspettata risposta che ricevette. Raven si umettò le labbra con la punta della lingua e si riavviò una ciocca di capelli corvini dietro ad un orecchio. «Ho… paura dei cambiamenti», rivelò poi, non riuscendo a guardare il compagno in faccia. La sua voce si era fatta stranamente più bassa e incerta, segno che quella confessione doveva pesare non poco al suo orgoglio.
   «Quali cambiamenti?» provò a venirle incontro Beast Boy, con tatto, mentre tentava di sbirciare i tratti del viso che lei cercava di nascondere alla sua vista.
   «Si tratta di Robin e Starfire», sospirò a quel punto la maga, arrendendosi all’idea di essere onesta fino in fondo. A lui lo doveva.
   Il nodo alla bocca dello stomaco si fece più intenso e il giovane serrò le mascelle. Dunque ciò che temeva era vero? Come aveva potuto non accorgersene prima?
   «Io…» prese a balbettare, completamente nel pallone, «…non mi ero reso conto che la cosa fosse così importante, per te. Mi… dispiace.»
   Pur continuando a tenere il capo basso, Raven sollevò lo sguardo e notò un insolito pallore sul volto del compagno. «Per cosa?» chiese, non capendo perché mai lui dovesse essere dispiaciuto. «È una sciocchezza, te l’ho detto.»
   «Non può essere una sciocchezza se ti riduci al punto da far cadere sbadatamente i tuoi amati libri per terra. Più di una volta, oltretutto», ribatté lui, innervosito dalla sua ostinazione. Perché quella scema si intestardiva a volersi tenere tutto dentro, a non condividere le proprie sofferenze con una persona amica? Con lui, possibilmente? «Non c’è niente di male, se ti piace qualcuno», continuò, ormai guidato dall’istinto e dalla solita emotività che prendeva troppo spesso il sopravvento sulla ragione. «So che può far male, quando il tuo interesse non è ricambiato, lo so bene», sottolineò fra i denti. «Però non hai motivo di sminuire ciò che provi, perché fa parte di te e…»
   Il suo fiume di parole s’interruppe bruscamente solo quando le mani di Raven gli afferrarono con decisione il volto, costringendolo a guardarla di nuovo dritta negli occhi violetti. «Di che diavolo stai parlando?» volle sapere lei, la fronte aggrottata e la linea della bocca all’ingiù. «Se ti sei messo in testa che mi piace Robin, lasciati dire che hai le traveggole. E di brutto, anche», ci tenne a precisare.
   «Ah», fu tutto ciò che riuscì a commentare Beast Boy, spiazzato da quella dura smentita. Quindi s’era immaginato tutto? Non doveva preoccuparsi di niente? Un improvviso senso di sollievo lo indusse a rilassare tutte quelle parti del corpo che, senza avvedersene, aveva irrigidito fino a quel momento.
   «Come cavolo t’è venuto in mente che…?!» La ragazza si portò una mano davanti alla bocca, preferendo lasciar perdere. Sospirò pesantemente, decidendo che ancora una volta la pazienza l’avrebbe aiutata. «È vero che a turbarmi è il rapporto che lega Robin e Starfire», ammise a scanso di equivoci, «ma non per il motivo che credi.»
   «Mi sento un idiota», si scusò il mutaforma, massaggiandosi la nuca con fare imbarazzato.
   «Lo sei», gli assicurò lei, guardandolo tuttavia con indulgenza. Beast Boy si era preoccupato che il suo cuore fosse stato spezzato per la seconda volta? Anche a lui era successo, in passato, e in modo decisamente più crudele. Era per questo che si era fatto ancora più protettivo nei suoi confronti, perché sapeva cosa si provava e quanto si soffriva per una delusione amorosa. La tenerezza che le invase il petto fu indescrivibile e lei stessa faticò a tenerla a freno. «Credimi», ricominciò allora, stringendo i pugni per evitare di prendergli le mani fra le proprie, «sono davvero felice per loro due.»
   «Prima hai parlato di cambiamenti…» osò l’altro, cercando di raccapezzarsi in quella situazione.
   «È proprio quello, il punto», annuì lei. «Mi successe anche quando Terra si unì a noi», confessò infine, calando le ciglia sul viso con fare mortificato. «Ho sempre avuto poche certezze, nella mia vita. È per questo che i cambiamenti mi spaventano, perché non so bene come affrontarli, e l’eventualità che in futuro ciò che per me adesso è un’àncora di salvezza possa sgretolarsi…»
   Non concluse la frase, ma Beast Boy comprese perfettamente ciò che voleva dire e glielo dimostrò posando una mano sulla sua, ancora chiusa a pugno. La sentì sussultare lievemente, ma non la lasciò andare, nonostante sapesse bene che Raven non amava troppo il contatto fisico. «Temi che fra Robin e Star possa non funzionare? Che si lascino e che vengano a crearsi spaccature all’interno del gruppo?»
   La maga annuì. «Con Terra stava per succedere.»
   «Ti sbagli», la smentì con decisione lui, sorprendendola. «Non appena ho saputo la verità, mi sono subito schierato contro di lei. Ricordi?»
   Sì, Raven lo ricordava bene. Così come ricordava bene anche la paura provata al pensiero che lui avesse invece potuto seguire Terra, abbandonando i Titans. Era consapevole che fosse un timore assurdo, dal momento che si era sempre fidata incondizionatamente di Beast Boy; eppure il tradimento di Terra, che pure aveva accettato a fatica all’interno del gruppo, l’aveva scossa al punto che nel suo animo avevano preso ad agitarsi tanti di quei sentimenti che per diversi istanti non aveva più saputo cosa pensare. «Ad ogni modo, la faccenda fra Robin e Starfire è diversa», insistette, scacciando via la tristezza degli eventi passati. «Diventerebbe di gran lunga più problematica, perché è troppo personale e non ci riguarda.»
   «Proprio perché non ci riguarda dovresti smetterla di farti tutti questi problemi», la rimbrottò affettuosamente il suo compagno, avvertendo il proprio senso di protezione nei suoi confronti crescere ancora di più. «Senza contare che dovevi pur esserti preparata a questa evenienza. Al fatto che quei due si mettessero finalmente insieme, intendo. L’hanno tirata così tanto per le lunghe…»
   Raven non riuscì a trattenere un sorriso. «Non è… facile accettare determinati cambiamenti», ribadì, pur con rammarico. «Ho bisogno dei miei tempi, di convincermi che certe novità non sono necessariamente un male.»
   Beast Boy si accigliò di nuovo e fece per controbattere, ma le parole gli morirono in bocca quando le dita di lei si intrecciarono alle sue. I loro occhi si cercarono, timidi e sfuggevoli, e fu allora che lui comprese. Tutto fu chiaro ad entrambi e non ci fu più bisogno di parlare ancora. Sfiorandole il viso con l’altra mano, perciò, il giovane sorrise teneramente. «Aspetterò», le promise. «Sono certo che ne varrà la pena.»
   Commossa, la ragazza lasciò che l’istinto la guidasse e lo abbracciò, sentendosi stretta a sua volta nel calore di lui. Non avrebbe saputo dire come e quando quei sentimenti avevano iniziato a farsi strada nel suo cuore, ma ora che ne era consapevole ed era in qualche modo riuscita ad esternarli, era felice di provarli. Avrebbe solo dovuto imparare a conviverci e, a giudicare dall’intensità di quell’abbraccio, non sarebbe passato troppo tempo prima che ciò accadesse.












Finora questa è la shot più lunga della raccolta. E credo che sia anche la più imprecisa perché l'ho scritta in due riprese e, per di più, con addosso maggior stanchezza del solito. Vi chiedo scusa, perciò, per eventuali sviste, ripetizioni o errori; anzi, se doveste trovare qualcosa che non va, non esitate a farmelo presente, affinché io possa subito porvi rimedio.
Chiudo qui e vi do appuntamento alla prossima storia. Buonanotte e grazie a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 12
*** Bluff ***





BLUFF




Al riparo delle quattro mura della sua camera, immersa come sempre in una penombra confortante, Raven levitò a mezz’aria, sedette nel vuoto a gambe incrociate e chiuse gli occhi. Non c’era niente al mondo che riuscisse a rilassarla più della meditazione. La praticava da così tanti anni che ormai era parte di lei, un’arte in cui forse nessuno avrebbe potuto eguagliarla – di certo nessuno che lei conoscesse. Era l’agognato premio alla fine di una lunga giornata, soprattutto quando, come in quel caso, era stata costretta in battaglia a causa di un gruppo di maledetti criminali che avevano messo a soqquadro un’intera zona della città. Nient’altro che vandali, a onor del vero, ma così ben attrezzati che la polizia di Jump City aveva dovuto richiedere l’aiuto dei Titans.
   Quello stato di pace interiore, tuttavia, fu interrotto da un grido sommesso. Le sopracciglia di Raven si incresparono appena e lei aprì un occhio quando il lamento arrivò nuovamente alle sue orecchie. Proveniva dalla stanza attigua, quella di Beast Boy. La maga si domandò perché mai quel dannato ragazzetto dovesse sempre fare chiasso, anche quando si trovava da solo. Soprattutto, perché aveva scelto di avere la camera da letto proprio accanto alla sua?! Per torturarmi meglio, ipotizzò lei, cominciando ad irritarsi a causa dei buffi versi che continuavano a disturbare la sua quiete interiore.
   Con un sospiro rumoroso, assai simile ad un ringhio basso e cavernoso, Raven interruppe definitivamente i propri esercizi di meditazione e posò i piedi a terra. Quindi, ormai spazientita, marciò a passo di carica fuori dalla stanza e, senza nemmeno bussare o annunciarsi, entrò di prepotenza in quella del compagno. Lo sorprese in una postura assai bizzarra, accucciato carponi davanti allo specchio, a cui dava le spalle. Beast Boy sobbalzò e andò a battere il fondoschiena contro la superficie riflettente, lasciandosi scappare l’ennesimo grido strozzato.
   «Che cavolo stai…?» la domanda di Raven rimase a metà, poiché subito si accorse qual era il problema dell’amico. Inarcò un sopracciglio. «Qualche ferita di guerra?» s’interessò di sapere, non appena lo vide sfregarsi un gluteo con la mano.
   «Non ti hanno insegnato a bussare?» ribatté il giovane, cercando di assumere una posizione meno imbarazzante. Invano, perché non appena ci provò il dolore lo costrinse a serrare le mascelle e a sopprimere l’ennesimo lamento.
   «Trovo paradossale che sia tu a domandarlo a me», commentò la ragazza, senza curarsi troppo della cosa. «Cos’è successo?»
   Dopo alcuni attimi di esitazione, Beast Boy decise di mettere da parte la vergogna. «Ricordi quando, ad un certo punto, uno di quei vandali mi ha sollevato e mi ha fatto fare un volo contro la vetrina di quella cristalleria?» In realtà non gli era mai importato sul serio delle proprie modeste dimensioni, però c’erano delle volte, come quella, in cui l’essere così piccolo e mingherlino lo mortificava parecchio.
   «Ci avevi assicurato che non ti eri fatto nulla», disse Raven, avanzando nella stanza fino a fermarsi davanti a lui.
   L’altro fece una smorfia, senza trovare il coraggio di guardarla in faccia. «Ed è vero», ribadì. «Solo che… non posso dire altrettanto riguardo al mio popò.»
   Non fu in grado di vedere il sorriso sarcastico che si dipinse sulle labbra della compagna, ma lo intuì dal tono della sua voce. «E stavi cercando di dare uno sguardo alle ferite tutto da solo, con l’ausilio di uno specchio?»
   «Che altro dovrei fare, sentiamo?!» sbottò il poveretto, battendo un pugno per terra. «Non posso certo chiedere aiuto a qualcuno! Cyborg mi prenderebbe in giro e non mi pare il caso di mostrare le mie virili terga a Star!»
   Nonostante la situazione fosse propizia a farla sbellicare dalle risate e a dar finalmente soddisfazione al giovane, la maga si sforzò di mantenere il solito contegno impassibile. «Noto con piacere che non ti sei posto lo stesso problema con me», disse dapprima. E poiché Beast Boy fu sul punto di abbaiarle contro, si affrettò ad aggiungere: «Avresti potuto chiedere a Robin.»
   «Mi vergognerei in ogni caso», borbottò lui, imbronciato come un bimbo.
   Arrendendosi alle circostanze, Raven sedette sul pavimento, proprio davanti al mutaforma. Stupito, quest’ultimo sbirciò per la prima volta nella sua direzione, cercando di capire cosa passasse per la testa dell’amica. «Non riesco a credere a ciò che sto per dirti…» cominciò allora lei.
   «E sarebbe?»
   «Giù i pantaloni.» Beast Boy arrossì fino alla punta delle orecchie e annaspò a vuoto per un pezzo, senza riuscire ad articolare una sola parola di senso compiuto. «Poche storie», riprese allora la ragazza, «non ho tutta la serata da perdere dietro di te.» Quell’affermazione rimase sospesa tra loro per un istante, prima che lei sottolineasse: «Letteralmente, a quanto pare.»
   Vinto dall’orgoglio, l’altro si issò sulle braccia e cercò di sopravvivere al dolore quando il suo fondoschiena toccò di nuovo lo specchio alle sue spalle. «Non ho alcuna intenzione di…!» Per nulla disposta a questionare al riguardo, Raven ricorse immediatamente ai propri poteri, senza neanche lasciargli il tempo di finire di parlare. Lo sollevò a mezz’aria e lo avvicinò a sé, ignorando le sue proteste e il suo goffo dimenarsi, che lo portò ad avvinghiarsi alla vita di lei nel momento esatto in cui ricadde a peso morto sul pavimento, pancia in giù e viso contro il ventre della maga. «Con permesso», disse solo lei, sollevandogli il bordo superiore dei pantaloni,  all’altezza del deretano.
   «Se lo facessi io a te, mi prenderesti a ceffoni!» gracchiò il giovane, indignato e rosso in volto più di prima.
   «Come minimo», gli assicurò distrattamente Raven, ispezionando la zona con lo sguardo mentre lui premeva con forza la faccia contro di lei. «Pensavo peggio», fu il responso medico che diede un momento dopo.
   Si riferiva alle ferite? Oppure a qualcosa di molto più personale? Sebbene la stizza fosse tanta, la curiosità e la boria maschile di Beast Boy presero il sopravvento. «In che senso?»
   Lei sorrise in modo enigmatico. «Ti lascerò col dubbio», rispose compiaciuta, tenendo sollevata la stoffa dei pantaloni con una mano e cominciando ad usare la magia guaritrice con l’altra, al fine di alleviargli il dolore e risanargli la carne lesa.
   Avvertendo un immediato senso di sollievo e lo sdegno scemare grazie a quel benefico effetto, il giovane iniziò a rilassarsi. «Hai le mani fatate», commentò avventatamente.
   «Non dire cose equivoche», lo rimbrottò Raven, accigliandosi appena. «Specie se ho a che fare con il tuo fondoschiena.»
   Beast Boy schioccò la lingua sotto al palato con aria soddisfatta. «A ben pensarci, potrei sfruttare la situazione a mio vantaggio.»
   «Non credo ti convenga rendermi partecipe dei tuoi piani malvagi ai danni della sottoscritta proprio quando sono così vicina a certe altre parti del tuo corpo», lo avvertì l’altra, senza scomporsi troppo. «Potrebbe essere controproducente.»
   «Tanto non avresti mai il coraggio di mettere in atto le tue minacce», la sfidò il mutaforma col chiaro intento di vendicarsi.
   «Da cosa deriva tutta questa sicurezza?»
   «Allora, sentiamo: faresti ciò che stai facendo ora anche… beh, altrove
   «Dovrei trovarmi nella situazione, per darti una risposta sincera», spiegò Raven, ribaltando inaspettatamente la situazione.
   Ci fu un lungo, sofferto attimo di silenzio. Poi, con voce provata, Beast Boy si lagnò: «Potresti evitare di farmi certe confessioni proprio in questo momento?»
   «Potrei, certo», convenne la maga. «Il punto è che non ne ho voglia.»
   «Tu… Dannata!» si sentì inveire contro dal suo povero paziente. «Ti stai divertendo alle mie spalle, vero?!»
   «In tutti i sensi.»
   «Aspetta che riesca di nuovo ad assumere una posizione autorevole e virile, e vedrai se non te la farò pagare!»
   «Ah-ah», lo liquidò pigramente lei. «Ecco fatto», annunciò poi, lasciando andare di scatto il tessuto elastico dei pantaloni, che batté seccamente contro la zona ormai risanata del giovane, e dandogli una scherzosa pacca sulla natica. «Ora sei a posto.»
   Borbottando imbarazzato, lui si mise goffamente a sedere. «Grazie», bofonchiò quando si rese conto che, in effetti, adesso non aveva più alcun dolore. Alzò lo sguardo sull’amica, che lo stava fissando come in attesa di qualcosa. «Che c’è?» volle perciò sapere.
   «Ora che hai di nuovo assunto una posizione autorevole e virile», lo scimmiottò Raven senza pietà, «sto aspettando che tu me la faccia pagare.»
   Beast Boy grugnì. «Non riesci proprio a prendermi sul serio, vero?»
   «Cosa te lo fa credere?» fu la replica sarcastica che ne seguì.
   «So dove dormi», minacciò allora, sorridendo a mezza bocca con fare sornione.
   Ammirata per quella risposta pronta, la maga sollevò le sopracciglia scure. «Potrebbe rivelarsi un’esperienza interessante», commentò soltanto, lasciandolo di sasso. Infine, senza aggiungere altro, si levò in piedi e si avviò verso l’uscita.
   Rimasto senza parole, il ragazzo la seguì con lo sguardo fino a che non scomparve dietro alla porta, che si richiuse su se stessa lasciandolo isolato dal resto della Torre. «Stava… scherzando, giusto?» domandò a vuoto. Sì, si disse poi, incrociando le braccia al petto e inalberando un’espressione corrucciata: quello di Raven era sicuramente un bluff, proprio come lo era stato il suo. Come poteva non esserlo? Anche perché, bisognava tenerlo a mente, se solo si fosse azzardato a prenderla in parola, c’era il serio rischio che lei lo facesse a pezzi.
   Deglutendo rumorosamente a quell’eventualità, Beast Boy stabilì che, dopotutto, se pure non si fosse trattato di uno scherzo, sarebbe stato meglio non rischiare. Suo malgrado, però, quella decisione gli fece anche comprendere una cosa di fondamentale importanza: Raven non aveva tutti i torti a non prenderlo sul serio, dannazione.












Giustamente, dopo una shot seria ce ne vuole una più scanzonata. Si nota che mi diverto a torturare i miei personaggi preferiti? ♥
Ora, come ogni volta che succede, per amor di onestà, vi linko l'immagine (di nuovo una fanart) che mi ha dato l'input: http://ahiru621.tumblr.com/post/93419572753/
Essendo l'autrice giapponese (credo sia una lei), non ho la più pallida idea di che cosa abbia scritto nei balloon della vignetta, perciò ho ripreso soltanto la situazione e l'ho rigirata a mio piacimento. Al di là di questo, comunque, vi consiglio di dare uno sguardo all'intero blog, perché è davvero carino: oltre ad un sacco di fanart BBRae, ce ne sono anche diverse sulla RobStar e... uhm... sulla Slerra? Sinceramente non avevo mai pensato alla Slade/Terra, mi perplime alquanto, anche se mi pare di aver letto da qualche parte che, in effetti, nei comics (o nel fumetto ispirato alla serie, non ricordo) i due siano davvero amanti. ò_o
Boh, saranno fatti loro.
Io mi fermo qui e vi do appuntamento a non so quando, vale a dire alla prima idea balzana che mi salterà in mente.
Grazie a tutti i lettori e a chiunque abbia avuto la gentilezza di lasciarmi un parere e/o abbia voluto aggiungere la presente raccolta fra le storie preferite/ricordate/seguite.
Buon pomeriggio! ♥
Shainareth





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Capitolo 13
*** Body Killer ***





BODY KILLER




Non era riuscita a dormire bene, quella notte. Alla mente continuavano a tornarle le immagini, semplici lampi, che le erano balenate davanti agli occhi quando Terra era ricomparsa nella loro vita. Era solo una sensazione, eppure era talmente forte e impressionante che Raven non riusciva a trovare pace, preferendo rimanere sul chi va là piuttosto che abbassare la guardia. Inoltre, non era soltanto questo a preoccuparla; Terra non aveva mai avuto una buona padronanza dei propri poteri geocentrici, eppure adesso, a distanza di poco tempo, sembrava divenuta un asso nel controllarli. Com’era possibile? Lei stessa, per dominare i propri, era costretta a lunghe sedute di meditazione ogni giorno, a concentrarsi seriamente su ciò che faceva da tutta la vita. Terra, invece, dava l’impressione di essere rinata a vita nuova nel giro di pochissimo.
   Fu continuando a lambiccarsi il cervello con tutti questi dubbi che Raven entrò nella stanza di buon mattino, trovandola vuota come si era aspettata. Quando però fece per avvicinarsi all’angolo cucina, una figuretta piccola e sottile saltò fuori da dietro allo schienale del divano sul quale era accovacciata. «Ehi, ciao!» esordì allegra, agitando una mano in direzione della maga.
   Quest’ultima socchiuse gli occhi ed esitò un attimo, prima di proseguire verso la credenza. «Non ricordavo che fossi così mattiniera», disse soltanto, senza sprecarsi a ricambiare il saluto.
   «Oh, beh, sai», cominciò Terra in tono vago, gettando una rapida occhiata al laptop che aveva spento in fretta e furia, quando aveva sentito la porta automatica aprirsi. «Il mio letto è troppo morbido.» Continuando a prepararsi un tè per la prima colazione, Raven le rivolse uno sguardo accigliato che la costrinse a spiegarsi meglio. «Ricordati che prima vivevo per strada, non sono abituata a certe comodità.»
   «Fingerò di crederci», fu il commento che le fece corrucciare la fronte.
   «Guarda che è vero.»
   «Com’è vero che sei diventata Miss Rocciadiferro tutto d’un tratto?»
   «Ehi!» protestò, colpita nell’orgoglio. D’accordo, forse quella strega aveva l’occhio più lungo degli altri, o semplicemente un intuito più sviluppato, ma come si permetteva di prenderla in giro su qualcosa che sapeva farle male?!
   Rimasero in silenzio per diversi minuti, durante i quali cadde fra loro una tensione palpabilissima che metteva a disagio soprattutto Terra. La ragazzina provò a cercare un argomento di conversazione che potesse spingerle a riappacificarsi, ma tutto ciò che le veniva in mente era che quella maledetta era fin troppo diffidente. Impose a se stessa di calmarsi: se avesse dato modo a Raven di coglierla in fallo, tutto il suo piano sarebbe andato in fumo. Ammesso che gli altri le avessero creduto, certo. Doveva lavorarseli per bene, affinché almeno il resto dei Titans potesse fidarsi di lei. Non mi sarà neanche troppo difficile, rifletté fra sé con un nodo alla bocca dello stomaco per i vaghi sensi di colpa che di tanto in tanto tornavano a morderle la coscienza. In fondo, con loro mi trovo bene davvero. Mi diverto, qui. Specie con B.B., e se non fosse per questa dannata stregaccia, tutto sarebbe perfetto.
   Alzò lo sguardo verso di lei e la osservò a lungo, mentre sorseggiava la sua tisana calda. Forse, se le avesse parlato chiaramente, le cose fra loro sarebbero migliorate? Tanto valeva provarci.
   «Senti… posso sapere perché ce l’hai con me?» cominciò allora, dal momento che erano sole e potevano finalmente parlare a quattr’occhi. «È da quando sono tornata qui che non fai altro che attaccarmi e lanciarmi frecciatine.»
   «Potresti farti un semplice esame di coscienza», si sentì rispondere con indolenza. «Magari ci arrivi da sola.»
   Indispettita, Terra rimbeccò con la prima cosa che le venne in mente. «Sei gelosa di B.B.?»
   Il tè le andò di traverso e Raven fu quasi sul punto di sputare un polmone a furia di tossire. Quando infine riuscì a riprendere fiato, con gli occhi arrossati e lucidi per lo sforzo, lanciò all’altra uno sguardo assassino. «Se vuoi che andiamo d’accordo, non insinuare mai più certe assurdità!» la mise in guardia, sia pure con voce strozzata.
   La biondina mise su un broncio infantile. «Ma scusa, che altro dovrei pensare?» domandò, fingendo di non aver capito la situazione. «Voi due andate molto d’accordo.» La maga la fissò come se fosse sul punto di avere una crisi epilettica, ma lei non se ne curò e andò avanti con la propria difesa. «È per questo che ho creduto che…»
   Fu interrotta bruscamente dal palesarsi improvviso dell’oggetto della discordia, che entrò di corsa nella stanza urlando e agitandosi come un pazzo. «Raven!» esclamò, fiondandosi verso di lei senza neanche stare a pensarci. «Uno dei tuoi body sta cercando di ammazzarmi!»
   Le due ragazze lo guardarono stranite, ma quando dalla porta fece il suo ingresso un grazioso body scuro, le cui maniche lunghe sembravano voler mimare pericolose mosse di kung fu, entrambe strabuzzarono gli occhi. «Che diavolo…?!»
   La domanda di Raven fu troncata a metà, sovrastata dalla voce acuta del suo compagno,  nascostosi frattanto sotto al suo mantello. «Questo dovrei chiederlo io a te! Hai i vestiti indemoniati!»
   La maga agitò una mano a mezz’aria e con un guizzo di magia bloccò il body, che stava per scagliarsi contro di loro con fare piuttosto minaccioso, facendolo ricadere al suolo come un comune capo d’abbigliamento. «Cosa ci facevi con quello?» domandò a Beast Boy, non del tutto certa di volerlo sapere.
   Temendo di incorrere come al solito nella sua ira, lui si avvalse della facoltà di non rispondere; tuttavia, non appena Raven gli scippò dalla testa il lembo di mantello sotto il quale si era riparato, intimandogli fra i denti di risponderle, fu costretto a piegarsi alla sua volontà. «Gli ho dato vita per sbaglio, buttandoci sopra una strana polverina che avevi in camera.»
   Lei aprì la bocca per parlare, ma quando si rese conto di non sapere da che parte iniziare ad insultarlo, tacque. Fu Terra, allora, a intervenire. «Cos’era?» chiese all’amico con occhi pieni di ammirazione ed entusiasmo. «Polvere fatata?»
   «Peggio!» gracchiò il giovane in risposta, forse non cogliendo la citazione della ragazzina. «Ha cercato di strangolarmi!»
   «È quello che farò anch’io se non mi darai una spiegazione plausibile su cosa ci facevi con i miei vestiti e soprattutto sul perché sei entrato in camera mia!» ringhiò Raven, riuscendo finalmente a sbloccarsi.
   Facendosi piccolo piccolo in un angolo, Beast Boy la fissò da sotto in su con espressione mortificata. «Ero ancora assonnato e, anziché la porta del bagno, ho imboccato la tua», spiegò. «Sai, sono vicine…»
   «Che scemo», ridacchiò Terra, guardandolo con affetto.
   «E poi», riprese l’altro, «credendo di entrare nella doccia, ho aperto il tuo armadio e mi ci sono infilato dentro.»
   «Doppio scemo!» esclamò la biondina, battendosi una mano sulla fronte e faticando a rimanere seria di fronte a quella storia.
   Storia che non era ancora finita, oltretutto. «Quando mi sono ritrovato quel coso in faccia», aggiunse difatti il giovane, additando il body abbandonato sul pavimento, «ho capito che mi ero sbagliato, così sono uscito fuori da lì. Solo che sono inciampato e sono caduto contro lo scaffale lì vicino.» Nel dirlo, mostrò a Raven il bernoccolo fresco che aveva sulla fronte, a testimonianza che non stava raccontando bugie. «Da lì, poi, è piombata giù una boccetta piena di roba magica, credo, perché appena mi sono rialzato, il body che mi ero tirato appresso nella caduta ha preso vita. Il resto lo sai.»
   Gli occhi di Raven divennero rosso fuoco. «Dammi una buona ragione per non ridurti in cenere», volle sapere lei, sull’orlo di una crisi di nervi.
   «Ringrazia che non abbia scambiato il tuo letto per la tazza del bagno», cercò di blandirla a suo modo lui, facendola imbestialire ancora di più.
   «Beast Boy!» latrò infatti, pronta a fargliela pagare cara, mentre Terra ormai si rotolava sul divano a furia di ridere.
   «La colpa è anche tua, che tieni roba tanto pericolosa in camera!» ribatté il loro compagno, decidendo di non assumersi alcuna responsabilità in proposito. Dopotutto, poteva capitare a chiunque di sbagliarsi, no?
   Forse. Peccato che la maga non fosse affatto d’accordo con lui. «Body, attacca!» ordinò, schioccando le dita e facendo resuscitare il proprio indumento, che subito partì in quarta per inseguire Beast Boy. Questi riprese ad urlare e se la diede a gambe fuori dalla stanza prima che fosse troppo tardi.
   Quando furono di nuovo sole, Terra annaspò in cerca d’aria, venutale meno a causa del troppo ridere, e si asciugò una lacrima. Raven la redarguì con lo sguardo. «Spero che questo edificante esempio sia servito a farti capire quanto tu abbia travisato la situazione», disse dopo un attimo, tornando nervosamente al suo tè, ormai intiepiditosi.
   L’altra si ravviò una ciocca di lunghi capelli chiari dietro ad un orecchio e, sfoggiando un chiaro sorrisetto da sfottò, dichiarò: «Invece mi ha convinta di un’altra cosa, e cioè che voi due, insieme, siete uno spasso.»
   Gli occhi di Raven tornarono a saettare d’ira. «Attenta, ragazzina: ho un armadio pieno di quegli affari.»












Che qualcuno mi fermi o continuerò a scrivere (e postare) idiozie a raffica. ♥
Questa è la prima volta che scrivo di Terra. Ho il terrore (perdonate l'allitterazione involontaria) di combinare disastri, quando si tratta di lei, perché temo sempre di non essere troppo obiettiva. Ho già detto che non la amo particolarmente (anzi), però preferirei mantenere un certo contegno, al riguardo. Ad ogni modo, se avesse continuato ad essere adorabile come lo era all'inizio (anche se confesso che nel primo episodio in cui compare non mi ha fatto comunque una grande impressione), forse a quest'ora sarei persino capace di scrivere interi papiri su di lei. Ma... l'hanno gestita da schifo, poveretta, e ora eccomi qua a farmi mille paranoie sul mio modo di rappresentarla nelle fanfiction. Nel dubbio, comunque, credo che non tratterò mai del suo exploit finale (non certo inteso in positivo), altrimenti temo seriamente di lasciar uscire tutta la rabbia repressa che provo nei suoi confronti.
Concludo qui, dandovi appuntamento alla prossima settimana, poiché nel weekend non ho mai la possibilità di scrivere alcunché. Ringrazio tutti voi lettori e vi auguro un buon fine settimana. ♥
Shainareth





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Capitolo 14
*** Prime volte ***





PRIME VOLTE




Era iniziato come un gioco. Una delle loro solite sfide all’orgoglio, che questa volta però si era conclusa in maniera del tutto inaspettata. Non avrebbero saputo neanche più dire chi dei due aveva cominciato, ma potevano giurare che l’altro lo aveva seguito a ruota, senza la minima esitazione.
   E adesso erano lì, stretti l’uno all’altra, esausti, ansimanti, ancora frementi per le violente emozioni che li avevano scossi nel profondo dell’anima. Avrebbero voluto poter dire che si era trattato di un gioco per davvero, ma la verità era talmente conturbante che non potevano metterla a tacere con facilità.
   Beast Boy la sentì tremare sotto di sé, calda e fragrante come non aveva mai avuto il coraggio di immaginarla neanche nelle sue fantasie più personali. La strinse con tenerezza, sfiorandole il viso con la punta del naso. «Come… ti senti?» sussurrò con voce roca.
   Lei esitò un attimo, nascondendo il volto contro il suo collo. «Rilassata», mormorò.
   Non aspettandosi quella risposta, il giovane avvertì un sussulto interiore, che lo fece rabbrividire per la rilassante sensazione di serenità che lo invase di colpo. «Abbiamo trovato un’alternativa alla solita meditazione?»
   La sentì ridere sommessamente. Fu un suono dolce, pacato, sincero. Beast Boy se ne innamorò. Aveva atteso così tanto, per quella risata, la prima che lei si era infine decisa a concedergli, e concluse con se stesso che ne era decisamente valsa la pena. Allentò la stretta attorno al suo corpo morbido e caldo, e puntellò un gomito sul materasso, tirandosi su per guardarla senza tuttavia sciogliere del tutto l’abbraccio. I suoi occhi erano lucidi, puri come lui non li aveva mai visti. Aveva le labbra socchiuse, ancora desiderose di essere baciate. Avrebbe voluto dirle qualcosa. Qualcosa di gentile, di intelligente, di adeguato alla situazione paradossale in cui si stavano trovando. Non gli venne in mente nulla, preso com’era ad ammirare quei lineamenti tanto familiari, divenuti ora improvvisamente nuovi, per lui.
   Fu Raven, allora, a rompere il silenzio. «Rimani con me. Almeno per stanotte.»
   Beast Boy la divorò con lo sguardo e le scostò teneramente una ciocca di capelli corvini dalla fronte. «Posso… rimanere con te anche più a lungo?» le domandò in tono timido e speranzoso.
   Le dita di lei gli accarezzarono il viso e i suoi occhi lo fissarono con amore. «Guai a te se te ne vai.»












Adoro il fluff di questi momenti. Mi piace descriverli, cambiando ogni volta pairing perché ogni coppia è diversa dall'altra, per fortuna.
Augurandovi una buona serata e una notte serena e piena di bei sogni, vi do appuntamento a domani con la quarta shot della raccolta della BBRae Week.
Shainareth





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Capitolo 15
*** Waffles and Song ***





WAFFLES AND SONG




In tutta onestà, non avrebbe saputo cosa dire o fare. Il suo orgoglio, però, al momento stava ruggendo di sdegno alla vista di quel ragazzetto verde che, sculettando come una prima donna, si preparava un sandwich canticchiando in falsetto un motivetto famoso a cui stava cambiando le parole, improvvisando un testo sdolcinato tutto per lei. Per prenderla in giro, ovviamente.
   Beast Boy era consapevole del fatto che, continuando in quel modo, avrebbe potuto giocarsi qualche parte del corpo, se non la vita stessa; eppure pareva voler comunque sfidare la sorte o, più semplicemente, se ne infischiava e basta. La maga si domandò fino a che punto fosse certo che lei non gli avrebbe torto un solo capello e non sapeva se sentirsi lusingata o meno per quella fiducia incondizionata – o avrebbe forse fatto meglio a chiamarla incoscienza?
   «Oh, no! You went to the loo! Gone for five seconds what's a beast to do?! I'm feeling alone, can't keep it inside, I just might hurl and I don't know why!»
   Mentre ascoltava quel testo ridicolo, Raven cominciò a convincersi di essere strana. Dannatamente strana. E questa sua nuova consapevolezza non derivava dalla sua condizione di mezzo demone. Sì, certamente avere due paia di occhi rossi ed essere capace di farsi crescere decine di tentacoli di oscura energia magica era alquanto insolito, non poteva negarlo. Quello che però la faceva disperare era qualcosa di molto più serio.
   «I love you more than choco-chips and eating cookie dough. I love you more and more and more and I love to let it show~»
   Qualcosa di talmente serio che era inconcepibile anche solo pensare di doverlo associare a quella sottospecie di ramarro con le orecchie a punta; il quale, proprio in quel momento decise che fosse la volta buona di girarsi nella sua direzione per fissarla allegro da sopra la spalla e, sorridendole con aria da sfottò, di proseguire con quella stupida canzone.
      «I love you more than marzipan, than marmalade on toast... For I love pies of any size, but I love you the most~»
   C’erano milioni, anzi, miliardi di uomini sulla faccia del pianeta. Oltretutto non era da escludere che almeno una buona metà di loro potesse essere più intelligente e affascinante di quell’ibrido umano-bestia che la stava sbeffeggiando impunemente ormai già da diversi minuti. E lei? E lei era capitolata giusto ai suoi piedi, innamorandosene senza neanche sapersene spiegare la ragione.
   «It’s all about my baby… Yeah, it’s all about Rae! And if I don’t got my baby, all I do is go cray~»
   Decisa a non sopportare oltre quel supplizio, benché dovesse ammettere che almeno il suo compagno era molto più intonato di lei, la ragazza abbandonò la posizione yoga in cui si era librata a mezz’aria fino a quel momento e poggiò i piedi sul pavimento, interrompendo definitivamente gli esercizi di meditazione e dirigendosi con passo sicuro verso l’angolo cucina.
   Quel brusco movimento, indusse finalmente il giovane a tacere e a seguirla con lo sguardo mentre gli passava accanto e si metteva a rovistare in dispensa, recuperando un incarto di waffles preconfezionati. «Posso preparartene qualcuno senza che tu debba ricorrere a quella roba piena di conservanti», le disse, sempre pronto a rendersi utile per lei.
   Raven gli lanciò uno sguardo scettico. «È alquanto ironico sentirlo dire da uno dei maggiori consumatori di patatine del pianeta.»
   L’altro schioccò la lingua sotto al palato con fare stizzito. «So che ami i waffles più di ogni altra cosa al mondo», dichiarò soltanto, come se ciò bastasse a spiegare l’intera situazione.
   E in effetti così era, perché subito lei comprese il messaggio e tutto le fu chiaro: si era innamorata di lui perché era dolce. E adorabile.
   Sorrise sorniona e lo fissò da sotto in su con uno sguardo furbetto. «A ben pensarci», cominciò allora, «le cose che amo di più al mondo sono due. E sono entrambe sotto al mio naso.»
   Dopo un attimo di smarrimento, che gli occorse per recepire il messaggio, Beast Boy sgranò gli occhi e avvertì immediatamente aumentare la temperatura corporea, soprattutto quando, sadica come solo una donna sa esserlo, Raven aggiunse con voce roca e accattivante: «Mi domando se non fosse possibile averle entrambe nello stesso momento…»
   Il sandwich che si era preparato con cura maniacale gli cadde di mano, finendo con lo spiaccicarsi miseramente a terra, e lui rimase a fissarla allibito per una manciata di secondi, durante i quali lei si curò di posargli con ricercata grazia l’indice della mano destra sotto al mento. Non disse nulla, ma gli sorrise ancora, questa volta con aria trionfante, e sollevò il dito al fine di chiudergli di scatto la mascella rimasta aperta dinanzi a quella dichiarazione.
   Dopo di che, la ragazza gli scompigliò i capelli come se avesse avuto a che fare con un bambino e, portandosi dietro i waffles, uscì indisturbata dalla stanza con l’umore decisamente sollevato, lasciandolo col dubbio che si fosse trattato soltanto di una stupida vendetta.












Eccomi qui dopo parecchi giorni. Chiedo scusa, ma l'ispirazione era morta (non che ora sia risorta... e si vede) e, soprattutto, non ho avuto troppo tempo libero a mia disposizione.
Passando alla shot che avete appena letto, mi sono rifatta a due cose realmente esistenti. So che molti fan della serie animata odiano la parodia che ne è derivata, ovvero Teen Titans Go!, ma io l'adoro sia perché mi fa spanciare dal ridere, sia perché è stata grazie a questa che mi sono poi avvicinata alla serie vera e propria.
Tralasciando questo, non so in quanti sono a conoscenza del fatto che Greg Cipes e Tara Strong (rispettivamente i doppiatori originali di Beast Boy e Raven in entrambe le serie) sono molto amici e, soprattutto, i primi BBRae del fandom. ♥ E ciò che ho scritto in questa shot corrisponde alla verità: la canzone che ho messo in bocca a B.B. l'ha cantata davvero Greg Cipes al Comic Con di San Diego (vestito da hot dog, lol), mentre la dichiarazione su ciò che Raven ama di più al mondo (e cioè i waffles e Beast Boy) è stata realmente fatta da Tara Strong (anche se le esatte parole in risposta alla domanda su cosa amasse di più fra gli uni e l'altro sono state I would take some waffles on my Beast Boy).
Per chi fosse interessato, ecco qui il post di Greg Cipes su Instagram e il video della canzone:
1. https://instagram.com/p/45W43rGd73/
2. https://www.youtube.com/watch?v=gCkPot4by0M
Da qualche parte esiste anche quello in cui Tara Strong (con la voce di Raven) afferma la frase di cui sopra, solo che non riesco a trovarlo... Spero possiate accontentarvi di questo, al momento: http://bbraefan1530.tumblr.com/post/120473029379/tara-strong-as-raven-i-would-take-some-waffles
E dopo questa fangirlata abominevole, fuggo a letto, ché sto morendo di sonno.
Buon fine settimana a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 16
*** Rassicurazioni ***





RASSICURAZIONI




Fuori faceva freddo. Ciò nonostante, Beast Boy rimase seduto lì, sul tetto della Torre, ad aspettarla. Tirò su col naso e si strinse nelle spalle, solo con i propri pensieri e la propria ansia. Da quanto andava avanti, quella situazione? Forse da qualche mese. Forse da sempre – e non se ne era mai accorto. Adesso che però qualcuno si era messo fra loro, tutto si era fatto chiaro: a lui Raven piaceva. Molto. E no, non come semplice amica.
   Con un verso angosciato che gli raschiò la gola, il giovane nascose il viso contro le ginocchia tirate su al petto e incrociò le braccia sul capo. Era tardi e Raven ancora non tornava. Cosa poteva esserle successo? Quel bellimbusto che aveva avuto la faccia tosta di chiederle un appuntamento si era permesso di fare un passo falso? No, lei non glielo avrebbe consentito. A meno che l’interesse non fosse stato reciproco, certo. E cos’avrebbe fatto, lui, se a Raven quel tipo fosse piaciuto sul serio?
   Questo pensiero gli serrò la bocca dello stomaco e gli dilaniò l’animo, martoriandolo più di quanto già non fosse a causa quell’infausta novità. Beast Boy avvertì nitidamente gli occhi farsi umidi e si diede del cretino: avrebbe dovuto essere felice per lei, perché finalmente la sua compagna aveva deciso di lasciarsi andare a quelle emozioni che di solito teneva sotto controllo. Significava che Raven aveva trovato un proprio equilibrio interiore, giusto? Sì. Eppure la parte più egoistica del suo essere sperava che quella serata fosse andata storta, che quel dannato damerino avesse commesso qualche errore che l’aveva infastidita, che lei gli avesse dato un pugno sul naso o, meglio ancora, che gli avesse sguinzagliato dietro chissà quali e quanti demoni dell’inferno.
   Che persona meschina, che era…
   Alzò il capo e si passò con stizza il dorso della mano sulla guancia, scacciando via quella stupida lacrima. Che senso aveva piangere per qualcosa che non era mai stato davvero alla sua portata? Raven era sempre stata chiara, in proposito: per quanto bene potesse volergli, erano incompatibili e, per di più, non aveva mai provato attrazione nei suoi confronti. Altrimenti, perché mai ripetergli che era verde? Perché mai dargli addosso per la sua stupidaggine?
   «Che ci fai ancora in piedi?»
   La voce di lei lo fece sobbalzare, lasciandogli sfuggire dalle labbra socchiuse un verso assai buffo. Beast Boy si rimise goffamente in piedi e si voltò nella sua direzione, rimanendo spaesato per quell’arrivo improvviso.
   Aveva il viso pallido e gli occhi lucidi. Raven se ne accorse persino con il buio della notte, ma non disse nulla. «Io…» cominciò dopo qualche attimo lui, «…ammiravo le stelle.» La maga inarcò un sopracciglio e sollevò gli occhi al cielo cupo di dicembre. A differenza sua, Beast Boy non era mai stato bravo a mentire sulle proprie emozioni, decisamente no. «Hai… fatto tardi…» azzardò con voce malferma.
   «Un po’», ammise lei, tornando a guardarlo.
   «Ti sei divertita?» Il giovane si pentì subito di averglielo chiesto. Aveva paura di sentire una risposta che non gli sarebbe piaciuta per niente. Si consolò al pensiero che, essendo la sua amica molto riservata, difficilmente si sarebbe sbottonata in proposito.
   Invece, Raven si strinse nelle spalle. «Mah…» iniziò a dire con calma. «In realtà ho passato quasi tutta la serata a riflettere per conto mio.» Stentando a credere a quelle parole, Beast Boy osservò con espressione rapita gli sbuffi di aria condensata che uscivano dalle sue labbra. «E ad ammirare le stelle, a quanto pare», lo prese bonariamente in giro lei.
   L’altro non ci fece caso e subito incalzò: «E lui?»
   Di nuovo la ragazza fece spallucce. «Non ne ho idea», ammise. «Abbiamo scambiato due chiacchiere, ma poi ci siamo subito divisi.»
   «Sul serio?» Quindi non era successo nulla? Se aveva fatto tardi non era perché quel tipo era riuscito a metterle le mani addosso? «Credevo ti piacesse…»
   «C’è qualcuno che mi piace di più.»
   Fu come uno schiaffo improvviso. Solo, molto più piacevole.
   Non seppe che dire, non seppe che fare. Si rendeva a malapena conto di avere in volto un’espressione da perfetto ebete. Lei dovette accorgersene, perché lo fissò con malcelata dolcezza. «Ora che sei più tranquillo, riuscirai a dormire?»
   Beast Boy corrucciò lo sguardo, imbarazzato per la trasparenza dei propri sentimenti. «Non ero preoccupato», mentì spudoratamente. In quel momento, il suo stomaco lo smascherò, brontolando con prepotenza.
   «Hai fame?»
   «È che… non ho cenato», spiegò, portandosi le mani sull’addome, gli occhi bassi per la vergogna. E come avrebbe potuto mangiare, sapendola nelle grinfie di un altro?
   «Neanch’io», la sentì dire.
   Calò il silenzio per qualche istante. Poi, trovando di nuovo il coraggio di alzare lo sguardo sull’aggraziata figura che gli stava di fronte e sentendo il cuore iniziare ad accelerare i battiti, propose in tono incerto: «Ti andrebbe di…»
   «…mangiare un boccone insieme da qualche parte?» lo anticipò lei, cercando di venirgli incontro. «Temo sia un po’ tardi. Sarà tutto chiuso, a quest’ora.»
   Pur avvertendo le pulsazioni divenire sempre più forti e rimbombargli nelle orecchie, il giovane non si lasciò scoraggiare da quell’eventualità. In fondo, non gli aveva mica detto di no. «E se preparassimo qualcosa al volo e ce la mangiassimo sul divano, magari davanti a un film?» Diamine. Stava per andare in fibrillazione a causa dei battiti cardiaci arrivati ormai alle stelle.
   Percependo le sue emozioni, Raven gli sorrise con tenerezza. «A patto che ci sia anche una bella coperta calda a coccolarci per tutta la notte.»
   Il cuore gli si fermò in petto. Era un infarto, quello? O, più semplicemente, era la felicità? Boccheggiò a vuoto per diversi istanti prima di riuscire a respirare di nuovo a dovere e di sentire i battiti cardiaci ricominciare a susseguirsi in modo regolare. Quindi, con gli occhi che brillavano di gioia ed un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro, Beast Boy si avviò di sotto esclamando: «Corro a prenderla!»
   La maga lo seguì con lo sguardo e si lasciò sfuggire una breve, sommessa risata. Infine, prendendo un grosso respiro, imboccò anche lei l’entrata della Torre, lieta di aver dato ascolto almeno per una volta ai propri sentimenti.












Mi piace alternare situazioni più leggere ad altre più serie. L'importante, per me, è che ci sia fluff a iosa. ♥ Non credevo mi piacesse tanto, lo confesso, però ormai lo preferisco a qualsiasi romanticismo o sentimentalismo in genere. È più forte di me. Spero che la cosa non vi spiaccia.
Detto ciò, mentre Beast Boy corre a prendere la coperta, io corro a rispondere a tutte le vostre recensioni. Perdonate il ritardo, ma, come ho già avuto modo di dirvi, durante il fine settimana è assai difficile che io riesca a mettere mano al PC.
Ringraziandovi di cuore per la costanza con cui seguite questa raccolta, vi auguro una buona serata. ♥
Shainareth





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Capitolo 17
*** Amore a prima vista ***





AMORE A PRIMA VISTA




Finalmente quella lagna era giunta al termine. Fu questo che pensò prosaicamente Raven quando iniziarono a scorrere i titoli di coda di un polpettone romantico in cui Starfire e Beast Boy si erano imbattuti facendo zapping, appassionandosene subito come brave comari nonostante avessero cominciato a vederlo a trama già iniziata. Quanto a lei, era rimasta indolentemente in disparte, continuando a sfogliare un libro e a cercare di capire fino a che punto potesse essere banale quel film.
   «È… stato bellissimo!» proruppe Starfire, con gli occhi lucidi per la commozione.
   «Non è proprio il mio genere, ma… ammetto che un po’ di sano romanticismo, alle volte, non guasta», commentò Beast Boy, più coinvolto di quanto in realtà avrebbe voluto ammettere.
   «È stata una colossale sciocchezza», fu invece il parere di Raven, che proprio non riusciva a capacitarsi di come quei due potessero aver apprezzato una storia come quella.
   Entrambi si volsero a fissarla con aria stupita. «Lo hai visto anche tu?»
   «Purtroppo.»
   «Perché dici che è stato una sciocchezza?» volle sapere Starfire, incapace di capire cosa potesse esserci di sbagliato in quel film. «Io trovo che sia bellissimo credere nell’amore a prima vista, come hanno fatto i protagonisti di questa storia.»
   «L’amore a prima vista è un’utopia», dichiarò l’altra ragazza, convinta di ciò che diceva. Era infatti dell’opinione che l’involucro esterno delle persone non fosse poi così importante e che, anzi, ciò che davvero contava era ben altro, e cioè l’anima contenuta in quello stesso involucro. E quella, per conoscerla e apprezzarla, bisognava scoprirla pian piano, nel tempo, senza alcuna fretta.
   Pur non potendo leggerle nella mente, Beast Boy aggrottò la fronte e si alzò dal divano con fare risoluto. «Ti smentisco: l’amore a prima vista esiste eccome, perché l’ho provato sulla mia pelle.»
   «Ed è finita con una crudele pugnalata alle spalle», ribatté Raven, rigirando il coltello nella piaga e facendolo sgonfiare come un palloncino bucato.
   «Sì, ma… Terra in realtà mi voleva bene…» bofonchiò il giovane, gli occhi bassi e il muso lungo come un bambino.
   «E te lo ha detto prima o dopo averti frullato il cuore senza alcuna pietà?» infierì ancora la maga, provandogli che si era sbagliato di grosso nel credere subito ad una persona che, pur fondamentalmente buona, aveva dato prova di non essere degna di fiducia.
   Beast Boy tirò rumorosamente su col naso e Starfire gli si fece vicino e gli batté delle piccole, affettuose pacche sulla spalla. «E come la metti, allora, con me e Robin?» domandò all’amica, per nulla convinta che lei avesse ragione.
   «Durante il vostro primo incontro avete quasi cercato di farvi la pelle a vicenda», fu la spietata verità che ricevette in risposta.
   Arrossendo e imbronciandosi anche lei, l’aliena balbettò: «Beh… ero… arrabbiata, ecco.»
   Subito Beast Boy prese le sue difese. «E poi le cose sono andate migliorando, no?»
   «Proprio per questa ragione non lo chiamerei amore a prima vista», puntualizzò Raven.
   «Ma a me Robin è piaciuto subito!»
   «Quella è attrazione, Star», cercò di spiegarle. «Nella maggior parte dei casi non c’entra nulla con l’amore. Non inizialmente, perlomeno.»
   Starfire la fissò stranita. «Intendi dire che sono due cose diverse?»
   «Mi pare ovvio», affermò l’altra, con la solita calma. «Ad esempio, io potrei benissimo essere attratta da qualcuno con cui in realtà non potrei mai instaurare alcun tipo di relazione amorosa perché non siamo caratterialmente compatibili.»
   «Ti stai riferendo a me?» chiese Beast Boy, fra il serio ed il faceto.
   Non ritenendolo degno della propria attenzione, Raven lo ignorò a bella posta. «Questo però non esclude che si possa essere attratti da qualcuno e poi, con il passare del tempo, innamorarsene.»
   «Sì, ti stai riferendo a me», concluse il giovane con espressione soddisfatta in volto. A cancellargliela arrivò un sonoro ceffone dato da un tentacolo di oscura magia, segno che la pazienza della strega aveva un limite. «Ahio!»
   La porta automatica della stanza si aprì e Cyborg fece il suo ingresso, dirigendosi verso l’angolo cucina. «Perché non provate a chiedergli di Jinx?» suggerì a quel punto Raven, volendo dare ai suoi compagni un’ulteriore conferma di quanto stava tentando di spiegare.
   A quelle parole, il nuovo arrivato arrestò il passo davanti al frigorifero e si volse a guardarli perplesso. «Che c’entra, Jinx?»
   Starfire volò verso di lui per fissarlo negli occhi. «Eri innamorato di lei?» domandò a bruciapelo.
   «No», rispose l’altro, lapidario. Lei gli lanciò uno sguardo scandalizzato, portandosi le mani al petto, come se fosse stata colpita dritta al cuore. «Diciamo piuttosto che è stata una parentesi piacevole ed imprevista», concluse Cyborg, facendo spallucce e recuperando dal frigo una bibita fresca.
   Impettendosi, Beast Boy incrociò le braccia al petto e si rivolse alla maga accanto a lui. «Un po’ come me e Terra, insomma», disse con convinzione, benché ciò andasse a smentire tutto l’amore di cui aveva giurato l’esistenza pochi istanti prima.
   Il suo amico si lasciò scappare uno ghigno divertito. «Sì, ma almeno io qualcosa l’ho conclusa», gli fece notare, colpendo basso. Il mutaforma tornò a sgonfiarsi come un palloncino bucato, proprio come si sentiva anche Starfire.
   «Quindi è vero che amore e attrazione sono due cose diverse?» insistette lei, continuando a interrogare Cyborg che, a quanto pareva, ne sapeva più di loro.
   «Quasi sempre.»
   «E che ne è del romanticismo?!» uggiolò l’aliena, portandosi le mani ai lati del viso con fare disperato. Stavano distruggendo i suoi sogni rosa, dannazione! Il suo compagno tornò a fare spallucce e si portò la bibita alle labbra, incapace di risponderle a dovere.
   «Rae», riprese allora Beast Boy, continuando ad appoggiare la povera Starfire. «Almeno al romanticismo tu ci credi?»
   Anche lei si strinse nelle spalle. «Può darsi», gli concesse.
   Quella rivelazione tornò a far risplendere l’aliena di gioia. «Sul serio?»
   Raven fece una smorfia e, non dimentica di aver subito due torti non indifferenti, in passato, lanciò uno sguardo risentito ai giovani presenti nella stanza. «Peccato solo che spesso i momenti migliori vengano rovinati dagli altri…»
   «Quindi ne hai vissuto qualcuno?» chiese Starfire, svolazzandole intorno come una fatina.
   «Potenzialmente sì», ammise l’altra, a malincuore.
   «Con chi?»
   Corrucciò le sopracciglia scure. «Non ti aspetterai sul serio che te lo dica?»
   Beast Boy tornò a sedersi sul divano, questa volta accanto a lei, e le passò un braccio attorno alle spalle con estrema confidenza ed un sorriso da schiaffi. «A lei forse non lo dirai, ma a me sì… Vero, mama
   Dopo quelle parole, Raven fu sul punto di dargli un pugno sul naso. Non tanto per il modo equivoco in cui l’aveva chiamata, quanto perché proprio lui era stato l’altro protagonista di entrambi i momenti potenzialmente romantici che lei ancora portava nel cuore, nonostante tutto.
   «Ma l’amica Raven non è tua madre», fece notare Starfire, confusa.
   Ignorando la sua ingenuità, Cyborg sghignazzò con divertimento. «Ecco un palese esempio di attrazione senza amore.»
   «Non è vero!» protestò Beast Boy, fortemente indignato per quell’accusa senza fondamento. «Voglio molto bene a Raven!» affermò poi, abbrancandosi a lei e non smentendo affatto di esserne attratto.
   L’aliena si riebbe all’istante. «Anch’io le voglio tanto bene!» cinguettò, saltando letteralmente addosso all’amica per abbracciarla – e farla imprecare. «Però non direi che ne sono anche attratta», fu la riflessione dubbiosa con cui concluse il suo discorso.
   Cyborg tornò a ridere. «Peccato», commentò. «Sarebbe stato un risvolto interessante.»
   Un ringhio basso e profondo uscì dalla bocca di Raven, che tentava invano di divincolarsi dalla doppia presa ferrea in cui era stretta dai suoi amici. Quando infine comprese che non ce l’avrebbe fatta, si rassegnò al suo infausto destino e sospirò. «Datemi tregua. Davvero.»












Perdonatemi, non ho saputo resistere alla tentazione di inserire quel mama. :'D
Per questa shot, pur non consapevolmente, mi sono rifatta ad un capitolo del comics ispirato alla serie animata, dove, in risposta ad una domanda di Beast Boy (che le chiedeva chi fosse più bello fra lui e Robin), Raven afferma che la bellezza esteriore non ha importanza e che ciò che conta è quello che una persona ha dentro di sé. Credo perciò di non aver frainteso il suo pensiero, tenendo per di più conto del fatto che il suo rapporto con Beast Boy subisca una lenta, ma approfondita evoluzione lungo il corso della serie.
Piuttosto, ricordo male oppure i momenti BBRae potenzialmente romantici sono soltanto due? Di quelli più importanti, intendo: quello in cui Raven abbraccia Beast Boy di sua iniziativa e quello in cui va a consolarlo dopo che lui s'è trasformato nella bestia. Dimentico qualcosa?
Ringraziandovi per l'assiduità con cui seguite questa raccolta, vi mando un caloroso abbraccio e vi do appuntamento alla prossima shot.
Buona giornata! ♥
Shainareth





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Capitolo 18
*** Verde ***





VERDE




Beast Boy entrò con aria abbattuta. Benché fosse impegnata in uno dei suoi soliti esercizi di meditazione, Raven se ne accorse subito perché il suono della porta automatica la indusse a dischiudere leggermente le palpebre e a focalizzare la propria attenzione sul compagno. Lo vide entrare con le spalle curve e lo sguardo basso, per poi dirigersi verso il tavolo con incedere lento e strascicato. Non capitava spesso che fosse di quell’umore, pertanto la maga si permise di preoccuparsi.
   «Tutto bene?»
   Sedendo e poggiando le braccia sul tavolo davanti a sé, lui continuò a tenere gli occhi rivolti verso il basso. «Non lo so…» borbottò dapprima. «Voglio dire», riprese poi, passandosi la punta della lingua sulle labbra, «perché quando parlo con una ragazza lei è tutta sorrisi e sempre pronta a scherzare, ma quando poi le chiedo di uscire, subito inventa qualche scusa per dileguarsi all’istante?»
   Dunque era quello, il problema. Raven non era certa di essere la persona più adatta per dargli un consiglio in merito; però Beast Boy si stava sfogando con lei, lasciandole intuire che si fidava e che la riteneva capace di dargli un’opinione disinteressata e obiettiva, a dispetto di quella poco lusinghiera che la ragazza sosteneva di avere su di lui.
   «Comincio a credere che tu abbia ragione», continuò l’altro. «Sono verde.»
   «Non per mettere il dito nella piaga», cominciò allora lei, non riuscendo a trattenersi dal fargli notare l’ovvio, «ma… tu sei verde. Non è una mia convinzione, bensì un dato oggettivo.»
   Il giovane alzò le iridi chiare, fissandola da sotto in su con espressione da cucciolo indifeso. «E che ci posso fare, io?»
   «Niente», rispose spiccia Raven, stringendosi nelle spalle e decidendo di lasciar perdere del tutto la meditazione. «Non è qualcosa che dipende da te, ma da loro.»
   «Però, se non fossi mai stato morso da quella stupida scimmia…»
   Avanzò nella sua direzione e si accomodò accanto a lui. «Beast Boy, ascolta», riprese dopo un attimo, posando una mano sulla sua spalla ed inducendolo a voltarsi per guardarla. «Vuoi davvero lasciarti buttare giù da gente superficiale, che fa delle apparenze una questione vitale?»
   Di nuovo il mutaforma la fissò dal basso con occhi acquosi. «No, ma… mi succede praticamente con tutte. È chiaro che sono io ad avere qualcosa di sbagliato.»
   «Credo invece che tu sia stato soltanto sfortunato», prese a spiegargli lei con dolcezza, perché, quando mettevano a nudo le proprie emozioni, erano capaci di dimostrarsi un bene dell’anima. «Forse, per evitare altre delusioni, dovresti conoscere meglio le persone con cui decidi di rapportarti.»
   «E come faccio a conoscerle se non vogliono uscire con me?» fu la logica domanda che seguì quel consiglio.
   Raven gli prese affettuosamente il viso fra le mani, costringendolo al silenzio, e premette i palmi contro le sue guance, facendogli assumere un’espressione assai buffa. «Cerca di essere meno diretto.»
   «E credi che funzionerebbe?» chiese lui, pur con voce distorta dalla smorfia.
   «Provare non costa niente», si sentì rispondere, mentre la maga lo lasciava andare. «Sarai verde, fastidioso, invadente e petulante, ma sei anche pieno di buone qualità.»
   «Sul serio?» stentò a crederci Beast Boy, accigliandosi appena per quella confessione inaspettata.
   «Ma certo», gli garantì lei, sincera. «Sei generoso, gentile e hai buon cuore.»
   Il giovane abbozzò un sorriso lusingato. «Lo pensi davvero?»
   Raven annuì. «E sai essere dolce da far male al cuore», concluse con tenerezza. Non era solo un modo blando per consolarlo, quanto un’ammissione riguardo a ciò che provava davvero nei suoi confronti. Lei stessa aveva sperimentato quella dolcezza in prima persona, perciò sapeva bene di cosa stava parlando. Era questa la ragione per cui temeva di non poter essere troppo obiettiva al riguardo: Beast Boy era riuscito a scalfire la sua corazza e a penetrare nella profondità del suo animo con una naturalezza spiazzante.
   «Quindi…» riprese lui dopo qualche attimo di imbarazzato silenzio, «tu ci usciresti, con me?»
   Presa alla sprovvista, la ragazza lo fissò con sospetto. «È una domanda trabocchetto?»
   «Eh?» balbettò l’altro, preso altrettanto in contropiede. Si riebbe subito e, divertito, rispose con un eloquente movimento di sopracciglia. «No, ma… potrebbe diventarlo.» Un tentacolo di energia magica lo schiaffeggiò piano in volto, facendolo ridere. Soprattutto, facendogli dimenticare di essere verde.












Rieccomi! Non sono morta, giuro, sono solo stata oberata dagli impegni. :3
Spero di non aver mandato Raven OOC, ma personalmente non credo. Insomma, più volte nella serie si è visto che i due, quando non sono impegnati a bisticciare e/o stuzzicarsi come bambini, sanno essere dolcissimi l'uno con l'altra. In più, mi piace pensare che siano proprio questi i momenti che li avvicinano maggiormente e li rendono complici - e magari qualcosina di più.
Ringraziandovi come sempre per l'assiduità con cui seguite questa raccolta, vi do appuntamento alla prossima shot.
Buona serata! ♥
Shainareth





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Capitolo 19
*** Obbligo o verità? ***





OBBLIGO O VERITÀ?




«Pizza!»
   Con quest’esclamazione, Cyborg e Beast Boy fecero il loro ingresso nella sala principale della Torre, portando con loro due grossi cartoni per pizza formato famiglia. Era quasi ora di cena, per cui quell’improvvisata fu non poco gradita dagli altri membri della squadra, che subito andarono ad accomodarsi insieme a loro attorno al tavolo.
   «Mentre aspettavamo che fossero pronte, abbiamo sentito un gruppo di ragazzine ridacchiare eccitate per un pigiama party che avrebbero tenuto stasera», prese a raccontare Beast Boy con un sorriso sul volto. Gli piaceva quando la gente attorno a lui era allegra.
   «Cos’è un pigiama party?» fu la curiosità che Stafire condivise a voce alta.
   «Una riunione di amici in cui si mangia, si beve, si scherza, si gioca, ci si scambiano pettegolezzi e confidenze, e al termine della quale si dorme tutti insieme nella stessa stanza», la informò distrattamente Raven, interessata molto più alle pizze che aveva sotto al naso piuttosto che alle chiacchiere dei loro compagni.
   «Allora dev’essere bellissimo!» commentò di getto la sua amica, entusiasta per quella nuova scoperta. «Facciamone uno anche noi!»
   «Forse siamo un po’ cresciuti per questo genere di cose…» le fece notare Cyborg, intenerito da tanta ingenuità.
   «Perché?» domandò Starfire, non riuscendo a capire perché mai dovesse esserci un limite d’età per certe cose. E poi Beast Boy non aveva parlato di ragazzine? Loro non erano mica adulti!
   «Anche se fosse», cominciò Raven, mettendo le mani avanti, «io mi taglierei subito fuori.»
   «Guastafeste», l’accusò divertito il mutaforma, sedendosi fra lei e Cyborg. «Ad ogni modo, quelle tipe parlavano di voler giocare a tutti i costi a Obbligo o Verità?. Un classico.»
   «Che fantasia…» borbottò ancora l’altra, con aria annoiata.
   A differenza sua, Starfire fu di nuovo tutta orecchi, gli occhi che brillavano d’entusiasmo. «Oh, vi prego! Ditemi cos’è! Voglio assolutamente provarlo!»
   «Sarebbe divertente!» l’assecondò subito Beast Boy, che ai giochi non diceva mai di no. E poi, in tutta onestà, quanti di loro avevano mai fatto un pigiama party? «Ci state?» propose quindi agli altri.
   Cyborg fece spallucce. Robin sospirò guardando con tenerezza la propria innamorata. Raven grugnì. Con grande scorno di quest’ultima, vinse la maggioranza; dopotutto, non era meglio quello piuttosto che correre il rischio che Starfire proponesse qualche strampalato passatempo tamariano per trascorrere insieme la serata?
   In breve, Beast Boy spiegò le regole del gioco, ma dal momento che nessuno di loro aveva la benché minima intenzione di sentirsi obbligato a fare alcunché, soprattutto dopo una giornata passata a malmenare criminali, stabilirono a priori che si sarebbero limitati a rispondere in modo sincero alle domande che gli altri avrebbero posto di volta in volta. Quello, in effetti, non avrebbe comportato alcuna fatica fisica.
   «Robin, sei il capo. Inizia tu», decise Starfire, smaniosa di essere subito coinvolta in quel nuovo, affascinante gioco terrestre.
   Lui non colse quel suo desiderio e perciò si rivolse a Raven. «Vediamo un po’… Qual è stato il peggior trauma della tua vita?» Solo dopo si rese conto di aver commesso un errore imperdonabile: fare una domanda del genere proprio al membro della squadra che aveva subito più traumi in assoluto sin da quand’era nata… beh, non era una gran furbata. Si sentì un idiota.
   Fece per aprire bocca per scusarsi e rassicurare Raven che non era necessario che lei rispondesse, ma Cyborg lo anticipò con disappunto. «Dilettante», gli disse, sporgendosi sul tavolo nella sua direzione. «Trattandosi di Raven, avresti potuto approfittare dell’occasione per cavarle di bocca qualche segreto succulento.»
   Robin inarcò un sopracciglio.
   «Cyborg ha ragione», convenne invece Beast Boy. «Quando ci capiterà di nuovo un’opportunità del genere?»
   Fu a quel punto che il leader dei Titans comprese: stava prendendo quel gioco troppo seriamente. E, soprattutto, i suoi compagni erano dei grandissimi ficcanasi. Forse era il caso di ponderare bene le risposte che di lì a poco avrebbe dovuto dare alle loro domande.
   «Più che altro», prese parola Starfire, perplessa, «la domanda di Robin prevede una risposta abbastanza ovvia… È chiaro che il più grande trauma dell’amica Raven sia stato l’essere usata come portale dal Trigon.»
   Ecco un’altra che stava prendendo troppo seriamente il gioco, pensò il ragazzo, rammaricandosi di non essersi opposto a quella sciocchezza. Ma come resistere agli occhioni luccicanti di Starfire?
   L’osservazione dell’aliena portò un attimo di silenzio attorno al tavolo. La tensione fu palpabile. Poi, Raven ingoiò il boccone di pizza che stava masticando e parlò. «Niente affatto», disse dapprima, inducendo gli altri quattro a voltarsi stupiti nella sua direzione. Di contro, lei lanciò un’occhiataccia a Beast Boy. «Il peggiore è stato quando una certa persona s’è presentata nuda in camera mia.»
   Il ragazzo s’irrigidì all’istante, mentre Robin inarcava anche l’altro sopracciglio e Starfire si portava le mani sulle guance e spalancava la mascella con aria incredula. «Davvero?» volle sapere Cyborg, faticando a trattenere una risata che quasi fece in faccia al proprio migliore amico.
   Quest’ultimo, rosso in volto, batté una mano sul tavolo. «Ancora con questa storia?!» sbottò in direzione della maga. «Ti ho detto e ripetuto che ho solo sbagliato stanza!»
   «Racconta, racconta», lo esortò Cyborg, troppo divertito per potersi scandalizzare come Starfire.
   «Ero appena uscito dal bagno e ho imboccato la prima porta anziché la seconda!»
   «Dovresti smetterla di usare questa scusa», rinfacciò Raven con voce annoiata.
   «Perché, lo ha già fatto altre volte?»
   Ignorando la morbosa curiosità del loro compagno cibernetico, continuò: «In ogni caso, non giustifica il fatto che tu fossi senza mutande.»
   «Le avevo dimenticate in camera e stavo tornando a prenderle!» ribatté con energia Beast Boy, imbarazzato per quel colpo di sfortuna che gli era capitato appena qualche giorno prima.
   Cyborg allungò di nuovo il collo, questa volta verso la maga. «Almeno lo hai rivalutato un pochino?» s’interessò di sapere con fare pettegolo.
   Lei non si scompose. «Richiedimelo al prossimo giro», disse, finendo la propria fetta di pizza. «Ho già risposto alla domanda di Robin.»
   «Puoi scommetterci che lo farò», decise l’altro, sghignazzando divertito.
   «Non azzardarti a farlo!» protestò Beast Boy.
   «Perché? Hai paura che la sua risposta ammazzi la tua autostima?»
   «Non sei divertente!»
   Raven sorseggiò la propria bibita, stabilendo che sarebbe stata sorda a qualunque bassa insinuazione riguardo a quell’episodio. Allora Starfire si impose con allegra prepotenza. «Tocca a me!» esclamò, facendo svettare un braccio per aria. «Fatemi una domanda! Fatemi una domanda!»
   «Sì, andiamo avanti… è meglio», annuì Robin, temendo che altrimenti la situazione degenerasse. «Cyborg?»
   Questi finalmente si zittì, facendo sospirare di sollievo Beast Boy, e guardò Starfire, cercando di trovare una curiosità particolare da farle confidare al resto del gruppo. Non gli venne in mente nulla di troppo cattivo, per cui si limitò a chiedere: «Cosa faresti se non avessi più i tuoi poteri e fossi costretta a vivere come una qualunque ragazza terrestre?»
   «Oh, che bella domanda!» si entusiasmò la ragazza, intrecciando le dita delle mani davanti al viso. «Dunque, vediamo…» cominciò poi, facendosi pensierosa e afferrando distrattamente la senape per berla come se fosse stato un drink come un altro. «Se diventassi una ragazza terrestre, non potrei sparare raggi laser dagli occhi, vero?»
   «E nemmeno dalle mani», confermò Robin.
   «E dovresti anche dire addio alla levitazione», precisò Raven.
   «E ai tuoi nove stomaci», l’appoggiò Beast Boy.
   «E alla forza sovrumana», rincarò la dose Cyborg.
   A quel punto Starfire si portò le mani fra i capelli. «Chi riuscirebbe mai a vivere senza tutte queste cose?!» starnazzò, credendo di ammattire semmai le fosse accaduto davvero di perdere la propria identità tamariana.
   «Ehm… io?» fu l’ovvia, mortificata osservazione che fece subito Robin.
   Con un’esclamazione soffocata, l’aliena gli afferrò le dita fra le sue con trasporto. Forse troppo, poiché gliele strinse fino a fargli male. «Oh, Robin!» lo invocò con occhi languidi. «Non mi ero mai resa conto di quanto potesse essere difficile la tua vita!»
   Sconsolato, lui sospirò: «Rispondi alla domanda di Cyborg, per favore.»
   «Uh, giusto!» disse l’altra, ricordandosi di colpo del gioco. «Se fossi una comune ragazza terrestre… beh, credo che sarei di certo debole e indifesa…» suppose, non proprio contenta di quell’eventuale, nuova condizione.
   «Ci sarei comunque io a difenderti», la rassicurò Robin, tanto per farle notare che, nonostante non possedesse alcun superpotere, era comunque in grado di pensare a se stesso e anche a moltissimi altri. E prima ancora che Starfire potesse sciogliersi per quella manifestazione d’affetto, aggiunse: «Va’ avanti.»
   Lei annuì. «Di contro, sarebbe per me più facile socializzare», riprese allora, con aria lievemente accigliata. Se fosse stata una terrestre a tutti gli effetti, non avrebbe più fatto magre figure a causa della propria ignoranza sui costumi e sui modi di dire locali, giusto? «Forse non sarebbe tanto male. Potrebbe essere soltanto una questione di abitudine.»
   «A me non dispiacerebbe affatto tornare ciò che ero prima…» fu l’inaspettato pensiero che Cyborg espresse a mezza voce, osservandosi con sguardo assorto una delle mani meccaniche.
   «Io ero troppo piccolo per ricordare con precisione com’ero prima di diventare un mutaforma», ponderò invece Beast Boy, senza tuttavia perdere il solito sorriso allegro che gli aleggiava spesso sulle labbra. «Di una cosa, però, sono certo: farei stragi di cuori, perché ero biondo e avevo gli occhi chiari proprio come il più classico dei principi azzurri», si vantò, passandosi le dita fra gli ispidi capelli verdi.
    Raven seguì attentamente quel movimento e non poté fare a meno di borbottare: «Permettimi di dubitarne.» L’altro le lanciò un’occhiata offesa, ma non replicò.
   Anche perché Starfire tornò a parlare. «E tu, amica Raven? Come pensi che saresti, senza i tuoi poteri?»
   «Chiedimelo al prossimo giro di domande», ribatté lei, stroncando sul nascere ogni curiosità in proposito.
   «Al prossimo giro dovrai rispondere alla mia, di domanda!» le ricordò Cyborg, ritrovando lo spirito combattivo.
   «Allora vorrà dire che Starfire aspetterà quello successivo.»
   «Che testarda, che sei…» commentò Robin, sorridendo divertito. «Immagino che tocchi a me. Sono pronto.»
   Fu Beast Boy a interrogarlo. «Cosa faresti se fossi tu, ad avere i superpoteri?»
   L’altro incrociò le braccia al petto e si appoggiò contro le schienale della sedia. «Sinceramente? Non credo che mi piacerebbe averne.»
   Il verso scettico che emise Cyborg fu persino più eloquente di ciò che il giovane disse un attimo dopo. «Che bugiardo…»
   «Sono serio!» si risentì Robin. «In questo modo sono molto più motivato ad allenarmi e a migliorarmi giorno per giorno.»
   «E questo è davvero meritevole dell’ammirazione, Robin!» lo confortò Starfire, sempre pronta a schierarsi al suo fianco e a credere a tutti, indistintamente.
   «Potremmo andare avanti, per favore? Potrei vomitare per eccesso di zuccheri», intervenne Raven, sperando che tanto bastasse ad arginare quel fiume in piena che sapeva essere l’amica quando si trattava di tessere elogi al suo grande amore.
   «Allora sbrigati a farmi una domanda», le fece notare Beast Boy, curioso di sapere cosa mai lei avrebbe potuto chiedergli. La maga era un tipo schivo e, soprattutto, poco incline a farsi gli affari altrui – ragion per cui non amava che gli altri si impicciassero dei suoi. A lui, invece, piaceva un sacco mettere il naso in quelli di lei proprio per questa ragione: avrebbe voluto avere maggiori informazioni sul suo conto, decisamente più di quelle che Raven fosse disposta a fornirgli spontaneamente.
   Lei lo fissò a lungo, senza dire una parola. Lui fissò lei, in attesa che lei parlasse. Lei non parlò. Lui iniziò a perdere la pazienza. «Beh?!»
   Raven parlò. «Lo hai fatto apposta ad entrare in camera mia senza mutande?»
   Beast Boy avvampò. «Non vale fare domande del genere!»
   «Dobbiamo dedurne che la tua risposta sia ?» volle sapere Cyborg, faticando a trattenere il divertimento. Diamine, quei due lo facevano morire dal ridere…
   «Non mettermi in bocca parole che non ho mai detto!» protestò a viva voce il mutaforma.
   «B.B., sei veramente sfacciato!» stava dicendo intanto Starfire, portandosi una mano davanti alla bocca con aria vergognosa.
   «Incosciente, più che altro…» commentò invece Robin, non sapendo bene come reagire.
   «Concordo», lo appoggiò Cyborg, tornando vagamente serio. «Io ci penserei due volte prima di provocare in questo modo la furia della figlia di un demone: potrebbe polverizzarti con la sola forza del pensiero.»
   «Esagerato», mormorò Raven, dando uno sguardo panoramico alla pizza rimasta nei cartoni.
   Nessuno però la udì, e Beast Boy proseguì con la propria accalorata difesa. «Credi che non lo sappia?! È solo che in quel momento, mentre attraversavo il corridoio, stavo pensando, sperando e pregando con tutte le mie forze che Raven non uscisse dalla sua camera… Ero talmente preso da questa cosa, che alla fine mi ci sono infilato io senza neanche rendermene conto!»
   Calò un lungo momento di silenzio. Infine, mentre prendeva fra le dita una seconda fetta di pizza, la maga commentò: «Che imbecille.» Il ragazzo grugnò. «Comunque sia, ti chiedo il favore di non pensare a me, la prossima volta che sei nudo.»
   «Sarà difficile, per lui, perdere certe abitudini», lo prese in giro Cyborg, per nulla preoccupato di eventuali ritorsioni da parte dell’amico.
   Starfire arrossì vistosamente, Robin sospirò con sopportazione. «Cyborg, per favore…»
   «Possiamo andare oltre?!» berciò allora il mutaforma, temendo di non riuscire più a reggere l’imbarazzo.
   «Oh, sì!» saltò su l’aliena, cercando di scacciare via ogni pensiero che potesse turbarla. «È arrivato il mio turno di fare una domanda all’amico Cyborg!»
   «Fa’ pure senza problemi», disse lui, stravaccandosi sulla sedia con aria rilassata. «Dubito fortemente che possa venir fuori qualcosa di più imbarazzante di quello che abbiamo chiesto al piccolo B.B.», infierì ancora, passandogli una mano fra i capelli come se stesse accarezzando un cane. Beast Boy grugnò una seconda volta, ripromettendosi di morderlo nel caso lo scherzo fosse andato avanti ancora a lungo.
   «Bene, allora», riprese a parlare Starfire, portandosi un dito davanti alla bocca con aria meditabonda. «C’è una cosa che mi sono sempre chiesta sul tuo conto…»
   «Spara», l’esortò Cyborg, strizzando l’occhio sano con fare amichevole.
   Beast Boy, dunque, ebbe la sua vendetta per mezzo dell’innocente, quanto originale, principessa di Tamaran. «Quando vai in bagno, fai pipì o olio per motori?»
   Il mutaforma sputò ciò che stava bevendo e quasi si strozzò per le troppe risate; Raven iniziò a dargli distrattamente qualche pacca dietro alla schiena per aiutarlo a respirare, fissando l’amica con espressione attonita. Accanto a lei, Robin si morse il labbro inferiore, cercando di mantenere un certo contegno. «Star…» annaspò, sperando di non ridere come stava facendo Beast Boy.
   Osservando quelle reazioni, l’aliena quasi s’intimidì. «Cosa?» balbettò, temendo di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato. «Ho infranto qualche regola del gioco?»
   Quanto a Cyborg, invece, bisognava dargli atto di essere capace di mantenere una certa presenza di spirito. Si rivolse perciò a Robin e sentenziò: «La tua ragazza ha dei seri problemi, lo sai?»
   «Perché?» chiese Starfire, mortificata. «Che ho detto di male?»
   Finalmente Beast Boy rifiatò rumorosamente. «Niente, sta’ tranquilla», la rassicurò, rischiando però di tornare a ridere un attimo dopo. «Aspettiamo tutti la risposta di Cyborg, ora.»
   «Posso esimere le mie povere orecchie da questa tortura?» s’interessò di sapere Raven.
   «Anch’io farei volentieri a meno di sentire la risposta», ammise Robin, portandosi una mano davanti alla bocca e simulando un colpo di tosse per evitare di lasciarsi andare a quella risata che stava trattenendo da troppo tempo.
   «Tanto non ho alcuna intenzione di…»
   La protesta di Cyborg fu interrotta bruscamente dal mutaforma. «Il regolamento è uguale per tutti, amico», gli ricordò con fermezza, lieto di avere infine l’occasione di vendicarsi.
   «Ma c’è un limite a tutto!»
   «Poche storie e rispondi!»
   Cyborg serrò le mascelle, rendendosi improvvisamente conto di quanto fosse assai poco divertente trovarsi nei panni della vittima. «Sapete?» disse poi con una smorfia. «Questo gioco non mi piace più.»












Non sono morta, sono solo impegnatissima, come già precisato nel mio profilo.
Or dunque, come ho partorito quest'idiozia? L'ennesima, aggiungerei. Fonte di ispirazione è stato un fotogramma del nuovo film in uscita, Justice League vs Teen Titans, dove (nonsocomenonsoperché) Raven si ritrova Beast Boy nudo sotto al naso. Ma sono cose che fanno bene al cuore, sebbene, stando alle prima indiscrezioni trovate in giro, il film sembri concentrarsi più sul rapporto fra il nuovo Robin (alias Damian Wayne) e la nostra cara maga (si spera non in quel senso, anche perché il pargolo di Bruce dovrebbe essere di diversi anni più giovane) piuttosto che su quello fra lei e il nostro fascinoso rubacuori verde (cit.). Tra l'altro, sembra che Robin/Dick (qui diventato Nightwing) e Cyborg siano passati nell'altra squadra di supereroi (la Justice League), lasciando quindi i Titans a questo nuovo Robin, Starfire, Raven, Beast Boy e Blue Beetle (altra new entry rispetto al team preso in esame nelle serie animate).
Tornando alla shot, l'altro spunto mi è stato dato da un episodio di Teen Titans Go!, quello incentrato appunto sul pigiama party e su ciò che Starfire chiama Schiettezza o Grande Impresa Intrepida. Adoro il suo modo di parlare in questa serie, tanto che l'ho fatto mio anche in questa shot (sia pure solo in parte). Perdonatemi, non ho saputo resistere. ♥
Concludo ringraziandovi di cuore per tutto il supporto, le recensioni e il seguito che continua ad avere questa raccolta nonostante sia stata lasciata un po' a se stessa nell'ultimo periodo. Siete stupendi. :*
Buona serata!
Shainareth

P.S. Per i curiosoni, il fotogramma di cui parlavo più su lo trovate qui: http://bbraefan1530.tumblr.com/post/138049671269/belladavina-so-raven-saw-beast-boy-naked





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Capitolo 20
*** Romeo e Giulietta ***





ROMEO E GIULIETTA




«Non ci posso credere!» esordì Beast Boy, facendo irruzione nella stanza e fermandosi dopo aver compiuto pochi passi. «Ogni volta che le chiedo un favore, mi tratta a pesci in faccia!» esclamò, alzando le braccia al cielo in una posa drammatica. E per enfatizzare ulteriormente la propria esasperazione, si portò le mani fra i capelli. «È davvero impossibile!»
   Seduto comodamente su una sedia del tavolo vicino alla cucina, Cyborg lo fissò con curiosità. «Calma, Romeo…» iniziò allora, mettendo per un attimo da conto la sua tazza di caffè americano. «Tu e Giulietta avete bisticciato di nuovo?»
   Stranito, l’altro corrucciò lo sguardo. «Romeo?! Giulietta?!»
   «Senti, anche se lo neghi, è inutile», precisò subito il compagno. «Lo sappiamo tutti che fra voi c’è qualcosa
   «Ma di che diavolo stai parlando?!» gracchiò Beast Boy, fissandolo con occhi sgranati.
   Cyborg si strinse nelle spalle con noncuranza. «Del “Oh, ma lo sai che sei divertente?”» iniziò a dire in falsetto, imitando una voce femminile. «“Davvero?”» riprese poi, in tono più mascolino ma comunque da sfottò. «“Allora ti faccio tante altre battute, così magari poi mi apri il paradiso!”»
   «Cyborg!» starnazzò il mutaforma, arrossendo fino alla punta delle orecchie e pestando i piedi in terra.
   Quello non si lasciò interrompere e proseguì nel suo spettacolino personale, tornando a parlare in falsetto. «“A ben pensarci, me la tirerò fino alla morte. Te la farò sudare, sissignore!” “Quand’è così, lo farò anch’io, facendoti ingelosire con la prima biondina che passa!”»
   Indispettito, Beast Boy incrociò le braccia al petto. «Se ti riferisci a Terra, sappi che non è divertente!»
   «Certo che non lo è», concordò Cyborg, dando una lunga sorsata al caffè con aria crucciata. «Hai mirato forse alla bionda più pericolosa del pianeta… E quando hai capito che la cosa non era fattibile, sei tornato a strisciare ai piedi di Giulietta, che pure non aveva fatto altro che avvertirti che quella non era la ragazza giusta per te.»
   «Non ho strisciato ai piedi di nessuno, io!»
   La protesta del ragazzo verde fu ignorata, perché l’altro riprese a fare il verso a lui e a quella che riteneva essere la sua innamorata. «E vogliamo parlare di “Oh, Romeo! Quel bruto mi ha spezzato il cuore!” “Ti consolerò io, mia adorata!”»
   Beast Boy inarcò le sopracciglia. «Quale bruto?» non riuscì a trattenersi dal chiedere, cominciando quasi a farsi prendere da quel riassunto delle proprie beghe amorose.
   «Il drago», rispose seccato Cyborg. «Tra l’altro, non ho ancora capito come tu abbia fatto a lasciartela sfuggire in quell’occasione. Avresti dovuto approfittarne», ebbe la faccia tosta di commentare, fingendo di non sapere di essere stato proprio lui a interrompere i due pseudoamanti prima che potessero giungere ad un qualsivoglia punto di svolta.
   «Hai finito?» s’interessò di sapere il mutaforma, trovando quel rimprovero davvero fuori luogo.
   «Certo che no», ribatté il suo amico, troppo serio per continuare a credere che stesse ancora scherzando. «Non ho ancora rivangato di quella volta in cui, non appena un uomo ha reso palesi le sue mire su di lei, sei diventato una bestia. Letteralmente.»
   «Fu colpa di quella dannata sostanza radioattiva!»
   «Che casualmente si ricorda di essere in circolo nel tuo corpo solo quando la tua bella è in pericolo?»
   Non sapendo come giustificare quella sacrosanta verità, Beast Boy alzò sensibilmente il tono della voce. «Dici cose senza senso!»
   «“Oh, Romeo! Grazie per avermi salvata! Farò qualunque cosa per sdebitarmi!”»
   «Questo non lo ha mai detto!» ci tenne a puntualizzare, tornando ad arrossire come un bambino.
   Ciò non impietosì di certo il suo carnefice. «No, ma speravi che lo facesse», lo colpì difatti quello, senza pietà. «Per questo ti sei vendicato tornando a sfarfallonare in giro. Senza il minimo successo, aggiungerei.»
   L’orgoglio di Beast Boy ruggì. «Questo lo dici tu!»
   «Sentiamo, allora… Quand’è che avresti rimorchiato?» lo stuzzicò nuovamente l’altro.
   «Potrei farlo in qualunque momento, se solo mi ci mettessi d’impegno!»
   «Ah-ah.»
   «Sul serio!»
   «Allora spiegami perché, con la scusa dell’ennesimo due di picche, ogni volta torni a grattare dietro la porta di Giulietta, sperando che lei si muova a compassione e ti consoli come sai.»
   «Quando mai sar…»
   La voce di Beast Boy fu inaspettatamente interrotta da una più calma e bassa. «In pratica non sarei altro che una ruota di scorta?»
   Sobbalzando, entrambi i giovani si volsero verso la soglia della porta, dove si stagliava ora la figura sottile e aggraziata di Raven. Con grande scorno dei due presunti innamorati, Cyborg fu il primo a riaversi e sogghignò. «Ti sei sentita chiamata in causa, Giulietta?» le domandò senza troppi scrupoli.
   Assottigliando lo sguardo, la maga lo fissò dritto negli occhi. «Attento, Mercuzio», iniziò in tono cavernoso, senza tuttavia negare alcunché. «A furia di sproloquiare, potresti fare una brutta fine.»
   Anziché ascoltare il suo avvertimento, l’altro rise fra sé e tornò a sorseggiare il suo caffè, mentre lei si avvicinava alla cucina per prepararsi una tisana calda. Beast Boy ebbe finalmente il coraggio di agire e le balzellò dietro, del tutto dimentico della discussione avuta poc’anzi con lei. «Non dargli retta… Cyborg parla a vanvera», tentò allora di giustificarsi, temendo che la compagna potesse equivocare l’intera situazione.
   «Mai quanto te», buttò lì l’amico, rimasto ad osservarli con divertimento. L’altro grugnì, trattenendo a stento un’imprecazione.
   «Ragazzi», li sorprese Starfire, entrando in quel momento nella stanza con quell’aria spensierata e sbarazzina che la contraddistingueva, «a chi va di andare al cinema?»
   «Perché no?» rispose distrattamente Raven, continuando a trafficare con il bollitore, la tazza e il filtro per il tè.
   Sentendosi preso per i fondelli, Beast Boy ebbe un moto di rabbia. «Come sarebbe?!» sbottò, fissandola in cagnesco. «Te l’ho chiesto non più di dieci minuti fa e mi hai risposto con un secco no!»
   A Cyborg andò quasi di traverso il caffè. «Le hai chiesto un appuntamento?» concluse da sé, non sapendo se ridere o applaudire a quel gesto di coraggio. «E hai pure il coraggio di negare?»
   «Non era un appuntamento!» ruggì il più giovane.
   «A me non lo hai specificato», si sentì in diritto di sottolineare la maga con voce serafica, senza prestare loro più attenzione del dovuto.
   Provando empatia per l’amico, il Titan cibernetico si portò una mano al cuore con aria sofferente. «Uuuh… Che brutto due di picche.»
   Troppo preso dalla propria stizza nei confronti di Raven, Beast Boy neanche lo ascoltò. «Era sottinteso!»
   Nel frattempo, Starfire si era fatta piccola piccola e guardava ora l’uno ora l’altra con aria confusa. «Non sapevo che voi due usciste insieme…» Perché la sua amica del cuore non si era confidata con lei? Ci rimase davvero male, ma decise di concederle il beneficio del dubbio.
   «Infatti», disse Raven, cercando di apparire distaccata ma, di fatto, iniziando a provare un leggero fastidio per tutte quelle stupide insinuazioni.
   «Spero di non avervi creato problemi», mormorò ancora l’aliena, mortificata al pensiero che, per colpa sua, potesse nascere qualche fraintendimento fra i due presunti innamorati.
   Accigliandosi una volta per tutte, la maga immerse con troppa energia il filtro nella tazza d’acqua calda, facendone schizzare alcune gocce oltre il bordo. «Gli unici problemi, qui, li hanno le tue orecchie.»
   «E anche il cervello di Cyborg», ci tenne a puntualizzare Beast Boy, sperando che lo scherzo – ammesso che di scherzo si trattasse – finisse lì una volta per tutte.
   Quello sghignazzò dietro alla tazza di caffè ormai quasi vuota. «Che bugiardi, che siete…»
   La porta automatica si aprì per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti, annunciando così l’ingresso dell’ultimo membro del team ancora ignaro dell’intera faccenda. Notando le varie espressioni dei suoi compagni, Robin si sentì in diritto di domandare: «Ehi, che succede?»
   Fu Starfire, purtroppo, a rispondere alla sua curiosità. «Se ho ben capito», prese a raccontare, portandosi una mano sotto al meno con fare incerto, «B.B. ha chiesto un appuntamento all’amica Raven…»
   «Non ho mai parlato di appuntamenti!» tornò a ribadire il povero mutaforma, cominciando davvero a non poterne più di quella tortura.
   Robin lo ignorò bellamente e sorrise con soddisfazione. «Ah, era ora che lo facesse!» esclamò lieto, dando una pugnalata alle spalle ai due diretti interessati.
   «Ti ci metti anche tu, adesso?!» protestò nuovamente Beast Boy, non sapendo dove sbattere la testa per farsi ascoltare.
   Anche Starfire parve sorda alle sue lamentele, troppo presa com’era dal finire di raccontare il pettegolezzo del giorno. «…ma lei ha rifiutato, perché credeva che al cinema ci dovessimo andare tutti insieme.»
   A quel punto fu Raven a fare una smorfia risentita. «No, decisamente non hai ben capito», disse a denti stretti, strizzando il filtro con foga.
   Robin si volse a guardarla. «Intendi dire che non hai voglia di uscire?» domandò, preoccupato per l’amica. «Basta dirlo», aggiunse poi, prima di rivolgersi a Starfire e a Cyborg. «Ragazzi, andiamoci noi, al cinema. Così lasceremo casa libera ai due piccioncini.»
   «Oh, che bella idea, Robin!» squittì l’aliena, precipitandosi subito fuori dalla stanza in volo per andare a prepararsi.
   «Se non faccio da terzo incomodo», prese a dire Cyborg, alzandosi e lasciando la tazza sporca lì dov’era, «vengo volentieri», assicurò. Quindi, passò accanto a Beast Boy e, approfittando del suo sbigottimento dovuto a quell’assurdità, gli diede il gomito e gli strizzò l’occhio. «Poi non dire che non siamo dei buoni amici.»
   In capo a pochi secondi uscirono tutti, lasciando maga e mutaforma a fissare la porta chiusa con aria perplessa, nervosa e rassegnata a un tempo.
   «Beh», constatò filosoficamente Raven, portandosi infine il tè alle labbra, «almeno hanno smesso di parlare.»
   L’altro incrociò le braccia al petto e le lanciò uno sguardo di sbieco. «Sì, ma ricominceranno al loro rientro, chiedendoci i particolari della serata», le fece notare in tono vagamente stizzito.
   La maga rabbrividì. «Vado a impacchettare la mia roba», annunciò allora, posando la tazza ancora piena su uno dei banconi della cucina e avviandosi frettolosamente verso l’uscita.
   «Vigliacca!» le inveì dietro Beast Boy. «Non puoi fuggire e scaricare tutto su di me!»
   «Sì che posso, caro il mio Romeo.»
   Quella risposta inattesa ebbe il potere di lasciarlo smarrito per un attimo, soprattutto per via del modo in cui lei lo aveva chiamato. Scrollò il capo e tornò in sé. «Allora lo faccio anch’io!»
   Raven si fermò sulla soglia della stanza e si voltò a guardarlo accigliata, palesando così tutta la propria contrarietà al riguardo. «Bravo, così penseranno che abbiamo messo in atto una fuga d'amore.»
   Un ringhio si levò dal profondo della gola del mutaforma. «Dannazione a loro e alle loro stupide fantasie!» Quando finì di sfogare parte della rabbia con quell’esclamazione, si rese conto che la sua Giulietta era già sparita. «Ehi, aspettami!» urlò ancora, correndole dietro come il più ostinato e fedele degli amanti.












E chi si dimentica di questi due? ♥
Pur con lentezza, spero proprio di continuare ad aggiornare ancora questa raccolta pregna di affettuose sciocchezze.
Buona giornata e grazie a chi continua a seguirla!
Shainareth





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Capitolo 21
*** Diritti ***





DIRITTI




Si stavano apprestando a fare colazione quando le ragazze entrarono in assetto da battaglia. Armate soltanto di sguardo accigliato e musetto all’ingiù, risultavano di gran lunga più pericolose di un intero plotone d’esecuzione. I loro compagni si scambiarono una tacita occhiata, dando per scontato che toccasse al leader del gruppo venire a capo del problema.
   «È successo qualcosa?» chiese difatti.
   «Questa storia deve finire», replicò in tono perentorio Raven, visibilmente più nervosa della sua amica extraterrestre.
   «Quale storia?» s’interessò di sapere Robin, nella speranza di risolvere subito la questione.
   Fu Starfire, stavolta, a rispondere. «Quella dei vostri liquidi vescicali sparsi sul pavimento della stanza da bagno.»
   «Intendi la pipì?» tradusse Cyborg, sedendosi al tavolo con una tazza di caffè americano.
   L’altra arricciò il naso e storse la bocca. «È piuttosto schifoso camminarci su.»
   «Per non parlare della tavoletta perennemente alzata», rincarò la dose Raven, marciando verso l’angolo cottura, dove si levava un sottile sbuffo di fumo dal bollitore, a testimonianza che la fiamma sul quale era rimasto era stata spenta da poco.
   Intento a preparare dei pancake, Beast Boy corrucciò le sopracciglia scure. «Siamo tre maschi contro due femmine, quindi la tavoletta alzata è un nostro diritto.»
   La maga grugnì. «E vi costerebbe molto abbassarla dopo aver usato il sedile da bagno?» chiese Starfire, cercando di far ragionare l’amico.
   «In termini economici no», scherzò Cyborg, facendo spallucce. «Ma sai la fatica?»
   Recuperato il proprio mug e riempitolo di acqua calda, Raven appoggiò rumorosamente il bollitore sul fornello. «Mettiamola così, allora», iniziò in tono duro. «La prossima volta che uno di voi lascerà la tavoletta alzata, in futuro potrebbe essere costretto comunque ad abbassarla.»
   Non seguendo il suo ragionamento, Beast Boy occhieggiò verso di lei con sguardo confuso. «In che senso?»
   «Nel senso più crudele immaginabile, temo...» suppose Robin, la voce tesa e quasi tremante. L’altro impallidì, mentre Raven ribadiva il concetto mimando il movimento delle forbici con l’ausilio di due dita.
   «Stai bluffando», disse Cyborg, fissandola con sospetto. «Il tuo livello di sadismo non può arrivare a tanto.»
   «Mettimi alla prova», fu la semplice, candida risposta che ricevette.
   Robin rabbrividì. «Okay, ragazzi: tavoletta abbassata tutta la vita.»
   «Ora sì che si ragiona!» esclamò soddisfatta Starfire, posando i pugni sulle anche in una posa trionfale.
   «E per quel che riguarda la pipì a terra...» riprese la maga con nonchalance, prima di essere interrotta dal suo compagno mutaforma.
   «Oh, donna, aspetta! A differenza di voi femmine», cominciò a dire, agitando a mezz’aria la spatola con cui stava rigirando i pancake a mo' di avvertimento, «per noi maschi non è facile gestire la nostra escrescenza!»
   L’aliena inarcò le sopracciglia e si rivolse al proprio innamorato. «Che vuol dire escrescenza
   Lui la ignorò, e lo stesso fecero gli altri, anche perché Beast Boy ebbe l’infelice idea di aggiungere, non senza una punta di vanto nella voce: «Oltretutto nel mio caso è anche piuttosto ingombrante, perciò...»
   Raven lo bloccò sul nascere, tornando a manifestare tutto il proprio nervosismo. «Non me ne importa un accidenti di quello che hai fra le gambe!» mise in chiaro, volgendosi ad affrontarlo con aria di sfida. «Mi interessa solo che c’entri il buco!»
   Il giovane sgranò gli occhi e chiuse la mascella di colpo, dimenticandosi della spatola che stringeva nel pugno e mordendosi il labbro inferiore come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa. Poco più in là, Robin tossì e si portò una mano davanti alla bocca, nascondendo chiaramente una risata. A differenza sua, Cyborg non si curò di mostrare un sorriso divertito e si rivolse alla maga. «Non per fare il pignolo», prese allora a dire, rompendo il silenzio appena calato nella stanza, «ma ti sei resa conto del mostruoso doppio senso che hai detto?»
   Raven lo fulminò con lo sguardo e in un lampo la seduta del suo compagno cibernetico scomparve, facendolo crollare sul pavimento con un frastuono di ferraglia che rimbombò per tutto l’angolo cucina.
   «Ehm... Tutto bene, amico?» s’informò Robin, avvicinandosi a lui e tendendogli una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi fra diversi borbottii.
   «Anziché ricorrere alla violenza, non si potrebbe prima tentare la strada della negoziazione?» intervenne Starfire, sperando di addolcire l’amica.
   «È quello che sto facendo», ribatté quella, ancora intenta a scegliere quale tisana bere a colazione.
   «Minacciando di tagliarci l’appendice?» osò Beast Boy, che dopo la caduta di Cyborg si era messo di nuovo al lavoro con i fornelli.
   «Nel tuo caso non sarebbe una grossa perdita», fu la tagliente battuta che udì un attimo dopo.
   «Donna, non sfidarmi!» scattò allora il ragazzo, tornando a sventolare la spatola sotto al naso della maga, che gli lanciò uno sguardo tutt’altro che amorevole.
   Non pago della botta ricevuta al fondoschiena metallico, Cyborg non si trattenne dal ridacchiare. «Uuuh, quanta tensione sess...» Non riuscì a finire la frase, poiché la tazza che reggeva in mano e che stava per portarsi alle labbra esplose di botto, schizzando schegge dappertutto e scottandogli la pelle del viso.
   «Diamoci una calmata!» vociò a quel punto Robin, che si era beccato parte dei cocci rotti sul braccio con cui si era istintivamente protetto il viso. «Tutti quanti», aggiunse poi, rivolgendosi in particolar modo a Raven, che quella mattina si stava mostrando la più battagliera.
   «Robin ha ragione», lo appoggiò subito Starfire, temendo che la questione fosse degenerata un po’ troppo. «Basta discuterne civilmente, no?»
   «Esatto», continuò l’altro. «Voi ragazze avete espresso le vostre rimostranze riguardo al bagno, perciò noi ragazzi ci impegneremo a non darvi più motivo di lamentarvi.»
   «Quindi anche voi farete la pipì seduti?» s’incuriosì l’aliena, travisando parte di quell’affermazione.
   «Ecco...»
   «Non basterebbe prendere bene la mira e regolare a dovere il flusso dell’innaffiatoio?» domandò Cyborg, passandosi un tovagliolo sul volto per ripulirsi dal caffè che ancora gli gocciolava dal mento.
   Starfire aggrottò la fronte, perplessa. «Cosa c’entra il giardinaggio? Non stavamo parlando del bagno?»
   «Era una metafora, Star...» tentò di spiegarle Robin, temendo che fosse fiato sprecato.
   Beast Boy rigirò i pancake sulla padella e lanciò uno sguardo in tralice all’amica che stava rimescolando la propria tisana. «Senti Rae...» iniziò poi a voce bassa, come volesse confidarle un segreto. La vide inarcare un sopracciglio, segno che gli stava prestando attenzione. Il ragazzo si sentì perciò autorizzato a continuare: «A dispetto di tutti i nostri battibecchi, io ti voglio bene... e so per certo che anche tu me ne vuoi...» Raven non negò alcunché. Ci fu un attimo di silenzio, fra loro, rotto solo dal tintinnio del cucchiaino che batteva ritmicamente contro i bordi della tazza e dallo sfrigolio dei pancake nella padella. «Perciò... ecco... potresti evitare di sminuire la mia virilità?»
   La maga dovette riconoscere con se stessa di essere stata poco delicata con lui, pertanto decise di accogliere la sua richiesta. «Di certo non mi metterò ad adorarti come se tu fossi il nuovo Priapo», non le riuscì di trattenersi dal dire, nonostante tutto.
   «Chi?» balbettò Beast Boy, cadendo dalle nuvole.
   Lei roteò le iridi chiare verso l’alto. «Lascia stare...»
   «No che non lascio stare!» ribatté il mutaforma, trattenendosi a stento dall’alzare di nuovo il tono della voce. «È offensivo!»
   «Intendevo dire...» Raven sospirò e mise via il cucchiaino. «Va bene», si arrese allora. «Eviterò di fare ancora bieche insinuazioni sul tuo affarino.»
   «Allora», replicò l’altro, immusonendosi, «tanto per cominciare non chiamarlo in quel modo!»
   Divertita, benché non lo lasciasse a vedere, la ragazza domandò in tono canzonatorio: «E come dovrei chiamarlo? Little Beast
   Il mutaforma aprì la bocca per rispondere, ma non fiatò, come se ci stesse pensando su. Infine, un mezzo sorriso gli increspò le labbra. «Fico», pronunciò. «Suona bene», commentò soddisfatto. «Solo che non mi piace molto quel Little. Non potresti sostituirlo con Big
   «Comincio a credere che lo sia davvero...» borbottò Raven, dando un piccolo sorso alla tisana per calmare i nervi. «Almeno più del tuo cervello.»












Stranamente ho aggiornato prima del previsto. So che devo rispondere ancora alle vostre ultime recensioni (lo farò nel primo pomeriggio, non temete), ma avendo poco tempo per scrivere/aggiornare, ho preferito dare la priorità a questo per il vostro diletto (almeno spero).
So che sono già due, le fanfiction che girano attorno all'innaffiatoio di Garfield, ma sul web impazzano immagini, gif animate e video sulla scena di cui parlavo un paio di shot fa, quella tratta dall'ultimo film (Justice League vs Teen Titans), uscito da pochissimi giorni in America.
Concludo con un ringraziamento a tutti coloro che continuano a seguire questa raccolta.
Un abbraccio e buona giornata.
Shainareth





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Capitolo 22
*** Vischio ***





VISCHIO




«Dici… che lo hanno fatto apposta?»
   La domanda di Beast Boy parve cadere nel vuoto per alcuni istanti, durante i quali i due, dopo essersi arrestati all’ingresso del corridoio che portava alle loro camere, le uniche in quel lato della Torre, fissarono stupiti e confusi ciò che pendeva quasi sopra le loro teste. Sembrava un trabocchetto in piena regola, a ben guardare, pertanto la perplessità espressa a mezza voce dal ragazzo era da considerarsi più che legittima.
   «È stata Starfire ad occuparsi degli addobbi natalizi», ricordò Raven, a onor del vero. «Non ha la malizia per fare queste cose.»
   «Giusto», le diede ragione il compagno, spostando il peso del corpo da un piede all’altro con fare incerto. «Quindi è un caso?»
   «Lo spero per il bene degli altri due.»
   Beast Boy abbozzò un sorriso sghembo, sia pure poco convinto. «Di Cyborg, soprattutto. Robin non è tipo da fare scherzi del genere.»
   «Per una volta devo darti ragione.»
   Detto ciò, rimasero in silenzio per una manciata di secondi, mentre l’imbarazzo e la tensione iniziavano a farsi via via più opprimenti, proprio come il buio di quella fredda sera invernale che stava calando sulla città.
   «Quindi…»
   «…proseguiamo fingendo di non averlo visto», stabilì decisa la maga, avviandosi per andare in camera sua e passando sotto all’oggetto incriminato.
   «Ferma!» gracchiò il giovane afferrandola per il mantello e tirandola indietro. Raven oppose resistenza, finendo però col fermarsi proprio dove non avrebbe dovuto. L’altro rimase immobile, non sapendo più cosa dire o fare, la mente occupata da un unico pensiero: ora che lei si trovava sotto a quel rametto dalle bacche bianche, avrebbe dovuto o no mantenere fede alla tradizione?
   «Cosa?» volle sapere la ragazza, infastidita.
   Beast Boy si riebbe e borbottò: «Porta male.»
   Inarcando le sopracciglia scure, Raven lo fissò con sguardo scettico. «Non sai neanche il perché. Scommetto, anzi, che non conosci nemmeno l’origine della leggenda.»
   «Ah… si tratta di una leggenda?»
   Roteando le pupille verso il soffitto, sospirò con sopportazione. «Seriamente, credi davvero a certe superstizioni?»
   Il giovane tergiversò, prima di stringersi timidamente nelle spalle. «Beh… non si sa mai…»
   La sua compagna lo scrutò con sospetto: dove voleva andare a parare? Lo sentì deglutire a vuoto, dandole perciò l’impressione di essere ad un passo da un attacco cardiaco. Beast Boy aveva davvero deciso di giocare con il fuoco? Perché? Soltanto per timore di una leggenda che neanche conosceva? Oltretutto, non era detto che gli sarebbe capitato qualcosa di brutto, se non avessero tenuto fede alla tradizione…
   A furia di guardarlo negli occhi, tuttavia, Raven si rese ben presto conto che lui ci teneva sul serio. Forse, allora, non gliene importava nulla, della tradizione… In effetti, a lei cosa sarebbe costato accontentarlo, per quella volta?
   D’improvviso avvertì tutta l’ansia che il giovane provava dentro di sé e non seppe più dire dove finisse quella ed iniziasse la propria. Dannata empatia…
   Non riuscendo più a reggere quella situazione, sibilò in tono pericoloso: «Se lo racconti a qualcuno, ti ammazzo.»
   «Eh?» balbettò Beast Boy, cadendo dalle nuvole. Non fece in tempo a chiedersi niente, che si sentì afferrare per il collo della maglia e tirare in avanti con prepotenza; un attimo dopo le sue labbra erano incollate ermeticamente a quelle di Raven. Sgranò gli occhi, ma non gli passò neanche per l’anticamera del cervello di divincolarsi. Sentiva il flebile respiro di lei sul viso e il morbido contatto della sua bocca umida sulla propria. Era piacevole. Dannatamente piacevole.
   Non avrebbe saputo dire quanto tempo passò prima che lei lo lasciasse andare e si allontanasse da lui. Si guardarono in silenzio, l’uno attonito, l’altra vagamente enigmatica. Poi Raven alzò di nuovo gli occhi al soffitto. «Forse faremmo meglio a bruciarlo», suppose impacciata, pur tentando di contenere le proprie emozioni. In risposta, ricevette un verso goffo, senza senso. Tornò ad abbassare lo sguardo sul compagno, notando la sua espressione inebetita, il rossore sul volto, le orecchie appuntite rivolte verso il basso. Per un attimo la maga sussultò, avvertendo tutto il peso del gesto appena compiuto: era stato davvero così terribile, per ridurlo in quello stato?
   Insicura e demoralizzata, distolse gli occhi da quelli del mutaforma e, con l’ausilio della magia, appiccò il fuoco al vischio che si trovava appeso sopra le loro teste. Beast Boy si riebbe di colpo e scosse il capo per tornare del tutto in sé. «No!» gridò con foga. La ragazza sobbalzò, tornando a guardarlo. «Perché lo hai fatto?!»
   Ebbe l’impressione che ora fosse disperato, tanto da farle mettere in dubbio ogni sua convinzione. «Credevo che non ti fosse piaciuto…» biascicò, sentendo il rossore salirle al viso.
   Gli occhi del giovane la fissarono come se fosse stata pazza. «Rimetti immediatamente quel vischio dov’era!»
   Improvvisamente rincuorata, Raven tornò a respirare a pieni polmoni. «Fallo tu, se ci tieni tanto», ribatté, stizzita per lo spavento preso.
   Beast Boy non se lo fece ripetere una seconda volta e, voltandole le spalle, iniziò a correre verso la direzione opposta a quella che avevano inizialmente preso. «Star!» vociò, incurante che fosse ormai tardi. «Per caso ti è avanzato un po’ di vischio?!»
   La maga rimase ferma dov’era, osservandolo senza sapere esattamente che tipo di emozione provare. Se gli era piaciuto davvero, baciarla, per quale assurdo motivo, allora, non si limitava a farlo di nuovo, senza la scusa della tradizione? Sospirò pesantemente e, decidendo di lasciar perdere, si avviò verso la propria camera. Quando però fu ad un passo dalla porta, fu colta da un orribile dubbio: e se quell’esagitato avesse sbandierato ai quattro venti ciò che era appena successo?
   «Torna qua, disgraziato!» gridò allora, spiccando il volo e seguendo in gran fretta i suoi passi, nella speranza di fermarlo prima che potesse aprire bocca. «Ho una reputazione da difendere!»












Potrebbe essere considerato l'antefatto alla shot Beghe amorose, anch'essa facente parte di questa stessa raccolta? Beh, in effetti sì, magari le cose erano andate davvero in questo modo. XD
Stavolta vado davvero di fretta, per cui chiedo scusa per sviste, errori, ripetizioni e quant'altro: sistemerò non appena mi sarà possibile! Se nel frattempo notate qualcosa voi, non esitate a farmelo sapere!
Grazie in anticipo a chiunque commenterà e anche a chi ha semplicemente deciso di continuare a leggere questa raccolta.
Buon fine settimana! ♥
Shainareth





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Capitolo 23
*** Sogni ***





SOGNI




«Amica mia!»
   Completamente rintronata dal sonno, Raven scattò a sedere sul letto e mise a malapena a fuoco la figura dell’aliena che scattava verso di lei con le braccia protese in avanti. La investì in pieno in un abbraccio soffocante che la fece ribaltare all’indietro, inchiodandola di nuovo sul materasso e svegliandola del tutto. La maga imprecò fra i denti e portò le mani sulle spalle dell’altra ragazza per scollarsela di dosso, senza tuttavia riuscirci.
   «Mollami!» annaspò.
   Starfire lo fece, scusandosi goffamente e mettendosi a sedere accanto a lei, che si tirò nuovamente su. L’aliena aveva l’aria turbata e gli occhi lucidi e bassi, pertanto la sua compagna si persuase che fosse venuta lì in cerca di conforto, a dispetto del fatto che fosse notte fonda. Armandosi di pazienza, e guidata dall’affetto provato per lei, Raven sospirò e domandò in tono gentile: «Che è successo?»
   L’altra la guardò da sotto in su con espressione affranta. «Ho fatto un sogno.»
   Inarcando un sopracciglio, la maga osò: «E...?»
   «Era così reale!» enfatizzò Starfire, tutta agitata.
   «Un incubo?»
   «No... non direi proprio...»
   «Allora qual è il problema?» Tornò a calare le ciglia sul viso con fare timido, e se ci fosse stata luce sufficiente nella stanza,  a parte quella fioca che proveniva dal corridoio, Raven avrebbe potuto scorgere un certo rossore diffondersi sulle sue belle guance.
   «Ho sognato di Robin», confessò infine l’aliena.
   «Non mi stupisce.»
   «Sì, ma non lo avevo mai sognato, prima, in quel tipo di situazione!»
   La maga aggrottò lievemente la fronte. «Che genere di sit...» S’interruppe non appena la sentì gemere e la vide portarsi le mani sul volto, nascondendosi da eventuali sguardi accusatori. «Ah», fu la conclusione a cui giunse Raven, solo vagamente turbata dalla faccenda. «E mi hai svegliata per questo?»
   «Ero sconvolta! Non potevo tenerlo per me sola!»
   «Invece sarebbe meglio che certi sogni rimanessero segreti.»
   «Dovevo raccontarlo a qualcuno o sarei esplosa», proseguì Starfire, troppo presa dalle proprie emozioni per ascoltarla.
   «E giustamente hai scelto me, anziché Robin.»
   Imbarazzatissima, fissò l’amica con occhi sgranati. «Non potrei mai dirglielo! Penserebbe che sono una defraudata
   «Depravata», la corresse l’altra con aria annoiata.
   «Sì, penserebbe quello.»
   «Macché.»
   «Sarebbe terribile!»
   «Ci scommetto che invece ne sarebbe felice.»
   «Come puoi crederlo?!» non si capacitò l’aliena, portandosi le mani fra i capelli con fare disperato. «Si convincerebbe che sono una persona orribile, che non ho rispetto per i suoi sentimenti, che...» Inaspettatamente si bloccò e fissò la compagna con curiosità. «Hai mai fatto un sogno del genere su qualcuno?»
   Raven si rimise stesa sul letto, dandole le spalle e tirandosi la coperta fin quasi sulla testa. «Buonanotte.»
   «Oh, e dài!» protestò Starfire. «Ho bisogno di essere rassicurata!»
   «Va’ da Robin e diglielo!» ribatté spazientita la maga.
   «Non posso, sarebbe sconveniente!»
   Sbuffando, Raven si voltò supina e la fissò con aria seccata. «Tutt’altro. Anzi, risolvereste molti problemi. I miei sull’insonnia di sicuro.»
   Calò il silenzio per una manciata di secondi, durante i quali Stafire ricambiò il suo sguardo, ma con espressione perplessa, come se stesse ponderando su qualcosa. Infine, parlò con tutta l’innocenza di cui era capace. «Quindi, se ho capito bene le usanze terrestri, se tu facessi un sogno di questo tipo su B.B. e poi glielo raccontassi, dopo andreste d’amore e d’accordo?»
   La sua amica scattò di nuovo a sedere sul letto, gli occhi iniettati di sangue. «Perché diavolo dovrei fare un sogno del genere proprio su di lui?!»
   «Ti è mai capitato?» domandò l'aliena, senza lasciarsi spaventare dalla sua aria minacciosa.
   «Non risponderò ad alcuna domanda del genere.»
   «Non basterebbe dire di no, se non fosse mai successo?» Raven serrò le labbra, incapace di mentire proprio alla sua migliore amica. Che subito tornò a sgranare gli occhi. «Quindi è successo davvero?!»
   «Abbassa la voce!» l’ammonì la maga, arrossendo vistosamente.
   «E glielo hai detto?» insistette l’altra, curiosa come una scimmia.
   «Non sono cose che ti riguardano!»
   «Ma scusa», protestò, con il musino all'ingiù, «io mi sono pur confidata con te!» Raven si
trattenne a stento dal risponderle male. «E non ti sei sentita sporca, dopo aver fatto quel sogno?» continuò imperterrita Starfire.
   «Disgustata, più che altro», si arrese a rispondere la sua compagna, rassegnata a rimanere sveglia ancora per chissà quanto.
   «Non è stato bello?» fu la domanda che ne seguì. «Il mio sì, molto.»
   «Per una che se ne vergogna, sei fin troppo onesta», borbottò, imbarazzata da quel genere di confidenze.
   «Beh, ma che c’entra? Non posso mica negare di averne tratto un certo giovamento fisico e psicologico, nonostante il senso di colpa.»
   Sospirando sonoramente, ribatté: «Potresti tenere per te certi dettagli? E comunque, ribadisco che è con Robin che dovresti parlarne, non con me.»
   Non finì di dirlo che un’ombra si affacciò sull’uscio della porta, rimasta aperta dopo l’ingresso di Starfire nella stanza. «Volete piantarla di fare chiasso?» protestò Beast Boy, stropicciandosi un occhio con fare sonnacchioso. «Qui accanto c’è gente che vorrebbe dormire.»
   «B.B.!» saltò su Starfire. «Capiti al momento giusto!»
   Raven s’irrigidì all’istante, mentre il giovane le guardò perplesso. «In che senso?»
   «Ti è mai capitato di fare sogni... ehm... particolari sull’amica Raven?» domandò l’aliena con candore.
   «Starfire!» esclamò la maga, non credendo alle proprie orecchie.
   «Cos...?!» annaspò invece Beast Boy, preso del tutto in contropiede.
   «Sì, insomma...» proseguì la loro compagna, intrepida. «Se ti capitasse, glielo diresti?»
   «Piantala!» cercò di azzittirla Raven, tentata di far ricorso al proprio potere demoniaco pur di metterla a tacere.
   «Che... Che cavolo le prende, all’improvviso?!» volle sapere giustamente il mutaforma, sperando di trovare una qualsivoglia risposta sul viso della maga.
   Ormai però Starfire era un fiume in piena, poiché tentava disperatamente di capire come dovesse comportarsi nei confronti dell’amato. E quale soluzione migliore di quella di chiedere conferme ad un altro uomo? «L’amica Raven dice che dovrei dirlo a Robin.»
   Cominciando infine a capire, sia pur vagamente, Beast Boy balbettò: «Ah... beh...»
   «Dice che ne sarebbe addirittura felice.»
   «Probabilmente sì», confermò allora, sperando che quella conversazione imbarazzante finisse lì.
   L’aliena deluse ogni sua aspettativa, perché subito tornò a domandare: «Quindi se Raven facesse un sogno di quel tipo su di te, tu vorresti saperlo?»
   Sulle labbra verdi del giovane si dipinse un sorriso inconscio e poco intelligente. «Oh, sì...» soffiò lui, quasi rapito da quell’idea.
   Raven si tirò le coperte sul petto con fare oltraggiato. «Non capiterà mai
   «Ma poco fa mi hai detto...»
   L’ingenua onestà di Starfire fu troncata sul nascere dalla sua povera amica, ormai ad un passo da un collasso nervoso. «Taci, una buona volta!»
   «No, no, falla parlare!» intervenne entusiasta Beast Boy, facendosi tutto orecchi.
   «Mi avete convinta», disse Starfire, riuscendo a distrarli entrambi. «Andrò a dirlo a Robin e gli chiederò scusa», stabilì. E senza perdere un secondo di più, scese dal letto ed imboccò l’uscita della stanza, seguita dallo sguardo perplesso degli altri due.
   «Non ha capito un accidenti», commentò a mezza voce il giovane, invidiando il leader del loro team, dal momento che avrebbe ricevuto buone notizie, quella notte. E magari sarebbe persino riuscito a divertirsi. Questo pensiero gliene fece tornare immediatamente un altro alla mente e, d’istinto, si voltò a scrutare Raven con aria interessata ed un sorriso soddisfatto sul volto. «Quindi...» ricapitolò con voce suadente, «sarei il principe dei tuoi sogni più segreti...»
   «Incubi, semmai», lo corresse lei, fissandolo con fare torvo e imbarazzato a un tempo. «E ora, se permetti, vorrei tornare finalmente a dormire.»
   «Per sognarmi ancora?» la stuzzicò lui, divertito e lusingato a un tempo.
   «Fuori. Di. Qui», ordinò la maga in tono perentorio.
   «Non c’è bisogno di vergognarsene», cercò di calmarla Beast Boy, pronto a fare un passo nella stanza. «Io ti sogno di contin...!» La sua imbarazzante confessione fu bruscamente interrotta dalla porta che, chiusa con uno scatto secco della magia della compagna, gli sbatté violentemente sul muso, strappandogli un verso di dolore. «Maledizione...» imprecò, portandosi una mano al naso indolenzito. «Tutte a Robin, le fortune.»












Non avrei mai pensato di aggiornare così presto, eppure è successo. In realtà la shot che portava questo titolo era un'altra, molto diversa, e aveva per protagonista Beast Boy; solo che non mi convinceva affatto, perciò l'ho scartata in favore di una più sbarazzina.
Ringraziando coloro che sono ancora qui, a seguire questa raccolta piuttosto sgangherata, vi do appuntamento alla prossima shot.
Buon pomeriggio!
Shainareth





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Capitolo 24
*** Predizione ***





PREDIZIONE




Beast Boy irruppe nel garage con furia tale che i suoi compagni sobbalzarono. «Adesso ho avuto la certezza che si tratta del destino!» esclamò, facendo svettare le braccia verso soffitto con lo stesso entusiasmo che avrebbe avuto davanti ad un’enorme torta gelato tutta per lui.
   Scrutandolo con aria perplessa, Cyborg si passò uno straccio fra le mani, al fine di togliere il grasso della T-Car dalle dita. «Di che parli?»
   Sogghignando soddisfatto, l’altro puntellò i pugni sulle anche e, puntando il naso in aria, annunciò: «Di me e Terra, ovviamente.»
   Pur contrariata, Raven tacque, limitandosi ad aggrottare le sopracciglia. «L’hai incontrata di nuovo?» s’interessò invece di sapere Cyborg, non sapendo bene cosa pensare. Insomma, Beast Boy non ci era già stato abbastanza male una volta? Anzi, forse pure due… o addirittura tre.
   «No», lo tranquillizzò il diretto interessato, procedendo nel garage e andando a fermarsi a pochi passi dall’amico. «Però al luna park un’indovina mi ha predetto il futuro.»
   «La quintessenza dell’attendibilità», fu il laconico commento che non riuscì a trattenere la maga, guadagnandosi uno sguardo accigliato da parte del mutaforma.
   «Di’ quello che ti pare, ma quella donna sembrava conoscermi davvero bene.»
   «Fammi indovinare», cominciò Cyborg, fissandolo con palese scetticismo. «Ti ha detto che sei verde e credulone.»
   «Prendimi pure in giro», ribatté Beast Boy, deciso a non dargli soddisfazione, «ma quando sentirai quello che mi ha detto…»
   «Non vorrei infrangere i tuoi sogni», intervenne di nuovo Raven, «ma Cyborg ha ragione. Di impostori ce ne sono a iosa.»
   «Che ne sai che si trattava di un’impostora, scusa? Neanche l’hai vista!»
   «Era al luna park», osservò semplicemente il suo amico cibernetico.
   «E allora? Deve pur campare, in qualche modo!»
   Con un sospiro, Raven si sforzò di spiegarglielo. «La predizione non è un potere semplice da gestire. Da sola, la postcognizione è capace di mandarti in confusione. Per non parlare dell’empatia.»
   Beast Boy scrollò le spalle. «Magari lei è più allenata di te, essendo anche più anziana.»
   «Ne dubito», tagliò corto la maga.
   Cyborg si accostò all’amico, consigliandogli fraternamente: «Non stuzzicarla nell’orgoglio, potrebbe mordere.»
   «O potrei mordere te», replicò Raven, piccata, facendolo ridere.
   «Ad ogni modo», riprese il mutaforma, per nulla scoraggiato dalle loro parole, «ho deciso di darle credito. E quando anche voi sentirete quello che mi ha predetto…» Lasciò volutamente la frase in sospeso, ma nessuno dei suoi compagni chiese alcunché, dando prova di non prenderlo seriamente. «Ebbene!» tornò ad esclamare il poveretto, richiamando di nuovo la loro attenzione. «Le ho chiesto del mio futuro sentimentale…»
   «Originale.»
   Beast Boy ignorò il commento della maga e proseguì indomito. «…e lei mi ha assicurato che la donna della mia vita non è molto alta, ha gli occhi chiari e i capelli lisci.»
   Quella rivelazione fece cadere il gelo tutt’intorno, tanto che il ragazzo, deluso dal fatto di non aver riscosso alcuna reazione da parte dei suoi amici, protestò: «Andiamo! È palese che stesse parlando di Terra!»
   «Non lo è affatto», lo smentì Cyborg senza pietà.
   «Come no?!» si scandalizzò Beast Boy, gesticolando animatamente. «Mi ha persino detto che l’ho già incontrata da un pezzo!»
   «Ce ne sono a milioni, di ragazze così… Per quel che ne sai, poteva benissimo riferirsi a qualcun’altra.»
   «Impossibile!» contestò ancora. «Non conosco altre ragazze che corrispondono a questa descrizione!»
   «Ne hai una sotto al naso», affermò Cyborg con ovvietà, facendo cenno col pollice alle sue spalle, in direzione di Raven. La quale s’irrigidì all’istante, proprio come fece lo stesso Beast Boy. I due ragazzi si scambiarono un lungo sguardo, senza che nessuno osasse fiatare. Toccò all’altro loro compagno rompere il silenzio. «Hai capito, ora?»
   Beast Boy tossicchiò, distogliendo gli occhi da quelli dell’amica e passandosi una mano sulla nuca con fare imbarazzato. «Sì, beh… può darsi…»
   «O può darsi che si trattasse soltanto di una ciarlatana», cercò di farlo ragionare lei, infastidita dall’idea che quello sciocco prendesse per buono il suggerimento di Cyborg.
   Quest’ultimo ghignò, tornando a smanettare con il motore della T-Car. «O magari no.»












Sempre presente, quando l'ispirazione mi colpisce! O meglio, questa shot l'avevo abbozzata ben tre settimane fa, ma ovviamente non sono riuscita a trovare il tempo per scriverla meglio e postarla prima di oggi.
Dunque, credo che ormai sia chiaro che, se pure nelle serie animate (Teen Titans e Teen Titans Go!) Cyborg sembra voler mettere i bastoni fra le ruote ai nostri due beniamini, in questa raccolta ho deciso che invece li shippa di brutto. Perdonatemi, spero di non andare troppo OOC, per questo, ma la fangirl che è in me non riesce a trattenersi.
Detto ciò, mi eclisso ancora una volta, con la speranza di tornare quanto prima con un'altra shot BBRae.
Buona giornata e buon fine settimana a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 25
*** Sbronza ***





SBRONZA




Aprì gli occhi nel cuore della notte, come se fosse stata risvegliata di soprassalto dal suo sesto senso. Le capitava, a volte, che i suoi poteri inconsci volessero comunicarle qualcosa in questo modo, avvertendola di un pericolo prima che esso potesse manifestarsi. Altre volte, però, si svegliava senza una vera ragione apparente, come in questo caso, e ciò snervava la ragazza, che avrebbe invece voluto riposare serenamente senza doversi preoccupare d’altro.
   Attese qualche istante, fissando il soffitto buio, tuttavia nulla accadde. Si voltò allora su un fianco, pronta a chiudere di nuovo gli occhi nella speranza di potersi riappisolare, ma un improvviso, secco rumore alle sue spalle la fece sobbalzare. Trattenne a stento un’esclamazione e, col cuore che martellava in petto, scattò a sedere sul letto, volgendosi in direzione della finestra. Qualcuno o qualcosa doveva avervi battuto contro. Per svegliarla di proposito? Era un segnale? Un avvertimento? Un pericolo?
   Scendendo con fare guardingo dal letto, Raven camminò scalza fino alle pesanti tende scure e quando sentì di nuovo quello stesso rumore, le aprì di scatto, pronta a far ricorso alla magia se fosse stato necessario. Non lo fu, perché quando la visuale le fu chiara, non vide nulla di anomalo. Guardò attentamente dietro ai vetri, cercò di allertare i sensi, eppure non avvertì alcuna presenza estranea. Ciò nonostante, non era affatto convinta di essersi immaginata tutto, pertanto fu restia a fare marcia indietro per rimettersi a dormire.
   Stava ancora sbirciando fuori dalla finestra, quando qualcosa – una massa di media grandezza non meglio identificata – sbucò dal nulla e le piombò addosso, facendole erigere per riflesso una barriera magica. Inutilmente, poiché il vetro aveva fermato il presunto pericolo prima che potessero farlo i suoi poteri. Accadde tutto molto velocemente, per cui Raven si accorse solo in parte che a cozzare più volte contro la sua finestra era stato un uccello che, a quanto pareva, tentava disperatamente di entrare nella Torre.
   Quando lo vide precipitare giù, lo seguì con lo sguardo e prima ancora che potesse pensare di intervenire per salvarlo, quello riguadagnò quota, svolazzò in modo assai goffo e tornò alla carica, mancando per l’ennesima volta il bersaglio e sbattendo questa volta contro il muro che divideva la sua finestra da quella della camera di Beast Boy. Un sospetto la colse come un lampo e, spalancando il vetro, acchiappò l’animale con l’ausilio della magia prima che potesse farsi seriamente male.
   «Si può sapere che diamine ci fai in giro a quest’ora di notte?» volle sapere, quando, trascinandolo dentro, lo adagiò con cura sul proprio letto. Si accucciò accanto a lui, cercando di capire se fosse ferito per le botte ricevute o se piuttosto avesse affrontato qualche pericolo. «Torna normale e dimmi che è successo.»
   Beast Boy emise un verso strano e non fu tanto certo di aver capito cosa lei avesse detto, però mutò comunque forma, prendendo le proprie sembianze umane. Avvertì il tocco delicato di Raven sul braccio e poi sulla testa e comprese che lo stava curando per le contusioni che si era procurato contro il vetro della finestra. Steso sul letto, aprì finalmente gli occhi e tentò di mettere a fuoco la sua figura: illuminata solo dalla luce della luna e del cielo stellato, la maga appariva ancora più arcana di quanto già non fosse. Beast Boy si sorprese a trovarla bellissima.
   «Tu sei figlia della luna», le disse, fissandola negli occhi.
   La ragazza fece lo stesso e, rallentando i movimenti, rimase in silenzio per qualche istante, contemplando il viso del giovane. Quindi, domandò: «Hai bevuto?»
   «Sono stato ad una festa, sì», confermò lui con voce strascicata, facendola sbuffare e roteare gli occhi verso il soffitto. «O meglio, mi ci sono imbucato. Credo che fosse un ritrovo fra collegiali… o forse era un funerale?» Corrucciò la fronte, tentando invano di ricordare dettagli che continuavano a sfuggirgli. Nel mentre, afferrò con gentilezza una delle mani dell’amica, che s’immobilizzò all’istante. «In ogni caso c’era una gran cagnara, musica a tutto volume e… della root beer non proprio analcolica, a quanto pare…» Si alzò maldestramente a sedere e si tastò la fronte lì dove l’aveva battuta più volte contro l’edificio nel vano tentativo di tornare in camera sua senza svegliare nessuno.
   «Fammi vedere», sospirò Raven, spinta da uno spirito caritatevole che l’altro apprezzò non poco.
   Tornò difatti ad afferrarle la mano che lei aveva appena sottratto alla sua presa. «A saperlo, che avrei trovato una bambola qui, non ci sarei neanche andato, a quella festa…» La maga inorridì. Soprattutto quando lui le baciò il palmo.
   «Giù le zampe!» esclamò imbarazzata, allontanandolo da sé con forza. Lo sentì ridere e lo vide muoversi ancora, protendendosi nella sua direzione. Beast Boy aveva lo sguardo offuscato dai fumi dell’alcol, per cui sarebbe stato meglio non prendere seriamente nessuna delle sue azioni o delle parole che avrebbe pronunciato di lì a poco.
   «Rae…» iniziò lui, biascicando il suo nome come se non avesse pieno controllo della propria lingua. «Ho deciso che stanotte ti renderò felice», stabilì poi, annuendo con convinzione.
   La ragazza s’impietrì sul posto. Solo per poco, però, perché si riebbe subito e chiese, tanto per saperlo: «Facendo le valigie e andandotene dall’altra parte del pianeta? Prima che ti ci mandi io a calci nel sedere, intendo.»
   «Vuoi fare un viaggio? Sarebbe bellissimo!» affermò soddisfatto, circondandole le spalle con un braccio e facendola irrigidire più di prima. «Sarà come una luna di miele: tu, io e il nostro… uhm… amore?» domandò a se stesso, intuendo che c'era qualcosa di strambo in ciò che stava dicendo. «Ci amiamo, Rae?» Lo sguardo atterrito di lei gli fece vagamente dubitare della veridicità di quelle parole. «Siamo in crisi?» concluse da sé, senza apparente logica. L’abbracciò con trasporto e se Raven non si oppose fu soltanto perché avvertì tutto il sincero dolore della convinzione, sia pure erronea, che si era piantata nel cuore del giovane. «Non voglio! Deve esserci un modo per sistemare le cose!»
   «Un rimedio contro la sbronza non sarebbe male…» suggerì impacciatamente, portando le mani sulle spalle dell’amico nella speranza di fargli allentare la presa. «Potrebbe risolvere parecchi problemi ed evitare che io ti ammazzi prima del sorgere del sole.»
   «Potremmo vedere l’alba insieme», suggerì a quel punto Beast Boy, lasciandola andare solo per metà per fissarla negli occhi. «Non lo abbiamo mai fatto.»
   «In realtà sì, parecchie volte», lo smentì lei con voce piatta. «Ma mai romanticamente, su questo devo darti ragione.»
   «Urge rimediare», stabilì il mutaforma, protendendosi per baciarla.
   «Urge una sberla», chiarì la maga, piazzandogli una mano sul viso per tenerlo lontano da sé. «Hai l’alito che puzza come una distilleria.»
   «Sono perfettamente lucido.»
   «Sei perfettamente idiota.»
   Beast Boy rise di nuovo e Raven ne approfittò per liberarsi del tutto dalla sua presa e per afferrarlo per un braccio, sperando che lui si convincesse ad alzarsi e a tornare in camera sua. «Dove andiamo?» volle sapere il giovane, obbedendo docilmente e trascinandosi dietro di lei con passo malfermo. Prima ancora di ottenere risposta, però, un altro dubbio lo colse e subito tentò di rimediare. «Se sei arrabbiata perché sono andato alla festa per rimorchiare, puoi stare tranquilla, tesoro: ti sono stato fedelissimo.»
   «Non ne dubitavo», lo assecondò l’amica, convinta del fatto che fosse difficile che una studentessa del college – o una ragazza che aveva appena subito un lutto – potesse interessarsi ad un ragazzetto più giovane e per di più del tutto sbronzo. A meno che non fosse stata sbronza a sua volta, certo.
   Riuscì a guadagnare la porta e l’aprì, ma lui perse l’equilibrio e le crollò addosso. Raven resistette in piedi, sorreggendolo a malapena grazie all’ausilio dello stipite dietro di lei. «Non rendere le cose più difficili di quanto già non siano…» faticò a dire, cercando di rimetterlo dritto, senza troppo successo.
   «Disturbo?» s’interessò di sapere la voce di qualcuno che, nella penombra del corridoio, li colse in quell’imbarazzante situazione.
   Raven gelò sul posto, Beast Boy rise. «Cy!» esclamò contento, senza però curarsi di gravare meno sulla povera compagna. «Che sorpresa vederti qui!»
   «Potrei dire la stessa cosa», replicò l’altro, osservandoli con una certa perplessità.
   «Che diavolo ci fai qui?!» sbottò invece Raven, seccata sia per essere stata beccata in quelle condizioni, sia per la mancanza di acume di Cyborg, che non si degnava minimamente di aiutarla a scollarsi l’amico di dosso. «La tua camera è dall’altra parte della Torre!»
   «E il bagno è qui», concluse lui con fare ovvio. «Ma almeno adesso ho capito perché avete voluto condividere questo lato del corridoio. È lontano da occhi indiscreti», aggiunse poi, rimanendo del tutto impassibile.
   Gli occhi della maga si restrinsero in due fessure sinistre. «Qualcuno si farà molto male, stanotte.»
   «Oh, no, amor mio!» intervenne prontamente Beast Boy, tornando in equilibrio sui propri piedi per fissarla di nuovo negli occhi e prenderle per l’ennesima volta la mano con tenerezza. «Sarò delicato, vedrai.» Un ceffone lo fece tornare momentaneamente lucido. «Ahio!» gridò, tastandosi la parte lesa e avvertendo lacrime di dolore agli angoli degli occhi.
   «Ok, ok, che sta succedendo?» s’intromise infine Cyborg, tirando da parte l’amico per allontanarlo della ragazza. «Dio santo… Gar, sei completamente ciucco!» concluse un attimo dopo, quando gli arrivò l’odore di alcol alle narici.
   «Un succhiotto glielo avrei fatto volentieri, se non fosse che s’è messa di colpo a fare la ritrosa», si lagnò Beast Boy, serio.
   «S’è ridotto così non so dove», prese invece a spiegare Raven, intrecciando le braccia al petto e rivolgendogli un nuovo sguardo di rimprovero, «e l’ho salvato prima che potesse sfracellarsi contro le finestre della Torre, nel tentativo di rientrare.»
   «Che coglione», commentò divertito Cyborg, mentre l’altro faceva una smorfia.
   «Una vera rottura, considerando quanto è calda di solito», annuì insensatamente il mutaforma.
   «Stavo cercando di riportarlo in camera sua», concluse la ragazza, dandogli uno scappellotto.
   «No problem, ce lo porto io», la rassicurò Cyborg, caricandosi il compagno in spalla e avviandosi verso la stanza attigua. «Torna pure a dormire.»
   «Lo farò solo se mi assicuri che lo legherai al letto», impose Raven, seguendoli con lo sguardo, le mani sulle anche. «Perché, ti avverto, semmai un giorno dovessi cedere al lato oscuro sepolto dentro di me, sarà unicamente per colpa sua.»
   Cyborg strinse le labbra con aria preoccupata. «E allora, più che legarlo, mi sa che dovrò sopprimerlo, povera bestia.»
   «Te l’ho mai detto che sei una bella signorina?» biascicò Beast Boy, dandogli una pacca sulla schiena robusta, la sola parte di lui che riuscisse a vedere dall’angolazione in cui si trovava.
   «Sopprimerlo brutalmente», precisò l’altro fra i denti, appuntandoselo per bene in testa.












Prima o poi scriverò qualcosa di romantico, sul serio. Per lo meno, ci proverò, anche se con certi personaggi non è tanto semplice... mi invitano a nozze con le idiozie e non riesco a dire di no.
Ma lo sapete che alla DC Comics è in corso un gran cambiamento e molte testate verranno azzerate? Compreso quella dei Teen Titans, si intende, che negli ultimi anni (mi pare dal 2010) aveva visto stravolte un bel po' di cose (come un po' tutte le altre testate), compreso le origini di alcuni personaggi. È stato per questo che, dopo aver visto trionfare l'amore fra Garfield e Raven nella continuity classica, all'improvviso ci siamo ritrovati con un reboot del tutto inaspettato e, tra le altre cose, con un Beast Boy che fa coppia con Terra.
In realtà le cose sono un po' più complicate, ma se avrete la pazienza di leggere questo articolo (che linko per chi, come me, si affaccia solo ora al mondo dei comics), potrete capirne qualcosina di più: http://www.badcomics.it/2016/05/dc-universe-rebirth-1-recensione/112518/
Per quel che mi riguarda, non vedo l'ora che questo Rebirth arrivi anche in Italia, ché senz'altro non me lo farò scappare. Senza contare che sto cercando di recuperare il recuperabile dei vecchissimi comics. Almeno quelli degli esordi.
Detto ciò, mi eclisso fino a che tempo e ispirazione non andranno di nuovo a braccetto. Intanto, ringrazio come sempre tutti gli irriducibili lettori di questa raccolta e mando un bacio a chiunque recensisca e/o aggiunga la presente fra le storie preferite/ricordate/seguite.
Buona domenica! ♥
Shainareth





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Capitolo 26
*** Equivoci ***





EQUIVOCI




«Smettila di seguirmi», ordinò Raven, procedendo spedita. Non le veniva spesso il ghiribizzo di uscire per una passeggiata in città, eppure quel giorno la sfortuna aveva voluto farla imbattere giusto nel peggiore degli scocciatori.
   «Non ti sto seguendo», protestò Beast Boy, corrucciando la fronte. Che colpa ne aveva se si erano incrociati per caso per le vie del centro? «È solo che stiamo facendo la stessa strada.»
   La maga grugnì, ma prima ancora che potesse ribattere, si udì qualcuno esclamare: «Scusa!» Arrestando il passo, entrambi si voltarono verso una ragazzina che, avendoli scorti dalla vetrina di un bar lì vicino, si era lanciata in strada e si stava avvicinando a loro di gran carriera. «Ehi, scusa!» riprese lei, fermandosi a poca distanza e ansimando per la corsa fatta.
   «Dici a me?» chiese il giovane, certo di non conoscerla.
   «Sei Beast Boy, vero?» volle accertarsi lei.
   «Da cosa l’hai capito?» domandò ancora Beast Boy, evidentemente dimentico di essere verde.
   Difatti Raven stentò a credere alle proprie orecchie. «Glielo hai chiesto davvero?»
   La ragazzina interruppe il loro diverbio sul nascere, squittendo qualcosa di incomprensibile. Tornarono a prestarle attenzione e lei farfugliò: «Io… Scusami, è che sono così emozionata…!»
   A metà fra la tenerezza e l’orgoglio, il mutaforma sfoderò un sorriso smagliante, sfoggiando i denti aguzzi. «Ehi, rilassati! Non ti mangio mica!»
   Lei abbassò lo sguardo e con un rapido gesto della mano si portò una ciocca di capelli castani dietro ad un orecchio. «È che sono molto timida, perciò non ho il coraggio di fare la prima mossa…»
   Quella confessione fece storcere il naso alla maga, che intrecciò le braccia al petto e osservò acida: «Però ne hai abbastanza per stoppare la gente per strada…»
   Troppo preso dal proprio ego, il giovane decise di ignorarla e continuò a rivolgersi alla ragazzina con aria tronfia e vittoriosa. «Vuoi che la faccia io per te?»
   «Oh!» sospirò quella, illuminandosi tutta. «Era proprio quello che speravo!»
   Raven rabbrividì per l’orrore: davvero avrebbe dovuto assistere ad una scena del genere?! Il suo compagno le lanciò uno sguardo trionfante, come a volerle dire che, come aveva sempre sostenuto, era pieno di ammiratrici. E lei che non ci aveva mai creduto!
   Prima ancora che potesse aprire di nuovo bocca, però, la ragazzina si mise a frugare rumorosamente nella grande borsa che aveva con sé e ne tirò fuori un pacchetto regalo, accompagnato da una lettera. «Ecco!» gli disse, porgendogli il tutto. «Potresti darli a Robin da parte mia?»
   A Beast Boy ricadde la mascella e il sorriso da marpione cedette il passo ad un’espressione di pura incredulità. Furono le labbra di Raven, allora, ad inarcarsi verso l’alto. «Mi pareva strano…» si limitò a commentare, sadica come sempre.
   Notando che il giovane non allungava le mani per prendere ciò che lei gli stava porgendo, la ragazzina esitò. «Non… vuoi?»
   Lui parve scuotersi dall’improvviso torpore in cui era caduto e balbettò: «No, no… Non è questo… È che temo di causare un incidente diplomatico.»
   L’altra aggrottò lievemente la fronte. «In che senso?»
   «Sai, Robin è già…»
   La voce di Raven coprì quella di Beast Boy con decisione. «Smetti di raccontare gli affari privati degli altri.»
   La ragazzina cominciò a sentirsi smarrita. «Che intendi dire…?» Un’intuizione la colse, facendola sbiancare. «Robin è già impegnato?» domandò con voce tremula. «Sei Raven, giusto? È impegnato con te?»
   «No che non lo è!» sbottò Beast Boy d’istinto, oltretutto senza riuscire a moderare il tono per la stizza. Raven e Robin?! Che assurdità era mai quella?!
   La sconosciuta si coprì la bocca con la mano, come se si fosse resa conto di aver commesso una gaffe. «Oh, scusa… Non avevo idea che Raven fosse la tua, di ragazza…»
   «Che?!» trasecolò lui, preso del tutto in contropiede.
   Raven sbuffò, stufa di tutta quella situazione paradossale. «Dammi i tuoi regali, li consegneremo noi, a Robin.»
   «Davvero?» si stranì Beast Boy, ancora provato da quella serie di equivoci.
   «Certo che sì», garantì lei, lanciandogli un’occhiataccia e prendendo il pacchetto e la lettera che la ragazzina stava ancora porgendo.
   «Oh, non so davvero come ringraziarvi!» esclamò quest’ultima, saltellando sul posto come la più classica delle fangirl. «Siete mitici!» aggiunse, iniziando ad allontanarsi velocemente per tornare nel bar da cui era uscita.
   Quando fu fuori dalla portata delle loro voci, il giovane si rivolse di nuovo alla compagna. «Sul serio vuoi dare quella roba a Robin?»
   «Non vedo perché non dovrei.»
   «E Star? Non pensi che ci rimarrebbe male? È piuttosto gelosa, lo sai.»
   «Se la farà passare», ribatté Raven, riprendendo a camminare. «Questa lettera e questo pacchetto contengono tutti i sentimenti di quella ragazza, e lei ha voluto affidarli a noi. Per quanto labili possano essere, lei crede siano reali.»
   «E non lo sono?» s’incuriosì ancora il mutaforma, affiancandosi a lei.
   «Non spetta certo a me dirlo, anche se ammetto di essere scettica in proposito. Lei e Robin non si conoscono nemmeno, sarebbe assurdo pensare che quella ragazzina sia davvero innamorata di lui. Ma, essendo tanto giovane, è comprensibile che scambi una semplice infatuazione per amore.»
   Beast Boy ascoltò quella spiegazione in silenzio e ci rimuginò su per alcuni istanti, trovando le parole dell’amica più che veritiere. «Sai, Rae… Sei molto matura», affermò poi, congratulandosi implicitamente con lei per quella riflessione.
   «Vorrei poter dire la stessa cosa di te», fu ciò che si sentì rispondere, con il consueto sarcasmo che contraddistingueva la maga.
   «Mi rimangio ciò che ho appena detto», borbottò, risentito.
   «A proposito di mangiare…» riprese Raven, senza scomporsi minimamente. «Già che ci siamo, offrimi qualcosa.»
   Sentendosi preso per i fondelli, Beast Boy s’indignò. «E perché dovrei?!»
   «A quanto pare», rispose inaspettatamente l’altra, «oggi sarei la tua ragazza.»
   D’istinto, il giovane rallentò il passo e la fissò per un attimo a bocca aperta. «Eh…?» Si riebbe quasi subito, però, perché sul suo volto andò disegnandosi un sorriso sghembo. «Beh… potrebbe essere divertente», ammise, tornando a seguirla con insperato buonumore.












Rieccomi nel giro di pochissimo. E questa volta la shot non è nemmeno troppo idiota, dài. Almeno credo.
Chiedo scusa a coloro a cui devo ancora rispondere tramite messaggio privato, cercherò di farlo entro il fine settimana, ché come sempre il tempo libero lo guardo col binocolo.
A parte ciò, due giorni fa un ragazzo nero, all'uscita di un negozio, ha cercato di attirare la mia attenzione chiamandomi mama. Lì per lì mi sono stranita, ma poi ho iniziato a ridere come una cretina (e il mio ragazzo con me). È stato divertente sentirsi Raven, sia pure per qualche istante. ♥
E per il momento è tutto, spero di poter aggiornare al più presto.
Buona giornata a tutti e grazie a chi continua a seguire questa raccolta!
Shainareth





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Capitolo 27
*** Curriculum ***





CURRICULUM




Robin e Cyborg erano intenti ad annoiarsi davanti alla televisione con la speranza che qualcosa o qualcuno venisse a spezzare quella monotonia, magari offrendo loro anche la possibilità di divertirsi in qualche modo. Il destino decise di dare loro una mano, poiché proprio di lì a pochissimo Beast Boy fece irruzione nella stanza. «Ragazzi, ho un disperato bisogno di trovarmi un lavoro!»
   «Pensavo ti fosse bastata l’esperienza dell’altra volta», commentò il leader del team, mettendosi seduto composto quando vide l’amico scavalcare la spalliera del divano per piazzarsi in mezzo a loro con un laptop sulle ginocchia, il cui browser era aperto su un motore di ricerca che stilava una lista di offerte di lavoro.
   «Non farmelo ricordare…»
   «A che ti serve un lavoro?» s’incuriosì Cyborg, mettendo via il telecomando. «Spese in vista?»
   «Punto al motorino.»
   «Di nuovo?»
   Alle loro spalle, dalla porta automatica lasciata aperta, si affacciarono Starfire e Raven, reduci da una seduta di meditazione di coppia. Nessuno dei tre però si accorse di loro, che si avvicinarono all’angolo cucina apparentemente disinteressate al discorso.
   «È uno sfizio che voglio assolutamente togliermi», affermò Beast Boy, risoluto.
   «Ammettilo.» Cyborg gli diede il gomito. «Lo sfizio di cui parli, in realtà, è una qualche ragazza che speri di rimorchiare con un dueruote
   «Anche se fosse, che male ci sarebbe?» s’imbronciò appena il mutaforma, mentre, non viste, le loro compagne si scambiarono uno sguardo a metà fra il divertito e il rassegnato.
   «Io ti consiglierei un’auto», disse allora l’altro. «Ha i sedili reclinabili.»
   «Credi che non ci abbia già pensato da solo?» chiarì in tono ovvio Beast Boy. «Per comprarmene una, però, dovrei letteralmente ammazzarmi di lavoro.»
   «Almeno sapresti cosa si prova ad essere adulti», gli fece notare Robin.
   «Mi sono affacciato da poco all’adolescenza e dovrei già preoccuparmi di vivere come un adulto? In futuro avrò almeno cinquant’anni per abituarmici… spero.»
   «Che tipo di lavoro cerchi?»
   «Qualunque cosa, purché io stia lontano dalla carne. E la carne stia lontana da me, si intende. Non farò due volte lo stesso errore.»
   «Forse, rispetto all’altra volta, potresti pensare a qualcosa di diverso, per trovarne uno.»
   «Cioè?»
   «Beh, tanto per cominciare, andando alla cieca e chiedendo soltanto se qualcuno ha un lavoro per te, questo qualcuno potrebbe prenderti poco seriamente.»
   «Per questo ho fatto una ricerca online. Altrimenti, in che altro modo potrei sperare di trovare qualcosa?»
   «Sveglia, B.!» lo esortò Robin, cercando di fargli forza. «Ora hai esperienza, puoi permetterti il lusso di presentare un curriculum per apparire più professionale.»
   Il mutaforma aggrottò un sopracciglio, mostrandosi dubbioso. «Dici?»
   «Ma sì, Robin ha ragione!» intervenne allora Cyborg, pronto ad appoggiare l’amico. «Prova a gettare un po’ di fumo negli occhi, potrebbe funzionare.»
   Il più giovane dei tre rimase in silenzio per qualche istante, lo sguardo pensieroso fisso sullo schermo del computer che mostrava una serie di annunci di lavoro. «Mi avete convinto», disse poi, iniziando a smanettare con tochpad e tastiera. «Aiutatemi a compilare il curriculum!» Ne trovò un modello online, lo scaricò e subito si ingegnò per riempirne i campi liberi. «Allora… oh.»
   «Che c’è?»
   «Mi si chiedono nome e cognome. Non posso certo scrivere come mi chiamo in realtà!»
   Cyborg puntò il dito sullo schermo. «Allora metti Beast come nome e Boy come cognome.»
   Il ragazzo corrucciò la fronte, fortemente perplesso. «E pensi che lo accetterebbero lo stesso?»
   Alle loro spalle, Raven roteò le iridi chiare al soffitto: possibile che Beast Boy fosse così ingenuo da non rendersi conto che quei due avevano iniziato a prenderlo in giro? Decise comunque di rimanere in silenzio, tanto per vedere fino a che punto quello sciocco sarebbe stato capace di farsi beffare. E per assicurarsi lo spettacolo, mentre continuava a prepararsi una tisana calda cercando di fare meno rumore possibile, si volse verso Starfire e si portò il dito indice davanti a naso e bocca, chiedendole così di non lasciarsi sfuggire una parola. L’aliena annuì, benché non riuscisse a capire esattamente per quale ragione l’amica Raven le avesse chiesto di stare zitta: forse per non disturbare i tre giovani? A dirla tutta, Starfire avrebbe anche voluto domandarle cosa fosse un curriculum, ma a quel punto lo avrebbe fatto più tardi. Sedette perciò su uno dei banconi e si godette il resto della scenetta insieme a lei.
   «Tutt’al più potrebbero trovare la cosa eccentrica, ma è un bene», stava dicendo frattanto Robin. «La gente è attratta questo genere di cose. Stupiscila!»
   «Davvero?» Il tono di Beast Boy lasciava trasparire tutta la propria incertezza al riguardo, ma se glielo dicevano i suoi migliori amici, a lui non restava che fidarsi, giusto?
   «Facevo parte di un circo. Ne saprò qualcosa, no?»
   «Vero», convenne infatti, tornando a smanettare al computer. «E per la data di nascita? Come faccio?»
   «Scrivi che è top secret», suggerì Cyborg, rimanendo mortalmente serio.
   L’altro abbozzò un sorriso sghembo. «Hai ragione, le pupe amano i tipi misteriosi.» Riprese a digitare e si fermò di nuovo. «Vogliono l’indirizzo di casa. Che via è, questa? Posso scrivere semplicemente Teen Tower, Isolotto al largo della costa di Jump City
   «Immagino faccia la sua porca figura», gli diede il proprio assenso il maggiore dei tre, mentre la povera vittima del loro scherzo compilava lo spazio vuoto sul foglio elettronico.
   «Blablabla… esperienze lavorative… blablabla…»
   «Aggiungici che combatti il crimine ventiquattr’ore su ventiquattro», consigliò Robin.
   «Ma così non rischio di giocarmi il posto a causa della possibilità di dover mollare tutto di punto in bianco per raggiungere il team sul luogo del misfatto?»
   «Scherzi? Piuttosto guadagnerai di importanza!»
   «Giusto!» rincarò la dose Cyborg. «Vuoi mettere la pubblicità che farai al tuo datore di lavoro, quando si saprà che ha in squadra nientemeno che un eroe?»
   Un sorriso soddisfatto andò a disegnarsi sulle labbra verdi del mutaforma: non l’aveva mai vista sotto questo aspetto e, in effetti, la cosa era tutta a suo favore. Subito pigiò le dita sulla tastiera e passò oltre. «Oh. Qua ora si va sul personale.»
   «Perché?»
   «Vogliono sapere quali sono i miei hobby… Posso scriverli sul serio?»
   «Certo», lo rassicurò Robin, questa volta senza dover mentire. «Renderai il tuo curriculum più ricco di informazioni e tu risulterai più versatile.»
   «Ah, sì? Ottimo!» esclamò Beast Boy, preparandosi a stilare la lista dei suoi passatempi, mentre i suoi due compagni si battevano silenziosamente il cinque dietro la sua schiena. «Allora… videogiochi… fumetti… serie TV…»
   «…Raven…»
   «…Raven…» ripeté distrattamente il mutaforma, mentre nell’angolo cucina la diretta interessata alzava di scatto la testa e fissava il gruppetto a dir poco sbigottita. «Ehi!» esclamò Beast Boy, accorgendosi finalmente del suggerimento malandrino.
   «L’hai scritto sul serio?» volle sapere Cyborg, incredulo quanto Raven. «Robin! L’ha scritto sul serio!» enfatizzò quando vide il nome dell’amica sullo schermo del computer.
   «Sei un imbecille!» berciò la loro povera vittima, rossa in volto e intenta a cancellare con foga l’ultima parola inserita sul curriculum, cercando di non far caso ai due disgraziati che ridevano di lui.
   «E dài, tanto lo sappiamo che anche lei rientra fra i tuoi hobby», continuò Cyborg, passandogli un braccio attorno alle spalle con fare cameratesco.
   «Vero», concordò Robin, sforzandosi di tornare serio. «Stai sempre lì a cercare di farla ridere…»
   «È forse un reato?» pretese di sapere Beast Boy, indignato.
   «No, ma… rifletti un momento: nessun uomo, di solito, perde tanto tempo dietro ad una donna verso la quale non nutre un minimo di interesse.» Raven spalancò la bocca, non sapendo bene come prendere quella novità. Quanto al suo presunto ammiratore, anche lui schiuse le labbra per intervenire e dire la sua, ma Robin lo anticipò. «Soprattutto se la donna in questione finge di non gradire le sue attenzioni.»
   Starfire inarcò le sopracciglia in un’espressione sorpresa, mentre Raven atteggiò i lineamenti del volto in una smorfia oltraggiata. «… Dite che finge?» fu la speranzosa domanda che si sentì pronunciare a bassa voce da Beast Boy.
   «È palese», gli assicurò Cyborg, con l’aria di chi la sapeva lunga.
   «E perché mai lo farebbe?»
   Scrollò le spalle. «È femmina e, come tale, se la tira.»
   «Quello che vuole dire Cyborg», cercò di correggere il tiro Robin, «è che alle donne piace essere corteggiate.»
   «Non è che i suoi scappellotti mi incoraggino a farlo», borbottò Beast Boy, non troppo convinto.
   «Senza offesa, ma… quelli te li meriti tutti.»
   «Quindi», riprese Cyborg, con la solita aria da sfottò che assumeva quando si affrontavano argomenti del genere, «ammetti che Raven è il tuo passatempo preferito?»
   «Cos…? No!»
   «E, dicci, lo pratichi anche da solo?»
   «Idiota!» sbottò il mutaforma, ormai talmente imbarazzato da essere diventato di uno strano colore a causa del rossore e della pelle verde – tonalità che cozzavano paurosamente fra loro. Anche Raven aveva assunto uno strano colorito sul volto sdegnato, ma nessuno degli altri se ne accorse, presi com’erano dalla faccenda.
   «Guarda che non c’è niente di male», cominciò allora Robin, pur ridacchiando. «Siamo fra amici, con noi puoi parlare liberamente.»
   Indeciso, Beast Boy si passò una mano sulla nuca con fare impacciato. «Beh… ammetto che ogni tanto…»
   «Solo ogni tanto?» fu la scettica replica di Cyborg.
   «D’accordo, capita molto spesso!» confessò l’altro, sempre più preda della vergogna. «Ma ora piantiamola con questa storia! Non c’entra nulla col mio curriculum. Pensare a Raven, non mi aiuterà a trovare un lavoro.»
   «A meno che tu non le chieda se ha bisogno di un gigolò.»
   Non vi fu il tempo per una risposta o un commento di qualsiasi tipo, poiché a quel punto si udì un rumore secco provenire dall’angolo cucina e i giovani s’irrigidirono all’istante. Sudando freddo, si volsero in quella direzione e quando videro le due ragazze lì, intente a fissarli e ad ascoltarli da chissà quanto, deglutirono rumorosamente a vuoto. Non tanto per la presenza di Stafire, che, non avendo colto buona parte delle battutacce, li salutò allegra con una mano; quanto per quella più ingombrante e decisamente pericolosa di Raven, che sembrava volerli trucidare tutti e tre con il solo sguardo.
   Immaginando che lei avesse sentito ogni singola parola, Beast Boy impallidì violentemente: questa volta lo avrebbe ammazzato, poco ma sicuro. Invece, fu agli altri due che la ragazza si rivolse anzitutto. «Se avete finito di divertirvi alle spalle degli altri, ora inizierò io a divertirmi con voi.»
   Un tuonò squarciò l’aria fuori, proprio sopra la Teen Tower. Poi, il buio.












In tutto ciò, mi chiedo se poi Beast Boy sia riuscito a trovare lavoro e a comprarsi il motorino. Magari lo scopriremo in futuro, chissà. In ogni caso, stavolta mi sono divertita ad usare anche Robin/Dick, rendendolo più smaliziato per via della sua controparte fumettistica che, in effetti, è uno sciupafemmine degno compare di Bruce Wayne. Povera, povera Kori... (Anche se confesso di averlo sempre shippato anche con Batgirl/Barbara, l'altro grande amore della sua vita... Ma va beh!)
Piuttosto, avete sentito/letto l'ultima novità? Dopo aver rilasciato la versione animata di The Killing Joke, la DC sta preparando altri tre titoli per il prossimo anno, e cioè:
1. Justice League Dark
2. Teen Titans: The Judas Contract
3. Batman and Harley Quinn
Il secondo, in particolare, è la trasposizione animata di ciò che definisco "l'affare Terra", ovvero quando entra in gioco Terra, quella dei comics. C'era da aspettarselo, visto che alla fine di Justice League vs Teen Titans appare proprio lei, in volo verso la Teen Tower. So già che nutrirò amore e odio verso questo nuovo film, perché la storia è molto bella, ma detesto pensare a quanto faranno soffrire il povero Garfield per colpa di quella maledetta. D:
Chiudo qui, con la speranza di riuscire ad aggiornare presto anche l'altra raccolta. Un abbraccio e grazie di cuore a tutti voi che ancora siete qui a sostenere queste shot e a condividere la vostra passione insieme a me. ♥
Buon fine settimana!
Shainareth
P.S. Abbiate la bontà di perdonarmi (e in caso farmi notare) eventuali errori/sviste: sono completamente sfatta dal lavoro e dal caldo. Al più presto, rivedrò il tutto e correggerò ciò che non va.





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Capitolo 28
*** Bacio ***





BACIO




Raven sputò sotto lo sguardo contrariato di Beast Boy. «Non ti sembra di esagerare?» Lei gli riservò un’occhiata omicida che fece ridacchiare gli altri due ragazzi fermi sulla soglia del bagno. «A me non è parso poi così male…» ammise il mutaforma a mezza voce, non nascondendo un sorriso imbarazzato.
   «Parliamone», disse soltanto la maga, portandosi di nuovo il collutorio alle labbra e riprendendo a fare gargarismi.
   Era stata tutta colpa di quello stupidissimo gioco. E della stramaledetta curiosità infantile di Starfire per i passatempi e le usanze terrestri. Non che Raven avesse mai provato il gioco della bottiglia, prima di quella sera, e forse un briciolo di curiosità l’aveva avuta anche lei, all’inizio… ma da lì ad essere costretta a fare quel che aveva fatto ce ne voleva, maledizione!
   E così, dopo averlo visto fare in una serie TV per adolescenti, Starfire aveva chiesto spiegazioni circa il gioco in questione. Una volta venuta a conoscenza delle regole e del potenziale divertimento che ne sarebbe derivato, li aveva supplicati – con quei suoi dannati occhioni da cerbiatta – di praticarlo tutti insieme per passare in allegria la serata. La dignità era dunque stata bandita dalla Teen Tower fino a mezzanotte.
   Il primo ad essere costretto a fare qualcosa di inquietante era stato Cyborg, che aveva dovuto ballare la Hula con un improvvisato costume hawaiano – un gonnellino fatto con uno strofinaccio da cucina e un reggipetto ricavato da due coppette da gelato attaccate con il nastro adesivo. Era stata poi la volta di Robin, che si era dovuto esibire attorno ad un palo invisibile come la peggior spogliarellista del più sgangherato night di Las Vegas – cantando Sex bomb di Tom Jones rigorosamente in falsetto. La terza vittima di quel gioco, che sembrava essere stato approntato apposta per immortalare in video esibizioni assai discutibili, era stata Starfire; per vendicarsi delle loro vergogne, Cyborg e Robin le avevano imposto di indossare ogni singolo indumento presente nella cesta dei panni sporchi – comprese le mutande di Beast Boy. Infine, dopo che la malasorte aveva deciso di punire di nuovo Cyborg, facendogli leccare il ventre di Silkie e provocandogli conseguentemente un conato di vomito, la bottiglia aveva impietosamente puntato contro Raven.
   Un sorriso poco rassicurante era subito spuntato sulle labbra dei suoi compagni, e Cyborg aveva parlato: «Visto che ti sei divertita tanto alle nostre spalle, ora dovrai pagarla cara. Molto cara.» Raven non aveva fatto in tempo a ribattere che proprio lei era stata l’unica a non ridere in modo sguaiato quando Silkie gli aveva infilato le viscide zampette in bocca, che l’altro aveva sentenziato la sua condanna: «Dovrai baciare B.B..»
   La maga non era stata la sola a sgranare gli occhi, incredula e oltraggiata a un tempo. Anche lo stesso Beast Boy, difatti, aveva subito spalancato la bocca per protestare, benché fra i due fosse visibilmente quello meno indignato. «Non potete obbligarmi!» lo aveva anticipato la ragazza.
   «Sì che possiamo», l’aveva contraddetta Robin, accigliato. «Ci siamo resi ridicoli senza protestare pur di stare al gioco e divertirci tutti insieme. Ora tocca a te.»
   «Ma quello che mi avete chiesto non è un divertimento!»
   «Per noi sì», era stato l’ovvio commento di Cyborg, che aveva esibito un sorriso da schiaffi da manuale.
   «Oh, tipregotipregotiprego, amica Rae!» aveva iniziato a supplicarla Starfire, che aveva trovato sin da subito la faccenda tremendamente romantica.
   E per essere ancor più persuasivo, Robin aveva aggiunto: «Se ti tirerai indietro, ti butteremo fuori dal team.»
   «Cosa?!» aveva gracchiato Raven, frastornata. «Siete impazziti?!»
   «A ben pensarci», era intervenuto di nuovo Cyborg, rivolgendosi al leader, «forse converrebbe farla fuori: sa troppe cose.»
   «Vero», aveva annuito l’altro.
   A quelle parole, pronunciate palesemente per scherzo, Starfire aveva avuto un moto di pietà per l’amica e subito si era posta in sua difesa. «Non potremmo darle una seconda scelta?»
   «Ehi», aveva protestato Cyborg. «Nessuno di noi ne ha avuta una.»
   «Sì, ma questa cosa non riguarda soltanto me», gli aveva fatto notare Raven, cercando di portare pazienza.
   «Giusto», l’aveva appoggiata l’aliena. «Dovremmo chiedere all’amico B.B. che cosa ne pensa e se è d’accordo o meno.»
   Quattro paia di occhi si erano fissati quindi sul povero mutaforma, che si era fatto di colpo piccolo piccolo sotto ai loro sguardi indagatori. «Ehm…» aveva balbettato, senza riuscire a dire alcunché.
   «Avanti», lo aveva esortato la maga, «di’ loro che si tratta di una follia.»
   «Ah… devo proprio?» aveva chiesto lui, tanto per sapere.
   «Che?!» aveva strepitato Raven, come fosse caduta dalle nuvole. Robin e Cyborg, invece, erano scoppiati a ridere, mentre Starfire si era portata le mani ai lati del viso e aveva spalancato la bocca in un’espressione che cozzava spaventosamente con quella indignata della loro amica.
   «Insomma…» aveva preso a giustificarsi Beast Boy, cercando di minimizzare la cosa. «È solo un bacetto…»
   «E ti pare poco?!» aveva starnazzato Raven, sempre più sbigottita.
   «Guarda che avremmo potuto chiederti di girare nuda per la Torre fino a domani», le aveva fatto notare Robin, fingendo nonchalance.
   «…e anche questo non sarebbe stato proprio un male…» aveva bofonchiato Beast Boy, cercando di nascondere quell’imbarazzante desiderio dietro ad un paio di colpetti di tosse innaturali.
   «Oppure avremmo potuto chiederti di baciare il fondoschiena del nostro amichetto verde», aveva rincarato la dose Cyborg, «ma siccome siamo magnanimi, fra i due mali abbiamo scelto il minore.»
   Robin aveva annuito, intrecciando le braccia al petto. «Dovresti ringraziarci.»
   Trattenendo a stento la collera, Raven si era lasciata sfuggire un lungo, cavernoso ringhio dal profondo della gola. «Dovrei ammazzarvi», lo aveva corretto, infine.
   Beast Boy aveva fatto una smorfia infastidita. «Guarda che alla lunga potrei offendermi, eh…»
   In risposta, la ragazza gli aveva scoccato un’occhiataccia di fuoco, che subito aveva fatto sghignazzare Cyborg. «Quanta passione, in quello sguardo…»
   «Forza», li aveva esortati Robin. «Via il dente, via il dolore.»
   «Per favore, amica Rae!» aveva pigolato Starfire, sfoderando di nuovo i suoi grandi occhi da cerbiatta, capaci di sciogliere il cuore di chiunque. «Non rovinare questa bellissima serata fra amici…»
   L’altra avrebbe voluto bestemmiare, ma si era trattenuta a causa della sua parte umana, capitolata dinanzi a quell’espressione da cucciolo bastonato. «Vi odio», non si era trattenuta comunque dal far sapere a tutti, giusto per sfogarsi un po’. Aveva poi preso un grosso respiro e, con uno scatto secco, aveva afferrato Beast Boy per la maglia, all’altezza del petto, e lo aveva strattonato verso di sé, incollando le labbra alle sue – che si erano inaspettatamente fatte trovare pronte ad accoglierla con delizia. Tutt’intorno era calato un silenzio irreale, che dopo alcuni interminabili attimi era stato rotto solo dal suono umidiccio delle loro bocche che si allontanavano l’una dall’altra.
   Beast Boy aveva emesso un sospiro appagato, mentre Raven lo aveva lasciato andare con estrema lentezza. Quindi, dopo un istante di suspense, era scappata verso il bagno. Lì per lì nessuno aveva detto niente, ma subito Robin e Cyborg si erano sentiti mortalmente in colpa, convinti che la ragazza fosse andata a piangere in disparte, imbarazzata ed umiliata a causa della loro stupida trovata. L’avevano perciò raggiunta nel giro di un attimo insieme a Beast Boy, ansioso quanto loro, e avevano scoperto che invece quella sciagurata era corsa a recuperare il collutorio per mondare la sua bocca da quel bacio tutt’altro che anelato – non da lei, per lo meno.
   «Ha ragione B.» commentò Robin, ruotando gli occhi al soffitto con rassegnazione e provando empatia per il povero mutaforma. «Sei esagerata.»
   «Neanch’io ho fatto i gargarismi dopo aver leccato Silkie», le fece notare Cyborg.
   «No», gli diede ragione Raven, a onor del vero. «Ma ti sei quasi scorticato la lingua a furia di sfregartela. Cosa che dovrei fare anch’io, in effetti…» aggiunse in un mezzo sussurro, arricciando il naso per lo schifo.
   L’altro sollevò il sopracciglio buono. «Perché? Non è stato un semplice bacio a stampo?»
   «Chiedetelo alla lucertola dalla lingua lunga che sta accanto a voi», sbottò la maga, fissando due furiosi occhi indagatori sul suddetto rettile.
   Anche gli altri due si volsero a guardarlo, e Beast Boy, rosso in volto, si grattò la nuca e abbozzò un mezzo sorriso. «Scusa, ho agito d’istinto.»
   Dal fondo del corridoio arrivò un vivace trillo di gioia che annunciò il fulmineo arrivo in volo di Starfire. «Amica Rae!» esordì, tutta eccitata. «Devi assolutamente rifarlo!»
   «Sei pazza?!» scattò quella, facendo schizzare il collutorio dappertutto.
   «Abbiamo dimenticato di filmare la tua esibizione!» affermò l’aliena, tirando fuori da chissà dove la stessa videocamera con cui Beast Boy aveva precedentemente immortalato le vergogne delle vittime del gioco della bottiglia di quella sera.
   «Non esiste che io lo rifaccia!»
   Cyborg si morse le labbra per non ridere e Robin, che se ne accorse, rischiò di ghignare a sua volta. «Beh… Star ha ragione…» disse poi, sforzandosi di rimanere serio.
   «Ho detto di no!»
   «Ma non sarebbe giusto!» protestò Stafire, mettendo su un broncio infantile. «Io ho quasi vomitato a causa dei vostri calzini sporchi! Ed è tutto filmato qui!» disse, battendo affettuosamente una mano sulla videocamera.
   «Beh… in effetti, non hanno tutti i torti…» osò far notare Beast Boy.
   «Taci, tu!» ruggì Raven, desiderosa di incenerirlo.
   «È solo un bacino», tentò di farla ragionare lui, «e lo abbiamo già fatto, no?»
   «Scordatelo!»
   Robin lanciò uno sguardo divertito in direzione di Cyborg e, sottovoce, domandò: «Hai ripreso tutto con la microcamera che hai nell’occhio sinistro, vero?»
   «Se è per questo, lo sto facendo anche ora», precisò lui, lasciandosi infine vincere dall’aspetto più esilarante dell’intera faccenda e cedendo il passo ad una sonora sghignazzata. «E al di là del bacio già dato, che di per sé costituisce dell’ottimo materiale, anche avere la prova video che Beast Boy è disposto a supplicare Raven per averne un altro è un’arma di ricatto non indifferente.»












Non so voi, ma se io avessi amici del genere, non affiderei loro manco una piantina grassa.
Questa shot è stata concepita e appuntata sul cellulare durante il tragitto per andare e tornare dal lavoro, questa mattina. La cosa più assurda è che, per quanto li ami e li shippi insieme, non sono minimamente capace di scrivere roba davvero romantica con Beast Boy e Raven. Su ventotto shot, li ho fatti baciare due volte "in diretta" (Vischio e qui) e altre due volte "in differita" (Beghe amorose e Prime volte). Sono davvero un caso disperato. D:
Parlando di cose serie, snocciolo un paio di informazioni random che ho dato in risposta ad una recensione e che forse interessano un po' a tutti, e cioè (perdonatemi il pigro copia/incolla):
1. Tempo fa si parlava di una serie TV sui Teen Titans, dal titolo Blackbirds, le cui riprese erano state rinviate e poi cancellate (almeno per quel che avevo letto in giro). Intanto eccovi il link ad un altro articolo in cui si vaneggia a proposito di un film: http://www.mangaforever.net/261970/dc-extended-universe-possibili-dettagli-su-green-lantern-corps-e-teen-titans
2. Al San Diego Comic-Con, poi, hanno rilasciato anche le prime immagini del nuovo comics sui Teen Titans, dopo il Rebirth della DC: http://www.mangaforever.net/336968/prime-immagini-da-teen-titans-rebirth-con-damian-wayne-sdcc-2016
Se devo dirla tutta, i disegni non mi fanno impazzire (soprattutto se paragonati alla vecchia serie pre-New 52, cioè a quando Garfield e Raven hanno iniziato ad innamorarsi l'uno dell'altra), ma mi consola il fatto che i nostri preferiti dovrebbero tornare insieme (e difatti già qui sono gli unici due presenti nella stessa pagina, lol). Speriamo che almeno a livello di storia ne valga la pena!
Detto ciò, mi eclisso, sperando di riuscire ad aggiornare presto anche l'altra raccolta (che dovrebbe racchiudere ancora due o tre shot, credo, non di più).
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia e che sono meravigliosamente gentili con me. ♥
Buon fine settimana! (Si spera, visto il tempaccio...)
Shainareth





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Capitolo 29
*** Silenzi ***





SILENZI




Fare i conti con la propria coscienza è senza dubbio una delle cose più difficili da mandar giù. Era questo che di tanto in tanto era costretta a ripetersi Raven. Come in quel momento.
   Se ne stava sdraiata sul letto, al buio, ad ascoltare ciò che il suo vicino di camera non si curava di raccontare a bassa voce al proprio migliore amico. A quanto pareva, mentre cenavano al fast-food, Beast Boy aveva conosciuto per caso una ragazzina molto graziosa che, strano a dirsi, aveva riso ad una sua battuta snocciolata lì, senza l’intento di far colpo. Era stato questo ad incoraggiare il giovane a buttarsi, iniziando a chiacchierare a vanvera come suo solito e a farla ridere di nuovo – questa volta di proposito. Alla fine, le aveva chiesto di vedersi ancora e lei aveva accettato, e dal modo in cui stava facendo il resoconto dell’intera faccenda, Beast Boy ne sembrava entusiasta – Raven poteva avvertirlo anche attraverso la parete che li separava.
   «Come hai detto che si chiama?» gli stava chiedendo Cyborg, contento per l’amico.
   «Angela.»
   Angela, ripeté fra sé la maga, con disperata ironia. Si chiama come mia madre.
   Si volse sul fianco, un braccio piegato sotto al capo a mo’ di cuscino, le dita che giocherellavano con un filo scucito della vecchia trapunta. Era consapevole di non essere costretta ad ascoltare quella conversazione, e probabilmente neanche voleva farlo, poiché sapeva che ci sarebbe stata soltanto male. Eppure si impose di rimanere ferma lì, con le orecchie ben tese: se voleva continuare a recitare la sua parte, aveva il dovere morale di essere sempre un passo avanti rispetto a quello che Beast Boy le avrebbe fatto sapere di propria spontanea volontà.
   Chiuse gli occhi, cercando di controllare il respiro e di ignorare, invece, il furioso battito del suo cuore. Stava per infrangersi di nuovo? Beh, anche se così fosse stato, avrebbe avuto ben poca importanza se paragonato a ciò che sarebbe potuto accadere se fosse stata sincera fino al midollo.
   «Mi ha chiesto di andare a prenderla all’uscita di scuola, domani.»
   Tornò a spalancare le orbite, avvertendo di colpo una nota stonata in quella storia.
   Anche Cyborg dovette intuirlo, perché subito disse: «Non mi sembra una buona idea.»
   «Perché no?»
   «Non sei uno che passa inosservato, sai?»
   «E quindi?»
   E quindi è palese che questa ragazzina voglia solo divertirsi un po’, pensò furiosamente la maga, alzandosi a sedere sul letto. Per quale dannata ragione Beast Boy non riusciva mai a rendersi conto di quanto potessero essere false le persone? Le donne a cui si interessava, soprattutto. Non spettava a lei, comunque, farglielo notare; sperò che fosse Cyborg, più avveduto, a dargli il consiglio giusto.
   «Non hai pensato che potrebbe averti chiesto una cosa del genere soltanto per rendersi importante agli occhi degli altri?»
   Per l’appunto. Beast Boy avrebbe compreso, finalmente?
   «Beh… magari è solo una tipa che non si nasconde e alla quale piace fare tutto alla luce del giorno.»
   Il mio esatto opposto, commentò amaramente Raven, avvertendo un nuovo colpo al cuore. Fu quello che la indusse a muoversi, scivolando giù dal materasso e guadagnando la porta della camera. Nessuno la obbligava a rimanere ancora lì ad ascoltare, visto che ormai era venuta a conoscenza di tutto ciò che le interessava sapere.
   «Sì, ma nel tuo caso… nel nostro caso», si stava correggendo intanto Cyborg, la cui voce sembrava farsi sempre più vicina, «questo tipo di cose sarebbe sconsigliato. Siamo personaggi pubblici.»
   Raven aprì la porta proprio quando si spalancò anche quella della stanza accanto e il ritrovarsi davanti i due giovani la impietrì sul posto. Presa com’era dai propri sentimenti, non ebbe abbastanza sangue freddo da ricorrere al teletrasporto, per cui rimase zitta e ferma sulla soglia, in balia degli sguardi stupiti dei suoi compagni.
   «Oh!» esclamò di colpo Beast Boy, facendola sobbalzare. Aveva gli occhi allegri, proprio come il sorriso che gli illuminava il volto. Doveva piacergli davvero tanto, quella ragazzina, per renderlo così felice. «Rae, voglio anche la tua opinione!» Cyborg gli diede un calcetto sul malleolo, facendogli sfuggire un lamento smorzato dalle labbra. «Che?» domandò lui, accigliato.
   «Non credo sia una buona idea…»
   «Perché no? Raven è una ragazza, ed è la mia migliore amica.»
   Cyborg la vide serrare le labbra con forza, senza tuttavia emettere fiato. «Lascia perdere», consigliò ancora al mutaforma. Lei gliene fu grata, ma sapeva che sarebbe stato inutile, perché Beast Boy non avrebbe capito fino a che non ci avrebbe sbattuto il muso.
   «Qual è il problema?» si arrese a chiedere, ingollando l’amarezza insieme a tutto il resto. Come ogni santa volta.
   Beast Boy non si lasciò pregare e subito spiegò a modo suo. «C’è questa ragazza, Angela, che mi ha chiesto di andare a prenderla domani all’uscita di scuola.»
   «Per farsi bella con le amiche?» non si trattenne dal commentare acidamente la maga. Poteva anche fingere che non gliene importasse nulla, ma non sarebbe rimasta lì a guardare che gli spezzassero di nuovo il cuore.
   «Cos…? No!» protestò lui. «Che ne sai qual è il suo vero intento?»
   «Invece tu lo sai, qual è?» lo provocò ancora Raven, intrecciando le braccia al petto e appoggiando il peso del corpo contro lo stipite della porta rimasta aperta.
   Lo vide corrucciare le sopracciglia verdi. «Beh… ha accettato di uscire con me e…»
   «Ti ha solo chiesto di farti vedere con lei in pubblico», lo corresse la ragazza. «Non mi sembra molto furbo. Anzi, lo è, ma solo da parte sua.» E notando la sua confusione, aggiunse: «Se gli interessassi sul serio, o se desiderasse anche solo conoscerti davvero, ti avrebbe chiesto di vedervi in un posto più isolato, lontano da sguardi indiscreti.»
   Beast Boy parve pensarci un attimo su, ma poi disse: «Perché dovremmo nasconderci?»
   «Per non essere sotto i riflettori?» gli fece notare lei, continuando ad usare un tono volutamente poco gentile. «Nulla le vieta di vederti domani, sotto gli occhi di tutti e in balia di smartphone collegati ai social network più disparati, per scaricarti il giorno dopo senza una scusa plausibile.»
   «Beh… magari non ha pensato alle conseguenze della cosa…» balbettò il ragazzo, cominciando forse a capire quello che i suoi amici stavano cercando di dirgli.
   «O magari lo ha fatto e spera di diventare quella con cui è uscito Beast Boy», sottolineò senza pietà Raven. Dopotutto, come migliore amica lei non aveva nulla da perdere, mentre lui rischiava di andare incontro all’ennesima delusione. Tanto valeva essere rudemente schietta e tentare di salvare il salvabile.
   Il mutaforma serrò le mascelle, abbassando lo sguardo rabbioso sui propri piedi. «Sai invece cosa penso?» cominciò dopo qualche attimo. «Che come al solito ti diverti a smontarmi come ogni volta che c’è qualcosa che mi fa star bene.»
   Fu un colpo basso che Raven si era aspettata, eppure questo non le impedì di avvertirne tutte le conseguenze. Le sue difese iniziarono a crollare, ma cercò di mantenere i nervi saldi. «Non è vero», chiarì subito, interrompendo quello che aveva l’aria di essere un discorso più lungo. Le labbra ancora aperte per parlare, Beast Boy tornò ad alzare lo sguardo su di lei, fissandola con aria diffidente. «Può anche darsi che tu abbia ragione», si costrinse a dire la maga, ingoiando di nuovo il grosso nodo di sentimenti che le si era formato in gola, impedendole persino di respirare. «Ma dal momento che hai chiesto la mia opinione, voglio essere sincera: non credo che quella ragazza sia affidabile, per cui tieni gli occhi aperti.»
   «Non la conosci e…»
   «Non la conosci nemmeno tu», lo interruppe di nuovo, mantenendo fermo il tono della voce per poter finire il discorso senza che lui mettesse ancora becco. «Se fosse stata più seria, o se entrambi aveste semplicemente avuto più sale in zucca, ti avrebbe chiesto di vedervi altrove o di andare a prenderla con le sembianze di un animale di piccola taglia, così da passare inosservati fino a che non foste stati in un posto sicuro. Sicuro per te, che sei un personaggio pubblico e persino probabile bersaglio di chissà quale criminale in cerca di vendetta, ma anche per lei, che così facendo potrebbe evitare di attirare troppa attenzione su di sé facendosi vedere in tua compagnia. A meno che non sia proprio questo il suo obiettivo, in barba al pericolo che potrebbe correre se veniste presi di mira da qualche squilibrato o, come sopra, da qualche criminale in cerca di vendetta.»
   Era stata abbastanza esaustiva? Sì, Raven ritenne di sì. Lo avrebbe dissuaso dall’incontrare ancora quella ragazza, che sembrava destinata ad ammazzare tutto l’entusiasmo con cui lo aveva caricato quando aveva accettato di vederlo ancora?
   «Ha… senso», ammise Beast Boy, con buona pace dei suoi amici, che si sentirono liberi di tirare un sospiro di sollievo. «Quindi le dirò che andrò a prenderla nelle sembianze di un insetto!» continuò poi, tornando ad illuminarsi per quello che gli era parso il miglior consiglio che potesse ricevere al riguardo. «Corro a chiamarla, prima che vada a letto! Grazie mille!» esclamò infine, afferrando il cellulare e chiudendosi di nuovo in camera sua.
   Presa del tutto in contropiede, ancora una volta, Raven rimase ferma dov’era. Dapprima Cyborg tacque, limitandosi a guardarla con affetto; ma poi non riuscì a trattenersi oltre. «Non so chi di voi due sia più stupido.»
   «Lui, probabilmente», replicò d’istinto l’altra, raddrizzandosi e volgendogli le spalle per attraversare il corridoio e guadagnare più metri possibili dalla stanza di Beast Boy. Avrebbe voluto chiudersi a chiave nella propria, però se lo avesse fatto avrebbe corso il serio rischio di ascoltare involontariamente quella maledetta telefonata.
   «Perché tu, invece, sei un genio», fu il sarcastico commento che ottenne in risposta quella sua presa di posizione dettata non soltanto dall’orgoglio. Raven arrestò il passo, ma non si volse indietro. Cyborg si sentì autorizzato a continuare. «Tu gli piaci molto.» La vide stringere i pugni, ma non la foga con cui si morse il labbro inferiore. «Non ci vogliono necessariamente i tuoi poteri empatici per capirlo. Beast Boy è un libro aperto.»
   «Ha appena preso appuntamento con un’altra», osservò la maga, mantenendo un tono neutrale, nonostante tutto.
   «Sei ancora in tempo per fermarlo.»
   «Non sono io a dover scegliere cos’è giusto o sbagliato per lui.»
   «Allora perché continui a negarti?»
   Dunque Cyborg se n’era accorto. Si domandò se anche per gli altri la situazione era altrettanto palese e scoprì di non voler conoscere la risposta. In fin dei conti, non aveva senso continuare a rimuginare su un qualcosa che serviva solo a farla star male. Si era ripromessa di non cedere e così sarebbe stato.
   «Rae…» la chiamò ancora l’amico, questa volta con voce più dolce, quasi fosse stata una supplica.
   Lei schiuse le labbra e, dopo un attimo di esitazione, parlò. «Se anche fossi sincera e gli dessi anche la più piccola speranza, finirei soltanto per fargli molto più male di qualsiasi altra stupida ragazzina disposta a ronzargli attorno solo per divertimento.»
   «È di questo che ti sei convinta?»
   «È questo ciò che sono: un demone che si nutre dei sentimenti altrui. E semmai dovessi perdere il controllo dei miei, finirei per…» Troncò la frase a metà, abbandonandosi ad un sonoro sospiro che racchiudeva tutta la propria frustrazione. «Lascia perdere», disse poi con evidente stanchezza. «Dimentica ciò che ho detto», lo pregò infine, prima di riprendere la propria strada.
   Cyborg rimase ad osservarla fino a che non sparì alla sua vista. Sapeva che era inutile tentare di farle cambiare idea, perché per quanto la stessa Raven fosse consapevole di esagerare, esisteva davvero il rischio che accadesse proprio ciò che lei temeva. Non era giusto. Non lo era per niente.
   Lo pensava anche Beast Boy che, la schiena contro la porta chiusa della propria camera, anziché fare la sua telefonata era rimasto ad ascoltare ciò che gli altri avevano da dirsi. Scivolò a sedere sul pavimento, le ginocchia piegate al petto, le braccia appoggiate su di esse, gli occhi fissi nel vuoto.
   Raven rimase lontano da quel lato del corridoio per tutta la notte e anche dal resto della Torre per tutto il mattino seguente. Spiluccò qualcosa in un chiosco di tacos all’ora di pranzo e poi, non avendo alcuna voglia di tornare a casa, benché fosse forse l’unico luogo in cui non corresse alcun pericolo di incontrare, sia pure per caso, Beast Boy e la sua nuova conquista, preferì fare un giro fra alcune botteghe di una delle viuzze meno conosciute del centro.
   Accadde mentre curiosava fra alcuni vecchi LP posti accanto all’ingresso di un negozietto dell’usato: una farfalla verde le svolazzò attorno, andando poi a posarsi sull’angolo della copertina de Roméo et Juliette di Hector Berlioz che lei aveva appena preso fra le mani. Lì rimase per diversi istanti, senza che né l’una né l’altra osassero muoversi. Quindi, ritenendo quella creaturina fin troppo espressiva e dal colorito insolito per gli standard delle comuni cavolaie, Raven si lasciò andare ad un tenue sorriso che di allegro aveva ben poco. «Romeo, dimmi», iniziò con un filo di voce, leggendo fin troppo chiaramente nell’animo dell’amico, «Rosalina non è come te l’eri aspettata?»
   La farfalla mosse le antenne, ma non volò via né emise fiato. Anche la ragazza decise che non aveva senso continuare a parlare, per cui tacque e fece tesoro del loro silenzio. Un silenzio carico di pensieri e sentimenti che straziavano il cuore di entrambi, poiché non era per Rosalina che Romeo era venuto a cercarla, bensì per Giulietta che, testarda, continuava a negargli quell’amore che, lo sapevano entrambi, traboccava da ogni minima parte del loro essere.












Concepita ieri, scritta oggi (per metà quand'ero appena sveglia, quindi perdonatemi se non dovesse capirsi una mazza). Non so spiegare il perché di questa botta di malinconia, ma tant'è...
Ho ripreso il tema di Romeo e Giulietta, nel finale, perché viene associato a loro persino nei fumetti, anche se confesso che per un pezzo sono stata tentata di attribuire a Raven il ruolo di Rosalina, colei che Romeo ama all'inizio della tragedia, ma che gli si nega per via di un voto di castità. Nei comics, infatti, Raven si nega a Garfield non per preservare la propria purezza, ma per timore di fargli del male a causa della propria natura di demone. Tuttavia, credo che l'insegnante di Raven ci abbia preso in pieno in questa tavola dei comics: http://2.bp.blogspot.com/0xSI4u4XpmHGG1Zc5Oa9SPTmdMVcgWHo-x2x0V7F8eciPdAjOCfX-j_MwIWZ1dMRJNwdbVhBoG1T=s0
Anche la forma di farfalla l'ho mutuata dai comics, perché è proprio in quelle sembianze che Garfield attende Raven alla fine delle lezioni (qualche pagina dopo), chiedendole un appuntamento (al fine di dichiararle i propri sentimenti).
Altro piccolo appunto: di solito scrivo che è Beast Boy a gironzolare attorno a Raven perché è il primo ad interessarsi a lei e... beh, è vero solo per metà. Nei comics parte tutto da Raven che, colpita dall'affetto e dalla comprensione che lui dimostra nei suoi confronti, cede alla propria debolezza e lo bacia. Così, senza preavviso. Lui ci sta, chiaramente, e ci casca con tutte e due i piedi (praticamente come aveva già fatto con Terra, ma con una netta differenza: Terra lo stava solo prendendo in giro, Raven prova davvero qualcosa per lui). Da quel momento, nonostante Raven cerchi di sfuggirgli perché s'è forse resa conto della gravità della cosa, Garfield non fa altro che gironzolarle intorno (in realtà è un continuo tiro e molla da parte di entrambi, ma ho cercato di semplificare al cosa per non dilungarmi troppo).
In questa shot, dunque, ho voluto riprendere le ragioni che spingono Raven a tenersi lontana da Beast Boy, benché fra loro ci siano un grande affetto e una forte attrazione (mai dichiarata nella serie, ma direi che è palese e balza all'occhio di chiunque, altrimenti non li avrebbero messi insieme sia nei comics che nella parodia animata).
E questo è quanto, ho scritto anche troppo (anche se sono sicura di aver dimenticato qualcosa). Vi ringrazio per essere ancora qui a leggere tutte le sciocchezze che mi vengono in mente, e vi do appuntamento alla prossima shot.
Buona settimana a tutti! ♥
Shainareth





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Capitolo 30
*** Magia ***





Piccola nota
In questa shot ho immaginato una possibile entrata in scena del personaggio di Zachary Zatara, un mago adolescente molto potente, che è fin troppo consapevole delle proprie doti, al punto da non riuscire a farsi amici fra i Teen Titans quando (nei fumetti) si unisce al gruppo per un breve periodo di tempo. L'unica, forse, con cui riesce ad instaurare un rapporto simile è Raven, della quale si intuisce sia infatuato (lei, d'altro canto, sembra prenderlo in simpatia, ma all'epoca era già innamorata di Garfield, quindi non c'è mai stato nulla di concreto). E... nulla, volevo solo introdurvi il personaggio per non farvi cadere dalle nuvole quando vi troverete davanti il suo nome.

Buona lettura!










MAGIA




«Non posso crederci!» strepitò, portandosi le mani fra la zazzera spettinata per sottolineare tutta la propria contrarietà. «Vi rendete conto di cosa ha fatto?!»
   Ancora seduti attorno al tavolo dove avevano da poco finito di consumare la pizza, i suoi amici lo guardarono straniti. «Ma chi?»
   Beast Boy sgranò gli occhi, trovando assurdo che loro non fossero sconvolti quanto lui. «Raven!»
   «Ah», balbettò Starfire, continuando a non seguire il suo ragionamento. «E che avrebbe fatto, di tanto strano? Si è messa a ballare la blaghrakil con le mutande in testa?»
   «Che cavolo è la blacblar… quella cosa che hai appena detto?» non poté fare a meno di chiederle Cyborg.
   «Oh, è una tipica danza del mio pianeta», prese a spiegare l’aliena, tutta contenta. «Non è difficile, basta dimenare le braccia attorno alla testa, saltellando su un piede, e dando possenti calci nell’addome della persona che ti sta davanti.»
   «Quindi… è un ballo di gruppo?» osò ancora domandare l’altro, sempre più convinto di non voler tornare su Tamaran.
   Starfire chinò la testa sulla spalla con fare grazioso. «Non proprio», rispose con un tono vagamente dubbioso. «Credo la si possa definire una danza del corteggiamento: più calci ricevi da una persona, più capisci che quella persona è innamorata di te.» Robin rabbrividì, soprattutto quando lei si volse a guardarlo con occhi luccicanti. «Dovremmo provarla, una volta o l’altra!»
   «Magari l’altra», ripeté il giovane con voce tremante.
   Ci pensò Beast Boy a salvarlo, seppur inconsapevolmente. «Ehi, mi state ascoltando?!»
   I tre tornarono a prestargli attenzione. «Qual è il problema?»
   Gli occhi del ragazzo sembrarono pronti a schizzare fuori dalle orbite, tanto li spalancò. «Come sarebbe?! Ma non avete visto?!»
   «Che cosa?!» domandò Cyborg, esasperato.
   «Quel tipo! Zappara
   «Si chiama Zatara», lo corresse stancamente Robin, cominciando ad intuire quale fosse il problema.
   «Chi se ne importa come si chiama!» gracchiò Beast Boy, sull’orlo di una crisi di nervi. «Il punto è che, appena arrivato, si è avvicinato a Raven e, tutto impettito ed impostato, ha iniziato a fare lo splendido e le ha chiesto se voleva vedere le sue magie!»
   Non era andata propriamente così, tant’è che i suoi compagni trovarono il suo resoconto un pelino esagerato, dal momento che il povero Zachary, un probabile nuovo membro del team, si era accostato alla ragazza con fare incerto e a tratti persino goffo, farfugliando la sua richiesta con tono insicuro e in modo decisamente meno equivoco.
   «Beh, forse fra maghi si capiscono…» provò a calmarlo Starfire, facendo spallucce.
   «E lei?!» continuò invece Beast Boy, senza neanche ascoltarla. «Lei non solo ha accettato – quella cretina», non si trattenne dal ringhiare fra sé, ripensando alla cosa, «per di più gli ha persino sorriso! Capite?! Raven che sorride! Al primo che passa! Ci credereste?! A me non sorride mai
   «Perché non stai mai zitto», tentò di spiegargli l’aliena.
   «Perché le dài continuamente fastidio», confermò Robin.
   «Perché sei un rompiscatole», rincarò la dose Cyborg. E, approfittando del fatto che il loro compagno si fosse concesso una pausa per recuperare fiato, aggiunse: «Quindi è questo che ti dà fastidio. Che Raven si sia appartata con un altro.»
   Il mutaforma atteggiò i lineamenti del volto in una smorfia che esprimeva tutto il suo disappunto. «Loro non si sono affatto appartati
   «L’ho sempre sospettato», disse allora l’altro, rivolgendosi a Starfire.
   «Anch’io», annuì lei.
   «Io pure», affermò Robin.
   Beast Boy fissò i tre, che ora sembravano essersi messi a parlottare fra loro come delle brave comari. «Ehi!» esclamò infastidito. «Si può sapere di che state parlando?!»
   «Della tua cotta per Raven», tagliò corto il suo migliore amico, deciso a fargli aprire gli occhi una volta per tutte – ma soprattutto a zittirlo.
   Finalmente riuscì nell’impresa di ridurlo al silenzio e lui fu in grado di riposare le orecchie per qualche fortunato istante. Poi, in verità troppo presto, Beast Boy tornò in sé e recuperò la parola. «Cos…?! Hai bevuto, per caso?!»
   «Guarda che è sempre stato parecchio evidente», provò a spiegargli Robin, dando manforte all’amico cibernetico.
   «Tu sei più ubriaco di lui!» lo additò il più giovane.
   Starfire lo ignorò e azzardò a dire: «Tra l’altro, ho sempre creduto che anche l’amica Raven fosse attratta da te.»
   Lui tacque di nuovo, soprattutto quando gli altri due confermarono l’impressione avuta dall’aliena. Fece per parlare, ma ci ripensò. Provò a gesticolare, ma sembrò quasi muovere le braccia per abbozzare la blaghrakil. Respirò, ma scoprì che gli riusciva difficile. Decise di sedersi sul divano, ma gli parve di averlo fatto sui carboni ardenti e scattò di nuovo in piedi. Misurò a grandi passi la stanza, ma finì per inciampare e dare una capocciata contro al vetro della grande finestra. Il dolore infine lo riportò vagamente alla realtà e Beast Boy riuscì a connettere le sinapsi.
   «Quindi…» La voce gli uscì gracchiante e sommessa. La schiarì e riprovò. «Quindi dite che dovrei andare a fermarli?»
   «Dal far cosa?» non comprese Starfire. Robin le suggerì la risposta all’orecchio e lei sgranò gli occhi, portandosi una mano davanti alla bocca.
   «Credete che, se ora piombassi come un avvoltoio su quel Zapanna…»
   «Zatara», fu corretto, sia pure inutilmente.
   «…e gli cavassi gli occhi dalle orbite…»
   «Non c’è bisogno di arrivare a tanto», gli fu fatto notare, ancora una volta invano.
   «…Raven sorriderebbe a me
   Sconsolato, Cyborg sospirò sonoramente, mentre Starfire strinse le labbra con aria decisa. «Fai valere i tuoi diritti, B.B.!» disse, incoraggiando l’amico a procedere con quella tortura. Robin rabbrividì di nuovo: ma che razza di rituali di corteggiamento avevano, su Tamaran?!
   «Sapete che vi dico?» riprese parola il mutaforma, questa volta con fare risoluto. «Che sarà proprio quello che farò!» annunciò, avviandosi verso la porta. «Li troverò, li dividerò e… e… Raven mi sorriderà, certo!» stabilì, impacciato. «Dopotutto, lo faccio solo per questo», mentì a se stesso, evidentemente non del tutto pronto ad accettare la realtà dei fatti. «È una questione di principio!»
   Ormai rassegnati a perdere il nuovo acquisto dei Teen Titans prima ancora che il povero Zatara avesse dato una risposta definitiva al loro invito ad unirsi alla squadra, gli altri videro Beast Boy sparire dalla stanza e poi tornare dopo pochissimi secondi. «Ci hai ripensato?»
   «No», borbottò lui, col broncio. «È che non so dove diamine siano andati.»
   «Di sopra, sul tetto», si arrese a dargli aiuto Cyborg, seguendolo con lo sguardo mentre l’altro imboccava l’uscita di gran carriera e lanciava un grido di battaglia degno di un prode guerriero di Tamaran lungo tutto il corridoio.
   Starfire si sentì particolarmente fiera di lui. «È tutto così romantico!»
   «Chissà se lo sarà ancora, quando B.B. si ritroverà con le gambe al posto delle braccia e la testa infilata su per il…»
   «Hai reso l’idea, Cyborg», lo fermò Robin, non nascondendo un sorriso divertito. «A chi va di vedere uno spettacolo di magia?» Neanche finì di dirlo, che subito tutti e tre si precipitarono su per le scale che li avrebbe condotti sul tetto della Torre.












Ora che ci penso, non è che nella quinta stagione della serie animata compare anche questo Zatara e io non ne sono a conoscenza? Va beh, in caso si potrebbe considerare la presente shot come una what if?, no?
Sapete cosa mi secca? Che una volta che Beast Boy chiude con "la faccenda Terra" (beh, più o meno, se pensiamo a Blackest Night), inizia poi tutta la storia con Raven (ovviamente non accadono una dietro l'altra, ma credo che le due ragazze si possano definire i due grandi amori di Garfield). E nel cartone animato non viene mostrato. *Impreca contro la Cartoon Network che ha tagliato lo show nonostante la DC fosse pronta a partire con la sesta stagione*
Ad ogni modo, pare che ci siano delle possibilità di rifarci gli occhi con i film della DC (quelli di animazione, intendo), visto che per il prossimo anno uscirà quello in cui entra in scena Terra (quella dei fumetti, intendo, non quella più pucciosa e deboluccia della serie animata). Confido perciò in un altro film, in futuro, in cui sarà raccontata anche l'inizio della storia d'amore fra Garfield e Raven, che è decisamente più sincera e profonda. ♥
Ok, la smetto di fangirlare e vado a rispondere alle vostre recensioni alla scorsa shot. Perdonatemi per il ritardo!
Grazie a tutti e buona serata!
Shainareth





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Capitolo 31
*** Gusti ***





GUSTI




«Credi davvero che sia così stupida da non capire quando stai mentendo?!»
   La voce di Starfire si era alzata di una preoccupante ottava e si stava facendo sempre più vicina, segno che, con tutta probabilità, la proprietaria avrebbe fatto irruzione nella stanza di lì a pochi istanti. Questo sospetto indusse i tre amici a piegarsi istintivamente sulle ginocchia e a nascondersi dietro i banconi dell’angolo cucina dove, per golosità, stavano facendo razzia di waffles e panna.
   «Ti sto dicendo la verità», ripeté per l’ennesima volta Robin, lievemente stizzito. Perché mai quella donna doveva fargli quell’inutile partaccia?! Lui sapeva di avere la coscienza pulita e tanto bastava. Se poi lei continuava a sentire solo ciò che voleva… beh, erano affari suoi.
   «Davvero?» ribatté l’aliena, fermandosi poco dopo aver imboccato l’ingresso della stanza e voltandosi con fare provocatorio verso l’amato, le braccia conserte. «Allora dimmi cosa diavolo ci faceva quel maledetto capello rosso sul tuo mantello.»
   Cyborg stirò le labbra in un’espressione preoccupata – e non solo perché, fra lui e i suoi amici di nascondino, era il più grosso e di conseguenza quello che si ritrovava in una posizione più scomoda. «Quindi è questo, il problema…» bisbigliò.
   «Robin ha un’amichetta?» s’incuriosì Beast Boy, le sopracciglia corrucciate e un waffle fra le fauci. Da che li conosceva, Robin e Starfire non avevano fatto altro che gironzolarsi attorno a vicenda ed era sempre stato convinto che quella mostruosa cotta che avevano l’uno per l’altra, una volta confessata, sarebbe cresciuta fino a diventare qualcosa di più serio e profondo, qualcosa che non avrebbe certo incluso nel pacchetto un terzo incomodo.
   Si voltò verso Raven per cercare un qualche conforto nell’espressione del suo viso: essendo un’empate, la maga avrebbe senz’altro saputo dirgli se Robin stava mentendo o meno. Tuttavia, Beast Boy sorprese la ragazza impegnata a leccarsi via la panna da un dito e perciò per nulla attenta a quanto stava accadendo al di là dei banconi della cucina. Al giovane cadde il waffle di bocca e si mordicchiò il labbro inferiore, resistendo all’impulso di fare una battutaccia. «Parla e ti ammazzo», lo minacciò distrattamente Raven, dissuadendolo una volta per tutte dal commettere quell’errore.
   «D’accordo, Star», riprese Robin dopo qualche attimo, lasciandosi andare ad un sospiro rassegnato. «Fermo restante che non ti ho detto alcuna menzogna, preferisco che tu sappia ogni cosa. Così almeno capirai di essere saltata subito a conclusioni affrettate.»
   L’aliena lo vide avanzare verso il divano al centro della stanza, che scavalcò per sedervi su in una posa tutt’altro che rilassata. Starfire lo raggiunse, rimanendo però in piedi ad osservarlo dall’alto: Robin aveva le gambe large, la schiena inarcata in avanti, i gomiti posati sulle ginocchia e le dita intrecciate fra loro, lo sguardo basso. Sembrava stesse per fare una confessione importante e, per quanto le facesse male, la ragazza si preparò al peggio.
   «Quello che vi ho detto l’altro giorno era vero», iniziò a raccontare il giovane, la voce atona. «Sono stato a Gotham perché Batman aveva bisogno di me. E anche se considero tutti voi la mia famiglia… a Gotham ne ho un’altra.»
   Questa dichiarazione fece rizzare le orecchie anche agli ascoltatori nascosti: Robin era un tipo introverso, non amava parlare troppo di sé e di ciò che era stato prima. Sapevano soltanto che aveva fatto da spalla a Batman per molto tempo, al punto da poter considerare quel suo mentore quasi come una figura paterna. Era dunque a questo che si stava riferendo ora?
   «Quando sono venuto qui a Jump City non mi sono lasciato alle spalle soltanto Batman, ma anche un’altra persona a cui ero molto legato. Non scenderò nei particolari perché ormai è una storia chiusa da diverso tempo, però…» Robin si sfregò la nuca, cercando di trovare le parole adatte. «Anche lei faceva da spalla a Batman», soffiò infine.
   «Sta parlando di Batgirl!» annaspò Beast Boy, incredulo. Dunque quello sciupafemmine del loro leader se l’era spassata niente meno che con Batgirl?! Una mano cibernetica arrivò a tappargli la bocca con un gesto secco, soffocando anche il lamento che gli fuoriuscì dalla gola in seguito a quello che poteva quasi essere considerato un ceffone sul muso.
   Robin rimase in silenzio tanto a lungo che Starfire credette di poter finalmente prendere la parola. «Mi… Mi stai dicendo che sei tornato insieme a questa tua ex?»
   Strabuzzando gli occhi per l’incredulità, il giovane alzò il volto di scatto per guardarla e la trovò con gli occhi lucidi e le labbra tremanti per un pianto a stento trattenuto. Saltò in piedi e l’afferrò per le spalle con calore. «No, no, Star!» la smentì subito, sentendo il cuore stringersi in una morsa ferrea al pensiero che lei potesse piangere per una cosa del genere – che neanche era vera, per altro. «Non ti farei mai una carognata del genere!»
   Tuttavia, Star era ormai sull’orlo delle lacrime, la voce acuta. «E allora perché avevi un suo capello sugli indumenti?!»
   Più che furiosa, la ragazza era disperata; e pur nel dispiacere di vederla in quelle condizioni, Robin non poté fare a meno di provare nei suoi confronti una tenerezza tale da farlo sorridere. Le asciugò le lacrime con entrambe le mani e le prese il viso fra le dita, costringendola a guardarlo negli occhi. «Suo padre è un pezzo grosso di Gotham», le spiegò con dolcezza. «È stato coinvolto in un attacco da parte del Joker.»
   Starfire spalancò gli occhi verdi, resi ancora più belli dal velo di lacrime. «È morto?!» strillò, temendo il peggio per una persona che nemmeno conosceva.
   Se avesse potuto, Robin l’avrebbe baciata lì, all’istante. Lo fece, confondendola non poco. Tanto che, quando tornarono a guardarsi, l’aliena sembrava a dir poco stordita. «No, è solo stato ferito gravemente», riprese a dire il giovane, felice di avere accanto a sé una ragazza tanto buona e sensibile. «Per parecchie ore è stato fra la vita e la morte, per cui non c’è neanche bisogno che io ti dica quanto sua figlia fosse preoccupata per lui.»
   Starfire boccheggiò a vuoto per qualche attimo, prima di riuscire a chiedergli: «Quindi, dopo aver aiutato il Batman, sei rimasto con lei per confortarla?»
   «Non ti mentirò dicendoti che non le sono rimasto affezionato», ammise Robin, continuando a fissarla negli occhi. Anche se Batgirl era stata importantissima, per lui, quello che provava per la ragazza che gli stava difronte adesso non era certo da meno. «Le voglio bene, ma come amica», aggiunse, a scanso di equivoci. «E Batman… lui non è bravo con queste cose, perciò ero forse l’unico in grado di consolarla davvero in quel momento.» Tacque per un attimo, ma poi subito domandò: «Hai capito cosa voglio dire?»
   Vide Starfire sorridere e annuire con comprensione. «Perdonami», mormorò dapprima. Tirò su con il naso, sentendosi visibilmente meno gelosa ma assai più in colpa per aver dubitato dell’amato. «Non mi sono fidata di te.»
   «Colpa mia che non te ne ho parlato prima», si scusò anche il giovane, sentendo il cuore decisamente più leggero.
   «Ma quel signore adesso sta bene?» s’interessò di sapere l’aliena, spiazzandolo di nuovo con il proprio altruismo.
   «Ormai è fuori pericolo, si riprenderà», la rassicurò Robin, provando di nuovo l’impulso di baciarla. Lo trattenne, ma l’abbracciò comunque. «Ti va se dimentichiamo tutta questa storia e ce ne andiamo insieme da qualche parte, stasera? Soltanto tu ed io.»
   «Mi piacerebbe da matti», gli assicurò Starfire, crogiolandosi nel tepore del corpo di lui.
   Infine, ormai chiariti tutti i malintesi, uscirono mano nella mano dalla stanza senza accorgersi neanche per un istante dei tre spioni che avevano assistito – o meglio udito – a tutta la scena. E che rimasero fermi dov’erano per un’altra manciata di secondi prima di trovare il coraggio di raddrizzarsi sulle gambe indolenzite e di commentare la faccenda.
   «Certo che se le sceglie proprio brutte, le ragazze…» fu la prima impressione che Beast Boy si preoccupò di condividere sarcasticamente con gli amici.
   Cyborg sorrise divertito. «Non che mi interessi particolarmente, ma almeno adesso sappiamo per certo che gli piacciono le rosse.»
   «A me invece credo che piacciano le bionde», ponderò l’altro, preparandosi ad azzannare un waffle appena ricoperto di miele.
   «A te basta che respirino», lo prese in giro il suo compagno.
   «Questo non è vero», s’indispettì il mutaforma, la fronte corrucciata. «Le bionde hanno un qualcosa in più, che…»
   «Guarda là», lo interruppe Cyborg, facendogli cenno di guardare in direzione di Raven, troppo presa a leccarsi di nuovo le dita sporche di panna per prestare attenzione alle loro futili chiacchiere. Dopotutto, era risaputo che quando c’erano di mezzo i waffles, la maga non riusciva quasi a pensare ad altro.
   Beast Boy rimase a bocca aperta, osservando con fin troppa attenzione i gesti – involontariamente – sensuali della ragazza; poi, però, ingollò rumorosamente a vuoto e fu costretto ad ammettere in un rantolio: «…in effetti anche alcune more hanno il loro perché, dannazione…»












E rieccoci qui! In teoria questa avrebbe dovuto chiamarsi "Gelosia", perché nelle mie intenzioni iniziali Cyborg avrebbe fatto una battutaccia sulle ex e sulla gelosia di noi donne e blabla, insinuando che Raven ce l'avesse tanto con Terra perché era, appunto, gelosa di lei e del suo rapporto con Beast Boy. Peccato solo che Raven ami troppo waffles per prestare orecchio a certe provocazioni (d'altra parte i waffles sono dannatamente buoni). Insomma, a Robin piacciono le rosse, a Beast Boy le bionde (salvo eccezioni) e a Raven i waffles. Come da titolo, ognuno ha i propri gusti.
Ad ogni modo, come avrete notato, ho giocato un po' con i vari universi animati, ripescando la vecchia, amatissima serie su Batman che vedevo da bambina (e che dovrò rivedere al più presto, perché l'adoravo!) e facendo anche cenno alla prima fiamma di Robin/Dick, ovvero Batgirl/Barbara Gordon (anche se, per quel che ho capito, fra loro continuerà ad esserci un tira e molla proprio come fra Dick e Kori... insomma, chiamatelo scemo).
E niente, so che questa è più una RobStar che una BBRae, ma oggi girava così. E credo anche che non sarà la sola shot che farà cenno alla Batfamiglia.
Un'ultima cosa: oggi uscirà Teen Titans: Rebirth (in America, si intende), e ammetto che non so davvero cosa aspettarmi. Ho letto Teen Titans - The New 52 (2011) nei giorni scorsi e... non mi ha entusiasmata per nulla, sia per via della trama in sé che per via dei personaggi (che ho trovato molto differenti da quelli della cronologia classica). Posso però darvi quest'informazione (SPOILER PER CHI VOLESSE LEGGERE LE SCANS O RECUPERARE GLI ARRETRATI IN FUMETTERIA): qui Beast Boy viene catapultato all'interno della serie da Raven, dopo che ha perso il suo precedente team nello spin-off The Ravenger. In quest'ultimo Beast Boy è rosso e ha un'orgine completamente differente (è stato tenuto in laboratorio insieme a Terra, con la quale ha una relazione sincera perché lei qui non è cattiva e/o in combutta con Slade), ma di fondo non sembra cambiato troppo. Ora ho iniziato a leggere la serie del 2014 (sempre The New 52), che è direttamente collegata a quella del 2011, e posso dire che, nonostante sia praticamente il seguito della precedente, qui Beast Boy è stato resettato: pur mantenendo inalterati i rapporti che si erano creati con questa nuova formazione dei Teen Titans, è tornato verde ed è tornato alle proprie solite origini (cresciuto con i propri genitori, morso da una scimmia e blabla), pertanto le vicende che lo vedevano rosso e appartenente ad un team (con Terra e non ricordo chi altri) sono state bellamente ignorate, come se non fossero mai successe. Forse alla DC si erano resi conto della cavolata, ma... boh, tutto ciò mi lascia comunque fortemente basita. Saprò dirvi di più quando andrò avanti con la lettura.
Intanto vi auguro buon pomeriggio, nella speranza di poter quanto prima rimettermi all'opera.
Shainareth
P.S. Più tardi risponderò alle vostre ultime recensioni, perdonate il ritardo e grazie infinite per essere così gentili da farmi sapere cosa pensate di questa raccolta! ♥





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Capitolo 32
*** Amuleto ***





AMULETO




Sangue. C’era sangue dappertutto. Ne aveva piene le narici, la bocca, gli occhi. Ogni parte del suo corpo vi era immersa. Ne fu terrorizzata e nuotò verso l’alto, dove forse avrebbe potuto trovare una via d’uscita da quell’orribile situazione. Quando riuscì a raggiungere la superficie, inspirò a pieni polmoni e spalancò le orbite: attorno a lei, un esercito di figure incappucciate, tra le quali spiccava un ghigno malefico che le sorrideva dalla prima fila. L’essere, forse un ragazzo, le si avvicinò, le prese il viso fra le mani e fece per baciarla sulla fronte. Non le riuscì di opporre resistenza, nemmeno quando si rese conto che lui non voleva affatto baciarla; lo sentì invece afferrare fra i denti la pietra che lei aveva sulla fronte, serrare la presa fra gli incisivi e strattonare con forza, facendola urlare a squarciagola.
   Raven sobbalzò, sentendo ancora l’eco della propria voce risuonare nella stanza. Era stato un sogno? Soltanto un sogno? Lo era stato, si disse con sollievo, girandosi supina sul letto e sfregandosi gli occhi con forza. Sentiva il cuore rimbombare nelle orecchie, come un tamburo da guerra, come se volesse esploderle in petto, e lei non riusciva a non porsi una terribile domanda: se quello appena vissuto non era stato altro che un incubo, perché mai le dava la sensazione di essere stato fin troppo reale? Come se si fosse trattato di qualcosa che aveva già vissuto, un ricordo perso nel tempo e nella memoria.
   Avvertì l’ansia crescere e si impose di calmarsi. Si portò la mano al petto, cercando spasmodicamente con le dita il piccolo amuleto che portava con sé dal giorno in cui aveva sconfitto Trigon, suo padre. Era imbevuto di un potere antico, il più forte, il più sincero. Le diede conforto e subito il suo respiro, dapprima affannoso, cominciò a rallentare. Quando si sentì meglio, la ragazza decise di alzarsi; dopo quell’incubo non sarebbe riuscita a riprendere sonno con facilità.
   Uscì dalla camera senza curarsi di mettere qualcosa sul pigiama e percorse il lungo e buio corridoio della Torre, conscia che lì non avrebbe corso alcun pericolo fisico. Quanto ai propri demoni interiori, ormai erano nuovamente sotto controllo.
   Nella sala principale, dove si era diretta con il proposito di prepararsi una tisana rilassante, trovò l’enorme schermo al plasma acceso e su di esso spiccava l’immagine di un grande campo sportivo circondato da lunghe tribune e da un pubblico composto per lo più da ragazzini urlanti, che facevano un tifo indiavolato col naso puntato all’insù e gli occhi incollati alle due squadre di giocatori a cavallo di una scopa volante.
   «Trasmettono Harry Potter a quest’ora della notte?» domandò Raven, apparentemente a nessuno.
   Invece, come aveva previsto, da dietro lo schienale del divano fece capolino Beast Boy che, troppo preso dal film, si accorse solo in quel momento della sua presenza. «È un DVD, in realtà», rispose confuso, mettendo in pausa e osservando l’amica avanzare verso la cucina. «Come mai ancora sveglia?»
   Raven rimase in silenzio per qualche attimo. Aveva davvero voglia di parlare del sogno appena fatto? No, ovviamente. «Sono venuta solo a prepararmi una tisana. Non ti disturberò a lungo.»
   «Non mi disturbi», le fece sapere l’altro, continuando a seguire i suoi movimenti. C’era qualcosa di diverso, in lei, e solo dopo alcuni istanti Beast Boy si rese conto che si trattava del suo pigiama. Era abituato a vederle indosso abiti accollati o il solito, pesante mantello blu, perciò gli faceva uno strano effetto trovarsela davanti con indumenti di tutt’altro genere. Un vago sorriso andò a dipingersi sulle sue labbra: Raven era carina e neanche sospettava di esserlo.
   «Quindi… conosci Harry Potter», le domandò per gioco.
   «È difficile ignorare qualcosa che ha un successo mediatico così grande da far venire la nausea», si sentì rispondere. «E comunque, credevo che fossi troppo cresciuto per questo genere di storie.»
   Il giovane aggrottò la fronte, contrariato. «Non parleresti così se avessi visto i film.»
   «Ho letto i romanzi», lo sorprese Raven, ammettendo di conoscere la saga anche meglio di lui. Beast Boy strabuzzò gli occhi e la fissò a bocca aperta. La maga quasi si lasciò scappare un sorriso divertito. «Volevo capire perché mai avesse avuto tanto successo, e così…» si giustificò, sentendosi davvero in vena di scherzarci su. Aveva bisogno di distrarsi e sapeva che lui era la persona giusta con cui farlo. Perché Beast Boy era sempre pronto a tirare su il morale del gruppo, sempre disposto a strapparle una risata – sia pure invano. «E comunque», riprese la ragazza con chiaro intento provocatorio, «il mio preferito è Voldemort.»
   Ebbe l’effetto sperato, perché il suo compagno saltò in ginocchio sul divano e si sporse oltre la spalliera. «Non puoi davvero tifare per il cattivo!» esclamò scandalizzato.
   «Non ho detto che tifo per lui», lo rabbonì subito Raven, occhieggiando nella sua direzione con divertimento misto a tenerezza. «Ho detto solo che è un bel personaggio. Un cattivo degno di nota. Come pure Bellatrix. Mi piacerebbe essere come lei.»
   «Una pazza criminale?» stentò a crederci Beast Boy.
   L’altra lo ignorò. «Quale film stai guardando?»
   «Il secondo, ma non vedo l’ora di arrivare al quinto.»
   «Come mai?»
   «Mi piace tutta la parte in cui Harry ha quegli incubi su Voldemort. Sai il collegamento che c’è fra loro? Quello che permette a Harry di avere sogni premonitori?»
   Raven rallentò istintivamente il movimento della mano con cui stava ruotando il cucchiaino nella tisana ormai pronta. E se quello da lei avuto fosse stato un sogno premonitore?
   «A te è mai capitato di farne?»
   Quella domanda, posta con ingenuità, la indusse a sollevare le iridi violette sul compagno che la fissava spensierato dall’altra parte del divano. «Non lo so», ammise lei con un filo di voce. Beast Boy non capiva nulla di magia, eppure a volte sembrava leggerle nel pensiero. Peggio ancora, riusciva a toccare sempre i tasti giusti. Mossa di nuovo dall’istinto, senza quasi avvedersene, Raven cercò l’amuleto nascosto sotto la maglietta. Appena lo trovò, le parole le uscirono di bocca prima ancora che lei riuscisse a controllarle: «Ho fatto un sogno, però. Prima, intendo.»
   Dall’espressione del suo viso e dal tono della sua voce, Beast Boy capì che si trattava di un discorso serio. «Che genere di sogno?» Di certo, si disse, non doveva essere stato piacevole se l’aveva buttata giù dal letto a quell’ora di notte, bisognosa addirittura di un infuso calmante. Sapeva che Raven era la più problematica dei suoi compagni per ragioni estrinseche alla sua volontà, e sapeva anche che ce la metteva tutta per superare le difficoltà che implicava la sua natura demoniaca. Da quando Trigon era stato sconfitto, per esempio, si stava sforzando di essere più socievole e, a tratti, persino più allegra – per quanto potesse esserlo Raven, si intende.
   La vide stringere le labbra, forse indecisa sulle parole da usare, e fu in quell’attimo di esitazione che Beast Boy si accorse della catenina d’argento che le pendeva dal collo, immergendosi nella semplice scollatura della maglietta; all’altezza del petto, fra i seni, la sua amica stringeva qualcosa, presumibilmente un ciondolo. Le dava conforto?
   «Ero immersa in un liquido e nuotavo per venirne fuori. Credo fosse sangue», raccontò la ragazza con voce incerta, sforzandosi di non lasciarsi di nuovo travolgere dalle tumultuose emozioni che l’avevano svegliata di soprassalto nel cuore della notte. Tentò di farsi forza e di scherzarci su. «Ero nuda. E calva.»
   «Allora hai sognato il momento della tua nascita», l’assecondò il compagno, riuscendo nella titanica impresa di farle incurvare verso l’alto un angolo della bocca.
   Aveva senso, pensò Raven, nonostante tutto. Anche se aveva detto quelle parole per gioco, nella speranza di tirarle su il morale, probabilmente Beast Boy aveva ragione. Quel pensiero le rischiarò la mente e la convinse della cosa: aveva sognato la propria nascita, ma diversa da quella avvenuta dal ventre materno. Eppure, rimaneva l’incognita della folla di figure incappucciate attorno a lei, del giovane che avanzava nella sua direzione e le strappava la pietra che portava sulla fronte, provocandole un dolore straziante.
   «Ti va di unirti a me in una maratona?»
   Alzò di nuovo lo sguardo sull’amico e si accorse che la fissava con aria speranzosa. Se avesse potuto, si rese conto la ragazza, Beast Boy avrebbe anche scodinzolato. Aveva bisogno di compagnia o voleva solo distrarla per non farle pensare all’incubo appena avuto?
   «Non ho mai visto i film.»
   «Tranquilla, ripartiamo dal primo.»
   «Stai scherzando? L’hai appena finito.»
   «E tu credi che la cosa mi spaventi?»
   Il giovane si alzò dal divano e si mise subito ad armeggiare con il lettore DVD. A Raven non interessava un accidenti di quei film, ma osservando le sue spalle avvertì con prepotenza il bisogno di sedere accanto a lui, di sentire il suo calore fisico ed emotivo. C’erano delle volte, come quella, in cui Beast Boy riusciva a comunicarle esattamente il senso di protezione che lei anelava da sempre. Era stato proprio questo a spingerla, subito dopo la sconfitta di Trigon, a tornare sul luogo dello scontro; per recuperare qualcosa che aveva perso, qualcosa di importante, qualcosa che, sulla pelle nuda, aveva lo stesso calore e lo stesso amore del suo compagno: una piccola moneta da un centesimo che valeva più di qualsiasi altro tesoro.












E dopo una RobStar con sfumature BBRae, ecco una 100% BBRae. Ho sempre pensato che quel centesimo portafortuna volesse dire molto, molto di più per entrambi, perché ha in sé il valore della loro amicizia; non soltanto da parte di Beast Boy, ma anche di Raven, che lo tiene stretto nel pugno fino all'ultimo istante, quando crede di stare morendo per via della profezia.
La parte del sogno l'ho palesemente rubata dalla prima scena in cui compare Raven nei comics del 2003, ed è davvero il momento della sua (ri)nascita dopo la sconfitta di Trigon. Quanto alla scelta di Harry Potter, non biasimatemi, per favore: parla di incantesimi, di connessioni psicologiche e oniriche, di incubi, di protezioni e d'amore. Ho pensato potesse essere lo spunto necessario per far sciogliere la lingua alla nostra eroina, un punto d'incontro fra lei (che ama la magia e i libri) e Beast Boy (che è un nerd televisivo/cinematografico). Altra ragione (decisamente più stupida) per cui ho scelto questa saga è che, come le trasposizioni animate/live action della DC, anche quella appartiene alla Warner Bros. Aspetto con impazienza gli insutli. :'D
Detto ciò, fuggo e vi do appuntamento al più presto con una nuova shot di questa o dell'altra raccolta BBRae.
Buona giornata e grazie per tutto! ♥
Shainareth





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Capitolo 33
*** Soli ***





SOLI




«Non posso davvero credere che siano stati così egoisti.»
   «Non si tratta di egoismo, lo sai.»
   «Come se essere un Teen Titans non fosse già di per sé una delle massime aspirazioni della vita.»
   Gli occhi fissi sul soffitto buio della propria camera, Raven ascoltava quasi in devoto silenzio lo sfogo dell’amico. Normalmente lo avrebbe messo a tacere con fare brusco nel giro di pochi attimi, e lo avrebbe soprattutto cacciato fuori dal suo letto a calci nel sedere in modo ancor più rozzo; eppure questa volta la situazione era diversa. Totalmente diversa.
   «Perché non bastava che Cyborg si facesse abbindolare dalla Justice League e ci lasciasse tutti con un palmo di naso, no.»
   Beast Boy era più che consapevole che non si poteva affatto biasimare il suo migliore amico per quel salto di qualità: lottare contro il crimine al fianco di Batman, Superman, Wonder Woman, Flash, Aquaman, Green Lantern… tanto per citarne alcuni.
   «Che poi, dico io, cosa ci sarà di così speciale in quel team?»
   «Tu non avresti fatto la stessa cosa?»
   «No», negò con forza il giovane, sicuro della propria integrità. «E sai perché? Perché è questa, la mia famiglia.»
   «C’è anche chi di famiglia ne ha più di una», lo smentì Raven con voce atona. Non che volesse fare l’avvocato del diavolo, ma bisognava pur far ragionare Beast Boy in qualche modo. «Tu non facevi parte della Doom Patrol?»
   Punto sul vivo, lui arricciò il naso. «Beh, ma che c'entra?» Sì, certo, considerava Mento al pari di un padre e Elasti-Girl al pari di una madre, però era diverso, perché quei due lo avevano cresciuto. E dopo, quando lui era diventato abbastanza grande, aveva deciso di prendere la propria strada. È quello che fanno tutti i figli, no? Cyborg non era mica stato svezzato da Robin. E a tal proposito…
   «E poi, perché diavolo Robin ha dovuto cambiare nome? Voglio dire, so che lui e Batman hanno punti di vista diversi, ma… perché Nightwing?»
   «Non ti piace il suo nuovo alias?»
   «In realtà è abbastanza fico», dovette ammettere Beast Boy, suo malgrado. «Quello che non accetto è che, solo perché fra lui e Star è finita, abbia deciso di cambiare aria, tornando a Gotham.»
   «Anche tu sei scappato di casa dopo aver litigato con il tuo padre adottivo.»
   «Raven, se avessi voluto un grillo parlante, me ne sarei comprato uno, ti pare?»
   Lei sollevò le sopracciglia, incuriosita. «Ne vendono?»
   «Non lo so, non credo», borbottò dopo qualche attimo il giovane, corrucciato. «In ogni caso, non è giusto.»
   «Cosa?» domandò per inerzia la ragazza. «Che Cyborg si sia unito alla Justice League, che Nighwing sia tornato a collaborare con Batman o che Starfire, triste e confusa, abbia deciso di prendersi del tempo per sé, lasciando la Teen Tower per un lasso di tempo indefinito?» Sospirò, avvertendo tutta l’amarezza del proprio compagno e condividendola in pieno. «Le cose cambiano, Beast Boy. La vita non sempre va come vorremmo.»
   «Lo so», mugugnò lui, con un tono più infantile di quanto avrebbe voluto. «Però adesso siamo soli.» E questa era una cosa che lui, figlio unico di genitori ormai defunti, detestava. Aveva bisogno di affetto costante, di certezze, di un nido caldo e accogliente. Voleva bene ai suoi amici e in realtà appoggiava le loro scelte, perché era l’unico modo per quei ragazzi di crescere e di trovare la propria strada. Questo, però, significava ammettere anche un’altra cosa, e cioè che i Teen Titans, la loro bella famiglia ormai in frantumi, non era stata altro che una fase di passaggio, proprio come l’adolescenza che avevano condiviso tutti insieme fra quelle mura.
   Quando anche Starfire era andata via, quella sera, lui e Raven erano rimasti a fissarla dal tetto della Torre mentre spiccava il volo, e l’avevano seguita con lo sguardo fino a che non era diventata un puntino lontano, fino a che non era scomparsa alla loro vista, lasciandoli soli proprio come aveva detto Beast Boy. Anche Raven stava provando lo stesso sentimento di abbandono, benché, a differenza dell’amico, lei una vera famiglia non l’avesse mai avuta. Robin, Cyborg e Starfire erano stati per lei più preziosi di qualunque altra cosa, e adesso aveva dovuto lasciarli andare, soffocando il proprio dolore e la propria inquietudine dietro alla solita maschera inespressiva che era costretta a portare sin da che ne aveva memoria.
   «Rae…» Almeno le era rimasto Beast Boy, il compagno più fastidioso e chiassoso – e affettuoso – che avesse mai avuto. «Posso dormire con te, stanotte?»
   Si prese del tempo per rispondere. Dovette farlo per non giocarsi anche l’ultima presenza all’interno della Torre. «Ti sto già concedendo di stare sdraiato accanto a me, sul mio letto, in attesa che ti venga sonno.»
   «A maggior ragione», insistette l’altro, girandosi a pancia sotto e puntellandosi sui gomiti. «Se mi viene sonno, sarò troppo stanco per tornare in camera mia.»
   «Muori.»
   Rise per il modo in cui Raven glielo disse, spazientita e rassegnata al contempo. Beast Boy adorava quel briciolo di spontaneità che ogni tanto sfuggiva al suo controllo, perché era in quei momenti che la maga splendeva per la propria umanità. Era felice di saperla ancora lì con lui.
   «Pensi che dovremmo unirci ai Teen Titans dell’Est?»
   «Se lo facessimo, la costa Ovest rimarrebbe sguarnita.»
   «Allora che si fa? Mettiamo su un’altra squadra?»
   Per lo meno, si disse Raven, il giovane si stava mostrando propositivo. Non se lo era aspettato, a onor del vero, perché era convinta che, con la sua dipendenza dagli altri e il suo smisurato bisogno di affetto, Beast Boy si sarebbe anzitutto pianto addosso per un pezzo e solo in un secondo momento avrebbe razionalizzato quello che fra sé sicuramente definiva un lutto in piena regola.
   «Non ne ho idea», ammise la ragazza, avvertendo di colpo tutta la stanchezza psicologica di quegli ultimi giorni. «Forse dovremmo prenderci del tempo per riflettere.»
   «Sembra la frase di un telefilm», commentò distrattamente il mutaforma, desideroso di lasciar vagare la mente quanto lei. «Sai, quando uno dei due elementi di una coppia dice all’altro di volersi prendere una pausa dal loro rapporto.»
   «Con te la mia pausa sarebbe perpetua», precisò l’altra, a scanso di equivoci.
   Lui rise di nuovo. «Quindi potremmo anche sembrare una coppia?» Raven si lasciò scappare un verso esasperato che lo divertì più di prima. «In tal caso, prima di prenderci quella tanto famigerata pausa, dovremmo spassarcela, dico io.»
   «Torna in camera tua», ribatté la maga, irritata.
   «Dài, Rae…» tornò a mugolare lamentosamente il giovane. «Fammi rimanere qui, mi sento solo.» Nel dirlo, allungò un braccio nella direzione dell’amica, toccando senza volerlo qualcosa che non avrebbe dovuto. Gli arrivò un ceffone su una spalla. «Non l’ho fatto apposta, giuro!» si scusò immediatamente, sia pur tornando a ridere di cuore.
   «Se vuoi rimanere qui», mise in chiaro lei, intrecciando le braccia al petto per prevenire ulteriori contatti in zone proibite, «dovrai restare nella tua metà del letto. Non si accettano sconfinamenti di alcun genere.»
   «Neanche per un abbraccio?» stentò a crederci Beast Boy, nonostante conoscesse bene la risposta che lei gli avrebbe dato.
   «No.»
   «Ma mi sento triste!»
   «Mangia della cioccolata. È antidepressiva.»
   «Sul serio?»
   «Più o meno.»
   «Posso abbracciare almeno il tuo cuscino?»
   «Abbraccia il tuo.»
   «Ma non ha il tuo odore!»
   Spiazzata, Raven non seppe replicare alla dolcezza di quella rivendicazione. Ha vinto lui, pensò con un sorriso rassegnato sulle labbra. Prese coraggio e si girò sul fianco per cercare goffamente un contatto fisico con il compagno. Seppur stupito, Beast Boy non si lasciò pregare nemmeno per un attimo, e subito approfittò di tanta arrendevolezza per attirarla più vicina e stringerla a sé. La ragazza non protestò, ma anzi il mutaforma la sentì avvinghiarsi con forza a lui. Dunque, concluse rincuorato, anche Raven provava le medesime emozioni, lo stesso senso di solitudine. Ne ispirò il profumo, si crogiolò nel suo calore, e realizzò inaspettatamente che, nella sfortuna di essere rimasto solo, era stato comunque fortunato: probabilmente, se fosse stata lei ad abbandonare la Torre, si sarebbe sentito molto, molto più triste di quanto già non fosse.












Penso ad una storia del genere da molto tempo. Mi chiedo, infatti, come sarebbe andata se davvero gli altri tre avessero preso le medesime strade che hanno seguito nei comics (che non sono proprio come quelle da me descritte qui), lasciando Beast Boy e Raven come gli unici veterani della squadra. È triste pensare che tutto abbia una fine, ma la vita è sempre pronta a sorprenderci, nel bene e nel male. In ogni caso, sono sempre dell'opinione che, una volta chiusa una porta, si possa aprire un portone.
Detto ciò, mi perdo un attimo in chiacchiere varie sui comics, come faccio spesso di recente. Ne approfitto perché più di uno di voi mi ha chiesto informazioni al riguardo, perciò, adesso che sono più preparata, mi sento maggiormente pronta a rispondere. Questo anche perché sono stata al Romics appena conclusosi e ho fatto incetta di fumetti (mai spesi tanti soldi in vita mia ad una fiera del fumetto, sigh!).
Ho recuperato tutta la prima metà della saga dei Teen Titans del 2003 (quella su cui sto scrivendo l'altra raccolta, per intenderci), edita dalla Planeta De Agostini e, temo, difficile da trovare. So però che la RW Edizioni (la Lion, che pubblica i comics della DC in genere) ha ripubblicato questi cinque albi, anche se sul sito non tutti sono attualmente disponibili. Provate a cercarli, non si sa mai. Sono, per la precisione, quelli in cui inizia la storia d'amore fra Raven e Beast Boy.
Quanto alla seconda parte, che credo sia composta da altri cinque albi, la RW Edizioni sta ripubblicando anche questa proprio in questi mesi, quindi tenete d'occhio le vostre fumetterie, perché è negli ultimi due volumi (se non ricordo male) che i nostri due beniamini concretizzano definitivamente la loro relazione.
Se avete bisogno dei titoli degli albi per evitare confusione e per non rischiare di fare un acquisto per un altro, fatemi un fischio.
Per la cronaca, ho recuperato anche i numeri finora usciti con i capitoli della saga dei Teen Titans del 2014, che pur non contemplando alcuna relazione fra Beast Boy e Raven, delinea in modo adorabile la loro amicizia (e trovo che qui Raven sia a dir poco deliziosa). Ho anche letto le scans di Teen Titans: Rebirth, uscito la scorsa settimana, e come inizio sembra interessante. Staremo a vedere come si evolveranno le cose.
E dopo questa lunghissima digressione (sperando di non aver dimenticato nulla), vi auguro una buona serata e vi do appuntamento al prossimo aggiornamento.
Shainareth





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Capitolo 34
*** Coniugi ***





CONIUGI




Stava giocando ad uno dei suoi amati videogiochi sul gigantesco schermo al plasma della Torre, quando dalla porta alle sue spalle entrò Cyborg per comunicargli: «Ehi, B. Tua moglie ti cerca.» Il mutaforma ebbe un sussulto che gli fece quasi cadere di mano il controller, seguito da un brivido quando il suo amico aggiunse: «Sembra anche piuttosto infastidita.»
   Beast Boy contrasse il viso in una smorfia. «Dannazione… Che cavolo ho combinato, stavolta?» Sentì Cyborg trattenere a stento una risata e si voltò a guardarlo con espressione corrucciata. «Che hai da ridere?» volle sapere, quasi offeso. «Io rischio di essere preso a randellate da quella pazza e tu ridi? Credevo fossimo amici!»
   «Certo che lo siamo», gli assicurò l’altro, accostandosi al divano su cui lui era seduto, le mani sulle anche e un sorriso sghembo ancora dipinto in volto. «Ma in che altro modo potrei reagire? Ti stai preoccupando di quello che potresti aver combinato per farla indispettire e non del fatto che io ti abbia appioppato una moglie senza che tu sia realmente sposato…»
   «Cos…?» Beast Boy iniziò a capire ed un tic nervoso gli contrasse l’occhio sinistro.
   «La cosa più divertente», infierì il compagno, continuando a sghignazzare, «è che non ho nemmeno dovuto fare il suo nome, perché hai subito capito di chi stessi parlando.»
   Il più giovane scattò in piedi e lo additò con fare accusatorio e teatrale al contempo. «Tu…!»
   Non riuscì tuttavia a completare la sua invettiva, poiché dal corridoio si udì la voce della sua presunta sposa a due passi dalla stanza. «Lo hai trovato?»
   Il ragazzo sussultò di nuovo, in preda al terrore. «Io non ci sono!» esclamò in direzione dell’amico, prima di tramutarsi in un mastino e lanciarsi sotto al divano.
   Raven entrò subito dopo e rivolse uno sguardo interrogativo a Cyborg, che però finse di essere interessato al cielo al crepuscolo che si vedeva attraverso la grande finestra panoramica. La maga allora prestò attenzione al resto della stanza e affermò: «È inutile che tu ti nasconda. Avverto la tua presenza.» Beast Boy ingollò saliva a vuoto, ma non fiatò. Avvertì però il passo di lei farsi più vicino e arrestarsi proprio alle sue spalle. La sentì sospirare pesantemente. «Se avessi usato il cervello», disse la maga, osservando il modo ridicolo in cui tutto il posteriore del mastino era rimasto ben in vista, poiché troppo grosso per entrare sotto al divano. «ti saresti trasformato in qualcosa di più piccolo.»
   «Si sarà fatto prendere dal panico», ipotizzò Cyborg, venendo in soccorso dell’amico.
   Non certo dimentica del suo comportamento di poco prima, lei grugnì. «Zitto tu. Sei suo complice.» L’altro fece spallucce, divertito. Raven tornò a rivolgersi al cane, scrutandolo con rassegnazione. «Di’, è proprio necessario che tu metta in mostra determinate parti del tuo corpo?»
   «Nei molossi sono ben visibili, in effetti», le diede ragione Cyborg, tentando forse di ingraziarsela.
   Non ci riuscì. «Sfortunatamente, lo vedo da me, grazie.»
   «Magari le sta sfoggiando per chiederti scusa.»
   «Credi forse che io sia come uno di quegli uomini senza cervello a cui basta mostrare un paio di seni per essere raggirati come degli idioti?»
   «Che ne so come funzionate voi donne…» insistette il giovane, tanto per prenderla in giro. «Per lo meno, non puoi biasimarlo per averci provato.»
   Raven ruotò gli occhi al soffitto, ma preferì non replicare e tornò a rivolgersi al cane. «Esci fuori da lì.»
   «Col cavolo!» rispose finalmente Beast Boy, che senza vergogna continuava a mostrarle il deretano – e anche tutto il resto.
   «Non costringermi ad usare le maniere forti.»
   «Tanto mi prenderai comunque a ceffoni per un qualcosa che non so neanche di aver fatto!»
   Inarcando le sopracciglia scure, la ragazza si permise di fargli notare: «Se sai già che lo farò lo stesso, tanto vale comportarsi da uomo ed uscire da lì.»
   Punto nell’orgoglio, l’altro rimbeccò: «Tecnicamente, al momento non sono un uomo.»
   «Ha ragione lui», intervenne di nuovo Cyborg, ricevendo in cambio solo un’occhiata distratta – e infastidita – della compagna.
   Quest’ultima, iniziando a perdere la pazienza, afferrò Beast Boy per la coda e la tirò verso di sé. Lui guaì penosamente. «Se non vuoi che te la stacchi, esci fuori!» L’altro non cedette e le sue zampe, pur scivolando, cercarono di fare attrito contro il pavimento. Esasperata, Raven fece infine ricorso alla magia per sollevare il divano e far uscire il mutaforma allo scoperto.
   «Avresti potuto farlo anche prima», le fece notare Cyborg.
   «Non sarebbe stato doloroso», spiegò lei, serafica. «Per lui, intendo.»
   «Che sadica», commentò l’altro, tornando a sghignazzare.
   «E ora, ammasso di pulci», riprese la maga, rivolgendosi ancora una volta al grosso mastino verde davanti a lei, «veniamo a noi.»
   Beast Boy finalmente la degnò della propria attenzione, sfoderando due occhioni da cucciolo bastonato che avrebbero sciolto il cuore di chiunque. Più o meno. «Qualunque cosa io abbia fatto, sappi che non era mia intenzione crearti qualsivoglia fastidio…» uggiolò, tentando di impietosirla.
   La ragazza, però, si limitò a sollevare un sopracciglio. «Cos’hai, la coda di paglia?» chiese retoricamente. «Non hai fatto niente», lo rassicurò. «Non che io sappia, almeno.»
   Sentendo ciò, il mutaforma si ringalluzzì e subito si erse sulle zampe anteriori per affrontarla. «Allora perché vuoi prendermi a ceffoni?!»
   «Di sicuro te li meriti a prescindere», si sentì rispondere con noncuranza. Cyborg rise di nuovo.
   Stizzito, Beast Boy ringhiò: «Quindi mi cercavi per darmi dei ceffoni gratuiti?!»
   Raven gli mollò la coda. «In realtà, ti cercavo per un’altra ragione.»
   Vagamente rincuorato, il giovane tornò umano e le si affiancò per consentirle di rimettere a posto il divano. «E sarebbe?»
   «Robin mi ha chiesto di andare in missione, stasera», iniziò a spiegargli lei. «Si tratta di una perlustrazione notturna della zona portuale per un presunto traffico illecito.»
   Il mutaforma sfoggiò un’espressione infastidita. «Senti… posso capire che la cosa sia seccante, vista la zona malfamata e la nottataccia che potrebbe aspettarti, ma… ti pare un buon motivo per prendertela con me?»
   «Sì, dal momento che Robin mi ha chiesto di trascinarti laggiù insieme a me», sospirò Raven, svogliata. «Dice che noi due siamo i migliori per questo genere di missioni, e siccome lui sarà impegnato altrove…» Dicendolo, agitò la mano a mezz’aria, lasciando per il discorso a metà.
   Beast Boy sapeva che Robin aveva ragione: con la sua abilità di mutaforma e quelle di teletrasporto di Raven, loro due erano di certo i membri più furtivi del gruppo. Pertanto, se i sospetti del loro leader fossero stati fondati, il successo dell’operazione sarebbe stato assicurato. Il giovane si grattò la nuca. «Che seccatura», borbottò.
   «Appunto», confermò la maga, intrecciando le braccia al petto. «Però ci tocca. Quindi molla i videogiochi e mettiamoci all’opera.»
   «Va bene, d’accordo…» sbuffò Beast Boy, cercando il telecomando per spegnere la TV.
   Cyborg lo fermò. «No, aspetta. Lascia tutto così com’è», disse, togliendogli l’apparecchio di mano. «Non è detto che, solo perché a voi tocchi questa rogna, io non possa spassarmela al posto tuo.»
   «È ingiusto!» sbottò l’altro, guardandolo accomodarsi sul divano e iniziare a smanettare col controller del videogioco con cui aveva giocato lui fino a pochi minuti prima.
   Fece per aggiungere qualcos’altro, ma Raven lo bloccò, afferrandolo per un braccio e iniziando a trascinarlo fuori dalla stanza. «Sbrigati, non ho voglia di aspettare i tuoi comodi.»
   «Ma…! Aspetta, Rae!» annaspò inutilmente Beast Boy, mentre si dirigevano verso l’uscita e Cyborg gli rivolgeva un sorriso da schiaffi e agitava una mano in segno di saluto.
   «Scusa, amico», disse quello, con chiaro tono derisorio. «Ti aiuterei volentieri, ma… come si suol dire… tra moglie e marito, non mettere il dito.»
   Il mutaforma fece per ribattere ferocemente, tuttavia Raven arrestò di colpo il passo, facendolo cozzare contro di sé. Ruotò il busto verso il divano e rivolse a Cyborg due paia d’occhi rosso fuoco. «Goditi la serata», ruggì con voce cavernosa, dando segno di non aver mandato giù quell’ultimo scherzo. «Domani potresti non rivedere la luce del sole.»
   Il loro compagno cibernetico rabbrividì di colpo, mentre il sorriso sul suo volto lasciava il posto ad un’espressione allarmata che rallegrò invece Beast Boy. «Ben ti sta», commentò dispettosamente quest’ultimo, appena un attimo prima di essere di nuovo trascinato fuori dalla stanza dalla sua – presunta – dolce metà.












Non so se mi è mai capitato di dirlo, in calce ad una delle precedenti shot, ma quando realizzarono la serie animata del 2003, uno degli autori principali (David Slack) scrisse intenzionalmente il rapporto fra Beast Boy e Raven come se i due fossero stati una coppia sposata. :'D
Beast Boy and Raven were intentionally written by David Slack, the Titans head writer, as a "married couple", hence the relationship was one of deep loyalty and affection, but also laced with conflicting personality clashes. This "tough love" relationship between Beast Boy and Raven is continued in Trouble in Tokyo, also written by Slack. (Fonte: http://teentitans.wikia.com/wiki/Beast_Boy )
E niente, avevo voglia di scrivere qualcosa di stupido e leggero, visto che le ultime due shot erano state un pochino più serie e malinconiche. :3
Buon pomeriggio e grazie come sempre a tutti voi che continuate a seguire questa raccolta sgangherata! ♥
Shainareth





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Capitolo 35
*** Puppy eyes ***





PUPPY EYES




Era stato un combattimento lungo e sfibrante, ma almeno erano riusciti a rendere inoffensivo il nemico, che ora veniva portato via dalla polizia. Probabilmente, pensò Raven alzando lo sguardo oltre i palazzi vicini, gli altri loro compagni erano ancora alle prese con il socio, più grosso e nerboruto, del malvivente che lei e Beast Boy avevano appena assicurato alla giustizia. Nulla che l’agilità e l’ingegno di Robin o la forza e la potenza di fuoco di Starfire e Cyborg non potessero vincere, comunque.
   Esausta, ma fiduciosa nel buon esito dello scontro che stava avvenendo a pochi isolati da lì, Raven si acquattò sul bordo del marciapiede per tirare il fiato. Il passo stanco e ciondolante di un cane verde attirò la sua attenzione. La bestia si diresse verso di lei e le si accucciò accanto, posando poi il muso sulla sua gamba.
   «Sei stato grande, te lo concedo. Ma non sperare che per questo io…» La maga non finì di dirlo che il cane prese a fissarla da sotto in su. Raven strinse le labbra, incerta. Lui sfregò il muso contro il suo ventre e lei alzò lo sguardo al cielo, sospirando sonoramente. «Ti odio», soffiò fra i denti, affondando le dita di una mano nel pelo folto dell’animale, proprio dietro a un orecchio.
   Quello apprezzò il gesto al punto che cominciò a scodinzolare a tempo con i grattini. Nonostante lo sforzo, la ragazza non riuscì a trattenere un sorriso, seppur stanco, che indusse la bestia a sollevarsi sulle zampe posteriori per poggiare le altre sulle spalle della maga e darle una poderosa leccata sul viso.
   «Che schifo!» esclamò lei, scostandosi bruscamente e tentando di allontanarlo da sé. Quello però non demorse e le si avventò giocosamente contro, spingendola all’indietro e facendola sbilanciare. Raven lanciò un verso strozzato e si ritrovò stesa a terra, alla mercé del cane che ormai le era addosso e continuava a riempirla di bava e feste gioiose.
   «Mollami!» gli intimò, piantando una mano sul muso del compagno nella speranza che lui si decidesse a lasciarla andare. Beast Boy non lo fece, prendendo il tutto come un gioco. Dopotutto, quando gli sarebbe ricapitato di avere a che fare con una Raven tanto accondiscendente? Lei non dovette essere dello stesso avviso, perché tentò di dissuaderlo dal continuare con una parola assai poco salottiera, che fece ridere l’amico così tanto che riprese le proprie sembianze umane senza quasi accorgersene.
   «Sei uno spasso!» ci tenne a farle sapere, continuando tuttavia a rimanere fermo dov’era e, di conseguenza, a bloccarla a terra.
   «Ti assicuro che lo sarò molto meno, se non ti decidi a lasciarmi andare», lo minacciò la ragazza, smettendo di dimenarsi e fissandolo dritto negli occhi.
   Divertito, Beast Boy sorrise sornione. «Mah… non so… Potrebbe essere una buona occasione per vendicarmi.»
   «Di cosa?» fu la stupita curiosità che Raven non riuscì a tenere per sé. Quel ragazzetto era consapevole che le sarebbe bastato uno schiocco di dita per mandarlo all’altro mondo?
   «Per tutte le volte che mi inveisci contro», ebbe la faccia tosta di rispondere lui. «E anche per tutti gli scapaccioni che mi dài di solito.»
   «Ti assicuro che sono tutti meritatissimi.»
   «Questo lo dici tu!» si risentì, immusonendosi.
   Fece per aggiungere altro, ma qualcuno lo anticipò. «E noi che ci stavamo preoccupando che vi servisse aiuto…»
   Entrambi sussultarono e si voltarono di colpo, trovandosi davanti Cyborg che li stava osservando da chissà quanto con aria divertita. Solo a quel punto i due si resero conto della posizione ambigua in cui si trovavano, perciò Beast Boy scattò all’indietro, producendo un verso buffo proprio nell’istante in cui Raven gli assestava un colpo sotto al mento con il palmo della mano, facendogli così schiacciare la lingua fra i denti.
   E mentre lui quasi si rotolava a terra per il dolore, lei si rimise in piedi, rassettandosi gli abiti e i capelli nel modo più dignitoso possibile. «Avete finito?» domandò a Cyborg, dando un’occhiata a Robin e Starfire che, più in là, stavano consegnando anche il secondo malvivente alla polizia.
   «Noi sì», rispose il compagno, un sorriso sghembo in volto. «Direi che voi, invece, avevate appena cominciato.» Raven lo fulminò con lo sguardo e lui scrollò le spalle con noncuranza. «Non puoi negare che la situazione fosse parecchio fraintendibile», si giustificò.
   «Ma fei impaffita?!» intervenne a quel punto Beast Boy, la lingua rossa e gonfia che gli faceva un male cane.
   «Colpa tua che mi coinvolgi in certi stupidi giochi», ribatté la maga, mantenendo una calma invidiabile – almeno in apparenza.
   «Più che stupidi», si intromise Cyborg, mai stanco di prenderli in giro, «li definirei interessanti.» E dal modo in cui lo disse, non lasciò adito a dubbi circa il vero significato della parola da lui usata.
   Il mutaforma non mandò giù quella bieca insinuazione. «Gualda che non f’era neffun fecondo fine, nelle mie intefioni!»
   «Vuoi darmi a bere che non ci hai pensato neanche per un attimo?»
   «Ferto che fì! Fono pul femple un masfchio!» ammise a quel punto, per amor di sincerità.
   Cyborg scoppiò in una fragorosa risata e lui finalmente si rese conto di quello che aveva appena detto. Deglutendo a vuoto, occhieggiò in direzione di Raven che, il peso del corpo poggiato su una sola gamba e la mano sull’anca, lo stava fissando con aria lievemente accigliata. «Giuro che la prossima volta che mi fai i puppy eyes, ti mando direttamente k.o..»












Se avevate pensato che fossi morta o che avessi abbandonato la raccolta... beh, vi sbagliavate. Ho avuto un sacco di idee, in questi mesi, tuttavia mi mancava letteralmente il tempo per metterle per iscritto (e anche la forza e l'ispirazione per farlo). Chiedo scusa, ma il lavoro è stato parecchio impegnativo e temo lo sarà ancora. Voi, però, non perdete mai la speranza. Anche perché nel frattempo ho recuperato in italiano tutto ciò (o quasi) che riguarda la relazione fra Beast Boy e Raven nei vari comics (almeno dal 2003), quindi non appena avrò modo di rileggere i vari volumi, potrò tornare a lavorare anche sull'altra raccolta.
Continuando a parlare di comics, dal mese scorso è partito anche in Italia il rilancio delle testate della DC, e finora pare che sia stato fatto col botto. Non so se anche voi le seguite, ma a mio parere al momento merita tutto ciò che è stato pubblicato. Per i Teen Titans, che qui vengono conosciuti come Giovani Titani, dovremo aspettare ancora qualche mese, ma credo che ne varrà la pena perché dai capitoli usciti finora in America ne sta venendo fuori una storia piuttosto interessante (e se tutto andrà come deve, dovremmo riavere ancora i nostri beniamini insieme come coppia).
Infine, so che moltissimi fan della vecchia serie animata non sopportano Teen Titans Go!, ma vi informo che il prossimo 25 febbraio in America andrà in onda un doppio episodio speciale, dal possibile titolo "BBRae", dedicato interamente alla relazione fra Beast Boy e Raven. ♥
Detto ciò, torno nella mia cripta, con la speranza di poter aggiornare al più presto questa o l'altra raccolta di shot.
Ringraziando di cuore chiunque sia ancora qui a leggere, auguro a tutti voi una buona serata.
Shainareth
P.S. Chiedo venia a tutti coloro che aspettano una risposta alle recensioni. Prometto di rimediare durante questo fine settimana!





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Capitolo 36
*** Empatia ***





EMPATIA




«Scusa, ma… non ho voglia di ballare.»
   A dispetto del sorriso che le incurvava le labbra, a Raven non sfuggì la falsità di quell’affermazione. I suoi amici l’avevano trascinata di nuovo in discoteca, ma come accadeva tutte le volte, lei era rimasta per tutto il tempo seduta ad un tavolo, in un angolo, a sorseggiare una bibita e ad annoiarsi. Di più, tutta quella gente la infastidiva per i più svariati motivi, a cominciare dal fatto che lei non amava i luoghi – e le persone – chiassose e che, con i suoi poteri empatici, aveva difficoltà nel rimanere estranea a ciò che le accadeva intorno. Certo questo le dava l’opportunità di imparare molto sulle relazioni umane, che tanto le erano estranee, tuttavia alla fine giungeva sempre alla medesima conclusione: non facevano per lei. Non le relazioni di quel genere, per lo meno.
   «Ma ti ho appena sentita dire il contrario alla tua amica…» Anche se non lo stava guardando, Raven avvertì all’istante la confusione di Beast Boy; e l’avrebbe anche condivisa se non fosse che, proprio a causa dell’empatia, aveva già compreso dove volesse andare a parare quella scialba ragazzina. Non che fosse realmente insignificante, non da un punto di vista fisico, anzi; eppure ai suoi occhi, che vedevano ben più in profondità, appariva persino meno interessante del grosso bicchiere di limonata che aveva davanti a sé.
   «Ah… sì?» prese tempo quella, ridacchiando nervosamente e portandosi una ciocca dei lunghi capelli chiari dietro all’orecchio. «È che…»
   «Andiamo, solo un ballo!» insistette il giovane, offrendole la mano. Raven si dispiacque per lui, perché sapeva esattamente che tutto il suo entusiasmo sarebbe morto lì, per colpa di quell’idiota.
   Vide quest’ultima guardarsi attorno, invidiando l’amica con cui era arrivata lì e che si era lasciata trascinare sulla pista da un emerito sconosciuto, alto e belloccio. La biondina si schiarì la gola, cincischiò nella speranza di trovare una soluzione, ma così non fu. Pertanto, messa alle strette e non portando il minimo briciolo di pazienza, sbuffò: «Senti, non voglio ballare con te, ok?»
   Se lo avesse detto perché era già impegnata o perché aveva già trovato qualcuno che la interessava di più, Raven avrebbe fatto orecchie da mercante; ma dal momento che quella ragazzina era stata scortese sia nei modi che nel tono per una ragione ben più frivola di quanto volesse ammettere, la maga non poté fare a meno di indispettirsi – soprattutto per come c’era rimasto il suo compagno.
   «Beast Boy», si intromise a quel punto, cedendo per una volta al proprio istinto e cogliendo di sorpresa entrambi i giovani, che non si erano accorti di essere accanto al suo tavolo.
   La ragazza la fissò con diffidenza: aveva sentito bene? Quello era il famoso membro dei Teen Titans? Non che cambiasse molto… Certo era famoso, però…
   «Rae, non ti avevo vista…» balbettò il mutaforma, mentre la biondina, approfittando della sua distrazione, si defilava poco distante da lì, dove fu presto raggiunta dalla sua amica.
   «Siediti», ordinò Raven, in tono gentile ma irremovibile. Al punto che il compagno, colto alla sprovvista, si accomodò di fronte a lei, docile come solo in rare occasioni le era capitato di vedere. «Ascolta.»
   «Cosa?»
   «Non me», rispose la maga, facendo impercettibilmente segno alle proprie spalle, dove la biondina e la sua amica avevano iniziato un fitto scambio di chiacchiere. Con l’udito fine di Beast Boy, in barba alla musica assordante, non gli sarebbe stato difficile sentire ciò che si stavano dicendo quelle due.
   «Davvero quello è Beast Boy?»
   «Sì. La tizia che è con lui lo ha chiamato così. Mi ha chiesto di ballare, sai?»
   «E perché non gli hai detto di sì?»
   «Sei matta? È verde!»
   Raven storse il naso. «E lei è bionda, ma non mi pare che qualcuno la giudichi per questo», borbottò, cercando di non perdere la calma davanti a quella palese prova di razzismo – perché tale appariva ai suoi occhi. Sbirciò in direzione del compagno, che, muto, osservava le proprie mani sul tavolo davanti a sé. Le teneva serrate, come se faticasse a mantenere il controllo.
   «E poi ha anche le orecchie a punta», stava continuando la ragazza, non curandosi di nascondere il disgusto nella voce. «E le zanne, persino. Senza contare che… che… beh, è peloso!» sbottò, non riuscendo a capire come si potesse soprassedere su tutti quei mastodontici difetti fisici.
   «Scommetto che lo è anche lei, prima di andare dall’estetista.»
   Quella battuta di Raven riuscì finalmente a scuotere Beast Boy che, dopo essersi sentito giudicato a quel modo unicamente per il proprio aspetto fisico, si lasciò andare ad una risata. Alzò lo sguardo e incrociò gli occhi dell’amica, grazie alla quale aveva scoperto che quella biondina non valeva neanche la metà di ciò che sperava di apparire. «Grazie», le disse solo, non curandosi di ascoltare il resto della stupida e maligna conversazione che quelle due tipe stavano avendo sul suo conto.
   La compagna lo vide afferrare il grosso bicchiere di limonata, dal quale bevve una lunga sorsata. «Quella era mia», protestò, accigliata.
   «Lo so, scusa», rispose lui, schioccando la lingua sotto al palato con gusto.
   La maga gli scippò di mano la bibita. «La prossima volta, sceglitela più intelligente.»
   «Non è che le persone vadano in giro con il risultato del proprio Q.I. tatuato in fronte, sai?»
   Lei però non lo stava ascoltando, presa com’era dal proprio senso di giustizia. «Poi si lamentano della nomea sulle bionde…»
   «Ehi», si risentì Beast Boy. «Guarda che in origine anch’io ero biondo.»
   «Per l’appunto», insistette l’altra. «È triste pensare che, per colpa di geni incompresi come voi, tutti i biondi sono oggetto di scherno.»
   «Di’, vuoi litigare?» Ghignando, Raven tornò ad offrirgli la propria limonata, a riprova che volesse solo prenderlo in giro. «A proposito… Perché ti sei presa il disturbo di intervenire?» volle sapere il giovane, sinceramente interessato alla faccenda. La maga non era tipo da impicciarsi negli affari altrui, anzi; eppure lo aveva fatto pur di prendere le sue difese.
   «Mi facevi pena», fu la risposta che ricevette.
   Beast Boy represse l’istinto di insultarla, tanto più che era perfettamente consapevole del fatto che quella dannata testarda fosse troppo orgogliosa per dire come stavano le cose in realtà – e cioè che gli voleva bene e che non tollerava che chicchessia lo ferisse in alcun modo.
   «In ogni caso», disse allora, inarcando le sopracciglia e fingendo disinteresse, «per colpa tua ora sono senza una dama.»
   «Cosa ti è sfuggito del rifiuto di quell’oca?» domandò Raven, non capacitandosi del fatto che lui potesse addossarle la responsabilità dell’accaduto. Bel ringraziamento!
   «Non pensa né più né meno di ciò che mi dici tu di solito», ribatté lui, serafico, dando un altro sorso alla limonata.
   La maga chiuse di scatto la mascella lasciata aperta e restrinse le palpebre. «Non puoi davvero paragonare le due cose.»
   «Perché no?» chiese Beast Boy, col chiaro intento di provocarla. Per tutta risposta, lei tornò a togliergli il bicchiere di mano, facendolo ridere di nuovo. «Senti…» ricominciò poi il giovane, avvertendo un vago senso di disagio. «Lo so che magari può sembrare strano, ma…»
   Raven scrutò negli occhi verdi che lui cercava di non posare da alcuna parte e sgranò i propri: quello che il suo compagno stava provando era davvero imbarazzo? Per empatia, cominciò a sentirlo anche lei e subito spostò lo sguardo altrove, temendo di diventare lei stessa un libro aperto. Come avrebbe potuto evitare che accadesse? Se Beast Boy avesse voluto tentare di far chiarezza sul tipo di legame che c’era fra loro, cosa avrebbe dovuto rispondergli? Il cuore prese a batterle forte in petto e Raven ebbe paura che questo potesse avere delle ripercussioni. Si impose di mantenere la calma e bevve dal proprio bicchiere per darsi la forza di affrontare quella situazione inaspettata.
   Poi, il giovane parlò: «Ti andrebbe di farmi da spalla?»
   La limonata le andò di traverso e la maga quasi rimase senza fiato a causa della tosse che la sconquassò tutta. Quando riuscì a respirare di nuovo a dovere, proprio mentre lui le domandava se stava bene, Raven lo fissò attraverso le lacrime che le annebbiavano la vista e annaspò: «Cosa…?»
   «Ah… sì, beh…» tergiversò di nuovo l’altro, tornando a balbettare. «Potresti venire con me, la prossima volta che tento di stoppare una ragazza?» L’espressione confusa della sua compagna mutò in una maschera d’orrore. «Sì, insomma… Così potresti dirmi subito se vale la pena perdere tempo con lei o meno.»
   Tutto qui?
   «Per favore», insistette lui, sfoderando un sorriso a trentadue denti con la speranza che tanto bastasse a persuaderla ad aiutarlo.
   La linea delle labbra di Raven si fece severa, così come le sue sopracciglia scure, che si aggrottarono e ombreggiarono sugli occhi chiari, creando un gioco di luci assai sinistro. Pur non avendo alcun tipo di potere empatico, sotto quello sguardo Beast Boy avvertì come un brivido gelido scendere lungo la spina dorsale ed iniziò a sudare freddo, soprattutto quando si accorse del modo spasmodico in cui lei aveva iniziato a stringere il bicchiere nel palmo della mano.
   «Rae…?» balbettò, cercando di capire cos’avesse detto di male. Infine, senza preavviso, un fiotto di limonata ghiacciata lo colpì in viso, entrando negli occhi e costringendolo a serrare le palpebre con forza. «Brucia!»
   «Brucerai all’inferno anche tu», gli assicurò la maga fra i denti, ripromettendosi di non aiutarlo mai più a gestire i rapporti con l’altro sesso.












L'empatia a volte gioca pessimi scherzi. Soprattutto quando non hai anche il potere di leggere nella mente. :(
Oh, a scanso di equivoci, la battutaccia sui biondi è fine a se stessa, non ha nulla a che vedere con chi ha i capelli chiari (se può consolarvi, anch'io li ho, sia pure non troppo). Meglio mettere le mani avanti per evitare di essere accusata di pregiudizi di sorta. XD
Di recente ho avuto modo di parlare con più di una persona riguardo all'IC dei personaggi in generale, ed io vorrei ora farlo anche qui. C'è chi accusa Teen Titans Go! di mostrare dei personaggi mostruosamente OOC, senza però sapere che anche nella versione animata del 2003, quella più vista e amata, i protagonisti sono altrettanto OOC (rispetto ai fumetti). Teen Titans Go! non è altro che una parodia, e come tale dev'essere presa: certo ci sono episodi meno riusciti di altri, ma io trovo che sappia essere comunque geniale (specialmente riguardo a certe chicche che possono essere comprese soprattutto dai lettori dei comics).
Rimanendo in tema, ma restringendo il campo alla BBRae, in America è da poco andato in onda l'episodio di cui vi parlavo l'ultima volta, e che ha avuto parecchio successo, a quanto sembra. Vi lascio con un video che riassume a dovere l'essenza della trama (non guardatelo se non volete spoiler) e vi do appuntamento alla prossima shot.
Buon proseguimento di giornata,
Shainareth
P.S. Ecco il link al video: https://www.youtube.com/watch?v=5U6xWdB2K6w





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Capitolo 37
*** Orgoglio ***





ORGOGLIO




Fu un contatto breve, tenero, silenzioso, ma tanto bastò. Fra i respiri lievi e confusi, i loro occhi si sfiorarono. E compresero che tutto era cambiato, che nulla poteva più essere come prima. Non per loro.
   Raven abbassò il capo, rifuggendo il suo sguardo. I capelli scuri le ricaddero davanti al viso, celandogli la sua espressione. Eppure rimase lì, accanto a lui.
   Beast Boy, al contrario, non riuscì a staccarle gli occhi di dosso, ancora incapace di credere a ciò che era appena accaduto. Ricordava con vaga lucidità di aver parlato a lungo con lei – di cosa ora non avrebbe davvero saputo dirlo – e poi, mentre se ne stavano ancora lì, a rimirare la luna piena dagli scogli ai piedi della Torre, era successo. Raven si era avvicinata a lui e d’improvviso tutto era diventato buio. Solo le sue labbra socchiuse bruciavano ancora, dandogli la sensazione di sentirsi sole. Avevano bisogno di capire, proprio come lui.
   Mosse una mano e, quasi con timore, insinuò le dita fra i sottili capelli di Raven, scostandoli di quel tanto che gli consentisse di vederla in volto. Le iridi chiare di lei si sollevarono sotto le folte ciglia scure, cercando timidamente il suo sguardo, forse in attesa di una qualsiasi reazione.
   Che subito avvenne, poiché il giovane fu vinto da quell’incantesimo con cui la maga sembrava averlo appena stregato. Le loro bocche si toccarono ancora, morbidamente e con meravigliosa consapevolezza, ed entrambi si resero arrendevolmente conto di quanto fosse semplice mettere da parte l’orgoglio pur di provare un attimo di felicità.












Fluff. ♥
Penso che la delicatezza e la tenerezza di certi momenti valga molto più del buon, vecchio romanticismo. E ogni tanto, in mezzo a tante shot idiote, anche a me piace condividere questo genere di sentimenti. Questa flashfic, comunque, fa i paio con Prime volte (scritta quasi un anno e mezzo fa, accidenti!).
Grazie a chi legge, recensisce e/o inserisce la presente raccolta fra le storie preferite/ricordate/seguite. ♥
Buon inizio di settimana a tutti!
Shainareth





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Capitolo 38
*** San Valentino 03 ***


Piccola premessa

La presente shot è un ipotetico sequel di un episodio del fumetto ispirato alla serie animata, e per l'esattezza fa riferimento ad una pagina in particolare del capitolo 27: http://readcomiconline.to/Comic/Teen-Titans-Go-2003/Issue-27?id=31841#8
Leggete almeno questa (soprattutto l'ultima vignetta) per comprendere al meglio l'input di ciò che seguirà.
Un'ultima precisazione: come già capitato in almeno un'altra shot della raccolta, anche qui mi sono concessa di dare la parola alle metamorfosi animali di Beast Boy, per il semplice fatto che nei comics originali (ma anche nella parodia animata) il nostro eroe continua a parlare anche nelle sembianze di una bestia.
Buona lettura!









SAN VALENTINO 03




Sordi ai richiami imploranti di Starfire, i due spiccarono il volo in tutta fretta, intenzionati più che mai a mettere la maggior distanza possibile fra la propria sanità mentale e la loro compagna dagli occhioni luccicanti – che tanto potere riuscivano inconsapevolmente ad avere su ciascuno degli altri Titans.
   Solcando il cielo dall’alto, Raven gettò uno sguardo panoramico giù, per le strade di Jump City, e si rese spiacevolmente conto che la maggior parte delle persone che le affollavano erano in coppia. Dannato San Valentino, imprecò fra sé. La considerava una festa commerciale e senza un reale significato – insomma, l’amore non avrebbe dovuto essere omaggiato di continuo? Quella forma di ipocrisia la mise di malumore, complice anche il fatto di essere quasi in quei giorni del mese, e la fuga dalla Torre per colpa di Starfire e del suo romanticume le avevano tolto ogni possibilità di rimanere comodamente a casa ad ingozzarsi di schifezze. E tra quella chimica e quella nervosa, ne aveva di fame…
   «Ehi, guarda quanta gente!» La voce di Beast Boy, tramutato al momento in un corvo, la riportò al presente e lei rallentò il volo. «La vedi quella folla laggiù? Sono tutti ammassati davanti a quel negozio…»
   Raven aguzzò la vista. «Credo sia un fast-food o qualcosa del genere. Forse una pizzeria.»
   «Ottimo, perché mi è venuta fame!» disse l’altro, tutto contento. «Andiamo!»
   La maga lo vide planare verso il locale, ma non lo seguì subito. Aveva senso andare a mangiare in un posto tanto affollato, con tutte quelle coppiette sdolcinate? Il nervosismo aumentò. Soprattutto perché realizzò che era ad un passo dal dover passare il giorno di San Valentino con Beast Boy. Non che vi fosse alcun secondo fine, in quell’uscita; tuttavia, la sua mente fu solleticata dall’idea di scappare in un’altra città senza dire niente a nessuno.
   «Rae!» gracchiò il suo compagno, tornando a tutta velocità nella sua direzione e facendola sobbalzare. «Vieni a vedere! C’è un’offerta super sulla pizza!»
   Si poteva dire di no ad una cosa del genere? Raven lo seguì senza più crucci, poiché la fame stava avendo la meglio sul suo povero orgoglio.
   Quando mise i piedi a terra, Beast Boy le si appollaiò sulla spalla. «Guarda, è scritto lì!»
   In vetrina, in effetti, c’era un grosso annuncio pubblicitario, con su scritto: “Offerta speciale di San Valentino! A tutte le coppie, una maxi pizza a metà prezzo!” Non appena lo aveva letto, il giovane aveva sentito le ghiandole salivari mettersi in movimento e lo stomaco gorgogliare. Scese dalla spalla di Raven e riprese la propria forma umana, stringendo le labbra e trattenendo la voglia di guaire come un cucciolo: se solo avesse avuto una ragazza per poter approfittare di quell’occasione!
   Un pensiero folle lo colpì e subito sbirciò nella direzione dell’amica, trovandola ancora intenta ad osservare l’annuncio. Avrebbe voluto chiederle di improvvisare una scenetta, lì su due piedi, pur di mangiare a poco una pizza formato famiglia, ma non osò. Di sicuro, si disse, Raven lo avrebbe mandato al diavolo – e c’era anche il serio rischio che lo facesse letteralmente.
   Eppure, in barba alla paura, il suo stomaco continuava a protestare. Valeva la pena correre il rischio? Dopotutto, pensò, Raven sapeva anche essere comprensiva e tanto, tanto paziente. E poi, se se ne stava ancora lì con lui, anziché andarsene per conto proprio chissà dove a trascorrere il giorno di San Valentino, era assai probabile che nemmeno lei avesse qualcuno con cui festeggiare. Beast Boy decise infine di tentare.
   Si schiarì la gola, attirando immediatamente la sua attenzione, e, sia pur con voce insicura, iniziò: «Mi stavo chiedendo… visto che siamo qui e che non possiamo tornare a casa…»
   Vide Raven corrucciare lievemente la fronte e si bloccò. «Cosa?» lo esortò lei a continuare. «Mi stai chiedendo di fingerci una di queste stupide coppie per scroccare una maxi pizza a metà prezzo?»
   Diamine, era così prevedibile? Il tono di lei, poi, lo scoraggiò non poco. Beast Boy abbozzò un sorriso incerto. «Sì, beh… era solo un’idea…» balbettò, spostando il peso del corpo da un piede all’altro e abbassando lo sguardo.
   «Sta bene», disse lei, tornando a fissare l’annuncio. Il mutaforma sgranò gli occhi, incredulo: davvero Raven aveva deciso di dargli corda in un affare potenzialmente imbarazzante pur di abbuffarsi a poco? «Anzi», riprese la ragazza, non lasciandogli il tempo di mettere insieme due parole. «Secondo te, se dico che sono incinta, ce ne daranno due?»
   La mascella di Beast Boy ricadde verso il basso e lui divenne rosso fino alla punta delle orecchie. «Che cos…?!» annaspò, strozzandosi con la sua stessa saliva. Aggiunse qualcos’altro di totalmente incomprensibile, ma Raven non vi badò, troppo presa dalla fame compulsiva. Si limitò ad afferrarlo per un polso e a trascinarlo con sé all’interno del locale.












La fame nervosa e/o quella chimica sono davvero qualcosa di impossibile da gestire, sigh. Ma è bello, secondo me, pensare che anche un mezzo demone come Raven subisca gli effetti della propria natura umana, almeno in certi momenti, finendo col cedere alle tentazioni (in barba a tutta la meditazione che fa, porella).
A quanto pare, sono tornata ai vecchi ritmi, più o meno, e spero che questo periodo d'oro continui, perché mi sento anche parecchio ispirata... Ho un'altra shot già pronta, ma attenderò qualche altro giorno per postarla.
Concludo ringraziando tutti i lettori, vecchi o nuovi che siano, e vi do appuntamento a prestissimo!
Buona giornata! ♥
Shainareth





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Capitolo 39
*** Serie TV ***





SERIE TV




Avvertì la presenza di Beast Boy prima ancora che lui entrasse nella stanza. Non si scomodò, dunque, a voltarsi nella sua direzione quando udì la porta automatica aprirsi, e preferì continuare a prestare attenzione allo schermo, un cuscino stretto al petto e una coperta sulle gambe piegate all’altezza delle ginocchia, i piedi nudi poggiati sul bordo del divano.
   «Anche tu sveglia per lo spuntino di mezzanotte?» si sentì domandare con voce sonnacchiosa, il rumore del frigo che veniva aperto sullo sfondo.
   «No, stavo solo finendo di vedere questo.»
   Un sandwich stretto in una mano e la bocca già piena per metà, Beast Boy si avvicinò a lei, scrutando la TV al plasma con sguardo corrucciato nel tentativo di capire cosa potesse tenere sveglia Raven fino a quell’ora tarda. «Cos’è?» chiese, incuriosito da tutta quella gente in abiti rinascimentali.
   «Una serie su Enrico VIII», rispose pigramente la ragazza, continuando a non prestargli attenzione.
   «E chi è?»
   Grugnì. «Mai sentito parlare della dinastia Tudor?»
   «Oh, quindi si tratta di un re?»
   «Sherlock Holmes ti farebbe un baffo.»
   «Ed è divertente?»
   Raven fu tentata di lanciargli appresso il cuscino. «Ha fatto decapitare due delle sue sei mogli.»
   «Però… se la spassava…»
   A quel punto sollevò lo sguardo su quella capra ignorante del suo compagno, che nel frattempo si era accomodato accanto a lei per gustarsi meglio lo spuntino notturno. «Continuo a credere che qualche sana lettura non ti farebbe male.»
   «Toh, guarda», la ignorò bellamente lui, azzannando ancora il sandwich e parlando con la bocca piena. «Quel tipo assomiglia a Superman.»
   Inorridita, Raven spalancò le labbra per insultarlo, ma quando si rese conto che l’attore che era inquadrato in quel momento era davvero molto simile all’eroe kriptoniano, dovette chiuderle di scatto. «Diamine, è vero…»
   «È lui, il re?»
   «No, è Charles Brandon, il suo più caro amico.»
   «Una bromance in epoca vittoriana? Fico.»
   «Rinascimentale!» lo corresse, esasperata.
   «E che differenza fa?» La maga smise di dargli retta per preservare i propri nervi e tornò a stringere il cuscino al petto. «Non sapevo che ti piacessero le serie TV.»
   Scrollò lievemente le spalle, come a voler sminuire la faccenda. «Quelle a sfondo storico, più che altro. Anche se si prendono parecchie libertà, finendo col fornire una versione piuttosto romanzata degli eventi. Sempre meglio di tante altre serie spazzatura che propinano alla gente, comunque.»
   «Come Gossip Girl?» Raven s’irrigidì e occhieggiò verso l’amico che, un sorriso furbetto sulle labbra, dimostrò decisamente di sapere qualcosa che non avrebbe dovuto. «Non mi pare che sia a sfondo storico, quella.»
   «Beh…» borbottò la maga, accucciandosi meglio sul divano, forse nella speranza di sparire alla sua vista, «mi aiuta a non pensare a cose spiacevoli», disse a mo’ di giustificazione. «E comunque, tu devi smetterla di spiarmi!» Come diamine c’era riuscito, poi?! Di solito lei avvertiva l’aurea di tutti coloro che si trovavano nelle vicinanze!
   «Non ti stavo spiando», ridacchiò Beast Boy, intenerito e divertito a un tempo. «È solo che quando sei presa da quella roba, non ti accorg…» Le parole gli morirono in bocca a causa di un gemito equivoco. Entrambi volsero lo sguardo verso la televisione e rimasero senza parole davanti alla visione di due corpi nudi e avvinghiati che non lasciavano adito a dubbi.
   Il silenzio piombò fra loro per diversi, interminabili istanti. Poi, dopo essersi umettato le labbra con la punta della lingua, il giovane commentò: «Adesso capisco perché ti piace tanto.»
   «Non essere idiota», ribatté la maga, cercando di mantenere un certo contegno. «Sono scene che hanno inserito per aumentare l’audience, non è palese?»
   «Non quanto ciò che stanno combinando quei due…» mormorò Beast Boy, inclinando il capo su una spalla, sempre più interessato alla cosa. «Credo che comincerò a seguirla anch’io, ‘sta serie.»
   Raven ruotò le pupille scure verso l’alto e sospirò pazientemente. «Come ti pare.»
   «Superman ha un futuro come pornoattore.»
   «Ma piantala!»
   «Riuscite a bisticciare anche a quest’ora di notte?» Sussultarono entrambi, ammutolendo e voltandosi in direzione della porta. Videro Robin entrare e dirigersi verso il frigo in cerca di una bottiglietta d’acqua, apparentemente incurante di ciò che veniva mostrato sullo schermo.
   Raven si affrettò a cambiare canale e Beast Boy ingollò l’ultimo boccone di pane. «Non riesci a dormire?»
   «Sono solo venuto a bere», rispose il leader dei Titans, tornando sui suoi passi. «Voi, invece?»
   «Guardiamo un porno.»
   «Beast Boy!» strepitò Raven, battendo un pugno contro lo schienale del divano per non farlo direttamente sui suoi denti.
   Robin inarcò le sopracciglia con aria sorpresa, facendo finalmente caso al video: una televendita su un prodotto speciale per rimuovere i tappi di cerume dalle orecchie. Preferì non porsi domande circa i loro gusti – sessuali e non – e alzò la mano in segno di saluto. «Scusate l’interruzione, vi lascio soli», disse soltanto, affrettandosi ad uscire dalla stanza.
   «No! Robin aspet…!» La voce della maga si smorzò quando la porta si richiuse alle spalle del giovane, ma alle orecchie di lei giunse il suono inconfondibile di una risata a stento trattenuta. Afferrò con forza il cuscino fra le dita e lo usò per colpire violentemente il mutaforma sulla testa. Anziché protestare o scansarsi, ben consapevole di meritarselo, quello lasciò che l’amica sfogasse la propria ira su di lui, che ricadde steso sul divano a ridere come un matto.












E andiamo con le spiegazioni~
Anzitutto, sì, Charles Brandon della serie I Tudors è interpretato da Henry Cavill, ovvero il Superman del grande schermo (quello attuale, intendo). Ovviamente all'epoca era più giovane e meno massiccio, ma è comunque impossibile non riconoscerlo.
Quanto a Gossip Girl (che non ho mai visto e non giudico per questa ragione), l'ho tirato in ballo per un motivo molto semplice che vi linko subito: http://readcomiconline.to/Comic/Titans-2008/Issue-8?id=40178#6
E niente, trovo sia abbastanza epico che Raven segua serie TV del genere.
A parte ciò, volevo condividere con voi una piccola chicca che ho appena scoperto mentre sfogliavo le pagine dei Titans del 2008... Si tratta invero di una sciocchezza, ma mi ha comunque dato da pensare sul fatto che anche nei comics molte cose si ripetano ciclicamente nella collaborazione fra membri dello stesso team (in questo caso Beast Boy e Raven, appunto, che hanno sempre un forte legame, che sia d'amore o d'amicizia). Ecco qui (per la precisione, la prima vignetta): http://readcomiconline.to/Comic/Titans-2008/Issue-8?id=40178#17
Mi sembrava un'immagine familiare e d'un tratto ho capito perché (Attenzione! Spoiler per quel che riguarda la nuova serie relativa all'evento Rebirth): http://readcomiconline.to/Comic/Teen-Titans-2016/Issue-5?id=105323#15
Non ho altro da aggiungere, credo, se non che sono al lavoro su qualcosa di nuovo, ma non voglio svelare nulla anche e soprattutto perché preferirei portare il progetto abbastanza avanti prima di potermi sbilanciare.
Ringraziando come sempre tutti i lettori e i recensori, vi auguro un buon inizio di settimana. ♥
Shainareth





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