Reflex in her Eyes

di Aelliecnea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***
Capitolo 8: *** 7. ***
Capitolo 9: *** 8. ***
Capitolo 10: *** 9. ***
Capitolo 11: *** 10. ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***
Capitolo 14: *** 13. ***
Capitolo 15: *** 14. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

Gli Elementi della Vita:

C'era una volta, tantissimo tempo fa, un reame lontano dove vivevano in un sontuoso castello un re e la sua sposa; i due giovani sovrani erano giusti nel governare e amati dal popolo, essi si chiamavano Markus ed Ella.

Il loro castello nasceva su una splendida isola che si collocava nel centro esatto di quel mondo, essa infatti volava nel cielo ed era il punto di riferimento delle altre che le giravano intorno.

La prima a nascere fu quella dell'aria: questa venne costruita completamente sulle nuvole, per essere più vicini al loro Dio, e gli abitanti di quel regno posseggono il potere dei venti; la seconda ad essere creata fu la terra: era governata da un re saggio e i suoi cittadini possedevano il potere della vita; la terza fu costruita grazie a dei coralli che la popolazione trovò sul fondo del mare, che governavano a loro piacimento: tutto questo lusso però diede fastidio al dio Nettuno che la fece affondare nell'immensità dell'oceano; l'ultima, ma non meno importante, ad essere creata fu quella del fuoco, nata dall'emersione di un vulcano marino che riempì l'isola circostante di lava formandone dei laghi: in principio fu governata dai draghi, ma dopo che il più importante tra queste creature si innamorò di un umana, la stirpe delle due razze si mescolò dando il potere del fuoco ai discendenti umani dell'isola.

I regni erano in comunicazione tra loro e ciascuno di essi era governato da un sovrano fedele alla regina e al re dello Spirito, ovvero Ella e Markus.

Tutto era prospero e un felice giorno la regina diede alla luce una splendida bambina di nome Cassidy: ella era speciale, era nata col potere di dominare tutti e quattro gli elementi oltre a quello dello spirito.

Il padre della piccola era il primogenito di tre fratelli: uno morì misteriosamente nel sonno e il più giovane invece scomparve.

Quando la principessina compì un anno, il glorioso re fu assassinato dal fratellino che credeva scomparso e la regina fu costretta a convolare a nozze con quel mostro che le aveva portato via l'amato, ma pochi giorni prima del matrimonio Ella prese la figlia e scomparve.

Da quel momento lo zio della giovane Cassidy governò il regno facendolo cadere in povertà e distruzione, le isole si isolarono e le terre dello spirito divennero aride e senza vita.

Prima di scappare la madre della giovane principessa le mise un bracciale così che il re malvagio non potesse trovarla seguendo la scia del suo potere perché bloccava la possibilità di utilizzare gli elementi: era un ornamento d'argento con quattro incavi destinati ad essere abitati dalle gemme magiche sparse per il suo ormai oscuro regno.

 

-Dormi bene, mia piccola Cassidy- disse la donna dando un bacio sulla fronte della sua amata figlia che ormai dormiva beatamente nel letto.

Erano anni che le raccontava quella storia, quella storia che le rimaneva nel cuore e che non aveva un fine, la piccola le chiedeva spesso come mai non finiva mai e la madre rispondeva sempre che il finale era ancora tutto da scrivere.

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Capitolo 2
*** 1. ***


Capitolo 1

 

I giorni si susseguono all'infinito, sono sempre diversi e allo stesso tempo sono tutti uguali. Per la giovane Cassandra ogni successivo giorno era uguale a quello precedente: era come caduta in un circolo vizioso, senza fine.

Cassidy, dall'età di sei anni, con la scomparsa della madre Ellen, viveva con il patrigno John; un giorno di settembre Ellen sparì e da quel momento non si ebbero più sue notizie, ma le uniche cose che lasciò alla figlia furono il loro libro di fiabe “Gli Elementi della Vita” e un ciondolo con disegnata una stella e cinque diverse spirali.

 

Cassandra era sveglia dall'alba, non le servivano molte ore di sonno ed era fisicamente pronta come sempre per andare a scuola. Mentre passeggiava per il parcheggio dell'edificio, non poteva fare a meno di notare i genitori che portavano i figli all'ingresso o quegli studenti tanto fortunati da possedere un'auto propria ed essere indipendenti: ogni volta che vedeva chi stava intorno a lei, li invidiava e si chiedeva come sarebbe stato se al posto di uno qualsiasi di loro ci fosse stata lei. Sapeva che tutti la ignoravano e nessuno voleva fare amicizia con lei: era considerata quella stramba, la pazza.

-Guarda è arrivato il mostro- bisbigliavano gli studenti al suo passaggio, tutti nessuno escluso.

-La strega- così era chiamata nella scuola, per un fatto cui lei si dichiarava ancora innocente. Quando si lasciava andare alle emozioni, si raccontava nel liceo scientifico della città, succedevano cose insensate, magiche, inspiegabili, come quella volta che quando perse la pazienza contro una compagna arrogante, la giacca di quest'ultima prese fuoco, così dal nulla. Tutti iniziarono ad avere paura di lei, delle sue reazioni, e quando John venne a sapere dell'accaduto cercò in tutti i modi di tranquillizzarla, di farle capire che doveva avere pazienza con i suoi compagni, che cercavano un capro espiatorio per tutto quello che non si sapevano spiegare, o qualcun altro da condannare per uno scherzo sciocco.

Cassandra proseguì la camminata verso il suo armadietto: doveva lasciare i libri del giorno prima per prendere quelli di questa mattinata interminabile.

Appena entrò nella classe della prima ora sapeva di essere sola: nessun altro sarebbe entrato prima della campanella che segnava i cinque minuti alla fine della spensieratezza.

Quando al suono della seconda campanella entrò il professore, tutti si erano accomodati in silenzio e come sempre il banco accanto al suo era vuoto.

 

Le lezioni finirono e Cassandra riuscì finalmente a tornare a casa; quel giorno era importante per lei: era l'anniversario della scomparsa della madre.

Erano passati esattamente undici anni dalla sua scomparsa, un mese prima del compleanno della figlia che sarebbe stato il 15 Gennaio.

La sera arrivò relativamente in fretta e la ragazza era piuttosto triste nel ricordare un'altra volta la sparizione improvvisa della madre.

Entrò in camera sua e notò che sul letto era appoggiato il tanto amato libro di fiabe. Ogni sera era sua abitudine sfogliarlo svogliatamente, senza leggerlo veramente, lo conosceva a memoria oramai. Questa volta fu diverso: Cassandra decise di leggerlo ad alta voce come faceva sua madre per provare a ricordarne la voce, per ricordare come si sentiva quando lo leggevano insieme. Rilesse tutta la triste storia di Ella e Markus, l'uccisione, la fuga, il fatto che non ci sia una bella fine per il regno, ma qualcosa catturò la sua attenzione: una frase che prima non c'era:

 

Aria, Terra, Acqua, Fuoco

Gli Elementi si riuniscono per un unico scopo.

 

Il libro iniziò a fluttuare nell'aria, un vortice di luce la avvolse e poi fu tutto buio.

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Capitolo 3
*** 2. ***


CAPITOLO 2
Cassandra
Oscurità, buio totale. La mia testa pulsa e mi scappa un gemito dalle labbra socchiuse. Quella luce improvvisa mi aveva impedito di vedere cosa stava succedendo intorno a me.
Appena apro gli occhi vedo il soffitto di una stanza, mi guardo in torno e noto vari particolari che non facevano parte della mia camera come ad esempio delle tende rosse ricamate con fili d'oro, sollevo la testa ma sono costretta a riabbassarla per colpa di una fitta di dolore improvvisa.
Sento la porta aprirsi e dei passi così chiudo gli occhi e fingo di dormire, sento una voce femminile e una maschile chiacchierare come se niente fosse.
-Così è lei la presunta principessa- dice in tono di scherno la donna -Mi aspettavo di meglio-
-Già, ma io che posso farci, dopotutto è solo figlia di Markus- afferma l'uomo
"Chi è Markus?" penso ascoltando la conversazione.
-Cosa farai se lei non dovesse obbedire ai tuoi voleri?-
-Non è rilevante, subito dopo il matrimonio le capiterà uno spiacevole incidente- ride a gran voce lui.
"Matrimonio?! Quale matrimonio?!" vorrei gridare alla coppia, devo capire cosa cavolo sta succedendo.
Escono sghignazzando dalla porta e dal rumore capisco che mi hanno chiusa dentro.
Mi alzo a sedere piano e mi guardo intorno: il letto su cui ero sdraiata è a baldacchino rosso con delle pietre incastonate sulla testiera, a destra lo spazio è occupato dal divano e dalle poltrone messe in modo tale che il camino che c'è sulla parete sia di fronte a questi. Ai piedi del letto c'è un baule antico con sopra appoggiati i miei vestiti piegati ordinatamente, mi alzo dal letto e inizio a girovagare piano nella stanza, mi posiziono di fronte ad uno specchio grande quanto me, il mio viso sembra più riposato, la pelle sembra più luminosa e questo fa spiccare i miei occhi azzurri, i capelli biondi mi cadono sulle spalle in modo libero e disordinato ma la cosa che mi colpisce di più è il vestito elegante che prima non indossavo: è bianco, mi fascia il petto fino alla vita con una gonna che arriva a metà coscia, con dei veli che la circondano lunghi dietro e corti davanti, poi noto sul polso destro un bracciale con 4 incavi, come se le pietre fossero state tolte.
Continuo a girarmi intorno e noto due porte: una imponente di legno dalla quale sono usciti gli sconosciuti e l'altra meno appariscente; apro la più piccola e noto che è un enorme stanza guardaroba, dentro ci sono i miei vestiti ed altri nuovi; riconosco la mia maglietta preferita dell'hard rock di Londra e un paio di jeans corti neri che mi ha regalato John per il mio diciassettesimo compleanno.
Esco dalla cabina-armadio e vedo un ragazzo seduto sul letto, ha i capelli biondi e gli occhi scuri, dalla camicia si intravedevano i muscoli, è piuttosto carino.
-Sei sveglia allora...- mi squadra da cima a fondo -Sei piuttosto carina ma nulla di più...- disse scocciato.
-Come ti permetti?!- dico infastidita e furiosa.
Lui si alza in piedi, è piuttosto alto, mi si avvicina lentamente e digrignando i denti sussurra al mio orecchio -Non ti permettere più di rispondermi in questo modo-
Che faccia tosta! Può anche essere carino, ma questo è davvero troppo -Io non sono la tua schiavetta e quindi non sono costretta ad obbedirti-
Lui, arrabbiato, mi afferra con forza il polso e mi strattona verso il suo corpo.
Noto con piacere che la porta dietro il ragazzo è spalancata, così gli tiro un calcio nei testicoli liberandomi finalmente dalla sua presa e corro via.
Giro a destra, poi a sinistra e mi ritrovo in una stanza al cui centro c'era una grande scalinata di cinque gradini massimo che conduceva ad un soppalco con due grandi troni, mi guardo intorno e mentre sento dei passi venire verso di me capisco che non ho altre vie di fuga.

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Capitolo 4
*** 3. ***


CAPITOLO 3
Cassandra
Il ragazzo continua, da quando mi ha riportata nella mia, a quanto pare, stanza, a guardarmi con un ghigno malefico in volto mentre io spero incessantemente in un qualche miracolo che mi permetterebbe di scappare.
Sembravano passate ore da quando sono tornata al punto di partenza, dopo la mia non riuscita fuga.

Sento dei passi venire verso di me, mi giro verso il rumore e me lo ritrovo davanti che batte ritmicamente le mani -Brava, davvero brava- sogghigna, mi si avvicina e mi sussurra all'orecchio -Peccato che questo tuo scherzetto ti costerà caro-
Cerco di tirargli un altro calcio ma stavolta riesce a schivarlo -Oh, non ci riuscirai di nuovo, tesoro- mi prende l'avambraccio e mi trascina verso il corridoio dal quale sono appena uscita.

-Si può sapere cosa ci faccio io qui?- chiedo per rompere questo silenzio carico di tensione.
-Lo capirai presto, molto presto- mi risponde annoiato
-Tu chi saresti?- non lo nego, sono molto curiosa.
-Mi chiamo Axuel-
-Axuel? Che nome strano e bizzarro- stava iniziando a darmi sui nervi il suo tono saccente, ma davvero tanto.
-Non è né strano né bizzarro!- esclama e sembra piuttosto seccato
-Si invece- mi si avvicina un'altra volta pericolosamente e mi enuncia in maniera pomposa: -Sarà un immenso piacere ucciderti- e quando nota il mio disappunto ride in maniera decisamente folle.
Qualcuno bussa alla porta e il ragazzo si distacca da me per andare ad aprire: entra un uomo sulla quarantina che somiglia molto ad Axuel, anzi è la sua copia sputata con qualche decina d'anni in più.
-Ben svegliata principessa, spero che mio figlio non si sia comportato in modo maleducato con voi- dice l'uomo ridendo
-Beh, a parte la minaccia di morte direi in modo accettabile, signore- rispondo ironica.
-Prego, chiamatemi pure zio Alyon, dopotutto è questo che sono per voi-
-Zio?! È impossibile, mia madre era figlia unica-
-Si, ma vostro padre no- disse ghignando
-Mio...mio padre?- sono scioccata, non mi avevano raccontato molto di mio padre, né della sua famiglia.
-Cosa sai di lui?-
-So che si chiamava Marco, era italiano e faceva il militare... e che è morto in guerra-
-Ahahah, tua madre si è proprio inventata la storia con i minimi particolari ahahah-
-Come inventata?!- chiedo sempre più scioccata.
-Tuo padre si chiamava Markus, era il primogenito della famiglia Delevigne e primo erede al trono di Aranel, impero composto da cinque grandi terre, la più importante delle quali è quella dove siamo noi adesso, Lumbar, terra delle ombre-
-Come è morto mio padre, se non in guerra?- chiedo con la voce tremante.
-Non ho mai detto che non sia morto in guerra, una c'è stata, quella per il trono, e la vinsi io- inizia a ridere soddisfatto mentre io rimango disgustata da quell'uomo, delle lacrime cominciano a rigarmi il viso e i due se ne vanno lasciandomi lì da sola.

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Capitolo 5
*** 4. ***


CAPITOLO 4

Cassandra
Sono passati ormai due giorni da quando mi sono risvegliata in questo strano posto; ogni volta che apro gli occhi spero di ritrovarmi a casa nella mia stanza, ma quando li chiudo inizio a sognare mia madre: entrambe le possibilità mi fanno piangere, dal rancore o dalla solitudine.
Ho cercato dovunque delle vie di fuga, ma la sola cosa che ho trovato è stato il mio vecchio libro di fiabe, non so come sia finito qui, ma mi è utile per non sentire la solitudine.
Così, inizio a rileggerlo e noto una certa somiglianza tra la storia e la stramba realtà in cui mi trovo e a quanto pare sto vivendo: le isole, i nomi, tutto quello che c'è riportato nel libro sembra essere diventato concreto.
La porta si apre improvvisamente e mi ritrovo davanti una donna minuta, mi guarda sorpresa e commossa -Non posso crederci, sei... sei cresciuta così tanto...- i suoi occhi diventano lucidi per le lacrime non versate.
-Chi sei?- chiedo curiosa per la reazione della signora.
-Non c'è tempo per le spiegazioni, mi segua e basta, la prego-
Non me lo faccio ripetere due volte e inizio a correre dietro di lei, ma solo dopo pochi minuti sento delle guardie urlare: -La prigioniera è scappata!-
Fuggo sempre più velocemente e la donna nonostante l'età avanzata riesce a stare al mio passo; giro la testa verso il forte rumore di passi dietro di noi e vedo quelle che dovrebbero essere le guardie seguirci e guadagnare terreno; allora anche la donna si gira e lancia loro dei dischi d'aria, dovrei sbalordirmi ma ormai ho capito che la magia è reale; purtroppo l'attacco riesce solo a rallentare alcuni di loro, infatti altri riescono a evitarle e a raggiungerci. La dama si ferma -Io farò in modo di guadagnare tempo con le guardie. Corri, qualunque cosa mi succederà devi continuare a correre!- grida mentre tenta di sopraffare le sentinelle, che in poco tempo riescono a catturarla.
Un altro gruppo continua a seguirmi ed io inizio ad essere molto stanca, quando davanti a me vedo un bivio; devo decidere rapidamente, seguo l'istinto e vado a destra: non l'avessi mai fatto, mi ritrovo in un vicolo cieco!, mi guardo freneticamente attorno e mentre sento che le voci delle guardie si avvicinano sempre di più prendo l'unica decisione possibile.
Senza pensarci due volte mi arrampico fino ad arrivare alla finestra e sbatto più volte la spalla contro il vetro. Quando sento la finestra cedere sotto le mie spinte, perdo l'equilibrio e inizio a precipitare verso il basso da quello che sembra il quinto piano del palazzo reale.
Prego tutte le divinità esistenti sulla faccia del pianeta di aiutarmi, ma sembra che nessuno voglia salvarmi.
È finita, penso amaramente fissando in basso; però stranamente, prima di toccare terra e sfracellarmi al suolo la velocità della mia caduta sembra diminuire, mi guardo e noto che sono circondata da un piccolo turbine d'aria che appena arrivo al pavimento del cortile scompare.
Scuoto la testa per scacciare i pensieri e ricomincio a correre verso il portone d'ingresso con il fiato corto. Sento un lamento di dolore che arriva da una specie di scuderia e decido di nascondermi lì finché non trovo un modo per scappare. Una volta entrata mi guardo intorno fino a notare, con occhi decisamente sbalorditi, un falco di dimensioni assurde: ha le zampe e il becco legati. Il mio primo pensiero è di cercare un nascondiglio e di lasciarlo lì, ma il senso di colpa si impadronisce di me e, seguendo l'istinto, gli tolgo le catene che lo trattengono. Il falco subito si gira a fissarmi e dopo avermi mostrato la sella sulla sua schiena come a dirmi di salire e di scappare insieme, un po' incerta salgo aggrappandomi forte, l'animale apre le sue immense ali e spicca il volo distruggendo il soffitto e allontanandosi da quell'isola oscura.

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Capitolo 6
*** 5. ***


CAPITOLO 5
Alisea
Apro gli occhi e vedo il solito soffitto monocromatico: a quanto pare, è una giornata come tutte le altre. Mi alzo dal mio caldo letto e mi vesto con la mia tuta da neve: sembra striminzita, ma per noi, abitanti dell'aria è normale il freddo, siamo abituati. Quindi tiro su il cappuccio ed esco dalla porta della stanza per andare a fare una colazione veloce: voglio andare a pattinare sul ghiaccio con Thomas, il capitano delle truppe reali e mio grande amico d'infanzia.
Metto i pattini al posto degli stivali foderati di pelliccia e convinco il ragazzo moro a fare una gara: ci mettiamo ai posti di partenza e...
-Via!- urlo forte, partendo veloce, ma sottovaluto sempre la velocità di Thomas; infatti lui mi raggiunge subito, anzi, mi supera; non è giusto mancava poco al traguardo!, e non ho intenzione di lasciarlo vincere così facilmente: metto le mani dietro la schiena e, usando una forte folata di vento, mi do una spinta che mi fa superare Tom: VITTORIA!
-Hai barato!- urla lui fingendosi arrabbiato
-Provalo- sorrido divertita
-Uffa, mettersi contro di te vuol dire perdere in partenza, imbrogliona- mette su un finto broncio.
-Non starai facendo mica l'offeso, vero?- chiedo ridendo e con le lacrime di ilarità.
-Forse...- borbotta avvicinandosi appena a me, facendo un movimento veloce mi prende per la vita tirandomi a sé.
-Ora dovete farvi perdonare, principessa- dice Thomas passando al “voi” e avvicinandosi piano piano a me: nei suoi occhi di ghiaccio vedo un misto di desiderio e malizia.
-Ah si? E come dovrei fare, mio scudiero?- a mia volta diminuisco la distanza tra il mio viso e il suo, ma prima di unire le nostre labbra lo spingo facendogli perdere l'equilibrio.
-Ahia!- esclama il guerriero col sedere per terra.
-Sei deboluccio per essere il capitano della guardia reale- affermo canzonandolo
-Vostra altezza, potrebbe darmi l'onore di aiutarmi a rialzarmi?- domanda in modo pomposo ed ironico. Gli porgo la mano, ma lui, invece di tirarsi su, l'afferra tirandomi giù e facendomi cadere sopra di lui che subito ribalta la situazione mettendosi sopra.
-Ora te la faccio pagare- prende della neve morbida con una mano e reggendosi con l'altra per non schiacciarmi, me la lascia cadere sulla faccia; così chiudo gli occhi e prima che possa fare qualcosa, sento le sue labbra sulle mie, facendomi schiudere la bocca per approfondire quel bacio tanto agognato.
Ci stacchiamo dopo pochi minuti, perché sentiamo chiamare il nome di Thomas da una sentinella: il capitano sbuffando innervosito si alza e mi aiuta a sollevarmi a mia volta; mi ripulisco dalla neve e lo seguo fino a palazzo.
-A presto, mia principessa-
-A presto, mio cavaliere- diciamo a così bassa voce che solo noi possiamo sentirci, poi si allontana lasciandomi da sola in corridoio.
La nostra relazione è cominciata all'incirca 3 anni fa, io avevo quindici anni e lui sedici, durante una passeggiata nel bosco innevato iniziò all'improvviso una terribile bufera di neve: sulla nostra isola è normale visto che qui nevica quasi sempre; così mi tenne abbracciata a lui tutto il tempo per riscaldarmi e il cuore mi batteva talmente forte nel petto che sembrava stesse per esplodere; a quei tempi non sapevamo ancora controllare bene il nostro elemento quindi non avevamo niente che potesse aiutarci per ripararci dal freddo glaciale; quando, un paio d'ore, per nostra fortuna, la nevicata finì e ci incamminando per tornare a casa, mi tenne la mano, non mi lasciò andare finché non rientrammo a palazzo.
Per tutta quella, a mio parere, infinita notte e le successive non smisi di pensare a lui, fino a quando, dopo qualche mese, decisi di fare la prima mossa per capire i nostri sentimenti, così lo baciai; Thomas, quel giorno davanti ai miei occhi, arrossì vistosamente confidandomi il suo amore; la cosa più triste è che non possiamo stare insieme perché apparteniamo a due classi sociali diverse, ma decidemmo che sarebbe stato il nostro piccolo segreto.

È ormai ora di pranzo e mi sto dirigendo nel salone dei banchetti per la convocazione da parte di mia madre, quando nel bel mezzo del corridoio arriva improvvisamente un Tom trafelato.
-Principessa...c'è...un problema...- cerca di dirmi.
-Davvero? Cosa?- domando, è la prima volta dopo quasi diciotto anni che succede qualcosa, mi sento, come si può dire, emozionata.
-Scusi... ma... potrebbe essere... meno... contenta?- dice un po' esasperato tra un affanno e l'altro.
-Thomas, ti ho già detto un migliaio di volte di darmi del tu!-
-Scusi...- lo guardo accigliata, così si corregge -Cioè... volevo dire, scusa Alisea, comunque, volevo dare ai tuoi genitori e a te una notizia fantastica-
-E... sarebbe?- chiedo curiosa da tutto il suo entusiasmo
-Lei, è tornata!- esclama molto eccitato
-Chi?- non riesco a capire: a chi si riferisce?!
-L'erede- risponde esasperato alla mia faccia confusa.
-Sul serio?! Dov'è?- sono davvero curiosa di vedere la fantomatica Principessa dello Spirito e poi voglio assicurarmi che sia veramente lei e non un'imbrogliona.
-Nell'ala ovest, nella camera da letto affacciata sul giardino- neanche gli lascio finire la frase che mi dirigo a passi svelti nella sua stanza.

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Capitolo 7
*** 6. ***


CAPITOLO 6
Cassandra
Un rumore improvviso mi sottrae dal buio senza sogni, mi costringo ad aprire gli occhi riparandomi dalla luce che entra da chissà dove con una mano e capisco di non essere più sopra quell'uccello gigante (non fraintendete sporcaccioni!); mi ritrovo in una lussuosa camera: questa è decisamente più accogliente, più familiare, non è inquietante come quella in cui mi sono svegliata subito dopo essere giunta in questo strano mondo.
Noto una ragazza dai capelli bianchi davanti all'ingresso spalancato, è stato il baccano della porta che sbatte provocato da lei nell'entrare a svegliarmi; la osservo attentamente: ha gli occhi talmente azzurri da sembrare del colore del ghiaccio truccati con una linea spessa di eyeliner, il suo sguardo è un misto tra il sorpreso e lo sbalordito, è piuttosto alta ed esile, ma dalla postura che tiene si capisce che ha un carattere molto forte e determinato, deve avere all'incirca la mia età, massimo un anno o due più di me, non di più.
-Ecco, io... come... sono arrivata qui? E dove sono esattamente?- chiedo arrossendo sia per l'imbarazzo che per la tensione.
-Sei stata condotta qui da un falco reale...- continua a guardarmi curiosa -Come ti chiami?-
-Ehm- mi schiarisco la gola, più arida del deserto del Sahara -Il mio nome è Cassandra, gli amici mi chiamano Cassidy... o almeno lo farebbero se avessi degli amici; in realtà solo mia madre e il suo compagno mi chiamavano così...- abbasso lo sguardo, rivedendo tristemente il viso sorridente di mia madre.
-Piacere Cassidy, non ti dispiace se ti chiamo così, vero?- domanda la ragazza
-Emh... certo che no- arrossisco, è la prima persona, che non faccia parte della mia famiglia, che usa il mio soprannome, sono abbastanza emozionata.
-Oh, che sciocca, non mi sono presentata!- si da letteralmente una manata in fronte -Io sono Alisea, figlia della regina Arya e principessa di Cùthalion, l'isola dell'aria-
-Sssei una vera principessa?- chiedo con gli occhi fuori dalle orbite.
-Si...- mi squadra dalla punta dei capelli alle dita dei piedi, ma si sofferma parecchio sul ciondolo romboidale che porto al collo -Quello... dove l'hai preso?- dice indicando l'oggetto in questione.
-Questo è un vecchio regalo di mia madre ed è una delle poche cose che mi restano di lei, dopo la sua scomparsa- rispondo afflitta abbassando lo sguardo.
-Oh... mi dispiace tanto, non lo sapevo- mi dice mortificata, sembra sinceramente abbattuta.
-Vieni- Alisea mi si avvicina e mi prende per il braccio trascinandomi fuori da quella stanza, nel corridoio ornato da arazzi e moderne lampade a muro.
-Dove stiamo andando?- cerco di informarmi seguendola e cercando di tenere il suo passo molto veloce.
-Ti porto a conoscere i miei genitori- sorride e istintivamente io ricambio: nonostante conosca appena Alisea, sento di potermi fidare ciecamente di lei.
Arriviamo in una grande sala con numerose porte-finestre che danno su diverse verande che portano, ad una prima occhiata, ad un giardino.
Alisea mi richiama all'attenzione e vedo che al centro della stanza c'è un lungo tavolo con a capotavola una donna che sembra avere circa quarant'anni ma è bellissima e somiglia molto alla figlia: ha i capelli bianchi (sembra che la famiglia reale abbia i capelli bianchi naturali) tenuti legati in uno chinion trattenuto da un mollettone a forma di farfalla dai mille colori; al suo fianco c'è un uomo poco più grande di lei, deve essere per forza il marito, Alisea ha i suoi stessi occhi e la sua postura.
-Madre, Padre- la ragazza s'inchina per salutare ed io la copio per non sembrare maleducata.
Quando i suoi genitori le fanno un cenno con la testa, Alisea si va a sedere alla sinistra della madre e mi fa accomodare accanto a lei; in piedi, leggermente più indietro, sul lato sinistro della principessa c'è un ragazzo: sembra più grande ed è davvero alto con una costituzione da guerriero, moro con gli occhi azzurri come ghiaccio.
-Thomas, siediti pure accanto alla nostra ospite- gli dice la donna, lui subito ubbidisce e si siede accanto a me.
-Allora cara,- parla la regina Arya -Come ti senti?-
-Meglio, grazie...- rispondo timida
-È davvero impressionante quanto sia uguale a lui- afferma sorpreso il padre di Alisea alla moglie
-A chi? Markus?- chiedo curiosa
-Si, voi sapete di vostro padre?- chiede sorpresa la donna
-In realtà tutto quello che sapevo era solo una menzogna, la verità penso mi sia stata detta da Alyon...- dico amareggiata ripensando ai discorsi avuti con lo zio.
-E... vostra madre?- domanda indelicatamente il re
-Quello che so è che è scomparsa quando ero piccola e non l'ho più rivista, però mentre correvo tra i corridoi del palazzo dove ero rinchiusa ho notato di sfuggita un quadro che la raffigurava...- i due sovrani si guardano ed è come se si stessero mandando messaggi attraverso gli occhi, poi la regina Arya si volta nella mia direzione e con un sorriso triste si alza dalla sedia e mi si avvicina, mi mette una mano sulla spalla e dice: -Dobbiamo mostrarti una cosa-

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Capitolo 8
*** 7. ***


CAPITOLO 7
Cassandra
Li seguo lungo un corridoio, sembra quello meno illuminato rispetto al resto del palazzo, sarà colpa delle fiaccole; ci fermiamo davanti ad un vecchio quadro che rappresenta una coppia davvero bizzarra: un angelo dalle candide ali e una sirena della coda brillante.
Guardo attentamente i due bei volti: l'uomo-uccello, dagli splendidi capelli biondi che gli incorniciano il viso, vola sopra al mare tenendo per mano la sirena che ci nuota dentro; la donna-pesce, dai capelli lunghi blu e occhi verdi scintillanti, con la coda azzurra che spunta dall'acqua, sembra voler volare insieme alla creatura alata; i due personaggi del dipinto si guardano con sguardo talmente innamorato da far sentire in imbarazzo chiunque li guardi.
La cornice dorata è decorata con dei ghirigori di un puro argento, ma nella parte più in basso di questa però c'è una piccola rientranza ellissoidale.
Arya in quel momento si toglie la collana che porta al collo: il ciondolo è composto da un grande diamante a forma di ellisse al centro e circondato da altri piccoli cristalli che passano dalle sfumature del blu oltremare a quelle dell'azzurro cielo; la incastona nel dipinto e la parete inizia a spostarsi lasciando libero un passaggio scavato nella roccia.
-Questa parte di castello è molto antica, è stata ritrovata solo pochi anni dopo la scomparsa della regina dello Spirito- spiega la regina Arya mentre camminiamo lungo un corridoio di pietra; mi guardo intorno e noto che non sono io l'unica ad essere sorpresa: anche Alisea ha uno sguardo perso nel vuoto.
Inizia a diventare sempre più buio così il re prende una fiaccola, perché qui non c'è l'elettricità, e ci fa strada. Più andiamo avanti, più Alisea si avvicina a Thomas, decisamente spaventata; il ragazzo le stringe delicatamente la mano, lanciandole uno sguardo di puro amore, ma quando capisce che li fissavo, il capitano scosta immediatamente la mano e comincia a camminare più veloce, per allontarsi da noi.
Alisea comprende subito e mi si avvicina.
-Senti... quello che hai visto... non era niente...- cerca di spiegare, abbassando lo sguardo con espressione triste.
-Emh... io... ma voi... state insieme?- chiedo a bassissima voce per non farmi sentire dai suoi genitori
Lei sgrana gli occhi e arrossisce visibilmente -Si nota tanto?- sembra davvero spaventata
-Ecco... forse un pochino...- non so cosa dire, non voglio farla preoccupare -Ma quale sarebbe il problema? State insieme?- lei si ferma improvvisamente e lascia avanzare un po' gli altri, prima di ricominciare a parlare e rispondermi.
-Il problema è proprio questo: non possiamo stare insieme, apparteniamo a due classi sociali diversi, è una cosa assolutamente vietata; nessuno lo sa a parte noi due, non devi dirlo a nessuno, giuralo- è mortalmente seria
-Lo giuro!- poi faccio un sorriso triste -Sembrate quasi Romeo e Giulietta in versione moderna- aggiungo.
-Rom... chi?- è confusa dalle mie parole
-Romeo e Giulietta, sono i protagonisti di una storia tragica, se vuoi più tardi te la racconto...- tento di spiegarmi
-Certo... comunque, per favore non dire niente- mette le mani a preghiera.
Anche se ho già giurato, la rassicuro -Tranquilla, sarà il nostro vostro piccolo segreto- le faccio l'occhiolino poi corriamo per raggiungere gli altri
-Dove eravate finite?- domanda la regina
-Emh... ci siamo fermate un attimo... mi faceva un po' male la pancia e sono leggermente nervosa- dico una mezza bugia.
-Vieni...- Arya mi porge la mano che afferro prontamente, mi tira accanto a sé e mi mostra un incisione nel muro di roccia.
-Questa è una scrittura antica, pochi avrebbero potuto tradurla e non ci sono riusciti, puoi... provare?- chiede quasi supplicandomi
-Emh... certo... tentar non nuoce- mi volto verso la scrittura e...
-...è inglese!- esclamo decisamente sorpresa
-Ingl... che?- è sorprendente come madre e figlia si somiglino anche nel parlare
-Inglese, l'ho studiato a scuola per anni-
-Quindi... puoi tradurlo???- m'interroga Alisea
-Penso di si... Ho bisogno di tempo per ricordare il significato di alcune parole-
-Tutto il tempo di cui hai bisogno...-
Così inizio a leggere ad alta voce le scritte e gli invito a darmi qualcosa su cui trascriverlo e tradurlo tranquillamente in camera.
Mi portano dopo pochi minuti un foglio di carta con calamaio e piuma, è sconcertante come qui vecchio e moderno si mescolano, e ricopio parola per parola l'incisione, successivamente scortata da Alisea e Thomas in camera mia.

“In this dark world that a time was shine
there are five gems with amazing powers
four you have to find
if you want free return.
The first of all of wind has the power
in the sorrow area where sleeps the messangers' mother.
By eyes you don't be fooled
from tears of sorrow you get drive.”

-Allora: “in questo mondo oscuro... che un tempo era splendente”- trascrivo tutto su un altro foglio per poi correre fuori dalla camera chiamando Alisea.
Raggiungo la sala da pranzo, ma quando entro non trovo nessuno; mi guardo intorno confusa dall'assenza di persona e noto sconcertata il buio fuori dalle finestre
-Oh merda- bisbiglio, ma sento già qualcuno correre
-Cosa succede?! Tutto bene, Cassidy!?!?- è Alisea con i capelli disordinati e una maglietta un po' troppo larga per essere sua perché le arriva ben oltre le cosce, e con lei c'è Thomas, uno sguardo assonnato e spaventato allo stesso tempo e indossa solo una paio di pantaloni scuri del pigiama.
Le mie guance vanno a fuoco e distolgo lo sguardo dal fisico perfetto del ragazzo; decisamente in ritardo, anche Alisea nota la presenza e l'abbigliamento del suo fidanzato, e arrossisce anche lei.
-Oh, non è come sembra... noi... stavamo dormendo- si giustifica balbettando
-Più o meno- afferma divertito il bel guerriero guardando Alisea con un ghigno decisamente fin troppo malizioso.
-Ma... ma cosa dici?!- la principessa gli tira un pugno sul braccio e lui ridacchia -Comunque... cosa è successo?- chiede la ragazza dandosi un contegno
-Emh... ho finito di tradurre il testo...- dico ancora imbarazzata
-Oh, che ne dici di aspettare domattina?- chiede speranzosa Alisea
-Emh... certo, a domani...- mi dirigo nuovamente verso camera mia, ma, prima, do una sbirciatina dietro di me e vedo Thomas prenderla in braccio facendola ridere.

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Capitolo 9
*** 8. ***


CAPITOLO 8
Alisea
Mi prende in braccio e mi da un bacio.
Ridacchio mentre lui mi bisbiglia -Ricominciamo da dove ci ha interrotto, ti va principessa?-
Così mi riporta in camera mia e mi fa sdraiare sul letto a baldacchino; ricomincia a darmi dei leggeri baci sul collo, passa sulla mascella fino ad arrivare sulle labbra, poi mi sfila lentamente la sua maglietta, che ho messo prima in fretta, mi bacia ovunque amandomi completamente.

-Alisea... Svegliati, amore- sento qualcosa di umido sul collo.
Apro gli occhi contro voglia e noto Thomas vestito da capitano che mi sta baciando.
-Sono sveglia- gli rispondo assonnata, tirandolo verso le  mie labbra
-Sbrigatevi, principessa, Cassidy e i vostri genitori vi stanno aspettando nella sala da pranzo- e in quel momento torna ad essere la solita guardia reale, troppo seria.
-Non mi piace quando mi devi dare del “voi”...- dico triste e con una grande voglia di piangere.
-Neanche a me- mi risponde lui con lo sguardo rivolto verso il basso.
Mi alzo dal letto e mi cambio velocemente; poi gli do un veloce bacio a stampo e corro dagli altri.
-Allora... cosa dice?- chiede mia madre piuttosto curiosa, è una delle cose che ci accomuna, la curiosità.
-Allora, il testo dice:
“In questo mondo buio che un tempo era splendente
si trovano cinque gemme dal potere sorprendente
quattro ne devi trovare
se libera vuoi ritornare.
La prima fra tutte dell'aria ha il potere
nella zona del dolore dove giace la madre delle messaggere.
Dagli occhi non farti ingannare
dalle lacrime del suo dolore fatti guidare”-
-Sembra un indovinello...- penso a quello che possono significare quelle parole.
-Già, io penso che le prime quattro righe siano una specie di prologo... Come per far capire a cosa serve cercare quelle pietre... Ma chi si deve liberare?- chiede perplessa Cassandra, alzando il braccio destro per posare sulla mano il mento, mettendosi in una posa pensierosa;
Mia madre, a quel punto, sgrana gli occhi, e guardando la ragazza, afferma -Quel... quel bracciale...-
Cassandra segue lo sguardo di mamma verso il suo polso -Me lo sono ritrovata addosso quando sono finita in questo mondo- indica il braccialetto stretto sulla pelle.
-Quello è il bracciale che, secondo le storie che vengono raccontate, la regina dello spirito Ella mise alla sua amata bambina per impedirle di utilizzare i poteri, in modo che l'usurpatore Alyon non la trovasse in nessun modo; adesso sono veramente sicura che tu sia l'erede-
-Quindi, quella che si deve liberare dovrebbe essere lei, perché si deve togliere quel coso dal braccio?- chiedo confusa.
-Beh, potrebbe essere; nel gioiello ci sono solo quattro incavi e le gemme sono cinque, dobbiamo trovare la prima e poi vedere se quello è il suo posto- mio padre indica il bracciale della mia nuova amica.
-Dove potrebbe...- mamma non sa dove cercare.
-Nella zona del dolore dove giace la madre delle messaggere...- rileggo a bassa voce -Ma certo!- esclamo, avendo un lampo di genio, alzando il volume della voce e spaventando tutti.
-Le messaggere: sono le sirene!- guardo una Cassandra piuttosto confusa mentre mia madre annuisce comprendendo la mia intuizione.
-Secondo me hai ragione, tesoro: le sirene alate facevano da messaggere tra un'isola e l'altra, quindi potresti avere ragione- mi risponde mamma.
-Chi è la madre delle messaggere?- chiede ancora un po' frastornata Cassidy
A questo non so rispondere -Beh....- mi gratto la testa.
-La sirena che si innamorò dell'angelo- interviene in mio soccorso Thomas -Ti ricordi il quadro dove c'era la nicchia con la frase?- Cassandra annuisce e segue il discorso del mio ragazzo -La leggenda dice che la sirena più bella che l'oceano abbia mai creato, si innamorò dell'arcangelo, fu un colpo di fulmine tra i due ed egli, non volendola abbandonare, decise di portarla con sé in cielo; dai due nacquero le prime sirene dalle ali d'angelo, ovvero le nostre messaggere- finisce di raccontare.
-Quindi dobbiamo andare a parlare con loro, giusto?- chiedo conferma
-Si- rispose la mia regina madre -Thomas, tu accompagnerai Alisea e la nostra ospite alla casa della messaggera di corte-
-Sì, mia signora, seguitemi prego- si rivolge a noi.

Thomas
Camminiamo per una mezz'ora buona prima di raggiungere una casetta nel boschetto che circonda il castello: è circondata completamente d'acqua e l'unico modo per raggiungerla era un piccolo ponte di legno ricoperto di neve; busso alla porta ed è una giovane sirenetta ad aprire che ci porta subito dalla madre nel suo studio.
-Salve Melòdya- saluto cortesemente la messaggera.
-Thomas, che piacere! A cosa devo la vostra visita?- mi chiede la sirena dai capelli corti neri, la coda di un verde scuro e due splendide e candide ali d'angelo che la fanno sempre fluttuare a qualche centimetro da terra.
-Siamo qui per chiederle un consiglio- risponde Alisea
-Altezza- Appena la donna riconosce la principessa, fa un lieve inchino. Si gira e guardare Cassandra e sgrana leggermente gli occhi -Oh mio angelo!, voi... siete proprio identica a...-
-Markus, si me l'hanno detto in molti, in questi ultimi giorni- risponde la nostra piccola  amica
-Siete... davvero sua figlia?- chiede Melòdya con il viso pieno di gioia.
-Emh... credo di si...- balbetta la giovane in risposta a tale entusiasmo
-Finalmente siete ritornata, vi abbiamo aspettato così tanto, principessa Cassidy- la sirena e sua figlia sono felici e sorprese di vedere la legittima principessa dello spirito in casa loro.
Cassandra arrossisce visibilmente e Alisea cerca di cambiare argomento e distrarre la donna mostrando l'indovinello.
-Capisco, quindi state cercando le gemme del bracciale...- dice dopo un attimo di silenzio, guardandomi
-Già, sai dirci qualcosa?- domando
-Beh... secondo la tradizione della nostra cultura, la madre delle messaggere potrebbe essere...-
-La sirena che sposò l'angelo- finisco di dire la frase
-Si- conferma Melòdya -Ma, purtroppo, la sirena non arrivò mai a sposare l'angelo-
-Cosa? Nella leggenda la sirena e l'angelo si sposarono...- chiedo mostrando non solo la mia confusione, ma anche quella delle due principesse.
-Beh, la vostra leggenda è sbagliata: prima che i due si potessero sposare l'angelo fu ferito a morte e quando la sirena lo venne a sapere, utilizzò tutti i mezzi a sua disposizione per raggiungerlo il più velocemente possibile, per curarlo con le sue lacrime, infatti queste possiedono un potere curativo, ma la nostra progenitrice non arrivò in tempo e l'angelo morì.
Da quel momento, la sirena non smise mai di piangere, non riusciva a perdonarsi di non essere arrivata in tempo per poter salvare l'amore della sua vita e padre delle sue figlie.
Si chiamava Lyla- negli occhi di Melòdya si legge l'immensa tristezza che prova nel ripensare a quella madre che non conobbe mai -Si rinchiuse in una grotta e pianse fino a quando non smise di esistere: non mangiava più, non beveva più e scomparve; le figlie maggiori costruirono una statua che la raffigurava per permettere alle figlie più piccole di ricordare il volto della madre e per dare la possibilità alle discendenti di conoscere il volto della loro antenata, poi venne posata in una tomba nella caverna in cui si rifugiò per piangere; poco tempo dopo, dalla statua cominciarono a scendere lacrime infinite, pianse tanto da formare una cascata e continua a piangere tutt'ora- finisce di raccontare la messaggera di corte.
Alisea e Cassidy hanno gli occhi lucidi di lacrime non versate.
-La cascata dei rimpianti- comprendo finalmente -Lì si trova la gemma, è lì che giace la prima sirena, dobbiamo andarci immediatamente-
-Si trova ad ovest da qui e ci vorranno circa quattro ore di cammino, senza contare le pause che farete- c'informa Melòdya
-Partiremo domattina allora- afferma Alisea decisa, asciugandosi gli occhi.

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Capitolo 10
*** 9. ***


CAPITOLO 9
Cassandra
Partiamo alle nove di mattina: è una giornata nuvolosa e probabilmente comincerà a nevicare da un momento all'altro.
Arriviamo a destinazione che sono quasi le due del pomeriggio, ci siamo fermati troppe volte per colpa della neve che come avevo predetto ha iniziato a scendere copiosamente dal cielo e anche perché io non sono molto abituata a camminare per ore; appena arriviamo a destinazione, vedo che la nevicata ha diminuito la sua potenza anche se non ha smesso di scendere.
Mi fermo accanto ad alcune rocce per riprendere fiato e, sotto la direttiva del capitano Thomas, mettiamo le nostre provviste a terra per poi coprirle con delle coperte bianche per mimetizzarle e nasconderle agli animali selvatici.
Poco più in là del nostro, chiamiamolo “accampamento”, c'è un lago non molto grande, ma cristallino e da quello che posso vedere sembra decisamente senza fondo e popolato da...
-Ancora sirene alate!- dico sbalordita; di questo luogo ho visto cose davvero strane, pazzesche e splendide, ma nonostante tutto m'incanto meravigliata ancora come una bambina davanti ai regali di Natale.
-Sì, Melòdya e sua figlia sono le sole messaggere del castello; qui abitano tutte le portalettere del regno; da dove vieni tu non ci sono le sirene? Come viene recapitata la posta?- chiede confusa Alisea
-Beh... no, non ci sono, da noi sono considerate delle bellissime e crudeli creature mitologiche- mi guardano assolutamente sorpresi: la mia vita è così diversa dalla loro.
Osservo ancora quelle ragazze mezze pesci -Hanno delle ali stupende!- cerco di non urlare il mio entusiasmo, ma attiro comunque l'attenzione di due sirene; appena i loro occhi si focalizzano nella nostra direzione, vedo i loro lineamenti perfetti; le due lanciano uno sguardo certamente malizioso a Thomas che pare non notare, a differenza di Alisea che ricambia l'occhiata di quelle ragazze con una di puro odio nei loro confronti, afferrando poi il braccio del suo ragazzo e stringendolo in modo volutamente possessivo.
-Che hai?- domanda lui guardandola
-Mmm, niente niente- gli sorride la principessa e noto che le due “pescioline” ardono d'invidia nei confronti della mia amica.
-Come faremo a raggiungere la statua? Ma soprattutto, dov'è?- chiedo per cambiare argomento e farla concentrare sulla missione da compiere.
-Non lo so proprio- mi risponde Alisea
-Ci sarà un qualche indizio nell'indovinello, non vi pare?- chiede retorica la guardia.
-Beh vediamo subito- dico tirando fuori dallo zaino il foglio con la traduzione
-Forse nella parte finale:
”Dagli occhi non farti ingannare
dalle lacrime della sirena fatti guidare”- leggo ad alta voce.
Thomas si guarda intorno e per poi indicare la cascata -L'unica entrata possibile deve essere al di sopra di quella, ma cosa c'entrano le lacrime?-
-E come facciamo a salire?- chiedo titubante.
-Beh, possiamo sempre usare l'aria per darci una spinta- formula un'ipotesi Alisea
-Possiamo provare- la sostiene il ragazzo
-Vi ricordo che io non sono capace ancora di controllare il vostro elemento- dico attirando la loro attenzione
-Non preoccupatevi, Cassandra, possiamo provare a spingere Alisea ed io- mi convince Thomas.
Quindi, ci dirigiamo il più vicino possibile alla fragorosa e scintillante cateratta; Thomas mi prende in braccio e insieme ad Alisea provano ad utilizzare l'aria per avvivare dove la cascata comincia, ma a causa dell'aria in contrasto prodotta dalla corrente d'acqua finiamo nel lago, continuiamo a provarci, ma non riusciamo ad arrivare su e in ognuno di questi tentativi inutili c'è un sottofondo di risate da parte delle due sirenette invidiose.
-Stiamo sbagliato qualcosa- dice Alisea sputando l'acqua finita nella sua bocca e guardando male le sirene per far cessare le loro risate: funziona.
Continuo a ripetermi l'indovinello -”Dagli occhi non farti ingannare...” ma certo! È l'entrata sbagliata!- dico avendo un'illuminazione.
-Cosa ti è venuto in mente?- chiedono i fidanzatini in sincrono.
-È qui che abbiamo sbagliato: ci siamo fatti ingannare dagli occhi! Qualche tempo fa, ho visto un film dove la situazione era simile a questa- rispondo
-E questo film... come ha risolto il suo problema?- Thomas ne parla come se stesse chiedendo di una persona.
-Facile- nuoto verso la riva del lago seguita dai miei compagni d'avventura e mi incammino verso la rupe per poi svoltare dietro il flusso della cascata scoprendo il passaggio segreto che avevo immaginato ci fosse; Thomas e Alisea mi seguono e rimangono sorpresi nel trovare l'entrata lì dietro.
-Ma...- sembra che abbiano terminato le parole
-Dai andiamo- corro su per quelle scalinate di pietra finché non arrivo in una sala con al centro la statua di una splendida sirena
-Questa sembra proprio una...- dico
-Tomba...- finiscono per me Alisea e Thomas
Ma la cosa bizzarra è che la statua sta piangendo e sono proprio le lacrime, che a causa della pendenza, formano la Cascata dei Rimpianti; la sirena, inoltre, ha al collo una splendida collana dorata con incastonata una pietra bianca: un diamante purissimo e lucente, il simbolo dell'elemento aria, e l'unica cosa della sirena a non essere fatta di roccia.
-Deve essere quella- indico la gemma in questione.
-Prendila allora- m'incita Alisea.
-Oh ehm... va bene...- mi avvicino piano alla statua aspettandomi chi sa che tranelli e afferro il diamante; tiro piano e la gemma si stacca senza nessuna difficoltà, un po' troppo facile.
Ho parlato troppo presto: improvvisamente la statua smette di piangere e da un momento all'altro mi aspetto che arrivi chi sa quale mostro a difendere la pietra, invece dalla statua esce una specie di fantasma: lo spirito di Lyla.
-Grazie per avermi liberata, quella bellissima pietra mi è stata regalata dal mio amato arcangelo come proposta di matrimonio e da quel momento l'ho tenuta sempre al collo; custodiscila per me con molta cura, mia principessa- mi domanda cortesemente
-Lo farò, grazie per avermi aspettata e perdonami per essere arrivata con tanto ritardo- dico piena di sorpresa e gratitudine.
-Finalmente, mio amato, potremmo rivederci- afferma Lyla guardando verso il cielo, poi verso di me -Arrivederci, principessa- sparisce.
-Va bene, adesso torniamo velocemente a palazzo, non sopporto più le risate di quelle.... quelle... salmonelle- dice Alisea ancora furiosa con le sue sirene
-Sei solo gelosa- la prende in giro Thomas ridendo, lei impallidisce improvvisamente, poi diventa rossissima come un pomodoro troppo maturo.
-Non è vero, non sono gelosa- esco di corsa sbuffando dalla caverna; Thomas si gira verso di me e prima di seguirla sorride: -Si, è mooolto gelosa-

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Capitolo 11
*** 10. ***


CAPITOLO 10
Cassandra
-Non sono gelosa!- ripete per la milionesima volta Alisea
-Si, lo sei- le risponde canzonandola il suo ragazzo
-No, invece!-
-Ti ho detto di si-
-Uffa! Ti ho detto di no!- strilla la principessa
-Perché continui a negare l'evidenza?- le chiede Thomas
-Ti sbagli... Lalalalalala- Alisea si tappa le orecchie e inizia a cantare, è decisamente stonata
-Gelosona, orgogliosa di una fidanzatina isterica- dice il suo ragazzo
-Come mi hai chiamata?!- si gira lei furibonda, a quella velocità mi sarei presa uno strappo ai muscoli
Il capitano scrolla le spalle -Mah, non saprei...-
-Ripeti un po' o non hai le palle per farlo?-
Oh cavolo, non mi aspettavo che questo genere di linguaggio potesse uscire dalla bocca di una principessa, ma va bene, cosa dovrei farci io?, e poi mi sto divertendo un mondo a guardarli battibeccare, quindi tanto meglio, sorrido tra me.
-Ah, io sarei senza palle? Non la pensavi così, l'altra sera- Thomas la lascia di stucco con la bocca spalancata a simulare un pesce; io arrossisco e, senza neanche provare a trattenermi, scoppio a ridere.
I due si voltano verso di me e mi guardano come se mi vedessero per la prima volta, poi si rivolgono uno sguardo e, con un sorriso inquietante, si accovacciano a terra: stanno preparando delle palle di neve.
-No.... no, vi prego- chiedo clemenza tra una risata e l'altra, senza fiato e con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
Niente da fare: mi lanciano le palle in pieno viso. Stavolta sono loro che scoppiano a sghignazzare; beh, è il momento della vendetta.
Mi pulisco la neve dagli occhi e m'inginocchio a terra; preparo due palle di neve e miro alle labbra, lancio e... centro perfetto contro Alisea, che perde l'equilibrio e finisce sdraiata per terra.
Thomas, vedendola, non riesce a trattenere il riso e scoppia trattenendosi la pancia. Ora tocca a lui: miro, lancio e il “missile” arriva in pieno petto al ragazzo che non aspettandoselo, cade a terra.
Noi ragazze ci guardiamo e scoppiamo a ridere seguite da Thomas.
-Tutto bene?- mi avvicino e gli porgo la mano per aiutarlo ad alzarsi, lui la osserva poi l'afferra-
-Si- dice con sguardo furbo
-Partiamo?- chiede Alisea
-Certo, ma prima...-
Non finisce la frase che mi ritrovo capelli e faccia ricoperti di neve -Cosa?-
La sentinella sorride -... La vendetta-
Ridiamo e ricominciamo a giocare.

Dopo un'oretta di svago, mi ritrovo la neve in posti dove questa non dovrebbe mai esserci; Alisea e Thomas hanno ricominciato a discutere e non hanno smesso per tutto il resto del viaggio di ritorno.
Arriviamo al castello verso sera e ci dirigiamo immediatamente nella sala da pranzo dove ci aspettano la regina Arya e consorte.
-Vostra maestà, abbiamo recuperato la gemma- afferma Thomas, tornando a parlare in modo formale.
-Perfetto, ma non ci avete messo più tempo del previsto?- dice lei in un tono che mi sa di scherno: la nostra pausa/partita a palle di neve ci ha tenuti impegnati più del previsto e siamo ritornati con un'ora e mezza di ritardo; nonostante questo Thomas non si scompone di una virgola -Abbiamo avuto un contrattempo, maestà- risponde con la sua solita calma.
-Capisco- lo osserva con uno sguardo strano -Avvicinati cara...- si rivolge a me e porgo la gemma alla donna, mettendomi accanto a lei.
-Avete già fatto un tentativo nel mettere il diamante nel bracciale?- ci chiede il re.
Scuoto la testa di segno di negazione, allora la regina mi prende il polso destro guardandomi in cerca di approvazione che io non tardo a darle, Arya poggia delicatamente la pietra nell'incavo con dentro l'incisione del simbolo dell'aria ed essa si illumina di una luce accecante incastrandosi al suo posto.
-Fantastico!- esclama Alisea con sguardo stupito -Questo dimostra a tutti gli effetti che Lei sei tu e ora che l'elemento è stato sbloccato dobbiamo allenarti- finisce
-Lei... chi?- chiedo io decisamente confusa
-L'unica erede al trono dell'impero dello spirito-
-Vuoi dire di Lumbar?- mi guardarono stranita a quella osservazione poi la regina scosse la testa come per ricordarsi qualcosa e poi mi corresse
-La “Dimora delle ombre”, come l'hai chiamata tu, la nostra attuale isola centrale si chiamava un tempo Cuinie, “che ha vita”; anni fa era la più vitale delle isole, governata da due sovrani stimati nel regno e dai loro tre figli... Il maggiore, Markus, il tuo ormai defunto padre, divenne il re di Aranel e anche se per poco egli fu un grandissimo re, valoroso e saggio-
Una piccola lacrima mi solca la guancia fino ad arrivare al mento: non conosco mio padre, ma le voci su di lui mi fanno sentire felice e molto fiera di essere sua figlia.
-Tranquilla, cara- cerca di consolarmi Arya accarezzandomi la schiena -Adesso vai a riposare, va bene? Mancano solo tre gemme da recuperare e devi essere in forze
Annuisco, ma prima di tornare in camera mia, chiedo: -Quale dovrebbe essere la mia prossima destinazione?- molto curiosa di scoprire quale sarebbe stato il prossimo regno da visitare.
-Celebom, “albero d'argento”, l'isola della terra-

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Capitolo 12
*** 11. ***


CAPITOLO 11
Alisea
-Dillo che eri gelosa- mi ripete Thomas abbracciandomi da dietro dopo aver chiuso a chiave la porta di camera mia alle sue spalle.
-Non lo dirò mai- rispondo poco convinta, la sua vicinanza mi fa perdere la testa
-Lo so, ma tutto è possibile a questo mondo- inizia a lasciarmi una scia di piccoli baci sul collo risalendo piano fino al lobo dell'orecchio morsicandomelo; non resisto, lo spingo sul letto e mi siedo a cavalcioni sui suoi reni.
-Vuoi la verità?- chiedo dopo avergli dato un bacio altamente passionale
-Si- dice lui dopo aver finto di pensarci su fin troppo a lungo.
-Beh, allora devi guadagnartela- sorrido maliziosamente
-Ah si?- ghignando il ragazzo capovolge la situazione -Vediamo... come dovrei fare?-
-Sorprendimi- dichiaro e Thomas inizia a baciarmi con foga e ad ogni suo tocco il mio cuore perde un battito: sono così felice di averlo conosciuto, e con una risata penso a sua madre: adoro quella donna alla follia per aver fatto un capolavoro del genere e per averlo cresciuto così bene.
-Ti amo- sussurro sempre con il sorriso sulle labbra rosse e gonfie, prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

Apro gli occhi e sento il cuore partire a mille non appena vedo dormire il mio ragazzo al mio fianco: è una visuale inaspettata e rara vederlo ancora sdraiato accanto a me alla mattina, di solito mi sveglia con un bacio; mi guardo intorno e noto che è ancora buio, lo sento mugugnare qualcosa leggermente infastidito, per poi girarsi e tornare a dormire beatamente.
Mi alzo dal letto e vado velocemente in bagno per farmi una doccia calda; in questo periodo dell'anno, sulla nostra isola la temperatura scende sempre di più e presto ci sarebbe stata una tempesta; mi asciugo e, cercando di non fare rumore, torno in camera trovandolo, però, seduto sul letto con solo un paio di boxer addosso.
-Buongiorno- mi dice con la voce ancora impastata dal sonno e strofinandosi gli occhi, si gira verso di me e rimase sorpreso nel vedermi con addosso solo un asciugamano, mi squadra dalla testa ai piedi soffermandosi attentamente sulle mie gambe poi torna a guardarmi in viso e lo vedo arrossire leggermente voltandosi dall'altra parte -Emh... scusami-
-Mi hai vista altre volte nuda, che ti prende?- chiedo curiosa della reazione
-Niente è che se ti fai vedere così poi... come faccio a lasciarti qui e ad andare al lavoro?- chiede retorico passandosi più volte la mano tra i capelli arruffandoli ancora di più
-Oh capisco- faccio cadere l'asciugamano sul pavimento e mi dirigo verso l'armadio sicura di avere i suoi occhi da falco puntati su di me; mi metto l'intimo sexy molto lentamente, per poi infilarmi un paio di pantaloncini corti di pelle chiari e una canottiera nera in tinta con la biancheria, il tutto accompagnato dallo sguardo focoso ed eccitato di Thomas.
Ma il momento viene brutalmente rovinato: sento bussare alla porta e mi volto di scatto piena di ansia, chi può mai essere?
-Chi è?- chiedo incrociando le dita e sperando con tutta me stessa che non sia mia madre, ma bellamente perseguitata dalla sfortuna e...
-Tesoro, sono la mamma, posso entrare?- guardo il mio fidanzato segreto, ora lì in piedi attentissimo davanti a me con indosso solo le mutande e, con mia madre fuori dalla porta, gli faccio segno di vestirsi velocemente.
-Un momento, ho appena finito la doccia, mi vesto e arrivo- rispondo a mia madre
“Svelto svelto svelto svelto” mimo con le labbra a Thomas, che appena finisce di vestirsi gli apro la finestra facendogli segno di uscire da quella parte; dopo che il capitano è scappato, vado ad aprire a mamma.
-Buon... buongiorno madre- dico ancora lievemente spaventata
-Dobbiamo parlare di una cosa molto importante, Alisea-
-Riguarda le gemme?- domando speranzosa
-Non esattamente, riguarda il tuo futuro...- mi guarda come si guarda un cucciolo
-Ok... capisco- no, non capisco cosa c'entra adesso, ma lascio correre e vado a sedermi sul letto e lei mi imita.
-Allora Alisea, lo sai che dopo che Alias è morto tu sei diventata l'erede diretta dell'isola- inizia il discorso.
Alias era mio fratello maggiore, è nato sei anni prima di me e morto per malattia alla tenera età di otto anni, non l'ho mai conosciuto per davvero, ma da quel poco che ricordo era un fratello premuroso e gentile ed era il migliore amico di Thomas; dopo la sua morte, io non ho sofferto particolarmente perché a quel tempo avevo solo due anni, ma quelli che hanno sofferto di più di tutti sono stati i miei genitori: come tutte le mattine, ero andata nella sua camera per svegliarlo, ma non mi rispondeva, a volte lo faceva per dispetto, per scherzo, poi iniziava a farmi il solletico; quella volta fu diverso: da un paio di settimane a quella parte, aveva la febbre e stava chiuso in camera, ma la sera prima di morire mi disse che stava benone, che la febbre gli era scesa e che il giorno dopo saremmo andati a giocare insieme con Thomas.
Dopo la sua non-risposta andai piangendo dai miei genitori dicendo che Alias era cattivo e che non voleva svegliarsi, così la mamma entrò nella sua camera per dirgli che la colazione era pronta e tornò piangente con in braccio il mio fratellone... morto.
-Quindi presto prenderai il mio posto da regina- continua lei distogliendomi dagli amari ricordi
-Esatto, e quindi?- chiedo continuando a non capire
-E da regina avrai bisogno di un consorte, un nobile, un re-
-Cosa stai cercando di dirmi?- domando innervosendomi
Mia madre sospira -Ho visto come vi guardate, sono stata giovane anche io, ma non potrete stare insieme: lui non è un nobile e le regole che re Alyon ha imposto vietano le relazione tra nobili e plebei, noi non abbiamo le forze per metterci contro di lui al momento- afferma con sguardo dispiaciuto
-Lo so, e ho anche capito perché- sbuffo infuriata con il re oscuro -Pensi che io non abbia notato che ti sei indebolita sempre di più nel corso degli anni? Così ho fatto delle ricerche e ho trovato la risposta alle mie domande-
-Cosa?- chiede sorpresa mia madre
-Alyon era il terzo figlio della famiglia reale e, senza una precisa ragione, nacque senza poteri; nel corso del tempo, però, trovò un modo per sottrarlo agli altri sovrani e usarlo per sé: è per questo che vuole solo nobili al trono, così che possa rubare potere più forte e puro, vero?-
Mia madre mi guarda con sguardo dispiaciuto e una lacrima riga entrambi i nostri volti così simili.
-Io non rinuncerò a lui- dichiaro.

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Capitolo 13
*** 12. ***


CAPITOLO 12

Cassandra

Sono passati tre giorni da quando abbiamo ritrovato la prima gemma e da allora Thomas e Alisea mi stanno insegnando ad utilizzare il potere dell'Aria: sembra che rimettere la pietra al suo posto abbia risvegliato il potere che rappresenta.

Tutte le volte che Thomas arriva per sostituire la mia giovane insegnante, lei sparisce, così, nel nulla senza salutare, senza neanche guardare il suo presunto ragazzo in faccia: questo è decisamente preoccupante, spero solo che non abbiano litigato.

-Per oggi basta- dice il ragazzo senza un briciolo di stanchezza, ma si capisce che  è concentrato su altre faccende più urgenti, come Alisea.

-Perché... non vai... a parlarle?- dico tra un respiro rauco e l'altro

-Perché continua a scappare ogni volta che mi vede, come diavolo faccio?- sembra piuttosto triste e disperato, precisamente giù di morale.

-Vieni.... sediamoci lì... un attimo... per favore...- lo sprono tenendomi il fianco con una mano: ho un dolore immenso, come se mi stessi per spaccare in due, ho passato ore a correre e lanciare dischi d'aria mirando ai bersagli mobili: ho fatto molti progressi, infatti, nei primi giorni mi hanno insegnato le basi, poi oggi ho fatto un po' di azione; dopo essermi seduta all'ombra di un albero, bevo avidamente l'intera bottiglia d'acqua, perché finalmente da quando sono arrivata sull'isola c'è una giornata di sole.

-Spiegami cosa è successo- gli “comando” appoggiando la bottiglia di vetro accanto a me

-Questo è il problema, non ne ho la più pallida idea- dice abbassando lo sguardo

-Vuoi... vuoi che provo a parlarle?- voglio aiutarli, loro hanno fatto tanto per me, è ora di ricambiare il favore

-Non lo so... non vorrei che dopo si arrabbiasse ancora di più-

-Prova a fidarti di me- gli dico dandogli delle pacche sulle spalle.

Mi alzo e mi dirigo nel boschetto dove prima ho visto andare Alisea; faccio un po' di strada prima di trovarla seduta su una panchina sotto un albero completamente ricoperto di neve, i capelli sono legati in uno chignon alto e la testa è abbassata, mi avvicino e noto che sta leggendo un libro. Ho scoperto che qui la neve è perenne ed è per questo che sono così abituati al freddo.

-Ehi- dico per farmi vedere

-Ehi... hai bisogno di qualcosa?- mi sorride leggermente

-Ho finito l'allenamento e sono venuta a fare una passeggiata- ricambio il sorriso

-Ok- riabbassa lo sguardo e ricomincia a leggere

-Senti, Thomas...- inizio, ma non concludo

-Non mi interessa- mi interrompe subito

-Beh, a me sì! Lui è molto preoccupato per te e anch'io lo sono: si può sapere cosa ti è successo?- dico arrabbiata -Non puoi fingere di punto in bianco che tutto quello che c'era tra voi sia sparito-

-Non puoi capire- dice seria, ma si vede lontano un chilometro che è triste

-Non posso, hai ragione: sono sempre stata esclusa, odiata e temuta, quindi hai ragione, non posso proprio capire cosa vuol dire avere un ragazzo che mi ama-

-Non intendevo questo...- cerca di rimediare

-Ah no?! E cosa intendevi allora?!- dico in un tono a metà tra l'ironico e l'arrabbiato -Te lo ripeto, hai ragione: io non ho mai avuto nessuno che mi amasse come lui ama te, proprio per questo ti dico di non fargli questo, perché restare da soli è come morire dentro piano piano, non puoi contare su nessuno, non puoi sfogarti con nessuno, ci sei tu e basta- dico con le lacrime che mi rigano le guance

-Cassidy, mi dispiace- abbassa lo sguardo, ma poi si alza e mi abbraccia forte -Io non volevo ferirti in alcun modo-

Mi asciugo le lacrime e mi stacco leggermente dal suo abbraccio.

-Io lo amo davvero tanto- continua lei

-E allora perché?-

-Mia madre... ha detto che se Alyon lo scoprisse potrebbe farlo uccidere- scoppia a piangere

-Cosa?! E perché mai?!- mi fa sedere accanto a lei sulla panchina e mi racconta tutta la conversazione avuta qualche mattina fa con la madre.

 

Alisea

[…]

-Lo so che non vuoi rinunciarci tesoro, ma devi, per il suo bene- dice mia madre

-Perché?- dico piangendo, lui è la persona più importante per me al mondo

-Perché se Alyon dovesse venirlo a sapere lo ucciderà pur di costringerti a sposare un nobile: vuole stirpe nobiliare e basta- dichiara tragica la regina madre

-Non è giusto- singhiozzo

-Lo so... mi dispiace davvero tanto, tesoro- mi abbraccia consolandomi mentre io continuo a piangere.

[...]

 

-Da quel momento tutte le volte che lo vedo ho deciso di evitarlo, ho paura che gli succeda qualcosa per colpa mia- finisco di raccontare tutto a Cassidy.

Dopo alcune ore torniamo a palazzo e l'accompagno nella sua camera per poi tornare nella mia, entro e chiudo la porta a chiave, mi volto e... mi viene un colpo al cuore.

-Spiegami subito- dice Thomas seduto sul mio letto: sembra che non dorma bene da giorni e ho paura che sia colpa della mia idea; anch'io faccio fatica ad addormentarmi senza averlo tra le braccia, sono talmente abituata ad avercelo accanto tutta la notte.

-Non ho niente da dire- dico abbassando lo sguardo per non vederlo

-Bugiarda- si alza e mi si avvicina, mi circonda la vita con le braccia, mi fa alzare il mento e, prima che possa allontanarlo in qualche modo, mi bacia; quanto mi è mancato, non l'ho capito fino a questo momento, mi stacco da Thomas e ci guardiamo.

-Scusami- dico con le lacrime che mi rigano il viso fino al mento

-Sssh. Tranquilla, amore- mi coccola la schiena e i capelli

-Come puoi... non odiarmi?-chiedo ancora piangente

-Ti ho sentita parlare con Cassidy- mi risponde dandomi un bacio sulla fronte

-Tu... hai sentito... tutto?-

-Tutto tutto- dice sorridendo, poi mi si avvicina ancora e prima di baciarmi di nuovo mi dice: -Ti amo-

 

Il giorno seguente, dopo aver passato come al solito la notte con il mio bellissimo ragazzo, partiamo finalmente per Celebom, l'isola della Terra: prendiamo due falchi reali e ci lasciamo andare nel vuoto.

Abbiamo preso i due animali più veloci, così arriveremo entro sei-sette ore: su uno ci sono Thomas e Cassidy e sull'altro io.

La mia migliore amica si guarda intorno meravigliata: la nostra isola si trova in cielo circondata da nebbia e nuvole, si possono ammirare tre delle altre quattro isole solo dopo aver superato l'ostacolo naturale che nasconde il regno da occhi indesiderati.

Appena avvistiamo la nostra destinazione ci fermiamo in una pianura per sgranchirci le gambe, ci manca ancora un'ora per raggiungere il palazzo del re della terra, ma dobbiamo farlo a piedi, perché se arrivassimo in volo, potremmo sembrare sul piano di guerra.

Riempiamo le borracce al ruscello lì vicino e ci prepariamo per ripartire, ma prima di poter rimontare in sella ai falchi sento uno strano rumore, mi volto e vedo Cassidy a terra priva di sensi, poi sento un forte dolore alla testa e tutto diventa buio.

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Capitolo 14
*** 13. ***


CAPITOLO 13

Cassandra

Apro gli occhi e la prima cosa che vedo è il cielo, è la millesima volta in quattro giorni che mi sveglio dolorante e non ne posso più, cerco di muovermi ma qualcosa mi ferma, delle corde.

Cerco Alisea e Thomas, sono anche loro legati ad alberi diversi, svenuti e a distanza l'uno dall'altra, poi noto un gruppo di persone poco distanti da noi che parlottano tra di loro, uno si volta e mi fissa per qualche istante prima di avvicinarsi, ha i capelli marroni corti che andavano un po' ovunque e ha gli occhi verde smeraldo.

Mi fissa e non dice niente così tutta la mia timidezza sparisce lasciando spazio all'acidità.

 

Adam

Sento la strana sensazione di essere osservato, così mi volto e vedo che una dei prigionieri si è svegliata, mi avvicino a lei e la osservo per qualche secondo, è bionda con i capelli mossi e gli occhi di un azzurro intenso come il cielo.

-Mi sciupi così- dice lei acida, wow, che caratterino

-Il tuo aspetto mi ha ingannato, ti facevo dolce e invece...- dico squadrandola da capo a fondo, noto un leggero rossore sulle sue guance e scoppio a ridere -Cos'é? Nessuno ti ha mai fatto un complimento?- lei abbassa lo sguardo triste e capisco di aver toccato un punto dolente

-Il gatto ti ha mangiato la lingua acidona?- le chiedo ancora

-E se anche fosse? Cosa ti importa?- domanda lei.

Linfa, la mia fidanzata, si avvicina a noi arrabbiata

-Non ti permettere di parlare in questo modo al mio fidanzato, nonché principe di Celebom-

-Mi scusi sua altezza, le farei un inchino, ma come vede...sono indisposta al momento- risponde ironica la ragazza facendo infuriare ancora di più Linfa, ma prima che lei possa rispondere sentiamo un rumore alle nostre spalle, tutte le guardie sono accasciate a terra e i due prigionieri sono liberi; io sto per attaccare ma la ragazza dai capelli bianchi mi ferma con un vortice d'aria che mi fa sbattere contro un albero, subito seguito dalla mia ragazza.

L'altro prigioniero si avvicina alla bionda e la libera dalle corde

-Tutto bene?- le chiede, lei annuisce e il ragazzo viene verso di me con in mano un bastone ma subito viene fermato dalla ragazza.

-Aspetta, lui è il principe di Celebom- per la prima volta mi ha salvato la vita dire di essere il principe.

Dopo qualche minuto la biondina tira fuori da uno zaino delle bende mi aiuta a medicarmi la schiena che mi sono ferito sbattendo contro l'albero, Linfa invece non si è fatta niente e invece di fare la brava continua a scalciare e ad urlare cosi viene legata dal ragazzo

-Principe, io sono Alisea- dice la ragazza dai capelli bianchi -La principessa dell'isola Cùthalion...- poi indica la ragazza che mi sta medicando -E lei è Cassidy...l'erede dello Spirito- io sgrano gli occhi e mi volto di scatto per guardare la ragazza che tutti stavano aspettando, quella che avrebbe salvato il nostro mondo dalla tirannia di Alyon.

-Tu...tu sei...- non riesco a formulare una frase decente

-Non ti permettere di parlarmi in questo modo impertinente principino- dice lei ironica ricordandomi la maleducazione di Linfa

-Oh beh, mi perdoni maestà, mi inginocchierei al suo cospetto ma sono gravemente ferito- rispondo divertito

-Oh andiamo, sei deboluccio principino- dice lei ridendo

-Non chiamarmi principino...- dico facendo una smorfia di dolore dopo che lei ha disinfettato un graffio sulla schiena

-E come dovrei chiamarvi? Vostra maestà? Altezza?- chiede Cassdiy con lo sguardo ancora rivolto alla mia schiena

-Adam va più che bene-

-Ok, Adam, io sono Cassandra ma chiamami Cassidy- dice lei finendo di fasciarmi la schiena.

-Grazie, biondina- dico io riferito all'aiuto datomi per le ferite, lei arrossisce leggermente e io sorrido

Io mi alzo e mi inchino come dovere alla principessa dell'aria che ricambia e subito dopo a Cassidy, poi mi volto verso il ragazzo

-E...tu sei?- chiedo

-Io sono Thomas, vostra altezza, sono il capitano della guardia reale di Cùthalion- risponde lui formale facendomi un inchino.

-Chiamami pure Adam...Comunque, ora che ci siamo presentati...cosa ci fa qui la principessa dell'aria con una guardia e l'erede?- chiedo curioso

-Siamo qui per questo- dice Cassidy mostrandomi il bracciale con incastonata una pietra -Dobbiamo riuscire a trovare tutte le gemme che compongono questo gioiello-

-Quindi siete venuti sin qui da molto lontano per un braccialetto?- chiedo sempre più confuso

-Non è un semplice braccialetto, quello è il gioiello che tiene imprigionati i poteri dell'erede, per sconfiggere Alyon dobbiamo farglieli sbloccare- finisce Alisea

-Capisco, seguitemi- dico dirigendomi verso il bosco

-Dove andiamo?- mi domanda la biondina

-A palazzo- rispondo risoluto

-Ma vuoi camminare per due ore?-

-Mentre eravate svenuti abbiamo viaggiato fino a raggiungere la foresta d'argento...la sede del grande albero- dico io sicuro, anche se dal suo sguardo capisco che è molto confusa, io le prendo la mano e la tiro accanto a me, poi sposto un grande ramo ricoperto di foglie e le mostro la grande quercia, all'interno della quale io vivo.

-È...enorme- dice lei guardando il palazzo

-Già- sento dei lamenti e le lascio la mano per voltarmi e notare che Linfa è piuttosto contrariata e adirata per il fatto che è ancora legata come un salame, così mi avvicino a lei e la slego.

Linfa si alza e guarda male tutti e tre i nostri ospiti prima di dirigersi verso casa impettita; io precedo gli altri e a palazzo faccio convocare mio padre.

-Aspettate qui- dico prima di dirigermi nelle stanze del re, entro e vedo che sta aiutando mia sorella con dei compiti, lei si chiama Prithivi e ha 10 anni, ha i capelli lunghi castano chiaro e gli occhi marroni/verdi, è identica a nostra madre.

-Padre- dico inchinandomi a lui

-Adam- dice lui di rimando facendomi un cenno con la testa, la mia sorellina si alza e mi corre incontro, io la prendo in braccio e la faccio girare

-Adam mi sei mancato, dove eri? Sei stato via tantissimo-

-Prit, calmati, sono stato alla miniera per controllare dei lavori-

-E mi hai preso un regalo????-  chiede lei curiosa, io tiro fuori dalla tasca un sacchetto colorato e lei lo scarta velocemente

-Woooow- dice ammirando l'anello con uno zaffiro -Somiglia a quello che hai tu al collo- io le sorrido e lei scappa verso il bagno per ammirarsi con al collo il regalo

-Padre, devo dirvi una cosa-

-Dimmi-

-La principessa di Cùthalion è qui e con lei c'è l'erede- lui mi guarda sorpreso

-Ti aspettano nella sala del trono- mio padre si ricompone e indossa la corona che aveva poggiato sul comodino e poi chiama Prit.

Entriamo nella sala del trono, mio padre, re Benjamin, si siede su quello più a sinistra, lasciamo vuoto quello subito alla sua destra e io e mia sorella ci sediamo sui nostri rispettivi troni.

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Capitolo 15
*** 14. ***


CAPITOLO 14

Cassandra

Dopo aver parlato col sovrano e avergli spiegato come abbiamo trovato la prima gemma, Adam ci accompagna alle nostre stanze, abbiamo deciso di restare qui per un po', non abbiamo alcun indizio su come trovare la prossima pietra.

-Eccoci arrivati- dice Adam aprendomi una porta mostrandomi una stanza stupenda

-Wow- dico

-Già, è la più bella del castello, questa era la stanza della mia mamma- dice Prithivi -Ora devo andare a finire i compiti di addestramento...ciao- dice saltellando via

-Stamattina non c'era tua madre, il trono era vuoto...-

-Lei è morta quando Prit era piccola-

-Oh, mi dispiace-

-Non preoccuparti, è passato tanto tempo ormai- dice lui abbassando un po' lo sguardo, io gli metto una mano sulla spalla

-Lo so che fa male- dico prima di abbracciarlo, lui rimane fermo un momento poi ricambia, dopo qualche minuto ci stacchiamo

-Grazie, mi serviva- sorride lui guardandomi

-Niente- ricambio il sorriso

-Ora, vuoi fare qualcosa o preferisci riposare?-

-Vorrei vedere il castello per cercare l'incisione se non ti dispiace-

-Certo, seguimi- mi prende la mano e mi porta a fare il mio tour.

Finiamo che è sera e non abbiamo trovato nulla, quindi mi riaccompagna in camera

-Mi dispiace davvero di non aver trovato niente- dice lui

-Magari saremo più fortunati domani...- dico

-Speriamo...- restiamo zitti per un attimo e si forma un silenzio imbarazzante che subito cerco di rompere

-Emh...grazie per tutto-  dico, lui si passa una mano tra i capelli

-Niente, ci...vediamo domani- mi da un leggero bacio sulla guancia e se ne va lasciandomi di stucco.

Per tutta la notte non faccio altro che pensare ad Adam, è stato davvero gentile con me.

 

Adam

Per tutta la notte non faccio altro che pensare a Cassidy, durante il nostro “Tour” del castello abbiamo parlato di molte cose, posso dire di conoscerla meglio di quanto conosco Linfa.

Il giorno seguente mi sveglio piuttosto presto, mi preparo ed esco, vado nelle cucine per prendere del cibo da portarmi dietro, devo andare alle miniere anche oggi per controllare e pagare i lavoratori.

-Hey Adam- mi volto e vedo Cassidy che si avvicina

-Hey, sei mattiniera-

-Beh, anche tu, dove vai?-

-Devo andare via per un po', vuoi venire con me?- chiedo

-Volentieri, aspetta che avverto Alisea e Thomas- corre verso la stanza della sua amica, bussa ed esce la principessa vestita con una canotta e dei pantaloncini

-Giorno Cassidy-

-Giorno, senti io vado via con Adam, ci vediamo dopo-

-Emh...ok-dice lei confusa e assonnata, poi chiude la porta e la bionda torna da me.

-Pronta?- chiedo guardandola, indossa un paio di pantaloncini corti lasciando nude le gambe e un top bianco che le lascia scoperta la pancia, forse mi soffermo troppo ad osservarla perchè arrossisce

-Emh...scusa- dico passandomi una mano tra i capelli, lo faccio sempre quando sono nervoso, è come un anti-stress

-No...niente...emh, questi...sono di Alisea, io...vado a cambiarmi veloce e arrivo- corre verso la sua stanza e si chiude dentro.

Dopo qualche minuto esce, ha cambiato solo la maglietta e ora indossa una canottiera nera e una camicetta verde sopra.

-Vieni- le dico mentre mi incammino verso la stalla, entro e metto la sella al mio cavallo, lei si guarda intorno e va ad accarezzare tutti i cavalli che incontra.

-Ti piacciono molto vedo- dico per rompere il silenzio

-Si, ho sempre amato i cavalli ma non ho mai imparato a montarli-

-Se vuoi appena abbiamo un po' di tempo ti insegno- le si illuminano gli occhi, è proprio bella

-Si grazie- sorride felice

-Forza sali- le dico aiutandola a montare sul mio splendido destriero, poi salgo dietro di lei e la circondo con le braccia per prendere le redini e partiamo.

Arriviamo alla miniera mezz'ora dopo, la aiuto a scendere

-Seguimi, ci vorrà un po', poi ti faccio fare un giro-

-Ok- dice lei

 

Appena finisco la porto dentro la miniera accompagnati da due guardie e guidati da un lavoratore esperto delle gallerie.

-Quante pietre....- dice lei guardandosi intorno

-Già-

-Quale è la tua preferita?-chiede lei curiosa, io alzo il gioiello che porto al collo, è un anello che però uso come collana, e pieno di piccoli smeraldi, mio padre lo usò per chiedere a mia madre di sposarlo, dopo che lei è morta l'ha dato a me.

-Lo smeraldo- lei prende in mano l'anello e sorride

-È stupendo- poi lo lascia andare -Il mio è l'ametista-

Continuiamo a camminare dritti ma invece di seguire l'uomo davanti a noi Cassidy gira a destra.

 

Cassandra

Stiamo camminando tranquillamente quando all'improvviso sento una voce di donna che mi parla,non so come ma mi ricorda in qualche modo quella di mia madre, mi continua a ripetere di svoltare a destra e io decido di ascoltarla, subito sento dei passi dietro di me e mi volto a controllare

-Dove stai andando Cassidy?- chiede Adam

-Non lo so, vieni- gli dico prima di ricominciare a camminare, la voce mi dice di girare a sinistra e subito dopo a destra; quando essa sparisce mi ritrovo insieme ad Adam in una grotta a fondo chiuso, mi avvicino alla parete e cerco qualcosa, qualsiasi cosa, poi vedo un incavo, lo tocco con le dita e mi rendo conto di aver già toccato qualcosa di quella stessa identica forma e mi volto

-L'anello-

-Cosa?-

-Devi mettere qui l'anello- dico indicandogli il foro, lui mi ascolta e fa come gli ho detto e si apre un altro cunicolo, Adam riprende il suo gioiello e poi ci incamminiamo finché non arriviamo di fronte ad una roccia con sopra incise altre scritte in inglese

-Hai qualcosa per ricopiare queste?- chiedo speranzosa, lui scuote la testa poi si guarda intorno e raccoglie un sasso rosso piccolo e uno più grande chiaro e me li passa

-Dovrebbe andare- io li afferro e trascrivo tutto

 

“For defeat the dark Lord,

despite the fear of know the true,

in the place where your heart is safe,

give it trust and it will show you the path.

The stone guardian that find sitting,

is only the start for find the lost jewel.”

 

Subito dopo usciamo da quel labirinto di miniera e torniamo a cavallo

-È l'indizio per la gemma?- chiede lui curioso

-Penso proprio di sì, l'abbiamo trovato- dico felice.

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