If it was possibile,
I would have been with you forever…
Se mi fosse stato concesso avrei voluto
prenderti in braccio ancora…
Il vento ulula di una furia selvaggia, solleva il mio
giaccone e se non faccio attenzione rischio di perdere l’equilibrio.
Sembra una sciocchezza, ma da quassù le folate assumono quasi
la forza di un tornado.
Di fronte a me c’è il fuoco, vedo il terrore che oltrepassa
la mia postazione per giungere ai confini del villaggio, portato nei cuori
delle persone che incapaci di difendersi scappano verso la selva.
Sento le grida, odo i pianti dei bambini separati dai loro
genitori e alcune voci che invocano dei nomi a cui nessuno risponderà mi fanno
chiudere gli occhi per la rabbia.
Era un villaggio pacifico la mia Konoha fino al tramonto di
poche ore fa.
La gente sorrideva e si salutava per strada, i bambini
all’accademia studiavano il loro futuro, le due pesti sotto al
mio comando bisticciavano fra di loro e tu mia piccola luce dormivi
beato sognando cose di bimbo.
A casa nostra la luce della lanterna sfuocava le ombre verso
i muri, tu le guardavi e ridevi divertito stringendo con le tue piccole dita
l’indice della tua mamma con una forza dolcissima, e io vi avrei guardati in eterno.
Gli occhi schiusi del mio amore in un’espressione che solo
una madre sa mostrare, le tue iridi cobalto spalancate
sul mondo di quella stanza, il sorriso che vi nasce identico sulle labbra, le
tue grida euforiche e gli improvvisi silenzi quando ti volti verso di me e mi
fissi ancora confuso, perché non sai chi sono, non riesci ancora a comprendere
che sono l’altra metà del tuo mondo rappresentata per ora solamente da lei.
I tuoi occhi sono una continua
meraviglia ogni volta che mi guardi, alzi le sopracciglia spalancando ancora di
più le palpebre, la tua bocca si apre e si chiude e le tue gambe scattano in
continuazione.
Ignoro cosa stai provando, ma so che stai
imparando una cosa nuova.
“Lui è il papà…”
Ti prende in braccio e vi avvicinate a me, esiti un poco mentre ti distanzia da sé ma poi ti fidi e allunghi le
braccia verso i miei palmi, sfiori coi tuoi la punta delle mie dita e un calore
improvviso mi pervade.
Sbotti un gridolino, mi guardi e
sorridi in silenzio, batti le tue piccole manine sul dorso delle mie, non ti
opponi alla stretta che opero attorno al tuo petto ora che ti prendo, che ti avvicino
al mio collo per donarti un bacio sulla testa chiara dalla quale spuntano
solamente alcuni ciuffi biondi.
E in un attimo siamo vicinissimi,
le tue braccia si posano sul mio petto, la tua testolina ascolta il battito del
mio cuore e i tuoi occhi pian piano si socchiudono e si addormentano.
“Lo metto a letto…”
“No, lasciamelo tenere ancora un attimo…”
Sei così leggero e piccolo che ho quasi paura di romperti, i
tuoi respiri somigliano allo sbatter d’ali delle libellule, lievi
ma continui, corti e ravvicinati.
Sei uno scricciolo, ma il calore che emani e la gioia che mi infondi sono immensi.
Ti dono un ultimo bacio sulla fronte, poi ti consegno alle
braccia di tua madre che ti posa nella tua piccola
culla di vimini, la guardo coprirti, baciarti e sussurrarti la buona notte, mi
avvicino a lei e la abbraccio baciando i suoi capelli ramati, inspirando quel
profumo di mamma che vi circonda entrambi, invidiando il legame che già vi
unisce.
Vorrei baciarla e stringerla a me, ma d’improvviso le
campane di allarme suonano prepotenti, mi precipito a
chiudere le finestre per evitare che il rumore ti svegli, ma arrivo tardi
perché le tue grida spaventate già riecheggiano nella stanza.
Guardo tua madre prenderti e cullarti, ti vedo calmare poco
a poco, mi avvicino, la bacio e poi esco prendendo al volo il mio giaccone
bianco e arancio e in un attimo sono al cancello principale.
“Hokage-sama…laggiù!”
Seguo lo sguardo della sentinella ed il sangue mi si gela
nelle vene, davanti a noi a circa venti, trenta chilometri a nord, dal profondo
della selva si innalza feroce l’immensa sagoma del
demone volpe.
Il suo pelo riluce degli stessi riflessi del sole al
crepuscolo, le sue code guizzano selvagge scattando ad ogni falcata che percorre mentre velocissima si avvicina al villaggio.
“Dichiarate lo stato d’emergenza livello A, salvate i
civili, richiamate anbu jonin e avvisate il Terzo…”
La guardia mi guarda annuendo, eseguirà i miei ordini è bene
allenata, ma nei suoi occhi scorgo il puro terrore corrodergli l’animo.
Gli poggio la mano sulla spalla voltandomi verso la
direzione da cui sono giunto.
I vetri della facciata sono intatti, la fievole luce ancora
vibra e sono sicuro che voi due siate dentro, sono sicuro che ti sarai calmato e che avrai ripreso a dormire, sono certo che
tua madre sarà accanto a te e ti proteggerà perché è esattamente ciò che farò
io.
Con uno scatto improvviso salto all’esterno delle mura,
percorro decine di metri in pochissimi secondi, dietro di me avverto
le presenze dei ninja richiamati, procedo senza timore, la retroguardia è di
ottimo livello.
Non riesco a pensare che a te mentre corro incontro al
demone, ai tuoi occhi che sono il riflesso dei miei, alle tue espressioni e ai
tuoi miagolii di neonato, ma il rumore dei suoi passi farsi sempre più vicino
mi fanno tornare alla realtà.
Il terreno vibra ogni volta che le sue zampe dilaniano la
terra, vedo le cime dei centenari alberi di Konoha venir sradicate come fossero pagliuzze al vento.
Due secondi e mi trovo di fronte ad
esso, minuscola macchia bianca al confronto con l’enormità della sua stazza.
Attacco non appena avverto la retroguardia essermi vicina,
la circondiamo e mentre il corpo dei maestri del sigillo provano
ad indebolire il demone noi ninja lo attacchiamo nei punti chiave.
Occhi, giunture punti vitali e
articolazioni.
Facciamo presto i conti con la sua agilità, una sua zampata
e la cerchia dei sigillatori è spazzata via, la nostra forza è dimezzata ma non ci
abbattiamo, alcuni colpi vanno a segno, sembrano azzopparla e il mio kunai addirittura la acceca, la sua furia
esplode in un attacco spirituale e ci ritroviamo a terra quasi privi della
vita.
I miei occhi la vedono incedere come una furia verso il
villaggio, e anche se scompare quasi subito sento il rumore dei crolli e il
polverone innalzato al cielo dai cumuli di macerie.
In pochi attimi divampa il fuoco e il cielo sopra il
villaggio risplende a giorno, le case si trasformano in pire e il terreno che
vibra ad ogni crollo mi porta il frenetico rombare di mille passi terrorizzati.
Fra la folla ci sono vecchi e bambini.
Fra la folla ci sarete di sicuro anche voi due.
Non ho bisogno di pensare altro, mi alzo e traballante
incomincio a correre mentre il vostro pensiero mi da forza, sembra lenire le
ferite del mio corpo e darmi coraggio.
Porto il pollice alla bocca, serro gli occhi e mordo la
pelle, arresto d’improvviso la mia avanzata sotto ai resti
del portone principale e pianto il palmo a terra.
“Tecnica superiore del richiamo!”
Un’enorme sbuffo di fumo e subito
dopo mi ritrovo alla sua altezza.
Ora la guardo negli occhi e il suo ringhiare seppur
spaventoso non fa altro che incrementare la mia rabbia.
La distruzione che ha seminato e la morte cha ha portato con sé saranno la sua condanna ma so anche che in un
combattimento diretto non riuscirei mai ad averla vinta.
Chiudo gli occhi mentre la sola ed unica soluzione si fa
spazio fra le mie idee e facendosi man mano più chiara fa
sbiadire le immagini che ho di te e di voi.
Se solo avessi potuto ti avrei amato…
Scatto all’attacco con Gamabunta mordendomi nuovamente il
pollice per attivare una tecnica che non richiederà come compenso solamente
qualche goccia del mio sangue.
Richiamo a me il potente dio dei morti, e quando lo vedo
apparire capisco ciò che dovrò fare.
Non sarò il solo a venire condannato, e questo è forse il
mio più grande rimpianto.
Mentre la mia evocazione distrae la volpe con uno scatto mi porto sul suo dorso e subito le mani evanescenti
dell’oni ghermiscono dal corpo del demone il suo spirito.
Ti accorgi troppo tardi di ciò che sto facendo, l’oni ha già
risucchiato gran parte della Tua anima e mentre stremato cadi a terra ritorno
sulla testa di Gamabunta sfidando il tuo sguardo pieno di maledizioni e ira.
Ma ridi nella morte perché prima di tutti hai capito una
cosa fondamentale, il tuo spirito verrà sigillato
mentre il mio sarà disperso.
Tu avrai un’altra possibilità invece io no.
Mi rendo conto della vittoria solamente
quando l’oni si presenta davanti a me per richiedere la sua
contropartita.
Mi guarda negli occhi e in quell’attimo
tutto si blocca.
I miei occhi non si chiudono più, il respiro cessa di
invadere i polmoni e resta sospeso nel vuoto assieme
al tempo che per me si è fermato.
Posso vedere il mio corpo perdere l’equilibrio e cadere
dalla testa dell’enorme rospo che fa appena in tempo a prendermi fra le zampe prima che mi schianti a terra ai piedi dei ninja
sopravvissuti accorsi per aiutarmi.
Capisce solo in quel momento ciò a cui sono ricorso, lo
sento imprecare contro il destino, vedo le sue zampe palmate schiudersi attorno
al mio corpo anche se non sento il loro calore.
In quel momento è come se mi trovassi in mezzo alla folla,
un semplice spettatore della mia stessa fine, la beffa del dio dell’inferno.
Vedo il mio corpo venir adagiato a
terra, leggo lo sconforto sul viso del Terzo e il dolore negli occhi dei
superstiti ma so anche che un pericolo è stato sventato, so che l’alba di domani
risplenderà su una Konoha un poco ammaccata ma ancora esistente.
E poi so che voi due starete bene.
…e lo sento chiaro in questo
preciso istante il tuo vagito fra mille pianti di bimbo, il bruciore che
provoca il manifestarsi del sigillo sul tuo ventre non ti da pace, le candele
poste attorno alla tua culla bruciano e scottano la tua pelle ancora sensibile…
Nessuno sembra accorgersene, ma due lacrime scendono dai
miei occhi ormai ciechi sul mondo, le uniche parti di me che rimarranno
in questa terra assieme alla maledizione che ti ho inflitto.
Ho segnato la tua vita per sempre figlio mio, e con le poche
parole che mi sono rimaste ho chiesto che non ti sia
portato odio per ciò che sarai.
Ma sei già trattato da nemico dalla gente che deve unicamente
a te la sua salvezza, e non hai ancora sei giorni di
vita.
Avrei guardato in eterno le espressioni serene di tua madre…
Avrei voluto sentire le tue dita attorno alle mie…
Avrei voluto diventare l’altra metà del tuo mondo e rimanere sempre con te…
…ma sono l’Hokage, e non mi è concesso che di
morire per permettere a te di vivere…
TH
Ah-hem….
Non so che dire ma mi piace un casino u.u
XD
È un omaggio al Quarto Hokage,
prima sfogliando la cartella
delle immagini
ho trovato una sua immy in cui è
l’incarnazione
della devozione, del
coraggio e della
forza e quel suo
sguardo triste e puro al contempo mi ha ispirato
questa one shot.
Non mi aspetto molti consensi dal momento
che è la pria
Volta che tocco il sacro Quarto,
ma ho voluto
provare a scrivere di lui…
che altro
aggiungere…
fatemi un fischio se ne
avete voglia…^__-
Chu!