E se fosse tutto un sogno?

di anna_styleser
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** anniversario ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Capitolo n°1

 
“Un fulmine non colpisce mai 2 punti nello stesso momento, dicono.  Falso. O meglio sì, c’è chi lo dice, ma chi lo dice sbaglia. Una ricerca finanziata dalla Nasa ha affermato che, Roy Clevevland Sullivan: guardia forestale della Virginia, è stato colpito da 7 fulmini in 7 momenti diversi. Così l’amore: non colpisce mai una sola volta una persona, ma potrebbe succedere infinite volte fino all’ultimo respiro della suddetta”.
Ed era ciò che speravo non sarebbe più successo; non mi sarei mai innamorata nuovamente. Dopo Adam mi sembrava un sacrilegio sentire di nuovo le farfalle nello stomaco, le gambe tremanti e la testa invasa da milioni di film mentali per un'altra persona. Uscire, ridere e scherzare per un appuntamento con altri uomini mi faceva sentire un’adultera; non me lo sarei mai perdonata se mi fossi invaghita di nuovo.
Ero qui, nella mia camera in una villetta all’interno del campus, tipo quelle delle confraternite. Mi sarei dovuta svegliare alle 8:30 dato che alle 10 sarei dovuta essere in biblioteca per studiare con Charlotte ma, come sempre, mi ero svegliata alle 7 dopo un sogno tormentato. Non riuscivo a dormire bene da QUELLA notte.
Guardavo il mio riflesso allo specchio: gambe lunghe, capelli bruni che ricadevano sul petto in onde disordinate e occhi blu come il mare. Odiavo i miei occhi, non perché fossero brutti o quant’altro, ma perché era stata tutta colpa loro. Ma chi volevo prendere in giro? Era stata colpa mia! Se solo fossi stata seduta e avessi tenuto le mani al loro posto …
Indossavo dei semplici skinny jeans neri, delle Converse nere, un cappello del medesimo colore e una felpa grigia maschile: la felpa di Adam.
* Flashback *
<< Questa felpa ti sta divinamente amore! >>.
<< Dici? >>. Mi guardò con quei suoi bellissimi occhi azzurri e non potetti resistere dal baciarlo e sorridergli subito dopo.
<< Certo, nessuna ragazza ti potrebbe togliere gli occhi di dosso >> dissi continuando a lasciare piccoli e casti baci sulle sue labbra.
<< Ma l’unica donna che voglio mi guardi sei tu! >>. Avrei potuto piangere di gioia in quel momento, ma mi costrinsi a sorridere soltanto, non avrei voluto farlo preoccupare.
<< Beh, a me piace questa felpa, e dato che è il tuo compleanno te la regalo io >>.
<< Anna, costa 110£, non puoi spendere così tanto per un regalo >> mi guardava con quegli occhi che avevo imparato a conoscere e ad amare, quegli occhi dei quali apprezzavo ogni sfumatura.
<< Allora prendilo come un regalo di compleanno e anniversario insieme, non si dica mai che hai una fidanzata con il braccetto corto >>.
<< Sei unica! >>. E, in quel momento, sapevo di non poter desiderare un fidanzato migliore.
* Fine flashback *
Mi accorsi di esseri fermata a guardare il mio riflesso nello specchio, scrollai le spalle sperando di scacciare anche i brutti pensieri e mi costrinsi a uscire dalla mia camera.
Scesi le scale e mi sorpresi di vedere una delle mie coinquiline già in piedi. Eravamo in 3 ad abitare in questa villetta: io, Aloisia ed Emma. Eravamo sempre state migliori amiche; da bambine trascorrevamo tutto il tempo insieme,nonostante la differenza d’età ( ci passavamo un anno tra tutte, tipo quando io avevo 3 anni, Aloisia ne aveva 4 ed Emma 5 ) ci trovavamo bene insieme, e non vedevamo una ragione per mettere un limite alla nostra amicizia.
Emma era seduta sul divano di pelle nera con cuna ciotola di yogurt tra le mani e le ginocchia piegate vicino al petto. Stava guardando “ America’ s Next Top Model ” . Mi sedetti vicino a lei e, solo quando il cuscino si inclinò leggermente a causa del mio peso lei sembrò accorgersi di me.
<< Ehi, come mai sveglia così presto? >>.
<< Il solito incubo >>, mi limitai a rispondere con un’ alzata di spalle.
<< Ah … pensavo che avessi passato quel periodo, insomma, è passato quasi un anno >> disse con la fronte corrugata e un’espressione da ‘sei un cucciolo bastonato’ in faccia.
<< In realtà sono passati 11 mesi e 2 giorni … e no, non è ancora passato quel periodo. Non penso passerà mai >> incominciavo ad innervosirmi, non mi piaceva si facessero domande sulla mia vita privata, sebbene fossero le mie migliori amiche a farle.
<< Perché non chiedi ad uno specialista? Magari qualcuno che possa dirti come superare tutto quello che è successo >>.
<< Emma secondo te non ci sono andata? – il mio tono cominciava ad alzarsi – mi hanno detto tutti la stessa cosa ‘ Signorina lei ha subito uno shock ma deve tirarsi su!’ >> dissi scimmiottando la voce di uno dei diecimila psicologi che mi avevano visitata.
<< Sono stufa di sentirmi dire la stessa cosa, so di stare male e di aver subito uno shock, ma dirmi ‘tirati su’ non mi aiuterà certo a superare tutto. Ci vuole tempo per queste cose … >> il mio tono si era affievolito mano a mano che continuavo a parlare, fino a ridursi ad un sussurro a malapena udibile.
<< Scusami >> disse Emma con voce flebile. Solo allora mi accorsi di averle buttato addosso tutte quelle parole e il senso di colpa cominciò a farsi strada nella mia mente.
<< Scusami tu, non mi so controllare quando inizio a parlare di questo, lo sai … >>
Abbracciai Emma che, con voce rotta da un pianto che sarebbe arrivato a momenti, mi disse: << Lo so, ma non posso vedere la mia migliore amica in queste condizioni. Anche per me ed Aloisia è difficile vederti con quegli occhi vitrei e quello sguardo assente, è difficile sentire i tuoi singhiozzi di notte, sapendo che chi potrebbe aiutarti non c’è. Noi vorremmo solo rivedere la nostra Anna solare, quella con la quale siamo cresciute e quella con la quale abbiamo fatto le peggiori pazzie. Per questo scusaci se siamo insistenti … >>. Non potevo sopportare di vederla in lacrime e tanto fragile che solo uno spiffero avrebbe potuto abbatterla, per colpa mia.
<< Ti giuro che proverò a superare questa situazione, ma ho bisogno dei miei tempi >>. Dissi questo continuando a guardarla in quei magnifici occhi caramello resi lucidi dalle troppe lacrime versate. Tirò su col naso in un gesto poco femminile e mi riservò uno di quei sorrisi che mi facevano avere voglia di andare avanti ogni volta che mi buttavo giù.
<< Allora, >> iniziai per smorzare la tensione << Tyra Banks chi ha eliminato sta volta? Spero vivamente che sia Eva, non sopporto quella ragazza! >>
Emma scoppiò in una risata, una di quelle che scuotevano tutto il tuo corpo. << In realtà ha eliminato Danielle, peccato mi stava simpatica >>.
<< Anche a me … >>. Guardai l’orologio e spalancai gli occhi; erano già le 9:30 e io dovevo ancora preparare lo zaino per andare a studiare in biblioteca.
Diedi un bacio veloce ad Emma e corsi in camera. Presi lo zaino Vans grigio ( viva il colore! ) dalla mia cabina armadio e ci infilai “Orgoglio e Pregiudizio” , una penna, un taccuino e il libro sul quale avrei dovuto fare una recensione : “ I Segreti Di Amber House” scritto da Kelly Moore e le sue 2 figlie.
Scesi, presi chiavi e telefono che avevo posato sul tavolo della cucina e mi incamminai verso la biblioteca.
Più o meno a metà strada cominciò a piovere, ma non aprii l’ombrello: amavo camminare sotto la pioggia, così rallentai il passo, feci partire sull’ IPod “How To Save A Life” dei The Fray e continuai a camminare lasciando scivolare insieme alla pioggia ricordi e pensieri spiacevoli.
 
#AngoloAutrice
Ehi, questa è la mia prima Fan Fiction. Avevo già provato a postarla ma avevo fatto evolvere tutto troppo in fretta così l’avevo cancellata.
Spero vi piaccia e la troviate interessante; per qualsiasi errore o chiarimento ( non Spoiler ) potete scrivere nei commenti o contattarmi, proverò a rispondere a tutte quante. Baci e al prossimo capitolo. All the love H.Xx

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo n°2

 
Camminavo verso la biblioteca non pensando a nulla che non fosse la canzone che rimbombava nelle mie orecchie. Ormai “How To Save A Life” era finita ed era partita “ I’m Gone” di Eminem. Cominciai a tenere il ritmo con la mano battendola sulla coscia. Quando stava per cominciare il ritornello mi accorsi di aver superato di qualche isolato la biblioteca e che erano le 9:43. Cambiai direzione e, senza prestare molta attenzione alla musica che ancora suonava nei miei auricolari, presi la strada per la biblioteca. Ormai la magia era stata interrotta e non avrei potuto più perdermi nelle note delle mie canzoni preferite, almeno, non adesso.
Arrivai al grande edificio bianco, che tempo addietro aveva svolto la funzione di edificio di amministrazione di Oxford, e che ora recava una targa dorata su un pannello in travertino con su scritto “Biblioteca” . Insieme al parco situato a sud-est del campus, la biblioteca era il luogo che più preferivo di tutta Oxford. Scaffali su scaffali di libri. Testi antichi, moderni e contemporanei, scarabocchiati, sottolineati ed evidenziati da generazioni e generazioni di studenti che non potevano neanche immaginare chi aveva o avrebbe sfogliato le pagine del libro che ora avevano sotto gli occhi.
Ma questo, era uno dei miei ‘passatempi’ preferiti. Adoravo capire chi avesse avuto sotto mano quel libro, per quale motivo e cosa avesse spinto quella persona a sottolineare quella e questa frase. Non erano semplici libri di testo, erano vere e proprie carte d’identità di milioni di studenti ignari che, un giorno, qualcuno avrebbe potuto svelare il segreto delle loro frasi sottolineate e dei loro appunti leggermente fuorvianti e criptici, ma pur sempre parte di loro e della loro anima.
Ecco, io la vedevo così. A molti potevano sembrare solo appunti presi a caso e sottolineature inerenti al tema che avevano dovuto svolgere, e sarei potuta sembrare una sciocca che dava senso a cose che di senso non ne avevano, ma a me piaceva. Mi piaceva anche immaginare chi avrebbe preso,magari tra anni, il libro che adesso stavo leggendo e mi chiedevo se avrebbe dato importanza agli appunti e agli scarabocchi come piaceva fare a me. “ I libri rispecchiano l’ anima del lettore ”, ed era vero, ma non solo l’anima. Dal modo in cui una persona trattava un libro ero capace di capire il suo carattere e se fosse giusto o meno averci a che fare. Chi lo teneva spalancato e mentre leggeva era svaccato sulla sedia o su una delle poltroncine che si trovavano lungo il perimetro della biblioteca, di certo non aveva SCELTO di leggere e, magari, era stato obbligato a fare una recensione di un libro che detestava. Invece, chi lo teneva semichiuso, quasi come se stesse leggendo un segreto che non voleva che nessuno sapesse o che ne venisse a conoscenza, e stava dritto sulla sedia per facilitare la lettura veloce di quel libro che lo stava conquistando e che avrebbe conservato nel suo cuore, era un LETTORE. Per lettore intendo un amante della lettura, una persona che vorrebbe che i libri diventassero realtà, così da poter prendere parte alle mille avventure dei suoi personaggi, ecco cosa mi spingeva a parlare con le persone che chiudevano, nei libri, parte di loro stessi e donavano questo regalo inestimabile ai lettori successivi.
Persa nei miei pensieri e nei miei ragionamenti non mi accorsi di una mano che batteva ritmicamente sulla mia spalla.
Mi girai e incontrai le bellissime pozze di cielo Londinese che erano gli occhi di Charlotte.
<< Anna svegliati, è da 10 minuti buoni che hai lo sguardo fisso su quel povero ragazzo. Ha cambiato posto 4 volte perché lo mettevi in soggezione >>.
<< Scusa Charlotte, è solo che stavo pensando e non me ne sono accorta>>.
<< Ho capito, eri nella piccola bolla di Anna, eh? >> mi chiese alzando quel sopracciglio perfetto che si ritrovava.
<< Sì, capita spesso nell’ultimo periodo... >> accennai un sorriso triste e cominciai ad incamminarmi verso l’unico tavolo libero della biblioteca. Si trovava tra gli scaffali dei romanzi storici e tra quelli dei classici. Personalmente preferivo i classici ai romanzi storici; la mia autrice preferita o, almeno, una delle mie preferite era Jane Austen. Si vedeva che metteva tutta sé stessa nei suoi romanzi, dandogli quel tocco in più che rendeva ogni parola speciale e ricca di significato: come piaceva a me.
Mi sedetti sulla sedia centrale, lato sinistro del tavolo, con le spalle verso lo scaffale dei romanzi storici e lo sguardo rivolto ai miei amati classici.
<< Grazie al cielo ci sei tu, non mi piace questo libro, per ora, spero diventi più interessante se letto con un’amica >>
<< Ma ti pare? Comunque a me piace. Spero che Sarah e Richard si mettano insieme >>.
<< Chi? >> chiese con un cipiglio confuso.
<< Stiamo messi bene >> sussurrai tra me e me.
Un’ora dopo eravamo ancora ferme a pagina 76.
<< Charlotte credo che tu debba chiedere al professore un altro libro, si vede che questo non fa per te >> dissi guardandola amorevolmente.
<< Lo credo anche io … solo che non voglio sembrare una privilegiata perché mio padre è il mio professore di lettere contemporanee >> disse guardandosi nervosamente la mano destra mentre si mangiava le unghie della sinistra. Era una delle abitudini che odiavo nelle persone. Mi dava fastidio il pensiero di mettersi in bocca mani che avevano toccato chissà che cosa.
<< Non sembrerai una privilegiata lo fanno tu- >> ma non potei finire la frase senza notare un ragazzo con lo sguardo smarrito mentre scorreva l’elenco dei classici.
<< Senti Anna io vado da papà a chiedere un nuovo libro, ci vediamo! >>
Non salutai neanche Charlotte; avevo lo sguardo concentrato sul ragazzo che cercava un classico.
Come un automa mi alzai e lo raggiunsi. Feci finta di star cercando un classico anche io, ma in realtà mi ero avvicinata perché quel ragazzo mi affascinava. Aveva un non so che di particolare e, a giudicare dal genere di libro da lui scelto, doveva essere un tipetto interessante.
Finalmente si decise a voltarsi nella mia direzione e ciò che mi colpì non fu il naso perfetto, le labbra sottili e l’insieme di quel bellissimo mosaico che era il suo volto, ma gli occhi : aveva gli stessi occhi di Adam. Erano azzurro cielo con delle pagliuzze più scure: quasi invisibili, ma io le vedevo, le vedevo e come; avevo imparato ogni minimo particolare di quegli occhi in 6 anni e mi sembrava strano rivederli, esattamente uguali, in un completo estraneo.

#AngoloAutrice
Ehi, ecco il capitolo 2, spero vi piaccia e che vi spinga a continuare a leggere questa Fan Fiction. Inizialmente era tutt’uno con il 3°, ma ho preferito staccarlo per lasciare più suspense e perché altrimenti sarebbe stato difficile e pesante da leggere.
Baci e al prossimo capitolo.
All the love H.Xx
Ps. Se volete dirmi qualcosa di voi vi farò una domanda ad ogni capitolo; quella di questo capitolo è : Come vi chiamate? Io Anna, LOL.

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Capitolo 3
*** anniversario ***


Anniversario
 
Che dire? Sono passati ormai 5 anni da quel bellissimo e indimenticabile 23 luglio 2010.
Io sono fan da relativamente poco tempo : a marzo dell’anno scorso ascoltavo solo “Story Of My Life” non sapendo fosse loro, e continuavo ad insultarli dicendo che facevano solo musica di merda e da BM.
Ero un po’ plagiata da mio fratello che mi aveva insegnato a detestarli e ad ascoltare solo un determinato genere di musica.
Comunque, ero innamorata di SOML e decisi di cercarla su YouTube per vederne il video; non posso descrivervi la mia faccia quando vidi che, la canzone della quale mi ero innamorata, era della band che avrei dovuto odiare.
Iniziai ad ascoltare qualche canzone e mi innamorai sempre di più di quei 5 minchioni che mi avevano letteralmente cambiato la vita. Tuttavia, continuavo a dire che facevano schifo o cose così perché non volevo ammettere di essere completamente “fall in love” con quei 5.
Le mie amiche, però, capirono che la mia era tutta una farsa quando, l’estate scorsa, su MTV misero Best Song Ever e cominciai a cantarla, le loro facce erano tipo : |O.O| e io ero rossa come un peperone.
Tornando ai ragazzi, non potrò mai ringraziarli abbastanza per tutto ciò che hanno fatto.
Li ringrazio per essere stati una parte perfetta della mia vita;
li ringrazio perché quando sono triste mi fanno ridere;
li ringrazio perché se sono triste mi basta pensare: “magari loro stanno sorridendo”, e allora sorrido anch’io.
Li ringrazio per aver seguito il loro sogno;
li ringrazio perché, pur essendo arrivati terzi non si sono lasciati abbattere;
li ringrazio perché nonostante la fama e tutto rimangono quei 5 ragazzi sulle scale che non sanno ballare;
li ringrazio perché quando sento un qualsiasi riferimento, sorrido;
li ringrazio perché sono gli “ONE DIRECTION!” *voce di XFactor* ;
li ringrazio perché sorridono sempre, nonostante non siano sempre felici;
li ringrazio per i video Diary e le TwitCam (?) ;
li ringrazio per Sansiro, anche se non ero lì;
li ringrazio per le cadute ;
li ringrazio per le loro voci;
li ringrazio perché mi hanno detto che sono perfetta, quando sono tutto tranne che perfetta;
li ringrazio perché sono i miei idoli e il mio modo di sviare dalla realtà;
li ringrazio perché fanno come se fossero ancora 5;
li ringrazio.
Facciamo un augurio alla più grande BoyBand del pianeta : gli ONE DIRECTION!
 

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


Finalmente si decise a voltarsi nella mia direzione e ciò che mi colpì non fu il naso perfetto, le labbra sottili e l’insieme di quel bellissimo mosaico che era il suo volto, ma gli occhi : aveva gli stessi occhi di Adam. Erano azzurro cielo con delle pagliuzze più scure: quasi invisibili, ma io le vedevo, le vedevo e come; avevo imparato ogni minimo particolare di quegli occhi in 6 anni e mi sembrava strano rivederli, esattamente uguali, in un estraneo.
<< Ehi, ci sei? >> fu la voce di quel bel ragazzo a ridestarmi dal mio stato di trans. Annuii e lui continuò con la sua voce, un po’ piccola, ma spettacolare per qualche assurda ragione << Senti, non so chi tu sia, ma ho bisogno di una mano >>.
<< Dimmi tutto >>. Non so perché, ma mi andava di scoprire di più su quel ragazzo.
<< Io e un mio amico abbiamo fatto una scommessa: chi avrebbe fatto cadere prima un uovo tenuto in bilico su un cucchiaio infilato in bocca avrebbe perso >> mi spiegò tutto gesticolando, aveva delle belle mani: grandi e, allo stesso tempo, delicate.
<< Io ho perso perché avevo fatto un “dispetto” ad un nostro amico e appena ha visto la possibilità di vendicarsi mi ha dato uno schiaffo e l’uovo è caduto, allora io ho protestato, ma non c’è stat- >> stava sfarfallando, così decisi di interromperlo.
<< Arriva al punto >> dissi con voce calma.
<< Ecco, beh, sì, il mio amico mi ha costretto a dover leggere il suo libro preferito e dato che siamo qui vicino per il tour … >> si bloccò e sbarrò gli occhi quando assunsi uno sguardo perplesso << ecco, per il tour delle università inglesi per eccellenza – sospirò passandosi una mano sul collo – ho pensato di venire qui a cercarlo, ma non lo trovo >> finì ricominciando a respirare dato che aveva detto l’ultima parte senza fermarsi neanche un secondo.
<< Se mi dici che libro è ti aiuto a cercare >> proposi con un sorriso amichevole, anche se avrei preferito conoscere il suo amico appassionato di classici al posto suo, dato che era stato costretto a leggerne uno.
<< Credo si chiami Gelosia e Razzismo, Orgoglio e Razzismo o cose del genere, ma non credo mi potrai aiutare … >> fece per andarsene ma lo bloccai, avevo capito il libro di cui parlava, e mi venne ancora più voglia di conoscere il suo amico per farci una chiacchierata.
<< Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen >> affermai convinta.
<< Sì, ecco, quello! Sei un dannatissimo genio sorella! Per caso sai dove posso trovarlo? >> chiese il tutto con uno sguardo speranzoso, quasi mi dispiaceva ciò che stavo per dirgli.
<< Veramente qui non c’è, il professor Price ha assegnato un tema a quelli del 1° anno su quel libro e non ne è rimasto neanche uno >>.
<< Ah, solo che non so dove andare, ho chiesto in ogni libreria e ci vorrebbero almeno 2 settimane per farlo arrivare, e io tra una settimana, più o meno, riparto e quindi …>> abbassò lo sguardo concentrando la sua attenzione alle sue Vans nere, amavo quelle scarpe!
<< Senti, io qui ho la mia copia, se vuoi te la presto, ti scrivo il mio numero e il mio indirizzo e me la riporti - o me la spedisci se sarai lontano - quando avrai finito >> agii d’impulso. Amavo veramente il mio libro e non so perché lo stessi dando ad uno sconosciuto.
<< Davvero? Cioè, faresti questo per me? >>. Gli occhi gli brillavano, mi mancava vedere quella luce che solo loro avevano.
<< Certo, ora ti scrivo il mio nome e  indirizzo nella prima pagina – dissi prendendo il mio libro dallo zaino- tu passami il cellulare che ti segno il mio numero, ma prima: ti prego, dimmi che non sei uno stalker >>
Si mise a ridere, << Tranquilla, sono un normalissimo ventiduenne; non ti darei il mio cellulare se fossi uno stalker, e poi sei stata tu ad avvicinarti, non io. E magari avrei trovato una scusa per attaccare bottone venendo io da te >>
Detto questo mi passò il suo telefono: c’erano almeno 1000 notifiche di Twitter. Non che fossi iscritta, non mi piacevano i Social Network, anche perché  molte persone, in quella che io avevo soprannominato ‘esperienza Facebook’, mi chiedevano l’ amicizia solo perché ero amica di Emma Watson, da allora decisi di estraniarmi dal mondo del web. Per sbaglio cliccai il tasto ‘follow’ ad una certa ‘I NEED L.T. FOLLOW’  e iniziarono a comparire centinaia di nuove notifiche. Sbloccai il telefono sperando che non se ne accorgesse e segnai il mio numero.
Gli ripassai il cellulare e, vista la schermata home, un sorrisino compiaciuto comparve sul suo volto, bloccò lo schermo e ripose il cellulare in tasca.
<< Mi raccomando, trattalo bene: non piegare o addirittura strappare le pagine, non scarabocchiarlo e se vuoi sottolineare qualcosa o prendere appunti usa solo una matita n°0 perché è leggerissima e non lascia segni. Non lo sfogliare con mani sporche di birra, pizza o qualsiasi cosa possa lasciare tracce o, peggio, macchie. Non lo leggere in bagno e, ti supplico, non lo prestare a qualcun altro e ASSOLUTAMENTE non lo perdere! >> dissi tutto senza fermarmi e congiungendo le mani come in preghiera.
<< Signorsì signore – disse facendo il saluto militare e facendo scappare un risolino divertito da parte mia e  anche sua - grazie mille, io ora devo andare, ti chiamo appena finisco, ok? >>
<< Certo, ma almeno mi dici il tuo nome? >>
<< Il mio nome non importa, ti basti sapere che sono un ragazzo che segue una sola direzione >> ghignò e cominciò ad allontanarsi sventolando la mano.
Rimasi a guardare con sguardo confuso il punto dal quale quel ragazzo era sparito e poi ritornai al mio posto a leggere “I Segreti Di Amber House”, ma la mia mente era occupata da un paio di bellissimi occhi azzurri e dalla sua frase: “sono un ragazzo che segue una sola direzione”… che cazzo vuol dire?
 
#AngoloAutrice
Ok, questo capitolo è un po’ più corto, ma come vi ho detto nel capitolo precedente erano collegati il 2° e il 3°. Ditemi che ne pensate e se avete magari delle idee o dei consigli (di qualsiasi tipo) per la storia scrivetemi in privato.
All the love H.Xx

La domanda di oggi è : quanti anni avete? Io 17.

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


Mi alzai dal mio posto in biblioteca dopo che, per la 7^ volta, la bibliotecaria era venuta a chiamarmi dicendomi che era orario di chiusura e che sarei dovuta tornare a casa.
Presi il mio zaino e raccattai i vari fogli strapieni di appunti presenti sul tavolo. Avevo finito di scrivere la bozza per la recensione su “I Segreti Di Amber House”. Durante la lettura mi ero accorta di quanto fosse fluida la scrittura e di quanto fosse intricata la trama. Avevo divorato il libro in circa 4 ore, le altre 3 le avevo utilizzate per riordinare le idee e scrivere la bozza. Il libro assegnatomi dal professor Hill era ufficialmente uno dei miei romanzi preferiti (Nda. Seriamente, leggetelo, è stupendo ) : avevo amato la storia d’amore tra Sarah e Richard, e avevo adorato scoprire i passaggi segreti insieme a Jackson. Era sicuramente uno di quei romanzi che non dimentichi facilmente.
Riuscii a trovare il cellulare sotto quella catasta di fogli e, appena lo sbloccai, vidi una cosa raccapricciante: ‘ 4 chiamate perse da Mamma ’.
Mi affrettai a mettere lo zaino in spalla e passare la mia ‘Carta-Studente’ sul piccolo monitor che si trovava affianco alla porta d’uscita per registrare di essere stata in biblioteca dalle 10 alle 7 di sera … WOW erano le 7!!!
Appena uscii dalla biblioteca mi affrettai a sbloccare il telefono e a richiamare mamma mentre mi trovavo ancora sotto la tettoia della biblioteca. Non portare un ombrello non era stata una bella idea, stava diluviando e sicuramente appena tornata a casa avrei avuto un tremendo raffreddore.
Mamma rispose al 3 squillo : << Anna, che fine avevi fatto? È mezz’ora che ti chiamo senza risposta, stavo per chiamare la polizia e denunciare la scomparsa di mia figlia. Che ce l’hai a fare un telefono se non lo usi? E poi- >> decisi di interromperla stanca di ascoltare il suo sproloquio su quanto fossi irresponsabile.
<< Mamma, sto bene, ero in biblioteca a studiare e avevo abbassato il volume della suoneria. Non sono morta, uno stupratore seriale non mi ha rapita e Oxford è ancora una cittadina piovosa, tutto è nella norma e sto bene! >> dissi il tutto senza permetterle di proferire parola dato che ero già molto stanca e non mi andava di litigare con mia mamma.
<< ok, scusa, è che ci manchi da quando te ne sei andata, e i tuoi fratelli non aiutano a farmi rilas- NATE LA SALSA TARTARA È NEL FRIGO E CAMERON NON PROVARE A DARE IL SUCCO AL GANDALF, NON LO DIGERISCE! >> . i miei fratelli avevano 3 anni in più di me, ma rimanevano dei deficienti. Non si decidevano a crescere e a comportarsi come adulti e questo non faceva bene alla già poca capacità di sopportazione di mia mamma.  Gandalf era il nostro gattino persiano, lo avevamo chiamato così perché sia Cameron che Nate erano dei grandi appassionati del “Signore Degli Anelli”. Io lo avrei voluto chiamare Silente, ma la sfortuna delle sorelle più piccole è quella di non essere mai ascoltate, e quindi mi ero accontentata di chiamare Minerva la biscottiera a forma di gatto in cucina.
<< Mamma io devo andare, è tardi e Emma ed Aloisia mi aspettano a casa quindi ci sentiamo domani, eh?”.
<< Ok, ti amo, ricordati che sei l’orgoglio di casa. Un bacio >> in quel momento, grazie a quelle parole un sorriso nacque spontaneo sulle mie labbra, ed ero sicura che mia mamma avesse gli occhi lucidi dall’altra parte del telefono, a Edimburgo.
<< Grazie, un bacio >>. Staccai la chiamata e riposi il telefono nella tasca della felpa. Iniziai a camminare velocemente verso casa nella speranza di bagnarmi il meno possibile.
Ero quasi arrivata, mancava solo un isolato e mezzo e poi sarei entrata al calduccio, riscaldata dal camino, quando andai a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
Scivolai, persi l’equilibrio, e finii a terra mentre un omone mi porgeva la mano ripetendo continuamente, come fosse un mantra, “Scusa, O mio Dio, non stavo guardando, ti prego perdonami …”.
Accettai la sua mano e feci leva per alzarmi mentre con la mano libera mi lisciavo i jeans, ormai sporchi di fango.
<< Scusami, davvero, sono un imbranato. Avevo la testa tra le nuvole e non mi sono accorto di te e ti sono venuto addosso. Giuro ti pago io la lavanderia e tutto il resto … >> si vedeva che era davvero dispiaciuto. Non aveva fatto altro che tirarsi leggermente le punte dei capelli e  gesticolare.
<< Tranquillo, è solo una caduta, nulla che un bagno caldo e una pomata per i lividi al sedere non possano guarire >> tentai di rincuorarlo provando ed essere simpatica, ma a quanto pare non ci riuscii.
<< Scusa, stavo andando a cena da una mia cugina che vive qui nel campus e non stavo prestando attenzione alla strada, mi chiamo Richard >>. No,ma dico, stiamo scherzando? Oggi finisco un libro con un personaggio che si chiama Richard e un Richard mi viene a sbattere contro? Ok …
<< Io sono Anna, piacere di conoscerti. Come si chiama tua cugina? Magari la conosco e ti do una mano a trovare il suo appartamento >>
<< Grazie, mi faresti davvero un favore. Comunque si chiama ehm … ecco … Emma, Emma Watson. Ti prego non trattarmi diversamente solo perché sono cugino di un’attrice famosa >> ok, questo sì che era strano, Emma non mi aveva detto nulla di questo cugino che le faceva visita. Disse il tutto guardandomi con degli occhi da cucciolo bastonato e facendo sporgere leggermente il labbruccio. Decisi di scherzare un po’ con questo ragazzo.
<< Emma? Davvero sei cugino ad Emma Watson? O Mio Dio! >> copiai il modo di fare di alcune fan di Emma che avevamo incontrato in gelateria o al bar.
<< Sì, ma promettimi che non mi tratterai diversamente solo per questo ! >> continuò a pregarmi e lo trovai adorabile.
<< Ok, ma solo se anche tu mi prometti una cosa >> dissi ghignando.
<< Tutto ciò che vuoi, ti sono debitore >>
<< Promettimi che non mi tratterai diversamente solo perché sono la migliore amica di Emma Watson da quando avevamo 2 anni >> dissi il tutto provando a mantenere una risata che era esplosa appena avevo visto il volto del ragazzo stupito e confuso.
<< Quindi, tu … lei … voi … s- siete amiche? >> chiese confuso.
<< Oh Richard, ti facevo più arguto – accennò un sorriso sghembo – abitiamo insieme e siamo praticamente sorelle, se riesci a scollarti da questo marciapiedi ti porto a casa >>.
Richard annuì ed io cominciai a fargli strada stando circa 2 o 3 passi più avanti rispetto a lui.
<< Quindi tu studi qui, eh? >> chiese avvicinandosi con le mani nelle tasche. Solo quando passammo sotto un lampione ebbi la possibilità di apprezzare la sua mascella forte, i capelli biondi acconciati in un ciuffo laterale disordinato, gli occhi grandi e marroni e le labbra aperte in un sorriso storto contornato da 2 bellissime fossette.
<< Sì, sono all’inizio del 2° anno, studio lettere e scrittura creativa >> continuai a camminare mentre parlavo.
<< Forte, cioè, io ho sempre amato scrivere, ma ho preferito studiare medicina, non ho mai pensato alla scrittura come ad un lavoro; non mi sembra una gran cosa vivere di libri >> terminò con uno sbuffo e con un ghigno di superiorità.
<< Io invece penso che vivere sia bello – mi guardò confuso – sì, insomma, per me la scrittura è vita. Io non  vivo di libri, io vivo per i libri. Io vivo per permettere a qualcuno di capire l’importanza di tutte le piccole cose presenti nel mondo, per permettere a qualcuno di perdersi nelle pagine di un MIO libro. Il mio più grande desiderio sarebbe di- >> mi bloccai. Non ero sicura di voler condividere così tanto di me con uno sconosciuto.
<< Di? >> chiese facendomi un gesto con la mano provando a invogliarmi a continuare.
<< Di … Siamo arrivati! Un gran peccato >> sperai non avesse colto l’ironia dell’ultima frase ma, il sorrisetto che mi rivolse, mi fece capire che aveva capito che non mi andava di aprirmi di più con lui.
Presi le chiavi per aprire la porta, ma neanche il tempo di mettere le chiavi nella toppa che una testa rossa mi aprì la porta.
<< Scusami, chi sei? >>. Ero immobilizzata, Ed Sheeran era nel mio salotto.
<< I-io S-are-i ecco, io .. >>
<< Anna ecco dov’eri finita, ti avrei voluta avvisare; stasera qualche amico si ferma a cenare qui >> . Avrei voluto uccidere Emma; sapeva quanto amassi Ed e non mi aveva detto nulla, ed io ero qui, davanti al mio idolo, con una felpa e un pantalone sporchi e i capelli infangati …
<< Sì, forse avresti potuto dirlo, comunque ho trovato tuo cugino per strada e l’ho portato qui. Io vado in camera a lavarmi e scendo, a dopo >>
Scivolai tra il Rosso e la cornice della porta e filai in camera mia chiudendomi la porta alle spalle. Mi sedetti con la schiena appoggiata alla porta e mi presi la testa tra le mani … sarebbe stata una lu-u-u-u-u-nga serata!
 
#AngoloAutrice
Ehi bellissime, sono di nuovo io. Questo capitolo mi è uscito di getto e spero vi piaccia. A me, personalmente, non fa impazzire, ma spero lo troviate carino e abbastanza bello da votarlo.
La domanda di oggi è: di dove siete? Io sono pugliese, precisamente della città dove hanno girato ‘Braccialetti Rossi’ : Fasano.
Per errori o chiarimenti scrivete nei commenti, oppure contattatemi. Per qualsiasi critica ( pur sempre costruttiva ) o per consigli e scene che vorreste nella storia contattatemi in privato e proverò a rispondere a tutte voi!
All the love H.Xx

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Scusate per il ritardo ma ho avuto problemi con internet. Aggiornerò ogni martedì

 
Preparai i vestiti e li poggiai sul letto. Avevo optato per un semplice top nero che lasciava un po’ di pancia scoperta, degli skinny jeans neri a vita alta e delle Converse nere borchiate.
Andai in bagno e mi spogliai in attesa che l’acqua della doccia diventasse della temperatura ottimale: né troppo calda, né troppo fredda, quel tiepido giusto e adatto a sciogliere i nervi. Approfittai del momento per guardarmi allo specchio: avevo un bel fisico, insomma non mi potevo lamentare, e non provavo disgusto o ribrezzo per quel filo di grasso che avevo sui fianchi, anzi, mi piaceva. Adoravo ogni cosa del mio corpo tranne i miei occhi, come ho già detto, non che fossero brutti, ma vedevo nelle mie due pozze blu la colpa di ciò che era successo.
Mi scostai dai miei pensieri ed entrai in doccia dato che una nuvoletta di vapore aleggiava sopra il box. Cominciai a strofinare il mio corpo mentre le note di “All Of The Stars”, canzone del rosso presente in salotto, venivano riprodotte alla radio.
Poco dopo la fine di una delle mie canzoni preferite, venne riprodotta una canzone che conoscevo bene, ma era sicuramente una cover dato che quella non era assolutamente la voce di Blondie.
Cominciai ad ancheggiare mentre mi sciacquavo i capelli seguendo il ritmo della canzone “One way or Another, i’m gonna find ya …” era orecchiabile, ma non avevo mai amato le cover di determinate canzoni, e “One Way Or Another” era una di quelle!
Finii di sciacquarmi i capelli e mi infilai il bellissimo accappatoio che avevo rubato a uno dei miei fratelli l’ultima volta che ero stata ad Edimburgo. Adoravo i vestiti dei miei fratelli, adoravo i vestiti maschili in generale: erano più grandi e comodi, praticamente PERFETTI!
Aprii la porta con ancora l’accappatoio addosso e i capelli bagnati a coprirmi ¾ della visuale. Uscii dal bagno e mi girai per chiudere bene la porta, oppure Aloisia mi avrebbe uccisa: odiava che lasciassi tutte le porte aperte, quella di chiuderle tutte era quasi una mania.
Mi voltai intenta a raggiungere camera mia più in fretta possibile dato che cominciavo ad avere un po’ freddo con una cosa bagnata fradicia addosso. Purtroppo mi ritrovai con il sedere a terra per la seconda volta in circa un’ora, e sempre per colpa della stessa persona.
<< Vedo che quella di farmi finire a terra è una fissa, e Richard? >> lo dissi scherzando, ma nella mia voce c’era anche una puntina di astio.
<< Scusami, di nuovo, cercavo il bagno e stavo guardando le foto appese alle pareti. A proposito, chi è la fotografa? Sono stupende >>. Continuò a guardarsi intorno senza nemmeno offrirmi la mano per alzarmi. Feci da sola.
<< Le ho fatte io, ho una piccola passione per la fotografia e così abbiamo pensato di mettere le mie foto in giro al posto di stupidi quadri senza senso >>
<< WOW! Sono spettacolari, hai davvero un dono, Anna >> non so perché, ma il mio nome pronunciato da quella labbra mi sembrava così sbagliato rispetto a quando lo pronunciava Adam …
<< Ehm, grazie, ma io devo andare, sai: mi dovrei vestire >> indicai l’accappatoio che copriva ogni parte del mio corpo, e quando gli occhi di Richard mi scrutarono come se avesse i raggi-x ringraziai il cielo di non indossare solo un asciugamano striminzito.
<< S-sì, cioè, vai, tranquilla, io vado, ehm, ecco … in bagno, sì, ehm, a dopo >> mi fece un rapido saluto con la mano e si chiuse in bagno. Appena sentii la chiave scattare nella serratura corsi in camera mia per evitare episodi spiacevoli come quello appena avvenuto.
Iniziai a vestirmi, i capelli leggermente più asciutti. Finii di indossare i miei abiti per questa “cena tra amici” e mi guardai allo specchio per ammirare il risultato finale. Non stavo poi così male; lasciai i capelli bagnati sulle spalle e optai per un trucco “Nude”, in modo tale da non essere eccessiva.
Mi decisi finalmente a scendere dopo quasi un’ora dal mio arrivo. Ringraziai il cielo di aver indossato qualcosa di decente dopo aver visto quei “pochi” amici che Emma aveva invitato.
C’erano più o meno 40 persone che si voltarono nella mia direzione appena feci la mia entrata in scena nel salotto.
Salutai tutti con un cenno della mano imbarazzato e camminai a testa bassa nella direzione di quella che presto sarebbe stata la salma di una delle mie migliori amiche.
<< Emma come cazzo ti è venuto in mente di invitare tutte queste persone a casa senza dirmi nulla? Sai che non mi piacciono le feste, specialmente se non conosco almeno la metà dei partecipanti>> .Bollivo dalla rabbia. Ok, la casa era anche sua, ma almeno avrebbe potuto chiedere un mio parere.
<< Anna calmati, erano secoli che non facevamo una festa e stasera mi andava di vedere qualcuno. E poi, guarda quanti tipi carini ci sono >> mi fece l’occhiolino alla fine della frase e, dal modo in cui parlava, potevo intuire che avesse bevuto già un po’.
Mi guardai intorno e notai poche facce conosciute : Tom Felton, il fidanzato di Emma, con Rupert e Daniel , Ed Sheeran, Jessica Rowling: la figlia maggiore della scrittrice insieme ad altri attori del cast di Harry Potter, Logan Lerman, Alexander: il fratello di Emma e poi Emily, Charlotte e Alexa: le nostre vicine e anche un’altra ventina di attori o cantanti dei quali ignoravo il nome.
<< Ehi, ragazze, come va? >> avevo deciso di andare a parlare con le mie vicine dato che erano le uniche con le quali avevo spesso a che fare e dato che tutti gli altri erano impegnati in conversazioni tra “star”.
<< Tutto bene, anzi benissimo! Anna non so se ti rendi conto che i 5 Seconds Of Summer sono nel tuo salotto !!! >> Emily cominciò ad agitarsi come un’adolescente alla sua prima cotta.
<< Valentina non so se ti rendi conto che non me ne frega un cazzo! Io non sapevo nulla di questa festa e non mi va a genio avere tutte queste persone nel mio salotto >> dovetti urlare l’ultima parte dato che una musica spacca-timpani era partita da una console per DJ che si trovava vicino alla finestra.
<< E comunque, non conosco questo gruppo che ti fa impazzire ma potresti provare ad abbordare. Eh, Alexa … - mi avvicinai per poterle parlare senza che nessuno lo capisse – Alexander non fa che fissarti dall’ inizio della serata >>. Divenne rossa come un peperone e si affrettò a scuotere la testa.
<< Noi andiamo a prendere un drink, vuoi qualcosa? >> mi chiesero tutte e tre facendomi l’occhiolino. Mi limitai a scuotere la testa: non valeva la pena urlare per sovrastare la musica dato che, comunque, non ci sarei riuscita.
Andai a prendere posto sul divano consapevole che avrei passato tutta la serata a cazzeggiare sul mio cellulare.
<< Allora bellissima, tu sei Anna, no? >>
Mi girai verso la fonte della voce e un groppo si formò in gola.
<< S-Sì >> la voce a malapena udibile, non solo a causa della musica, ma anche perché un certo rosso era seduto affianco a me.
 
#AngoloAutrice
Ehi, so che questo capitolo fa schifo, ma è solo di passaggio dato che nel prossimo ci sarà una svolta.
L’unica cosa “particolare” di questo capitolo è alla fine quando Anna comincia a parlare con in rosso, altrimenti è vuoto.
La domanda di questo capitolo è : fidanzate o single? Io single ma mi piace un ragazzo che, in quanto a descrizione fisica, somiglia moltissimo al nostro Richard.
Per errori o chiarimenti scrivete nei commenti, oppure contattatemi. Per qualsiasi critica ( pur sempre costruttiva ) o per consigli e scene che vorreste nella storia contattatemi in privato e proverò a rispondere a tutte voi!
Cosa ne pensate del nuovo video dei ragazzi? Io lo trovo asdfghjkl. Sono rimasta sveglia tutta la notte per vederlo appena uscito ... ho sonno.

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


 

<< Allora bellissima, tu sei Anna, no? >>
Mi girai verso la fonte della voce e un groppo si formò in gola.
<< S-Sì >> la voce a malapena udibile, non solo a causa della musica, ma anche perché un certo rosso era seduto affianco a me.

<< Io sono Ed, ma dalla tua reazione ho capito che mi conosci >> si lasciò scappare una risatina.
<< Sì, ehm … è imbarazzante ma sono una tua grandissima fan, ascolto le tue canzoni ogni volta che posso e fino a poco tempo fa avevo una tua foto come blocco del mio telefono >> ero arrossita notevolmente, ma lui non si prese gioco di me, anzi : mi rivolse un tenero sorriso e mi accarezzò la gamba. So che il mio idolo mi stava accarezzando la gamba cazzo, ma non potei fare a meno di ritrarla dal suo tocco. Mi guardò con un sorriso di scuse e ricominciò a parlare.
<< Quanti anni hai? >>
<< 20, ma tra circa una settimana ne compio 21: potrò finalmente bere negli USA! >> feci finta di esultare come i tifosi quando una squadra faceva goal.
<< E che genere di musica ti piace? Scusa la domanda, deformazione professionale >> finì con un piccolo cenno delle spalle e io mi lasciai scappare una risatina.
<< Mi piacciono tutti i generi musicali, tranne la techno, per questo non vado mai in discoteca. Ascolto dai Pink Floyd, ad Eminem, a Meghan Trainor a … beh, a te! E a te? Che genere piace? >> dissi il tutto sorridendo.
<< Felice di saperlo. A me piacciono più o meno i tuoi generi solo che ascolto molto i BLS, ma naturalmente tu non li conos- >>
<< In realtà “In This River” è una delle mie canzoni preferite >> . mi fissò con uno sguardo confuso ma fiero: come se una sua ipotetica figlia gli avesse appena detto di aver preso 10 alla verifica.
<< Anche tu studi qui? >>
<< Sì, intendo laurearmi in lettere e specializzarmi in scrittura creativa >>
<< Wow, forte, cioè, mi piacerebbe leggere un libro scritto da te, penso che sarebbe fighissimo. Io ricordo uno dei miei sogni era quello di accendere la radio e sentire una mia canzone. Il tuo qual è? >>.
Mi potevo fidare di Ed? insomma, non mi piace parlare dei miei sogni con le mie amiche, figurasi con un ragazzo appena conosciuto; il punto era che quel ragazzo appena conosciuto era il mio idolo! Decisi di rispondere alla sua domanda.
<< Il mio sogno è … non l’ho detto a nessuno, quindi tieni il segreto; il mio sogno è quello di entrare in una biblioteca, in una libreria, in qualsiasi luogo e di vedere una persona che legge un mio libro! Il mio sogno è quello di creare una piccola cerchia di persone che si riuniscano e parlino di uno dei miei libri o di uno dei miei personaggi e sognino su di loro. Il mio sogno è quello di essere qualcuno: anche solo per una persona; il mio sogno è quello di aver fatto ridere uno sconosciuto, pur non avendo parlato, di averlo fatto piangere, sebbene non abbia mai conosciuto uno dei miei personaggi. Il mio sogno è solo quello di essere una scrittrice, non per forza famosa, ma di esserlo >> non mi ero fermata un istante mentre stavo parlando e mi sentii svuotata quando finii.
Ed mi guardò con un sorriso irresistibile, stava per parlare quando una voce conosciuta ci interruppe : << Anna, credo sia il caso che tu vada in cucina, un tipo non si sta sentendo bene e minaccia di vomitare ovunque >> ,era Tom.
<< Vado, scusami Ed, è stato un piacere >> mi affrettai ad alzarmi dopo aver ricevuto un gesto che significava ‘ Non fa niente ’ da Ed .
Arrivai in cucina ma non trovai nulla: strano. Ero pronta ad uscire quando la musica si fermò e delle persone che assolutamente non mi aspettavo comparvero davanti a me : cosa cazzo ci facevano mia mamma, mio padre e i miei fratelli nel mio salone?
 << Cos-? Cosa ci fate voi 4 qui ? >> non potevo credere che la mia famiglia fosse a casa mia dopo 3 mesi passati senza vederci.
<< Sì Anna stiamo bene, e anche noi siamo felici di rivederti. Com’è andato il viaggio? Oh, sei carina ad interessarti, comunque divinamente >> mi fece il verso Cameron. I miei fratelli erano gemelli eterozigoti, quindi non erano uguali, l’unica cosa che era presente in entrambi loro e anche in me era il colore degli occhi.
<< S-cusate, ma non me lo aspettavo, come mai siete qui? >>
In quel momento entrò Aloisia, era la prima volta che la vedevo oggi, con in mano una grande torta a 2 piani sui toni del bianco e del nero. Aveva dei motivi floreali che partivano dalla base diradandosi mano a mano che si innalzavano, e in cima c’erano 2 candeline a forma di 2 e di 1.
<< Cosa significa questo? >> ero sconvolta, non mi aspettavo una festa a sorpresa. Avrei sicuramente passato il mio compleanno sul  divano, con una ciotola enorme di PopCorn a guardare un film con le mie migliori amiche; di certo non avrei fatto una festa!
Si spensero le ultima luci e un coro di “Tanti Auguri” partì dalle persone presenti in sala. Mi posizionai dietro la torta e, quando la canzone finì, espressi solo un desiderio : “Poter amare di nuovo”.
E, seppi che qualcosa si era mosso, quando una figura fece irruzione nel mio salone, dicendo semplicemente << Ehi, scusate il ritardo, che mi sono perso? >>
 
#AngoloAutrice
Ehi, questo capitolo è un po’ più lungo e non succede molto di interessante a parte la comparsa improvvisa della famiglia di Anna a casa sua e la festa a sorpresa. Il particolare piccante è l’ultima frase: chi sarà mai?
La domanda di oggi è : cosa vorreste fare da grandi? Io la scrittrice o la cardiochirurga ( poco ambiziosa, dicevano).

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Capitolo 9
*** capitolo 7 ***


E, seppi che qualcosa si era mosso, quando una figura fece irruzione nel mio salone, dicendo semplicemente << Ehi, scusate il ritardo, che mi sono perso? >>

<< Scusami e tu chi saresti? >>. Il biondino davanti a me parve piacevolmente sorpreso dalla mia domanda e anche un po’ confuso.
<< Sono Niall, piacere >> mi porse la mano sfoggiando un sorriso spettacolare.
<< Io sono Anna, anche per me è un piacere, almeno credo >> ero un po’ scettica sul biondo; del tipo: “ma chi te conosce?”, ma mantenni i miei pensieri nella mia testa.
Il sorriso del ragazzo, Niall a quanto avevo capito, si aprì ancora di più e si fiondò su di me per abbracciarmi. Era ufficiale: non lo sopportavo! Odiavo il contatto fisico con esseri di sesso maschile, e un biondino con una faccia da angelo non mi avrebbe di certo fatto cambiare idea.
<< Ehm, sì, ora scollati però, ti conosco da neanche un minuto evita di prenderti troppa confidenza, ok? >> tentai di dirlo con un tono alquanto dolce, anche se dentro la mia mente avevo una lotta su quanto fosse giusto o meno tirare un cazzotto  al ragazzo … optai per il NO.
<< Ah, sì, scusa, è che sono molto affettuoso – chinò il capo mentre parlava – volevo solo farti gli auguri, scusa ancora >>.
<< No, tranquillo, è solo che non mi piace molto abbracciare le persone, specialmente se le ho appena conosciute >> annuì e sorrise per poi fiondarsi su Ed … aspetta: quei due si conoscono?
<< Ehi, solo tu? E gli altri 4 cazzoni? >> chiese Ed stringendo in un abbraccio fraterno Niall.
<< Sono rimasti a casa; per citare Hazza: “ Ehm … non mi va … ehm … di passare la serata con … ehm … degli sconosciuti … probabilmente” ; e ti giuro, ti giuro che ha fatto queste pause. Credo che quel ragazzo abbia qualche problema a interloquire, dovrebbe farsi vedere: non scherzo! >> .
Ed scoppiò a ridere e poi bofonchiò qualcosa del tipo “ che gran cretino ”. Durante tutto questo io ero rimasta a far finta di ascoltare la dettagliata descrizione di mia mamma su come fossero terribili i panini serviti sull’aereo e di quanto l’hostess fosse rifatta. Discorsi interessanti, dicono.
<< Anna vieni qui – mi chiamò Ed – voglio presentarti per bene il mio amico : Niall, lei è Anna: la bellissima co-padrona di questa casa. Anna, lui è Niall: cantante relativamente famoso, meno di me naturalmente! >> fece l’occhiolino.
<< Anche tu canti? >> chiesi a Niall.
<< Sì, pensavo mi riconoscessi, ma meglio così; faccio parte degli OneDirection >> .Avevo già sentito di questo gruppo che aveva spopolato prima nel Regno Unito e poi nel resto del mondo. Sinceramente non mi erano mai interessati; non so il perché, ma non avevo mai avuto voglia o desiderio di sentire una loro canzone. 
<< Che ne dici se canti qualcosa? Non ti ho mai sentito cantare e vorrei ricredermi riguardo voi >> . Avevo davvero voglia di sentire Niall mentre cantava, magari mi sarebbe piaciuto e avrei cominciato a seguirli, chissà! E poi mi volevo far “perdonare” per essere stata un po’ rude appena conosciuti.
<< Ehm, non me lo aspettavo, ma OK. Solo che dovremmo andare in un posto leggermente più silenzioso: questa musica mi sta spaccando i timpani >>. Annuii e li portai al piano di sopra, nello studio che utilizzavamo quando dovevamo scrivere qualcosa di importante per scuola e non volevamo rotture di palle.
Mi sedetti sul divano, mentre i miei due “compagni” si sedettero su delle poltroncine che si trovavano intorno ad un tavolinetto posto davanti al divano dove ero seduta.
<< OK, cosa canto? >> sembrava un po’ a disagio, probabilmente perché si ritrovava a cantare in quello che non era il suo ambiente: non era né uno stadio né un’arena, era solo uno studio!
<< Oh, non lo so. Io non ho mai sentito una vostra canzone >>, poggiai i gomiti sulle ginocchia e tenni la testa con i pollici posti sotto al mento.
<< Fai “ Act My Age” Niall: è quella dove hai più parti; io provo a fare il resto >> Ed arrivò in suo aiuto.
<< Va bene, allora : “When I’m fat and old and my kids think I’m a joke
Cuz I move a little slow when I dance
I can count on you after all that we’ve been through
Cuz I know that you’ll always understand …”
>> lo fermai con un gesto della mano prima che potesse continuare; mi guardò confuso.
<< Bella, ma ti prego, non continuare. Mi ricorda cose che vorrei davvero rimuovere dalla mia memoria >>. Mi guardò dispiaciuto e mi prese la mano accarezzandola. Mi trattenni dal spostarla perché non volevo essere ancora più scortese.
<< Co-o-o-munque, preferisco la voce di Ed, scusami, ma nessuno potrebbe batterlo >> tentai di alleggerire un po’ l’aria.
<< Modestamente >> disse il rosso facendo un inchino e togliendosi un cappello immaginario.
<< Secondo me quelle di Hazza e di Zayn battono 1000-0 la tua Edward >> , Niall lo guardava con un ghigno.
<< Scusami, ma chi è questo fantomatico “Hazza”? L’avete nominato più volte, vorrei capire >>.
<< È un altro componente del gruppo, è molto sulle sue quando lo conosci, ma poi diventa simpatico. È un vero amico >>. Si vedeva che gli voleva bene: un sorriso era nato spontaneo sulle sue labbra quando aveva iniziato a parare del suo amico.
<< Già … >> concordò Ed.
<< Ma si chiama davvero Hazza? Cioè, è un nome balordo >> mi veniva da ridere ma mi tratteni; non sia mai che fosse davvero il suo nome.
<< Ahahahah, no – disse ridendo Niall – il suo vero nome è Harold Edward Styles, per gli amici Harry e, per quelli ancora più amici, Hazza >>.
 << Un giorno te lo faremo conoscere: è un personaggio >> disse Ed alzando le spalle.
<< Come mai siete qui? Nel senso, siete due star mondiali, che ci fate alla festa a sorpresa in anticipo per il mio compleanno? >> ero veramente curiosa di sapere cosa ci facessero il mio idolo e un altro cantante a casa mia.
<< Beh, entrambi conosciamo Emma, e quando mi ha detto che la sua coinquilina, alla quale stava organizzando una festa a sorpresa, era una mia fan le ho chiesto se avrebbe e avreste gradito la mia presenza qui, nulla di che >>
<< Nulla di che? Il mio idolo è stato a casa mia per la mia festa a sorpresa, ora ci sto parlando civilmente trattenendo l’impulso di saltargli al collo ed urlare, e tu dici “Nulla di che” ? >>. Avevo iniziato a gesticolare mentre parlavo e la mia voce era leggermente più acuta.
<< Ehi, io ora sono geloso! Anche io voglio essere il tuo idolo! >> stava sbattendo i pugni e i piedi come un babino di 3 anni al quale non avevi comprato il gelato, mentre  emetteva urletti di fastidio.
<< E chi lo sa? Magari cambierò idea >> . Non avrei mai cambiato idea, ma questo decisi di non dirglielo per non farlo sclerare ancora di più. Fermò il suo sfogo e rivolse un sorriso di vittoria al suo amico.
<< Ora mi rubi anche le fan? Cosa si è disposti a fare per diventare famosi >> disse Ed scuotendo la testa e ridendo. Ridacchiai un po’ anche io davanti al finto sguardo deluso del rosso e a quello sconcertato di Niall.
Ad un tratto Niall si fece serio e mi guardò : << Come mai non ridi mai? Cioè nel senso, ridacchi ma non ridi mai di gusto, anche se si vede che vorresti >>.
Non ero sicura di voler dire perché per me fosse difficile aprirmi con un uomo, ma prima o poi avrei dovuto dirlo a qualcuno.
<< Il motivo per cui non rido con voi è … >>
 
#AngoloAutrice
Sono di nuovo qui *muahahahah*. Allora, questo capitolo è un po’ più sostanzioso e finalmente compare il biondo! * balla la samba * . secondo voi cosa dirà Anna a Niall e Ed? lo scoprirete nella prossima puntata! *sguardo bimbominchioso* // * ma anche no *.
La domanda di questo capitolo è: oltre agli OneDirection quali altri cantanti vi piacciono? A me quelli che ha detto Anna ad Ed quando il Rosso le ha chiesto che musica ascoltasse.


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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


 
SCUSATE IL RITARDO MA QUESTI GIORNI HO AVUTO UNA SERIE DI PROBLEMI CHE NON MI HANNO PERMESSO DI AGGIORNARE IN TEMPO. SCUSATE ANCORA.
Non ero sicura di voler dire perché per me fosse difficile aprirmi con un uomo, ma prima o poi avrei dovuto dirlo a qualcuno.
<< Il motivo per cui non rido con voi è … >>
Stavo per parlare quando un rumore di vetri infranti proveniente da giù ci fece sobbalzare.
Sgaranai gli occhi ed uscì dallo studio correndo. Scesi le scale saltando i gradini a due a due e, appena arrivata in salotto, non potei credere a ciò che stava succedendo.
<< ALEXANDER FERMO! >> Emma stava urlando tantando di separare il fratello dal malcapitato che stava ricevendo pugni come se non ci fosse un domani.
Mi avvicinai ai miei fratelli e gli feci segno di intervenire per staccarli, annuirono, presero Alexander dalle spalle e gli bloccarono le mani dietro la schiena.
<<  IO LO AMMAZZO! IO LO AMMAZZO! >> Alex non faceva altro che urlare con uno sguardo carico di odio nei confronti di quel poveretto.
Andai verso lo sfortunato ragazzo e, sotto quello strato di sangue coagulato e non, il volto tumefatto di Richard fece capolino. Aveva una smorfia di dolore e si teneva una spalla e il fianco coemse si stesse auto-abbracciando. Non potevo credere che fosse stato Alexander a ridurlo in quelle condizioni, non era mai stato un ragazzo aggressivo, e non aveva mai fatto a botte. A scuola non era mai stato coinvolto in una rissa, per questo mi sembrava strano che avesse iniziato a picchiare Richard da un momento all’altro ed ero sicura che, se non l’avessimo fermato, la storia non sarebbe finta bene, affatto.
<< Mamma per piacere, chiama un’ambuanza e dille di venire qui, noi non possiamo intervenire >> passai il mio cellulare a mamma che annuì.
<< Nate tu stai qui con Richard per piacere, tienigli la testa piegata verso il petto in modo che il sangue non vada nei polmoni. Io vado un momento con Alexander in bagno per pulire le mani dal sangue e magari mettere del disinfettante >>. Il corso di primo soccorso che avveo seguito subito dopo la fine della scuola superiore era servito a qualcosa. Avevo partecipato a quel corso perché avevo dubbi sul percorso universitario da scegliere: medicina o letteratura? Mi sarebbe piaciuto salvare vite umane diventando un medico, magari un chirurgo, ma la mia passione per la letteratura e il mio desiderio di essere conosciuta come scrttrice avevano preso il sopravvento e mi avevano portata alla scelta della quale non mi sarei MAI pentita. Ero assolutamente convinta di aver scelto il percorso che avrebbe reso migliore il mio futuro e, sebbene avessi ancora il desiderio di frequentare medicina, non avrei mai cambiato facoltà, MAI!
Solo allora notai il salotto completamente in disordine: il tappeto sporco di sangue, il tavolino che si trovava davanti alla TV rovesciato, soprammobili in frantumi e  bibite sparse per terra.
Presi Alexander dal gomito e feci cenno ad Emma di seguirci. La maggior parte delle persone era andata via, probabilmente prima dello scoppiare della rissa.
Entrammo in bagno e ci chiudemmo la porta alle spalle.
<< Ora mi dici cosa cazzo ti è venuto in mente? 1°: quello è tuo cugino, 2°: potresti essere denunciato e 3°: sei un coglione! >> inizai ad urlare verso quello che per me era come un fratello.
<< Cosa cazzo vuoi, eh? Che te ne frega? Non sei nessuno per dirmi come mi devo comportare! Non sei mia sorella, né tantomeno una mia parente! >> mi guardava con occhi carichi di odio e di astio.
<< Lei non sarà tua sorella, ma io sì! Ora dimmi per quale fottutissimo motivo hai picchiato Richard! Se non ci fosse stato Nate ora saresti in carcere! >> , non avevo mai visto Emma così incazzata nei confronti di suo fratello, e mi faceva paura.
<< Ha osato mettere le mani addosso ad Alexa, OK? Lei non voleva e lui la stava forzando. Quando ha provato a baciarla non ci ho visto più e gli sono saltato addosso >> si era leggermente calmato, ma non sembrava essersi pentito delle sue azioni.
<< E tu, dato che uno prova a baciare le ragazza che ti piace, ma alla quale hai paura di rivelare i tuoi sentimenti, lo picchi anche se non hai un  motivo valido di essere geloso?  Lasciatelo dire: sei un coglione! >>. Avevo sempre pensato che Alexander fosse  un coglione, ora ne avevo una prova. Mentre parlavamo Emma aveva iniziato a disinfettare le nocche del fratello con uno di quei pochi oggetti di primo soccorso presenti in casa.
Stava per rispondere quando, con una mano, gli feci cenno di smettere e di cominciare a scendere dato che il suono delle sirene indicava l’arrivo dell’ambulanza.
Scesi e spiegai ai paramedici cosa fosse successo mentre Emma veniva invitata a salire sull’ambulanza in quanto unica parente del ferito, dato che Alexander era stato bloccato dalla polizia, probabilmente avvisata dai medici, e condotto in centrale per accertamenti.
Aloisia mi venne vicina e mi mise una mano sulla spalla per farmi calmare, sapeva che ero in ansia, non per Richard, ma per Alexander: sebbene mi avesse detto tutte quelle cattiverie io lo vedevo ancora come un fratellino da proteggere.
Erano andati tutti via, anche i miei genitori non erano più in quello che una volta era il mio salotto; Ed e Neil, credo si chiamasse così, se n’erano andati quando, dopo avermi chiesto se avessi bisogno di aiuto, li avevo congedati con un cenno della mano.
Guardai l’orologio appeso alla parete proprio sopra i fornelli: erano le 2 del mattino.
Presi una busta della spazzatura dal mobile situato sotto il lavello e iniziai a infilarci tutte le schifezze che i nostri ospiti avevano lasciato in giro. C’erano mozziconi di sigaretta spenti nei bicchieri, pezzi di torta appiccicati alla cornice del camino (non chiedetemi il perché), lo scopino del water nel vaso come se fosse un fiore, vetri rotti ovunque a causa della rissa, e macchie di sangue e bibite su tappeti e tende.
Diedi ad Aloisia la busta della spazzatura e la invitai a ripulire. Io presi i detersivi adatti e cominciai a stricare il tappeto bianco macchiato di rosso. Ma dico io: perché un tappeto bianco? Avevo detto duemila volte di prenderlo nero, ma no! Non si fa mia come dice Anna! Passai smacchiatore e varichina nella speranza che quell’alone rosa se ne andasse per l’indomani, dopo aver lasciato per una notte intera il detersivo a fare effetto.
Dopo che Aloisia aveva spazzato via e buttato tutto ciò che i nostri ospiti non si erano curati di gettare nella spazzatura, presi lo straccio e cominciai a pulire per terra.
Mancavano solo poche cose da ripulire quando Emma tornò a casa, erano ormai le 4 del mattino, il giorno dopo, o meglio, oggi era sabato e quindi non avremmo avuto lezione.
Emma ci venne in contro e cominciò a piangere, l’abbracciai e la cullai un po’.
Smise di piangere e, soffiato il naso e asciugate le lacrime, cominciò a spiegare.
<< I miei zii vogliono sporgere denuncia, dopo essere stata con Richard sono andata in centrale per vedere Alex e mi hanno detto che, dato che non è maggiorenne, dovrebbe passare 6 mesi in carcere, se fosse stato maggiorenne gli avrebbero dato almeno 2 anni >> ricominciò a singhiozzare.
<< Come mai così tanto tempo? Nel senso, mi dispiace per Richard, ma qualche rissa capita spesso ai ragazzi, dovrebbero capirlo >> ero seriamente preoccupata per Alex. Aveva solo 17 anni e la sua fedina penale sarebbe già stata macchiata.
<< Richard viene da una famiglia molto facoltosa ed è figlio unico. I suoi genitori, i miei zii, tengono più ad avere un erede che un figlio, per questo danno molta importanza al fatto … comunque domani arriverà il procuratore che sceglierà se far andare Alex in carcere oppure se fargli solo un richiamo e magari fargli scontare 2 mesi di servizi alla comunità, ma stasera rimane in cella >>.
Speravo con tutto il cuore che il procuratore scegliesse la seconda opzione e che Alex rimanesse libero, Emma non avrebbe sopportato di vedere il suo fratellino in quel luogo.
Annuii e dissi ad Aloisia di portare Emma in camera sua e di andare entrambe a letto mentre a mettere a posto le ultime cose ci avrei pensato io. Dopo non poche obiezioni in quanto era la mia festa e non dovevo  “lavorare” si convinsero e cominciarono a salire le scale.
  Stavo gettando gli ultimi soprammobili che la furia di Alexander aveva distrutto, quando mi accorsi cosa fosse l’oggetto rotto che stavo tenendo in mano.
* Flashback *
<< Amore non sei contento di essere a Parigi? >> lo guardai incastrando la sua mano con la mia e facendole dondolare mentre camminavamo.
<< Certo tesoro, e lo sono ancora di più perché tu sei qui con me >> mi schioccò un casto bacio sulle labbra e mi guardò con amore, come quando si guarda la cosa a cui tieni di più al mondo, e posso assicurare che quello sguardo era ricambiato.
<< Che ne dici di andare a vedere qualche souvenir per le ragazze? Mi ammazzerebbero se tornassi in Inghilterra senza nemmeno un regalo >> . mi regalò un sorriso felice e annuì con la testa.
<< Il Quartiere Latino è sicuramente uno dei miei posti preferiti di Parigi; è così bello e caratteristico, non credi? >> dissi mentre entravamo in una Boutique.
<< Certo, ma preferisco la Tour Eiffel, e ieri l’ho amata, specialmente il dopo-cena >> mi riservò uno sguardo malizioso che mi sbrigai a restituire.
<< Beh, - dissi facendo scorrere le mie mani sul suo petto coperto solo da una camicetta bianca – stasera potremmo fare il bis >> mi sorrise di nuovo.
<< Oh, ci puoi scommettere Anna, altrimenti che ci siamo venuti a fare nella città dell’amore? >> mi schioccò un altro bacio casto sotto lo sguardo attento della commessa … fin troppo attento. Decisi di approfondire il bacio in modo da spiegare alla signorina con chi fosse il bel ragazzo qui presente. Adam ricambiò e, quando ci staccammo, facemmo un cenno alla commessa e uscimmo dal negozio.
<< Ti sei divertita a far ingelosire quella povera ragazza? >> aveva ovviamente capito il mio gioco.
<< Sì, e tanto >> gli feci un sorriso innocente.
Solo allora notai una stradina piccola, sulla sinistra, che portava ad un vecchio negozio “Nostalgia”, uno di quelli dove si trovano solo cose antiche e, per molti, senza valore. Sia io che Adma avevamo la passione per quel genere di negozi e di oggetti. Era proprio in un negozio nostalgia che l’avevo incontrato la prima volta.
Trascinai Adam all’interno e mi diressi a passo spedito verso lo scaffale dei carillon. Avevo sempre amato quei piccoli marchingegni attraverso i quali potevi ascoltare le melodie più belle in assoluto e mentre li studiavo uno ad uno, con la coda dell’occhio notai il sorriso che si stava facendo spazio sul volto del ragazzo al mio fianco, forse a causa dei ricordi legati a quegli oggetti.
<<  Vous regardez madame? >> un uomo anziano ci si avvicinò, probabilmente il proprietario del negozio.
<< Oui, pouvez-vous parler anglais, sil vous plait? Je ne comprend pas beaucoup le français >>
<< Sì, le serve una mani signora? >>
<< Vorrei vedere i carillon, per piacere >> fece un cenno con la testa e me ne mostrò uno stupendo: bianco con dei motivi a spirale in oro.
<< Questo è madre-perla ed ori. Viene in vostre moneta 215£ >> faceva molta fatica a parlare inglese, ma si capiva bene cosa dicesse.
<< E cosa suona? >> chiese Adam.
<< L’inno francese degli amorosi: La Vie En Rose >> (Nda. Lo sto facendo di proposito a scrivere male, per far sembrare un inglese approssimato)
<< Bellissimo, ma costa troppo i->> stavo per finire ma Adam mi interruppe.
<< Lo prendiamo! >> disse sicuro. L’uomo anziano lo guardò e annuì.
<< Adam è troppo non pos->>
<< Zitta, ti dovevo fare un regalo per il nostro anniversario … eccolo qui >>.
Continuai a protestare ma non ci fu verso di fargli cambiare idea, era troppo cocciuto!
* Fine Flashback *
Tenevo tra le mani la coppietta che ballava presente in quello che era stato il nostro regalo per i 2 anni insieme. Non avrebbero mai più ballato.
 
#AngoloAutrice
Questo è il capitolo più lungo in assoluto. Ci ho messo 2 giorni per scriverlo. Spero vi piaccia. Cosa succederà ad Alex? E cosa mi dite del Carillon di Anna e di questo misterioso Adam?
La domanda di questo capitolo è : qual è il posto più bello che avete mai visitato? Il mio Londra, in assoluto!
Per errori o chiarimenti scrivete nei commenti al lato della storia, oppure contattatemi. Per qualsiasi critica ( pur sempre costruttiva ) o per consigli e scene che vorreste nella storia contattatemi in privato e proverò a rispondere a tutte voi!
All the love H.Xx

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


 
LEGGETE L'ANGOLO AUTRICE ALLA FINE PER PIACERE
Tenevo tra le mani la coppietta che ballava presente in quello che era stato il nostro regalo per i 2 anni insieme. Non avrebbe più ballato.
Presi la statuetta e la poggiai sul tavolo. Avrei dovuto portarla da un restauratore o che so io il prima possibile. Delle lacrime scendevano copiose dai miei occhi ma non le bloccai. A volte faceva bene piangere, anche se io piangevo talmente tanto nell’ultimo periodo che anche Patty de “Il Mondo Di Patty” mi avrebbe definita una frignona.
Finii di pulire le ultime cose e salii in camera per riposarmi. Erano ormai le 5 passate, il sole non si decideva a sorgere in quanto era ottobre ed eravamo in Inghilterra. Mi sfilai le scarpe, la maglietta e i pantaloni e mi misi sotto le coperte con addosso solo l’intimo. Era una fissa che avevo fin da bambina: anche in inverno non indossavo mai il pigiama, mi dava fastidio ed era pruriginoso.
Appena poggiai la testa sul cuscino caddi in un sonno senza sogni: solo il buio, il nero più totale nella mia mente.
***
Un raggio di sole fece capolino tra le finestre chiuse e dove si andò a posare pur avendo tutta la stanza a disposizione? Sulla mia faccia naturalmente! Rotolai sul fianco destro all’interno del mio letto matrimoniale e raggiunsi l’ orologio-sveglia che segnava le 3 e mezza di pomeriggio. Mi alzai e indossai solamente una maglietta grigia a maniche lunghe che mi arrivava sotto al sedere.
Andai in cucina a mangiare e trovai Emma seduta a tavola con un piatto di patate davanti mentre beveva qualcosa di giallognolo, molto probabilmente un’aspirina, e Aloisia, sul divano, che guardava la TV mentre mangiava un panino.
<< Buongiorno >> bofonchiai.
<< Giorno anche a te Bella Addormentata >> sghignazzò Aloisia << A che ora sei andata a dormire stamattina? >>
<< Credo fossero le 5 e un quarto quando mi sono addormentata >>.
<< Abbiamo trovato questa statuetta sul tavolo, che cos’è? >> chiese Emma.
<< Si trovava nel Carillon di Adam, si è rotta ieri sera. Sai da chi potrei portarla per farla rimontare sul Carillon? >> . Stavo guardando nel frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare e, a parte un pezzo di torta avanzata ieri, non c’era nulla; Emma scosse la testa.
<< Ragazze dobbiamo andare a fare la spesa: non c’è nulla in questo frigo e mancano anche altre cose per la casa >> . Presi la torta e mi sedetti a tavola con Emma.
<< Io oggi non posso: devo andare da Tom perché ha bisogno di una mano per arredare la sua nuova casa >> si giustificò Emma.
<< Io sono andata la volta scorsa; oggi tocca a te Anna >> disse Aloisia sputacchiando pezzi di panino a destra e a manca.
<< Ok, ok, finisco di mangiare, mi lavo, mi vesto e vado a fare la spesa; ora faccio la lista >> presi carta e penna.
<< Pane, uova, latte, salumi, succo, merendine … >> cominciò Aloisia.
<< Bagnoschiuma, disinfettante, ovatta, carta igienica,  acetone, assorbenti, shampoo, detersivi … >> continuò Emma.
<< Acqua, sapone, dentifricio, pasta, sughi in barattolo, frutta e insalata. C’è altro? >> chiesi.
<< No, non credo >>.
<< Ok – misi in bocca l’ultimo boccone di torta – vado a lavarmi >> . Salii le scale ed entrai in bagno. Mi feci una semplice doccia senza lavarmi i capelli dato che li avevo lavati la sera precedente e mi lavai i denti.
Tornai in camera e indossai le prime cose che avevo visto nell’armadio : una canotta bianca e larga con un taschino grigio jeansato sul seno sinistro, dei jeans blu strappati, delle Converse grigie chiare, una borsa bianca con la tracolla e indossai la collana Tiffany che mi aveva regalato Emma a Natale (l’avevo trovata sul comodino, altrimenti non mi sarei scomodata a cercarla), misi un goccio di profumo e mi  diressi giù.
Presi le chiavi di casa e della macchina, il telefono e la lista, infilai un giacchetto grigio e nero, ed uscii di casa urlando << Io vado >> in modo da avvisare le ragazze.
Presi il Suv BMW nero che una volta era stato di mio padre e cominciai a guidare verso il supermercato.
Accesi lo stereo e subito riconobbi la canzone che rimbombava nell’abitacolo dell’automobile: era quella che Norman aveva iniziato a cantare ieri sera prima che lo interrompessi; devo dire che era alquanto bravo, come anche gli altri ragazzi, ma non erano il mio genere.
Circa 10 minuti, una serie di lotte con la radio che era impazzita e aveva alzato il volume a 40 proprio mentre veniva trasmessa una pubblicità riguardante un’edizione del kamasutra tascabile e degli sguardi scioccati dalle vecchiette che passavano accanto alla mia macchina, arrivai all’unico supermercato che, anche di sabato, era aperto dalle 4 fino alle 8 circa e svoltai a sinistra nel parcheggio per posizionare la macchina al solito posto, ma purtroppo notai che quello, come tutti quelli intorno ad esso, era occupato.
La giornata non cominciava nel migliore dei modi, sebbene fossero le 4 e mezza di pomeriggio.
Dovetti parcheggiare più lontano del solito, e questo significava solo una cosa: più strada da fare con i sacchi della spesa pieni. Sbuffai leggermente incamminandomi verso l’entrata e prendendo il carrello prima di dirigermi verso il reparto macelleria.
C’era più trambusto del solito al supermercato, e dei gruppi di ragazzine urlanti si muovevano come se fossero divisioni militari tra le corsie, manco avessero perso le loro mammine … puah!
Sentii un paio di loro nominare le parole “idolo” e “dobbiamo trovarlo” e da ciò capii che qualcuno dei loro “salvatori” gironzolava per il supermarket … la mia fiducia nelle nuove generazioni stava finendo sempre di più nel cesso!
 Va bene essere fan di un attore, o un cantante, ma dire che questo ti ha “salvata” mi sembra ridicolo. E poi da cosa ti avrebbe salvata? Dalla “cattiveria del mondo che ci circonda”? Ma per piacere … la cattiveria c’è, con o senza il tuo idolo, non sparisce solo grazie a delle belle parole o ad un bel film. Almeno, in quel momento la pensavo così, non sapendo quanto mi sarei ricreduta di lì a poco tempo…
Mi avvicinai allo scaffale sul quale erano in esposizione una ventina di marche diverse di biscotti. Optai per l’ultimo pacco di Cookies dato che a casa ne andavamo tutte matte.
<< FERMA LÌ TU! >>. Alzai di scatto le mani facendo cadere a terra la scatola di biscotti e mi voltai nella direzione della voce.
<< Lascia subito quel pacco di biscotti, non lo vorrai mica sottrarre alla più grande star del pianeta? >>. Era stata una ragazzina alquanto bassa, circa un metro e cinquantacinque, a parlare mentre teneva le braccia incrociate e aveva uno sguardo da stronzetta superficiale sul volto.
<< Scusami? Potresti ripetere? Sai, da qui sù non si sente bene… ah, già! >> dissi alludendo alla sua altezza. Non mi stavano antipatiche le ragazze basse, ma ero stanca, avevo il ciclo e avevo fame, 3 cose che messe insieme mi rendevano più insopportabile del solito. Se poi delle stupide fan di qualche stupida persona famosa si mettevano in mezzo, era la fine.
<< Senti cara, quelli sono i biscotti preferiti della più grande star del globo, vedi di lasciarli a lui >> continuò sempre con quella smorfia in viso.
<< Allora – mi avvicinai un po’ – ti vorrei far rendere conto che stiamo discutendo per un fottutissimo pacco di biscotti, che io sono più grande di te di almeno 6 anni e quindi dovresti provare un po’ di rispetto, neanche tanto, nei miei confronti e che non me ne frega nulla se Eminem è in questo super mercato, io sono arrivata prima, chiaro? E ora evapora con la tua combriccola di moscerini, perché mi dà fastidio il ronzio che è la tua voce nelle orecchie >>. Odiavo dover discutere per cose stupide, ma erano le persone ad istigarmi, e io mi accendevo come una miccia per ogni cosa.
<< Eminem? E chi cazzo se lo fila quel vecchiaccio? Io parlo di veri cantanti >> disse per tentare di risollevare  quell’altezzosità che era stata abbattuta dalle verità che le avevo sbattuto in faccia.
<< Allora, se non è Eminem,non me ne fotte un cazzo, può anche morire di fame per i miei gusti >>, le feci un cenno con la mano e me ne andai.
Mi avviai alla cassa appena finii di prendere le ultime cose sulla lista. Non feci nemmeno quel solito giretto abituale tra gli scaffali per assicurarmi di non aver dimenticato qualcosa, in quanto non vedevo l’ora di ritornare a casa mia e spaparanzarmi sul divano e specialmente perché non mi volevo nuovamente imbattere in una di quelle pazze nervo sclerotiche che venivano chiamate fan girl.
C’erano circa altri 3 carrelli davanti a me: una madre con un bambino che non faceva che piangere visto che probabilmente la donna gli aveva negato di comprare qualcosa, un anziano signore troppo occupato a raccontare la storia di una monetina al nipotino per accorgersi che era quasi il suo turno, e una ragazza abbastanza alta con la coda, le spalle larghe e che indossava un lungo cappotto nero e che trascinava un piccolo carrellino colmo di schifezze.
Le conseguenze della camminata sotto la pioggia del giorno precedente si manifestarono proprio in quel momento con una serie di starnuti che mi fecero perdere leggermente l’equilibrio andando ad urtare la ragazza davanti a me.
Si girò e solo allora mi accorsi che non era una ragazza, ma un carinissimo ragazzo.
Mi rivolse un bellissimo sorriso, al quale però non prestai attenzione, troppo rapita da quegli occhi magnetici, e mi poggiò le mani sulle spalle per aiutarmi a tornare in equilibrio dato che mi ero imbambolata a guardarlo.
<< Ciao, ehm … salute >> disse non smettendo di sorridere e permettendomi di osservare ancora meglio quei bellissimi occhi verdi.
<< Scusami, è tutta colpa del tempo inglese >> feci una risatina nervosa mettendomi una mano dietro la nuca.
<< Non ti preoccupare, non è successo nulla - Continuava a sorridere. – che ne dici di passare avanti così puoi tornare a casa a metterti sotto le coperte per far passare questo raffreddore? >>.
Mi accorsi solo in quel momento che era arrivato il suo turno e che la cassiera alternava gli sguardi tra me e il ragazzo come se non avesse mai visto una ragazza e un ragazzo che parlavano.
<< Stai tranquillo. Non fanno differenza 5 minuti >>. Gli rivolsi un sorriso più di cortesia che altro.
<< Appunto, vai prima tu >>. Non feci in tempo a ribattere che iniziò a mettere le mie cose sul nastro trasportatore.
Gli sorrisi e iniziai ad aiutarlo con la MIA spesa, non potendo non notare il sorrisetto che gli aveva acceso lo sguardo alla vista dei preservativi che Emma mi aveva pregato di comprarle tramite messaggio. L’avrei uccisa appena arrivata a casa: mi aveva appena fatto fare una figuraccia con un ragazzo appena conosciuto.
<< Non ti fare strane idee, sono per la mia coinquilina >> dissi tenendo la testa bassa in modo che i capelli coprissero le mie guance rosse.
<< Io non ho detto nulla >> affermò alzando le mani in segno di innocenza, ma non nascondendo quel piccolo ghigno annunciato dalla comparsa di una delle sue fossette.
Fu la voce della commessa ad interrompermi mentre stavo per rispondere al ragazzo dagli occhi verdi.
<< Sono 57,25 £ >> disse piegandosi e mettendo in mostra la scollatura pressoché inesistente. Sbuffai … poteva una ragazza mettersi così in ridicolo per far colpo con un ragazzo? La risposta era sì!
Presi il portafogli dalla borsa e poggiai la banconota da 50£ sul piattino che si trovava sopra la cassa; aprii l’altro scomparto del portafogli per prendere gli spiccioli, ma mi accorsi presto che ero al verde non avendo altre banconote. Sbuffai alzando gli occhi al cielo e porgendo un sorriso che di vero non aveva nulla alla commessa.
<< Se non ha abbastanza soldi deve lasciare qualcosa >> stava ghignando la stronza, ma non avrebbe ghignato quando le avrei sbattuto le verdure surgelate in faccia, tanto sicuramente non era la prima volta che dei piselli le venivano sbattuti su quel muso da cavallo che si ritrovava. Sorrisi e mi battei le mani da sola mentalmente per aver elaborato questo piano.
Feci per rispondere prima che qualcuno mi interrompesse. Ma oggi avevano tutti il desiderio di farmi perdere la pazienza? Odiavo quando le persone ti interrompevano mentre parlavi, consideravo la cosa un gesto molto irrispettoso nei confronti dell’altro.
<< Faccio io per lei >>. Era stato il ragazzo di poco prima a parlare posando i rimanenti 7,25£ sulle banconote che avevo precedentemente uscito.
<< No, no, no. Rinuncerò a qualcosa, ma riprenditi quei soldi >> misi la mano su quella del ragazzo.
<< Ma dai, sono solo 7£. Il tuo orgoglio non risulterà menomato per questo! >>
<< Non, mi interessa; non voglio avere debiti >>. Non mi piaceva avere debiti con le persone, specialmente quelle appena incontrate e delle quali non conoscevo neanche il nome.
Il tipo fissò la commessa eloquentemente, e lei velocemente prese i soldi e mi porse le buste e lo scontrino.
Riservai uno sguardo omicida al ragazzo rivalutando l’idea delle verdure surgelate decidendo di attuarla anche verso di lui. Sorrise prendendo le buste con le sue cose che intanto erano state registrate non essendo naturalmente consapevole delle idee che mi frullavano per la testa.
Gli voltai le spalle e cominciai ad andare verso la mia macchina con il fumo che usciva dalle orecchie.
Iniziavo ad odiare quel ragazzo sconosciuto. Avrei potuto benissimo lasciare qualcosa risparmiandomi quella scenetta alla cassa, ma No! Deve mettersi in mezzo un tipo a caso che tenta di fare il cavaliere. Non che il suo gesto non fosse stato gentile, ma non mi andava bene.
Sentii una mano posarsi sulla mia spalla ed esercitare una leggera pressione. Mi voltai ed incontrai nuovamente quei due bellissimi occhi verdi. Aspetta … Bellissimi? Ma cosa cazz …
<< Che c’è? Ti ringrazio per il tuo gesto, ma non era necessario. Inoltre ora ti devo un favore e ciò non mi va bene >>, incrociai le braccia al petto con uno sguardo di sufficienza. Le buste della spesa posate sull’asfalto del parcheggio per evitare di staccarmi le braccia considerato il peso.
<< Scusami, solo che è stato più forte di me … comunque non mi devi nessun favore: è stato un piacere >> abbassò un po’ la testa in imbarazzo.
<< Grazie, ma ti sono debitrice in ogni caso, che tu lo voglia o meno >> addolcii leggermente il tono. Mi sorrise e notai un gruppo di ragazze ferme un po’ lontane da noi che ci fissavano mentre parlottavano eccitate … strane teenager!
<< Non mi sta bene la cosa, ma se proprio mi vuoi fare un favore accetta la mia offerta di venire con me a prendere qualcosa di caldo >>. Strabuzzai gli occhi. Non mi aveva appena chiesto di uscire insieme, vero?
 
#AngoloAutrice
Ok, questo capitolo fa cacare, ma non avevo ispirazione!
In compenso però compare un bel qualcuno * faccia “If You Know What I Mean”*
Vedo che la storia non sta piacendo a molti e ciò mi intristisce un po’ : se qualcosa non vi piace ditemelo.
La domanda di questo capitolo è : avete fratelli o sorelle? Io un fratello, ma ha molti amici che per me sono parte della famiglia, quindi è come se ne avessi almeno 15.
Per errori o chiarimenti scrivete nei commenti al lato della storia, oppure contattatemi. Per qualsiasi critica ( pur sempre costruttiva ) o per consigli e scene che vorreste nella storia contattatemi in privato e proverò a rispondere a tutte voi!
volevo augurarvi buon anno scolastico e buona fortuna ( specialmente a chi dovrà fare gli esami). io comincio domani e quindi non so se riuscirò ad aggiornare così regolarmente. mi dispiace molto.
All the love H.Xx

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