Ayla

di _Mahel_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ayla ***
Capitolo 2: *** La pietra ***
Capitolo 3: *** La casa ***



Capitolo 1
*** Ayla ***


 Un'altra noiosa giornata è passata, sempre le solite cose: Mi sveglio, vado a scuola, torno e dopo aver lanciato il mio zaino in un punto a caso della mia camera, mi metto a terra vicino alla finestra ad osservare il mal tempo fuori; un po' come ora. Gambe distese, schiena appoggiata al freddo muro e testa un poco piegata in avanti con gli occhi fissi sul cielo, come in cerca di qualcosa. Con la mia mano destra accarezzo la morbida testa pelosetta del mio cane; che in questo momento sta dormendo beata con il muso sopra le mie gambe e l'altra mano intenta a mandare quei ciuffi ribelli che mi ricadono sul viso mentre mi giro a vedere chi ha appena bussato alla mia porta. - E' pronta la cena, muoviti-  sento la tranquilla voce di mia mamma che mi chiama da fuori, - Andiamo?- domando alla mia cagnolina che scatta subito in piedi sulle quattro bianche zampe  scodinzolandomi, - Solo il cibo può farci smuovere- commento scherzosamente e dopo averle dato una pacca sulla testa mi dirigo verso la cucina. Come sempre la tavola è apparecchiata con la solita tovaglia bianca con dei girasoli disegnati sopra, mi accomodo sullo sgabello di legno e appoggio i gomiti sul tavolo sbuffando, - Avevi detto che era pronto- mi lamento guardando il piatto ancora vuoto, per poi posare il mio sguardo sulla schiena di mia madre ancora voltata verso i fornelli a cucinare. - Sempre a lamentarti- detto questo si gira con una pentola ripiena di roba verde e marrone, - Stasera passo-scruto subito il tavolo alla ricerca di pane, meglio quello che la sbobba verde/marrone, - Non mangi mai nulla di salutare! O questo o niente- mi rimprovera guardandomi seria. Non posso far altro che alzare gli occhi al cielo e cominciare a mangiare assolta dai miei pensieri. Torno nella mia camera e chiudo la porta, mi lancio sul letto a pancia in giù affondando il mio viso nel piumone invernale socchiudendo gli occhi. - Che barba- stranamente mi addormento quasi subito, calcolando che di solito crollo nel sonno ad un orario particolarmente esagerato, visto che il giorno dopo ho la scuola ma è  perché mi metto a leggere qualche libro o romanzo.

Ed ecco la stra maledettissima sveglia che mi viene a cercare nei sogni con quel suo suono fastidioso e continuo, - Ho capito, ho capito!- la spengo e mi rigiro dall'altra parte. Sento qualcosa sulla mia guancia.. qualcosa di caldo e... viscido! - Luna!- apro gli occhi e fisso il mio cane, comodamente sdraiato sul mio fianco intento a leccarmi - Peggio della sveglia- sposto la bestiola e mi alzo. Dopo essermi vestita di fretta e furia, afferro la mia cartella e parto spedita verso la porta per uscire - Hai fatto colazione?-  mi chiede una voce alle mie spalle - Sì- mento ed esco. Mentre mi incammino metto le cuffie alle orecchie e lascio che la musica mi faccia compagnia per tutto il tragitto fino ad arrivare a scuola; cammino tranquillamente per il lungo marciapiede guardando il cielo estremamente nuvoloso. Mi preparo già ad una improvvisa pioggia, quindi decido di passare per un'altra strada per riuscire ad arrivare prima, piuttosto che bagnarmi aspetto dentro qualche bar nelle vicinanze.

Cammino sopra ad un enorme ponte, volto il mio sguardo verso i grandi campi che si estendono fino ai piedi delle montagne in lontananza, prima di alcune autostrade che rovinano il magnifico paesaggio. Il mio sguardo cade però sotto l'immenso ponte, vedo una vecchia casetta, se devo essere più dettagliata sembra un piccolo casale, con porta e finestre di legno mentre tutto il resto è in mattoni. Tutto malandato, rimango ancora un po' a fissare delle piante che si intrecciano tra di loro lungo una parete fino a circondare l'unica finestra ancora intatta - Carino- commento tra me e me. Rimango ancora lì impalata per una buona manciata di secondi, fino a quando il forte rumore del motore di una macchina mi riporta alla realtà, scrollo le spalle e torno sul mio cammino.

Qualcosa colpisce la mia testa, alzo lo sguardo e niente. Ecco un altro colpetto, ma sopra di me niente. Eccolo di nuovo - Ma che cavolo!- mi metto la mano in testa sfregandomi i capelli e li sento umidi.

Acqua. Pioggia. Correre.

Aumento la mia andatura e cerco un riparo prima che la pioggia si abbatta su di me, svolto l'angolo e trovo riparo dentro ad un piccolo bar affolato da persone anziane. La pioggia ormai non ne sente proprio di non voler cessare; guardo fuori dalla porta di vetro i nuvoloni farsi sempre più neri. - Entrerò alla seconda ora- convincendomi della mia quasi affermazione del non entrare a scuola in tempo, decido di comprarmi una focaccina già che ero nel bar. Mi accomodo vicino all'entrata e mi godo la colazione. Mi chino per prendere i soldi dal mio zaino e l'invasione di capelli si abbatte sul mio faccione, - Uno di questi giorni mi raso- porto la mia chioma castana dentro la maglia e dopo aver pagato il barista torno a sedermi. Finalmente ha smesso, mi alzo lentamente ed esco chiudendomi la porta di vetro alle spalle che fa un forte rumore seguito da dei campanellini messi incima ad essa per far capire chi entra e chi esce.

Arrivo a scuola e salgo le ripide scale in marmo, mi aiuto appoggiando la mano alla ringhiera, cerco di darmi una sbrigata ma sono troppo pigra. Accidenti quanto vorrei essere nel mio letto a quest'ora! Arrivo al secondo piano e ad accogliermi c'è l'anziana bidella - Giorno- saluto cordialmente la donna che ricambia sorridendomi e mi avvio verso la classe. Forza e coraggio! Busso e riconosco subito la voce della professoressa di storia - Prego- come apro la scricchiolante porta ho tutti gli occhi dei miei compagni su di me, inclusi quelli della prof che si limita a fissarmi con il suo solito sguardo da pesce lesso prima che si rinvenga del mio nome - Ayla, siamo solo al secondo giorno e già fai ritardi?- mi parla con quella voce sgradevole all'udito di prima mattina, - Scusi- rispondo semplicemente abbassando gli occhi e andando verso il primo posto libero che mi capita sotto gli occhi. Non so nemmeno a chi accanto mi sia seduta, sono troppo imbarazzata per la bella figura appena fatta. Dopo ore suona la campanella che annuncia la fine delle lezioni, gioisco mentalmente e scappo letteralmente dalla classe per andarmene finalmente a casa. Tiro fuori le mie immancabili cuffie e faccio la strada al contrario passando nuovamente davanti al bar e passo per il ponte. Quel casale mi ha improvvisamente incuriosita, sarà che le cose antiche mi affascinano. Mi sporgo col viso fuori dal ponte, tenendo gli occhi verso il basso ed eccola lì. La casetta andata in rovina, peccato doveva essere bella una volta.    
                                                             

  "Vieni...."

 
Spalanco gli occhi e indietreggio. Premetto che non sono una scettica e credo fin troppo nel paranormale; quindi, ovviamente, sto pensando ad un fantasma. Ok Ayla tranquilla... Hai un immaginazione che va oltre ogni limite, è normale che ti immagini certe cose.
                                                           

 "Vieni...qui."

 
- Cosa?- mi scappa da dire, le mie gambe tremano, il cuore vuole farsi crescere le gambe e fuggire dal mio petto, sto sudando come un corridore che ha appena finito una gara uscendone vincitore. Tengo gli occhi fissi sull'entrata della porta, il cui l'interno della casa sembra avvolto dall'oscurità del buio seppur essendo giorno.
                                                         

"Qui"

 
No, non è immaginazione. Quella voce la sto sentendo realmente. E' una voce sottile, quasi aspirata come se si stesse sforzando di parlare ma al tempo stesso delicata e piacevole da ascoltare. - Dimmi- mi azzardo a domandare. Aspetto un po' ma niente, sembra scomparsa. Deve essere stata la scuola a darmi una simile allucinazione, torno sulla mia strada ma tiro un'ultima occhiata alla casetta prima di vederla sparire pian piano che mi allontano sempre più.

Torno a casa e la prima cosa che vedo è mia mamma che dorme sul nostro divano, raggomitolata tra le coperte di pile anch'esse raffiguranti girasoli - Deve essere un ossessione- trattengo una risata e ad accogliermi come si deve ecco la mia cagnolina che mi salta addosso - Ciao ciao ciao ciao- dico ripetutamente con una vocina strana che uso solo con lei. Dopo averla coccolata, vado verso la camera e getto lo zaino sotto il letto su cui mi fiondo sopra. Automaticamente sale pure il cane e si sdraia sulla mia pancia, comincio ad accarezzarle il morbido pelo e socchiudo gli occhi ripensando a quella voce. Tra quei pensieri mi addormento e la sogno, mi chiama, sembra che ha bisogno di me - Dove sei?- chiedo mentre mi giro e vedo che intorno a me regna solo il buio più totale - Qui- la stessa risposta che sentii oggi, comincio a correre in cerca di quella voce - Presto- rieccola, - Non riesco a vedere!- mi fermo e mi guardo intorno. Una luce. Piccola e verde luccica in lontanaza... - Qui-. 


Saaaalve! Questa è la mia prima storia siate buoni ^^ So già che ci saranno errori che sicuramente non avrò notato perché sono assolutamente rincoglionita, ma è per questo che ci siete voi (?) Se mai ci sarà qualcuno che leggerà questa piccola storia xD Comunque voglio ringraziare chiunque abbia perso un po' di tempo per leggere questa storia che mi passava per la mente già da un po' di volerla scrivere. Ah per gli errori siate pure liberi di farmeli notare, mi fareste un grande piacere così che io possa imparare la grammatica una volta per tutte :3 Detto ciò se vi è piaciuta fatemelo sapere eeeee niente vi saluto e alla prossima! <3 

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Capitolo 2
*** La pietra ***


Apro gli occhi. Ho stranamente il fiatone, come se avessi corso per davvero. Guardo l'orologio appeso al muro di fianco al mio letto - Le 8- devo aver dormito un mucchio. Decido di alzarmi e di andare a farmi una doccia, poso i piedi sul pavimento e un rumore attira la mia attenzione. Abbasso lo sguardo ma non vedo nulla, mi accuccio e controllo sotto il letto - Ma..- proprio infondo ad esso c'è qualcosa, è un oggettino piccolo e ovale. Mi sdraio completamente e striscio sotto fino ad arrivare in prossimità dell'oggetto, lo prendo e lo osservo - Un sasso- è l'unica cosa che riesco a dire, è un piccolo sasso dal colore verde, grosso all'incirca quanto un tappo di una bottiglia. Esco da sotto il letto e mi metto in ginocchio per osservare meglio il sassolino;  lo sfioro con l'indice e seguo le varie curve, è liscio e azzarderei pure a dire che emana un lieve calore - Strano- lo avvicino al viso per guardarlo meglio e non so se dire di avere una nuova allucinazione ma intravedo qualcosa al suo interno. Una sottile linea bianca galleggia sinuosa dentro la pietra verdignola, fa piccoli cerchi e altre forme astratte, sono incantata. Ma ecco che la magia finisce - A tavola!- urla mia madre dall'altra stanza - Arrivo- rispondo e metto l'oggetto nella tasca dei miei pantaloni per poi alzarmi e andare in cucina a cenare. Come sempre mangio la mia cena in silenzio a pensare alla voce del mio sogno, cosa voleva? Mia mamma nota subito la mia espressione - Tutto bene? Com'è andata a scuola?-  chiede con un filo di preoccupazione. Lei è in grado di leggere il mio stato d'animo dalla mia faccia, mi si legge subito negli occhi se qualcosa non va ma devo cercare di non farglielo capire - Come sempre, compiti, compiti e compiti- rispondo pacata - I quali spero tu abbia fatto-, ops.. devo mentire ancora - Ovvio, non ho voglia di sentire le urla dei professori- ah ah! E con questa risposta vinco tutto! Stranamente ha davvero funzionato e la cena finisce in meglio. Corro in camera e chiudo a chiave la porta, ora a noi due pietra del mistero. Mi siedo con la schiena contro il muro, vicino alla finestra e tiro fuori l'oggetto, lo ruoto tra le mani, ci picchietto le dita sopra, gli faccio di tutto e di più ma sembra proprio che sia un banale sasso. Ma la cosa che non mi convince è quella sottile linea bianca al suo interno, avvicino nuovamente il viso ad esso e...

"Presto"

Scaglio la pietra lontano da me spaventata a morte per la voce improvvisa, - Che diavolo sei?- domando ancora inorridita - Ti ho sentita bene questa volta- mi rannicchio in un angolo della stanza per stare ancora più lontana dall'oggetto verdeggiante e lo fisso. 

Silenzio, non parla più. Mi avvicino titubante e raccatto la pietra, - Sto diventando matta o tu hai parlato davvero?- Magnifico ora parlo ai sassi, dovrebbero rinchiudermi. La cosa parlante non da più segni di vita, decido di infilarmi sotto le coperte visto l'orario e di dormire. Ovviamente non riesco ad addormentarmi subito, quello che mi è appena successo mi ha scombussolata molto; devo dormire di sicuro mi farà bene. Chiudo gli occhi e cerco di pensare ad altro. Finalmente il sonno incombe su di me e mi addormento dopo un po'.

La mattina arriva troppo in fretta per me, mi alzo controvoglia e dopo essermi messa le scarpe parto all'arrembaggio verso la scuola. Ho messo la pietra dentro ad una scatola nel mio armadio, se me la porto a scuola e quella comincia a parlare potrei dare di matto e non è il caso. Mi accorgo solo ora che sto ripassando dal ponte, non me ne sono resa nemmeno conto. Mi fermo proprio sopra la casa e riprendo a guardarla, fisso la finestra circondata dalle piante come per volerla proteggere. Mi appoggio alla balaustra del ponte e mi sporgo per vedere meglio. All'entrata regna il buio come sempre, strizzo gli occhi per riuscire a vedere meglio al suo interno.


"Presto, vieni"

La voce! L'ho sentita di nuovo! Mi alzo sulle punte e una luce verdignola come nel sogno si intravede poco dopo la soglia. Piego il busto e sono sicura di aver visto la lucetta fuggire - Hei! C'è nessuno?- chiedo alzando leggermente la voce, - Hai perso qualcosa, cara?- mi domanda qualcuno alle mie spalle, mi giro e un uomo anziano quasi pelato e con un buffo cappello rotondo in testa mi guarda curioso e direi divertito, mi ricompongo e scuoto la testa - No niente, la ringrazio- detto ciò torno sui miei passi per andarmene a scuola. Passo tutta la mattina a pensare cosa potrei fare, forse una piccola sbirciatina potrei darla, tanto non ci abita più nessuno e non faccio nulla di male. E se fosse davvero un fantasma che ora mi perseguita? Rabbrividisco subito al pensiero. 

Finisce la scuola e parto spedita verso la casetta, salgo sul ponte e via.Cerco con lo sguardo un modo per arrivare ad essa, magari passando sotto al ponticello. Come faccio? Non trovo il modo, accidenti! 

"Qui"

Certo che potrebbe aiutarmi questa voce, dice sempre le solite cose. Sbuffo e faccio la stessa cosa di stamattina, mi sporgo oltre e guardo la casa. Devo riuscire a raggiungerla ma come? Rimango sulle punte alla ricerca della soluzione, ma qualcosa nella mia tasca si muove. Metto la mano dentro e tiro fuori...la pietra? Ma come? Io l'avevo... Non ho il tempo di ragionare che una folata di vento mi fa cadere in avanti nel vuoto. Cosa? Sto cadendo? Morirò così!Ero troppo in alto, sono un incosciente! No...non posso morire, non voglio! Stringo la pietra al mio petto e chiudo gli occhi aspettando l'impatto contro il suolo, spero di soffrire il meno possibile. Ancora cado. Ma quanto era alto? Non ho il coraggio di aprire gli occhi ma ecco che mi schianto contro qualcosa. 
Buio.
E' tutto finito? Però, è stato veloce. Come se fossi caduta su qualcosa di morbido. Ok e ora dov'è la luce bianca? I cori angelici e tutto il resto? Sono ancora immersa in questa oscurità, mentre ragiono sento la mia voce eccheggiare nell'aria, come quando si sogna. E se stessi sognando? Oh ti prego fa che sia così!

Qualcuno sta premendo la mano sulla mia fronte, cavolo voglio svegliarmi! Sento accarezzarmi i capelli e la guancia - Svegliati- una voce sommessa e femminile mi chiede questo, ma non ci riesco, - Vecchia non lo vedi che è svenuta?- questa che sento ora invece è scheggiante e maschile, - Lasciamola riposare- riecco che parla la misteriosa donna. Sento dei passi allontanarsi, cerco di aprire gli occhi ma non ci riesco; tanto vale dormire sempre  se nei sogni si può, mi rilasso e cado in un lungo sonno. 
Voglio svegliarmi.

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Capitolo 3
*** La casa ***


Un freddo ma leggero venticello accarezza il mio corpo facendolo rabbrividire, fuori i grilli cantano alla luna che adesso splende nel cielo. Quanto sono rimasta addormentata? Un intero giorno? La brezza va e viene, alcune volte più frequente e altre ci mette un po'. Col naso assaggio gli odori che mi circondano, non sono li stessi di casa, dove mi trovo? Apro la bocca e aspiro la nuova aria che circola nella stanza in cui giacio. Finalmente apro gli occhi, vedo un soffito buio come del resto la camera; a quanto pare è davvero notte. Giro il viso e noto una finestra aperta dalla quale una luce dal colore candido irrompe nella stanza, non è la stessa che vedo dalla mia stanza.. questa è più forte, quasi accecante, non debole e fragile come quella della luna di casa mia. Muovo un poco il corpo e sento una fitta improvvisa al fianco, probabilmente il dolore è dovuto alla caduta di prima ma devo alzarmi comunque, mamma sarà preoccupata. Cerco di tirarmi su e con un po' di fatica mi metto a sedere sull'enorme letto, wao è davvero spazioso; se non fosse che non è mio c'avrei saltato e rotolato per ore.

 Metto i piedi sul pavimento che al primo impatto sembra fatto di.. legno? Ma dove sono finita? Mi alzo e dondolo un poco cercando di arrivare alla porta che si trova a pochi metri da me. Forza ci sono quasi! Non faccio in  tempo a mettere la mano sulla maniglia che qualcuno apre per me, - Oh santo cielo! Che fai in piedi?- una donna anziana mi si presta difronte, è poco più bassa di me ma di lei riesco solo a vedere gli occhi tinti da un colore incantevole, il color lavanda; trattengo il fiato e rilascio dopo un po' - Io...- riesco solo a pronunciare questa parola con un filo di voce sia per lo stupore di quelle iridi che ora mi fissano con preoccupazione che per il troppo sforzo fisico. Forse era meglio non alzarsi così in fretta e infatti il mio corpo cede e cade a terra come un sacco di patate. 

Povera anziana signora, chissà per portarmi di nuovo nel letto quando dovrà sforzarsi. Stupido corpo pigro! Non so dopo quanto mi risveglio ma sento delle voci nell'altra stanza e a quanto pare la donna sta litigando con qualcuno. La porta si apre di botto e rimango immobile come un opossum che ha intravisto il nemico; in pratica faccio finta di essere morta, - Svegliala- dice la stessa voce maschile che ho sentito oggi, - E' ancora debole, le farai tutte le domande che vuoi quando si sarà rimessa- risponde a tono l'anziana; brava vecchietta! Già mi piaci che vuoi lasciarmi dormire. L'uomo o ragazzo che sia sbuffa e lo sento camminare nervoso per la camera; ma vattene! - Se domattina non è in piedi la butto giù dal letto io stesso- detto ciò se ne esce; se solo mi sfiora gli salto al collo e lo mordo non importa se è uno sconosciuto! La povera  donna sospira e mi rimbocca le coperte, deve aver notato la pelle d'oca sulle mie braccia, - Quanta pazienza devo avere con lui- pronuncia queste parole non con odio e stanchezza, sembra neutrale come una madre  che si lamenta del figlio per il brutto voto preso a scuola ma pur sapendo che non migliorerà lo rimprovera comunque, sperando che impari. La vecchietta passa due dita sulla mia fronte delicatamente - Notte- e se ne va chiudendo piano la porta per non disturbarmi. 

Non sembra una cattiva persona, domani la ringrazierò come si deve e tornerò a casa ma adesso ho bisogno veramente di riposare, così mi lascio cullare dal solito venticello che entra dalla finestra soffiando piano sul mio viso.

Qualcosa bisbiglia al mio orecchio e scuoto la mano vicino ad esso in modo da allontanare il rumore come si fa con le zanzare. Sembra non cedere e ancora mi tortura l'orecchio, che rottura! Mi lamento e copro il mio viso con le coperte; così dovrei aver rimediato, - Dici che è sveglia?-  chiede una voce piccola quasi da bambina; mi è famigliare. Apro gli occhi da sotto le coperte ma non riesco a vedere oltre visto che sono molto spesse, - Gli do 5 minuti- ancora quel tizio di ieri! - Avanti Mahin, non fare l'antipatico!- ribatte la tenera vocina. Mahin? E' questo il nome di colui che dovrò mordere? Perfetto! Sento silenzio, se ne sono andati? Abbasso le coperte e scopro solo gli occhi vedendo la stanza vuota.

 Decido di alzarmi visto che ora sto decisamente meglio; trovo le mie scarpe proprio accanto al letto così me le metto e mi alzo in piedi. La stanza è graziosa, sulle pareti ci sono vari dipinti che raffigurano paesaggi immensi, due comodini in legno bianco affiancano il letto dove davanti si trova praticamente la porta. Vado verso di essa e la apro lentamente, vedo una vecchietta impegnata a impastare qualcosa con le mani sul tavolo; rimango ancora dietro la porta e guardo la stanza che a quanto pare sembra essere la cucina, tutto in legno bianco pure il camino vicino al tavolo su cui lavora la signora. Poco più lontano da lei c'è la porta per uscire, sia alla destra che sinistra di questa due enormi finestre scavate nel muro ma che si possono chiudere dall'esterno.

 - Per quanto hai intenzione di rimanere nascosta lì dietro?- sobbalzo alla domanda dell'anziana, come fa a sapere che ero qui? Esco allo scoperto e tengo le mani dietro la schiena imbarazzata - Mi dispiace, non volevo disturbarla- la donna alza il viso e mi sorride dolcemente e io non posso far altro che ricambiare il sorriso - Stai bene piccola?- mi chiede pulendosi le mani allo strofinaccio che ha in vita e avvicinandosi a me - Sì e la ringrazio molto per avermi soccorso, non pensavo che sarei riuscita a.. sopravvivere ad una simile caduta- mi fa accomodare e mi porge dei biscotti caldi con delle scaglie di mandorle che accetto volentieri. - Non ti preoccupare e poi cadendo sopra il povero Mahin è logico che non ti sia fatta niente- ridacchia la vecchietta, la guardo assillata - Sono caduta su qualcuno?- e a quanto pare è l'odioso di prima ma non posso essere maleducata -  Sta bene?- domando un po' preoccupata, ammetto che pur essendo magra peso molto. L'anziana si fa una bella risata e torna a lavorare sul suo impasto - Sta benissimo, ci vuole ben altro per stenderlo quello- tiro un sospiro di sollievo e mangio il primo biscotto. Si scioglie subito in bocca rilasciando il sapore di mandorle - E' squisito- ne mangio un altro - Oh mi rendi molto felice!- sorride nuovamente e comincia a dare forma al suo impasto.

 Resto lì per un po' a guardarla, forse dovrei presentarmi visto che ho praticamente invaso casa sua, mi schiarisco la voce e inizio - Io sono- mi precede subito la donna - Ayla- si volta a guardarmi - Lo so, ti stavamo aspettando finalmente- sono al quanto confusa, come fa a sapere il mio nome? - Come scusi?-, - E' normale che tu non sappia nulla ma tranquilla ti spiegherò tutto più tardi, ora mangia- mi porge un bicchiere di latte ma continuo a guardarla dubbiosa - Non temere- si siede vicino a me - Non abbiamo cattive intenzioni. Il mio nome è Verbena e abito qui- mi spiega tranquillamente, io mi limito ad annuire e a guardare il bicchiere; allungo la mano per afferrarlo ma sento sbattere la porta alle mie spalle. La donna si volta e sorride - Ho sfornato dei biscotti, sono ancora caldi- si alza e si mette a pulire il tavolo, io rimango voltata e mi gusto il latto gentilmente offerto, - Era ora che ti svegliassi!- oh no... il tizio.

 Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro pronta ad urlargli contro ma appena li riapro mi si presenta ad un palmo dal naso un ragazzo dai capelli corvini e spettinati, gli occhi tinti dello stesso colore della notte, così profondi che potrei caderci dentro. Ha dei lineamenti marcati per essere un ragazzo che all'apparenza ha la mia età, - Dimmi- pronuncia quella parola con un tono così profondo e suave che quasi mi paralizza - Come hai fatto ad arrivare qui e chi sei?- ed ecco il cambiamento di voce che diventa più tedioso. Di rimando lo fisso male e torno sul mio latte ignorandolo, questo rimane di sasso notando il mio fregarmene e si allontana - Ti ho fatto una domanda- rimane impalato vicino a me e porta le braccia al petto, io continuo a fare colazione per i fatti miei. Verbena alla scena fa una risatina divertita mentre il tizio sbuffa e si siede a capo tavola continuando a fissarmi, - Se magari glielo chiedi più gentilmente credo che ti possa anche rispondere- si intromette la donna; tombola! E' l'unica che l'ha capito, con me o buone maniere o niente. Il tizio sbuffa nuovamente e con una voce abbastanza irritata riformula la domanda - Posso sapere, gentilmente, qual'è il tuo nome e come sei finita qui?- appoggio il bicchiere delicatamente sul tavolo e mi pulisco la bocca con un tovagliolo per poi voltarmi verso di  lui e con un enorme sorriso rispondo - Non sono fatti tuoi- Verbena scoppia in una risata fragorosa e il ragazzo, nervoso, sbatte un pugno sul tavolo e se ne va urlando da fuori a gran voce - Stupida ragazzina!- . 

Io mi volto verso l'anziana che finalmente ha smesso di ridere ma appena inizio io non la finiamo più - Sei caduta proprio sopra quel simpaticone- mi dice asciugandosi le lacrime indicando la porta dai cui è uscito, mi giro e guardo l'uscita - Ora capisco perché è nervoso- dico ironicamente - E' di carattere difficile ma se lo conosci meglio è molto gentile-, non riesco a vederlo gentile in questo momento ma chissà forse mi sbaglio. Dò una mano a mettere in ordine la cucina poi pure io mi dirigo verso la porta - Grazie mille Verbena ma ora devo proprio andare, mamma sarà preoccupatissima- metto la mano sulla maniglia e la saluto con un cenno, la vecchietta mi guarda perplessa - Cara, non puoi tornare a casa- mi blocco un secondo e la guardo confusa - Sì che posso, basta risalire il ponte e-, - Ponte? Tu sei caduta dal cielo, sei la prescelta- spalanco gli occhi e scuoto la testa - Cosa? No, il vento mi ha spinto e io sono caduta dal ponte mentre guardavo la casetta che si trov- un secondo... Apro la porta e mi affretto ad uscire per poi voltarmi a guardare la casa in cui mi trovavo e non posso fare a meno di spalancare la bocca scioccata. 

Questa è la stessa casa che si trovava sotto il ponte.

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