Something Great

di amnesiaL1996
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Something Great

Capitolo 1

"The day we met
Frozen I held my breath
Right from the start
I knew that I found a home for my heart..."

Louis ricordava quel parco,nel centro di Doncaster,la piccola cittadina dove era cresciuto,come uno dei primissimi ricordi della sua infanzia.
Ricordava sua madre,addirittura i suoi genitori insieme,che lo portavano a giocare lì nelle domeniche pomeriggio,loro tre e il loro vecchio cane. In effetti,non era neanche sicuro di ricordarsi il suo nome,ma ricordava di certo quanto da piccolo gli era affezionato e quanto aveva pianto per la sua morte e,sinceramente,in belle domeniche di sole come quella non poteva non pensare a quanto sarebbe stato bello passeggiare per il parco con un cane piuttosto che stare seduto su una panchina da solo.
Non c’era tanta gente in giro quel pomeriggio e in quella distesa sconfinata di prato e alberi lo sguardo di Louis venne catturato da una bambina che giocava sull’altalena a pochi metri da lui,piano,quasi avesse paura di cadere se solo avesse provato ad andare un po’ più velocemente.
Era piccolina,non poteva avere più di 4 anni,ed era così adorabilmente carina da sembrare appena uscita da un film o da un cartone animato,con quei lunghi capelli biondo scuro raccolti in due codette basse e disordinate e il visino di porcellana che,insieme con le sue ballerine coi fiocchetti e il suo vestitino rosa pallido,la facevano sembrare una bambola da collezione.
Sotto il suo sguardo intenerito la bambina scese attentamente dall’altalena,sforzandosi visibilmente per tendere le punte e toccare terra il meno bruscamente possibile,e prese a correre sul vialetto in ghiaia verso qualcosa,o qualcuno,con un gran sorriso.
Sorriso che durò molto poco perché,arrivata proprio di fronte alla panchina dove stava seduto Louis,la piccola inciampò in qualche sassolino e cadde.
Si rialzò subito,ma quando Louis si sporse,un po’ preoccupato che si fosse fatta male,vide il suo visino e i suoi occhi,grandi e verdi ora che la vedeva da vicino,già pieni di lacrime mentre,inginocchiata tra la polvere,la gonna aperta tutto intorno a lei,si teneva con una mano l’altro polso,che probabilmente aveva sbattuto nella caduta.
<< Ti sei fatta male? >> chiese dolcemente,alzandosi per avvicinarsi,ma la bimba fece a malapena in tempo ad alzare i suoi occhioni umidi su di lui che una figura si precipitò su di lei,inginocchiandolesi di fronte e prendendole in una mano con delicatezza il polso sottile mentre le asciugava come poteva le lacrime dal viso con l’altra.
<< Piccola,cosa ti sei fatta? >> chiese con apprensione e nel sentire quella voce così amorevole a Louis ci volle circa un secondo per realizzare che la figura non era la madre della bambina,come aveva immaginato senza guardarla,ma un ragazzo.
Un altro secondo soltanto e si accorse di quanto dannatamente bello fosse,lunghi riccioli scuri che gli scivolavano sulla fronte e occhi verdi,viso morbido e quasi infantile,quasi senza neanche un accenno di barba,fisico tonico e visibilmente allenato,sebbene molto magro per la sua altezza,anche attraverso il cappotto che lo ricopriva. Doveva avere all’incirca la sua età,forse un paio di anni in meno,e Louis era davvero straordinariamente affascinato dal modo in cui i suoi occhi scrutavano il volto della bambina con apprensione e amore puro,come se tutta la sua vita dipendesse dalla felicità di quell’esserino di fronte a lui.
<< Mi fa male il polso… >> mormorò la piccola,tirando su col naso e singhiozzando appena e Lou si costrinse allora a riportare lo sguardo su di lei,il cuore che gli si stringeva a quella vista,mentre il bel ragazzo dai capelli ricci l’attirava a sé per stringerla in un abbraccio,pulendola come poteva dalla polvere e prendendola in braccio,alzandosi probabilmente per andare via.
Fu in quel momento che Louis non riuscì proprio a stare zitto e,ripetendosi nella propria testa che lo faceva solo per sapere come stava la piccola e non per parlare con quel ragazzo,facendo un piccolo passo avanti verso i due fece:
<< Va tutto bene? L’ho vista inciampare nella ghiaia… >>
Un secondo e gli occhi di quel ragazzo,sorpresi e non proprio amichevoli,erano fissi su di lui,a scrutare il suo viso con diffidenza.
<< Si certo >> rispose,sempre con quella voce roca e terribilmente sexy,ma ora decisamente più fredda << Ha solo sbattuto il polso,non ti preoccupare >>
E si era già voltato,pronto ad andare senza lasciar aggiungere una parola a quello sconosciuto,quando la piccola si tirò appena su,facendo comparire il suo visino sopra la spalla del ragazzo e chiedendo con quel solito tono curioso che hanno tutti i bambini:
<< Tu chi sei? >>,facendo si che il ragazzo riccio si voltasse e tornasse a fissarlo contrariato,ma allo stesso tempo quasi impossibilitato a non accontentare la piccola nel fare amicizia con un perfetto sconosciuto.
<< Louis,mi chiamo Louis >> rispose,fissando gli occhi azzurro cielo sul viso della bimba per evitare quelli gelidi e pungenti del riccio << Ti sei fatta male? >> ripeté,ancora una volta,chinando appena il capo di lato come era solito fare.
La bambina sembrò per qualche secondo incerta sulla risposta da dare,poi,rivolgendosi più al ragazzo che la teneva in braccio che a colui che le aveva posto la domanda,optò per un neutro e pratico:
<< A casa mettiamo il ghiaccio sul polso,vero? >>
Il ragazzo annuì con un lieve sorriso,i ricci che ondeggiavano tutt’intorno alla sua testa a quel movimento,e la bionda tornò allora a rivolgere un grande sorriso a Louis,improvvisamente dimentica delle lacrime e della caduta.
<< Io mi chiamo Diana >> trillò piuttosto,tirandosi su meglio per guardarlo in viso,prima di aggiungere ammirata << Sai che hai un cappello davvero bello? >>
Louis si lasciò sfuggire un sorriso divertito,una mano che saliva istintivamente a sfiorare il suo solito berretto di lana rosso,per poi scivolare in automatico il ciuffo di capelli lisci,castano chiaro,sulla propria fronte.
<< Grazie >> rispose e a quel punto il ragazzo riccio,probabilmente suo fratello,che aveva evitato accuratamente di presentarsi,sbuffò appena,attirando l’attenzione della bambina con un lieve carezza sui capelli.
<< Dì,dobbiamo andare >> fece,a voce abbastanza alta da essere sentito anche da lui,e a quelle parole gli occhi verdi della biondina tornarono sul suo nuovo amico con un sorriso triste.
<< Io devo andare…ma magari ci rincontriamo >> sussurrò,con tutta l’innocenza di una bambina della sua età.
<< Penso proprio di sì >>
Un sorriso e poi Louis restò lì,a rispondere con una mano al saluto della piccola che si allontanava sulla spalla del ragazzo e una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Di sicuro,quello non era stato il solito pomeriggio domenicale per Louis Tomlinson.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Something Great

 

Capitolo 2

 

 

Quando Louis tornò al parco,due domeniche dopo,l’incontro con Diana e il ragazzo scontroso era stato quasi dimenticato,o comunque relegato in un angolo lontano della sua mente.

Aveva piovuto per dieci giorni di fila,come spesso capitava in Inghilterra,ed era quasi impazzito nel dover stare così tanto tempo chiuso in casa con sua madre e le sue tanto amate,ma non meno invadenti,sorelline minori,tutte e quattro negli anni più terribili che potessero esserci,soprattutto per lui che,unico uomo di casa,doveva sopportarle tutte quante insieme.

Per questo,per quanto il sole fosse abbastanza timido e non particolarmente caldo quella mattina di fine marzo,aveva preso il libro che gli serviva per l’esame della settimana successiva,gli occhiali e il suo berretto di lana ed era andato a rifugiarsi alla sua solita panchina.

Se l’ultima volta c’era poca gente in giro,quel giorno per un paio d’ore Louis non vide nessuno passare da quelle parti e poté tranquillamente restare immerso nel suo volume su Shakespeare,almeno finché dei passetti veloci che si avvicinavano non gli fecero alzare lo sguardo dalla pagina che stava leggendo giusto in tempo per vedere Diana (questa volta i capelli tenuti da un cerchietto e un lungo cappotto rosso sopra i jeans e le scarpe da tennis,probabilmente per evitare che si uccidesse cadendo di nuovo con le ballerine) che gli correva incontro sorridendo.

<< Louis! >> esclamò,raggiungendolo e buttandosi sulle sue gambe per abbracciarlo come se fosse un vecchio amico che conosceva da sempre.

<< Diana! >> non poté non esclamare di rimando,a metà tra lo shoccato e il divertito,prima di accarezzarle istintivamente la testa e chiederle: << Come sta il tuo polso? >>

<< Avevo la fasciatura però adesso non fa più male >> e,come a provare che stava bene,sollevò la maniche del cappottino per mostrare il polso chiaro e privo di ogni segno della caduta.

Louis sorrise,ma prima ancora che potesse rispondere,come l’altra volta,una figura apparve nel suo campo visivo,facendolo decisamente distrarre da ciò che avrebbe voluto dire.

Il ragazzo riccio alzò gli occhi al cielo nel riconoscerlo e biascicò quello che a Lou sembrò un “Ma vive sempre qui questo?!”,ma quando Diana sorrise a entrambi e scappò verso le altalene lì di fronte,dopo un paio di secondi fermo in piedi lì accanto,le mani affondate nelle tasche del cappotto e lo sguardo che non si allontanava neanche per un secondo da Diana che giocava,si sedette nella sua stessa panchina,all’estremità opposta,il più lontano possibile.

Entrambi restarono a guardare la bambina per minuti interi,Louis decisamente troppo distratto dalla figura che catturava la sua attenzione al proprio fianco per tornare a studiare,prima che trovasse il coraggio e la voce per rompere quel silenzio imbarazzante e dire:

<< Sai io non mordo… >>

Il riccio si voltò di scatto verso di lui,rivolgendogli sempre quell’espressione diffidente della volta prima,gli occhi verdi che sembravano colpirlo come spilli e la voce tagliente nel rispondere:

<< Scusa prego? >>

<< Stai per cadere oltre il bordo della panchina pur di stare ancora più lontano di quanto sia possibile da me…e sinceramente lo trovo un po’ ridicolo >>

Una volta iniziato a parlare Louis sentì la timidezza scivolargli via mentre ricambiava lo sguardo del ragazzo attraverso le lenti dei propri occhiali con maggiore sicurezza di quanto probabilmente aveva sempre avuto.

<< Ti sei reso conto che sei un perfetto sconosciuto per me? Solo perché a Diana stai simpatico non vuol dire che io debba parlare con te,potresti anche essere un maniaco per quanto mi riguarda >> e detto questo si voltò di nuovo verso la bambina,incrociando le braccia al petto.

Louis lo fissò per un paio di secondi a bocca aperta,sicuro di non aver mai incontrato una persona scontrosa e antipatica come quel tipo,e soprattutto non imparentata con una bimba così dolce e adorabile come la biondina poco distante.

Una parte di lui dovette anche ammettere però di esserci rimasto male a quel trattamento: dopotutto,lui non aveva fatto niente di male,era stata la bambina a venire da lui,e lo stavano disturbando mentre studiava tra l’altro.

Quella stessa parte avrebbe così tanto voluto alzarsi e andarsene via offeso,ma allo stesso tempo quella era la sua panchina,era lui ad essere arrivato per primo e non c’era motivo per cui dovessi rinunciarci per quel maleducato.

Perciò strinse appena i denti e riaprì il proprio libro.

Piuttosto inutilmente,dato che lo sguardo continuava a sfuggire dalla pagina e a correre su quel profilo serio,tanto che alla fine dovette arrendersi e poggiare il libro sulla panchina per fare un altro tentativo di civile comunicazione.

<< Io mi chiamo Louis >> fece perciò,allungando la mano verso il ragazzo riccio che non si voltò neanche nel ribattere freddamente:

<< L’hai già detto >>

<< Solitamente si risponde con “piacere” o con il proprio nome >> non poté evitare di rispondere pungente,la mano che tornava a poggiarsi sulla propria coscia con irritazione.

Il riccio alzò gli occhi al cielo,alzandosi dalla panchina e facendo segno a Diana di avvicinarsi.

<< Harry >> biascicò,quando lei lo raggiunse e gli prese la mano,salutando Louis con l’altra.

Harry.

Lou sorrise a Diana,rispondendo al saluto,mentre quel nome continuava a scivolargli tra le labbra con dolcezza,cercando di trattenere un sorrisino involontario a quella sua piccola conquista.

Ma il sorriso svanì subito quando,mentre i due si allontanavano,le parole della bambina,decisamente rivolte al bel ragazzo accanto a lei,lo raggiunsero,facendogli mancare il respiro per la sorpresa.

<< Papi,andiamo a prendere il gelato prima di andare a casa? >>

 

 

 

P.s. Questo capitolo in via del tutto eccezionale non ha una canzone perché non ne ho trovato una adatta ma spero di riprendere con i versi dal prossimo…

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Capitolo 3

 

“All I know is we said hello...

All I know is a simple name,

Everything has changed”

Il pensiero di Harry come padre di Diana aveva per qualche motivo tormentato Louis nei giorni successivi.

Aveva provato a non pensarci,dopotutto quei due erano poco più che sconosciuti,una bambina e un bel ragazzo che aveva visto due volte,ma quella cosa era tanto assurda che non era proprio riuscito a togliersela dalla testa.

Insomma,quanti anni poteva avere Harry? Non più di lui di certo,anzi con quel viso da bambino sembrava perfino più piccolo,poco più di 20 anni,mentre Diana ne aveva almeno quattro e per quanto ok,fosse possibile che lui avesse avuto una figlia a 15 o 16 anni,la cosa continuava ad essere assurda.

Harry non sembrava tipo da padre. Fratello maggiore iperprotettivo magari,ma era decisamente troppo scontroso e rompiscatole per essere un caro e dolce papà,per non parlare della somiglianza non così tanto evidente tra i due,che ora poteva spiegare soltanto provando a immaginare la madre di Diana…la fidanzata/moglie/qualcosa di Harry sicuramente,pensiero che chissà perché sembrava perfino più assurdo.

D’altra parte però era innegabile che Diana stesse parlando con lui,perché anche l’ipotesi del telefono era poco probabile.

E poi c’era quel modo in cui la guardava,come se fosse tutto il suo mondo,quella paura quasi con cui si era precipitato dalla piccola per vedere se stava bene,la prima volta che si erano incontrati…

Alla fine Louis era arrivato a due soluzioni nella sua mente: o Diana era la figlia di qualche grande magnate,Harry era la sua guardia del corpo e lei stava parlando con il padre attraverso un auricolare nascosto nel cappotto,o il ragazzo più scontroso e antipatico che avesse mai conosciuto aveva messo sul serio al mondo la bambina più dolce che potesse esistere.

Insomma,nella sua mente tutte cose probabili come gli alieni che andavano a sciare ad Aspen tutti gli inverni.

 

L’esame di letteratura alla fine aveva distratto Louis dal suo dilemma sulla coppietta del parco.

In effetti,quel maledetto esame sulle tragedie di Shakespeare (che poverino,neanche ne aveva colpa,era perfino il suo poeta preferito) l’aveva assorbito a tal punto che si era praticamente dimenticato anche solo dell’esistenza della bambina e del suo affascinante quanto scorbutico padre in quel fine mattinata in cui,finalmente libero dai libri,girava per la città un po’ annoiato.

In realtà,volendo proprio puntualizzare,ci sarebbe stata una pila di cose da fare che lo aspettavano a casa per aiutare sua madre,ma appena uscito dall’università Louis desiderava solamente poter stare un po’ all’aria aperta e staccare il cervello perciò vagava,fermandosi solo ogni tanto a guardare qualche vetrina,fino a che il suono del proprio cellulare che squillava non lo riportò alla realtà.

<< Mamma >> rispose con appena un accenno di sospiro << Certo…Il pane,ok. E una vaschetta di pasticcini per la zia. Si mamma,torno a casa presto,non ti preoccupare. Ciao >> riattaccò con un mezzo broncio,conscio che la sua libertà era ormai finita e riprese a girare,alla ricerca stavolta di una panetteria in cui poter prendere tutto quello che sua madre gli aveva chiesto.

Dopo diversi metri e svolte tra un vicolo e l’altro del centro,un’insegna attirò la sua attenzione,spiccando tra tutte per i colori brillanti (con quel verde e quel fucsia così accesi),che la facevano apparire ancora più nuova se messa accanto a quelle un po’ sbiadite dei vecchi e classici negozi lì accanto,e per la vetrina stracolma di torte e dolci di ogni tipo che gli si presentò davanti appena abbassò lo sguardo.

Bastò la vista di una meravigliosa torta al cacao completamente ricoperta di scaglie di cioccolato bianco e fondente per convincerlo a spingere la porta,entrando in un tintinnio di campanelle e borbottando un buongiorno appena accennato mentre continuava a fissare la torta di cui si era ormai già innamorato,chiedendosi se magari potesse avere con sé abbastanza soldi da potersi permettere quella meraviglia.

Era talmente concentrato sul dolce che non presto neanche il minimo sguardo alla persona dietro il bancone che,alzando lo sguardo e notandolo bloccò sul nascere l’educato “buongiorno” che stava per dire,facendolo sobbalzare con un ben più esasperato:

<< Ma tu sei ovunque?! >>

<< Scusa? >> alzò finalmente il capo Lou,rabbrividendo appena quando a incontrare i suoi limpidi occhi azzurri trovi quelli freddi ma ugualmente stupendi dell’ultima persona che mai avrebbe potuto pensare di incontrare.

<< Harry?! >> esclamò perciò subito dopo,facendolo alzare gli occhi al cielo al ragazzo riccio che borbottò qualcosa di vagamente simile a “no,guarda,la regina Elisabetta” prima di sbuffare e chiedere:

<< Si può sapere che ci fai qui? >>

<< Cercavo una pasticceria >> rispose l’altro,mordicchiandosi il labbro e ficcandosi le mani in tasca,come le altre volte intimidito,irritato e un po’ ferito per il trattamento che gli veniva riservato.

<< E dovevi finire proprio nella mia?! >> sospirò il più alto,passandosi una mano tra i ricci scuri con fare esasperato.

<< è la tua pasticceria? È carina >> commentò Louis,guardandosi intorno e sorridendo appena. Il locale era piuttosto piccolo,quasi del tutto occupato da vetrate piene di dolci di ogni tipo e forma,ma era molto colorato e accogliente,e decisamente gli piaceva molto,pensò mentre notava la foto di Diana appesa dietro il bancone.

Harry scrollò le spalle senza rispondere,seguendo però con lo sguardo quello di Louis sulla foto della bambina e sorridendo appena a guardare quel sorriso impresso dietro il voto.

<< Allora,cosa posso darti? >> chiese poi riscotendosi e riprendendo a guardare il ragazzo oltre il bancone.

<< Un paio di panini e una di quelle focacce grandi. Un vassoio piccolo di pasticcini e… >> Louis si morse il labbro,lo sguardo che involontariamente tornava sulla torta che l’aveva tanto colpito prima.

<< Costa 15 sterline quella >> commentò il ragazzo riccio quasi leggendogli nel pensiero e prendendo intanto tutto quello che gli aveva chiesto.

<< Allora prendo anche la torta >> Lou sorrise contento,gli occhi azzurri che brillavano,e Harry si ritrovò a distogliere lo sguardo a disagio da quel sorriso così luminoso e felice che un po’ gli ricordava quello di Diana.

<< Sono 32 sterline >> borbottò una volta che anche la torta fu confezionata e poggiata sul bancone e l’altro ragazzo gli passò i soldi,chiedendogli,sempre quel maledetto sorriso sulle labbra:

<< Come sta Diana? >>
<< Bene >>

<< Non sai dire più di due sillabe di seguito con me,eh? >>

Louis afferrò le sue compere e sorrise,aprendo la porta senza neanche dargli il tempo di rispondere con qualche battutina acida.

<< Ci vediamo al parco,Harry >>

E poi sparì,le campanelle che tintinnavano ancora per qualche secondo per il movimento della porta e Harry che la fissava in silenzio,non sapendo bene cosa pensare.

<< Quella torta non costava per niente 15 sterline >> commentò Amy,la sua collega,con un sorrisetto affacciandosi alla porta della cucina con il grembiule sporco di cioccolato e i capelli pieni di farina.

E tutto ciò che ricevette in risposta mentre scoppiava a ridere divertita fu soltanto un grembiule in pieno viso.

 

 

P.s. Se volete passare a dare un’occhiata a questa storia,è davvero molto bella ed è scritta da una mia “compagna di avventure” in un gruppo fantastico:

www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2434099&i=1

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Capitolo 4

 

“Memories

The love I left behind

I still think about it all the time

Nothing stays the same

Maybe I’m to blame...

...I can’t let go

Holding all the dreams I used to know”

 

Zayn cercò di rallentare fino all’ultimo,con un movimento del polso più lieve possibile,lo scatto della serratura della porta di casa sua,inutilmente,perché bastarono un paio di secondi e la porta gli si spalancò davanti con un piccolo schiocco.

Sospirò,entrando in casa e poggiando le chiavi sul mobile dell’ingresso,la tracolla ancora in spalla,sopra il suo solito cappotto nero e semplice,gli occhiali appena appannati e un libro fin troppo pesante sul braccio opposto alla borsa.

Era stanco,spossato,e il suo cervello sembrava quasi sbattere contro le pareti del cranio per il mal di testa che aveva e che gli faceva desiderare soltanto di buttarsi sul letto,vestito così com’era,e dormire nel silenzio più totale che in quel momento regnava nell’appartamento.

Silenzio che durò poco perché neanche il tempo di arrivare nel salotto a poggiare tutto che il suono penetrante e fastidioso come non mai,in quel giorno in cui la sua testa già scoppiava,di un paio di tacchi contro il parquet che si avvicinavano velocemente risuonò con forza,seguito poco dopo da una voce squillante e acuta.

<< Amore,menomale che sei tornato! Dobbiamo assolutamente andare a fare la spesa,vengono i miei a cena ed è già tardi… >>

Il suo cervello esausto si scollegò automaticamente mentre abbandonava le sue cose e il cappotto sul bracciolo della poltrona,nonostante sapesse fosse una cosa che faceva impazzire Perrie,per poi abbandonarsi lui stesso sul divano,togliendosi gli occhiali e prendendosi la radice del naso tra due dita.

<< Zayn >> lo sproloquio della sua ragazza si interruppe all’istante con quel richiamo indispettito << Mi stai ascoltando? E poi cavolo,ti ho detto mille volte di non lasciare la tua roba in giro! >>

Ascoltare. Il problema forse era proprio quello,che lui ascoltava o forse che lei parlava troppo e non ascoltava mai nessuno,sempre pronta però a lamentarsi per la mancanza di attenzione e per mille altre cose,dal lavoro fin troppo modesto di Zayn per darle la vita perfetta che voleva,ai colleghi invidiosi o alla vicina che usava un detersivo dall’odore troppo forte per lavare le scale.

Alzò lo sguardo su di lei,finalmente a giudicare dal suo sguardo contrariato,fissandola senza quasi vederla,come sempre più spesso gli succedeva.

In fondo,Perrie era la sua fidanzata da tanto,troppo tempo ormai.

L’aveva incontrata all’inizio dell’ultimo anno di liceo,quando lei si era trasferita con la sua famiglia in quella piccola cittadina in cui lui invece era cresciuto,un anno più piccola ma un piccolo uragano di energie che ci aveva messo ben poco a farsi notare.

La Perrie di 17 anni che aveva catturato il suo sguardo ormai 6 anni prima,tra i 500 e più della loro scuola,aveva lunghi capelli viola e scompigliati,un sorriso enorme,occhi azzurri truccatissimi e abiti stravaganti che in quel paesino privo di novità la facevano apparire perfino più speciale di quanto non fosse.

E Zayn,il ragazzo più bello e popolare della scuola,non se l’era certo fatta sfuggire.

Era nato tutto più come una sorta di gioco,il classico stereotipo da liceo in cui il giocatore di football (basket in questo caso) e la principessa del ballo devono stare insieme a tutti i costi,belli e perfetti come nessun altro potrebbe essere,ma poi qualcosa era cambiato.

Zayn,Zayn molto prima e molto più di lei in effetti,si era innamorato di quel sorriso aperto,di quegli occhi del colore del cielo,dei capelli lilla con le radici biondo grano,della sua risata cristallina e della sua voce melodica che gli canticchiava nell’orecchio quando stavano insieme.

Di quei tempi lontani,quei primi tempi insieme in cui per essere felici bastava stare sdraiati su un prato a guardare il cielo o passeggiare mano nella mano tra le vie del centro,Zayn non avrebbe cambiato niente,così come non avrebbe cambiato tutte le volte in cui subito dopo le lezioni all’università lui,che la patente non l’aveva presa mai,si faceva accompagnare dai compagni al suo vecchio liceo giusto in tempo per vederla uscire e corrergli incontro,gettandogli le braccia al collo e sussurrandogli all’orecchio un “Mi sei mancato” sincero.

Il loro sembrava quasi un amore alla “The Notebook”,dolcezza e passione fuse insieme,con urla altissime e spinte quando litigavano e baci profondi poi per fare pace.

Quando tutto aveva iniziato ad incrinarsi Zay non se n’era neanche accorto.

Aveva 21 anni allora e studiava letteratura perché la sua ragazza l’aveva spinto a cercare di inseguire almeno uno dei suoi sogni e perché la scuola d’arte sarebbe stata troppo lontana da lei per poterci andare davvero o anche solo pensarci,innamorato com’era appena diplomato.

Fu così che una sera di fine febbraio Perrie aveva suonato alla porta del suo piccolo monolocale,preso per avere uno spazio che fosse solo loro,senza il caos di tre sorelle che giravano per casa, stranamente senza le sue chiavi,senza cappotto,i capelli appiccicati alla fronte per la pioggia e il trucco completamente sciolto e disfatto per l’acqua e le lacrime.

Gli si era lanciata addosso così,piangendo e stringendosi a lui,come se fosse l’ultima volta,senza neanche riuscire a spiegargli cosa fosse successo,spezzandogli il cuore con quella visione così triste.

C’erano volute ore prima che riuscisse a calmarsi e,abbracciati stretti sul divano di casa sua,a dirgli che suo padre aveva avuto una promozione e che si trasferivano tutti di nuovo a South Shields,la sua città d’origine,ma a Zayn c’era voluto meno di un secondo per dare ascolto al suo cuore,senza pensare nemmeno,e dire “Vieni a vivere con me”.

Perrie,sempre la stessa,sempre quella di cui si era perdutamente innamorato,l’aveva guardato per un paio di secondi senza parole,sorpresa,e poi aveva sorriso,l’aveva baciato,aveva sussurrato quel “si” mille e mille volte durante quella notte.

Lì tutto era cambiato,con quel “si” e con il suo trasloco,quell’entrata ingombrante in una casa forse troppo stretta per due,con quelle routine che in lontananza avevano sempre combaciato ma che messe a contatto si erano scontrate inesorabilmente,con una proposta di matrimonio fatta solo perché ormai sembravano destinati a stare insieme per la vita.

Allora erano cominciati gli infiniti litigi,i “perché non metti mai apposto” e “ti avevo chiesto di fare la spesa”,ma la verità,nel fatto stesso che quelle frasi fossero praticamente sempre pronunciate dalla stessa persona nella loro coppia,era che Perrie era cambiata.

Non che lui non lo fosse; era cresciuto ovviamente,e da quel ragazzo un po’ spaccone del liceo che faceva il duro per essere popolare,aveva lasciato uscito il vero sé stesso,quello più calmo e riflessivo,controllato,quasi timido,molto più propenso a una serata con un buon libro che davanti a una partita di calcio con dei finti amici; ma la sua ragazza,così come pochi altri,quello Zayn l’aveva sempre conosciuto,nei momenti tranquilli,nei momenti da soli.

Quella della sua fidanzata,invece,era stata una vera e propria trasformazione,a partire dai boccoli biondo grano perfettamente acconciati ai vestiti eleganti e fin troppo severi per la sua giovane età,fino anche al carattere che più cresceva più diventava sempre più serio,meno giocoso,meno dolce anche,troppo impegnata con il lavoro in una grande azienda che le aveva trovato il padre per stare un po’ con lui e fare tutte quelle cose insieme che avevano sempre fatto e che li aveva uniti come coppia.

Niente più serate al luna park,niente più picnic al parco,solo lavoro e cene aziendali,fredde e asettiche come non mai,casa loro (una nuova e più grande) che diventava tirata a lucido e impersonale come gli appartamenti delle riviste di arredamento man mano che lei ne prendeva il controllo assoluto.

Poi Zayn aveva finito gli studi e aveva trovato quel lavoro da supplente più o meno fisso al liceo di Doncaster,un buon inizio per lui che voleva insegnare,e nelle liti la sua ragazza,colei che l’aveva spinto ad inseguire i propri sogni più di ogni altro,aveva cominciato a rinfacciargli il lavoro troppo modesto,lo stipendio troppo basso,il guadagnare meno di lei,il non essere alla sua altezza,il non essere in grado di darle la vita ricca e agiata che aveva sempre fatto grazie ai suoi genitori e che credeva di meritare.

Tutte frase che Perrie si era rimangiata ma che erano state ripetute più e più volte e che,dopo lo shock iniziale quando per la prima volta se le era sentite rivolgere,colpendolo più forte di un pugno in pieno viso,si erano incise dentro di lui,facendogli iniziare a chiedere a sé stesso se davvero quella persona che lo voleva ferire al punto da dirgli cose del genere potesse essere quella giusta.

Eppure lui amava Perrie,si era detto,o forse l’aveva amata,amata così tanto che nel ricordo di quell’amore non voleva perdere tutta una vita costruita insieme,tutti quei progetti e quei sogni che ora sentiva così distanti.

Per quello ora si ritrovava lì,seduto sul divano a sentirla mentre si lamentava ancora una volta e mentre ancora una volta gli chiedeva di fare ciò che voleva lei,sempre e comunque.

Sapeva anche perché i suoi genitori sarebbero stati lì quella sera e per un attimo,magari anche di più,si pentì come non mai di non aver colto la grande opportunità che gli si era presentata per mettere fine a quella storia fantasma fra loro e dirle un “no” quando lei gli aveva chiesto “Ci sposiamo?”.

Sarebbe bastato così poco,solo due lettere,ma ancora una volta non ce l’aveva fatta e ancora una volta era incatenato a quella vita,ora più che mai.

Perciò si alzò dal divano e uscì,Perrie che gli parlava nell’orecchio ancora e ancora mentre si dirigevano al supermercato,conscio che se nel giro di sei mesi quella ragazza che non amava da tempo sarebbe stata sua moglie sarebbe stata solo colpa sua.

Sua e di quella debolezza assurda di non saperle dire di no,sua e della promessa fatta a sé stesso di non vederla triste mai più…

Anche se in fondo,ormai,significava distruggere sé stesso.

 

 

 

Per un po’ di fluff di San Valentino:

www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2458182&i=1

 

Per una storia fantastica scritta da una ragazza davvero brava:

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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Something Great

 

Capitolo 5

 

 

Tra tutte le cose che Louis si divertiva sempre a fare con le sue sorelle,fare la spesa non rientrava certo ai primi posti.

Certo,uscire con loro,la “piccola” comitiva di Tomlinson che allietava le sue giornate ormai da così tanto tempo che faticava a ricordare di quando era ancora figlio unico,era per lo più sempre divertente e caotico,caloroso come solo una famiglia unita come la loro poteva essere,ma andare al supermercato con due adolescenti e due bambine che parlavano una sull’altro,litigando,dicendogli di comprare questa o quell’altra cosa e spingendolo da una parte all’altra era più che altro uno dei motivi per cui a volte avrebbe fatto volentieri fuori ognuna delle sue amate sorelline,giusto per avere un po’ di pace e tranquilla.

Purtroppo per lui,comunque,fare la spesa era anche uno di quei compiti che,tra il lavoro e gli altri mille impegni di sua madre,alle prese con una casa da mandare avanti,un ennesimo divorzio e 7 figli,gli spettavano sempre e comunque,quasi sempre unito ai doveri di fratello maggiore/babysitter che lo portavano all’incubo della spesa di famiglia.

Quel giorno in particolare,mentre agganciava per bene la navetta doppia della carrozzina,preparandosi ad entrare nel grande supermercato in periferia,avrebbe dato di tutto per trovarsi il più lontano possibile da lì,per niente consapevole che quell’uscita sarebbe riuscita a risollevargli il morale già a terra da quella mattina.

Lottie,quasi 18 anni,tirò fuori il suo telefono non appena superarono le porte del negozio,scorrendo velocemente la lista della spesa che mamma Johanna aveva mandato loro e annunciando che lei e Felicity,la sua sorellina di 16 anni, sarebbero andate a cercare lo shampoo che le serviva. Solo un paio di secondi e sia Daisy che Phoebe,le due gemelline che di anni ne avevano 11 ma che ne a guardarle ne dimostravano molti di meno,scapparono via verso il reparto giocattoli,lasciandolo come ogni volta da solo a cercare le cose che davvero servivano e ad ammucchiarle per quanto possibile nello scompartimento sotto la culletta della carrozzina doppia in cui gli ultimi due membri della loro infinita famiglia,Ernest e Doris,i due gemellini di ormai 7 mesi,dormivano,almeno loro tranquilli e calmi.

Louis prese a girare tra un reparto e l’altro,prendendo tutto ciò che sua madre aveva chiesto,quando,mentre era impegnato nella difficile scelta tra le varie marche di thé,si bloccò all’improvviso,una voce sottile e decisamente familiare che gli arrivava all’orecchio.

<< …E poi prendiamo le merende e il cioccolato? >>

Alzò lo sguardo all’istante,giusto in tempo per vedere un carrello svoltare in quella stessa corsia,una bambina dalle lunghe e sottili trecce bionde accucciata all’interno,le manine strette sul bordo per sorreggersi e gli occhietti chiari che si guardavano intorno con curiosità,e un ragazzo alto e riccio,senza dubbio bellissimo,che lo spingeva,sorridendo alla richiesta della piccola.

Per un attimo,forse perché concentrata sulle due figure ben note,neanche notò la ragazza decisamente carina che gli stava accanto e che al momento stava accarezzando la testa della bimba e sorridendo con un:

<< Tutto quello che vuoi piccola >>

Una ragazza che,bionda o meno,a giudicare dalla dolcezza con cui carezza la bambina non poteva che essere colei su cui,non meno di una settimana prima,lui si era scervellato tanto.

E mentre stava pensando a scappare via il prima possibile,non proprio entusiasta all’idea di conoscere la madre di Diana o anche solo di trovarsi ancora una volta faccia a faccia contro l’essere scorbutico di Harry,Dì sollevò gli occhi nella sua direzione,illuminandosi all’istante e tirandosi su nel carrello per indicarlo e farsi vedere meglio.

<< Louis! >> il suo nome,pronunciato con tanta gioia,non poté che farlo sorridere e così,mentre sentiva il peso dello sguardo del ragazzo su di sé e il proprio stomaco che di conseguenza si attorcigliava,si avvicinò alla famigliola.

La ragazza,non molto alta,magra,capelli corti e ondulati,scompigliati e di un bel castano ramato,lo osservava incuriosita fissandolo con due grandi occhi grigi pieni di vitalità.

<< Ehi,Diana. Harry >> salutò timidamente,stringendo con forza la carrozzina e sollevando lo sguardo imbarazzato sulla ragazza bruna che era intervenuta con un allegro:

<< Allora sei tu il famoso Louis! Sono settimane che Dì non parla d’altro >>

<< Ehm,io… >> balbettò appena,prima che lei continuasse:

<< Io sono Amy e…o mio Dio,questi devono essere i tuoi figli! >>

Louis sentì le guance diventare rosse dall’imbarazzo mentre lo sguardo inquisitore di Harry si posava su di lui,così come quello curioso della bambina dentro il carrello.

<< Ma veramente… >>

<< Louis! >> si voltò di scatto mentre altri due piccoli uragani biondi perfettamente identici gli si gettavano contro,attaccandosi alle sue gambe e fissandolo con occhioni adoranti.

<< LouLou,Lottie e Fely hanno detto che non possiamo comprare i biscotti al cioccolato! >> si lamentò Daisy,tirandogli appena la maglia.

Le due ragazze scelsero proprio quel momento per spuntare da dietro gli scaffali con le cose che avevano già preso tra le braccia e,all’occhiataccia del fratello,Lottie sollevò gli occhi al cielo borbottando un “Tu le vizi troppo” a mezza voce,prima di poggiare tutto sotto la carrozzina insieme alla sorella di mezzo.

<< Lou,possiamo prendere i biscotti? >> riattirò la sua attenzione Phoebe tirandolo e sorridendo soddisfatta quando lui sospirò un “Dopo” piuttosto arrendevole.

Fu il “Louis?” confuso della piccola Diana invece a fargli ricordare che non erano soli e quando si voltò,le guance immancabilmente rosse,Harry e la bambina lo guardavano perplessi,mentre la ragazza,Amy,sorrideva come se tutto quel casino fosse la cosa più normale del mondo.

<< Ehm…loro sono le mie sorelle: Lottie,Felicity,Daisy,Phoebe e Doris. E Ernest,mio fratello >> specificò,indicando le piccole una per una mentre loro guardavano curiose la famigliola conosciuta << Lei è Diana,una bambina che ho conosciuto al parco,e loro sono i suoi genitori,Harry ed Amy >>
Nel momento stesso in cui terminò la frase,Amy scoppiò a ridere divertita,mentre anche Harry accennava un lieve sorrisetto e Diana lo fissava seria.

<< Louis >> lo richiamò ancora una volta << Lei non è la mia mamma >>

Le guance del ragazzo dagli occhi azzurri si fecero ancora più rosse,mentre prendeva a balbettare,lo sguardo che scorreva tra i due ragazzi di fronte a lui.

<< Ma…ma tu sei…sei la sua… >>

<< Oh,preferirei uccidermi piuttosto che essere la sua fidanzata >> lo interruppe la ragazza sorridendo divertita e guadagnandosi un “Ehi” indispettito e una lieve gomitata alle costole che le fece sfuggire un’altra risatina.

<< Louis >> fece allora Harry,un brivido che scivolava lungo la schiena di Lou nel sentire il proprio nome pronunciato da quella voce roca e quegli occhi seri posarsi su di lui, << lei è Amy,la mia migliore amica e socia nella pasticceria >>

La bocca del più basso si spalancò in una lieve “o” e poté avvertire delle risatine provenire anche dalle due sorelle più grandi al suo fianco,mentre si scambiavano qualche parola,guardando Harry.

<< Ehm…noi dobbiamo andare >> borbottò allora,lanciando un’occhiataccia alle due adolescenti << Dobbiamo finire di fare la spesa… >>

<< Louis? >>

<< Mmm? >>

Diana gli sorrise dolcemente.

<< La prossima volta al parco porti anche le tue sorelline così giochiamo insieme? >>

Lou rispose al sorriso,divertito.

<< Certo…Ciao >>

E con un ultimo saluto si allontanò spingendo la carrozzina,le gemelline che saltellavano da una parte all’altra e le altre due sorelle che parlottavano alle sue spalle.

<< Certo >> commentò Lottie all’improvviso portandosi al suo fianco e lanciandogli un sorrisetto << Che il paparino è davvero carino… >>

E Louis non poté fare a meno di arrossire per l’ennesima volta in quel pomeriggio,un sorriso che però si faceva strada sulle sue labbra involontariamente.

Decisamente,l’incontro al supermercato migliore di sempre.

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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Capitolo 6

 

 

 

Louis stava seduto nella sua solita panchina al parco,nessun libro tra le mani,la schiena curva e le mani che giocherellavano con il telefono nell’attesa.

Forse darsi appuntamento proprio lì al parco non era stata una grande idea,ma doveva ammettere che sperava davvero tanto di poter vedere Harry e Diana,sempre loro,prima di dover uscire quella sera,tanto che,anche se all’appuntamento che aveva dato lui stesso mancava ancora una mezz’oretta,lui era lì già da diversi minuti,un po’ imbronciato per l’assenza dei due.

Stava proprio per mandare un “Riesci a venire un po’ prima?” che la voce squillante di quella bambina a cui si stava già affezionando lo raggiunse in lontananza,chiamando il suo nome quando lo notò seduto lì.

<< Lou! >> gli si gettò tra le braccia e il ragazzo non poté che stringerla con affetto e con un sorriso stampato in volto,mentre adocchiava da dietro la cascata di boccoli biondi il ragazzo alto e magro che l’accompagnava.

A differenza dell’ultima volta che si erano incontrati,quando Harry in compagnia della sua “migliore amica” si era dimostrato allegro e sereno,quasi gentile con lui,questa volta aveva davanti il solito Harry,quello scontroso che guardava con amore solo sua figlia e sembrava odiare tutto il resto del mondo.

<< Louis,e le tue sorelle? >>

La bambina si accomodò meglio sul suo ginocchio rivolgendogli un leggero broncio,un po’ delusa e lui non riuscì a trattenersi dall’accarezzarle appena la testa,spostandole una ciocca di capelli dal viso.

<< Daisy e Phoebe avevano una festa di compleanno,mi dispiace… Sarà per la prossima volta okay? >>

Diana annuì appena,non molto convinta,e per qualche secondo si mordicchiò il labbro pensierosa,prima di illuminarsi,attaccandosi forte al braccio del ragazzo e guardando il padre con aria speranzosa.

<< Papà! Potrebbe farmi Louis da babysitter domani! >> esclamò,tutta contenta di aver avuta l’idea del secolo.

Harry e Louis la guardarono per un attimo sorpresi da quell’uscita improvvisa che doveva essere legata a un qualche discorso fatto prima di arrivare al parco,prima di scambiarsi una lieve occhiata tra di loro.

<< Dì,ma sono sicuro che Louis ha altro di meglio da fare… >>

<< Mi piacerebbe molto >> lo interruppe e il riccio lo guardò sorpreso e per niente convinto,mentre lo stesso Louis era in realtà alquanto stupito di quello che aveva detto.

Gli sarebbe piaciuto fare da babysitter a Diana?! Beh,si certo era adorabile,ma perché avrebbe dovuto fare il babysitter lui che non centrava niente?

La bambina batté le mani contenta,sporgendosi per dargli un bacio sulla guancia e poi tirandogli una mano per alzarlo in piedi e farlo andare di fronte a suo padre.

<< Papi,dagli il nostro indirizzo,così può venire! >>

E,non senza un attimo di esitazione,Harry sospirò e porse una mano indicando il cellulare dell’altro e facendolo arrossire appena:

<< Dammi il telefono,ti do il mio numero >>

Glielo porse,seguendo appena quella dita lunghe e affusolate che scorrevano sui tasti,e annuì,salvandolo con un semplice Harry,quando glielo restituì,dicendogli:

<< Fammi uno squillo,così poi ti mando l’indirizzo >>

Stava per fare come gli aveva detto e chiamarlo quando una mano leggera gli si posò sulla spalla,facendogli alzare lo sguardo dallo schermo del telefono.

<< Ehi amore,scusa il ritardo >> lo salutò la voce dolce di Eleanor prima che,nonostante i tacchi e nonostante lui non fosse poi particolarmente alto,si mettesse in punta di piedi per lasciargli un lieve bacio a fior di labbra.

Quando si separarono Louis arrossì,lanciando una breve occhiata alla bambina che aveva appena messo il broncio e al ragazzo che lo guardava impassibile.

<< Quindi…ci vediamo domani >> li salutò,ignorando lo sguardo curioso della sua fidanzata.

<< Ciao Lou! >> Diana rispose al saluto con la manina,seguito da un lieve cenno con la testa di Harry,mentre lui si allontanava con un “Ciao”,la sua mano che istintivamente si intrecciava con quella di El.

E per una volta,nonostante tra l’università e il lavoro non la vedesse mai,nonostante il suo essere sempre stata il centro del suo mondo,avrebbe mille volte preferito restare lì con loro che passare il pomeriggio con lei.
P.s. Se volete passare a dare un’occhiata a questa storia,è davvero molto bella ed è scritta da una mia “compagna di avventure” in un gruppo fantastico:

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Per un po’ di fluff di San Valentino invece una os che ho scritto io:

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


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Capitolo 7

 

“The day I first met you

You told me you’d never fall in love”

 

Le serate fuori con Louis,il suo migliore amico da una vita,da quando a 5 anni si erano scambiati le carte dei Pokemon al primo giorno di scuola e forse ancora di più da quando a 6 avevano buttato il televisore fuori dalla finestra di casa sua,erano ormai da tempo una boccata d’aria fresca per Zayn.

Non solo perché significava uscire di casa e stare con un vero amico a chiacchierare semplicemente davanti a una birra come in quelle lunghe serate dei loro 17 anni ma perché Louis,ormai più fratello che altro per lui,era l’unico capace di prenderlo e di tirarlo su quando il suo umore non era dei migliori,l’unico che lo capiva con un solo sguardo e che sapeva sempre esattamente a cosa stava pensando.

Lui era l’unico,forse perché non voleva intristire sua madre,l’altra sua solita e fidata confidente,forse perché in fondo ammetterlo con Lou era come ammetterlo con un’altra parte di sé più che con un’altra persona,che sapeva quanto schifo facesse da un po’ di tempo a quella parte la vita con Perrie,che forse amore tra loro non ce n’era più così tanto,anche lui non l’aveva mai ammesso a voce alta,e che la loro storia era diventata mera abitudine,una routine che per quanto gli piacesse male era così strettamente intrecciata con la sua vita che non avrebbe saputo come liberarsene o come vivere senza.

E il “meriti di essere felice” che il suo migliore amico gli aveva rivolto quando ne avevano parlato,senza più riprendere l’argomento da allora,nonostante Zayn leggesse la preoccupazione nel viso dell’amico ogni volta che si incontravano,non era servito che a farlo sentire ancora più in trappola in quella storia di quanto già non fosse.

 

Quel giorno in particolare,una domenica sera fra tante,tutte uguali e monotone,non appena Zay aveva letto il messaggio dell’amico,un semplice “Ci vediamo tra una mezz’oretta?” aveva preso la giacca ed era uscito in fretta prima ancora di rispondere,più stanco e irritato dopo un pomeriggio chiuso in casa con la sua fidanzata,inevitabilmente finito a litigare,che dopo una giornata di lavoro con degli adolescenti idioti capaci di far innervosire chiunque.

Per questo,nonostante fosse decisamente presto e Lou fosse noto per essere in ritardo 9 volte su 10,lui era già seduto su uno sgabello al bancone del loro solito bar,una mano stretta intorno alla sua bottiglia di birra e la schiena curva nella sua giacca di pelle nera.

<< Brutta giornata? >>

Alzò lo sguardo quando quella voce roca e bassa gli parlò accanto alla spalla,indiscutibilmente rivolto a lui,e si trovò di fronte,mentre si sedeva e faceva un cenno al barista per essere servito,un ragazzo alto e muscoloso,decisamente più grosso di lui e avvolto in una felpa da football scura,lasciata aperta su una semplice canotta bianca ed aderente,capelli tagliati piuttosto corti e un sorriso amichevole ma storto,da predatore,a prima vista uno di quei ragazzi intriganti e non del tutto raccomandabili che tanto piacevano a sua sorella maggiore.

<< Fosse solo la giornata… >> borbottò,bevendo un sorso della sua birra e vedendo con la coda dell’occhio l’altro fare lo stesso con un sorrisetto.

<< Problemi di cuore? >>

<< Si vede tanto? >>

Il ragazzo muscoloso scrollò le spalle,poggiando un gomito sul bancone per voltarsi meglio verso di lui e scrutarlo con i suoi profondi occhi castano scuro.

<< Sono andato a intuito. Dopotutto i problemi della gente sono sempre gli stessi: amore,famiglia e lavoro. La giacca di pelle non ti toglie l’aria da bravo ragazzo che i genitori adorano e sembri anche abbastanza soddisfatto del tuo lavoro da studente dato l’impegno che ci metti >>

<< Studente? >> chiese,sollevando un sopracciglio,l’altro che faceva una smorfia con un nuovo sorso di birra.

<< Ok,ammetto che stavolta ho proprio tirato a indovinare,ma hai le mani macchiate d’inchiostro quindi devi scrivere spesso a mano… >>

Zayn sorrise alla sua bottiglia prima di ammettere:

<< Insegnante >>

<< Così giovane? >>

Si voltò di nuovo verso l’altro ragazzo che lo guardava curioso.

<< In teoria supplente,però c’è un professore del liceo di qui che ha preso un anno di aspettativa e quindi io ho momentaneamente preso il suo posto >>

<< Fammi indovinare…storia? >>

<< Letteratura >>

<< C’ero quasi dai! >> Il ragazzo ridacchiò appena,bevendo ancora e chiedendo subito dopo:

<< Allora,qual è il problema con la tua ragazza? >>

<< Non è che ci sia un problema. Non va e basta. Noi due non andiamo più insieme >>

<< State insieme da tanto? >>

<< 6 anni e tra un anno e mezzo dovremmo sposarci >>

<< Non sembri così contento come dovresti essere >>

<< è solo che…ha deciso tutto lei. È come se io non facessi parte della coppia,non ho potere decisionale in niente,da cosa mangiamo a cena alla data del matrimonio >> sussurrò,le parole che uscivano in quella confessione senza neanche quasi pensarci,confessarsi con uno sconosciuto che non poteva giudicare facile come nient’altro al mondo.

<< E se sei così infelice perché ci stai ancora insieme? >>

<< è…è complicato >>

<< La ami? >>

E per la prima volta da quando avevano intrapreso quel discorso difficile Zayn alzò lo sguardo a incrociare quello serio e attento dello sconosciuto,per un attimo senza fiato nel non saper cosa rispondere a quella domanda così diretta,l’unica che nessuno,neppure Louis,neppure sé stesso,aveva mai avuto il coraggio di porgli.

<< La amavo >>

<< E allora dovesti solo andare avanti,evidentemente lei non è ciò che ti serve,non è il tuo “per sempre” >>

Zay annuì,poco convinto del fatto che bastasse così poco,che bastasse alzarsi una mattina e dire basta per cambiare all’improvviso tutta la sua vita senza restare a pezzi senza più niente,perciò cambiò discorso,distogliendo l’attenzione da sé,e chiese:

<< E tu? L’hai trovato il tuo per sempre? >>

Il ragazzo sorrise al vuoto di fronte a sé,beffardo,forse con un pizzico di amarezza,bevendo l’ultimo sorso di birra.

<< E se non lo volessi neanche cercare? >>

<< Come si può non voler cercare qualcuno con cui stare? >>

<< Mai stato innamorato e non credo lo sarò mai,non è un qualcosa per me >> scrollò le spalle l’altro,poggiando una banconota sul bancone e alzandosi dal suo sgabello << Devo andare a lavoro ora >>

<< Che lavoro fai? >> non riuscì a trattenersi dal chiedere il moro,curioso di quello sconosciuto che in poco tempo aveva scoperto tanto di lui e di cui invece non sapeva niente,se non che era allergico all’amore.

<< Indovina >> rispose l’altro ghignando,gli occhi scuri dissi sui suoi mentre si allontanava e usciva dal bar,lasciando Zayn lì,la sua birra ormai finita in mano,le guance inspiegabilmente rosse.

A malapena si accorse di Louis che finalmente arrivava e gli posava una mano sulla spalla,riscotendolo dai suoi pensieri su una conversazione con un estraneo che non avrebbe di certo dimenticato.

<< Scusa il ritardo,ero con Eleanor e mi ha fatto fare giri infiniti… >>

E in realtà forse avrebbe solo dovuto ringraziare la ragazza del suo migliore amico per l’incontro appena fatto e che,ancora non lo sapeva,avrebbe cambiato tante,troppe cose.

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


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Capitolo 8

 

“Styles”

La targhetta con il cognome,in una grafia curva e sottile,decisamente elegante e ordinata,ben diversa da quella fila di sgorbi scomposti che era la sua scrittura,lo fissava ormai da più di un minuto mentre si dondolava appena sui talloni delle sue vans ormai malandate,indeciso sul suonare o meno e all’improvviso addirittura insicuro sull’abbigliamento che aveva scelto,il solito cappellino di lana rosso,quello della sera in cui aveva visto Diana inciampare nella ghiaia e aveva conosciuto quei due,calato sulle orecchie, una felpa leggera lasciata aperta su una semplice t-shirt,sopra i suoi soliti jeans cascanti,chiedendosi se non avrebbe dovuto vestirsi un po’ meglio per far buona impressione,nonostante sapesse per esperienza diretta che con i bambini si finiva sempre col sporcarsi e strapparsi qualsiasi cosa.

Guardò l’orologio del suo telefono per l’ennesima volta,appurando che le 19:30 erano passate già da diversi minuti,e si decise finalmente a suonare il campanello,mordendosi il labbro in quei secondi che servirono alla voce roca di Harry,ormai diventata quasi familiare al suo orecchio,per rispondere.

<< Si? >>

<< Sono Louis >> fece in risposta,sentendo lo scatto del portone seguito da un brusco “Terzo piano”.

E anche alla scontrosità di Harry si stava abituando,pensò,mentre spingeva il portone e saliva fino al piano che gli era stato detto.

Il ragazzo riccio era poggiato sull’uscio della porta con le braccia incrociate sul petto,un lieve broncio sul viso e le caviglie incrociate anch’esse,in una posa plastica da modello che per un attimo gli provocò un vuoto al centro dello stomaco.

<< Ehi >> salutò quando gli arrivò di fronte,guadagnandosi un cenno della testa mentre lo faceva entrare e lui si perdeva un secondo nel vederlo così elegante.

<< Diana è nella sua stanza a colorare >> borbottò il ragazzo,indicandogli subito dopo diverse porte << Questo è il salotto,lì c’è la cucina e in fondo al corridoio il bagno,con accanto la camera di Diana >>

Louis si appuntò mentalmente tutte quelle cose,spaventandosi quasi quando sentì una mano forte prenderlo per il braccio per farlo voltare verso di sé.

<< Louis,mi raccomando. Il mio numero è sul frigo per ogni evenienza,ma comunque tu non farla arrampicare da nessuna parte,non farla uscire in terrazza,non lasciarle mangiare quello che vuole e mettila a letto per le 10 massimo,possibilmente senza che si dipinga dalla testa ai piedi dato che domattina deve andare all’asilo >>

Il ragazzo più basso alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto,quasi offeso da tutte quelle raccomandazioni.

<< Harry,ho 7 sorelle >>

<< Si ma…ehi,sette? >> chiese il riccio,per un secondo sbalordito,probabilmente chiedendosi da dove diavolo fosse spuntata un'altra Tomlinson.

<< Georgia la figlia di mio padre… >> borbottò,con un lieve cenno del braccio,facendogli segno di lasciar perdere,dato che anche lui preferiva soprassedere sul grande casino che era la sua famiglia.

<< Bhé,comunque,lei è mia figlia Louis. È diverso >>

<< è una bambina. Come tipo altre 500.000 al mondo >>

La faccia di Harry,una specie di smorfia irritata,venne per fortuna fatta rilassare dall’arrivo della suddetta bambina,che si aggrappò subito alla gamba del ragazzo,tirandogli la maglia per farsi prendere in braccio mentre suo padre scuoteva la testa e si ritirava in cucina.

<< Louis!!! Sono tanto contenta che oggi sto tutta la sera con te >> esclamò,lasciandogli un rumoroso bacio sulla guancia quando finalmente fu aggrappata come un piccolo koala al suo petto.

Lou sorrise di rimando,ormai sicuro da un pezzo che era impossibile resistere a quel piccolo tornado biondo,accarezzandole con dolcezza i capelli.

<< Anche io piccola… Perché non inizi a scegliere qualche gioco? >>

La bambina annuì,scivolando giù dalle sue braccia e correndo via,lasciandolo solo nel salotto ordinatissimo a guardarsi intorno,prima che decidesse di seguire il riccio in cucina.

<< Allora…appuntamento romantico? >> chiese,quando lo notò sistemarsi i ricci ribelli specchiandosi nel vetro della credenza,vedendolo subito dopo scrollare le spalle senza voltarsi.

<< Esco con Amy e Niall,il suo ragazzo e mio migliore amico. Oh,comunque se volete per cena potete ordinare una pizza,Diana sa dove sono i soldi. Io torno verso le 11 >>

Si voltò e lo fissò per qualche secondo,indeciso su cosa fare,mettendo la giacca scura sulla camicia bianca e chiedendogli:

<< Posso fidarmi Louis? >>

<< Certo >>

Harry annuì un’ultima volta e,dopo aver salutato Diana stringendosela dolcemente al petto,uscì,chiudendosi la porta alle spalle con uno schiocco.

Solo allora Louis si avvicinò alla bambina,vedendola illuminarsi quando le chiese:

<< Allora,piccola,che si fa? >>

 

<< Louis ti piace? >> chiese la bambina seduta in braccio a lui sul pavimento della sua caotica stanza,strapiena di giocattoli,sollevando il suo disegno per farglielo vedere meglio.

Al centro del foglio stava una piccola principessa e accanto a lei un principe,non molto alto e dagli enormi occhi azzurri,la corona poggiata su una cuffietta rossa.

Louis sorrise nel vedere quel disegno,tirandosela meglio sulle ginocchia.

<< è bellissimo piccola…Ma non credi che papà diventerà triste se non disegni anche lui? >>

La bimba sembrò pensarci per un secondo,poi poggiò il foglio e,presa di nuovo in mano la matita colorata,riprese a disegnare,stavolta sull’altro lato della piccola principessa.

<< Sai, >> fece il ragazzo mentre la osservava,tutta concentrata,la lingua tra i denti,e le spostava una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio << Ho un amico che è un disegnatore bravissimo >>

<< Davvero? Posso vedere un suo disegno? >> alzò subito la testa lei curiosa,mentre il ragazzo annuiva e tirava fuori il telefono dalla tasca,aprendo la galleria.

<< Dovrei avere una foto di un suo disegno…Ecco >>

Diana poggiò la schiena contro il suo petto per vederlo meglio,spalancando la bocca davanti a quel bellissimo disegno di un angelo con le ali spalancate.

<< è bellissimo >> mormorò la bambina,con gli occhi spalancati dallo stupore,avvicinando il dito verso l’immagine.

Non appena sfiorò lo schermo però l’immagine cambiò,passando a quella successiva,e sul display apparve una vecchia foto di lui ed Eleanor abbracciati,che subito si affrettò a chiudere,rimettendo il telefono in tasca,davanti allo sguardo serio e l’espressione pensierosa e concentrata di Diana.

<< Quella è la tua fidanzata? La ragazza che c’era al parco ieri? >> chiese infatti,un piccolo broncio sul visino delicato.

Lou annuì,carezzandole i capelli.

<< E come si chiama? >>

<< Eleanor >>

La bimba storse il naso,scotendo la testa.

<< Non mi piace il suo nome. Non ci sta bene con Louis >>

<< In che senso? >> ridacchiò divertito,non capendo bene cosa intendesse.

<< “Eleanor ed Louis”,non suona bene. Non mi piace. E lei non è tanto carina e tu sei bello quindi devi stare con una persona bella >>

<< E sentiamo,con cosa sta bene Louis? >> chiese,soprassedendo al fatto che la piccola fosse così tanto ostile con la sua fidanzata.

Diana sembrò pensare a cosa replicare per una manciata di secondi,poi fece un sorriso malandrino e,tornando a disegnare soddisfatta,rispose convinta.

<< Diana. E Harry >>

E Louis non poté fare a meno di arrossire.

 

<< Lou perché non ordiniamo la pizza? >> chiese la piccola seguendolo in cucina e lasciandosi sedere sul tavolo,le gambette che pendevano e oscillavano fuori dal bordo.

<< Non è più divertente se prepariamo qualcosa noi? >>

<< Io e papà non cuciniamo mai insieme perché lui non è bravo neanche un po’ >>

<< Davvero? >> chiese divertito Lou,sorpreso che esistesse qualcosa,oltre all’essere gentile con lui,che Harry-sono-perfetto-Styles non fosse in grado di fare.

La bimba annuì,aggiungendo subito dopo:

<< Tranne a fare i dolci,i suoi sono i migliori del mondo. Però comunque non vuole che io lo aiuti perché dice che mi faccio male… >>

Lou sorrise e le accarezzò i capelli,tirando fuori dal fondo di un cassetto due grembiuli e infilandosi quello più grande prima di chiedere:

<< Allora,cosa ti va di fare? >>

Diana si portò un dito alla bocca in un espressione pensierosa.

<< Mmm…mangiamo…pasta e cotoletta e patatine fritte. E poi facciamo una torta! >>

E inutile dire che,nel giro di mezz’ora,tra una risata e l’altra,loro e la cucina erano completamente ricoperti di farina e zucchero.

 

<< Louis? >> sbadigliò la bambina mentre il ragazzo le rimboccava delicatamente le coperte,seduto al bordo del letto.

<< Si piccola? >>

<< Com’è la tua mamma? >>

Louis non riuscì a trattenere un sorriso nel pensare a sua madre Johanna,quegli occhi azzurri uguali ai suoi pieni di vita che gli avevano sorriso e l’avevano consolato quando era bambino,e a tutti quei piccoli momenti che avevano sempre amato fare insieme e che da quando c’erano le bambine erano sempre più rari.

<< Lei è fantastica. È molto dolce ed è bella,davvero molto bella,con gli occhi azzurri uguali ai miei e i capelli lunghi e scuri e un sorriso gentile. È la mamma migliore del mondo per me,non la cambierei con nessun altra >> rispose perciò di getto,senza soffermarsi a pensare al vero significato della domanda,e gelandosi,il sorriso che scivolava immediatamente via dal suo volto,quando Diana sussurrò:

<< Io non me la ricordo più… >>

<< Mi spiace >> mormorò in risposta accarezzandole i capelli e sentendo il cuore stringersi in una morsa nel vedere gli occhi della bimba riempirsi di lacrime.

<< Louis secondo te se n’è andata perché non mi voleva? Perché non mi voleva bene? È colpa mia se il papà è restato solo ed è sempre così triste? >>

<< Sono sicuro che qualsiasi sia il motivo per cui è andata via,non sia colpa tua,Diana. Sei la bambina più bella,dolce,intelligente ed adorabile che io conosca e non riesco a immaginare come qualcuno possa non volerti bene >>

<< Tu mi vuoi bene? >> chiese la piccola sbadigliando e stropicciandosi ancora una volta gli occhi stanchi.

<< Tanto. E tu,mi vuoi? >> chiese di rimando il ragazzo sorridendole.

Diana annuì,prima di aggiungere,ormai praticamente nel mondo dei sogni:

<< Lou,ho cambiato idea >>

<< Su cosa? >>

<< Non voglio più che sei il mio fidanzato. Voglio che tu sia il mio papà e il mio principe… >>

E chiuse definitivamente gli occhi,mentre Louis le lasciava un dolce bacio sulla fronte,augurandole ancora la buonanotte e sorridendole con tutta l’affetta che già quella bambina meravigliosa si era guadagnata.

 

Per un po’ di fluff di San Valentino:

www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2458182&i=1

 

Per una storia fantastica scritta da una ragazza davvero brava/mia compagna di scleri:

www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2434099&i=1

 

 

 

Se volete chiedermi qualcosa sulla storia potete contattarmi su twitter,sarò felice di rispondere ad eventuali domande…

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


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Capitolo 9

 

Lo scatto della porta risvegliò Louis dalla trance in cui stava cadendo seduto sul divano e si alzò di scatto,spegnendo il televisore e alzandosi verso la porta del salotto proprio mentre la testa riccia di Harry si affacciava.

<< Ciao >> salutò timidamente,passandosi una mano sugli occhi stanchi.

<< Ciao >> rispose l’altro con voce roca,sfilandosi la giacca in un gesto elegante e abbandonandola sul divano chiedendo: << Diana dorme? >>

<< Da un bel po’ >>

<< Non deve esserti pesato molto badare a lei se hai trovato il tempo di chiedermi l’amicizia su Facebook… >> commentò il più alto con un cenno della testa verso il telefono che l’altro stringeva in una mano.

Lou arrossì di botto,iniziando a balbettare un veloce “Oh…bhé…lei dormiva già e io…” e venendo presto interrotto da una risatina leggera che lo lasciò quasi incantato.

<< Vado a vedere la piccola… >>

Harry si allontanò verso la stanza della bambina e Louis istintivamente lo seguì,guardandolo intenerito mentre si inchinava sul letto e le lasciava un dolce bacio sulla fronte,il visino della piccola che anche nel sonno si distese in un lieve sorriso.

Lasciarono la stanza il più silenziosamente possibile e solo quando furono in cucina Harry ruppe quel silenzio,sedendosi su uno degli sgabelli e invitando con un amichevole gesto del capo e un sorriso rilassato a fare altrettanto.

<< Allora,com’è andata? >>

<< Oh…Bene. Abbiamo giocato con le bambole,fatto un puzzle,colorato e preparato la cena. E una torta. E poi lei è andata a letto >> raccontò tranquillamente il più basso,poggiandosi sul tavolo e sorridendo,piacevolmente sorpreso di quel cambiamento così radicale nell’altro.

<< Una torta? È per quello che hai la felpa praticamente ricoperta di farina? >> ridacchiò il riccio,indicandogli le maniche ancora bianche.

<< Già…Ho sistemato la cucina,ma probabilmente troverai farina ancora in giro… >> arrossì appena,vedendo l’altro scrollare le spalle.

<< Oh bhé,ci sono abituato. Sono un pasticcere ricordi? >>

Si sorrisero per un paio di secondi,prima che Lou si passasse una mano tra i capelli scompigliati e chiedesse:

<< A proposito di pasticceria…La cena con Amy e…come si chiama il suo ragazzo? >>

<< Niall. Mmm…direi bene,se non consideriamo che hanno cercato di appiopparmi a un'altra collega di Niall >>

<< Brutta? >>

<< Stupenda. Ma non il mio tipo,o meglio non il tipo che può fare da madre a mia figlia. E comunque non voglio stare con nessuno,stiamo bene così noi >>

L’espressione malinconica negli occhi di Harry per un attimo fece perdere un battito a Louis,che non riuscì a trattenersi e chiese,in un sussurro leggero:

<< E la tua ex? >>

<< Caroline? Quella era una stronza totale…Ovunque sia,dopo tutto quello che ci ha fatto spero solo che non si faccia viva mai più >> rispose lui con rabbia,la mascella che all’improvvisa si irrigidiva e la mani strette in pugni appoggiate al tavolo.

<< Diana mi ha detto di lei…Che non si ricorda più di lei…e che ha paura che se ne sia andata perché non voleva più stare con lei >>

Harry sorrise appena alle sue parole,un sorriso triste,uno di quelli pieni di dolore e amarezza che non vorresti mai vedere sul viso di nessuno e che di certo Louis non voleva vedere sul suo,non accompagnato da quel velo sugli occhi di chi ne ha passate troppe e vorrebbe soltanto poter crollare.

<< Lei non merita di soffrire così…è così dolce,è stata la mia salvezza quando sono rimasto solo e tutto quello che vorrei è vederla felice,sapere che Caroline magari ha fatto del male a me,ma non a lei che è così perfetta. E invece… >>

Una mano allungata a sfiorare quella dell’altro,a stringerla appena,e gli occhi verdi,stupiti come non mai,si scontrarono con quelli incerti color del cielo.

<< Neanche tu meriti di soffrire. Non per una donna che vi ha abbandonato >>

<< Anche se sono uno stronzo? >>

Ed entrambi scoppiarono a ridere senza un vero motivo,sorridendosi a vicenda per diversi minuti,prima che lo sguardo di Louis cadesse sull’orologio della cucina e lui si alzasse dallo sgabello.

<< è decisamente ora che io vada ora,è davvero tardi >>

Harry lo imitò,alzandosi e seguendolo nel corridoio,prima di squadrarlo criticamente.

<< Hai solo quella felpa? Fa piuttosto freddo stanotte… >>

<< Oh,non ti preoccupare,ho la macchina non molto lontano da qui >>

Ma il ragazzo alto era già sparito nell’unica stanza in cui l’altro non era stato e nel giro di pochi secondi,decisamente non ascoltando le sue deboli proteste,ne uscì con un suo maglione scuro in mano,passandosi una mano tra i capelli un po’ imbarazzato.

<< Scusa non ho trovato niente di meglio e ti starà un po’ grande,ma almeno è caldo… >>

E Louis non riuscì a fare a meno di arrossire mentre lo prendeva e se lo infilava automaticamente,la lana blu che gli scivolava fin sotto il sedere e le maniche troppo lunghe che gli coprivano quasi completamente le punte delle dita.

<< Grazie mille…Te lo riporterò >> sussurrò,aprendo la porta e uscendo sul pianerottolo.

Il riccio si appoggiò con un sorriso leggero allo stipite e scrollò le spalle.

<< Grazie a te per aver tenuto Diana più che altro >>

<< è stato un piacere. Buonanotte >>

<< Notte >>

La porta si chiuse con un rumore leggero mentre Louis scendeva le scale due a due silenziosamente.

Era appena arrivato al portone quando il suo telefono trillò appena e quando lo tirò fuori dalla tasca dei jeans una notifica illuminava lo schermo con poche parole,che significavano più di quanto si potesse immaginare.

“Harry Styles ha accettato la tua richiesta d’amicizia”

E Lou sorrise,chiudendo gli occhi e stringendosi per un po’ secondo in quel maglione troppo grande con un lieve sospiro.

Aveva esattamente il profumo che immaginava Harry dovesse avere.

 

 

 

 

 

 

 

Chiedo scusa per l’assenza (tra scuola,laboratori e palestra mi è stato davvero impossibile scrivere),ma dopo questo capitolo decisamente importante (tenete d’occhio tutti i particolari mi raccomando ;) ),che ho voluto pubblicare anche se non mi soddisfa pienamente,spero di tornare il più presto possibile…

Quindi al prossimo capitolo con gli Ziam :)

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


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Capitolo 10

 

L’aria fresca di quella mattinata ventosa soffiava tra i capelli scompigliati e contro le braccia di Zayn lasciate scoperte dalla camicia sollevata ai gomiti mentre stava appoggiato al parapetto della scala antincendio fuori dall’aula magna.

Aspirò un altro tiro della sua sigaretta,la cravatta bordeaux che ondeggiava appena contro il suo petto,mentre si godeva quella lunga e inaspettata pausa avuta grazie all’incontro della sua classe con un gruppo di pompieri volontari per una conferenza.

<< Non speravo di rincontrarti >> quella voce,così improvvisa,dato che non aveva neanche sentito la porta aprirsi,lo fece sobbalzare e voltare di scatto,la bocca che si spalancava appena,decisamente sorpreso,nel riconoscere nel viso sorridente,o forse meglio ghignante,di fronte a lui quello del ragazzo del bar di qualche giorno prima.

<< Tu. Cioè,che ci fai qui? >>

Il ragazzo indicò la porta alle proprie spalle e poi con fare ovvio la sua giacca rossa,distrattamente poggiata e aperta ancora una volta su una canotta bianca.

<< La conferenza,no? >>

<< Sei un pompiere? >> ribatté il moro sorpreso e forse un po’ stupidamente,facendo allargare il sorriso sul viso dell’altro,che gli si avvicinò,poggiandosi alla ringhiera al suo fianco.

<< Hai indovinato >> fece,riferendosi alle ultime parole che si erano rivolti nel loro primo e unico incontro,mentre gli sfilava la sigaretta di mano senza che lui riuscisse a protestare e aspirava un lungo tiro << Hai diritto a un premio >>

<< Posso sapere il tuo nome? >> chiese curioso,accendendosi un’altra sigaretta e riprendendo la sua posizione.

<< Oh che spreco,avresti potuto chiedermi di fare e farti qualsiasi cosa… >> sollevò gli occhi al cielo scotendo la testa e facendolo arrossire lievemente << Ma comunque Liam,Liam Payne >>

<< Zayn Malik >>

<< Professor Zayn Malik >>

Ancora una volta le guance del moro si tinsero di un leggero rosso mentre abbassava lo sguardo a fissare la sigaretta stretta tra le sue dita.

<< Allora professore,ancora tormentato da problemi di cuore? >>

Zayn prese un lungo tiro,prima di abbassare lo sguardo e borbottare:

<< Sai,preferirei non parlarne. Non qui almeno >>

Liam gli diede una leggera spallata con un sorriso.

<< Come vuole prof. Però,posso almeno offrirle una distrazione? >> chiese,spegnendo la sigaretta sotto un piede e avvicinandosi alla porta,costringendo il moro a voltarsi.

<< Una distrazione? >>

Il giovane pompiere gli rivolse ancora una volta il suo sorriso affascinante.

<< Fatti trovare alle 7 e mezza davanti al locale dell’altro giorno. Ti porto a divertirti,professor Malik… >>

E poi sparì all’interno della scuola,lasciando Zayn a fissarsi i piedi con le guance rosse e un lieve sorrisetto sulle labbra.

Suonava divertente…non sarebbe mancato per niente al mondo.

 

 

 

 

S.d.A.:

Scusate la lunga,infinita,assenza,ma tra me e l’autrice della “fanfiction gemella” (www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2434099&i=1) siamo state davvero troppo incasinate per scrivere…Spero però di riprendere ad aggiornare con un po’ di regolarità…

A presto,spero,ness <3

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


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Capitolo 11

 

Il rumore leggero della matita che scorreva pigramente sul libro da cui stava studiando era l’unico suono che riempiva la sua stanza.

Louis sospirò,non riuscendo a trattenere uno sbadiglio e passandosi una mano tra i capelli prima di poggiare la testa su quel maledetto libro,decisamente annoiato.

Sforzando appena l’udito,attraverso le sottili pareti di casa sua,riusciva a sentire le gemelle giocare nella stanza accanto,mentre dal fondo del corridoio la chitarra elettrica e il basso di quella canzone che Lottie sembrava ascoltare in continuazione,”She Looks So Perfect” o qualcosa del genere,gli arrivavano leggermente attutiti nella quiete di un pomeriggio come gli altri.

Stava quasi per assopirsi così,con la testa sul libro,quando lo squillo del cellulare lo richiamò alla realtà,costringendolo a sollevarsi e ad afferrare il telefono.

Aggrottò appena le sopracciglia a leggere quel nome,l’ultima persona che pensava potesse chiamarlo,e si affrettò a rispondere,decisamente curioso.

<< Pronto? >>

<< Lou? >> La vocina sottile di Diana risuonò attraverso la cornetta facendolo sorridere involontariamente.

<< Ehi Dì,come mai mi hai chiamato? Qualcosa non va? >>

<< Mi annoio. Ho la febbre e non posso uscire >> fece la piccola con tono lamentoso e Lou poteva quasi immaginarsela,il cellulare del padre stretto tra due mani per reggerlo meglio,i capelli sciolti sul pigiama rosa con i coniglietti,mentre metteva su un adorabile broncio.

<< Mi dispiace… Posso fare qualcosa per te? >>

<< Ti va di venirmi a trovare? Così giochiamo tutti insieme >>

Bastò un attimo,uno sguardo veloce al suo libro di letteratura,perché Louis prendesse le chiavi dell’auto e uscisse dalla propria stanza.

<< Ci vediamo tra poco,ok? >>

 

 

 

<< Lou! >>

Diana si lanciò contro le sue gambe non appena Harry aprì la porta,catturando subito la sua attenzione,prima ancora che potesse arrossire per il sorriso che il ragazzo gli aveva rivolto nel trovarselo davanti.

<< Ehi piccola come stai? >> chiese accarezzandole dolcemente i capelli e inginocchiandosi per essere alla sua altezza

La bimba incrociò le braccia al petto con un broncio.

<< Papi non mi fa uscire >>

<< Forse perché hai la febbre piccolo mostriciattolo >> ribatté subito Harry,sollevandola alla sua altezza per baciarle il naso,facendola ridacchiare.

Louis li osservò per qualche istante rapito ancora una volta dal legame dolce e profondo che univa quella stupenda quanto improbabile coppia,prima che il riccio si voltasse sorridente verso di lui.

<< Mi dispiace che questa piccola peste ti abbia disturbato,ma continuava a lamentarsi del fatto che si stesse annoiando e di certo quando ha detto che voleva chiamarti per chiacchierare con te non pensavo che ti avrebbe costretto a venire qui… >>
Lou non riuscì a trattenere una risatina alla vista di Harry che si passava una mano tra i ricci,vagamente imbarazzato.

<< Non è un disturbo davvero >> aggiunse poi sorridendo mentre prendeva Diana in braccio a mò di koala e si dirigeva verso la sua cameretta chiedendo: << Allora,a che vuoi giocare piccola principessa? >>

 

<< Papi sai che sei tanto buffo? >> scoppiò a ridere la piccola Diana,mentre anche Louis abbassava lo sguardo e si stringeva un labbro tra i denti per non ridere in faccia all’altro ragazzo.

Ovviamente,far scegliere il gioco alla “povera,piccola,indifesa bimba malata” non era stata un’idea grandiosa,soprattutto se a giocare con lei dovevano essere loro due.

<< Vero Lou? >> chiese la bambina,voltandosi verso di lui mentre si stringeva al suo orsacchiotto.

Il ragazzo si arrischiò ad alzare un’altra volta lo sguardo al ragazzo di fronte a sé che sbuffò,un adorabile broncio (Louis ormai capiva da chi aveva preso quell’espressione che avrebbe intenerito qualsiasi cuore di pietra la piccola Diana) in viso e una coroncina rosa con tanto di lustrini e piume fucsia incastrata malamente tra i ricci scuri,una visione tanto ridicola quanto improbabile.

<< Ti dona molto Harry >> disse con tono serio,guardandolo negli occhi per un istante,ma quando quei fari verdi si sollevarono verso il soffitto in un’espressione esasperata non poté non unirsi alla bambina nel ridere a crepapelle.

<< Me la pagherete voi due,sappiatelo >> incrociò le braccia al petto fintamente offeso Styles,venendo subito abbracciato dalla figlia.

<< Ma papà,tu devi fare la principessa,devi mettere la corona! >>

<< Ma scusa amore,io non sono il tuo principe azzurro? >>

<< Ma anche Louis lo è! >>

E il ragazzo dai capelli chiari non riuscì a trattenere un’altra risata spensierata a quello scambio di battute e alle espressioni buffe di padre e figlia.

Il libro di letteratura era decisamente dimenticato.

 

<< Mi dispiace. Ancora >> si scusò Harry,poggiandosi allo stipite della porta con un sorriso,nella stessa identica posizione di qualche sera prima.

Louis non poté non pensare che stava quasi diventando un abitudine parlare lì,sul pianerottolo di casa Styles,dopo che Diana si era addormentata,o meglio,stavolta,era crollata sul tappeto della sua cameretta dopo averli costretti a provare qualsiasi gioco possibile e immaginabile.

<< E di cosa? >>

<< Di averti disturbato e impegnato tutta la sera a fare stupidi giochi per bambini con mia figlia quando magari saresti potuto uscire a divertirti >>

<< Se ti può consolare mi sono divertito. E probabilmente avrei passato la serata a far finta di studiare o a rincorrere le mie sorelle per casa >>

Harry ridacchiò,scotendo appena la testa e passandosi una mano tra i ricci in un gesto che a Louis stava quasi diventando familiare.

<< Spero che Diana si riprenda presto,fammi sapere se domani ha la febbre >> aggiunse il ragazzo più basso avviandosi verso le scale,due gradini per volta.

<< Lou? >> lo chiamò il riccio quando ormai era quasi arrivato a metà rampa,facendolo voltare.

<< Si? >>

<< Grazie di essere venuto. È stato molto divertente >>

E Louis sorrise ancora,le guance che si imporporavano.

<< è stato un piacere,Harry >>

 

 

 

 

 

Vi era mancata Diana? A me da morire <3

Come sempre link alla “storia gemella” della mia amica Giulia www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2434099&i=1

A presto :)

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


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Capitolo 12

 

Sette e trenta precise e Zayn era all’entrata del locale in cui aveva incontrato Liam per la prima volta,poggiato contro un muretto,una strana sensazione a chiudergli lo stomaco.

Aveva mentito a Perrie probabilmente per la prima volta in tanti anni insieme per essere lì quella sera,usando Louis come scusa per uscire. E per una volta,non gli era neanche importato affatto delle urla mentre usciva e delle solite lamentatele alla “Sono stufa che ti importi più di Tomlinson che di me”.

In effetti,al momento gli importava soltanto che Liam arrivasse il prima possibile perché era lui a essere stufo di tutto quello e sperava davvero che quel ragazzo potesse essere la distrazione che prometteva.

Qualcosa di diverso,solo un qualcosa per uscire dalla sua solita routine e scordare della sua insopportabile fidanzata per qualche ora.

<< Professore >> alzò lo sguardo e Liam era lì,perfetto come sempre.

Forse non avrebbe dovuto pensarlo,forse avrebbe dovuto preoccuparsi di averlo fatto,ma Liam era oggettivamente perfetto e bellissimo,sempre con quell’aria sicura e supponente che al confronto lo faceva sembrare un ragazzo ingenuo e senza esperienza.

<< Ti sembriamo a scuola?! >> sbottò comunque malamente,cercando di nascondere il rossore che sapeva essersi diffuso sulle sue guance a quei pensieri.

<< Dove andiamo? >> chiese poi,prima che Liam potesse ribattere,temendo già il sorrisetto malizioso che si andava formando sulle sue labbra.

Liam gli porse un casco nero con un sorriso.

<< Ovunque tu voglia andare >>

 

 

<< Tutto qui? McDonald? >> scoppiò a ridere Liam       quando scese dalla moto,ferma nella via che Zayn gli aveva indicato.

Il moro sbuffò,togliendosi il casco e cercando di rimuovere dalla mente la sensazione della schiena di Liam contro il suo petto.

<< Avevo fame e non mi è venuto in mente altro… Se vuoi puoi anche andare comunque >>

Liam sorrise di quell’espressione un po’ offesa e decisamente buffa sul viso del moro,sfilandogli il casco di mano e avviandosi verso l’ingresso.

<< Andiamo dai… >>

 

 

<< Allora professore,perché non mi racconta qualcosa? >>

<< Ti piace proprio chiamarmi così,eh? >> alzò gli occhi al cielo esasperato,dando un morso al suo panino.

<< I professori sono sexy. Chi non sogna almeno una volta di farsela con il proprio insegnante sulla cattedra? >> (Nota dell’Autrice: Tutti quelli che purtroppo non hanno un professore come Zayn) ammiccò,mordicchiando lentamente una patatina e Zay a vederlo sentì il panino andargli di traverso,costringendolo a tossire e nascondere il viso rosso nel bicchiere di CocaCola.

Così non andava affatto bene.

<< Sai già molto di me,credo sia il tuo turno raccontare,non trovi? >> biascicò appena fu in grado di parlare senza tossire.

Il pompiere scrollò le spalle.

<< Non credo ci sia niente di interessante da raccontare >>

<< Tu prova,non sai cosa può interessarmi >>

Questa volta fu il turno di Zayn di ammiccare,facendo sorridere divertito il castano per quell’impacciato tentativo di apparire sicuro di sé.

<< Beh allora… Liam Payne,23 anni,da Wolverhampton. Mi sono trasferito qui 5 anni fa per lavoro >>

<< Cinque anni fa non saresti dovuto essere al liceo? >>

<< Ho lasciato gli studi a 16 anni. Non facevano per me,prof >>

<< E poi? >>

<< Tu che cosa vuoi sapere? >>

<< Qualsiasi cosa >> la risposta,schietta e sincera,la pura verità su quanto Zayn fosse dannatamente curioso di conoscere ogni cosa su quel ragazzo,lasciò Liam spiazzato per un paio di secondi,prima di sorridere e riprendere a parlare.

<< Mmm,non so…Faccio pugilato,in una palestra vicino alla caserma,anche se io non vivo lì ma in un appartamento mio. E tu fai qualche sport? >>

<< Giocavo a basket al liceo. È un’altra cosa che ho lasciato perdere subito dopo il diploma >>

<< Insieme a cosa? >>

<< Disegnare >>

<< Sei bravo? >>

<< Avevo una borsa di studio alla scuola d’arte,a Londra >>

<< E perché non ci sei andato? >>

Un’occhiata eloquente bastò come risposta.

Perrie.

E a Liam sembrò una cosa profondamente ingiusta. Lui aveva rinunciato a un’opportunità così per stare con lei e lei gli rovinava la vita in quel modo? Doveva essere proprio una stronza pazzesca.

E Zayn doveva averla amata tanto quando aveva fatto quella scelta.

<< Hai fratelli o sorelle? >> chiese il moro per cambiare argomento,sguardo basso sulle patatine con cui stava giocando.

<< Due sorelle. Un incubo >>

Zay ridacchiò.

<< Tre sorelle e vivevo solo con quattro donne. Fidati c’è di peggio >>

<< E cosa? >>

<< Il mio migliore amico ha 5 sorelle e solo un fratellino di pochi mesi >>

<< E non l’hanno ancora fatto santo? >> scoppiarono a ridere insieme,la risata bassa di Liam che si univa a quella cristallina di Zayn.

<< Com’è stato trasferirti qui e lasciare tutta la tua famiglia? >> chiese Zay quando entrambi ripresero a mangiare,facendo scrollare le spalle ancora una volta al pompiere.

<< Non sono mai stato il figlio modello,io. Al liceo facevo un sacco di casini e con i miei litigavamo spesso. Fidati,è molto meglio vederli solo per le feste >>

<< Questo non credo potrò mai capirlo. Per quanto rompano non potrei passare più di due settimane senza vedere mia madre e le mie due sorelline più piccole >>

<< E tuo padre? >>

<< Andato quando avevo 15 anni insieme a mia sorella maggiore. Non li sento praticamente mai >>

<< E loro non ti mancano? >>

<< Perché dovrebbero? >> chiese di rimando il moro con espressione dura << Loro ci hanno lasciato. Waliyha e Safaa avevano solo 10 e 6 anni e nostro padre se n’è andato >>

<< Avete tutti nomi così particolari nella tua famiglia?! >> l’espressione perplessa di Liam fece ridere Zayn.

<< Mio padre è pakistano e quindi i nostri nomi sono tutti arabi >>

<< E il tuo che significa? >>

<< Bellissimo* >>

<< Totalmente perfetto >>

E Zayn arrossì ancora,sicuro ormai che con Liam sarebbe sempre stato così.

Non sapeva come,non sapeva perché,ma riusciva a farlo sentire…

…Come se avesse le farfalle nello stomaco.

 

 

 

 

*In realtà Zayn con la y non significa niente e nella realtà è il suo nome d’arte; il suo nome vero all’anagrafe è Zain che ha davvero quel significato. Perdonatemi quindi la licenza poetica del significato ma non avrebbe avuto senso se un professore avesse avuto un nome d’arte o se Zayn avesse cambiato una lettera del suo nome senza motivo

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


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Capitolo 13
 
So your friends’ been telling me
You’ve been sleeping with my sweater...
 
<< Amico,ti hanno detto che sei un disastro totale? >> commentò con un lieve ghigno Zayn entrando nella camera del suo migliore amico.
Louis non sollevò neanche la testa dal suo giaciglio di coperte e cuscini in cui era sepolto,una mano a stringere un fazzoletto di carta stropicciato,i capelli lisci sconvolti e sparati da tutte le parti e gli occhi azzurri gonfi per il raffreddore e la febbre.
<< Vaffanculo Zay >> biascicò,tirando su col naso e tossendo un poco,mentre l’amico scoppiava a ridere e si sedeva nella sedia della scrivania.
<< Sbaglio o non conosco quel maglione,Tomlinson? >> chiese poi,allargando il sorriso quando vide l’amico arrossire e coprirsi di più.
<< è di Harry >> borbottò poi Lou,stringendosi in quel maglione blu decisamente troppo grande per lui.
<< Harry? Harry,il padre della bambina che adori? E perché hai un suo maglione Lou? >> chiese ancora,in tono canzonatorio.
Forse era la febbre o l’imbarazzo e la confusione che a prescindere Louis aveva nella testa quando si trattava di Harry ma riuscì a borbottare solo qualche parola confusa al proposito di quanto ci fosse freddo e il suo maglione era caldo prima di addormentarsi,lasciando uno Zayn decisamente divertito a riflettere sulla possibilità che il suo migliore amico di una vita,decisamente non nuovo alle cotte per i ragazzi ma anche decisamente impegnato,si stesse prendendo una sbandata per quell’Harry.
Fu così che li trovò Lottie,uno addormentato e uno che rifletteva,sfogliando svogliatamente uno dei disordinati quaderni per appunti di Lou,quando entrò nella stanza,un vassoio con del brodo un po’ traballante tra le sue mani.
<< Si è addormentato >> la informò Zay,chiudendo il quaderno e facendo posto sulla scrivania per il vassoio.
La ragazza bionda sbuffò,guardando il fratello addormentato con le mani sui fianchi,esasperata.
<< Ha delirato? >>
<< Delirato? >> chiese divertito il moro.
<< Louis quando ha la febbre dice sempre cose senza senso. O rivela i suoi segreti. Quando aveva 9 anni disse alla mamma che aveva rotto il suo vaso preferito e a 13 che era innamorato di una certa Katy del suo corso di biologia. È davvero uno spettacolo >>
<< Per oggi niente segreti mi spiace >> mentì il ragazzo,mentre la piccola Tomlinson tirava fuori il telefono per rispondere a un messaggio.
Lo sguardo le cadde ancora una volta sul fratello e un sorriso malefico le si dipinse in viso.
<< Certo che Lou addormentato è proprio carino… >>
 
Harry accese il computer lanciando uno sguardo intenerito alla figlia addormentata sul divano,abbracciata al suo pupazzo preferito del giorno.
Annoiato,aprì la pagina facebook,iniziando a scorrere fra le varie inserzioni delle pagine e i post degli amici che non vedeva da tempo,quando una foto non catturò la sua attenzione,facendogli bloccare il movimento del mouse per sorridere intenerito.
“Il mio fratellone che dorme come un angioletto, non è adorabile?” era la didascalia, postata da quella che, a giudicare dalla foto profilo, sembrava una delle sorelle bionde in scala di Louis.
Quando guardò con più attenzione la foto però un particolare catturò la sua attenzione: il ragazzo dagli occhi azzurri dormiva avvolto in un maglione blu familiare, il suo maglione, e quell’immagine fece allargare il sorriso sul volto del riccio, senza un motivo vero e proprio.
Non sapeva perché ma vederlo così gli faceva scaldare il cuore e, dopo quello, spense il pc e andò a dormire, ancora il sorriso sulle labbra.

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