Amore incondizionato

di LoveRevy
(/viewuser.php?uid=878315)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione e I° Capitolo ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Introduzione e I° Capitolo ***


Introduzione

 

 

Iniziò tutto così nella spensierata città di Cannon Beach, Oregon. Una serie di omicidi, stava turbando di nuovo la tranquillità della cittadina.

Dieci anni prima sette persone scomparvero, e furono trovate morte, brutali ed inquietanti sono gli aggettivi appropriati per descrivere quei corpi, rapiti e torturati per giorni con vari tipi di attrezzi, imbavagliati con dei pezzi di stoffa stretti tanto da lasciare lacerazioni profonde attorno alla bocca. Il coroner non aveva riscontato tracce di sedativi, per via del lungo periodo che teneva le sue vittime, solo una cosa era certa, quest'uomo aveva delle conoscenze mediche, si notava dal modo in cui aveva cauterizzato delle ferite profonde, utilizzava delle grappette, era un metodo superato, ma pur sempre efficace, doveva far restare in vita le vittime per 30 giorni. Non gli importava altro, passato il limite, li strangolava e li gettava in una fossa, su quella strada poco trafficata, nudi, come se volesse continuare ad umiliarli, non furono rinvenute tracce dell'assassino, era come se si fosse volatilizzato nel nulla, ed ora di punto in bianco sembrava che fosse tornato.

I primi due omicidi avvennero a distanza di un mese, l'uno dall'altro, trovarono i corpi in una strada a 4 km dal centro.

Lo sceriffo non rilasciava alcun tipo di dichiarazione, chiedeva solo di mantenere la calma, e di non girare nel bosco, ma le voci che un pazzo assetato di sangue stesse girando per la città, terrificava i cittadini, per questo chiese aiuto a Ryan Theron, l'unico che poteva capirne qualcosa, aveva esperienza in questo campo, in passato aveva già lavorato a quel caso con un suo amico ma non erano riusciti a fermarlo, questa volta sarebbe stato diverso, aveva molti più anni d'esperienza ed era pronto a tutto pur di catturarlo.

Intanto in città una delle poche persone che sembrava ignorare tutto è la ventisettenne Maya Aideen, una ragazza dal fisico un po' in carne, qualche chilo in più, che diciamolo tra noi, non le stava affatto male. Lunghi capelli lisci neri che le arrivavano alla schiena, il viso leggermente allungato, occhi di un nero profondo e labbra carnose e un caratterino alquanto complicato caratterizzava la giovane. La particolarità che tutti amavano di lei era il suo attaccamento alla famiglia e agli amici. Per lei, meglio pochi ma “buoni”, questa era la sua filosofia. Maya non poteva sapere a cosa stava per andare incontro, la sua vita stava per essere stravolta da nuove rivelazioni e da avvenimenti a dir poco spiacevoli.

 

1° capitolo


 

13 Maggio 2014

 

La sveglia suonò e la voce della Signora Mary Aideen si sentiva vagamente risuonare nella casa, Maya aprì gli occhi e fissò il soffitto, ancora addormentata, sentì la madre parlare al telefono, si alzò controvoglia dal letto e andò in bagno. Scese le scale ed entrò nella cucina dove la madre era in procinto di attaccare il telefono.

“Con chi eri al telefono?”,si stiracchiò la schiena

“Con l'amante, ora siediti che la colazione è pronta!”, si voltò verso i fornelli, prese una tazza di caffè e un piattino con un muffin al cioccolato, i preferiti di Maya. Pose tutto sul tavolo, guardandola aggiunse, : “ Era Kelly al telefono, ha chiesto quando hai intenzione di risponderle, ti ha lasciato cento messaggi!”

“Fammi svegliare e poi la chiamo! A proposito hai sentito papà?” pose la domanda con la bocca piena

“Mi ha chiamato ieri notte, è ancora in alto mare con quella presentazione, non sono ancora riusciti ad organizzare la campagna di presentazione per quel nuovo... coso...”

“Software! non coso. Vabbè! mi arrendo”, sorseggiò il caffè, “Quindi quando torna papà?”

“Non lo so può essere tra tre settimane come tra due mesi, sto pensando di andare da lui... tu che ne pensi?” Mary era un po' preoccupata per la risposta,

“Per me va benissimo, basta che mi porti un bel regalo!”, sorrise, avrebbe voluto dirle di no, ma non poteva, la madre c'era sempre stata per lei, ed era anche un modo per farle capire che non era più una bambina.

“Ok, poi mandami la lista! Intanto oggi vado da Frank per fare il biglietto! Grazie tesoro!” si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte,

“Frank chi sarebbe adesso?” non ricordava nessuno con quel nome

“Oddio! Certo che hai proprio poca memoria... Vive in questa città da 20 anni, ha l'agenzia di viaggi all'incrocio, hai presente dove lavori tu?”

Maya annuì

“Ecco lui sta all'inizio della strada, tu stai 200 metri più avanti, hai capito adesso?”

“ahhhh! Siiiii ho capito chi è!”

“Bene adesso muoviti o farai tardi a lavoro!”

Mandò giù l'ultimo sorso di caffè, e corse a farsi una doccia, per poi indossare una maglietta e jeans blu scuro attillati, con un trucco molto leggero anche perchè non era in vena di perdere troppo tempo. Nel giro di quarantacinque minuti era di nuovo in cucina, cercando le chiavi della macchina e la borsa.

“Mamma dove sono le chiavi con la mia borsa?” vagava per l'intera casa presa dalla disperazione

 

“Dove le hai lasciate ieri, sul divano!”

Andò in salone afferrò la borsa e le chiavi che erano posate sul divano, corse verso l'uscita, aprì la porta e gridò: “Io vado! grazie mamma!” senza aspettare la risposta uscì di casa e scese di corsa i gradini ancora umidi per la brezza del mare, si diresse in macchina cercando il cellulare e lo tenne in mano senza nemmeno guardarlo, aprì la portiera dell'auto, ma prima di salire, diede uno sguardo verso il mare, si proprio così, abitava di fronte al mare, in un piccolo villino a due piani con giardino sul retro e accesso diretto alla spiaggia, era piccola, molto carina da fuori, l'unica pecca era il colore, un blu chiaro sporco che tendeva quasi al marrone, aveva il parcheggio in comune con la casa affianco, e per Maya era la casa più bella di tutte, quella vista la lasciava sempre senza fiato, era il suo angolo di paradiso.

Salì in macchina e si lasciò alle spalle Ocean Ave, il viale di casa sua. E si diresse al pub. Parcheggiò la macchina sul retro, scendendo dall'auto si ricordò che doveva assolutamente chiamare Kelly, con la mano frugò velocemente sul sedile passeggero afferrando il cellulare e chiamò velocemente la ragazza che rispose senza farla attendere molto.

“Ahhh ma allora sei viva?” Kelly aveva una voce di rimprovero, continuò “E' da ieri notte che ti cerco, devo parlarti di una cosa importantissima, ma ora sarai arrivata a lavoro!”

“Ieri mi sono leggermente addormentata...” rispose mortificata all'amica

“Addormentata? se mi fosse successo qualcosa?”

“Ti è successo qualcosa?” la prendeva in giro come sempre
 

“No...”rispose esasperata

Non la lasciò finire : “Be allora calmati e dimmi che ti è successo?”

“Mi ha chiamato Shon e vuole vedermi!” disse tutto d'un fiato euforica

“Ok ho capito, stasera alle 19 ci vediamo qui da me, mangiamo qualcosa con qualche birra e sarò pronta per ascoltarti tutta la notte!”

“Va bene a dopo, sbrigati a entrare a lavoro se no ti licenziano!”

“Tranquilla e stai calma!”, riagganciò.

Si conoscevano da moltissimi anni, inizialmente erano vicine di casa, ma per dei problemi finanziari aveva dovuto cambiare e spostarsi più al centro, stavano sempre insieme, erano sorelle, sapevano tutto l'una dell'altra: dai primi amori adolescenziali, alle questioni in famiglia, insomma dalla più sciocca alla più intima. Per questo con il trasloco ne avevano risentito entrambe, ora erano a 7 minuti l'una dall'altra, e nulla poteva dividerle.

Maya iniziò il turno, essendo cresciuta lì conosceva tutti, il mercoledì a lavoro era un giorno un po' monotono, durante la settimana il pub aveva pochi clienti, c'erano giusto i clienti abituali, in città c'erano solo 15 pub, quindi non c'era molto scelta e quello dove lavorava lei era uno di quelli che accoglieva più clienti e quindi a sua volta il lavoro non era da meno. Iniziò pulendo ogni angolo del bancone, fino ad incrociare un quotidiano, in prima pagina c'erano gli omicidi con una notizia sconvolgente, "giovane ragazza rapita”, si fermò incuriosita e spaventata a leggere l'articolo, con particolare attenzione soffermandosi alla riga dove descrivevano i rapimenti architettati dall'assassino che era ancora in circolazione. Dan, il proprietario uscì dalla cucina e notò come il giornale avesse catturato l'attenzione della sua dipendente, per arricchire la sua curiosità disse: “Boogymen lo chiamano!”

Lei sorpresa si voltò a guardarlo, non capiva a cosa si stesse riferendo.

“E' il soprannome che gli hanno affibbiato, l'uomo nero, le vittime vengono rapite di notte, non lascia tracce, mai un'impronta, l'ultima ragazza che ha rapito è scomparsa da una settimana, e la conoscevi...”,

Iniziò a tremare e a sudare, un brivido lungo la schiena le fece venire la pelle d'oca, voleva sapere ma allo stesso tempo era spaventata

“Amy Ruls, la tua compagna di liceo”
 

“Chi ti ha detto che è Amy?” lei non riusciva a crederci, in quel preciso istante la sua vecchia amica poteva star lottando per la sua vita.

“Lo sceriffo Rey è un mio caro amico, viene sempre anche qui, e spesso organizziamo dei barbecue a casa sua, il figlio è il vice sceriffo e ci conosciamo da moltissimi anni”

“Si mi ricordo, ma come fanno ad essere certi che sia proprio nelle mani di quest'uomo?”

“Il rapimento si è svolto con le stesse particolarità dei precedenti, la ragazza a quanto pare era andata a dormire, ma la mattina successiva la madre non la trovò, non era nella sua camera, quando lo sceriffo è giunto lì, ha notato che solo il letto era disfatto, ma non c'erano segni di effrazione, ne di scasso sulla finestra, neanche un' impronta, nulla, come se si fosse dissolta nel nulla.”

“Oddio...”, Maya era sconvolta, era terrorizzata a sentire i particolari del rapimento della sua ex compagna di classe.

“Maya sta attenta ti prego!” l'avvertì il proprietario

“Io e perché?”, non capiva perché le stesse dicendo di stare attenta, era come se stesse cercando di dirle qualcosa, aveva uno sguardo colpevole e molto triste

“ Devi dirmi qualcosa Dan?”

abbassò lo sguardo e si voltò verso la cucina , si mise immediatamente sulla difensiva , : “Era così per dire!”, quella frase resto in sospeso, come se volesse aggiungere altro, ma non lo fece, lei lo guardava come se provasse a cogliere il senso della frase ma non capì e lasciò perdere.

Dan uscì dal retro della cucina e chiamò al telefono lo sceriffo: “Rey dovremmo avvertire le persone, prima stavo quasi per dire a Maya, che le loro case...”, non gli fece finire la frase

“No nessuno può sapere! E' un vantaggio che non voglio perdere l'unica possibilità di catturare quel pazzo!” strillava al telefono come un matto

“Stai mettendo in pericolo le loro vite, se fossero a conoscenza... forse potrebbero almeno cercare di difendersi!”,

venne interrotto nuovamente: “Tieni la bocca chiusa! non ti permetterò di rovinare tutto!”, aveva 

una voce molto dura, era come se non si conoscessero più

“Ok se gli succede qualcosa sarai personalmente responsabile!”

“Fidati di me amico mio!”, la voce era diventata come una supplica

riagganciò, ma rimase seduto a fissare il telefono come se cercasse un'altra soluzione, che purtroppo non riusciva a trovare.

Il tempo scorreva, nel giro di due ore sarebbe arrivata Kelly, Maya guardava l'orologio come se volesse far scorrere il tempo più velocemente, un cliente la destò muovendo una mano in aria per attirare la sua attenzione, lei si mosse e andò verso il tavolo:” Vecchio Jhon che altro ti porto?”

“Un' altra birra, tesoro! Puoi chiamarmi anche il proprietario?” lui era sempre stata una persona molto alla mano, era stato il primo cliente che aveva conosciuto in quel posto,

“Vado subito, ti porto anche due noccioline già che ci sono!” si voltò di scatto e andò a cercare Dan: “Qualcuno ha per caso visto il proprietario?”, in cucina tutti negarono scuotendo la testa, a quel punto volle vedere se la macchina fosse ancora nel parcheggio, aprì la porta e lo trovò seduto su un fusto di birra vuoto, con il telefono in mano: “Tutto ok?” lo guardava un po' perplessa "Ti vogliono in sala!”

Lui annuì solamente senza dire una parola.

Maya torno in sala portando le cose al tavolo: “Ecco la birra con le noccioline, Dan arriva immediatamente!”, un sorriso le illuminò il viso

“Grazie tesoro!”

Lei si voltò e torno dietro il bancone, vide Dan con uno viso pallido recarsi al tavolo e sedersi davanti a Jhon, parlavano a voce molto bassa, lì fissò per qualche minuto, poi volse lo sguardo in direzione dell'orologio appeso sopra la porta d'ingresso, le mancavano pochi minuti e avrebbe staccato. Andò in cucina a ordinare i due hamburger con patatine doppie per poi dirigersi verso il bancone 

per preparare le birre, afferrò un bicchiere ma senza un motivo apparente le scivolò e si spaccò in mille pezzi, irritata fissò i pezzi di vetri sul pavimento , prese la scopa con una paletta e cominciò a pulire rannicchiata a terra.

“C'è qualcuno che lavora in questo posto?” Kelly si affacciò da sopra il bancone, sorridendole

“Per la gente che mi assilla no mi dispiace!”, iniziarono a ridere a quella frase

“Che bello vedere che almeno a lavoro sei attenta ai clienti! Mi fa molto piacere!”

“Il panino quasi quasi anziché darlo a te me lo porto a casa e lo mangio domani per colazione!”, scoppiarono a ridere in una maniera quasi coinvolgente, loro due erano così, si potevano rispondere male quando e quanto volevano, ma alla fine non potevano fare a meno l'una dell'altra.

“Tieni prendi le birre e cerca un tavolo io arrivo con le cose buone!”

“E' così che tratti i clienti?”

“I clienti come te si” intanto riempì due boccali grandi e li passò all'amica, che prese posto in un tavolo vicino alla parete a sinistra, Maya giunse poco dopo con i piatti e si sedette: “Allora dimmi cos'era la storia di vitale importanza per cui mi hai chiamato tutta stanotte?” chiese curiosa, Kelly drizzò la schiena e sembrò diventare una senatrice anche nel tono della voce: “Allora...” fece un 

respiro lungo come se stesse per dire qualcosa di sconvolgente.

“Shon ieri verso mezzanotte mi ha scritto un messaggio!” iniziarono a mangiare dopo quella rivelazione, anche se lei era più presa ad esporre la serata di ieri che a fare altro,“Ha detto che vuole vedermi per parlare, forse vuole tornare con me, tu che ne pensi?”

“Non chiedermi queste cose, che poi ci rimani male se ti dico le cose come stanno...”, si guardarono un attimo negli occhi

Kelly voleva sapere :”Dai dimmi!”

“Per me è solo che non ha nessuno con cui uscire e di conseguenza chiama te!”, disse senza mezzi termini

“Sempre così cinica! Menti per favore!”, lo sguardo era in cerca di compassione,

a quegli occhi non poteva continuare ad essere così fredda e distaccata : "Vi incontrerete e scatterà di nuovo la scintilla... quella che Shon ha perso molto tempo fa, poi vi sposerete e deciderete quanti figli avere, comprerete la casa a fianco alla mia, e dovrò farvi da baby sitter, visto che voi due sarete troppo impegnati a fare i piccioncini, va bene così?”

“Hai esagerato un po'!ma potrebbe andare, mica sono come te impassibile a tutti i ragazzi?”, fece un sorrisino malizioso all'amica .

“Non è che sei lesbica, sai che a me puoi dire tutto!” a quell'affermazione

scoppiarono in una risata

“No tranquilla mi piacciono i ragazzi, e lo sai bene!”, continuarono a ridere, “Qui non ci sono ragazzi non è colpa mia! Tornando al discorso di prima, quando vi vedete?”, sapeva che l'unico modo per cambiare argomento era farle ricordare Shon,

“Tra tre settimane! Oddio che mi metto?”

“Manca tantissimo, beh, potreste vedervi direttamente il prossimo anno già che ci siete!”

“Scema! non è in città!”

“Dov'è andato mio cognato senza avvertirti?” Maya aveva un tono ironico

“E' andato tre mesi dai nonni!”

“Ma non erano morti?”, lei non si scordava mai nulla, infatti ricordava un giorno, mentre loro parlavano e lui aveva detto che erano morti entrambi quando era piccolo, questa cosa le sembrava molto strana.

“Ma che dici! Lo stai confondendo con qualcun altro!” lei a differenza dell'amica non ricordava 

molto bene le cose

“Forse hai ragione tu, lo avrò confuso...” era ancora un po' perplessa ma per non andare incontro ad una discussione gliela diede vinta.

“Sei sempre la solita!”

“Dai forse quel giorno avevamo bevuto troppo!” fece un sorriso di scuse

“Parlando di cose serie mamma vuole andare in Francia da papà”, si scambiarono uno sguardo complice

“Dimmi che non è uno scherzo?”

“Secondo te posso scherzare su queste cose?”

“Mega festa da te?”, era elettrizzata, “Anzi appena va via la organizziamo intanto verrò a dormire da te poi ci pensiamo!”

“Così è la volta buona che mi licenziano!”, sapeva che con l'amica in casa avrebbero fatto tardi ogni singola notte.

Dopo essersi scolate due birre, videro che si era fatta l'ora di andare. Uscite dal locale le ragazze si salutarono e andarono verso le corrispettive auto.

Maya guidava verso casa e il ricordo di Dan la turbava molto, non capiva il suo atteggiamento. Arrivata a casa, si diresse in cucina, la luce era accesa come sempre, la madre aveva quell'abitudine, sul tavolo notò immediatamente un biglietto di carta con su scritto:

“Sono stata in agenzia domani ritiro il biglietto,

parto il 23 sera, vedi di farti dare la serata libera

mi devi portare all'aeroporto! Notte tesoro!”

Era contenta che almeno la madre si sarebbe allontanata da quella città. Spense la luce e si diresse in camera sua, si spogliò e si infilò il pigiama, una maglietta di una taglia in più, vecchia, ma le piaceva molto per dormire, vista la comodità. Si sdraiò sul letto e con la mente tornava a quel pomeriggio, non sapeva neanche lei perché non si toglieva dalla mente l'immagine di Dan che le diceva di stare attenta. Alle tre alla fine si addormentò.

L'indomani al suono della sveglia si catapultò fuori dal letto e scese, la madre era in cucina che canticchiava una canzone che stava passando alla radio,

“Mamma ti vedo allegra!”

“Certo vado da mio marito, finalmente lo rivedo!”, le poggiò la colazione sul tavolo

“Ho fatto il biglietto solo di andata almeno torno con tuo padre!”

“Quindi sai quando vai, ma non sai quando torni, e brava mamma!”, disse in maniera molto sarcastica

“Non fare così Maya, sai bene che non mi va di lasciarti, ma tu stai sempre fuori sono stanca di stare a casa da sola!”

“Sono contenta per te mamma davvero, la Francia ti è sempre piaciuta, poi Parigi, potreste restare a vivere lì e non è un modo di dire!”

“Voglio proprio vedere come farai senza di me!”

“Posso cavarmela benissimo da sola, non ho più due anni! Quindi stai tranquilla!”, erano molto legate, fin da piccola, la madre era un punto di riferimento per lei, non si erano mai lasciate per così tanto tempo, poi non sapeva neanche quando e se sarebbe mai tornata, non poteva dirle di restare non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Si preparo e andò a lavoro, giunta nel parcheggio chiamò Kelly

“Ho delle novità per lei, Madame!”, fece con voce molto diplomatica, “Mia madre parte il 23 di sera ,e lei signorina è ufficialmente invitata a casa mia!”,

dall'altra parte del telefono la sentiva ridere: “Perfetto! inizio ad organizzare qualcosa, intanto sappi che porto da bere!”

“A mia madre non deve giungere nessuna voce!”

“Tranquilla dai ci aggiorniamo! Buon lavoro!”
 

Il turno cominciò, ed il giovedì era come se iniziasse il week-end, i locali si riempivano, la serata era stata movimentata fortunatamente senza inconvenienti, in un momento di tranquillità trovò Dan intento a sistemare l'erogatore della birra, decise di cogliere l'occasione per domandargli di nuovo di ieri :

“Dan senti, riguardo a ieri ci sono novità su Amy?”

“No nulla di nuovo! Già che sei lì potesti passarmi le pinze, sono sopra il bancone!”, aveva la voce affaticata, come se stesse facendo uno sforzo fisico

“Quindi ancora nulla...”, gli porse le pinze

“Maya che ti serve?”, la conosceva troppo bene, sapeva quando c'era qualcosa che non andava

“Sai mia madre parte il 23 e vuole che la accompagno all'aeroporto...”, si salvò per un soffio, non poteva giocarsela male, quindi decise di non chiedergli nulla riguardo il giorno precedente,

“Si certo te lo puoi prendere tranquilla, se mai mi servisse un aiuto ti chiamo o vieni più tardi! Va bene o vuoi proprio la serata libera?”

“Bé se fossi libera... Scherzo per me è uguale, vedi tu se ti servo o meno, io comunque dopo che lascio mamma vengo qui a bere una cosa!” aveva un faccino tenero

“Va bene decideremo sul momento!”

“Grazie! Grazie! Grazie!”

La serata terminò, e i giorni frenetici continuavano a passare senza sosta, in un attimo era già giunto il momento della partenza di Mary.

Maya non sapeva che quel giorno avrebbe conosciuto un ragazzo, e le avrebbe ricordato il significato di una parola a lei sconosciuta da molto. L' “Amore”.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


 

II° Capitolo


 

23 Maggio 2014


 

Le valigie erano davanti alla porta di casa e Mary continuava a parlare a macchinetta:

“Ricordati di chiudere il gas, le luci quando esci lasciale accese, ti ho riempito il frigo, mangia, non fare sempre tardi...”, era visibilmente molto ansiosa all'idea di lasciare la figlia da sola

“Muoviti mamma o perderai l'aereo! Prendi quella valigia e mettila in macchina!”

salirono in macchina e si diressero all'aeroporto. Arrivate, parcheggiò, si avviarono verso il terminal e si abbracciarono forte.

“Ora devo andare tesoro, ci siamo...”, aveva gli occhi lucidi

“Dai ora non metterti a piangere! Abbraccia papà da parte mia!”, cercava di trattenere le lacrime

“Appena arrivo ti mando un messaggio e ci sentiremo spessissimo!”, sorrise con le lacrime che le rigavano il viso

“Va bene, buon viaggio mamma!”

“Ciao piccola mia!”, alzò la mano per salutarla e si avviò sparendo nella folla.

Maya era rimasta ferma a guardare le persone che si muovevano frenetiche per cercare il proprio volo, le lacrime ormai avevano preso il sopravvento, scendendo veloci come un fiume in piena, tentò invano con il palmo della mano di asciugarsi gli occhi, senza risolvere nulla, così decise di andare.

Arrivata a casa , si preparò un bel bagno e chiamò Kelly cercando in lei un po' di conforto. Il telefono squillava

“Mamma è partita...”

“Ma non dovresti essere contenta anziché frignare come una bambina?”

“Non sto piangendo... Sono solo un po' giù...”

“Un po' dici... ma se lo dici tu!”, la scherniva per tirarla su di morale

“A parte gli scherzi quando vieni?”

“Stasera vengo! Però posso restare fino a lunedì poi ho dei giri e il lavoro...”

“Meglio di niente, dai io mi riposo un po' a dopo!”, attaccò e si mise a mollo nella vasca con la musica come sottofondo addormentandosi.

 

Kelly nel frattempo decise di chiamare una loro vecchia amica Dajana.

Era cresciuta con loro anche se aveva 4 anni in più, però da 6 anni si era sposata e aveva messo su famiglia andando in una cittadina a 30 km da lì, quindi si erano viste di meno, si sentivano spesso e quello era l'importante, avevano un legame particolare, unico.

“Hey ragazzina! da quanto tempo, che si dice?”, si sentiva che era contenta della chiamata

“Dajana tutto bene diciamo...”

“Perché?”

“Bé Maya è sola a casa e volevo chiederti se ti andava di fargli una sorpresa e venire a casa sua, sai non è abituata a restare da sola, io posso stare fino a lunedì....”

“Certo posso venire, ma massimo un giorno... Devo andare a Los Angeles con mio marito abbiamo programmato la vacanza da molto...”

“Meglio di niente, almeno stai con lei visto che è anche da molto che non vi vedete!”

“Dai allora ci vediamo lunedì!”

“Grazie mille!”

“E di cosa, è anche amica mia!”

Riagganciarono. Kelly era contenta di sapere che l'amica sarebbe venuta a trovarle.

 

Maya era immersa nella vasca, con gli occhi chiusi e la testa appoggiata al bordo ascoltava la musica che proveniva dalla sua stanza, dopo un ora si stanco di stare ammollo nell'acqua, aveva ormai le dita lesse e questo la spinse ad uscire, afferrò un asciugamano grande rosa e ci si avvolse dentro, improvvisamente sentì un brivido lungo la schiena e lo specchio si appannò, faceva freddo troppo per quella stagione poi così all'improvviso, era strano, diverso, si girò di scatto come se avvertisse qualcuno dietro di lei, ma non c'era nessuno, corse nella sua stanza e chiuse la porta alle sue spalle, era terrorizzata, spense la musica per ascoltare anche il più piccolo rumore. Un'ombra nera dietro la sua porta, non era umana, era avvolta come da una nube fitta che trasmetteva paura, scura come una notte senza stelle, spaventosa, dietro la porta come se si stesse nutrendo del terrore che emanava la ragazza, in un secondo scese le scale come spinta da una folata di vento e si rifugiò nello sgabuzzino lasciando la porta socchiusa, ridendo mentre lasciava la casa.

Quella risata spettrale la fece trasalire, era bloccata, non riusciva quasi a respirare, non capiva se fosse solo paranoia o qualcosa di inspiegabile, l'unica cosa certa era che doveva uscire da quella casa, ma era nuda, aveva ancora le goccioline d'acqua che le scendevano lungo il collo, l'unico rumore percepibile in quel momento era il cuore che le stava scoppiando nel petto. Dopo un po' si fece coraggio, si vestì, afferrò la maglietta, il telefono e spalancò la porta della sua camera, guardò fuori e non vide nessuno, fu allora che prese ancora più coraggio, scese le scale prese la borsa e le chiavi e uscì correndo, aveva i capelli bagnati ed era in reggiseno, ma questo non le importava, voleva solo uscire da lì, si sedette sulle scale davanti casa, in cerca di calore, con il viso rivolto verso il sole, tremava ancora, non riusciva a smettere di pensare a ciò che le era appena accaduto.

Dall'altra parte, di fronte casa sua un ragazzo stava togliendo le valigie dalla propria auto per portarle dentro casa, finito quell'andirivieni guardò in direzione di quella strana ragazza mezza nuda, e restò a fissarla mentre saliva in macchina, era come ipnotizzato da quella visione, gli sembrava un angelo, bella da togliere il fiato, avrebbe voluto andare da lei e parlarle ma non gli sembrava il caso. In fin dei conti lui non era lì per divertirsi ma bensì per lavorare. Mise in moto e partì.

Sentendo il rumore di un auto si infilò la maglietta, trovò la forza di alzarsi e salì in macchina, tutto molto velocemente,appoggiò la testa al sedile e si guardò riflessa nello specchietto retrovisore, era bruttissima, si sentiva come uno straccio ed era in procinto di piangere, ma doveva trattenersi, non poteva lasciarsi andare, cercò nella borsa trovò il pettine e il porta trucchi, si diede una sistemata veloce, mascara, matita nera, un po' di fondotinta, rossetto e il viso era tornato quello di sempre, per i capelli non sapeva come fare, poteva solo pettinarseli, si ricordò in quell'istante che al pub da lei avevano un phon e decise di correre lì, almeno avrebbe avuto un aspetto decente per la serata. Mise in moto e andò al pub. Parcheggiò come sempre sul retro, aprì la portiera e scese, in quel momento notò che aveva solo i calzini senza le scarpe, si mise una mano sulla fronte e muoveva la testa da destra a sinistra, ad un tratto si ricordò che aveva della scarpe dietro, non molto comode ma pur sempre era qualcosa,un decolté nero, in maniera furtiva si guardò intorno aprendo il portabagagli si infilò le scarpe lanciando i calzini all'interno ed entrò nel pub. Entrando salutò tutti e si diresse veloce verso il bagno, sistemandosi i capelli, si guardò allo specchio e si senti molto meglio. Si sentiva ancora strana, impaurita, si sedette dall'altra parte del bancone guardando il telefono, immobile, respirando lentamente era assente e Dan lo notò: “Tutto bene Maya?”

“Si...”, fu quasi un sussurro la sua voce

“Avanti che succede?”

“Niente davvero...”, Si fissarono per qualche secondo, “Penso di star impazzendo!”

“Perché?”, la guardò perplesso

“Penso che ci fosse qualcuno in casa... ma è impossibile...”, strinse il telefono tra le mani

“Dai racconta!”, Dan guardò alle sue spalle, dove c'era lo sceriffo

“Non saprei come spiegartelo... lo specchio si è appannato, poi il freddo e la risata...”, non trovava le parole per descrivere ciò che le era successo

“Non stare a casa da sola se hai queste sensazioni!”, si era irrigidito ed era molto spaventato

“Si almeno evito di impazzire del tutto!”, sorrise

Dan si allontanò da lei e si diresse al tavolo di Rey che era seduto davanti ad un ragazzo, si lanciavano strani sguardi

“Quindi è lui che si dovrebbe occupare del caso?”

“Si Lui è Ryan Theron ci aiuterà fidati!”

“Dan è un piacere!”, era un ragazzo molto serio di bel aspetto, riusciva a conquistare la fiducia di tutti grazie al suo sorriso e hai suoi occhi verdi che trasmettevano sicurezza, almeno così dicevano

“Ma è un ragazzino!”, guardo verso Rey con uno sguardo di rimprovero

“Bé questo ragazzino lavora proprio con queste stranezze, lo faccio di professione come tu gestisci questo pub, solo che tutta la mia famiglia da quando sono cominciate queste cose lavora in questo campo, quindi sono generazioni, ed è tutta esperienza per me! Infatti sono il migliore! Se non vi sto bene posso anche andarmene, ho di meglio da fare!”, si alzò e si sistemò la giacca di pelle nera

“Aspetta non puoi lasciarci con questa cosa!”, guardo verso Dan cercando di farlo ragionare, “Andiamo, vuoi altri morti?”

“Meglio di niente... Spero solo che sai quello che fai!”, lo guardò indicando Maya

“Si, non preoccuparti, l'unico problema è che il bastardo non lascia tracce, quindi la nostra unica pista è quella ragazzina lì, che da quanto ho capito in pieno giorno ha avuto una visita!”, sorrise pensando che proprio lei era la donna mezza nuda vista poco prima, “Quindi, dovrò tenerla d'occhio, forse lei sarà la prossima e questa è già una cosa a nostro vantaggio, non pensate?”, aveva uno sguardo complice

“Stai scherzando vero?”, urlò Dan sbattendo le mani sul tavolo e facendo voltare tutti nel locale

“E' l'unico modo che abbiamo... Anche a me non piace la cosa, ma dobbiamo prenderlo a tutti i costi!”

“Esatto quindi lasciami lavorare!”, era cambiato anche nell'atteggiamento, era diventato spavaldo, aveva un aria di sfida

“Almeno avvertitela, povera piccola...”,

“No, anche a me si stringe il cuore ma cos'altro possiamo fare...”, Rey guardava il suo amico con occhi tristi, sapevano entrambi che dovevano fermare quel mostro.

Si sedettero tutti e tre e continuarono a parlare sempre a voce molto bassa.

Ryan non riusciva quasi a staccare gli occhi da Maya,lì sola, gli dispiaceva che proprio a lei fosse toccata quella sorte, la fissava, guardava le sue mani affusolate, gli occhi scuri, che si vedeva fossero immersi in un pensiero troppo difficile visto che le labbra erano contratte in una smorfia, simile a quelle di dolore, ogni dettaglio di lei lo faceva impazzire, anche il lento movimento della schiena mentre respirava, voleva sfiorarla, in quel momento avrebbe voluto abbracciarla stringerla forte a sé e tranquillizzarla, purtroppo non poteva, quello strano sentimento che si stava facendo largo dentro di lui doveva metterlo a tacere, sapeva fin troppo bene che provare qualcosa per una vittima non era ammesso nel suo lavoro, soprattutto visto l'alto tasso di mortalità che aveva riscontrato.

 

“Buonasera!”, Kelly fece capolino alle spalle di Maya

“Alla buon'ora!”, l'aveva come svegliata, si sentiva rintronata ancora

“Ho fatto il prima possibile, in quel negozio tutti avevano bisogno di me oggi!”, fiera di se stessa mentre lo diceva

“Immagino...!”, era sarcastica

“Simpatica come sempre vedo!”, si girò per cercare un tavolo, “Beviamo qualcosa e diamo inizio alla serata!”, si sedette al tavolo dietro i tre che stavano parlando, aveva notato il nuovo arrivato in città seduto con loro, essendo una cittadina piccola faceva molto scalpore, e le notizie su di lui iniziavano ad essere veramente tante.

Maya guardò l'amica e fece il giro del bancone per preparare due birre, poco dopo le mise sul vassoio insieme ad una ciotola di patatine e una di noccioline e si diresse verso il tavolo, evito i primi clienti e quando mancavano pochi passi per arrivare si fermò a guardare il ragazzo più bello che avesse mai visto, diventò immediatamente rossa, il suo viso quadrato con i lineamenti duri, quegli occhi verde smeraldo la ipnotizzarono, sapeva che se lui l'avesse guardata sarebbe potuta svenire per l'emozione, poi le labbra carnose così perfette che sembravano dipinte, era lì imbambolata quando lui si voltò si scambiarono uno sguardo, si persero entrambi l'una negli occhi dell'altro, sembravano come due ragazzini. Lui le sorrise timidamente e lei ricambiò, si sentiva andare a fuoco per quanto stesse arrossendo. D'un tratto si rese conto che era lì impalata da troppo, abbassò lo sguardo e giunse al tavolo di Kelly poggiando il vassoio, le ragazze si scambiarono un lungo sguardo d'intesa, presero le birre e mandarono giù un sorso, il campanello della cucina suonò e Dan dietro Maya a voce molto alta :

“Puoi andarli a prendere tu i piatti per favore?!”

Lei si voltò e annui, andò a prendere i piatti e quando capì che andavano al loro tavolo le venne quasi un mancamento, stavolta però non voleva comportarsi come prima, quindi fece un bel respiro e si avviò decisa verso il tavolo, man mano che si avvicinava sentiva il cuore battere sempre più forte, la fronte si stava riempiendo di sudore, sentiva già le goccioline scendergli sul collo, giunta al tavolo i tre si voltarono verso di lei, cercò in tutti i modi di non incrociare il suo sguardo:

“Per chi è il doppio cheeseburger con patatine?”,

“Mio grazie!”, Ryan le tolse il piatto dalle mani e cominciò immediatamente a mangiare

“Un insalata mista grande?”

“Per me, alla mia età devo pensare alla linea!”, Rey era serio si vedeva che era turbato

“Quindi questa mega porzione di alette è per te Dan!”, lo disse come un rimprovero

“Io non devo pensare alla linea!”, e le sorrise.

“Si certo come no! Bé buon appetito!”, fece per andarsene quando Rey le prese il braccio, si gelò immediatamente

“Ho saputo che stai a casa da sola... Ricordati di chiudere bene le porte!”, aveva un tono molto serio

“Cosa stai cercando di dirmi?”, aveva la pelle d'oca

“Solo per evitare disgrazie tutto qui!”

Dopo quella frase lei esplose: “Deve dirmi qualcosa, ho anche ad Amy ha detto la stessa cosa?”

“Ragazzina stai calma e modera il tono della voce!”, era alterato e non poco

“Mi calmerò quando deciderà di lasciarmi il braccio!”, era furiosa

“Lasciala!”, Ryan aveva uno sguardo inquietante e il tono della voce era freddo e distaccato,

Rey la lasciò immediatamente andare, ma non staccava gli occhi da lui, era come se stessero discutendo ma senza dirsi neanche una parola, alla fine abbassò lo sguardo guardando il suo piatto

“Ti ha fatto male?”, era preoccupato per lei

“No...”, Maya arrossì e abbassò immediatamente lo sguardo massaggiandosi con l'altra mano il punto in cui l'aveva stretta, “Sto bene grazie!”, cercò di sorridergli ma era troppo agitata

“Devi scusarlo è solo molto agitato ultimamente!”, lui fece un sorriso da togliere il fiato a chiunque, “Comunque mi Chiamo Ryan Theron piacere!”, le tese una mano continuando a sorridere

lei si sporse in avanti per stringere la sua mano, “Maya...”, Aveva la gola secca e le mancava il respiro senza dire nulla li superò e andò a sedersi davanti all'amica sorridendo come un idiota.

Lui avrebbe voluto continuare a parlarle ma era praticamente scappata, restò a fissare il punto dov'era finché non si senti gli occhi puntati addosso, si voltò a guardare Dan e Rey, e si appoggiò allo schienale per stare più comodo: “Qualche problema signori?”

“Lasciala perdere!”, Dan era molto serio

“Sono serio sul mio lavoro non si preoccupi!”

“La tua fama di sciupa femmine ti precede!”, Anche Rey aveva cambiato il tono

“Spero di non essermi fatto solo quella fama!”, rideva come un bambino

I tre continuarono a mangiare lasciando il discorso in sospeso.

La serata ormai era terminata le ragazze decisero di andare a casa, appena uscirono Kelly inondò di domande Maya

“Allora ho visto il tuo sguardo verso quel ragazzo ti piace vero?”

“No è molto attraente questo è vero... devo ammettere che ha un sorriso fantastico... Ma...”, tornò con la mente a Ryan e si ammutolì

“ Non dirmi che ti stai innamorando!”

“No ma che dici!”, sorrise mentre parcheggiava l'auto davanti casa sua

“Bé spero solo che tu abbia intenzione di conoscerlo meglio!”

“Si ci parlerò di più la prossima volta!”, la guardò sorridendo a denti stretti e spense il motore, “Ora andiamo!”, scesa dall'auto guardò verso la casa e rabbrividì

“Allora vuoi muoverti!”

“Eccomi!”, salì le scale e aprì la porta,

nella sua mente riaffiorò il ricordo della risata spettrale del pomeriggio cercò di scacciare il ricordo, prese una bottiglia di whisky con due bicchieri e iniziarono a bere e chiacchierare finché non si addormentarono nel salone, una su una poltrona singola e l'altra sdraiata sul divano.

Ryan tutta la notte non riuscì a togliersi il viso della ragazza dalla testa, doveva aiutarla non poteva lasciarla morire, forse avrebbe potuto addestrarla e farle conoscere il suo mondo, ma in così poco tempo come fare, se poi lei non le avesse creduto, o peggio avrebbe potuto aver paura di lui e questa cosa lo turbava molto, quindi continuò a scervellarsi per trovare una soluzione.

La mattina seguente Maya si svegliò, era ancora rintronata quindi preparò il caffè, salì di sopra e si spogliò gettando i vestiti a terra, si diede una rinfrescata in bagno, prese la maglietta con cui dormiva e scese di sotto, ormai il profumo del caffè aveva invaso tutta la casa, amava quell'odore, si riempì una tazza e uscì sulla veranda che dava sul mare, rannicchiandosi su una poltrona, il rumore delle onde e il profumo della brezza marina la inebriava, la rilassava molto ad un tratto vide un ragazzo fare jogging che si diresse nella casa affianco alla sua, entrando nel giardino si tolse la felpa con la maglietta fradicia e la getto su una sedia che stava li fuori, era Ryan a torso nudo, aveva ancora il fiatone, lei restò a guardarlo come se stesse ammirando una statua di qualche divinità greca, era perfetto, addominali scolpiti, bicipiti ben marcati e le spalle erano muscolose, non sapeva se avvicinarsi a salutarlo o restare lì ad ammirarlo, ci penso un po' e decise di restare lì. Lui si stava allenando duramente, quando ad un tratto si alzò e si voltò come se si fosse accorto di lei, con passo deciso si avvicinò allo steccato che divideva le case

“Buongiorno vicina!”, lui si appoggiò sulla recinzione sorridendo, aveva ancora il fiatone

“B-buongiorno!”, non se l'aspettava, decise di alzarsi per andargli incontro, “Vedo che ti alleni molto!”

“Si amo allenarmi! La mattina presto è il momento migliore”, lui si mise una mano sul petto

“Vedo vedo!”, in quel momento da vicino notò che aveva il corpo coperto di cicatrici, non si notavano molto,

“Quando vuoi allenarti con me sei la benvenuta!”, lui continuava a guardarla aveva la maglietta leggermente lunga che le copriva a malapena il sedere

lei se ne accorse e arrossì, cercò di allungarla il più possibile con le mani: “Ora devo rientrare se ti serve qualcosa puoi venire a bussare quando vuoi!”, lei si voltò cercando di non cadere su qualche sasso in giardino

“Hai delle belle gambe comunque non dovresti coprirle!”, sorrideva

“G-g-Grazie...”, corse dentro casa appoggiandosi alla porta e lasciandosi cadere a terra, il cuore le stava per uscire dal petto, alzò lo sguardo e la sua amica era lì davanti a lei che rideva di cuore, : “Non voglio che dici una parola!”, rideva anche lei, immaginava che la scena vista da fuori sarebbe dovuta essere alquanto simpatica.

Ryan fuori era rimasto imbambolato ripensando a Maya in pigiama, continuava a chiedersi perché le stava piacendo tanto e non trovava una spiegazione, lui era come aveva detto Rey, non si era mai affezionato a nessuna, mai una donna era riuscita a far breccia nel suo cuore, eppure quell'angelo lo stava cambiando. Non gli piaceva affatto ma doveva essere realistico, il solo pensiero che lei si sarebbe potuta fare del male lo mandava su tutte le furie, sbatte i pugni sullo steccato ferendosi una mano, era nervoso perché questa situazione non poteva controllarla, tornò dentro casa e si fasciò velocemente giusto per non sporcare la casa con il sangue. In quel momento si ricordo di un libro che conteneva la magia delle fate, nessuno era mai riuscito ad aprirlo da più di 3 secoli, ma forse la risposta poteva essere proprio lì dentro iniziò a cercarlo per tutto il giorno, chiamò anche un suo vecchio amico:

“Jensen amico mio da quanto tempo!”

“Ryan che onore come mai questa chiamata?”

“Sto cercando il libro delle fate ti ricordi per caso se me l'avevi ridato?”

“Amico certo che te l'ho restituito tanto non si apriva, ha un incantesimo troppo potente anche per uno stregone come me!”

“Giusto... Quindi sarà qui da qualche parte!”

“Cacciatore non cercare di aprirlo sai bene che nessuno sa cosa ci sia al suo interno! La magia delle fate è troppo potente non devi scherzarci!”

“Lo so ma forse lì dentro può esserci un incantesimo o qualcosa che possa aiutarmi a risolvere questo caso!”

“Hai trovato un osso duro finalmente!”

“No è solo un bastardo che nasconde bene le sue tracce, tu non hai per caso un incantesimo di protezione?”

“Quel fantasma è troppo forte, poi se non sappiamo bene che cos'è non posso inventarlo così, potrebbe ritorcertisi contro! Comunque continuo a chiedere in giro!”

“Grazie ti devo un favore!”, si fidava molto del suo amico

“Mi hai salvato la vita saremo pari sempre! A presto!”

Ryan attaccò continuando a cercare.

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3261963