Amore in ogni momento

di isa chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** Incontro e scontro ***
Capitolo 3: *** Periodo di compiti ***
Capitolo 4: *** Pentimento ***
Capitolo 5: *** Cambiamenti ***
Capitolo 6: *** Attrazione fisica ***
Capitolo 7: *** Innamoramento ***
Capitolo 8: *** Un pomeriggio alternativo ***
Capitolo 9: *** La cena ***
Capitolo 10: *** Una serata divertente ***
Capitolo 11: *** Cambio look ***
Capitolo 12: *** La notte più lunga dell'anno ***
Capitolo 13: *** La prima volta ***
Capitolo 14: *** Verità svelate ***
Capitolo 15: *** Il guaio ***
Capitolo 16: *** Confessioni ***
Capitolo 17: *** Confusione ***
Capitolo 18: *** Una nuova storia ***
Capitolo 19: *** Riflessioni ***



Capitolo 1
*** Primo giorno di scuola ***



CAPITOLO 1 - PRIMO GIORNO DI SCUOLA
Era una calda mattinata autunnale e la città si stava pian piano svegliando. Una ragazza si stava rigirando sotto le coperte. Aveva spento il trillo della sveglia decisa a continuare a dormire. La porta della sua stanza si aprì.
-Giulia, ma sei ancora a letto?-
La ragazza mugugnò qualcosa di indecifrabile.
-Forza pelandrona, tirati su dal letto altrimenti farai tardi al tuo primo giorno a scuola!-
A quelle parole aprì gli occhi e si alzò. 
-Cavolo mamma! Ma non potevi lasciarmi dormire? Lo sai che non ho voglia di andarci!-
-Ma dai che ti ritrovi con tutti i tuoi compagni di classe! Non ne sei entusiasta?-
-Per niente!- rispose trascinandosi in bagno per le proprie esigenze.
Dopo essere tornata in camera si tolse il pigiama e si cambiò. Si mise una T-shirt rossa, un paio di jeans strappati e le sneakers nere. Si sentiva sempre a proprio agio così conciata e preferiva evitare di mettersi gonne o vestiti. Inoltre, per affermare la propria immagine era andata dalla sua parrucchiera di fiducia e si era fatta fare un nuovo taglio di capelli sbarazzino e si era rafforzata la tinta castano scuro.
Non le piaceva truccarsi: preferiva uscire di casa mostrando il viso al naturale; si limitava a mettere un po’ di matita attorno ai suoi espressivi occhi azzurri e un po’ di rimmel sulle ciglia.
Afferrò la propria cartella e andò in cucina per bersi un bicchiere di succo all’arancia e assieme a sua madre uscì dal condominio per poi salire in macchina.
-Dai che oggi ti accompagno io, che poi ti vado a fare l’abbonamento annuale per l’autobus, almeno puoi viaggiare come ti pare-
-Wow che novità!- disse Giulia sbuffando.
Qualche minuto la madre la lasciò al liceo dicendole che la sarebbe andata a riprendere a fine lezione.
-Mi raccomando, non marinare la scuola e comportati bene!-
-Cercherò di fare il possibile, ci vediamo-
Sua madre andò via al lavoro e Giulia girò i tacchi ed entrò nell’atrio del liceo. Come ogni inizio d’anno scolastico si sentiva poco volenterosa e costantemente distratta: la scuola era una cosa per lei posta in secondo piano.
“Chissà dove cavolo è la mia classe!”
In quel momento sentì il cellulare suonare e lo estrasse dalla cartella notando che era un sms della sua migliore amica Sandra.
“Buongiorno! Siccome per strada c’è un po’ di traffico, credo di arrivare a scuola un po’ in ritardo. Mi potresti occupare il posto accanto al tuo? =)”
Giulia sorrise e rispose all’SMS.
“Certo bellissima! =D”
La ragazza guardò la pianta della scuola notando che la sua classe si trovava al piano superiore. Così salì le scale ed attraversò il corridoio. Trovò la porta della 5°A ed entrò.
-Ciao Giulia! Tutto bene?- chiese qualcuno dei suoi compagni-
-Buongiorno! Si dai e voi?-
-Tutto bene! Ma la sai la novità di quest’anno?-
-No, qual è? Ci saranno più scioperi perché nessuno avrà voglia di lavorare?- chiese con aria annoiata.
Prese a parlare una sua compagna di classe.
-Ma no! La novità è che nella classe 5°B hanno una nuova alunna e si tratta della figlia della famosa scrittrice Amanda Smith, non dirmi che non lo sapevi!-
-No non avevo sentito niente del genere-
I ragazzi non smettevano di parlarne e lanciavano sfide per conoscerla e chiederle di uscire.
-Bè io vado a sedermi al mio posto-
Giulia scelse quello vicino ad una finestra per facilitarle il modo di distrarsi quando non aveva voglia di seguire le lezioni.
-Buongiorno zuccherino! Quel posto accanto a te è libero?- Giulia si voltò e si ritrovò davanti ad un ragazzo biondo con i capelli a spazzola, con gli occhi verdi. Indossava una camicia bianca che ricopriva i pantaloni blu e che a loro volta ricadevano sulle scarpe bianche e grigie.
-Buongiorno Lorenzo! Spiacente, ma il posto è già stato prenotato da Sandra!-
-Bè, se è per questo allora mi metto nel posto dietro al tuo, così potrò osservarti mentre studiamo-
-Allora sarà un’impresa per te concentrarti-
-Con una bella ragazza come te per me è difficile anche ragionare-
Lorenzo era innamorato pazzo di Giulia ed erano anni che cercava di conquistarla, senza però avere successo.
In quel momento Sandra entrò in classe in tutta fretta e si sedette accanto a Giulia.
-Allora pronta per questa nuova avventura? Chiese sorridendo-
Giulia se ne stava appoggiata sul banco imbronciata.
-Certo, non si vede?-
-Dalla tua faccia direi di no!- rispose sarcastica scrutandola con i suoi occhi marroni e sistemandosi i suoi lunghi capelli biondi dietro le spalle. Indossava una maglietta rosa, un paio di jeans e degli stivaletti marroni chiaro
In quel momento entrò là professoressa di italiano e tutti si alzarono in piedi per il saluto.
-Buongiorno a tutti ragazzi! Passate bene le vacanze?-
-Certo!- risposero gli alunni in coro.
-Bene, allora facciamoci una bella chiacchierata! Raccontatemi delle vostre esperienze!-
Come al solito, la prof di italiano aveva la pessima abitudine di impicciarsi degli affari altrui e ad ogni inizio quadrimestre chiedeva a tutti di come erano andate le vacanze estive.
-Ehy Giulia, tu cosa hai fatto durante l’estate?- chiese la prof.
-Quello che mi pareva-
La sua compagna di banco le diede una gomitata.
-Ehm, cioè volevo dire che mi sono dedicata a me stessa e ai miei interessi-
-Te la sei presa comoda eh?-
-Già, proprio così!- concluse Giulia ridendo. Poi si voltò verso la finestra a pensare a quanto fosse impicciona la prof e ad ascoltare i racconti degli altri.
L’ora di italiano passò e dopo ci fu l’ora di matematica e di storia. Poi la campanella suonò e fu l’ora della ricreazione.
Giulia e Sandra uscirono dalla classe per andare a comperare uno snack al distributore automatico prima che venisse preso d’assalto dalle alunne del primo anno. Dopo aver mangiato e bevuto risalirono il piano e passarono di fronte ad una classe dove vi era un gruppo di ragazzi e un altro di curiosi intenti a sbirciare nell'aula.
-Per caso quella è la classe dove sta la figlia di quella scrittrice famosa?-
-Così pare. A me hanno parlato di lei e hanno detto che è una tipa molto simpatica-
-Bah! secondo me è la classica snob che vuole fare bella figura per via della sua popolarità-
-Però io un’occhiata la darei… dai Giulia, ci proviamo a conoscerla?-
-Se non c’è altro di interessante possiamo ficcanasare un po’-
Le due si avvicinarono al gruppo di curiosi che se ne stavano raggruppati attorno alla ragazza e la notarono in mezzo alla folla. Aveva la pelle chiara ed era poco più alta delle due, aveva lunghi capelli rossi e gli occhi azzurri e un sorriso dipinto sulla faccia. Indossava una camicetta verde, un paio di jeans e delle scarpe marroni Si rivolgeva a tutti coloro che le ponevano delle domande scherzando e ridendo.
Sandra sorrise mente Giulia se ne stava tutta concentrata su di lei.
-Certo che è davvero una bella ragazza, non credi?-
-Si, devo ammettere che è davvero carina…però mi sembra così troppo sicura di se…-
-Giulia! Vuoi smetterla di studiarla passo per passo? E’ soltanto spaesata e sta cercando di essere al proprio agio-
In quel momento sopraggiunse una ragazza super entusiasta e con un libro in mano.
-Ehy! Potresti firmarmi il nuovo libro scritto dalla tua super geniale mamma?-  chiese questa con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
-Certamente!-
La rossa prese una penna e firmò sulla prima pagina del libro in mano alla ragazza, chiedendo prima il suo nome
“Alla mia compagna di scuola Anna con affetto Elena!”
Giulia notò la grafia ben curata e pulita della ragazza e pensò che non era da comparare con il suo stile a zampa di gallina.
La ragazza abbracciò affettuosamente la rossa e chiese se voleva fare una foto assieme e lei acconsentì. Dopo Anna fecero altre foto assieme a lei tante ragazze e molti ragazzi piuttosto eccitati.
-Bè torniamo in classe se no facciamo tardi- disse Giulia afferrando Sandra per la maglietta. 
-Ma Giulia, che ti prende?-
-Quella tipa mi sta facendo salire il nervoso. Se pensa di essere la più bella del reame si sbaglia di grosso-
-A me non sembra così antipatica come pensi…è soltanto la figlia di una scrittrice famosa, tutto qua-
-Io le conosco le tipe come quelle: prima fanno le carine e poi alla prima occasione ti snobbano o ti sminuano-
Sandra la pensava diversamente, ma essendo sua amica decise di lasciar stare la conversazione.


ANGOLO AUTORE:
Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia che pubblico. L'ispirazione mi è venuta ascoltando le canzoni mio gruppo preferito russo "t.A.T.u." da cui ho preso spunto anche per le due protagoniste. Spero che vi piaccia e mi farebbe piacere se lasciate un commentino. 
P.S. si accettano consigli e critiche, ma non siate troppo crudeli! :)

 

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Capitolo 2
*** Incontro e scontro ***



CAPITOLO 2 - INCONTRO E SCONTRO
Le due ore successive di lezione passarono e suonò la campanella del termine delle lezioni.
Giulia stava sistemando le proprie cose nella cartella quando Lorenzo la chiamò.
-Ehy Giulia!- le si rivolse con aria da seduttore –Ti posso accompagnare a casa in auto?-
-No grazie. Mia madre ha detto che sarebbe passata a prendermi e comunque non avrei accettato il tuo invito a prescindere!-
Lui fece il finto offeso e la salutò dandole una pacca sulla spalla. Una volta finito di sistemare la cartella, la ragazza raggiunse Sandra che la stava ad aspettare in corridoio e tra una chiacchiera e l’altra raggiunsero il cortile della scuola dove c’era la madre di Giulia che stava affacciata al finestrino della macchina.
-Sandra, per caso ti serve un passaggio?-
-No, non voglio farvi scomodare e poi devo prendere il bus-
-Ma dai! Lo sai che per noi non ci sono problemi-
-Lo so, ma mi sono fatta fare l’abbonamento annuale e quindi prendo il bus-
Giulia assunse la sua solita aria indagatrice e cominciò a fissarla.
-Per caso sul bus c’è qualche ragazzo carino che ama essere fissato da una certa biondina di mia conoscenza?-
Sandra arrossì e Giulia le puntò un dito contro -Colta con le mani nel sacco! Se si tratta di ragazzi allora ti lascio andare a piedi- e detto questo le sottrasse l’abbonamento che spuntava da una taschina della cartella e si mise a correre.
-E dai Giulia ridammelo!- disse Sandra ridendo e rincorrendola in lungo e largo per tutto il cortile attirando l’attenzione di tutti. Giulia si fermò per riprendere fiato e la sua amica riuscì a riprendersi il biglietto.
-Spiacente, ma anche se a te non interessano i ragazzi non puoi negarmi ciò-
-Ma a me i ragazzi interessano, scema!- disse Giulia sistemandosi la maglietta sgualcita.
Sandra la guardò con aria da furba -Si certo, come no…-
-Solo perché non mi piace Lorenzo non vuol dire che non mi piacciano i ragazzi in generale-
-Sarà- rispose Sandra facendole l’occhiolino -Ora però scappo che altrimenti farò tardi a pranzo. Ci vediamo maschiaccio!-
-A domani femminuccia!- disse dandole dei baci sulle guance.
Giulia salì in macchina di sua madre e partirono.
-Allora com’è andato questo tuo primo giorno di scuola?-
-Alla grande: Lorenzo che ha continuato a farmi la corte, la professoressa di italiano che si è impicciata dei affari miei e la novellina che ha passato il tempo a fare autografi- disse la ragazza con aria annoiata.
-Novellina? Non è che parli per caso della figlia di quella famiglia della scrittrice?-
-Non dirmi che la conosci!-
-Non personalmente, ma ho sentito dire che i suoi sono delle persone in gamba: suo padre fa il direttore di una banca e sua madre è una scrittrice affermata-
-Insomma dei poveracci-
-Non direi!- disse sua madre ridendo.
Giulia rifletté sulla questione e non poteva paragonare la situazione economica di quella famiglia alla sua: quella di Elena era piuttosto ricca e benestante, mentre i suoi sudavano sette camicie per prendere un buono stipendio: suo padre lavorava in un negozio di bricolage e sua madre lavorava in un negozio di alimentari.
Dieci minuti dopo arrivarono a casa.
-Ciao pà- fece Giulia gettando la cartella in un angolo.
-Ciao pulce! Com’è andata a scuola?-
-Bene-rispose mettendosi a tavola.
Dopo aver mangiato filò in camera per farsi una mega partita a qualche gioco con la play station. Amava i videogiochi violenti e sportivi e di solito ci giocava per ore ed ore ascoltando musica rock. Non coltivava gli hobby delle altre ragazze e si divertiva di più giocando con i videogiochi piuttosto che fare shopping sfrenato ai negozi d’abbigliamento.
Il giorno dopo a scuola si annoiò moltissimo quando la prof di storia spiegò i concetti chiavi del loro percorso di studio. Si sentì assonnata e con la scusa del bagno chiese di uscire e la prof acconsentì. Si incamminò lungo il corridoio a pensare agli affari suoi e decise di andare a prendere un succo al distributore automatico . Una volta arrivata lì incontrò Elena che squadrava ogni singolo snack.
“Ma guarda un po’ chi c’è! La reginetta della scuola!”
La rossa digitò il numero dello snack, ma questo si incastrò nella molla girevole.
-Oh no! E adesso che faccio?- disse agitandosi e premendo ancora il numero senza risultato. -E non restituisce i soldi nemmeno!-
Giulia si mise di fronte alla macchinetta e gli diede un paio di pugni facendola funzionare. Elena aprì lo sportellino della macchinetta e afferrò uno snack all’arancia.
-Geniale! Sei stata una vera forza! Ti ringrazio davvero tanto!- disse sorridendo per poi le allungarle la mano. –Io mi chiamo Elena e tu?-
-Giulia- rispose la castana stringendole la mano. - E comunque so già tutto di te. E’ da quando cominciata la scuola che tutti non fanno altro che parlare di te, novellina!-
Elena assunse un’espressione interrogativa.
-Sei famosa e la cosa pare che ti piaccia, vero?-
-Veramente no- rispose sospirando. –E’ frustante ritrovarsi ogni minuto circondata da ragazzi e curiosi, quando vogliono solo un autografo o una foto. Io non voglio passare per quella bella e viziata dal momento che non sono né una modella né una star di Hollywood-
-Per tutti i miei compagni invece pare che lo sei- disse Giulia comprando un cartoncino di succo di frutta. –E sinceramente non riesco a capire cosa ci trovino in te, oltre al fatto che vieni da una famiglia parsimoniosa-
-E con questo cosa vuoi dire?-
-Che tutta questa etichetta ti fa sembrare una ragazzina viziata e piena di sé, attratta solo da interessi noiosi e che non sa divertirsi-
Elena stava iniziando ad innervosirsi.
-Senti un po’ tu, guarda che non è così! Anch’io so divertirmi nel mio modo-
Giulia si mise a ridere -E come? Partecipando ai galà o ai balli in maschera dove vengono serviti caviale e champagne?-
-Piantala di dire cavolate!-
La castana si era piegata in due dalle risate, ma tornò subito seria.
-Senti, non so come andavano le cose nella tua vecchia scuola per fighetti ma qui le cose sono ben diverse, quindi finiscila di rivolgerti a tutti con sguardo languido e sii più semplice, che a me la popolarità e l’arroganza non piacciono per niente- 
La rossa rimase in silenzio e girò i tacchi.
-Se non ti sto simpatica potevi dirmelo subito senza tanti giri di parola. Ora scusami, ma devo andare a consegnare lo snack alla prof-
Giulia fece una smorfia e bevette il succo.
“Ma come si è permessa quella ragazzina impertinente di insultarmi in quel modo dandomi della snob?” si chiese Elena mentre tornava in classe. Poi si fermò e sospirò. “Però da una parte è vero, di certo le avrò fatto quest’effetto e come a lei lo avrò fatto su altre persone ed è una vera seccatura”.
Aprì la porta della classe e senza fiatare fece la consegna e tornando al suo posto pensò a come quella ragazza non avesse poi così torto.

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Capitolo 3
*** Periodo di compiti ***



CAPITOLO 3 - PERIODO DI COMPITI
Passarono alcune settimane dall’inizio della scuola; per tutto il tempo Giulia ed Elena avevano cercato di evitarsi il più possibile per non litigare o finire di fare a botte. Talvolta si incontravano nel corridoio, ma non si scambiavano alcuna parola e in quelle occasioni Giulia voleva farle qualche scherzetto, fermata però da Sandra e quindi si limitava a darle nomignoli stupidi come “principessa della scuola” o “sua altezza reale”.
Poi ci fu la settimana dei compiti in classe per valutare se gli alunni si erano esercitati anche durante l’estate oppure no. Giulia naturalmente aveva sostituito i libri con la play station e infatti le sue prove risultarono piuttosto mediocri. La settimana successiva ci furono i scrutini e gli alunni di tutte le sezioni si ritrovarono davanti alle classi per parlare con i prof. Giulia stava appoggiata al muro con le braccia conserte aspettando il proprio turno, quando dalla classe uscì Sandra sorridendo.
-Che cosa ti hanno detto i prof?-
-Che non ci sono problemi e che le prove sono andate benissimo!-
-Quindi non dovrai fare il recupero pomeridiano a casa con qualunque alunno della scuola-
-No, ma penso dovrò aiutare qualcuno che presenta difficoltà nelle materie in cui vado meglio-
-Pensa se dovrai farmi la maestra! Ti immagini?-
-Con te bisogna partire dai concetti base della prima elementare!-
Le due risero di gusto finché uno dei prof chiamò Giulia all’interno della classe. Sandra le diede una pacca sulla spalla e si allontanò.
-Allora prof?- chiese Giulia sedendosi di fronte alla cattedra dei professori.
-Abbiamo corretto le tue prove e quelle di italiano, matematica e storia sono risultate davvero molto discrete-
La ragazza sbuffò ed incrociò le braccia al petto. Le vennero mostrati i fogli delle prove che erano stati tutti riguardati e corretti. Prese a parlare la prof di italiano.
-Visti i tuoi continui errori di grammatica e di sintassi, ho deciso di affidarti qualcuno che potrà aiutarti non solo in italiano, ma anche nelle altre materie in cui trovi più difficoltà-
-E chi sarebbe costui?-
-Ora la vado a chiamare-
La prof corse fuori l’aula e tornò pochi minuti dopo con una ragazza coi capelli rossi a suo fianco. Giulia si voltò verso di loro e sgranò gli occhi. Lo stesso fece la tipa.
-Che razza di scherzo è mai questo?- disse riportando l’attenzione verso gli altri prof e alzandosi di scatto dalla sedia. –Per caso c’è qualche telecamera a riprendere la scena? Perché se è uno scherzo, sappiate che non è divertente!-
-Intanto abbassa la voce di due toni e mezzo che non stiamo in un telefilm!- disse la prof di matematica –Noi abbiamo scelto di farti fare il recupero pomeridiano assieme ad Elena, perché lei ha i voti migliori nelle materie in cui tu sei carente. Infatti, oltre ad essere brava in italiano e storia, è molto brava anche in matematica-
-Lo credo bene! Lei ha voti così alti perché sua madre è una scrittrice!- disse Giulia ributtandosi sulla sedia. -Piuttosto affidatemi qualcuno di più umile, come ad esempio la mia compagna di banco Sandra!-
-Sappiamo che voi siete amiche e questo può portarvi a distrazioni. Elena invece, venendo da un’altra classe, ha i giusti requisiti per esserti una buona aiutante e con lei riusciresti a fare dei progressi ed anche a potenziare quelle materie dove vai un po’ meglio-
Giulia non fece altro che sbuffare mentre Elena se ne stava in silenzio.
-Comunque sia non lo trovo giusto farmi lavorare con lei che di certo è una raccomandata del cavolo-
-Eh no! Questo non te lo permetto!- disse Elena alzando la voce -Io non sono una raccomandata, ma sono un’alunna come tutti gli altri. La raccomandata, in questo caso, sembri essere tu mia cara, che da come ho intuito la cultura te la fai attraverso le cose superflue e che ti decidi  a studiare a fine anno scolastico per recuperare tutte le insufficienze! A differenza tua io la cultura me la faccio leggendo!-
Giulia la guardò a bocca aperta sentendosi spiazzata. Era la prima volta che qualcuno la affrontava così direttamente e la cosa la faceva sentire debole. Si alzò dalla sedia e senza dire una parola uscì dall’aula.
-Bè raccomandata… anche Giulia ha le sue qualità e quando ci si mette riesce a recuperare tutto. Però tu stai tranquilla! Lei è un osso duro, ma con quelle parole l’hai completamente messa a tappeto. Sei la giusta insegnante per quella ragazza-
-La ringrazio del complimento. Cercherò di fare il possibile con lei- disse Elena stringendo i pugni.
Così entrambe le ragazze ne discussero ed Elena disse che sarebbe passata da lei alle 16:00, nonostante Giulia non ne fosse d’accordo. Non voleva che andasse a casa sua per fare i compiti assieme.
Tuttavia la mattinata passò e finito di pranzare Giulia si chiuse in camera a giocare con la play, cercando di scacciare la rabbia e a non pensare a niente. Passò del tempo finché non suonarono al citofono e rispose sua madre che fece aprire il portone del condominio.
-Hey Giulia! Non mi avevi detto che ti sarebbe venuta a trovare una tua amica!- disse la madre raggiante affacciandosi nella stanza della figlia.
-Quella non è mia amica- rispose senza distogliere lo sguardo dalla televisione. –Anzi, avresti fatto meglio a mandarla via quella snob del cavolo-
-Scusami, ma non ho potuto dirle di no. E comunque mi ha anche detto che è qui per un corso di recupero o roba simile…Bè vieni almeno ad accoglierla e poi in caso ci parli-
-Non mi va. Pensaci tu-
In quel momento la donna di incavolò e minacciò di spegnere la televisione se non fosse andata subito in salotto. La ragazza sbuffando, salvò la partita e dopo aver spento la TV uscì dalla sua cameretta. In quel momento suonarono alla porta e la madre aprì.
-Buonasera!- disse Elena sorridendo.
-Buonasera a te cara! Accomodati pure!-
-Con permesso!-
La ragazza entrò ed educatamente salutò Giulia, che rispose al saluto in modo freddo e poco cordiale. Sua madre la guardò di traverso e lei le fece una smorfia.
-E quindi tu saresti la figlia della famosa Amanda Smith? E’ un vero onore averti qui a casa nostra!-
-La ringrazio signora!- disse Elena arrossendo per il complimento.
Le tre si guardarono e poi la madre afferrò la giacchetta dall’appendiabiti.
-Io devo andare  al lavoro, vi lascio fare le vostre cose-
-D’accordò mà- fece Giulia con il suo tono di voce appena alterato.
-Arrivederci signora- disse Elena sorridendo.
-A stasera ragazze- e detto questo chiuse la porta e andò via.
Le due erano rimaste da sole a fissarsi, quasi come a studiarsi l’una con l’altra. Giulia aveva assunto uno sguardo di superiorità ed aveva incrociato le braccia al petto mentre Elena era rimasta impassabile.
-Allora, invece di stare a fare le belle statuine, che ne dici di cominciare a fare qualcosa?-
La castana fece una smorfia per andare poi a prendere i quaderni. Tornò e si sedette al tavolo e la rossa si sedette di fronte a lei.
-Da che materia cominciamo maestrina?- chiese Giulia sfogliando svogliatamente un quaderno.
-Io proporrei da italiano-
-Ai suoi ordini, vostra maestà-
Elena batté le mani sul tavolo e guardò fissa la ragazza.
-Chiariamo subito le cose! Se sono venuta qui oggi l’ho fatto solo per volere dei professori e non per puro piacere personale. Non avevo nemmeno voglia di venire da te!-
-E allora perché lo hai fatto? Per toglierti lo sfizio? O per farti bella coi prof?-
-Niente di tutto questo, ma solo perché dopo i prof mi romperebbero le scatole se saltiamo queste lezioni pomeridiane, perciò comportati in modo serio e cominciamo a lavorare come si deve!-
-Parla per te! Io sto a casa mia e faccio come mi pare e piace! Tu sei solo la tipa delle ripetizioni, non una diva da red carpet, perciò piantala di darmi degli ordini!-
Elena prese il libo di letteratura e lo sbatté forte di fronte a lei.
-Ora mi hai veramente stufato, provincialotta del cavolo! Dovresti essermi grata; ti faccio lezioni completamente gratuite e tu continui ad insultarmi senza sosta. Vuoi farmi credere d essere una spaccona, ma non lo sei affatto e so benissimo come gestire la situazione! Quindi ora tu apri questo cavolo di libro e cominci a studiare seriamente, chiaro?- Elena aveva urlato talmente forte che di sicuro l’avevano sentita i vicini di Giulia.
La castana sbuffò.
-E va bene! Ma non chiamarmi provincialotta, per favore -
-E tu non chiamarmi più regina o principessa o qualunque altro tipo di nobile!-
Le due si calmarono e studiarono per tutto il pomeriggio. Ogni tanto Giulia si distraeva, ma Elena riusciva sempre a riportare l’attenzione su di lei.
-Ciao ragazze! Ma state ancora studiando?- chiese la madre di Giulia rientrando in casa. Elena guardò l’orologio. -Cavolo, ma sono le 20:00 in punto! Devo subito tornare in casa, altrimenti farò tardi per cena!-
Giulia tirò un sospiro di sollievo e chiuse tutti i libri. Elena riordinò con cura la cartella e si affrettò a mettersi il giacchetto. Poi si voltò verso Giulia.
-Allora ci vediamo la prossima settimana per il recupero-
-Si va bene-
-Arrivederci!- disse ad entrambe e andò via.
La donna portò l’attenzione verso la figlia che se ne stava ancora seduta a riposarsi.
-Comunque sembra simpatica, non trovi?-
-Si, quando ci si impegna sembra esserlo. Ma questo non deve farti credere che quella mi piacerà così facilmente-
Giulia afferrò tutti i libri e li riportò in camera sua. In quel momento il suo cellulare squillò. Lo afferrò e rispose.
-Ciao Sandra!- disse sorridendo.
-Buonasera maschiaccio! Un uccellino mi ha detto che per il recupero a casa sei stata affidata alla famosa Elena!-
-Wow! Già si è sparsa la voce in giro?-
-Certamente. Sai com’è quando si tratta di gente facoltosa… piuttosto che tipa è?-
-Diciamo che è abbastanza brava a spiegare i concetti, ma in simpatia lascia piuttosto a desiderare-
Sandra sospirò.
-Ma perché per una volta non la smetti di giudicarla e cerchi di farci amicizia? -
- Perché non mi è simpatica, lo sai-
-Se tu la piantassi di giudicarla e cominci a parlarci con naturalezza noterai che non è così male. Io ho parlato con alcuni alunni che frequentano la sua stessa classe e mi hanno detto che è davvero simpatica. Cavolo Giulia, non ti costa niente provare ad andare d’accordo con lei-
-E va bene! Se insisti così tanto proverò a fare così!-
-Brava! Così ti voglio!-
-Non scocciare!-
In quel momento sua madre la chiamò per la cena. Le due si salutarono e chiusero la chiamata.
“Se proprio devo, cercherò di fare in quel modo. Dopotutto se cambio atteggiamento di sicuro si rivelerà una persona simpatica”.

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Capitolo 4
*** Pentimento ***



CAPITOLO 4 - PENTIMENTO
Le due ragazze cominciarono ad incontrarsi dopo scuola due volte a settimana per il recupero e pian piano Giulia stava recuperando le lacune che aveva, ma c’era ancora molto da studiare, specie nella grammatica italiana. Tuttavia il loro rapporto sembrava essere migliorato: a scuola si scambiavano due parole sugli incontri pomeridiani e a casa parlavano solo ed esplicitamente delle varie discipline scolastiche, ma in maniera più pacata; Elena, però teneva sempre un po’ le distanza da Giulia e cercava sempre di stare attenta a come parlava con lei. Comunque Giulia cominciava a sentirsi in colpa per come l’aveva trattata i primi giorni di scuola e quindi pensò ad un modo per scusarsi, ma non riusciva a trovare uno straccio di idea e così decise di parlarne con Sandra.
-Così vorresti fare pace con Elena?-
-Si. Insomma, non mi è sembrato giusto da parte mia. Lei mi sta aiutando con la scuola e io non ne sono stata mia riconoscente. Sarebbe carino che io e lei diventassimo amiche. Come devo fare?-
-Bè, è molto semplice. Devi andare da lei e parlarle-
-Uffa, ma lo sai che non sono capace di chiedere scusa alle persone-
-Sei troppo orgogliosa di te sessa ma questo è l’unico modo e se non ci riesci allora lascia stare-
-No! Io non voglio demordere. In un modo o nell’altro ci devo riuscire!-
Al suono della campanella corse fuori l’aula per raggiungere Elena, senza però avere successo. In quel momento sentì vibrare il cellulare e lo controllò, notando che aveva ricevuto un SMS da parte di Elena.
Oggi pomeriggio vengo da te verso le 16:30
Va bene”.
Giunta a casa fece un pasto veloce e si chiuse in camera a farsi la solita partita alla play station per scaricare la tensione e per pensare ad un modo per parlare con Elena e l’unica idea fu quella di parlarle e basta.
Come programmato Elena si presentò a casa di Giulia per aiutarla in storia, altra materia da recuperare oltre a letteratura e matematica. La rossa le stava spiegando l’età giolittiana e la castana continuava ad annuire e a scrivere gli appunti sul quaderno, quando poi si fermò.
-Cosa c’è Giulia?-
-Il fatto è che stavo riflettendo su una cosa-
-E cioè?-
La ragazza posò la penna e fissò seria Elena.
-Senti, io devo scusarmi con te per il fatto di essere stata così maleducata… insomma sei nuova da queste parti ed è logico che hai l’attenzione di tutti, visto anche che sei figlia della famosa scrittrice ed io ti ho subito giudicata senza nemmeno conoscerti e quindi ti chiedo umilmente scusa-
Elena era rimasta a bocca aperta: non se lo aspettava davvero una dichiarazione come quella da parte di Giulia e ciò la lasciò senza parole, però non poté fare a meno di sorridere.  
-Maleducata? Diciamo che sei stata fin troppo insolente con me-
-Che cosa?- disse Giulia non capendo l’espressione della ragazza.
-Niente. D’accordo- disse stringendole la mano –scuse accettate-
Giulia sorrise a sua volta.
-Bè, allora potrò continuare a chiamarti “sua altezza reale”?-
Elena rise. –Non se ne parla proprio!-
Giulia sbuffò sorridendo.
-E nemmeno “sua maestà?-
-No! Forza, continua a prendere appunti, c’è ancora molto lavoro da fare!-
-Va bene!-
Tra un compito e l’altro si fece velocemente sera ed Elena dovette correre a prendere il bus.
“Certo che Giulia è una ragazza sorprendente. Prima sembrava davvero sincera. Che vuole davvero essere mia amica?” pensava mentre osservava la città dal finestrino.
Arrivò a casa e si mise a tavola.
-Allora- fece la madre di Elena mentre serviva la tavola. –com’è andata oggi con quella ragazza?-
-Bene. Mi è stata tutto il tempo ad ascoltarmi e a prendere appunti-
-Lo sapevo che in fondo non è così male- aggiunse il padre.
-Credo che tu abbia ragione papà- sorrise la figlia.
Dopo cena si rintanò in camera sua e si mise a leggere uno dei tanti libri che tenevano nella libreria del salotto e alle 22:00 chiuse il libro, spense le luci e si mise a dormire.
Nello stesso momento, dall’altra parte della città Giulia se ne stava rintanata in camera a farsi una partita alla play, ma stranamente non riusciva a concentrarsi; continuava a pensare a quel pomeriggio e si continuava a chiedere come avesse fatto a chiedere scusa ad Elena e la cosa le sembrava strana. Non era abituata a scusarsi con le persone e si sentiva sempre così orgogliosa di se stessa, come i primi giorni di scuola quando si scontrava con Elena e se le dicevano di tutti i colori, ma stavolta per lei era tutto troppo diverso. L’unica con cui era andata veramente d’accordo era Sandra, con la quale si confidava su tutto e solo a lei chiedeva scusa dopo un qualsiasi errore.
Riportò l’attenzione sul videogioco e si rese conto che aveva fallito la partita e che sullo schermo era apparsa l’icona dei punteggi massimi e delle partite giocate. Così decise di spegnere la televisione e di andarsene a letto. 

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Capitolo 5
*** Cambiamenti ***



CAPITOLO 5 - CAMBIAMENTI
Era passato un mese dall’inizio della scuola e le due ragazze continuavano a frequentarsi per il recupero pomeridiano come stabilito dai professori ed erano riuscite a diventare amiche, tanto che facevano un sacco di cose insieme.
Una mattina stavano chiacchierando nel corridoio della scuola, quando sopraggiunse Sandra.
-Ah eccoti! Sono ore che ti cerco!- disse abbracciando Giulia.
-Scusa, ma mi sono messa a chiacchierare-
Poi Sandra spostò lo sguardo sulla rossa e sorrise.
-Sandra, ti presento Elena, la mia maestra di recupero pomeridiano!-
Lei rise. –Piacere di conoscerti!-
-Piacere mio!- fecero entrambe ridendo stringendosi la mano.
Poi la bionda si voltò verso un gruppetto di ragazze e le fece un cenno con la mano.
-Vogliate scusarmi, ma ora vi lascio- poi si rivolse ad Elena
-Mi raccomando, tratta bene la mia amica Giulia-
-Ma certo! Ciao ciao!-
Giulia le fece la linguaccia e prendendo la sua amica sotto braccio continuarono a gironzolare per il corridoio della scuola e a chiacchierare del più e del meno. In quel momento la campanella suonò la fine dell’intervallo e le due furono costrette a tornare in classe.
-Allora ci vediamo oggi pomeriggio a casa tua- disse Elena.
-D’accordo-
La mattina passò e come da programma Elena arrivò a casa di Giulia in perfetto orario.
Le due cominciarono subito a lavorare sodo su matematica. Ogni volta che Elena chiedeva alla sua amica se avesse capito i concetti, Giulia negava e quindi divette rispiegare tutto da capo e in modo più comprensibile.
-Uffa, certo che è davvero difficile!-
-Cavolo! Ma è la decima volta che te lo spiego!
-A me la matematica non piace e non sono brava come lei, sua altezza reale!-
Poi le due rimasero in silenzio guardandosi.
-Ops!- disse la mora portandosi una mano alla bocca –penso di aver parlato troppo!-
-Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così!- disse Elena alzandosi dalla sedia e facendole il solletico.
-No no basta, ti prego!-
Elena continuò con più forza –Solo quando mi chiederai scusa-
-No!- fece Giulia alzandosi dalla sedia e correndo via.
Le due si rincorsero per tutto il salotto, finché Elena riuscì ad acchiappare Giulia ed a buttarsi sul divano con lei. Entrambe si trovarono una sopra l’altra senza sapere cosa dire ed avevano il fiatone.
-Va bene- disse Giulia –scusami-
-Ti perdono- disse Elena che la teneva ancora bloccata sul divano.
Giulia tornò subito seria e senza saperne il motivo sentì tutti i suoi muscoli contrarsi; rimasero in quella posizione per alcuni minuti, ma poi si alzarono dal divano e tornarono a studiare.
Continuarono fino a sera e poi Elena tornò a casa propria.
“Chissà cosa mi si è preso prima” pensò la mora mentre apparecchiava la tavola per la cena.
Il giorno dopo a scuola Elena stava fuori dalla sua classe ad aspettare che Giulia finisse l’ora di lezione . Qualche minuto dopo lei uscì velocemente dalla classe andando a sbattere addosso la sua amica. Poi alzò lo sguardo ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso e sentì un brivido percorrerle le labbra ed arrossì violentemente.
-Hey Giulia, tutto bene?-
Ma la mora senza rispondere corse via.
-Giulia aspettami!- fece Elena rincorrendola, ma si rivelò molto veloce e andò a nascondersi al bagno.
In quel momento sopraggiunse Sandra.
-Ciao Elena! Per caso hai visto Giulia da queste parti?-
-Si, ma è scappata in bagno-
-Bè, allora vado a cercarla. Ci vediamo!- disse Sandra allontanandosi di corsa.
Intanto al bagno Giulia si era nascosta in uno dei WC.
-A me piacciono i maschi, a me piacciono i maschi, a me piacciono i maschi, a me piacciono i maschi…- ripeteva per autoconvincersi: non poteva di certo essere attratta da Elena: si conoscevano ancora da poco, ma a quel contatto le sembrava come se si conoscessero da tanto tempo. Inoltre non era mai stata attratta da nessuna ragazza prima d’ora.
Tuttavia un rumore la riportò alla realtà.
-Ehm… è occupato!-
-Giulia sono io! Apri la porta!- disse Sandra bussando sulla porta.
Timidamente ubbidì e la sua amica entrò.
-Ma si può sapere cosa ti prende? Elena mi ha detto che sei corsa qui da sola, cosa che di solito non fai-
La mora la osservò restando in silenzio.
-Sai che con me puoi parlare e quindi se c’è qualcosa che ti turba ti consiglio di sfogarti-
-No, non ho niente tranquilla. E’ che dovevo solo venire in bagno per mie necessità-
-E pensi che io ti creda?- chiese l’amica incrociando le braccia al petto.
-Senti fai come ti pare. Puoi credermi o no, fai tu. Ora voglio essere soltanto lasciata in pace- disse Giulia uscendo da quello spazio claustrofobico.
-Tanto non ti credo- disse Sandra prendendola sotto braccio.
-Va bene, fai come vuoi- rispose sbuffando.
Una volta a casa, fece un pasto veloce e poi si chiuse in camera, decidendo di non uscirne più per di diventare una giocatrice accanita di tutti i giochi che aveva per la play-station.
“Non è possibile, non può piacermi Elena. Io sono etero, punto e basta!” pensò mentre si dava da fare alla play. Poi le tornarono in mente le parole di Sandra dette al loro primo giorno di scuola e ci rifletté su. Non poteva credere che la sua amica pensasse davvero una cosa del genere sul suo conto e questo non la aiutava.
Tuttavia il profumo della cena la distolse dai pensieri e perciò spense la tv e andò a mangiare. 

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Capitolo 6
*** Attrazione fisica ***



CAPITOLO 6 - ATTRAZIONE FISICA
Era un nuovo pomeriggio di recupero e Giulia era in casa e continuava a gironzolare nervosamente, continuando a chiedersi cosa le fosse preso In quelle giornate. Infatti le piaceva andare a scuola solo per chiacchierare con Elena e passava delle ore al telefono con lei. Però tutto ciò aveva reso più nervosa la ragazza, che non riusciva a starsene tranquilla.
In quel momento suonarono il citofono.
-Ehm… chi è?-
-Giulia sono Elena, aprimi!-
La mora pigiò il tasto del portone e facendo un respiro profondo aprì la porta di casa.
-Ehilà!- fece Elena sorridendo entrando in casa.
Per tutta risposta Giulia le fece un cenno con la mano e le sorrise.
La due si accomodarono al tavolo del salotto e decisero di fare italiano. Dopo l’introduzione dell’argomento Elena si accorse che Giulia era distratta.
-Dobbiamo ripassare bene la sintassi e i tempi verbali… Giulia mi ascolti?-
La ragazza riportò l’attenzione sui libri.
-Come? Cosa? Ah si italiano… va bene-
-Ma che hai? Oggi sembri più strana del solito-
-Ma no tranquilla!- rispose sorridendo –dai facciamo questo ripasso!-
Le due si misero a fare i compiti. Elena spiegava e Giulia prendeva appunti molto frettolosamente.
Sollevò un attimo lo sguardo dal quaderno e si ritrovò ad osservare i capelli dell’amica. Non sapeva bene il perché, ma aveva voglia di toccarglieli.
“Oh cavolo! Ma che mi piglia?” pensò tornando in sé scrivendo con talmente tanta forza da riuscire a bucare il figlio.
-Ehy che succede?- chiese Elena. Poi osservò il foglio bucato e stropicciato. Intanto Giulia si era soffermata ad osservare le lentiggini sul naso della rossa.
-Ehy Giulia, ci sei?-
-Si si! Ci sono!- rispose urlando alzandosi dalla sedia.
-Bè allora mi spieghi perché sei così disattenta? Ma che cos’hai?-
-Niente!-
Elena si alzò dal suo posto e fece il giro del tavolo fino a giungere vicino alla mora.
-Non ti credo. Oggi mi sembri davvero strana-
-No! Non è vero!- urlò Giulia voltandosi verso Elena incrociando il suo sguardo ed arrossì.
-Scusami hai ragione tu, non ci sono per niente con la concentrazione!-
-Per caso c’è qualche problema?- chiese afferrandola per una mano. A quel contatto Giulia rabbrividì. Non sapeva davvero cosa avesse e cosa le passasse per la sua mente tortuosa.
Guardò prima le mani e poi l’amica con aria piangente.
-Elena, io non lo so e tu sei così…-
-Così come?-
-Sei così… carina- disse sussurrando.
Elena non capì cosa avesse detto e la guardò con aria interrogativa. Involontariamente Giulia le accarezzò una guancia per passare poi ai capelli. 
-I tuoi capelli sono splendidi, sai?-
Elena arrossì per quel complimento ringraziandola. Giulia l’attirò a sé ritrovandosi a pochi centimetri del suo sguardo diventando più rossa che mai. Poi rimasero in quella posizione senza sapere cosa fare. Elena era dubbiosa e Giulia era imbarazzata e sembrava che volesse piangere.
-Ele, io… io… davvero non ce la faccio più-
E senza nemmeno dare tempo all’amica di compiere una qualsiasi azione, la strinse più a sé, chiuse gli occhi e la baciò.
Elena rimase con gli occhi aperti senza capire cosa stessero facendo. Solo un attimo dopo si rese conto che Giulia la stava baciando. Poco dopo si staccarono e Giulia riaprì gli occhi incontrando lo sguardo incredulo della sua amica.
-Giulia…- disse portandosi una mano sulla bocca.
-Io… non so che cosa mi abbia preso- disse rimettendosi seduta.
Poi aggiunse –Ho fatto un casino, sono una frana, lo so. Ora mi odierai per questo e se vuoi puoi anche riempirmi di schiaffi-
Elena rimase immobile come una statua.
-Guarda che non hai fatto nulla di male…-
-E invece si. Ti ho baciata, cavolo! Ti rendi conto?-
-Si-
-Ecco, quindi ora puoi anche picchiarmi se necessario- 
Ma in tutta risposta Elena le poggiò le mani sulle spalle obbligando Giulia a voltarsi verso di lei.
–E’ stato solo un bacio ok? Non serve agitarsi tanto, quindi sta tranquilla-
Giulia sorrise.
-Allora non sei arrabbiata con me-
-Assolutamente no-
E le due si abbracciarono amichevolmente.
-Ora però torniamo a studiare-
-Va bene-
 Studiarono fino a sera e poi Elena tornò a casa propria per la cena. Aveva preso il bus e come suo solito si era sistemata in un posto vicino al finestrino per osservare la città e per fare anche riflessioni esistenziali su se stessa. Ma non riusciva ad altro che a pensare a quel bacio che si era scambiata con Giulia e la cosa le era sembrata strana.
“Cavolo! Giulia mi ha baciato perché si è innamorata di me? Possibile che sia davvero omosessuale? Eppure non sembra esserlo”
Poi tornò a ritoccarsi la bocca.
“Il mio primo bacio e l’ho scambiato con una ragazza. Questo complica molto le cose”
Allo stesso tempo anche Giulia aveva la testa altrove e stava osservando il piatto di carne che si ritrovava di fronte a sé.
“Ma perché l’ho baciata, perché? Possibile che davvero è come dice Sandra? Possibile che lei se ne sia accorta ed io no?”
Sua madre la riportò alla realtà chiamandola.
-Allora, come vanno i tuoi pomeriggi con quella ragazza?-
-Bene perché?- chiese addentando un boccone di carne.
-Perché mi sembrate piuttosto affiatate-
-Cara, per caso parli di quella tipa di cui mi hai parlato?- chiese il padre della ragazza rivolgendosi a sua madre.
-Certamente! Dovresti vedere come studiano carine. E’ grazie a lei che nostra figlia sta facendo passi da gigante!-
Poi passarono dalla carne all’insalata e Giulia ne mise una porzione nel suo piatto.
-Ehy che idea! Perché una sera non la invitiamo a cena?- chiese sua madre entusiasta.
-A cena? Ma non ti sembra una cosa troppo azzardata?-
-Ma dai tesoro! In fondo è un modo per ringraziarla delle lezioni pomeridiane-
-Basta solo che non mangi cibi troppo sofisticati- disse il padre.
-Lei non è sofisticata; è una ragazza normale, come me. Ed inoltre non so se i suoi le permetterebbero di fermarsi a cena da noi-
-Potresti sempre tentare-
-D’accordo ci penserò su-
Finito di cenare, aiutò a sparecchiare la tavola per poi rinchiudersi in camera a giocare con la play. Era troppo confusa per ciò che aveva fatto e non riuscì a concentrarsi sul videogioco e quindi spense la TV senza nemmeno salvare la partita. Afferrò il cellulare, pensando di telefonare ad Elena per scusarsi del suo comportamento, ma non ci riuscì e lo spense preferendo andarci a parlare personalmente. Si mise a letto e si addormentò.

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Capitolo 7
*** Innamoramento ***



CAPITOLO 7 - INNAMORAMENTO
La mattina dopo entrambe le ragazze andarono a scuola, ma non erano affatto tranquille: Giulia si vergognava di quello che aveva fatto ed Elena si sentiva confusa.
“E adesso come dovrò comportarmi con Elena?” pensava Giulia mentre si aggirava per i corridoi della scuola.
“E adesso come comportarmi con Giulia?” pensava Elena già seduta in classe ad aspettare i suoi compagni. Non riuscì a trattenersi ed uscì dall’aula per cercare la sua amica. La cercò dappertutto ma non riuscì a trovarla. Così se ne tornò in classe.
In realtà Giulia non aveva fatto altro che pedinarla di soppiatto senza farsi beccare; si vergognava troppo di quello che aveva fatto ed aveva paura di affrontare Elena.
-Giulia! Che fai lì impalata dietro quella colonna?-
-Buongiorno bellezza!- disse voltandosi verso la compagna – sto facendo un giro per la scuola, perché non si può?-
-Certo che si, ma mi sembri strana- poi la bionda afferrò le guance dell’amica e gliele strinse per bene –Hai un problema vero? Avanti, lo puoi dire alla zia Sandra!-
Giulia le afferrò le mani e gliele mise a posto. –Non ho alcun tipo di problema e vorrei soltanto essere lascata in pace- disse rimettendosi dietro la colonna. Sandra le si appostò accanto.
-Se non sbaglio quella è la classe della tua amica-
-Si esatto. Ma non farti strane idee: non la voglio spiare o cose simili-
-E allora cosa ci facciamo qui?-
-Nulla, anzi ti chiederei di tornartene in classe. Ora abbiamo quella di italiano e se non corri subito ai posti di combattimento, ti metterà il ritardo sul registro-
-Bè, vieni anche tu allora-
-Io resto ancora un po’ in giro. Ho delle cose da fare-
Sandra non insistette più di tanto e corse in classe.
Giulia rimase ad osservare Elena, che sedeva nei primi posti vicino al muro e sembrava molto carica già di prima mattina. Aveva sistemato penne e quaderno sul banco e seguiva attentamente la lezione di matematica. Stette lì a spiarla per alcuni minuti buoni, finché la sua prof di matematica chiuse la porta. In quel momento alla ragazza vennero in mente una lista di parolacce e decise di tornarsene in classe.
-Signorina Giulia! Abbiamo fatto ritardo eh?-
-Mi scusi prof, ma c’era la fila in bagno-
-Va a sederti prima che cambi idea e ti costringo a farti aspettare il cambio dell’ora!-
La ragazza se ne tornò al posto imbronciata. Sandra evitò di fare ulteriori commenti.
Le prime tre ore di lezione volarono e ci fu la ricreazione. Sapeva che Elena sarebbe andata ancora a cercarla in lungo e largo per i corridoi della scuola perciò decise di restarsene in classe. Stava bevendo un succo di frutta quando si sentì chiamare. Si voltò e si trovò di fronte ad Elena e quasi si strozzò con il succo.
-Insomma, è tutta la mattina che ti cerco. Perché mi eviti?-
-Bè… ecco… io… io…-
-Ho capito- Elena la prese per mano e la trascinò al più vicino bagno e si chiusero in uno dei WC.
-Allora?-
-Senti, ieri ho fatto un casino e mi sento in colpa. Credimi, non so cosa mi sia saltato in mente e ora me ne vergogno. Quindi lasciami in pace- disse aprendo la porta, ma Elena con uno scatto la richiuse. Poi afferrò Giulia e la bloccò al muro. Stette ferma immobile credendo che la volesse picchiare o insultare, ma invece la baciò.
-Ecco, ti ho restituito il favore!-
-Che intendi dire?- chiese Giulia ancora scossa per il bacio.
-Che quel bacio mi è piaciuto. Insomma, volevo ripercorrere quel momento, ecco tutto-
-Davvero? Ma allora non è stato un errore?-
-Mia cara, i baci non si danno per errore. Li si danno e basta-
Entrambe sorrisero. Poi si guardarono e si avvicinarono e si baciarono di nuovo, stavolta con poca più passione, ma mantenendo un certo garbo. In quel momento suonò la campanella che annunciò la fine della ricreazione.
Le due uscirono dal bagno e come se niente fosse tornarono in classe.
Alle 13:00 suonò di nuovo la campanella e tutti gli alunni uscirono dalle classi per tornarsene a casa. Le due ragazze, senza un apparente motivo, avevano fatto in modo di non incontrarsi. Entrambe avevano bisogno di riflettere e di capire cosa stavano provando.
Una volta tornate alle rispettive case Giulia si chiuse in camera a giocare con la play; Elena invece si chiuse in camera e si buttò sul letto. Quel pomeriggio non dovevano incontrarsi per il recupero e perciò la ragazza pensò a dedicarsi a se stessa.
Si alzò dal letto e andò a sedersi alla sua scrivania per scrivere il suo diario. Lo aveva comprato qualche mese prima e ci annotava tutte le cose a lei importanti oppure ci faceva dei disegni quando parlava a lungo al telefono.
In quel momento il suo telefono trillò e notò che le era arrivato un SMS da parte di Giulia.
Senti, ti va di incontrarci? Dobbiamo parlare della nostra questione, almeno per avere dei chiarimenti”.
Ci pensò un po’ su e rispose con un “Ok”.
Si mise il giubbotto e uscì di casa. Prese il bus e scese alla fermata vicino alla casa di Giulia. Poi suonò il citofono che corrispondeva al suo cognome.
-Ciao Giulia. Sono Elena-
-Ciao Ele! Aspettami al portone che arrivo-
La rossa si mise ad aspettarla; pochi minuti dopo Giulia scese e raggiunse la sua amica.
-Qual è il problema?-
-Il fatto è che, come ti ho scritto in quel messaggio, vorrei risolvere tutto questo casino con te-
-Va bene, allora parliamone-
Giulia la prese sotto braccio. –Si ma non qui che c’è gente. Andiamo in un altro posto-
Le due si incamminarono fino a che non giunsero in un piccolo spazio verde e si sedettero su una panchina.
-Allora ieri ti ho baciata di mia spontanea volontà e tu lo hai fatto stamattina sempre per lo stesso motivo…- disse Giulia.
-Si, l’ho fatto perché lo volevo anche io-
-Ma tutto questo non ti fa sentire confusa?-
-No, non mi manda in confusione-
-Si ma è strano… insomma non ti piacciono i ragazzi?-
-Non lo so e a te?-
-Un tempo si, ma ora non lo so più nemmeno io-
Le due si guardarono intensamente e Giulia arrossì.
-Insomma Ele, tu mi piaci. Per me è come se mi piacesse un ragazzo, è la stessa identica cosa-
Elena rimase di stucco per quella dichiarazione e non sapeva cosa dire.
-E io ti piaccio?- chiese Giulia con sguardo languido
-Posso dire che sei una bella ragazza, però un modo per scoprire se mi piaci o no c’è-
Senza nemmeno sentire alcuna risposta, Elena afferrò il viso di Giulia e le diede un bacio.
-Si Giulia, anche tu mi piaci-
La mora si alzò dalla panchina e si mise a saltare urlando, facendo ridere la rossa. Poi entrambe si ricomposero e si baciarono con passione.  
-Cavolo Ele, non puoi capire quanto mi piace…-
Si guardarono e si baciarono di nuovo.
-Bè Giulia, mi sembra tutto chiarito: a te piacciono le ragazze e fino ad ora non te eri minimamente resa conto-
-Può essere… e a te?-
-Diciamo che il modo in cui mi baci mi fa impazzire e quindi potremo anche provarci-
-Provarci in cosa?-
-Provare a stare insieme, che ne dici?-
Giulia restò a bocca aperta sena sapere cosa dire. Poi ci riflette un po’ su.
-Si va bene, perché no? Anzi mi piace come idea, è una cosa davvero figa da provare, dai-
-D’accordo!-

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Capitolo 8
*** Un pomeriggio alternativo ***



CAPITOLO 8 - UN POMERIGGIO ALTERNATIVO
Erano passati alcuni giorni dalla dichiarazione e le due ragazze si erano ufficialmente fidanzate. Giulia ne era fiera della propria scelta e non se ne vergognava: voleva dirlo a tutti di avere una ragazza, fregandosene delle critiche. Elena invece si dimostrava timida e doveva ancora metabolizzare la cosa dal momento che per lei era una nuova esperienza.
Di solito si incontravano durante i pomeriggi con la scusa dello studiare insieme, ma finivano a fare tutt’altro, mentre a scuola si comportavano come due amiche per non attirare troppo l’attenzione, ma appena era possibile si rinchiudevano nei bagni per baciarsi con passione.
-Hey Elena, ti va di fare un giro oggi?- chiese Giulia tra un bacio e l’altro.
-Va bene, tanto non abbiamo compiti da fare-
-Perfetto! Allora ci incontriamo al parco-
-D’accordo!-
La campanella del fine intervallo suonò e le due furono costrette ad uscire dal bagno ed a tornare in classe.
Nel pomeriggio si incontrarono al parco come stabilito.
-Ciao bellezza!- disse Giulia dando un bacio sulla guancia di Elena.
-Hey ciao!- rispose la compagna arrossendo.
Si incamminarono lungo il sentiero ed si accomodarono su una panchina. Giulia si appoggiò sulla spalla di Elena e la prese per mano.
-Si sta bene qui- disse Elena guardandosi attorno.
-E’ vero, si sta proprio bene-
Intorno a loro vi erano signori che passeggiavano, bambini che giocavano a rincorrersi e ragazzi che facevano jogging. Elena si dimostrò nervosa ad avere quegli atteggiamenti in pubblico, mentre a Giulia non gliene importava nulla.
-Cavolo Ele, ti sei traferita qui da poco e so poco su di te, ma mi piaci così tanto… e dire che durante i primi giorni di scuola cercavo sempre di evitarti… tutto questo è assurdo…- disse la mora per distrarla.
-Eh già anche io so poco su di te, nonostante ti conosca da un po’-
-Il fatto è che non ne abbiamo mai parlato prima e ora voglio sapere tutto quello che ti piace. Facciamo così: io ti faccio delle domande sui tuoi gusti personali e tu dovrai rispondermi sinceramente e poi ti dico io cosa mi piace o cosa no-
-Ci sto! Sembra divertente-
-Cominciamo! Passatempo preferito?-
-Leggere tanti romanzi- rispose Elena sorridendo.
-Era scontato. Io invece adoro giocare con la play e leggere i fumetti. Prossima domanda: colore preferito?-
-Verde e il tuo?-
-Rosso. Cibo preferito?-
-Il pesce con la verdura e il tuo?-
-La pizza, le patatine fritte e il gelato-
Giulia sentì lo stomaco brontolare parlando del cibo ed Elena ne rise di gusto.
-Altra domanda: animale preferito?-
-Il gatto e il tuo?-
-Il cane. Altra domanda: genere musicale preferito?
-Bè, diciamo che ascolto molti generi, ma il mio preferito è il pop e il tuo?-
-A me piace la musica rock. Poi che genere di film ti piacciono?-
-Mi piacciono le commedie d’amore- rispose Elena con gli occhi sognanti.
-A me invece piacciono i film d’azione e di fantascienza-
-Wow, abbiamo molte cose in comune eh?-
-Direi decisamente di no!-
Le due risero portando l’attenzione verso il prato dove giocavano i bambini.
-Cambiando discorso, come andavano le cose nella tua vecchia scuola?-
Elena ci rifletté su e cominciò a raccontare.
-Diciamo che la situazione non era molto diversa dall’attuale. Tutti volevano essermi amici per il fatto della popolarità, ma non me li filavo molto e consideravo amici solo le persone che dimostravano di esserlo per davvero. Inoltre ero piuttosto ambita tra i ragazzi e molte volte ci provavano con me, ma si dimostravano soltanto degli scemi. A me è sempre interessato solo lo studio e mi imponevo sempre di prendere dei voti alti, pertanto non ho mai avuto modo di conoscere a fondo il pianeta “ragazzi”-
-Insomma, pomeriggi passati a fare compiti su compiti-
-Esattamente. Non avevo né tempo, né voglia per tutte le altre cose, tanto che tutti mi chiamavano “innocentina”-
-E lo sei per davvero un’innocentina! Ma non ti preoccupare, ora ci penserò io a farti recuperare il tempo perduto in compiti inutili!- fece Giulia strofinandosi le mani e sorridendo furbamente pensando a tutti i modi possibile ed immaginabili per farlo.
-Ma dobbiamo studiare le cose di scuola, altrimenti i prof si arrabbieranno-
-E tu lasciali stare! Ele, non puoi restare per sempre la cocca dei prof, dovrai pur cercare di essere un po’ più libertina!-
-E tu pensi che sia giusto?- domandò Elena con sguardo riflessivo.
-Ma certo! Insomma la scuola è importante, ma lo è anche il fatto che tu abbia delle esperienze amichevoli, affettive, sessuali…  E’ importante tutto ciò, capisci? E’ importante per te stessa-
-Hai detto “importante” tre volte-
-Perché lo è, mia cara innocentina- disse Giulia appoggiandosi sulla spalla di Elena –E poi pensaci bene, tu mi puoi aiutare con la scuola ed io in cambio potrei insegnarti tutte queste cose. Facciamo che in cambio dei tuoi pomeriggi di studio, io ti insegnerò tutto quello che c’è da sapere a riguardo della nostra generazione-
-Va bene ci sto!- 

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Capitolo 9
*** La cena ***



CAPITOLO 9 - LA CENA
Era un nuovo pomeriggio di studi e come al solito le due ragazze si erano incontrate per fare matematica.
-Allora Elena, questa sera hai da fare?- chiese la madre di Giulia mettendosi la giacca pronta per andare al lavoro.
-Non dovrei, perché?-
-Perché avrei intenzione di invitarti a cena-
Elena si ammutolì non sapendo cosa dire.
-Veramente non vorrei disturbare…-
-Ma quale disturbo, a noi fa solo che piacere! E’ pur sempre un modo per ringraziarti dell’aiuto che stai dando a mia figlia. Anzi, già che ci siamo, penso proprio di invitare anche Davide e Cristina. Lo avevo detto anche a te Giulia o te ne sei forse dimenticata?-
-Cavolo! E’ vero, la cena!- rispose la figlia portandosi una mano sulla fronte -Però mamma se dobbiamo farla evita di dare loro noia. In fondo è una cenetta intima-
-E invece ho voglia di invitarli. Più siamo e più ci si diverte! Bè io vado, a stasera!- disse la donna afferrando la borsa ed uscendo di casa.
Le due erano rimaste da sole e ne approfittarono per sedersi sul divano e baciarsi.
-Toglimi una curiosità- disse Elena -ma chi sarebbero Davide e Cristina?-
-Lui è mio fratello maggiore e lei è la sua fidanzata-
Elena rimase di stucco.
-Che cosa? Hai un fratello? E non mi dici niente?-
-Non pensavo fosse così importante-
-Ma lo è! Cavolo, ho il diritto di saperlo, specie se è un ragazzo carino-
-Hey! Guarda che sono gelosa!-
Le due ridendo continuarono a baciarsi e a coccolarsi, tanto che lo studio durò meno del previsto e venne l’ora di cena senza aver concluso nulla.
-Ragazze! Avete finito di studiare?- disse la madre di Giulia rientrando in casa seguita da suo marito. Le due si guardarono e ridendo di sottecchi risposero con un si.
Poco dopo suonò il campanello di casa e Giulia andò ad aprire.
-Buonasera!- disse Giulia accogliendo i due in casa sua.
-Ciao Giù!- rispose Cristina dandole dei baci sulle guance.
-Buonasera dolce sorellina!- disse Davide entrando in casa.
-Buonasera anche a te, fratellino!- la sorella gli diede dei pugni sulla spalla.
-Sempre a fare la parte del maschio tu eh?- disse Davide massaggiandosi la spalla
-Sono una femmina, scemo!- rispose lei continuandolo a picchiare amichevolmente.
Cristina era piuttosto magra, coi capelli lunghi e bruni legati in una coda e gli occhi color nocciola, mentre Davide aveva i capelli castani lunghi fino al collo e gli occhi azzurri come sua sorella. Elena era rimasta in un angolo ad osservare quel battibecco e non osava spiccicare parola, tanto che i due se ne accorsero. Elena arrossì di colpo e si avvicinò alla giovane coppia di fidanzati.
-Buonasera! Io sono Elena, piacere!- timidamente allungò la mano verso il ragazzo.
-Ma buonasera a lei dolce fanciulla!- rispose baciandole la mano.
-Però! Che amica carina che hai! Chissà dove la tenevi nascosta finora- sussurrò Davide rivolto alla sorella.
Elena era diventata un tutt’uno col colore dei suoi capelli e Giulia gli diede una gomitata.
-Ti ricordo che sei fidanzato vecchio mio e lo è anche lei, quindi se ci provi a fare il galletto ti picchio!-
Dopo aver fatto le dovute presentazioni, Giulia andò in cucina per aiutare i suoi genitori con le pietanze e tutti gli altri si accomodarono al tavolo. Elena teneva il volto basso continuando a torturare il tovagliolo per non rischiare di arrossire di fronte al bel sorriso di Cristina e allo sguardo seduttivo del compagno.
-Allora Elena, tu e Giulia andate a scuola insieme?- Chiese la ragazza.
-Ehm si, ma in classi differenti. Io e lei ci siamo conosciute per caso…-
-Veramente ci hanno messe in coppia solo per fare quello stupido progetto del recupero pomeridiano che fanno solo nella nostra scuola per fare in modo che tutti gli alunni possano conoscersi anche se fanno corsi differenti. Una palla assurda!- disse Giulia entrando in sala da pranzo con le bottiglie d’acqua frizzante tra le mani.
-Già, però è stato un buon motivo per conoscerci-
La mora posò le bottiglie e diede un buffetto sulla guancia della rossa che sorrise di rimando.
-Comunque mi sembrate piuttosto affiatate, tanto da sembrare più che due amiche-
Elena arrossì per poi sbiancare completamente. “Oh cavolo! E ora ci scoprono!” pensò sbiancando ancora di più decidendo di nascondersi sotto al tavolo.
-Stai forse insinuando che tra questa bella ragazza e quel mostriciattolo di mia sorella possa esserci del tenero?-
-Non intendevo questo. Stavo soltanto dicendo che sembrano sorelle più che due amiche. E poi, anche se così fosse non ci troverei nulla di male-
- A TAVOLAAAAAAAAAAAAA!- urlò Giulia mettendo uno stufato di carne al centro del tavolo e sedendosi accanto ad Elena.
-Ti ringrazio! Mi hai salvata!- sussurrò Elena a Giulia.
-E’ il minimo che potessi fare-
La cena proseguì piuttosto bene e a fine pasto i ragazzi rimasero al tavolo per chiacchierare un po’ e Cristina colse la palla al balzo per parlare fare domande a raffica.
-Comunque Elena, sei un volto nuovo. Non mi pare di averti incontrata prima d’ora in giro-
-Infatti mi sono trasferita qui da poco per via di una promozione lavorativa di mio padre, che da semplice impiegato è passato a dirigere una sede bancaria di questa città-
-Cavolo! Immagino che allora tua madre sia una persona più frivola, tipo casalinga o cose del genere-
-A dire il vero è una scrittrice affermata-
Cristina era rimasta a bocca aperta. Con tutte quelle informazioni aveva capito che veniva da una famiglia ricca e cominciò a sentirsi a disagio.
-E che scrittrice! Dovete sapere che la nostra Elena è la figlia della famosissima Amanda Smith!- disse la madre dei due ragazzi elettrizzata.
-Che cosa? Tu sei sua figlia?- disse Cristina sbattendo le mani sul tavolo e avvicinando il volto a quello della rossa.
Elena annuì timidamente.
-Oh cavolo! Tua madre è un genio! Cioè un vero e proprio fenomeno della letteratura moderna e io l’adoro! Ho letto tutti i suoi fantastici libri e mi sono piaciuti moltissimo!-
-Ah, mi fa piacere…- rispose Elena in evidente imbarazzo per i modi esuberanti di Cristina, che aveva assunto un’aria sognante a parlare dell’argomento.
-Non puoi nemmeno capire quante emozioni mi trasmettono i suoi racconti d’amore. Sono sempre così complicati, impossibili, sensuali…insomma ti sembra sempre di essere il protagonista e di vivere quelle vicende così passionali, anche perché sono scritte in quel modo così dettagliato…-
-Eh già, lo dicono in tanti e la cosa che piace di più a tutti è quando descrive esplicitamente scene con contenuto erotico…-
Giulia arrossì per quella espressione detta da Elena che le venne da ridere attirando l’attenzione del fratello.
-Però! Quando si parla di tematiche sessuali mia sorella non ci capisce più niente-
-Ma falla finita, cretino!- disse fulminandolo con lo sguardo.
La serata proseguì in tranquillità parlando dei vari lavori di Amanda e per Elena fu ora di tornarsene a casa. Dal momento che in tarda sera i pullman non passavano, i due fidanzati si erano offerti per riaccompagnarla a casa e Cristina non stava più nella pelle nel conoscere sua madre. Anche Giulia si era andata con loro soltanto per tenere compagnia. Una volta giunti a destinazione scesero tutti dell’auto e suonarono alla porta. Andò ad aprire Amanda e per poco Cristina non svenì per l’emozione.
-Piacere di conoscerla! Io sono una sua grandissima e fedelissima ammiratrice- disse tutto d’un fiato tremolando come una foglia. La donna sorrise facendo le dovute presentazioni. Aveva il tipico aspetto di donna inglese ed era molto somigliante ad Elena, tanto che Giulia ne rimase affascinata.
-Tu dovresti essere Giulia!- disse stringendo la mano alla moretta.
-Esatto! Piacere!- rispose sorridendo.
Poi vista l’ora tarda Davide disse che doveva riportare a casa sua sorella. Giulia pose lo sguardo su quello di Elena che non seppero come comportarsi: entrambe volevano abbracciarsi e baciarsi, ma non si sentivano di farlo in pubblico per paura dei giudizi e delle discriminazioni che potevano conseguirne e quindi si limitarono a darsi un paio di baci in modo amichevole.
-Allora buonanotte-
-Buonanotte anche a te-
Detto questo ognuno tornò a casa propria.

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Capitolo 10
*** Una serata divertente ***



CAPITOLO 10 - UNA SERATA DIVERTENTE
Erano passate delle settimane da quella cena e le due ancora non avevano trovato il coraggio di parlare con gli altri della loro relazione, né coi loro genitori, né con gli amici più stretti. Ogni volta che ne trovavano coraggio poi rifiutavano per paura dei pregiudizi. In un pomeriggio di studi Giulia ne discusse con Elena ed entrambe scelsero di non farne parola con nessuno.
Tuttavia erano diventate più affiatate e il fatto d fare tutto in segreto rendeva la loro relazione ancora più intrigante e divertente.
-Senti, siccome in questo week-end mamma deve presentare un libro ad una conferenza stampa, i miei andranno fuori città ed hanno detto che posso restare a casa ma con la condizione che inviti qualcuno a dormire da me per non stare da sola- disse Elena a Giulia nel momento della ricreazione.
-Fammi indovinare. Hai pensato di invitare me, vero?-
-A dire la verità si. Allora, ti andrebbe di venire?-
-Ma certo che mi va, scema!-
Tutta contenta, Giulia spinse Elena verso il muro e fece ber baciarla, ma si ricordò che era nel corridoio trafficato della scuola e quindi andarono a chiudersi in bagno a baciarsi indisturbate.
Il sabato successivo Giulia corse a casa da scuola per pranzare e per poi preparare la borsa con il pigiama e tutto il resto e si fece accompagnare dalla madre fino a casa di Elena, dove si erano date appuntamento.
Una volta arrivata a destinazione suonò al citofono della villetta ed Elena uscì di casa e andò ad aprire il cancello.
-Mi raccomando, controlla che Giulia non faccia danni- disse la madre affacciata al finestrino della macchina.
-Non si preoccupi! Con me è in buone mani!-
-Buonissime direi!- rispose Giulia abbracciando l’amica.
-Perfetto. Allora io vado, ci vediamo domani-
-A domani!- dissero le due in coro.
Una volta entrate in casa, Giulia si guardò attorno meravigliata. Il salotto era grande e caldo, con le pareti arancioni. A sinistra vi era la finestra, una poltrona e una stufa in pellett ed alle pareti vi erano gli scaffali con moltissimi libri, soprammobili e statuette di varia forma e dimensione e al centro della stanza vi era un tavolo con un vassoio con delle caramelle. A destra invece c’era una cucina dalle pareti azzurre, arredata in modo moderno.
Sulla poltrona vi era un grosso gatto dal pelo lungo color crema, che saltò giù e corse a strusciarsi attorno alla rossa.
-Ciao micione!- disse prendendolo in braccio.
-Che bello che è! Come si chiama?- Chiese Giulia.
-Cleo. Puoi accarezzarlo se vuoi-
La mora gli grattò il muso e questo le fece le fusa.
-Vieni, ti mostro la mia stanza- disse Elena lasciando il gatto.
Le due percorsero il corridoio ed entrarono nella stanza in fondo a sinistra.
La cameretta era anch'essa grande, con le pareti e i mobili color verde pastello. Al centro vi era un letto da una piazza e mezza, alla sua sinistra un grande armadio e alla sua destra una finestra con le tende di un verde acceso. Di fronte al letto vi era la scrivania, con un portatile, i libri di scuola sparsi, gioielli e pupazzetti vari.
-Cavolo Ele, ma la tua stanza è veramente bella! Niente in confronto alla mia topaia-
-Sapevo ti sarebbe piaciuta-
-E il letto è anche comodo- disse Giulia buttandocisi sopra subito raggiunta da Elena.
-Sai Ele, non penso che stasera dormiremo-
-Che intendi dire?-
-Sapessi- rispose ridendo.
Elena ci pensò su e capì cosa volesse intendere la compagna.
-Eddai Giu, queste cose mi imbarazzano- disse rossa in viso.
-Ma quanto sei innocente!- disse tirandole un cuscino.
Successivamente passarono il resto del pomeriggio ad ascoltare musica ed a ballare e cantare come due scatenate e a farsi foto col cellulare.
A cena decisero che avrebbero mangiato la pizza e quindi Elena telefonò ad una pizzeria ed ordinò due margherite, che furono consegnate da un ragazzo biondo, poco più grande di loro e piuttosto carino. Fece lo spiritoso con le due, ma loro lo congedarono subito dichiarandosi una coppia lesbo.
-Bè, almeno a qualcuno lo abbiamo detto- disse Elena.
-Se l’ho fatto è solo perché cercava di guardarti attraverso la scollatura del maglione-
-Dillo che sei gelosa-
-Di te si-
Si accomodarono in cucina e fecero fuori le pizze.
Dopodiché andarono al salotto più piccolo per guardarsi un film. Era accanto alla stanza di Elena ed aveva un televisore che occupava una parete e un divano con la coperta. Giulia ci si buttò sopra.
-Allora, che genere di film ci guardiamo?- chiese la rossa.
-Ti andrebbe un fantasy?-
-Basta che non ci siano scene d’amore sdolcinate-
-Non credo che in questo ci siano-
Elena prese una custodia di un DVD e glielo mostrò. Si trattava del film “La bussola d’oro”.
Giulia approvò.
Una volta scelto il film, le due tornarono in cucina per preparare il pop-corn.
Elena versò il mais in una pentola e lo mise a cuocere.
-Tra poco sarà pronto-
-Evvai!- Disse Giulia saltellando per la cucina.
Le due si sedettero ad aspettare che il mais si cuocesse, fino a che Giulia non senti come un pizzicotto su una guancia.
-Ma che cavolo è stato!?-
Anche Elena sentì lo stesso pizzicotto e si toccò la guancia. Poi osservò il pavimento, poi la pentola per guardare poi Giulia.
-Cavolo!Il pop-corn!-
Il mais uscì dalla pentola e andò a finire da tutte le parti.
Giulia si nascose sotto al tavolo.
-Ci stanno attaccando! Ci stanno attaccando!- urlò.
Prontamente Elena mise il coperchio e raccolse tutto il pop-corn finito in terra.
-Puoi uscire allo scoperto. Sono riuscita a sconfiggere i nemici-
Una volta pronto, misero il tutto in una ciotola e tornarono in salotto a guardarsi il film.
A tarda notte andarono in camera a mettersi il pigiama. Giulia lo fece senza tanti problemi, mentre Elena se ne stava immobile come una statua.
-Bè, che problema c’è ora?- chiese Giulia sistemando il maglioncino e i jeans nel borsone.
-E’ che mi vergogno a cambiarmi di fronte qualcun altro- rispose lei rossa in viso.
Giulia se la rise.
-Ti vergogni di me?-
-Non è questo il fatto, ma è proprio un problema mio-
-Sei davvero un’innocente! Vai cambiati tranquilla - rispose la mora voltandosi.
Non appena Elena si tolse i vestiti, Giulia si girò di scatto rimanendo a bocca aperta.
-Oddio! Ma tu sotto a quei vestiti nascondi tutto ciò?-
Elena si coprì.
-Eddai, così mi metti in imbarazzo-
-Ma non c’è alcuna ragione per esserlo- disse buttandola sul letto. Poi salì su di lei e iniziò a baciarle il collo. Elena rabbrividì a quel contatto; ciò spinse Giulia a continuare, toccandola sui punti più sensibili.
-Giu, non credo che sia una cosa giusta da fare-
-E perché no? Tanto siamo sole, nessuno può disturbarci-
Giulia tornò a baciarla con passione scendendo a giocare con l’elastico degli slip, ma Elena la spinse via.
-Ho detto di no-
-Ma perché?-
-Perché ora come ora non me la sento-
-Uffa, e va bene non insisto, innocentina che non sei altro-
Elena si mise il pigiama rosa di pail e si sedette sul letto; Giulia si avvicinò alla scrivania e notando il diario segreto di Elena, lo afferrò e cominciò a sfogliarlo. Elena si alzò di scatto e corse a riprenderselo, ma Giulia la trattenne con una mano, mentre con l’altra teneva il diario.
-“Caro diario! Oggi è cominciata la scuola. Che emozione aver conosciuto tanta gente nuova!”- disse urlando in modo poetico.
-Ridammelo subito!-
-Non ci penso nemmeno, voglio leggerlo. “Caro diario, Oggi ho conosciuto una ragazza di nome Giulia. Mamma mia quanto è antipatica!”-
Giulia guardò freddamente la sua compagna, ma poi si mise di nuovo a ridere.
-“Ciao diarietto mio! Come va? Oggi devo raccontarti un sacco di cose… Sai che sono riuscita a diventare amica di Giulia? Ebbene si, ora ci frequentiamo dopo scuola e ho scoperto che non è antipatica come pensavo, ma è molto carina e simpatica, forse un po’ troppo esuberante, ma è simpatica”-
Giulia abbracciò affettuosamente Elena per poi tornare a leggere.
-“Diario, oggi ho fatto una nuova esperienza: Ho dato il mio primo bacio! Ma non ad un ragazzo ma bensì ad una ragazza, ti rendi conto? E non una ragazza qualsiasi, ma a Giulia”-
La mora rimase di stucco e fissò Elena, che era arrossita.
-Davvero hai dato il mio primo bacio a me?-
-Bè si e se devo esserne sincera non mi ha mia dispiaciuto-
-Nemmeno un po’?-
-No, no-
Le due si ritrovarono avvinghiate al letto e si baciarono con passione, finché non si addormentarono abbracciate.
La mattina dopo Giulia si svegliò di buon’ora ed allungò le mani verso l’altra parte del letto scoprendolo vuoto. Pensando che Elena fosse andata in bagno, si stiracchiò e si rimise sotto le coperte.
-Giulia! La colazione è pronta!- urlò Elena dalla cucina.
-Un attimo!- disse Giulia bofonchiando.
La rossa corse in camera e le fece il solletico.
-Piantala!- disse tirandole una cuscinata.
-Forza vieni, che ne so si raffredda il thé-
Giulia ci mise un po’ ad alzarsi e si trascinò in cucina. Elena si era già cambiata ed era perfettamente in ordine, Giulia invece era tutta spettinata ed indossava un leggero pigiama blu di cotone.
-Mamma mia quanto è freddo!-
-Per forza! Te ne stai conciata in quel modo! Tieni, con questo ti riscalderai tutta-
Giulia prese la tazza e si gustò il thè caldo.
In quel momento si sentì un rumore dall'ingresso e un vociare.
-Elena, Siamo tornati!- disse una donna dai capelli rossicci e gli occhi azzurri entrando in cucina.
-Ciao mamma! Com'è andata la presentazione del libro?-
-Benissimo! E’ stato un successone!- rispose sedendosi a tavola.
-E voi due? Vi siete divertite?-
-Abbastanza!-
-Ma che profumo! Cosa ha preparato di buona la mia cucciola?- chiese un uomo castano, con gli occhi marroni e vestito elegante.
-Un bel thè ai frutti di bosco!-
I genitori di Elena si sedettero con le ragazze e raccontarono della presentazione. Usavano dei termini talmente articolati che Giulia riusciva a fatica a comprenderli; si sentiva a disagio in quell'ambiente un po’ aristocratico, ma riuscì comunque a rendersi partecipe del discorso.
Rimase a pranzo da loro e nel primo pomeriggio tornò a casa.
-Allora, come sei stata da Elena?- chiese sua madre.
-Benissimo! Ci siamo divertite molto-
In quel momento sentì il cellulare vibrare e lo controllò. Era una messaggio di Elena.
Ai miei hai fatto un’ottima impressione e sono  stati felicissimi di conoscerti. Hanno detto che puoi fermarti da me tutte le volte che vuoi
Giulia sorrise e rispose.
D’accordo!

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Capitolo 11
*** Cambio look ***



CAPITOLO 11 - CAMBIO LOOK
Era un nuovo pomeriggio e dal momento che non era il turno degli studi congiunti Elena se ne stava a casa a sistemare l’armadio. Il suo letto era stracolmo di vestiti, per la maggior parte roba vecchia, che però teneva e riutilizzava come meglio poteva.
-Elena, hai finito di sistemare?- chiese Amanda entrando nella camera della figlia.
-Non ancora, devo trovare il posto per tutta questa roba-
-Secondo me dovresti buttarla o darla in beneficienza-
-Sei matta? Per me queste magliette sono preziose e non le voglio buttare-
La donna si sedette sul letto assieme alla figlia.
-Elena, questa roba è vecchia. Molte magliette ti stanno piccole, altre si sono scolorite per i tanti lavaggi e altre ancora sono fuori moda-
-A me non interessa seguire la moda. Voglio soltanto essere me stessa. E poi molte cose le posso riutilizzare in vari modi-
-Ah si? E allora questo come lo abbineresti?- chiese la donna afferrando un maglioncino color giallo ocra.
Elena osservò in giro e prese un paio di jeans scoloriti con un giacchetto marrone. Amanda negò.
-Dovresti seriamente cambiare look-
-Cosa?- chiese la figlia.
-Come ti ho già detto dovresti seguire la moda. Innanzitutto dovresti buttare un po’ di cose e comprarne di nuove- disse alzandosi dal letto e uscendo dalla stanza.
-Ah! Ti consiglio di parlarne con Giulia. Infatti si è lamentata del tuo gusto in fatto di abbigliamento-  urlò Amanda dal corridoio.
-Come? E quando?-
-Il giorno i cui si è fermata a dormire da noi. Mi ha chiesto se poteva prendere dei provvedimenti e ovviamente non ho potuto dirle di no-
-Uffa!- concluse la figlia buttandosi sul letto.
La mattina dopo andò a scuola con indosso una maglia bianca a collo alto con sopra un maglioncino azzurro che si intravedeva dal giaccone e dei jeans larghi. Si sentiva comoda vestita in quel modo e il fatto di non seguire la moda non le importava. Nonostante ciò Giulia la notò nel corridoio della scuola e le corse incontro.
-Stai per caso partendo per l’Alaska?-
-No perché?-
-Perché con quel maglione mi sembri un orso polare che va alla ricerca dei posti freddi-
-Bè dopotutto stiamo in inverno e mi sembrava giusto vestirmi così-
-Si, ma qui con il riscaldamento acceso fa un caldo torrido che bisognerebbe venire in canottiera e short-
-Esagerata!-
Elena girò i tacchi imbronciata e Giulia la prese sotto braccio e la guardò dritta negli occhi.
-Senti, tu mi piaci davvero tanto, ma se ti dico di cambiare look lo faccio per te, per renderti più bella. Seriamente tu cosa ne pensi?-
-Penso che ognuno si veste come vuole e io mi piaccio così come sono, almeno credo- disse Elena guardando gli scarponcini.
Giulia incrociò le braccia al petto.
-Qui c’è davvero bisogno di cambiare. Ne potremmo approfittare nel week-end, che ne dici?-
-Ma non saprei…-
-Eddai!- Insistette Giulia con sguardo languido.
-E va bene! Ma lo faccio perché non ne posso più di essere criticata!-
Giulia l’abbracciò tutta contenta.
-Tranquilla! Cambieremo tutto, non te ne pentirai!-
La settimana volò e il sabato pomeriggio si incontrarono in città come stabilito.
-Sei pronta?- chiese la mora.
-Se proprio devo si-
Giulia la fulminò con lo sguardo.
-Ho detto di si!-
-E ALLORA CHE ABBIA INIZIO LA MISSIONE “CAMBIAMO IL LOOK AD ELENA”!-
-Ok, basta che non urli. Piuttosto, da dove cominciamo?-
-Da un posto che è la fine del mondo. La maggior parte del vestiario lo compro lì-
Le due giunsero ad un negozio di moda giovanile ed entrarono. Era davvero grande; vi erano scaffali traboccanti di magliette e pantaloni di ogni tipo e colore, tanto che Giulia non seppe dove riporre l’attenzione.
-Ciao ragazze! Posso esservi utile?- chiese una giovane commessa.
-Altroché! Avrei bisogno di numerosi consigli per la mia amica-
La commessa la squadrò per benino e annuì.
-Seguitemi- ordinò alle due.
Le due ragazze furono accompagnate nella zona dove vi erano riposti i nuovi arrivi autunno/inverno.
-Qui potete trovare tutti i nuovi arrivi di questa stagione-
-Perfetto!- disse Giulia afferrando qualche maglia e jeans. Nel frattempo la commessa fu richiamata in cassa.  
-Tu intanto vai a provarti questa roba. Intanto faccio un giretto-
-D’accordo- Elena raccolse i capi d’abbigliamento e si rifugiò in un camerino.
Dopo un giro di perlustrazione, Giulia tornò ai camerini con altri abiti tra le mani.
-Elena, hai fatto?-
-Aspetta, questi jeans mi entrano a fatica, anche se sono della mia taglia-
Una volta finito di cambiarsi uscì allo scoperto. Indossava un maglioncino nero attillato e dei jeans a vita bassa.
-Oh cavolo! Ma stai benissimo!-
-Dici? Perché il maglione mi sembra piccolo e i jeans stretti-
-E’ perché non sei abituata a vestirti così. Di solito ti metti roba che ti sta larga o è scolorita per tutti i lavaggi che gli hai fatto fare… Ora provati questi-
Elena rientrò in camerino e uscì poco dopo con indosso un altro paio di jeans e una camicia di flanella a quadri verdi e blu ricevendo altri complimenti dalla compagna.
Dopo altre prove in camerino Elena decise di comprare due maglioncini, una camicia, tre paia di jeans e una felpa con la zip.
-Bè alla fine sono riuscita a farti spendere soldi in vestiti carini.
-Hai ragione, non è male quel negozio. Dovremmo andarci altre volte per rifarmi l’intero guardaroba-
Le due presero il pullman e scesero a qualche fermata più in là.
-E ora pensiamo al tuo lato estetico-
-Estetico? Giulia, dove mi vuoi portare ora?-
-In un posto fichissimo, dove potrei divertirti, vedrai-
La mora aprì la porta di un locale che emanava profumo di shampoo ed entrarono in un salone di parrucchiera.
Il locale aveva le pareti rosa e fucsia e si sentiva musica ad alto volume, tanto che Elena dovette coprirsi le orecchie e vi erano alcune ragazze dai capelli tinti e stravaganti che si occupavano delle loro clienti
-Ciao Giulia! Sei venuta a rinforzarti la tinta?- chiese una ragazza bionda con varie ciocche tinte di rosa e verde acqua, con gli occhiali e un vistoso piercing blu brillante sul naso.
-Ciao bella! Veramente sono qui per lei- indicò l’amica
-Allora è per lei che hai telefonato l’altro giorno, vero?-
-Ovviamente -
-CHE COSA?- chiese Elena rivolta a Giulia che tentava in tutti i modi di nascondere un sorrisetto beffardo.
-Amore, ma l’ho fatto per te! I tuoi capelli sono così spenti che hanno bisogno di tornare lucidi-
-Ma io non pensavo volessi portarmi dalla parrucchiera. Hai idea di quanto mi hai fatto spendere oggi con tutti quei vestiti?-
-Certo, ed è per questo che mi sono accertata che tua madre controllasse il tuo portafogli-
-Tu sei matta da legare!- Elena si portò le mani al viso per l’esasperazione.
Dopo essersi consultata con la parrucchiera decisero tutte insieme che sarebbe stato il caso di farle una tinta rosso fuoco per dare luminosità ai suoi capelli.
-Ma non è meglio fare uno shampoo colorato?-
-Meglio la tinta Ele, dammi retta!-
Elena fu costretta ad arrendersi. La parrucchiera le passò il colore varie volte finché non ottenne il risultato giusto. Dopo averle lavato i capelli la fece accomodare ad una poltrona e si diede il cambio con una collega dai capelli rosa, specializzata in tagli ed acconciature.
Dopo averle tolto tutte le doppie punte, le asciugò i capelli e li lisciò con la piastra.
-FINITO! – urlò la parrucchiera.
-Allora ti piaci?-
-Wow, sembro un'altra persona!- disse stupefatta guardandosi allo specchio e toccandosi i capelli.
-SEI BELLISSIMA!- canticchiò Giulia a voce alta con le braccia alzate girando su se stessa su una sedia girevole.
La rossa si alzò timidamente dal suo posto dirigendosi alla cassa per pagare. Non spese molto e questo la tranquillizzò.
-Allora, come ti senti ora?- chiese Giulia ad Elena mentre uscivano dal salone.
-Diversa ma anche bene, nonostante mi hai fatto spendere molti soldi –
Una volta a casa i suoi le fecero un sacco di complimenti ed Amanda si congratulò con Giulia per la pazienza ed il buon gusto che aveva avuto nel pomeriggio.
Ora Elena si sentiva più bella e più alla moda e decise di seguire sempre tutti i consigli dati da Giulia. 

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Capitolo 12
*** La notte più lunga dell'anno ***



CAPITOLO 12 - LA NOTTE PIU' LUNGA DELL'ANNO
In città era in pieno dell’inverno. Le scuole si erano chiuse per le festività natalizie e le due ragazze avevano più tempo per pensare a se stesse e per continuare al rinnovo del guardaroba.
Era un pomeriggio come tanti; Giulia ed Elena stavano facendo un giro al corso ad osservare le vetrine, decorate con stencil a forma di fiocco di neve e lucine colorate e a confrontare i prezzi quando uscì da un negozio d’abbigliamento Sandra, la compagnia di classe di Giulia.
-Hey ragazze!- Le salutò tutta allegra con una busta in mano.
-Sandra!- urlò Giulia abbracciandola. -Che fai di bello da queste parti?-
-Sono andata a fare un giro per i negozi-
-Wow, allora abbiamo avuto la stessa idea! Si vede proprio che siamo compagne di banco! Ma cosa hai comprato?-
Sandra le diede la busta e Giulia ed Elena sbirciarono dentro: nel suo interno c’era un maglioncino marrone con un orsetto disegnato sopra.
-Che carino! Me lo regali?- chiese Giulia.
-Non se ne parla proprio-
La compagna le fece la linguaccia.
-Cambiando discorso… che fate di bello a capodanno? –
-Io credo che starò in casa a guardarmi qualche stupido programma in tv- rispose Giulia restituendole la busta.
-E io credo che lo passerò in famiglia- aggiunse Elena.
-Bhè… allora potrei farvi una proposta?-
Le due annuirono.
-Nella zona industriale, appena fuori città, fanno una festa fichissima in cui sono stati invitati tutti gli studenti del quarto e del quinto anno dei licei della nostra zona, con tanto di musica dance dei primi del 2000. Non credo che parteciperanno tutti, ma io pensavo di andarci… ci volete venire anche voi?-
-Lo sai che a me non piace la confusione e vestirmi elegante per le feste- disse Giulia.
-Guarda che non c’è il bisogno di vestirsi eleganti. Dai venite!- le fece Sandra con aria supplichevole.
Giulia si lasciò addolcire dall’espressione dolce della sua amica e alla fine accettò.
-Evviva!- Sandrà le saltò addosso. -E tu ci vieni?- chiese rivolta ad Elena.
-Non lo so… prima devo parlarne in casa. Semmai ti faccio sapere-
-D’accordo!-
Più euforica che mai Sandra dovette scappare per via di alcuni impegni e le due ripresero il giro.
-E quindi tu ci vai?-
-Se lo faccio è per stare con Sandra, ma secondo come mi gira potrei sempre cambiare idea e tornarmene a casa-
-Io è tanto che non vado ad una festa… timida come sono credo che me ne starò in un angolo a mangiare patatine… e poi dovrei anche procurarmi un abito-
-Mi dispiace ma per quello non posso aiutarti. Io non me intendo di abiti-
-E allora come avresti intenzione di vestirti quella sera?-
-Con la prima cosa che trovo nell’armadio-
Il pomeriggio passò e con esso tutte le altre festività fino a che non fu la sera della festa.
Erano le sette di sera e Giulia aveva svuotato tutto l’armadio alla ricerca di qualcosa di carino. Estrasse dal suo mucchio di panni una maglietta a maniche lunghe grigia con dei brillantini e con lo scollo lungo fino alle spalle e un paio di jeans chiari un po’ più attillati. Come scarpe decise di abbinarci le sue sneakers nere adatte ad ogni occasione.
-Hey Giulia, hai fatto?- chiese sua madre bussando alla porta.
-Si!- urlò mentre si vestiva. Una volta finito aprì la porta.
-Allora, come sto?- chiese la figlia.
-Non avresti qualcos’altro di più carino da mettere, tipo che so, qualcosa da femmina?-
-Lo sai che non mi piace vestirmi con vestitini, gonne e tacchi alti. Mi ci sentirei ridicola. Inoltre mi torvo a mio agio vestita così-
-Ma non devi per forza mettere i tacchi! Io dico qualcosa che ti renda più femminile, se no i ragazzi non ti guarderanno nemmeno-
-Sai quanto mi interessa essere guardata dai ragazzi. Non sono una modella, né tantomeno una delle tante sciacquette che staranno alla festa di stasera e che faranno le oche-
-IO NON HO UN FIGLIO MASCHIO E UNA FEMMINA, MA NE HO DUE MASCHI!- urlò allontanandosi dalla cameretta della figlia in preda all’esasperazione.
Giulia finì di prepararsi truccandosi con un po’ di ombretto, matita e lucidalabbra e poi fuggì insieme a suo padre fino alla zona industriale.
-Allora dov’è la festa?-
-E’ qui, in questo capannone-
Il padre fermò la macchina e Giulia scese.
-Mi raccomando, comportati bene-
-Si pà, sta tranquillo. Non berrò, non fumerò e non andrò a letto con nessuno. Buona serata!- fece chiudendo la portiera della macchina, che mise in modo e partì.
La musica si sentiva fino all’esterno. Nel cortile del capannone c’erano ragazze che fumavano e coppiette che si baciavano.
-Hey bellissima!- urlò Sandra correndole incontro. Indossava un vestitino georgette nero lungo fino a metà coscia con una cinturina argentata che le circondava i fianchi e degli anfibi.
-Ti sei messa in tiro eh?-
-Bhè, è una festa. Pensa che ho impiegato più tempo a farmi la piastra che a truccarmi-
-Sei uno schianto! Se fossi stata un maschio ti avrei già chiusa in uno sgabuzzino per fare cose poco caste- le fece Giulia.
-Questo è per dire che le mie ipotesi sul tuo orientamento sessuale sono corrette?-
-Ho detto “se fossi stata un maschio” scema!-
-Meglio così, perché stasera ci sono un sacco di tipi carini!-
Le due, tenendosi per mano, entrarono nel locale. La musica si fece più assordante tanto che Giulia dovette coprirsi un attimo le orecchie. C’erano già parecchi ragazzi che già stavano consumando il cibo del buffett.
-Dov’è Elena?- strillò Giulia a Sandra cercando di sovrastare la musica.
-Non lo so. Penso che non sia ancora arrivata-
-Allora vado ad aspettarla fuori-
-Ok. Io intanto vado a spizzicare qualcosa al buffett-
Giulia uscì fuori e si appoggiò ad un muro standosene per i fatti propri. Poco dopo arrivò Elena e la compagna le corse incontro abbracciandola.
-E’ tanto che aspetti?-
-No, sono arrivata da poco-
Poi sbirciò da sotto i cappotto e si accorse che aveva le gambe scoperte.
-Ti sei messa un vestito?-
-Si- la rossa si sbottonò il cappotto e le mostrò il vestito. Era formato da una camicia smanicata bianca appena sbottonata sopra e una lunga gonna nera sotto; indossava anche degli stivaletti con il tacco e per l’occasione si era arricciata i capelli e si era truccata benissimo.
-Sei da sballo! Preparati perché stasera potrei anche sbatterti davanti a tutti-
-Giulia!- l’ammiccò lei arrossendo e facendo ridere la compagna.
Le due raggiunsero Sandra che stava mangiando delle pizzette e si misero a chiacchierare del più e del meno.
In quel momento le raggiunge Lorenzo vestito con una camicia bianca abbellita da una lunga cravatta blu scuro, jeans e sneakers.
-Ciao dolcezza!- disse salutando Giulia nel modo più provocante possibile. Lei lo salutò a mezza bocca.
-Bella festa non trovate?- fece lui riempiendo il suo bicchiere con della birra.
-Si, ma questo la bevo io. Devi restare sobrio tutta la sera- Giulia gli rubò il bicchiere di birra e se lo scolò.
-Comunque stasera c’è davvero parecchia gente, tanti nemmeno li conosco. Io sono venuto qui con un paio di amici giusto per passare una serata diversa- disse Lorenzo preparando un nuovo bicchiere con della birra.
-Io invece sono venuta con una mia cugina, anche se penso si sia dileguata col suo fidanzato- fece Sandra mangiando una pizzetta.
-Allora di sicuro saranno tornati a casa a darsi del piacere personale. In fondo, quella di capodanno è la notte più lunga dell’anno, quella in cui si possono fare cose che in altre serate non è concesso-
Lorenzo e Sandra si guardarono pensando all’espressione detta da Giulia.
-Cavolo, come sei saggia stasera!- le fece notare la sua amica.
-Sarà l’effetto della birra-
Con una scusa Sandra si allontanò dal gruppo per andare a salutare alcune sue amiche e le altre due ragazze ne approfittarono per andare a ballare; ovviamente furono raggiunte da Lorenzo.
-Ehy bella, ti va di ballare un po’ con me?- le chiese Lorenzo a Giulia.
-No, mi va solo che ti dilegui e che mi lasci in pace-
-Ok- fece lui allontanandosi. Lei tirò un respiro di sollievo e continuò a ballare assieme ad Elena. In quel momento il DJ cambiò traccia facendo partite il brano “Giulia” dicendo che si trattava di una richiesta speciale. Poco dopo Lorenzo raggiunse le due ragazze e la mora, che si sentiva in imbarazzo si scusò un attimo con Elena e si allontanò un attimo dalla pista trascinando il ragazzo con se.
-Insomma, si può sapere cosa vuoi?-
-Ho semplicemente pensato che dedicarti una canzone ti avrebbe resa felice, tutto qua-
-Si ma non dovresti farlo in situazioni simili. Ti rendi conto che mi stai mettendo in imbarazzo?-
Il ragazzo sospirò.
-Volevo soltanto fare una cosa carina ma se non è di tuo gradimento allora vado a dire al DJ di cambiare musica-
-Lasciala pure. In fondo è una delle mie canzoni preferite e poi sta facendo divertire tutta la pista da ballo-
Elena raggiunse i due restando in silenzio e Lorenzo, stranito per il disinteresse della ragazza, si allontanò da loro.
-Certo che quel ragazzo è stato carino a dedicarti la canzone-
-Sarebbe stato meglio se me l’avessi dedicata tu-
-Ok allora te la dedico io: Giulia, oh mia cara!-
La moretta si mise a ridere.
Dopo essere tornate in pista ed aver ballato alcune canzoni Elena dovette andare in bagno lasciando Giulia al tavolo delle bibite dal momento che le era venuta sete.
Una volta essersi liberata dalle sue esigenze ed essersi data una sistemata Elena uscì dal bagno. Sentendo un chiacchiericcio familiare si fermò a spiare nel bagno dei maschi.
-Ora che siamo qui puoi spiegarmi perché mi hai chiesto il mio aiuto?- chiese Sandra che se ne stava a parlare con Lorenzo.
-Perché meglio di te nessun altro può aiutarmi. E ora ascoltami bene: dovresti creare le condizioni giuste per un momento di romanticismo con Giulia-
A quelle parole la bionda scoppiò a ridere.
-Conoscendola sai benissimo che se lo facessi potresti rimediare solo un pugno in faccia-
-Ma io sono disperatamente innamorato di lei. Ho provato pure con una canzone poco fa ma non ha funzionano. Ti chiedo solo di farmi questo piccolo favore-
-Senti, sei grande e vaccinato abbastanza per fare tutto per conto tuo. Invece di stare qui a perdere tempo dovresti andare da lei e parlarle da persona adulta. Dovresti chiarirti una volta per tutte dicendole ciò che provi, senza usare sottofondi musicali o parole sdolcinate, vedrai che capirà. Dammi retta-
-E va bene, terrò in mente i tuoi consigli-
Una volta metabolizzato il tutto Elena sbiancò. Non voleva permettere che qualcuno le rubasse la ragazza e avrebbe lottato con tutte le sue armi a disposizione pur di mandargli a monte tutto.
Velocemente raggiunse Giulia al tavolo del buffett che stava bevendo dell’aranciata. Voleva raccontarle tutto, ma appena aprì il discorso arrivò Lorenzo con fare malizioso.
-Allora- disse Lorenzo mettendo un braccio attorno ad una spalla di Giulia -Come procede la serata?-
-Benissimo nonostante tu mi stai dando noia - le rispose sgarbatamente ed una volta finito di bere, gettò il bicchiere di plastica in un secchio. Poi prese Elena sotto braccio che insieme tornarono a ballare, ma furono lo stesso inseguite dal ragazzo.
-Ti andrebbe di ballare con me?- chiese alla moretta.
-No! Mi andrebbe solo che ti levassi dai piedi e mi lasciassi trascorrere una serata in tranquillità-
-Eddai Giulia, siamo venuti qui per divertirci assieme. Almeno un ballo me lo devi concedere-
Lei si voltò verso Elena che in silenzio studiava la scena.
-E va bene, accetto. Basta che poi mi lasci in pace-
Sorridendo euforicamente le prese le mani e trascinandola al centro della pista ballarono a tempo di musica lontano da Elena, che per il nervoso era rimasta immobile come una statua sentendosi una codarda per non aver agito.
Lorenzo continuava far fare le piroette alla sua amica, che cominciava a divertirsi e una volta assicurato che erano rimasti soli l’attirò a se. I loro visi finirono talmente vicino che i loro nasi quasi si sfioravano. Entrambi non si mossero.
-Giulia..- disse lui passandole le dita sulla guancia. -Io… volevo chiederti una cosa… per caso pensi davvero ciò che avevi detto prima? Quella sulla notte di stasera, che è quella perfetta per compiere cose che in altre serate non sono concesse?-
-Si, ma l’ho detto parlando in maniera generale. Come mai me lo chiedi?-
-Perché mi chiedevo se anche per me è concessa una cosa che in altre occasioni non posso fare- disse avvicinandosi di più alla ragazza poggiando la fronte sulla sua, scendendo poi a darle un paio di baci lungo la guancia arrivando alla bocca. Prontamente lei si distolse subito senza ricambiare il bacio.
-Lore, sai che non hai il diritto di baciarmi così apertamente-
-Scusami… io non so che mi si è preso… anzi lo so. Io sono innamorato di te da anni, tanto che non ricordo nemmeno quanti. Tu per me sei la ragazza più bella del mondo e farei qualsiasi cosa per essere il tuo fidanzato, lo capisci questo?-
-Certo che lo capisco, ma sai benissimo che non ricambio la cosa. Non è reciproca e io non so più come fartelo capire. Sei un ragazzo molto carino ed hai tutte le qualità per piacere ad una ragazza, ma devi capire che non sono interessata a te… inoltre sono innamorata di un’altra persona-
A quelle parole Lorenzo restò spiazzato. Non poteva crederci che dopo tutti gli sforzi compiuti per farla innamorare di se lei si sarebbe innamorata di un altro. Strinse i pugni.
-Se è per questo allora dì a quello che ti piace di non farti soffrire perché se no lo vado a cercare e lo faccio a pezzi-
Imbronciato girò i tacchi, ma istintivamente lo afferrò per la camicia. Voleva chiarire il discorso nel modo meno brusco possibile e dimostrarsi matura.
-Senti, scusami se non riesco a provare i tuoi stessi sentimenti, ma è tutto così complicato, perfino per me. E’ vero che mi piace un’altra persona, ma non ti pensare che sia una cosa semplice, che non lo è per niente. Credimi, come ho detto prima hai tutte le qualità per piacere ad una ragazza e vorrei che le sfruttassi al tuo meglio senza essere troppo fissato su di me. Non voglio che tu stia male a causa mia, ma voglio solo che tu possa star bene o almeno di provarci. Ti chiedo di farlo per me, ma soprattutto per te stesso-
Lui si voltò verso di lei ed istintivamente l’abbracciò. Lei ne rimase un po’ sorpresa per quel semplice gesto, ma lo ricambiò.
-E’ difficile per me stare bene per via di questa storia, ma se è questo che senti allora cercherò di lasciarti in pace, Possiamo almeno essere amici ed andare d’accordo?-
-Ma certo che si-
Lui la strinse più forte a se e lei gli diede un piccolo bacio sulla guancia, per ringraziarlo di essere stato comprensivo. Dopodiché si staccarono e lui andò a cercare i suoi amici e Giulia raggiunse Elena al buffett.
-Com’è andata con quel ragazzo? Vi siete baciati?- chiese lei arrabbiata senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
-Assolutamente no. Dovevo chiarirmi su una cosa al volo e poi sono venuta a cercarti qui-
Elena l’abbracciò a sé.
-Io pensavo che ti fossi chiusa in un bagno a baciarti con quel ragazzo-
-Ma che stupida che sei! Lo sai che io sono interessatissima a te e porterei solo te in bagno per baciarti tutta, lo sai-
A quelle parole Elena si sentì più sollevata.
In quel momento il DJ urlò come un matto attirando l’attenzione di tutti quanti.
-Ragazzi è quasi mezzanotte! Preparate le bottiglie di spumante!-
Detto ciò alcuni ragazzi si precipitarono al tavolo delle bottiglie e tutti cominciarono a fare il conto alla rovescia.
-Vieni- fece Giulia prendendo per mano Elena.
Le due si mescolarono alla folla e iniziarono a contare anche loro.
-Tre due uno…Buon anno!- tornò ad urlare il DJ stappando una bottiglia di spumante schizzando il contenuto al pubblico di fronte ad esso.
Prontamente Giulia si voltò verso Elena e la baciò con tutta la passione che aveva. Elena ricambiò il bacio stringendola a sé, mentre la moretta le metteva le braccia attorno al collo, ignorando tutta la gente attorno a loro, la confusione, la musica e l’euforia. Era il loro momento e volevano inaugurare l’anno nuovo con un bacio. Si staccarono ansimanti e sorrisero.
-Buon anno!- disse timidamente Elena.
-Buon anno anche a te cucciola- le rispose Giulia.
Il DJ mise su la canzone “Scatman’s world” facendo impazzire tutta la platea, le due ragazze comprese, che iniziarono a ballare in modo scatenato.
Dopo tre ore di balli scatenati e foto varie le due tornarono a casa stanche ma felici di aver passato la serata più lunga dell’anno insieme.

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Capitolo 13
*** La prima volta ***



CAPITOLO 13 - LA PRIMA VOLTA
In città le feste natalizie erano passate da un pezzo tornando alla sua normale quotidianità e la scuola delle due ragazze aveva ripreso il normale svolgimento delle lezioni.
Stranamente Giulia arrivò a scuola più presto del solito, perfino prima del suono della campanella. Si ne stupì perché sempre abituata ad arrivare assonnata ed in ritardo, ma quella mattina non fu così. Anzi, si sentiva fresca come una rosa. Una volta in classe così posò la cartella sul suo banco e uscì a comprare uno snack alle macchinette.
Nel corridoio incontrò Elena come sempre al pieno delle energie necessarie per riprendere lo studio.
-Buongiorno piccola! Le fece Giulia abbracciandola.
-Hey, ma come sei energica stamattina! Sembra quasi sia contenta di essere tornata a scuola-
-Solo per una cosa ne sono contenta: del fatto che possiamo stare insieme a ricreazione-
Le due si staccarono dall’abbraccio e Giulia le propose di andare nella sua classe per stare un po’ insieme, dal momento che ancora non era arrivato nessuno ed Elena accettò l’invito.
Corsero in classe e si fiondarono ai banchi in fondo alla classe per baciarsi senza essere beccate da coloro che passavano nel corridoio col vizio di sbirciare nella classe.
Giulia le aveva messo le mani sotto la maglietta e Elena le aveva scompigliato i capelli. Entrambe sentirono un rumore ma per quanto erano prese decisero di ignorarono.
-Giulia, ma che fai?- chiese una voce molto famigliare a lei, che per lo spavento si scostò velocemente da Elena e si voltò a guardare Lorenzo che era entrato in classe e si era fossilizzato ad osservare la scena stupito più che mai.
Le due, che erano diventate rosse come pomodori maturi, non seppero cosa fare, ormai erano state scoperte. Giulia decise di trovare una scappatoia dicendogli la verità.
-Ecco… ora sai tutto- disse a voce bassa provando a giustificarsi.
Lui non disse niente. Lei continuò a parlare.
-Se quella sera non ti ho concesso un’occasione è perché io sono già impegnata con lei-
-Quindi mi stai dicendo che tu, cioè voi due siete fidanzate?-
Le due annuirono
-Tu sei…lesbica?-
-Si hai proprio indovinato. L’ho scoperto dopo esserci conosciute-
Lui per la sorpresa si passò una mano tra i capelli.
-Meno male!- Fece poi sorridendo e tirando un sospiro di sollievo.
-Se tu fossi stata innamorata di maschio la cosa sarebbe stata più difficile da digerire, ma dal momento che stai con una femmina la cosa è più accettabile. Ora capisco perché per te è più difficile!- concluse mettendosi a ridere.
-E adesso cosa ti ridi?- lo fulminò Giulia.
-Nulla, sono soltanto sorpreso. Comunque siete una bella coppia!-
Elena, che per tutto il tempo era rimasta zitta, guardò Giulia con aria supplichevole, che capì a volo ed annuì.
-Però facci il favore di non dirlo a nessuno e per nessuno intendo anche Sandra-
-Tranquilla, terrò la bocca chiusa- gli rispose facendole l’occhiolino.
Elena dovette di corsa tornare in classe e la mattinata proseguì tre lezioni noiose e baci passionali nei bagni delle ragazze.
Nel pomeriggio ripresero a fare gli studi insieme e come sempre si incontrarono a casa di Giulia. In quei mesi aveva fatto numerosi progressi e intendeva seguire quella strada sempre aiutata da Elena.
Stavano ripassando matematica quando Giulia chiuse il quaderno e lo buttò in un angolo. Elena, che stava scrivendo le equazioni sul suo quaderno, alzò lo sguardo incontrando quello della compagna che continuava a sbuffare.
-Che ti prende ora?- le chiese la rossa.
-E’ che non riesco a concentrarmi. A dirla tutta non ho nemmeno voglia di fare matematica-
-Vuoi passare ad un’altra materia?-
-No e in verità non ho voglia di fare cose di scuola-
Elena si sporse in avanti e le prese le mani.
-Per caso c’è qualche problema di cui vuoi parlarmi?-
-Non è proprio un problema, ma è una cosa che mi ronza per la mente da diverso tempo- disse Giulia che stava pian piano arrossendo. Poi lasciò la presa e sbatte entrambe le mani sul tavolo, facendo spaventare la compagna.
-Elena!- urlò sovrapponendola -io voglio portarti a letto!-
-Cosa?- chiese lei arrossendo più della compagna.
-Hai capito bene: ho una voglia matta di farlo con te-
Elena, che non si era ancora decisa di affrontare tale discorso con lei, non sapeva quale mossa compiere. Si sentì spiazzata e in difficoltà, tanto che non seppe cosa rispondere.
-Ti prego dimmi di si, che io non ce la faccio più a trattenermi- disse Giulia con aria suppliche, quasi piangendo.
-Ti prego Elena…-
-Bhè, se proprio ci tieni possiamo provarci-
A quelle parole Giulia si alzò di scatto e prendendo per mano la compagna, corsero in camera e si buttarono sul letto. La moretta cominciò a baciarle il collo famelicamente e le sbottò la camicia di flanella mettendole una mano sotto al top.
-Giulia… aspetta un attimo…- le fece lei sospirando.
-No non posso più fermarmi- disse Giulia staccandosi un attimo da lei per togliersi la felpa e buttandola in un angolo per poi tornare a fare quel che aveva momentaneamente interrotto.
Iniziò a baciarla con passione, andando a sfiorarle la lingua. Poi le andò ad aprire la cerniera dei jeans.
-Giu, ma tu sei proprio sicura di volerlo fare?- le chiese osservandole le mani.
-Certo che si e non sai nemmeno quanto-
Elena si lasciò andare permettendo alla compagna di continuare. Le sbottonò del tutto i jeans e glieli sfilò buttandoli per terra e poi se li tolse anche lei gettandoli nel mucchietto di panni sul pavimento. Entrambe erano rimaste in biancheria intima: Giulia lo portava rosa chiaro normale ed Elena lo indossava una bianco di pizzo. La mora la osservò sentendosi eccitata al massimo, mentre Elena si sentiva in imbarazzo. Erano arrivate fino a questo punto e non si sentivano più di tornare indietro o rifiutare; d’altronde Elena lo faceva un po’ anche per accontentare la sua compagna, impegnata a slacciarle il gancetto del reggiseno, ma in fondo voleva dimostrarsi una volta per tutte adulta e compiere questo passo con la ragazza di cui si era innamorata.
Una volta ripresa da questi pensieri si rese conto di essere completamente nuda di fronte a lei e istintivamente si coprì con le mani.
-Ele, fatti guardare-
-Non ci riesco…- le rispose rossa più che mai in viso.
Giulia le afferrò le mani scoprendo il suo fisico formoso e ne rimase totalmente rapita.
-Cavolo, che fisico che hai! Così mi ecciti ancora di più-
-Tanto lo sei già. Ora però spogliati pure tu, se ne hai il coraggio-
-E che ci vuole!-
In men che non si dica si tolse anche lei la biancheria intima mostrando ad Elena il suo fisico meno formoso, ma pur sempre attraente.
-E ora che si fa? Le cose sono ben differenti tra due femmine che tra due persone etero-
-E’ vero. Ci sono delle cose diverse, come il fatto che non c’è il bisogno di usare profilattici-
-Mi pare logico-
-Quindi non c’è alcun problema. E ora stop con le domande-
Giulia tornò a baciarla percorrendola per tutto il fisico con le mani arrivando ad accarezzarle in mezzo alle gambe. Elena emise un gemito che invogliò la compagna a continuare andando poi ad accarezzarle il suo punto più sensibile di tutti facendola bagnare.
-Sei bagnatissima. Questo vuol dire che ti stai eccitando alla mia stessa maniera-
Giulia continuò ad accarezzarla con più insistenza, facendola sussultare.
-Ti ho fatto male?- le chiese.
-Solo un po’-
-Vuoi che smetta?-
-No, continua-
A quelle parole continuò l'opera dapprima lentamente, poi sempre più veloce.
-Giulia… non ce la faccio più- disse Elena aggrappandosi alle lenzuola. Venne quasi subito e si buttò sul lenzuolo stremata. Giulia smise facendole recuperare il respiro e poco dopo si posizionò di nuovo su di lei facendole capire che il gioco non era finito lì.
Scese a darle dei baci lungo i fianchi giungendo fino al punto stimolato in precedenza. Aveva un profumo così inebriante da volersi spingere oltre ad una semplice stimolazione e sostituì le mani con la bocca finché non la fece venire ancora.
-Giulia, sono senza fiato!- le urlò la rossa che si dimenava a quel contatto.
La mora si distolse da lei più compiaciuta che mai.
-Ora però tocca a te a darmi del piacere-
Elena si inginocchiò sul letto e deglutendo a fatica, le accarezzò i fianchi fino sfiorarle quel punto tanto sensibile, provocando un sospiro da parte della mora, ma subito dopo tolse la mano da lì.
-Ele, ma che ti prende?-
-E’ che non sono brava come te…in poche parole non ci riesco-
-E’ molto semplice, devi fare così- disse prendendole la mano e guidandola fino a lì. Le insegnò le mosse che doveva fare, permettendole poi di continuare da sola una volta notata l’espressione eccitata sul suo viso. Elena continuò a stimolarla timidamente e Giulia la incitò ad andare più veloce. Obbedì baciandola sensualmente fino a che la sentì contrarsi in una smorfia di piacere e si liberò anch'essa in un sospiro.
Una volta pronte si misero sotto le coperte e lo fecero.
Quando ebbero finito si sdraiarono una accanto all'altra accarezzandosi vicendevolmente.
-Dimmi la verità- cominciò Giulia -Questa è stata la tua prima volta, vero?-
-Si è vero. Io non ho mai avuto modo di affrontare questo argomento con qualcuno  per quanto mi vergognavo, nemmeno con le mie amiche più strette-
Giulia la baciò.
-Sono contenta che ti sia concessa la prima volta con me-
Elena sorrise, ma poi pensò che era piuttosto allenata intuendo quindi che di tale tematica ne era già a conoscenza.
-E tu? Lo hai mai fatto con un altro prima?-
Giulia osservò il soffitto bianco come le pareti della cameretta e cominciò a raccontare.
-La mia prima volta è stata a sedici anni con un ragazzo più grande di me di tre anni che faceva il cantante in una band rock. All’epoca ero una ragazzina molto più scaltra e libertina ed il sabato sera andavo al locale qui vicino dove erano soliti suonare. Una sera mi offrì da bere e da lì cominciò tutta la storia. Iniziammo così a frequentarci e quando mi sentii pronta mi concessi a lui. Qualche mese dopo la sua band firmò un contratto con una casa discografica pubblicando il loro primo album e poi partirono in tour. Entrambi ci rendemmo conto che non poteva funzionare e così continuammo ognuno per la propria strada-
-E hai avuto altre “prime volte”?-
-Certo. Dopo aver mollato il cantante iniziai a frequentarmi con un cretino che mirava solo al sesso ed io, come una stupida, mi concessi anche a lui. Quando scoprii che andava in giro a dire che mi aveva fatta, io lo derisi per il fatto che non era dotato, creando uno sconforto generale da parte delle oche che gli andavano dietro. Mi ci divertii parecchio, che se ci ripenso mi viene ancora da ridere-
-Ma a questo punto potevi andare con quel ragazzo che frequentala tua stessa classe e che ci ha provato con te alla festa di capodanno-
-Ci Ho pensato parecchie volte di andarci a letto, ma scelsi di non farlo per il semplice motivo che volevo solo avventure di un pomeriggio o storielle da nulla. Lui è sempre stato innamorato di me e non volevo usare ciò come scusante per soddisfare i miei bisogni-
Poi Giulia la afferrò per i fianchi e la guardò dritta negli occhi.
-E comunque tu sei riuscita a darmi più piacere di qualunque altro maschio sulla faccia della Terra. Sei stata eccezionale e sono molto orgogliosa di te!- disse baciandola con passione.
Le due passarono il pomeriggio a farsi le coccole, ignorando del tutto i compiti di scuola e per Elena fu il tempo di tornarsene a casa. Durante il tragitto in autobus ripensò a quello che aveva fatto ore prima tanto che una volta scesa dal bus andò a scontrarsi con un ragazzo.
-Ops mi scusi…- disse lei ricomponendosi scusandosi con il ragazzo che aveva urtato. Era alto, con dei capelli castano scuro riccioluti e gli occhi marroni e aveva un’espressione simpatica. Elena spalancò la bocca riconoscendolo.
-Nicolò? Oddio, sei proprio tu?-
-Ma certo che sono io Elena - disse lui sorridendole sorpreso.
I due si abbracciarono amichevolmente.
Erano amici d’infanzia, ma per i vari impegni si erano un po’ allontanati sentendosi alla chat di tanto in tanto.
-Da quanto tempo! Ma che ci fai da queste parti?-
-Mi sono trasferito qui per frequentare la facoltà di giurisprudenza. E tu che fai da queste parti?-
-Sto rincasando. Abito in quella casa laggiù- le rispose lei indicando la sua villetta.
-Interessante… quindi anche tu ti sei trasferita qui. Io invece ho preso in affitto una casetta vicino alla facoltà che condivido con un paio di coinquilini. Piuttosto che mi racconti di bello?-
-Solite cose. Sto sempre a fare avanti e dietro tra casa e scuola concedendomi qualche divertimento leggendo i libri che ho sparsi per casa, cose così…-
-Secchiona come sempre! Anch’io non sono da meno-
Elena ridendo per la battuta del suo amico osservò l’ora sul display del telefonino e si scusò.
-Comunque ora devo andare a casa, altrimenti rimarrò a bocca asciutta-
-Allora vai tranquilla, che tanto devo ritornare subito anch’io-
-Allora ci si becca in giro- disse lei salutandolo.
-Puoi ben dirlo- le fece lui allontanandosi.
Elena entrò in casa felice di aver incontrato il suo vecchio amico ma soprattutto di aver compiuto quel passo assieme a Giulia.

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Capitolo 14
*** Verità svelate ***



CAPITOLO 14 - VERITA' SVELATE
Era un pomeriggio come tanti e a casa di Elena avevano appena finito di pranzare, quando squillò il telefono. Andò a rispondere Amanda.
-Ehy ciao!- disse tutta contenta al telefono.
Elena si mise ad origliare di nascosto.
-Cosa? Davvero siete da queste parti? Ah si? Ma pensa, non lo sapevo!-
Elena continuava a non capire con chi stesse parlando sua madre, né tanto meno di quale argomento.
-Allora dobbiamo rincontrarci! Che ne dici di una cena a casa mia? Ma quale disturbo, a noi farebbe solo che piacere! Ok allora restiamo così! Ci sentiamo bellissima, ciao ciao!-
La donna riattaccò la cornetta sorridendo.
-Indovina chi era!- chiese rivolta alla figlia
-Non so, un consulente finanziario?- chiese sarcastica.
-Ma che consulente! Era Mara, la madre di Nicolò, quel tuo amico d’infanzia. Ha detto che in questi giorni sono di passaggio qui in città per portare alcune cose al figlio e hanno telefonato per proporre una cena tutti assieme-
-Ora capisco perché si è fatto vedere qui in città l’altro giorno. E quando vogliamo fare questa cena?-
-Sabato sera, pertanto non prendere impegni!-
Elena annuì entusiasta. Era da tanto che non passavano del tempo assieme e le faceva piacere poter fare quella cena.
La settimana volò e fu la sera della cena. Elena si era vestita con un maglioncino bianco pelosetto, una gonna nera e stivaletti neri dalla quale si intravedevano delle parigine grigie lunghe fino alle ginocchia e si era truccata e pettinata.
-Cavolo figliola!- le fece in padre seduto sul divano a leggersi il giornale -Come sei elegante stasera!-
-Vado bene?- chiese lei facendo una piroetta su se stessa.
-Si, sei incantevole! Ma non è per caso ti sei conciata così per fare colpo su un certo Nicolò?-
Elena arrossì.
-Ma no! Voglio solo essere presentabile con loro. Insomma, sono anni che li devo incontrare e voglio mostrarmi una donna-
-Tu per me lo sei già- le rispose lui sorridendole.
-Caro! Potresti venire ad aiutarmi con la carne?- urlò Amanda dalla cucina.
-Subito tesoro!- le rispose il marito buttando il giornale sul tavolo.
La ragazza si sedette sul divano e si mise ad accarezzare Cleo, il suo gatto persiano. Si sentiva euforica all'idea di rincontrare quella famiglia, soprattutto il figlio con il quale aveva passato molto tempo insieme quando era bambina. Mentalmente si preparò tutti i possibili discorsi da fare durante la cena e scattò in piedi sentendo il campanello suonare.
-Vado io!- fece correndo ad aprire.
-Buonasera!- le fecero i genitori di Nicolò con il figlio a loro seguito.
-Ma prego, accomodatevi!-
Loro entrarono in casa e sistemarono i cappotti sull'attaccapanni.
-Elena tesoro, ma quanto sei cresciuta! Sei bellissima!- le fece la madre del ragazzo, una donna piuttosto minuta bionda e molto elegante. Il marito invece era uguale al figlio.
-Questo è un nostro regalino per te!- le fece il ragazzo porgendo un pacco regalo ad Elena, che lo scartò trovandoci un berretto invernale grigio e dei guanti abbinati. Lo ringraziò dandogli un bacio sulla guancia.
Poi furono accolti dai genitori di Elena iniziando a parlare di vari argomenti.
-Ele, mentre aspettate che la cena sia pronta, perché non mostri la casa a Nicolò?-
-Va bene. Seguimi- le fece la ragazza.
Insieme girarono per tutta la villetta, mostrandogli tutte le stanze ed infine la sua.
-Cavolo, non mi immaginavo che aveste comprato una casa così bella- disse il ragazzo guardandosi attorno.
-Beh con un po’ di soldi messi da parte dello stipendio di papà e delle vendite di mamma ci siamo riusciti- fece la ragazza sedendosi sul suo letto.
Nicolò si fermò di fronte alla scrivania e prese un quadretto con una foto di Elena da piccola e sorrise.
-Comunque sei cambiata tanto rispetto a questa foto… ma cambiata in senso buono-
-Davvero?-
-Si, ti trovo più…bella- fece lui sussurrando.
Elena non aveva capito bene cosa avesse detto ma lui cambiò discorso.
-E la scuola? Non mi hai ancora detto niente- disse rimettendo la foto al suo posto.
-Oltre al fatto che sono secchiona, diciamo che sono riuscita a stringere delle belle amicizie e tutto questo perché sono la figlia della famosa scrittrice inglese Amanda Smith-
-Io mi sentirei onorato di avere una certa popolarità-
-Non nel mio caso-
In quel momento Amanda chiamò i due ragazzi avvisandoli che la cena era pronta. I loro genitori li fecero sedere vicini usando come scusante il fatto che almeno potevano parlare di cose loro.
A cena fu servito del pollo al curry e varie tipi di torte salate, il tutto accompagnato da del vino e una buona dose di ricordi e risate. A fine pasto decisero di restare a chiacchierare e proposero ai ragazzi di andare a fare un giro nel quartiere per poter parlare in pace.
I due obbedirono e una volta indossati i cappotti uscirono di casa incamminandosi nel vialetto.
-Quanto mi mancava il pollo al curry di tua madre, erano secoli che lo dovevo mangiare-
-Non dirlo a me! Di solito prepara le pietanze migliori quando vi sono ospiti a cena-
-Beh, tornando a noi… E’ stato bello riunirci come un tempo-
-Mi sembra di essere tornata a quando facevamo le cene da piccola-
-Già, come quella volta al campeggio quando noi demmo fuoco al barbecue e i nostri dovettero correre al fiume come matti per spegnere quel principio d’incendio, ricordi?-
-Oddio, come potrei dimenticarmene! Per punizione non mi diedero il gelato per un mese! E ti ricordi di quella volta al mare quando i bambini del baby club distruggevano continuamente i miei castelli di sabbia prendendomi in giro per il mio accento inglese e tu per vendetta gli avevi rubato tutti i secchielli e le palette e li avevi buttati nel mare?-
-Quella volta i miei me le suonarono di santa ragione e dopo essersi scusati con gli animatori fui costretto a cedergli alcuni dei miei giochi. Meno male che tu eri dalla mia parte-
-A quei tempi eravamo una squadra ed era logico aiutarsi a vicenda-
I due raggiunsero un piccolo spazio verde e si sedettero su una panchina illuminata da un lampione.
-Certo che fa un veramente freddo stasera-
-Dopotutto siamo ancora in inverno-
Elena si ritirò stretta al suo cappotto e si portò le mani guantate alla bocca per potersele riscaldare e Nicolò se le strofinava  guardandosi attorno, non trovando nessuno. Quella sera si erano abbassate le temperature e le previsioni avevano segnalato possibili nevicate e la gente aveva preferito starsene a casa.
Elena si mise a tremare per il freddo e l’amico se ne accorse.
-Vuoi tornare a casa?-
-No, ho voglia di restare un altro po’ in giro-
-Sicura? Perché stai tremando come una foglia-
-Sicurissima davvero-
In quel momento una ventata d’aria gelida le spostò i capelli dal viso e le fece rabbrividire.
-Cavolo che freddo! Scusami, ma non resisto più!- e detto questo abbracciò il ragazzo nascondendo il viso nel cappotto. Lui restò immobile, stupefatto da quel semplice abbraccio così protettivo che lo fece agire d’istinto abbracciandola a sua volta. Rimasero seduti sulla panchina abbracciati l’uno con l’altro a proteggersi dal freddo. Lui appoggiò il mento sul morbido berretto di lana grigio di lei e le accarezzò i capelli.
-Ele, ora che ci penso hai i capelli più brillanti del solito-
-E’ perché me li sono tinti di rosso, per esaltare il colore naturale e renderlo più vivo-
-Ti donano moltissimo-
Elena arrossì per quel complimento e nascose ancor di più il volto del capotto. Non era abituata ai suoi complimenti, dal momento che da piccola la prendeva sempre un po’ in giro per la sua parlantina e soprattutto per i suoi capelli rossicci. Le affibbiava sempre diversi soprannomi, quali Pippi Calzelunghe, ragazzina coi capelli rossi o carotina e si divertiva a tirarle le trecce rosse, facendola tornare a casa in lacrime per l’esasperazione.
Nicolò si staccò da lei e notò che era arrossita in volto, un po’ per il freddo, un po’ per la situazione.
-Dico sul serio, mi piacciono moltissimo-
-Non ci credo. Da piccola mi dicevi che sembravo una carota-
-Vedi Ele- disse prendendole le mani -E’ vero che dicevo incessantemente che non mi piacevano  o cose simili, ma lo facevo perché…perché…perché mi piacevi un po’…- disse lui con le guance leggermente arrossate per l’imbarazzo.
-Davvero? Ti piacevo sul serio?- chiese lei ancora più esterrefatta di lui.
-E’ la verità. Da piccolo tu mi piacevi e non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, ma è così. Potrei mentirti su tante cose, ma non su questa–
-Ora capisco perché a volte mi regalavi un cioccolatino o mi difendevi dai bulletti! Ora mi è tutto chiaro!-
-Puoi ben dirlo- disse passandosi le mani lungo le gambe senza smettere di guardare Elena di sottecchi. Si sentì rapito dal colore dei suoi capelli scossi dal vento, tanto che le mise una ciocca dietro l’orecchio.
-Comunque rimani sempre la mia carotina preferita- le sussurrò dandole poi un bacio sulla guancia facendola arrossire più di prima.
-Ehm, mi sa che è meglio se torniamo a casa, ho un freddo tremendo…-
-Va bene, dai andiamo-
Appena tornati a casa lei si fiondò davanti al caminetto acceso riscaldandosi le mani. Sentendo il cellulare squillare guardò il display notando che era Giulia a chiamarla. Corse in camera, attivò la chiamata e si mise a chiacchierare del più e del meno e a scambiarsi parole dolci e baci, tanto che stettero un’ora al telefono.
Nicolò entrò in camera della ragazza, che la trovò sdraiata sul letto che rideva come una matta e si contorceva una ciocca di capelli e lei spostò lo sguardo su di lui e le fece cenno di aspettare. Salutò la compagna e chiuse la telefonata.
-Cavolo, dovevi essere proprio presa dalla conversazione per stare così tanto al telefono! Pensavo che ti fossi dimenticata di -me-
-Io non mi dimentico mai di nessuno-
Lui si sedette sul letto accanto a lei e la guardò facendola arrossire.
-Comunque ho notato che arrossisci spesso in mia presenza-
-Spiritoso! Dovresti sapere che mi intimidisco quando qualcuno mi guarda o mi fa un complimento-
-Che carina che sei!- disse dandole un buffetto su una guancia.
Lei prese a pizzicargli i fianchi e lui le fece il solletico sulla pancia, facendola piegare del ridere.
-Ti prego basta!- urlò lei ridendo con le lacrime agli occhi.
-Solo se mi dai un bacio!-
-No!-
-E allora beccati questa!- disse continuando a farle il solletico.
-Va bene, va bene- fece lei riprendendo a respirare e ricomponendosi.
-Su forza!- fece lui indicandosi la guancia.
Elena lo abbracciò e gli diede il bacio e lui insistette per farsene dare un altro. Lei rifece la stessa azione, ma lui fu più svelto e voltandosi verso di lei la baciò. Lei sgranò gli occhi sorpresa di quello che stava facendo credendo che fosse tutto frutto della sua immaginazione, ma dovette ricredersi quando sentì le loro lingue sfiorarsi. Dopo qualche minuto si staccarono ansimanti e appoggiarono le fronti l’uno all’altra.
-Scusami ma non ce la facevo più a resisterti…-
-Nico…-
-Ho ancora voglia di baciarti Ele- e detto questo tornò a baciarla con più passione spingendola sul letto sistemandosi sopra di lei, ma lei lo allontanò da se riprendendo a respirare.
-Nico, perdonami, ma non posso-
-E perché? Non ti piaccio?-
-Mi piaci eccome, ma in senso di amico. Insomma per me sei come un fratello e non voglio rovinare i tanti anni della nostra amicizia con questo-
Ovviamente non voleva spifferare la sua vera natura e quindi si inventò questa scusa, che in fondo era anche la verità.
-D’accordo. Se è questo che senti nei miei confronti allora lo accetto- disse alzandosi dal letto.
Prontamente Elena lo afferrò per la maglia e lo abbracciò.
-Scusami se la penso così, ma è quello che provo davvero-
-Ehy tranquilla! Non mi sono mica offeso! Sei stata sincera e questo lo apprezzo- disse facendole un sorriso.
Insieme tornarono dai loro e passarono la serata a chiacchierare di cose varie.
Una volta tornati a casa Elena si mise il pigiama e si mise sotto le coperte cercando di prendere sonno, ma le risultò difficile. Continuava a pensare alla serata trascorsa con Nicolò e ai suoi baci ed irrazionalmente si portò una mano sulla bocca. Erano stati travolgenti, forse persino più di quelli che si scambiava con Giulia ma non poteva definirlo. Sapeva solo che gli erano piaciuti e che avrebbe voluto ripetere quell'esperienza.

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Capitolo 15
*** Il guaio ***



CAPITOLO 15 - IL GUAIO
Nei giorni seguenti quella riunione delle due famiglie Elena era continuamente disattenta, sempre con la testa altrove: a scuola faceva fatica a concentrarsi e quando stava con Giulia spesso non si sentiva più a suo agio e la compagna, accortasi di questo, le chiedeva se tra loro ci fosse qualche problema ma lei negava ogni cosa inventandosi una qualche scusa sullo stress scolastico o sulle troppe cose da fare. In realtà i suoi pensieri si erano fissati sulla cena di qualche sera prima, soprattutto sui baci scambiati con Nicolò. Non voleva più continuare ad avere quello stato d’animo, ma concludere la questione alla svelta.
Un sabato pomeriggio Elena uscì di casa ed andò al centro città con l’autobus, arrivando al grande parco della città dove aveva appuntamento con Giulia. Accorta di essere arrivata con molto anticipo si sedette su una panchina e si mise a giocare con il cellulare.
-Ma guarda un po’ chi c’è! La carotina più bella della città!-
A quelle parole la ragazza distolse l’attenzione dal cellulare e timidamente sorridendo salutò Nicolò.
-Cosa fai qui tutta sola?-
-Niente un giro al parco…-
-Sai aspettando una tua amica?-
-Un’amica… si…-
Cominciando a sentirsi nervosa si guardò le mani e se le passò sulle gambe sentendosi impacciata in sua presenza; capì che quello fu il momento giusto per sistemare tutto quanto.
-Nico, io volevo parlarti dell’altra volta, quando tu e io ci siamo baciati-
-Ah, quei baci sono stati cosi belli che li rifarei volentieri…-
-E’ questo il punto. Da quella sera non ho fatto altro che pensarci. Ci penso quando sto a scuola, quando sto con gli amici, quando mangio e prima di andare a letto… insomma sempre-
-Lo stesso vale per me-
I due si guardarono a lungo e lui gli diede bacio che lei ricambiò. Poi appoggiarono le fronti l’una contro l’altra.
-Ele, sono confuso anch’io, non riesco più a capire cosa provo per te… o forse si-
-E cosa provi?-
Lui si allontanò da lei ricomponendosi sulla panchina.
-L’altra sera ti ho detto che da piccolo mi piacevi, ma in maniera innocente solo come sa fare un bambino, non so se mi spiego…-
La ragazza annuì.
-Ecco. Col tempo ci siamo allontanati per motivi personali e rivederti quella volta al vialetto di casa tua ha riacceso quella scintilla rimasta spenta tutto quel tempo dentro di me. Mi sono reso conto che i sentimenti che provavo per te non erano affatto cambiati, ma si erano intensificati-
-Quindi per farla breve stai cercando di dirmi che ti sei innamorato di me?-
-Innamorato è una parola grossa, ma è da quella volta che ci rifletto e credo che quei baci ne siamo stati la conferma-
Poi le prese le mani e la guardò dritta negli occhi.
-Io non so come chiamare questo sentimento, ma sta di fatto che col tempo non è svanito. Certo, sono stato con altre ragazze, ma mai nessuna è stata come te, credimi-
-Questo cambia di molto le cose fra noi-
I due si fissarono per altri minuti che sembravano interminabili e poi avvicinarono di nuovo per baciarsi un’altra volta e un’altra ancora. Ad Elena mancò il respiro, si sentì la mente svuotata da ogni pensiero e si lasciò andare abbracciandolo a sé. Sapeva che stava facendo qualcosa di sbagliato, ma le piaceva così tanto baciare quel ragazzo che ne voleva sempre di più. Aveva avuto intenzione di dirgli che era fidanzata con una ragazza, ma tutti quei baci la mandarono fuori di testa ed inoltre aveva paura che venisse discriminata, quindi preferì starsene zitta.
-Elena…-
Di fronte a lei c’era Giulia ferma come una statua a bocca aperta. Se ne stava ancora abbracciata al ragazzo e solo allora tornò in se.
“Oh no!” pensò sciogliendosi dall’abbraccio mentre Giulia indietreggiava scuotendo il viso.
-Cosa cavolo stai facendo…- e detto questo corse via.
-Giulia aspetta!- Urlò alzandosi dalla panchina e inseguendola. Riuscì ad afferrarla per il giacchetto e la fece voltare verso di sé.
-Io…-
-TU COSA? TI HO VISTA MENTRE GLI INFILAVI LA LINGUA IN BOCCA, SAI?- le urlò indicandola. Intorno a loro le persone le osservavano indignate.
-Non urlare, ci stanno guardando tutti!-
-IO URLO QUANTO MI PARE! ANZI, FACCIO BENE A FARLO ALMENO COSI’ TUTTI POTRANNO SAPERE QUANTO SEI BUGIARDA!-
-Ti prego, ascoltami un attimo…-
-No. Non voglio ascoltarti. Fammi il favore di lasciarmi in pace-
-Ma Giulia…-
-LASCIAMI IN PACE!-
Elena mollò la presa e la lasciò andare via. Rimase ad osservarla mentre correva via e fu raggiunta da Nicolò che l’abbracciò a se.
-Ma chi era quella?-
-E’ la mia fidanzata-
 
Giulia corse più veloce che poteva, asciugandosi di tanto in tanto le lacrime che gli scendevano lungo le guance e una volta giunta a casa si fiondò sul letto e pianse.
Sentendo il cellulare squillare ignorò la chiamata di Elena e lo spense gettandolo in terra. Non voleva sentire nessuno, ma stare sola.
-ELENA SEI UNA STUPIDA!- gridò prendendo a pugni il cuscino tornando a piangere di nuovo fino ad addormentarsi sfinita.
-Giulia! Sei in casa?- urlò la madre appena tornata dal lavoro. Non sentendo risposta la cercò nella sua cameretta e la trovò spaparacchiata sul letto che dormiva a pancia in sotto abbracciata al cuscino. Nella sua stanza trovò il disordine più assoluto: fogli in giro, la sua amata collezione di fumetti e i suoi peluches sparsi sul pavimento e vestiti ammucchiati per terra
Sconcertata svegliò la ragazza che le chiese che ore fossero. n
-Sono le otto di sera. Io pensavo che oggi eri uscita con la tua amica-
-Quella non è mia amica, non più-
-Doveste aver litigato duramente per aver creato questo disordine-
Giulia si guardò attorno notando tutti i suoi oggetti alla rinfusa: aveva fatto un casino pazzesco e le sarebbe toccato pure a mettere tutto in ordine.
-Si, dopo metto a posto tutto quanto, alzi lo faccio domani-
-Quando vuoi, ma basta che dai una sistemata, che sembra siano passati gli Unni-
La ragazza si stiracchiò e si passò le mani sul viso. Non credeva che la persona di cui si fidava di più la tradisse così spudoratamente con un ragazzo.
Notando il cellulare per terra, lo raccolse e lo accese. Notò che c’erano venti chiamate perse e dieci messaggi non letti, tutti da parte di Elena. Controvoglia ne aprì uno e lo lesse.
“Giulia, ti prego scusami. Io non so davvero cosa mi si sia preso. So di aver sbagliato e di averti delusa, ma ti chiedo di perdonarmi”
Arrabbiata più di prima ne aprì un altro.
“Per favore, chiamami, ho bisogno di parlarti.”
Finì per leggere tutti i messaggi che recitavano frasi di scuse e cose varie. Spense di nuovo il telefonino e lo buttò sulla scrivania e sentendo il bisogno di sfogarsi su qualcosa accese la play station e si mise a giocare ad un gioco di guerra. Per tutta la partita non fece altro che pensare ad Elena e a tutti i momenti passati assieme, ma questo non fece altro che aumentargli la rabbia che provava nei suoi confronti. Gioco con la play fino a notte fonda, finché assonnata si mise a letto senza nemmeno cambiarsi i vestiti.

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Capitolo 16
*** Confessioni ***



CAPITOLO 16 - CONFESSIONI
Per tutto il week-end le due non si rivolsero la parola o meglio Giulia non voleva parlare con Elena. Era incavolata nera con lei dopo averla vista al parco baciarsi con il suo amico, se così poteva definirlo e si sentiva tradita e delusa. La compagna le ripeteva che si era trattato di un errore e cercava in tutti i modi di farsi perdonare, senza però avere successo. Così smise di chiamarla al telefonino e di scriverle messaggi.
Quel lunedì mattina Giulia era andata a scuola il più presto del solito, proprio per non incontrare Elena nei corridoi. Si chiuse in classe ad osservare fuori la finestra che dava sul cortile principale già colma di alunni. Tra la folla intravide Elena che a viso basso entrava nel cortile e subito si sentì un nodo alla gola.
-Ehy buongiorno bellissima!- fece Lorenzo entrando in classe, ma la compagna non gli rispose nemmeno. Era troppo persa ad osservare la rossa mentre se ne stava in disparte a giocare con il cellulare.
-Ehy, dico a te! Buongiorno!- Lorenzo la strinse da una spalla ottenendo la sua attenzione. Notando l’espressione triste della ragazza si preoccupò.
-Giu, che hai? C’è qualcosa che non va?-
Ma Giulia rimase in silenzio.
-Per caso hai qualche problema con Elena?-
A quelle parole e soprattutto a quel nome lei lo abbracciò e si mise a piangere.
-Lei è una stupida… mi ha tradita… con un ragazzo…- disse tra le lacrime. Il ragazzo la strinse a se passandole una mano tra i capelli cercando di calmarla.
-E’ stata una cosa orribile… ha ferito i miei sentimenti… e io stupida a non averlo capito prima… che le piacciono i maschi-
-Sta tranquilla piccola, vedrai che tutto si aggiusta-
-E invece no… io non posso perdonarla… non posso…-
Lui la guardò dritta negli occhi accarezzandole le guance per asciugargliele.
-Per quanto ne sappia un bacio lo si può sempre perdonare-
-Ma mi ha tradita con un ragazzo, capisci? Se fosse stato con una ragazza mi avrebbe dato meno fastidio, ma se penso di nuovo a quella scena… che nervi! Tu cosa avresti fatto se avresti beccato la tua ragazza a baciarsi con un altro?-
-In questo caso a lui gli avrei spaccato la faccia e poi avrei sgridato lei piantandola in asso-
-Ecco, ora capisci come mi sento. Per ora non voglio perdonarla, assolutamente no-
I due si abbracciarono di nuovo. Lei era molto nervosa e lui non sapeva come gestire la situazione.
-Senti, se per te non è un problema, oggi potrei sedermi nel banco vicino al tuo?-
-Va bene, tanto Sandra non viene a scuola oggi-
Infatti Sandra li aveva avvertiti che non sarebbe andata a scuola per motivi personali quel giorno e quindi il suo banco risultava libero. Lorenzo prese le sue cose e le mise lì.
La mattinata passò velocemente e tra una lezione e l’altra suonò la campanella della fine delle lezioni e tutti tornarono a casa, tranne Giulia che se ne stava ancora seduta al proprio posto.
-Ma che fai ancora lì? La campanella è suonata da un pezzo- le fece il compagno mettendosi lo zaino.
-Aspetto che la scuola si svuoti completamente prima di uscire allo scoperto. Non voglio incontrare Elena in giro-
-Beh ora credo che sia tornata a casa-
-Semmai resto qui un altro po’che devo aspettare l’altra corsa del bus, che quello che prendo solitamente è già passato-
-Se vuoi ti posso accompagnare io che sono venuto con la macchina-
-Non ti voglio scomodare-
-Ma dai, non mi rechi alcun disturbo! Forza, andiamo!-
Lei le sorrise ed insieme uscirono da scuola. Una volta giunti alla macchina lui le aprì la portiera da bravo gentiluomo facendola salire a bordo e poi salì anche lui e partirono. Per tutto il tragitto lei guardò pensierosa fuori il finestrino e lui restò in silenzio ascoltando la musica alla radio. Non sapeva cosa dirle e pensò ad un discorso d’effetto per smorzare quel silenzio che si era creato.
Una volta arrivato a destinazione si fermò al parcheggio sotto casa di Giulia e spense il motore.
-Ti ringrazio per avermi accompagnata a casa in tempo per pranzo-
-Figurati! Per te questo ed altro-
Lei aprì la portiera e fece per scendere, ma lui la fermò.
-Senti, io volevo dirti che non devi lasciarti abbattere così tanto. Io sono del parere che dovresti perdonarla, ma se proprio non vuoi in fondo lo capisco. Io so come ci si possa sentire ad essere traditi con una persona dell’altro sesso -
-E tu come fai a saperlo?-
-Ecco… non so se lo sai, ma ho un fratello maggiore di nome Daniele a cui piacciono i maschi-
-COSA?- fece lei a bocca aperta.
-Si, ho un fratello più grande che è omosessuale dichiarato. In molti lo conoscono e sanno la sua vera natura-
Lui strinse il volante con entrambe le mani e sospirò.
-Durante l’adolescenza è stato con un paio di ragazze e una volta maggiorenne si rese conto che non erano le ragazze ad attirarlo ma i ragazzi. Ne parlò con me ed inizialmente ne rimasi un po’ scettico, però poi l’ho capito e l’ho accettato. Poi ne parlò con i miei: mia madre accettò questa sua natura fin da subito, ma per mio padre la cosa fu ben diversa. Si infuriò così tanto con lui obbligandolo  a lasciare casa e trasferirsi. Cercammo di fermarlo, ma papà è sempre stato un tipo all'antica e non ha voluto sentire ragioni. Ora convive con il suo attuale compagno e studia all'università di lingue-
-Cavolo- fece Giulia sistemandosi sul sedile -Non avrei mai immaginato che tu avessi un fratello gay-
-Eppure è così. Comunque c’è da dire che lo stimo moltissimo per il coraggio che ha avuto nell'affrontare l’argomento e per la sfacciataggine che dimostra in giro: infatti non si è mai vergognato di andarsene in giro mano per mano con un ragazzo o scambiarsi effusioni in pubblico. Certo, io non lo farei, ma ormai ci ha fatto l’abitudine e non si vergogna mai ed è questo di lui che apprezzo di più-
-Ora capisco perché non hai provato fastidio quella mattina in classe quando mi hai beccata con le mani nel sacco. Ma perché mi hai raccontano tutta quella storia?-
-Perché per me che tu sia lesbo, etero, bisex non fa alcuna differenza. Sei mia amica e lo sarai sempre, qualunque sia il tuo orientamento sessuale-
A quelle parole Giulia le venne da sorridere e di cancellare tutto il rancore che si portava con sé sentendosi più leggera. In quel momento non le importava se Elena l’aveva tradita e ci aveva litigato; Lorenzo, con cui Giulia battibeccava continuamente in classe era l’unico ad averlo saputo e compreso. Tutte le preoccupazioni sembravano svanite nel nulla.
Si sporse verso il ragazzo e lo baciò sulla bocca. Lui sgranò gli occhi sorpreso e dopo essersi reso conto della circostanza ricambiò il bacio mettendoci tutta la passione possibile.
Si staccarono ansimanti e si allontanarono l’uno dall'altra.
-Ehm… io devo andare a pranzo- disse lei aprendo la portiera
-Si, va bene- rispose lui più sconvolto di lei.
-Allora ci vediamo a scuola-
E dopo essere scesa dall'auto, Lorenzo mise in moto e partì.
Entrò nel suo condominio e salì velocemente le scale fermandosi sul pianerottolo di casa sua. Istintivamente si portò una mano sulla bocca e si rese conto che quel bacio dato al suo amico le era veramente piaciuto molto.

ANGOLO AUTORE: Ciao a tutti! Come avrete notato ho cambiato il rating della storia per permettere la lettura della storia a tutti. Infatti rileggendola e confrontando tutte le idee ho notato che non vi è alcun elemento che possa tralasciare il rating rosso e pertanto l'ho cambiato in arancione. Inoltre ho preso confidenza con il sito e ho messo l'immagine col titolo della storia ed ogni titolo al proprio capitolo di appartenenza.
Spero vi piaccia e se volete lasciate un commento.
Alla prossima!

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Capitolo 17
*** Confusione ***



CAPITOLO 17 - CONFUSIONE
Era da settimana che Giulia ed Elena non si parlavano. Giulia era ancora troppo arrabbiata e faceva di tutto per non incontrarla nei corridoi della scuola, come andare a scuola con mezz’ora di anticipo, passare la ricreazione in classe ed uscire fuori quando era sicura che i corridoi erano vuoti per farsi poi corse a perdifiato per prendere il pullman.
Quella mattina però le cose andarono diversamente. Giulia era arrivata a scuola prima del suono della campanella ed aveva deciso di prendere una brioche al distributore automatico. Una volta al distributore digitò il numero della merendine e la comprò, quando sopraggiunse Elena. Giulia la squadrò per un attimo e senza dire una parola fece per tornare in classe, ma Elena la fermò prendendola per un braccio.
-E adesso che cavolo vuoi?- le chiese leggermente alterata.
-Ti chiedo solo di ascoltarmi un attimo-
-Non ora, ho da fare- concluse spostandosi sgarbatamente dalla rossa.
-PER FAVORE, FAMMI PARLARE!-
Giulia si fermò sbuffando mettendo le braccia conserte.
-Io volevo scusarmi con te per il comportamento che ho avuto nei tuoi confronti… non avrei dovuto baciare quel ragazzo, ma la foga del momento e l’emozione m’hanno fatto mandare in tilt il cervello. So di aver sbagliato e ti chiedo scusa per questo-
La mora rise nervosamente passandosi una mano tra i capelli.
-Certo che sei incredibile! Prima fai la splendida con quel tizio e te lo slinguazzi per benino e poi vieni qua a chiedermi scusa per di più con quell’aria talmente supplichevole che non farebbe nemmeno pena ad un cane randagio dicendo che è stata solo foga del momento? Assurdo, ti stai rendendo ridicola da sola! E poi chi mi dice che non ci sei pure andata a letto ed hai recitato per tutto questo tempo la parte dell’innocentina?-
-Ma non ci sono andata al letto! Mi ci sono solo baciata e niente più! Si è trattato solo di uno stupido sbaglio, devi credermi- disse Elena con le lacrime agli occhi.
-Beh, però ho notato il modo in cui vi baciavate e sembravate molto affiatati per cui mi spiace ma non posso perdonarti-
-SEI UNA STRONZA!- disse Elena per poi coprirsi subito la bocca. Giulia la guardò male.
-Forse lo sono, ma almeno io non tradisco la fiducia degli altri- e detto questo andò in classe lasciando Elena in corridoio a piangere. Ora era veramente furiosa e non l’avrebbe di certo perdonata.
Entrò in classe ignorando i compagni che chiacchieravano tra loro e si sedette al suo posto guardando fuori la finestra. La raggiunse Lorenzo.
-Buongiorno tesoruccio!- disse sedendosi vicino a lei, ma fu ignorato completamente. Lui si stritolò le mani e fece un respiro profondo.
-Giulia, io volevo parlare con te di ciò che è successo tra noi l’altro giorno…-
-E’ stato solo un fottutissimo bacio okay? Per quanto possa esserti piaciuto non ha significato niente-
Lorenzo la fissò senza dire una parola.
-Ah, non ha significato niente eh?- disse alzandosi dal posto.
-Beh, voglio dirti una cosa mia cara: i baci come quelli non si danno per sbaglio, ma perché c’è del sentimento. Se non lo sai, mettitelo bene in testa e ragiona prima di far soffrire qualcuno-
Lei si alzò dal banco e lo prese per la manica della maglietta. Notò una lacrima attraversare il viso del ragazzo e lei si sentì in colpa vergognandosi.
-Scusa, io…-
-No, lascia stare, stavolta mi hai deluso-
Lo lasciò andare e si rimise a sedere. Si mise le mani tra i capelli e si diede della stupida per il suo comportamento.
La giornata passò e la sera andò al bar per starsene un po’ da sola. Decidendo di annegare tutta la situazione si comprò una birra e andò a bersela fuori. La prese a sorsate concentrandosi sul vecchio pezzo dance degli Exch pop true “ La discoteca” che veniva dall’interno del locale.
-Ma quante cavolo di volte ci va questa in discoteca?-
-Probabilmente tutte le volte che se lo può permettere-
Giulia alzò lo sguardo incontrando quello di Sandra che si teneva per mano con un ragazzo castano e dall'espressione simpatica.
-Sandra!- urlò alzandosi ed abbracciarla. La bionda ricambiò l’abbraccio.
-Ma dove sei stata in tutti questi giorni?- le chiese la mora.
-Sempre a casa che sono stata poco bene, te l’ho avevo anche detto-
-Ah si, è vero! Scusa, ma in questi giorni sono un po’ distratta-
Sandra notò l’espressione affranta dell’amica e la invitò con se a farsi un altro giro di birra. Entrarono nel bar e si sedettero sulle poltrone e furono servite dal ragazzo.
-Grazie amoruccio- disse Sandra dandogli un bacio a stampo. Giulia quasi si strozzò con la birra.
-Mi sa che devi raccontarmi qualcosa-
Sandra arrossì di colpo.
-Ehm si. Dunque, lui è Mattia. Matt, lei è Giulia, la mia compagna di classe e di banco-
Il ragazzo strinse la mano a Giulia che sorrise.
-E quindi vai in classe con la mia principessa. Deve essere difficile per te tenere il passo con questa secchiona-
Sandra lo guardò male rimproverandolo suscitando risate dai due ragazzi.
-Io e lui ci siamo conosciuti alla festa di capodanno in un modo piuttosto… rocambolesco-
-Infatti per sbaglio le rovesciai la birra sul vestito e lei mi diede uno schiaffo dandomi del cretino. Quello schiaffo fu l’esperienza più bella della serata e così iniziai a cercarla su Facebook e successivamente ad importunarla con messaggi per chiederle di uscire fino a che ha ceduto. Beh poi sai com’è, da cosa nasce cosa e ci siamo fidanzati-
-Mi fa piacere. Siete una bella coppietta- fece la mora andando a scolarsi la bottiglia.
-Piuttosto è tutta la sera che tieni il broncio e ti scoli litri di birra. Si può sapere che ti è successo?- le chiese l’amica
-Un casino che nemmeno ti immagini-
-Hai tutta la serata per raccontarmelo-
La mora prese la bottiglia di birra e prese a giocherellarci. Ora era pronta a dirle tutta la verità, anzi si sentiva di doverlo fare.
-Ora non ci crederai ma… ecco vedi… tra me ed Elena non c’è stata mai solo un’amicizia…-
A quelle parole Sandra restò un attimo in silenzio per poi spalancare la bocca. Aveva capito tutto e Giulia annuì per confermare le sue ipotesi.
-Ah-ah! Lo sapevo! Ma guarda che non c’è niente di male. In fondo è pur sempre una storia-
-E invece no-
-Perché? Cosa ti ha fatto?-
Giulia si prese una pausa prima di poterle rispondere, ma poi parlò.
-L’altro giorno avevamo un appuntamento al parco e una volta giunta lì l’ho beccata avvinghiata ad un tizio intenta a pomiciare -
La bionda si mise entrambe le mani sulla bocca.
-Naturalmente io mi sono infuriata. Lei ha cercato in tutti i modi di abbindolarmi inventandosi scuse e robe simili, ma non volevo passare per quella cretina e così proprio questa mattina ci ho discusso. Il bello è che mi ha detto che si è trattata della foga del momento e mi ha pure dato della stronza. Roba da non credere-
-Cavolo! Eppure eravate così affiatate. A dirti la verità avevo intuito che fra di voi ci fosse qualcosa, però non avrei mai immaginato che fosse così importante-
-Per me lo è stato e ora non so più che fare-
Mattia, che era rimasto ad ascoltare la storia, smise di bere la sua birra appoggiandola sul tavolino e prese a parlare.
-Beh, potresti chiedere a Sandra se è consenziente nel fare una cosa a tre, così potremmo starcene tutti in pace con noi stessi-
Le due ragazze lo guardarono male e lui se la rise.
-Tornando a parlare di cose serie- fece Sandra guardando male il ragazzo per poi tornare a dare attenzione all’amica -Non hai mai pensato di voler cambiare?-
-In che senso?-
-Non so. Per esempio c’è Lorenzo che è ossessionato da te. In fondo è un bel ragazzo ed è anche molto gentile-
Giulia si strozzò nuovamente con la birra e l’amica le diede qualche pacca per farla stare meglio.
-Anche con lui non ho scherzato! Infatti l’altro giorno mi ha riaccompagnato a casa in macchina e dopo una chiacchierata non so cosa mi si sia preso e l’ho baciato-
-Oddio! Ma tu sei davvero un asso nell’incasinarti!- disse Sandra ridendo. -Secondo me l’hai fatto perché ti piace ma hai sempre voluto negarlo a te stessa-
-Forse, ma non so se mi perdonerebbe dopo come l’ho trattato stamattina. Gli ho detto che il suo è stato un bacio da niente, ma poi mi sono sentita parecchio in colpa quando gliel’ho detto. A dire la verità quel bacio mi è piaciuto un sacco e se ne avessi l’occasione lo bacerei di nuovo fino a farlo restare senza fiato-
-Secondo me tu sei innamorata di lui e ancora non l’hai capito- fece Mattia. Giulia lo guardò per poi abbassare il viso.
-Che mi piace è vero, ma non a tal punto da esserne innamorata-
-Io ti consiglio di provare a stare con lui per vedere se è vero oppure no, tentar non nuoce- fece Sandra.
-E come faccio? Non vuole nemmeno parlarmi-
-Se è innamorato di te come dice gli passerà. Chiaritevi e provate a stare insieme-
-Va bene, vedrò cosa posso fare-

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Capitolo 18
*** Una nuova storia ***



CAPITOLO 18 - UNA NUOVA STORIA
La mattina seguente Giulia andò a scuola solo per sistemare il casino con Lorenzo. La chiacchierata avuta con Sandra l’aveva fatta riflettere e ora sapeva cosa fare.
Una volta in classe lo incrociò con lo sguardo ma lui si voltò subito a chiacchierare con il suo compagno di banco ignorandola. Ciò la fece innervosire, ma lasciò fare decidendo di parlagli al termine delle lezioni.
-Allora ti sei decisa?- le chiese Sandra sedendosi al banco.
-Si, più tardi cercherò di mettere tutto a posto con lui-
-Dai, che sono sicura che capirà-
Giulia si voltò un attimo a guardarlo e sospirò.
Una volta finite le lezioni gli alunni si riversarono nel cortile esterno della scuola e Giulia camminò a passo svelto per raggiungere Lorenzo, che se ne stava in compagnia dei suoi amici seduto sul muretto.
-Lore, possiamo parlare un secondo?-
Il ragazzo sbuffò e congedando gli altri scese dal muretto.
-Allora che vuoi?-
-Ecco… volevo solo dirti che l’altro giorno ho sbagliato-
-Lo so. Ora scusa, ma devo andare-
La ragazza lo afferrò per la giacca immobilizzandolo.
-Senti, ti chiedo scusa. Mi sono comportata come una cretina dicendoti quelle cose. In realtà l’ho fatto perché ero incazzata con Elena e avevo bisogno di sfogarmi, ma non avrei dovuto farlo su di te-
Il ragazzo si voltò prestandole la massima attenzione.
-Inoltre  quel bacio mi è piaciuto davvero tanto e ha significato qualcosa anche per me, non solo per te e se non ci credi…-
Il ragazzo non la fece finire che subito la baciò. Lei gli circondò il collo con le braccia e lui le mise le mani fra i capelli. Si staccarono ansimanti e sorrisero.
-Questo è un modo per perdonarmi?-
-Solo se esci con me questo pomeriggio-
-Andata!-
Lui le diede un bacio al volo e corse via. Lei rimase per un momento ferma come un palo nel cortile della scuola e poi andò a prendere il bus.
Quel pomeriggio si recò nel luogo dell’appuntamento trovando il ragazzo seduto ad una panchina impegnato a fumarsi una sigaretta.
-Ma tu fumi?-
-Solo quando sono particolarmente entusiasta-
Lei rise e si sedette chiedendogli un tiro. Aspirò il fumo e lo ributtò fuori, cacciando via tutto il nervoso sentendosi più libera.
-Allora, dove vuoi andare di bello?- chiese il ragazzo facendo un ultimo tiro e gettando la sigaretta in terra.
-Un giro al corso. Devo passare in alcuni negozi-
I due si alzarono dalla panchina e si diressero al corso. Fecero un giro in fumetteria e in seguito in un negozio di videogiochi. La ragazza aveva acquistato un numero di una serie di fumetti ed un paio di nuovi giochi per la play sentendosi soddisfatta.
-E’ proprio vero che lo shopping rende le donne felici-
-Solo se sai come spendere i tuoi soldi-
-Ma tu sei un maschio, quindi non lo puoi sapere-
-E invece si, visto che mi hai portato in negozi fighi-
-E ti aspettavi che ti portavo in un negozio di vestitini o in quello dei tacchi alti? Dovresti saperlo che tali cose non mi interessano-
-Lo so ed è per questo che mi piaci!-
La ragazza si fermò e lo guardò nel viso. Sapeva ciò che lui provava nei suoi confronti e non gli aveva dato tanto peso, ma ora che uscivano insieme non sapeva più cosa pensare.
Lorenzo si fece avanti per darle un bacio ma Giulia si voltò e sorrise notando la gelateria aperta. Corse alla gelateria e prese un cono stracciatella e cioccolato e il ragazzo ne prese uno al caffè.
Entrambi si sedettero alla panchina della piazza e si gustarono il gelato.
-Certo che non è una molto consona mangiare il gelato in inverno-
-Se una cosa è buona lo è per tutto l’anno-
-Mi piace anche questo di te- fece Lorenzo leccando il gelato e Giulia mandò il boccone di traverso.
-In che senso?- gli chiese non capendo.
-Il fatto di queste tue strane abitudini. Mi piacciono proprio come questo gelato-
-Piuttosto fammelo assaggiare-
Il ragazzo glielo porse e lei lo prese un po’ col dito e gli sporcò il naso.
-Scherzetto!-
Il ragazzo ne prese un po’ del suo e le sporcò la guancia.
-Ora siamo pari!-
La ragazza fece per pulirsi con un tovagliolo ma il ragazzo le leccò la guancia pulendola. Lei emise un sospiro e Lorenzo ne sorrise soddisfatto.
-Hai un buonissimo sapore di caffè- le sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire.
-E tu di cioccolato e stracciatella- disse pulendogli il naso con la lingua e mettendoci sopra il cono. -Sembri Pinocchio!- disse ridendo.
-E tu sembri Lucignolo!-
-Non credo proprio! Non ho le orecchie da asinello-
-Però la tua voglia di studiare è pari a zero!-
-Non è vero! Ti ricordo che ho fatto passi da gigante-
-Solo perché ti ha aiutata Elena in questo-
A quel nome Giulia si rattristì e si alzò dalla panchina andandosene. Lorenzo la raggiunse e la prese per una mano.
-Scusami, l’ho detto senza pensarci-
-Non è colpa tua, ma se ripenso a ciò che ha fatto mi sale automaticamente il nervoso e ci sto male- disse lei a viso basso.
-Allora dimentica ciò che ho detto e torniamo a divertirci- disse lui prendendole il viso e dandole un bacio sulla guancia.
I due continuarono il giro e tra una chiacchiera e l’altra si fece sera e l’accompagnò a casa.
-Oggi sono stata bene con te-
-Lo stesso vale per me. Con te non ci si annoia di certo-
-Solo perché ho evitato i negozi da femminuccia-
-No- disse avvicinandosi a lei -ma perché mi piaci tanto, davvero tanto- e la baciò con trasporto e si fecero entrambi sfuggire un sospiro.
-Cavolo se baci bene…- disse il ragazzo alternando un bacio e l’altro.
-E’ che ho fatto un po’ di allenamento- disse mettendogli le braccia attorno al collo.
-Con quanti ragazzi?-
-Abbastanza da farti ingelosire!-
-Ah si? Allora digli di mettere le mani apposto, perché io sono molto geloso-
-Che scemo che sei!-
I due tornarono a baciarsi.
-Senti io volevo dirti che tu mi piaci tanto, sei diversa da tutte le altre ragazze, hai ottimi gusti in fatto di moda , musica e di negozi e con te sto bene quindi mi chiedevo se ti andava di provare a stare con me-
-Mi stai chiedendo un periodo di prova?-
-Esattamente. Ci proviamo e se le cose vanno in porto bene, altrimenti amici come prima-
-Ci sto!-
Il ragazzo sorrise e la baciò ancora e ancora, senza smettere.
-Non vorrei rovinarti il momento, ma dovrei tornare-
-Ah scusa, ma ero così preso che non riuscivo a smettere di baciarti-
-Ecco, quindi è meglio che rientro prima he tu mi salta addosso-
-Si, ti conviene scappare-
I due risero e si diedero un altro bacio per salutarsi e Giulia rientrò in casa. Si buttò sul letto e sorrise ripensando alla giornata trascorsa con Lorenzo.

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Capitolo 19
*** Riflessioni ***



CAPITOLO 19 - RIFLESSIONI
Erano passate alcune settimane da quando Giulia e Lorenzo si erano fidanzati. Le cose tra loro sembravano funzionare, nonostante ogni tanto vi erano delle litigate tra i due per futili motivi che si andavano poi a placare con un bacio.
Elena aveva saputo della loro storia e fece del tutto per passarci sopra. Dal canto suo però si sentiva terribilmente in colpa e quindi scelse di starsene alla larga da Giulia e di farsi gli affari propri, anche se in fondo ne soffriva parecchio. Ne aveva parlato anche con Nicolò e lui, capendo la situazione, non fece altro che compatirla senza però avere successo.
Era finita una giornata di scuola e Giulia se ne stava da sola in cortile ad aspettare Lorenzo che si era intrattenuto a parlare con un professore, quando sopraggiunse Nicolò.
-Tu sei Giulia del 5°A, dico bene?-
Giulia lo squadrò per benino e fece una smorfia schifata.
-Si, che vuoi?-
-Ecco, so che forse non ti interessa saperlo, ma Elena sta male e vorrebbe tornare a stare con te-
-Beh, poteva pensarci prima di bellarsi a mie spese con te-
Il ragazzo sbuffò e si passò una mano fra i riccioli.
-Senti, se vuoi prendertela con qualcuno fallo con me. Mi sono messo in mezzo fra voi due quando eravate in armonia, ho rovinato tutto e mi dispiace per questo. Se vuoi dammi un pugno, picchiami oppure insultami-
-No, non lo farò. E sai perché?- disse Giulia mettendo le braccia conserte. -Perché sono certa che lei non te lo abbia detto e tu non lo potevi di certo sapere che stavamo insieme, no? Hai fatto di testa tua e se solo avesse voluto Elena ti avrebbe respinto. Quindi non mi sembra giusto scaricare tutta la colpa su di te. Tu hai contribuito a rendere le cose difficili, ma il vero casino l’ha combinato lei. Pertanto vai da lei, baciala, coccola, facci sesso o tutto quello che vuoi. Basta solo che mi lasciate in pace-
In quello stesso momento la raggiunse Lorenzo che squadrò Nicolò.
-Eccomi tesoro. Per caso questo tizio ti sta importunando?-
-No, mi stava soltanto chiedendo delle informazioni. Ora andiamo che si sta facendo tardi- concluse lei prendendolo per mano Lorenzo e trascinarselo fino alla sua macchina.
Durante il viaggio verso casa Giulia rimase con il viso a fissare il finestrino in silenzio, fino a che non giunsero a destinazione.
-Allora ci sentiamo- disse Giulia scendendo dalla macchina.
-Ah! Prima che tu vada volevo chiederti se ti andava di venire a bere qualcosa insieme a me ad un locale oggi pomeriggio. Viene anche mio fratello. Gli ho parlato di te e ha detto che sarebbe felice di conoscerti-
-Per me va bene-
-Allora passo a prenderti più tardi-
-Okay. A dopo-
E dopo essersi scambiati un bacio veloce si diressero alle proprie case.
Come stabilito, qualche ora dopo, Lorenzo andò a prendere Giulia e la portò al bar dove si era dato appuntamento col fratello.
I tavoli erano disposti nella sala in ordine sparso, ognuno con quattro sedie attorno e di fronte l’ingresso vi era un bancone a U con moltissimi bicchieri e piattini con i rustici sistemati sopra.
Giulia si guardò attorno e notò un ragazzo biondo seduto ad un tavolo con un altro ragazzo fargli un cenno con la mano.
-Quello è mio fratello Daniele. Dai, andiamo-
I due oltrepassarono i tavolini e raggiunsero quello dove si era sistemato Daniele e si sedettero.
D’aspetto fisico Daniele era identico a Lorenzo, solo più alto e magro come un’acciuga e con i capelli lunghi fino al collo. Il ragazzo che stava con lui era abbastanza alto e magro, con i capelli castani e un lungo ciuffo che portava sistemato dietro l’orecchio da una forcina appena visibile tra i capelli. Aveva gli occhi marroni e un sorriso che trasmetteva simpatia.
Entrambi erano vestiti con felpa e jeans e se non fosse stato per i loro atteggiamenti, Giulia li avrebbe certamente scambiati per due amici e non per una coppia gay.
-Ragazzi, lei è Giulia, mia compagna di classe e fidanzata-
-Ah, quindi saresti tu la famosa Giulia- esordì Daniele in un falsetto alquanto bizzarro. -Lorenzo mi ha parlato tanto di te-
-Ah si? E cosa ti ha raccontato?-
-Di tutto di più, come per esempio che sei una ragazza ribelle e sfrontata, ma non per questo bisognosa d’amore-
Giulia mimò il gesto di un conato di vomito facendo ridere Lorenzo, che era arrossito come un gambero.
-Hai visto che carino mio fratello?-
-Si, è un amore proprio come te-
I due ragazzi stavano per baciarsi, quando Giulia diede un colpo di tosse riportandoli alla realtà.
-Oh che sciocco, non mi sono nemmeno presentato.  Il mio nome è Alessio- disse il ragazzo castano allungando la mano verso Giulia, che a sua volta ricambiò la stretta.
-Alessio e Daniele… suona bene come coppia-
-Puoi dirlo forte-
Daniele si sporse verso il ragazzo per dargli un bacio sul naso e chiamare poi la cameriera per ordinare da bere, scegliendo un’aranciata da dividere in quattro.
Mentre bevevano l’aranciata, Giulia chiese loro come si erano conosciuti.
-Beh, è stato al primo anno di università- iniziò Daniele. -Mi servivano alcuni libri e mi dissero che li avrei trovati in biblioteca. Ed è lì che ci siamo conosciuti-
Alessio sorrise arrossendo, continuando il discorso iniziato dal compagno.
-A quel tempo ero un tirocinante e portavo avanti un lavoro in biblioteca. Aiutai Daniele con i libri e dopo esserci conosciuti, capii che c’era qualcosa di diverso in lui e ciò mi fece mandare fuori di testa, anche perché all'epoca stavo con una ragazza-
-Davvero?- chiese Giulia sbalordita.
-Si e la lasciai dopo essermi reso conto che mi ero preso una sbandata per lui. Lei capì la questione e scelse di restarmi amica-
-Immagino che sia stata una storia di poco conto-
-A dire il vero si, anche perché con lei non ci avevo combinato assolutamente nulla, se non baci e coccole varie-
-Io lo stesso con le mie precedenti fidanzate-
-Quindi siete stati entrambi con delle ragazze-
-Si, ma è acqua passata. Ora stiamo insieme e ci troviamo bene così-
Giulia notò i due stringersi una mano e subito si sentì strana, come se la cosa le pesasse. Ci stava abituando a quella svolta con Lorenzo, ma in quella circostanza si sentì totalmente fuori luogo.
Quelle effusioni le aveva avute con Elena seppur in segreto e si era resa conto di quanto fosse diversa una relazione etero da una omosessuale. E meglio di lei nessuno poteva capire quanto si stesse trattenendo Daniele per non saltare addosso al suo ragazzo.
Si alzò dal tavolo e fece per andarsene, ma Lorenzo la fermò.
-C’è qualcosa che non va?-
-No no, va tutto bene, è solo che dovrei tornare a casa. Resta pure qui con loro, io prendo un bus-
-Scherzi? Ti riaccompagno volentieri io-
I due si scusarono con i ragazzi e se ne andarono via.
Durante il viaggio di ritorno Giulia non disse una parola e sembrava avere la testa altrove. Lorenzo non le aveva chiesto nulla e preferì non parlare.
-Grazie per avermi riaccompagnata a casa- disse scendendo dalla macchina una volta giunta sotto il condominio della ragazza.
-Figurati, per te questo e altro-
-E ora che farai?-
-Penso che torno da mio fratello . Mi inventerò qualche scusa, capirà-
Giulia fece un cenno.
-Ci vediamo a scuola-
-Okay- concluse dandogli un bacio veloce e allontanandosi.
Una volta in casa, prese il cellulare e scorse la rubrica fino al numero telefonico di Elena. Inizialmente voleva cancellarlo, ma le era mancata la forza di farlo, così con tutte le loro foto poste nella galleria del telefonino.
Pigiò il bottone della cornetta verde e dopo un paio di squilli riagganciò la chiamata, sentendosi ridicola.
In fondo non aveva niente da dirle, se non il fatto di quanto stesse diventando difficile la situazione e di quanto, in fondo, le mancasse parlare con lei.

Angolo autrice:
Ciao a tutti! E' passato un secolo da quando ho pubblicato questa storia, che ho lasciato in sospeso per un motivo o per l'altro e che ora ho intenzione di portarla avati. Inoltre ho in mente di darle una revisione da cima a fondo, visto che ho notato molti errori di sintassi nella stesura. 

Non so con quale frequenza potrò pubblicare i capitoli, per via dei vari impegni, ma cercherò di tenere un certo ritmo. 
P.s. Ho cambiato il nome del fratello di Lorenzo e volevo comunicarvelo qui, giusto per non creare confusione.
Alla prossima! :D :D
 

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