Sentieri di zenzero

di Alektos
(/viewuser.php?uid=15838)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le situazioni di Lui & Lei ***
Capitolo 2: *** Le situazioni degli altri ***
Capitolo 3: *** La situazione a cena da Molly ***
Capitolo 4: *** Le situazioni di Rob e Susan ***
Capitolo 5: *** Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Faccia da Fleur ***
Capitolo 7: *** Incontri ***



Capitolo 1
*** Le situazioni di Lui & Lei ***


La storia ha luogo due anni dopo la battaglia di Hogwarts.
Questo è un What if nel quale Tonks e Ted sono ancora vivi e dove il piccolo Teddy non è mai esistito.


1. LE SITUAZIONI DI LUI & LEI

 

Era una bella giornata di primavera, nella campagna nei pressi della Tana il sole splendeva circondato  da gruppi di grandi nuvole bianche che si spostavano lentamente, seguendo la direzione del vento. Più in basso tirava una deliziosa brezza che faceva ondeggiare lievemente le fronde degli alberi e i fili d’erba verde, cresciuti incolti intorno alla riva di un fosso.

Un merlo, dallo sgargiante becco giallo, osservava il panorama dal ramo di un albero, muovendo la testa da una parte all’altra, curioso. Tutto preannunciava l’arrivo dell’estate, ormai alle porte.

La quiete del posto fu turbata da un rumore secco e improvviso che spaventò il merlo che volò più distante, su un'altra pianta, rimettendosi poi a guadare, con fare curioso, la nuova presenza appena Materializzata.

Un ragazzo alto e dai lunghi capelli rossi, raccolti in una coda alla base della nuca, stava in piedi, perplesso, lungo il sentiero che conduceva verso la sua casa; dopo aver rimuginato per qualche istante decise di sedersi all’ombra di una quercia non poco distante dal luogo della sua apparizione.

Il volto pallido, più del solito, la fronte imperlata di sudore per via del caldo e due borse sotto gli occhi; stancamente si passò una mano sul viso appoggiando poi la testa all’indietro, contro al tronco dell’albero. Sospirò e rimase in contemplazione del paesaggio, senza però guardarlo realmente, il flusso dei suoi pensieri seguiva altre direzioni. Estrasse dalla tasca dei Jeans un orecchino a forma di zanna e, dopo averlo osservato per qualche istante, se lo mise. Un’espressione di dolore comparve sul suo volto quando la punta dell’orecchino bucò la pelle dell’orecchio: erano almeno due anni che non lo indossava più e il buco si era richiuso.

Poi, stancamente, si rimise in piedi, sbuffando, avviandosi in direzione della Tana. Si era Smaterializzato di proposito più lontano del solito dall’abitazione: in quel momento a Bill, primogenito della famiglia Weasley, serviva stare da solo con i suoi pensieri, in un posto tranquillo, per rimettere insieme le idee: e alla Tana era impossibile farlo, anche rinchiudendosi nella propria stanza.

Era tornato ad abitare nella casa dei suoi genitori da circa quattro mesi e mezzo, ma la situazione all’interno del gruppo non era delle più felici. Una volta entrato, trovò alcuni membri della sua famiglia seduti al tavolo della cucina che finivano di mangiare, chiacchierando spensierati: appena lo videro il silenzio calò nella stanza.

Molly stava aspettando il figlio maggiore già da più di mezz’ora e non mancò di farglielo notare; “Ti ho mandato un gufo per avvisarti,” rispose in tono asciutto Bill. Neanche a farlo apposta, in quel momento, qualcosa andò a sbattere contro al vetro della finestra. “Ecco Leotordo!” Esclamò Ginny, alzandosi dalla sedia per andare a prendere il gufo.

“E pensare che l’ho inviato più di un’ora fa. Si sarà perso come al solito.”

Uno sbuffo di Molly riportò tutti alla realtà e il silenzio calò nuovamente tra le persone.

“Allora,” iniziò Molly in tono secco, non appena ebbe messo in tavola una nuova ciotola con dell’insalata, “È tutto finito?” Il suo tono non era dei più materni.

Al suono di quella frase i presenti smisero di mangiare e guardarono prima Molly poi Bill; la signora Weasley aveva posto la domanda che tormentava tutti, ma che nessuno aveva osato fare.

“Sì!” Bill non si dilungò in inutili spiegazioni.

Il pericolo sembrava momentaneamente scampato, tutti sapevano bene che quello che Molly aveva toccato non era un buon argomento di conversazione.

“Ah, ma io te lo avevo detto!” Esclamò, soddisfatta di sé, la donna.

La fatidica frase era stata pronunciata; e tra le tante cose che potevano mettere fine all’armonia familiare, una era proprio quella.

“Mamma, per favore…” Bill cercò di farle capire che non era né il momento adatto, né il luogo; disse quella frase con aria stanca, ma Molly continuò ad infierire.

“Oh, andiamo Bill! Era una cosa che si poteva tranquillamente prevedere, avete fatto le cose troppo in fretta!”

“Mamma…”

“E poi a me non era mai piaciuta e lo sai bene! Io difficilmente mi sbaglio.”

“Per favore, smettiamola”, tentò nuovamente Bill, invano. Se c’era una cosa della quale non gli andava di parlare era proprio quella; rigirò le due foglie di insalata che aveva nel piatto, non molto invogliato a mangiarle: quello non era decisamente uno dei suoi piatti preferiti.

“Ah, ma se Morgana vuole, adesso è finita.”

Visto che le sue parole non erano state minimamente prese in considerazione e che aveva anche lo stomaco chiuso, Bill si alzò da tavola, piuttosto scocciato, e senza dire niente uscì di casa sbattendo la porta.

Non era stata una situazione facile quella che aveva passato con Fleur: in un primo momento era sembrato tutto facile, il loro matrimonio procedeva bene ed erano felici. Poi erano iniziate le prime incomprensioni, i primi litigi: discutevano per cose stupide. Infine più nulla: erano diventati come due estranei. Quando Bill provò a parlarle per cercare di rimediare alla situazione, Fleur gli aveva confessato di non sapere più quello che provava per lui. Avevano tirato avanti altri due mesi e poi, insieme, avevano deciso che era meglio chiudere la loro storia, definitivamente. Questa notizia aveva avverato tutti i sospetti e tutti i presentimenti di mamma Molly che, in preda ad un altro semi dramma familiare con George in crisi con la sua ragazza, era quasi uscita di senno.
Forse Molly aveva avuto ragione quando aveva detto che era troppo presto, nonostante ciò, Bill era contento di averci provato, di aver seguito il suo cuore: non aveva nessun rimpianto. Semplicemente non aveva funzionato e ora, a distanza di oltre quattro mesi, continuare a cercare una causa o un colpevole, gli sembrava una cosa assurda. Voleva solo dimenticare, ricominciare.

Molly, da quando era finita la guerra, era cambiata: lo shock per la perdita di Fred era stata troppo grande per lei e se prima era una persona molto attenta ai suoi figli, ora lo era anche di più, in modo quasi ossessivo, maniacale. Gli unici due che si salvavano erano Charlie, perché viveva in Romania e rincasava forse due volte all’anno; e Percy che, nonostante quello che aveva combinato, rimaneva comunque la persona precisa e puntigliosa della famiglia, quello con i piedi per terra, senza troppi grilli per la testa, in più, la sua ragazza, Audrey andava molto a genio alla madre. I due più piccoli, Ron e Ginny erano tenuti sotto stretta sorveglianza, ma non erano oggetto di commenti sarcastici: più che di loro, Molly si fidava di Hermione e di Harry, ma questo non lo avrebbe mai ammesso.

George si era lasciato da poco con una ragazza che sua madre adorava, quindi anche lui era soggetto a frecciatine, meno comunque di Bill, perché anche lui come Charlie viveva fuori casa.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso, la nota che aveva dato conferme ai pensieri di Molly, sul fatto che i suoi figli non fossero abbastanza maturi per delle relazioni stabili, fu la fine del matrimonio di Bill, che le diede la possibilità di esclamare con aria soddisfatta "L'avevo detto io!"
Purtroppo, dalla fine della guerra con Voldemort, dalla quale erano passati due anni, Molly non era ancora riuscita a riprendersi del tutto: i suoi figli e Arthur avevano deciso di lasciare tempo al tempo, per quanto anche per loro non fosse facile.

Bill si smaterializzò in Diagon Alley e da lì iniziò a vagare senza una meta precisa: era stanco, confuso, avrebbe solamente voluto stendersi sul suo letto e dormire, ma non era possibile. Il rapporto con la madre si deteriorava di giorno in giorno e lui non era più così sicuro di avere ancora molta pazienza a disposizione. Forse però, l’indomani avrebbe già dimenticato tutto, lasciandosi le parole di Molly alle spalle e non dandoci peso, sapendo che comunque sua madre  non era così.

***

“Tesoro, questa volta hai esagerato”, la ammonì Arthur.

“Sì mamma”, intervenne Ginny, “Poi, non sei tu quella che dopo la scena dell’infermeria, hai iniziato ad adorare Fleur e a ripete quanto stava bene con Bill?” 

“Potevi essere anche un po’ più delicata…”, aggiunse Charlie.

Attaccata, Molly cercò di difendersi: “Sì, forse ho esagerato, ma anche lui, andarsene così!”

“Beh, dopo la mattinata che ha passato, secondo me voleva solo starsene tranquillo; invece arriva a casa e ci sei tu che metti il dito nella piaga!” Questa volta a parlare era stato George, scocciato,che aveva vissuto un’esperienza simile.

“Avevo queste cose dentro da troppo. E la prossima ragazza che porterà a casa mi assicurerò che sia veramente quella giusta!” Guardò tutti i ragazzi presenti, “E questo vale anche per voi!”

Un brivido corse lungo la schiena dei presenti.

In effetti, quella appena passata non era stata una delle mattine migliori di Bill in quanto era stato tutto il tempo in un tribunale a concludere la sua causa di divorzio dalla moglie, Fleur Delacour.

I due si erano separati ormai da quattro mesi, ma solamente quel giorno erano riusciti a rendere ufficiale la cosa: il tribunale magico aveva i suoi tempi.

Ormai erano più di due ore che Bill camminava senza una meta precisa; di tornare a casa non ne aveva assolutamente intenzione, ancora si rimproverava per aver accettato di tornare a casa dei suoi dopo l’accaduto. Solo un mese prima, preso dalla disperazione aveva annunciato che sarebbe andato a vivere da solo ed era stato minacciato di disconoscimento.

Camminando, Bill arrivò ad un posto per lui fin troppo familiare.

Si fermò da un fiorista lì vicino e, dopo aver preso due margherite giganti bianche, oltrepassò un enorme cancello in ferro battuto.

Quello era il luogo dove riposava Fred, suo fratello.

Con sua sorpresa trovò qualcuno davanti alla tomba e da lontano non riuscì a riconoscere chi fosse. Arrivato davanti salutò la ragazza, senza riconoscerla, aveva pensato fosse un’amica di Fred. Lei aveva ricambiato il suo saluto continuando a fissarlo mentre lui si chinava a deporre i fiori accanto a quelli già presenti, intuendo che lui non l’aveva riconosciuta. Una volta che Bill si fu alzato, lei gli rivolse la parola.

“Come stai?” chiese quasi sottovoce.

Bill si girò, fissandola per qualche istante; aprì la bocca per parlare, ma non uscì nessun suono.

“Sorpreso di vedermi?” La ragazza gli sorrise.

“Non sai quanto…”

Ma quello non era il luogo per parlare. Salutarono Fred e si incamminarono verso l’uscita in silenzio. Appena fuori dal cancello si abbracciarono, era il saluto tra due vecchi amici, due compagni di squadra che avevano combattuto fianco a fianco nell’ultima guerra e che non si vedevano ad tanto tempo.

“Andiamo a bere qualcosa e a parlare un po’? Ti va?”, chiese Tonks e Bill annuì.

Erano due anni che non si vedevano e che non si sentivano salvo un paio di lettere una volta ogni tanto.

Durante la guerra era morto Remus e da quel momento, Tonks non si era più ripresa: prima si era rinchiusa in casa un paio di mesi, poi era andata ad abitare lontano. Da quel poco che Bill sapeva, lei non riusciva più a trasformarsi e ne ebbe la conferma quando, una volta entrati in un pub, si tolse il cappello da strega mostrando i suoi capelli, color castano spento.

Tonks si era dimessa dal dipartimento Auror subito dopo l’ultima battaglia, il colpo era stato tale che per un breve periodo non era riuscita ad eseguire nemmeno le magie più semplici.

Parlando, Tonks seppe tutta la storia di Bill, si informò su Molly e si stupì del suo cambiamento.

Lei, invece, raccontò di aver passato gli ultimi due anni da dei parenti di suo padre lavorando come commessa in un negozio Babbano; adesso era ritornata nel mondo magico per restare ed era in cerca di un nuovo lavoro.

Nonostante non riuscisse a trasformarsi era serena, dopo due anni era riuscita ad accettare la cosa ed era pronta a rifarsi una vita.

I due ragazzi rimasero a parlare fino a tarda sera e si lasciarono con una promessa, da parte di lui, di un invito a cena alla Tana, come ai vecchi tempi; di sicuro a Molly avrebbe fatto piacere rivederla, e anche agli altri.

Quando Bill rincasò le luci erano già tutte spente e tutti erano già andati a dormire. Poco prima che riuscisse ad entrare in camera Molly uscì dalla propria stanza.

“Ti sembra questa l’ora di rientrare?”, chiese.

“Non ho più vent’anni, mamma.”

“Dove sei stato?”

“Fuori, con degli amici, e ora scusa ma vado a dormire. Buona notte.” Detto questo, Bill si chiuse la porta della sua stanza alle spalle; Molly, rassegnata e per nulla contenta, fece altrettanto.

 

 

*Titolo del capitolo preso da un Manga giapponese.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Le situazioni degli altri ***


 

CAPITOLO 2: Le situazioni degli altri



Maledetto Perce!

Era questa, adesso, la frase che probabilmente passava in simultanea nella testa di Bill e in quella di George.

Era una tranquilla e calda domenica pomeriggio: Charlie era uscito per farsi una delle ultime passeggiate nei pressi della Tana, di lì a poco sarebbe ritornato in Romania; Bill si era assopito sul divano e George, che aveva pranzato nella casa dei genitori, gli faceva compagnia seduto in una posizione molto comoda ma poco elegante sulla poltrona. Molly stava sgranando i fagioli in cucina mentre Arthur fingeva di leggere un libro coricato su una sdraio in giardino.
I due fratelli più piccoli non erano in casa, mentre il piccolo Percy continuava a girare nervosamente da una stanza all’altra, disturbando la sonnolenta armonia.

George cominciò a dare segni di nervosismo iniziando a rigirarsi sulla poltrona e poco dopo Bill fece lo stesso, cambiando fianco ogni due minuti, sbuffando.
Rassegnati all’idea di oziare per tutta la giornata si alzarono, fermando poi Percy chiedendogli se fosse successo qualcosa: così nervoso non lo avevano mai visto! Per tutta risposta lui divenne tutto rosso e poi, prendendo coscienza che quella cosa era troppo grande per lui, decise di confidarsi con i fratelli, non prima però di averli trascinati nella sua camera.

A quella confessione, Percy voleva fosse presente anche l’altro fratello ma visto che questi tardava a tornare, rinunciò ai suoi propositi.

Maledetto Perce!

Dopo che il fratello si fu confidato i due gli diedero sonore pacche sulla spalla, congratulandosi con lui. Erano contenti per lui, ma come al solito il piccolo Perce aveva un tempismo pessimo. L’idea di essere tormentati a lungo su quanto fosse perfetto Percy, terrorizzava Bill e George che videro sfumato il sogno di essere lasciati in pace da mamma Molly per la loro vita sentimentale.
Beh…” Concluse Percy, incerto, “Credo che andrò a prendere Audrey.” Era visibilmente agitato. L’idea di dire ai suoi genitori che voleva sposarsi lo metteva alquanto in imbarazzo. Senza contare la preoccupazione per la reazione di Molly. “Vai tranquillo, Audrey le piace, sarà sicuramente d’accordo con la vostra decisione!” Gli avevano ripetuto i due fratelli, pur sapendo che erano mere parole di circostanza volte solo a farlo sentire più tranquillo e sereno. Nessuno, ora come ora, poteva prevedere quale sarebbe stata la reazione di Molly.

Nell’uscire dalla stanza i tre si imbatterono in Charlie, di ritorno dalla sua passeggiata.
Percy li superò, salutandoli e scendendo poi le scale con passo svelto. George e Bill trascinarono Charlie nella sua stanza, che era poi quella che condivideva con il fratello maggiore da quando erano piccoli. Su una parete c’era appeso un vecchio poster del Quidditch, mentre sull’armadio faceva bella mostra di sé un adesivo a forma di drago che, di tanto in tanto, emetteva una nuvola di vapore.

 I due fratelli fecero sedere Charlie sul letto, senza troppi complimenti e dopo che George, dalla finestra, vide Percy Smaterializzarsi, andò al fianco di Bill facendo  un cenno di assenso e quest’ultimo iniziò a parlare.

Charlie… Percy, stasera, dirà a mamma e a papà che lui e Audrey si sono fidanzati!”

“Voleva dirtelo di persona come ha fatto con noi, ma tu eri fuori.”

Il ragazzo li fissò perplesso per alcuni istanti, spostando lo sguardo da un fratello all’altro, aspettandosi da un momento all’altro che comparisse uno striscione con su scritto che era tutto uno scherzo, ma viste le espressione di George e Bill si convinse, quasi, che non lo stavano prendendo in giro.

“Davvero?”

George annuì, serio. Fu questione di un nanosecondo e Charlie si trovò steso sul letto, con le lacrime agli occhi per il troppo ridere. I due fratelli lo fissarono, poi si guardarono nemmeno troppo sorpresi della reazione: da lui potevano aspettarsi anche di peggio.

Quella stessa sera, come promesso da Percy, Audrey andò a cena a casa Weasley. Era una ragazza piuttosto minuta, con la pelle molto chiara e una massa di capelli crespi neri, che le ricadeva sulle spalle; di carattere chiuso, parlava raramente, anche se con i coniugi Weasley si era ormai ambientata e quindi era più sciolta. A farle soggezione erano gli altri fratelli, specialmente quelli più grandi con cui non aveva mai avuto niente a che fare, se non in rarissime occasioni. Con Ginny, invece si era instaurato da subito un bellissimo rapporto, tanto che le due uscivano spesso insieme, in compagnia di Hermione. Proveniva da una famiglia Babbana di idee un po’ all’antica che faceva fatica a concepire e ad integrarsi con il mondo Magico.

Una volta che ebbero finito di cenare, i ragazzi sparecchiarono, lasciando in tavola solamente i bicchieri. Il colorito di Percy aveva iniziato a virare dal bianco al verde; Bill se ne accorse e facendo cenno al fratello di non muoversi, fece arrivare lui in tavola la bottiglia di Champagne.

“Champagne Elfico Crystal!” Esclamò Arthur prendendo la bottiglia. “Cosa dobbiamo festeggiare?” Chiese rivolto a Bill che fece spallucce.

Be… e… ec… ecco…Percy iniziò a balbettare, ma da sotto al tavolo, George gli tirò un calcio dritto nello stinco che lo fece urlare; Charlie mimò la parola “Alzati!” E lui obbedì, seguito da Audrey.
Tutto questo si chiama amore fraterno.

Noiabbiamodecisodisposarci!”

“Scusa, caro, non ho capito.” Disse Molly, “Sai, con la vecchiaia divento un po’ sorda.”

Percy riprese fiato, poi guardò Audrey e poi di nuovo i suoi genitori: “Abbiamo deciso di sposarci!”

Gli occhi di Arthur si illuminarono di gioia, “Oh, Percy, ma che…

“Non sarai mica incinta?” Chiese in tono asciutto e sbrigativo Molly, rivolgendosi alla futura nuora.

“No!” Esclamò quasi scandalizzata la ragazza.

"Certe cose non si fanno prima del matrimonio" mormorò tra e , abbassando lo sguardo, Percy.

Charlie fu l'unico a leggere il labiale e, ripensando alla sua fama e ai suoi anni di vita vissuta, si chiese da dove spuntasse quel fratello così strano. Se non fosse stato sicuro dell'assoluta fedeltà di sua madre, avrebbe ipotizzato fosse figlio del pulitore di camini.

 

“Ma è meraviglioso!” Molly urlò, tutta soddisfatta per la notizia e corse poi ad abbracciare suo figlio e Audrey e così fecero gli altri.

 

Charlie si passò una mano sul volto, per nascondere un sorriso divertito, ancora ripensava a quella frase; più cercava di non ricordarsi il volto di Percy in quel momento, più questo gli compariva davanti. Dopo il brindisi con una scusa banale uscì dalla stanza per cercare di riprendersi.
Parecchi minuti dopo rientrò, giusto in tempo per salutare i due neo fidanzati che andavano a dare la bella notizia anche ai genitori di lei, che però, viste le loro origini, avrebbero fatto molta più fatica ad accettare la cosa.

Molly era in estasi, girava per la cucina tutta felice, trovandosi poi a discutere con Ginny ed Hermione della cerimonia, dei fiori, del buffet… anche se il matrimonio sarebbe stato celebrato da lì ad una decina di mesi, presumibilmente a Marzo dell’anno nuovo. Per un attimo sembrava tornata la vecchia Molly, ma nessuno si aspettava che durasse. Arthur, passata l’iniziale felicità, invece, si era appartato in un angolo a discutere con Harry e Ron di Quidditch: loro, di merletti, pizzi e bomboniere non volevano saperne.

I restanti tre, Charlie, Bill e George andarono ad accasciarsi su delle sdraio in giardino, dopo averle asciugati dal momento che aveva smesso di piovere solo da pochi minuti. Si coricarono tutti e tre, godendosi il fresco della sera; un forte odore di terra bagnata si sprigionava dal terreno circostante e ora il cielo era tornato limpido, tanto che si potevano vedere le stelle.

Charlie, come al solito, fu il primo a rompere il silenzio: “Ah, che pace!”

Bill rise, “E tu, come sempre, interrompi questi momenti!”

Passarono altri minuti di silenzio, poi fu il turno di George: “E così, il perfetto Percy si sposa…” Sospirò. “Stiamo invecchiando, vero? Inesorabilmente.”

A Charlie scappò un sorriso divertito, benché George, secondo lui, stesse parlando seriamente: “No, non siamo noi ad invecchiare, è Percy ad essere precoce,” rispose.

“C’è qualcosa che non va?” Negli ultimi due anni si era instaurato un nuovo tipo di rapporto tra i tre ragazzi. Con la morte di Fred, George si era avvicinato molto a Bill e Charlie, in special modo al primo in quanto più presente nella sua vita.
Bill era contento di questa cosa: sapere che suo fratello non si era chiuso a riccio dopo la morte del gemello, due anni prima, lo aveva sollevato. In fondo lui era quello grande, quello responsabile, a detta degli altri. E quando George aveva tentato per la prima volta di aprirsi, lo aveva accolto a braccia aperte.

“George…” Lo incalzò Bill.

“Domani sera esco con Angelina.” Lo disse tranquillamente, quasi senza darci peso, ma la cosa lo turbava molto. Lei, ai tempi della scuola, anche se per un brevissimo arco di tempo, era stata la ragazza di Fred. Ora lui aveva paura di essere scambiato per il gemello e, al contempo, di tradirlo. Eppure, Angelina gli piaceva.

I due fratelli maggiori soppesarono le parole. Non era un momento facile, quello.

“Lei ti piace?” Chiese Charlie, sedendosi e fissando il fratello che annuì. Poi sorrise, “Ma hai paura che ti scambi per Fred…” Concluse, e George annuì nuovamente.

“Non può farlo,” intervenne Bill. “George, voi due, benché identici, eravate molto differenti. E una ragazza intelligente come Angelina, non può confondervi.” Charlie diede il suo assenso alle parole del fratello.

“Eravamo… diversi?”

“Sì, e se una persona vi conosce, beh vi avesse conosciuto, veramente, non avrebbe avuto problemi a  distinguervi. Quindi credo che Angelina non abbia dubbi sul fatto che tu sia George.”

Il silenzio calò nuovamente tra i tre, fino a quando il più piccolo non si alzò per ritornare nel suo appartamento. Entrò in casa per salutare gli altri, poi uscì nuovamente in giardino e dopo aver ringraziato i due fratelli più grandi si Smaterializzò con l’animo molto più sollevato.

“E tu, cosa mi dici?” Chiese Bill rivolto a Charlie, “Stai ancora con quella tirocinante svedese?”

A Bill veniva molto più naturale confidarsi con Charlie.

“Con chi?”

“Con la tirocinante svedese!”

“Ah, no, storia vecchia. Ora sto con… aspetta…” Charlie si portò una mano alla fronte, “Charlotte!”

Bill rise, “Non cambierai mai. Ah, ma prima o poi la troverai la persona che ti farà capitolare, bello mio!”

“Cos’è, porti sfiga?” Entrambi scoppiarono a ridere.

“E tu, come stai?”, Chiese Charlie improvvisamente, spiazzando Bill.

“Bene…”

“Sicuro?”

“Sì, e se non fosse per la mamma, per le sue continue insinuazioni, forse andrebbe meglio.” Sospirò.
Le loro conversazioni non erano mai state molto profonde o ricche di dettagli, bastavano due parole per capirsi e in caso, sapevano anche stare in silenzio.

Rimasero ad ascoltare il vento che soffiava tra i rami fino a quando i loro genitori non li richiamarono in casa, perché “Fuori fa freddo!” Proprio come quando erano bambini. Sembrava quasi non fosse cambiato nulla da allora… ma era solo apparenza.

--- --- --- ---

Un grazie particolare a nina92 per aver lasciato un commento; grazie anche a quelli che hanno messo la storia tra i preferiti e a quelli che leggono nell’ombra.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La situazione a cena da Molly ***


CAPITOLO TRE

 



Passati un paio di giorni il rapporto tra Bill e sua madre ancora non si era sistemato; a fare da intermediari si alternavano Charlie e suo padre, ma senza ottenere risultati rilevanti. Molly voleva sempre di più essere parte della vita del figlio e più si comportava così, più lui faceva l’esatto opposto.

Quel giorno, Bill aveva detto che avrebbe portato a cena un’ospite e subito il radar di Molly si era messo in funzione e anche la sua parlantina: domande sul genere, “Chi è?”, “Da dove viene?”, “Ma è una ragazza?” venivano ripetute continuamente a tutti, nessuno escluso; l’unico però a sapere chi sarebbe venuto a cena era Bill.

“Ah, ma se si è già trovato una ragazza mi sente!” Molly stava cucinando aiutata da Ginny e da Hermione mentre i baldi uomini stavano preparando la tavola in giardino.

“Mamma!”, la riprese la figlia, “Anche se fosse?”

“Si è lasciato da soli quattro mesi con Fleur, e poi, chi mi dice che anche questa non sia uguale a lei?”

“Ma ha detto che porta a cena la sua nuova fidanzata?”, chiese stupita Hermione, ignara di quanto stesse succedendo alla Tana in quel periodo, mentre pelava alcune patate.

“No, ha detto solamente che avrebbe portato a cena una persona che ci avrebbe fatto piacere rivedere”, specificò Ginny lanciando un’occhiataccia alla madre. “Quindi calmati!”, con le ultime parole si era rivolta direttamente a Molly che sbuffò.

Due schiocchi secchi annunciarono l’arrivo di Bill e dell’ospite a sorpresa. Una volta riconosciuta la figura in lontananza Molly le andò incontro salutandola calorosamente: era poco più di due anni che non si vedevano. Dopo cinque minuti buoni di saluti, abbracci e constatazioni sull’età e su quanto fossero cresciuti e cambiati  i più giovani, si sedettero tutti a tavola.

La cena andò bene. Tonks rimase alla Tana fino a dopo la mezzanotte; per tutto il tempo avevano parlato rinvangando vecchi ricordi: il brutto periodo della guerra e tutti quelli che ora non erano più lì con loro. Al nome di Remus alla ragazza gli occhi divennero leggermente lucidi, reazione perfettamente normale. Dai vecchi tempi a quelli attuali: Molly si informò sulle condizioni di Tonks e dei suoi genitori, sulle sue intenzioni e sulla sua attuale sistemazione; lei rispose cortesemente a tutte le domande, chiedendo a sua volta della situazione della famiglia, tasto dolente. Molly le raccontò tutto, senza evitare qualche occhiataccia. Al contrario di quello che aveva previsto Bill, non fu lui ad essere preso di mira, ma George.

“Si era trovato una così brava ragazza!”

Tonks non poté non ridere a quell’affermazione, conosceva già tutta la storia, gliela aveva raccontata Bill.

“Non ti preoccupare Molly, ce ne sono di brave ragazze in giro.” Nel pronunciare la frase cercò di rimanere il più seria possibile data la faccia molto contrariata di George, fortunatamente nascosta dalla visuale della madre.

“Io vi devo chiedere scusa,” disse Tonks ad un certo punto, quando i ragazzi più giovani si erano seduti in disparte in un angolo del giardino, “Non mi sono fatta sentire per tutto questo tempo e…” Fu però bloccata da Arthur.

“Non devi scusarti, non hai passato un bel periodo. L’importante è che tu ora stia bene… e che ti faccia viva più spesso.”

Bill annuì insieme a Charlie.

“Ciò non toglie che mi sono comportata male, e vi chiedo scusa. Voi mi avete aiutato tanto anni fa e io me ne sono andata così… non sono l’unica ad aver sofferto.”

“Ma basta rinvangare cose tristi. Un’altra fetta di torta?” Chiese Molly.
“Ti vede un po’ deperita,” spiegò George. “Ma non preoccuparti, ha visto deperito anche Charlie che dall’ultima volta che è stato qui ha messo su un buon cinque chili.”

“Saranno al massimo due!” Si offese l’interpellato.

Tonks, che era seduta al suo fianco, scoppiò a ridere di gusto. “Beh, dall’ultima volta che ti ho visto io, sono anche più di cinque…”

Anche gli altri risero; Charlie le si avvicinò all’orecchio.

“È bello vederti ridere di nuovo.”

Tonks lo abbracciò, “Grazie!” Sussurrò al suo orecchio. Charlie non era per niente cambiato: avevano frequentato Hogwarts insieme, stesso anno ma non stessa casa, e tra loro ai tempi della scuola si era instaurato un bellissimo rapporto, deteriorato poi dalla partenza del ragazzo per la Romania.
Quella sera Tonks aveva rivisto in lui l’amico di sempre, una delle persone che ad oggi, nonostante si fosse perso parecchi anni, la conosceva meglio e quella frase ne era stata la prova.

Molly ritornò e posò un po’ troppo violentemente il piatto con la fetta di torta. “Cosa stavamo dicendo?” Chiese.

Un’ora dopo la serata volse al termine e Tonks salutò tutti i presenti, non prima però di aver abbracciato forte Arthur e Molly.

Charlie, scherzosamente, la salutò pronunciando il suo nome a chiare lettere: “Ciao, Ninfadora!”

“Ciao, Charlie”, rispose tranquillamente lei.

Il ragazzo, visibilmente scocciato, sbuffò, “Com’è che non ti arrabbi?”

“Sono cresciuta”, scherzò lei, sorridendo; poi salutò gli altri e si Smaterializzò.

Molly aveva osservato attentamente la scena tra Tonks e il suo secondogenito e la cosa non le era andata a genio. Non aveva capito, però, che quello tra i due ragazzi era stato un saluto scherzoso tra due vecchi compagni di scuola.

“Ah, povera Tonks!” Esordì Molly, sperando che qualcuno le desse un motivo per continuare. Sfortunatamente, però, i suoi figli e suo marito la conoscevano troppo bene per commettere un errore così banale.

“Povera, non riuscirà mai a rifarsi una vita!” Continuò imperterrita.

A questa affermazione, però, Charlie  non riuscì a stare zitto.

“Perché dici questo?”

“Ma caro”, iniziò a spiegare, felice per la domanda del figlio, “Perché vive nell’ombra di Remus, nel suo ricordo, non hai notato che non si è ancora ripresa dalla sua morte? Vive nel suo ricordo e questo le impedirà di amare un’altra persona.”

L’affermazione di Molly era stata molto pesante ma lei era soddisfatta delle sue parole, voleva che i suoi figli sapessero come la pensava, in special modo dopo quello che aveva visto.

“Io non la vedo così.”

“Tu sei troppo giovane, Charlie. Mi spiace solo, nel caso dovesse risposarsi, anche se non credo, per quel povero ragazzo: lei non lo amerà mai.” Molly disse l’ultima frase sconsolata, poi augurò la buona notte e si avviò al piano superiore, lasciando i restanti membri della sua famiglia perplessi.
Arthur era perplesso tanto quanto i figli. George fece finta di augurare la buona notte al padre facendo uno strano gesto ai fratelli.

Quella non era la Molly che loro conoscevano.

Charlie entrò nella sua camera appena dopo Bill sbattendo la porta.

“Perché deve comportarsi così?” Urlò. Il fratello fece appena in tempo ad insonorizzare la stanza.

“È da quando è morto Fred che è cambiata. Poi se ci aggiungi George che la lasciato la sua –Adorata Ashley- e io che ho appena divorziato da Fleur, quando lei, -Lo aveva detto!-” Tentò di spiegare Bill indossando la maglietta del pigiama, sedendosi poi sul letto.

“Comunque, quello che ha detto su Tonks non mi è piaciuto: è come se tu non riuscissi a rifarti una vita perché sei depresso. In fondo, tua moglie ti ha lasciato e il tuo matrimonio è naufragato!”

Bill sorrise, “Grazie per la delicatezza, e per la rima. Il mio caso è un po’ diverso, comunque.”

George si Materializzò nella stanza dei due ragazzi che lo stavano aspettando, il gesto di prima era stato molto eloquente, almeno per loro.

“Scusate l’intrusione, ma veramente non ce la faccio più!” Prese la sedia vicino la scrivania e si sedette. Charlie gli assestò una poco delicata pacca sulla spalla. “Qui urge trovare un rimedio.”

Se c’era una persona che aveva sofferto tantissimo per la perdita di Fred, quello era George. Dalla nascita erano sempre stati insieme, inseparabili, ma si era fatto forza, come Fred avrebbe voluto e stava proseguendo la sua vita, mandando avanti al meglio la loro attività.
Non era stata una cosa facile da affrontare e non lo era tutt’ora. In fondo, tutte le volte che si guardava allo specchio poteva vedere il volto del fratello.

“Non vedo vie d’uscita. Dobbiamo solo aspettare che le passi e sopportare pazientemente,” affermò Bill, convinto.

“Mi chiedo, però, perché si comporti così solo con noi”, sbuffò George.

“Beh, Percy rimane sempre Percy, quello perfetto; Ginny è fidanzata con il salvatore del mondo magico, per cui ha carta bianca; Ron con Hermione, stessa cosa che per Ginny; rimaniamo noi”, spiegò Charlie. 

“Rimaniamo NOI, vorrai dire!” Precisò Bill guardando George che annuì. “Tu te ne stai bello-bello in Romania per la maggior parte dell’anno.”

“Comunque spero le passi presto, sono due anni che è così!”

“Non credo le passerà presto, George”, asserì Bill.

“Per ora credo le basti sapere che nessuno di noi ha mire su Tonks”, scherzò Charlie, “Anche se non la penso come lei.”

“Quelle affermazioni sono state veramente di cattivo gusto” George incrociò le braccia al petto; “Passi che era innamorata di Remus, ma non credo che questo le impedirà di poter essere comunque felice.”

“La botta è stata comunque grande, come lo è stata per tutti noi…”

Dopo la frase di Bill nella stanza calò il silenzio per qualche secondo, poi il ragazzo continuò; “Ancora non riesce a fare le metamorfosi e per quanto riguarda le magie… le riescono solo le più semplici.”

“Io l’ho comunque trovata bene!” Affermò convinto Charlie, “La conosco da tanto e sento di poterlo dire con sicurezza!”

“Sicuro di non avere mire su di lei?” Chiese ridacchiando George: da quando non c’era più Fred si era accorto di sapere molto poco della vita privata dei fratelli, almeno di quelli più grandi, e l’idea che si era insinuata nella mente di Molly per un nanosecondo aveva colpito anche lui, quindi aveva voluto indagare.

“No, lui non ha nessuna mira su Tonks,” intervenne Bill.

Charlie confermò con un cenno di assenso.

“Perché?” Chiese curioso George.

“Perché siamo sempre stati ottimi amici,” intervenne Charlie, “Anzi, spero di poter recuperare un po’ il vecchio rapporto. Lei è sempre stata l’unica capace di tenermi un po’ a freno,” nel dire la frase rise.

“È vero, dopo che vi siete persi di vista sei degenerato!” Confermò Bill.

George non sapeva di queste situazioni ma aveva abbastanza intuito da capire che parlavano di vecchie fiamme di Charlie e che lui non era propriamente famoso per avere rapporti seri e duraturi.

La discussione si protrasse ancora per alcuni minuti, fino a quando, esausti, i tre ragazzi cedettero al sonno; George, prima di crollare, riuscì a malapena a Smaterializzarsi nella sua casa, sopra al negozio di scherzi.

 

-------------------------

Hola!

Allora, ringrazio le persone che hanno recensito questa storia:

Nina92: grazie per aver recensito entrambi i capitoli!

Isabel Lupin: Grazie!^^ Spero lo sia anche il seguito.

Thiliol: George non è propriamente sereno, ma sta imparando ad andare avanti, come tutti del resto. Sono comunque passati più di due anni, non due mesi… in più il tempo di reazione, se così vogliamo chiamarlo, è diverso da persona a persona. Lo vedrai andando avanti. Intanto grazie mille per la recensione e spero capirai al più presto (Due/tre capitoli massimo) dove la storia andrà a parare.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Le situazioni di Rob e Susan ***


LE SITUAZIONI DI ROB E SUSAN

 

Eddai, ti muovi!”

Susan, classe 1973, Tassorosso, una strega nata da due maghi con origini Babbane, non eccessivamente alta, dinoccolata e dai corti capelli castani; ai tempi di Hogwarts era la migliore amica di Tonks, con la quale si era tenuta in contatto tutti gli anni successivi all’uscita dalla scuola. I rapporti tra le due si erano incrinati quando Tonks era entrata a far parte dell’Ordine della Fenice, in quanto non riusciva più ad uscire come faceva prima con i suoi amici e a dedicare loro troppo tempo. Susan era stata una delle poche persone invitate al matrimonio di Tonks; guerra finita l’amica era venuta a conoscenza di tutte le vicende che avevano occupato il tempo e i pensieri di Ninfadora negli ultimi anni: Tonks si era sfogata, aveva appena perso l’uomo che amava, suo marito da nemmeno un anno.
Un mese e mezzo dopo la loro conversazione Tonks era partita, premurandosi di lasciare a Susan un indirizzo dove cercarla e così il rapporto tra le due giovani era continuato ed era tornato indietro, com’era ai tempi di Hogwarts, specialmente nell’ultimo periodo, quando Tonks si stava riprendendo.

“Rilassati,” le rispose Tonks uscendo dal bagno della sua casa cercando di chiudere con la clip un orecchino. “Abbiamo l’appuntamento tra mezz’ora e Smaterializzandoci ci mettiamo la bellezza di cinque secondi!”

“Lo so, però muoviti!” Susan era veramente impaziente, lo era sempre stata fin da ragazzina e alla faccia della puntualità si presentava agli appuntamenti lustri prima. “Stasera conoscerai altre persone, credo. Almeno, Rob mi ha detto che vengono dei suoi colleghi tra i quali ce ne sono un paio veramente carini!”

“Susan!” L’ammonì Tonks. Erano già andate sull’argomento ragazzi, e lei aveva già spiegato all’amica che voleva andare con calma e che quello era l’ultimo dei suoi pensieri. Ma Susan aveva preso alla leggera le sue parole, non riusciva a capire a pieno quello che lei provava. Dopo averla ripresa nessuno tornò più sull’argomento.

Adesso che Tonks era ritornata a vivere nel mondo magico, Susan non aveva più intenzione di abbandonarla.
Quasi tutte le sere la compagnia si trovava a fine lavoro a bere qualcosa in un bar di Diagon Alley e Tonks si era finalmente riunita ai vecchi amici. Aveva notato che, dai tempi della scuola, era cambiato: alcuni ragazzi non c’erano più perché lavoravano all’estero, e al loro posto ne erano entrati di nuovi e il gruppo si era allargato. Tra le persone nuove l’allargamento più interessante era Rob, nome completo Robert Oswald Bernard Christopher, figlio della vecchia e ricca nobiltà inglese Babbana, discendente della famiglia
Bracknell che aveva possedimenti in tutta la regione del Westessex. La delusione dei suoi genitori era stata cocente quando il figlio aveva ricevuto la lettere per l’ingresso alla prestigiosa scuola di stregoneria e magia di Hogwarts. “Almeno è prestigiosa…” aveva affermato la madre, il cui sogno di vedere il proprio figlio nelle fila del Parlamento inglese era improvvisamente sfumato. Effettivamente, che non fosse proprio un bambino comune, avrebbero potuto sospettarlo quando, all’età di tre anni, giocava con le costruzioni insieme a quello che lui chiamava “Reginald”, il fantasma di casa Bracknell: fantasma che prima di allora non sapevano di avere ospite nella dimora, e pensare che era lì dal lontano 1431.

Soprannominato, per amor di abbreviazione, Rob, lui era il ragazzo di Susan classe 1968 e Serpeverde.

Una volta fatte le dovute presentazioni e aver chiacchierato un po’ Tonks aveva già a grandi linee inquadrato Rob, questo anche grazie a Susan che le parlava di lui tutte le volte che poteva: si stava rivelando un ragazzo tranquillo, molto posato e taciturno, infatti per la maggior parte del tempo era stata Tonks a parlare. La ragazza aveva anche notato che lui era l’esatto opposto rispetto alla sua amica e questa era un’ottima cosa: Susan ogni tanto aveva bisogno di un freno.

Mentre la sue testa vagava in felici considerazioni sulla sua amica e sul suo ragazzo Tonks vide entrare nel locale prima Bill e Charlie, poi George in compagnia di un’alta ragazza dalla pelle scura che doveva essere Angelina, ne aveva sentito parlare parecchio nei giorni precedenti da Charlie.
I quattro si unirono alla compagnia e Charlie le si andò a sedere di fianco; dopo aver parlato per un po’ anche con gli altri iniziarono una conversazione tra di loro, come ai tempi di Hogwarts.

“Carina quella ragazza,” disse Charlie indicando una persona appena passata vicino a loro.

“Tu non cambierai mai, vero?” Chiese Tonks, ridendo.

“Perché dovrei, sono perfetto così!”

“Sì… e modesto. Ma questo lo sapevo già.” Rispose Tonks con tono rassegnato, alzando gli occhi al cielo.

“Non ci provo con quella solo perché sono fedele alla mia Charlotte.” Disse il ragazzo, fiero.

“Non ci provi con quella perché il ragazzo che è con lei è il doppio di te in altezza e quasi in larghezza.”

“Colpito e affondato. E tu, ti senti pronta?” Le chiese cambiando improvvisamente tono di voce, diventando serio.

Tonks prese il suo bicchiere vuoto dal tavolo e iniziò a rigirarselo tra le mani fissandolo insistentemente.
Tra Charlie e Susan, lui era il solo tra i due a poterle fare una domanda del genere.
“Non lo so…” Sospirò, “Non sono a caccia, se è questo che vuoi sapere.”

“Non era quello che volevo sapere.”

“Non lo so, ci ho pensato diverse volte ma…”

“Non sai come potresti reagire,” concluse e lei annuì.

Tonks né Charlie continuarono a parlare d quell’argomento e lentamente si inserirono nuovamente nella conversazione generale del gruppo che verteva sugli ultimi spettacoli usciti al teatro magico nell’ultimo mese. La serata passò in modo tranquillo; Bill preoccupato per George lo aveva osservato più volte in quelle ore e anche Charlie ogni tanto controllava la situazione. George e Angelina erano già usciti un paio di volte insieme, ma il ragazzo non ne aveva ancora parlato.
Bill sorrise vedendo che George era leggermente impacciato con la ragazza, ma non avrebbe saputo dire se era nel carattere del ragazzo o se era perché la ragazza in questione era Angelina, che era stata anche, anni addietro, insieme a Fred.

“Allora, domani parti?” Chiese Tonks a Charlie all’uscita del locale.

“Sì, ritornerò sotto Natale.”

“Spero sia una promessa.” Disse Tonks abbracciandolo, “Nel mentre scrivimi… soprattutto se trovi qualcuno che ti mette il cappio al collo.” Rise sciogliendosi dall’abbraccio.

“Me la stai tirando anche tu?” Chiese Charlie, quasi schifato. Amava troppo la sua libertà di scapolo giovane e anche la sua fama di gigolò.

Il gruppo si separò e Susan, dopo aver salutato Rob si incamminò con Tonks; davanti a loro di duecento metri c’erano George e Angelina che camminavano fianco a fianco.

“Che ti succede?” Chiese Angelina a George dopo un po’ che i due si furono avviati verso casa a piedi.

“Nulla,” rispose George, tentando di apparire il più normale possibile

“Oh, andiamo! Ci conosciamo da tanto tempo, ormai lo so quando c’è qualcosa che non va!” Sbuffò arrabbiata. “Mi hai chiesto di uscire e siamo usciti, questa è la quarta volta che ci vediamo e o ti comporti come se io non esistessi, o sembri quasi imbarazzato dalla mia presenza.

Ecco, ora George era veramente nei guai: come poteva spiegare quello che sentiva?

“Senti,” iniziò il ragazzo, ritrovando un po’ del suo vecchio carattere, “Tu mi piacim altrimenti non ti avrei chiesto di uscire, solo…”

“Da come ti comporti non sembra,” sbottò Angelina, interrompendolo, “Solo che cosa?” Aggiunse poi.

“Tu mi vedi come Fred o come George?”

Angelina sgranò gli occhi. Ora le era tutto perfettamente chiaro, ma come aveva fatto a non pensarci prima?

“Quando mi hai chiesto di uscire, durante gli appuntamenti e adesso, tu per me sei George. Solo George. E, come tuo ex capitano, pretendo che ritorni te stesso, il solito giocherellone, deciso e impulsivo George.” Lo redarguì con cipiglio severo e deciso.

George parve spiazzato, era vero, tra i due quello più impulsivo era lui. Allora lei non stava pensando a Fred. Decise quindi di fare quello che non aveva fatto nelle sere precedenti, si fermò all’improvviso davanti alla ragazza e la baciò.

“Sono tre sere che lo aspetto, lo sai?” Sussurrò al suo orecchio Angelina dopo aver risposto al bacio.

Tonks e Susan avevano assistito a tutta la scena da lontano, senza però sapere cosa fosse successo realmente, quindi, visto l’evolversi delle cose decisero di cambiare strada e presero una via alla loro destra, tanto di lì a poco si sarebbero smaterializzate.

“È stata una bella serata,” disse Tonks.

Ah-ha,” rispose Susan, “E di Rob, che mi dici?”

“Mi piace, da quel poco che ho visto sembra un tipo a posto.” Sorrise alla sua amica.

“Davvero? Quindi è approvato?”

“Hai ancora bisogno della mia approvazione?” Chiese Tonks, ridendo.

“Beh, in caso di giudizio negativo lo terrei comunque, ma ci tengo ad avere un tuo parere, lo sai!”

“In tal caso, approvato.” Non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò Susan che l’abbracciava, avvinghiata al collo. Entrambe scoppiarono poi a ridere.

Camminarono ancora per svariati minuti durante i quelli Susan le raccontò nuovi sviluppi su alcune persone che erano presenti quella sera: del sano gossip, insomma. Poi si salutarono e si Smaterializzarono ognuna a casa propria.

 

Grazie a Isabel Lupin e a Thiliol per aver lasciato un commento.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rivelazioni ***


Tonks aveva finalmente trovato la sua routine: il suo nuovo lavoro alla cartoleria di Diagon Alley non era male e se aggiunto alle uscite con gli amici e al caos quotidiano che regnava nel suo appartamento formava un insieme di circostanze che riuscivano a tenerle la mente occupata per buona parte della giornata.
Mente occupata significava mano pensieri negativi o tristi e la conseguenza non poteva che essere un ritrovato buon umore. Già quando era ritornata nel mondo magico stava meglio, ora era ulteriormente migliorata.

Ma, se per lei le cose stavano andando bene, per un’altra persona non era così. Bill, una volta superato il momento di crisi più critico e lasciato un po’ in pace da sua madre, presa al momento da Percy e Audrey,  credeva di poter raggiungere finalmente la pace interiore e ce l’avrebbe fatta se una sera Tonks non fosse andata a cena da loro.
Si prospettava una serata come tante altre, Molly non vedeva la ragazza da un po’ di tempo e quindi aveva pensato di invitarla.
Quello che Molly non mise in conto è che la sera della cena, alla Tana probabilmente c’era un illuminazione insolita, forse più soffusa o forse molto più luminosa e che anche l’acustica era molto differente, tale da far arrivare la voce delle persone quasi come se fosse una dolce melodia. Probabilmente non tutti si accorsero di questi cambiamenti nella casa, ma una persona lo fece di sicuro. E, in particolare, una voce gli sembrava più piacevole del solito: contando che nella stanza, a parte sua madre e le due presenze femminili costanti in casa Weasley, Ginny ed Hermione, l’unica donna rimasta era Tonks, quella voce così soave proveniva da lei.
Complice la sua posizione, Bill era seduto con le spalle rivolte al camino, ad un certo punto della serata aveva iniziato a sentire caldo, tanto che si dovette alzare dalla sua sedia e con una scusa qualunque andare al piano di sopra. Una volta arrivato in camera aveva deciso di indossare qualcosa di più leggero e prima di ritornare di sotto fece una capatina in bagno a risciacquarsi il viso.
Quando entrò in cucina quell’aura misteriosa era svanita, tutte le voci erano tornate assolutamente normali, l’illuminazione era quella di sempre e non provava più così caldo. 
Qualunque cosa gli avesse provocato quelle reazioni era passata. O almeno così credeva…
Quando arrivò il momento dei saluti e Tonks lo abbracciò, come faceva sempre, il suo cuore mancò un colpo… brutto segno, pensò il ragazzo. 
Quegli strani sintomi continuarono per parecchi giorni, per l’esattezza tutte le volte che Tonks era nei paraggi. 
Una sera, al Pub, Rob gli confermò sottilmente i suoi sospetti.
Bill fu scosso da Rob che gli aveva afferrato una spalla riportandolo così nel mondo reale, posandogli davanti un bicchiere contenente un cocktail dal colore blu intenso.

“Allora, che succede?”  Chiese Rob, guardandolo dritto negli occhi. E se Rob aveva un pregio, quello era proprio la franchezza: non parlava spesso, ma quando lo faceva, soprattutto in materia di sentimenti umani, aveva sempre dannatamente ragione.

“Nulla, sono solo un po’ stanco… Anzi, credo che finirò il mio bicchiere e poi andrò.” Rispose Bill con nonchalance.

“Mi vuoi dire che succede? O devo indovinare…”

“Ma niente, davvero.”

“Ho capito, devo indovinare, non che sia poi così difficile.” Affermò Rob sospirando. “Sono due ore che hai gli occhi fissi su una certa persona, non devo abbassarmi tanto da dirti chi, vero?” Chiese, e quando vide che Bill non dava alcun segnale, proseguì. “Tu sei attratto da quella persona! Giusto?” 

“Sì, no… non è esatto.”

“Oh, sì che è esatto. Solo che al momento non sai come comportarti con Tonks vista la sua situazione.”

“Dannazione!” Esclamò Bill e Rob rise, sapeva di aver colto nel segno e quella ne era la conferma.

Oh sì, lui era innegabilmente attratto da Tonks. La conosceva da anni e l’aveva sempre reputata una brava persona, un po’ pazza questo sì, un buona amica e un ottimo membro per l’Ordine della Fenice, ormai ex Ordine, ma niente di più. Bill sapeva che Tonks era sempre stata una ragazza decisa, spiritosa, aperta e nonostante all’apparenza sembrasse una persona svagata, in realtà aveva ben chiare le sue priorità e quello che voleva. Ma questo prima della fine della guerra contro Voldemort.
Ora delle domande gli sorgevano spontanee: perché lei? E perché adesso, dopo tanti anni che si conoscevano?

“Sì, ma perché?” Rob aveva sempre la risposta a tutto, quindi lui, dopo aver gettato il sasso era obbligato a dargli una risposta. Glielo doveva!

“Non ti sembra una domanda un po’ troppo profonda per un povero, piccolo essere umano, anche se dotato di poteri magici?” Rispose Rob, saggiamente. In effetti, forse Bill aveva preteso un po’ troppo.

“Grazie, lasciami qui a disperare da solo… già che c'eri potevi darmi dell'alcol, così mi ubriacavo e chiudevo la serata in bellezza.”

 

“Hai il tuo cocktail alcolico in mano, e te l’ho portato io…” Rob sospirò nuovamente, capiva quali erano gli ostacoli, ma non li reputava poi così insormontabili, ma lui certe cose le faceva sempre troppo semplici; lasciò che il suo amico dalla chioma fulva bevesse il duo drink e pensasse a qualcosa, a qualunque cosa, senza però sapere che era già arrivato al terzo bicchiere. Se lo avesse saputo prima non gli avrebbe mai portato da bere… Bill l’alcol lo reggeva poco e succedeva che, se appena brillo, iniziava a parlare a vanvera e ad una velocità impressionante, facendo ragionamenti a caso, senza un filo logico.

“Ma tu, lo sai quello che ho dovuto sopportare con mia madre? No dico, ne hai una minima idea? Insomma, Tonks mi piace, ma non vale la pena di sopportare mia madre! Insomma, l’hai mai vista incazzata? Cioè, quel pigiama è orribile.”

“Bill, che stai dicendo?” Chiese Rob, allarmato.

“Sto dicendo che sono un uomo finito.”

Oh, adesso sì che lo riconosceva… forse non era così perso come sembrava. “E il problema, quale sarebbe?”

Non ottenne nessuna risposta immediata da Bill che si era appoggiato contro lo schienale del divanetto. “Succede che mi gira terribilmente la testa…” Chiuse gli occhi e si portò una mano sugli occhi. Rob considerò più saggio lasciarlo dormire tranquillamente fino a fine serata e parlarci più tardi, nel mentre avrebbe portato via qualche minuto o più Susan alle sua amiche.

A fine serata, dopo aver salutato la sua fidanzata, Rob decise di fare quattro passi con il bell’addormentato, nonostante la temperatura non fosse proprio delle più calde.
“Allora, ti sei ripreso?”

“Poco.”

“Cosa stavi farneticando su tua madre, Tonks e un pigiama, prima?”

“Un pigiama? Oh, non ricordo nessun pigiama, ma so perfettamente che me, più Tonks, più Molly non è una tripletta favorevole.”

Rob lo guardò stranito. “E con questo?”

“Non potrei mai stare con lei, capisci?”

“Ma tu sei ancora lontanissimo dal fare una cosa del genere.” Lo riportò con i piedi per terra, pensando che non dovesse aver smaltito del tutto l’alcol. Bill lo guardò come se gli avesse fato la rivelazione del secolo.

“Hai ragione,” mormorò. “Ed è per questo che è meglio non pensarci più.” Camminarono ancora per diversi minuti prima di salutarsi.

 

La situazione, nonostante lui cercasse di essere indifferente, non migliorò. In un’altra situazione sì sarebbe comportato in modo più baldanzoso ma ora… a parte che erano anni che non abbordava più una ragazza, l’ultima era stata Fleur, ma questo era il minore dei problemi.
Aveva appena finito di litigare con sua madre per Fleur, che gli piacesse Tonks sembrava proprio un atto di sfida…
Ormai, dopo nemmeno un mese dalla chiacchierata con Rob era giunto a un punto di non ritorno, ma vedeva Tonks così serena, che non vedeva per quale motivo avrebbe dovuto riportare caos nella sua vita. Si accontentò quindi di stargli vicino come amico, cercando di approfondire il suo rapporto, arrivando quasi all’intimità che la ragazza aveva con suo fratello Charlie.
Per il momento non voleva nulla più di questo.

 

Grazie a:
SakiJune:
sì, direi che con questo capitolo inizio ad entrare a pieno nello svolgimento della storia. Lentezza sì, ma non troppa. Vedremo lungo il cammino. Grazie per aver lasciato un commento! Ciao!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Faccia da Fleur ***


 

 

Eccolo nuovamente a casa, dopo circa cinque mesi d’assenza. Non era mai rientrato così spesso alla Tana come negli ultimi anni, ma vista la situazione era meglio non far alterare ulteriormente sua madre.
Charlie posò la borsa nell’ingresso e si tolse il mantello: era infreddolito e quindi si andò a posizionare immediatamente vicino al caminetto dopo  aver chiamato, invano, un qualunque abitante della casa che sembrava deserta. Dopo appena cinque minuti sentì un rumore provenire dal piano di sopra, nemmeno il tempo di chiedersi chi fosse che Molly entrò in cucina correndo ad abbracciarlo.

“È andato bene il viaggio?”

Charlie annuì.

“Ma come, sei da solo?” Chiese Molly indispettita, senza dare tempo al figlio di aggiungere altro.

“Sì, perché?” Rispose il ragazzo sorpreso.

“Ah, non ti ci mettere anche tu, eh? Sono anni che aspetto che tu ti presenti con una ragazza, e ancora niente! Non vorrai fare lo scapolo a vita, vero?” Charlie fu preso alla sprovvista e quel cucchiaio di legno che sua madre aveva preso in mano per  mescolare il contenuto di una pentola non gli era mai parso più pericoloso. “A ben pensarci, non ti ho mai visto con una ragazza… mi preoccupi, lo sai?”
Era vero, Molly non lo aveva mai visto con una ragazza ma per il semplice motivo che di storie stabili e durature ne aveva avute poche, lui non era mai stato un fan del rapporto di coppia. Fortunatamente per Charlie ad interrompere quella conversazione ci pensò Ginny che ebbe il tempismo di entrare in casa proprio in quel momento; il ragazzo ne approfittò per andare verso la camera che condivideva con Bill a posare la sua roba e, perché no, coricarsi anche un po’ sul letto.
I giorni che seguirono il suo rientro a casa furono frenetici: c’era poco tempo, a detta di sua madre, per
organizzare la cena della Vigilia, quella del giorno di Natale e dell’ultimo dell’anno.
Molly passava quasi tutte le giornate ai fornelli e ogni membro della famiglia libero doveva pulire e rassettare la casa: oltre ai soliti parenti, durante questi giorni di festa, i signori Weasley avrebbero conosciuto i genitori di Audrey e lei voleva assolutamente fare bella figura.

In tutto quel trambusto a Charlie non sfuggì che il rapporto tra sua madre e i membri della sua famiglia era migliorato, l’aria era molto più distesa dell’ultima volta che era stato lì e soprattutto Bill sembrava molto più cordiale e servizievole che nei mesi precedenti. Nei suoi modi, però, Charlie non notò nulla di spontaneo. Non ebbe molte occasioni per parlare con il fratello, tra il suo lavoro, i preparativi e qualche uscita con gli amici, tornava sempre a casa stanco e appena si coricava a letto si addormentava.  

Proprio a causa di questo comportamento Charlie si annoiava, e se c’era qualcosa che proprio non sopportava era non saper cosa fare o ritrovarsi alle undici di sera con lo sguardo rivolto verso il soffitto e senza avere sonno. Da quando era arrivato non avevano ancora parlato, gli mancavano le sedute notturne con Burrobirra e cioccolata fondente passate a parlare, che l’argomento fosse serio o ludico non faceva differenza. Era riuscito a scambiare due parole con George, un giorno che era venuto a cena, ma non era riuscito a sapere nulla di rilevante, anzi, per il fratello era tutto assolutamente normale.

La mattina di Natale, quando Charlie scese con il suo nuovo maglione rosso con ricamata una C in marrone trovò Bill intento a sorseggiare una tazza di tè, con un espressione strana dipinta in volto. Ecco, quella era l’occasione giusta, il momento che aspettava: lo osservò ancora per qualche secondo, l’espressione dipinta sul volto del fratello l’aveva già vista… già, ma quando? Non riusciva a ricordarselo. Infine entrò in cucina, pronto a sferrare il suo attacco ma gli era sfuggito un piccolo particolare: Molly stava cucinando e lui non l’aveva sentita armeggiare ai fornelli. Occasione sfumata.

Charlie lasciò passare il giorno di Natale che fu devastante psicologicamente anche per lui ma entro la fine di  Santo Stefano avrebbe portato a termine la sua missione.
Quello era un giorno di vacanza, nessuna visita, nessun pranzo o cena da preparare e i Weasley ne approfittarono per recuperare le forze. Mentre tutti facevano la pennichella pomeridiana Charlie entrò nella sua camera; Bill stava sfogliando un giornale distrattamente, senza guardarlo realmente.
Charlie si sedette sul suo letto dopo aver posato due tavolette di cioccolato e una Burrobirra per Bill sul comodino. Bill lo aveva guardato stupito, posando poi il giornale per terra: sul volto di Charlie era comparso un ghigno che non prometteva niente di buono.

“Hai la faccia da Fleur,” disse Charlie dopo aver bevuto un sorso della sua Burrobirra e dall’espressione che assunse il fratello intuì che il suo messaggio non era stato capito.

“Ho detto che hai la faccia da Fleur!” Ripeté. “Hai la stessa espressione di quando eri cotto di Fleur.

“Non vedo Fleur da quando ho firmato per il divorzio.” Rispose calmo Bill.

“Lo so… infatti vorrei tanto sapere chi è che ha preso il suo posto e quando ti azzarderai a portarla a casa.” Charlie bevve un altro sorso di Burrobirra poi puntò su una delle due tavolette di cioccolato fondente.

“Nessuna ha preso il posto di Fleur.” Bill si sedette sul letto, prese la sua bottiglia e iniziò a sorseggiare la bevanda.

Charlie stava perdendo la pazienza: certo, quelli non erano affari suoi ma il fatto di essere escluso dalla vita di Bill lo rendeva in un certo senso… geloso. Si erano sempre detti tutto e dove non arrivavano le parole compensavano i gesti: insomma, si erano sempre capiti al volo e ora questo cambiamento lo indisponeva, e tanto anche!

“Beh, se non vuoi parlarne…” disse infine.

“Non è che non voglio parlarne, è che nessuno ha peso il posto di Fleur… sono ancora felicemente single.” Ribatté Bill, un po’ stizzito, chiedendosi come mai suo fratello lo conoscesse così dannatamente bene da accorgersi di ogni suo minimo cambiamento. Anche se, valeva la stessa cosa per lui nel confronti del fratello.

Charlie lo scrutò per qualche istante: sì, Bill diceva il vero. “E allora, a chi stai pensando?” Chiese e vide il fratello ricoricarsi sul letto e allungare poi alla cieca una mano verso il comodino e prendere la tavoletta di cioccolata rimanente.

“Non so…”

Ecco, quella risposta stava a significare: “Penso a qualcuno ma non sono ancora pronto per dirti chi è.”

“Qualcuno ci sarebbe, ma è una situazione troppo complicata.”

“Cos’è, ti ha dato il due di picche?” Buttò lì Charlie per stemperare un po’ la tensione che si era creata.

“Non ci ho nemmeno provato. E non è il momento giusto.”

“Però questa persona ti piace… cos’è che ti frena?”

Bella domanda, ottima domanda. Per Merlino, Charlie sapeva esattamente dove andare a parare. Bill annuì. “La sua situazione. Non ha passato un bel periodo ultimamente.”

Con questa frase sapeva di avergli messo in mano la soluzione, la risposta a tutte le sue domande, ma Charlie stranamente non ci arrivò

“Forse potresti esserle di aiuto…” Buttò lì, non sapendo come stava realmente la situazione.

“Al momento no.”

Quella conversazione era andata anche troppo per le lunghe e Charlie decise di troncarla: aveva comunque raggiunto il suo scopo e se suo fratello era restio a parlarne probabilmente aveva i suoi buoni motivi che un giorno, al momento giusto, gli avrebbe rivelato. Ne era sicuro, era già successo in passato. “Oh…”

“E le tue mille donne, come stanno?”

“Male…” Rispose Charlie, “Non mi vedono da quasi una settimana, saranno disperate.

“Non dirmi che tieni di nuovo il piede in due staffe…” rise Bill.

“No, solo in una, ma ne ho parecchie dietro…” Si pavoneggiò come un adolescente Charlie.

“Merlino, pensa se mamma ne venisse a conoscenza.” Bill si rimise seduto, ora quello in difficoltà era suo fratello.

“L’altro giorno ha detto che la preoccupo perché non mi ha mai visto in compagnia di una ragazza.” Rispose serio.
Entrambi scoppiarono a ridere di gusto. Merlino, Charlie senza una ragazza… lui che ai tempi di Hogwarts era molto gettonato e che anche dopo la scuola si era dato da fare bene… a ben pensarci era stato il più furbo di tutta la famiglia. Charlie non aveva mai provato quella sgradevole sensazione che prende la bocca dello stomaco quando si va davanti ai propri genitori e si dice: “Voglio farvi conoscere una persona, va bene se la invito a cena sabato prossimo?”

 

Grazie Saki! Sì, la situazione è ancora precaria per entrambi ma ormai sono passati più di due anni e tra poco credo saranno pronti. Ovviamente andandoci molto piano…

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Incontri ***


Da quando era tornata, Tonks si era recata spesso al cimitero, sempre da sola.

Questa volta però era diverso, Bill si era offerto di andare con lei e nel mentre avrebbe portato dei fiori anche a Fred. Lui non sopportava i cimiteri, le poche volte che vi si era recato, negli ultimi due anni, era stato su sollecitazione di sua madre e, comunque, ci era andato sempre in compagnia di qualcuno. Non sapeva spiegarselo, essere lì, osservare la lapide… tutte le volte era come se suo fratello morisse di nuovo, la sensazione era la stessa: con una persona al suo fianco era diverso, come se quella seconda presenza al suo fianco gli desse la forza per affrontare l’aria intrisa di dolore e desolazione del posto.
Nell’ultimo periodo lui e Tonks si erano avvicinati l’uno all’altro, in particolar modo Bill che si accorgeva che i suoi sentimenti nei confronti della ragazza stavano cambiando, non si trattava più di semplice affetto o amicizia. Per il momento, però, si accontentava di starle vicino senza rivelarle nulla, non sapendo che quello che provava, invece, era chiaro a molte persone: lo si poteva intuire dal suo comportamento, dalle sue parole e dalle sue azioni.
L’unica a non essersene accorta era la diretta interessata.

 

Era una giornata di inizio Gennaio, particolarmente fredda,aveva nevicato per tutta la notte e ora le aiuole e i tetti erano nascosti da un manto bianco; nelle strade, invece, erano già intervenuti gli operatori magici rendendole percorribili.

Bill stava aspettando Tonks all’ingresso del cimitero, adeguatamente riparato dal freddo da un caldo mantello invernale e da un paio di guanti in lana; la ragazza non tardò a Materializzarsi nel luogo del loro incontro.

Insieme andarono a comperare dei fiori e poi entrarono.

Camminarono lungo un viale di cipressi dal quale si snodavano una serie di stradine; la tomba più vicina era quella di Fred, sepolto vicino ai fratelli di Molly morti nella prima guerra contro Voldemort. La foto sulla lapide era stata scattata al matrimonio di Bill e Fleur, lo avevano preso alla sprovvista perché non amava farsi fotografare: in quel momento nessuno avrebbe mai pensato che quell’immagine sarebbe stata il suo ricordo più recente.

Gli occhi di Bill divennero lucidi non appena si fu chinato a posare i fiori: nonostante fossero passati due anni e mezzo, ogni qualvolta ritornava in quel luogo non riusciva a non provare una morsa allo stomaco e quella sgradevole sensazione poi si propagava lungo tutto il suo corpo e l’unica soluzione era lasciarla uscire sottoforma di lacrime.

Tonks gli posò una mano sulla spalla, stringendola; appena si riprese, Bill si alzò e dopo aver salutato un’ultima volta Fred che sorrise ad entrambi, i due proseguirono lungo il sentierino, in silenzio.

Arrivati alla tomba di Remus, mentre Tonks posava i suoi fiori, Bill notò qualcosa che il giorno del funerale non c’era. Una striscia in marmo bianco circondava la lapide e la foto di Remus era stata spostata più in alto, nel punto in cui le due pietre si univano.

Il ragazzo vide Tonks inginocchiarsi e posare i fiori, poi con un gesto delicato lei aveva accarezzato la foto di Remus, che le sorrideva felice; infine aveva fatto scorrere la mano lungo la parte bianca della lapide per poi alzarsi.

“Come mai hai fatto aggiungere…” non finì la frase perché Tonks si era girata verso di lui e nonostante gli occhi lucidi stava sorridendo.

Tonks si girò nuovamente verso la tomba. “Vedi questo è…” stava per scoppiare in lacrime ma riuscì a resistere inspirando profondamente, “Lui è…” Questa volta, però, non riuscì a trattenersi, nascose il viso tra le mani. Istintivamente Bill l’abbracciò e non appena si fu calmata la lasciò andare.
Ripresero a camminare, questa volta verso l’uscita.

“Scusa, non dovevo interferire.” Le disse Bill seriamente dispiaciuto.

“Tu non hai fatto nulla. Prima o poi dovrò riuscire a parlane, il fatto è che… non sono ancora pronta.”

Una volta usciti si sedettero su una panchina e il ragazzo le passò una mano intorno alla spalle facendola appoggiare contro di lui.

Quel gesto stupì Tonks che ancora una volta, però, lo scambiò per un atto di profonda amicizia.
“Grazie,” sussurrò Bill dopo qualche istante di silenzio.

“Per cosa?” Gli chiese Tonks sciogliendosi dall’abbraccio e prendendo un fazzoletto dalla tasca interna del mantello.

“Io… faccio fatica ad entrare nei cimiteri, da solo non ci riesco.” Ammise, infine. “Non venivo qui da almeno un anno e non sono mai rimasto per più di pochi minuti, giusto il tempo di arrivare dalla lapide di Fred, posare due fiori e tornare indietro. Mi sono sempre vergognato per questo.”

“È un modo di reagire… molte persone non riescono nemmeno a fare quello che hai fatto tu.” Tonks si asciugò una lacrima e nel mentre l’orologio di un campanile nelle vicinanze batté le tre.

“Dobbiamo tornare verso Diagon Alley,” disse Bill, guardandola negli occhi e sorridendole, un timido raggio di sole gli illuminava il volto rendendo più evidenti le cicatrici che sfiguravano il suo volto.   
Dopo essersi alzati dalla panchina si Smaterializzarono.
“Ci vediamo stasera.” Gli disse Tonks una volta che furono comparsi in Diagon Alley.
“Stasera? Ah, giusto, la cena…” Bill assunse uno sguardo preoccupato. “So che ti sembrerà strano, ma potresti evitare di dire quello che abbiamo fatto oggi?”

Anche se perplessa Tonks annuì. Poi ognuno andò per la sua strada.
Quella sera si sarebbero rivisti: sapendo della lunga amicizia tra lei e Charlie, Molly aveva deciso di invitarla a cena, in quel modo avrebbe anche verificato se il messaggio non proprio velato dell’estate precedente era stato recepito dal suo secondogenito. In realtà Molly, pensando che a Charlie interessasse Tonks, aveva preso un colossale granchio ma questo non poteva saperlo: se solo si fosse dimenticata per un istante delle sue teorie e avesse osservato attentamente i due ragazzi, lo avrebbe capito.

Quella sera Tonks si presentò alla Tana in perfetto orario. Come sempre i piatti cucinati dalla signora Weasley erano prelibati e la compagnia era eccellente; per la prima volta vide la tanto decantata Audrey, sia Bill che George gliene avevano parlato, per non parlare di Molly che la nominava in tutte le lettere che le scriveva.
La serata fu molto piacevole, l’unica cosa che lasciò un po’ perplessa Tonks fu la freddezza di Bill, era abituata a conversare con lui, le piaceva la sua compagnia, ma quella sera le aveva rivolto la parola sì e no tre volte e nemmeno in tono così tanto amichevole. Tutto ciò, contando in particolar modo l’ora trascorsa insieme nel pomeriggio, era strano e anche lievemente irritante. Prima di giungere a conclusioni affrettate, però, decise di chiedergli cosa non andasse. Bill le rispose sottovoce che aveva mal di testa. Tonks non credette molto a quella risposta, ma poi decise di non pensarci e di godersi il resto della serata. Dopo, però, capì lo strano comportamento del ragazzo. Nell’unico momento in cui Molly aveva lasciato la cucina, Charlie le aveva detto che non poteva scherzare troppo con lei perché già sua madre aveva supposto una love story tra loro due durante la cena dell’estate precedente.

Senza sapere realmente quali fossero i sentimenti di Bill, Charlie aveva aggiunto:

“Suppongo che anche mio fratello stasera ti stia trattando in modo un po’ freddo, ma se mia madre dovesse anche solo supporre un attaccamento tra voi due, non lo lascerebbe più stare.”
“In che senso?” Quella frase l’aveva leggermente alterata.
“Nel senso che ha minacciato di fare la radiografia alle future ragazze che porteremo a casa. E siccome la pace familiare sembra durare, almeno per ora, credo non voglia dare a Molly nessuna scusa, nessun appiglio per farla rincominciare a sragionare. E nemmeno io, quindi scusa se sarò un po’ freddo… però ti voglio bene.” Charlie fece appena in tempo a sorriderle che Molly fece ritorno nella stanza e, dopo aver controllato la situazione, si risedette a tavola al fianco della sua futura nuora.
“Comunque ti manderò una lettera non appena ritornato in Romania,” le sussurrò il ragazzo di sfuggita. Si sentiva un po’ vigliacco, non aveva voluto raccontare il reale motivo… non credeva che Tonks avrebbe preso molto bene la notizia che lei, secondo Molly, non avrebbe mai più potuto essere felice di nuovo.
A fine serata Tonks salutò Charlie che il giorno dopo sarebbe ripartito e, stando attenta a non farsi sentire, gli ricordò la promessa della lettera. Poi salutò anche Bill con un abbraccio ringraziandolo, sempre sottovoce, per il pomeriggio trascorso insieme.
Infine andò da Molly la quale non si era accorta di nulla, troppo presa da Ginny ed Hermione.
Quando finalmente riuscì ad arrivare a casa e ad infilarsi sotto al piumone ripensò alla strana giornata appena passata e al bizzarro comportamento dei suoi amici. Nonostante le perplessità si addormentò con il sorriso sulle labbra.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=267332