Life is like a movie, but horror.

di HZLNL_1D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Richmond High School,New meetings. ***
Capitolo 3: *** Dangers incoming. ***
Capitolo 4: *** It can not be him. ***
Capitolo 5: *** You will be my nightmare. ***
Capitolo 6: *** The past is not forgotten. ***
Capitolo 7: *** Drawbacks, mysteries and lies. ***
Capitolo 8: *** Friendships and dangers. ***
Capitolo 9: *** Bad memories and new threats. ***
Capitolo 10: *** The party, Unexpected Events. ***
Capitolo 11: *** The people leave us, the memories remain. ***
Capitolo 12: *** Arrongance and kisses. ***
Capitolo 13: *** Fights & Dating. ***
Capitolo 14: *** You're like a fire. ***
Capitolo 15: *** Goodbye distance ***
Capitolo 16: *** You were not in my plans. ***
Capitolo 17: *** Seeking Baby Sitter. ***
Capitolo 18: *** I'm afraid. ***
Capitolo 19: *** New beginnings. ***
Capitolo 20: *** He's right, my life is pathetic. ***
Capitolo 21: *** Come out with me. ***
Capitolo 22: *** Starry Sky. ***
Capitolo 23: *** Voodoo Doll. ***
Capitolo 24: *** You will be my downfall. ***
Capitolo 25: *** You can not save me. ***
Capitolo 26: *** Everything will change. ***
Capitolo 27: *** I don't need help. ***
Capitolo 28: *** Aaron. ***
Capitolo 29: *** Confusion. ***
Capitolo 30: *** Some goodbyes are not forever. ***
Capitolo 31: *** Stay. ***
Capitolo 32: *** The past sometimes returns. ***
Capitolo 33: *** Goodbye Hornsby. ***
Capitolo 34: *** 12 years later. Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Prologue

Ogni giorno usiamo milioni e milioni di parole, ma non sappiamo il vero significato di alcune di esse.
Molto spesso lo prendiamo troppo alla leggera e le usiamo in argomenti in maniera inopportuna. 
E no, il significato di certe parole non s’impara leggendolo su un dizionario, non basta.
Ad esempio, le parole: tristezza, solitudine, paura.
Le usiamo tutti i giorni e in maniera costante.
Affianchiamo queste parole ad argomenti banali.
Perché ignoriamo il significato di esse, o talvolta non lo sappiamo davvero.
È proprio così.
Ma Haley si, lo sapeva fin troppo bene, purtroppo.
Sapeva cos’era la tristezza, la solitudine … e la paura.
Quella ragazza con aria assente, dai capelli lunghi e di un colore castano con riflessi ramati, dagli occhi azzurri stanchi e spenti da troppo tempo ormai, che stava lì in piedi mentre l’assistente sociale la informava sui dettagli della nuova famiglia con cui presto sarebbe andata a vivere.
Ma Haley non stava realmente ascoltando quella signora sulla quarantina, e non perché fosse una ragazza maleducata o altro, solo per il semplice fatto che sapeva che non sarebbe durata molto nemmeno questa volta. Che anche questa famiglia l’avrebbe restituita all’orfanotrofio, come se fosse un oggetto difettoso.
Pensava questo perché era così che era andata durante i due anni che aveva passato lì dentro.
Due anni da quando aveva perso la sua famiglia, che tanto amava.
Due anni durante i quali veniva portata da una casa all’altra, perché nessuno voleva prendersi cura di quella ragazza, che di viva aveva solo le sembianze.
E fu proprio due anni fa, che Haley capì il vero significato di quelle parole: tristezza, solitudine, paura.

-Signorina Haley, mi sta ascoltando?- la signora Benson, nonché l’assistente sociale che si occupava di trovare una sistemazione ad Haley in quei due anni, sbuffò spazientita.
-Mi scusi signora Benson, non era mia intenzione ignorarla, solo… - la ragazza non sapeva cos’alto aggiungere, la sua voce era spenta e non traspariva nessun’emozione, proprio come desiderava lei. Aveva smesso di far trasparire le sue emozioni il giorno stesso in cui si svolsero i funerali della sua famiglia.
-Haley, capisco che in questi anni ti siano successe parecchie cose. Dalla perdita della tua ...famiglia, alle varie persone che hai conosciuto. Ma questa volta, credo di aver trovato una soluzione per te: il signore che sta arrivando a prenderti, sembra davvero essere una persona gentile e sono sicura che sarà una sistemazione ottima per te.- 
Haley rimase a pensare alle parole della donna.
‘Soluzione’ … davvero pensava che ci sarebbe potuta essere una soluzione per una ragazza distrutta, spenta e vuota?
Nessun nuovo posto, nessuna nuova città … avrebbe fatto tornare la sua famiglia, la sua vecchia vita e la vecchia, dolce e sempre sorridente Haley. 
Niente, avrebbe potuto.
-Va bene, signora Benson.- 
-D’accordo, allora.. Puoi andare di sopra e finire di preparare i tuoi bagagli Haley.- 

La ragazza salì nella sua camera, che non condivideva con nessuno dato che la sua vecchia compagna di stanza aveva lasciato quel posto, andando a vivere una nuova vita con una famiglia felice.
Aveva già raccattato tutte le sue cose in una piccola valigia e un borsone, non aveva molto.
Si mise davanti allo specchio fisso sulla parete destra della stanza, vicino la scrivania, e rimase a fissare la sua figura.
Cominciò a scrutare la sua immagine riflessa nello specchio e poteva benissimo notare da sola quanto fosse cambiata in due anni e non solo per le curve in più che aveva rispetto a quando aveva a quindici anni.
I suoi occhi azzurri, di un azzurro cangiante, erano vuoti e stanchi, gli stessi occhi che due anni fa, prima di quel giorno, erano sempre felici e trasmettevano gioia.
Le sue labbra, ora costantemente serrate, una volta arrivavano sempre da un orecchio all’altro mostrando quella sua linea perfetta di denti bianchi.
Non era mai stata una di quelle ragazze vanitose, sicure di se stesse. Molte volte gli venivano fatti dei complimenti, ma spesso li prendeva come una presa in giro, per il semplice fatto che era insicura e non credeva in se stessa.
E con il passare di questi due anni, tutto era peggiorato.
Questa era forse la prima volta dopo mesi che si soffermava per più di cinque secondi a guardarsi allo specchio. 
Si lasciò scappare un sospiro e decise di piantarla con quei pensieri, che di certo non avrebbero cambiato la situazione.
Prese il cellulare e si gettò sul suo, ormai per poco, letto.
10 messaggi da Janelle
Haley non aveva più nessuno, era sola, completamente sola.
Fino a quando non conobbe lei, Janelle.
Si conoscevano da quasi un anno, ma non si erano mai viste.
Ma questo non era un problema, cioè si lo era perché a entrambe sarebbe piaciuto vivere vicine, ma non era un problema per il loro legame.
Avevano entrambe dei problemi e si somigliavano molto come carattere, anche se poi fisicamente erano l’opposto.
Molte volte finivano per dirsi che fossero sorelle separate alla nascita, nei momenti in cui si ritrovavano a scherzare.
Entrambe si aiutavano molto a vicenda, si confidavano, erano loro stesse quando parlavano tra di loro.
Non c’era giorno in cui Haley ringraziava a chiunque fosse stato, destino o no, a farle conoscere.
Molto spesso si soffermava a pensare che se adesso non avesse avuto Janelle, sarebbe già caduta in un buio profondo, dal quale non sarebbe mai uscita.
Ma c’era lei, la sua migliore amica a distanza, a tenerla ... viva.
Era l’unica ragazza con cui riuscisse a parlare di tutto, proprio tutto, e l’unica con cui riuscisse a scherzare, l’unica che riuscisse a farla ridere o anche solo sorridere sinceramente, nonostante i chilometri che le separava.

Haley, allora? Cosa ti ha detto la signora Benson?
Diceva il primo messaggio.

Ti ha parlato delle persone con cui starai?
Il secondo.

Haley?
Il terzo.

Haley, giuro che vengo lì e ti uccido. Rispondimi, credo di essere più in ansia io di te.” 
Il quarto.

Piccola mosca rispondimi
Il quinto. Haley rise leggendo il soprannome che Janelle le aveva affibbiato da tempo ormai.
Non andò avanti a leggere gli altri, conoscendola immaginava già quello che le avesse scritto.

Ehi pimpa, scusa la Benson mi ha trattenuta. Comunque, si me ne ha parlato ma non le ho prestato attenzione, quindi ora non ho la minima idea di chi mi stia venendo a prendere. 
Stanno bussando alla porta e quindi suppongo sia arrivato il momento di vedere con chi starò questa volta. Ci sentiamo appena mi sistemo, promesso.


Mandò il messaggio all’amica, per poi affrettarsi ad aprire la porta e trovarsi davanti la signora Benson.
-Haley, è arrivato. Sei pronta?-
Haley annuì, senza dire niente prese le sue borse e con un sospirò chiuse la porta della sua camera.
Scese le scale si aspettava di trovarsi davanti un signore di mezz’età accompagnato dalla moglie e magari da qualche bambino o bambina. Ma non c’era niente di tutto questo ad aspettarla, bensì un uomo, magari sui vent’otto-ventinove anni, alto, con un fisico curato, occhi azzurri e capelli corvini.
-Haley, lui è Josh Bennet ed è con lui che andrai a vivere da oggi.- 
Haley osservava perplessa l’uomo di fronte a lei, non capiva perché mai un ragazzo, perché non era grande ed era chiaro, dovesse ‘adottare’ una ragazza.
-Ciao Haley, ti vedo ... delusa?- disse appunto quest’ultimo, sorridendole gentilmente.
-Ciao, no solo... Mi aspettavo...- Haley non finì la frase,  perché Josh la precedette.
-Aspettavi un uomo sulla cinquantina, con sua moglie?- 
-Beh, si...- disse lei, sforzandosi di non sembrare ostile. Non aveva niente contro Josh, era solo stranita.
-Bene, ehm... Io direi di andare, magari parliamo in macchina, ci conosceremo meglio durante il tragitto…- disse Josh.
Haley annuì e dopo aver salutato la signora Benson,uscì da quel posto.

-Allora... Sei contenta di... Insomma, andare a vivere in una vera e propria casa?- dopo venti minuti di viaggio in assoluto silenzio, Josh decise di parlare.
Haley si limitò ad alzare le spalle.
Non le sembrava il caso di dire “Sarei anche potuta rimanere lì dov’ero, non fa differenza. Tanto entro una settimana mi avrai rispedito indietro."
-Bene, vedo che sei una ragazza di poche parole.- Haley notò che Josh si trovava in difficoltà, ma non disse comunque nulla. -Okay, ehm.. Haley, io ho vent’otto anni e capisco che ti può sembrare strano tutto questo, ma ho deciso di prendermi cura di te. Non ho figli, non sono sposato e neanche fidanzato. In casa saremo solo io e te, e… non ho regole, non molte almeno.
Sono poche e non esigo niente:
Sei libera di fare ciò che vuoi, io lavoro e sarai spesso sola in casa, ma niente ragazzi. Non di notte, intendo.
Poi, per le faccende di casa faremo a turni,ma questo ha meno importanza. 
E ultima cosa, non voglio prendere parte di un padre, anche perché credo di essere giovane per questo, ma mi piacerebbe che tu mi tenga al corrente delle cose importanti, della scuola e di… beh, nient’altro credo. Sei hai da chiedermi o se hai bisogno di aiuto, fai pure.-
Haley ascoltò attentamente tutte le parole uscite dalla bocca di Josh e in fondo erano delle cose giuste. 
Ovviamente per il fatto dei ragazzi o per le feste, non avrebbe avuto problemi. Non aveva amici ed era sicura del fatto che non avrebbe fatto molte conoscenze.
Ma in quel momento, proprio mentre Haley guardava fuori dal finestrino, le venne quasi spontaneo porre una domanda a Josh.
“Perché hai deciso di adottarmi?” 
Haley era in procinto di porre quella domanda, ma la sua attenzione fu catturata da un gruppo di ragazzi che passava per il marciapiede: due ragazzi e due ragazze. 
Tre di loro ridevano e camminavano spensierati, mentre uno di loro, quello che catturò particolarmente l’attenzione di Haley, teneva un braccio sulle spalle di una delle ragazze, ma lui non rideva. Lui aveva uno sguardo duro, le labbra serrate e nonostante la distanza, Haley sentì una strana sensazione, dei brividi di cui non riuscì a capire il motivo. Quello sguardo era penetrante e quando Haley passò vicino al gruppetto, notò che quel ragazzo aveva lo sguardo rivolto alla macchina e lei si voltò a guardare altrove. Magari per paura di incrociare quegli occhi.
-Eccoci, siamo arrivati.- disse Josh sovrastando con la voce i suoi pensieri.
Haley scese dalla macchina e dopo aver preso le borse con l’aiuto di Josh, si fermò a guardare la casa che le stava davanti.
Era una villetta a due piani, semplice e simile alle altre villette che l’affiancavano.
Ferma ancora sul posto, lasciò un sospiro,poi un altro e poi un altro ancora.
Che la nuova vita abbia inizio.


____________________Spazio autrice____________________________

Ragazze, questa è la mia prima storia sui 5 Seconds of Summer.
Ci tengo a dire che per me è molto importante. 
Spero la storia sia di vostro gradimento e che questo prologo vi abbia spinto a seguirla. 
Lo spero davvero. C:
Baci,
Giada.

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Capitolo 2
*** Richmond High School,New meetings. ***


Richmond High School,New meetings.

Una notte passata insonne, ecco cos’era stata quella prima notte nella nuova casa.
Ma questa non era una novità per Haley.
Non lo era né il fatto che non avesse dormito, né quello di provare quelle sensazioni ogni volta che passava le prime ore in nuovi posti.
Dalla morte dei suoi genitori, non c’era notte che Haley passasse senza fare incubi.
Succedeva ogni notte, da quel giorno. E i suoi occhi perennemente stanchi dimostravano quanto poco dormisse.

Haley si voltò a guardare la sveglia sul suo comodino, di fianco al letto. Le 7.45.
Si trovava sul letto, con le gambe incrociate ad osservare la sua nuova camera.
Le pareti erano di un colore viola scuro, un armadio di legno bianco si trovava nella parete destra e all’angolo si trovava una scrivania con un portatile adagiato sopra.
La stanza non era niente male e il letto matrimoniale su cui si trovava era abbastanza comodo. 
E inoltre c’era una porta-finestra, che affacciava a un piccolo balconcino, ma non vi era ancora uscita.
Haley sentiva una strana sensazione questa volta.
Come se questa potesse essere la volta buona. Che questa volta, avesse trovato un vero posto in cui stare e qualcuno che non l’avrebbe rispedita indietro.
Josh le sembrava un tipo apposto e la sua presenza non la disturbava, ma nonostante ciò non riusciva ancora a capire del perché avesse voluto prendere in affidamento lei.

Haley si alzò, prese la sua piccola valigia e il borsone da sotto il letto e cominciò a tirare fuori le sue cose, visto che la sera precedente aveva deciso che lo avrebbe fatto l’indomani con la luce del giorno.
Tirò fuori i suoi vestiti e li sistemo nell’armadio in maniera ordinata. Quello che più odiava era il disordine. Poi sistemò le sue scarpe e infine posò il suo borsone in un ripiano dell’armadio, sperando di non dover tirarlo nuovamente fuori.
E fu in quel momento che Haley si accorse di essere tornata a sperare in qualcosa di importante per lei, dopo tanto tempo.
Aprì la valigia e tirò fuori le cose a cui teneva di più.
Prese la cornice dove vi era una foto di lei insieme alla sua famiglia, sorridevano felici. La adagiò delicatamente sul comodino.
Rimase a fissarla e con il pollice accarezzò ogni singolo soggetto in quella foto.
Suo padre, con quegli occhi uguali ai suoi, che abbracciava Phill, il ragazzino sveglio e vivace della famiglia. E infine, passò a Johanna, sua madre. Le mancavano tanto.
Le mancava il carattere protettivo e affettuoso del padre,le urla di divertimento di suo fratello Phill e i consigli, gli abbracci e il sorriso confortante di sua madre.
Una lacrima scese lungo le sue guance e Haley decise di posare la foto.
Si asciugò le lacrime e decise di farla finita.
Odiava dimostrarsi debole, odiava far compassione agli altri.
Quello che doveva fare era continuare a rendersi impassibile, come se niente le importasse.
E pensandoci Haley la trovava una cosa strana, perché niente le importava, ma tutto le faceva male.
Prese il cellulare e mandò il buongiorno a Janelle.

Buongiorno ♥
Devo raccontarti parecchie cose, appena ci sei scrivimi, ti dirò tutto.


Aprì il suo armadio e prese un paio di jeans, maglietta grigia e una giacca nera.
Decise di truccarsi un po’, giusto per nascondere i segni sul suo viso a causa delle poche ore di sonno. Diede una sistemata ai capelli e scese giù.
-Buongiorno Haley.- il saluto allegro di Josh la fece sorridere d’istinto.
-Buongiorno- 
-Oh, finalmente vedo un sorriso.- le disse Josh mentre le posava il piatto con la sua colazione davanti, per poi sedersi di fronte a lei.
-Io oggi ho preso qualche ora libera, così magari possiamo andare a iscriverti a scuola. Cose ne pensi?- le propose Josh.
Scuola. 
Haley aveva sempre odiato la scuola, ma non quell‘odio vero.
Provava l’odio degli adolescenti verso la scuola, quello.
Tempo fa, quando frequentava ancora la Batter School,odiava andarci ma le piaceva l’idea che una volta arrivata lì ci sarebbero state le sue amiche e il suo ragazzo, o meglio quelle che credeva amiche e quello che credeva il suo ragazzo. Ma da quando Haley andò in quella casa-famiglia, nessuno di loro si fece più sentire, né rispondevano ai primi tentativi di Haley di rintracciarli. L’avevano abbandonata, proprio nel momento in cui aveva più bisogno di loro.
-Ok, per me va bene.- disse mangiando qualcosa di quello che aveva sul piatto.
-Perfetto. Andremo nella scuola che ho frequentato anche io anni fa, si chiama ‘Richmond High School’. Ti troverai bene, ne sono sicuro. È una delle scuole migliori, si trova a Richmond. Quindici minuti di treno da qui più o meno. Con la macchina ci impiegheremo qualche minuto in meno.- 
Haley si limitò ad annuire e mentre Josh si preparava ad andare, lei cercava di apparire il meno turbata possibile.
Lo era perché sapeva che sarebbe stata l’argomento principale delle prime settimane, ci sarebbero state molte voci su di lei.
E quello che proprio odiava era essere al centro dell’attenzione.

-Salve, signor Bennet. È stato un piacere rivedere uno dei miei migliori alunni e sono contento di aver nella mia scuola un’altra Bennet.- disse il preside della Richmond High School. 
-La ringrazio Preside Brooks, è stato un piacere rivederla.- lo salutò Josh, per poi uscire dall’ufficio insieme ad Haley.
Josh stava raccomandando ad Haley di stare attenta e le ricordava per l’ennesima volta di passare dalla segreteria e di occuparsi lei stessa delle ultime cose, quasi fosse una madre alle armi con l’iscrizione della propria figlia a scuola.
E avrebbe anche potuto sorridere divertita dal comportamento del ragazzo, se non fosse stato per il fatto che pensava ancora alle parole del preside.
‘Un’altra Bennet.’ lei ora era Haley Bennet. Non più Haley McKinley.

-Salve, sono nuova e dovrei ritirare il mio orario delle lezioni.- disse gentilmente Haley alla signora che si trovava dietro il bancone della segreteria.
-Come ti chiami?- 
-Bennet. Haley Bennet.- sospirò.
-Ecco, tieni il tuo orario. Spero tu ti trova bene.- 
Haley ringraziò la signora e dopo averle sorriso gentilmente, uscì dall’ufficio.
La prima ora avrebbe avuto Chimica, così cominciò a cercare la classe.
I corridoi erano ormai vuoti e Haley non aveva ancora trovato la classe in cui sarebbe dovuta essere già venti minuti fa.
Si arrese al fatto che non l’avrebbe trovata da sola, così continuò a girare per i corridoi, nella speranza di trovare qualcuno a cui avrebbe potuto chiedere aiuto.
Arrivò di fronte a un aula, la porta era schiusa ma da fuori si potevano benissimo udire due voci, anche se non si capiva bene cosa dicessero né se potessero appartenere ad un ragazzo o ad una ragazza. 
Haley si avvicinò silenziosamente e non appena aprì a malapena la porta, la scena che le si presentò davanti la fece fermare sul posto.
C’era un ragazzo che dava le spalle alla porta e Haley non potè vederlo in viso, l’unica cosa che in quel momento riuscì a focalizzare bene fu che davanti al ragazzo biondo c’era un ragazzo con il viso sporco di sangue, che chiedeva all’altro ragazzo di smetterla.
Haley rimase immobile a fissare, ma appena vide il biondo sferrare un pugno nello stomaco del ragazzo le sfuggi un flebile suono dalle labbra, che entrambi i ragazzi sembrarono sentire voltandosi con un veloce scatto verso la porta. 
Ma Haley fece in tempo ad andare via prima che la vedessero.
Cominciò a correre a testa bassa lungo i corridoi, cercando di non pensare a ciò che aveva visto ma improvvisamente andò a sbattere contro qualcuno.
Alzò gli occhi, ormai diventati lucidi senza un motivo ben preciso, e vide davanti a sé un ragazzo alto, con un ciuffo castano tirato in su, occhi dello stesso colore e pelle leggermente più scura.
-Tutto bene?- il suo tono di voce era normale e un po’ distaccato, ma con un po’ di curiosità nella voce.
-Si, stavo solo... Cercando la classe di chimica.- rispose Haley con un leggero tono di voce.
-Devi essere la ragazza nuova, giusto?- 
-Si, e... credo di essermi persa.- disse timidamente e cercando di non pensare al fatto che si fosse già sparsa la voce di ‘quella nuova’.
-Vieni, ti accompagno io. Tanto sarei dovuto andarci anche io a momenti. Comunque piacere, Calum...- 
-Haley- si scambiarono uno sguardo ed entrambi si diressero verso l’aula di chimica.

-Hood, ancora in ritardo?- appena entrarono in classe, il professore di chimica ammonì il ragazzo che l’aveva accompagnata.
-Si professor McFly, stavo cercando il mio amico. Ma le ho portato la nuova alunna.- 
-Salve, sono Haley Bennet. Mi scusi per il ritardo ma non trovavo l’aula.- disse Haley timidamente, provocando poi la risata insulsa di qualche cheerleder della seconda fila.
-Non si preoccupi questa volta signorina Bennet, ma non prenda esempio da Hood. Ora accomodatevi.-
Haley prese posto in un banco nella terza fila e cominciò a fissare un punto indefinito fuori dalla finestra mentre alcune gocce cominciavano a rigare i vetri.
Il ragazzo di prima invece, ignorava le continue ammonizioni del professore e guardava il profilo della nuova ragazza, mentre pensava a cosa avrebbe potuto sconvolgerla così tanto pochi attimi prima.

Appena la campanella di fine ora suonò, a Calum passò per la mente una piccola idea e così uscì di corsa dall’aula alla ricerca di una persona.
-Brutto pezzo di idiota!- urlò appena trovò chi cercava.
-Ho bisogno di sapere una cosa e spero le tue risposte non confermino la mia idea. Dov’eri questa mattina? E perché diavolo non eri alla lezione di chimica? Cosa diavolo stavi facendo?- 


____________Spazio autrice____________________

Ciao :3
Allora, questo è il primo capitolo.
E a me non piace molto. AHAHA ok non comincio per niente bene, ma ragazze ditemi voi cosa ne pensate, vi prego, fatemi sapere se fa schifo come penso io o può andare come primo capitolo ahah :3 
So che non succede niente di che, ma già dal prossimo capitolo la storia sarà più movimentata, promesso. Non ci voglio mettere una vita a farla diventare movimentata ahah. 
Allora, volevo ringraziare le 4 meraviglie che hanno messo la storia tra le preferite, la ragazza che ha messo la storia tra le ricordate e le altre 4 meraviglie che hanno messo la storia tra le seguite ahah ♥
E poi devo ringraziare soprattutto chi ha recensito il capitolo precedente. GRAZIE. :)♥
Ora però mi dileguo, perché se no faccio lo spazio autrice più lungo del capitolo ahaha
Sotto lascio le foto di Haley e Josh.
Ciao belle, fatevi sentire :3
Alla prossima,
-Giada♥♥

Haley.


Josh.

 

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Capitolo 3
*** Dangers incoming. ***


Dangers incoming

-Brutto pezzo di idiota! Ho bisogno di sapere una cosa e spero le tue risposte non confermino la mia idea. Dov’eri questa mattina? E perché diavolo non eri alla lezione di chimica? Cosa diavolo stavi facendo?- Calum scattò contro il suo amico, che intanto continuava a guardarlo perplesso mentre fumava la sua Lucky Strike.
-Amico calmati! Da quando ti importa così tanto se salto una lezione o meno?-
-Non m’importa se salti una lezione, puoi anche giocarti l’anno e farti bocciare, ma Ashton m’importa se ti fai beccare mentre pesti qualcuno!- Calum cercò di calmarsi, mentre il ragazzo biondo dagli occhi verdi lo guardava ancora stranito.
Per quanto si sforzasse non riusciva a capire le parole dell’amico.
-Calum, non capisco. Ora vedi di calmarti e parliamo per bene. E questo tuo tono di voce mi sta irritando.- 
-Ok, andiamo a sederci. Ho bisogno di calmarmi. Mi farai morire un giorno, me lo sento.-
Il biondo rise alle parole dell’amico mentre andavano a sedersi sul muretto nel cortile della scuola.
-Ieri mi hai detto che oggi avresti dovuto parlare con Noel. O sbaglio?- tentò Calum, questa volta più calmo.
-Si e abbiamo parlato.- disse Ashton mimando le virgolette all’ultima parola.
-Ashton accidenti! Quante volte ti ho detto che devi risolvere i tuoi affari fuori dalla scuola? Ricordi l’ultima volta cosa è successo?-
-Si, ricordo cosa è successo. Ma adesso cosa centra? Non mi ha visto nessuno e Noel non parlerà sicuramente.- 
-Ecco, forse qualcuno ti ha visto.-
Calum sussurrò appena quelle parole, non convinto che Ashton l’avesse sentito, ma quando lo vide con la mano sospesa a mezz’aria capì che aveva sentito tutta la frase.
-Chi?- disse Ashton voltandosi brusco verso l’amico.
-Ash… Io non credo sia qualcuno che potrebbe creare problemi ma devi stare attento. Dannazione!- 
-Calum. Ti ho chiesto chi è.-
-La ragazza nuova.- disse Calum senza distogliere lo sguardo da quello del biondo. E in quel momento Ashton ricordò l’episodio di quella mattina. Ricordò quando sia lui che Noel sentirono qualcosa provenire dalla porta di quell’aula.
-Allora devo fare quattro chiacchiere con questa tipa. Deve sapere chi comanda.- disse Ashton con voce maliziosa.
-Ashton no. Non peggiorare la situazione. Non sono sicuro che ti abbia visto, o forse si. L’ho vista scossa e.. Ashton promettimi che non le farai nulla! Secondo me non ti avrà nemmeno visto in faccia!- Calum si sforzava di non urlare, ma il suo amico era indifferente. Non mostrava alcun segno di interesse nel rispondergli.
-Ashton, promettimelo. O giuro che ti starò addosso di continuo, non ti lacerò respirare!- 
-Ok, non le farò niente. Ma se parla se la vedrà con me.- disse il ragazzo per poi sparire tra i corridoi della scuola.


Haley uscì da quella scuola stanca e annoiata.
Non le era mai piaciuto andarci, ma almeno una volta aveva delle persone con cui parlare. 
A parte quel ragazzo, Calum, non aveva parlato con nessun altro durante tutta la mattina.
Tutti la fissavano per i corridoi e per tutto il tempo fu costretta a sentire i commenti perfidi delle cheerleder che criticavano il suo modo di vestire, dei giocatori di football che commentavano apertamente e senza scrupoli il suo fisico e i commenti di quelli che si chiedevano semplicemente chi fosse o da dove venisse.
E in quel momento si ricordò di quei due ragazzi in quell’aula. 
Forse non era niente di importante, forse era solo una stupida rissa tra ragazzi. Eppure avrebbe tanto voluto vedere il volto del ragazzo biondo. Avrebbe capito qualcosa dalla sua espressione, pensò.
Stava camminando, cercando di sforzarsi nel ricordare la strada che portava a casa. Non aveva nessuna voglia di perdersi. 
Si sentiva osservata e seguita da quando aveva varcato il cancello della Richmond High School, ma ogni volta che si voltava non trovava nessuno.
Sentì una macchina affiancarla ma si trattenne dal girarsi a guardare chi era e affrettò il passo.
Sentì lo sportello della macchina sbattere e dei passi sempre più vicini a lei così cominciò a correre più veloce,fino a quando venne afferrata per un braccio.
-Haley, sono Josh!- 
In quel momento si accorse di aver tenuto gli occhi chiusi.
Non riusciva a dire niente, non riusciva a capire cosa gli era preso. Sentì gli occhi cominciare a bruciare e formarsi un nodo nella gola.
Non voleva piangere lì e poi senza un valido motivo.
Si era solamente spaventata.
-Haley va tutto bene, cosa è successo?- Josh la osservava preoccupato, non sapeva perché fosse così spaventata.
-Si, scusa. Mi sono solo spaventata. Sto bene.- Haley prese un lungo respiro e cercò di calmarsi.
-Non ho fatto in tempo a venirti a prendere a scuola, scusa. Andiamo a casa?- le chiese Josh mentre le accarezzava un braccio nel tentativo di tranquillizzarla.

Aveva cercato di non farlo, ma era da apprezzare che si fosse limitato a seguirla. Doveva assolutamente vedere chi era, non voleva farle del male. Non per il momento.
Aveva chiesto ad un ragazzo del primo anno chi fosse la ragazza nuova e Mitchell,così si chiama il ragazzo, gliel’aveva descritta con la voce tremante, sperando di non fargli perdere la pazienza.
E fu in quel momento, appena Mitchell ebbe finito di parlare, che Ashton vide la ragazza varcare il cancello della Richmond.
La segui per le strade che intraprendeva e quelle strade portavano allo stesso suo quartiere. Rise pensando che sarebbe stato più facile così tenerla sott’occhio, perché avrebbe dovuto farlo per qualche giorno,almeno fino a quando non fosse stato sicuro che non avrebbe parlato.
Ma quel suo ghigno scomparve dal suo viso non appena vide che saliva in macchina con un ragazzo. Anzi quel ragazzo.
Josh Bennet.
L’agente della Hornsby Police.
Lo stesso agente che l’aveva fermato per possesso di erba.
Lo stesso agente che l’aveva messo dentro un paio di volte per due tre notti.
Si fermò qualche metro più indietro di loro e non appena fu sicuro che fossero partiti corse dal suo, unico, amico.

-Cazzo! Ti rendi conto! Josh Bennet! Cazzo!- diede l’ennesimo pugno contro la parete.
-Ashton mi avevi promesso che non le avresti fatto nulla. E smettila che se continui così mi demolisci la camera!- lo ammonì Calum.
-E non le ho fatto niente, diamine. L’ho solamente seguita!-
-Solamente seguita!?- 
-Calum cosa te ne frega di lei ora? Spiegami?- disse Ashton oramai pieno di rabbia.
-Ashton non la conosco e non mi interessa. Mi preoccupo per te e soprattutto ora che sai che conosce Josh Bennet, devi stare attento!- 
-Secondo te che legame hanno? Insomma.. Si passano si e no dieci anni,avrà la nostra età lei. Sua nipote? Sua cugina?- chiese Ashton riflettendo e ignorando le parole dell’amico.
-Magari è la sua ragazza.- disse Calum facendo spallucce.
-Vado amico, ci vediamo domani. Ho da fare.- Ashton si alzò improvvisamente dal letto e dopo aver dato una pacca sulla spalla dell’amico, uscì di corsa da quella casa.

-Haley, posso? Ti ho portato una tazza di tè.- disse Josh gentilmente, prima di aprire la porta della camera della ragazza.
-Grazie, non dovevi disturbarti.- Haley gli rivolse un sorriso e prese la tazza tra le sue mani.
-Che leggi?- disse Josh indicando il libro aperto sul letto.
-Un vecchio libro, me lo aveva regalato mia madre.- disse Haley sorridendo al ricordo di quel suo compleanno.
Josh si sentì a disagio per aver toccato un punto delicato, così cerco di cambiare discorso e di parlare del vero argomento per cui era andato nella sua stanza.
-Haley, vorrei parlarti di alcune cose.- 
-Certo, però siediti. È casa tua e non dovresti stare in piedi.- disse Haley ridendo leggermente nel vedere Josh in imbarazzo.
-Si e adesso è anche la tua.- si sedette sul letto, di fronte la ragazza. -Comunque, volevo parlarti di com’è la vita qui. Io lavoro nella polizia e conosco molte persone. Questo è un quartiere sicuro,ma ci sono sempre delle persone da cui dovrai tenerti alla larga Haley, persone poco affidabili.-
-Si, starò attenta.- in quel momento le immagini della mattina le passarono nuovamente davanti. -Josh, posso dirti una cosa?- 
-Certo, puoi dirmi qualsiasi cosa.- le sorrise e le fece segno di continuare.
-Questa mattina a scuola, mentre cercavo l’aula di chimica, mi sono imbattuta in una scena davvero poco carina e... non so, forse non è niente di che. Ma mi ha scosso, vorrei parlarne con qualcuno...- 
-Cosa hai visto?- chiese Josh interessato.
- C’erano due ragazzi, in un’aula. E uno dei ragazzi stava picchiando un altro. Ho visto solo il ragazzo assestare un pugno allo stomaco dell’altro e poi sono scappata.- disse con la voce che le tremava.
-Sapresti descrivermi i ragazzi?- 
-Il ragazzo che ha dato il pugno non l’ho visto in viso, era biondo e i capelli ondulati, di un‘altezza normale. L‘altro invece in viso era ridotto male, non l‘ho visto bene.- 
-Per questo eri così scossa oggi?- 
Haley annuì ma non aggiunse una sola parola.
-C’è un ragazzo della tua età, che abita in questo quartiere. Si chiama Ashton. È alto e biondo. Ha avuto dei problemi. Nessuno conosce la sua famiglia, nemmeno lui alla fine. Sta sempre con un ragazzo, si chiama Calum Hood se non sbaglio.-
Calum.
-Oggi Calum mi ha accompagnato in classe, mi ero persa.- disse Haley spaventata. -Credi sia stato questo Ashton oggi?-
-Non lo so, ma non preoccuparti. Calum sembra molto diverso dal suo amico, ma mi raccomando Haley sta alla larga da Irwin.- 
-Va bene.- Haley annuì, promettendo a Josh e anche a se stessa di starne alla larga. Non lo aveva mai visto e mai lo avrebbe voluto vedere. 
Doveva starne alla larga.
-Ti lascio riposare, domani ti accompagno e ti prendo io a scuola. Notte.- disse Josh sorridendole.
-Josh?- lo richiamò Haley prima che uscisse dalla stanza.
-Si?-
-G-grazie..- disse timidamente per poi abbassare lo sguardo.
Josh le sorrise ancora una volta e uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle.
Haley era davvero grata a Josh. 
Stava cercando di darle una vita normale, nonostante tutto.
Stava cercando di proteggerla, nonostante si conoscessero da due giorni.
Stava cercando di farle da amico e da fratello e lei lo apprezzava.

Si alzò dal letto e prese il suo diario. 
Aveva quel diario dall’età di quindici anni, ci scriveva sempre ma poi aveva smesso. Ricominciò quando venne portata nella casa-famiglia. Era l’unico modo per sfogarsi. Ma poi conobbe Janelle e cominciò di nuovo a non scrivere. Raccontava sempre tutto a lei, parlava di tutto con lei. 
Ma ora, sentì il desiderio di scrivere. 
Non seppe bene dire da cosa fu spinta, ma prese quel diario e cominciò a scrivere.

Un anno e mezzo, quasi.
Quanto tempo. Mi manca scrivere.
Sembra che la mia vita stia avendo un cambiamento, ancora.
Non so bene se in positivo o negativo, ma sta cambiando.
Josh è un tipo ok. Mi sta simpatico. E si preoccupa per me.
Mi sta dando una casa, un posto in cui vivere.
A modo suo sta cercando di darmi una famiglia.
Oggi è stata una giornata strana. 
Quel ragazzo poi... Ashton.
Prima o poi lo vedrò, frequentiamo la stessa scuola. Ma non voglio conoscerlo. È … pericoloso.
Eppure vorrei tanto vederlo. Non so cosa mi spinge a questo, ma sono curiosa.
Non credevo un ragazzo della mia età potesse essere così temuto, così... pericoloso.


Gli occhi le si appesantirono e cominciò a sbadigliare senza sosta, così si fermò.
Chiuse il diario e si alzò per posarlo nella sua nuova scrivania.
Si avvicinò alla porta finestra per chiuderla, ma decise prima di dare un’occhiata fuori.
Uscì e le si presentò davanti una schiera di villette e la strada.
Niente di speciale, ma le stelle che illuminavano il cielo quella sera erano molto belle e Haley le ammirava con un sorriso sul volto.
Lei e suo padre guardavano sempre le stelle.
Ebbe di nuovo quella strana sensazione di essere osservata e abbassò lo sguardo sulla strada. Non vide nessuno.
Guardò meglio e scorse qualcuno vicino al lampione che dava un po’ di luce alla strada.
Era coperto dal cappuccio della felpa nera, dei pantaloni dello stesso colore e teneva una sigaretta nella mano destra.
Nonostante fosse buio, vide uno strano luccichio negli occhi di quella figura. 
Un brivido percorse la sua schiena e senza aspettare ancora Haley entrò dentro e chiuse di corsa la finestra.
Si mise sotto le coperte e sentì il cuore che le batteva a mille.
Si addormentò con un nome che le rimbombava per la mente.
Ashton.

_____________Spazio autrice_______________________
Ciao ragazze ♥
Allora, ho scritto questo capitolo tutto in una volta, spero sia leggibile ahah 
Mi direste cosa ne pensate? 
Vorrei ringraziare chi segue la storia e chi recensisce, vi ringrazio♥
Ah, nello scorso capitolo ho messo le foto di alcuni personaggi e avrei dovuto mettere anche quella di Janelle ma ho combinato qualche guaio e quindi la sua non c’era alla fine ahah
Quindi la metterò in questo capitolo :)
Okay, spero questo capitolo vi piaccia e non vi abbia annoiato.
Baci,
Giada♥

Janelle.

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Capitolo 4
*** It can not be him. ***


It can not be him.

La sveglia segnava le 7.00, ma Haley non aveva alcuna voglia di spegnerla e alzarsi dal letto. 
Era riuscita a chiudere occhio per due ore, ma due ore di sonno non le bastavano. Andava avanti così da mesi ormai.
La cosa peggiore, pensò, era che ai suoi incubi si fossero aggiunti due occhi. Due occhi che la intimorivano, che le facevano paura. Due occhi che le sembrava di aver già visto,di conoscere, eppure non era così.
Aprì gli occhi, cercando di togliere dalla sua mente quelle immagini che continuavano a tormentarla da tutta la notte.
Spense la sveglia, e rimase a fissare un punto indefinito della sua parete viola.
Sentiva una strana sensazione addosso, come se sarebbe dovuto succedere qualcosa in quell’arco della giornata. 
Non sapeva esattamente cosa, ma sperava fosse qualcosa di positivo. Aveva bisogno di un cambiamento nella sua vita, e nonostante ce ne fossero già stati in soli due giorni, aveva bisogno di qualcosa di più forte. Di qualcosa che la facesse tornare a vivere, che la facesse tornare a sentire qualcosa oltre quel vuoto che sentiva da due anni. Perché gli altri non lo notavano, ma lei si stava spegnendo lentamente. E non voleva questo. Non voleva cadere in quel buio profondo, non di nuovo. Questa volta non ci sarebbe stato nessuno a tirarla fuori da quel buio.
Adesso non aveva più nessuno che le dicesse “Smettila di farti del male. Non sei sola, le cose andranno meglio. È solo un periodo no che finirà presto.”  
Certo c’era Janelle e nonostante l’amica fosse come un’ancora per lei, non sarebbero bastati due messaggi a tirarla fuori da quel baratro. Janelle in quel caso non avrebbe potuto fare niente con 4352 chilometri che le divideva. 
Quindi Haley si ripeteva di tenere duro,di lottare ancora un pò.

Scosse la testa cercando di prepararsi mentalmente ad affrontare un’altra giornata, promettendosi di passarla al meglio e magari di fare qualche buona nuova conoscenza. Non poteva continuare a frequentare quella scuola senza conoscere o parlare con nessuno. 
Dopo aver fatto un profondo sospiro, si alzò dal letto e prese un paio di jeans scuri e una felpa nera. 

-Buongiorno Josh... - disse Haley accennando un sorriso al ragazzo che leggeva il giornale.
-Haley, di buon umore oggi?- le chiese Josh sorridendole.
Più giorni passavano sotto lo stesso tetto, più Haley pensava quanto fosse solare e simpatico quel ragazzo. Ad ogni suo sorriso, si ricordava di quanto fosse stata fortunata ad essere stata presa in custodia da una persona come lui.
-Spero sia una giornata migliore delle altre.- gli rispose Haley facendo spallucce. Era la verità, lo sperava davvero tanto e avrebbe fatto di tutto perché andasse così. 
-Lo sarò, ci scommetto. Ah Haley, so di averti detto che ti avrei presa io a scuola ma mi hanno appena detto che dovrò sostituire un mio collega e non posso. Ti dispiacerebbe tornare con il treno?- 
Haley rimase un po’ di stucco all’inizio e cominciò a pensare che la giornata non stava iniziando poi così bene, ma sorrise comunque.
-Non preoccuparti Josh, la stazione è a soli nove minuti da scuola e con il treno ci impiegherò una ventina di minuti. Non importa, stai tranquillo.-
- D’accordo. Dai, partiamo o arriverai tardi a scuola.- 
Haley annuì, per poi seguirlo e salire in macchina. 
Si lasciò scappare un sospiro, mentre si era persa nei suoi pensieri mentre teneva lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
-Che succede?- chiese Josh, rompendo il silenzio che si era creato nel veicolo da quando erano usciti dal vialetto di casa.
-Eh?- 
-Hai sospirato. Nervosa? Pensierosa?- le chiese ancora Josh, senza però distogliere lo sguardo dalla strada.
Haley lo guardò e si lasciò fuggire un altro piccolo sorriso mentre pensava a quanto il ragazzo si preoccupasse per ogni minima cosa. Ma questo le faceva piacere, non le dava nessun fastidio. La faceva sentire di nuovo importante per qualcuno. 
La faceva sentire meno sola.
-Stavo solo pensando.- disse la ragazza per poi tornare con lo sguardo fisso sulla strada.


-Calum quante altre volte dovrai ripetermelo? E quante altre volte dovrò darti la stessa risposta? - rispose per l’ennesima volta Ashton all’amico.
-Ashton voglio solo essere sicuro che non combinerai niente durante la prima ora.- 
-Calum smettila. Non sono un bambino.-
-Ok,ci vediamo alla seconda ora. Non fare cazz- - 
Ashton non aspettò nemmeno che Calum finisse la frase, che chiuse la chiamata posando il cellulare in tasca.
Lo aveva chiamato per dirgli che non sarebbe entrato a scuola prima delle nove e insisteva nel ripetergli di non fare niente e di non mettersi nei guai. E la cosa che più dava fastidio al ragazzo, era proprio il fatto che qualcuno gli dicesse di non fare qualcosa. 
Aveva smesso di ascoltare le parole delle persone molto tempo fa, quando era ancora un bambino. Ma lui era Calum, il suo migliore amico, e poteva permettersi di farlo. Questo non stava a significare che faceva sempre quello che Calum gli diceva, ma almeno ascoltava quello che aveva da dirgli e talvolta seguiva anche i suoi consigli. Ma questa volta non gli avrebbe dato ascolto. Questa volta no.
Era nel cortile della scuola,che fumava la sua Lucky Strike, poggiato ad un tronco di un albero.
Vide una Range Rover, fin troppo familiare per i suoi gusti, fermarsi davanti al cancello. E fu in quel momento che la vide scendere. 
Aspettò che la macchina ripartisse di nuovo, e una volta che la ragazza fu entrata la seguì.

Appena scesa dalla macchina di Josh,Haley entrò direttamente nell’edificio.
Camminava per i corridoi, diretta verso il suo armadietto e quella sensazione di essere seguita si fece sentire ancora una volta. Si girò di scatto, trovando davanti a se un gruppo di giocatori di football, un gruppo di cheerleder e qualche altro studente che vagava per i corridoi.
Si diede mentalmente della stupida, cercando di non dimenticare il fatto che non sarebbe dovuta crollare quel giorno. 
Continuò a camminare, fino a quando arrivò al suo armadietto.
Prese i libri che le sarebbero serviti per le prime ore, per poi dirigersi nell’aula di biologia.
Non le piaceva quella materia, non le era mai piaciuta.
Faticava a studiarla e prendere la sufficienza. 
Arrivò nell’aula e notò che non era ancora arrivata la professoresse e che ancora c’erano solamente pochi ragazzi.
Prese posto in terza fila, vicino alla finestra e si perse a guardare il cielo grigio che copriva la città.
- Buongiorno ragazzi.- la professoressa Deskot fece la sua entrata nell’aula, che pian piano cominciava a riempirsi.
-Bennet Haley? È nuova giusto?- chiese la professoressa dopo aver fatto l’appello.
-Si,professoressa.- rispose educatamente la ragazza.
Era ancora il secondo giorno che frequentava quella scuola, non tutti i professori la conoscevano e nonostante fosse stanca di rispondere sempre alle stesse domande, si limitava a rispondere educatamente.
-Da dove vieni? - le chiese ancora la professoressa, turbando la ragazza. Non le andava di dire davanti a tutti da dove venisse. Nessuno lo sapeva.
Stava ancora cercando qualcosa da dire, ma in quel momento la porta dell’aula si aprì e Haley incontrò due occhi verdi.
Rimase come ipnotizzata. Non riusciva a muoversi, a stento respirava. Li aveva già visti, lei ricordava quegli occhi. Quello sguardo spento
Ricordò la sera in cui Josh la portò a casa.
Ricordò quel gruppo di ragazzi.
Ricordò quel ragazzo.
Ricordò quei occhi.

-Irwin, sempre puntuale vero?- la professoressa riprese il ragazzo e a sentire quel cognome, il cuore di Haley perse dei battiti.
Irwin. Ashton Irwin.
-Non avevo alcuna voglia di vederla professoressa,quindi ho cercato di fare più tardi possibile.- rispose il ragazzo con un ghigno dipinto sul volto,mentre fissava Haley.
Quest’ultima si riprese dallo stato ti trance in cui era caduta e distolse subito lo sguardo. Non riusciva a pensare se dover essere scioccata per la risposta del ragazzo all’insegnante o per il fatto che non distoglieva lo sguardo da lei.
Abbassò il viso, facendo cadere una ciocca di capelli castani a coprirle il viso. Cominciò a scarabocchiare freneticamente il quaderno, sperando di aver sentito male. 
Sperando che quel ragazzo non fosse l’Ashton di cui le aveva parlato Josh.
Sentì spostare la sedia del banco accanto al suo.
Si girò lentamente e vide il ragazzo biondo vicino a lei, il suo stomaco cominciò a contorcersi mentre cercava di non tremare.
Non riusciva a capire perché le facesse così paura. Non le aveva fatto niente. Eppure i suoi occhi… nei suoi occhi c’era qualcosa che le trasmetteva timore. 
-Ho per caso occupato il posto di qualcuno? - 
A sentire la voce del ragazzo Haley sobbalzò e la penna le cadde dalla mano.
Si voltò verso di lui. I loro occhi si incontrarono ancora una volta. Quelli azzurri di lei,in quelli verdi di lui. 
Due occhi di un colore così diverso,eppure erano tanto uguali.
Ma loro non lo sapevano. Non ancora.
Haley non riuscì a mettere insieme due lettere per rispondere alla domanda del ragazzo, così si limitò a negare con la testa.
-Bene, tanto non mi sarei comunque alzato.- 
Erano passati quaranta minuti dall’inizio della lezione e Haley non aveva ascoltato nemmeno una parola di quello che la professoressa aveva detto.
Continuava ad alternare il suo sguardo dal suo quaderno scarabocchiato,al profilo del ragazzo.
Lo osservava con la coda dell’occhio, stando attenta ad ogni sua mossa.
Il ragazzo aveva lo sguardo perso in un punto della classe, e Haley si ritrovò ad osservare il suo profilo.
Occhi verdi,capelli biondi ondulati,labbra serrate. 
Oltre quel ghigno mentre parlava con la professoressa, quelle labbra non rivolsero nessun sorriso,nessuna smorfia. Né tanto meno uscì una singola parola dopo quel piccolo dialogo che aveva avuto. Rimasero serrate, per tutto il tempo.
-Odio quando mi fissano.- 
Le guance di Haley si dipinsero di rosa e i suoi occhi si spalancarono.
Rivolse immediatamente lo sguardo alla professoressa,facendo finta di non averlo sentito.
-Sei mica sorda? Sto parlando con te.- le disse il ragazzo con un tono freddo e infastidito.
Haley continuò ad ignorarlo,pensando fosse la cosa giusta da fare.
-Ti ho detto che sto parlando con te.- disse ancora Ashton,ma questa volta con un tono di voce più alto.
-Irwin e Bennet,se non siete interessati alla lezione potete benissimo accomodarvi fuori!- li riprese la professoressa.
Haley cercò invano di scusarsi con la Deskot,mentre il ragazzo era già uscito dalla classe sbattendo tutto ciò che gli capitava davanti.
Nonostante i suoi tentativi,Haley si trovò ad uscire dalla classe ancora scossa per l’accaduto.
Camminò un po’ per i corridoi,quando arrivata vicino ad una porta di una classe si sentì prendere per un braccio.
Trattenne il respiro e quando sentì la schiena sbattere contro il muro freddo dell’aula,riaprì gli occhi.
-Bennet,giusto?-

________Spazio Autrice_______

Ciao ragazze ♥
Mi scuso del ritardo e mi scuso anche per aver aggiornato a quest’ora, ma sono riuscita a finire il capitolo solo adesso. Scusatemi.
Ma essendo le ultime settimane di scuola,sono le più pesanti. Ho recuperato 5 materie, e non ho ancora finito le interrogazioni. Quindi forse, e sottolineo FORSE, per il prossimo capitolo dovrete aspettare a sabato o domenica. 
Ovviamente se riesco aggiorno prima. 
Ora,parlando del capitolo… beh spero vi piaccia. So che non succede molto, ma nei prossimi capitoli cominceranno ad esserci scene molto più interessanti e spero che quelli che avete letto fino ad ora, compreso questo, siano stati di vostro gradimento. 
Mi scuso per eventuali errori nel testo. Ho riletto di fretta, e probabilmente ci sarà qualche errore di distrazione, quindi mi scuso.
Prima di andare, vorrei ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo e a tutte le persone che seguono la mia storia.
Grazie.♥
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate del capitolo,ci tengo davvero tanto al vostro parere. 
Baci,
Giada♥

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Capitolo 5
*** You will be my nightmare. ***


You will be my nightmare.

Il ragazzo davanti a lei la fissava con uno sguardo duro, senza emozioni.
-Ti chiami Bennet, allora?- la ragazza non aveva ancora risposto e Ashton, irritato, la scosse per il braccio ripetendole la domanda.
Haley non riusciva ancora a parlare, provava paura. In quel ragazzo non c’era nulla che le trasmettesse sicurezza. La voce, gli occhi… le infondevano solo paura. 
Vide il ragazzo digrignare i denti, allora si decise ad annuire.
Ashton la osservò allungo. Esaminò la ragazza, come se stesse facendo la radiografia del suo corpo, con un ghigno d’apprezzamento sul volto. Ciò la stava infastidendo, ma la presa stretta del ragazzo sul suo polso la intimoriva, togliendole completamente la forza di lamentarsi o spostarlo.
-Sei nuova, giusto?- le chiese ancora lui. La ragazza annuì ancora una volta.
-Da quanto sei qui?- 
-D-due giorni… - disse piano Haley, abbassando lo sguardo. Non riusciva a reggere quello sguardo glaciale.
- Due giorni, bene. Solo due giorni, e già mi hai fatto arrabbiare. Non si fa così Bennet. - il tono di voce del biondo era sprezzante. Pieno di odio. La ragazza si chiedeva il perché di tutto quell’odio nella sua voce. Non si conoscevano, lei non le aveva fatto niente.
- Io.. Io..- non trovava parole giuste o magari non c’erano. Non sapeva cosa dire, non c’era nulla da dire.
-Tu, proprio tu. Mi hai infastidito oggi, sai? Mi hai fatto davvero innervosire. E non devi farlo, piccola Bennet. Forse tu non sai chi sono…- quel ghigno comparve sulla faccia del ragazzo, di nuovo.
-Sei Ashton Irwin, lo so.- la ragazza si pentì immediatamente di averlo detto.
-Allora dovresti anche sapere che con me non si scherza.- il viso del ragazzo era cupo, i lineamenti duri, gli occhi verdi quasi neri e il respiro pesante. -Ma la verità è che tu non sai niente di me, come tutti gli altri.-
La presa si faceva sempre più stretta e Haley tratteneva gemiti di dolore mordendosi il labbro. Gli occhi erano ormai lucidi, prossimi a un lungo pianto. Ma non poteva, non doveva mostrarsi debole di fronte ad uno sconosciuto.
-Io non ti ho fatto niente, tu non mi conosci nemmeno. Non sai chi sono, se non come mi chiamo. Lasciami andare, farò finta di non averti mai parlato, né visto.- non seppe con quale forza, ma Haley riuscì a far uscire quelle parole dalle sua bocca, con una minima nota di disprezzo misto alla paura.
- Sai, è vero. Non so niente su di te, ma se volessi potrei scoprirlo ora, in questo momento. E potrei farmelo dire direttamente da te. Sai?- il respiro del biondo diventava sempre più pesante, Haley sapeva che era rabbia quella che leggeva in quegli occhi verdi e spenti.
-Lasciami.- sussurrò Haley, senza guardarlo.
-No. Non dirmi mai più cosa fare. E una cosa che mi fa davvero arrabbiare e tu stai messa proprio male in questo momento, Bennet.- Haley sobbalzò alle sue parole, ora non riusciva più a controllarsi. Tutte le sue promesse fatte a se stessa, andarono all’aria. Stava cedendo.
Quel ragazzo, che neanche conosceva, la stava facendo crollare.
Ashton mise un ginocchio tra le gambe della ragazza, nonostante lei cercasse di impedirglielo facendo forza, per poi prenderle con violenza il viso e spostandoglielo di lato.
Si avvicinò piano al viso di lei, sfiorando con il naso ogni singolo centimetro della sua guancia. 
-Devo farti capire come stanno le cose, piccola Bennet. Qui, io comando. Chiaro?- sussurrò sul viso ormai pallido. La ragazza sentì dei brividi di paura attraversarle il corpo. Gli occhi erano ormai prossimi a rilasciare le lacrime che Haley sforzava a trattenere e appena il ragazzo spostò una sua mano sul fianco della ragazza, stringendo con violenza, la porta dell’aula si aprì di scatto.
-Ashton!- un Calum affaticato comparve sulla porta, gettandosi poi sull’amico e spingendolo via dal corpo della ragazza.
-Calum, diamine!- Ashton alzò le mani in aria infastidito, mentre Calum lo guardava furioso.
Haley intanto si era lasciata andare a terra, con la schiena ancora contro il muro e le ginocchia al petto.
Voleva alzarsi e andarsene, ma non ce la faceva.
-Calum niente! Ashton sai essere davvero stronzo! Guardala!- urlò Calum indicando la ragazza seduta a terra.
-E allora? Stavamo solo parlando! Sei un guasta feste amico!- disse Ashton per poi sorpassare l’amico e uscire dall’aula.
-Haley?- Calum si inginocchiò di fronte alla ragazza, con estrema cautela.
-Non… non t-toccarmi- la voce della ragazza era debole, appena udibile, ma Calum udì perfettamente e sorpreso dalle parole della ragazza sentì una stretta al cuore.
Gli dispiaceva, lei in fondo non aveva fatto nulla. E un po’ era anche colpa sua se Haley si trovava in queste condizioni ora.
-Haley, voglio solo aiutarti. Vieni.- il ragazzo si alzò e dopo averla aiutata ad alzarsi da terra, la portò fuori dall’aula.

Erano seduti sotto un albero, nel cortile della scuola, che li proteggeva dal sole che riscaldava leggermente l‘atmosfera nonostante l‘aria fresca della giornata. Sarebbero dovuti essere a lezione, ma a Calum non sembrava proprio il caso di lasciare la ragazza sola, né lei stava pensando alle lezioni in quel momento.
Il silenzio regnava, Haley non accennava nessun segno, né una parola. Calum invece cercava le parole giuste da dire, nonostante non ci fosse neanche un valido motivo che lo obbligava a stare lì con lei. Ma non voleva lasciarla sola.
-Sentì, io.. Vorrei scusarmi da parte del mio amico.- tentò.
-Cosa vuole da me? Cosa gli ho fatto? Non l’ho mai visto, non lo conosco.- Haley disse quelle frasi senza emozione, fissando un punto indefinito del cortile, con le ginocchia al petto e lo sguardo assente.
-Lui,beh … Ashton è un tipo particolare. Haley, non chiedermi niente. Non saprei, né potrei risponderti. Scusami.. - Calum era dispiaciuto. Questa volta il suo amico, nonostante fosse come un fratello per lui, aveva esagerato. 
Haley non rispose, si limitò a mugugnare qualcosa.
-Sei parente dell’agente Bennet?- Calum cercò di cambiare il discorso, cercando di far sparire quella tensione che si era creata sin dall’inizio.
-Come fai a sapere che lo conosco o che ci sia qualche probabilità che sia sua parente?- chiese fredda.
- Ashton.- disse Calum sperando di non creare ulteriori danni.
- Quindi è pure uno stalker oltre che uno squilibrato violento?- 
- Haley, non conosci Ashton, non puoi permetterti di parlare così di lui. Sei parente di Josh Bennet?- 
- Adesso vivo da lui.- si limitò a rispondere Haley, mentre alla paura aveva preso posto la rabbia.
Come poteva difenderlo quando aveva appena avuto la prova di quello che il suo amico era capace di fare? E magari non era nemmeno la prima volta. 

Calum sospirò, voltandosi verso la ragazza.
Fisicamente era una ragazza normale: capelli lisci e lunghi castani con riflessi ramati, occhi di un azzurro profondo, labbra rosee e carnose, zigomi ben definiti, magra e di un’altezza nella media.
Anzi, era una bella ragazza. 
Ma c’era qualcosa in lei. Qualcosa nei suoi occhi.
Qualcosa che aveva già visto negli occhi di una persona a lui molto cara.
Poi il suo sguardo cadde sulle braccia di lei, che stringevano forte le ginocchia al petto. 
Nel polso destro, si intravedevano dalla felpa un po’ alzata parecchi braccialetti. 
Dall’altro invece, l’unica cosa che si intravedeva era una macchia violacea. 
-Haley, Ashton ti ha fatto del male prima che io arrivassi?- chiese Calum avvicinandosi a lei preoccupato.
-Eh? No… - disse Haley seguendo lo sguardo del moro e vedendo che era rivolto verso il suo polso, notando anche lei per la prima volta il livido. Cercò di apparire disinteressata e coprì per bene il polso. 
-Haley, per favore. Dammi il braccio.- 
La ragazza non fece come chiesto, così Calum le si avvicinò pendendole il braccio, senza metterci troppa forza. Alzò la manica della felpa, mettendo così in bella vista il segno violaceo che le ricopriva tutto il polso. Era abbastanza grande e scuro.
Pensò che doveva procurarle anche molto dolore.
-Haley..-
-Senti, no. Basta. Ne ho davvero abbastanza per oggi. Perché ti stai interessando adesso? Mi hai detto di non chiedermi niente e non lo sto più facendo e tu non chiedere niente a me. Non fingerti preoccupato, non devi. Non ci conosciamo e non voglio far pena a nessuno. Ha già fatto abbastanza il tuo amico tirandomi dentro un’aula e minacciandomi, senza alcun motivo. Cosa volete? Dovete lasciarmi in pace! - Haley non ce la fece più. Sputò tutto quelle parole mentre rabbia, dolore e tristezza si facevano spazio in lei. 
Aveva promesso a se stessa che sarebbe stata una giornata diversa,ma tutti i suoi buoni propositi erano andati a farsi fottere dal momento in cui quegli occhi verdi incrociarono i suoi.
Prese il suo zaino da terra e senza aspettare ancora, uscì di fretta dal cancello della Richmond, senza neanche pentirsi di ciò che aveva detto.
Josh l’aveva avvertita su quel tipo, ma non avrebbe mai pensato che sulla faccia della terra potesse esistere qualcuno così stronzo e pericoloso, da prendersela con la prima persona che gli capitasse davanti.
-Bennet, fermati!- un urlò e poi qualcuno la fermò per il braccio.
-Ho detto di lasciarmi in pace!- urlò lei girandosi senza sapere effettivamente a chi stesse urlando. Quando si ritrovò Calum davanti, cercò di tirare via il braccio dalla presa del ragazzo, ma senza alcun risultato.
-Ti prego, lasciami andare a casa.- questa volta Haley non urlava, Haley lo stava pregando. La voce era debole  e i suoi occhi erano fissi in quelli di lui, che la guardava con compassione.
-Va bene, ma lasciati accompagnare a casa.- 
Haley annuì debolmente e Calum lasciò la presa, affiancandola.
Arrivarono alla stazione, dove presero la prima linea diretta da Richmond ad Hornsby.
Il viaggio fu silenzioso. Calum osservava in silenzio la ragazza, mentre lei cercava di non incontrare i suoi occhi.
Dopo quindici minuti di assoluta tensione, arrivarono alla loro fermata, dove scesero e intrapresero la strada che portava al quartiere dove abitava Haley.
Camminavano in assoluto silenzio, nell’aria si sentiva solamente il rumore delle foglie sugli alberi mosse dal venticello che passava per le strade di Hornsby.
-Haley?- Tentò Calum con un tono di voce calmo. Aveva osservato Haley per tutto il tempo e aveva capito che c’era qualcosa di più da scoprire in quella ragazza. Aveva visto molte persone dopo un incontro simile con Ashton, ma nessuna era crollata così facilmente come lei. Certo, non lo dava a vedere.
Ma Calum sapeva. Lui sapeva leggere le persone. Lo aveva imparato a farlo con il tempo, lo faceva sempre con Ashton.
Perché Ashton non gli parlava dei suoi problemi, era sempre stato Calum a capire che qualcosa non andava e per farlo gli bastava guardarlo negli occhi.
A Calum bastava guardare negli occhi una persona per capirla. Ed era successo anche con Haley.
Quei pochi secondi in cui i loro sguardi si erano trovati, Calum era riuscito a vedere molte cose.
Aveva visto tristezza, solitudine, malinconia, rabbia.
-Mmh?- mugugnò la ragazza mentre camminava con la testa bassa e le mani nelle tasche dell’enorme felpa che indossava.
-Scusa.-
La ragazza rimase sorpresa da quelle parole, non se lo aspettava. Si fermò sul posto guardando il ragazzo in maniera perplessa e confusa.
-Scusa?-
-Si, volevo scusarmi. Non volevo crearti nessun problema, non volevo essere troppo espansivo. Mi stavo solo preoccupando per te, davvero.- disse Calum sincero, facendo segno alla ragazza di proseguire.
-Non credo dovresti scusarti. Forse ho sbagliato io a dirti quelle cose e mi scuso, ma non penso minimamente di scusarmi con il tuo amico. E comunque, non dovresti preoccuparti per me.- disse Haley abbozzando un sorriso al ragazzo.
-Eccoci, siamo arrivati.- si fermarono. Uno di fronte all’altra. 
-Quindi abiti nella Yardley Ave?- disse Calum scioccato.
Anche Ashton abitava lì. Ma non lo disse, non era il caso.
-Già. Beh, ti ringrazio.- la ragazza fece per andarsene ma la voce del ragazzo la fermò.
-Haley, so che non dovrei preoccuparmi di te. Ma invece oggi l’ho fatto e no,non so il perché. Ma so che hai bisogno di aiuto.- 
Calum regalò un caldo sorriso alla ragazza. Quel sorriso celava tante cose, parole d’intesa tra i due ragazzi.
Haley osservò Calum allontanarsi, fino a scomparire tra la Yardley Street e la Lennox Street.
“Ma so che hai bisogno di aiuto.”
Quelle parole restarono particolarmente impresse alla ragazza, che con un sorriso malinconico si chiudeva la porta di casa alle spalle.

-Nessuno può aiutarmi, Calum.-




________Spazio autrice_____
Ciao a tutti c:
Allora, sono riuscita a finire il capitolo prima di sabato e quindi l’ho postato. Veramente volevo aspettare ancora, visto che il capitolo precedente ha avuto solo 4 recensioni, ma non importa.
Comunque, beh il pezzo iniziale è il primo pezzo in cui Ashton e Haley hanno un vero e proprio incontro. Abbastanza movimentato direi anche. 
Poi invece c’è molto Caley (?) (Calum e Haley AHAH) :3
Che io trovo molto bello.
Mi è piaciuto come è uscita quella parte e spero piaccia anche a voi. Quindi vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate.
Vedo che siete in parecchie a leggere, quindi lasciati dieci paroline, accetto anche critiche costruttive, dai. :3
Vi aspetto eh.
A presto c:
Baci,
Giada ♥♥

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Capitolo 6
*** The past is not forgotten. ***


The past is not forgotten.

Notte. Notte dolorosa. Notte che sembra non passare mai. Una di quelle notti dolorose che non vuole finire. Notte di coperte che proteggono e ricordi che lasciano dubbi e un po’ d’amaro in bocca. 
Haley si gira e rigira. Il passato, a volte, rende scomodi i cuscini.
Ricordi di anni passati. Ricordi che racchiudono felicità, gioie e dolori. Due anni fa Haley passava solamente giorni felici e spensierati con la sua famiglia. Le sue amiche. Il suo ragazzo. E poi quella sera. Quella fottutissima sera, a quella fottutissima festa.
E ai ricordi si aggiungono i sensi di colpa. Quelli sono terribili, ti mangiano dentro.
Se solo lei non fosse andata a quella festa. 
Se solo non avesse visto quei due.
Se solo non avesse reagito in quel modo.
Tutta una questione di se e di ma, che non riporteranno mai indietro le persone che ha perso.
Una lacrima scende veloce.
E un altro ricordo si fa spazio nella sua mente.
Tre ragazze quindicenni che scherzano felici, che promettono di non separarsi mai. Promessa infranta.
E via  un’altra lacrima.
E poi lui. Probabilmente il suo primo amore. Il primo amore adolescenziale. Quello che crediamo durerà per sempre, ma poi si cresce. E si capisce che non è così. E magari si arriva a pensare che il per sempre non vale per tutto.
Ma lei non può dimenticare lui. Il suo primo ragazzo. Il suo primo amore. Il suo primo ‘ti amo’. La sua prima volta. 
Il suo, non più, Andrew. 
Quel ragazzo di due anni più grande di lei. Occhi azzurri. Capelli neri, un ciuffo sistemato e raramente trasandato. Sempre messo in tiro. E quel sorriso. Quel sorriso di cui lei si era innamorata.
Non potrebbe mai dimenticare i loro momenti passati insieme. 
Le loro parole. Le loro carezze e i loro baci.
Come non potrà mai dimenticare il dolore che lo stesso ragazzo che amava, le ha procurato. 
E che poi l’ha abbandonata, senza perché né ma. 
E via altre lacrime prima di addormentarsi in quel letto freddo.

Haley ha dimenticato cosa significhi addormentarsi con il cuore in pace. Fino a due anni fa, quando era quella quindicenne contenta della sua vita, si addormentava quando ne aveva voglia e si svegliava quando ne aveva a sufficienza. Ora invece si addormenta quando gli incubi si placano e balza immediatamente in piedi appena suona la sveglia. Proprio come quella mattina.
Le 7.00. Dopo aver spento la sveglia, Haley si siede nuovamente sul letto, stiracchiandosi un po’. 
L’occhio le cade sul suo polso e quel segno è ancora lì. 
Ancora troppo visibile. E gli avvenimenti della giornata precedente ritornano a scorrere nella sua mente. 
Quegli occhi verdi. 
Quelle parole piene d’odio.
Quei gesti violenti. 
E improvvisamente la voglia di alzarsi da quel letto e uscire da quella stanza, scompare. 
E se dovesse incontrarlo di nuovo? E se dovesse ritrovarsi nuovamente sola con lui? 
Poi un paio di occhi castani e delle parole riaffiorano nella sua mente. 
“Haley, so che non dovrei preoccuparmi di te. Ma invece oggi l’ho fatto e no,non so il perché. Ma so che hai bisogno di aiuto”
E poi quel sorriso.
Sorrise, ricordando la gentilezza di quel ragazzo. 
Calum. 
Sorrise ancora, trovando la forza di alzarsi e di prepararsi per affrontare una nuova giornata. 
Mise un paio di leggings con motivi floreali, una maglia leggera grigia e le converse.
Lasciò che i capelli le cadevano lunghi sulle spalle e dopo essersi sistemata con un filo di trucco, per nascondere gli occhi rossi e gonfi, raggiunse Josh al piano di sotto.
-Haley- il solito buongiorno da parte di Josh accompagnato da un sorriso, ma questa mattina turbato.
- Buongiorno Josh, cosa succede? - gli chiese Haley addentando una mela e cercando di apparire più felice possibile.
Missione ancora più difficile dopo avvenimenti come quelli del giorno precedente. 
- Ieri non ci siamo visti per niente, è andato tutto bene?- le chiese e lei rimase con la mano a mezz’aria, chiedendosi perché avrebbe dovuto chiederglielo. Non le piaceva mentire, ma non voleva neanche farlo preoccupare.
- Si, certo. Perché?- 
-Ti ho sentita piangere questa notte Haley.- disse Josh serio, e Haley si sentì in colpa. Doveva mentirgli ancora una volta.
-Ehm.. Sarà stato qualche incubo. Mi capita di farli a volte. Tranquillo Josh, davvero.- un altro sorriso.
-Va bene, andiamo?- 
-Andiamo.- Haley finì di mangiare la sua mela e Josh di bere il suo caffè, per poi uscire di casa.

-Torno con il treno oggi?- chiese Haley prima di chiudere lo sportello della macchina.
-No,aspettami qui che vengo a prenderti io.- le sorrise Josh.
-Va bene. Buon lavoro e grazie.- lo salutò per poi chiudere lo sportello e allontanarsi, senza nemmeno dargli il tempo di rispondere. Perché sapeva che le avrebbe chiesto a cos’era dovuto quel grazie e Haley non avrebbe voluto rispondere a quella domanda. Quel grazie era dovuto a molte cose.
Arrivò davanti all’entrata della Richmond e tutta la sicurezza che credeva di avere fino a quel momento, sparì.
Guardò il suo polso coperto dalla maglia, poi guardò nuovamente la porta e non ce la fece.
Si voltò, con l’intenzione di andare a prendere il primo treno e tornare a casa, ma andò a sbattere contro il petto di qualcuno.
- Ma che cazz… Haley!?- 
La ragazza alzò lo sguardo e vide due occhi castani che la scrutavano stranito.
-Ehm.. Ciao Calum.- cercò di passargli accanto, ma il ragazzo fu più veloce e riuscì a fermarla.
-Haley l’entrata è di là- disse sorridendo e indicando le porte che si aprivano e chiudevano quando altri ragazzi della Richmond entravano. 
-Si lo so. Solo che… stavo tornando a casa.- 
-Ti senti male?- chiese lui guardandola con quei due occhi indagatori.
-No,solo che…- 
-Haley, oggi non c’è Ashton.- sussurrò Calum, come se volesse farsi sentire solo da lei.
Haley si bloccò sul posto, con lo sguardo fisso negli occhi castani di Calum. 
Rimase di stucco, chiedendosi come avesse fatto a capirlo. Ma forse non ci voleva molto, visto che lui sapeva cosa era successo.
-Entriamo insieme?- le chiese Calum, questa volta sorridendole nella speranza ti trasmetterle un po’ di sicurezza.
Haley annuì e insieme entrarono nell’edificio, perdendosi tra la folla di ragazzi che si creava ogni mattina nei corridoi.
Si fermarono prima nell’armadietto di Haley, dove prese i suoi libri. Per poi andare in quello di Calum.
-Allora… come stai?- le chiese Calum poco sicuro. Il ragazzo era in evidente imbarazzo, forse per paura di infastidirla come il giorno precedente e se non fosse stato per la domanda che gli aveva posto, Haley avrebbe anche potuto trovarlo carino. 
-Io ho filosofia la prima ora, tu? - gli chiese lei.
-Haley…- Calum non continuò la frase, ma bastò perché Haley capisse.
-Calum, vuoi una risposta? Sto bene,grazie. E tu?-
-Io ho matematica la prima ora.- 
Haley guardò il ragazzo e gli sorrise. Nonostante sapesse che Haley non diceva la verità, aveva seguito il suo gioco.
-Bene, ti accompagno in classe.- 
Haley annuì e insieme si incamminarono verso l’aula.
-Come si chiama la tua professoressa di filosofia?- non gli interessava poi così tanto, ma voleva cominciare a fare ciò che aveva deciso il giorno prima. Diventare suo amico.
-Una certa Fos… Ops, non ricordo.- disse lei facendo subito dopo una piccola risata.
-Fosopsnonricordo non la conosco, io conosco una certa Foster.- disse Calum, ridendo insieme alla ragazza.
-Devo dire che sei un tipo simpatico,sìsì.- e ancora risero di nuovo, fino a quando arrivarono davanti la porta della classe.
-Si, sono molto spiritoso lo ammetto. Ora ti lascio alla tua ora di filosofia. Ti avverto, la Foster è una tipa tosta.- le sorrise e andò via ammiccando.
Haley rimase lì, con un sorriso stampato sul volto. A pensare quanto quel ragazzo fosse gentile con lei, nonostante si conoscessero da nemmeno tre giorni.
Entrò e prese posto, mentre l’aula cominciava pian piano a riempirsi e quando furono tutti arrivati, la professoressa Foster cominciò la sua lezione.
-Bennet, lei è nuova giusto?- ed ecco la solita domanda.
-Si professoressa, sono arrivata in questa scuola da tre giorni.- rispose Haley aggiungendo qualcosa in più sperando che non le venisse chiesto altro.
-In che situazione si trova con questa materia? Le verrà facile raggiungere la classe?- 
-Si professoressa, questa materia mi piace e non avrò nessuna difficoltà a studiarla.- 
-Bene, magari poi si prende gli argomenti che abbiamo studiato da qualcuno così li studierà. Oggi, andremo avanti e parleremo del filosofo Kierkegaard.- la professoressa continuò la sua lezione e Haley seguiva affascinata. La filosofia era una delle poche materie che le era sempre piaciuta e in cui aveva ottimi voti. Seguì interessata la vita del filosofo, fino a quando sentì il suo telefono vibrare.
Lo prese e vedendo che era un messaggio da parte di Janelle, sorrise. In questi ultimi giorni si erano sentite solo per un buongiorno e niente di più, ma Haley aveva bisogno di raccontarle. 
“ Piccola mosca♥
Allora cosa mi racconti? Nuovi incontri? Amicizie? Qualche bel figo? Su, spiffera tutto.” 
Lesse il messaggio due volte, riflettendo su cosa avrebbe dovuto dirgli. Alla fine decise che glielo avrebbe detto, raccontandole tutto non appena poteva.
“Ehi♥
Comincio dicendoti che sono stata adottata da un ragazzo di ventotto anni, Josh. È gentilissimo. E fin qui va tutto bene. Mi trovo bene con lui. Ma questi primi tre giorni a scuola sono andati uno schifo. Oltre al fatto che sono sola, ho conosciuto un tipo. Stronzo, violento e pericoloso. Ho già avuto problemi con lui. Ti racconterò meglio quando sarò fuori da scuola.
Ma ho conosciuto anche il suo amico, Calum. Sembra un tipo apposto e con me si comporta bene. 
Ma tutto il resto è uno schifo Janelle… vorrei che tu fossi qui.” 

-Ehi, Haley giusto?- una voce squillante fece sobbalzare Haley, facendole cadere il telefono di mano.
Alzò gli occhi e vide un paio di occhioni grigi che la scrutavano felice.
-Si?- rispose dopo aver recuperato il telefono da terra.
-Io sono Abbie, mi dispiace averti spaventato.- disse la ragazza spostandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
-No tranquilla, ero presa da altro.-
-Beh potevo essere un po’ più delicata anche io- disse Abbie e insieme risero. -Ti ho vista nei corridoi in questi giorni e ho notato che sei sempre sola. Anche se questa mattina ti ho vista con Hood.- il tono della ragazza assunse una nota maliziosa e quando vide Haley spalancare gli occhi rise.
-Non è come pensi, mi ha solo accompagnato. Non ci conosciamo quasi per niente.- disse Haley cercando di giustificarsi.
-Tranquilla, stavo solo scherzando. Comunque dicevo, mi sei sembrata simpatica e volevo presentarmi. E poi se ti va posso darti io gli argomenti di filosofia e aiutarti a recuperare il programma.- 
Haley annuì e ringraziò la ragazza, che prese posto nel banco al suo fianco per il resto della lezione.
Abbie era una ragazza con i capelli biondi e le punte azzurre, occhi grigi e pelle da tipica australiana. Sembrava una ragazza simpatica e di buona compagnia. E anche stravagante. Non era un di quelle ragazze smorfiose, nonostante fosse una bella ragazza.

-Ci vediamo pomeriggio allora?- le chiese Abbie, mentre aspettavano insieme che arrivasse Josh.
-Si, in caso ci sentiamo per telefono. Oh eccolo, è arrivato.- Haley salutò Abbie, che la fermò.
-Tu abiti con… insomma… E sulla macchina di quel gran figo che stai per salire?- disse Abbie indicando scioccata la Range Rover nera. 
Haley rise e dopo aver annuito alla ragazza le fece un cenno di saluto, per poi salire in macchina.
-Ciao Josh.- 
-Ciao, fatto amicizie?- le chiese Josh alludendo alla ragazza che faceva gesti incomprensibili ad Haley indicando Josh, causando così le risate sia di Josh che di Haley.
-Si, l’ho conosciuta oggi. Si chiama Abbie.- disse facendo spallucce.
-Mi fa piacere. Senti, prima di arrivare a casa devo passare un attimo dalla stazione di polizia, ti dispiace?-
-No certo, figurati.- 
I dieci minuti di viaggio che seguirono, li passarono cantando tutti i pezzi musicali che passavano alla radio, ridendo e scherzando. E Haley si sentì leggera, come se una parte di lei tornasse a vivere.
Arrivarono alla stazione di polizia e Josh parcheggiò proprio davanti. 
-Cercherò di fare il prima possibile. Intanto se ti va puoi dare un’occhiata in giro. C‘è un parco qui all‘angolo.- disse Josh per poi scendere dalla macchina.
Haley rimase ad ascoltare ancora qualche minuto la radio, ma poi decise di scendere e dare un’occhiata.
Camminò sul marciapiede, fino a un grande cancello di ferro nero con un grande cartello dove c’era scritto ‘Hornsby Park’.
Entrò e le si presentò davanti un’immensa distesa di verde. 
Proseguì camminando su una stradina di mattoni, con ai lati diverse panchine e siepi. La stradina si divise in altre vie e Haley rimase un attimo ferma ad osservare.
Alcune portavano a delle giostre, piene di bambini che giocavano.
Altre a dei chioschi, e un’altra ancora a una specie di boschetto.
Haley intraprese quest’ultima strada, fino ad arrivare in un posto tranquillo. Il silenzio regnava, alcune panchine erano posizionate distanti le une dalle altre. Non c’erano molte persone, tranne qualche coppia di fidanzati che magari cercava un posto tranquillo.
Haley continuò a camminare, fino a quando la stradina di mattoni lasciò posto a un piccolo sentiero roccioso, che Haley intraprese fino a quando quello che gli si mostrò davanti la lasciò stupita. 
C’era una cascata e un piccolo ruscello, da cui poi nasceva un piccolo torrente.
Haley rimase incantata ad osservare quella meraviglia, quando sentì dei passi e un calpestare di foglie.
Guardò a destra e a sinistra, ma non vide nessuno. Non fece in tempo a girarsi a guardare dietro di sé, che sentì una mano poggiarsi con forza sul suo fianco e una mano che le tappava la bocca.
-Non gridare, Bennet. Ti sono mancato?- 


________Spazio autrice________________

Buonasera meraviglie ♥
Lo so è tardi, ma ho finito di scriverlo ora il capitolo.
Questa volta non mi metterò a intrattenervi molto con questo ‘spazio autrice’, perché il capitolo è già venuto abbastanza lungo e spero non vi abbia preso il sonno leggendo ahahah :3
Allora ringrazio velocemente chi legge, segue e recensisce la mia storia. Thanks. ♥
Poi, se per caso vi va di leggere ff sui One Direction, passate da Dark_99: 
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=355579
Ha scritto una bella ff, che è completata. E ora ne sta scrivendo un’altra. Passate se vi va e date un’occhiata.
Ora mi dileguo. 
Spero il capitolo vi sia piaciuto e spero mi facciate sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero MUCHO MUCHO piacere. E mi scuso se ci sono errori di distrazione.
Ciao belle!
Baci,
Giada ♥

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Capitolo 7
*** Drawbacks, mysteries and lies. ***


Drawbacks, mysteries and lies.

Haley si trovava nel divano mentre guardava distrattamente la tv, con una coperta e il camino ancora acceso.
L’unica cosa che voleva fare era rilassarsi, e riuscire a prendere sonno magari. Purtroppo però molte cose rendevano le sue intenzioni impossibili: il vento forte, la pioggia, i tuoni, ma soprattutto la conversazione avuta con Calum qualche ora prima.

*Flashback*
-Haley tu devi sapere che Ashton è un tipo particolare. Tu… devi stare lontana da lui.- Calum era serio, era la prima volta che le parlava così. 
-Il fatto che Ashton sia un tipo strano, l’ho capito Calum e ti posso anche assicurare che io non avevo la minima intenzione di farci conoscenza. Mi hanno parlato di lui prima ancora che lo conoscessi e credimi, ritrovarmi con il tuo amichetto nelle situazioni in cui mi sono trovata negli ultimi due giorni, non era nei miei piani.- 
-Ultimi due giorni? Dopo ieri… insomma, l’hai rivisto?- 
-Io… si. Oggi ero al parco e lui era lì.- Haley abbassò gli occhi, cercando di dimenticare la paura che aveva provato in quei momenti.
-Haley, ti ha fatto qualcosa?- le chiese preoccupato.
-No, no. Calum… dimmelo. Dimmi perché l’ha con me.- 
-Haley io…- 
-È per quella mattina vero? Era lui in quell’aula? Sa che io l’ho visto, vero?- Haley sapeva la risposta, ora ne era più che sicura. Voleva solo una conferma.
- Tu… come sai?- Calum non riuscì a finire la frase perché Haley lo interruppe nuovamente.
-Io l’ho visto, si è vero. Ma non capisco perché sia tanto arrabbiato. Insomma era una semplice rissa no? Certo non è stata una bella cosa da vedere, ma era solo una stupida rissa tra ragazzi giusto? Che poi non sapevo neanche che fosse lui all‘inizio e non capisco perché si stia creando tutti questi problemi. Non ha senso ed è tutto così … strano. Cosa può importare a me di una stupida rissa?- Haley rise istericamente. La faccia di Calum dimostrava tutto, meno che quella fosse una stupida rissa tra compagni di scuola.
-Haley ho sbagliato a venire qui. Fai finta che io non ti abbia detto niente, non so a cosa pensavo. Che tu potessi capire? Che potessi ascoltarmi senza fare domande? Ovvio che non l’avresti fatto. Sono stato uno stupido, ora vado. Ciao Haley.- Calum si alzò di scatto dal divano con uno sguardo duro.
-Calum aspetta… - Haley cercò di fermarlo afferrandolo per un braccio, ma il ragazzo si scansò con forza.
-No Haley! Cerca di farti gli affari tuoi, cercherò di far capire ad Ashton che tu non parlerai. Perché è questo che farai vero?- le disse fermandosi nel mezzo del salotto.
-A chi dovrei dirlo? E poi cosa dovrei dire? Ah giusto… Josh. Ma non significa nulla il fatto che Josh sia un poliziotto, non mi era nemmeno passato per la mente. Era una stupida rissa, non vedo motivo per cui Ashton debba preoccuparsi di me o di Josh.- disse Haley trattenendosi dall’urlare. 
-Haley, tu non dirai niente. Né a Josh, né a Abbie, né a nessun altro. Perché in quel caso non potrei più aiutarti. Voglio bene ad Ashton ma sto cercando di aiutare sia lui, che te. Quindi dimentica tutto, fallo per te stessa. O credimi, non potrei più aiutarti.-
Queste furono le ultime parole del ragazzo, prima che prendesse la sua giacca e uscisse da quella casa, mentre Haley lo osservava stordita e confusa per poi rimanere a fissare quella porta che si chiudeva davanti ai suoi occhi, lasciandola senza risposte ma con tante domande.

*Fine Flashback*


Eppure non doveva importarle nulla. Doveva fare come le aveva chiesto Calum: dimenticare tutto. Ovviamente non avrebbe dimenticato, ma non ci avrebbe più pensato. Si sarebbe tenuta lontana da Ashton, se serviva anche da Calum. 
Scosse la testa e aumentò il volume della televisione, ma a volte il rumore dei pensieri è così forte da superare qualsiasi altro rumore.
Haley si alzò dal divano e salì in camera sua. Si mise a cercare dappertutto ma non riusciva a trovarlo. Si maledì mentalmente quando si ricordò di averlo nascosto dietro una pila di libri. 
Spostò cautamente i primi quattro libri, ed eccolo lì.
Prese il diario e dopo aver rimesso a posto tutto, scese nuovamente in salotto prendendo comodamente posto sul divano. 
Voleva sfogarsi e per il momento non poteva parlare con Janelle, quindi scrivere era l’unico modo.
Prese una pagina vuota e dopo aver sospirato cominciò a scrivere.

Pazzesco! Non riesco a crederci! 
Sono andata via da quel posto in cui stavo ormai da due anni e quando Josh mi ha portata qui, pensavo che magari sarebbe potuto andare meglio. 
Ma solo altre illusioni. Sono una povera illusa.
Ho conosciuto Abbie, sì. È simpatica e mi trovo bene, ma ogni volta che qualcosa sembra andare bene ci sono sempre dei nuovi problemi e io sono stanca.
Sono stanca di dover lottare per sopravvivere. 
Sono stanca di dover sopportare tutto questo, senza avere poi un motivo valido per farlo. Potrei semplicemente mollare tutto, arrendermi. Tanto non ho più niente, non ho nessuno. 
Non ho più le mie migliori amiche, non ho più Andrew.
Oh, Andrew. Quanto mi manca. Nonostante tutto, mi manca. Mi mancano i nostri momenti, le sue carezze, i suoi baci, i suoi occhi. Mi faceva divertire, sorridere. Mi ha fatto anche stare male, è vero. Ma mi manca, non riesco a dimenticarlo. Non posso. Lo vorrei qui, vorrei averlo con me. Vorrei le sue braccia avvolte nelle mie spalle e la sua voce che mi sussurra all’orecchio. Mi terrebbe lontana da tutto, da tutti. 
E Ashton non sarebbe più un problema, se ci fosse Andrew. Lo so.
Ma Andrew non c’è, invece Ashton si. 
Quel ragazzo mi odia e non capisco perché. È tutto così strano, io non credo di aver fatto niente. 
Non vuole che parli, ma non ne capisco il motivo. Troppi misteri, che non dovrebbero interessami, eppure sono ancora qui a scrivere di lui….
” 

Gli occhi si appesantirono, le ciglia bagnate dalle lacrime cominciarono ad abbassarsi sempre di più, fino a cadere sulla pelle liscia e leggermente arrossata delle guance di Haley.
Si addormentò così, con il viso rigato dalle lacrime e il diario ancora sulle gambe.


Josh rientrò più tardi del solito, essendosi trattenuto un po’ di più con i suoi amici. 
Aprì lentamente il portone di casa e una volta entrato si stupì nel sentire ancora il volume della tv. Andò in salotto e sorrise nel vedere l’esile figura di Haley rannicchiata sul divano bianco. 
Non si passavano tanti anni di differenza, eppure Josh sentiva come se quella fragile ragazza fosse sua figlia. 
Quella ragazza con quel viso piccolo, che una volta magari era sempre sorridente ma adesso sembrava si stesse lentamente sgretolando.
Si avvicinò cautamente, notando un piccolo diario sulle sue gambe. 
Lo spostò e dopo averla presa tra le sue braccia recuperò quel piccolo diario, portando entrambi nella camera al piano di sopra.
-Meriti tutta la felicita del mondo, Haley.- le sussurrò Josh una volta averla sistemata sotto le coperte, per poi uscire dalla stanza con un sorriso. 
Non si sarebbe mai pentito di aver mantenuto la promessa fatta a quell’uomo.


Pareti viola. Stanza silenziosa. Lei.
È difficile. Sembra che ti manchi la terra sotto i piedi. La strada che conoscevi, le parole che sapevi, gli odori e i sapori che ti facevano sentire protetta… ti manca tutto.
Era così che si sentiva Haley, da quando le fu tolto tutto. 
Ogni giorno si ripeteva che però doveva essere forte, che magari prima o poi sarebbe toccato anche a lei essere felice.
Ed era lì su quel letto, a ripeterselo anche quella mattina.
Voleva cambiare, voleva dare una svolta alla sua vita, ma non sapeva da dove cominciare. Era stanca di tutto, voleva vivere non sopravvivere. Tornare a vivere. 
Si alzò decisa dal letto e si catapultò in bagno. 
Fece una doccia veloce, per prepararsi meglio alla lunga giornata che l’aspettava. 

Dopo il solito viaggio in auto con Josh, Haley arrivò alla Richmond giusto in tempo per sentire il suono della campana che segnava l’inizio della giornata scolastica.
Entrò nel grande edificio in mattoni rossi, recandosi subito al suo armadietto.
Diede una veloce occhiata all’orario, notando con dispiacere di avere matematica le prime due ore. 
Prese i libri e dopo aver distrattamente chiuso l’armadietto grigio, si voltò decisa con l’intenzione di andare nell’aula in cui sarebbe dovuta essere tra pochi minuti. 
Girò l’angolo del corridoio, quando qualcuno catturò la sua attenzione.
Un ragazzo dal ciuffo biondo coperto da un cappello di lana bianco, occhi azzurri, maglietta bianca, giubbotto di pelle nera e pantaloni neri. 
Era in compagnia di altri tre ragazzi, parlavano e scherzavano scambiandosi qualche volta una pacca amichevole.
Haley rimase lì a fissarlo, senza capire inizialmente il motivo per cui avesse attirato la sua attenzione. Sembrava di averlo già visto, ma non ricordava bene dove. Continuò a fissarlo, chiudendo gli occhi in due fessure come se questo l’aiutasse a ricordare. 
Il ragazzo notò la ragazza dagli occhi azzurri fissarlo e le sorrise. Fu in quel momento che ricordò di averlo già visto.
Quella maledetta mattina. Il primo giorno di scuola.
Era lui il ragazzo che incassava i pugni da parte di Ashton.
Più cercava di stare lontana da tutta quella storia, più si imbatteva in nuovi incontri o episodi collegati a quel fatto.
Distolse velocemente lo sguardo pensando di raggiungere il più velocemente possibile la classe, ma non fece in tempo a fare un passo che qualcuno le andò addosso facendole perdere l’equilibrio e cadere a terra.
Girò la testa per vedere chi fosse stato e vide quegli occhi verdi congelarla sul posto e un ghigno comparire sul quel viso.
-Ashton!- sussurrò appena, stringendo le mani in due pugni. 

-Ehi, hai bisogno di una mano?- distolse lo sguardo da Ashton voltandosi verso quella voce. 
-Ehm… si, grazie…- afferrò la mano del ragazzo che prima aveva catturato la sua attenzione e si alzò da terra. 
Si diede una pulita ai pantaloni e dopo aver preso i libri che lo stesso ragazzo le porgeva, decise di ringraziarlo.
-Grazie, adesso… vado.- disse timidamente cercando di non incontrare quegli occhi azzurri un po’ per la vergogna che provava per pochi minuti prima quando l’aveva colta a fissarlo, sia per la situazione in cui si trovavano adesso: tutti i presenti nei corridoi stavano osservando la scena.
-Aspetta…- le si piazzò nuovamente davanti e dopo averle rivolto un piccolo sorriso cominciò a parlare di nuovo -Io sono Noel, tutto bene? Ti sei fatta male?- 
-Io sono Haley. No, tutto ok, grazie…- 
-Dovrebbero dare una lezione a quel tipo…- la voce di Noel era seria e piena di disprezzo. Seguì lo sguardo del ragazzo, notando che era rivolto ad Ashton che era rimasto lì a fissarli. I due ragazzi si scambiarono sguardi per niente amichevoli e appena Ashton fece un passo in avanti, Haley decise di intervenire. 
-Uhm.. Noel ora devo andare in classe, mi daresti una mano con questi?- gli chiese mostrandogli alcuni libri. 
-Si, certo.- disse quest’ultimo rivolgendo un’ultima occhiata di fuoco ad Ashton, per poi rivolgere la sua attenzione ad Haley.
Cominciarono a camminare per i corridoi e Haley si girò a guardare di sottecchi il viso di Noel, notando un piccolo livido viola sullo zigomo destro. 
Doveva essere uno dei segni che Ashton gli aveva lasciato, come il piccolo taglio sul sopracciglio sinistro e la piccola spacca sul labbri inferiore.
-Tu e Irwin non andate d’accordo, vero?- Haley si pentì subito di non aver connesso la bocca al cervello prima di far uscire quelle parole dalla sua bocca.
Era già pronta al peggio, quando invece sentì solo una piccola risata. 
Si voltò completamente verso il ragazzo che le stava a fianco, guardandolo accigliata.
-Cosa te l’ha fatto capire? Gli sguardi benevoli e pieni d’amore che ci siamo scambiati poco fa?- il tono di voce era ironico, ma allo stesso tempo c’era rabbia. 
-Scusa, era una domanda stupida.- Haley abbassò lo sguardo, sentendo le guance diventare rosse.
-Bene, siamo arrivati. È stato un piacere conoscerti, Haley. Fa’ attenzione.- le diede un bacio sulla guancia, che alla ragazza sembrò durare più del dovuto, per poi allontanarsi con passo svelto. 

-Ti rendi conto?! Con Noel! E tu che dicevi che era ‘innocua’- Ashton andava avanti e indietro per lo spogliatoio della palestra, mentre Calum restava con lo sguardo fisso a terra. 
-Cazzo Calum, non mi sei d’aiuto! Dimmi qualcosa!- 
-Ashton cosa devo dirti!? Le hai dato una spallata sul corridoio, ti hanno visto tutti e lui l’ha solo aiutata. Lascia perdere, stai diventando paranoico!- 
-Non posso Calum, non posso rischiare.- 

-Haley! Haley vieni qui!- era appena entrata nell’enorme sala in cui si svolgeva la mensa e cercava un tavolo libero a cui sedersi, quando vide Abbie sbracciarsi nel tentativo di farsi notare. 
Mentre superava due tavoli, vide Calum fissarla con uno strano sguardo. Come se fosse dispiaciuto, o preoccupato. Di fronte a lui c’era Ashton, che al contrario dell’amico, la osserva con le sopracciglia corrugate e le labbra serrate. Un’espressione che trasmetteva di tutto, ma non dispiacere.
Ignorò entrambi gli sguardi, aumentando il passo e cercando di mostrarsi indifferente. 
-Ciao Abbie… - le sorrise posando il suo vassoio contenente un’insalata, una mela e una bottiglietta d’acqua. Il mangiare alla mensa della scuola era disgustoso, questa era una delle poche cose che aveva imparato bene in questa prima settimana di scuola.
-Domani c’è la festa! E tu devi venire con me, ormai l’hai promesso!- disse la bionda, puntandole la forchetta contro.
-Ma Abbie non ho niente di adatto da indossare.- si lamentò Haley cercando di persuadere l’amica.
-Non c’è problema. Questo pomeriggio usciamo, si va dal parrucchiere e poi shopping al centro commerciale.- le disse ammiccando.
-Ok, va bene. Ora fammi finire questa sottospecie di insalata, sto morendo di fame.- si lamentò Haley, prendendo la forchetta di plastica dal vassoio.
-Cazzo. Porca puttana. Haley!- Abbie cominciò a strattonarla per un braccio, facendole cadere tutta la verdura che era appena riuscita a prendere.
-Cosa c’è?- Haley sbuffò lasciando cadere la forchetta sul piatto.
-Non gridare! Noel Evans sta venendo qui! In questo tavolo!- Abbie disse tutto ad un fiato e con la voce appena udibile, così da non far sentire quasi nulla ad Haley, che la guardava confusa non riuscendo a capire il suo improvviso cambiamento d’umore.
-Chi sta venendo dove?- 
-Ehi Haley.- Abbie sgranò gli occhi mentre Haley si affogava con quel poco di insalata che era riuscita a mangiare.
-Oh… Ciao Noel.- si voltò cercando di apparire il più naturale possibile, mentre cercava ancora di mascherare qualche colpo di tosse.
-Tutto bene?- chiese il ragazzo divertito, osservando la reazione un po’ buffa delle due ragazze.
-Si, uhm… tutto bene. Cosa c’è?- disse Haley frettolosamente, sperando di non essere sembrata troppo scortese.
-Ti ho vista entrare prima, ma non avevo idea di dove ti fossi seduta.- disse Noel accomodandosi al tavolo.
-Oh si, mi stava aspettando Abbie. A proposito, lei è Abbie, Abbie lui è Noel.- 
-Si, ci conosciamo già. Ciao Abbie.- ammiccò.
Abbie non rispose, fece solo un piccolo cenno con la testa e un falso sorriso. 
-Haley, domani sera ci sarà una festa, non so se ne hai sentito parlare… ci sarai?- Noel si rivolse nuovamente ad Haley.
-Io… -
-Si, ci sarà.- rispose Abbie nella speranza che Noel si allontanasse al più presto dal loro tavolo, prima ancora che la mora finisse la frase.
-Ok, allora ci vediamo domani. Ciao Abbie, ciao Haley.- il ragazzo fece un occhiolino a quest’ultima, per poi tornare al suo tavolo.
-Abbie! Perché l’hai fatto?- le chiese Haley guardandola di sottecchi.
-Perché tanto è vero che ci sarai!- 
-Non ti sei chiesta se mi andava che lui lo sapesse?- 
-Perché non dovresti?- le chiese rivolgendole uno sguardo di sfida.
-Come mai conoscevi già Noel?- Haley ricambiò lo sguardo.
-Rispondi prima tu.- 
-Non lo so, non ho niente contro di lui. Avrei solo preferito che non lo sapesse. Ora tu.-
-Lo conoscono tutti.- rispose semplicemente Abbie.
Haley non chiese altre spiegazioni quando vide il viso di Abbie farsi più cupo.
Fece finta di nulla e tornò a mangiare quell’insalata.
-Haley…- 
-Cosa c’è adesso?- 
-Perché Ashton Irwin sta venendo verso di noi con uno sguardo furioso?- la voce di Abbie questa volta era seria e notando gli occhi sgranati dell’amica, cominciò a preoccuparsi.
-Bennet.- 


_________Spazio autrice_______

Ragazze, perdonatemi. 
Sono in ritardo lo so, ma non riuscivo più a continuare il capitolo. Avevo un blocco, a volte mi capita ed è orribile. 
Mi scuso e spero davvero che non accada più. 
Ora passiamo al capitolo.
Ho appena finito di scriverlo e spero vi piaccia.
Mi scuso in anticipo nel caso ci saranno degli errori di distrazione.
Vi chiedo solo di farmi sapere cosa ne pensate, perché il vostro parere per me è molto importante, lo sapete. 
Ringrazio le 10 meraviglie che hanno recensito il capitolo precedente, siete stupende e spero di risentirvi in questo. ♥
Per quanto riguarda Noel, ho scelto un presta volto anche per lui. È Tristan Evans, dei The Vamps. *^* 
Vi lascio una foto sotto c: 
Ok, ora mi dileguo. 
Fatevi sentire, ditemi il vostro parere. Accetto anche critiche costruttive, ovviamente scritte in maniera gentile e garbata. 
Baci,
Giada ♥

Noel. 

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Capitolo 8
*** Friendships and dangers. ***


Friendships and dangers

Haley rimase incantata ad osservare quella meraviglia, quando sentì dei passi e un calpestare di foglie.
Guardò a destra e a sinistra, ma non vide nessuno. Non fece in tempo a girarsi a guardare dietro di sé, che sentì una mano poggiarsi con forza sul suo fianco e una mano che le tappava la bocca.
-Non gridare, Bennet. Ti sono mancato?- 
Haley cercò di urlare, ma quella mano che premeva sulle sue labbra rendeva tutto impossibile. Sentì la presa aumentare e capì di doverla smettere di dimenarsi o avrebbe peggiorato la situazione.
-Brava, vedo che hai capito da sola. Io ora ti lascio, ma tu stai buona o sono guai.- 
Haley annuì e la presa su di lei andò a diminuire sempre di più, fino a scomparire del tutto. Si girò lentamente e quando lo vide, ogni suo sospetto fu confermato.
-Ashton.- 
-Esatto, indovinato. Hai sentito la mia mancanza oggi?- Ashton prese ad avvicinarsi sempre di più, mentre lei cercava di mantenere la distanza indietreggiando.
-Perché scappi? Hai paura?- ecco di nuovo quel ghigno sul suo volto. Una di quelle cose che Haley non avrebbe più dimenticato. 
-N-no. Non ho paura di te.- non pensava di poterci riuscire eppure l’aveva detto. Cercava di essere convincibile, anche se sembrava che stesse cercando di convincere più se stessa che il ragazzo.
Un leggero venticello cominciò a soffiare tra gli alberi, spostando dal viso della ragazza i ciuffi di capelli che le coprivano gli occhi, facendole avere così una perfetta visuale del biondo.
Aveva i capelli biondo scuro tirati su da un pezzo di stoffa rosso, una maglia bianca, una camicia a quadri blu e un paio di pantaloni neri stretti.
Chiunque lo vedrebbe, se non lo conoscesse potrebbe pensare a un comune ragazzo australiano. Ma no, non lo è. Haley ne aveva avuto la dimostrazione. Dietro quegli occhi verdi si celavano tante cose: odio, violenza, segreti…
-Io invece dico che hai paura. E fai bene ad averne, Bennet.- il tono che usò fece sembrare quella frase una minaccia, o forse lo era. 
La ragazza indietreggiò ancora, fino a quando sbatté la schiena contro il tronco di un albero, lasciandola senza una via di fuga.
Ashton aumentò il passo, mantenendo un’andatura tranquilla, fermandosi poi di fronte al corpo tremante della ragazza.
Poggiò la mano destra sul tronco, al lato del viso di Haley, mentre con l’altra mano faceva su e giù per il braccio di lei.
-Perché ce l’hai con me? Cosa diavolo ti ho fatto!?- sbottò la ragazza senza però alzare il tono di voce.
-Tu hai visto già troppo.- disse semplicemente lui, per poi dare inizio a un silenzio tombale.
Rimasero a guardarsi negli occhi, mentre rabbia, rancore, tristezza e odio venivano trasmessi attraverso quei sguardi scambiati tra i due.
-Haley! Haley sei qui?!- una voce gridava il nome della ragazza.
Haley stava per rispondere, ma Ashton le tappò prontamente la bocca.
-Haley!- la voce era sempre più vicina e la ragazza capì a chi apparteneva.
-Josh.- morse la mano al ragazzo che la allontanò imprecando e  lei riuscì a parlare. Ashton  sentì il nome appena pronunciato da lei e sgranò gli occhi. Cercò di non far capire ad Haley che si trovava nei guai, lei non doveva sapere altro.
-Ci vediamo presto, Bennet.- le soffiò nell’orecchio per poi dargli le spalle e scomparire tra il verde di quel piccolo bosco. 
E fu nell’istante che Haley vide la figura del ragazzo che gli dava le spalle, le vennero vari flashback degli avvenimenti di quel primo giorno di scuola.
Era lui quel ragazzo?
Ashton sapeva che lei lo aveva visto?
Era a questo che si riferiva con quel ‘Tu hai visto già troppo’ ? 
-Haley! Finalmente! Perché non rispondevi?- si riprese dal suo stato di trance e vide Josh che la guardava preoccupato e con la fronte leggermente perlata dal sudore nonostante non facesse per niente caldo.
- I-io.. Io.. Scusa non sentivo. Ero presa ad osservare… - la voce cominciò a mancarle e per evitare di far capire che qualcosa non andava a Josh, indicò la cascata dietro di lei con un gesto fugace della mano.
- Mi hai fatto prendere un accidenti.- Josh poggiò le mani sulle ginocchia e cerco di far tornare il respiro ad un ritmo normale. -Ok, ci sono. Andiamo dai.- 
Presero a camminare in silenzio, percorrendo la stessa strada che Haley aveva percorso da sola.
Era ancora scossa, spaventata e confusa.
Non capiva, o meglio non riusciva a capire bene quel ragazzo.
Probabilmente era arrabbiato con lei perché l’aveva visto quella mattina, ma il suo comportamento era indecente. Era solo una rissa. O forse no, forse c’era qualcosa di più grande di una semplice rissa tra ragazzi? 
-Haley, ci sei? - Josh le sventolava la mano davanti al viso, facendola riprendere dai suoi pensieri. 
- Oddio, oggi sono… sono completamente sbadata. Scusami. Dicevi?- Haley prestò tutta la sua attenzione al ragazzo che le camminava a fianco e solo in quel momento notò che indossava la tenuta di polizia.
Le ricordò suo padre. Anche lui era un poliziotto. 
-Ti avevo chiesto se avevi da fare oggi pomeriggio.- 
- Uhm… dovrei uscire con quella ragazza, Abbie.- disse Haley facendo spallucce.
- Mi sembra una buona idea.- il tempo che Josh finisse la frase e una pioggia a dir poco violenta si scatenò su Hornsby.
Si guardarono e come se si fossero letti nel pensiero, cominciarono a ridere e a correre per raggiungere al più presto la macchina.
-Come non detto, dovrò rinunciare all’uscita.- disse Haley cercando di asciugarsi come poteva il viso, non appena riuscirono a ripararsi nel veicolo.
- No dai, invitala a casa. Per me non c’è nessun problema. Così magari studiate anche insieme.- 
-Sicuro non ti crei nessun disturbo?- gli chiese Haley.
-No, davvero.- 
-Grazie Josh.-
-Sai Haley, dovresti smetterla di ringraziarmi per ogni cosa.- le disse Josh, mentre metteva in moto la Range Rover.
Haley sorrise, senza rispondere. Sapeva che non l’avrebbe fatto, le veniva spontaneo ringraziarlo. 


-Accidenti Ashton, rispondi!- Calum lanciò il cellulare sul letto, quando vide che l’amico non rispondeva alla sua ennesima chiamata.
L’aveva sentito solamente il mattino, quando Ashton lo chiamò per avvisarlo della sua assenza e che sarebbe dovuto andare a sbrigare un affare.
Calum sapeva bene quali erano gli ‘affari’ dell’amico e il fatto che ora non rispondesse al telefono non lo assicurava affatto. 
Si butto a peso morto sul letto con la testa tra le mani, mentre cercava di pensare a dove sarebbe potuto essere.


-Haley suonano alla porta!- urlò Josh dal suo studio.
-Arrivo!- Haley scese di corsa le scale e si catapultò sulla porta.
-Eccomi! Visto non mi sono persa!- disse Abbie mostrando un sorriso a trentadue denti che fece ridere la mora.
-Menomale. Ma non sei venuta a piedi vero? C’è un tempo orrendo fuori.- si accomodarono entrambe nel piccolo ma accogliente salotto.
-No, mi ha dato uno strappo una mia amica. Bella casa comunque. - disse sorridendo la bionda, guardandosi in giro.
-Grazie. Beh io ho avuto la fortuna di trasferirmi qui da tre giorni, quindi… - Haley rimase sul vago, cercando di risultare gentile ma senza specificare altro di lei, infondo non era ancora fondamentale che sapesse tutto. 
- Haley io esco. Se avete bisogno chiamami.- Josh scese le scale con ancora il torso nudo e una maglietta tra le mani.
- Oh. Mio. Dio. Ma con chi cazzo vivi? Un Dio greco?- Abbie strinse il braccio della mora, che non riuscì a trattenere una risata nel vedere Abbie guardare Josh con gli occhi a cuoricino e la bava alla bocca.
- Ok, io vado. Buona serata ragazze.- disse Josh ridendo, per poi dare un bacio sulla fronte ad Haley e chiudersi la porta alle spalle.
- E a me il bacino no? - disse Abbie con il broncio, causando così un’altra risata da parte di Haley.
- Abbie! Ha undici anni in più di te!- 
- E quindi? Mai sentito parlare del detto ‘L’amore non ha età’ ?- 
-Andiamo a studiare, và.- Haley tirò la mica per il braccio, mentre ancora cercava di asciugare le lacrime che le uscivano dagli occhi per le battute dell’amica.
Presero l’occorrente e si sistemarono nel salotto sul divano davanti al camino accesso che rendeva più calda l’atmosfera.
Passarono tutto il pomeriggio tra battute, risate e confidenze. 
Haley si trovava bene, era riuscita per fino a dimenticarsi di quell’Ashton.

-Quindi sei amica con Hood?- le chiese improvvisamente Abbie, chiudendo il quaderno di matematica e posandolo da parte.
-Dici Calum? Beh, te l’ho già detto. Non siamo proprio amici, ci conosciamo appena. Ma è gentile, un tipo simpatico.- rispose sincera Haley.
-Simpatico, eh?- la bionda assunse un tono malizioso ricevendo subito un borsellino in pieno viso da Haley.
-Abbie!-
-Ok ok, scherzavo. Ma perché sei già fidanzata?- le chiese Abbie quando si riprese dalle risate.
- Io… no.- Haley sorrise malinconica. Andrew, quanto le mancava. -E tu invece?-
-No, nemmeno io. Sono uno spirito libero. Niente impegni, solo divertimento!- sfoderò un sorriso da predatrice facendo svolazzare le sue punte azzurre un po’ a destra e un po’ a sinistra.
-Capisco. Una festaiola, quindi.- le sorrise Haley.
-Decisamente. Amo le feste. A proposito, questo sabato Lucas, il capitano della squadra di football, darà una festa nella sua enorme villa. E noi andremo.- le disse ammiccando.
-Perfetto.- sorrise Haley in un primo momento, ma quando recepì in pieno le parole dell’amica, sgranò gli occhi -Cosa? Noi? E quando è stato deciso? Io non ci vengo, assolutamente.- 
-E invece si. Sei nuova, devi farti nuove amicizie. E magari farai colpo su qualcuno.- eccola che ritornava con quel tono malizioso. Possibile che pensasse solo a quello?
-Abbie no davvero, non…-
-Dai Haley ti prego, fallo per me.- la bionda imbronciò il labbro e unì le mani pregandola.
-Eh va bene, ora piantala di fare quella faccia o non riesco a prenderti seriamente.- disse Haley per poi ridere con l’amica.
Continuarono i loro compiti in silenzio, quando un tuono fece spaventare entrambe. 
Haley si affrettò a chiudere la finestra che dava sulla cucina non appena la sentì sbattere, convinta del fatto che Josh l’avesse dimenticata aperta.
-Abbie ti va una tazza di cioccolata calda?- le urlò dalla cucina, ricevendo un si come risposta.
Mise il pentolino sul fuoco e proprio mentre aprì il mobiletto per prendere due tazze, sentì suonare alla porta.
Si chiese chi potesse essere e all’iniziò si incupì, ma poi pensò che con quel tempo poteva essere solamente Josh che rincasava prima.
-Abbie, apri tu per favore!- 

Abbie si alzò dal divano, facendo attenzione a non far cadere i libri. Corse alla porta e senza neanche chiedere chi fosse l’aprì.
-Ehm… Sono Calum, c’è Haley?-
Si ritrovò davanti il moro di cui parlavano poco prima con Haley e si morse il labbro per non ridere.
-Haley credo che tu debba venire qui!- urlò Abbie cercando ancora di trattenere una risata.
-Allora chi è?- Haley arrivò saltellando all’entrata ma rimase con una gamba sollevata quando vide Abbie in compagnia di Calum. L’amica non riuscì più a trattenere quella risata vedendo la faccia quasi sconvolta di Haley.
-Calum?- 
-Ciao Haley!- la salutò imbarazzato. In quel momento Haley si accorse del fatto che fosse letteralmente zuppato.
-Scusami, vieni entra.- 
I due si fissavano imbarazzati, mentre Abbie aspettava che si decidessero a parlare. 
-Ok, io credo che debba andare. Grazie per il bellissimo pomeriggio Haley, ci vediamo domani a scuola. E ricordati che mi hai promesso che verrai alla festa.- Abbie raccolse la sua borsa e dopo aver recuperato i suoi quaderni, si avvicino a Calum -Comunque piacere, io sono Abbie.- strinse la mano al ragazzo e dopo aver dato un bacio veloce ad Haley sulla guancia si catapultò sulla porta.
-Abbie ferma! Dove vai? La cioccolata calda.. -
-Haley prendila con Calum la cioccolata- le disse Abbie ammiccando e facendo ridere Calum, mentre Haley la guardava con uno sguardo che di dolce non aveva nulla. -Ops, scappo. Salutami Josh quando torna- le disse la bionda scappando poi via.
-Scusa è una tipa… - Haley era in imbarazzo per la situazione in cui l’amica l’aveva cacciata.
-Tranquilla, la conosco. Cioè ne ho sentito parlare… a scuola si parla molto di lei. Ma nonostante tutto è simpatica dai.- 
-Nonostante tutto?- chiese Haley confusa.
-Si, insomma… girano delle voci su di lei, ecco…- Calum non sapeva cosa dire, non voleva assolutamente sembrare sgarbato specificando quali voci giravano.
-Va bene ok, non m’importa. La gente è capace di dire di tutto e di più.- disse Haley sorridendo -Ah, ehm… non per sembrare scortese ma, come mai sei venuto?-
-Ah si, ecco… volevo sapere come stavi.- disse Calum facendo spallucce. Certo in parte era vero, ma forse sarebbe stato meglio non dirle che aveva pensato che il suo amico fosse andato proprio a casa sua per farle qualcosa.
-Sicuro solo per questo? Beh mi fa piacere ma, Calum cos’altro volevi dirmi?- 
-Ecco… dobbiamo parlare Haley.- disse il ragazzo diventando improvvisamente serio.
-Di?- 
-Ashton.- 


________Spazio autrice_____________________

Ciao a tutte♥
Come sempre spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, quindi fatemelo sapere. 
Questa volta ci ho messo un po’ più del solito forse, ma non sapevo bene cosa far succedere nel capitolo quindi scusatemi e ovviamente spero che non vi abbia annoiato.
Mi scuso anche per eventuali errori nel testo, possono essermene scappati alcuni. C:
Volevo ringraziare le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e anche chi ha messo la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite. Thanks. ♥
Poi, un’ ultima cosa… come nello scorso capitolo, volevo chiedervi di passare da questa ragazza se volete e leggere le sue storie: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1911987
Qualcuna di voi c’è su Wattpad? Spero di si. Perché volevo chiedervi anche di passare a leggere la storia di una mia carissima amica (Ciao Pimpa♥). 
Ve lo assicuro, scrive da Dio. Molte di voi probabilmente leggono anche la sua ff qui su EFP, si chiama Fears in my eyes di My_Heroes, ecco passate a leggere anche la sua storia su Wattpad. Perché è fantastica. *^*
Vi lascio l’indirizzo:
Learning Lessons.
Ok, ora evaporo. 
Sotto vi lascio una foto di Abbie e una di Andrew (l’ex ragazzo di Haley)
Spero di sentirvi in molte per questo capitolo♥
Baci,
Giada

Abbie.


Andrew. 


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Capitolo 9
*** Bad memories and new threats. ***



Bad memories and new threats.

-Bennet.-  quella voce. Non le era mancata per niente.
Haley si irrigidì, il suo respiro divenne pesante e la tensione in quel tavolo era così tesa che chiunque se ne sarebbe accorto. Non voleva girarsi, non le andava proprio a genio di incontrare quei due occhi verdi, sapendo che ci avrebbe trovato solo rabbia e odio. 
Le due amiche si scambiarono uno sguardo.
Le iridi grigie di Abbie fisse in quelle azzurre di Haley.
Rimasero così, a fissarsi. 
Abbie cercava di capire cosa avrebbe potuto fare per aiutare l’amica, il tono di voce di Ashton era piuttosto chiaro e si poteva benissimo capire che era arrabbiato con Haley. 
-Tranquilla.- le mimò Haley cercando di tranquillizzare l’amica, che annuì. 
-Bennet, sei sorda?- il biondo sbatté violentemente le mani sul tavolo azzurro, facendo sobbalzare entrambe le ragazze. 
Haley chiuse gli occhi e fece un lungo sospiro. 
Aveva paura di quel ragazzo, ma era stanca di farsi trattare così quando non aveva nessuna colpa. Ne aveva davvero abbastanza. 
Si girò di scatto, cercando di reggere lo sguardo di fuoco che il biondo gli stava lanciando. 
-Cosa vuoi!?- 
-Devi smetterla. Stai giocando con il fuoco, Bennet. Io ti ho avvertita. Stai per caso cercando di farmi arrabbiare? Perché ci stai riuscendo.- il tono di voce del ragazzo non era alto, aveva pronunciato quelle parole taglienti in un sussurro, avvicinando sempre di più il suo viso a quello della ragazza, che cercava di dimostrarsi forte.
-Io non sto facendo niente. Credo che tu abbia qualche problema.- la ragazza si alzò di scatto ritrovandosi di fronte a lui. Strinse le mani in due pugni,cercando di controllare la rabbia. Sapeva che questo suo comportamento avrebbe portato delle conseguenze, ma adesso non le importava. Non voleva continuare a farsi sottomettere così.
-Te lo ripeto: stai attenta, Bennet.- il ragazzo la strinse tra il suo corpo e il tavolo, senza distogliere nemmeno per un attimo lo sguardo dagli occhi di lei.
Rimase a fissarla ancora, per poi lanciare uno sguardo di fuoco anche a Abbie e uscire dalla sala della mensa. 

Tutti la stavano guardando, anche Calum.
Chiuse gli occhi, cercando ancora una volta di controllare quell’ondata di emozioni che la colpiva ogni qualvolta che aveva un incontro con quel ragazzo.
Si ricompose e come se nulla fosse, dopo essersi passata le dita tra i capelli spostandoli verso dietro, tornò a sedersi.
Nella sala era tornato a regnare il vocio di tutti i presenti, mentre nel tavolo delle due ragazze regnava assoluto silenzio.
Haley sapeva che l’amica la stava guardando, in attesa di spiegazioni, ma non alzò lo sguardo. 
Prese nuovamente la forchetta di plastica, cominciando a scartare con malavoglia la verdura dentro al piatto.
-Haley?- eccola. Haley sapeva che quella semplice parola era una richiesta a delle spiegazioni.
-Mm?-
-In che guai ti sei cacciata?- A quel punto Haley alzò lo sguardo. Abbie era seria, mai stata così seria prima di allora.
I lineamenti tesi e le labbra serrate.
-D-di cosa parli?- 
-Haley, tutti sanno che Irwin non è il tipo con cui ‘stringere amicizia’ e di certo il dialogo che avete appena avuto, non è quello che si ha tra normali amici.-
-Abbie, lo so bene.- Haley si arrese, lasciando cadere la forchetta sul vassoio. 
-E allora? Puoi spiegarmi?- il tono di Abbie era basso, ma abbastanza udibile da far sentire il suo tono di voce che pretendeva risposte.
-Io… uhm, devo andare. È tardi.- Haley si alzò velocemente dal tavolo, prendendo distrattamente la borsa. 
-Haley, aspetta!- Abbie si alzò, cercando di tenere il passo dell’amica, ma senza risultati.
-Ci vediamo pomeriggio Abbie!- Haley la salutò con un veloce gesto della mano, per poi velocizzare il passo e uscire di corsa dalla sala.

Non sapeva come comportarsi, l’unica cosa che sapeva per certo era che si sentiva in colpa per come era scappa via dall’amica qualche ora prima. 
Era delusa da se stessa, odiava avere problemi, ma odiava ancora di più scappare da essi. Si era promessa che li avrebbe sempre affrontati, mentre ora si ritrova ad osservare l’amica a qualche metro di distanza e cercare le parole giuste da dire.
Era arrivata persino a pensare di tornarsene a casa e di disdire l’appuntamento, ma proprio quando stava per rivalutare l’ipotesi, l’amica cominciò a sbracciarsi cercando di attirare la sua attenzione.
-Ehi, Abbie.- disse Haley con un debole sorriso.
-Pronta per fare shopping?- rispose l’amica, sfoderando un bellissimo sorriso.
-Si, certo. Abbie volevo scusarmi per come mi sono comportata oggi.- 
-Haley, tranquilla. Parleremo più tardi, abbiamo molto da raccontarci, entrambe.- le sorrise la ragazza, tranquillizzandola. 
Si scambiarono un abbraccio e subito dopo Abbie trascinò, letteralmente, Haley dentro il centro commerciale.

Era forse il decimo, o dodicesimo, negozio da cui uscivano senza nulla in mano. Nessun abbigliamento andava bene per le due amiche, che ora erano stancamente gettate su una panchina.
-Abbie, sto veramente valutando l’ipotesti di starmene a casa domani!- sbuffò Haley spazientita. 
-Cosa?! Assolutamente no. Troveremo qualcosa.- rispose Abbie, scattando in piedi e cominciando a guardarsi intorno, mentre il suo vestitino jeans svolazzava a ogni suo movimento.
-Posso sapere cosa stai facendo?- chiese Haley perplessa, mentre osservava l’amica che faceva più giri su se stessa, borbottando a ogni negozio che fissava.
-Ecco! Trovato, andiamo!- un sorriso a trentadue denti tornò a splendere sul sorriso di Abbie, mentre tirava per un braccio un Haley annoiata.
-Abbie ci sono almeno centosettanta negozi in questo centro commerciale, hai intenzione di girarli tutti?- sbraitò Haley.
-Forse, se serve si, li gireremo tutti. Ma credo che troveremo gli abiti perfetti lì!- disse Abbie indicando un enorme vetrata, con sopra una semplice ma bella scritta rossa ‘H&M’.

-Troppo colorato.- si lamentò Abbie.
-E menomale che questo sarebbe stato il posto in cui avremmo trovato gli abiti perfetti!- disse Haley, imitando le parole che mezz’ora fa Abbie le aveva detto.
-Smettila, non sei d’aiuto così!- sbuffò Abbie, sbattendo ripetutamente il piede a terra come una bambina capricciosa.
-Io non sono d’aiuto? Ti ho mostrato almeno venti vestiti e nessuno ti andava bene!- disse Haley in preda ad una crisi isterica. Fare shopping non le era mai piaciuto.
-Ok, calmiamoci. Abbiamo ancora tempo. Sono solo tre ore che giriamo per negozi.- disse Abbie calma, facendo si che Haley alzasse gli occhi al cielo. 
Haley stava proprio per rispondere all’amica, quando un vestito attirò la sua attenzione.
-Abbie! Vieni qui. Adesso.-
Abbie lasciò perdere i vestiti che stava osservando con una faccia indignata e schifata, catapultandosi di fronte ad Haley che ora le mostrava con un sorriso a trentadue denti un abito nero a fascia, con un corpetto trapuntato e una gonna in chiffon foderata in jersey lucido. Gli occhi di Abbie si illuminarono, mentre fissava meravigliata il vestito.
Le piaceva davvero tanto.
-Ma… è bellissimo, Haley!- 
-Su, cosa aspetti, provalo!- Haley le passò il vestito, spingendola, letteralmente, dentro al camerino bianco. 
Haley si sedette nel divanetto nero in pelle e si osservava intorno, aspettando che l’amica uscisse dal camerino.
-Abbie, tutto bene?- 
-Si, sto uscendo!- appena Abbie finì di parlare, la tenda in velluto rosso si spostò, mostrando un Abbie sorridente fasciata meravigliosamente da quell’abito.
-Ti sta benissimo Abbie!- disse sinceramente Haley, guardando contenta l’espressione felice dell’amica.
-Lo prendo, assolutamente! Ora tocca a te, dobbiamo trovare qualcosa per te!- il tono di voce di Abbie, risultò ad Haley più come una minaccia in quel momento.

Dopo una trentina di minuti, Haley uscì dal camerino bianco con l’ennesimo paio di jeans. 
-No, non ci siamo.- Abbie scosse la testa, bocciando anche quest’ultimo paio di jeans.
-Abbie è il settimo paio di jeans che non ti piace! Sono esausta, davvero.- disse Haley buttandosi senza forze, sul divanetto di pelle nera. 
-Se solo ti decidessi a mettere un misero vestito!- 
-No, Abbie. Non mi va di indossare un vestito domani!- sbuffò ancora Haley.
-Aspettami qui. Questa volta vado a sceglierti io qualcosa!- 
Haley annuì distrattamente, mentre fissava la parete bianca di fronte a lei. 
Improvvisamente, senza un motivo preciso, cominciò a pensar ai due ragazzi biondi.
Ashton e Noel. 
Nessuno dei due ragazzi le piaceva, non la convincevano e le trasmettevano entrambi un sacco di spiacevoli sensazioni.
Ashton le aveva dato un valido motivo per provare queste sensazioni, ma non Noel. Eppure lei sentiva di dover stare alla larga, sapeva che nemmeno lui fosse un ragazzo di cui fidarsi. 
Non capiva il perché, ma il suo corpo le diceva di stare alla larga da entrambi i ragazzi.
-Prova questi!- Abbie la scosse dai suoi pensieri, lanciandole un paio di shorts e un top.
Haley cominciò a guardarla perplessa. 
-Non guardarmi in quel modo, vai subito a provarlo!- le impose Abbie, guardandola con aria minacciosa.
-Ma… -
-Haley, ora!- urlò la bionda indicando il camerino.
La mora si alzò, lasciando andare l’ennesimo lamento del pomeriggio, chiudendosi dentro il camerino.
Osservò meglio gli abiti che Abbie aveva scelto per lei e dovette ammettere che erano proprio carini, ma aveva qualche dubbio che le sarebbero piaciuti su di lei.
Mise gli shorts Denim neri a vita alta e con dei bottoni a vista davanti. Poi prese il top turchese chiaro corto e aderente in jersey, a maniche corte, che le lasciava scoperto l’ombellico.
Rimase a fissarsi allo specchio e l’abbinamento le piaceva, ma non ne era proprio convinta. 
-Haley, se non esci di lì tra cinque secondi vengo a prenderti dai capelli!- Abbie urlò appena, giusto per farsi sentire da Haley che usci sbuffando sonoramente dal piccolo stanzino bianco.
-Sei perfetta!- disse la bionda battendo le mani.
-Abbie, veramente non so se… - 
-Haley, dico davvero. Sei perfetta. Semplice, ma perfetta. Ti stanno benissimo. Prendili!- Abbie le si avvicinò e le sorrise, convincendola a comprare quei vestiti.

Le due ragazze uscirono, finalmente, soddisfatte dal negozio con le loro buste. 
-Pensavo non ce l’avremmo più fatta.- rise Haley, ora più tranquilla.
-Sempre la solita pessimista.- disse con aria superiore Abbie, per poi ridere insieme.
Sembrava che le due ragazze si fossero dimenticate dei piccoli inconvenienti accaduti qualche ora prima, ma non era così.
Entrambe ricordavano tutto e entrambe sapeva già di dare delle spiegazioni l’una all’altra.
-Ora, cosa si fa?- chiese Haley guardando il suo cellulare per controllare, inutilmente, se qualcuno l’avesse cercata.
-Andiamo a farci belle- le disse ammiccando e portandola al terzo piano del centro commerciale. 
Era la prima volta che Haley ci andava, ma poteva dire di averne avuto già abbastanza. 
L’edificio era enorme, con almeno centosettanta negozi all’interno, tra cui negozi di abbigliamento, profumeria e a quanto pare, anche saloni di bellezza.
-Sappi che non farò niente ai miei capelli!- la avvisò Haley mentre entravano nel salone.
-Niente di niente? Non vuoi cambiare? Tipo fare un colore o qualcosa di simile?- le fece labbruccio Abbie.
-Non so, non ci ho mai pensato.- Haley fece spallucce.
-Potresti fare una tinta che ti faccia da riflettente.- disse Abbie felice.
-Sarebbe?- Haley rise, guardando la faccia scioccata dell’amica. Non aveva mai avuto niente a che fare con tinte, o robe simili. Non aveva la minima idea di cosa stesse parlando Abbie.
-Una specie di tinta, cioè il tuo colore rimane lo stesso solo che avrai dei riflessi diversi… magari rossi?- disse con un sorriso sul volto, sperando di convincere l’amica.
-Rossi? Credi stiano bene?- le chiese Haley perplessa.
-Si, vuoi provare?-
-Proviamo.- disse Haley ricambiando il sorriso dell’amica e battendole il cinque.

-Sono davvero esausta, mi hai distrutta oggi!- si lamentò esausta Haley mentre si buttava goffamente sulla sedia del bar.
-Esagerata! Si vede che non sei abituata a fare un po’ di salutare shopping!- la derise Abbie.
-Un po’? salutare? Abbie sono almeno sei ore che siamo fuori e direi che questo pomeriggio è stato tutto meno che salutare!- le disse Haley facendola ridere, per poi seguirla a ruota mentre alzava gli occhi al cielo.
-Smettila di lamentarti, e ordiniamo questo gelato!- 
Le ragazze mangiarono il loro gelato tra risate e battute, stanche ma felici del pomeriggio passato insieme.
Haley guardò la ragazza, ora completamente bionda platino, di fronte a lei e pensò che era un sacco di tempo che non passasse un pomeriggio così spensierato.
Oltre quel piccolo momenti in cui si era ritrovata a pensare a quei due ragazzi, non aveva pensato ad altro se non a cercare dei vestiti o al suo nuovo colore di capelli.
-Grazie… - disse Haley, senza pensarci su.
-Per cosa?- le chiese Abbie, interrompendosi dal fare commenti sul cameriere carino che le aveva servite poco fa.
-Per questo pomeriggio, mi sono divertita.- disse Haley facendo spallucce, come se per lei la cosa avesse poco peso, ma non era affatto così.
-Senti Haley… vorrei parlarti di una cosa che oggi non ti ho detto.- disse improvvisamente Abbie, diventando seria.
-Si, dimmi.- 
-Però, promettimi che non prenderai e te ne andrai. Cioè ascolta tutta la storia e se dopo non vorrai più stare in mia compagnia lo capirò, ma prima ascolta tutto, ok?!- gli occhi di Abbie divennero lucidi e istintivamente Haley le strinse una mano, come per infonderle sicurezza o fiducia.
-Abbie, stai tranquilla.-
-Allora… hai presente Noel? Si, certo che ce l’hai presente. Va beh, io e lui ci conosciamo da molto tempo. Dal primo anno, insomma. Il primo anno entrambi eravamo amici, ma nessuno dei due era popolare ovviamente. All’inizio stavamo sempre insieme, ma poi con il passare del tempo abbiamo cominciato a fare amicizie diverse, a prendere altre strade. Lui si è inserito tra uno dei gruppetti popolari e venerati della scuola, mentre io… beh, io ero rimasta sempre io. Al secondo anno, dopo un anno di completo silenzio tra me e Noel, una mattina si è avvicinato con il suo gruppetto invitandomi ad una festa. Io pensai che fosse perché voleva riavvicinarsi, che magari gli mancavo. Come lui mancava a me. Così quel sabato sera andai a quella festa.
Ti risparmio i dettagli e arrivo al punto: quella sera persi la verginità con uno del gruppo di Noel, James.
Fin qui penserai che non c’è molto di strano, ma quella sera tutto quello che successe non fu per volontà mia. Noel e il suo gruppo mi fecero ubriacare fino allo sfinimento e quando non mi reggevo neanche più in piedi da sola, beh.. Mi hanno… - un singhiozzo ruppe il discorso di Abbie. Haley non sapeva cosa dire, era scioccata. Estremamente dispiaciuta per Abbie e schifata da morire per quei ragazzi, Noel compreso. 
-Abbie, non devi per forza continuare.- 
-No, voglio raccontarti tutto.- Abbie bevve un sorso d’acqua dal suo bicchiere, per poi continuare. -Mi hanno portato in una stanza e mentre James si divertiva con me, gli altri stavano lì a guardare e ridere. Anche Noel. Dopo quella sera, si diffuse per la scuola la voce che io fossi andata a letto con James di mia spontanea volontà e che poi fossi andata anche con il resto del gruppo, ma ovviamente nessuno seppe la verità. Chi poteva credere a me e non a loro? Nessuno ovviamente. Da quel giorno tutti cominciarono a pensare che fossi una facile. Per il primo periodo mi disperavo, non volevo più andare a scuola e speravo con tutto il cuore che qualcuno scoprisse la verità. Ma non successe, ma comunque superai la cosa. Ovviamente ti sembrerà strano, ma sono diventata forte. L’ho fatta pagare a James con le mie stesse mani e adesso sembra che tutti si siano dimenticati di tutto. Certo, c’è chi mi reputa ancora una facile, ma non m’importa. 
Adesso sono felice, mi diverto e so difendermi. Tranne con Noel, lui è ancora il mio punto debole.- finisce il suo racconto con lo sguardo perso e un sorriso malinconico si fa spazio sul suo viso.
-Abbie, mi dispiace davvero tanto. Non pensavo che… -
-Haley, non importa. Sono stata io a volerlo raccontare, mi fido di te.- disse Abbie, per poi sorriderle sinceramente.
In quel momento Haley si sentì ancora di più in colpa per non averle detto niente su Ashton. Abbie le aveva confidato quello che per lei era stato uno dei periodi più brutti della sua vita probabilmente, il minimo che potesse fare era raccontagli di Ashton.
-Vuoi ancora sapere cosa c’entro con Ashton?- le chiese Haley preparandosi a raccontarle tutto. 
-No.- disse Abbie.
-Cosa? No?- Haley era confusa, si aspettava tutt’altra risposta dall’amica.
-Haley, no. Solo… tutti sanno che tipo è Irwin e oggi era visibilmente arrabbiato con te. Non so perché, ma ti prego stai attenta. Qualsiasi cosa, vieni da me. O magari a Josh, sarebbe meglio ancora. Lui è un poliziotto, potrebbe essere più utile. Irwin è pericoloso! Ha già fatto del male in passato, Haley.- le disse Abbie a bassa voce, come se avesse paura che lo stesso Ashton avrebbe potuto sentirle.



-Te l’avevo detto io, Calum! Ma tu no, non mi dai mai ascolto! Nessuno mi da mai ascolto!- Ashton diede un altro calcio alla scrivania ad angolo, nella camera di Calum.
-La smetterai mai di fare irruzione così nella mia camera? O è chiedere troppo!?- sbottò Calum raccogliendo quello che l’amico rompeva.
-Sai cosa ho visto oggi? Lo vuoi sapere?- gli chiese Ashton con il viso ormai rosso dalla rabbia. Chiunque si sarebbe intimorito nel vederlo così, ma non Calum.
-Si tratta di Haley, vero?- chiese Calum con un tono tra il dispiaciuto e arrabbiato.
Era davvero dispiaciuto per la ragazza e la situazione in cui si era cacciata senza volerlo, ma era arrabbiato sia con lei che con Ashton.
Aveva chiesto a lei di stare lontano da qualsiasi cosa che la potesse cacciare ancora di più nei guai, ma il giorno dopo si fa vedere in giro con il peggior, o uno dei tanti, nemici di Ashton.
Mentre lui sembra proprio che vada a caccia di Haley.
-Era al centro commerciale, con Abbie Lorence.-
-Non vedo quale sia il problema!- gli disse seccato Calum, gettandosi sul letto, mentre ripetutamente si passava le mani sul viso.
-Ho sentito tutto, o quasi tutto, quello che si dicevano!- 
-Spero tu stia scherzando. A volte penso che tu stia diventando ossessionato da questa ragazza Ashton…- Calum rise, cercando di mascherare la verità in quelle parole.
-Io… non sono ossessionato. Sento solo il bisogno di tenerla d’occhio, solo per il semplice fatto che non posso rischiare che parli. Ed è proprio questo che farò.- 
Calum si mise a sedere, fissando l’amico nella speranza di capire cosa gli passasse per la testa.
-Ashton cosa hai sentito esattamente?- 
- All’inizio parlavano di Noel, a quanto pare ha fatto qualcosa a Lorence, non ho ben capito cosa ma credo confermi il fatto che sia un coglione.- le mani di Ashton si strinsero in due pungi, così forte da far diventare le nocche bianche. Calum si accorse del cambiamento dell’amico e cerco di farlo ritornare in sé.
-E di te? Cosa dicevano?- 
-Non sono riuscito a sentire proprio tutto, ma ho sentito quello che mi bastava.- 
-Cioè? Avanti Ashton smettila di fare il misterioso e parla!- lo riprese Calum, ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
-Ha detto a Bennet di stare attenta e che sono un tipo pericoloso. E di parlare con Josh Bennet.- lo sguardo di Ashton era duro, la rabbia stava tornando a prendere il sopravvento.
-Ashton, calmati. Magari non è come sembra, magari hai frainteso.- 
-Calum, è tutto chiaro. Devo assicurarmi che lei non dica niente, a nessuno. Ed è quello che farò.- furono le ultime parole di Ashton, prima che uscisse dalla stanza dell’amico, chiudendosi la porta alle spalle.


________Spazio autrice________

Scusatemi. Scusatemi. Scusatemi. ♥
Sono una cacca, scusatemi.
Lo spazio autrice di questi ultimi capitoli, si sta sempre aprendo con me che mi scuso, pft.
No seriamente, non volevo fare passare una settimana o quello che è, ma ho appena finito il capitolo.
Ok sarò breve, spero che il capitolo vi piaccia e non vi annoi.
È venuto decisamente un po’ più lungo rispetto agli altri, spero solo che non vi annoiate a leggerlo.
Qui scopriamo un po’ del passato di Abbie. Ve lo aspettavate?
Beh fatemi sapere un po’ tutto: cosa ne pensate del racconto di Abbie, del pomeriggio delle ragazze passato insieme, di Ashton. Beh di tutto, dai. C’è da commentare questa volta ahahah almeno credo.
Mi scuso per eventuali errori, ma sono di fretta anche questa volta. 
Ovviamente ho riletto, anche se di fretta, probabilmente mi sarà scappato qualche errore.
Vi volevo ringraziare per le recensioni che mi lasciate e anche a chi ha messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite. ♥
Vi adoro.♥
Prima di andare, vorrei chiedervi se vi va di dare un’occhiata nel profilo di Elisa_CrazyMofo.
Ok, ora evaporo.
Fatevi sentire, vi aspetto.♥
Baci,
Giada♥

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Capitolo 10
*** The party, Unexpected Events. ***




The party, Unexpected Events.

-Haley, sei pronta?! È arrivata Abbie!- la voce di Josh arrivò chiara ad Haley, facendole sgranare gli occhi.
Pensò che doveva ancora finire di sistemare il trucco che aveva deciso di mettere, mentre correva per la stanza alla ricerca delle sue scarpe. 
Avrebbe dovuto fare presto, o sapeva che l’amica sarebbe salita e sarebbero stati guai.
Trovò le sue fedeli Converse e dopo averle messe corse a finire il trucco.
Sorrise tra sé mentre cercava attentamente di passare una sottile linea nera sull‘occhio destro, pensando al fatto che non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi in una situazione del genere.
Non andava a una festa da tanto tempo e non le erano mai mancate, o almeno era questo che pensava.
Se all’inizio era contraria all’andare a questa festa, adesso ne era felice.
Si sentiva una normale diciassettenne. 
Forse qualcosa stava davvero cambiando. Forse davvero la sua vita stava avendo dei cambiamenti, non riusciva ancora a capire se negativi o positivi, ma Haley sperava di poter iniziare a vivere una vita tranquilla. Una vita felice.
Finì di truccarsi e rimase a guardarsi allo specchio.
Per la prima volta, dopo tanto, le piaceva ciò che vedeva.
Il suo abbigliamento era normale, niente di esagerato ma nemmeno le solite felpe larghe e jeans che si limitava ad indossare per varie ragioni. 
Niente felpe larghe, niente maglioni … e le piaceva.
Non si sentiva a disagio.
-Haley se non scendi vengo a prenderti su io!- la voce inconfondibile dell’amica la fece destare dai suoi pensieri, portandola a guardare l’ora.
Constatò che non aveva molto tempo da dedicare ai capelli, così li liberò dall’elastico che li teneva legati in una coda, lasciandoli cadere lisci sulle spalle, un po’ ondulati a causa della coda.
Prese il telefono e dopo essersi assicurata di non aver lasciato nulla fuori posto, scese dall’amica.

-Finalmente!- un Abbie sorridente l’accolse con un abbraccio appena scese l’ultimo gradino.
Le amiche si osservarono a vicenda e notarono che nessuna delle due era vestita in maniera eccessiva e che nessuna delle due portava un paio di scarpe con i tacchi.
Risero entrambe. 
-Certo che le Converse potevi evitarle. Non so, qualcosa di più elegante?- la prese in giro Abbie.
-Vogliamo parlare dei tuoi anfibi neri?- tagliò corto Haley, tenendo il gioco dell’amica.
-Oh… Haley. Sei bellissima.- disse Josh interrompendo le due amiche.
-Grazie Josh.- lo ringraziò sorridendogli.
-Non mi dispiacerebbe intrattenermi ancora con l’agente Josh sonosexyeloso Bennet, ma credo sia ora di andare.- le sussurrò Abbie all’orecchio, facendola ridere. 
-Scema, andiamo!- disse Abbie spingendola scherzosamente, provocando così le risate di Abbie e anche di Josh.
-Ok, noi andiamo. Ci vediamo più tardi.- Haley si avvicinò a Josh, indecisa su cosa fare, decidendo in fine di salutarlo con un piccolo abbraccio.
-Fai attenzione Haley. Divertiti.- Josh ricambiò la veloce stretta, cercando di non far capire la sua sorpresa per il gesto della ragazza.

-Ma è molto lontana questa casa?- chiese Haley sbuffando, dopo svariati minuti di macchina.
-No, siamo quasi arrivati.- disse Abbie, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
-Abbie non mi avevi detto che avevi la patente e nemmeno una macchina.- 
-Infatti.-
-Cosa? Che significa? Abbie!- la mora sgranò gli occhi, agitandosi sul sedile su cui era comodamente seduta pochi secondi prima.
-Potrebbe significare che la macchina l’ho presa in prestito a mio fratello senza chiederglielo e che io non abbia ancora la patente.- rispose tranquillamente Abbie, come se la cosa non avesse nessuna importanza.
-Tu sei pazza! Fermati, preferisco arrivarci a piedi allora.- 
-Haley piantala, non è la prima volta. Non ho la patente, ma la macchina la so portare. Arriveremo sane e salve alla festa tra un paio di minuti.- il tono di voce di Abbie era divertito, come se rubare la macchina al fratello e guidarla senza patente fosse la cosa più normale.
Haley sbuffò ancora una volta, cercando poi di stare tranquilla nonostante la sua paura. Aveva un brutto ricordo, ma non voleva farsi prendere dal panico. Doveva superare la paura di quell‘incidente. Cercò di ripetere a se stessa che non sarebbe successo ancora, mentre tornava a sedersi comodamente sul sedile. Puntò lo sguardo fuori dal finestrino, cominciando a pensare alla serata e a come si sarebbe potuta svolgere.
Sentì qualcosa vibrare nella tasca dei suoi shorts neri e prese il cellulare.
Era Janelle. 

“Ci stiamo davvero sentendo pochissimo, non so più che combini. Cosa stai facendo? ♥
J.”
 

“Ci siamo sentite due giorni fa, lo so. Scusa ma questi giorni sono abbastanza … diversi. ♥ 
Comunque, sto andando a una festa.
Hal.”

Haley inviò il messaggio, sorridendo tra sé e sé. Sapeva che l’amica non ci avrebbe mai creduto, ma che probabilmente sarebbe stata felice per lei.
Non ci volle molto che sentì il telefono vibrare ancora una volta.

“Non ci credo. Dio Haley, sono così contenta.
Divertiti, mi raccomando. 
Ma ci sarà anche quel biondo, Ashton?
J.”


Il sorriso di Haley scomparve non appena lesse quel nome. Non le era passato per la mente, nemmeno per un attimo, che a quella festa ci sarebbe potuto essere quel ragazzo. Sperava vivamente di no.
Janelle era a conoscenza di tutto, Haley le aveva raccontato ogni minimo particolare e l’amica, ovviamente, le aveva esplicitamente imposto di stare lontana dal biondo. Non le piaceva, anche se non lo conosceva. Ciò che Haley le aveva raccontato, le bastava per pensare che quell’Ashton potesse essere un pericolo per la sua amica.

*Flashback*
-Haley, stai scherzando vero!?- 
-Jane… -
-No, Haley! Quel ragazzo è fuori di testa, avrà qualche rotella fuori posto. Devi stargli lontana. E devi assolutamente dire a Josh tutto.- la voce dell’amica risuonava forte e decisa dall’altra parte del telefono, al contrario di quella di Haley.
-Janelle starò lontana da quel ragazzo, ma non posso dire niente a Josh.- anche Haley era sicura, più o meno, di quello che stava dicendo ma la sua voce non risultava per niente forte e sicura. 
Era seduta sul letto, con le gambe incrociate mentre tracciava disegni a caso su una pagina del suo diario segreto.
Forse raccontare tutta la storia di Ashton a Janelle non era stata una buona idea, pensò che forse avrebbe dovuto evitare di parlargliene almeno per adesso.
Ma non poteva, era l’unica persona che aveva. Era l’unica a cui poteva raccontarle tutto, e così avrebbero continuato a fare.
-Haley, perché no? È chiaramente pericoloso, e anche stupido. Era una rissa, giusto? Perché tu saresti dovuta andare a parlarne in giro!? Non c‘era alcun motivo di prendersela con te.- 
-Janelle, non lo so. Magari c’è qualcosa sotto… - rispose Haley pensierosa.
-Haley… qualsiasi cosa c’è sotto, tu devi stare lontana da lui.- la voce di Janelle era sempre dura, ma adesso era più dolce, faceva risuonare quell’affermazione come una supplica, non come un ordine.
-Va bene Jane, adesso vado a dormire. Ti voglio bene.-
-Stai attenta, Hal. Ti voglio bene.- 


*Fine flashback*

Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto appena la macchina si fermò di fronte ad un cancello nero.
Quest’ultimo si aprì, mostrando un enorme villa bianca.
-E questa tu la chiami casa?!- disse Haley sgranando gli occhi guardando l’amica che sorrideva divertita.
-Beh si… una casa un po’ grande- 
-Un po’ grande!? Se tu per casa un po’ grande intendi un enorme residence, allora si.- 
Il cortile era pieno di macchine, il che significava che la festa era cominciata già da un po’. 
Una volta trovato posto, lasciarono la macchina e si avvicinarono al grande portone marrone in legno.
Abbie allungò il braccio verso il campanello, ma Haley la fermò.
-Che c’è?- le chiese confusa.
-Abbie… prima di entrare volevo chiederti se .. - Haley non fece in tempo a finire la frase che la porta venne aperta mostrando un ragazzo alto, capelli castani e occhi dello stesso colore e tipica corporatura da giocare ti football.
-Buonasera ragazze, entrate e divertitevi!- il ragazzo rivolse uno smagliante sorriso per poi invitarle ad entrare. 
Abbie prese Haley per la mano, trascinandola dentro la grande villa. 
Cominciò a guardarsi intorno, osservando la grande stanza bianca gremita di ragazzi impegnati a ballare sulle note di musica da discoteca, che risuonava forte tra le pareti. 
Il divano bianco di pelle, occupava gran parte della sala, con un piccolo tavolino di vetro di fronte.
Era una stanza bellissima e arredata in maniera accurata. 
Il grande salotto era collegato a quella che doveva essere la cucina, anch’essa piena di persone.
-Allora, cosa ne pensi?- disse Abbie attirando l’attenzione dell’amica.
-E’ … wow.- disse Haley sorridendo e scuotendo la testa divertita. -Chi era il ragazzo che ci ha aperto prima?- 
-Lucas, il proprietario di questa splendida villa nonché capitano della squadra di football della nostra scuola. Comunque, cosa volevi chiedermi prima?- 
-Io… - Haley si guardò intorno, non voleva rovinarsi la serata o preoccuparsi inutilmente. -Niente, andiamo a divertirci.- 
Le due amiche si lanciarono nella pista da ballo improvvisata nella grande sala, cominciando a ballare sulle note di ‘We found love’.

-Vado a prendere qualcosa da bene, vieni?- le urlò Abbie cercando di sovrastare la musica.
-Vai, ti aspetto qui.- 
Abbie si allontanò entrando in cucina, mentre Haley prese posto sul grande divano bianco.
Era occupato per lo più da coppiette e Haley cominciò a pentirsi di essersi seduta li.
-Ti stai divertendo?- una voce la fece sobbalzare, facendole cadere il cellulare, che aveva appena preso, a terra.
Alzò lo sguardo e vide Noel.
Sentì una stretta allo stomaco e cominciò a diventare nervosa. 
-Scusa, non volevo spaventarti.- il ragazzo si abbassò e raccolse il cellulare della ragazza da terra.
-Ehm… no, tranquillo. Ero solo distratta.- Haley cercò di sorridere, prendendo il cellulare che Noel le stava porgendo.
-Sei venuta sola?- le chiese sedendosi di lato a lei.
-No, sono venuta con …- si ricordò tutto quello che Abbie le aveva raccontato e sentì il bisogno di allontanarsi immediatamente da quel ragazzo. Ciò che aveva fatto alla sua amica era terribile, provava rancore nei suoi confronti nonostante personalmente non  le avesse fatto  nulla. -Sono venuta con un’amica. Adesso scusami ma… devo andare in bagno.- lo congedò così, per poi allontanarsi a passo svelto verso la rampa di scale.
Guardò un ultima volta Noel, leggendo sul suo volto uno sguardo duro e un espressione incomprensibile. Evidentemente lo aveva disturbato il modo in cui lo aveva lasciato lì.
Nonostante Haley sentisse di dover stare lontana da lui, non riusciva ancora ad assimilare ciò che le aveva raccontato Abbie. Non riusciva a credere che sarebbe stato capace di una cosa del genere, eppure lo aveva fatto.
Scosse la testa cercando di smetterla di pensare a quelle cose, almeno non quella sera. 
Cominciò a cercare con lo sguardo la sua amica, ma non vide nessuna chioma bionda tra tutti quei ragazzi, né nella cucina. Così decise di salire al piano di sopra, alla ricerca di un bagno.
Si ritrovò davanti tante porte e ancora una volta si ritrovò a chiedersi quanto fosse grande quel posto, era quasi come un labirinto per lei. 
Dopo aver aperto due porte, che scoprì non essere il bagno, trovò quella giusta.
La stanza era quasi la metà della sua camera da letto, con il pavimento beige e le pareti di marmo. 
Si avvicinò al lavandino di ceramica bianca, e sopra fisso sulla parete c’era un grande specchio.
Si diede una sistemata al trucco che le si era sbavato sotto gli occhi, si passò una mano tra i capelli e uscì. 
Cercò di ricordare le scale che aveva percorso prima nella speranza di non perdersi, ma evidentemente scese le scale sbagliate visto che si ritrovò davanti ad un vetro scorrevole, che affacciava alla piscina. 
Pensò di tornare indietro, ma le sembrò un posto tranquillo per stare un po’ sola così uscì sul retro.
Si sedette a bordo piscina, incrociando le gambe.
Il cielo cominciava ad oscurarsi e lei si perse ad osservare ciò che la circondava.
-Non dovresti stare sola soletta.- una voce la fece sobbalzare. -Hai lasciato il tuo ragazzo solo? Qualcuno potrebbe fargli male.- ghignò ancora quella voce.
Haley si girò di scatto e lo vide.
I suoi capelli biondi erano tenuti su da una bandana, questa volta nera. 
Le sue gambe fasciate da Skinny jeans neri e indossava una maglia bianca.
La ragazzi si ritrovò a pensare che per quanto potesse essere stronzo e pericoloso, fosse proprio un bel ragazzo.
Le sue iridi verdi erano più chiare, non scure come le aveva sempre visti.
Haley si diede mentalmente della stupida per aver perso del tempo a pensare cose del genere su di lui e senza perdere altro tempo si alzò, ricordandosi chi davvero aveva davanti.
-Non so di cosa tu stia parlando.- rispose freddamente.
-Non dovresti lasciare solo il tuo caro Noel, ha molti nemici sai. Io credo di essere il primo della lista.- un ghignò si piazzò sul volto del ragazzo e Haley cominciò ad irritarsi.
-Non starei mai con un tipo come Noel, non m’importa nulla. Non m’importa di lui, non m’importa se ha nemici, non m’importa di te. Non m’importava nemmeno per quale fottuto motivo tu lo stavi picchiando quella cazzo di mattina!- Haley si ritrovò ad urlare, per poi sorprendersi da sola per ciò che aveva detto. Ma ormai il guaio era stato fatto.
Il ghignò sul volto di Ashton scomparse, facendo tornare le sue labbra in una linea sottile, come sempre, e gli occhi di un verde scuro. Si avvicinò alla ragazza a passo svelto, fermandosi a due centimetri dal viso di lei.
-Quindi è così. Tu hai visto tutto.- disse duramente il ragazzo e Haley si maledì mentalmente per aver detto troppo.
-Si, ma non capisco. Cosa credi che avrei fatto? Che sarei andata a dirlo in giro?! Era solo una stupida rissa tra due stronzi!- sbottò Haley non sapendo da dove stesse tirando fuori quel coraggio.
-Sta zitta. Non sono affari che ti riguardano e continuerai a stare in silenzio, puoi starne certa.- disse Ashton in tono minaccioso. Avvicinò il suo corpo a quello esile della ragazza, poggiando una mano sul fianco di lei.
-Chiaro?- le sussurrò e Haley sentì dei brividi percorrerle il corpo.
Il coraggio di qualche secondo prima, era completamente sparito. Le tremavano le gambe e cominciò a sentire un nodo in gola. 
Quel ragazzo era capace di farle cambiare umore da un momento all’altro. 
Ashton strinse la presa sul fianco e lei annuì debolmente, incapace di parlare.
-Brava Bennet.- 
Avvicinò il viso a quello della ragazza, cominciando a sfiorare ogni centimetro della sua guancia con il naso. 
Le morse il lobo dell’orecchio facendola sobbalzare e un piccolo gemito di spavento uscì dalle labbra della ragazza, facendo sogghignare il biondo.
-Ci vediamo presto, Bennet.- disse in un sussurro, stringendo un ultima volta il fianco della ragazza per poi rientrare nell’enorme villa e lasciarla lì. 

Dopo essersi ripresa dall’incontro con Ashton, corse dentro l‘edificio.
Aveva bisogno di bere qualcosa.
Riuscì a trovare la cucina, dopo essersi imbattuta in coppiette impegnate a compiere gesti poco casti nei corridoi e dopo aver dovuto spintonare una decina di persone per farsi spazio.
Si avvicinò al bancone centrale, reggendosi con le mani sul freddo marmo nero. 
-Haley, finalmente!- il cuore di Haley cominciò a battere  forte, ma si calmò quando constatò che fosse la voce della sua amica.
-Dove ti sei cacciata? Non eri andata a bere?- le disse Haley senza staccare lo sguardo dal mobile di legno giallastro di fronte a lei. 
-Ho incontrato un amico e ci siamo messi parlare. Haley cos’è successo? Stai bene?- le chiese Abbie avvicinandosi all’amica e scostandogli alcune ciocche di capelli.
-Si, scusa… tutto bene. Voglio bere qualcosa.- 
-Tieni questo.- disse Abbie porgendole il suo bicchiere rosso contenente della birra.
Haley lo afferrò, quasi strappandoglielo di mano e cominciò a bere.

Dopo essersi ripresa del tutto e dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo, Haley e Abbie si ritrovarono nuovamente al centro del salotto a ballare insieme agli altri invitati.
Haley si sentiva più leggere, l’alcool aveva fatto effetto.
Non era ubriaca, capiva ancora cosa le succedeva intorno. Era solo un po’ brilla, non era abituata a bere.
Sentì due mani poggiarsi sui suoi fianchi, ma continuò a ballare.
-Sai muoverti bene.- le soffiò qualcuno all’orecchio, mentre i loro corpo si muovevano a ritmo della musica che invadeva l’enorme stanza.
Haley riconobbe quella voce nonostante il volume alto della musica. 
Noel.
Si girò di scatto, ritrovandosi contro il petto del ragazzo che la squadrava con un sorriso.
-Voglio parlarti un attimo.- le disse afferrandola per il polso, per poi trascinarla con sé senza darle il tempo di rispondere.
Haley fece solo in tempo a dare un’ultima occhiata ad Abbie, che la fissava preoccupata.
Le mimò di stare tranquilla. 
Senza nemmeno accorgersene, Noel l’aveva trascinata al piano di sopra, in una stanza illuminata da una luce soffusa, il pavimento coperto dalla moquette e le pareti pieni di quadri.
Al centro della stanza si trovava un grande tavolo da biliardo, con il quale stavano giocando un gruppo di ragazzi, che dopo aver ricevuto una fugace occhiata da Noel lasciarono la stanza.
-Potevamo parlare anche sotto.- disse Haley guardandosi in giro sentendosi in soggezione, nel tentativo di non incontrare lo sguardo del ragazzo che la fissava ininterrottamente.
-Non saremmo stati da soli, però.- disse lui avvicinandosi sempre di più. -Ti ho vista con Irwin, prima.- 
Haley cominciò ad indietreggiare, fino a quando la sua schiena toccò il tavolo da biliardo.
-Io… Dio. Cosa volete da me? Tu, lui… quello che c’è tra di voi sono affari vostri, non voglio sapere niente io!- disse Haley senza però alzare il tono di voce.
Tutta questa storia la stava stancando, voleva solo godersi il resto della serata.
E il fatto di essere sempre tirata in ballo a questa storia senza però non sapere nulla la infastidiva. Ma adesso si stava rendendo conto che la rendeva più nervosa il fatto del non sapere. Voleva capire. Voleva capire quel ragazzo dagli occhi verdi, che le incuteva paura ma allo stesso tempo la incuriosiva.
-Infatti, non sono qui per parlare di lui.- Noel le si avvicinò con un ghigno stampato in volto. 
Posò una mano sul fianco di lei, tenendola ferma tra il suo corpo e il biliardo, mentre con l’altra mano le accarezzava il viso. Cominciò a scendere più giù, fino ad arrivare alla sua spalla e poi al pezzo di pelle che il top lasciava scoperto.
-Sei molto bella, Haley.- il naso di lui sfiorò quello della ragazza che cominciò ad agitarsi. 
Haley cerco di allontanarsi da lui, ma non riuscì.
-Stà ferma.- le disse duramente ma senza alzare il tono di voce, prima che le sue labbra si unissero a quelle rosee di lei.
Cominciò a muovere insistentemente le labbra, cercando di far ricambiare il bacio dalla ragazza. L’unica cosa che Haley fece, invece, fu cercare di allontanare Noel da lei.
Girò di scatto il viso facendo si che le loro labbra si staccassero, causando maggior rabbia in Noel. Fu un attimo e la mano di lui, si scaglio sulla sua guancia.
Gli occhi le si riempirono di lacrime e cominciò ad insultare il ragazzo, che adesso la fissava con una luce diversa in quegli occhi azzurri, mentre cercava di sbottonarle gli shorts.
-Lasciami andare!- urlò ancora una volta lei, prima di ritrovarsi nuovamente le labbra di Noel sulle sue.
Adesso le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento, cominciarono a scenderle sulle guance. 
Noel non se ne importò e riuscì ad aprire il bottone degli shorts, ma non appena mise una mano sotto il top della ragazza, la porta della stanza si aprì sbattendo rumorosamente contro la parete.



_______Spazio autrice_______

Se siete arrivate fino a qui, vi amo. ♥
Anche questo capitolo è piuttosto lungo, ma non potevo scrivere di meno altrimenti avrei dovuto rimandare la scena che c’è alla fine al prossimo capitolo e questo sarebbe risultato troppo noioso.
Ora, mi scuso se sono in ritardo.
Ho aggiornato oggi, perché non so quando riuscirò ad aggiornare la prossima volta, perché starò via per sette giorni da casa. 
Allora… a me questo capitolo non piace per niente, spero che a voi non faccia tanto schifo quanto invece fa a me.
E' più un cpitolo di passaggio questo.
Spero che la lunghezza del capitolo non vi abbia annoiato.
Ora non vi chiedo altro, non voglio stancarvi ulteriormente.
Voglio solo ringrazia chi segue la mia storia e recensisce ogni mio capitolo. ♥
Ho risposto a tutte le vostre recensioni precedenti, e siete carinissime. Spero di sentirvi anche questa volta, ci tengo tanto ad un vostro parere.
Ah, sto lavorando al trailer per questa storia, spero che una volta finito vi piacerà.
Mi scuso per eventuali errori di distrazione nel testo.
Adesso mi dileguo belle.
Baci,
Giada ♥

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Capitolo 11
*** The people leave us, the memories remain. ***




The people leave us, the memories remain.

-Stronzo!-
Le lacrime scendevano ormai ininterrottamente sulle guance della ragazza, rendendole impossibile avere una buona vista ma le fu sufficiente udire quell’unica parola per capire di chi si trattasse.
Fu un attimo e vide il biondo scaraventarsi su Noel, facendolo piegare in due con un pugno allo stomaco.
Haley sentì andare via la poca forza che le era rimasta e le gambe cedettero mentre guardava Ashton colpire ripetutamente Noel.
-Haley!- sentì due braccia avvolgerla.
Calum.
-Ehi, piccola. Siamo qui, va tutto bene.- Calum la strinse forte tra le sue braccia, mentre la ragazza continuava a singhiozzare. 
-Abbie vieni qui, aiutami! Portiamola fuori di qui.- Calum si alzò, sollevando la ragazza insieme all’aiuta dell’amica.
-Haley scusami non dovevo lasciarti sola. Scusa.- le sussurrò l’amica, mentre lacrime silenziose le rigavano il viso.
Haley non ebbe la forza di rispondere, di tranquillizzare l’amica, così la strinse solo in un abbraccio.
-Ragazze, andiamo fuori di qui.- Calum cerco di portarle fuori la stanza ma Haley si fermò.
Non seppe cosa la spinse a farlo, ma si scansò dalla presa di Calum e si avviò a passo lento verso Ashton, che adesso si trovava a cavalcioni sopra Noel, il quale cercava in qualche modo di schivare i colpi.
Haley era proprio di fronte a loro e il fatto che Noel fosse ricoperto di tagli e ferite sul volto non la toccava per niente.
Guardò gli occhi di Ashton e notò che non erano più verdi, ma neri. Erano iniettati di sangue. Non l’aveva mai visto così, nemmeno in quelle volte che l’aveva minacciata.
Il suo volto era rosso di rabbia e le sue labbra serrate. 
Nessuna emozione traspariva da quel volto, se non odio e rabbia.
Haley si fermò lì, a qualche passo da loro, chiedendosi improvvisamente perché l’avesse aiutata. Perché stesse prendendo a pugni Noel, per lei.
Scosse la testa, rimandando queste domande a un’altra volta.
Qualcuno doveva fermare Ashton o avrebbe ucciso quel ragazzo.
-Ashton, fermati!- provò Haley con voce tremante. 
Ashton la ignorò completamente, scagliando un gancio destro in pieno viso al ragazzo.
-Haley vieni qui!- urlò Calum raggiungendola e cercando di portarla via di lì.
-No! Calum dobbiamo fermarlo, se continua lo ucciderà!- urlò Haley con ancora gli occhi lucidi e rossi.
-E’ solo uno stronzo, se lo merita!- la voce di Ashton sorprese tutti i presenti. Calum inizialmente si fermò lì, con Haley ancora stretta tra le braccia. 
Calum capiva il risentimento che Ashton provava per Noel, anche per Calum era lo stesso. Ma Calum in qualche modo riusciva a tenersi, non gli era mai piaciuto fare del male a qualcuno, nemmeno se quel qualcuno era la causa della perdita di una persona a lui cara. La stessa persona cara ad Ashton.
Calum guardò per un’ultima volta l’amico, per poi prendere Haley e trascinarla fuori dalla stanza. 
-Calum, cazzo! Devi fermarlo!- urlò Haley dando due pugni al petto del ragazzo, che furono così deboli da non farlo neanche smuovere leggermente.
-Haley calmati, devi calmarti!- bloccò i polsi della ragazza, nel tentativo di farla stare ferma.
-Io… io…- le forze di Haley svanirono ancora una volta. La testa cominciò a girarle e i suoi occhi si chiusero.
-Haley, cos’hai!?- Calum fece appena in tempo e prenderla tra le sue braccia, che le gambe della ragazza cedettero.
-Abbie, tienila tu! Io chiamo Ashton!- 
La bionda si avvicinò di corsa al ragazzo, aiutandolo a stendere lentamente la ragazza priva di sensi.

-Ashton fermati! Haley è svenuta, devi aiutarmi!- urlò Calum facendo ancora una volta irruzione nella camera.
Ashton rimase impassibile alla voce dell’amico, continuando a sbattere il petto di Noel sul pavimento.
-Ashton ascoltami! Uccidere questo stronzo non ci ridarà la nostra Kimberly.- il biondo lasciò andare la maglietta del ragazzo steso sul pavimento, pensando alle parole dell’amico.
Kimberly.
Quanto gli mancava.
Scosse la testa, alzandosi velocemente dal pavimento. 
-Cos’è successo? Che ha?- rispose distaccato, raggiungendo le due ragazze nel corridoio.
-Voleva tornare a fermarti, urlava e poi è svenuta. Dobbiamo portarla da qualche parte.- disse Abbie, mentre Ashton si abbassava per prendere Haley in braccio.
-Dobbiamo portarla a casa sua.- disse ancora una volta la bionda. 
-No!- dissero contemporaneamente Ashton e Calum, sorprendendo Abbie.
-La porterò a casa tua Cal.- la voce di Ashton non ammetteva repliche, così cominciò ad allontanarsi dai due.
Non poteva riportarla a casa in questo stato. Lì ci sarebbe stato Josh Bennet ad aspettarla e non era il caso. Le cose si sarebbero complicate troppo.
-Irwin, fermati!- Abbie cercò di fermare il biondo, che però continuo indisturbato. 
-Cal ti aspetto in macchina, sbrigati!- disse il biondo prima di scendere al piano di sotto.
La bionda cercò di raggiungerlo, ma venne fermata per un polso.
-Abbie, non possiamo portarla a casa sua. L’agente Bennet farebbe domande e non è il caso. Questa notte starà da me, non preoccuparti.- Calum strinse affettuosamente la ragazza in un abbraccio, nel tentativo di tranquillizzarla.
-Grazie Calum, se non avessi trovato voi prima.. Haley..- 
-Abbie, adesso è tutto apposto. Ti farò sapere appena arriviamo a casa.- le diede un bacio sulla guancia per poi farle una veloce carezza e avviarsi per le scale.
-Calum aspetta! Tieni questa!- la voce della bionda lo bloccò l’ultima volta. Si girò e prese la borsa di Haley.
Le sorrise un’ultima volta, prima di correre a raggiungere l’amico.


-Attento, stendila qui.- disse Calum a bassa voce. 
Era ormai l’una di notte passata e tutti in casa sua stavano dormendo.
Ashton adagiò delicatamente il corpo della ragazza nel letto, sotto lo sguardo attento dell’amico.
Calum scomparve nel bagno, per poi ritornare poco dopo con un panno bagnato tra le mani.
Si avvicinò alla ragazza e dopo averle spostato delle ciocche di capelli dal viso, adagiò la pezza bagnata sulla sua fronte.
-Lo stavi per uccidere, Ash.- disse il moro con un tono di voce sempre basso, mentre si sedeva delicatamente nel bordo del letto.
Ashton si sedette sulla poltrona vicino la scrivania, con un espressione dura in volto.
-Ma non l’ho fatto, purtroppo.- rispose poco dopo, fissando un punto preciso della moquette blu della camera.
-Ash anche io odio Noel per quello che ci ha fatto, per quello che ha fatto a Kimberly. Lo sai quanto io lo disprezzi. E adesso il mio odio nei suoi confronti è più forte, non avrebbe dovuto toccare Haley. Ma hai rischiato grosso oggi, Ashton.- Calum cercò lo sguardo dell’amico, che trovo non appena il biondo alzò gli occhi.
-Quel bastardo l’ha fatta franca una volta, e lo ha fatto anche oggi.- 
-Credo tu l’abbia sistemato per un bel po’, Ash.- disse Calum, sforzando un sorriso.
Tutta questa storia era già conosciuta a loro.
L’odio nei confronti di Noel da parte dei due ragazzi, aveva un motivo ben preciso. I due migliori amici avevano superato la cosa insieme, senza lasciarsi. 
Calum aveva, anche se poco di più rispetto ad Ashton, superato la cosa. Era riuscito ad accettare che la loro Kimberly non c’era più. Anche Ashton l’aveva fatto, ma in maniera completamente diversa dal suo migliore amico.
Ashton puntò lo sguardo sull’amico, che adesso sorrideva fissando il vuoto.
-Perché sorridi?- gli chiese curioso corrugando le sopracciglia.
-Hai rischiato grosso Ashton.- disse Calum, con ancora quel debole sorriso sul volto.
-Me l’avrai già ripetuto mille volte, tipo.- sbuffò il biondo.
-No, intendevo… hai rischiato grosso, per lei.- gli occhi castani di Calum puntarono a quelli verdi di Ashton, che si sgranarono non appena il moro finì di parlare.
-Calum tu sai quanto io odio Noel, sai bene anche il motivo, anzi i motivi. Ma levatelo dalla testa, io per quella ragazza non provo nulla… né simpatia né niente.- 
-Ash non l’avresti fatto altrimenti.- 
-Calum sai che odio quando le ragazze vengono picchiate o altre merdate simili. Sono uno stronzo, lo so. Ma ho un cuore anche io.- rispose il biondo, aggiustandosi nervosamente la benda nera che teneva i capelli biondo scuro in su.
-Si, lo so bene Ash… è questo il punto: anche tu hai un cuore..- Calum non fece in tempo a finire la frase, che un debole gemito attirò la loro attenzione.
Si precipitarono, entrambi, al bordo del letto quando videro che la ragazza stava cominciando a svegliarsi.
Calum guardò divertito Ashton vedendo la sua reazione, il quale lo notò e alzò gli occhi al cielo sbuffando.
-Haley, tutto bene?- chiese Calum, spostandole il panno ormai freddo, dalla fronte.
La ragazza aprì piano gli occhi, sollevandosi di scatto spaventata nel ritrovarsi in un posto del tutto sconosciuto a lei.
Scattò all’indietro, contro la testiera del letto, portandosi le ginocchia strette al petto. 
-Haley, va tutto bene. Sei a casa mia.- Calum le si avvicinò cautamente, cercando di non spaventarla.
Haley si guardò ancora una volta in giro, osservando le pareti blu scuro e le varie foto attaccate ad essi. Spostò lo sguardo a Calum e poi sul biondo.
Aveva una strana espressione sul viso, sembrava quasi interessato a come stava.
Se non avesse saputo chi aveva davanti, avrebbe quasi potuto pensarlo.
Il biondo fissò le sue iridi verdi in quelle azzurre della ragazza, portandola a distogliere velocemente lo sguardo.
-Ricordi… cosa è successo?- le chiese Calum, con un po’ di preoccupazione della voce.
Tutte le immagini della serata scorsero veloce nella mente di Haley, facendole scendere una lacrima.
Annuì debolmente e senza pensarci due volte, Calum la strinse in un caldo abbraccio.
-Va tutto bene adesso.-
Haley poggiò il viso tra la spalla e il collo di Calum, cercando di tranquillizzarsi. 
Quando i singhiozzi sparirono e il suo respiro tornò regolare, decise di porgere la domanda che le girava in testa da quando aveva riaperto gli occhi.
-Io… insomma… Noel..- Haley tentò di formulare la frase, ma sentiva lo sguardo del biondo bruciarle addosso.
-Ti stai seriamente chiedendo come sta Noel?!- sbottò appunto quest’ultimo, facendo sobbalzare la ragazza.
-Ash, calmati…- tentò Calum.
-Calmati un cazzo, Calum!- disse puntando un dito contro l’amico. -Ti stai seriamente chiedendo di lui dopo quello che ti ha fatto?- disse il biondo questa volta fissando Haley, per poi fare una risata nervosa.
-Io… - Haley tentò di dire qualcosa, ma non sapeva cosa.
Sapeva che non avrebbe dovuto preoccuparsi di Noel, ma non era per quello che stava porgendo quella domanda. Ora più che mai provava odio nei confronti di Noel, ma si stava chiedendo se Ashton si fosse cacciato nei guai.
Non sapeva bene perché, ma si stava preoccupando del fatto che Ashton si potesse essere cacciato in guai seri.
-Non ho ucciso quel bastardo di Noel.- disse duramente il biondo, per poi uscire dalla stanza e chiudere bruscamente la porta alle sue spalle.
-Ehi, tranquilla. Torno subito.- Calum uscì velocemente dalla stanza, per raggiungere il biondo.

-Ashton, cosa diamine ti salta in mente!? È ancora scossa, ti sembra il caso di urlarle in quel modo?!- urlò Calum, una volta che raggiunse il biondo nel vialetto di casa Hood.
-E’ solo una stupida! L’hai sentita!? Ha chiesto di Noel!- urlò Ashton fuori di sé. -L’abbiamo aiutata da quello stronzo e lei cosa fa? Si preoccupa per lui!- 
-Ashton, ragiona! Ti sei chiesto, solo per un attimo, se lo stava chiedendo solo per te?- urlò a sua volta Calum, alzando le mani in aria.
-Per me? Perché mai dovrebbe?- 
-Non lo so perché, ma hai pensato che potesse essere per questo!? Voleva fermarti questa sera, non voleva che tu lo uccidessi perché se no ti saresti cacciato nei guai. Sai… forse è vero, hai ragione. Quella ragazza è una stupida ingenua… si preoccupa di chi non se lo merita.- disse Calum con un tono di voce duro, per poi lasciare il biondo lì in mezzo al prato e tornare nella sua camera.

Haley era ancora seduta sul letto, mentre osservava interessata le foto fisse alle pareti. 
Le foto nella parete di fronte a lei attirarono particolarmente la sua attenzione, così si alzo per scrutarle meglio.
In una foto c’erano due ragazzi, Calum e Ashton. Erano molto più piccoli, la foto doveva essere di almeno due anni fa. 
Calum era quasi lo stesso, mentre Ashton era parecchio diverso. E non solo per i capelli lisci che cadevano sul suo viso, ma non sembrava lo stesso Ashton. 
I suoi occhi erano di un verde chiaro e sul suo volto era impresso un sorriso bellissimo, incorniciato da due adorabile fossette. Era adorabile. 
Haley sorrise d’istinto nell’osservare quella foto.
Guardò l’altra foto, vicino a quella precedente. Questa volta erano in tre. Calum, Ashton e… una ragazza.
Era una foto un po’ buffa, ma bellissima.
Calum guardava accigliato Ashton che dava un bacio sulla guancia alla ragazza. 
Era davvero una bella ragazza: capelli rossi, occhi azzurri e un sorriso bellissimo.
Proprio mentre stava per chiedersi chi fosse, sentì la porta della camera aprirsi. 
-Ehi… - le sorrise debolmente Calum.
-Io… non volevo farlo arrabbiare, solo…- tentò di giustificarsi lei, ma il ragazzo non le diede tempo.
-Haley, non preoccuparti. Sappiamo quanto facilmente Ashton possa… innervosirsi, quindi… non preoccuparti. Hai già dovuto passare tanto questa sera.- le disse Calum, sorridendole sinceramente.
Haley gli si avvicinò insicura, ma prima che lo facesse lei, fu lui a rinchiuderla in un abbraccio.
-Non essere timida piccola Hal, siamo amici giusto?- disse Calum facendola ridere.
-Si, sei mio amico.- disse felice Haley stringendo le sue braccia che circondavano la schiena del ragazzo.
-Calum?-
-Si Hal?-
-Come facevate a sapere che… ero lì?- chiese la ragazza staccandosi da lui.
Calum la prese per mano e la portò sul letto, dove si sedettero entrambi.
-Eravamo al piano di sotto e Abbie ci è venuta incontro tutta agitata… ci ha detto che Noel ti aveva portata su da troppo tempo ormai, e che dovevamo assolutamente salire a controllare. Ci siamo avvicinati alla porta.. E abbiamo sentito le tue urla. E il resto lo sai…- le raccontò Calum, senza lasciarle la mano.
-E… perché l’ha fatto?- Non c’era il bisogno di specificare di chi stesse parlando, il ragazzo aveva capito. - Pochi attimi prima avevamo avuto una conversazione per niente… amichevole.- ammise confusa.
-Ashton fino ad ora si è dimostrato uno stronzo con te, ma lui non toccherebbe mai nessuna ragazza senza la sua volontà. Cioè, non si spingerebbe oltre al terrorizzarla. Nel senso… Haley, so che non mi crederai ma Ashton non è una brutta persona. Non è sempre stato così… stronzo.- 
-E allora perché lo è adesso? Cosa lo ha fatto diventare così?- chiese Haley e vide il moro spostare lo sguardo sulla foto che poco prima stava osservando lei, la foto con la ragazza. 
-Lei c’entra qualcosa? Chi è?- chiese ingenuamente. Non voleva farsi i fatti loro, voleva solo capire perché Ashton fosse diventato così. Cosa lo avesse spinto a smettere di provare sentimenti, a diventare freddo e violento con tutti.
-Lei… no. Credo sia ora di dormire Hal, hai avuto una giornata pesante.- il moro si alzò dal letto e la ragazza capì che non era il caso di insistere.
-Ok, uhm… grazie Calum.- 
-Hal, non devi ringraziarmi. Puoi contare su di me, d’ora in poi. Buonanotte.- le lasciò un bacio sulla fronte, per poi avviarsi alla porta.
-Calum aspetta! Questa è camera tua, dove dormirai tu?- 
-Tranquilla, vado nella stanza degli ospiti. È qui affianco, se hai bisogno chiamami.- 
-Grazie Cal.- disse ancora una volta Haley, nonostante il ragazzo le avesse chiesto di non farlo più. Risero leggermente entrambi. -Scusa. Buonanotte.- 
Il moro le sorrise e uscì dalla stanza, lasciandola sola.

Poggiò la testa sul morbido cuscino, ripensando a tutto quanto.
Le immagini di Ashton che picchiava Noel si ripetevano continuamente nella sua testa, senza darle tregua.
E da lì le sorgevano le solite domande.
‘Perché?’
Perché Ashton l’aveva aiutata.
Perché Ashton stava rischiando così tanto per lei.
Perché Ashton era cambiato? Perché si comportava da stronzo con tutti?
Eppure da quella sera, Haley cominciò a guardarlo con occhi diversi.
Quando pensava a lui non vedeva più lo stronzo pericoloso.
Pensava a un ragazzo che era stato cambiato da qualcuno, o da qualcosa. Un ragazzo che era diventato stronzo e violento per difesa, per tenersi lontano da tutti. Un ragazzo che allontanava tutti, nel tentativo di non restare deluso ancora una volta, di non aspettarsi niente da nessuno per poi rimanere a mani vuote.
Haley pensò che anche lei era così da quando aveva perso la sua famiglia, i suoi amici, la sua vita. Lei non era diventata stronza e violenta, ma era cambiata. Stava lontana da tutto e tutti, tenendosi così distante da ciò che poteva portare ad altre delusioni.
Loro erano diversi, ma infondo così simili.
Forse però, arrivò alla conclusione che Ashton l’avesse aiutata solo perché, come aveva detto Calum, non tollerava il fatto che qualcuno potesse fare del male a una ragazza.
Ma non le importava, l’aveva salvata e lei l’avrebbe ringraziato.



__________Spazio autrice_________
Adesso amatemi, ho aggiornato ieri e adesso *poof* eccomi con un altro capitolo, che tra l’altro mi piace. 
Shi, mi piace tanto e spero piaccia anche a voi.
Ieri mi avete lasciato tante di quelle belle recensioni e messaggi privati, che non ho resistito. L’ho fatto per voi, con molto piacere.♥
Spero solo che, visto che è stato scritto un po’ di fretta, il capitolo non sia uscito male e che vi piaccia.
A me sinceramente, piace. Anche perché succede molto qui.
Si scoprono tante nuove cose.
Mi farebbe davvero piacere se voi mi lasciasse una recensione, facendomi sapere cosa ne pensate. Sapete ormai quanto tengo ai vostri pareri.♥
Adesso mi scuso per eventuali errori di distrazione, perché sono stanca morta e ce ne saranno sicuramente. 
Comunque sia, adesso vado.
Questa volta ci sentiremo davvero tra tanto, tempo di ritornare :c
Mi mancherete, sappiatelo.
Ciao belle!♥
Vi adoro.
Baci,
Giada♥

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Capitolo 12
*** Arrongance and kisses. ***




Arrongance and kisses.

Era seduto sul divano e dopo la lunga serata, provò a rilassare i suoi muscoli e la sua testa, che però fece tutt’altro che smettere di pensare. Involontariamente si ritrovò a pensare a quella ragazza che gli mancava tanto, Kimberly. 
Quel sorriso smagliante, quegli occhi castani che esprimevano gioia, quella ragazza forte che però è finita col cedere. 
La guerriera che ha perso la sua battaglia. 
Calum si sentiva ancora terribilmente in colpa per questo, per non averlo capito prima, ma lei era così brava a fingere sorrisi e a far credere a tutti che tutto andasse bene.
Finì a pensare a quella citazione che Kimberly ripeteva sempre a lui e Ashton, quando erano tutti e tre insieme.

*Flashback
-Ma è possibile che tu stia sempre a leggere!? Su, vieni a divertirti con noi.- 
-Dai, sto leggendo!- si lamentò la rossa, lanciando uno sguardo truce al moro, che le aveva lanciato un cuscino. 
-Uh che novità!- la derise questa volta Ashton.
I due amici tornarono a giocare ai videogiochi dopo aver ricevuto occhiate di fuoco dall’amica.
-Siete due stupidi, io preferisco stare qui a leggere anziché rimbecillirmi davanti a dei stupidi videogiochi.- li riprese la ragazza, facendoli ridere.
-Mi sento offeso.- la prese in giro Ashton, sotto lo sguardo divertito del loro amico Calum.
La ragazza si alzò ridendo, avvicinandosi al ragazzo biondo e sedendosi sulle sue gambe.
-Sentite qui.- 
-Oddio no, eccola con un’altra delle sue citazioni.- si lamentò Calum, sbuffando insieme al biondo.
-State zitti e ascoltate.- li ammonì lei, trattenendo una risata.
-Agli ordini, capo!- dissero all’unisono i due ragazzi.
-“C’è una storia dietro ogni persona. C’è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali, e alcune volte è impossibile cambiarli.” Cosa ne pensate?-
-Mmm… interessante.- disse sarcasticamente Calum, scambiandosi un’occhiata con Ashton.
-E a chi appartiene questa saggia citazione?- disse il biondo, mentre cingeva con un braccio la vita della ragazza. 
-Freud.- 
-E?… - 
-Uno psicanalista.- rispose la ragazza come se fosse la cosa più ovvia al mondo. Ma dall’espressione dei due ragazzi si poteva perfettamente capire che nessuno dei due aveva la minima idea di chi fosse.
-Continuo a chiedermi perché sto ancora con due stupidi come voi.- si lamentò alzando gli occhi al cielo.
-Perché ci vuoi bene, ovvio.- le risposero ancora una volta insieme i due ragazzi, per poi unirsi in una risata di gruppo.


*Fine Flashback*

Rise, ripensando a quei bei momenti.
Gli mancavano.
Gli mancava Kimberly, la sua risata contagiosa, la sua voce limpida e i suoi insulti verso lui e Ashton, la sua testardaggine e la sua passione per i libri e per la psicanalisi.
Gli mancava anche il vecchio Ashton e sentire la sua risata, la sua vera risata. Non era più il vecchio Ashton, da due anni. 
Per quanto gli potesse risultare insignificante due anni fa, quella citazione che Kimberly aveva letto loro, adesso invece la capiva perfettamente. 
Ashton ne era la dimostrazione. 
C’era una ragione se Ashton era quel che era. Qualcosa nel passato lo ha segnato, portandolo a dei cambiamenti. Non è così solo per il semplice fatto di volerlo, è stato spinto a diventarlo e adesso sembra impossibile far tornare l’Ashton di una volta. 
Anche Ashton ha la sua storia e l’unica a conoscerla è Calum.
Il moro si ritrovo a pensare che anche Haley, fosse come Ashton. In realtà non era la prima volta che si ritrovava a pensare quanto Ashton e Haley fossero uguali, anche se diversi. Era una cosa contorta, ma era così. 
Haley non aveva mai raccontato nulla a Calum, ma lui sapeva.
Sapeva che la ragazza non era sempre stata così spaventata, così distaccata dal mondo, così triste. Qualcosa aveva cambiato anche lei, portandola a diventare ciò che è ora. 
Anche lei sembra non poter tornare quella di una volta.

Delle urla distolsero il moro dai suoi pensieri, facendolo tornare con la schiena dritta sul morbido divano in pelle color panna. 
Ci fu un attimo di silenzio e poi altre urla.
Non ci volle molto per capire da dove provenissero.
Calum si alzò di scatto dal divano e cominciò a salire le scale con grandi falcate, fino ad arrivare davanti la porta della sua camera. 
La aprì e si catapultò davanti al letto, sul quale trovò Haley ancora addormentata ma che urlava parole sconnesse e per niente chiare. Le si avvicinò e le prese una mano, nel tentativo di farla calmare. La fronte della ragazza era imperlata di sudore e le guance bagnate per via delle lacrime. 
Continuava a muoversi e Calum non aveva la minima idea di cosa fare. 
-Phill!.. No! Noel!- sentì urlare alla ragazza, mentre stringeva più forte la sua mano.
-Haley, svegliati!- la ragazza continuava a muoversi come se avesse degli spasmi, così decise di svegliarla. Cominciò a chiamarla alzando un po’ il tono di voce e smuovendola un po’.
-Haley è solo un brutto sogno. Svegliati!- le scosse ancora una volta il braccio, mentre con l’altra mano le accarezzava il viso.
La ragazza cominciò a calmarsi. Aprì lentamente gli occhi e senza mollare la mano del ragazzo si tirò a sedere.
-Haley, stai meglio?- la voce del ragazzo faceva trapelare paura e preoccupazione.

Haley non riuscì a dire nulla, era ancora scossa dall’incubo dal quale Calum l’aveva svegliata. 
Quando sembravano sparire, ritornavano. Con scene sempre più forti e tremende per lei. Ai suoi soliti incubi, questa volta, ne aveva fatto parte Noel. I suoi occhi, le sue labbra e le sue mani che vagavano su di lei, le sembrava tutto così reale.
-Io… scusa. Non volevo svegliarti.- disse piano Haley, senza però guardare il ragazzo che adesso sedeva vicino a lei.
-Non preoccuparti, Haley. Ti va di parlarne?- 
-N-no… io…- non riuscì a terminare la frase che il nodo che aveva in gola si sciolse, dando il via ad un fiume di lacrime. 
Era tantissimo tempo che non piangeva così tanto, troppo tempo per spazzare via anni di duro lavoro in una sola serata.
-Ehi, tranquilla. Torna a dormire, dai…- Calum le lasciò un bacio sulla fronte, per poi coprirla nuovamente. 
-Cal… puoi restare?- gli chiese timidamente e il ragazzo annuì.
Si sdraiò di fianco a lei, senza però entrare sotto le coperte.
La abbracciò e cominciò a canticchiarle qualcosa.
-Hai una bella voce…- gli disse Haley, facendolo sorridere.
Passarono svariati minuti così, fino a quando Haley smise di sentire la voce del ragazzo e capì che si era addormentato.
Lei, invece, rimase a guardare le pareti e le varie foto, ancora. Ormai poteva dire di conoscerle a memoria, ma non le interessava, le piacevano. Le piaceva quell’Ashton sorridente e quello strano luccichio nei suoi occhi. 
Sarebbe rimasta una vita a guardare quelle foto, a costo di non addormentarsi ancora. Avrebbe significato riportare a galla vecchi ricordi e ferite mai chiuse, con quegli incubi. Perché ne era certa, se si fosse riaddormentata ne avrebbe avuti altri. Come la maggior parte delle notti, in fin dei conti.


6:30. Haley cercò di alzarsi dal letto nella maniera più cauta possibile, non voleva svegliare Calum ma doveva assolutamente tornare a casa.
Nessuno aveva avvisato Josh e il suo telefono segnava quattro chiamate da parte sua. 
Era preoccupata e si sentiva terribilmente in colpa, non voleva che Josh stesse in pensiero per lei. Era sparita per tutta la notte ed era certa che lui fosse più che preoccupato nel non vederla ritornare. 
Prese un pezzo di carta e ci scrisse sopra un messaggio per Calum, così che lo leggesse una volta sveglio.

“Ehi, buongiorno Cal.
Grazie, per tutto. Sei un grande amico. Io sono tornata a casa, ci si vede a scuola. 
Grazie, ancora. 
xx” 


Posò il pezzo di carta sul comodino e dopo aver preso le sue scarpe e la sua borsa, uscì di corsa da quella casa. 

Arrivò a casa verso le 7.00. 
Aprì piano la porta di casa, con la paura che Josh fosse già in piedi ad aspettarla, ma quando entrò non trovò nessuno lì davanti. 
Tirò un sospiro di sollievo e dopo aver lasciato la borsa e le scarpe all’entrata, corse in cucina.
Josh era lì, che cucinava la colazione mentre dava le spalle all’entrata della cucina.
-Josh…- disse piano, con la voce piena di timore.
-Ehi, Haley!- Josh le andò incontro sorridente, per poi lasciarle un bacio sulla fronte lasciandola confusa.
-Insomma… non sei, che ne so.. Arrabbiato? Furioso? Non mi chiuderai in camera per il resto della mia vita dopo avermi urlato contro?- gli chiese Haley guardandolo ancora confusa.
Adesso fu Josh a guardarla perplessa.
-Insomma, sono stata fuori tutta la notte e… - 
-Ah, si in effetti sono arrabbiato.- disse Josh, guardandola duramente per un secondo - Perché ovviamente avrei preferito che me lo dicessi tu che non saresti tornata a casa o che almeno mi avresti avvisato prima, ma il fratello di Abbie mi ha chiamato e mi ha detto che siete tornate a casa un po’ tardi e che siccome non era in grado di guidare, è venuto a prendervi lui e vi ha portato lì e che siete subito andare a dormire. Questo non significa che tu possa farlo ancora senza chiedermi il permesso, ma sono contento che tu ti stia facendo nuovi amici.- Josh concluse il tutto con un sorriso, tornando poi alle uova che stava preparando.

Haley rimase lì, immobile.
Innanzitutto si aspettava delle urla inferocite da parte di Josh, ma tutto quello che lui le aveva rivolto erano abbracci e sorrisi. 
E la cosa che la lasciava al massimo stato di confusione, era il famoso fratello di Abbie, visto che la ragazza aveva solo una sorella e che tra l’altro non abitava più insieme a loro da un paio di anni ormai. 
-Fai colazione?- le chiese Josh, interrompendo i suoi pensieri.
Haley annuì e prese posto di fronte a lui. Cominciò a mangiare ciò che Josh le aveva messo nel piatto, ma probabilmente neanche si rendeva conto di ciò che stava mangiando.
Continuava a chiedersi chi potesse essere questo “fratello di Abbie”. Forse era stato Calum, era l’unica persona che le veniva in mente. 
-Allora… ti sei divertita alla festa?- le chiese ingenuamente Josh, con uno splendido sorriso sul volto.
Haley lo guardò e i sensi di colpa l’assalirono. Scosse la testa.
Non poteva, non sarebbe riuscita a raccontare tutto a lui. 
Si sarebbero creati tanti problemi e in mezzo ci sarebbe andato anche Ashton. 
Si diede mentalmente della stupida, non capendo perché fosse finita col pensare a lui, anzi di coprire a lui.
Alzò lo sguardo e vide che Josh stava ancora aspettando una risposta.
-Uhm.. Si, era… piena di gente.- 
-Qualcuno in particolare?- 
-No, cioè.. In che senso?- 
-Qualcuno ti ha creato problemi?- le chiese Josh, questa volta serio.
-Ehm.. No, è andato tutto.. bene. Perché?- Haley cercò di sembrare più disinteressata possibile, sorseggiando il succo d’arancia che Josh le aveva uscito nel bicchiere.
-Mi è giunta voce di una certa rissa, abbastanza seria, li alla festa e mi chiedevo solo se a te fosse andato tutto bene.- 
-Ah, no tranquillo. Tutto ok. Una bella festa.- 
-D’accordo. A proposito, la prossima volta che vedrai il fratello di Abbie, ringrazialo da parte mia.- le sorrise Josh, prima di cominciare a consumare la sua colazione.
-Si, certamente.- sospirò.


Haley passò il resto della Domenica a parlare con Abbie e del suo “misterioso fratello”.
Nemmeno l’amica aveva la minima idea di chi potesse essere, così Haley si convinceva sempre di più del fatto che fosse stato Calum. Glielo avrebbe chiesto il giorno dopo a scuola. 

Dopo aver passato gran parte del pomeriggio con Abbie, decise di chiamare Janelle. Le aveva raccontato per messaggi tutto quello che era successo la sera precedente e adesso voleva chiamarla, si sentiva in colpa perché sapeva che sicuramente Janelle era ancora in pensiero per lei.

-Ehi, mosca.- 
-Jane, disturbo?- 
-Ma va, allora come … stai?- le chiese Janelle, pretendendo una risposta sincera da parte della sua migliore amica.
-Io… bene. Tu?-
-Haley!- l’amica la chiamava per intero solo quando la situazione era seria.
-Janelle.- 
-Haley, piantala. Come stai?-
-Ti ho già detto che sto bene, quante altre volte me lo chiederai ancora?- sbuffò la mora, buttandosi sul letto. 
-Fino a quando non mi dirai la verità, Hal.- disse Janelle, questa volta con un tono di voce più dolce.
-Non sto bene, ok. Ma … non lo so. Non sto nemmeno male. Sono solo in pensiero… sono preoccupata. Non voglio rivedere Noel domani e non voglio neanche rivedere Ashton.- 
-Non occorre che tu li veda, Haley.-
-Noel no, ma Ashton si. Devo… ringraziarlo, Janelle.- 
-Potresti dire al suo amico… Calum? .. Beh a lui, di ringraziarlo da parte tua.- disse la ragazza, cercando di persuadere l’amica.
-No, non posso. Janelle…- Haley sospirò afflitta. 
-Ok, come vuoi. Solo… stai attenta. Adesso devo andare, ciao mosca. Ti voglio bene.- 
-Ti voglio bene, Jane.- 

La ragazza posò il telefono sul comodino, per poi ripararsi sotto le coperte. 
Non aveva fatto nulla di che, ma era stanca. Non si era ancora ripresa dalla festa.
Impostò la sveglia per la mattina successiva, crollando poi in un sonno profondo. 

Il rumore della sveglia invase la stanza e Haley aprì gli occhi.
Si sentiva più riposata e molto meglio rispetto i giorni precedenti. Quando però si mise a sedere, si ricordò che sarebbe dovuta andare a scuola e lì avrebbe dovuto affrontare un paio di cose, o meglio persone. 
Cercò di pensarci il meno possibile e senza aspettare oltre, si buttò sotto il getto della doccia. 
Sarebbe stata un’altra lunga giornata. 
Mise un paio di Jeans Denim blu scuro e una maglia leggera di cotone grigia a maniche lunghe. 
Si sistemò i capelli e mise il trucco, per poi scendere da Josh, così che partissero da casa.

Dopo il solito tragitto, Haley non perse tempo e andò alla ricerca dell’amica, che a quanto pare però non era ancora arrivata.
Dopo aver ricevuto un messaggio da parte di Abbie che la informava della sua assenza, entrò di corsa nell’edificio e sbadatamente andò a sbattere contro qualcuno. Alzò gli occhi e un paio di occhi castani la fissavano felice.
-Haley.- la ragazza venne stretta in un abbraccio, che non esitò a ricambiare.
-Era tanto che non ci incontravamo così, vero?- disse ridendo e facendo ridere anche Calum.
-Hai ragione amica, vieni ti accompagno al tuo armadietto.- il ragazzo posò un braccio sulle spalle della ragazza e cominciarono a camminare.

-Come stai?- le chiese Calum, mentre lei prendeva i libri che le servivano.
-Io.. Diciamo che..- qualcosa attirò l’attenzione della ragazza, portandola a non terminare la frase. 
Più precisamente fu una bandana rossa ad attirare la sua attenzione.
-Haley, ci sei?- Calum le passò una mano davanti, cercando di attirare la sua attenzione. 
-Io.. Scusa Calum devo scappare. Devo fare… una cosa. Ci vediamo a mensa.- Haley lascio un veloce bacio sulla guancia del ragazzo lasciandolo perplesso. 
Non fece in tempo a chiedere dove stesse correndo, che seguì la traiettoria della ragazza e quando vide il suo migliore amico, capì. 

-Ashton!- Haley tentò di farlo girare, ma il ragazzo continuava spedito verso la sua meta.
Dopo svariati tentativi, Haley capì che non sarebbe riuscita ad attirare la sua attenzione chiamandolo, così cominciò a camminare in maniera più spedita, quasi correndo, fino a quando riuscì ad arrivare al polso del ragazzo e afferrarlo. 
Ashton si girò e con uno sguardo gelido la immobilizzò sul posto. 
Alla vista dei suoi occhi, Haley dimenticò tutto ciò che avrebbe voluto dirgli.
Rimase ad osservarlo. Le sue gambe erano fasciano perfettamente da uno dei suoi soliti paia di Skinny jeans neri, il suo torace coperto da una maglia nera dei Nirvana che lasciava scoperte le sue braccia e i suoi capelli tirati su da una bandana rossa.
-Cosa vuoi?- la voce del ragazzo era fredda e priva di emozioni.
-Io… io…- Haley si stava sentendo una stupida. In sua presenza non riusciva nemmeno a dire più di due parole insieme. 
C’era qualcosa che scorreva in lei, ma non seppe definire bene se fosse paura o altro.
-Tu?- sul volto del ragazzo adesso aleggiava un’espressione divertita. -Cosa c’è? Hai perso la lingua? Senti.. Ho cose più importanti da fare quindi.- il ragazzo fece per andarsene ma Haley lo afferrò ancora una volta per il polso.
La sua strafottenza e arroganza, le avevano fatto tornare in mente tutto ciò che doveva dire. Soprattutto le fecero ricordare chi aveva davanti e presa da non sa quale coraggio, cominciò a parlare. 
-Volevo solo ringraziarti per ieri. Insomma.. Per Noel e tutto il resto. Saresti potuto metterti nei guai e… Grazie.- la sua voce uscì debole, non come aveva previsto. Ma ringraziò almeno il fatto che fosse riuscita a dire quelle poche parole.
Cominciò a guardarsi intorno, mentre il silenzio regnava tra di loro. Sentiva lo sguardo del biondo bruciarle addosso. Non aveva il coraggio di incrociare i suoi occhi.
Continuò a guardarsi intorno e solo in quel momento si rese conto di trovarsi in un’ala della scuola ancora a lei sconosciuta. 
C’erano tre porte grigie e vari armadietti lungo il corridoio. 
Le pareti erano interamente bianche, eppure Haley in quel momento pensò che fossero molto interessanti.
-Quindi, tutto qui?- ancora quel tono di voce. 
Si girò di scatto a guardare il ragazzo e sul suo viso non c’era nulla. Questo suo atteggiamento di solito la intimoriva, ma in quel momento le stava solo dando fastidio.
L’aveva rincorso per tutto il liceo per ringraziarlo e lui continuava a fare l’arrogante. 
Non che si aspettasse un abbraccio o un sorriso, ma… neanche lei sapeva esattamente cosa si aspettasse. 
Questa risposta non di sicuro.
-Tutto qui? Ti sto ringraziando, ti ho rincorso per quasi l’intero liceo per farlo nonostante tu ignorassi i miei continui richiami! E tu? Tu continui a fare il solito stronzo!- sbottò lei, sbattendogli ripetutamente l’indice contro il petto. 
-Nessuno ti ha chiesto di farlo.- rispose lui, serrando la mascella. 
Haley rimase allibita, non sapeva più cosa dire. 
Cominciò a pentirsi di averlo ringraziato, era sempre il solito stronzo che l’aveva minaccia settimane fa. 
-Hai ragione, ho imparato la lezione.- disse spostandolo da lei, così che potesse passare. -Quasi dimenticavo quanto tu sia stronzo.- 
Fu un attimo e il ragazzo prese per un braccio la ragazza, spingendola contro il muro bianco. I suoi occhi vagavano su di lei, mentre la teneva ferma per il polso.
Il respiro di Haley si fece pesante, mentre osservava il ragazzo farsi sempre più vicino a lei.
-Piccola Bennet, hai ragione. Sono solo uno stronzo e tu non devi dimenticarlo.- il suo tono era calmo e caldo. 
Haley si ritrovò a guardare ogni singolo movimento delle labbra di lui, mentre il battito del suo cuore aumentava. 
Ashton poggiò una mano sul fianco di lei e l’altra a lato del suo viso. 
-Stai tremando, Bennet. Ti faccio paura?- il suo sguardo era serio, i suoi lineamenti tesi ma la sua voce aveva una nota di divertimento.
Haley si rese conto solo dopo che Ashton glielo fece notare, che stesse tremando.
Sapeva di star dicendo una grande bugia, in parte, ma negò con la testa.
-No?- quasi rise lui.
-No, non mi fai paura. Sei solo uno… stronzo.- sibilò tagliente Haley, senza sapere dove trovasse il coraggio di dire tutto ciò.
Il ragazzo rise, gettando la testa all’indietro. 
Haley non potè fare altro che pensare a quanto fosse bello. Di una bellezza unica, quanto il suo essere lunatico e stronzo. 
Ashton tornò a fissarla negli occhi, serio.
-Sembri cosi innocente, Bennet. Invece hai un caratterino, sai. Dovrei zittirti qui, in questo momento.- mormorò lui, eliminando sempre di più la distanza tra i loro due corpi.
Le loro labbra si sfiorano e Haley sente varie parti del suo corpo andare a fuoco. 
-Non..- Haley non riuscì a terminare la frase, perché Ashton portò un dito sulle sue labbra, facendola zittire.
I loro nasi si sfiorarono ancora una volta e prima che Haley avesse il tempo di riflettere, delle soffici labbra si posarono bruscamente sulle sue, facendole spalancare gli occhi. 
Restò immobile, mentre il battito del suo cuore aumentava ancora fino a riuscire a sentirlo per tutto il suo corpo.
Le labbra del biondo si muovevano su quelle di lei, alla ricerca di una sua reazione, ma l’unica cosa che lei riusciva a fare era stare immobile. 
Entrambi le mani di lui si spostarono sui fianchi di lei, avvicinandola di più al suo corpo.
Sentì la lingua del biondo bagnarle il labbro inferiore e senza pensarci, Haley cominciò a ricambiare il bacio. Le sue mani, che pochi attimi prima cadevano deboli lungo i suoi fianchi, adesso stringevano in due pugni la maglia del ragazzo.
Le labbra di Ashton si allontanarono di poco da quelle di lei, i loro nasi si sfioravano ancora. 
L’unica cosa che si poteva udire, era il respiro affannato dei due. 
-Io mi comporto come mi pare e faccio quello che mi pare.- soffiò il biondo sulle labbra di lei scandendo lentamente ogni parola, causandole brividi per tutto il corpo che Haley percepì perfettamente ma che decise di ignorare.
Nella sua testa c’era la confusione più totale. 
Abbassò lo sguardo sul petto di lui e solo in quel momento vide che stava ancora stringendo la sua maglia all’altezza del petto e lo lasciò andare.
Il ragazzo avvicinò ancora una volta le sue labbra a quelle di lei e dopo averle sfiorate, si avvicinò al suo orecchio.
-Spero tu abbia capito.- disse lentamente, sfiorandole di proposito la guancia con le labbra mentre si allontanava.
Le lasciò i fianchi e se ne andò. 
Proseguì per la sua strada, lasciandola lì a chiedersi cosa fosse appena successo.
Haley non riuscì a muoversi, ogni suo muscolo era paralizzato. L’unica cosa che riuscì a fare, fu sfiorare le sue labbra con le dita, cercando di realizzare ancora l’accaduto.


______Spazio Autrice______

Ciao bellissime ♥
Allora, ho cercato di fare il più presto possibile ed eccomi qui.
Spero il capitolo non faccia schifo, anche se a me non piace moltissimo. Spero che a voi piaccia.
Questi ultimi giorni sono stati i più belli della mia vita, ho visto i nove ragazzi più importanti della mia vita dal vivo (One Direction e questi quattro splendori) e ho visto per la prima volta la mia migliore amica a distanza. *-* ♥
Vabbeh, a voi magari non frega niente ahah dicevo… dopo aver visto il magnifico Irwin dal vivo, credo di essermene innamorata ancora di più e… questa storia mi verrà ancora più facile scriverla ahahah :)
Comunque, torniamo al capitolo… l’ho riletto velocemente e ho sistemato un po’, sicuramente ci saranno errori di distrazione e mi scuso.
Spero mi facciate sapere cosa ne pensiate. Sapete quanto tengo ai vostri pareri. ♥
Ah, volevo chiedervi... secondo voi chi è il '' fratello'' di Abbie? ;) 
Spero di sentirvi in tante.
Volevo anche ringraziarvi per le recensioni allo scorso capitolo, siete splendide. ♥
Adesso devo scappare.
Fatevi sentire, mi raccomando. ♥
Baci,
Giada♥

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Capitolo 13
*** Fights & Dating. ***



Fights & Dating.

-Haley, sicura che vada tutto bene? Ti vedo… scossa.- Calum attirò l’attenzione di Haley, distogliendola dai suoi pensieri.
Erano passate quattro ore ma non poteva fare a meno di pensarci, di porsi domande.

Aveva rincorso Ashton con la sola intenzione di ringraziarlo e pochi attimi dopo si era ritrovata, letteralmente, con le spalle al muro e le labbra del ragazzo sulle sue. 
E non riusciva a fare a meno di pensare a ciò, dal momento che era come se sentisse ancora che fossero lì. Come se il corpo del biondo fosse ancora contro il suo, come se le dite del ragazzo stringessero ancora in maniera possessiva i suoi fianchi, come se i brividi che aveva provato fossero ancora in circolazione per il suo corpo.
Nonostante tutto però, sentiva una rabbia mai provata prima. Rabbia mista a paura, e confusione.
Sarebbe voluta tornare indietro e riuscire ad allontanare Ashton da lei prima che le loro labbra si toccassero. 
Quel suo atteggiamento da stronzo le dava alla testa, in tutti i sensi. Le dava fastidio, le provocava rabbia. Eppure dovette ammettere a se stessa che quell’atteggiamento l’attirasse.
Era arrivata a giudicare il biondo come un ragazzo affascinante,  tanto quanto stronzo e misterioso.
Nonostante provasse timore nei suoi confronti, dovette fare i conti con la realtà: lei non si era opposta al bacio.
Anche se sapeva che pure se ci avesse provato non sarebbe cambiato nulla. Ma il problema era che non ci aveva nemmeno provato.

-Haley!-
-Ah?! Ehm… Scusa, io… Non ho nulla, davvero. Solo… stanca.- Haley cercò di giustificarsi, pur sapendo che Calum non avrebbe creduto ad una sola parola.
-Certo, stanca. Se non sapessi con chi vivi, potrei pensare che Josh Bennet ti faccia sgomberare giorno e notte.- disse il ragazzo, confermando i pensieri della ragazza.
-Ah, a proposito di Josh: grazie per averlo chiamato l’altra sera alla festa…- disse velocemente Haley, cercando di cambiare discorso.
-Preg… Aspetta, cosa? Io? Non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo.- Calum la guardò perplesso, non capendo davvero ciò che la ragazza intendesse.
-Si, insomma… Hai chiamato Josh fingendoti il fratello di Abbie-
-Haley, giuro su qualsiasi cosa tu voglia, che non ti sto prendendo in giro. E poi… Abbie ha un fratello?- disse Calum, facendosi scappare una piccola risata.
Allora fu Haley a guardare perplessa il ragazzo.

Haley non ci mise più di tanto a fare due più due.
Se Abbie non aveva un fratello e se Calum non era stato… Irwin.
-Senti, lascia perdere.- Haley gli rivolse un sorriso. -Piuttosto… come mai, insomma… Dove hai lasciato il tuo amico?- cercò di cambiare, ancora una volta, discorso. Ma dallo sguardo del moro, capì che neanche questo giovava a suo favore.
-Dici Ashton?- chiese Calum, alzando un sopracciglio.
-Ehm… si.- la ragazza distolse lo sguardo, concentrandosi sul piatto di fronte a lei che improvvisamente era diventante decisamente più interessante e molto meno imbarazzante.
-Non lo vedo da questa mattina. In verità, l’ultima volta che l’ho visto era quando… lo stavi rincorrendo?- disse Calum, cercando di restare serio e nascondere il sorriso che minacciava di comparire sul suo volto.
-Ti sbagli, alla grande. Non stavo andando dietro a lui e tanto meno lo stavo rincorrendo.- rispose fermamente Haley, cercando di chiudere lì l’argomento.
-Ah no? Allora avrò pensato male io. Forse tu e Ashton, stavate solo facendo una maratona nel corridoio della scuola, giusto?- disse sarcastico.
-Calum, piantala. Sai essere davvero rompi palle quando vuoi.- disse Haley sbuffando.
-Si, lo so.- rise Calum. -Adesso, mia cara Haley, hai qualcosa da confessarmi?-
-Uff… eh va bene. Ho rincorso quella testa di cazzo del tuo amico per quasi l’intera struttura, solo perché volevo ringraziarlo.- ammise Haley, guardando con aria di sfida il moro di fronte a lei, che adesso la guardava divertito.
-E?-
-E cosa?- urlò quasi la ragazza.
-Ashton. Cos’ha detto?-
-Beh, lui…- lo sguardo di sfida scomparve dal volto di Haley, lasciando spazio a un espressione nervosa. 
Le sue labbra.
Le sue mani.
I loro corpo vicini.
-Haley, dimmi. Cosa è successo con Ash questa mattina?- sul volto di Calum non c’era più nessuna traccia di divertimento, adesso il suo volto era completamente teso. 
-Niente, non è successo… niente. Io l’ho ringraziato e lui si è solo comportato da stronzo, tutto qui. E poi me ne sono andata.- rispose, senza guardarlo negli occhi.
Non avrebbe voluto mentirgli, ma non le sembrava il caso. 
-Haley… guardami.- 
-Calum, davvero. Lo conosci meglio di me, no? Sai quanto può essere stronzo.- disse Haley.
-Proprio per questo, Haley…-
-Calum, abbiamo solo parlato. Lo giuro, se mi avesse fatto qualcosa te lo avrei detto.- disse Haley, facendo poi una smorfia e subito dopo un sorriso, che fece tranquillizzare Calum.
-Si, hai ragione. Che dici, andiamo a passare gli ultimi minuti di pausa in cortile?-
Haley annuì, cominciando a raccogliere le sue cose.

Erano seduti nel prato del cortile della scuola, sotto un albero che faceva loro da ombra.
Calum poggiò la testa nelle gambe della ragazza, mentre lei era occupata a smanettare con il suo cellulare.
-Con chi messaggi?- le chiese il moro, mentre staccava annoiato due ciuffi d’erba.
-Janelle.- rispose semplicemente Haley, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Janelle? Non è un nome troppo femminile per un ragazzo?- rise Calum.
Haley lo guardò confusa per poi scoppiare a ridere sotto lo sguardo confuso dell’amico.
-Cosa ti fa credere che io stia parlando con un ragazzo?- 
-Vuoi farmi credere che non stai parlando con il tuo ragazzo?- le chiese  Calum inarcando un sopracciglio e lanciandole dei ciuffi d’erba.
-Sei fuori strada amico mio. Non ho un … ragazzo.- disse Haley cercando di far apparire il suo sorriso il meno malinconico possibile.
Quando si toccava l’argomento “ragazzo”, non poteva fare a meno di pensare ad Andrew.
-Nessun ragazzo? Nada? Niente? Non ci credo, è inutile. Mi stai davvero dicendo che…-
-Esatto, Calum.- lo interruppe Haley. -Non ho più un ragazzo, o almeno non più… da due anni.- 
-Ah, quindi è vero. E posso… posso chiederti come si chiamava?- tentò Calum, sperando di non sembrare opprimente o ficcanaso. Voleva solo conoscere meglio la sua nuova amica.
-Andrew. Gli volevo molto bene, sai… il primo ragazzo, primo amore e cose così. Beh, lui…- un singhiozzo le spezzò la voce. Era tanto tempo che non ne parlava con qualcuno, l’ultima persona con cui ne aveva parlato era stata Janelle, un anno prima.
-Ok, sai che ti dico? Che preferisco sapere chi è questa Janelle, sai… io trovo più interessanti le ragazze. Le preferisco, di gran lunga anche.- disse Calum, cercando di far ridere la sua amica e riuscendo nel suo intento.
-Janelle è la mia migliore amica a distanza. Non ci siamo mai viste, ancora. Ma… siamo molto legate, in qualche modo. Abbiamo tanto in comune e… devo tanto a lei. Mi è stata vicina quando ne avevo bisogno e continua ad esserci.- gli confidò la ragazza, mentre giocava distrattamente con il ciuffo del moro.
-Oh, bello. Quindi non vi siete mai viste?-
-Mai. Spero di vederla presto però.- sorrise Haley.
-Lo spero anche io. E quando succederà, voglio vederla anche io. Sono curioso adesso.- rispose Calum mettendo il broncio, facendo ridere ancora una volta la ragazza.
-Intanto ti accontenteresti di vederla in una foto?- gli chiese Haley ridendo e  Calum annuì, felice di vederla così tranquilla adesso.
Haley aprì una foto di Janelle, mostrandola subito dopo a Calum.
La foto raffigurava una ragazza bionda, con i capelli mossi e lunghi, occhi verdi e sorriso smagliante.
Calum sembrava essere preso da quella foto, forse troppo per i gusti di Haley, che ridendo prese il telefono dalle mani del moro.
-Ok, basta. Stai sbavando sul mio telefono.- lo prese in giro.
-Io? Ma cosa. Però, beh… è carina, tanto.- ammise  Calum, passandosi una mano tra i capelli.
-Oddio, non ci credo! Sei arrossito!-
Haley cominciò a ridere, mentre Calum mise il broncio.
-Non è vero!- il ragazzo si tirò su a sedere, lanciando occhiatacce alla ragazza che continuava a ridere.
-Non ci posso credere! Ti piace la mia migliore amica?!! Oh Hood, come siamo teneri!-
-Ok, Haley smettila. Non sei divertente. Haley! Smettila di ridere!- urlò Calum.
-Scusa, ma… oddio! Dovresti vedere la tua faccia quando sei in imbarazzo!- Haley non riuscì a trattenersi, scoppiando a ridere nuovamente.
-Ok, l’hai voluto tu!- Calum le diede un ultimo avviso, prima di cominciare a muovere freneticamente le sue dita sui fianchi della ragazza, facendola cadere distesa sul prato. 
-Chiedi perdono, plebea!- le urlò Calum con fare teatrale, causandole così ulteriori risate.
-Ok, smettila… non…- Haley non riuscì a completare la frase, che Calum ricominciò con la sua tortura.
-Chiedi perdono, o posso continuare per altre due ore.- la minacciò.
-Ok, scusa. Perdono, fammi tornare a respirare.- riuscì a dire la mora tra le risate. 
Calum si fermò e Haley tirò un lungo sospiro, senza però alzarsi. Il ragazzo la imitò, sdraiando di fianco a lei, con lo sguardo rivolto al cielo.
-Dirò a Janelle che ha fatto colpo.- rise ancora Haley, rompendo il silenzio che si era creato intorno a loro.
Calum era sul punto di ribattere, quando delle urla attirarono la loro attenzione, interrompendo il loro scherzoso litigio.
-Cos’è?- chiese Haley, guardandosi intorno.
-Sembra delle urla, vengono dal campo di basket.- disse Calum, alzandosi da terra per poi aiutare Haley a fare lo stesso.
Raccolsero le loro borse e Calum prese per mano Haley, trascinandola verso il campo.
Man mano che si avvicinavano, sentivano quelle urla diventare sempre più chiare, fino a quando scorsero una massa di ragazzi.
Formavano un cerchio e urlavano parole di incoraggiamento, quasi fosse un combattimento.

Haley si guardò intorno, ancora confusa, mentre sul volto di Calum c’era un espressione preoccupata.
Si sentì prendere ancora una volta per mano dal ragazzo, per poi essere trascinata dentro la massa di ragazzi urlanti. Quando riuscirono ad arrivare al centro di quel cerchio, sia Haley che  Calum rimasero a fissare la scena allibiti. 
Il motivo di queste urla, erano due ragazzi sul punto di fare a botte.
Ashton e un ragazzo moro.
-Calum, cosa succede? Chi è quello?- chiese Haley, risvegliando l’amico dallo stato di trance in cui era caduto.
-Non lo so, Haley. So solo che quel tipo è David, un amico di Noel, e che Ashton sta per combinare un’altra cazzata delle sue.- 
Haley tornò a guardare i due ragazzi, adesso uno di fronte all’altro. A meno di due centimetri di distanza.
Tentò di allontanare quel senso di disgusto e paura nel sentire nominare il nome di Noel, cercando di concentrarsi sui due ragazzi davanti a lei. 

Ashton stringeva la mani in due pugni, così forte da far diventare le nocche bianche. La sua mascella era contratta e sul suo collo risultava ben visibile la vena che pulsava dalla rabbia. I suoi occhi non erano più verdi, quel verde che Haley trovava tenebroso ma bello, ma erano così scuri da sembrare neri.
L’altro tizio invece, David, sembrava più divertito dalla situazione. Era più alto del biondo, ma questo non sembrava intimorire nemmeno un po’ Ashton. 
Gli occhi castani di David, trapelavano malizia e il sorriso arrogante sul suo volto riusciva addirittura a infastidire Haley. 

David avanzò e la ragazza cominciò a temere per il peggio, non le era mai piaciuto assistere a scene di violenza, indipendentemente da chi fossero i “combattenti”. 
Rimase col fiato sospeso, fino a quando però vide il moro sporgersi e sussurrare qualcosa all’orecchio di Ashton. Nessuno poté sentire cosa si gli avesse sussurrato, ma era chiaro che servì solo a provocare maggiormente il biondo.
Fu un attimo e il pugno di Ashton si scontrò sull’addome di David, facendolo piegare e indietreggiare leggermente. 
Haley sussultò, stringendo d’istinto la mano di Calum, che adesso si guardava intorno nella speranza di trovare un modo per fermarli. 
-Ashton, fermati!- urlò Calum, attirando l’attenzione dell’amico che si fermò a fissarlo, alternando il suo sguardo da Calum ad Haley e viceversa. 
Se in quel momento a Calum sembrò la cosa giusta da fare, subito dopo invece si dimostro essere la più sbagliata. 
David si riprese velocemente e approfittando del momento di distrazione del biondo, scagliò un pugno in pieno petto a quest’ultimo, facendolo cadere a terra. 
Proprio quando David stava per scagliarsi ancora su Ashton, una voce attirò l’attenzione di tutti i presenti, riuscendo addirittura a zittire le urla di incoraggiamento della folla.

-Cosa sta succedendo qui?! Esigo una spiegazione, adesso!- 




________Spazio autrice_________

Siete stupende ♥
Vi adoro, davvero. Siete dolcissime con le vostre recensioni. 
Allora, cercherò di farla breve.
Ringrazio tutte voi per le recensioni al capitolo precedente, la storia è arrivata a 106 recensioni in 12 capitoli. 
Forse per alcuni non è tanto, ma per me è fantastico. ♥
Poi ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite. ♥
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, fatemi sapere. :)
Ciao belle! ♥
Baci,
Giada ♥

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Capitolo 14
*** You're like a fire. ***


                                         


You’re like a fire. 

-Cosa sta succedendo qui?! Esigo una spiegazione, adesso!- la voce del preside Brooks ruppe il silenzio creato da lui stesso. 
Tutti i ragazzi che poco prima assistevano alla rissa, si dileguarono abilmente. Gli unici rimasti furono Calum, Haley, Ashton e David. 
La loro attenzione era rivolta al preside, affiancato da un agente di polizia. 
-Irwin, ci si rivede.- disse il preside, con voce severa. 
Il ragazzo strinse la mano destra in un pugno, mentre con l’altra cerco di asciugarsi il sangue che usciva dal labbro spaccato.
Haley si voltò a guardare David,vedendo il suo il viso sofferente ma quel sorriso impertinente ancora sul volto.
-Signorina Bennet, non mi aspettavo di trovare proprio lei qui.- questa volta il preside si rivolse alla ragazza, con un tono di voce meno severo e più apprensivo.
-Bennet e Hood non sono coinvolti in questa storia.- la voce di Ashton sorprese tutti, anche il preside.
-Bene Irwin, allora vuole dirmi lei, o il signorino Lowry, cosa sta succedendo? Cosa avete in mente? Volete una sospensione per caso? Perché ci sono molte probabilità che l’avrete.- 
Nessuno emise un singolo suono.
Haley rimase in silenzio, ad osservare il biondo. 
I suoi lineamenti erano tesi e la sua mascella contratta. Le mani strette in due pugni e lo sguardo fisso a terra. 
Le labbra erano rosse e con alcuni tagli, con ancora del sangue su di esse.
-David Lowry, mi segua in presidenza. Irwin, lei vada in infermeria con la signorina Bennet e dopo raggiunga me e Lowry in presidenza. Hood, torni subito in classe.- queste furono le ultime parole del preside Brooks, prima che rientrasse dentro l’edificio seguito da David. 

Gli unici a muoversi furono loro. 
Ashton rimase immobile dove si trovava, ancora con lo sguardo fisso a terra, mentre Haley lo fissava senza rendersene conto.
-Haley, credo tu debba portare Ash in infermeria.- le sussurrò incerto Calum.
La ragazza annuì distrattamente, mollando poi la mano del ragazzo, che si rese conto di aver stretto fino a quel momento solo allora. 
Ashton si girò di scatto verso la ragazza, che si avvicinava a lui con passi inceri.
Nessuno dei due proferì parola. Entrarono entrambi dentro l’enorme edificio, prendendo il corridoio che portava all’infermeria.
Quando arrivarono, il biondo si fermò sulla porta, bloccando il passaggio.
Haley se lo ritrovò a due centimetri dal viso, ancora una volta. Indietreggiò velocemente, senza neanche rendersene conto.
-Non occorre che tu stia qui, vattene.- ringhiò il ragazzo, con uno sguardo freddo.
Haley ignorò le parole del ragazzo. Si prese di coraggio e scansò il braccio di quest’ultimo, per poi aprire la porta ed entrare nella piccola stanza. 
Le pareti erano di un azzurro chiaro e la finestra, coperta da una tenda bianca, lasciava entrare un po’ di luce.
Contro la parete c’era un lettino, dove Ashton andò a sedersi.
-C’è qualcuno?- chiese Haley, cercando di rendere la sua voce più udibile che potè. Ma la situazione non l’aiutava.
Era in una piccola stanza, con lo stesso ragazzo che settimane prima l’aveva chiusa in un’aula e minacciata.
-C’è qualcuno!?- ripeté ancora, cercando di ignorare lo sguardo del biondo che le bruciava addosso e sperando di vedere entrare qualcuno nella porta adiacente a loro.
-Ti sembra ci sia qualcuno?- sbottò Ashton, facendola sobbalzare.
Haley fece finta di niente e si avvicinò a passo svelto al mobiletto di fronte al lettino su cui era ancora seduto il ragazzo.
-Cosa stai facendo? Senti, ti ho già detto di andartene.- la voce di Ashton risuonò brusca nella stanza.
Nonostante Haley non gradiva la sua compagnia, decise di non dargli ascolto. Poteva benissimo andarsene per la sua strada e lasciarlo lì a cavarsela da solo, ma non lo fece. Si sentiva in debito con lui e sentiva che questo era un modo per ripagarlo, almeno in parte se non del tutto.
Aprì le ante del mobile bianco, non sicura di trovare lì ciò che le serviva, infatti aprì l’anta sbaglia.
-Nel mobile accanto, l’anta sinistra.- la voce del biondo le diede brevi istruzioni, con un tono di voce scocciato.
Haley rimase ancora in silenzio e seguì le indicazioni del ragazzo. Aprì l’anta sinistra e trovò ciò che le serviva: disinfettante, bende e cerotti.
Si avvicinò al lettino e si fermo a due passi dal biondo, incerta sul da fare. 

Ashton rimase in silenzio, a fissarla. Stava attento ad ogni sua mossa. Il suo sguardo era gelido e Haley sentiva bruciare ogni centimetro della sua pelle che il ragazzo fissava, ma cercò comunque di non apparire intimorita da lui e dai suoi occhi verdi. 
Avrebbe medicato le sue ferite e poi se ne sarebbe andata, senza stare un altro minuto in più in quella stanza.

Sospirò cercando di apparire indifferente, ma il suo passo incerto la tradì mentre si posizionava tra le gambe del ragazzo.
Prese una benda e dopo averla bagnata con del disinfettante, allungò il braccio nel tentativo di arrivare al viso del biondo, che però con una mossa veloce la prese per il polso, bloccandole la mano a mezz’aria.
-Cosa credi di fare?!- le disse brusco, stringendo la presa.
-Cosa credi stia facendo? Vedi qualcun altro disposto a medicarti le ferite? Beh, credo proprio di no.- rispose atona, strappando il polso dalla presa ferrea del biondo e poggiando la benda sullo zigomo del ragazzo.
Fece la stessa operazione sul taglio nel sopracciglio destro, su quello nella guancia e in quello sulla fronte.
Buttò le bende sporche, per poi riavvicinarsi al biondo e coprire i tagli con dei cerotti.
Haley incrociò i suoi occhi azzurri con quelli verdi-dorati del ragazzo. Le si mozzò il fiato.
Era bello, anche con il volto pieno di lividi e tagli.
Sentì il respiro caldo del biondo sul suo viso e finalmente riuscì a distogliere lo sguardo.

Anche Ashton sembrò essersi ripreso da chi sa quale stato di trance quando con un piccolo salto scese dal lettino, con l’intenzione di uscire dall’infermeria.

Haley gli si piazzò davanti. Poggiò una mano sul petto del ragazzo, impedendogli il passaggio.
-Cosa vuoi ancora!?- urlò il biondo, facendola sobbalzare.
Il viso di Ashton era teso, lo sguardo furioso e i suoi occhi cupi. 
Era arrabbiato, ma Haley non riusciva a spiegarsi questo suo comportamento. Lei voleva solo aiutarlo, anche se nessuno l’aveva costretta, ma voleva farlo.
Lei era abituata così: non avrebbe mai negato un aiuto a nessuno, nemmeno a qualcuno che ha provato a farle del male o che le fa paura. 
Non è quel tipo di persona. Solo per il semplice fatto che sa cosa significhi avere bisogno di aiuto e non avere nessuno disposto ad aiutarti. 

Ashton abbassò lo sguardo sul suo petto dove la ragazza teneva ancora la sua mano, che però ritrasse non appena si rese conto di ciò che aveva fatto.
La ritrasse con un gesto fulmineo, come se avesse toccato del fuoco.
E in quel momento la ragazza pensò che Ashton, fosse proprio il fuoco. 
Il fuoco da cui bisogna stare lontani, con cui non bisogna giocarci o rischi di rimanere scottata. E nessuno si avvicina al fuoco se non ha un motivo valido per bruciarsi. 
-Non… non abbiamo finito. Devo… il taglio sul labbro…- tentò di esporre le sue intenzioni in una frase di senso compiuta, ma fallì miseramente presa dall’agitazione, che aumentò quando le mani del biondo furono sui suoi fianchi spingendola contro la parete.
-Cosa? Ti piacerebbe ancora toccare le mie labbra, Bennet? Ti mancano?- le soffiò sul collo, provocandole una serie di brividi lungo la schiena.
Il corpo di Haley era incastrato tra il corpo del biondo e la parete azzurra.
Non riuscì a controbattere le parole del biondo. 
Ancora una volta, le immagini delle labbra del ragazzo sulle sue tornarono imperterrite a scorrere nella sua testa.
Quelle labbra ben definite e morbide. 
Non riusciva ancora a capire perché non avesse provato a respingerlo, ma fu ancora confusa quando si ritrovò a pensare che non l’avrebbe fatto nemmeno adesso se lui avesse provato a ripetere la scena.

Furono le parole del ragazzo, a farla riprendere ancora una volta dai suoi pensieri. 
-Se proprio non riesci a starne lontana, basta dirlo…- le sussurrò a un centimetro dalle sue labbra.
I loro nasi si toccavano, i loro respiri si confondevano.
Le labbra del biondo sfiorarono le sue più volte e quando sembrò che stesse per baciarla, la porta si aprì mostrando una donna anziana in divisa ospedaliera, che consisteva in una casacca bianca.
-Ragazzi… avete bisogno di aiuto?- disse sorridendo, facendo finta di nulla.
Ashton si allontanò lentamente dalla ragazza, sbuffando scocciato. Si passò una mano tra i ricci biondi e dopo aver dato una sistemata alla bandana, rivolse uno sguardo di fuoco ad Haley per poi andarsene senza dire una sola parola.

La signora entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
La ragazza era ancora immobile, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Il fatto di perdere la parola e la capacità di muoversi ogni volta che il biondo le era così vicino, la infastidiva.
Odiava dimostrarsi così vulnerabile e debole di fronte a lui.
Un sospiro di frustrazione le uscì dalle labbra e in quel momento si accorse della signora che la guardava apprensiva e con un sorriso sulle labbra.
-Mi scusi… noi stavamo… Stavo medicando le sue ferite e.. mi dispiace per il suo comportamento.- concluse in fretta Haley, per poi dirigersi a passo svelto verso la pota.
-Non si preoccupi signorina…- la voce della donna la fermò.
-Haley.-
-Haley. Stia tranquilla, conosco Irwin. Capita spesso qui in infermeria.- disse la signora, e Haley capì perché il ragazzo sapesse bene dove si trovassero le cose.
-Ah, immaginavo.- rispose Haley, ancora imbarazzata.
-Eh si, Irwin è un tipo… vivace.- disse la signora, per poi lasciarsi andare ad una leggera risata.
Haley le sorrise. Era una signora gentile e da come parlava di Ashton, sembrava conoscerlo da tanto tempo.
-Lei conosce Ashton da molto?- le chiese, allontanandosi dalla porta e avvicinandosi di più a lei.
Si avvicino al mobile sotto la finestra e si appoggiò.
Non sapeva perché stava chiedendo di Ashton a quella signora, non gli interessava di lui o per lo meno, non avrebbe dovuto interessarle nulla che riguardasse il biondo.
Dopo il loro primo incontro, Haley pensò che Ashton fosse una di quelle incognita che odiava tanto nella matematica. 
Ma ora, dopo quel sabato sera, si ritrovava a pensare che forse sarebbe l’unica incognita che potrebbe provare a risolvere. 
-Conosco Ashton da quando era molto piccolo, ma lui non lo sa. Io conoscevo… suo padre.- le disse piano la donna anziana, quasi non volesse farsi sentire da nessuno.
La sua voce era tremante e lo sguardo perso nel vuoto. 
Gli occhi velati da uno strato di tristezza e malinconia.
Perché la donna stava reagendo così?
-Signora…- Haley si fermò, rendendosi conto che non sapeva il nome della signora.
-Clara, chiamami Clara tesoro.- 
-Clara, sta bene?- chiese incerta, avvicinandosi di qualche passo.
La campanella suonò, segnando la fine dell’ultima ora di scuola. 
-Si, sto bene. Ora credo sia meglio che corri in classe.- le disse la signora, sorridendole dolcemente.
-Si, vado. È stato un piacere parlare con lei Clara, a presto.- Haley ricambiò il sorriso, per poi avviarsi a passi svelti verso la porta.
-Sei una ragazza fantastica Haley, ricorda: non tutte le cose negative sono brutte … da uno sbaglio può sempre nascere qualcosa di bello.- le sorrise. Un sorriso che una mamma rivolge a una figlia, un sorriso che una nonna rivolge al nipote. Un sorriso caldo, pieno d’affetto e sincerità.
Haley quella signora la conosceva da nemmeno dieci minuti.
Quella signora dagli occhi verde-dorato, molto simili a quelli di Ashton.
Ma quella frase. Quella frase l’aveva colpita. Non aveva capita a cosa Clara si riferisse, ma non fece altro che pensarci su fino a quando andò a sbattere contro qualcuno.
-Oh… scusa.- Haley alzò lo sguardo, incontrando così due occhi scuri che la fissavano preoccupati. -Calum, sei tu…- 
Haley guardò di fronte al moro e incontro, ancora una volta, quello sguardo freddo.
-Stavo cercando te. Hai lasciato la tua borsa fuori e l’ho portata con me.- Calum le porse la borsa, ma Haley era impegnata a guardare il biondo contrarre la mascella.
-Haley… -
-Ah, si. Grazie Calum.- Haley si sentì una stupida. Quel ragazzo la distraeva troppo facilmente. -Ci vediamo domani?- chiese al moro, cercando di ignorare lo sguardo di fuoco che Ashton le stava rivolgendo.
-Senti se non ti dispiace, prima che tu venissi a disturbare, io e Calum stavamo parlando.- la voce fredda del biondo, le fece ribollire il sangue nelle vene.
Avrebbe tanto voluto dirgliene di tutti i colori, ma sapeva che una volta incontrati i suoi occhi, non sarebbe riuscita a rivolgergli una parola, tanto meno un insulto. Così lo lascio perdere, continuando a guardare Calum che annuì alla sua domanda.
-Ok, a domani allora.- gli rivolse un piccolo sorriso e dopo essersi alzata sulle punte gli lasciò un bacio sulla guancia.
-Lascia perdere Ashton, è fatto così.- le sussurrò Calum nell’orecchio, per poi sorriderle e vederla andare via.

-Non guardarmi in quel modo, sai che non funziona. Non mi farai sentire in colpa.- lo sguardo serio e l’atteggiamento da tipo irremovibile del biondo, fecero arrendere Calum.
Ashton si levò la bandana, lanciandola disordinatamente nel divano beige. 
-Ashton, ormai la conosciamo abbastanza bene da sapere che non ti caccerà nei guai. Se avesse voluto parlare, l’avrebbe fatto già da un pezzo. E poi non sa nulla. Ti ha solo visto coinvolto in più risse, nulla di più. Ma se tu continui a comportarti così, la spingerai a porsi delle domande. Ti caccerai da solo nei guai. Magari questo è un segno ed è la volta buona che la smetti con i tuoi “affari” una volta per tutte!- Calum gli si piazzò davanti, cercando di farlo ragionare.
Ashton si buttò con nonchalance sul divano, perso nei suoi pensieri. 
Ignorò del tutto l’ultima frase del migliore amico, concentrandosi però su tutto il resto. 
Per quanto potesse dargli fastidio ammetterlo, Calum aveva ragione, fottutamente ragione e non era nella posizione di negare.
Ormai la vedeva quella voglia di sapere negli occhi della ragazza. 
L’aveva vista la prima volta in quell’aula, poi di nuovo nel parco e anche quella mattina nel corridoio. 
Lui sapeva che la ragazza voleva sapere, voleva delle risposte. Ma di certo non sarebbe stato lui a dargliele. L’idea non gli aveva nemmeno sfiorato la mente. 
Sapeva che la colpa era la sua. Si era accanito su di lei, senza ritegno. Lei era inconsapevole di tutto ciò, ma Ashton lo sapeva solo adesso con sicurezza. 
Ma adesso lei aveva visto altrettante cose e non poteva permettersi di cacciarsi nei guai.
Il fatto che lei e l’agente Bennet avessero un qualche legame, di cui Ashton ancora non aveva capito nulla, non andava bene.
Si sarebbe tenuto lontano da lei, era questa la cosa giusta da fare.
Avrebbe potuto cominciare da quella mattina stessa e le sue intenzioni erano quelle. Ma poi lei l’aveva rincorso, quasi rise al pensiero di lei che lo rincorreva.
Eppure era convinto di farle paura. Ma lei era lì quella mattina e voleva ringraziarlo. 
Che cosa stupida. 
E lui si comportò in maniera altrettanto stupida, baciandola.
Lo sapeva, il suo gesto non aveva alcun senso, se non lo scopo di zittire la ragazza in preda alla rabbia. 
Non sopportava di sentire qualcuno parlargli in quel modo.
Ma quella vicinanza a lui non era dispiaciuta per niente. 
Quelle labbra morbide, avrebbe continuato a baciarle ancora.
Si maledì per quei stupidi pensieri, ma le immagini di lei che medicavano le sue ferite si fecero spazio nella sua mente. 

Perché? Perché si ostinava ad essere gentile con lui? 
Ashton non poteva fare a meno di porsi queste domande, anche se era sicuro di sapere il motivo della sua gentilezza.
Si sentiva in debito con lui, solo perché l’aveva salvata da quel bastardo di Noel.
Ma quello l’avrebbe fatto in qualunque caso, di qualsiasi ragazza si trattasse.
Era vero che fosse uno schifo di ragazza, ma aveva dei limiti.
Lui alle ragazze non avrebbe mai fatto niente del genere. E poi quel viscido di Noel, a parere di Ashton, aveva ancora molto da scontare e il fatto che suo padre lavorasse nella polizia non gliene importava. 

I pensieri del biondo tornarono ad Haley, arrivando alla conclusione che quella ragazza fosse un rebus per lui.
Un’incognita. Di cui non gliene sarebbe dovuto importare nulla eppure era lì a cercare di risolverla.
L’unica cosa che sapeva per certo era che lei non avrebbe parlato, nemmeno su quel poco che aveva visto.
Quindi sarebbe potuto stargli semplicemente alla larga, ma si ritrovò ad ammettere a se stesso che stargli intorno e darle fastidio lo divertiva. 
Si sentiva quasi come uno psicopatico, ma i comportamenti della ragazza in sua presenza lo attiravano.
Era strana, diversa.
Un attimo prima puoi terrorizzarla e minacciarla, ma l’attimo dopo sarebbe disposta a farsi in due pur di aiutarti.
C’era qualcosa in lei che lo incuriosiva, anche se continuava a ripetersi che fosse solo una delle tante stupide ragazzine, finte innocenti. Nessuna sarebbe potuta essere così speciale, come la sua Kimberly.

La ragazza rossa, con le lentiggini sul viso, cominciò ad occupare i suoi pensieri e i suoi occhi si coprirono di uno strano velo che offuscava la sua vista e cominciò a sentire quel fastidioso nodo alla gola che ignorava da anni.
Scosse la testa e rivolse uno sguardo interrogativo al moro, che lo fissava nel tentativo di capire cosa gli passasse per la testa.
-A cosa pensi?- gli chiese.
-Uh guarda, programma interessante.- disse deciso Ashton, fermandosi sul primo canale che gli capitò. Sperando di far arrivare il messaggio all’amico.
-Pensavi ad Haley?- insistette Calum.
-Smettila di dire cazzate, perché mai dovrei!?- ringhiò il biondo.
-Non lo so, lei lo fa ultimamente.- disse Calum, facendo spallucce. 
-Stavo pensando a Kimberly.- ammise Ashton, cercando di respingere quella voglia di chiedere a Calum di più su quello che la ragazza dagli occhi azzurri gli riferiva.
-Ash, manca anche a me. Manca ogni maledetto giorno. Ma vado avanti e dovresti farlo anche tu. Altrimenti finirai con il distruggerti.- il ragazzo era serio, approfittò del momento per cercare di aiutare il suo migliore amico. Erano poche le volte che Ashton si apriva con lui su questo argomento.
-Cosa importa? Soprattutto, a chi importa? Non ho più nulla per cui resistere.- il tono di voce atono, copriva i suoi veri sentimenti.
-Non è vero. Come puoi dirlo? C’è tua sorella Ash e ci sono io. Noi abbiamo bisogno di te.- Calum si alzò dal divano, avvicinandosi di più a lui.
-Io… credo che sia ora di andare. Mia madre sarà a casa a momenti e sai che non sarà un bello spettacolo vederci insieme.- Ashton si maledì mentalmente per non essere riuscito a ringraziare il suo amico. Era davvero quello che voleva fare. Voleva ringraziarlo per non averlo lasciato, nonostante le sue costanti cazzate e sbalzi d’umore. 
L’unica cosa che era riuscito a fare invece, era stata mandarlo via. 
-Ci vediamo domani Ash.- Calum gli sorrise, per poi uscire da quella piccola villetta bianca, affiancata alle altre.
Non se la prese per il comportamento di Ashton, lui era abituato. Sapeva che Ashton gli voleva bene ed era grato a lui per il suo aiuto, il  fatto che non riuscisse ad esprimerlo a parole non era un problema per Calum.
Non erano i ringraziamenti che voleva, quello che voleva era riuscire ad aiutare il suo amico ad andare avanti. A tornare l’Ashton di una volta.


Una ventina di minuti dopo l’uscita dell’amico, Ashton sentì la porta di casa sbattere e due voci differenti spezzare il silenzio creatosi in quelle mura.
-Ashton!- una voce delicata, si disperse per tutta la casa. Un tono spensierato ed ingenuo, appartenente ad una bambina di sei anni.
Ashton aprì di corse la finestra della sua camera, per far passare l’aria. Buttò quello che era rimasto, ovvero solo il filtro, dalla finestra.
Corse al piano di sotto, vedendo le due figure in giro per la cucina.
Una bambina con i capelli biondo cenere, minuta e con un vestitino azzurro a fiori, gli corse in contro saltandogli tra le braccia.
-Lottie.- il ragazzo lasciò un bacio sulla fronte della piccola, mentre lei gli raccontava elettrizzata della sua piccola avventura con l’amichetta di scuola.
Ashton annuiva, rivolgendogli di tanto in tanto sorrisi mentre però il suo sguardo spento osservava una donna sulla quarantina, che apriva e chiudeva tutte le ante della cucina freneticamente.
-Dove diavolo è!- urlò Kirsten, sua madre.
-Dove l’hai lasciata prima di uscire!- ricambiò Ashton, con un tono di voce duro.
Sua madre era l’ennesima delusione della sua vita.
Insieme a suo padre.
Sua madre gli rivolse qualche insulto, che terminò quando riuscì a trovare la bottiglia semivuota di Vodka.
-Lottie, che ne dici di andare di sopra? Tra un po’ ti raggiungo e finisci di raccontarmi.- gli disse, cercando di mantenere la calma.
-Ma io devo ancora finire…- la voce della piccola fece capire ad Ashton che era sull’orlo delle lacrime e si sentì in colpa.
Ma non poteva far vedere alla piccola, la propria madre che si rovinava con le sue stesse mani.
-Lottie, ti prometto che se sali su, tra un po’ vengo e giochiamo tutto il tempo insieme.- gli rivolse un sorriso, uno di quei sorrisi sinceri che ormai rivolgeva solo a lei.
Pieni di affetto. 
Lottie era ciò che gli era rimasto della sua famiglia.
La piccola gli sorrise felice, per poi scendere dalle sue braccia e salire di corsa al piano di sopra.
Quando Ashton vide scomparire la chioma biondo cenere dietro la porta della sua stanza, tornò a prestare attenzione alla donna che ora fumava sul bancone, con una mano occupata da quella che era una canna e l’altra dalla bottiglia di Vodka.
Ed ecco che cominciava la solita routine.

Mentre la voce di Avril Lavigne suonava tra le mura della stanza di Haley sulle note di “When You’re gone’’, la ragazza pensò che non ci fosse canzone più adatta al momento.
Era proprio in sintonia con il suo animo.
Mentre canticchiava le parole di quella che era una delle sue canzoni preferite, Haley continuava a pensare alla sua vita.
Pensò che sembrasse quella di un film, ma uno di quei generi horror. Se non proprio horror, drammatico.
Da quando aveva lasciato la Richmond High School, un vuoto nel petto l’aveva seguita fino a casa. Ed era ancora lì. 
Nonostante nella sua vita fossero entrate due persone fantastiche, Calum e Abbie, si sentiva vuota. 
In quel momento l’unica cosa di cui aveva bisogno era di parlare con Janelle, ma non riusciva a rintracciarla. 
Avevano parlato poche ore prima, ma le era sembrata distaccata.
Le risate che continuava a mandarle la ragazze, le sembrarono false. Sentiva che qualcosa non andava.
E anche in lei qualcosa non andava.
Sentiva una strana sensazione, di solitudine e paura.
Aveva paura di tornare ad essere sola, in questi giorni si sentiva meno sola grazie a Calum e Abbie.
Ma aveva la costante paura che anche loro potessero andare via, così come Janelle.
Le persone avevano il vizio di andarsene, di allontanarsi da lei. Ma non voleva che anche quelle tre persone lo facessero.
Per lei erano davvero importanti.
Sentiva di star recuperando quegli amici persi dopo la morte dei suoi genitori.
E poi c’era un’altra persona che con prepotenza, s’insidiava tra i suoi pensieri.
Ashton.
Quegli occhi e quelle labbra proprio non riusciva a non pensarle. Lei credeva di non sopportarlo, credeva di aver paura di lui. Ed era ancora così. Quei sbalzi d’umore la spaventavano, ma quegli occhi era come se la chiamassero.

-Haley, c’è qualcuno per te!- la voce di Josh arrivò alle sue orecchie, riuscendo per miracolo a sovrastare la voce di Avril Lavigne.
Saltò giù dal letto e mentre scendeva di corsa le poche scale che la separavano dal piano di sotto, cercò di sistemarsi la coda che teneva i suoi capelli all’insù.
La figura di Josh, affiancata a quella di Calum, la fecero sbiancare di colpo.
Sapeva che Josh era a conoscenza dell’amicizia tra il moro e Ashton, e per qualche assurdo motivo cominciò ad agitarsi.
-Calum.- sorrise Haley, mentre cercava di capire se Josh fosse d’accordo per tutta la situazione o meno, ma non sembrò arrabbiato o teso.
-Haley, spero di non disturbare.- rispose Calum, gentilmente.
-Ok, io devo andare. È stato un piacere parlare con te Calum. Haley, mi raccomando: ricorda le regole principali.- Josh le diede un veloce bacio sulla fronte, per poi prendere la sua giacca e uscire di casa. Lasciando soli i due ragazzi.

-Come mai questa sorpresa?- gli chiese Haley, cercando di far andare via quella tensione che aveva provato fino a qualche secondo fa.
-Mi trovavo da queste parti e ho pensato di passare.- disse facendo spallucce, omettendo il fatto che fino a qualche minuto fa si trovasse a sole tre traverse dalla sua, nella casa del biondo.
Salirono al piano di sopra, nella stanza della ragazza.
Parlarono del più e del meno, come due vecchi amici.
E quella sensazione di solitudine, sparì completamente lasciando spazio ad un Haley sorridente e spensierata, fino a quando il suo telefono squillò interrompendo le risate sue e del moro.

Era un messaggio, da parte di Janelle.
Non era così che volevo dirtelo, ma… Domani vieni a prendermi all’aeroporto? 
Ti voglio bene ♥
Jane xx



_________Spazio autrice_____________
Ok, siete libere di odiarmi. ♥
Giuro, non volevo ritardare così tanto ma… boh, questo capitolo è stato un parto e tra l’altro fa schifo.
Sono davvero delusa da me stessa lol
Allora, sempre che voi non mi abbiate abbandonato -spero vivamente di no, perché vi amo lo sapete- prego Allah che questo capitolo vi piaccia.
Fatemi sapere. Anche se vi fa schifo, ditemelo chiaramente, perché tanto sono la prima a pensarlo.
Anche se so che non è una buona scusa, oltre al fatto che non sapevo cosa scrivere in questo capitolo -che alla fine è un capitolo di passaggio eh-, sono stata presa dal trailer per questa storia.
È stato un parto anche lui e ancora non sono nemmeno sicuro che sia visibile a tutti, ma comunque vi lascio il link. In caso lo sistemo prossimamente. Se si vede, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ah, nel capitolo ho dovuto togliere alcune parti che però ci saranno nel prossimo capitolo, altrimenti sarebbe venuto troppo lungo e pesate. Mi scuso per eventuali errori nel testo.
Ora evaporo, perché già ho fatto il capitolo troppo lungo, sperando che non vi annoi. 
Fatevi sentire, ci tengo al vostro parere. ♥
Baci,
Giada

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Capitolo 15
*** Goodbye distance ***





Trailer:https://www.youtube.com/watch?v=T_YUEJ-uH6Y&list=UUauZWZxYXUrbFGJ5sJ2OWdA

Voglio dedicare questo capitolo alla mia migliore amica a distanza. Beh, non so cosa dire ahaha
Solo, spero il capitolo ti piaccia.
Ciao Pimpa ♥



Goodbye distance

Un anno. Un intero anno passato a parlare dietro ad uno schermo. Per un anno intero, 4342 chilometri le aveva tenute lontane. Ma questo non le aveva del tutto ostacolate. Loro, anche dopo essere venute a conoscenza di quanta strada le separasse, avevano continuato a parlare ogni giorno, a stare giornate intere a scambiarsi messaggi e ore passate a parlare al telefono. Si facevano forza l’un l’altra, facendo il possibile per non far crollare l‘altra. E il fatto di non essersi mai viste non aveva impedito di far nascere tra loro uno strano legame. Conoscevano abbastanza cose l’una dell’altra, per poter dire di essere migliori amiche a distanza. Si confidavano tutto, le loro storie più buffe dai loro segreti più bui. Forse era questo che le legava. Il loro sapere tutto, anche i loro demoni, ma restare. 
Potevano definirsi vere amiche, anche se non si erano mai viste.
Ma loro si erano fatte una promessa: un giorno avrebbero vinto quella distanza. Un giorno si sarebbero incontrate e non importava quando fosse stato quel giorno, l’importante sarebbe stato vedersi.

Quel giorno era arrivato. Si sarebbero viste per la prima volta, si sarebbero abbracciate e quei 4352 chilometri non avrebbero più intralciato la loro amicizia.
Haley non riusciva ancora a crederci. Janelle era ormai l’unica vera amica che le restava, l’unica che le era stata accanto, anche se non fisicamente, durante il periodo più buio della sua vita.
Quando l’aveva conosciuta non le era rimasto più niente, i suoi genitori non c’erano più, suo fratello non c’era più, le sue amiche l’avevano abbandonata così come il suo ragazzo.
Ma poi era arrivata lei. Si erano conosciute sul social network più usato da tutti gli adolescenti: Tumblr.
Un semplice mi piace ad un post e un reblog significarono l’inizio di una strana amicizia.
Haley guardava spesso il blog della nuova ragazza conosciuta e si stupiva sempre di più nel vedere quante cose avessero in comune, era come osservarsi allo specchio. 
Fisicamente erano l’opposto, ma il resto era uguale. Bastava una semplice parola, perché una capisse come stesse l’altra.
E cominciò così, la loro amicizia.
Cominciarono a confidarsi le loro cose più segrete e importanti, ma ne una ne l’altra si limitava al “Mi dispiace” che entrambe odiavano, no. Parlavano, si confortavano, si facevano forza.
Era dal 26 Agosto dell’anno scorso, che andava avanti quella loro strana amicizia.

Haley quella mattina si svegliò sorridendo ed era tanto tempo che non succedeva. Ma pensare che finalmente, tra qualche ora avrebbe potuto abbracciare colei che le aveva fatto forza nei suoi momenti cupi, la rendeva davvero felice.
Fin dal momento che la sveglia suonò, un sorriso si era impossessato del suo volto. Un sorriso vero, non di quelle smorfie forzate che Haley conosceva, purtroppo, fin troppo bene.
Si impose che niente sarebbe riuscito a rovinarle quel giorno: nessun Noel, nessun David e tanto meno nessun Irwin.

Haley saltò in piedi, non occupandosi di raccogliere le lenzuola che aveva fatto cadere sul pavimento durante il salto e corse verso lo stereo. Non appena l’aprì, la voce di Ed Sheeran si sparse per quelle quattro mura, non facendo altro che aumentarle il buon umore con le note del nuovo singolo ‘Sing’.
Aprì le tende, facendo illuminare la stanza da quel sole che splendeva nel cielo sereno. Si piazzò davanti l’armadio bianco, spostandosi da un piede all’altro mentre agitava i fianchi a ritmo di musica.
La giornata era calda, così decise di optare per una canotta in jersey grigio con una stampa davanti, un paio di Skinny Jeans neri strappati a entrambe le ginocchia e le Vans nere. 
Legò i capelli in una coda e dopo aver messo il solito filo di eye-liner e lo strato di mascara, andò a preparasi la borsa per la scuola che non era riuscita a preparare la sera prima ‘a causa’ della compagnia di Calum.

Scese al piano di sotto, dove un Josh sorpreso l’accolse con un sorriso a trenta due denti, che in quel momento le fece ricordare di dovergli ancora chiedere un piccolo favore.

-A cosa dobbiamo quest’Haley sorridente e allegra, che intona magnificamente la canzone di Ed Sheeran alle sette e mezza di mattina?- chiese Josh, mentre preparava di fretta la colazione.
-Niente in particolare.- cominciò Haley. -Senti Josh… Ricordi della mia migliore amica a distanza di cui ti avevo parlato giorni fa?-
-Uhm, si. Jaden?- disse Josh, convinto di aver ricordato anche il nome, ma capì di aver fallito miseramente quanto vide comparire una smorfia sul volto della ragazza. 
Vederla così di buon umore era raro e vederla così rendeva allegro anche lui. Era curioso più che mai di sapere quale fosse il motivo di tanta allegria, anche se aveva una mezza idea. E un certo Calum c’entrava qualcosa, secondo lui.
-Oddio Josh, che razza di nome è Jaden?- rise Haley.
-Ehi! Mia sorella si chiama così!- affermò Josh fingendosi offeso, facendo prendere così un colorito roseo sulle guance di Haley.
-Ops, scusa non intendevo. È un bellissimo nome.- cercò di rimediare Haley imbarazzata, mentre a stento tratteneva una risata. -Comunque, si chiama Janelle. E… mi stavo chiedendo se per te sarebbe un disturbo ospitarla qui per qualche giorno. Lo sarebbe?- chiese speranzosa.
-Quindi questa tua allegria è dovuta solo a questo? Solo ed unicamente a questo, giusto?- chiese Josh, calcando più del dovuto alcuno parole, creando uno stato di confusione alla ragazza che però non smetteva di sorridere. Quest’ultima annuì con foga e con gli occhi che le brillavano.
-Perfetto, allora per me va più che bene. Nessun disturbo, qui è la benvenuta. E ora che arrivano queste settimane di vacanza, non ci sarà alcun problema.- Non appena Josh finì di parlare, sentì due braccia legarsi intorno al suo collo e urli di gioia sovrastare la sua risata.
-Non potrò mai ringraziarti abbastanza per questo, Josh.- ammise sinceramente la ragazza.
-Non devi farlo, lo sai.- le sorrise Josh, mostrandole una linea perfetta di denti bianchi.
La ragazzo ricambiò il sorriso, stringendo ancora una volta in un abbraccio il ragazzo che rideva divertito.
-Su, andiamo che ti porto a scuola.-


-Quando arriva Janelle?- chiese Josh, abbassando il volume della musica che riempiva il veicolo.
-Arriverà alle quindici all’aeroporto.- rispose Haley, mentre guardava la strada fuori dal finestrino e il vento le spingeva i capelli verso dietro mentre l’aria non troppo calda le andava sul viso, facendole provare un senso di libertà.
-Io tornerò presto dal lavoro,quindi non avrò problemi ad accompagnarti.-
-Uhm, no tranquillo. Non c’è bisogno, vado con… un amico.- disse vagamente, omettendo la parte in cui avrebbe dovuto dirgli che ‘l’amico’ in questione fosse Calum Hood, ovvero migliore amico di Ashton Irwin.
-E questo amico sarebbe?- chiese Josh, infrangendo la speranza di Haley che non gli ponesse quest’ultima domanda.
-Calum.- rispose semplicemente Haley, mentre un sorriso si fece spazio sul suo volto al ricordo dell’amico che si era praticamente autoinvitato ad accompagnarla quel pomeriggio.
Josh vide quel sorriso, che però interpretò in maniera tutt’altro che giusta.
-Haley?- la richiamò.
-Si?-
-Per caso, anche Calum Hood è motivo di questa tua piacevole allegria?- le chiese divertito, senza però distogliere l’attenzione dalla strada.
-COSA!?-urlò Haley, scoprendo di avere una dote innata nel raggiungere note vocali che nessun altro essere umano al mondo aveva ancora provato, provocando così una brusca frenata da parte di Josh che rideva divertito.
-Ma che diavolo?!- affermò, cercando di fermare le risate. -Avrò tipo perso l’udito! Sei brava con gli acuti eh.- scherzò, mentre ripartiva per la strada.
-Oddio Josh, no! Non è assolutamente come pensi tu. Calum e io siamo solo ed esclusivamente amici.- rispose Haley velocemente, ignorando le battute di Josh. Sentì le sue guance andare a fuoco, sempre di più. Non aveva bisogno di uno specchio per sapere che ora erano di un rosso acceso, riusciva a percepirlo piuttosto bene.
-Solo amico?- insisté Josh.
-Buoni amici. Posso dire sia il mio migliore amico, anche se è l’unico che ho da quando sono qui, oltre a Abbie.-
Josh annuì sorridendo, cercando di non ridere per la reazione della ragazza.
Finalmente, dopo una decina di minuti di divertimento da parte di Josh, mentre dieci minuti di completo imbarazzo da parte di Haley, la Range Rover si fermò davanti la Richmond High School e Haley si lanciò, letteralmente, fuori dal veicolo.
-Pranzo fuori con Calum e poi andiamo a prendere Janelle, quindi ci vediamo a casa?- chiese Haley, sistemandosi meglio la borsa sulla spalla.
-Va bene, stai attenta.- le sorrise Josh.
-Ciao Josh.- Haley ricambiò il sorriso, pronta ad andare. Ma quando stava per chiudere lo sportello, sentì la voce di Josh chiamarla.
-Haley!-
-Si?-
-Salutami Calum.- disse Josh per poi scoppiare in una risata, che Haley nonostante la situazione, trovò piacevole. Alzò gli occhi al cielo, e dopo aver fatto una smorfia al ragazzo, provocando così altre risate, entrò dentro l’edificio.

-Quanto tempo!- 
Haley chiuse di colpo l’armadietto, spaventata dall’improvvisa voce dietro le sue spalle.
-Abbie, come stai?- chiese alla bionda, che ora la stava abbracciando.
-Bene. Sembrano mesi che non ci vediamo.- rise l’amica. -Tutto bene?-
-Si, va meglio.- sorrise Haley.
-Buongiorno Haley.- il moro comparve da dietro le spalle di Haley, stampandole un bacio sulla guancia. Anche lui era di buon umore, e Haley era convinta di sapere il motivo. -Ciao Abbie.- 
-Buongiorno.- disse la bionda, ricambiando il sorriso.
-Haley, all’uscita aspettami fuori la porta della palestra. Ho parcheggiato lì la macchina. Adesso vado in classe, a dopo.- stampò un altro bacio sulla guancia della ragazza, senza darle il tempo di rispondere per poi sparire tra la massa di studenti che occupava i corridoi.
-Bene, bene, bene. Mi sono persa qualcosa per caso?- Abbie guardò l’amica, facendole capire a cosa alludeva.
-Anche tu no, ti prego. Oggi pomeriggio devo semplicemente andare all’aeroporto con Calum a prendere la mia amica, ecco tutto.- 
-Ah, pensavo…- Haley non fece finire l’amica, interrompendola.
-Si, so cosa pensavi. E no, pensavi sbagliato. Adesso vado in classe, a dopo.- le diede un piccolo abbraccio e poi corse verso l’aula di chimica.

Le cinque ore di scuola passarono troppo lentamente per Haley. Non vedeva l’ora che quell’ultima campanella suonasse, segnando la fine delle lezioni.
Era seduta in seconda fila, con accanto una delle ragazze più odiose della scuola: Victoria Freman.
Classica figlia di papà, bionda e viso di plastica, praticamente.
Haley l’aveva solo sentita nominare da Abbie, ma quell’ora passata accanto a lei le bastò per capire che tutte le voci sul suo conto fossero vere.
-Posso sapere cos’hai da guardare?- sbottò Haley, stanca dell’ennesimo sguardo disgustato da parte della bionda.
-Non rivolgerti con me in questo modo!- cinguettò la bionda, con la voce più irritante che Haley avesse mai sentito, superava addirittura la cheerleader odiosa della sua vecchia scuola.
Haley era pronta a ribattere e sistemare quella odiosa biondina, ma nello stesso istante che Haley aprì bocca la campanella suonò, facendola sorridere istintivamente cancellandole completamente dalla testa la figura di Victoria.
Posò di fretta le sue cose nella borsa, per poi uscire di corsa dall’aula e dirigersi in quelle che sarebbe stato il punto di ritrovo con Calum.


Calum entrò nello spogliatoio dei ragazzi, cinque minuti prima dei suoi compagni, così da essere già pronto pochi minuti prima che la campanella suonasse.
Non appena il suono della campana si disperse per l’intero istituto, Calum prese il borsone e uscì dallo spogliatoio, diretto verso la porta della palestra.
-Ehi, Calum!- una voce da lui ben conosciuta, lo fece arrestare sul colpo.
-Ash.- lo salutò, scambiandosi il loro solito saluto.
-Dove vai così di fretta?- gli chiese il biondo.
-Uhm, io… ho da fare una cosa molto importante. Ci vediamo più tardi, a casa mia?- gli chiese Calum, sperando di riuscire ad andarsene il prima possibile. Odiava nascondere le cose ad Ashton, ma se ora gli avesse detto da chi stesse andando, non era di sicuro di cosa il suo amico avesse fatto.
-Hai da fare con Bennet?- chiese Ashton e a Calum sembrò quasi irritato.
-Io… si, Ashton. Devo accompagnarla all’aeroporto a prendere una sua amica. Quindi… vado. A dopo.- disse, per poi girare le spalle e aumentare il passo.
-Aspetta!- la voce do Ashton lo fermò ancora una volta. Il biondo fece una piccola corsa per raggiungerlo.
-Ok, ora possiamo andare.- disse il biondo, dando una pacca sulla spalla all’amico, per incitarlo a camminare.
-Cosa? Ashton, no. Non esiste. Questa è una cosa importante per Haley e io non ho intenzione di…-
-Calum, calmati. Verrò con te, che tu voglia o meno. Farò il bravo, non importunerò la tua amichetta del cuore.- lo prese in giro Ashton, per poi dirigersi verso la grande porta rossa.
Calum sbuffò, arrendendosi dal convincere l’amico, sapendo che non ce l’avrebbe mai fatta e lo raggiunse.


Erano ormai dieci minuti che Haley aspettava vicino la porta rossa della palestra, senza vedere neanche l’ombra di Calum.
Quando l’ennesimo sospiro uscì dalle sue labbra, vide la porta aprirsi e intravide due figure, che non subito riuscì a squadrare bene.
Ma dopo qualche passo, capì chi fossero.
Calum, con indosso una tuta grigia e una maglia nera con lo scollo a V, era affiancato dal biondo.
Haley non poteva crederci, continuava a sperare che fosse solo un miraggio e che appena Calum si fosse fermato davanti a lei, la figura del biondo sarebbe scomparsa. Ma non fu così.
Calum e Ashton si fermarono di fronte a lei, mentre lei continuava a guardare quasi scioccata il biondo.
Mentre fissava la figura del ragazzo riccio, nella speranza che la sua figura si dissolvesse improvvisamente, non poté non squadrarlo dalla testa ai piedi.
Indossava uno dei suoi soliti Skinny jeans neri, una camicia a quadri blu sotto la quale si intravedeva una canotta bianca e le Vans nere.
I suoi capelli, sempre tenuti in su da una delle sue bandane.
Calum le rivolse un guardo di scuse, mentre lei annuiva, arresa ormai al fatto che il biondo era davvero lì e non aveva nessuna intenzione di andarsene.
-Allora, andiamo?- sbottò il biondo, attirando l’attenzione su di lui.
-Ashton, vai entrando. Dacci due minuti.- gli disse Calum, pregandolo con lo sguardo di fare ciò che gli aveva chiesto.
Ashton borbottò qualcosa, imprecando contro il suo amico e riluttante salì in macchina. Prese posto davanti e dopo nemmeno dieci secondi cominciò a stancarsi di aspettare.
Cosa aveva di così importante da dirgli a quella ragazza? 
Cominciò a guardare dallo specchietto retrovisore, cercando di capire cosa il suo amico stesse dicendo.

-Haley, ho provato a dirgli di no ma non mi ha dato ascolto. Lo terrò lontano da te se è questo che vuoi, ma non avercela con me.- gli disse Calum dispiaciuto.
Quelle parole arrivarono come un sussurro alle orecchie di Haley, presa a guardare il riflesso del biondo che aveva colto a guardarli nello specchietto retrovisore della macchina di Calum.
-Tranquillo, non fa niente.- sorrise Haley. Non voleva che Calum andasse contro il suo migliore amico per lei, o che lo allontanasse. Non aveva dubbi che Irwin lo stesse facendo apposta per indispettirla, ma non gliel’avrebbe data vinta. -L’importante è che stia lontano da me.- 
Calum annuì, ma quando Haley vide un dispiacere negli occhi del moro, si sentì in colpa. Sapeva quanto Calum volesse bene ad Ashton ed era comprensibile che sentire parlare di lui così gli dispiaceva. Anche a lei dispiaceva dire così, ma cos’altro poteva fare? Se stavano vicini non finiva mai bene: o discutevano e lei finiva con l’essere spaventata o, adesso, c’era anche la possibilità che Irwin la baciasse per il puro piacere di importunarla.
E lei non voleva che questo accadesse. Dopo il loro bacio in corridoio e quello scampato in infermeria, si era ritrovata troppo spesso a pensare a quegli occhi verdi, a quei ricci biondo cenere e a quelle labbra morbide.
E non era il caso. Non poteva provare nessun tipo di simpatia nei confronti di quel ragazzo misterioso e pericoloso.

-Stavo pensando di andare a mangiare qualcosa al Red Rooster, per voi va bene? A quest‘ora non ci sarà molta gente e poi è vicino all‘aeroporto- chiese Calum, spezzando il silenzio che regnava nel veicolo.
Ricevette un ‘come ti pare’ dal biondo e un cenno della testa da parte di Haley.
Calum sospirò, pensando in che razza di situazione fossero. Era tutto così stupido. 
Si fermano una trentina di minuti in quel fast food, nel quale solo Calum mangiò qualcosa. Haley disse di avere lo stomaco in subbuglio per la felicità, mentre Ashton ignorava il cibo che gli era stato portato e preferiva fissare duramente la ragazza e sghignazzare nel vederla in soggezione quando se ne accorgeva.

Arrivarono all’aeroporto, qualche minuto prima che l’aereo di Janelle atterrasse.
-Felice?- chiese Calum ad Haley posando un braccio sulle sue spalle, quando si fermarono davanti il corridoio da cui sarebbe uscita Janelle.
-Molto, ancora non ci credo.- rispose la ragazza, poggiando la testa sul petto dell’amico.
Haley si perse nei suoi pensieri, mentre Calum si girò a cercare con lo sguardo Ashton. Lo trovò fermo a un paio di metri distanti da loro, che li osservava in maniera scocciata.

-Eccola, è lei!-  Haley tirò per la maglia il ragazzo, indicando tra la folla di persona appena scesa dall’aereo. 
Una chioma bionda si fece spazio tra quell’ammasso di gente, trascinandosi dietro una valigia viola.
Un sorriso si aprì sul volto di Haley, mentre osservava la scena divertita e al massimo della felicità.
Aveva gli occhi pieni di lacrime per la gioia. Era sul punto di piangere, ma la scena che si ritrovò davanti era esilarante: Janelle che imprecava dietro la sua valigia, mentre cercava di passare tra due sbarre di ferro.
-Janelle!- urlò Haley, per farsi notare dall’amica che ora si era fermata nel bel mezzo della sala d’aspetto dell’aeroporto alla ricerca di una figura a lei familiare.
Quando la bionda vide chi la chiamava, i suoi occhi si spalancarono e cominciò a correre verso di lei.
Haley le andò incontro, fino a ritrovarsi faccia a faccia.
Janelle non diede tempo di dire una sola parola, che lasciò andare la valigia a terra e strinse l’amica in un forte abbraccio.
-Finalmente!- sospirarono contemporaneamente, per poi scoppiare a ridere.
Le due amiche si staccarono e dopo essersi strette ancora una volta in un abbraccio, raccolsero la valigia e si incamminarono verso Calum.
-Janelle, lui è Calum. Il ragazzo di cui ti ho parlato, rare volte.- disse Haley, presentandoli. Ma entrambi sapevano chi era l’altro.
Calum sapeva bene chi fosse Janelle e quest’ultima sapeva altrettanto bene chi fosse il ragazzo.
Con grande sorpresa di Calum, come anche di Haley, Janelle si lanciò sul ragazzo, legando le sue braccia al collo e stringendolo in un caloroso abbraccio che lo lasciò a bocca aperta.
Sorpreso dal gesto, Calum sgranò gli occhi, ma ricordandosi subito di ricambiare l’abbraccio.
-Calum, grazie per esserti preso cura di Haley in questi ultimi giorni.- le disse lei, per poi stampare un bacio sulle guancie del moro, che arrossì immediatamente.
-Uhm… Io.. Di niente. Voglio bene ad Haley.- rispose imbarazzato, grattandosi la nuca.
Haley rise divertita da quella scena.
Vedere il moro in imbarazzo era esilarante. E ora era sempre più convinta che lui avesse una specie di cotta per la sua amica, ne era certa. 
-Haley?- la richiamò Janelle, attirando la sua attenzione.
-Si Jane?- 
-Ehm… c’è un assurdo figo biondo cenere che ti fissa. Chi è?- disse ingenuamente.
Calum scoppiò a ridere, mentre Haley cominciò a tossire nel imbarazzo totale.
-Cosa c’è? Che ho detto?- chiese ingenuamente la bionda, scrutando i due ragazzi di fronte a lei.
-Janelle.. Quello lì è Ashton.- disse Haley, dopo essersi più o meno ripresa.
-Ashton?! Quell’Ashton!?- 
-Si Janelle, Ashton.-
-E cosa ci fa qui? Insomma tu… lui…- le parole le morirono in bocca. Era impossibile che Haley fosse qui con Ashton. Lo stesso Ashton di cui gli aveva parlato giorni fa.
-Janelle, ti prego non fare domande. Ti dirò tutto quello che vuoi quando saremo a casa.- 
Janelle annuì e dopo aver raccolto la sua valigia, si incamminò con i due ragazzi verso il biondo.

-Dammi, te la porto io.- disse Calum, prendendo la pesante valigia viola.
-Grazie.- gli sorrise Janelle e il moro aumentò il passo, avvicinandosi al biondo e andando insieme alla macchina, lasciando così le due ragazze sole.
-Sono davvero contenta che tu sia qui.- le disse Haley, sorridendole.
-Anche io. Non vedevo l’ora. Ah, ti eri dimenticata di dirmi che il tuo amichetto moro fosse così… wow.- ammise Janelle, scaturendo così risate da parte dell’amica.
-Sai… anche lui pensa che tu sia wow.- rise Haley.
Janelle non ebbe il tempo di rispondere, perché arrivarono al parcheggio, dove i due ragazzi le attendevano.

Salirono nell’Opel Adam blu di Calum, nell’assoluto silenzio.
Ashton non si era minimamente degnato di presentarsi e Janelle non aveva detto nulla, per il semplice fatto che non sapeva come comportarsi con quel ragazzo.
Non era come Calum. Lui le aveva trasmesso subito simpatia e quello che le raccontava Haley, l’aveva potuto confermare lei stessa non appena Calum le aveva sorriso. I suoi occhi castani le trasmettevano qualcosa di strano, che la faceva sentire a suo agio.
Gli occhi del biondo invece, l’avevano fatta sentire in soggezione. I suoi occhi verdi l’avevano congelata sul posto quando l’avevano squadrata. E ciò che sapeva aveva fatto ad Haley, la portava a provare un po’ di rancore nei suoi confronti, nonostante non lo conoscesse.
-Quanto starai qui?- chiese Calum facendosi coraggio, per spezzare il silenzio.
-Due settimane, niente di più niente di meno.- sorrise Janelle.
-Saranno le migliori settimane di sempre.- sorrise Haley.

Il biondo stava in silenzio, ascoltando le loro conversazioni.
Era strano sentire la voce di Haley così allegra, i suoi sorrisi e i suoi occhi con quella scintilla di divertimento. Non l’aveva mai vista così.
Si era ritrovato ad osservare di nascosto, dallo specchietto retrovisore, il sorriso solare della mora. 
Era bella, quando sorrideva. E la sua risata era così armoniosa. Era bello sentirla, non gli dava fastidio come aveva pensato.
Scosse la testa, cacciando dalla testa quei pensieri, a parer suo, stupidi.
-Ehi, tutto ok?- gli sussurrò Calum, in modo che soltanto il biondo potesse sentirlo.
-Si.- rispose brusco, distogliendo lo sguardo da quello del moro.
Il fatto che lui gli aveva mentito e tenuto nascosto qualcosa, lo infastidiva. Non lo aveva mai fatto prima che arrivasse Haley.
-Cosa ti prende?- gli chiese l’amico, capendo che qualcosa non andasse.
-Perché non me l’hai detto? Sbaglio o noi due ci diciamo sempre tutto?- rispose il biondo digrignando i denti.
-Di cosa stai parlando Ashton?- sussurrò l’amico, attento a non farsi sentire dalle due ragazze.
-Perché non mi hai detto che stai con Haley?- la risposta brusca del biondo, gli fece sgranare gli occhi.
Era sul punto di rispondere e di chiarire al biondo che lui non stava con Haley, ma la voce della ragazza lo interruppe.
-Ok, noi siamo arrivate.- Haley aprì lo sportello e in quel momento Calum si accorse di aver parcheggiato fuori casa di Haley, senza essersene reso conto. 

Haley scese dalla macchina e scorse una figura alta e muscolosa nel portico di casa. 
Pensò che dovesse essere per forza Josh e in quel momento pregò che Ashton continuasse a fare l’apatico e stare dentro la macchina.
-Questa è tua.- disse Calum, porgendo la valigia a Janelle. -Noi andiamo, ci vediamo. Ciao ragazze.- Calum salutò entrambe con un bacio sulla guancia, per poi ripartire svelto con la sua Opel.

-Chi è quello?- chiese Janelle, cercando di vedere meglio chi le aspettasse sul portico.
-Josh, il ragazzo che mi ha adottata.- sorrise Haley.
Quando arrivarono davanti la piccola villa, Haley andò incontrò a Josh che l’aspettava a braccia aperte mentre Janelle rimase dov’era, come se fosse appena caduta in uno stato di shock. 
Haley le aveva detto che chi l’aveva adottata fosse giovane, ma non si aspettava così tanto.
-Tu devi essere Janelle, vero?- le chiese Josh, sorridendole gentilmente.
-S-si, Janelle.- la ragazza mandò uno sguardo confuso all’amica, che rideva alle spalle di Josh.
-Spero ti troverai bene in questi giorni. Adesso entriamo, così potete mettervi comode.- Josh prese la valigia della ragazza, per poi entrare in casa e fare strada alle ragazze.
Le accompagnò fin sopra la stanza di Haley, per poi lasciarle sole.

-Oh mamma… perché non me l’hai detto subito?!- disse Janelle alla mora, non appena Josh si chiuse la porta alle spalle.
-Io non sapevo che venisse anche Ashton…-
-No, non dico questo. Cioè, di lui parleremo dopo perché tu credo abbia tante cose da dirmi.- disse, per poi puntarle un dito contro.
-Allora cosa intendevi?- chiese Haley confusa.
-Perché non mi hai subito detto che ti ha adottato un Dio greco? Cioè ma l’hai visto!?- quasi urlò Janelle, alzando le mani al cielo.
Haley decise che non era il caso di risponderle, si limitò a ridere e scuotere la testa.
-Vai a sistemarti dai, così parliamo un po’.- Haley le lanciò un cuscino, facendo ridere l’amica.

Dopo essersi sistemate e messe comode, le due ragazzi si sedettero sul grande letto, una di fronte all’altra.
-E’ così… strano.- disse Haley sorridendo.
-Già. È strano parlare senza aver bisogno di un telefono. Però è bellissimo, finalmente questo momento che tanto progettavamo è arrivato!- disse Janelle, facendo spallucce.
-Come mai questa vacanza? Ero così presa dalla notizia che non te l’ho chiesto.- disse Haley, schiaffeggiandosi la fronte. 
-Beh, ecco…- il sorriso scomparve dal volto della bionda e i suoi occhi verdi  diventarono cupi. -Ho litigato con mio padre, credo davvero di non farcela più.- ammise, lasciandosi scappare un sospiro di frustrazione.
Haley si dispiacque nel vederla così triste. Sapeva che i suoi genitori non stessero più insieme da quando lei era piccola. Lei non aveva più nessun contatto con sua madre da quando aveva quattro anni, ma non era in buoni rapporti neppure con il padre seppure ci abitava insieme.
-Janelle.- sospirò Haley, stringendo l’amica in un abbraccio. Finalmente l’aveva potuto fare. Aveva potuto abbracciarla in un momento di debolezza, come si era ritrovata a voler fare tante altre volte prima di allora. -Perché non me ne hai parlato prima?-
-Perché avevi già i tuoi problemi, quell’Ashton poi quel Noel. E io non volevo darti altre cose a cui pensare.-
-Jane sai che tu puoi, anzi devi dirmi tutto. Tu non devi pensare mai questo, tu devi parlarne con me. Lo sai..- le disse l’amica, prendendole una mano.
-Ultimamente litighiamo per ogni cosa. Credo di non sopportarlo più. So bene che mi odia, ma una volta non ci davo tanto peso. Ma  adesso non riesco più a sopportare le sue critiche, i suoi insulti e tutto il resto. Sono stanca di essere trattata così. So di non essere una bella persona, ma sono stanca di sentirmelo dire per ogni cosa che faccio.- ammise Janelle, con la voce che le tremava e una lacrima le rigò il viso.
-Non dire così, tu sei una bella persona Janelle. Magari non sarai perfetta, solo per il semplice fatto che di perfetto non esiste nessuno. Ma tu hai i tuoi pregi, e sono tanti. Sei una ragazza bella, solare, simpatica e divertente. Nessuno ti potrebbe odiare, io non ti odio e a quanto pare neanche Calum ti odia.- sdrammatizzò, facendola sorridere. -Non pensare solo cose negative di te. Solo perché le persone non sanno accettare ciò che hai di buono, non vuol dire che tu non ne abbia. Hai tanto da offrire, solo hai bisogno di persone giuste vicino a te.- le sorrise Haley e Janelle ricambiò, per poi abbracciarla.
Haley le accarezzò la schiena, fino a quando l’amica si calmò.
-Ok, adesso tocca a te.- disse Janelle, asciugandosi il volto e tornando a sorridere. -Raccontami cosa è successo tra te e questo Ashton in questi giorni, perché… davvero non mi sarei aspettata di ritrovarmelo lì. Quindi, a te la parola.- 




________Spazio autrice____________

Buonasera ragazze, o forse dovrei dire buonanotte visto che sono l’01:15 lol
Comunque, eccomi con il capitolo 15 ♥
Allora, premetto che ho finito di scriverlo da tipo dieci minuti e sto morendo di sonno, ma spero comunque di aver fatto un buon lavoro.
Ci tengo molto a questo capitolo e sinceramente l’inizio mi piace molto,  spero piaccia anche a voi.
Questo è un capitolo molto più allegro rispetto agli altri, lo so. Ma non mi andava di fare un capitolo triste, in fondo Haley e Janelle si incontrano quindi non ci vedo niente di trise lol
Bene, spero che il capitolo vi piaccia e vi facciate sentire, sapete che tengo alle vostre opinioni ♥
Mi scuso per eventuali errori, ma ho riletto alla cacchio (?) perché ho davvero tanto sonno ahaha
Adesso scappo, non voglio intrattenervi a lungo. C:
Solo un’ultima cosa… Avete visto il nuovo video? Dio mio quanto sono perfetti **
AHAHAH ok adesso scappo davvero!
Alla prossima c:
Baci,
Giada ♥

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Capitolo 16
*** You were not in my plans. ***


                                               
 

You were not in my plans.


Dicono che la situazione peggiore è quando qualcuno ti parla e ti dice il contrario di ciò che avresti voluto sentirti dire. Probabilmente si, è una delle situazioni peggiori in cui qualcuno si potrebbe mai trovare, ma quella in cui si trovava adesso Haley era davvero estenuante. 
Aveva riferito a Janelle ogni minima cosa, senza omettere nessun dettaglio, comprese le sue emozioni, di quello che era successo con Ashton.
Da quella festa a oggi, ogni minimo particolare, baci inclusi.
Ma non aveva ancora ottenuto nessuna risposta, nessun segnale che potesse fargli capire cosa pensava la bionda di tutto questo.
Il suo sguardo era come perso, fissava lo stesso punto da almeno cinque minuti, ovvero il tempo che Haley aveva già smesso di parlare.
Janelle non si mosse di un centimetro, facendo aumentare l’ansia di Haley, che era seduta di fronte a lei con le gambe incrociate sul letto mentre torturava le sue dita.
Certamente sapeva che tutto questo non sarebbe piaciuto tanto a Janelle, ma il suo silenzio la stava torturando. Doveva sentirla parlare, emettere qualche suono. Doveva sapere cosa ne pensava.

-Janelle, ti supplico di’ qualcosa. Così non mi aiuti.- gemette Haley, frustrata.
-Io… non lo so Haley. Tutta questa situazione è strana. Non so cosa dirti. Non so cosa vuoi sentirti dire.- ammise Janelle, passandosi una mano tra i capelli biondi.
-Non devi dirmi cosa vorrei sentirmi dire, anche perché sinceramente non ne ho idea. Sono confusa almeno quanto te, anzi di più Janelle, credimi. Devi solo parlarmi, dirmi cosa ne pensi. Come facciamo sempre.- 
-I primi giorni che mi hai parlato di questo Ashton, non mi ha per niente fatto una buona impressione. Insomma Hal, ti ha preso di mira e ti ha minacciato per una cosa alla quale tu non ne sei a conoscenza, almeno non del tutto. Questo mi ha portato a pensare che fosse uno psicopatico o che ne so. Poi alla festa ti ha aiutato, grazie a dio, e gliele ha date a quello stronzo che ha provato a metterti le mani addosso. Questo mi ha fatto pensare che allora Ashton ha un cuore, non ti avrebbe soccorso altrimenti. Poi tu vai a ringraziarlo e lui fa lo stronzo, poi ti bacia, poi lo ritrovi coinvolto in una rissa e tu finisci con il curare le sue ferite nell’infermeria della tua scuola e lì riprova a baciarti. Davvero, non so cosa dire. È strano, davvero strano. Non ho mai avuto a che fare con una persona così.- sospirò Janelle, puntando le sue iridi verdi in quelle azzurre della ragazza seduta di fronte.
-Nemmeno io. Credimi, non riesco a non pensarlo e mi manda in confusione.- sbuffò afflitta Haley, lasciandosi cadere sdraiata sul letto.
-Sprechi del tempo a pensarlo? Haley ti piace?!- sbottò la bionda, un misto di malizia e preoccupazione nel suo tono.
Haley, udendo le parole dell’amica, si tirò di nuovo dritta e la guardò accigliata.
-Cosa? Ma che ti salta in mente Janelle. Insomma…- Haley cercava qualcosa da dire, ma la mente le si era annebbiata, riusciva solo a pensare a quegli occhi dorati con sfumature verdi. Janelle la interruppe, zittendola.
-Haley, mi hai detto di aver ricambiato il bacio. E lo avresti ricambiato anche in infermeria se solo quella signora non vi avesse fermato. E poi mi vieni a dire che non fai altro che pensarlo ultimamente. Forse… comincia ad interessarti…- 
-Io… non lo so Janelle.- sospirò afflitta. Tutta questa storia la confondeva, ma non poteva negare che provasse un certo interesse. Uno strano e malsano interesse verso il biondo. -Credo che… mi incuriosisce. Il suo comportamento, il suo modo di fare. Io… credo che ci sia qualcosa sotto. Che lui non fosse così una volta, qualcosa l’ha cambiato. E … mi ritrovo spesso a pensare che potrei scoprire cosa è successo, e chi è il vero Ashton Irwin.- ammise, dirlo ad alta voce le suonava così strano e … sbagliato.
-Può darsi che sia così, probabilmente. In fondo anche noi siamo state cambiate da qualcosa.- rifletté Janelle e Haley annuì. -Ma Hal … non so se lui sarebbe una buona cosa per te. Insomma… tu vuoi ‘aggiustarlo’, ma cosa ti dice che lui non guasterà te?- 
-Non lo so. Ma… nonostante tutto, voglio sapere di più su di lui. Non so nemmeno se è rimasto qualcosa da aggiustare.- disse Haley, liberando una piccola risata per la strana scelta di parole dell’amica.
Aggiustare: quasi come fosse un giocattolo rotto. A lei nessuno aveva mai cercato di aggiustarla, seppure si fosse rotta cento volte.
-Haley io sono qui e sai che troverai sempre il mio consenso, solo… stai attenta.- concluse Janelle sospirando, per poi abbracciare l’amica.
Sciolsero l’abbraccio e Haley si sentì leggera. Parlare di questo con qualcuno l’aveva aiutata, ma soprattutto ammettere a se stessa quello che pensava del biondo la faceva stare meglio.
Era ancora un po’ confusa, non riusciva a capire come fosse arrivata a questo. Ma ora le cose stavano così e non sapeva cosa avrebbe fatto adesso, in fondo era di Irwin che si trattava.
-Quindi ti piacciono i bad boy.- la stuzzicò Janelle, dandole una scherzosa gomitata nel fianco.
-Piantala.- rise Haley. -A te invece piacciono gli amici della tua migliore amica eh?- 
-Beh in effetti Ashton è un bel ragazzo, credo che se non fosse stato così antipatico con me oggi ci avrei provato a farmi dare il suo numero.- disse Janelle, sperando di ottenere la reazione che si aspettava dall’amica.
-Janelle!- urlò la mora con un tono di voce fin troppo stridulo. 
-Cosa, sei mica gelosa?- la derise l’amica.
-Ma cosa dici. Solo che … io intendevo Calum!- sbottò Haley, tappandosi poi la bocca con entrambe le mani.
-Cosa, perché? Haley devi dirmi qualcosa?- Janelle le rivolse uno sguardo minaccioso e cominciò ad avvicinarsi a passi lenti a lei.
-Non devi far capire a Calum che te l’ho detto ma… credo abbia una cotta per te.- disse Haley, cercando di trattenere una risata.
-Oddio, davvero?- urlò Janelle, un po’ troppo emozionata per i gusti di Haley.
Era chiaro ormai che entrambi trovavano simpatia nei confronti dell’altro, era una cosa ricambiata e Haley pensò che sarebbe stato tutto più facile.
-Cosa, anche tu lo trovi simpatico e interessante?- calcò l’ultima parola, come per stuzzicare l’amica.
-Può darsi, ma… ti prego non dirgli niente o ti uccido. Oggi quando l’ho abbracciato è stato… credimi quando dico che non mi sarei voluta staccare più.- rise Janelle, trascinando con lei Haley.

Erano ancora distese sul letto a ridere, quando la suoneria del cellulare di Haley attirò la loro attenzione.
-Chi è?- le chiese Janelle.
-Un messaggio.- rispose semplicemente Haley, dopo essersi allungata sul comodino per prendere il cellulare.

“Ehi, mi chiedevo… vi va di uscire domani tu e Janelle?
Mi piacerebbe vederla, cioè vedervi.
Ti prego, portala.
xx Calum”
 

Haley rise leggendo al messaggio, facendo così aumentare la curiosità dell’amica.
-Allora, vuoi dirmi chi è o hai intenzione di stare lì a ridere per il resto della sera?- chiese Janelle, cogliendo così l’attenzione della mora che cercava a stento di trattenere un’altra risata.
-Il tuo Calum…- cominciò Haley, ma subito fu interrotta dall’amica. 
-Piantala, non sei divertente.- sbottò Janelle, mentre cercava di trattenere anche lei una risata.
-Si, come se non ti piacerebbe.- rise Haley, ricevendo un’altra botta sulla spalla da parte della bionda. -Comunque, chiedeva se domani ci va di uscire con lui e…- 
-Certo!- un grido acuto uscì dalle labbra di Janelle, che si rese conto troppo tardi di essersi mostrata troppo entusiasta. -Intendo, sarebbe divertente.- si corresse, cercando di apparire indifferente alla situazione ma Haley rise di gusto, perché i tentativi di Janelle fallirono miseramente.
-Ok, allora gli dico di passarti a prendere domani sera.- sorrise Haley, pronta a digitare ma la sua amica le strappò il telefono dalle mani.
-Passare a prendermi? E tu? Haley non farai quello che stai pensando.- le puntò un dito contro, facendola sbuffare.
-Ma se vengo anche io ci sarà anche Ashton, per non farmi fare da terzo incomodo.-
-E cosa vuoi fare? Lasciarmi sola con un ragazzo che conosco da quanto? Cinque ore massimo?- s’imbronciò Janelle. -Ti prego, vieni anche tu. E poi non è detto che porti Ashton.- 
Il sorriso a trentadue denti bastò per convincere Haley, che svogliatamente rispose al messaggio di Calum, anche se qualcosa le diceva che se ne sarebbe pentita. 



-Non so come tu possa aver pensato una cosa del genere: io e Haley insieme.- disse Calum, per poi lasciarsi andare in una risata liberatoria. Convincere Ashton che avesse frainteso tutto, era stato parecchio difficile. Ci aveva impiegato tre ore per farglielo capire. Eppure Calum si ritrovò a pensare al fatto che Ashton trovava sempre una risposta pronta ad ogni sua affermazione, come se fosse stato attento per tutto il tempo ai comportamenti e ai gesti suoi e di Haley. Più a quelli della ragazza però, visto che aveva descritto i comportamenti di lei in ogni minimo dettaglio.
-Non c’è niente da ridere. Chiunque vi avrebbe scambiati per una coppia, sembrate così … affiatati.- disse Ashton serrando la mascella, con una smorfia sul viso come se fosse disgustato dalle sue stesse parole.
-Per poter affermare questo significa che sei stato attento ad ogni nostro comportameto.. o meglio, suo..- disse Calum, lasciando in sospeso la frase, ma facendo intendere perfettamente cosa intendesse. 
-Piantala.- rispose brusco, guardandolo male.
-Ti ho visto oggi quando ti fermavi a fissarla. In quei momenti vorrei tanto sapere cosa pensi.- sorrise Calum. -Devi dirmi qualcosa?- 
-Smettila di blaterale Calum. Non c’è niente da dirti. Lo sai… la tengo solo d’occhio.- sbottò Ashton, sperando che la conversazione si chiudesse lì o che almeno passassero a parlare di qualcos’altro.
-Perché lo neghi? Sappiamo entrambi che non la stai più tenendo d’occhio, o almeno non più. Ammettilo che ultimamente hai un.. malsano interesse nei confronti di Haley.-
-Non ho nessuno interesse, mi diverte solo darle fastidio.- 
-Ma oggi non l’hai fatto, quando avresti potuto farlo.- lo sfidò Calum, sistemandosi meglio sul divano in pelle.
-Solo perché non mi andava. Adesso smettiamola con questa stupida conversazione e ti prego, smettila di far squillare quel telefono!- borbottò in fretta, indicando l’iPhone di Calum con un gesto brusco.

Calum scosse la testa e rise, attento a non farsi sentire dal biondo.
Sbloccò il cellulare e il nome di Haley comparse sul desktop.

“Hai intenzione di provarci con la mia amica, Calum?
Ok, ci saremo.
E soprattutto, ci sarà Janelle ahaha c:
xx Hal”


Calum sorrise. 
Ora toccava convincere Ashton, prima di rispondere alle ragazze e dargli più informazioni.

-Ashton?- lo chiamò, ricevendo in risposta un mugolio da parte del biondo. -Hai da fare domani sera?- 
-Credo di avere del lavoro da sbrigarmi verso sera tardi. Perché?- gli chiese Ashton, senza distogliere lo sguardo dal film che stavano trasmettendo in tv.
-Perfetto, allora sei libero. Domani usciamo con le ragazze.- sorrise trionfante Calum, pronto ad alzarsi dal divano così da non lasciare il tempo di replicare all’amico, che però lo fermò prontamente per la spalla.
-Ho detto che ho del lavoro da fare. E poi con chi dovremmo uscire?- gli chiese, con un sopracciglio inarcato.
-Ashton dovresti smetterla di fare quelle merdate, o sai bene che prima o poi finirai nei casini.- replicò Calum, cercando di non rispondere alla domanda posta dall’amico.
-Questi sono affari miei Cal, non mi ritirerò adesso ho bisogno di questo lavoro. E rispondi: con chi dobbiamo uscire?- richiese, scandendo ogni singola parola dell’ultima frase.  Ormai la sua attenzione era completamente rivolta al moro, dimenticandosi completamente di ciò che stava guardando.
-Fa come vuoi.- borbottò infastidito il moro. -Usciamo con Haley e Janelle.- 
-Cosa?! Tu sei matto. Io non ci vengo. A volte arrivo a pensare che hai un criceto in prognosi riservata al posto del cervello, cazzo.- sbottò Ashton, agitandosi notevolmente.
Calum quasi rise al suo comportamento e alle sue parole, ormai lo conosceva fin troppo bene da capire quale fosse il vero motivo per cui non volesse andare.
-Scusa perché ti scaldi tanto? Sbaglio o per te Haley è indifferente? Non capisco cosa ti cambi venire a farmi da spalla, insomma.. Mi lasceresti solo?- lo provocò il moro.
-Il fatto è che quella ragazza non la posso vedere, ok? Non farmi domande, non avrai risposta.- sbottò il biondo.
-Ok, non ti farò domande. Quindi vieni?- tentò ancora Calum, cercando di non ridere. Il biondo serrò la mascella e dopo aver alzato gli occhi al cielo, rivolse uno sguardo truce all’amico.
-Ok, vengo. Ma non te la prendere con me se la serata non andrà come desideri.- 
-Mi accontenterò.- sorrise Calum, per poi digitare qualcosa sul suo telefono.


-Jane, Calum ha risposto!- urlò Haley, per poi sentire la porta del bagno sbattere e la bionda catapultarsi sul letto in meno di dieci secondi.
Haley non riuscì a trattenersi e cominciò a ridere, fino a quando Janelle le lanciò un cuscino sulla faccia, zittendola.
-Smettila di ridere e dimmi cosa ha detto.- disse Janelle, fingendosi offesa.
-Allora… - Haley tirò un lungo respiro così da non scoppiare a ridere, prima di continuare. -Dice che domani ci passeranno a prendere alle sette, di farci trovare pronte.- 
-Perfetto.- sorrise Janelle, ma smise quando vide la faccia afflitta dell’amica. -Haley dai, ci divertiremo. Ci sarà Calum, è il tuo migliore amico no?-
-Si, ma ci sarà anche Ashton!- sbuffò.
-Ma non dovrai stare per forza con lui o parlarci, potrai ignorarlo.- Janelle le si avvicinò e le rivolse un sorriso.
-Sarà la serata peggiore della mia vita.- sospirò Haley.
-O magari la migliore.- ammiccò la bionda, facendole alzare gli occhi al cielo.


L’ora dell’appuntamento arrivò in fretta. 
Haley non riusciva ancora a realizzare il fatto che avesse già passato ventiquattro ore con la sua migliore amica a distanza. Probabilmente avrebbe realizzato la cosa tra qualche giorno.
-Hal so che non sei entusiasta di questa uscita, ma tra venti minuti Calum sarà qui e tu stai ancora indossando un pigiama con le mucche!- si lamentò Janelle, catturando l’attenzione di Haley.
La mora alzò lo sguardo e vide la figura di Janelle piazzata davanti, con le braccia incrociate al petto mentre la fissava con uno sguardo che ad Haley non piacque per niente.
Indossava un top corto in jersey grigio a maniche lunghe, un paio di shorts Denim blu corti e consumati ai bordi insieme un paio di converse nere.
-Metti questi, su.- Janelle le lanciò qualcosa che andò a finirle sul viso.
Haley li raccolse svogliatamente, sbuffando e ricevendo sguardi omicidi dalla bionda.
-E io dovrei mettere questi?!- urlò quasi Haley, tenendo tra le mani i vestiti che l’amica le aveva scelto e guardandoli disgustata.
-Haley erano nel tuo armadio, non puoi dire che non ti piacciono!- sospirò afflitta Janelle.
-Non dico che non mi piacciono. Solo… è molto che non li uso, non credo mi staranno bene.- Haley abbassò lo sguardo e la sua insicurezza si fece sentire ancora una volta.
Non pensava di essere grossa o niente del genere, semplicemente adesso si faceva più problemi a mettere in mostra il suo corpo. Si sentiva a disagio. Non le piace essere guardata, si era abituata ad essere invisibile.
-Sono sicura che ti staranno bene, Hal. Dai su, vai a cambiarti.- le sorrise Janelle.
Haley ricambiò il sorriso e prese i vestiti, per poi portarsi con passo stanco al bagno.
Non era ancora riuscita a trovare un valido motivo per cui la serata sarebbe andata bene per lei, con il biondo intorno.
Smise di fissarsi allo specchio e scosse al testa. Si immerse nel getto dell’acqua calda, rilassando tutti i suoi muscoli tesi.
Dopo varie urla da parte di Janelle, che ogni  dieci minuti la informava dell’ora, decise di uscire e vestirsi.
Prese i shorts blu denim a vita alta con i risvolti cuciti in fondo alla gamba e il top nero corto in vita  a maniche lunghe e li indossò.
Mise il solito strato di trucco e tornò dall’amica.

-Haley, smettila di tirare giù quella maglia. Sei bellissima e quei vestiti ti stanno a pennello!- Janelle riprese per l’ennesima volta Haley, mentre erano sul portico della casa.
Haley sbuffò, per poi alzare gli occhi al cielo.
Delle luci soffuse si fecero largo dal fondo della strada e le due amiche scesero nel vialetto della casa.
-Pronta?- le chiese Janelle sorridendo.
-Prontissima.- disse ironica Haley, facendola ridere.

-Ragazze, siete bellissime.- le salutò Calum, dando a entrambe un bacio sulla guancia.
-Ciao Calum.- Haley gli diede un piccolo abbraccio, mentre Janelle si limitò a sorridere.
Si avvicinarono all’Opel Adam blu, pronte a salire entrambe nei sedili posteriori, quando Calum le fermò.
-Janelle, ti dispiacerebbe venire avanti?- il sorriso imbarazzato di Calum servì a intenerire Haley e fermarla dallo strangolarlo quando si rese conto che si sarebbe dovuta sedere nei sedili posteriori con Ashton.
Janelle diede un veloce sguardo di scuse all’amica, per poi prendere posto avanti, a fianco Calum, con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
Haley tentennò qualche secondo, prima di aprire lo sportello blu e salire sulla macchina.
Una volta essersi comodamente seduta e aver poggiato la borsa sulle gambe, così da coprirle, fece un gran sospiro e si girò verso il biondo che sapeva la stesse fissando da quando aveva aperto lo sportello.
-C-ciao… - la voce di Haley suonò flebile e insicura.
-Ciao. - rispose secco, per poi squadrarla dalla testa ai piedi.
Haley si sentì terribilmente a disagio sotto lo sguardo del biondo, come se con quell’occhiata avrebbe potuto scoprire cose di lei che nessuno sapeva. Era pronta ad incassare un’affermazione dal ragazzo, ma quest’ultimo fece incrociare un’ultima volta i loro sguardi per poi prestare attenzione alla strada.
Haley sentì qualcosa muoversi all’altezza dello stomaco e un nodo alla gola. Cosa le stava succedendo non lo sapeva, così rivolse anche lei lo sguardo al di fuori del finestrino, per evitare di far notare i suoi occhi diventati lucidi per il nervosismo.
Perdere il controllo del suo corpo e delle sue emozioni la rendeva nervosa. Stare vicino al biondo la rendeva nervosa.

Il resto del viaggio passò tra i sospiri di Haley, i lamenti di Ashton e le chiacchiere e risate infinite tra Calum e Janelle.
-Siamo arrivati.- la voce di Calum, fece destare dai pensieri Haley.
Si guardò intorno e si rese conto solo in quel momento che Calum avesse parcheggiato la macchina in un grande parcheggio, per metà affollato. Capì di che posto si trattasse, quando vide la scritta ‘Bowling’ che si illuminava alternando il colore rosso, blu e bianco.
-Quanto tempo che non vado al Bowling!- affermò Janelle contenta, aggrappandosi al braccio del moro.
-Ti piace quindi?- le chiese lui felice di aver scelto il luogo giusto.
-Tantissimo- 
-E a te Haley?- le chiese Calum, facendole segno di seguirli.
-Diciamo che non sono proprio brava. Anzi, faccio pietà.- ammise Haley, scaturendo le risate degli altri, persino del biondo.
Haley fu sorpresa, almeno quanto Calum, nel sentire ridere Ashton che fece finta di nulla quando si accorse degli sguardi dei due.
La mora pensò che fosse una risata strana, non solo perché non l’avesse mai sentito ridere, ma anche perché la risata in sé era strana. Era strana quanto contagiosa, e Haley si ritrovò a dover mordersi il labbro per nascondere un sorriso.

Dopo aver preso una pista e aver preso le scarpe per tutti, cominciarono i primi tiri.
Cominciò Janelle con uno strike, seguita da otto birilli buttati su un totale di dieci da Calum e da uno strike di Ashton. Quando arrivò il suo momento, Haley si alzò dalla sedia azzurra con le mani che le sudavano. Non ci giocava da tempo ormai, ma comunque non era mai stata brava, sapeva per certo che tra qualche secondo avrebbe fatto una delle sue peggiori figure.
Si avvicinò alla pista, sotto lo sguardo divertito degli altri.
-Potete smetterla di fissarmi?- urlò imbarazzata, alzando le braccia al cielo. 
-Dai, tira campionessa.- la derise Janelle, ridendo con Calum.
Haley le fece una linguaccia e tirò la palla.

Ashton era seduto sulla sedia su cui prima c’era Haley, che adesso stava tirando goffamente la palla da bowling.
Ashton guardò ogni suo movimento, prevedendo prima ancora che tirasse, che la palla sarebbe andata fuori pista e così successe.
-Odio questo gioco.- sbottò Haley, causando così altre risate da parte della bionda e di Calum, che erano seduti in maniera fin troppo vicina per conoscersi solo da un giorno.
Senza pensarci, Ashton si alzò dalla sedia e si avvicinò alla ragazza che provava ad afferrare la palla nel modo giusto.
Le si avvicinò da dietro silenziosamente, per poi circondarle la vita con un fianco e far aderire la sua schiena al suo petto.
Sentì la mora sobbalzare e i suoi muscoli tendersi sotto al suo tocco.
Haley girò a malapena il volto, quanto bastava per vedere i lineamenti del viso di Ashton.
-Ti aiuto io.- disse piano Ashton e il respiro caldo le soffiò sul collo, provocandole brividi lungo il corpo.
Calum guardava la scena allibito, almeno quanto Janelle.
Ashton poggiò la sua mano su quella piccola di Haley, guidandola nei movimenti. Portò le loro mani all’indietro, per poi scattare in avanti e farle lasciare la palla facendole fare uno strike.
Presa dal momento, Haley saltellò sul posto, per poi girarsi di scatto verso il biondo e gettargli le braccia al collo.
Non appena si rese conto di non aver mai fatto cosa più sbagliata, si ritirò imbarazzata mentre Ashton la guardava con uno sguardo indecifrabile.
-Ehm… io, vado in bagno.- disse velocemente Haley, per poi scomparire di corsa.


Haley si gettò dell’acqua fredda sul viso, nella speranza di far cessare quel caldo improvviso e di far sparire il rossore dalla sue guance.
Si rimproverò mentalmente per almeno un centinaio di volte per il suo gesto impulsivo.
Non riusciva a capacitarsi di come fosse riuscita ad abbracciarlo.
Si gettò un altro po’ d’acqua fredda sul viso, per poi fermarsi a guardarsi allo specchio.
Quando fu sicura che le sue guance furono tornate del loro colore naturale, aprì la porta per tornare dagli altri quando una figura nera non le diede tempo di imporre resistenza, che la trascinò nuovamente dentro.
Haley indietreggiò spaventata, sbattendo la schiena contro le piastrelle fredde. Vide delle Vans nere, per poi alzare lentamente lo sguardo e incontrare quei occhi verdi.
Emise un respiro di sollievo, quando constatò di non essere stata presa da uno sconosciuto, ma poi un sospiro di frustrazione uscì dalle sue labbra quando cominciò a rendersi conto che alla fine non era poi così al sicuro, forse. Insomma, era chiusa in un bagno con Irwin.
I lineamenti duri e tesi del biondo, non la aiutarono a tranquillizzarsi. Non aveva la minima idea di cosa avesse intenzione di fare e questo la preoccupava. 

Ashton si fermò a pochi passi da lei. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza e Haley poteva benissimo sentire il respiro del biondo sul suo volto. 
Non c’era alcun segno, neanche minimo, che potesse far capire ad Haley se fosse arrabbiato o quant’altro.
-Mi dispiace per… prima. Non volevo…- Haley tentò di giustificarsi, credendolo infastidito per il suo precedente gesto, ma il biondo premette il suo indice sulle labbra rosee di lei, zittendola.
-Non sono qui per questo.- le rispose brusco.
-E allora?- chiese lei, in un sussurro. Come sempre, in sua presenza, non riusciva a emettere più di tre parole messe in ordine.
-Non lo so. So solo che mi andava.- 
-Di fare cosa? Entrare in un bagno delle donne?- rispose Haley, non credendo di essere riuscita ad essere sarcastica con il biondo a due centimetri da lei e i loro corpi così vicini.
Ashton si fece sfuggire una piccola risata, fermandola subito prendendosi il labro inferiore tra i denti.
La mano destra di Ashton in pochi minuti fu sulla guancia di Haley, mentre il pollice cominciò a disegnare piccoli cerchi. 
-Questo.- sospirò il biondo, per poi premere le sue labbra su quelle rosee della ragazza, che all’inizio restò per un attimo titubante, ma poi schiuse le labbra e cominciò a ricambiare il bacio. Haley posizionò le mani dietro il collo del ragazzo, avvicinandolo ancora di più, mentre quest’ultimo le accarezzava il viso. Le loro lingue si scontrarono più volte, facendo perdere sempre di più la ragione ad entrambi. Ashton fece scendere le sue mani lungo il collo della ragazza, poi sulla spalla fino alla schiena e infine al pezzo di pelle che il top lasciava scoperto. Il tocco caldo del biondo fece venire la pelle d’oca ad Haley, che si lasciò scappare un gemito.
Ashton si allontanò leggermente, poggiando la sua fronte leggermente sudata su quella di lei.
-Cosa stiamo facendo?- le sussurrò ansante.
-Io..- L’imbarazzo cominciò a prendere il sopravvento, facendole abbassare lo sguardo.
-Non volevo una risposta.- sussurrò velocemente Ashton mentre il suo pollice percorreva il contorno delle sue labbra, adesso, arrossate. Un attimo e le loro labbra si incontrano ancora, un bacio più violento e voglioso. Trasportata dal momento e senza ormai un briciolo di lucidità, Haley strinse i capelli biondo cenere tra le sue dita e Ashton emise un gemito, per poi prendere il labbro inferiore della ragazza tra i denti e lasciarlo poco dopo. 
-Tutto questo … non ha senso.- soffiò il biondo, allontanando quanto bastasse dalle labbra di lei.
-E allora fermiamoci.- rispose lei di getto, pensando fosse davvero la cosa giusta da fare.
-Credo sia la cosa migliore.- rispose brusco, per poi schioccarle un ultimo e rude bacio sulle labbra gonfie. Si allontanò da lei senza proferire un’altra sola parola e uscire dal bagno, come se non fosse successo nulla.

Haley rimase qualche altro minuto davanti lo specchio, ad osservare le sue labbra gonfie e rosse. 
Era stato tutto così strano e … bello.
Le era piaciuto, ancora più del loro primo bacio. Ma continuava a ripetersi che tutto questo non aveva senso. 
Emise un urlo strozzato, per puro sfogo, per poi decidere di tornare dagli altri. 

-Finalmente! Pensavamo qualcuno ti avesse mangiato in bagno!- si lamentò Janelle, quando la vide arrivare. 
Haley incontrò subito lo sguardo del biondo, sentendosi terribilmente strana e imbarazzata.
-Beh, adesso sono qui.- rise istericamente Haley, cercando di apparire tranquilla.
-Si, ma proprio adesso che dovete andare!- si lamentò ancora la bionda.
-Dobbiamo cosa?- chiese confusa Haley, non capendo cosa l’amica stesse dicendo. Guardò Calum in cerca di spiegazioni, quando lo vide fare spallucce e indicare con la testa il biondo.
-Si, le ho appena detto che mi hai chiesto di accompagnarti a casa prima.- intervenne Ashton, alzandosi e passandole la sua borsa.
-Ah, si giusto.- rispose velocemente Haley, anche se al corrente di non aver mai chiesto nulla del genere.
-Sicura che non vuoi che torniamo tutto adesso?- le chiese Janelle, mentre Calum le circondava le spalle con un braccio tenendola stretta a se.
Haley sorrise nel vederli così e non ci pensò due volte a cosa avrebbe dovuto rispondere.
-Tranquilla, continuate a divertirvi. Mi accompagnerà Ashton.- rispose Haley, per poi rivolgere una veloce occhiata al biondo.
Janelle si alzò e strinse l’amica in un abbraccio, sussurrandole una marea di ringraziamenti all’orecchio.


Erano ormai dieci minuti che camminavano in assoluto silenzio, con i rumori delle suole contro l’asfalto come sottofondo.
L’aria era fin troppo tesa e Haley non riusciva più davvero a sopportarla, così quando vide il biondo guardare per almeno la decime volta in due minuti l’ora, decise di parlare.
-Devi andare da qualche parte?- 
-Cosa?- le chiese il biondo, scalciando un sassolino che gli era capitato davanti durante il tragitto. 
-Guardi di continuo l‘ora, se devi andare da qualche parte fai pure. Non devi per forza accompagnarmi alla porta.- specificò Haley.
-Se sono qui è perché lo voglio io, di certo non per fare un favore a te.- sbottò Ashton, facendola pentire di aver parlato.
Haley sentì un nodo in gola, dandosi mentalmente della stupida per aver pensato che il biondo sarebbe stato capace di avere un dialogo in maniera pacifica e gentile. Annuì senza proferire un’altra parola, per paura di far capire al ragazzo che ci fosse rimasta male.
-Senti… solo, mi andava di camminare.- spiego Ashton, quando capì di aver forse esagerato a rispondere in quel modo.
Non riusciva davvero a capire cosa gli stesse succedendo. 
Prima in quel bagno, i baci, le carezze, e ora si preoccupava di non risponderle male.
-Ok, chiaro.- sussurrò Haley.
Ashton annuì, non sapendo cosa rispondere. Probabilmente avrebbe detto qualcos’altro di sbagliato se solo avesse aperto bocca, così mise una mano nella tasca e prese le sigarette.
Prese una Lucky Strike e la posò tra le sue labbra, aprendola e cominciando ad aspirare il fumo.
Haley non poté fare a meno di perdersi in ogni suo movimento, osservando quelle labbra morbide che circondavano il filtro della sigaretta aspirando il fumo. Le stesse labbra che l’avevano baciata.
-Vuoi?- la voce del moro le fece distogliere lo sguardo da quelle labbra. Haley abbassò lo sguardo e vide il biondo porgerle il pacco delle Lucky Strike. Non fumava, ma ne prese comunque una. 
-Hai da accendere?- gli chiese, continuando a camminare. Ashton la fermò per il polso, facendola girare e scontrare contro il suo petto. 
Inizialmente rimasero a fissarsi per quelli che sembrarono due interminabili minuti, quando Ashton fu come essersi ripreso dal suo stato di trance e prese l’accendino dalla tasca dei jeans neri, accendendo poi la sigaretta alla ragazza.
Tornarono a camminare, uno di fianco all’altro, con solo il rumore delle loro suole sull’asfalto. 
-Non pensavo fumassi.- la voce di Ashton era quieta, risultando ad Haley del tutto diversa dal solito.
Non erano mai stata così vicini e tranquilli. 
-Infatti, non fumo.- rispose la ragazza, aspirando un altro po’ di fumo, tentando di non tossire.
Ashton la guardò, senza però dire nulla e continuando a camminare.
-E’ la serata più strana della mia vita.- ammise Haley, dando voce ai suoi pensieri senza preoccuparsi del fatto che accanto a lei ci fosse Ashton, che decise di rimanere in silenzio e continuare ad ascoltare. -Sono andata al Bowling con la mia migliore amica a distanza e il mio migliore amico, ho fatto il primo strike in diciassette anni e ho baciato lo stesso ragazzo che mi odia, nei bagni pubblici. E adesso sto fumando.- Haley finì il suo monologo, per poi portare alle labbra la sigaretta e aspirare l’ultima volta, per poi buttarla a terra e fermarsi.
Ashton fece la sua stessa mossa, fermandosi davanti a lei.
-Credi che io ti odia?- le domandò, con gli occhi fissi nei suoi.
-Non puoi dire che non sia così.- rispose Haley, sorpresa di riuscire a sostenere lo sguardo.
Ashton emise una piccola risata amara, che lasciò confusa la ragazza. Il biondo le si avvicinò, spostandole una ciocca di capelli via dal viso.
-Non puoi dire che sia così.- sussurrò a un centimetro dal volto di lei.
-Non hai fatto altro che importunarmi dalla prima volta che ci siamo visti.- sussurrò lei, alternando lo sguardo dalle iridi dorate del ragazzo alle labbra rosee, troppo vicine a lei.
-Ho i dei validi motivi.- replicò lui, con un ghigno ben impresso sul volto. Avvicino i loro volti, facendo sfiorare ancora una volta in quella sera, i loro nasi. Dei brividi percorsero la schiena di Haley, che rimase confusa quando il biondo si allontanò da lei improvvisamente.
-Buonanotte Bennet.- il suo tono di voce adesso era freddo. Rimase allibita dalla velocità in cui Ashton riuscisse a cambiare umore.
-Buonanotte Irwin.- rispose scuotendo la testa, per poi girare le spalle e percorrere il vialetto che la separava dal portico della casa.
-Bennet!?- la voce del biondo rimbombò nella strada deserte, facendola voltare.
-Non eri nei miei piani.- disse semplicemente, per poi dargli le spalle e sparire nell’oscurità della sera. Lasciando la ragazza più confusa di quanto già fosse.




__[Spazio autrice]_____________

Ciao a tutte ♥
Scusatemi per il ritardo, ma in questi giorni avevo la testa altrove e poi ho avuto problemi a scrivere questo capitolo, dato che è un capitolo di passaggio.
Spero che però sia di vostro gradimento, perché è comunque un capitolo importante. 
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo. ♥
Mi scuso per eventuali errori di distrazione. C:
Prima di andare volevo dirvi un’ultima cosa… Sul mio pc ho cominciato a scrivere una nuova storia, sui 5 Seconds of Summer, che però ha come protagonisti tutti e quattro i ragazzi questa volta. Volevo sapere, quante di voi la seguirebbero se la postassi? È una storia un po’ diversa da questa, ma avevo quest’idea da un po’ e ho deciso di cominciare a scriverla. Se mai dovessi postarla, lo farò quando questa su Ashton arriverà a buon punto. Comunque, quante di voi la seguirebbero? Fatemi sapere, così vedo cosa fare. C:
Bene, adesso vado.
Ciao ragazze ♥
Baci,
Giada

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Capitolo 17
*** Seeking Baby Sitter. ***


 


Seeking Baby Sitter
 
 
Quando si vive per troppo tempo con il nodo alla gola, la rabbia, i pianti e le urla soffocate, prima o poi ci si stanca e niente a più importanza.
E non esiste cosa peggiore di lasciarsi andare come se la vita non riservasse cose belle, perché tanto ormai si è arrivati al limite.
Escludere i sentimenti e sostituirli con l’indifferenza o con la rabbia, che è molto più semplice da controllare, è facile. Concedersi di provare sentimenti significa rendersi vulnerabili e chi ha sofferto davvero tanto, preferisce diventare un mostro anziché soffrire ancora.
Quando arrivi a sentirti un vuoto interiore che ti priva di ogni emozione, sei davvero fottuto. 
 
Alle fine del vicolo stretto e buio, un’insegna al neon con su scritto DRAGONS con la luce blu ad intermittenza, illuminava leggermente la porta sottostante. 
Aria viziata piena di fumo e alcol invadeva il grande locale, affollato da uomini ubriachi che attendevano quello che era il primo incontro della serata. 
La luce fioca rendeva quasi impossibile esaminare accuratamente i volti presenti nell’ampio e tetro locale. Tutti cominciarono a radunarsi intorno a quello che sarebbe dovuto essere il ring, sul quale a momenti avrebbe dovuto avere inizio l’incontro.
 
Poggiato con le spalle nude al muro, aspirò un’altra boccata di fumo che presto gli percorse la gola, procurandogli una sensazione di bruciore, fino a riempire i polmoni. Buttò fuori il fumo, mentre sentiva urlare nomi, cifre e insulti che si mischiavano al pesante odore del posto, a cui ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Era ormai un anno che partecipava a questi incontri clandestini e tutti lo conoscevano. 
-Ragazzo, tra due minuti inizia.- la voce roca di Jack, consumata dall’alcol e dal fumo, arrivò alle orecchie del biondo.
-Sono già pronto.- rispose secco, buttando ciò che era rimasto della sigaretta a terra per poi pestarla con un piede.
-Abbiamo raccolto una bella somma questa sera, a quanto pare molte persone confidano in te. Quindi fa un buon lavoro, Ashton.- la mano ruvida dell’uomo si posò sulla spalla del ragazzo, che annuì senza aggiungere nulla.
Si passò una mano tra i capelli ricci, già impregnati dal sudore, avanzando verso il ring.
Quando si piegò per salire sul ring, i muscoli della schiena lasciata scoperta, si contrassero dando un’idea del perché tutte quelle persone avessero scommesso su di lui.
Jack salì sul ring dopo di lui, postandosi al centro e battendo le mani cercando di far cessare il vocio nella grande sala.
-Signori!- la voce roca dell’uomo tuonò forte, facendo cessare il mormorio. -Le scommesse sono state fatte e il tempo è finito, tra non molto salirà sul ring l’altro sfidante e il combattimento avrà inizio.- concluse Jack e tra la folla si alzarono vari incitamenti.
Ashton, in un angolo del ring, sembrava indisturbato a tutto ciò che lo stesse circondando. 
Quando il suo avversario salì sul ring, si allontanò dalle corde nere avvicinandosi al centro. Il ragazzo dai capelli scuri e molto corti, era alto qualche centimetro in più del biondo, che non sembrava affatto toccato dalla differenza d’altezza o dai muscoli in più che sembrava avere l’avversario.
Dopo le presentazioni al pubblico, i ragazzi si misero uno di fronte all’altro.
Il moro aveva un ghigno stampato sul volto, probabilmente già convinto di avere un combattimento facile. 
Ashton era rigido, le mani strette in due pugni e le spalle così contratte da far risaltare i muscoli lungo le braccia e il torace. Il viso contratto da un profondo cipiglio, la fronte imperlata di sudore su cui ricadeva i ricci biondo cenere scompigliati. Il naso dritto e la mascella definita come sempre contratta, non davano per niente l'aria di uno divertito.
 
Pochi istanti e dopo il via di Jack, il combattimento ebbe inizio.
Come Ashton aveva previsto, Ian, il suo avversario, si comportò da gradasso, agendo in maniera prevedibile.
Subito cercò di colpire il biondo, sferrando un pugno che era diretto al viso di Ashton, che però riuscì a schivarlo prontamente con un’agilità sbalorditiva.
L’adrenalina cominciò a propagarsi per il corpo, dandogli quella scarica che gli serviva. 
Scaricò un paio di colpi sullo stomaco del moro, mentre con la mano sinistra si copriva il viso. Ian sputò del sangue dalla bocca, ma ormai quelle scene ad Ashton non procuravano nessun emozione.
Il moro si alzò e dopo varie imprecazioni contro Ashton, gli si caricò contro ma il biondo gli diede un altro colpo che lo arrestò, portandolo nuovamente in ginocchio. La folla sembrava apprezzare tutta quella violenza mentre urlavano incitamenti e insulti. 
Ashton si fermò a guardare la folla con disgusto. Se solo non ne avesse avuto davvero bisogno, non avrebbe mai fatto nulla che gli facesse guadagnare soldi grazie a luridi ubriaconi che gli ricordavano una persona, facendo aumentare il suo disprezzo nei loro confronti.
Ian si alzò barcollante, con un espressione a dir poco infuriata sul volto e si buttò sul biondo, ancora distratto ad osservare rabbioso la folla, scagliandogli un pugno in pieno volto.
Ashton barcollò di qualche passo, portandosi una mano sullo zigomo destro appena colpito e cercando di pulirsi del sangue colato dalla ferita, mentre osservava attento Ian che ghignava soddisfatto.
-Sei ridicolo.- sputò Ashton con disprezzo, per poi emettere una risata amara.
Il ghigno sul volto di Ian scomparve, lasciando spazio ad un espressione irritata. Avanzò furioso verso il biondo, cominciando a sganciare colpi ma mandando pochi colpi a segno, poiché Ashton riusciva a schivarne la maggior parte. 
L’adrenalina era ancora in circolo, facendo aumentare i battiti del cuore al biondo. Oltre all’adrenalina, adesso nel suo corpo era in circolo anche rabbia. Molta rabbia. Pensò che fosse arrivato il momento di farla finita con questo combattimento. La rabbia aumentava sempre di più e arrivò al culmine quando si girò per dare un ultima occhiata ai quei uomini ubriachi e strafatti, portandogli alla mente vecchi ricordi e facendo riaprire vecchie ferite. 
Gli occhi di Ashton persero quel colore verde con contorni dorati, diventando cupi e neri da far venire i brividi. 
Si avvicinò a Ian, che stava cercando di riprendere fiato perso a causa dei colpi a raffica appena scaricati. Fu un attimo e dopo vari colpi, il moro cadde a terra a peso morto, mentre il suo volto era coperto da una gran quantità di sangue. 
 
Tra la folla aumentarono le urla, gli insulti e le imprecazioni. Finalmente era tutto finito. Ashton si ripulì il sangue dallo zigomo, che continuava a scendere. Si girò, ignorando gli insulti di chi aveva scommesso contro di lui e scese dal ring, dirigendosi verso Jack.
-Porta i miei soldi, ho fretta.- disse rigido, una volta avuto l’uomo di fronte. 
Jack annuì e senza aggiungere nulla entrò nello stanzino in cui si erano state fatte le  scommesse, prese i contanti e tornò dal biondo.
-Hai fatto un bel lavoro.- diede una pacca sulla spalla al ragazzo, per poi scomparire di nuovo nell’oscurità della piccola stanza adiacente a loro.
 
Erano le tre del mattino. Il cielo tenebroso illuminato   dall’opaca luminosità della luna piena. Le strade vuote e il silenzio spezzato dal calpestio delle sue scarpe sull’asfalto. 
Portò il filtro della sigaretta ormai consumata alle labbra, aspirandone per l’ultima volta il fumo, poi la gettò a terra e la calpestò. 
Buttò fuori il fumo e dopo aver lasciato andare un sospiro, aprì il cancelletto del giardino.
Vide che la luce della cucina era aperte, il che significava che la madre era ancora sveglia e di conseguenza non sarebbe potuto andare a dormire se non prima avessero discusso.
Aprì lentamente la porta, per poi chiuderla alle sue spalle.
Tentò di arrivare almeno alle scale senza farsi sentire, ma la voce acuta della madre lo fermò.
Chiuse gli occhi, pizzicandosi il ponte del naso e si diresse verso la cucina.
Si aspettava di vederla fatta e ubriaca, con una bottiglia di qualsiasi bevanda alcolica in mano ma non fu così.
Kirsten, sua madre, era seduta su uno sgabello accanto all’sola della cucina, con il volto tra le mani e gli occhi stanchi. Vedere l’unico genitore che gli era rimasto, distruggersi con le proprie mani lo faceva stare male, ma lui ci aveva provato a farla smettere ma aveva fallito.
-Dove sei stato?- dopo aver analizzato accuratamente il viso del figlio notando i vari tagli e lividi, Kirsten porse la solita domanda pur sapendo che non avrebbe ottenuto nessuna risposta.
-Non sono affari tuoi. Dov’è Lottie?- rispose brusco Ashton, allontanando le mani della madre dal suo viso. 
-Sei mio figlio! Certo che sono affari miei! Dove sei stato? Dimmelo, ti prego.- la voce spezzata dal pianto e i ricci biondi che le cadevano sul viso.
-Sono tuo figlio!?- sputò Ashton, ridendo amaramente. -E le ore in cui vai a drogarti, in cui vai a bere fino a morire, ti dimentichi che sono tuo figlio? Ti dimentichi che ne hai due figli!?- la voce del biondo tuonò forte nella stanza. Il suo viso era rosso dalla rabbia e gli occhi pieni di lacrime.
-Tutta colpa di tuo padre.- mormorò sua madre, piegandosi sul ripiano di legno e lasciò andare le lacrime. 
Ashton avrebbe voluto avvicinarsi a lei, abbracciarla, come faceva quando era piccolo. Dirle che le voleva bene, dopotutto. Ma non lo fece.
-Sono andato a lavoro.- disse lanciandogli qualche banconota vicino. -Domani fai la spessa, il frigo e vuoto e Lottie deve mangiare.- queste furono le ultime parole del biondo prima che sparisse su per le scale di legno, per poi chiudersi la porta della sua camera alle spalle.
 
Dopo una doccia fredda, e senza neanche essersi preoccupato di disinfettare le ferite, Ashton si buttò a peso morto sul letto, facendo rilassare ogni muscolo teso del suo corpo.
Accese quella che probabilmente era la decima sigaretta del terzo pacchetto del giorno e in pochi minuti la stanza fu ricoperta da una nube grigia di fumo.
Mentre il fumo riempiva i suoi polmoni, la sua mente tornò a quella sera, al bowling.
Gli occhi azzurri della ragazza erano impressi nella sua mente e le sue labbra piene non riusciva a non pensarle. Le sentiva ancora lì, sulle sue. 
Pensò ad ogni parola, ogni gesto della ragazza quella sera. Alle sue risate e al suo abbraccia impulsivo, e si addormentò così.
Per la prima volta dopo due anni, si addormentò pensando ad una ragazza che non fosse Kimberly. 
 
 
 
 
Passi ore, giorni, mesi, anni rinchiusa in te stesso. Lontano dalle persone, dal mondo. Piangi, cadi, ti rialzi e ti crei una corazza con cui impari a convivere. 
Una corazza che credi sia ormai infrangibile e ne sei fiero, ma poi arriva quel giorno in cui ti ritrovi a chiederti perché tutto questo sia successo tu. Perché devi essere proprio tu a tenere quest’armatura. Ti chiedi se ci sarà mai qualcuno in grado di distruggerla. Ma allo stesso tempo desideri che non ci sia. 
Pensi che se mai dovesse arrivare qualcuno pronto a distruggere i muri che ti sei costruito col tempo finiresti per soffrire ancora, piangere, cadere e poi dover rialzarti da solo. 
C’è chi, come Ashton, non è pronto a lasciar andare l’armatura perché sa di poter impedire di soffrire ulteriormente e poi invece c’è chi, come Haley, pensa che se arrivasse qualcuno a liberarla da quella pesante armatura da guerra, potrebbe lasciarsi aiutare.
 
Un fascio di luce entrò dalla finestra, interrompendo il sonno di Haley. Si strofinò gli occhi e si tirò a sedere, poggiando la schiena nella spalliera. In quel momento si ricordo di Janelle e che ieri sera non erano tornate a casa insieme. 
Si girò a guardare nel lato in cui Janelle dormiva di solito e la trovò lì, con gli occhi chiusi e un espressione soddisfatta sul viso. Un sorriso adorabile incorniciava il suo volto e Haley si chiese come le fosse andata la serata con Calum, anche se poteva benissimo presumere che fosse andata bene. 
Haley era davvero felice per lei. Calum era un bravo ragazzo, quello di cui Janelle aveva bisogno. Anche la sua vita non era stata e continuava a non essere delle migliore, un ragazzo come Calum nella sua vita non avrebbe potuto farle che bene. 
Certo, avevano solo due settimane da passare insieme, ma sapeva che tra di loro si sarebbe creato un forte legame, lo sperava davvero tanto a dir la verità. 
Sospirò, felice di vedere la sua migliore amica serena. 
Si trovò a voler essere tranquilla come lei, perché per esprimere il suo stato non avrebbe potuto proprio usare il termine ‘serena’.
Passò la maggior parte della notte a pensare a tutto quanto: i suoi genitori, suo fratello, Josh, Calum, Noel, Ashton con  i suoi sbalzi d’umore e comportamenti inaspettati.
Ma ad Haley la notte non aveva portato consiglio, bensì solo confusione.
Non capiva Ashton, non lo capiva davvero. Ma probabilmente era più grave il fatto che non capisse lei stessa. Insomma, Ashton cominciava e lei lo appoggiava.
Se solo lui non si fosse comportato in quel modo i primi giorni, Haley non sarebbe così confusa. Pensava di doverlo odiare, di dover provare timore nei suoi confronti e lo prova, ma da giorni non riesce a smettere di pensare ai suoi occhi, alle sue labbra, alla sua voce e alle sue mani.
Sa che quel ragazzo non è un ragazzo qualsiasi, ha una storia, ha un passato dietro le spalle che cerca di dimenticare. Sa che potrebbe essere pericoloso, ma ormai anche se non sa come ci è dentro. 
 
-Mosca.. - la voce impastata dal sonno di Janelle, la fece tornare con i piedi a terra. Si girò a guardare l’amica, che adesso si stava stirando.
Haley rise e la bionda si fermò a guardarla con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
-Non mi odi per ieri sera, vero?- le sussurrò Janelle, mordendosi il labbro inferiore.
-Ma va, cosa dici.- le sorrise Haley. -Piuttosto, com’è andata?- 
-Calum è fantastico! Mi sono divertita molto, credo che me lo porterò a Perth quando parto.- rise.
-Mi dispiace, Calum resta qui o io non saprei cosa fare.- disse Haley, ridendo con la bionda. 
-Sono stata davvero bene.- Janelle si tirò su e si lasciò scappare un sospiro. La sua espressione divenne triste e Haley lo notò.
-Cosa c’è che non va?- 
-Nulla, solo che.. Credo che Calum mi piaccia, ma le cose non potrebbero andare. Insomma, lui sta qui e io…- Janelle non finì la frase, che Haley la interruppe alzandole il viso per far incontrare i loro occhi.
-Jane non devi pensarci. Non c’è niente che non va. Devi goderti queste settimane, divertirti e non aver paura di affezionarti. La distanza non conta, noi ne siamo la prova.- la confortò Haley, ricevendo in cambio un abbraccio.
-Hai ragione. Mi preoccupo per nulla.- sorrise Janelle. -Ah, non mi sono mica dimenticata: perché ti sei fatta accompagnare dal biondino ieri sera?- 
-Jane, non gliel’ho chiesto io.- rise Haley, sorpresa del fatto che l’amica non avesse capito il gioco del biondo.
-Dovevo immaginarmelo.- rispose Janelle, irrigidendosi. Voleva bene ad Haley come una sorella e questa situazione in cui si era cacciata la preoccupava. Non conosceva abbastanza Ashton, da capire se Haley fosse in una circostanza pericolosa o meno.
-Janelle tranquilla, non è successo nulla. Abbiamo solo parlato.- la tranquillizzò, poggiandole una mano sulla spalla.
-Nient’altro?-
-Per il tragitto verso si, nient’altro. Mentre… -
-Mentre cosa? Hal dimmi che quando siete spariti entrambi ieri sera non eravate insieme!- urlò l’amica, facendo sgranare gli occhi ad Haley.
Josh probabilmente era ancora in casa e se solo avesse sentito, Haley sapeva che non avrebbe gradito. 
Era chiaro che Josh non le avesse detto qualcosa riguardo al biondo e questo la tormentava spesso. Ma tempo al tempo e forse avrebbe scoperto qualcosa.
-Mi ha baciato.- sbottò Haley, chiudendo gli occhi e preparandosi alla reazione dell’amica.
-Cazzo Haley, ancora! Ashton ti ha baciata ancora!- urlò Janelle, alzandosi dal letto e urlare furiosa. 
-Janelle non urlare, Josh è in casa!- Haley si alzò, cercando di calmare la ragazza e soprattutto di far cessare le sue urla.
-Perché? Josh non sa che frequenti Ashton?- chiese confusa.
-Io non frequento Ashton, e comunque no. Diciamo che Josh mi ha raccomandato di stargli lontano perché… - la voce di Haley andò sempre di più affievolendosi, sapendo che questa rivelazione non avrebbe migliorato la situazione. 
Non avrebbe dovuto preoccuparsene, ma non voleva che tutti reputassero Ashton un ragazzo senza cuore e pericoloso.
-Perfetto, perfetto!- sbottò ancora la bionda, interrompendo Haley. -E’ anche un ricercato, perfetto!- 
-Ricercato, certo.- rise Haley, cercando di non far trasparire la sua preoccupazione. Certo, non era un ricercato ma aveva avuto sicuramente dei problemi con la legge e questo la preoccupava.
Si schiaffeggiò mentalmente, appena si rese conto di starsi preoccupando ancora una volta per lui. 
-Senti, cosa ne dici di andare a fare un po’ di sana corsa mattutina?- chiese Haley a Janelle. 
-Direi che è perfetto, però prima fammi riprendere da tutto il discorso di prima, sai.. Devo smaltire un paio di informazioni.- disse con fare teatrale la bionda, facendo ridere Haley.
 
 
-Sono senza fiato, mi sento morire. Ferma!- urlò Janelle, piegandosi in due cercando di riprendere fiato.
-Ok, basta. Sto grondando di sudore.- si lamentò anche Haley, dopo aver smesso di ridere per le urla dell’amica. -Andiamo, c’è una panchina.- 
Si sedettero sulla panchina in legno marrone, lasciando sospiri continui.
-Mi hai distrutta, non facevo una corsa così da tempo.- rise Janelle, dopo essersi ripresa dalla lunga corsa. 
Haley si guardò interno, guardando quanti bambini ci fossero quella mattina all’ Hornsby Park. 
Aveva deciso di andare a correre con Janelle, per staccare la spina e smettere di pensare a tutto ciò che stava accadendo, ma soprattutto per smettere di pensare ad Ashton e il loro ultimo incontro, ma aveva scelto il posto più sbagliato. 
L’Hornsby Park le portava a galla ricordi legati a lui, ai loro primi incontri spiacevoli.
 
-Ehi, Hal. Tutto bene?- la voce premurosa di Janelle, la distolse dai suoi pensieri.
-Si, tutto ok. Vado al chiosco qui di fronte a prendere qualcosa da bere, ti va qualcosa?- la mora si alzo e dopo aver avuto la risposta dell’amica raggiunse a piccoli passi il chiosco poco affollato. 
Mentre aspettava che la piccola fila avanzasse e arrivasse il suo torno, un volantino attaccato al palo lì di fronte attirò la sua attenzione. 
Si avvicinò e lesse attentamente ogni frase.
Cercavano baby sitter, orari pomeridiani e talvolta serali.
Non aveva bisogno di un lavoro, ma presto quando Janelle sarebbe tornata, non avrebbe avuto molto da fare tutti i giorni, così decise di prendere il numero e segnarlo sul suo telefono.
Si girò verso l’amica e la vide in compagnia di qualcuno. Alzò la mano, cercando di identificare meglio chi fosse e appena lo riconobbe corse incontro a loro.
 
-Ehi, Calum! Cosa ci fai qui?- il ragazzo si girò e accolse l’amica in un affettuoso abbraccio.
-Niente ero qui a fare una passeggiata.- rispose Cal facendo spallucce. -Senti, ho appena invitato Janelle per un’ uscita fuori questa sera, cosa ne dici di venire anche tu?- aggiunse.
Haley guardò felice l’amica che sorrideva senza smettere di fissare il moro affianco a lei. Si sarebbe trovata qualcosa da fare quella sera, ma sicuramente non avrebbe fatto da terzo incomodo.
-Grazie, ma no. Sono una ragazza impegnata io quindi voi due uscirete soli.- disse Haley, guadagnandosi occhiatacce da entrambi.
-Sei pessima.- rise Calum, avvicinandola a se.
-Allora Hood, resti con noi o hai da fare?-
-Mi piacerebbe ma devo correre da Ashton.- rispose Calum pentendosene poco dopo. Haley capì che qualcosa non andava, il modo in cui Calum l’aveva detto glielo fece capire.
-Successo qualcosa?- chiese questa volta Janelle, una volta che vide Haley fissare il vuoto.
-Scusatemi, devo andare.- Calum sviò la domanda della bionda, per poi dare un veloce bacio sulla guancia a entrambe. -Alle sei passo a prenderti.- disse dolcemente a Janelle, prima di voltarsi e andarsene per la sua strada. 
 
 
-La devi smettere, potresti farti male.- la voce di Calum era seria, non voleva più stare a vedere il suo migliore amico distruggersi con le proprie mani. Due anni fa aveva perso la sua migliore amica, non voleva che la storia si ripetesse.
-Ma sono ancora qui.- replicò il biondo, sbuffando.
-Con uno zigomo spaccato, il torace pieno di lividi e il labbro rotto. La prossima volta invece di venire a casa tua a medicarti dove dovrò venire? All’ospedale? O peggio?- urlò Calum, perdendo le staffe.
-Cazzo, mi servono quei soldi Calum! Non morirò ok? Adesso basta farti paranoie e dammi quel cazzo di disinfettante.- urlò a sua volta Ashton. -E non gridare, Lottie sta riposando.- disse con tono di voce più calmo.
Il moro evitò di prenderlo ad insulti e contraddirlo e lasciò perdere il discorso. Gli passò la stoffa e il biondo disinfetto il taglio sullo zigomo.
-Perché ci hai messo tanto a venire?- la voce di Ashton spezzò il silenzio, facendo alzare lo sguardo da terra all’amico.
-Ho incontrato Janelle e Haley al parco.- calcò sul nome della seconda ragazza, sperando di poter avviare un discorso che non vedeva l’ora di avere con l’amico. 
-Oh, okay.- rispose semplicemente.
-E basta? Non vuoi sapere nulla?-
-Dovrebbe interessarmi qualcosa?- chiese irritato, buttando il panno sporco di sangue nel cesto. 
-Beh, l’hai baciata quindi pensavo di si.- rispose secco Calum, facendogli sgranare gli occhi e versare tutto il contenuto della boccetta bianca dentro il lavandino.
-Tu.. Come? Te l’ha detto lei dei nostri.. Uhm, baci?- cerco di mantenere la calma, ma era troppo tardi. Non avrebbe dovuto reagire così, ma l’aveva colto di sorpresa.
-Quindi è vero che l’hai baciata?- chiese Calum divertito, per poi fermarsi e sgranare gli occhi. -Aspetta.. Baci? Io.. Ashton. Siediti. Ora tu ti siedi, cazzo. E mi dici tutto.- 
Ashton non sentiva Calum così serio da tanto, oltre i momenti in cui lo rimproverava per i suoi lavori. In quel momento capì che quella ragazza, era davvero importante per il suo migliore amico.
Il pensiero che forse Haley stava rimpiazzando un’altra persona, nella vita di Calum, lo innervosì. Ma allontanò quel pensiero e si sedette nel bordo della vasca, cominciando a raccontare tutto a Calum.
 
 
 
 
-Ti prego, Haley. Fammi cambiare, a momenti Calum sarà qui!- Janelle supplicò l’amica, che però non fece una piega, decisa a farle lasciare quell’abito.
-Questo è il decimo abito, Jane. E no, non ti farò cambiare. È perfetto! Sei bellissima!- affermò Haley decisa, non aveva nessuna intenzione di farla cambiare. 
L’abito bianco era corto e aderente in tessuto rivestito di tulle. Con una cucitura in vita, gonna svasata con ricami e scollatura a V sulla schiena. Fasciava perfettamente il corpo di Janelle, facendo risaltare i suoi capelli biondi e gli occhi verdi. 
-Piacerai da morire a Calum, fidati. Sei davvero bella.- Haley abbracciò l’amica cercando di infonderle sicurezza. 
Quando però non la vide molta convinta, decise di fare una cosa.
-Josh!- urlò Haley, facendo sgranare gli occhi alla bionda che non ebbe il tempo di chiedere cosa avesse intenzione di fare perché Josh aprì la porta con un sorriso smagliante impresso sul volto.
-Hai bisogno Haley?- chiese gentilmente, entrando nella stanza.
-Janelle ha un appuntamento con Calum e non capisce che è bellissima e che questo vestito le sta perfettamente. A me non crede, potresti per favore spiegarglielo!?- Haley disse tutto velocemente, beccandosi un’un occhiataccia dall’amica. 
Josh si avvicinò ridendo alla bionda e le prese una mano. 
Le fece gare una giravolta, per poi sorriderle dolcemente una volta fermata. 
-Sei bellissima, il signorino Hood farà bene a calmare i suoi spiriti bollenti questa sera.- disse Josh, facendo ridere Haley mentre Janelle arrossì. 
Il suono del campanello attirò l’attenzione di tutti, compresa  Janelle che cominciò a blaterare frasi sconnesse.
-Jane, piantala. Andiamo dai.- Haley trascinò al piano di sotto l’amica, che ancora cercava una scusa plausibile per rifiutare l’uscita all’ultimo momento.
 
-Calum.- lo salutò Haley, una volta aperta la porta.
-Ciao Haley.- il moro le rivolse un sorriso, ma Haley le sembrò diverso.
Anche per il semplice fatto che non l’aveva abbracciata. Ormai era diventata come un’abitudine e lei si era affezionata agli abbracci del moro.
Decise di non dire nulla, non voleva rovinare la serata ai suoi due migliori amici, così si fece da parte in modo che Janelle potesse salutare Calum.
-Janelle. Sei.. Bellissima.- le diede un bacio sulla guancia, che presto si tinse di rosso. 
Dopo essersi scambiati sguardi, i due salutarono Haley e lasciarono la casa. 
 
 
 
Il primo brano del cd dei Nirvana cominciò per quella che era la terza volta, riempiendo il silenzio nella stanza di Haley.
Era passata già un’ora da quando Calum era passato a prendere Janelle e il fatto che Calum fosse stato così distante la tormentava.
Aveva paura di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato, pur non sapendo cosa. 
Era rimasta male, molto. Calum era il suo unico amico, che anche se non sapeva ancora quasi nulla su Haley, stava con lei. Stava bene con lui e l’idea di perderlo come amico, la tormentò. Decise di smetterla di pensarci, perché l’avrebbe portata solo a stare male e certamente non a sistemare le cose. 
Si alzò e prese il telefono da sopra la scrivania, per poi sedersi sulla poltrona bianca. 
Presa dalla noia, cominciò a girare tra i contatti in rubrica, quando un numero attirò pienamente la sua attenzione. 
Il numero dell’avviso al parco. Decise di chiamare.
Dopo vari squilli, una voce flebile rispose dall’altra parte del telefono.
-Pronto, chi è?-
-Buonasera, chiamo per il posto di baby-sitter.- rispose gentilmente Haley.
-Ah, si. Come ti chiami? E quanti anni hai?- questa volta la voce si sentì in modo abbastanza chiaro da poter capire che appartenesse ad una donna.
-Mi chiamo Haley, ho diciassette anni e amo i bambini.- disse sorridendo all’idea di dover accudire un bambino. Le erano sempre piaciuti. 
-Dove abiti?- chiese ancora la donna.
-Yardley Ave, 2A.- 
-Perfetto, ti trovi nel mio stesso quartiere. Ti andrebbe di cominciare da questa sera?- 
-Beh, si. Va bene.- 
-Ti aspetto, Haley. Yardley Ave, 6A.- Rispose la donna in maniera più dolce e dopo aver gentilmente salutato, la chiamata si concluse.
 
Haley saltò in piedi togliendosi i shorts che usava per dormire che aveva deciso di indossare, pensando che non sarebbe dovuta uscire di casa, e li sostituì con un paio di Skinny jeans chiari. 
Decise di lasciare il top turchese da yoga, con lo scollo leggermente a V e la tasca a marsupio davanti.
Prese il telefono e prese le chiavi. Dopo essersi assicurata di aver chiuso bene la porta di casa, cominciò a percorrere i pochi metri che la separava dalla meta.
 
Una villetta bianca, molto simile alla sua, apparse nella sua visuale.
Si accerto che fosse quella giusta, prima di varcare il cancelletto del giardino. 
Si avvicinò alla porta bianca e bussò.
Dopo pochi minuti, la porta si aprì mostrandole una donna bionda, con gli occhi verdi e un sorriso stanco sul volto.
-Tu devi essere Haley.- la voce flebile della dona, arrivò piano alle orecchie della ragazza.
-Si, sono io signora.- rispose, sorridendo cordialmente.
La donna la fece accomodare in quella che Haley presunse fosse la cucina. 
-Gli orari saranno per lo più pomeridiano e talvolta seriali, per te non è un problema vero?- 
-No, signora. Per me vanno bene.- disse gentilmente.
-Perfetto. E per favore, chiamami Kirsten.- 
-Va bene, Kirsten.- sorrise Haley. Il sorriso della donna era molto bello, ma era spento. Così come gli occhi verdi. Era una bella signora, ma aveva un aspetto strano. Però Haley la trovava una signora dolce. O almeno così le era sembrato.
-Non ti ho mai vista qui in giro, come mai?- le chiese Kirsten distogliendola dai suoi pensieri.
-Oh, beh non sono qui da molto. Quasi un mese.- 
-Capisco. Sembri una ragazza molto affidabile, spero di aver intuito bene.- scherzò Kirsten, mentre Haley le assicurava di potersi fidare.
-Credo sia arrivato il momento di presentarti mia figlia.- disse Kirsten, prima di chiamare a gran voce la bambina. -Lottie, vieni qui!- 
Haley sentì un cigolio di una porta e poi una piccola chioma bionda comparire dal salotto.
-Ciao.- la bambina salutò timidamente Haley, che si inginocchiò per salutarla meglio.
-Ciao Lottie, io sono Haley.- rimase sorpresa dalla bellezza della piccola. Aveva dei lunghi capelli mossi che le ricadevano sulle spalle, di un biondo simile a quello della madre. Gli occhi verdi erano chiari e luminosi e la pelle rosea. Le labbra piccole e piene, di un color ciliegia. 
-Sei una bimba molto bella. Quanti anni hai?- le chiese, cercando di far sciogliere il ghiaccio. I bambini le erano sempre piaciute ed era rimasta spesso ad accudire il suo amato Phill quando i suoi genitori era fuori casa, quindi sapeva cavarsela con i bambini.
-Grazie. Ho sei anni.- Haley trovò la bambina terribilmente tenera. 
-Ok, sono certa che andrete d’accordo. Ora devo andare. Haley, credo che suo fratello sarà a casa presto, spero. In tal caso, quando arriverà sarai libera di andare. Adesso vado, ciao Lottie.- 
Haley e la bambina accompagnarono la donna alla porta, che dopo aver stretto sua figlia in un abbraccio uscì di casa.
 
-Piccola, cosa ti va di fare?- Haley si rivolse alla piccola, che era rimasta in silenzio a guardare la madre andare via con un espressione triste sul volto.
-Si arrabbierà.- rispose semplicemente la bambina, lasciando confusa Haley.
-Chi si arrabbierà, piccola?- la ragazzi si avvicinò alla bambina, mettendosi in ginocchio così da essere alla stessa altezza.
-Lui, mio fratello. Si arrabbierà che la mamma ti paga per stare con me, mentre lei va a divertirsi.- la voce della piccola tremò, come se da li a poco sarebbe scoppiata a piangere.
Haley era ancora confusa, non capiva. Era una situazione strana, ma non era nel suo interessa indagare. Ma certamente non voleva vedere la piccola piangere.
-Facciamo così: quando tuo fratello arriva, gli parlerò io così non si arrabbierà. Va bene?- 
-Davvero lo farai?- chiese la piccola, sorridendo felice.
-Certo, tesoro.- Haley le sorrise e la piccola lasciò andare un piccolo urlo di gioia buttandosi poi al collo di Haley, che divertita ricambiò l’abbraccio.
-Cosa vuoi fare adesso?- le chiese, prendendola tra le braccia.
-Saliamo in camera mia e giochiamo con le bambole!- urlò felice Lottie, scendendo dalle braccia di Haley e correndo su per le scale.
Haley la trovò estremamente adorabile mentre i capelli biondo cenere le svolazzavano da una parte all’altra durante la sua piccola corsa.
 
-Ecco, questa è la mia stanza.- disse la bambina, dopo  averle fatto vedere ogni cosa presente in quella stanza interamente rosa, piena di peluche e giocattoli.
Giocarono con le bambole per quelle che sembrarono ore, fino a quando Lottie decise di fermarsi, stufa di giocarci.
-Sei molto bella anche tu, Haley. I tuoi occhi mi piacciono tanto.- la bambina sorprese Haley con quelle parole, che la osservava senza saper cosa dire. Era una bambina molto intelligente per la sua età.
-Grazie. Anche i tuoi occhi sono molto belli.- 
-I tuoi occhi mi ricordano una vecchia amica di mio fratello. Veniva sempre qui, mi piaceva tanto. Mi voleva bene.- disse Lottie. 
-Quanti anni ha tuo fratello?- le chiese Haley, curiosa.
-Diciotto. Lui è grande, fuma anche.- disse la piccola, facendo ridere Haley.
-Non si dovrebbe fumare, fa male.- 
-Lo so, io glielo dico sempre ma lui mi dice che sono una piccola mocciosa.- disse prontamente la bambina, scuotendo la testa per far capire che non era d’accordo con il fratello.
-Invece tuo fratello dovrebbe darti ragione. Sei una bambina molto intelligente.- le disse Haley.
-Tu hai un fratello?- le chiese ingenuamente la piccola.
-Si chiama Phill, poco più grande di te. Ma ora non è qui.- rispose Haley, cercando di non far uscire le lacrime che le riempivano gli occhi.
-E dov’è?-
-In un posto migliore, spero.- una lacrima rigò il viso di Haley e la piccola sobbalzò. Haley si pentì e cerco di asciugarsi velocemente, ma altre lacrime le scesero sulle guance. Lottie si alzò e senza dire nulla legò le braccia intorno al collo di Haley, lasciandole un piccolo bacio sulla guancia.
-Sei una bambina davvero dolce, tuo fratello è fortunato ad averti.- Haley sorrise alla bambina, sistemandole un riccio ribelle che le era caduto sulla fronte.
-Sei bella quando sorridi. Dovresti sorridere spesso, ma non sempre, perché chi sorride sempre non è felice. E io voglio che tu sei felice.- la bambina spiazzò ancora una volta Haley con le sue innocenti parole.
Era rimasta senza parole, non sapeva cosa risponderle, quando sentirono una porta sbattere. 
-Eccolo! È arrivato il mio fratellone!- urlò felice Lottie, uscendo di corsa dalla stanza e correndo al piano di sotto.
Haley si alzò dalla moquette e uscì dalla camera, per raggiungere Lottie e conoscere suo fratello.
Sentì la voce della bambina e quella di un ragazzo, mentre scendeva le scale in legno.
-Una ragazza? Perché la mamma l’ha chiamata?- la voce del ragazzo arrivò alle orecchie di Haley, ma non riuscì a capire bene se la conoscesse o meno. In fondo non conosceva tante persone, nonostante abitasse li da quasi un mese.
Pensò a ciò che la bambina le aveva detto quando la madre era uscita, così penso di raggiungerla. 
Entrò nella cucina e quando vide Lottie in braccio a Lui, le si mozzò il fiato e il cuore perse dei battiti. 
-Haley, diglielo tu! Me l’avevi promesso!- la bambina scese dalle braccia del ragazzo, correndo da lei e prendendola da una mano. 
Le gambe di Haley sembravano muoversi sole, quando venne trascinata dalla piccola di fronte al ragazzo ancora girato di spalle.
 
-Ashton, ascoltala!- il biondo era come paralizzato.
Haley. Haley.
Aveva davvero sentito quel nome?
Il ragazzo si girò di scatto e la vide. 
Di fronte a lui, inerme. Gli occhi azzurri sgranati e le labbra socchiuse. 
-Cosa diamine ci fai tu qui!?- 
 
 
 
 
 
[Spazio autrice]
 
Posso finalmente tirare un sospiro di sollievo, diamine.
Mi sono lamentata degli altri capitoli, è vero. Ma questo è stato decisamente un altro parto. 
Sono arrivata alla decima pagina e mi veniva da piangere. 
Ma eccomi, ce l’ho fatta.
Allora ragazze, questo capitolo alla fine mi piace. Non è uno dei migliori forse, ma non è male. Spero.
Non so, me lo farete sapere voi? Mi farebbe davvero piacere. ♥
Prima di andarmene, volevo solo dirvi che.. ho notato che in molte siete scomparse, spero sia solo per le vacanze e non perché la storia non vi interessi più.
Spero che vi facciate sentire in tante, sapete quanto tengo a questa storia. ♥
E mi scuso per eventuali errori nel testo, ma non ho riletto il capitolo. Lo farò un'altra volta. Ho fatto di fretta, ci tenevo a postarlo.
Un’ultima cosa prima di andare: ho deciso che posterò un’altra FF alla fine.
Ve l’avevo accennato, ma ora è una cosa sicura. Quindi spero che la seguirete, anche se sarà diversa da questa. Ci saranno tutti e 4 i babbuini e spero vi piacerà. ♥
Adesso vado. 
Spero di riuscire ad aggiornare presto, ma non vi prometto nulla. A inizio settembre ho degli esami da fare, e non ho ancora aperto libro. Nemmeno una parola. Odio diritto, sì.
Ora vado davvero. :)
Ciao bellissime. ♥
Baci,
Giada

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Capitolo 18
*** I'm afraid. ***


     I’m afraid. 

-Cosa diamine ci fai tu qui!?- la voce del ragazzo tuonò tra le mura della grande cucina, facendo sussultare sia la ragazza di fronte a lui che la bambina.
Gli occhi azzurri di Haley rimasero fissi sul volto segnato del biondo, cercando di capire come gestire la situazione. 
Non appena vide l’ultima persona che si aspettava fosse il fratello di Lottie, un mix di emozioni le invasero la mente mandandola in una completa confusione.
Alla vista dei suoi occhi verdi fusi con il dorato, il suo stomaco si contrasse e il respiro le si bloccò in gola. Una sensazione che non riuscì ad individuare le invase la mente, insieme a paura e agitazione. 
Si ricordò delle parole della bambina quando la madre era appena uscita di casa “Si arrabbierà.”
Gli occhi verdi del biondo erano due fessure, facendo trasparire tutta la rabbia che provava in quel momento e Haley la percepì.
-Visto Haley, si è arrabbiato.- la voce dolce della bambina catturò l’attenzione della ragazza e anche del biondo, che finalmente interruppero il loro contatto visivo per prestare attenzione alla bambina, che teneva stretta tra le sue piccole mani la mano di Haley.

-Lottie, va di sopra.- disse Ashton, cercando di non agitarsi. Spaventare sua sorella era l’ultima cosa che voleva in quel momento. Era furioso, ma non con lei. 
-No, non voglio.- la voce della piccola era acuta e convinta. 
Ashton chiuse gli occhi e prese un lungo respiro. Si ripeté più volte di mantenere il controllo.
Proprio quando stava per riaprire bocca, Haley decise di intervenire.
-Ehi piccola, che ne dici di salire su? Magari finisci di fare quel bracciale che abbiamo iniziato prima, così la prossima volta che ci vedremo mi farai vedere come ti sarà uscito, okay?- Haley rivolse uno sguardo sincero alla piccola che le strinse affettuosamente le mano, mentre sul suo volto balenava un’espressione incerta. 
-Ma lui è arrabbiato e io non voglio che si arrabbi con te.- rispose la bambina, dopo aver guardato il fratello. 
-Piccola, non si arrabbierà con me. Ricordi cosa ti ho promesso prima?- le chiese Haley abbassandosi, così da essere alla stessa altezza. La bambina annuì, allora Haley continuò a parlare. -Ecco, adesso devo mantenere la mia promessa. Su, sali. Ci vediamo presto piccola.- 
-Tornerai?- le chiese ancora Lottie, con gli occhi lucidi. Haley si morse il labbro, commossa dalla reazione inaspettata della bambina.
-Certo, te lo prometto. E ci divertiremo ancora come oggi, anzi ti porterò una sorpresa.- le sorrise Haley e Lottie le sorrise contenta, buttandosi su di lei e legandole le braccia al collo.
-Mi piaci tanto Haley, credo di volerti già bene.- 
-Anche tu piccola. Ti voglio bene anch’io.-  Haley si lasciò scappare una piccola risata, sempre più sorpresa da quella bambina. Era davvero una bambina unica, così come suo fratello. Forse in maniera completamente diversa, ma erano entrambi unici.
In quel momento Haley si ricordò che non fossero sole e che Ashton le stava osservando, così si rialzò in fretta, adesso tranquilla che la bambina sarebbe andata in camera da li a poco. 
Non sapeva se Lottie avesse già assistito ai momenti d’ira di suo fratello, ma di certo non voleva che ne assistesse adesso. 

Ashton era di fronte a loro, ad osservarle in silenzio e senza batter ciglio.
Quando sentì la sorella pronunciare quelle parole e stringere la ragazza in un abbraccio, gli si strinse il cuore. 
Era la prima volta, dopo due anni, che la piccola si affezionasse ad una ragazza.
L’unica ragazza con cui giocava e passava pomeriggi interi era Kimberly. Dopo di lei, Lottie si era mostrata diffidente nei confronti di qualsiasi ragazza avesse varcato la soglia di quella casa, non che ne fossero passate molte. 
E adesso invece, vederla davanti a lui a preoccuparsi di una ragazza appena conosciuta, gli fece venire un fastidio all’altezza dello stomaco e un vuoto al petto.
-Ash..- la voce appena udibile di Lottie, lo distolse dai suoi pensieri portandolo ad abbassare lo sguardo. Adesso la bambina era davanti a lui, che stringeva la sua grande mano tra le sue piccole e esili.
-Dimmi, piccola.- Ashton si inginocchiò, così da poter osservare meglio la sorella che adesso lo guardava con quei occhi verdi quasi supplicanti, ma sempre pieni d’affetto. A guardare il piccolo viso della bambina, un po’ di rabbia se ne andò facendogli dimenticare, anche se solo per poco, di quanto fosse furioso con la madre e con quella ragazza che ora li stava osservando silenziosamente.
-Non farle del male e non urlare contro, lei mi piace. Mi fa divertire come faceva Kim.- queste furono le ultime parole della bambina, prima che gli lasciasse un veloce bacio sulla guancia e scappasse al piano di sopra, lasciando un Ashton immerso nei sensi di colpa e nei ricordi e un Haley sorpresa. 


Haley udì le parole della piccola e ne rimase colpita, ma non potè fare altro che pensare a quel nome. Kimberly. Ormai sapeva che si trattasse della stessa ragazza delle foto nella camera di Calum. Ma quello che non le era ancora chiaro, era il rapporto che ci fosse tra i due. Ma dallo sguardo addolorato e malinconico del ragazzo, capì che fosse una persona importante.
-Ashton, io…- dopo che il ragazzo si passò una mano tra i capelli, sistemandoli meglio dietro la bandana, decise di parlare.
-Perché sei qui?- la voce fredda del ragazzo la interruppe bruscamente, mettendole più agitazione di quanto già ne avesse.
-Tua madre cercava una baby-sitter e io ho chiamato.- 
-Ti ha detto dove andava?- lo sguardo del biondo era freddo e distaccato, non lasciava trasmettere nessun emozione, neppure rabbia. E quasi Haley si ritrovò a sperare di vedere la sua espressione furiosa, ma non quei occhi cupi e neri. Così spenti e tenebrosi da incutere timore. Pensò a quanto fosse strano sperare di vedere qualsiasi emozione trasparire dal suo volto, magari la stessa espressione che aveva la sera al bowling. Non era l’espressione più chiara al mondo, ma Haley avrebbe sperato di vedere quella stessa scintilla che aveva negli occhi verdi dopo il loro bacio quella sera.
Ashton fece alcuni passi avanti, facendola tornare con i piedi per terra. 
-No.- rispose semplicemente, indietreggiando di un passo.
-Il tuo lavoro qui è finito.- 
Haley annuì e si diresse alla porta, pronta per uscire. Ma la mano del biondo si appoggiò bruscamente al legno impedendole di aprirla.
Lasciò andare un sospiro e chiuse gli occhi, preparandosi a qualsiasi reazione da parte del ragazzo.
-Insultami o spaventami pure, se ti fa sentire meglio. Ma non urlare, non voglio che Lottie senta nulla. Le avevo promesso che non ti saresti arrabbiato.- la voce della ragazza uscì debole, mentre si girava per trovarsi faccia a faccia con Ashton, che cercò di mostrarsi impassibile all’esterno mente in realtà rimase colpito da quelle parole.
Pensò che la ragazza si aspettava di essere trattata male o qualche suo gesto irruente, ovviamente. Sorrise amaramente, scuotendo la testa.
-Non ne ho intenzione.- rispose rigido, sorprendendo la ragazza. -Ma tu..- disse tracciandole i lineamenti della guancia con l’indice. -Non metterai più piede in questa casa.- 
Haley sembrò riprendersi dallo stato in cui l’aveva portata il lento movimento del ragazzo, prendendo parola. -Tu non puoi.. Io.. Io ho promesso a Lottie che sarei tornata.- la voce le si spezzò, dispiaciuta all’idea di infrangere la parola data alla bambina e quindi di deluderla. 
-Avresti dovuto pensarci bene prima di prometterle qualcosa di impossibile.- rispose freddamente Ashton, allontanandosi dal corpo della ragazza. -Tu non metterai più piede in questa casa e l’ultima cosa che farai sarà rivedere Charlotte. Adesso esci.- Aprì bruscamente la porta, facendole segno di uscire.
-Perché? Perché non puoi lasciarmi stare, cazzo. Sei un fottuto stupido.- urlò Haley, in preda alla rabbia. 
-Sei una fottuta ragazzina. Vattene, adesso.- Il ghigno impresso sul volto del biondo fece ribollire il sangue nelle vene ad Haley, dandole quella scossa di adrenalina a lei sconosciuta. 
-E tu sei un fottuto stronzo.- queste furono le sue ultime parole, sputate con disprezzo. La sua mano sbatté violentemente contro la guancia del biondo, provocando un sonoro schiocco. 
Entrambi sgranarono gli occhi, sorpresi da ciò che era appena successo.
Ashton si sfiorò lo zigomo già ferito, che adesso era tornato a fare male. 
Gli aveva dato uno schiaffo, quasi non ci credeva. 
Haley ritrasse velocemente la mano, sussultando al suo stesso gesto. 
Prima che il ragazzo potesse parlare o reagire, gli diede le spalle e cominciò a correre verso casa. 

Intanto, Calum e Janelle stavano rientrando dalla loro uscita, ridendo per la brutta figura fatta dal moro durante la loro passeggiata. 
-Sono stato davvero bene, con te.- ammise Calum, una volta che ebbe aiutato Janelle a scendere dall’auto. 
-Anche io.- un sorriso raggiante si impossessò del volto della bionda e Calum riuscì a vederlo, nonostante il cielo fosse buio e quasi impercettibilmente illuminato dalla luna. 
Janelle distolse lo sguardo imbarazzata, ma il moro le sollevò il mento con due dita e fece incontrare ancora i loro occhi dai colori così visibilmente diversi.
Calum fece sfiorare per un attimo i loro nasi, prima di premere dolcemente le sue labbra su quelle di lei, con la paura di esagerare. 
Janelle sentì lo stomaco riempirsi di farfalle che le labbra morbide del moro misero a tacere con la stessa velocità con cui le aveva provocate. Legò le braccia intorno al collo del ragazzo, portandolo vicino a se e trasformando quel bacio in qualcosa di più passionale. 
Si staccarono qualche minuto dopo, entrambi bisognosi di riprendere aria. 
-E’ stato il mio miglior appuntamento di sempre.- affermò Calum in un sussurro, con la fronte ancora poggiata a quella della ragazza.
-E’ stato il mio unico e miglior appuntamento di sempre.- sussurrò Janelle, sorridendo subito dopo mentre Calum rimase sorpreso da ciò che aveva appena udito.
-Stai dicendo che…- Non fece in tempo a finire, che sentirono dei veloci passi irrompere nel vialetto accompagnati da singhiozzi.
Si staccarono preoccupati, girandosi per capire di chi si trattasse. 
Non appena videro Haley con il viso rigato dalle lacrime, non aspettarono un secondo di più e corsero verso di lei.

L’ultima cosa che Haley si aspettava era ritrovare sul vialetto di casa la sua migliore amica e Calum. Forse più tardi si sarebbe pentita di averli interrotti e aver rovinato la loro serata, ma al momento era così nervosa e stanca da voler solo sentirsi sicura. Quella sicurezza arrivò non appena il moro la strinse in un abbraccio, mentre le chiedeva cosa fosse successo.
Non rispose subito, sia perché i singhiozzi le spezzavano la voce sia perché non era ancora riuscita a capire nemmeno lei perché avesse iniziato a piangere dopo aver dato uno schiaffo al ragazzo. 
Solo dopo averlo fatto, si ricordò dei vari tagli e lividi che segnavano il volto di Ashton e i sensi di colpa la invasero dopo aver visto la ferita sul zigomo del biondo aprirsi. 

Calum, ancora confuso, la stringeva tra le sue braccia mentre pensava a cosa le fosse successo. Il fatto di vederla così e di non sapere lo uccideva. 
Poche ore prima si era comportato in maniera fredda e distaccata, per vari motivi che ancora credeva validi, ma l’istinto di abbracciarla vedendola così era più forte di qualsiasi altro risentimento.

Una volta che smise di piangere, Janelle e Calum decisero di portarla in casa, cercando di far meno rumore possibile in caso Josh fosse stato in casa.
Salirono tutti e tre al piano di sopra e una volta che Calum fece sedere Haley sul letto, Janelle chiuse cautamente la porta bianca della camera. 
-Hal, ti prego dimmi cos’è successo. Dov’eri?- Janelle le si avvicinò e le spostò i capelli che le erano caduti sul viso. Haley alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli verdi di Janelle, pieni di preoccupazione. 
-Ashton.- Haley disse solamente quel nome, come se bastasse a spiegare tutto.
Calum chiuse gli occhi e scosse la testa, pensando a cosa il suo migliore amico avesse fatto. Janelle invece si irrigidì e strinse i pugni.
-Io al tuo amico lo uccido.- Janelle puntò un dito contro Calum, mentre la rabbia prendeva il sopravvento.
Calum annuì, sapendo che Janelle avesse ragione. Si girò verso Haley, che fissava un punto della moquette da ormai troppo tempo, e le prese una mano facendo incrociare le loro dita.
-Haley, ti ha fatto qualcosa?- 
-No, lui non mi ha fatto nulla! Insomma.. Lui, non.. Io l’ho colpito!- disse velocemente Haley, dispiaciuta del fatto che pensassero che Ashton sarebbe arrivato al punto di farle del male fisicamente. 
-Cosa? Haley ti prego spiegati, non capisco.- Calum le strinse la mano, sperando che dicesse di più così fa far capire meglio sia a lui che a Janelle.
-Io.. Ero a casa sua e lui mi ha cacciata. Abbiamo cominciato a discutere e io gli ho dato uno schiaffo in pieno viso.- Haley sputò tutto velocemente, come se si stesse liberando da un peso. Nonostante la spiegazione di Haley fosse stata, più o meno, chiara, Calum era ancora confuso. Si chiedeva perché diamine Haley fosse con lui e per di più a casa sua e ciò che Ashton gli aveva raccontato gli tornò in mente e si sentì improvvisamente infastidito. Prima ancora che potesse chiedere qualcosa di più alla sua migliore amica, Janelle lo anticipò.
-A casa sua? Dico, sei impazzita per caso?!- la voce di Janelle uscì fin troppo acuta e Haley rimase sorpresa dal fatto che la sua migliore amica le stesse urlando contro.
-Janelle, calmati. Non mi sembra il caso di.. urlarle contro.- s’intromise Calum.
Nonostante Haley sapeva che Calum la stava in qualche modo difendendo, lo sentì terribilmente lontano e ciò la faceva star male da morire.

-Ricordi l’annuncio per la baby-sitter?- chiese Haley a Janelle, che stava cercando di calmarsi. La bionda annuì e a quel punto Haley continuò. -Ho chiamato non avendo nulla da fare e alla fine sono andata. La bambina di cui mi dovevo occupare era Lottie, ma io ero fottutamente all’oscuro del fatto che fosse la sorella di Ashton. Non sapevo nemmeno che lui abitasse a due isolati da casa mia!- questa volta fu Haley ad alzare di poco la voce. 
-Perché non me l’hai mai detto?- Haley si rivolse a Calum, che la guardava dispiaciuto ma ancora distante. 
-Non credevo fosse il caso.- rispose scuotendo la testa. -E a questo punto, data la vostra intimità.. Credevo te l’avesse già detto lui.- sbottò Calum, ormai irritato. 
-Cosa? Calum, sei serio?- Haley si alzò a sua volta, guardando il moro davanti a se che la fissava duramente.
-Credo sia ora che me ne vada.- sbottò, dandole le spalle.
-No, Calum. Adesso stai qui e mi spieghi perché cazzo sei così freddo. Se qualcuno decide di andarsene dalla mia vita, devo saperne il motivo. Sono stanca delle persone che se ne vanno senza dire nulla e facendomi pensare che la colpa sia solo mia.- 

Janelle rimase in silenzio davanti a quella scena, ma le parole dell’amica le fecero sentire un dolore all’altezza del petto. Sapeva quanto fosse fragile Haley e in quel momento si stava pentendo più che mai di averle urlato contro pochi minuti fa. Non sapeva cosa stesse succedendo tra i due, e non sarebbe intervenuta, ma vedere la sua amica stare così male era orribile. 
-Non ora, Haley. Ne parleremo un’altra volta.- rispose freddamente Calum, senza  guardarla. Quelle parole avevano colpito anche lui, non aveva nessuna intenzione di lasciarla sola. Aveva promesso che l’avrebbe aiutata, e l’avrebbe fatto. Ma adesso era troppo deluso e si sentiva tradito. Sapeva che stare lì solo un altro minuto di più, avrebbe fatto degenerare la situazione e non era quello che voleva. -Io vado. Ci sentiamo.- disse a Janelle, prima di lasciarle un bacio sulla guancia. 

Non appena il moro scomparì dietro la porta in legno bianco, Haley sentì gli occhi riempirsi di lacrime, ancora. 
-E’ andato, anche lui.- riuscì a stento a finire la fresa, scoppiando poi in un pianto silenzioso.
-No, Hal. Non è così.- Janelle la raggiunse e la strinse a se, cercando di far cessare le sue lacrime. -Scusami se ti ho urlato, ero solo preoccupata. Non dovevo.- 
-Tranquilla, Jane.- 
-Non so cos’abbia Calum, ma qualsiasi cosa ci sia in mezzo si sistemerà. Te lo prometto.- 


 


Tenersi le cose dentro, non è per niente positivo. Quando poi escono, potrebbero essere più cattive del previsto. E Calum non aveva intenzione di tenersi dentro proprio un’accidenti. Sapeva che una volta avuto di fronte il suo migliore amico, probabilmente le cose che avrebbe voluto dirgli non sarebbero state comunque belle. 
Ma doveva, sentiva il bisogno.
Posteggiò la macchina sotto la piccola villetta, mandando un messaggio ad Ashton dove gli diceva di raggiungerlo.
Dopo qualche minuto lo vide sbucare dal portone della casa, per poi avvicinarsi tranquillo. 
-Ehi, Calum.- Ashton lo salutò tranquillo, come se non fosse successo nulla e questo fece aumentare la rabbia di Calum. 
Ashton, incurante dei sentimenti del moro, si accese una sigaretta aspirandone un’abbondante boccata di fumo. 
-Cosa stai facendo?- Il moro decise di essere diretto e veloce, così da poter andare a casa e sprofondare nel sonno. Così da poter ignorare i sensi di colpa e gli occhi pieni di lacrime di Haley, che lo perseguitavano da quando aveva messo piede fuori dalla sua camera.
-Sto.. Fumando?- rispose ovvio Ashton, ironicamente.
-Ashton, cosa cazzo è successo oggi con Haley!?- stanco di girarci intorno, Calum porse l’unica domanda che necessitava risposta al momento.
-Ah, vedo che hai già saputo.- Ashton buttò la sigaretta, ancora intera, a terra e ci posò un piede sopra.
-Non so cosa tu abbia in mente Ash, ma smettila. Vi farete del male, entrambi. E lei ne ha passate già tante ed è chiaro, anche se non me lo ha mai esplicitamente detto.- 
-Calum, piantala. Non sto facendo un bel niente e se proprio ci tieni così tanto alla tua piccola amichetta, sappi che non le ho fatto del male. Non glielo farei mai.- rispose irritato il biondo, sorpreso per le sue stesse parole. Ma le cose stavano così. Poteva provare del insensato disprezzo nei confronti della ragazza, ma non sarebbe riuscito a farle del male. Non dopo aver visto tutto quel dolore nascosto nei suoi occhi azzurri.
-Quindi.. È vero che, insomma..- non servì che il moro completasse la frase, perché il biondo riprese a parlare.
-Si, mi ha dato uno schiaffo. E io sono rimasto a guardare, Calum. Quando avrei potuto prenderla e farle capire che non avrebbe dovuto. Ma sai cosa ho fatto, Cal?- Ashton rise nervosamente, per poi riprendere il discorso. -L’ho guardata, sperando che capisse che non le avrei fatto nulla. Ma lei è scappata e io sono stato a guardare. Tutto qui.- 
Calum scosse la testa, confuso da tutto ciò. 
I sensi di colpa lo stava mangiando dentro e le parole del biondo l’avevano mandato in una confusione snervante.
-Io.. Credo di aver bisogno di dormire. Parleremo di tutto questo cazzo di casino quando saremo entrambi più lucidi.- il moro si voltò, pronto ad aprire la portiera dell’auto. Ma la voce di Ashton lo fermò.
-Non c’è nulla di cui parlare. Manterrò le distanze da lei e non ci saranno più problemi. Lei starà lontana da me e quindi al sicuro e io starò lontano da lei, così da non rischiare che prenda un posto nella mia vita.-
-E’ per questo, Ash?- chiese Calum, facendo incrociare di nuovo i loro sguardi. Nel volto di Ashton balenò un lampo di confusione e amarezza. -Tu la odi perché è diversa, perché ti ricorda lei. E hai paura. E’ per questo, vero?- Calum sorrise amaramente. 
-Smettila di dire stronzate, Calum.- Ashton sembrò irritarsi e diede le spalle al moro, dirigendosi verso casa. Quando arrivò al portico della piccola villa, sentì ancora una volta la voce del migliore amico.
-Sai, Ash.. Sono fermamente convinto che se l’amore può far male, l’amore può anche guarire.-



Erano passati tre giorni, da quella sera. 
Haley aveva pensato di mettere da parte ogni problema e di pensare a godersi i giorni che le rimanevano da passare con Janelle. Nonostante le mancasse Calum, si impose di non pensarci o di non mostrarsi triste davanti alla migliore amica o a Josh. Nonostante tutto, Janelle sapeva che Haley non era davvero felice. Sapeva quanto le mancasse il suo migliore amico. Si era tenuto in contatto con Calum da quella sera e sapeva che anche lui non era il massimo della felicità. 
Calum si sentì tentato ogni singola mattina di presentarsi alla porta di Haley e parlarle, sistemare le cose. Ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo, di mettere da parte i risentimenti. Odiava pensare che la ragazza gli stesse tenendo nascosto degli avvenimenti importanti. Si sentiva tradito e deluso. Lui voleva proteggerla, ma non avrebbe potuto farlo se lei non si fosse aperta con lei. Anche se adesso sapeva che l’ultima persona da cui avrebbe dovuto proteggerla fosse Ashton. 

-Buongiorno piccola mosca.- Janelle sorrise raggiante ad Haley, appena svegliata dai deboli raggi di sole che oltrepassavano le tende. 
-Non ci posso credere.- brontolò Haley, mettendosi seduta. 
-Cosa?-
-E’ già passata una settimana da quando sei qui. Non voglio che anche questa settimana passi.- gli occhi di Haley divennero lucidi e Janelle l’abbracciò.
-Non pensarci, ci divertiremo. E poi ci vedremo ancora, tante altre volte. Non devi preoccuparti.- Janelle forzò un sorriso, imponendosi di non piangere. Odiava ammetterlo, ma era vero. Quei giorni erano volta e sarebbero trascorsi velocemente anche gli ultimi sette giorni. 
-Trasferisciti qui, tanto Josh ti adora.- affermò Haley, facendo ridere entrambe.
-Lo farei volentieri, credimi.-  
Janelle si alzò e dopo essersi assicurata che Josh fosse già uscito di casa per andare alla stazione di polizia, mise il cd dei Green Day, che in poco tempo riempì la stanza con le note di ‘American Idiot’. 

Calum prese per l’ennesima volta il cellulare, per poi sbuffare e lanciarlo nuovamente sul letto.
-Si può sapere cosa ti prende?- sbottò Ashton, innervosito dal comportamento del moro.
-Mi manca.- disse semplicemente, sapendo che Ashton avrebbe capito. Dopo quella sera non avevano più parlato di Haley, ma Ashton sapeva quanto mancasse a Calum. Sapeva anche che gli mancava Janelle e lo aveva invitato più volte a chiederle di uscire ma lui rifiutava sempre, dicendo che non ce l’avrebbe fatta a fare finta di nulla se avesse visto Haley.
-Senti smettila di fare il bambino, chiamala. O vai e parlaci. Perché mi sto davvero stancando dei tuoi lamenti.- in parte Ashton mentì. Non era stanco dei suoi lamenti, ma si sentiva in colpa. Sapeva che uno dei motivi per cui non aveva ancora chiarito con Haley, fosse lui. Aveva deciso di stare lontano dalla mora e Calum sapeva che se avesse chiarito con lei, Ashton sarebbe stato costretto a vederla più spesso.
-Non posso.- sospirò combattuto Calum.
A quel punto Ashton sbuffò e si piazzò davanti all’amico.
-Adesso tu prendi quel cazzo di cellulare e mandi un messaggio alla tua ragazza.- 
-Non è la mia ragazza.- specificò Calum.
-Beh, lo sarà presto. Ma non è questo il punto, tu gli scrivi e vi mettete d’accordo. Tu potrai riavere la tua migliore amica e tutto tornerà al suo posto. E io smetterò di sentirti piagnucolare continuamente!- Ashton gli lanciò il cellulare che cadde sulle gambe del moro. Calum lo prese e dopo essersi messo seduto, sorrise ad Ashton.
-Sei la persona più contorta di questo mondo, Ash. Ma ti voglio bene.- 

-Jane, il cellulare!- urlò Haley, cercando di sovrastare il volume della musica. 
Janelle tornò di corsa in camera e prese l’iPhone, sorridendo alla vista del messaggio.

“Piccola. ♥
Mi manca da morire, come sta? “


-Chi è?- le chiese Haley, vedendola sorridere come un’idiota.
-Calum.- rispose semplicemente Janelle, sperando di non rattristare l’amica. Le aveva raccontato come stavano le cose con Calum e Haley le aveva assicurato che fosse contenta per loro, ma lei non gliene parlava per il semplice motivo che non voleva vederla stare male. 
In quel momento le venne in mente un’idea e non esitò ad agire. Era stanca di vedere due delle persone a cui teneva di più, stare male.

“Tra due minuti devi essere qui, sbrigati.♥” 

-Jane, perché stai hai un sorriso malvagio sul volto?- le chiese ancora Haley, cercando di non pensare al moro. 
-Hal, siamo migliore amiche, giusto?- Haley la fissò confusa, ma annuì comunque. -E mi vorrai sempre bene, giusto?- 
-Janelle cos’hai fatto?- 
Prima che la bionda potesse rispondere, sentirono il campanello di casa suonare.
Janelle corse di sotto e non appena vide il moro sorriderle dolcemente, gli saltò addosso.
Calum la strinse a se, per poi poggiarla a terra e lasciarle un bacio sulla fronte.
-Come hai fatto ad impiegarci così poco?- rise Janelle, mentre salivano le scale. 
-Ero a casa di Ashton.- si giustificò Calum. 

-Janelle, chi era?- urlò Haley, quando vide che l’amica impiegava più del previsto a tornare in camera.
Quando non ottenne risposta si alzò dal letto, pronta a scendere al piano di sotto, ma la porta si aprì e quando le si presentò davanti il moro, rimase ferma incapace di muovere anche un solo muscolo.
-Disturbo?- Calum le sorrise dolcemente, con Janelle dietro.
-Io adesso vado a fare una lunga doccia, a dopo.- disse velocemente Janelle, per poi dare un veloce bacio sulla guancia ad Haley e poi scappare nel bagno.

-Credo… dobbiamo parlare.- 
-Sempre che tu non voglia andartene di nuovo, senza darmi spiegazioni.- rispose prontamente Haley, risentita dal comportamento del migliore amico.
-Haley ho sbagliato, lo so. Ma hai sbagliato anche tu.- rispose il moro, cercando di mantenere la calma. Era andato lì per chiarire la situazione, non per peggiorarla. 
-Magari è così, ma ti prego spiegami cosa ho fatto. Perché… sono stata uno schifo in questi giorni, ok? Senza vederti, né sentirti. E sapendo quanto tu fossi arrabbiato con me, mi faceva star male.- Haley sospirò, dopo essersi liberata dai suoi pensieri. Sentì gli occhi bruciare e formarsi un nodo alla gola, ma si impose di resistere.
-Mi sei mancata anche tu, Haley.- Calum non riuscì a sopportare un minuto di più la lontananza tra loro e l’abbracciò, stringendola forte a sé. 

Si sedettero sul letto e cominciarono a parlare.
-Ashton mi ha detto dei vostri.. baci.- ammise Calum, distogliendo lo sguardo dagli occhi azzurri di Haley.
-Oh.. Intendevi questo allora. Calum, io non volevo nasconderti nulla.- 
-Haley non capisci.- la interruppe Calum. -Io voglio proteggerti, okay? Ma non posso farlo se tu mi nascondi le cose.- 
-Non te ne ho parlato perché non so nemmeno io cosa pensare, Cal. Lui mi ha baciato e io ho ricambiato, entrambe le volte! E comunque non credo che tu debba difendermi da Ashton. Quella sera avrebbe potuto reagire, ma non l’ha fatto.-
-Si, me ne ha parlato. E so che non è da Ashton che devo proteggerti, non più.- ammise Calum, senza scendere nei particolari. Se solo avesse detto una parola di più avrebbe messo nei casini Ashton e non era sua intenzione complicargli le cose, più di quanto già lo fossero.
-Scusami Calum, non era mia intenzione nasconderti nulla. Solo che, tutta questa situazione è così strana. E Ashton è così strano. Non so come gestire le cose.- ammise Hal, sospirando.
-Ok, tranquilla. Mi sei mancata.- Calum decise di chiudere lì il discorso, facilitando le cose ad entrambi. Haley le sorrise e lo abbracciò.

-Vedo che tutto è tornato al suo posto.- affermò felice Janelle, entrando nella camera.
-Grazie, Jane.- Haley le sorrise e in quel momento sentì un peso in meno sul petto e ne fu felice. Le cose erano tornate come prima, ma c’era ancora quel chiodo fisso che non le permetteva di stare completamente tranquilla: Ashton

-Che ne dite di andare a passare la giornata fuori? È una bella giornata.- Calum sorrise ad entrambe le ragazze, che assentirono entusiaste di non dover rimanere in casa da sole. 
Haley si alzò, pronta per andare a prepararsi, quando si fermò sulla soglia della camera e si girò verso Calum, adesso seduto a scherzare con Janelle.
-Verrà anche… Ashton?- 
Vide l’espressione di Calum cambiare in un attimo e si pentì di avergli posto quella stupida domanda.
-No, non credo sia una buona idea.- 


-Ashton, scendi!- sentì la voce della madre chiamarlo dal piano di sotto, così si alzò dal letto preparandosi ad affrontare quello che sarebbe stato il primo litigio del giorno.
Scese velocemente le scale, impaziente di mettere in chiaro le cose con la madre.
-Hai pagato la baby-sitter ieri sera?- Kirsten posò una tazza di cereali davanti a Lottie, presa a guardare i suoi cartoni preferiti trasmessi in tv. 
-Perché l’hai chiamata? Pensavo fossi stato abbastanza chiaro sul fatto delle baby-sitter.- assunse un tono di voce rigido, il solito tono che usava quando parlava con sua madre.
-Perché ne abbiamo bisogno!- urlò esasperata la madre.
-No invece. A Lottie ci penso io.- 
-Tu non sei sempre in casa e io ho bisogno di qualcuno che la controlli. Quella ragazza era perfetta ma tu hai dovuto rovinare tutto! Lottie mi ha detto che tu l’hai cacciata!- urlò ancora la madre, facendo sussultare la bambina.
Ashton guardò Lottie, che dopo avergli rivolto un breve sguardo, tornò a guardare i cartoni. Non gli rivolgeva una parola dalla sera in cui aveva cacciato Haley.
-Non abbiamo bisogno di nessuno.- protestò ancora il ragazzo, prima di avvicinarsi al frigo e prendere la bottiglia del succo d’arancia. Ne riempì un bicchiere e lo porse a Lottie.
-Non lo voglio.- rispose semplicemente la bambina, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.
Ashton si rifiutò di stare in quelle mura un minuto di più, così prese le chiavi della sua Harley Night Rod e si diresse alla porta, ma la madre lo fermò.
-Stavamo parlando!-
-Invece abbiamo finito.- rispose deciso, cercando di mantenere la rabbia.
I tre giorni trascorsi non erano andati come aveva desiderato e aveva una gran voglia di sfogarsi. Aveva bisogno di chiamare Jack, così da fargli organizzare un incontro.
-Dove stai andando!?- la madre lo raggiunse e posò una mano sul braccio del figlio, implorandolo con lo sguardo di restare.
-Esco.- 
-Ashton ti prego. Abbiamo bisogno di quella ragazza, la chiamerò ancora.- 
-Fallo, tanto non tornerà.- disse amaramente, sottraendosi dalla presa della madre e chiudendosi la porta alle spalle. 

Salì sulla Harley e senza aspettare un minuto di più, partì sfrecciando per le strade di Hornsby. Diretto da lei. 
I limiti di velocità erano la sua ultima preoccupazione mentre guidava per le strade della Clarke Street e il vento che gli andava contro gli dava quella sensazione di libertà. Aumentò la velocità, fino a quando un grande cancello nero entrò nella sua visuale. Posteggiò la Harley nera al solito posto, assicurandosi che fosse nascosta ai passanti. 

-Ehi, Kim.- la voce del biondo si spezzò e gli occhi divennero lucidi. Si sedette accanto la lapide dove c’era una foto che raffigurava la ragazza, sorridente e con gli intensi occhi azzurri. I capelli mossi e il sorriso smagliante. 
Veniva a trovarla spesso e solo quando era lì, si sentiva vicino a lei, libero e felice. Come quando era ancora in vita. 
Kimberly era stata l’unica ragazza di cui Ashton si era davvero innamorato. Avevano solo sedici anni allora, ma erano abbastanza maturi da capire cosa significasse amare qualcuno. Kimberly era l’unica, oltre Calum, a conoscere la situazione familiare di Ashton e i suoi problemi. L’aveva aiutato a combattere e diventare forte, di non arrendersi. Ma mentre lei insegnava a lui come sopravvivere, lei si spegneva. 
-E’ tutto uno schifo da quando non ci sei, Kim. Mi avevi promesso che non mi avresti mai lasciato. Io ho bisogno di te.- un singhiozzo spezzò la voce del ragazzo e un’altra lacrima rigò il suo viso. -Combino un casino dopo l’altro, tutti mi odiano. Mia madre mi odia, mia sorella mi odia e anche io mi odio. Tu eri l’unica persona che sapeva amarmi, Kim. Perché te ne sei andata?- Ashton chiuse gli occhi, ormai rossi per il pianto e sfiorò la foto con due dita. -Ricordi quando mi avevi detto “Un giorno troverai una ragazza che ti amerà per ciò che sei e per te niente sarà più importante per te, se non lei.” Io risi quando tu me lo dicesti, perché ero fermamente convinto di averla già trovata. Pensavo fosti tu. Ma non ho mai potuto dirtelo, non ne ho avuto il tempo. Ma probabilmente tu non provavi lo stesso per me, già.- il biondo rise amaramente, tirando sul col naso. -C’è una ragazza. Lei mi ricorda terribilmente te. E io ho paura. Quando guardo i suoi occhi, sento qualcosa di strano. Quando ho visto per la prima volta il suo sorriso, ho avuto una fitta al petto e una stretta allo stomaco, Kim. Se ora tu fossi qui, mi daresti dello stupido. Sai perché? Perché l’ho spaventata a morte. All’inizio credevo fosse un pericolo e la odiavo, adesso invece non credo di odiarla. Solo… la detesto. È sempre buona, anche con me. Anche se le ho sempre e solo fatto del male. Quella ragazza… è diversa. A una storia dietro, che non conosco. Ma lo vedo nei suoi occhi, Kim. Lei è una guerriera, come te. A volte ho pensato di conoscerla, di non comportarmi da stronzo. Ma non voglio. Non voglio perché so che se gli lasciassi la possibilità di conoscermi, ti tradirei. Solo tu conosci il vero Ashton. E non voglio che nessun’altra prenda il tuo posto, Kim.- 






[Spazio autrice]

Non lo so, prendetemi a parolacce o lapidatemi. Avete ragione, sono in ritardo. Ma sono stata tipo fino alle 3 di mattina a scrivere quello che dovrebbe essere un capitolo. Ma l’ho finito dieci minuti fa, ovvero alle 22:27.
Ok, non so che dire. Anzi, prima vi ringrazio per le recensioni allo scorso capitolo, vi adoro. ♥
Poi, mi scuso per eventuali errori ma ho dato solo una veloce occhiata quindi mi sarà sfuggito qualche stupido errore probabilmente. Ho fatto tipo tutto di fretta, infatti manca anche il banner e il trailer ma non importa lol Non vedevo l'ora di postarvi il capitolo, odio farvi aspettare tanto.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, anche se è solo un capitolo di passaggio. 
Spero mi farete sapere cosa ne pensate, tengo davvero tanto alle vostre opinioni.♥
Per il prossimo capitolo, non so quando lo posterò perché il 4 ho l’esame come avevo già accennato e non so quasi niente, quindi mi dovrò dedicare allo studio. (Uff, che strazio.)
Prima di andare, volevo avvisarvi che non appena questa storia sarà arrivata al 19°-20° capitolo, comincerò a postare la nuova storia. Spero la seguirete, mi sono affezionata a molte di voi e sarebbe bello rivedervi anche lì. ♥
Adesso mi dileguo. Vi adoro. ♥
Baci,
Giada

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Capitolo 19
*** New beginnings. ***


 


New beginnings.


Una Domenica piovosa e forse il giorno peggiore di quella settimana per Haley.
Per le strade, stranamente, soffiava un vento forte e la pioggia cadeva incessantemente. Mai, da quando si trovava lì, Haley aveva visto un tempo così cupo e freddo. Ma sembrava aver avuto un tempismo perfetto. La pioggia, le nuvole grigie e il vento freddo creavano un’atmosfera cupa e malinconica, che di solito avrebbe rilassato Haley ma che adesso rispecchiava solamente il suo umore che andava peggiorando sempre di più. 
Calum guidava il veicolo sui cui si trovavano anche lei e Janelle, diretti all’aeroporto. La settimana era passata tra uscite, risate e momenti di gioia. Nemmeno un attimo sprecato. E adesso, quando la grande entrata della struttura entrò nella loro visuale, il dolore allo stomaco di Haley aumentò. Più che dolore, era un fastidio. Quel fastidio che provi quando hai una specie di malinconia. Quando ti viene da piangere, ma non piangi.
La testa le martellava incessantemente, il fastidio allo stomaco  e gli occhi lucidi in attesa di poter liberare quelle lacrime aumentavano il disagio di Haley, mentre pensava che non appena Janelle sarebbe salita su quell’aereo sarebbe tornata quella fastidiosa solitudine, le distanze avrebbero ripreso il sopravvento, la scuola sarebbe cominciata così come le ansie, le mancanze e le notti insonne.
La portiera dell’auto sbatté e Haley si accorse solo in quel momento che la macchina fosse ferma nel parcheggio e che Calum e Janelle fossero appena usciti dal veicolo, in attesa che lei li raggiungesse.
Scosse la testa e cercò di mettere su un’espressione rilassata. Scese dall’auto e affiancò l’amica, rivolgendole metà sorriso.
Janelle ricambiò, poggiandole un braccio sulle spalle stringendola a se. Nessuna delle due non disse nulla, sapendo che quei gesti contassero più di una parola. 
Calum affiancò Janelle dopo averle preso la valigia ed essersi assicurato di aver chiuso bene l’Opel Adam. 
Il ragazzo prese la mano libera della bionda, facendo incrociare le loro dita, mentre Janelle teneva ancora stretta a se Haley e insieme entrarono all’aeroporto.

La forte voce metallica risuonò per l’intero spazio occupato da gente che andava avanti e indietro con grandi carichi di valigie, per lo più persone d’affari vestiti in giacca e cravatta, lasciando il primo annuncio del volo 260 che sarebbe decollato tra trenta minuti nel gate 34, quello su cui Janelle sarebbe dovuta salire.
Io intanto vado a consegnare le valigie Jane. Disse Calum, rompendo il silenzio. Janelle annuì prima di lasciare un bacio sulle labbra al ragazzo e lasciarlo andare.
Siete davvero perfetti insieme, Jane. disse Haley, una volta che il moro fu lontano da loro. Janelle le sorrise e la strinse in un abbraccio che Haley ricambiò. 
Mi mancherai, da morire. sussurrò Janelle, senza interrompere il contatto.
Non voglio che tu vada, sarà più difficile di prima adesso che ci siamo viste. la voce di Haley tremò e la gola le fece male per le lacrime che stava trattenendo. Al pensiero che presto non avrebbe più potuto abbracciarla, né uscire con lei provò un’odiosa sensazione di vuoto. Senza i loro scherzi, le loro uscite, le loro risate le giornate sarebbero stato più vuote. Una lacrima le rigò il viso, incapace di trattenerla. Rimasero abbracciate, senza dire una parola e con il silenzio rotto dai loro singhiozzi.
Ti voglio bene Hal, stai attenta. Janelle si asciugò il viso, per poi prendere il viso dell’amica tra le mani e asciugarle le guance. Nonostante fosse rimasta con lei due intere settimane, non era riuscita a capire bene la situazione di Haley e Ashton. Non ne aveva fatto parola per tutta la settimana, dopo che Calum gli aveva riferito che non si sarebbero più visti, ma comunque sapeva che Haley era turbata. E aveva il dubbio che la sua migliore amica fosse turbata proprio dall’assenza del biondo. Ma Haley le aveva assicurato più volte e lei aveva finto di crederle. Aveva già molte cose a cui pensare e non avrebbe voluto farle capire che forse, dentro di lei stava nascendo qualcosa nei confronti di quel ragazzo. Forse curiosità o qualcosa del genere, ma era sicura che qualsiasi cosa fosse l’avrebbe portata ancora ad avere dei confronti con lui e Janelle non sapeva se preoccuparsi o meno di questo.
Ti voglio bene anche io. Adesso andiamo, Cal ci sta aspettando. Haley fece un mezzo sorriso, come a chiederle scusa per non essere riuscita ad essere più forte. Odiava mostrarsi debole di fronte agli altri, ma non con Janelle. Solo che non avrebbe voluto crollare così davanti a lei, sapendo che lei ci sarebbe stata male.
Janelle le sorrise rassicurandola, facendole capire di non preoccuparsi. Si conoscevano abbastanza bene da capirsi con uno sguardo, nonostante si fossero viste per la prima volta solo due settimane fa. 
Insieme si avvicinarono al moro, che non aspettandosi il loro arrivo, cercò di asciugarsi qualche lacrima che aveva lasciato andare. 
Janelle non disse niente, né ci scherzò su. Lo abbracciò solamente, legando forte le sue braccia al collo del ragazzo che prontamente legò le braccia intorno alla vita esile della ragazza, stringendola a sé. 
Ancora una volta, la voce metallica lasciò l’ultimo avviso riguardante il volo e capirono che il momento era arrivato. 
Io aspetto qui, Cal tu vai con lei. sorrise Haley, dopo aver deciso di lasciarli soli negli ultimi minuti. Il legame tra i due si era rafforzato molto e sapeva quanto anche Calum soffrisse della partenza di Janelle. Sorrise ad entrambi, per poi stringere in un veloce abbraccio l’amica e lasciarli soli.

Vieni, questo lo porto io. Calum prese il borsone di Jane, per poi far intrecciare le loro mani e incamminarsi verso il piccolo corridoio che presto avrebbe dato il via alla loro distanza. 
Sono felice di averti conosciuto e sono ancora più felice nel sapere di lasciare la mia migliore amica in buone mani. Quando si fermarono davanti alle porte grigie del lungo corridoio, Janelle intrecciò entrambe le loro mani. 
Anche io sono felice di averti conosciuta, davvero molto. E questa settimana sono stato bene con te. Calum avvicinò il suo viso a quello della ragazza, poggiando la sua fronte su quella di lei.
Cal, saresti disposto ad aspettarmi? gli soffiò sulle labbra lei, timorosa della risposta. Non era certa che Calum volesse avere una relazione con lei, soprattutto se a distanza.
Per sempre. la risposta del ragazzo sorprese Janelle, che si morse il labbro per non lasciare andare ancora le lacrime.
Non occorre che sia per sempre, ma solo un po’. Ci rivedremo presto. 
Lo so, ma io ti aspetterei anche per sempre se ce ne fosse bisogno. Tu… mi piaci davvero, Janelle. una lacrima rigò il viso del moro, che non aspettò un minuto di più per far incontrare le loro labbra. Calum spostò una mano sul fianco di lei e l’altra sul viso, mentre lei avvolgeva le sue braccia intorno al collo del ragazzo così che fossero più vicini. Non fu un bacio da addio, ma un bacio pieno di passione e affetto. Un bacio sentito, vero. 
Si staccarono, entrambi ansimanti e con le lacrime agli occhi. 
Sbrigati a tornare, piccola. le sussurrò Calum, la sua fronte ancora poggiata su quella di lei e le loro labbra a poca distanza. 
Lo farò. Prenditi cura di Haley e di te stesso, fino a quando non sarò tornata. sussurrò lei in risposta, prendendo poi l’iniziativa e far incontrare per l’ultima volta le loro labbra in un bacio più lento. 
Una hostess li informò gentilmente che presto le porte sarebbero state chiuse, così Janelle annuì e dopo aver presto la sua valigia, sorrise a Calum e andò. 
Solo quando Janelle non fu più nella sua visuale, Calum sospirò e decise di raggiungere Haley. 

Il viaggio proseguì in assoluto silenzio, eccetto qualche frase di Calum nel tentativo di tirar su di morale Haley. La pioggia sembrava essersi calmata, ma il vento continuava a soffiare forte creando un po’ di difficoltà a gran parte dei cittadini.
L’auto si fermò nel piccolo vialetto di Haley e la ragazza notò con tristezza che la Range Rover di Josh non fosse lì e che quindi fosse già andato alla stazione.
Sperava fosse ancora a casa al suo ritorno, così da non dover affrontare il resto del pomeriggio e l’intera serata sola nella sua tristezza. 
Sicura di non voler venire a stare un po’ da me? le chiese Calum con tono premuroso.
Tranquillo Calum, sto bene. Haley forzò un sorriso, mentre poggiava la schiena contro lo sportello così da poter parlare meglio con il ragazzo.
Non occorre che tu mi menta. Hal, arrenditi. Ormai ti conosco, so quando qualcosa non va. Calum poggiò una mano sulla gamba di Haley, che abbassò il viso per non incontrare lo sguardo del moro.
Haley, non devi preoccuparti di questo. Non so perché tu abbia problemi a fidarti, ma di me puoi. Okay? Non farei niente che potrebbe farti stare male, sono qui per te. Calum le sorrise, dopo averle fatto alzare il viso.
Grazie, Cal. Haley lo abbracciò. Preferisco andare a fare una doccia e guardare qualcosa alla tv, starò bene. Tranquillo.
Okay, se hai bisogno chiamami. 
Haley annuì e dopo aver ringraziato ancora una volta il moro, scese dall’auto.

Aprì la porta e il silenzio che regnava nella casa l’avvolse, facendo sì che il suo umore peggiorasse. 
In quelle due settimane si era abituata ad avere sempre intorno Janelle, e talvolta anche Calum, mentre adesso avrebbe dovuto di nuovo abituarsi alle giustificate assenze di Josh e alla casa spesso vuota.
Entrò in cucina e cercò alla cieca l’interruttore per dare un po’ di luce alla stanza completamente buia. Quando riuscì a trovarlo, potè finalmente avere una visuale dell’intera stanza accuratamente ordinata. Trovava davvero insolito il fatto che un uomo fosse così tanto maniaco dell’ordine come Josh, eppure lo adorava. Nemmeno a lei piaceva avere le cose in disordine, la rendeva nervosa. Anche se per ironia della sorte, la sua vita era la cosa più incasinata di tutto ciò che la riguardava e nonostante lei cercasse di mettere le cose al suo posto, i problemi si accumulavano sempre di più facendo si che la sua vita diventasse più disordinata di un’adolescente.
Posò la giacca di jeans sulla sedia, avvicinandosi al frigo bianco che affiancava la lavastoviglie. Vide un post-it attaccato su esso e lo prese.

“Ei Haley, avrei voluto esserci per il tuo ritorno ma mi hanno anticipato il turno. Tornerò domani mattina presto. Ti ho lasciato un po’ di soldi così per cena puoi prendere una pizza o qualsiasi cosa tu voglia. 
Ci vediamo domani, stai attenta. Chiudi tutte le porte. Se vuoi chiama Abby, così non starai sola.
Josh” 



Lasciò andare un sospiro, non molto felice di dover stare sola tutto questo tempo con i suoi pensieri che aspettavano il momento più inadeguato per spiazzarla.
Sapeva che nel esatto momento in cui si sarebbe fermata a riflettere, tutto ciò che era riuscita a non pensare nell’ultima settimana grazie alla compagnia di Janelle, avrebbe annebbiato la sua mente portandola a pensare al casino in cui si trovava.
Accartocciò il piccolo foglio di carta giallo buttandolo nel cestino, prendendo poi la giacca dal tavolo e salire in camera sua di corsa.
Quello di cui aveva bisogno era una doccia rilassante, così da poter rimandare quanto più possibile il pensiero dei suoi problemi.


Sai quanto odio sentirti sbuffare o vederti con quella faccia da zombie Ashton si piazzò davanti a Calum, intento a fissare il cellulare ogni venti secondi nella speranza di trovare un messaggio da parte della sua ragazza. Quindi, adesso vai a farti una doccia, ti sistemi e tra poco usciamo. 
Non mi va di uscire, Ash. sbuffò ancora  Calum, mettendosi seduto sul letto da una piazza e mezza.
Calum, piantala. A quanto pare… tieni davvero a questa ragazza e lei tiene a te… la voce di Ashton cambiò tono, diventando più calma e comprensiva. Quindi non devi temere nulla. Andrà bene, la rivedrai e starete insieme. Sono sicuro che non vorrebbe vederti così per colpa sua, non credi?
Questo era uno di quei rari momenti in cui Ashton metteva da parte il suo essere cinico, stronzo e pericoloso per aiutare il suo migliore amico, nel tentativo di farlo stare meglio.
Mi chiedo come tu faccia ad essere così stronzo ma allo stesso tempo saggio. Grazie, Ash. Calum rise leggermente, sollevato dalle parole dell’amico.
Quindi sei con me questa sera?
Dove si va? Calum sorrise raggiante, facendo sorridere il biondo.
Black Roses, ho un piccolo lavoro da concludere e poi avremo tutto la serata a nostra disposizione. il biondo cercò di non dare peso alla prima parte, sperando che Calum non si mettesse a fargli la solita ramanzina su quanto fossero pericolosi i suoi lavori. 
Ashton, diamine! Heaster o Jack? chiese Calum, alludendo a quale dei due uomini per cui lavorava gli avesse assegnato del lavoro.
Heaster. rispose secco Ashton, sperando che l’amico capisse di non aggiungere altro. Sarebbe stato solo fiato sprecato, quei lavori gli servivano e avrebbe continuato a farli fino a quando la situazione in casa non sarebbe cambiata e aveva parecchi dubbi che le cose sarebbero potute cambiare tra due giorni, mesi o anni.
Nello stesso momento in cui il moro assunse un espressione contrariata, pronto a farneticare inutilmente sui pericoli che Ashton correva, il biondo continuò a parlare. Calum, risparmia il fiato sai benissimo che è inutile anche provarci. Piuttosto… Bennet, come sta? Ashton approfittò del fatto di cambiare discorso, ponendo la domanda che l’aveva perseguitato per l’intera settimana.
Aveva visto quelle due ragazze insieme in poche situazioni ma furono sufficienti per fargli capire che il legame che le legava era davvero forte e diverso, come quello tra lui e Calum. Quindi supponeva che non fosse felice dal momento che la bionda fosse partita e aveva un’insensata curiosità nel sapere come stesse la ragazza.
Haley? Calum era sorpreso di ciò che aveva udito. Insomma, sapeva che avrebbe provato a sviare il discorso ma non si aspettava che lo avrebbe portato su quella ragazza. Ashton annuì così Calum, nonostante non riuscisse a capire perché quell’interesse, gli rispose.
Era molto giù. Janelle è la sua migliore amica, probabilmente l’unica che la conosce davvero ed è normale che sia triste.
Chiamala. E dille che passi a prenderla, viene con noi questa sera. ordinò Ashton, senza soffermarsi a pensarci molto.
Cosa? Io pensavo che..
Cal per una cazzo di volta non fare domande. Chiamala, adesso.
Una settimana prima Ashton aveva affermato di volerla fuori dai piedi, o meglio ancora dalla sua vita prima che ci entrasse del tutto. Mentre adesso si era offerto di farle passare la serata con loro. Calum era a conoscenza che il suo migliore amico fosse una persona complicata, ma da quando c’era di mezzo Haley niente aveva più un senso. Era certo che presto, le cose si sarebbero complicate, anche se non sapeva bene se in meglio o in peggio.
Quando incontrò lo sguardo serio di Ashton capì che avrebbe dovuto davvero chiamarla e così fece, dopo aver preso titubante il cellulare e composto il numero della ragazza. 


Haley si recò giusto in tempo nella sua camera, con ancora il corpo avvolto in un accappatoio bianco e i lunghi capelli bagnati che le ricadevano sulle spalle e lungo la schiena, per sentire il cellulare cominciare a suonare.
Trovando strano che si trattasse di Janelle, dal momento che le sarebbero volute cinque ore di volo per tornare a casa, si avvicinò velocemente al mobile su cui era poggiato l’aggeggio facendo attenzione a non scivolare. 
Il nome di Calum illuminava lo schermo dell’iPhone, facendole chiedere come mai la stava cercando dal momento che si fossero visti appena mezz’ora fa. 
Cal? 
Ei, piccola il tono dolce del moro le rispose dall’altro capo del telefono facendola sorridere. 
E’ successo qualcosa? 
No, io..uhm… ero a casa e stavo pensando di venirti a prendere per passare una serata divertente, cosa ne dici? 
In realtà sono appena uscita dalla doccia e pensavo di stare sotto le coperte, non so se uscire sia una buona idea rispose Haley, mentre si mordeva il labbro indecisa su cosa fare. L’idea di stare sola in casa tutta la sera non l’allettava ma il suo umore non era nemmeno dei migliori per permetterle di passare una serata spensierata. Aspettò qualche minuto, udendo solo silenzio dall’altro capo del telefono, fino a quando sentì il borbottio di qualcuno e poi di nuovo la voce di Calum.
Ho deciso io per te. Andiamo in un locale, quindi vedi cosa mettere. Niente di troppo provocante, non sono in vena di allontanare continuamente ragazzi dalla mia migliore amica questa sera. scherzò Calum e prima che Haley potesse ribattere le diede le ultime informazioni Tra un’oretta passo a prenderti, fatti trovare pronta. A dopo piccola. 
La conversazione finì lì, dal momento che Calum chiuse la chiamata senza darle il tempo di ribattere o dire se era d’accordo, quindi non le toccava altro se non prepararsi per la serata. Sospirò, lanciando delicatamente l’iPhone sulle coperte. 
Pensò che in fin dei conti, una serata con il suo migliore amico non l’avrebbe danneggiata. 

Non avrebbe voluto passare gran parte della serata a sistemarsi il vestito o a sentirsi troppo scoperta, così dopo qualche minuti di smarrimento, Haley optò per un paio di Jeans chiari a gamba stretta e un top oversize nero semitrasparente con le maniche corte. Mise dei stivaletti neri alti fino alla caviglia con l’allacciatura davanti e tacco undici, che trovava assolutamente comodi e sapeva che non avrebbe avuto problemi per il resto della sera. 
Lasciò i capelli nella loro forma naturale, cercando poi di fare un trucco carino. 
Pochi minuto dopo aver finito il trucco, sentì suonare alla porta. 
Prese la sua giacca di pelle nera e scese di corsa al piano di sotto.

Una volta aperta la porta di casa, le si presentò davanti un Calum sorridente. 
Aveva una semplice maglietta bianca con lo scollo a V, coperta da una giacca di pelle nera e un paio di skinny jeans neri ad avvolgergli le gambe. 
Avevo detto niente di provocante. scherzò Calum, lasciandole un bacio sulla guancia.
Piantala scemo, nessuno mi noterà. Puoi stare tranquillo. fece Haley, scuotendo la testa. Nonostante il sorriso sul suo volto, Calum aveva capito che la ragazza stesse parlando seriamente. Era una bella ragazza, ma lei sembrava non volerci credere e si sottovalutava sempre in tutto. Aspettò che Haley  chiudesse la porta di casa e dopo di che salirono sull’auto.
Quando fu a riparo dal vento sull’Opel, Haley allacciò la cintura di sicurezza. Cal salì a bordo, avviò il motore e sfregò le mani.
Pronta per divertirti?
Credo di si. Haley annuì e Calum accese la radio, non così forte da non poter parlare, ma si accorse che il ragazzo era concentrato su altro. Tutto bene Cal? 
Calum annuì distrattamente, sperando che una volta arrivati al locale e avrebbero raggiunto Ashton, lei non avrebbe dato di matto.

Quando arrivarono all’entrata della discoteca, Haley rimase scioccata nel vedere la lunga fila di persone che aspettavano di entrare. Al solo pensiero di dover aspettare per un tempo troppo lungo per potersi riparare dal vento, si maledì mentalmente per aver lasciato che Calum la convincesse. Anche se alla fine era stata più una cosa decisa solo dal moro e questo continuava a risultare ancora strano ad Haley.
Tranquilla, non dobbiamo fare la fila anche noi. La mano calda di Calum prese la sua, incitandola a seguirlo. Superarono la grande fila di ragazzi stufi di aspettare, fermandosi davanti ad un uomo abbastanza alto e piazzato, che rivolgeva sguardi severi a chiunque si lamentasse o cercasse di passare senza rispettare la fila.
Brad! Calum sorrise al buttafuori, che appena lo vide ricambiò amichevolmente il saluto e permise ad entrambi i ragazzi di passare. 
Credo che tutte quelle persone stessero imprecando contro di noi. mormorò Haley, stringendosi forte al braccio dell’amico per non perdersi tra la folla che occupava l’entrata affollata del locale.
Calum rise, continuando a trascinarla tra la folla fino a quando non riuscirono ad arrivare ad uno dei tanti tavoli liberi. 
Subito Haley sentì il forte cambiamento di temperatura dentro il locale e l’odore di alcool e fumo che impregnava l’intero spazio.
Vieni spesso qui? chiese Haley, guardandosi curiosa intorno. Era il primo locale in cui andava da quando si era trasferita da Josh.
Capita spesso. rispose semplicemente Calum Andiamo, quello è il nostro posto. 
Il loro tavolo si trovava in un angolo della discoteca illuminato da una luce soffusa rossa, una posizione più appartata e tranquilla dove la musica arrivava più ovattata e si aveva piena visuale dell‘intera pista da ballo. 
Il piccolo spazio era occupato da un divanetto in velluto rosso e una poltroncina dello stesso colore. Nel mezzo era situato in piccolo tavolino in vetro, con sopra un portacenere. 
Calum si accomodò comodamente sul divanetto, invitandola a fare lo stesso.
Nonostante non fosse abituata a frequentare locali del genere, il posto le piaceva. La musica mischiata alle molteplici voci delle persone presenti non davano fastidio e l’odore non era sgradevole. 
Ti piace? le chiese Calum, sorridendole.
Niente male. fece spallucce, guardandosi in giro.
Parlarono del locale e da quanto tempo Calum frequentasse il posto. Ad un tratto Haley vide il ragazzo guardare freneticamente in giro, come se stesse cercando qualcuno.
Cal, cerchi qualcuno? Calum non fece in tempo a rispondere alla domanda della ragazza che qualcuno irruppe nel loro piccolo e tranquillo spazio.
Cazzo, è sempre così difficile trovare un cazzo di parcheggio in questo posto! Quella voce e quel modo di imprecare, Haley sapeva bene potessero appartenere solo ad una persona e quasi non voleva crederci. 
Calum osservò cauto la ragazza, che teneva gli occhi sgranati fissi nel pavimento come se avesse paura di alzare lo sguardo. 
Ashton si trattenne dal ridere, nonostante di comico non ci fosse niente. Ma l’effetto che aveva su quella ragazza gli piaceva. 
Finalmente Haley si decise ad alzare lo sguardo, posandolo sulla figura che torreggiava su di lei. Ashton rimase fermo, aspettando che lei realizzare di averlo di nuovo davanti dopo il loro ultimo movimentato incontro. Capì che probabilmente aveva bisogno di tempo perché per lui era la stesa cosa. Nonostante cercasse di far credere che non gli toccasse per niente, averla lì davanti con quel paio di jeans stretti che le fasciavano perfettamente le gambe magre, il top nero che lasciava leggermente intravedere la pelle che copriva e quella giacca di pelle nera, lo portò ad avere pensieri lussuriosi in quel momento poco adeguato. Ma quel outfit  le dava quell’aria da cattiva ragazza che non era e il suo essere così innocente e inconsapevole della sua bellezza la rendeva ancora più attraente agli occhi del biondo. 

Haley cercò di riprendersi, mentre lo sguardo di Ashton vagava lungo il suo corpo facendola sentire a disagio e completamente scoperta, come ogni volta che la fissava. Avrebbe voluto alzarsi e andare ovunque pur di essere fuori dalla sua visuale, ma anche dopo essersi alzata rimase ferma a lasciar vagare il suo sguardo sul corpo del biondo. 
Indossava una camicia a quadri blu aperta, che lasciava vedere la canotta bianca che fasciava il suo torace senza dubbio tonico. Le gambe erano perfettamente fasciate da uno dei suoi soliti skinny jeans neri, uguali a quelli che indossava Calum, e al posto delle sue solite vans nere ai piedi c’erano dei scarponcini neri stringati.
Ciao, Bennet. la voce del biondo calda e maledettamente roca, la portò ad alzare lo sguardo. Ashton si passò una mano tra i capelli portando all’indietro alcuni ricci che gli cadevano sugli occhi. A quel punto Haley notò che non aveva una di quelle bandane a tenerli in su, ma che cadevano liberi sulla fronte del ragazzo. Dopo aver pensato a quanto bene stesse così, si maledì per aver immaginato quanto potesse essere rilassante far scorrere le dita tra quei ricci biondo cenere.
Ashton sogghignò quando vide lo sguardo della ragazza soffermarsi più del dovuto su di lui.
Calum! Haley si girò di scatto verso il moro, che osservava la scena in silenzio ma nello stesso tempo preoccupato. 
Haley, posso spiegarti!
Magari un’altra volta, perché adesso me ne vado! sbottò Haley, girandosi poi per dirigersi il più lontano possibile da quei due. Riuscì a malapena ad allontanarsi dalla loro postazione, quando una forte presa la fermò per il polso facendola girare bruscamente.
Haley non puoi andartene, è buio e casa tua è lontana da qui! Calum cercò di farla ragionare, preoccupato che potesse davvero andarsene.
Perché non mi hai detto che ci sarebbe stato anche lui? gli chiese Haley, cercando di calmarsi.
Perché non saresti venuta! urlò esasperato Calum. 
E mi sembra anche giusto. Cal, sai come stanno le cose.. E.. no, in realtà neanche io so come stanno le cose. Ma non credo che a lui faccia piacere vedermi qui dopo che gli ho rifilato quello schiaffo, okay?! 
Haley è stato lui a dirmi di chiamarti. È stato lui a dirmi di portarti qui, con noi. disse Calum lasciando senza parole la ragazza.
L’unica cosa che si aspettava era che proprio Ashton dicesse a Calum di portarla con loro. Soprattutto dopo quello che era successo quella sera.
Calum approfittò del momento di  smarrimento di Haley e la prese per mano, avvicinandola a se.
Torniamo di là e divertiamoci, okay? Non devi per forza stare vicino a lui se non ti va. Haley annuì e si lasciò portare da Calum. 

Ashton era comodamente seduto sulla poltrona rossa, mentre portava tra le labbra una sigaretta. Vide Calum tornare indietro con la ragazza e aspettò che si mettessero seduti.
Prendiamo qualcosa da bere? il biondo spezzò il silenzio, spostando lo sguardo dalle mani incrociate dei due agli occhi scuri del moro.
Vado io. Cosa volete? chiese questa volta Calum, alzandosi. Haley lo guardò con gli occhi ridotti e due fessure e le labbra serrate, sperando che Calum stesse scherzando e che non avesse realmente intenzione di lasciarla sola con Ashton.
A me prendi il solito. Ashton sorrise al moro, buttando ciò che ne era rimasto della sigaretta.
Tu Haley vuoi qualcosa? Calum si chinò, in modo da farsi sentire dalla ragazza.
Quando Haley capì che avrebbe davvero dovuto aspettare lì da sola con Ashton e per di più stare tutta la serata in sua compagnia, decise che avrebbe avuto bisogno di una mano. Non era abituata a bere, ma lo sguardo insistente del biondo le fece capire che era uno di quei momenti in cui per superarlo hai decisamente bisogno di aiuto. Un Cuba Libre.
C-cosa, Haley? Sicura che tu.. 
Avanti Cal, la ragazza ha detto ciò che vuole. Problema suo.la voce arrogante di Ashton diede alla testa ad Haley, facendole sentire quel formicolio nella mano che l’aveva spinta a schiaffeggiarlo nel loro ultimo spiacevole incontro. Sospirò e cercando di ignorare il commento del biondo, si rivolse a Calum.
Si, Cal. Tranquillo. gli sorrise e Calum annuì, ancora non molto sicuro del fatto che Haley fosse abituata a bere. 
Ashton continuò a fissare con nonchalance la ragazza, importandogli poco e niente se la infastidiva. Averla di fronte a lui adesso, dopo quello schiaffo, era come una sfida. Non sapeva esattamente di che sfida si trattasse, sapeva solo che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di starle vicino e importunarla. Ne sentiva disperatamente il bisogno.
Haley, dal canto suo, non voleva incrociare lo sguardo del ragazzo, pur sapendo che da quando era tornata indietro con Calum lo sguardo di Ashton vagava liberamente su di lei. Non lo aveva visto, ma poteva benissimo sentire ogni centimetro della sua pelle bruciare sotto il suo sguardo. Quando Calum scomparve tra la pista piena di gente che ballava, puntò lo sguardo sul tavolino in vetro di fronte a lei pur di non alzare lo sguardo. Non sapeva come reagire, né cosa pensare del fatto che era stato Ashton a dire a Calum di portarla lì . 
L’unica ragione, pur stupida, che le veniva in mente era che magari voleva fargliela pagare per quella sera.
Cosa c’è? Non sei più la ragazza coraggiosa dell’altra sera?! la voce del biondo spezzò il silenzio. Il suo tono sarcastico fece ribollire il sangue nelle vene ad Haley, ma si impose di non rispondere. Non poteva dargliela vinta. Fai così tanto la ragazza innocente, vero Bennet? Ma non sono più così sicuro che tu lo sia.
Haley alzò lo sguardo esaudendo così, anche se inconsapevolmente, il desiderio di Ashton che finalmente potè fissare le sue iridi verdi in quelle azzurre della ragazza. Erano proprio come li ricordava: di una azzurro intenso e con delle sfumature di blu verso l’esterno. 
Sei così… fastidioso. le parole uscirono involontariamente dalle labbra della ragazza, che cercava di rimanere impassibile alla vista di quei pozzi verdi che la fissavano.
Cosa, vuoi schiaffeggiarmi ancora? ghignò Ashton, poggiando i gomiti sulle gambe e sporgendosi in avanti.
Senti, non era mia intenzione okay? Solo che tu sei così stronzo e io.. Ti ho colpito, ma mi dispiace. Certo, se fossi stato meno stronzo non l’avrei fatto ma tu sei così… le parole uscirono freneticamente dalla bocca di Haley, che non si era resa conto di aver cominciato a farneticare fino a quando il biondo la fermò, completando la frase per lei.
Stronzo. Ho capito. ghignò ancora, tirando l’angolo destro del labbro in su e assumendo quello sguardo che Haley non sapeva bene se trovare irritante o attraente. Ma sai cosa, Bennet? Delle tue scuse non me ne faccio nulla. Ashton tornò con la schiena contro il comodo schienale della poltrona e per fortuna di Haley, Calum tornò al tavolo con i drink. Se non fosse arrivato il moro, non sapeva che direzione avrebbe preso quella conversazione e certamente non era interessata a scoprirlo. 
Questi sono i vostri Calum poggiò due bicchieri sul tavolino, uno contenente il liquido trasparente per Ashton, mentre l’altro conteneva dei cubetti di ghiaccio e del rum bianco e della cola. E questo è per me. sospirò Calum, sedendosi vicino ad Haley. Quando non ottenne risposta da nessuno dei due, spostò prima lo sguardo sul volto di Ashton nel quale c’era impresso un ghigno, poi guardò Haley che guardava accigliata il biondo.
Uhm… tutto bene? 
Una meraviglia. risposero all’unisono Ashton e Haley, distogliendo entrambi lo sguardo uno dall’altro.
Grazie, Calum. Haley sorrise gentilmente al moro, prendendo il bicchiere di vetro contenente quello strano liquido che lei non aveva mai provato fino ad allora. Non sapeva nemmeno se le sarebbe piaciuto il gusto, ma quelle poche volte che era andata in discoteca con Andrew lui lo prendeva sempre e sembrava piacergli. 
Avvicinò il bicchiere alle labbra e bevve un sorso di quel liquido marrone, sotto lo sguardo attento di entrambi i ragazzi. Sapeva per certo che entrambi penassero che fosse la prima volta che beveva, ma non voleva dar loro soddisfazione. Ingoiò quel liquido, il sapore del rum risaltava di più rispetto a quello della cola, facendole sentire un bruciore alla gola. Ma non era male come aveva pensato, le piaceva. 
Allontanò il bicchiere dalle labbra e rivolse uno sguardo di sfida ad Ashton, sorridendogli falsamente. Calum rise silenziosamente, divertito dal finto coraggio della ragazza. Ashton scosse la testa e spostò lo sguardo alla pista da ballo, mentre beveva la sua vodka. 
Hai già fatto… beh, quello che dovevi fare? chiese Calum, attirando l’attenzione dell’amico. Haley fece finta di non ascoltare la loro conversazione, ma quello che stava facendo era l’opposto di ignorarli. 
No, veramente sto cercando proprio il ragazzo a cui devo darla. Non riesco a vederlo tra tutte quelle persone però. rispose Ashton, continuando ad osservare attentamente la folla. Credo che sarà meglio avvicinarmi, torno presto.
Ashton si alzò, dopo aver bevuto anche l’ultima goccia del suo drink, sparendo poi tra i corpi sudati che ballavano. 

Tutto bene, Hal? Calum posò il suo bicchiere sul tavolo in vetro, voltandosi verso Haley. Cos’era prima quello scambiarsi frecciatine tra te e Ashton?
Cosa deve fare? chiese Haley, ignorando completamente la domanda del moro. Alla fine non sapeva nemmeno lei cosa potesse rispondergli. 
Uhm, ha del lavoro da sbrigare.. Credo. rispose vago. 
Che tipo di lavoro?
Senti Haley, io non voglio mentirti quindi non farmi domande su Ashton. Non credo sarebbe felice e davvero, non voglio mettere nei casini te e nemmeno me. Quindi passiamo una serata tranquilla, okay?
Haley annuì, cercando inutilmente di non perdere di vista Ashton tra la folla. Inutile dire che la curiosità la stava mangiando dentro, ma doveva trattenersi. Non voleva litigare ancora con Calum e comunque alla fine non aveva nessun motivo di preoccuparsi di ciò che faceva il biondo.
Finì il suo drink e dopo quello, sia lei che Calum ne ordinarono un altro ancora, che poi diventarono due, poi tre, poi quattro fino a ritrovarsi a ridere senza un motivo ben preciso su quel divanetto di velluto rosso. Calum era abituato a bere, quindi era quasi lucido mentre Haley sembrava essere completamente brilla. Calum rise vedendo in che situazione si trovasse, in fondo non c’era nulla di male, Haley si stava solo godendo la serata. L’avrebbe tenuta d’occhio lui.

Haley sentì esageratamente caldo, probabilmente dovuto alla quantità di alcol ingerito. Si tolse la giacca di pelle, poggiandola sul divanetto e rimanendo con il top a maniche corte. In quel momento tornò il biondo, che osservava divertito la situazione. 
Ci avete dato dentro eh? il suo tono divertito non passò inosservato a Calum, che fece spallucce rivolgendo lo sguardo al suo amico. 
A quanto pare si sta divertendo. Ashton?
Si?
Insomma… non ti da fastidio che lei sia qui? Voleva porgli questa domanda da quando il biondo gli aveva ordinato di invitarla, ma solo adesso era riuscito a chiederglielo. E dal momento che Haley sembrava non essere minimante interessata a loro due, pensò che fosse il momento ideale. 
Ti ho detto io di portarla, Cal. rispose semplicemente Ashton, passandosi una mano tra i ricci.
Si, lo so ma… Calum cercò di spiegare cosa intendesse, ma Haley si alzò dal divano traballante piazzandosi davanti a lui e impedendogli di continuare la conversazione con Ashton.
Vieni a ballare con me. gli ordinò Haley, sorridendo a trentadue denti e dandogli la conferma che fosse più che brilla.
No Hal, non ballo. E non dovresti neanche tu in queste condizioni. rise Calum, prendendola per mano e cercando di portarla nuovamente seduta.
Se non ci vieni, vado sola. Haley fece spallucce, togliendo poi la mano di Calum dalla sua e scendendo in pista. 
Calum rimase allibito, mentre Ashton si godeva la scena divertito. Era la prima volta che vedeva la ragazza spensierata, senza controllo e non gli dispiaceva. Sembrava un’altra persona. Se solo non l’avesse guardata negli occhi prima che scendesse in pista, avrebbe potuto pensare che fosse anche felice. Invece era solo sotto l’effetto dell’alcol. 

Ashton continuò a guardare attentamente Haley, che camminava ondeggiando inconsapevolmente i fianchi mentre cercava di inserirsi tra l’ammasso di corpi sudati e in movimento. Era sorpreso dal fatto che Haley non sapesse di essere attraente, perché dannazione lo era e non riusciva a pensare ad altro se non quello ogni volta che la guardava. 
Ashton si morse il labbro, mentre guardava Haley muovere i fianchi a destra e a sinistra sulle note della musica house che il Dj aveva scelto. Non riuscì a staccarle gli occhi di dosso quando gettò la testa all’indietro e alzò le braccia in alto, continuando a muovere i fianchi, probabilmente troppo ubriaca per riuscire a capire cosa stesse facendo. La maglietta si sollevò, scoprendole parte della schiena e dello stomaco e in quel momento Ashton si ritrovò a pensare a quanto potesse essere liscia quella pelle rosea e come si sarebbe sentito nel farlo. Ashton si morse il labbro inferiore tra i denti, onde evitare che esprimesse i suoi pensieri ad alta voce. 
Continuò ad osservare in silenzio la ragazza, ma quando un ragazzo le si avvicinò posandole le mani sui fianchi la magia sembrò spezzarsi. Haley era troppo incosciente per capire cosa stesse facendo, quando quel ragazzo la fece voltare e scontrare i loro bacini.
Cal, credo che sia meglio portarla a casa adesso. ringhiò il biondo, facendogli guardare la scena.
Maledizione, non avrei dovuto lasciarla bere così tanto! si rimproverò Calum, ma Ashton non riuscì sentirlo dal momento che era già arrivato alla pista, spingendo e sgomitando in modo da arrivare ai due. 
Si avvicinò minaccioso al ragazzo che ghignava ubriaco mentre lasciava viscidi baci sul collo della ragazza. 
Lasciala stare. Ashton scandì bene ogni parola, così da far percepire meglio al ragazzo la situazione. Il ragazzo dai capelli corvini lasciò i fianchi di Haley, indietreggiando notevolmente spaventato dalla figura minacciosa del biondo.
Scusa amico io non sapevo che fosse qui con te, insomma… cercò di giustificarsi borbottando qualcosa, mentre Ashton portò un braccio intorno alla vita di Haley per avvicinarla maggiormente a sé.
Sparisci, stronzo.sbottò Ashton, per poi girarsi e portare con se Haley.
Ehi, stavo ballando! Lasciami! Haley sbiascicò appena quelle parole, mentre si muoveva nel tentativo di liberarsi dalla presa ferrea del biondo.
Sta ferma maledizione! urlò Ashton, strattonandola appena. Haley sembrò non sentirlo nemmeno e continuò a dimenarsi, così Ashton con un veloce gesto la prese in braccio tenendo un braccio sotto le sue gambe e uno dietro la schiena.
Haley lanciò un piccolo urlo, cominciando poi a ridere.
Cazzo amico, è decisamente ubriaca. affermò Ashton, una volta arrivato di fronte a Calum.
Presero le loro cose e quelle di Haley e uscirono dal locale. Ashton portò Haley in braccio fino alla macchina del moro, sdraiandola poi sui sedili posteriori dell’auto. 
Ci vediamo a casa sua, vi raggiungo con la Harley. 

Sicuro che non ci sia l’agente Bennet? Ashton prese nuovamente la ragazza in braccio, che si era addormentata durante il viaggio in auto. 
Haley mi ha detto che ha il turno di notte. Vuoi che… la porti io? Calum prese la borsa della ragazza, cercando di trovare le chiavi.
Ashton pensò che avrebbe potuto scaricarla al moro e tornarsene a casa, ma il respiro caldo della ragazza sul suo collo e le mani esili poggiate sul petto, gli fecero stringere la presa. Non sapeva perché, ma avrebbe voluto tenerla così per un tempo decisamente più lungo.
No, tranquillo. Apri la porta.
Calum aprì la porta e aprì la luce, così da far entrare Ashton. 
La sua stanza è la seconda porta sulla sinistra. istruì Calum. Ashton annuì e dopo aver sistemato meglio la ragazza, salì cautamente le scale entrando poi nella porta che Calum gli aveva indicato.
Fece sdraiare la ragazza sul materasso, che mormorò qualche parola incomprensibile. 
Ashton mia madre ha chiamato e devo rientrare urgentemente.. È un problema per te se vado? Calum fece irruzione nella stanza, posando la borsa della ragazza sul mobile bianco.
No, vai me ne occupo io. rispose deciso.
Sei sicuro? Insomma se non vuoi posso..
Cal vai, non è la prima volta che aiutò qualcuno con una sbronza. Puoi stare tranquillo, non la importunerò in queste condizioni. rise Ashton, facendo segno all’amico di andare.

Erano ormai una ventina di minuti che Haley dormiva pesantemente, ma Ashton non era ancora andato via. Aveva preso parecchie sbronze e sapeva come sarebbe andato a finire. Probabilmente si sarebbe svegliata da lì a qualche minuto e avrebbe passato il resto della notte in bagno e lasciarle affrontare la sua prima sbronza da sola non gli sembrava giusto.
Era più o meno da quando Calum aveva lasciato la casa, che si era seduto ad osservare la ragazza dormire. Aveva un espressione rilassato sul volto e gli angoli delle labbra rosee e piene erano piegati in su. Non rammentava di averla mai vista così da sveglia. Si alzò, girovagando silenziosamente per la stanza. La situazione era davvero assurda. Non sarebbe dovuto essere lì, con lei. Non avrebbe dovuto fare certi pensieri su di lei, ma soprattutto non poteva provare quella sensazione di tranquillità nel guardarla. Era sbagliato. 
Si avvicinò alla scrivania sulla quale c’era un portatile, delle pile di libri e vari cd. 
Curiosò tra i cd, curioso di sapere che genere di musica ascoltasse e si sorprese nel vedere alcuni cd delle sue band preferite. Posò il cd dei Nirvana, quando un piccolo quaderno azzurro catturò la sua attenzione. Sapeva bene che non erano affari suoi e che non avrebbe dovuto aprirlo, ma non sentì alcun rimorso neanche quando si fermò alla decima pagina del diario. 
Varie pagine erano interamente dedicate ad un ragazzo di nome Andrew, in altre parlava della sua famiglia e di quanto gli mancasse. In quel momento si chiese dove fossero e perché lei fosse qui con l’agente Bennet. Erano domande che non gli erano mai passate per la mente, fino in quel momento. Sfogliò ancora distrattamente le pagine, fino a quando vide il suo nome scritto su una di esse.
Cominciò a leggere e rimase stupito dalla quantità di pagine in cui aveva scritto di lui. Ormai era troppo curioso per fermarsi, così cominciò a leggere interessato le pagine in cui parlava di lui. Il suo interesse andò affievolendosi non appena cominciò a leggere cosa diceva. Nelle prime pagine ammetteva di avere paura, di trovarlo pericoloso. In altre raccontava dei loro primi scontri e della paura che aveva provato, quando poi arrivò alle ultime pagine non fece in tempo a leggere ciò che c’era scritto perché sentì un mormorio e subito posò il diario al suo posto, avvicinandosi alla ragazza che aveva cominciato a muoversi.

Haley aprì lentamente gli occhi, la testa le girava leggermente e in bocca sentiva un sapore amaro. Si tirò lentamente a sedere, riuscendo pian piano a capire di trovarsi nella sua stanza. Prima ancora che potesse chiedersi come fosse arrivata lì, notò una figura accanto al suo letto.
Ashton!? 




 




[Spazio autrice]
 
Buonsalve ♥
Comincio dicendo che questo è un altro capitolo di passaggio, ma che a me fa parecchio schifo. Spero non sia lo stesso per voi. Me lo fate sapere magari, accetto anche critiche perché sono consapevole di aver scritto una schifezza. 
Mi scuso per eventuali errori, ma ho solo dato una veloce occhiata e probabilmente ci sarà qualche stupido errore.
Ok, sono davvero molto dispiaciuta nel lasciarvi questo schifo ma davvero non sono dell’umore giusto per fare di meglio, quindi perdonatemi.
Spero di farmi perdonare con il prossimo capitolo. ♥
Adesso vado. 
Baci,
Giada

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Capitolo 20
*** He's right, my life is pathetic. ***


                                                       



He's right, my life is pathetic.


La vista era offuscata e la testa le girava vertiginosamente. Gli occhi pesanti e lo stomaco scombussolato dall’eccessiva quantità d’alcol ingerito.
Alla vista della figura del biondo, Haley pensò di aver bevuto così tanto da avere delle allucinazioni. 
Strofinò più volte i palmi delle mani sugli occhi, ma dopo averli riaperti la figura era ancora lì.
“Io… Tu… cosa ci fai nella mia camera?!” La voce le uscì debole e le parole furono appena comprensibili al ragazzo. Pur sapendo di non essere il massimo della lucidità e che quindi avrebbe capito poco e niente, voleva capire come fosse arrivata nella sua camera, ma soprattutto cosa ci facesse Ashton lì con lei.
Cercò di mettersi in piedi, ma un forte giramento di testa la fece tornare seduta.
“Bennet, non dovresti alzarti così bruscamente.” Quando Ashton la vide in difficoltà nel togliersi la giacca, si sporse leggermente in avanti per aiutarla.
“N-non toccarmi.” Sbottò lei, lanciando la giacca nera sul letto. 
“Senti non sei nelle condizioni giuste per fare la scontrosa, quindi fatti dare una mano!” Era a conoscenza del fatto che non era costretto a stare lì e farsi trattare così da una ragazzina in preda alla sua prima sbronza, ma le scritte sul diario di lei continuavano a vagare per la sua testa infastidendolo. Sentiva lo stomaco contorcersi al pensiero che lei lo avesse etichettato come ‘uno stronzo senza cuore’. La situazione era comica quanto assurda, perché lui aveva lavorato per mesi, addirittura anni, per riuscire ad essere così e adesso che c’era riuscito lo infastidiva il fatto che lei pensasse questo di lui. Fino a qualche tempo fa, l’unica cosa che desiderava era che tutti vedessero in lui una persona pericolosa da temere e da stare lontani e continuava a volerlo ancora, ma non con lei. Aveva un insensato desiderio di mostrarsi per quello che era una volta, con lei. Ma non poteva rischiare. 
Uno dei motivi per cui Ashton detestava Haley, era perché lei creava troppa confusione nella sua testa riguardo troppe cose che non avrebbe mai dovuto mettere in dubbio. Se lui aveva fatto le sue scelte ed era diventato così c’era un motivo ben preciso e adesso non poteva rischiare di mandare tutto all’aria per qualcuno che non conosceva nemmeno. Qualcuno per cui non sapeva se ne sarebbe valsa la pena.

Haley ignorò il commento del ragazzo e tentò nuovamente a rimettersi in piedi. Sembrava esserci riuscita e quando fece un passo in avanti, credendo che le sue gambe non avessero ceduto, sentì le ginocchia piegarsi e il pavimento mancarle sotto i piedi. Chiuse gli occhi, pronta per il brusco impatto contro il pavimento. Ma il suo corpo non arrivò mai alla moquette. 
Con un gesto fulmineo, Ashton cinse la vita di Haley con un braccio, facendo scontrare la schiena di lei contro il suo petto. Haley riaprì gli occhi nel momento in cui sentì la sua pelle contro il tessuto caldo della leggere stoffa che copriva il petto di lui. Rimasero fermi in quella posizione per dei secondi che ad Haley sembrarono interminabili.
Quando sentì che le sue gambe avevano riacquistato forza a sufficienza, si girò ritrovandosi a pochi centimetri dal viso di Ashton. Sentì il respiro del ragazzo sulle labbra mentre i suoi occhi azzurri erano come ipnotizzati da quelli verdi di Ashton. Senza rendersene conto, Haley aprì le mani sul petto di lui, che si muoveva ad un ritmo regolare.
“Scusa..” Haley riuscì appena a mormorare, sentendo il suo stomaco contorcersi e percepire l’arrivo di un conato di vomito. 
Si staccò velocemente dal petto del biondo, correndo al bagno. 

Ashton cercò di accattonare i pensieri sull’accaduto in un angolo remoto della mente, raggiungendo di corsa la ragazza. Entrò nel bagno, trovandola piegata in due sul water mentre rimetteva l’alcol ingerito durante la serata. 
Titubante si avvicinò a lei, raccogliendole i lunghi capelli in una coda alta. Vide delle lacrime scorrere lungo le guance della ragazza, mentre il suo corpo veniva smosso da continui conati. Istintivamente, cominciò a passarle una mano sulla schiena con movimenti ritmici.
In quel momento non pensava a nulla, solo a darle una mano. Sapeva che questo fosse il momento peggiore di una sbronza, gli era capitato di passarci le prime volte. 

Dopo svariati minuti, Haley cercò di riprendere aria. La testa le martellava incessantemente e la gola le bruciava. Giurò che quella sarebbe stata la sua prima e ultima sbronza. 
Quando cercò di alzarsi, Ashton le diede una mano ad appoggiarsi alla vasca. Lei rimase ferma, non ancora capace di muoversi. 
Ashton sospirò e dopo essersi guardato velocemente intorno, prese la ragazza per la vita e la fece sedere sul ripiano in marmo. 
Haley rimase in silenzio, osservando attentamente ogni sua mossa. Ashton prese un asciugamano e lo bagnò sotto il rubinetto, poi si avvicinò alla ragazza e le divaricò leggermente le gambe sistemandosi in mezzo. Le passo l’asciugamano sul viso, senza però guardarla negli occhi.
“Ti senti meglio?” le chiese.
“Più o meno.. Grazie.” mormorò imbarazza, chiudendo gli occhi. 
“Forse con una doccia staresti un po’ meglio.” Ashton si allontanò, aiutandola a scendere. 
Non aveva idea del perché ci fosse lì lui ad aiutarla e non Calum, ma nonostante avesse rigettato gran parte dell’alcol assimilato, era ancora troppo ubriaca per potersi preoccupare di trovare delle risposte alle sue domande. Così annuì semplicemente, troppo confusa per poter formulare anche una semplice frase. Ashton le rivolse un ultimo sguardo, uscendo poi dal bagno e chiudendosi la porta alle spalle. 

Dopo essersi tolta gli indumenti sporchi, Haley si rifugiò sotto il getto d’acqua tiepida. Sentì l’acqua scenderle dalla testa lungo tutto il corpo, facendole rilassare ogni muscolo.
Dopo essersi lavata di dosso anche l’ultimo residuo di shampoo dai capelli, si ricordò di aver sbadatamente dimenticato di prendere il cambio. Chiuse il getto d’acqua e uscì dalla vasca avvolta in un morbido accappatoio di cotone, trovando con sua gran sorpresa dei vestiti e l’intimo sopra il ripiano di marmo. 
L’unica idea plausibile che le balenò il mente, fu quella che fosse stato Ashton a portarle il cambio. Al pensiero che il ragazzo avesse guardato tra i suoi cassetti le guance assunsero un colorito rossastro e sentì come se il suo viso avesse preso fuoco.
Probabilmente era già andato via, ma era curiosa di vedere se fosse davvero andato. In quel momento, troppo presa a vestirsi con foga per accorgersene, sperò che non fosse così. 
Dopo essersi vestita, asciugò velocemente i capelli e non curandosi del fatto che fossero ancora un po’ bagnati, corse fuori dal bagno. 
Arrivò in camera sua e non seppe se essere contenta o meno se essere contenta o meno del fatto di non aver avuto ragione. 

Ashton era ancora lì, seduto sul bordo del letto con le mani incrociate e i gomiti poggiati sulle ginocchia. Quando sentì il cigolio della porta, alzò lo sguardo incontrando quello della ragazza.
Si stupì di come potesse apparire così bella, anche in quelle condizioni. Aveva indosso il pigiama, era nella fase ‘post-sbornia’ e senza trucco. Ma restava comunque bella. 
“Non occorreva che restassi.” Haley entrò nella stanza, cercando di capire come si sentisse. Quando lo aveva visto aveva dovuto  sforzarsi nel trattenere un sorriso, mentre adesso desiderava che se ne fosse andato. Questo non poté fare altro che farle capire che l’effetto dell’alcol stesse ancora facendo il suo lavoro. 
“Anche se guardarti rimettere l’anima non è la cosa più attraente del mondo, ho pensato che non fosse una buona idea lasciarti sola.” Ashton si alzò dal letto, camminando fino alla scrivania posta all’angolo della camera. 
“Da quando hai buone idee?” mormorò la ragazza, avvicinandosi al suo letto. Pensò di aver parlato a voce abbastanza bassa da non farsi sentire, ma lo sguardo freddo del biondo le fece capire che non era andata esattamente così. “Io.. Scusa, non volevo. Ti ringrazio per essere rimasto e avermi dato una mano. Non volevo essere scontrosa sono solo.. stordita e stanca.” 
Ashton spostò lo sguardo sulla libreria che conteneva parecchi libri. Aveva sempre pensato che fosse una ragazza che amava leggere, probabilmente solo perché il mondo in cui quei libri che leggeva la portavano, era migliore di questo. 
Portò nuovamente lo sguardo su di lei, che adesso era posizionata al centro del grande materasso, con le gambe incrociate e lo sguardo fisso sulle mani che stava torturando. 
Non era la prima volta che la vedeva fare così, probabilmente era una cosa che faceva quando era nervosa. 
“Allora, vado così ti lascio sola.” Spostò il peso del corpo da una gamba all’altra, facendo poi qualche passo verso la porta. Non sapeva cosa si aspettasse di sentirsi dire, ma si prese del tempo nel caso la ragazza avesse risposto. Quando vide la ragazza annuire, senza aggiungere nemmeno una parola, le diede le spalle per poter uscire dalla camera. In fondo adesso stava un po’ meglio, non c’era bisogno di stare ancora lì. Quando arrivò sull’uscio della porta, la voce della ragazza lo fermò. 
“Tanto ci sono abituata.” 
“Ok, allora vado.” 
Haley alzò lo sguardo e avrebbe dovuto sentirsi sollevata che stesse andando via, invece sentì solamente una forte sensazione di solitudine e prima che potesse rendersene conto parlò.
“Ho detto che ci sono abituata, non che mi piace.” disse con voce flebile, sorpresa di star chiedendo, anche se in maniera non molto specifica, proprio a lui di rimanere. 
Ashton si voltò e per la prima volta Haley potè dire di aver visto un espressione diversa sul suo volto, seppure un’espressione confusa, ma almeno non era furioso o freddo.
Haley si maledì mentalmente per non averlo lasciato andare, convinta che da lì a poco sarebbe scoppiato a ridere e se ne sarebbe andato. Ma quando lo vide dirigersi verso di lei, il cuore cominciò a batterle forte. 

Ashton era piuttosto confuso, ma non lasciò trapelare nessun tipo di emozione dal suo volto. Avrebbe potuto ignorare la sua ultima affermazione e andarsene, ma non volle soffermarsi a pensarci. Superò il letto e prese la poltrona posizionata di fronte la scrivania, portandola davanti il letto. Si tolse la camicia, restando con la canotta bianca, e si sedette.
“C-cosa stai facendo?” gli chiese Haley, mentre tratteneva un sorriso. 
“Mi siedo.” disse con fare ovvio Ashton, incrociando le braccia al petto. “Quanto hai bevuto?”
“Uhm…” Haley dovette prima pensarci attentamente, dal momento che la sbronza non era ancora passata e la sua testa reggesse a malapena l’intera situazione. “Forse… due o tre Cuba Libre e due shot di tequila. Credo.” 
“Mi stupisco del fatto che Calum ti abbia lasciato bere così tanto.” Una piccola risata uscì dalle labbra di Ashton e a quel punto Haley non riuscì più a trattenersi. Un sorriso timido le comparse sul viso e lei si coprì con la mano, nella speranza di non farsi vedere. 
“Pensi davvero che io sia uno stronzo?” Ashton spezzò di nuovo il silenzio.
Haley alzò di scatto lo sguardo e il sorriso sul suo volto scomparve. 
“Rispondi.” 
“Tu… si. Ti sei sempre comportato da stronzo, tranne poco fa.” ammise Haley, giocando con le coperte del suo letto.
“E hai anche paura di me?” Quella domanda fu più imprevista della prima. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Aveva paura di lui durante i suoi scatti d’ira e i suoi atteggiamenti rudi, ma non aveva paura dell’Ashton che l’aveva salvata da Noel, con l’Ashton che l’aveva accompagnata a casa o che l’aveva aiutata pochi minuti fa. Non aveva più paura di Ashton, o almeno non sempre. Ma non rispose, continuò a stare zitta. “Questo tuo silenzio mi basta come risposta.” 
Alzò lo sguardo, puntandolo sul viso del ragazzo. Si aspettava di trovarlo a guardarla, invece lui aveva lo sguardo rivolto alla scrivania e la mandibola serrata.
“E’ la tua famiglia quella?” Haley guardo il punto che Ashton le aveva indicato e vide la cornice in cui c’era la foto della sua famiglia.
“Si.” un sorriso malinconico si dipinse sul volto della ragazza e ad Ashton non passò inosservato, portandolo a porle altre domande.
“Dove sono adesso?”
“Loro… s-senti, non mi va di parlare di loro, okay?”
“E Andrew, è il tuo ragazzo?” Ashton capì di essersi spinto troppo con quelle domande, ma non riuscì a fermarsi. Aveva come perso il controllo, voleva saperne di più. Puntò lo sguardo sul viso contratto della ragazza, che sembrava essere davvero disturbata da quelle domande. 
Haley non riusciva a spiegarsi il perché di tutte quelle domande. Avrebbe potuto passar sopra le domande sulla sua famiglia, ma quando sentì chiedere di Andrew rimase senza fiato. Non riusciva a capire come fosse a conoscenza di Andrew, fino a quando il suo sguardo si spostò sulla scrivania. Il diario non era più al suo posto dietro la pila di libri sulla scrivania, ma era poggiato sopra il portatile. 
Si alzò di scatto, barcollando fino ad arrivare alla scrivania.
“L’hai letto!?” sbottò furiosa, mentre mostrava il diario ad Ashton.
“Senti, tu dormivi e io mi stavo annoiando. L’ho visto lì e ho letto qualcosa.” rispose il biondo, come se non avesse fatto nulla di male.
“Tu.. Oddio, come potevo credere di essermi sbagliata su di te!! Ho ragione a pensare che tu sia uno stronzo.” urlò Haley e gli occhi le si riempirono di lacrime. Forse l’alcol stava ancora facendo la sua parte moltiplicando le sue emozioni, ma l’azione di Ashton era sbagliata. Quello era una cosa sua, privata. E Ashton l’aveva letta. 
Non sapeva se avesse letto cose a sufficienza per venire a conoscenza del suo passato, ma si sentiva violata.

Ashton si alzò dalla sedia, cercando di avvicinarsi cautamente alla ragazza. Non pensava che l’avrebbe capito, anche se tutte quelle domande sulla sua vita non potevano essere nate dal nulla.
“Non avvicinarti.” sbottò Haley indietreggiando fino a toccare il mobile dietro di lei.
“Senti, mi dispiace. Okay?” Non era davvero dispiaciuto, ma non voleva scatenare altri problemi. Se avrebbero cominciato a litigare la rabbia avrebbe preso il sopravvento e lui avrebbe finito per spaventarla, ancora.
“Davvero? Tu non puoi, okay? Non puoi entrare nella mia camera e leggere il mio diario, fare domande sulla mia vita e poi dirmi che ti dispiace.” urlò Haley e delle lacrime di rabbia cominciarono a solcarle il viso. 
Ashton non aggiunse una sola parola. Si avvicinò a lei, che una volta avuto di fronte, cominciò a sfogarsi tirando pugni sul suo petto. Ashton la lasciò fare per un po’.
“Adesso basta, okay? Ho detto che mi dispiace, smettila.” La bloccò per i polsi, avvicinandola a lui. Quando Haley smise di muoversi, le lasciò i polsi e posò entrambe le mani ai lati del suo viso, asciugandole gli occhi con i pollici.
“Sei stanca e non hai ancora smaltito del tutto la sbornia. Devi dormire.” le ordinò, indietreggiando verso il letto e portandola con se. 
“L-lasciami, devi lasciarmi.” Con un gesto brusco, Haley riuscì a togliere i suoi polsi dalla presa ferrea del biondo.
“Non credi di esagerare!? Era un fottuto quaderno!” Ashton alzò le mani in aria, stanco del comportamento di Haley. Non gli importava se era semplicemente ubriaca o si stava comportando da stupida, nessuno poteva permettersi di urlargli contro. Nessuno poteva comportarsi così con lui.
“Lì dentro c’è la mia vita, okay? E non sono affari tuoi. Vattene.”
“Sai cosa? Sei una stupida rompipalle. E sai un’altra cosa? Non me ne fotte un accidenti della tua patetica vita!” Quelle parole furono delle lame al petto, che vennero dette con un tono di voce così sprezzante che fece capire ad Haley quanto Ashton fosse furioso, adesso. Ora lo riconosceva, questo era il ragazzo che aveva avuto il dispiacere di conoscere. 
Si lasciò cadere sul letto e nonostante lo sguardo fosse offuscato dalle lacrime, riuscì a vedere il volto furioso del biondo e il petto che si alzava e abbassava freneticamente, prima che prendesse la sua camicia e uscisse dalla camera sbattendo bruscamente la porta.
Haley sobbalzò, lasciandosi poi cadere completamente sul morbido materasso. La testa le scoppiava e il viso era ormai completamente bagnato dalle lacrime. 
Passò qualche minuto, prima che le coperte le riscaldassero il corpo scosso da brividi di freddo e quel punto gli occhi le si chiusero.

Le 5:00. La sveglia sarebbe dovuta suonare tra un’ora, ma Haley era già seduta sul letto, con la schiena contro la testiera del letto e le ginocchia al petto. Come da copione, i suoi incubi fecero capolino nel suo sonno, con scene che le fecero riaffiorare alla mente ricordi dolorosi e che avrebbe voluto dimenticare per sempre, interrompendo il suo sonno inquieto. 
La testa le faceva ancora male, tipico effetto da post-sbornia, così prese una pasticca in modo da farlo passare prima di arrivare a scuola. Tutti i ricordi della sera precedente si fecero spazio nella tua sua testa, poco per volta, peggiorando così il suo umore. 
Quella mattina, oltre ad essere arrabbiata, frustrata e delusa, si sentiva terribilmente strana. Ed era certa che la sbronza della serata scorsa non centrasse più nulla.
Sentiva terribilmente freddo, nonostante non fosse una giornata piovosa. C’era solo qualche nuvola ad oscurare il cielo, ma la temperatura non era molto bassa. 
Si alzò dal letto, cercando di ignorare i giramenti di testa, e si avvicinò all’armadio. Prese un paio di skinny jeans blu e una felpa leggera da yoga con il cappuccio. 
Si rifiutò di fare una doccia, dal momento che l’aveva fatta prima di andare a dormire, così si limito a stirare i capelli con l’unico scopo di perdere tempo. Erano le 5:30, e aveva intenzione di prendere il treno per raggiungere la Richmond. Josh era tornato a casa in tarda notte e non aveva intenzione di disturbarlo. Per una volta poteva anche andare a scuola da sola. 
Si fermò davanti allo specchio, rifiutandosi anche di rimediare in qualche modo al suo aspetto con un po’ di trucco. Aveva un’aria di chi non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Delle leggere occhiaie le facevano sembrare il volto più stanco di quanto fosse, le labbra erano meno rosee del solito e screpolate e la pelle era stranamente pallida. 
Sbuffò, spostandosi dallo specchio e prese la sua borsa con qualche libro, e dopo aver preso il cellulare e le sue cuffie, scese al piano di sotto.
Prese un post-it giallo e ci scrisse sopra un messaggio per Josh:

Giorno Josh :)
So che sei rientrato tardi questa notte, così ho preferito lasciarti riposare. Andrò a scuola con il treno, non preoccuparti. Riposati, ci vediamo all’uscita.
Buona giornata,
Hal :)


Un leggerò venticello le mosse i capelli non appena mise piede nel portico della casa. Prese un lungo respiro, come se l’aiutasse ad affrontare meglio la giornata che le aspettava. Prese le cuffie dalla borsa e mentre camminava, selezionò la sua playlist sentendo le note di una delle sue canzoni preferite: Demons, degli Imagine Dragons.
Non faceva altro che ascoltare quella canzone, nell’ultimo mese. 
Continuò a camminare, mentre le parole della canzone risuonavano nelle sue orecchie. Sentì un altro brivido percorrerle il corpo, così tirò su il cappuccio della felpa.
La stazione distava a dieci minuti da casa sua, e dal momento che era ancora presto perché il treno arrivasse, si prese il suo tempo. Quando arrivò di fronte alla vetrina di uno Starbucks, si ricordò di non aver fatto colazione e di non essersi nemmeno procurata nulla da consumare a pranzo, ma non le importò molto. Non aveva fame, ne le sarebbe venuta, in caso contrario poteva prendere qualcosa che davano alla mensa. Ma era più che sicura che il cibo sarebbe stato l’ultimo dei suoi problemi. Sentiva solo tanto sonno e l’unica cosa che desiderava in quel momento era un letto, un cuscino e due ore di sonno senza i suoi incubi. Quello era il suo unico desiderio, al momento. 
Scosse la testa, riprendendo a camminare. Dopo qualche passo, dovette fermarsi ad un incrocio, aspettando che il semaforo diventasse verde. Maledì mentalmente quella luce che sembrava non aver intenzione di cambiare colore, quando sentì una macchina affiancarla. Fece finta di nulla e continuò a guardare imperterrita davanti a se, continuando ad ascoltare la musica. Quando sentì il suono incessante del clacson decise di girarsi, trovando con sua grande sorpresa Calum.
Si tolse le cuffie avvicinandosi al finestrino, adesso completamente abbassato, della Opel. 
“A piedi questa mattina?” Calum sorrise raggiante e Haley si domandò come facesse ad essere così solare di prima mattina. 
“Non volevo disturbare Josh, ha lavorato fino a tardi.” fece spallucce.
“Sali, ti do un passaggio.” 
“No, non voglio crearti nessun problema. Prendo il treno, tranquillo.” Haley sorrise al moro, ringraziandolo per l’offerta.
“Haley, andiamo nella stessa scuola, hai presente?” rise Calum. “Su, sali stupida.” 
Haley alzò gli occhi al cielo, aprendo poi la portiera dell’auto e salire a bordo.Posò la borsa sulle sue gambe e dopo essersi allacciata la cintura di sicurezza, sfregò le mani fredde nel tentativo di riscaldarle.
“Senti freddo?” chiese Calum guardandola stranito, premendo poi sull’acceleratore una volta che il semaforo diventò verde.
“Uhm, un po’.”
“Stai bene? Sembri strana oggi.” Calum si girò per pochi secondi, staccando lo sguardo dalla strada, per guardarla meglio.
“Sono senza trucco e quindi faccio particolarmente paura, ecco tutto.” scherzò Haley, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo. “Okay, scherzavo. Ma sto bene, davvero. Solo un po’ stanca.” mentì. 
“Okay. Ti sei ripresa dalla sbronza di ieri?” Calum era chiaramente divertito, mentre sul volto della ragazza si dipinse una smorfia di disgusto.
“Non ridere o giuro che ti strozzo. Ho rimesso anche l’anima!” borbottò Haley, gettando le mani in aria.
“Com’è andata con Ashton? Ti ha aiutata?” 
“Io.. Uhm.. Non ricordo molto di ieri sera, sai..” mentì ancora, sperando che Calum facesse finta di crederci anche questa volta.
“Haley oggi sei in vena di bugie, vero?” Il tono di Calum si fece più rigido, mentre stringeva la presa sul volante. 
“Okay, okay.” si lamentò Haley “Ti dirò tutto, ma non adesso, okay? Ti prego sono troppo stanca e incazzata. Ma ti prometto che poi ti dirò tutto.” sbuffò.
“Va bene. Riposati un po’, hai a disposizione venti minuti prima che arriviamo a scuola. Anche trenta se questo traffico non si sblocca.” Rispose Calum fermandosi all’ennesimo semaforo. 
“Okay. Piuttosto, poi devi dirmi per quale assurdo motivo ieri sera mi hai lasciata con quello stronzo lunatico del tuo amico, invece di restare ad aiutarmi. Dovevi esserti fatto di qualcosa, ne sono sicura.” sbiascicò Haley, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi sul sedile del passeggero. 

“Calum, sto bene. Adesso vai, tranquillo. Ci vediamo alla terza ora, abbiamo chimica insieme ricordi?” sbuffò Haley, camminando con passo lento per i corridoi poco affollati.
“Okay, ci vediamo lì. Ma se non ti senti bene o qualsiasi altra cosa, fammi chiamare.” Calum le lasciò un veloce bacio sulla guancia, procedendo poi a passi svelti nella sua classe. Per colpa del traffico erano arrivati cinque minuti dopo il suono della campanella, e quindi erano già in ritardo. Ma questo sembrava non toccare Haley, che continuava a procedere a passi lenti al suo armadietto. Prese i libri, prendendo quelli che gli sarebbero serviti per l’ora di filosofia. 
Chiuse l’armadietto con un colpo secco e per poco non le venne un colpo quando si ritrovò il viso sorridente di Abbie di fronte.
“Stavo per denunciare la tua scomparsa, sai?” Scherzò Abbie saltandole, letteralmente, addosso. 
“Oddio, scusami. Sono uno schifo, avrei dovuto farmi sentire.” Haley ricambiò l’abbracciò, rendendosi conto solo in quel momento di aver trascurato Abbie per due intere settimane.
“Tranquilla recupereremo il tempo perso.” 
Haley le sorrise e dopo aver ripreso i libri che le erano caduti a causa dell’assalto, si incamminarono una di fianco all’altra per i corridoi dell’istituto.
“Abbie, davvero mi dispiace tantissimo. Solo che queste due settimane sono state molto… caotiche, ecco. E poi è venuta la mia migliore amica  da Perth e davvero, mi dispiace.” 
“Tranquilla, non preoccuparti. Abbiamo l’ora di filosofia insieme e anche l’ora di educazione fisica, quindi hai tutto il tempo per dirmi cosa hai combinato in questi giorni.” 
Haley ricambiò il sorriso e entrarono nella classe. Presero posto agli ultimi banchi e tra un richiamo e l’altro, raccontò brevemente all’amica tutto ciò che era successo da quando si erano perse di vista.

“Wow. Ti ho lasciata sola per due settimane e.. okay, ripeto: wow.” Abbie si tirò indietro il ciuffo biondo platino, ridendo istericamente. “Haley, io sono tua amica e quello che sto per dirti è solo per il tuo bene, okay?”
Haley annuì, sedendosi in prima fila sugli spalti della curva nord del campo. Abbie prese posto accanto a lei, mentre si accendeva una sigaretta. 
“Bene.. Io non mi fido di Irwin, Haley.” si fermò, aspettando la reazione dell’amica che non tardò ad arrivare, Haley infatti smise di guardarsi in giro e cominciò a fissarla con una luce strana negli occhi. Come se la infastidisse sentire quelle parole. Abbie fece un altro tiro dal filtro bianco, buttando fuori poco dopo il fumo formando una nuvola grigia. “Le voci che girano su di lui non sono delle migliori, Hal. Dovresti davvero stargli lontano.” 
“Abbie..” Haley lasciò andare una piccola risata nervosa, cercando di formulare una frase di senso compiuto. “Non c’è nessun problema, okay? Io, uhm… non sono amica di Irwin, abbiamo solo un amico in comune e sono stata solo per una sera la baby-sitter di sua sorella. Quindi… non mi caccerò nei guai, okay?” Asserì, ma suonò come se stesse  cercando di convincere se stessa. 
“Va bene, quindi.. Non so, sicura di non esserti arrabbiata ?” le chiese Abbie, guardando alcuni ragazzi mentre si preparavano all’imminente partita amichevole tra le due squadre della scuola. 
“No, tranquilla.” Haley le sorrise, voltandosi poi a guardare il campo. 
Osservò i ragazzi di entrambe le squadre allenarsi, alcuni correvano intorno al campo altri invece avevano formato un piccolo cerchio e si passavano la palla. Non aveva mai capito tanto di calcio, ma sapeva lo stretto necessario. Andrew giocava nella squadra di calcio della loro scuola e lei aveva assistito a quasi tutte le sue partite. Quando ormai i suoi pensieri erano completamente rivolti al suo ex ragazzo, la bionda le assestò una gomitata sul fianco. Haley mugugnò qualcosa, per farle intendere di avere la sua attenzione.
“Se io ti dicessi di, uhm.. Non guardare a destra, tu lo faresti?” Non appena Abbie finì di pronunciare l’ultima parola, la testa di Haley si girò istintivamente verso la direzione indicata. 
Haley rimase immobile, incapace di muovere anche un solo muscolo quando vide cosa l‘amica intendesse: Noel e David stavano uscendo dal campo, diretti alle gradinate su cui stavano sedute loro. 
Sentì rabbia e paura invaderle il corpo, mentre li seguiva con lo sguardo mentre sul suo volto non traspariva nessuna emozione. 
Quando i due ragazzi le furono di fronte, Noel le rivolse uno sguardo malizioso mentre David la salutò con un cenno della testa e un sorriso sghembo sul volto. Haley sentì un senso di nausea scuoterle il corpo, ancora incapace di reagire anche quando i due avevano preso posto ad un paio di file distanti dalla loro. 
Era la prima volta che vedeva Noel dopo la sera alla festa e in quel momento aveva desiderato che Ashton non lo avesse risparmiato. Quel ragazzo le faceva davvero ribrezzo adesso. 
“Haley se vuoi andiamo. Magari diciamo al professore che stai male, così ci lascia rientrare prima.” Abbie la scosse per una spalla e Haley annuì, ancora impegnata a fissare il vuoto.
Sapeva ancora di avere gli sguardi dei due ragazzi su di lei, così si alzò e prese la sua borsa cercando in tutti i modi di non rivolgere lo sguardo nella loro direzione. 
Quando arrivarono a metà strada, sentì il suo nome essere ripetutamente chiamato da una voce roca e maliziosa. Non era quella di Noel, la sua la ricordava bene, perciò pensò dovesse essere David.
“Ignoralo Hal, stiamo per arrivare.” le sussurrò Abbie, stringendole la mano e trascinandola.
Haley sentì i battiti del cuore aumentare e gli occhi bruciare terribilmente quando i ricordi della festa le riaffiorarono in mente, sentì le labbra di Noel premute con forza sulle sue e le mani ruvide e insistenti tastare il suo corpo. Smise di camminare, quando ebbe un forte capogiro. Sentì le palpebre pesanti e le voci intorno a lei arrivavano ovattate. 
Sentì la voce limpida  di Abbie chiamarla ripetutamente, ma prima ancora che trovasse le forze per rispondere gli occhi le si chiusero e il buio l’avvolse. 

Aprì piano gli occhi, ma una forte luce esageratamente bianca glieli fece chiudere bruscamente. Li riaprì un’altra volta, cercando di capire dove si trovasse e quando vide le pareti azzurro chiaro capì di trovarsi sul letto dell’infermeria. 
“Ehi, Hal.” Sentì una voce calda e in quel momento si accorse della presenza del suo migliore amico. “Menomale che stavi bene, eh.” Le rivolse un mezzo sorriso, mentre le spostava una ciocca di capelli che le era caduta sul viso.
“P-perché sono qui?” Haley cercò di tirarsi su e Calum l’aiutò a mettersi seduta.
“Non ricordi nulla?” 
“Ero fuori con Abbie e poi stavamo rientrando dal campo perché” 
“Perché c’erano David e Noel.” completò Calum. “Poi sei svenuta e il professore ti ha fatto portare in infermeria. Quando ho visto che non arrivavi in classe di Chimica sono venuto a cercarti e ho incontrato Abbie per i corridoi e mi ha raccontato tutto.” 
“Tutto tutto?” chiese Haley, sperando in una risposta negativa.
“Tutto.” 
“Oh.. beh, ora posso uscire però, no?” Haley sforzò un sorriso, cercando di non parlare dei due ragazzi,
“Sta venendo a prenderti Josh.”
“Ma perché!? Sto bene adesso!” urlò quasi, muovendo freneticamente le mani mentre alzava gli occhi al cielo.
“Haley piantala.” La riprese Calum. “Tu non stai bene, hai la febbre.”
Haley non riuscì a protestare perché la porta dell’infermeria si aprì, lasciando entrare una donna. Si ricordò della volta in cui lei aveva medicato le ferite di Ashton in quella stessa stanza e quella donna li aveva interrotti, salvandola da un possibile bacio.
Si sforzò, cercando di ricordare il nome della signora. Quando gli occhi verdi della donna incontrarono i suoi, le venne in mente il suo nome.
“Clara.” la salutò.
“Haley, cara.” Clara le sorrise. “Il tuo amico ha ragione, hai la febbre e anche piuttosto alta.”
“Ma..” Haley non fece in tempo a completare la frase, che la porta si aprì di nuovo ma questa volta fu Josh ad entrare. 
“Ehi, tesoro. Come stai? Mi hai fatto preoccupare.” Josh si avvicinò a passo svelto, stringendola in un abbraccio.
“E’ solo un po’ di febbre.” si lamentò lei, alzando per l’ennesima volta gli occhi al cielo. Forse era la febbre, forse no o forse solo in parte, ma quel giorno si sentiva particolarmente nervosa e ogni cosa la infastidiva. 
“Calum, ti ringrazio per avermi fatto chiamare.” Josh diede una pacca sulla spalla del moro.
“Ho pensato che avreste voluto questo.” Calum fece spallucce, guadagnandosi uno sguardo di fuoco dalla ragazza.

“Haley per qualunque cosa chiamami, okay?” Josh le ripeté la stessa frase per quella che forse era la decima volta. Haley annuì, sprofondando con il viso nel cuscino. Sollevò le coperte fino al mento, lasciando andare un sospiro. 
La febbre era peggiorata, e per quanto odiasse ammetterlo, adesso stava davvero male.
“Io adesso vado di sotto, tu riposa. Per ogni cosa chiamami Hal, davvero. Non fare la testarda.” Josh le lasciò un bacio sulla fronte, uscendo poi dalla stanza e chiudendo delicatamente la porta. 
Il cellulare di Haley vibrò, ma si rifiutò di alzarsi e vedere chi fosse. Gli occhi le si appesantirono e troppo stanca per opporre resistenza, si lasciò andare. Anche se era consapevole che probabilmente, i soliti incubi l’avrebbero svegliata.

“No, Josh. Altri cinque minuti.” borbottò Haley nel sonno, facendo sorridere Calum. 
“Haley, sono Calum.” le sussurrò nell’orecchio, smuovendola un po’ per il braccio. Josh l’aveva fatto entrare in camera già da un paio di minuti, ma aveva deciso di svegliarla solo adesso. 
Haley si passò una mano sul viso, mormorando qualcosa di incomprensibile. Quando aprì gli occhi, trovò il moro seduto sul bordo del suo letto che sghignazzava.
“Salve principessa Aurora, sta aspettando il suo principe?” Calum rise, spettinandole, ancor di più, i capelli. 
“Credo che il mio principe azzurro si sia perso di proposito.” borbottò Haley, mettendosi seduta. “Che ore sono?”
“Sono le quattro di pomeriggio in realtà.” 
“Cosa? Vuoi dirmi che ho dormito per tutto questo tempo?” urlò Haley, scalciando via le lenzuola. Il mal di testa le era passato ed era sicura che la febbre fosse scesa, anche se non del tutto.
“A quanto pare.” il moro fece spallucce, riposando il suo cellulare in tasca.
“Avresti potuto mandarmi un messaggio per avvisarmi che saresti venuto, mi sarei fatta trovare già sveglia.” 
“In realtà ti ho mandato un messaggio questa mattina.” 
“Oh.. Allora eri tu, scusa ma non avevo nemmeno la forza di respirare.” ammise Haley, incrociando le gambe. “Okay, uhm.. Suppongo tu sia qui perché vuoi che ti dica quello che è successo ieri sera, giusto?” 
“In realtà sono qui perché volevo vedere come stavi, e comunque.. Mi ha detto tutto Ashton.” Calum la guardò attentamente, cercando un qualche segnale che avrebbe potuto fargli capire che effetto facesse ad Haley parlare dell’accaduto.
“Uhm, bene. Quindi ora sai anche tu quanto il tuo amico sia stronzo.” Affermò dura Haley, sentendo la rabbia farsi spazio dentro di lei.
“Haley, lui.. Non credeva di star facendo niente di male quando ha letto il tuo diario. Non so dirti cosa gli sia preso, sinceramente. So solo che ogni sua azione che compie quando si tratta di te, beh… è.. Non so come spiegarti.” 
Haley annuì, mentre fissava le coperte bianche e tracciava l’orlo ricamato con l’indice. Ripensò alle parole del biondo, sentendo la rabbia venire rimpiazzata dalla tristezza e gli occhi riempirsi di lacrime.
“Sai Cal, Ashton ha ragione..” ammise ad un tratto Haley, lasciando confuso il moro. 
“Haley, ma cos-..” 
“No, Cal. Fammi finire. Ashton ha detto che la mia vita è patetica, e sai cosa? Ha ragione. La mia vita fa schifo.” un singhiozzo le spezzò la voce. 
“Haley smettila, per favore.” Calum le asciugò velocemente una lacrima che le era caduta. 
“Io non ho nessun legame di sangue con Josh Bennet, lui mi ha adottato.” L’affermazione di Haley lo lasciò spiazzato, ma si rese conto che la ragazza si stava aprendo con lui, per la prima volta. Non la fermò, le prese una mano e la strinse tra le sue e lei continuò. “Sono stata in una casa-famiglia per due anni. Due anni fa abitavo in una cittadina poco lontana da Hornsby, con la mia famiglia. Mio padre era un agente di polizia, mia madre aveva smesso di lavorare dopo la nascita di mio fratello, Phill. Aveva solo nove anni, lui. Cazzo.” Sbottò, asciugandosi il viso con la manica della maglietta. Tirò su col naso e poi continuò. “Una sera, ero ad una festa. Ero con il mio ragazzo, Andrew, e le mie migliori amiche. Ad un certo punto della serata ero andata a cercare Andrew, pensando fosse andato a parlare con qualche amico. Invece sai dov’era? Stava scopando con un’altra! Io ci rimasi malissimo, insomma era il mio primo ragazzo. A lui avevo dato tutto, e lo amavo. Avevo solo quindici anni, si. Ma lo amavo, okay? Non si deve avere un’età precisa per amare. Ero arrabbiata da morire e l’unica cosa che mi venne in mente di fare fu chiamare mia madre e dirle di venirmi a prendere. Quella fu l’ultima sera che rividi Andrew e le mie migliori amiche. Dopo una decina di minuti che chiamai mia madre in lacrime, vennero a prendermi tutti insieme. Salii in macchina e mi rifiutai di raccontare cosa fosse successo ai miei genitori, dissi loro che avevo litigato con Andrew e che volevo tornare a casa. Loro fecero finta di crederci e partimmo. Mentre eravamo in strada, una macchina ci affiancò e cominciò a spintonarci. Mio padre cercò di seminarla, ma quella macchina continuava a starci dietro e a sbattere contro il nostro paraurti. E successe tutto in pochi secondi.” un singhiozzo più forte degli altri la fece fermare, mentre il suo viso era ormai completamente rigato dalle lacrime. Calum l’abbraccio, accarezzandole la schiena. Haley si fermò un attimo, cercando di calmarsi, ma poi continuò. “Quella macchina ci investì facendoci finire fuori strada. Io fui l’unica a sopravvivere. Rimasi una settimana in coma, e quando mi svegliai mi dissero che tutta la mia famiglia era morta nell’incidente. Capisci, Calum.. Per loro era un fottuto incidente! Ma chiunque guidasse quella cazzo di macchina, aveva programmato tutto! Ha ucciso la mia famiglia!” urlò Haley, liberandosi per tutte quelle volte che in quei due anni avrebbe voluto urlare al mondo cosa era realmente accaduto, ma non glielo avevano permesso. Nessuno le dava ascolto perché per loro era solo la ragazzina quindicenne che aveva perso la famiglia in un incidente.
“Haley, mi dispiace così tanto.” Calum sentì un dolore al petto, e la strinse più forte. La strinse così forte che temeva  non respirasse, ma non gli importava. Voleva abbracciarla e farle capire che lui era lì, che non sarebbe mai andato via. “Hanno.. Scoperto chi era?” 
“No. Il caso fu archiviato. E io fui spedita in quella casa famiglia. È stato il periodo più difficile della mia vita, Cal. E’ stato il mio periodo  più buio, ho pensato molte volte di farla finita e raggiungere la mia famiglia, sai? Ma poi ho conosciuto Janelle. E lei mi ha salvata.” Haley si lasciò andare, liberandosi di tutte quelle lacrime trattenute per tutto quel tempo. 
Calum la sollevò, facendola sedere sulle sue gambe. Haley nascose il viso nello spazio tra il volto e la spalla di Calum, sentendosi al sicuro.
“Ci sono io adesso, Hal. Non sarai mai più sola, ci sono io.” Mosse la mano sulla schiena incurvata di lei, sentendo i singhiozzi scuoterle tutto il corpo. 
Rimasero così per un tempo che Haley non si curò a contare. Lei cercava di rielaborare il fatto che fosse riuscita a confidare parte della sua vita a qualcuno che non fosse Janelle, mentre Calum cercava di rielaborare ciò che la sua migliore amica aveva appena finito di raccontarle. Sentiva tanta rabbia dentro. Avrebbe voluto raggiungere Andrew e spaccare la sua faccia e poi scoprire chi avesse ucciso la famiglia di Haley. Lo avrebbe voluto davvero fare, ma si limitò a stringere tra le braccia la ragazza e sussurrarle parole confortanti all’orecchio.


Calum era andato via ormai da un po’, dopo essersi assicurato che lei si fosse ripresa. Sprofondò il viso sul cuscino, cercando di pensare ad altro che non fosse il casino che era la sua vita. 
Si spalmò il cuscino sul viso, soffocando un urlo. Avrebbe voluto urlare a pieni polmoni, ma se solo lo avrebbe fatto Josh sarebbe salito di corsa in camera sua armato, pensando al peggio. 
Sentì qualcosa vibrare sul comodino, così lanciò il cuscino lontano da lei e si tirò seduta. Prese il cellulare e lesse un numero. All’inizio pensò che avessero sbagliato, ma quando ricordo le ultime tre cifre di quel numero sentì lo stomaco stringersi in una stretta e l’unica cosa che riusciva a fare era pensare se rispondere a quella chiamata o meno. 





[Spazio autrice]

Giuro che avevo intenzione di aggiornare in un orario decente, ma non ho avuto l’opportunità di stare al pc se non ora. 
Quindi.. Sera pelle pimpe
Allora, questo è un capitolo particolare e abbastanza lungo, infatti spero non vi siate annoiate. Beh, le scene che io preferisco sono la scena iniziale, e poi quella in cui Haley racconta a Calum della sua famiglia. Spero che anche a voi sia piaciuto quella scena e anche il resto lol 
Beh, fatemi sapere
Spero non mi odiate per come ho fatto finire il capitolo lol
Avrete il prossimo molto presto, spero. Dovete tenere conto che Lunedì cominciò la scuola quindi non so se riuscirò ad aggiornare spesso dalla prossima settimana. In caso, avrete un capitolo ogni weekend.
Alla prossima.
Baci,
Giada

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Capitolo 21
*** Come out with me. ***


 
 
Come out with me.
 

Quando la stanza era ormai illuminata dalla luce  del giorno, Haley era già sveglia. Il suo sonno troppo disturbato dai suoi incubi e dai pensieri. Odiava questa situazione, odiava svegliarsi prima ancora che il cielo diventasse azzurro, odiava gli incubi che la perseguitavano, odiava non poter dormire più di quattro ore a notte e soprattutto, quella mattina, odiava se stessa e le sue stupidi decisioni.
Si stava odiando per aver fatto probabilmente la scelta più sbagliata, si odiava per non essersi fermata a pensare meglio su cosa fare. 
Ogni azione ha le sue conseguenze, positive o negative che siano. E Haley lo sapeva bene che rispondendo a quella chiamata andava in contro a diverse possibili conseguenze, più negative che positive però. Ma ormai il danno era fatto e non le restava che aspettare e vedere cosa sarebbe successo.

*Flashback*
“Pronto, Haley?” Quella voce calda e dolce la riconobbe all’istante. 
“Kirsten.” 
“Haley, Martedì sera ho una cosa importante da fare e mi chiedevo se tu…” Haley capì cosa volesse la donna ma, sperando che Kirsten non se la prendesse, la interruppe prima che completasse la richiesta.
“Kirsten, io adoro Lottie. Ma non credo che sia una buona idea.” 
“Cara, mi dispiace che mio figlio ti abbia trattato in quel modo. Ma ho bisogno che qualcuno tenga Lottie, e tu sei l’unica con cui vuole stare. Non ha mai voluto una baby-sitter, prima di te.” 
“Kirsten, io…” 
“Haley, ti prego. È per una questione importante. Non te l’avrei chiesto altrimenti. Ne ho davvero bisogno.” Quel tono dolce e supplichevole riempì il cuore do Haley, che stava cercando di prendere una decisione al volo. Ashton le aveva detto di non tornare mai più lì e probabilmente dopo il litigio della serata scorsa avrebbe avuto un motivo in più per sbatterla fuori di casa, ma nonostante ciò la sua mente tornava continuamente alla piccola Lottie e alle parole della madre. Così, dopo aver chiuso gli occhi e sospirato, rispose, sperando di star facendo la cosa giusta.
“Okay, va bene. Domani sarà da voi.”
“Oh, sei una ragazza d’oro Haley. Ti ringrazio davvero tanto.”

*Fine flashback

La porta in legno bianco della camera si aprì, mostrando un Josh inizialmente confuso ma che poi rivolse alla ragazza uno dei suoi splendidi sorrisi, contagiandola e facendola sorridere a sua volta.
Era incredibile come quel ragazzo potesse trasmettere buon umore con un gesto così piccolo e per Haley era ancora più incredibile che un ragazzo come lui si fosse preso un incarico così serio adottandola.
“Cosa ci fai già sveglia?” le chiese entrando nella stanza e sedendosi sul letto disfatto.
“Non avevo più sonno. Praticamente dormo da ieri pomeriggio.” rispose Haley, ridendo leggermente. Josh rise con lei, ma la sua espressione cambiò radicalmente all’improvviso, facendo preoccupare la ragazza.
“Haley, io.. A proposito di ieri pomeriggio, devo chiederti una cosa.” Il tono estremamente serio di Josh la fece preoccupare seriamente, portandola a sporsi in avanti come se le servisse ad ascoltare meglio ciò che da lì a poco le avrebbe detto. 
“Okay, uhm.. Dimmi..” 
“Quando ieri è venuto Calum, io ero di sotto. E prima che uscissi ti ho.. Sentita piangere. È successo qualcosa che devo sapere, Haley?”
“Oh..” Haley lasciò andare un sospiro e si accorse solo in quel momento di aver trattenuto il respiro fino a quel momento. Pensò che avrebbe dovuto aspettarselo visto che si era lasciando andare ad un pianto liberatorio non molto silenzioso. Ma prima che potesse parlare, Josh le fece altre domande. 
“C’entra Calum? Ti ha fatto qualcosa? O forse.. C’entra qualche altro ragazzo?” 
“No, no.” Haley lo interruppe, muovendo freneticamente le mani. Non le piaceva il fatto che l’idea che Calum le avesse fatto qualcosa aveva potuto anche minimamente girargli per la testa, ma sapeva che era preoccupato per lei quindi si limitò a spiegargli come erano andate realmente le cose. “No, Calum non farebbe mai niente che potrebbe farmi stare male Josh, davvero. Solo che… parlavamo di alcune cose e io, gli ho raccontato tutto. Di me, della mia famiglia e.. dell’incidente.” 
“Oh..” Josh si limitò a guardarla, mentre lei puntava lo sguardo sulle sue mani.
“Se ti va, non so… possiamo parlarne anche io e te..” 
“Haley..” Josh sorrise, contento che la ragazza sarebbe stata disposta ad aprirsi anche con lui. Questo poteva sembrare una cosa da niente per altri, ma per lui era tanto. Il loro rapporto si stava consolidando da quando Haley era arrivata a casa sua. Sapeva bene che all’inizio la ragazza non volesse affezionarsi per paura di essere abbandonata, ancora. E la capiva. Ma adesso stava cominciando a capire che lui sarebbe rimasta con lei e lei lì, con lui. Improvvisamente la sensazione di gioia però fu sostituita da agitazione quando si rese conto che lei non era a conoscenza di alcune cose e che ora avrebbe dovuto risponderle in qualche maniera. “Uhm, non c’è davvero bisogno che tu riviva ancora tutto. So come stanno le cose, ma apprezzo il fatto che tu saresti disposta ad aprirti con me. Significa molto.” 
Haley sembrò notare il repentino cambiamento d’umore di Josh e si accigliò. Poi una domanda le balenò in testa. Lei non aveva mai parlato della sua famiglia o dell’incidente a Josh, quindi non le risultava che lui fosse a conoscenza di ciò.
“Josh, tu.. Insomma, come fai a sapere?” 
“Io, uhm.. Me lo ha detto l’assistente sociale.” rispose di gettò. Haley ci pensò su e poi annuì, pensando che fosse una cosa normale che l’assistente avesse detto a Josh ciò che le era successo. Ovviamente era un racconto leggermente diverso, con parti omesse. Ma Haley cercò di non pensarci, non ancora. Se Josh avrebbe voluto sapere di più, adesso sapeva che avrebbe potuto chiedere e lei e gli avrebbe risposto. 
“Okay, adesso io devo andare a lavoro. Credo di tornare questa sera prima di cena, vuoi che per pranzo ti porti qualcosa?” Josh si alzò e si passò le mani sui pantaloni della divisa blu scuro.
“No, tranquillo. Mi preparerò qualcosa io.” Haley gli sorrise e si alzò anche lei.
“Okay, sicura di stare bene oggi?” 
“Si, Josh.” Haley rise leggermente. “Te l’ho già detto. Sto molto meglio, tu vai a lavoro e stai tranquillo. Se vuoi proprio puoi chiamarmi qualche volta durante la mattina, se ti fa stare più sicuro.” 
“Incredibile quanto tu mi conosca già bene.” Josh rise e le mise un braccio sulle spalle, stringendola a se. “Hal?”
“Si?” Haley alzò il viso, poggiato contro il petto di lui.
“Ti voglio bene.” Josh fu sincero, rivolgendole poi un sorriso mentre la stringeva più forte. Non si aspettava nessuna risposta dalla ragazza, ma il sorriso e le parole che uscirono dalla bocca di lei, lo lasciarono spiazzato ma estremamente felice.
“Ti voglio bene, Josh.” 


L’orologio segnava le 18.00 quando Haley ricevette la terza chiamata del pomeriggio da parte di Josh. 
Scosse la testa divertita, mentre rispondeva alla chiamata. 
“Ehi, Josh..” Trattenne una risata.
“Perché ridi?” Le chiese Josh e Haley poté immaginarlo mentre tratteneva un sorriso.
“Niente, solo che le cose non sono cambiate dalla chiamata di venti minuti fa, Josh.” Haley a quel punto non ce la fece più e rise, facendo ridere anche lui.
“Sei tremenda, ti prendi gioco di me solo perché mi comporto da fratello maggiore iperprotettivo?”
Fratello maggiore. Ormai era vero, Josh era come un fratello maggiore per lei. Un fratello maggiore iperprotettivo. Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
“Tutto okay a lavoro?”
“Si, tutto bene. Però ora devo tornare, ci vediamo per cena?”
“Si, certo.” rispose Haley sorridendo, ma subito si ricordò che non ci sarebbe stata al suo ritorno. “Josh, no. Mi sono dimenticata di dirti che questa sera ho da fare e non so a che ora torno. Non tardi, comunque.” 
“E cosa dovresti fare?” Il tono di Josh cambiò radicalmente e Haley si dovette trattenere dal ridere ancora.
“Uhm, a fare la baby-sitter. È’ tardi Josh, devo prepararmi. Ti spiego quando torno. Ti voglio bene.” Chiuse in fretta la chiamata quando si rese conto che non avrebbe potuto dire che avrebbe dovuto fare da baby-sitter alla sorella di Irwin. Era pur sempre il ragazzo da cui gli aveva consigliato di starne alla larga sin dal primo giorno. 

Si alzò dal comodo sofà su cui aveva poltrito l’intera giornata, salendo di corsa al piano di sopra. Mise velocemente una tuta sportiva e una maglia grigia a mezze maniche, legò i capelli in una coda disordinata e scese di fretta al piano di sotto. Prese il suo cellulare e le chiavi e uscì di casa. Da ciò che aveva potuto capire, Kirsten aveva una cosa molto importante da fare e pur non sapendo cosa, non voleva che lei ritardasse. Così con un passo dietro l’altro, attraversò le due traverse che la distanziavano da casa Irwin. 
Era nervosa all’idea di cosa sarebbe potuto succedere se lui l’avesse vista a casa sua, ma alla fine le probabilità che Ashton fosse a casa erano poche. Altrimenti Kirsten non avrebbe chiamato lei, pensò. 
Prima ancora che potesse pensare se le cose stessero così o meno, la piccola villa molto simile alla sua esteriormente, le si presentò davanti. 
Attraversò lentamente il vialetto, con le mani che le sudavano e il cuore che le batteva forte. 
Prese una grande boccata d’aria, come se stesse raccogliendo coraggio per suonare alla porta, e dopo qualche minuto di esitazione suonò. Il legno bianco venne aperto, mostrando l’esile figura di Kirsten.
“Haley, sei venuta..” Kirsten le rivolse un sorriso a trentadue denti e in quel momento Haley si chiese se Ashton somigliasse alla madre quando sorrideva. Ma lei non poteva saperlo, non lo aveva mai visto sorridere davvero. 
“Certo, ho pensato di venire un po’ prima così che lei potesse andare prima via..” 
Kirsten si spostò, facendola accomodare e Haley entrò nell’accogliente entrata dalla quale sentiva delle voci dalla porta destra. Probabilmente era Lottie che guardava i cartoni, sorrise al pensiero.
“Hai fatto bene. Vuoi che la chiamo?” chiese Kirsten, alludendo alla bambina.
“No, voglio farle una sorpresa.” 
“Okay, allora io vado.” Kirsten prese la sua borsa e un mazzo di chiavi dal piccolo mobile che stava all’entrata, girandosi poi ancora una volta verso Haley. “Grazie, davvero. E.. scusa per l’altra volta ma Ashton..”
“Tranquilla Kirsten, io e suo figlio.. Siamo uhm, amici. Si.” Haley sforzò un sorriso, non sapendo perché avesse appena detto quella bugia. Loro non erano amici, non erano.. Niente. 
Ma quando vide gli occhi della donna illuminarsi, pensò che forse quella bugia non avrebbe fatto nessun problema.
“Davvero? Insomma voi due.. Mi fa piacere. Ashton non ha nessun altro amico oltre Calum, soprattutto non ha avuto un’amica dopo…” Haley era davvero interessata a quello, ma Kirsten s’interruppe lasciandola con l’amaro in bocca. 
“Ciao Haley, grazie ancora.” La donna uscì di casa, lasciandola così. Avrebbe voluto fermarla, chiederle di Ashton e il motivo per cui non avesse amici. Il motivo per cui lui fosse così freddo e distaccato dal mondo. Ma si limitò a sorridere e annuire leggermente. 
Quando la porta di casa Irwin fu chiusa, Haley decise di mettere da parte tutte le sue domande e i suoi pensieri sul ragazzo riccio e andare dalla piccola Lottie. 
Entrò silenziosamente nell’accogliente salotto arredato con mobili moderni. Un televisore al plasma era posizionato di fronte ad un apparentemente comodo sofà bianco, e di fronte alla tv c’era Lottie impegnata a guardare una serie tv per bambine. 
Haley sorrise guardandola, era una bambina davvero molto tenera e le era mancata più del normale. 
Si avvicinò e una volta che fu dietro le spalle della piccola, le mise le mani sugli occhi. Fu scioccata da quanto poco tempo fosse bastato a Lottie per riconoscerla.
“Haley!” urlò la piccola, gettando le braccio al collo della ragazza facendole perdere l’equilibrio e facendola cadere all’indietro. 
“Piccola, stai bene!?” 
“Pensavo non saresti tornata, in quel caso non avrei parlato ad Ash per un altro po’ di tempo, sai?” disse la bambina, sistemandosi una codina e mettendo su un broncio che fece sorridere Haley.
“E invece sono qui, cosa ti va di fare?” Haley si tirò su, aspettando che la bambina le rispondesse.
“Ho finito il bracciale, vuoi vederlo?!” strillò felice e quando Haley annuì, la bambina le prese una mano trascinandola di corsa al piano di sopra. 

Era passata già un’ora da quando Haley e Lottie avevano deciso di fare due nuovi bracciali. Erano entrambe sedute sulla moquette della stanza della piccola, a ridere e scherzare mentre facevano due nuovi bracciali.
“Tu e Ashton adesso siete amici?” La piccola voce della bambina interruppe il silenzio che si era creato da poco, facendo sgranare gli occhi ad Haley.
“Veramente …non molto.” Le sorrise.
“Secondo me Ashton vuole diventare tuo amico, ma è troppo stupido per capirlo.” disse ancora Lottie, facendo ridere Haley. 
La ragazza era sul punto di rispondere, ma la porta della cameretta si aprì di colpo facendo sobbalzare entrambe. 

La figura del biondo si piazzò di fronte a loro, con un espressione confusa sul volto e il fiatone. 
Haley non riuscì a muovere un solo muscolo, la gola le si era seccata e le mani erano tornate a sudarle. 
A differenza dei due, Lottie rivolse un sorriso raggiante mentre guardava entrambi e corse tra le braccia del fratello che la prese in braccio.
“Piccola, mi hai fatto prendere un colpo. Ho sentito delle voci ma non sapevo con chi fossi. Mi hai fatto spaventare.” Ashton le tolse qualche riccio biondo che le era caduto sul viso, sorridendole affettuosamente.
In quel momento Haley giurò di aver visto un’altra persona. La stessa persona che si era presa cura di lei sere fa. 
“Cosa ci fai qui?” Questa volta Ashton si rivolse ad Haley e il suo volto era tornato inespressivo. Gli occhi cupi e le labbra serrate. 
“T-tua madre mi..” 
“Si questo lo immaginavo già, intendevo.. Non stavi male tu?” Ashton la interruppe bruscamente, lasciandola sorpresa. “Avresti dovuto stare a casa. Avresti potuto.. Non so, dire a Kirsten che non stavi bene.” Haley rimase palesemente sorpresa del fatto che non le stesse urlando contro ma che sembrava quasi si stesse preoccupando per lei.
“Sto meglio. E poi mi ha fatto piacere passare un po’ di tempo con Lottie..” rispose semplicemente, alzandosi da terra.
“Si, mi diverto sempre con lei. Ash può rimanere ancora?” Lottie tirò la maglia del ragazzo, che spostò lo sguardo su di lei.
“Forse adesso vuole tornare a casa a riposare.” Le scompigliò i capelli.
“Haley vuoi rimanere ancora un po’ con me? Ti prego.” Lottie guardò Haley, che alla vista degli occhioni verdi e del labbro in fuori della bambina non poté fare altro che sorridere. 
“Io, uhm.. Se non sono un disturbo.” 
Ashton sospirò, spostando lo sguardo da Haley a Lottie e viceversa.
“Okay, uhm.. Cosa ti va di fare Lottie?” Il ragazzo si abbassò, così da essere alla stessa altezza della bambina.
“Andiamo a guardare la tv insieme!” esclamò, alzando le mani in aria. 
Ashton rise, prendendola in braccio e caricandosela sulle spalla mentre lanciava piccoli urli acuti. 
Haley si ritrovò ad osservare la scena con gli occhi lucidi e un sorriso stampato sul volto. 
Quei due insieme erano davvero l’amore. E il suo pensiero volò a Phill, suo fratello. Gli occhi le divennero lucidi e si dimenticò per pochi istanti dove si trovasse, ma la voce del biondo la fece tornare in se.
“Tutto okay?”
“Io, uhm.. Si.” rispose velocemente, chiudendo gli occhi. 
“Vieni.” le ordinò il ragazzo. Haley cercò di ignorare il fastidio che le provocò il tono autoritario di Ashton. 
Ma non replicò, si limitò a seguirli in silenzio con lo sguardo perennemente rivolto al pavimento. Si sentiva terribilmente a disagio con Ashton vicino, e non era paura. 

Ashton lasciò cadere delicatamente Lottie sul sofà, prendendo posto accanto a lei. Haley li guardò, sentendosi un terzo incomodo. Lei non avrebbe dovuto essere più lì. Ashton era arrivato e il suo dovere l’aveva fatto, quindi poteva tornare a casa.
“Haley, siediti!” la voce di Lottie la distolse dai suoi pensieri.
“Siediti.” Ashton usò ancora una volta quel tono di voce autoritario che non ammette repliche, bassa e profonda, ma Haley questa volta non si preoccupò di infastidirsi. 
Cominciò a torturarsi le mani e con lo sguardo rivolto ancora verso il basso, prese posto sul sofà bianco. Cercò di mantenere più possibile le distanze dal biondo, ma quando il ragazzo si sistemò meglio, le loro spalle si toccavano così come le loro gambe. Haley sentì il cuore batterle più veloce del normale, la gola le divenne secca e si diede della stupida. Continuò a fare finta di nulla, cercando di concentrarsi sulla televisione e sulla dolce risata di Lottie causata dal fratello.
Era tutto così diverso. Sentiva che qualcosa era cambiato, o forse era semplicemente vedere Ashton con sua sorella che glielo faceva pensare. Pensò che nonostante tutto, probabilmente fosse il fratello maggiore migliore del mondo. 
Li guardò di sottecchi e sorrise. Lottie aveva la testa poggiata sull’addome del fratello e la folta chioma bionda era sparsa sulla maglia nera nei Nirvana. Ashton la teneva stretta a se, quasi come volesse difenderla da qualcosa. Salì con lo sguardo, volevo vedere il viso di Ashton. E quando lo fece, gli angoli della bocca le si allargarono ancor di più, ma era troppo impegnata a guardarlo per preoccuparsene. Il volto di Ashton era rilassato, le labbra non erano serrate e i suoi occhi non era freddi. Era terribilmente bello, così. 
Non si rese conto di averlo fissato per troppo tempo, fino a quando il biondo incrociò il suo sguardo, con un piccolo ghigno sulle labbra.
Haley si diede ancora una volta della stupida, distogliendo lo sguardo dalla figura del ragazzo e rivolgendolo velocemente alla televisione.
Non riusciva davvero a concentrarsi su niente che non fosse il viso di Ashton. Era così bello senza quel perenne sguardo glaciale, senza quelle labbra serrate e quegli occhi pieni d’odio. Era così bello quand’era sereno. Sorrise e lo stomaco le si contorse, ma non riusciva a smettere di sorridere. Poi un pensiero le balenò per la mente, facendole scomparire il sorriso. Si agitò sul posto e Ashton se ne accorse, così puntò nuovamente lo sguardo su di lei. 
Haley sentì gli occhi del ragazzo su di lei, ma non osò girarsi.
Vide con la coda dell’occhio il biondo aprire bocca, ma la porta di casa si aprì cogliendo l’attenzione di tutti tranne quella di Lottie, poiché si era appisolata sul sofà.

“Haley, sono tornata!” La voce di Kirsten risuonò allegra e poco dopo la figura esile della donna si presentò in salotto. “Oh, Ashton sei già qui.” 
Haley si limitò a rivolgere un timido sorriso a Kirsten, rivolgendo poi lo sguardo ad Ashton. Quell’espressione serena sul suo volto era scomparsa e gli occhi erano diventati nuovamente così freddi e cupi che Haley sentì il bisogno di stringersi nelle spalle.
“Si, sono già qui.” 
Haley rimase di stucco dal tono che Ashton usò con la madre. Non se lo sarebbe davvero aspettata dato il suo comportamento con Lottie.
“Io.. Uhm..” 
“Dalle i soldi ad  Haley, così la riporto a casa.” furono le ultime parole di Ashton, prima che sorpassasse la madre senza degnarla di uno sguardo e uscire dalla casa.
Gli occhi di Kirsten si velarono di tristezza e Haley non poté fare a meno di dispiacersi. Sentì un improvviso fastidio ad assistere a questa scena, ma rimase in silenzio. Non aveva diritto di parola in questa situazione, in fin dei conti. 
Kirsten sforzò un sorriso ad Haley, rovistando poi dentro la borsa e prendendo i soldi che doveva alla ragazza.
“No Kirsten, non li voglio. Davvero.” Haley li rifiutò gentilmente. Non ne aveva bisogno, e poi voleva bene a Lottie e questo per lei non era un lavoro. Bensì un piacere. Quei soldi non li voleva.
“Haley, sono i tuoi. Hai lavorato, devi prenderli.” Insistette Kirsten.
“No, Kirsten. Davvero, venire e passare del tempo con Lottie per me è un piacere. Quindi, stia tranquilla. Chiami quando ha bisogno.” 

Ashton buttò a terra ciò che era rimasto della sigaretta, mentre stava con la schiena poggiata al muro della casa. 
Non sapeva cosa o dove sua madre andasse quando spariva così, chiamando Haley a fare da baby-sitter a Lottie, e la cosa lo faceva arrabbiare. Da anni ormai sua madre era ricaduta più volte in problemi legati all’alcolismo e merde varie e lui odiava tutto questo.
Odiava vederla tornare a casa distrutta, con il viso stanco e disperato. Odiava non poter dare una vita migliore a lei e sua sorella. 
Odiava vedere le uniche persone che gli erano rimaste, rovinarsi con le loro mani. 
Sentì dei passi leggeri sul vialetto di casa e solo in quel momento vide la piccola figura di Haley muoversi velocemente per tornare a casa. Velocizzò il passo, affiancandola. 
Haley gli rivolse un piccolo sguardo, ma non disse nulla.
“Calum mi ha raccontato tutto.” sbottò Ashton e la ragazza sentì il suo cuore farsi in mille pezzi. Il suo pensiero andò subito a ciò che lei aveva raccontato a Calum della sua famiglia e pensare che Calum avesse tradito la sua fiducia le fece male. 
Prima ancora che potesse dire qualcosa però, Ashton parlò ancora.
“Mi ha detto di Noel e David.” Ashton si fermò, vedendo il viso scosso della ragazza e pensando così che quei due avevano fatto qualcosa.
Sentì un senso di fastidio crescere dentro di lui e strinse le mani in due pugni.
Haley, dal canto suo, riprese a respirare. Per un attimo aveva temuto che parlasse della sua famiglia, ma non era così. Si sentì in colpa per aver dubitato di Calum.
“Ti hanno fatta qualcosa?” la voce di Ashton le ricordò che non fosse sola. Si affrettò a scuotere la testa in segno negativo, prima che Ashton potesse pensare qualcosa di sbagliato.
Abbasso lo sguardo e continuò a camminare, ma non sentì i passi del biondo seguirla. 
“Bennet, fermati!” gli ordinò freddamente, facendola arrestare sul colpo.
“Quando ti faccio una domanda, rispondi.” la raggiunse e gli si fermò davanti, impedendole di continuare a camminare.
“S-si..” la voce le uscì tremante e si odiò per questo. Con gli occhi rivolti alle punte delle sue Vans, cominiciò a torturarsi le dita.
“Hai paura di me?” la domanda del ragazzo la sorprese, ma rispose velocemente. Sapeva perfettamente la risposta a quella domanda.
“Non più.” si limitò a dire, con lo sguardo ancora basso.
“Bennet, dannazione. Guardami quando ti parlo.” Poggiò una mano sulla guancia destra della ragazza, costringendola a far incrociare i loro occhi. 
Quando Ashton vide quelle iridi azzurre, sentì come un senso di sollievo.
“Quando ti parlo voglio che tu mi guardi negli occhi, okay?” 
“Si.” Haley era consapevole del fatto che stesse rispondendo monosillabi ma non riusciva a comporre una frase con più di due parole e ora era anche peggio dal momento che le iridi verdi con sfumature dorate di Ashton erano fissi nelle sue azzurre.
La mano del ragazzo era ancora sul volto di lei, ma nessuno dei due osò spostarsi. Le accarezzava il volto, facendo piccoli e lenti movimenti con il pollice.
“Perché hai trattato tua madre in quel modo?” Haley trovò il coraggio di chiedergli ciò che la tormentava da quando aveva assistito alla scena. Quello non era un comportamento tra madre e figlio. Quella era un comportamento tra un ragazzo e qualcuno per cui provi disprezzo. 
E Kirsten si era comportata in maniera sempre dolce e gentile con lei, che stentava a credere che si potesse detestare una persona così. 
Ashton tolse bruscamente la mano dal volto di lei e il suo umore cambiò ancora una volta nell’arco di due minuti.
“Quello che hai sentito prima, dimenticalo. Non sono affari tuoi.” Bastò questa brusca risposta per farle capire con quale Ashton avesse a che fare adesso. 
Ingoio quel groppo in gola, cercando di non dire nulla che potesse portare la serata ad una pessima conclusione. 
Il resto della strada fu silenzioso. Non era quel silenzio imbarazzante, era solo uno di quei momenti in cui si preferisce stare in silenzio. 
Camminavano uno di fianco all’altro, le loro braccia talvolta si toccavano ma Haley era troppo presa dai suoi pensieri per pensarci e sentirsi strana come poco fa. 
Guardo di sottecchi Ashton, desiderando ora più che mai di poter sapere cosa stesse pensando. Aveva lo sguardo perennemente rivolto alla strana e il labbro inferiore tra i denti. 

“Okay, uhm.. Grazie per la compagnia, credo.” Haley fu la prima a spezzare il silenzio una volta che furono arrivata davanti casa sua. 
“Si.. Vado.” Ashton le fece un cenno con la testa, dandole poi le spalle.
Haley rimase ferma ad osservarlo mentre con passi lenti e incerti si allontanava da lei. 
“Uhm, Bennet?” la chiamò, girandosi.
Haley si limitò a guardarlo, mentre si avvicinava a grandi falcate. 
Si fermò a pochi centimetri da lei. I loro volti a poca distanza.
“Esci con me.” Ashton avvicinò il suo viso a quello della ragazza. Le sfiorò di proposito il volto con il naso, procurandole la pelle d’oca.
“P-perché?” la voce di Haley tremò più del dovuto ed era convinta che se il biondo non si fosse allontanato le sue gambe avrebbero potuto cedere da un momento all’altro.
“Esci con me.” disse ancora Ashton, scandendo ogni singola parola. Le sfiorò il collo con le labbra, fermandosi poi nel punto sotto l’orecchio. 
“Esci con me.” le soffiò sulla pelle, mordendole poi il lobo. Haley sussultò, afferrando poi le spalle delle ragazzo per non ritrovarsi a terra. Come aveva previsto le sue gambe avevano deciso di mollarla in quel momento e le braccia di Ashton furono il suo unico appiglio.
Ashton si allontanò di colpo, mettendo di nuovo distanza tra di loro. 
Haley tolse con un gesto fulmineo le mani dalle braccia del ragazzo, sentendo le guance prendere improvvisamente fuoco. 


“Haley.” La voce di Josh risuonò severa tra le mura della cucina non appena Haley ci mise piede. Non le aveva mai parlato così e capì che qualcosa non andava. La sua idea fu confermata dal cipiglio che si era formato sul viso di lui.
“Spero di non aver fatto molto tardi.” Haley gli sorrise, mentre prendeva posto sulla sedia di fronte a Josh.
“Dove sei stata?!” le chiese bruscamente, serrando poi la mascella. 
“A fare la bab-” 
“Haley, dove sei stata!?!!” Josh sbattè una mano sul tavolo, facendo solbalzare Haley.
“Ho fatto la baby-sitter a-..” Haley non riuscì nuovamente a completare la frase, perché Josh si alzò dalla sedia facendola cadere a terra.
“Smettila, Haley! Ti ho vista con Irwin fuori!” 




[Spazio autrice]

Mi mancate tutte :c 

Odio aggiornare così tardi, ma la scuola è cominciata e il tempo è poco. Mi dispiace davvero ragazze, tra l’altro non sono nemmeno soddisfatta del capitolo, ma spero non sia tanto male. Alla fine questo è un capitolo di passaggio (si anche questo, ma sono essenziali per la storia). Per il prossimo capitolo mi impegnerò tanto, cercherò di fare un vero capitolo. 
Questo forse è anche corto, ma non potevo continuare. Spero comunque che non sia troppo corto e che vi piaccia.
E non ho riletto, ma sono di fretta. Spero non ci siano molti errori, in caso mi scuso. Ma davvero sono di fretta e non riesco. Lo rileggerò e in caso correggerò prossimamente. c:
Adesso, volevo ringraziarvi. È un po’ che non lo faccio, ma ora ne sento il bisogno. Sapete perché? Perché la storia è tra le più popolari! 
Non ne hai primi posti, ma non m’importa. Per me è già molto, pensavo questa storia non sarebbe piaciuta. Ma voi siete fantastiche e grazie, davvero grazie. 
Non avete idea di quanto io vi sia grata. 
Grazie ragazze 
A presto.
Baci,
Giada

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Capitolo 22
*** Starry Sky. ***


 

Starry Sky


“Smettila, Haley! Ti ho vista con Irwin fuori!” 
Haley rimase sconcertata dall’inattesa rabbia di Josh. L’aveva visto sempre con il sorriso sulle labbra e con un tono pacato. Ma la vena che pulsava sul suo collo, le mani strette in due pugni e la mascella serrata le fecero capire che questo era un Josh con cui non aveva mai avuto nulla a che fare. 
“Josh, non c’è motivo di fare così. Se mi ascolti ti spiego tutto..” la voce di Haley uscì sommessa. 
“Haley non c’è nulla da spiegare. Devi solo dirmi cosa ci faceva quel ragazzo fuori casa nostra, con te!” Josh si passò nervosamente una mano tra i capelli, scompigliando il ciuffo castano. 
“Sono davvero andata a fare da baby-sitter a una bambina, Josh. Solo che è sua sorella. Capisco che Ashton non abbia una buona nomina, ma  a me non ha fatto niente. Penso che il tuo comportamento sia… eccessivo.” Haley alzò lo sguardo, posandolo timidamente su Josh che adesso sembrava essersi calmato. 
“Haley siediti, devo spiegarti una cosa.” Josh cercò di ricomporsi, raccolse la sedia precedentemente caduta a terra e si sedette. 
Haley, ancora confusa e agitata, lo imitò. 
“il primo giorno in cui sei venuta qui, ti ho detto di stare alla larga da quel ragazzo, ricordi?” Josh si fermò e Haley si limitò ad annuire, così Il ragazzo riprese il discorso “Quindi te lo ricordi. E non capisco perché tu non mi dia ascolto. Devi stare lontana da quel ragazzo Haley, lui è..” 
Haley vide Josh arrestarsi di colpo, come se stesse per dire qualcosa di troppo. Fu in quel momento che capì che qualcosa non andasse, che ci fosse di più oltre al ‘è un ragazzo che non fa per te’. 
“Lui è cosa?” lo intimò Haley.
“Lui… Devi stargli lontano. Non so quando, come o perché tu abbia cominciato a fare da baby-sitter in casa Irwin, ma sono sicuro del fatto che non ci metterai più piede.” Il tono rigido di Josh fu una novità per Haley, ma ciò che la fece restare fu l’imposizione di Josh.
Non poteva privarla di fare ciò che voleva, almeno non senza un motivo valido.
“Non puoi.” rispose semplicemente, stringendo le mani sulle sue gambe in due pugni.
“Posso, Haley. Lo faccio per il tuo bene.” 
“Okay, allora facciamo così.” Haley si fermò un momento, insicura se continuare o meno. Voleva a tutti i costi delle risposte, ma sapeva anche di aver paura della verità. Sapeva che c’era qualcosa che avrebbe potuto scoprire di Ashton che non le sarebbe piaciuto. Non riusciva a capire il motivo, ma c’era quel qualcosa che l’attirava in lui. Voleva scoprirlo: il suo passato, il suo vero carattere, lui. “Io smetterò di avere a che fare con Ashton e la sua famiglia, solo se tu mi dirai il vero motivo, Josh.” 
Quest’ultimo sbarrò gli occhi, notevolmente sorpreso dall’astuzia della ragazza. Non poteva rivelarle nulla, non ora. Forse mai. 
“Lui..” Le parole gli morirono in gola e il suo sguardo vagava per la stanza nella speranza di guadagnare tempo, di trovare le parole giuste. “Lui è un ragazzo strano, Haley. So che tu questo lo sai bene. Lui.. È pericoloso. Ti faresti del male, Haley.” 
Haley sospirò e sentì gli occhi velarsi di lacrime. Aveva di fronte l’unica persona a cui aveva dimostrato il suo affetto dopo due anni di apatia e adesso quella stessa persona le stava mentendo. Perché lei lo sentiva, c’era qualcosa che lui le stava omettendo. Qualcosa di importante, probabilmente. 
“Per me abbiamo finito, Josh. Spero tu ti sia calmato.” Haley si alzò, con lo sguardo sulle sue Vans e le mani intrecciate. Il nodo che le si era formato alla gola le faceva male e gli occhi erano ormai al punto di un lungo pianto. Voleva salire in camera sua al più presto, non voleva crollare sotto il suo sguardo. 
“Haley, aspetta.. Io..” Josh cercò di fermarla, ma Haley lo ignorò aumentando il passo e salendo rapidamente in camera sua. 
Si lasciò cadere sul letto e le lacrime cominciarono a rigarle fastidiosamente il viso, bagnando anche le coperte che coprivano il letto. 
Sapere che Josh le stesse mentendo, nascondendole informazioni, le faceva male. Era questo ciò di cui aveva paura, affezionarsi alle persone. Perché la realtà è che le persone a cui vogliamo bene sono quelle a procurarci maggior dolore. 


“Davvero, sei simpatico. Hai già bevuto a quest’ora?” lo derise Calum, mentre continuava a giocare alla console. 
“Calum, continua e ti prendo a pugni. Seriamente.” Ashton si sdraiò completamente nel letto dell’amico. “Molla quel cazzo di joystick e dammi quel cazzo di numero!” 
“Quindi non stai scherzando?” chiese il moro, mettendo la partita in pausa e rivolgendo completamente l’attenzione al moro.
“Credi che se stessi scherzando sarei rimasto a chiederti il numero da tipo.. Uhm, un’ora!? Calum, seriamente. Adesso dammi quel numero.” Ashton alzò impazientemente gli occhi al cielo. Già il solo fatto di dover chiedere il numero di una ragazza al suo migliore amico lo irritava, ancora di più il fatto che Calum la tirasse così tanto per le lunghe. 
“Non potevi chiederlo a lei?” Calum si alzò, sedendosi poi di fronte all’amico.
“Non sei mai stato così irritante in tutta la tua vita, questo lo sai Calum?” proferì velenosamente il biondo, facendo sghignazzare l’amico che però tornò subito serio.
“Ashton non posso darti il suo numero.” Calum adesso era serio, lo pensava davvero. Non sapeva come Haley l’avrebbe presa e sicuramente non voleva litigare ancora con lei. Una volta gli era già bastato, probabilmente per sempre. 
“Calum, forse non hai capito. Tu devi darmelo. Devi.” Ashton calcò sull’ultima parola, tirandosi a sedere. Il suo sguardo penetrante si posò sul volto del moro, che però non fece una piega. Ormai questi metodi con lui non funzionavano, probabilmente non avevano mai funzionato, perché lui conosceva il vero Ashton. Ma adesso Ashton si stava davvero irritando. Voleva quel numero, voleva portarla fuori, voleva stare da solo con lei. 
“E sei lei venisse a sapere che sono stato io a dartelo? E poi francamente Ashton, chi se non io? Sono l’unico amico che avete in comune.” disse ovvio, incrociando le braccia al petto. “Non voglio litigare con Haley, Ash.”
“Non litigherai con la tua cazzo di amichetta, okay? Non lo scoprirà. Sarà una mia responsabilità, promesso. Ma adesso, potresti darmi quel numero?” Ashton provò ad ammorbidire i toni, perché era davvero sul punto cruciale. 
Dopo qualche sospiro di troppo, Calum diede il numero di Haley al suo amico, sperando di non star facendo la cosa sbagliata. 
“Dove la porterai?” gli chiese Calum, lasciandosi scivolare sullo schienale della comoda sedia.
“Non lo so.” Ashton rispose senza alzare lo sguardo dallo schermo dal cellulare.
“Perché vuoi portarla fuori?” 
“Non lo so.”
“Perché l’hai baciata?”
“Non lo so.”
“Perché non ammetti di essere uno stupido?” ghignò Calum.
“Non lo s-.” Ashton si fermò di colpo, capendo il gioco del moro. Gli rivolse uno sguardo truce, cercando di trattenere un sorriso. “Calum stai davvero rischiando grosso. Non credo che Janelle ti vorrebbe ancora con la faccia gonfia e viola.” 
Calum scosse la testa e rise, facendo ridere anche Ashton. Si stupì del fatto che Ashton si lasciò andare in una risata tranquilla, liberatoria. Per un attimo pensò di avere davanti l’Ashton di due anni fa. 
Forse, sarebbe potuto tornare. Forse, non tutte le speranze erano perse. 


Spense la luce dell’abat-jour, rifugiandosi poi sotto le coperte dalla fresca aria che accompagnava la sera. 
Haley sapeva per certo di avere gli occhi rossi, li sentiva ancora bruciare a causa del lungo pianto. Josh aveva tentato più volte di entrare, ma lei lo aveva ignorato. Voleva bene a Josh, ma voleva che lui fosse sincero con lei. Certo, non pretendeva di sapere tutto su qualsiasi argomento, ma pretendeva di sapere tutto su Ashton. Non perché ci fosse un motivo apparentemente valido alla fine, ma sentiva qualcosa di diverso nei confronti di quel ragazzo.
Era così strano e imprevedibile, così confusionario. Ma lei voleva conoscerlo, e si promise di trovare un modo. 
Un ronzio proveniente dalla superficie del legno del suo comodino, la distolse dai suoi confusi pensieri. Prese il cellulare e sblocco fiaccamente lo schermo del cellulare.
1 messaggio.

Da: Sconosciuto. 

Domani uscirai con me. 
Buonanotte, Bennet.


Non le volle molto per capire chi fosse il mittente. Il messaggio era ben chiaro. Inconsapevole che le sue guance assunsero un colore roseo, rimase a fissare allibita lo schermo dell’iPhone. Incerta su cosa scrivere, decise di non rispondere. Quel messaggio le aveva fatto accattonare la discussione con Josh, riportando a galla gli episodi della serata. E si addormentò ancora una volta con quei occhi verdi ancora impressi nella mente e il ricordo di quelle labbra morbide sulle sue.

La sveglia suonò al solito orario e Haley si alzò, pronta per la solita routine mattutina. Quella mattina il suo stomaco era particolarmente sottosopra, probabilmente a causa della situazione con Josh e anche di ciò che sarebbe successo durante la giornata.
Ashton le aveva detto che sarebbero usciti e lei non riusciva a capire come fosse possibile. Le era impossibile anche solo immaginare un’uscita tra loro due, non erano amici e forse a malapena conoscenti se così poteva definire il loro “rapporto”, ma qualsiasi cosa fosse non metteva da parte il fatto che ogni loro incontro si concludeva con un litigio. 
Erano solo le 7 del mattino e la sua testa martellava già incessantemente. Sbuffò, passando nervosamente il pettine tra i capelli bagnati. Li asciugò in fretta e senza curarsi di come sarebbero venuti, quello sarebbe certamente stato il suo ultimo problema in quel momento. Tornò in camera in accappatoio e prese il cellulare. Era palesemente nervosa e aveva bisogno della sua migliore amica. Le scrisse velocemente un messaggio in cui le augurava una buona giornata e le chiedeva di parlare dopo scuola. 
Indossò velocemente un paio di skinny jeans blu strappati al ginocchio e una maglietta a maniche lunghe con una stampa davanti. Mise le Vans nere e dopo essersi assicurata di aver preso tutto l’occorrente, scese titubante al piano di sotto.

Entrò in cucina, trovando un Josh pensieroso seduto al tavolo da pranzo con le mani incrociate poggiate sul legno. 
“Ciao. Io uhm, se sei pronto possiamo andare.” Haley non fece incrociare i loro occhi, incerta su come comportarsi. 
“Haley, prima preferirei parlare di ieri sera..” Josh si alzò, ma Haley scosse velocemente la testa alzando lo sguardo dalle sue mani. 
“No, Josh. Davvero, va bene così. È tutto ok.” mentì. 
“Haley, sappiamo entrambi che non è tutto ok. Io non voglio che tu stia con quel ragazzo.” 
“Josh, ho capito. Ma non ho intenzione di parlare ancora di questo.” Haley si fece forza e posò le sue iridi azzurre su quelle del ragazzo, tanto simili ai suoi. Passarono dei secondi a fissarsi, poi Josh sospirò e prese le chiavi. 
Haley tornò a respirare, contenta di non dover affrontare nuovamente l’argomento. 

Il viaggio in macchina fu angosciosamente silenzioso. La Range Rover accostò di fronte al grande cancello della Richmond e Haley biascicò un flebile “Ciao”, affrettandosi poi a scendere dalla macchina. 
“Haley, aspetta.” La voce di Josh fece risuonare la frase quasi come una supplica, facendo automaticamente inchiodare al suolo i piedi di Haley. Deglutì, sperando che Josh non tornasse all’argomento. 
“Vengo a prenderti io all’uscita, okay?”
“Veramente.. Oggi Calum vorrebbe accompagnarmi, non preoccuparti.” Haley fece un leggero cenno della testa, per poi voltarsi e procedere a passo spedito verso il cortile dell’Istituto.

Calum svoltò l’angolo del corridoio, subito dopo aver concluso la chiamata con la sua ragazza. Dire che gli mancava era poco, e questo lo sorprendeva. 
“Tu e la tua ragazza siete da diabete, fattelo dire.” borbottò Ashton, che camminava taciturno al suo fianco.
“Non fare lo stronzo, Irwin.” rise Calum, dandogli una scherzosa pacca sulla spalla. “Piuttosto.. Adesso vado a cercare Haley, ci vediamo dopo in classe?”
“Vengo con te.” asserì Ashton, lo sguardo fisso davanti a lui e la mascella contratta. 

Haley chiuse l’armadietto con una botta secca. Si girò con lo sguardo fisso sul cellulare e andò a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno. 
Non seppe se fu il colletto strappato della maglietta grigia o il profumo inconfondibile a farle capire che aveva appena sbattuto contro il petto di Ashton. 
Alzò lo sguardo, con il viso in fiamme, facendo incontrare le sue iridi azzurre con quelle verdi del ragazzo. Si concesse del tempo per osservare il suo viso, le labbra serrate e la mascella contratta. E mentre si perdeva ad osservarlo, si chiedeva cosa potesse nascondere di così oscuro un ragazzo così bello. 
“Haley, piccola.” Una voce fin troppo conosciuta, la fece distogliere dai suoi pensieri. Distolse lo sguardo dal biondo, notando solo in quel momento il suo migliore amico. 
“Cal.” Gli sorrise e si buttò tra le braccia del moro, sentendo quella sicurezza, di cui aveva bisogno, avvolgerla. 
Dopo che sciolsero l’abbraccio, Haley gli rivolse un timido sorriso. Poi guardò Ashton, indecisa sul da fare. Il comportamento del ragazzo era freddo come sempre, e per l’ennesima volta Haley si chiese se si trattasse della stessa persona che le avesse detto che sarebbero usciti insieme quella stessa sera. 
Ashton ricambiò lo sguardo, però più freddamente. La sua espressione non lasciava trapelare nessuna emozione mentre esaminava dalla testa ai piedi la ragazza soffermandosi poi più del dovuto sul viso di lei, facendola sentire a disagio. 
Haley odiava essere  fissata più del dovuto, ma quello sguardo penetrante la stava intimidendo per altro. Si sentiva scoperta, troppo esposta, sotto quegli occhi verdi.
Lasciò andare un sospiro di sollievo quando Ashton distolse lo sguardo da lei, non capendo però cosa stesse facendo adesso. Lo vide chinarsi leggermente verso Calum e sussurrargli qualcosa all’orecchio.
Haley non riuscì a sentire nemmeno una parola del ragazzo, quindi si limitò ad osservare attentamente il viso del moro magari per poter capire qualcosa dalla sua espressione.
Calum aggrottò la fronte e puntò i suoi occhi scuri in quelli azzurri di Haley, che lo osservava confusa.
Quando Ashton si allontanò da Calum, quest’ultimo strinse la mano destra in un pugno fino a fare diventare bianche le nocche.
“Hai pianto.” Asserì il moro.
“N-no.. Io..” Haley fu sorpresa. E in quel momento si maledì per non aver cercato di sistemare il suo viso con del trucco, per nascondere gli occhi rossi causati dal lungo pianto.
“Haley non è una domanda. So che è così, puoi dirmi cosa è successo? Sai che odio le bugie.” 
Haley guardò prima Calum, poi Ashton e poi di nuovo Calum.
“Me ne vado. Ciao Calum.” Ashton parlò prima ancora che Haley potesse dire qualcosa e la ragazza gliene fu grata. “A stasera, Bennet.” Ashton le rivolse il solito sguardo inespressivo, dando poi le spalle ai due per addentrarsi tra la folla di studenti che occupava i corridoi.
“Credo proprio che il professore Scott dovrà fare a meno della nostra presenza.” asserì il moro, prendendo per la mano Haley per poi dirigersi a passo svelto fuori dall’edificio. 

“Quindi l’agente Bennet vi ha visti insieme?” le  chiese Calum dopo qualche minuto di riflessione. Haley gli aveva raccontato tutto, con gli occhi lucidi e la voce tremante. 
Haley annuì ancora una volta e poté giurare di aver visto un lampo di preoccupazione negli occhi del moro.
“E.. insomma ti ha detto perché?”
“No Calum.” Haley scandì bene ogni parola, stanca di tutto questo. Se Calum sapeva qualcosa lei voleva venirne a conoscenza. Ma si riguardò due volte prima di chiedere esplicitamente tutto al moro, in fin dei conti non avrebbe saputo come giustificare questo suo interesse nei confronti di Ashton. Avrebbe semplicemente potuto chiudere con lui, non che ci fosse qualcosa, ma avrebbe anche potuto smettere di far incrociare i loro sguardi e far contento Josh. Ma a lei di ignorare quegli occhi verdi non andava, non più. “Mi ha solo detto che non è un ragazzo affidabile, tutto qui.”
“Capisco.” Calum aveva lo sguardo perso nel vuoto e la ragazza lo aveva notato.
“E tu?” 
“Io cosa?” 
“Non hai nulla da dire?” Haley tirò le ginocchia al petto, poggiandoci sopra il mento.
“Haley te l’ho sempre detto e continuerà a dirtelo. Non farmi domande riguardanti Ashton, non voglio mentirti e su di lui non posso dirti niente.” Lo sguardo del moro era serio, ma il tono molto più dolce e meno preoccupato di prima. “Questa sera uscirete no?” 
“A quanto pare.” sbuffò Haley.
“Bene, chiedi a lui. Ma non far uscire la giornalista che c’è in te, Ashton è facilmente irritabile.” ghignò Calum, facendo sorridere anche Haley, che però smise di colpo. Solo in quel momento realizzò davvero che avrebbe dovuto passare un’intera serata con quel ragazzo. L’agitazione prese il sopravvento, e le sue guancie divennero improvvisamente rosse. 
“Haley?” Chiese Calum preoccupato, smettendo subito di ridere.
“Non posso.” Haley puntò le sue iridi azzurre in quelle castane del ragazzo, sgranando impercettibilmente gli occhi per il nervoso.
“Cosa Haley? Cosa non puoi?” 
“Non posso uscire con Ashton.”


“Cazzo, Haley! Ma cosa..!? Haley non puoi semplicemente segregarti in casa e dargli buca!” urlò esasperata Janelle, dall’altra parte del telefono.
“Ma non posso nemmeno stare con lui!” urlò Haley di rimando, gettandosi a peso morto sul letto.
“Perché no? Haley io credo che..”
“No.” La interruppe Haley, prima ancora che potesse finire la frase.
“Haley! Io credo che-..”
“No.”
“Haley dannazione! Interrompimi di nuovo e giuro che ti faccio diventare bionda!” urlò esasperata Janelle, facendo alzare gli occhi al cielo ad Haley. “Ascoltami. Io credo che tu e Ashton possiate passare del tempo da soli senza uccidervi.”
“Al massimo sarà lui ad uccidere me.” disse sarcasticamente, ma evidentemente l’unica a trovare, più o meno, divertente quest’affermazione era stata lei.
“Ma piantala, mosca! Sai benissimo che Ashton non ti farebbe mai del male.” tagliò corto la bionda.
“Lo so, Janelle.” Rispose sbuffando Haley e lo pensava davvero.
“Ok, bene. Adesso vai a prepararti.” le ordinò dolcemente.
“Jane..”
“Haley, vai. Sono sicura che muori dalla voglia di sapere perché ti ha invitato ad uscire.” 
“Se proprio dobbiamo dire come stanno realmente le cose, Ashton non mi ha invitato ma mi ha praticamente ordinato.” Puntualizzò Haley, scocciata.
“Haley!” La riprese ancora una volta Janelle, però questa volta Haley la sentì ghignare e così sorrise anche lei di rimando. 
“Okay, vado a prepararmi. Ti aggiornerò.” 
“Brava, sta attenta Haley. Ti voglio bene.” Il tono dolce della bionda la fece sorridere d’istinto. Non erano quel tipo di ragazze che si scambiano frasi sdolcinato ogni secondo, perché non ne valeva la pena. Sapeva già quanto una fosse di vitale importanza per l’altra. Senza Janelle, Haley era niente e Janelle senza Haley era niente. Era così ormai, niente avrebbe potuto separarle. Avevano costantemente bisogno una dell’altra.
“Ti voglio bene, Jane.” 
La chiamata si concluse lì, così Haley decise di farsi una doccia e cominciare a prepararsi.

Finì la doccia, che sarebbe dovuta essere rigenerante, ma era servita solo a dare più spazio ai pensieri di Haley peggiorando così il suo stato d’animo. Aveva avuto più e più idee di come sai sarebbe potuta svolgere la serata, ma non sapeva se anche una sola di queste si addicesse ad Ashton. Perché era così, loro non si conoscevano. Lei sapeva a malapena qualcosa su di lui, ma non sapeva se poteva dire lo stesso di lui. Probabilmente non si era mai interessato a lei, o alla sua vita prima di Hornsby. E ne era contenta, da una parte.
Aprì l’armadio e decise di indossare un top aderente in jersey grigio e con la scollatura sagomata, dei jeans neri stretti e scelse i stivaletti neri col tacco 12 da abbinare. Non sapeva dove sarebbero andati, quindi pensò che quel abbigliamento fosse più sicuro. 
Si spostò dal grande armadio allo specchio all’angolo della camera, vicino il letto, e si truccò leggermente. Non avrebbe voluto passare la serata a preoccuparsi della matita sbavata o del rossetto, quindi decise di fare solo una sottile linea di eye-liner, mettere un po’ di mascara e del lucido sulle labbra.
Non appena finì di sistemare la camera, sentì il suo telefono vibrare sulla scrivania.

Da:Sconosciuto
Scendi, ti sto aspettando.



Non era un numero che aveva salvato, e non c’era nemmeno alcuna firma, ma sapeva bene chi fosse. Solo quando bloccò nuovamente lo schermo del telefono si rese conto di star trattenendo il respiro e che i suoi battiti erano notevolmente aumentati.
Sentì l’ansia tornare e dovette sedersi un momento per riprendersi. Non sapeva davvero cosa aspettarsi da un tipo imprevedibile come Ashton.
Dopo essersi assicurata di aver riacquisito un po’ di calma, si alzò e aprì per l’ultima volta le ante del suo armadio estraendone dall’interno la sua giacca di pelle nera, per poi sfrecciare giù.

“Dove vai?” Josh la colse di sorpresa, facendola leggermente sussultare. Pensava avesse avuto il turno di pomeriggio, quindi non si era preparata nessuna scusa per giustificare la sua uscita.
“Uhm, esco.”
“Con?”
“Esco.” Ripeté freddamente Haley e uscì di fretta, cercando di ignorare i sensi di colpa che avevano deciso di assalirla subito dopo lo sguardo dispiaciuto di Josh.

Il vento le soffiava piano tra i capelli, spostandole qualche ciocca sul viso. Haley rimase ferma alla fine del vialetto della casa, cercando Ashton con lo sguardo, ma non lo vide. Il tempo di chiedersi dove fosse, che sentì il telefono vibrarle nella tasca anteriore dei jeans.
1 nuovo messaggio. 

Da: Sconosciuto.
Ti sto aspettando nella traversa dopo casa tua.
 

Lesse più volte il messaggio, sperando che Calum non gli avesse riferito nulla di quello che gli aveva raccontato. Si ritrovò ancora una volta a dubitare di Calum, ma l’ansia per la reazione di Ashton era troppa per scartare ogni idea.
Ripose l’iPhone in tasca, e stringendosi nella sua giacca di pelle, raggiunse a grandi falcate la traversa dopo casa sua, e lo trovo lì.
Si avvicinò, diminuendo la velocità, per prendersi tutto il tempo che le serviva per osservarlo. 

Haley vide  gli occhi del ragazzo puntati su di lei. La solita espressione impassibile, gli occhi freddi e tra le labbra una fastidiosa sigaretta. 
I skinny jeans neri fasciavano perfettamente le sue lunghe gambe. Indossava una maglia grigia con lo scollo a V e a maniche lunghe. I suoi ricci biondo scuro gli cadevano sulla fronte e una volta che furono uno di fronte all’altro, Haley si ritrovò a combattere con la voglia di passare una mano tra quei capelli.
Il ragazzo continuava a fissarla, senza lasciar trapelare nessuna emozione. E in quel momento Haley si pentì di non aver opposto anche un minimo di resistenza, pur di non ritrovarsi li. 
“Ciao.” La voce di Haley fu appena udibile, tanto che Ashton pensò di averla immaginata. Non rispose, però. Guardò un’ultima volta le iridi azzurre della ragazza e ci vide preoccupazione e ansia. 
Per un attimo, Ashton pensò a come sarebbe stato vedere quei occhi felici. Come sarebbe stato vederli accompagnare dei sorrisi. Si chiese se un giorno sarebbe mai riuscito a vedere la ragazza felice che aveva visto nelle foto sul telefono di Calum.
Ma pensò che non sarebbe stata una cosa possibile. Perché quando era con lui, quei pozzi azzurri, erano sempre velati da paura.
Distolse lo sguardo da quei occhi che gli ricordavano l’oceano. Lui non era pronto a nuotare. Si sarebbe affogato, lì dentro.
Prese l’unico casco che possedeva e lo passò alla ragazza, senza però guardarla.
Haley lo prese titubante, girandoselo più e più volte tra le mani.
“Mettilo, così possiamo andare.” la voce di Ashton la sorprese, ma fu felice di sentirla. Odiava quel silenzio che aveva creato tra di loro, la faceva sentire come se fosse nel posto sbagliato.
E forse lo sei. Cacciò via quel pensiero e si concentrò nuovamente sul ragazzo di fronte a lei, che si guardava intorno aspettando che lei indossasse il casco.
“E tu?” Chiese lei, dando voce ai suoi pensieri.
Ashton sbuffò, alzò gli occhi al cielo mentre borbottava qualcosa, puntando poi le sue iridi verdi sul viso della ragazza. “Mettilo.” Ringhiò duramente, incrociando le braccia al petto. 
Haley sentì le guance tingersi di rosso e la rabbia prendere il sopravvento, ma lo sguardo intimidatorio del biondo bastò per farle mordere la lingua e non iniziare quella che sarebbe diventata una vera e propria discussione.
Tirò indietro i lunghi capelli, mettendo poi il casco. Lo chiuse accuratamente, con qualche difficoltà.
“Va bene così?” Chiese acidamente e giurò di aver visto il biondo trattenere un sorriso mentre saliva sulla moto. Haley scosse la testa, salendo poi con qualche movimento goffo. Quando furono entrambi in sella, Ashton mise in moto la Harley, e il motore ruggì quando lo accese.
“Tieniti” le disse Ashton con un ghigno sul volto e uno strano luccichio negli occhi che bastò per far capire ad Haley che non si sarebbe preoccupato dei limiti di velocità. Cercò qualcosa a cui aggrapparsi, ma le dita le scivolarono dalla pelle del sedile al fanale di plastica. Con una mano Ashton, prese prima la mano destra di Haley e poi la sinistra, e se le mise attorno alla vita. Haley s’irrigidì e cerco di tirare indietro le mani, ma Ashton rafforzò la presa sui polsi.
“Non ci pensare nemmeno. Tieniti a me e non mollare la presa. Non ho intenzione di fermarmi e raccoglierti dall’asfalto.” disse spingendo la moto all’indietro con i piedi. Uscì in strada e con uno scatto del polso partì a una velocità esagerata. Haley inizialmente sussultò, stringendo la presa intorno alla vita di Ashton e prendendo il tessuto della sua maglia grigia tra le dita.
Ashton si accorse della reazione della ragazza, così le poggiò una mano sul ginocchio mentre cercava di ignorare le gambe di Haley che si stringevano intorno a lui. 
Haley inizialmente si dimenticò di trovarsi in sella a una moto, la sua attenzione ora era completamente focalizzata sulla mano di Ashton che le stringeva il ginocchio. Sentì la pelle bruciare sotto il tocco confortante del biondo, nonostante la presenza del tessuto che sembrava fare da scudo in quel momento.
“Non avere paura. Alza lo sguardo.” La incoraggiò Ashton. Voleva che lei vedesse ciò che lui amava fare. Voleva che si sentisse come si sentiva lui ogni volta che montava in sella alla sua amata Harley. 
Haley alzò lo sguardo al di sopra della sua spalla, e alcune ciocche ribelli le sferzavano il viso. La velocità con cui si muovevano non le permetteva di vedere le vere condizioni in cui erano le case, le strade e tutte le altre cose che li circondavano, ma questo non la disturbava. La faceva sentire tranquilla, spensierata.
Qualche minuto più tardi, imboccarono a tutta velocità il vialetto d’accesso di una pizzeria. 
Non appena la moto si fermò, Ashton mise la moto sul cavalletto e saltò giù porgendo poi una mano ad Haley, che scese con qualche movimento un po’ goffo che fece divertire il ragazzo.
Haley si sentì in imbarazzo, e la situazione andò peggiorando quando non riuscì a sganciare il casco. 
Vide Ashton scuotere la testa mentre si avvicinava, fermandosi poi a pochissimi centimetri di distanza da lei. Si ritrovarono, così, vicini ancora una volta. Le sfiorò delicatamente il collo, mentre le sganciava il casco, levandoglielo successivamente. Haley deglutì, incapace di staccare i suoi occhi dalle iridi verdi che brillavano nel buio della strada, illuminata da qualche lampione e dall’insegna al neon della pizzeria. 
Ashton avvicinò il suo viso ancora di più, se possibile, facendo sfiorare i loro nasi. Haley pensò che la stesse per baciare, ancora. Ma non si spostò, rimase immobile ad aspettare quel bacio che però non arrivò. Ashton poggiò il palmo della mano destra sul volto di Haley, passandole poi il pollice sulle labbra.
“Non coprirle più con questa roba.” le soffiò a un centimetro del suo viso, allontanandosi poi di scatto.

Haley inizialmente rimase immobile, ad osservare il vuoto. Sentiva ancora il tocco lento sulle labbra e un formicolio sulla guancia. 
Scosse la testa e si lasciò andare in un sospiro, accorgendosi solo in quel momento di aver trattenuto il fiato. 
Alzò gli occhi al cielo, rivolgendo poi lo sguardo verso il biondo che era ormai parecchi passi avanti. 

Ashton entrò nella pizzeria poco affollata, seguito dalla ragazza che camminava con lo sguardo basso nel tentativo di non far notare il rossore sulle sue guance. 
“Va bene lì?” le chiese Ashton, indicando un tavolo che Haley non si degnò nemmeno di guardare mentre annuiva.
Presero posto, uno di fronte all’altro. E solo allora Haley decise di alzare lo sguardo e di guardarsi intorno.
Il posto era carino e accogliente. Le pareti in legno e la moquette rossa rendevano il posto semplice, ma bello. Alcune cornici raffiguranti personaggi famosi addobbavano le pareti. Il loro tavolo si trovava in un angolo del locale, però non molto isolato. Dalla loro posizione avevano l’intera vista dei tavoli occupati per lo più da famiglie o gruppetti di amici.
Sentì il biondo schiarirsi la voce, così puntò lo sguardo su di lui.
“Ti va bene il posto? Il caso..”
“No” lo interruppe “Mi piace.” Fece un sorriso tirato, con il quale sapeva non fosse riusciva a mascherare l’agitazione del momento. Ashton fece un debole cenno con la testa, rivolgendo poi lo sguardo alla sua destra, dove la grande vetrata lasciava intravedere la strada illuminata dai lampioni, il cielo stellato e le fioche luci del porto poco distante da lì.
“Come sta… Lottie?” Azzardò Haley, cercando di dar vita a una conversazione. Odiava quel silenzio e non aveva la minima intenzione di passare la serata con i suoi pensieri. 
“Bene. Le manchi, suppongo.” Rispose semplicemente Ashton facendo troncare così la discussione e mandando in frantumi i tentativi di Haley, che lasciò andare un sospiro abbandonandosi contro il comodo schienale della sedia. 
“Perché hai costruito queste mura, tu?” Haley se ne uscì dal nulla con quella domanda. Ma era decisa a conoscerla, quella risposta. Voleva conoscerlo, quel ragazzo.
Ashton la guardò, gli occhi sgranati e le labbra schiuse. Il respiro accelerato e la mente alla ricerca  di una risposta. 
Haley colse al volo la situazione, sedendosi meglio sulla sedia con i gomiti poggiati sul tavolo e la sua attenzione completamente rivolta al biondo. Fissava quelle labbra come sa da un momento all’altro da li sarebbe uscita la formula magica per la felicità. 
“Ragazzi, volete ordinare?” Un giovane cameriere si avvicinò al loro tavolo, con un sorriso stampato sul volto che però svanì quando vide di non riuscire ad attirare l’attenzione dei due. “Torno dopo, allora.” Il giovane stava per togliere il disturbo, ma Ashton si decise a parlare e approfittare dell’interruzione.
“No, ordiniamo adesso. Grazie.” 
Il cameriere tornò al tavolo e il sorriso raggiante sul volto. Rivolse lo sguardo verso la ragazza, aspettando che gli dicesse la sua ordinazione. Ma non era focalizzata sul cameriere, l’attenzione di Haley. Stava ancora fissando Ashton, non contenta dell’interruzione. Le era passata la fame, a lei. L’unica cosa che desiderava era conoscere quel ragazzo. Il suo passato, il suo presente, lui. 
“Bene, ordinerò io per entrambi allora.” Intervenne ancora Ashton, cercando di non mostrarsi irritato. Lo sguardo della ragazza, quello sguardo indagatore, quegli occhi pieni di desiderio di conoscere, lo stavano irritando. Lo facevano sentire a disagio. I muri che lo circondavano non li aveva di certo creati per vederli crollare, lui.

“Non hai intenzione di toccare il tuo piatto?” Ashton parlò dopo quelli che furono lunghissimi minuti di silenzio. Haley era troppo occupata dai suoi pensieri, per accorgersi che questa fosse senza dubbio l’appuntamento più imbarazzante della sua vita. Non che ne avesse avuti tanti, oltre Andrew. 
“Se non ti piacciono puoi ordinare altro.” Aggiunse il biondo, bevendo un sorso di birra.
“No, no.” Rispose distrattamente Haley, addentando una patatina. “Sono apposto così.” 
“Senti.. La serata non sta andando come avevo previsto.” Sbuffò Ashton, allontanando il suo piatto. 
“E cosa avevi previsto, tu?” 
“Io.. Non lo so.” sbuffò ancora. “Tu.. È colpa tua.” Borbottò, passandosi una mano tra i capelli ricci.
“Colpa mia? Non sono stata io ad obbligarti ad uscire con me.” replicò offesa. 
“Non intendevo questo.. Senti.. Ok. Ricominciamo. Non ho intenzione di far finire la serata qui. A casa non ci voglio proprio tornare, in quella merda. Ti porto in un posto.” Haley trovò insolito sentire uscire tutte quelle frasi così velocemente dalla bocca di Ashton. Era quello sempre calmo e sicuro, lui. Non impacciato e nervoso. 
“Andiamo allora.” Sorrise Haley. 
“Non hai finito la tua..”
“Non ho fame, davvero.” Ed era vero. Era da quando era salita su quella moto che il suo stomaco non faceva altro che ribellarsi. E di mangiare, con quegli occhi verdi davanti, proprio non ne voleva sapere.
“Ok, allora andiamo.” Si alzarono contemporaneamente, e dopo che Ashton pagò il conto si precipitarono di corsa fuori il locale. 
Haley, eccitata di scoprire dove la volesse portare, si diresse in fretta al parcheggio diretta alla Harley del ragazzo. 
“Vieni, andiamo a piedi.” La voce di Ashton la richiamò, facendola tornare indietro. “Non è molto lontano, camminiamo un po’.” aggiunse calmo. Ad Haley piaceva quel tono, quell’Ashton.
Si incamminarono, uno accanto all’altro. Di tanto in tanto le loro spalle si toccavano, ma non importava. Era tutto così diverso. Così tranquillo, ed era bello.
“Dove andiamo?” 
“A vedere le stelle.” Rispose il biondo, dopo aver buttato fuori il fumo. 
Camminarono per quelli che ad Haley sembrarono venti minuti, circa. 
Ma questa volta il silenzio che si era creato tra loro non era imbarazzante. Era un momento colmo di attesa, eccitazione, tranquillità e felicità. Perché si, era felice Haley. Felice di andare a guardare le stelle, dopo tanto tempo. Felice di sapere di avere qualche possibilità a parlare con Ashton. Perché lo aveva visto nei suoi occhi verdi, in pizzeria. Prima che il cameriere li interrompesse, in quei occhi verdi aveva visto un Ashton gridarle ‘Aggiustami’.
Lo avrebbe fatto, lei. Ci avrebbe provato.

Ashton le prese una mano, trascinandola verso una scalinata ripida. Le fece di corsa quelle venti scale, e con il cuore in gola. L’aria fresca che ti entrava dentro e il rumore di onde che si infrangevano contro qualcosa aumentavano il suo improvviso buon umore. 
La piattaforma su cui stavano camminando adesso era leggermente larga, ma sembrava non finire mai. Tantissime barche erano ormeggiate ai bordi del porticciolo sul quale Ashton l’aveva trascinata.
Si fermò di colpo, Ashton. Facendo scontrare Haley contro la sua spalla.
“Questo è il punto perfetto.” Affermò, con lo sguardo rivolto al cielo. 
Haley era troppo presa dal guardare il cielo pieno di stelle, per rispondere. Ashton la guardò e si meravigliò di quanto la trovasse bella sotto la fioca luce che il cielo stellato emanava. 
Si sedette su un blocco di cemento, trascinandola con lui.
“Perché mi hai portata qui?” parlò finalmente Haley.
“Mi piace guardare le stesse.” 
“Anche a me.” Sorrise Haley, voltandosi a guardare il profilo del ragazzo, rivolgendo poi di nuovo lo sguardo al cielo. “Lo facevo sempre, con mio padre.” 
“Adesso non più?” Le chiese Ashton, mentre estraeva un’altra sigaretta dal pacchetto ormai vuoto. 
“No.” Fece spallucce. “Non credi di fumare troppo?” Indicò con un cenno della testa la sigaretta che adesso stava portando alle labbra.
“No.” Disse imitando le sue precedenti azioni.
“Non mi hai risposto.” Fece ad un tratto Haley.
“Vuoi davvero sentire la risposta?” Le chiese Ashton, con un sorriso amaro sul volto.
“Non te l’avrei chiesto, altrimenti.” 
“Non è vero. Secondo me fai anche domande delle quali non vuoi sentire risposta.” Questa volta la piccola risata che uscì dalle labbra del ragazzo era di puro divertimento. Lo pensava davvero, quello che aveva detto. Almeno questo lo aveva capito, di lei.
Guardò la ragazza, che lo guardava imbronciata. Si impose di non sorridere al tenero tentativo della ragazza, aspirando un’altra boccata di fumo dal filtro bianco.
“Facciamo così” buttò fuori il fumo, per poi continuare “Faremo una domanda ciascuno.”
“Allor-…” 
“Comincio io.” La interruppe con un ghigno sul volto che fece perdere ad Haley la voglia di ribattere. Era contenta perché sarebbe riuscita ad avere delle risposte così e questo lato giocoso di Ashton le piaceva. Sentiva che si stava lasciando andare, ma lui ancora non se n’era accorto. 
“Bene, inizia.” Affermò Haley, sopprimendo un sorriso e poggiando la testa sul muro dietro di lei, così da avere lo sguardo rivolto al cielo stellato. 
Ashton la imitò, mentre pensava ad una domanda da porle. La verità era che aveva così tante domande da farle, voleva sapere della sua vita prima di Hornsby, di Josh, della sua famiglia, del suo ragazzo, di lei. Del perché dei suoi occhi lucidi di chi resiste e il sorriso spento di chi finge di essere felice, ma non lo è. 
“Andrew è il tuo ragazzo?” le chiese, e si maledì perché tra tutte le domande che gli giravano per la testa le porse proprio quella più inutile.
“Lo era. Mi sembra di avertelo già detto.” 
“Si, era per essere sicuro. E perché era?” le chiese buttando a terra ciò che era rimasto della sigaretta.
“Una domanda ciascuno. Tocca a me.” puntualizzò Haley facendogli alzare gli occhi al cielo. Decise di iniziare con le cose più leggere, per non farlo innervosire. “Da quanto tempo tu e Calum siete migliori amici?” 
“Da sempre. Ci siamo conosciuti all’asilo, quando eravamo ancora due bambini innocenti.” disse  sorridendo malinconicamente. “Ora tocca a me. Lo amavi?” 
“Io..” Haley si voltò verso di lui, non capendo perché si stesse interessando così tanto ad Andrew. “Credo di si. Credevo di amarlo, perché il sorriso che avevo quando eravamo insieme era il più vero che avessi mai fatto.” 
Ashton sentì la voce della ragazza tremare leggermente, così si voltò a guardarla. Ma non piangeva, lei. Aveva un sorriso triste sul volto e gli occhi lucidi che guardavano le stelle.
“E tu? Hai mai amato?” Gli chiese, sorprendendolo.
“Forse. Ma non farò più lo stesso errore.” Disse lui, irrigidendosi. 
E fu in quel momento che si dimenticarono entrambi del gioco, delle domande, dei turni, e di tutto ciò che li circondava. C’erano solo loro due e il loro passato.
“Sei forte.” Disse ad un tratto Ashton, lasciandola confusa. 
“In che senso?” 
“Sei forte. So che non sei felice, l’ho visto nei tuoi occhi. Quando sei con me hai sempre quell’aria di chi ha perso tante battaglia ma continua a lottare. Hai gli occhi lucidi di chi resiste. E quei sorrisi spenti di chi è stanco di fingere. L’ho visto. Però ho visto che quando eri con Janelle, eri felice. Intendo davvero, felice. Non so cosa ti sia successo, ma sei forte. Riesci a proteggerti, senza però ferire nessuno.” Era come se Ashton stesse parlando con se stesso, solo ad alta voce. Ed Haley rimase meravigliata dalle sue parole. Lui l’aveva capito, era stato in grado di leggere i suoi occhi. E non si conoscevano, ma lui l’aveva capita. 
“E tu? Perché ti sei costruito queste mura?” Questa volta fu il turno di Haley. Il ragazzo rimase un attimo in silenzio, riflettendo poi sulla risposta. 
“Perché ho perso tutto. E no, io non le ho create per poi guardarle cadere.” 




 
_____________Spazio autrice___________________
 
Sono in ritardo di 26 giorni, lo so. E mi dispiace tantissimo, quindi mi scuso. E' stato un periodo un pò difficile, tra  scuola e vari problemi. Riuscivo a scrivere a malapena 2 pagine ogni settimana, mi dispiace davvero tanto e spero voi non vi siate stancate di aspettare e quindi abbandonato la storia. Spero proprio di no. 
In questi giorni sono stata a casa, dal momento che sono stata poco bene, e ho approfittato per scrivere. E' venuto fuori questo capitolo e sinceramente, non so come sia. A me non fa schifo, sia chiaro. Ma non so se piacerà a voi, spero di si. Spero che l'uscita tra Haley e Ashton non sia stata banale. Ci tenevo davvero tanto a quelle scene e spero sia riuscito a scriverle e farvele piacere. 
In caso avete dubbi su qualcosa o su qualche comportamento, ad esempio di Josh, chiedete pure e vi spiegherò. 
Ci tengo a precisare che l'uscita tra Haley e Ashton non è finita e che nel prossimo capitolo ci saranno altri avvenimenti importanti.
Bene, adesso tolgo il disturbo e mi scuso davvero tanto per il ritardo, spero non capiti più. 
Vi ringrazio tantissimo per le 14 recensioni al capitolo precedente, non sono ancora riuscita a rispodere a tutte ma lo farò. Perchè amo rispondere alle vostre recensioni, siete tutte così dolci. Ho visto anche che ci sono nuove lettrici, benvenute. 
Mi scuso per eventuali errori nel testo, ma ho dato una veloce occhiata. Correggerò prossimamente, in caso. 
Vi adoro. 
Baci,
Giada 


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Capitolo 23
*** Voodoo Doll. ***





Voodoo Doll.
 
“Perché ho perso tutto. E no, non li ho costruiti per poi vederli cadere.”

Il vento le sferzava i capelli, non intrappolati nel casco questa volta, mentre sfrecciavano senza limiti per le strade buie di Hornsby.
Quelle parole le rimbombavano ancora in testa, facendo nascere una serie di domande che avrebbe voluto chiedere a tutti i costi ad Ashton.
Voleva sapere cosa aveva perso, di così importante, da farlo diventare così. Lei voleva le risposte a tutte quelle domande che si stava ponendo da quando aveva incontrato per la prima volta quei occhi oscuri e pieni di mistero. Si sentiva come una bambina alle prese con il suo primo puzzle complicato. E le risposte erano i tasselli che le servivano per completarlo.
Ashton quella sera un tassello glielo aveva donato, senza saperlo forse, ma lo aveva fatto. Quelle poche risposte che si erano dati erano serviti ad entrambi per sapere un po’ l’uno dell’altro, forse non abbastanza, ma era un inizio.
Un senso di confusione e disagio prese il sopravvento, e sentì un fastidio alla bocca dello stomaco. Era confusa da tutta la situazione, era troppo per lei, forse. Non riusciva a capirlo. La presenza del ragazzo le creava questo, e lei stava riuscendo a capirlo solo ora. In presenza di Ashton, Haley non riusciva a ragionare razionalmente. La mente le si offuscava e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era alla sua presenza, ai suoi occhi, alle sue labbra, alla sua vita a lei sconosciuta e al suo passato, anch’esso luogo inesplorato per lei.
Capì di essersi cacciata in qualcosa più grande di lei, quando capì che lei di quelle cose voleva venirle a conoscenza.
Troppo presa dai suoi pensieri, non si accorse di aver stretto maggiormente le braccia intorno al ragazzo, prendendo il tessuto leggero della sua maglia tra le dita. Ashton se ne accorse però,ma si limitò a corrugare la fronte e aumentare la presa sul acceleratore. 
Svoltò l’angolo, entrando nella Yardley Ave. La loro strada.
La serata era giunta al termine, e odiò più delle altre volte l’idea di dover tornare a casa. Si era trovato bene, quella sera. Quell’uscita che era iniziata male si era conclusa nella maniera meno prevedibile, proprio non se lo aspettava. Ma quell’uscita lo aveva rilassato, in un certo senso. Il giro in moto, le stelle, il mare, la sua voce. Gli era piaciuto sentirla parlare anche se aveva sentito quella malinconia nella sua voce, e proprio non riusciva a smettere di chiedersi il perché. Ancora erano tante le cose che non sapeva di lei e sapeva bene che doveva fermarsi qui, che avrebbe dovuto prendere ora più che mai le distanze da lei. Eppure continuava a ripetersi che scoprire, anche se poche e piccole cose sul suo conto, gli aveva fatto piacere. E con  quelle piccole informazioni, capì che si sbagliava. Che lei non era una ragazza come le altre. Che lei era diversa da tutte, anche dalla sua Kimberly.
Cercò di ignorare la presa della ragazza, che s faceva sempre più salda, e si fermò a due traverse prima dalla casa di Bennet. Aveva avuto dei precedenti e sapeva per certo che se l’agente Bennet avesse visto la ragazza in sua compagnia avrebbe solo fatto aumentare i suoi guai, e non è aveva davvero bisogno. Quindi per il bene di entrambi, più per il suo però, spense la Harley.
“Scendi.” La sua voce era tornata quella di sempre, e Haley non riuscì a nascondere il fastidio per questo. Pensava che adesso le cose erano cambiate, almeno un po’. Ma poi si diede della stupida, e pensò che forse era questo il vero Ashton. Che un Ashton gentile e spensierato non esisteva.
“Senti, mi dispiace. Non sapevo che Calum ti avesse raccontato quello che è successo con Josh. Io non so cosa sia succ-..”
“Cosa? Cosa doveva dirmi Calum?” I lineamenti del suo viso divennero rigidi e Haley si morse il labbro quando capì di aver detto qualche parola di troppo.
“Io pensavo che..”
“Ti ho fatto una domanda. Rispondi.” Non la urlò quella frase, Ashton. Ma il suo tono di voce era abbastanza freddo e distaccato da far venire i brividi ad Haley.
“Josh… non vuole che io parli con te.” Ammise, con lo sguardo basso. Aspettò che il ragazzo dicesse qualcosa, ma non lo fece. L’unica cosa che uscì dalle labbra del biondo, fu una risata sarcastica.
“Io non so cosa sia successo tra te e Josh, ma non m’importa.”disse Haley, senza guardarlo. Si fermò un attimo, sperando che Ashton avesse qualcosa da dire, ma niente. Allora si sentì una stupida e decise di tornarsene a casa. Si voltò, dandogli le spalle, ma la voce di Ashton la fermò.
“Hai ragione, non sono affari tuoi. Non deve importarti nulla.” Haley lo guardò dispiaciuta, perché tutto quello che aveva da dirle era stato quello. Di farsi gli affari suoi, come sempre. Annuì debolmente, continuando poi a camminare.
“Dai, sali.” Ashton la fermò ancora, e lei rimase ferma a guardarlo. Il suo volto era inespressivo, niente che potesse farle capire il suo attuale umore.
Scosse la testa, chiedendosi perché quel ragazzo fosse così misterioso, così lunatico. E sorrise, contenta che non la potesse vedere. Non lo sapeva nemmeno lei il motivo di quel sorriso, ma era lì. Ed era il sorriso più vero di quel periodo.
Pochi secondi dopo la moto si fermò ancora, però questa volta davanti alla casa di Haley.
“Prima di andare, volevo.. perché questa uscita?” Gli chiese Haley. Erano uno di fronte all’altro. Lui poggiato alla Harley nera, lei di fronte.
Ashton fece spallucce, senza darle una vera risposta. Ma Haley se la fece bastare, quella scrollata di spalle, sapendo fin dall’inizio che una risposta a quella domanda non l’avrebbe mai avuta. Anche se un po’ ci sperava.
“Okay.” Fece un piccolo sorriso, mentre giocava con le sue dita. “Comunque sia, mi è piaciuta. Forse solo dalla sosta al porto in poi.” Sorrise ancora.
“Anche a me.” La sorprese, facendole alzare lo sguardo di scatto. I loro occhi si incontrarono, ancora. Il verde nell’azzurro.
“Ciao.” Lo salutò Haley, ricevendo un cenno con la testa in risposta.
Si voltò, e con passi lenti percorse il vialetto che la separava da quella che ormai era diventata la sua casa da ormai due mesi. Sentiva lo sguardo del ragazzo bruciarle addosso, lo sentiva sulla schiena.
Ashton salì sulla moto, ma partì solo dopo che Haley si chiuse il portone bianco alle spalle.
Haley vide la luce del salotto accesa, ma non si fermò. Il pensiero di discutere ancora con Josh le faceva male. Gli voleva bene, come se fosse il fratello maggiore che non aveva mai avuto. L’aveva accolta in casa, e lei non poteva esserle più che riconoscente. Ma la storia di Ashton era tutt’altra cosa.
Salì spedita in camera sua e chiuse la porta, facendo attenzione a non sbatterla. Si gettò sul letto, prendendo poi il suo telefono e scrivendo un veloce messaggio a Janelle. Tra di loro c’era questa strana cosa, di tenersi sempre in contatto. Trecentosessantacinque giorni su trecentosessantacinque. Molti si sarebbero stufati, ma per loro era come respirare. Non potevano essere costantemente presenti fisicamente, allora rimediavano così.
Sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera, e sapendo che potesse essere solo Josh, pensò per un attimo di far finta di dormire.
“Entra” disse infine, incrociando le gambe sul letto e poggiandoci sopra i gomiti.
Josh aprì la porta, uno sguardo severo dominava il suo volto e Haley stava odiando la vista di quella mascella troppo spesso contratta ultimamente.
“Sei uscita con lui” disse solo.
“Josh, ti prego. Non voglio litigare con te. Si ero con lui.”
“E lo dici così? Come se niente fosse?!” urlò Josh, gettando le mani in aria.
“E’ solo Ashton, Josh. Se davvero non vuoi che io stia con lui allora dimmi il vero motivo, smettila di mentirmi. Dimmelo, io starò ad ascoltare.”
“Tu devi stargli lontana. Okay? Devi, Haley. Lui è pericoloso. Non è un ragazzo che fa per te, starai male con lui. Ti farà solo soffrire.” Il suo tono di voce era così disperato che ad Haley gli si riempirono gli occhi di lacrime, ma si trattenne.
“Josh io continuerò a vederlo.” Disse decisa, alzandosi.
“Ne sei sicura? È questo che vuoi?”
“Si, Josh. Continuerò a vederlo, continuerò a stare con lui, continuerò a vedere sua sorella. E tu non puoi vietarmelo, ti prego. Sono venuta qui per iniziare un’altra vita.” Suonarono quasi come una supplica quelle parole. La voce le tremava e si stava odiando per non riuscire ad essere più forte. Ma davvero non ce la faceva, anche solo andare contro Josh la faceva stare male.
“Okay.”
“Okay?”
“Okay, continua a vederlo. Ma non pensare che io possa mai accettare questa cosa, Haley. Lui non metterà mai piede in questa casa, mai.” Urlò Josh.
A quel punto Haley non riuscì più a trattenersi, e le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Annuì, con lo sguardo rivolto verso il basso e quando Josh si avvicinò per abbracciarla lei si allontanò, scansando le sue carezze.
Lo superò, fermandosi sull’uscio della porta. “Non aspettarmi sveglio.” Uscì definitivamente dalla stanza, scendendo di corsa le scale.
 
La serata sembrava essersi trasformata tutto d’un tratto, e mentre le lacrime le rigavano il viso le sue gambe sembravano muoversi da sole.
Non se ne accorse nemmeno, di essersi fermata davanti a quella casa. Era lì, immobile, con il respiro rotto dai singhiozzi e lo sguardo perso. Però poi lo vide, e senza se né ma, gli andò incontro.
 
Ashton buttò a terra quello che ne era rimasto della sigaretta, più confuso che mai. Haley era davanti a lui, in lacrime, con il trucco sbavato sul viso e il respiro spezzato.
Gli rivolse uno sguardo confuso alla ragazza, che si strinse nelle spalle e tirò su col naso.
“Josh.” Aggiunse poi.
“Che ti ha fatto?”
“Nulla. Abbiamo discusso, ancora.” Disse, stringendo il labbro inferiore tra i denti.
“Smettila.” Ashton fece quei pochi passi che gli bastarono per ritrovarsi vicino al viso di lei e gli tolse il labbro dai denti. “Perché avete litigato?”
Haley non rispose, limitandosi a stringere di nuovo spalle.
“Devi aver fatto qualcosa di grave per far venir fuori una discussione del genere. Cosa? Hai trasgredito il coprifuoco?” ironizzò Ashton.
“No, tu devi aver fatto qualcosa di grave per far si che pensi certe cose su di te.” Disse Haley senza pensarci, e pentendosene subito dopo.
“Io non vol-..”
“Ti va?” Ashton le porse il pacchetto di sigarette, sviando l’argomento. Haley gliene fu grata, da una parte. Ma lei voleva saperlo, il motivo per cui Josh pensava quelle cose di Ashton. La infastidiva, il non sapere.
Scosse la testa, rifiutandola, mentre Ashton ne estrasse una.
“Dovresti davvero smetterla di fumare così tanto.” Disse improvvisamente Haley, dopo che il biondo fece un tiro.
“Perché sei venuta qui?” Ashton ignorò l’affermazione della ragazza, prendendo un altro tiro dal filtro bianco.
Haley tirò su col naso, sentendo poi il suo cuore aumentare i battiti. Neanche lei lo sapeva il perché. Si era solo ritrovata lì, come se non stesse comandando le sue gambe in quel momento.
Rimase in silenzio, voltandosi poi di scatto verso il ragazzo e strappandogli la sigaretta dalle mani.
Ashton la guardò con la fronte aggrottata e un cipiglio sul viso, mentre metteva la sigaretta tra le labbra e ne aspirava una piccola quantità di fumo, tossendo subito dopo.
“Non fumare.” Il suo tono di voce rigido fece sussultare Haley, che adesso lo guardava sbigottita. Era scioccata da come il suo umore cambiasse così rapidamente,  non riusciva mai a stare al passo con lui.
“Ma tu prima..”
“E ora ti dico di no.” Impose fermo, finendo poi di fumare la sigaretta in assoluto silenzio.
“Senti, non sono in grado di stare dietro i tuoi repentini cambi d’umore. Quindi, me ne vado.” disse decisa, scostandosi poi dalla moto su cui anche lei si era poggiata. Non aspettò nemmeno una risposta da parte del biondo, allontanandosi a passo deciso.
“Fermati.” Ashton le urlò dietro, senza però fare un passo. Haley lo ignorò, come le successive tre volte. Poco prima di attraversare, sentì una mano tirarla indietro girandola con forza. La sua mano sinistra finì automaticamente sul petto del ragazzo, che si alzava e abbassava velocemente, mentre l’altra era stretta nella presa ferrea di Ashton.
“Ti ho detto di fermarti.” Le soffiò sul viso. La distanza che li separava era davvero poca.
“E io non l’ho fatto.”
“Vuoi dirmi cosa diavolo è successo con Josh?” le chiese con quel tono di voce tagliente, ma non le fece paura.
“No.” Rispose decisa.
“Smettila. Mi stai facendo arrabbiare.” Il suo tono di voce risultò quasi disperato, quasi come se si stesse trattenendo dall’esplodere davanti a lei. Haley fu grata che lui ci stesse provando, non avrebbe retto altro in questo momento.
“Allora fammi andare via, ti prego..” sussurrò flebilmente, sentendo la stanchezza prendere il sopravvento e la testa pesante.
“Non saresti dovuta venire da me, se avevi intenzione di andartene.”
“Allora accompagnami.” Rispose lei, facendo incrociare i loro sguardi.  Gli occhi azzurri di lei, lucidi e stanchi, in quelli verdi apparentemente vuoti e spenti di lui.
Il biondo annuì, cominciando a camminare lentamente per i marciapiedi bui. Haley sentì qualcosa di strano muoversi dentro di lei, e quando si accorse delle loro mani adesso intrecciate si chiese se lui se ne fosse accorto. E camminarono così, in silenzio, mano nella mano, per le strade buie della Yardley Ave.
 
 
“Quindi, com’è andata ieri l’uscita?” Calum pose la fatidica domanda che Ashton sapeva sarebbe arrivata prima o poi. Era sicuro che l’amico morisse dalla voglia di saperlo e gli sembrava strano che non gli avesse ancora chiesto nulla.
“E’ andata.” Rispose con nonchalance, facendo spallucce.
“Come sarebbe a dire andata? Ashton, sei il primo con cui esce da quando è qui, oltre me ma io non conto. Era tuo dovere fargli passare una bella serata.” Affermò Calum, mentre chiudeva l’anta del suo armadietto, poggiandosi poi sopra per poter avere l’amico di fronte.
“Come sarebbe a dire che tu non conti?” gli chiese Ashton, aggrottando le sopracciglia.
“Io sono il suo migliore amico, tu..”
“Io..?”
“Tu, senti Ashton adesso non incazzarti okay? Ascolta quello che ti dico e poi potrai ribattere, perché so che lo farai.” Calum si fermò, aspettando un segno da parte di Ashton che gli facesse capire di continuare. Ashton lo guardò confuso, ma poi annuì curioso di sapere quello che l’amico avesse da dire.
“Io sono il migliore amico di Haley, ormai.” Iniziò cauto il moro, fermandosi quel poco che bastasse per assicurarsi che Ashton lo stesse seguendo. “Quindi le uscite con me non valgono. Mentre tu ieri l’hai portata fuori, e sei il primo ragazzo con cui esce da quando è arrivata qui, Ashton!”
“Continuo a non capire. Non so cosa ci sia di diverso tra me e te. Tu sei il migliore amico, bene. E cosa c’entra? Era una cazzo di uscita.” Urlò esasperato Ashton, buttando le mani in aria.
“Perché tra te e lei c’è qualcosa, Ashton! Cosa sei diventato, idiota forse? È chiaro. L’hanno capito tutti che tra di voi qualcosa scorre. E non è odio Ashton. Smettila di nasconderti dietro a sentimenti negativi.” Rispose in fretta Calum, guadagnandosi uno sguardo truce da Ashton. “Amico oggi saltiamo qualche ora, io e te dobbiamo parlare.” Disse deciso, riposando tutti i libri dentro l’armadietto per poi far segno al biondo di seguirlo.
 
“E non me l’hai detto?” urlò Abbie, quasi saltandole di sopra.
“Era solo una stupida uscita, non volevo farti preoccupare.” Si giustificò Haley, mentre camminavano insieme per i corridoi della Richmond.
“Almeno mi dici com’è andata?”
“È andata.”
“E’ andata?” le fece eco la bionda, con un tono di voce quasi disgustato. “Era il primo appuntamento da quando sei qui, era suo dovere farti passare una bella serata.”
“Non era un appuntamento, Abbie.” Ripeté per l’ennesima volta in dieci minuti Haley, non sapendo nemmeno lei cosa fosse stato quello della serata precedente. Sicuramente non un comune appuntamento, ma nemmeno una semplice uscita. Almeno non per lei.
“Senti, io e te oggi saltiamo alcuni corsi. Dobbiamo parlare.” Abbie la prese per il braccio trascinandola, letteralmente, tra la folla di studenti fino ad arrivare all’uscita secondaria della scuola.
Attraversarono il cortile sul retro, arrivando poi al campo di football in cui si allenava la squadra della scuola.
“Si può sapere dove stiamo andando?” chiese disperata Haley, cercando di sfuggire dalla persa dell’amica. L’idea di dover parlare dell’uscita, di Ashton e di ciò che riguardasse loro o anche solo lui non le andava a genio. Era ancora confusa dal comportamento del ragazzo, dal suo stesso comportamento, e da tutto il resto. Il problema era che a queste cose non avrebbe mai trovato una risposta, succedevano perché sembravano dover succedere. Loro due insieme non erano sicuramente una cosa semplice da spiegare, ma a lei non interessava. Non era una cosa che dovevano per forza capire gli altri, e se non c’era una spiegazione neanche per lei stessa non le importava. Però sapeva che avrebbe rischiato ancora di tenergli testa, pur di sentire il calore del suo corpo vicino al suo e quella sensazione alla bocca dello stomaco quando le loro mani erano unite.
Si rese conto troppo tardi di essersi fermata, e che Abbie la stesse guardando con uno sguardo indagatore.
Si guardò in giro, e capì di trovarsi dietro le scalinate della curva nord del campo.
“Perché qui?” le chiese.
“Perché possiamo parlare tranquille.” Affermò Abbie, appendendo la borsa su un gancio di ferro rotto e sedendosi su uno dei tanti blocchi di cemento.
“Parlare di cosa, Abbie?” sbuffò Haley, sedendosi anche lei.
“Di te, di Ashton, di voi.” Abbie si accese una sigaretta, mentre Haley sentì una morsa allo stomaco a quel ‘voi’.
“Non esiste un noi. E poi non c’è comunque niente da dire.”
“Haley, ti ho già detto che Ashton non mi piace. Ma è chiaro che tra di voi sta succedendo qualcosa e io devo capire cosa. Lui sta prendendo il sopravvento, e tu non puoi ammalarti di lui.” affermò seria Abbie, mettendosi poi una sigaretta tra le labbra.
“Abbie, piantala.” Rise Haley. “Stai descrivendo Ashton come se fosse una persona orribile, o addirittura un assassino. L’ultima frase mi ha fatto pensare tanto ad una malattia.” Rise ancora, ma non era una risata sincera. Era infastidita da quelle supposizione, anche se non era di lei che stava parlando. Perché Ashton non era così. Era freddo, distaccato, lunatico e spesso e volentieri stronzo. Ma lei non riusciva a vederlo come una brutta persona, ci aveva provato ma non ci riusciva. Lei lo sapeva, che lui aveva i suoi buoni motivi. E a lei le persone che giudicano senza sapere non le sono mai piaciute.
“Cosa ti dice che non lo sia?”
“Abbie è un fottuto ragazzo, della nostra età! Sta sempre solo, è vero. È anche vero che è freddo, distaccato e stronzo, ma non è una persona orribile.” Spiegò Haley, cercando di mantenere la calma.
“Haley sono anni che lo vedo in questa scuola, e negli ultimi due anni è cambiato. È diventato pericoloso, Hal.” Asserì seria Abbie, e Haley quasi pensò di arrendersi all’idea che lei stesse sbagliando, che Ashton fosse davvero una persona pericolosa come tutti dicevano.
“Non so il motivo del suo cambiamento. Ma per me non lo è, non con me.” disse infine e Abbie sospirò.
 
“Come ti sei trovato ieri sera?” gli chiese Calum, cercando di cominciare il discorso nella maniera più tranquilla. Sapeva che avrebbe dovuto chiedergliele indirettamente certe cose ad Ashton, altrimenti non avrebbe mai ricevuto nessun tipo di risposta dal biondo riguardo l’argomento.
“Bene, credo.” Rispose Ashton, avvicinando poi il filtro della sigaretta alle labbra.
“E lei?”
“Ha detto di essere stata bene.”
“Dove siete andati?”
“In pizzeria, poi abbiamo guardato le stelle. Mi andava così.” Rispose con nonchalance facendo ancora spallucce.
“A guardare le stelle ci vai sempre solo, Ash.” Sorrise Calum “Perché non lo ammetti?”
“Cosa?” chiese Ashton, facendo finta di non capire. Sapeva cosa intendeva Calum, solo non la pensava allo stesso modo.
“Perché non ammetti che tra di voi sta succedendo qualcosa?” Calum specificò, senza smettere di sorridere. Ashton era il suo migliore amico e due anni fa aveva perso l’unica persona che era capace di farlo amare e di farlo sentire amato. Poi si era chiuso in se stesso, creandosi quella corazza. E Calum era pronto a tutto, pur di sapere che Ashton tornasse ad essere felice, lontano dai sensi di colpa e dai demoni che lo mangiavano dentro.
“Perché lei nemmeno mi piace.” Sospirò “Non capisco cosa sia successo, perché mi senta in quel modo in sua presenza. Ieri continuavo a dire cose che non ho mai detto, succede ogni volta che sono con lei. Come se avesse una bambola voodoo nascosta. Perché non riesco a controllarmi, vorrei correre via e poi rimango. Se al massimo corro, e per fermarla.”
 
“Dove ti ha portata ieri sera?” Abbie decise di rompere il silenzio, dopo aver osservato Haley con lo sguardo perso. Si sentì in colpa per averle messo forse idee in testa su Ashton Irwin, ma lei le voleva bene. La voleva al sicuro.
“In pizzeria, però siamo stati poco. Poi siamo andare a guardare le stelle.” Haley si fermò e sorrise inconsciamente al ricordo di quel momento, Abbie lo notò ma non disse nulla. “Abbiamo parlato, e le sue parole continuano a tormentarmi. Sai, succede sempre da quando lo conosco che tutto, le sue parole o i suoi gesti, mi restino impressi. Così impressi che la testa comincia a farmi male, anche il petto e lo stomaco. Faccio fatica a respirare. Ogni volta che lo vedo il mio cuore comincia a correre via, forse per l’agitazione forse no.. non lo so. È successo anche ieri sera. Poi quando mi ha portata a casa, per la seconda volta, mi ha salutato solo con un cenno del capo ed è andato via. E più scompariva nel buio, più sentivo la voglia di gridargli di fermarsi. Di gridargli che a casa non volevo tornare, che sarei rimasta volentieri a battibeccare con lui tutta la notte.”  
 
 
 
________ Spazio autrice_____________

Ciao ragazze, si sono ancora viva. Però voi non odiatemi perché io vi amo ancora.
È un periodo difficile per me e davvero, scusatemi.
Finalmente sono riuscita a finire il capitolo, che è un capitolo di passaggio. È corto, ma spero vi piaccia. Cercherò di aggiornare in fretta, scusatemi davvero.
Sono di fretta, ringrazio velocemente tutte le ragazze che continuano a seguire la mia storia e a recensire, siete fantastiche. Dalla prima all’ultima.
Scusatemi per eventuali errori nel testo, rileggerò più avanti e appena ho un pò di tempo in più.
Vi adoro.
Grazie mille.
Baci,
Giada

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Capitolo 24
*** You will be my downfall. ***






You will be my downfall.
 
 
Il fine settimana era arrivato fin troppo in fretta e i giorni che passarono furono troppo silenziosi. La situazione tra Haley e Josh era terribilmente tesa, il che contribuiva al malumore della ragazza.
Si trascinò a passo lento alla finestra, mentre scostava le tende. Il sole illuminava la Domenica, eppure c’era quell’aria fredda. Che ti entra dentro, fino alle ossa. Ma Haley le amava le giornate così. Erano un po’ come lei, alla fine.
Tornò sul letto, gettandosi sul morbido materasso lasciando che alcune ciocche di capelli le coprissero il viso, mentre le altre erano sparse sul cuscino.
Ancora una volta si ritrovò a pensare ad Ashton, e a quale potesse essere il motivo del suo silenzio in questi giorni. Dopo l’uscita di quella sera, non si erano più rivolti la parola. Quando si incontravano nei corridoi della scuola, lei cercava il suo sguardo mentre lui sembrava fare di tutto pur di evitare le iridi azzurre di lei. E ci rimaneva male, Haley. Ma non lo dava a vedere. Scuoteva la testa e continuava a camminare dritto, come se non si aspettasse nulla. Alla fine non lo sapeva davvero cosa aspettarsi, da Ashton. Probabilmente nulla. Non lo aveva ancora capito. Ma non poteva fare altro che pensare a lui, da quella sera. Alle loro mani incrociate. Ai loro volti vicini.
Chiuse gli occhi, mentre l’immagine di loro due vicini prendeva il sopravvento, ma poi il suo telefono squillò e quell’immagine si dissolse improvvisamente.
Si alzò di corsa dal letto, recuperando l’aggeggio che suonava sul mobile in legno.
Sorrise, sentendosi già un po’ leggere solamente nel leggere il nome della sua migliore amica sul display.
“Janelle”
“Ehi, piccola mosca” la voce della bionda risuonò allegra, e fu come se le stesse trasmettendo un po’ di buon umore attraverso quelle semplici parole. “Mi manchi tanto, come stai?”
“Anche tu. Sto, credo. Tu?” rispose Haley, girandosi una ciocca di capelli tra le dita.
“Stai? È positivo o negativo? Io bene. Mi manchi, mi manca anche Calum. Ma sto bene, dai.” E Haley un po’ fece finta di crederci che lei stesse davvero bene. Ma lo sentiva che dietro quel suo tono allegro, troppo allegro per i suoi gusti, si celava un po’ di malinconia e tristezza. La conosceva bene. Così bene da sapere che quando era così allegra, in fondo non stava poi così bene. Ma non gli fece nessuna domanda, perché sapeva anche che quando non ne parlava voleva significare solo una cosa: che cercava di convincere anche se stessa che stesse bene. E su questo erano uguali. Erano fatte così, delle volte preferivano non parlare dei loro problemi perché parlarne le avrebbe fatte sentire solo peggio.
“Non lo so.” Sospirò Haley.
“Cosa, Hal?”
“Ho.. delle brutte sensazioni.”
“Brutte sensazioni su cosa? Sul tuo ‘sto’? Su Josh? Su Ashton? Su cosa, Haley?”
“Credo.. su tutto.” Rispose dopo un po’ di esitazione. “Non so come sto, mi sento terribilmente vuota, confusa e sola. Non so cosa fare con Josh, non ci parliamo da due giorni, ovvero dalla sera dell’uscita. Non so cosa succede con Ashton, è tornato lo stesso di sempre. Sta in disparte, non ci parliamo più, non si sforza nemmeno di ricambiare il mio sguardo.” Haley sospirò, ancora. Dette un pugno al materasso, mentre chiudeva gli occhi. Cercò di trattenere le lacrime, perché tutto ad un tratto si rese conto del fatto che niente nella sua vita potesse andare per il verso giusto, nemmeno per una volta.
“Ehi” disse Janelle dolcemente, sentendo i respiri irregolari di Haley. “Hal, calmati.”
“Fa tutto così schifo.” Aggiunse Haley.
“No, Hal non dire così. Sono cose che si posso risolvere.”
“Si, e come? Josh non ha intenzione di dirmi la verità, Ashton sembra odiarmi di nuovo. E la mia vita continua a fare schifo, come sempre. Non c’è niente da risolvere, Jane.” Sollevò la mano dal materasso, e cominciò a giocare con una ciocca di capelli.
“Ehi, sai che mi dispiace sentirti così. Vorrei essere li e abbracciarti, però non posso. Ma adesso stammi a sentire, okay?” la riprese dolcemente Janelle, e Haley tirò su con il naso mentre si tirava a sedere.
“Ti ascolto”
“Okay..” Janelle fece un lungo respiro, per poi iniziare a dire quello che sperava avrebbe potuto migliorare l’umore di Haley “Per quanto riguarda Josh posso aiutarti poco, perché non sono brava in queste situazioni come sai altrimenti non avrei problemi del genere anche io con mio padre.” Ghignò un po’, cercando di far sorridere anche Haley. “Invece su Ashton, ho parecchie cose da dirti Hal. Sei pronta a sentirle?”
“Credo di no.” Sbuffò sinceramente la mora, mentre il suo sguardo era fisso su una foto in cornice che ritraeva lei e Janelle.
“Sono stata poco con Ashton nei giorni in cui ero lì” iniziò Janelle “Ma mi sono bastati per capire che non è un tipo molto.. semplice. È abbastanza..”
“Complicato.” Completò Haley per lei.
“Si, complicato. Come.. rotto. Come se un pezzo di lui si fosse rotto negli anni precedenti, Hal. Però non è detto che questo pezzo non si possa aggiustare.”
“Sicuramente però non posso essere io ad aggiustarlo. Non vuole vedermi, Jane. Mi evita, nonostante la nostra strana uscita. Credo di dover lasciar perdere. Davvero.” Ammise afflitta Haley, cercando di non lasciar trapelare troppa delusione nelle sue parole. Continuava a pensare che fosse una stupida a stare male per Ashton, perché alla fine non erano niente loro.
“Secondo me no, Hal. La Haley che conosco io mi diceva di essere stanca di scappare.”
“Forse quell’Haley è scomparsa. Forse sta tornando quella apatica, stanca di tutto e tutti..” lasciò la frase a metà, ma Janelle aveva capito. Lei ci era stata quando Haley aveva perso le speranze, e adesso che stava riuscendo pian piano a riprendersi non voleva che sprofondasse ancora in quel baratro. Non ancora. Le voleva troppo bene per far si che questo accadesse.
“Secondo me devi essere una nuova Haley. Una forte, una che ottiene ciò che vuole, che siano delle semplici risposte o che sia aggiustare un ragazzo. Okay? Fermalo, parlagli, chiedigli quale problema lo affligge. Perché è chiaro che se dopo vari baci e un’uscita non si è ancora deciso a comportarsi da ragazzo normale con te, abbia qualche problema.” Affermò con una convinzione che fece ridere Haley, poi però tornò seria “Reagisci, Hal. Costringilo ad ascoltarti e ottieni le risposte che vuoi. Solo così potrai vedere cosa succede con questo ragazzo.”
“Ti sposerò un giorno, Jane.” Affermò Haley, dopo qualche minuto di silenzio.
“Accetto volentieri. Pretendo solo un bell’anello, e poi fisseremo data, ora e chiesa.” E risero insieme, ritrovandosi ancora una volta a ringraziarsi silenziosamente per essersi trovate ed essere rimaste.
 
“Che ne dici di andare al locare questa sera?”  Ashton poggiò la schiena contro la parete grigia della sua camera, tappezzata da qualche poster di alcune famose rock band.
“Ashton è Domenica, domani mattina abbiamo scuola.” Rispose Calum, con il fiato corto per via della solita corsa pomeridiana che faceva la Domenica.
“Lo so, Cal. Ho bisogno di soldi. E poi non finiremo tardi, okay? Dai vieni.” Ribatté Ashton, annoiato all’idea di dover andare solo al locare. In altre circostanze sarebbe stato felice di andare a guadagnare un po’ di soldi e poi potersi divertire un po’, ma in quel momento era appena uscito da una discussione con sua madre e in più il suo umore negli ultimi giorni era peggiorato di gran lunga.
“Ok, ci sto.”
“Perfetto.”
“A una sola condizione, però” aggiunse in fretta Calum, prima che il riccio chiudesse la chiamata.
“Quale?”
“Viene anche Haley.”
“No.” Rispose senza pensarci due volte Ashton. “Non esiste.”
“Allora questa sera non avrò molta voglia di uscire.” Ghignò Calum, sapendo che così sarebbe riuscito a convincere Ashton.
“E va bene, ma chiamala tu. Vaffanculo Calum, davvero con tutto il cuore.”
 
Calum entrò nel vialetto di casa Bennet, superandolo a grandi falcate. Sapeva di star rischiando parecchio nel costringere i due a stare insieme nello stesso posto per più di qualche minuto, ma era una cosa che si era promesso di dover fare.
Lo aveva notato come Ashton si stesse tirando indietro, adesso. E se almeno non poteva far capire ad Ashton di star facendo l’errore più grande della sua vita, allora voleva far capire ad Haley che il problema non era lei. Non poteva lasciarglielo pensare.
Bussò la prima volta al grande portone in legno bianco, ma senza risultati. Così provò una seconda volta, e infine una terza. La porta si aprì, mostrando l’agente Bennet in divisa.
“Salve, agente Bennet” lo salutò educatamente, con un mezzo sorriso sul volto. Non voleva che Josh pensasse male anche di lui, non voleva che gli impedisse di vedere Haley.
“Puoi chiamarmi Josh, Calum. Comunque..” Josh si guardò dietro le spalle, su per le scale. “Non so se Haley abbia voglia di visite. Non esce dalla camera da.. ieri sera.”
“Oh..” Anche Calum rivolse il suo sguardo verso le scale, mentre sentiva chiaramente una forte musica provenire dal piano di sopra. “Le dispiace se provo a parlarle?”
“Uhm..” Josh ci pensò un po’ su, incerto sul da fare. Avrebbe preferito fermare Calum e porgli milioni di domande su Ashton e Haley, su cosa ci fosse tra di loro. Ma non lo fece. “Okay, vai. Sai dove si trova la sua stanza.”
Calum annuì, ringraziandolo. Salì velocemente le scale, fermandosi poi davanti alla porta della camera di Haley.
La musica si sentiva in maniera eccessiva, e si stupì pensando che non avrebbe mai immaginato Haley fosse una ragazza che ascoltasse questo genere di musica.
Aprì piano la porta, non sapendo cosa aspettarsi.
La prima cosa di cui ebbe la visuale fu il grande letto matrimoniale, pieno di cuscini ma ordinato. Era convinto di trovarci Haley sdraiata, ma non era lì. Entrò piano, attento a non far rumore e la trovò seduta sulla comoda poltrona girevole, piegata sulla scrivania mentre scriveva. Dava le spalle alla porta, impedendo così a Calum una visuale del suo viso.
Rimase qualche secondo ad osservarla, pensando a cosa potesse star scrivendo.
“Ehi, Hal.” Disse dopo un po’, con quel tono di voce che usava solo con lei.
La ragazza si girò di scatto, con gli occhi sgranati e la penna stretta nella mano destra, mentre il petto coperto da una maglietta nera a maniche lunghe si alzava e abbassava a un ritmo irregolare. Era visibilmente spaventata, ma Calum non riuscì a trattenere una risata.
“Ma sei diventato pazzo o cosa? Mi hai fatto prendere un colpo, idiota.” Si lamentò, lanciandogli contro il suo vecchio peluche bianco.
“Si, ho visto. Scusa non volevo.” Disse ancora tra le risate.
“Da quanto sei qui?”
“Qualche secondo, mi ha fatto entrare Josh. Puoi abbassare?” disse Calum con una smorfia, mentre faceva un gesto vago con la mano destra.
Haley si alzò sbuffando, facendo ricadere lungo le sue gambe la larga tuta grigia che aveva deciso indossare quella mattina. Si avvicinò con passo lento all’iPhone e chiuse la musica.
“Cos’era?” chiese Calum, con ancora quella smorfia sul viso che riuscì ad irritare Haley.
“Cosa?”
“Tutto. Quella musica, tu.. e questa” disse indicando la sua tuta.
“Black Veil Brides, fantastici. Mai sentiti?” rispose sarcasticamente, ignorando il commento sulla sua tenuta.
“Haley, seriamente. Che succede?” Questa volta Calum fu serio, mentre si avvicinava ad abbracciare la ragazza. Era il loro saluto quello, ormai. Haley si rifugiò tra le sue braccia, poggiando il viso sul petto del ragazzo.
“Niente, va tutto bene.” Rispose, dopo essersi allontanata un po’.
“O mi dici cosa sta succedendo, o ti dai una sistemata e vieni con me.”
“Cosa? Calum tu non puoi piombare qui e dirmi di sistemarmi e uscire.”
“Sono il tuo migliore amico, giusto?” le chiese, lasciandola confusa.
“Che domande sono, Cal?”
“Rispondi: si o no.”
“Ovvio che si.”
“Allora piombare qui e obbligarti ad uscire e interrompere la tua vita da ragazza depressa è un mio diritto. Su, preparati.” Rispose allegro, mentre la spingeva letteralmente verso l’armadio.
“Mi dici almeno dove si va?” si lamentò Haley, mentre apriva le ante dell’armadio.
“A ballare.” Ammiccò Calum, aiutandola a scegliere cosa indossare.
 
Un’ora più tardi, Haley si ritrovò nella stessa discoteca in cui Calum l’aveva portata settimane fa, omettendole la presenza di Ashton. A differenza di quella volta, ora Haley sapeva che ci sarebbe stato il biondo. E si aspettava di reagire in maniera diversa, magari anche saltare dalla macchina in corsa pur di non vederlo, ma l’effetto fu il contrario. Non appena Calum le comunicò che il biondo li aspettava lì, sentì il suo cuore aumentare di qualche battito e il suo stomaco ribellarsi. Era strano ammetterlo anche a se stessa, ma a lei quegli occhi verdi le mancavano.
E anche quel comportamento da lunatico. E anche quella voce. Non la sentiva da tre giorni, ma si rese conto in quel momento che tre giorni di silenzio tra loro erano troppi.
E adesso era lì, con un paio di skinny neri a fasciarle le gambe, un top nero corto in vita e una camicia a quadri rossa lasciata aperta.
Ashton era due passi avanti a lei, seduto su uno di quelle poltroncine di velluto rosse. Passò il suo sguardo attento dal trucco ben fatto dei suoi occhi agli anfibi neri che le davano un’aria da ragazza ribelle, cosa che Ashton non pensava affatto che fosse. Pensava sempre che Haley fosse tutto, fuorché una ragazza dura e ribelle.
“Finalmente siamo arrivati.” Fu Calum a rompere l’imbarazzante silenzio che si era creato, cosa che Haley e Ashton non fecero perché troppo attenti a scambiarsi sguardi intensi, in un silenzio pieno di parole non dette.
“In effetti mi stavo annoiando.” Borbottò Ashton, portando lo sguardo sulla pista da ballo.
“C’era traffico.” Si giustificò Cal, prendendo posto su una poltroncina, e Haley fece lo stesso. “Ordiniamo qualcosa?”
“Questa volta passo.” Rispose Haley, volendo evitare che la serata procedesse come l’ultima volta che era stata nel locale. Si sentì osservata, e alzò lo sguardo, incrociando le iridi tendenti al verde del biondo. Fu come uno sguardo d’intesa, entrambi ricordavano perfettamente gli avvenimenti di quella sera, e Haley sentì le guance andare a fuoco mentre lo sguardo insistente di Ashton rimaneva posato su di lei.
“Ashton, tu?” Haley ringraziò mentalmente il moro, che riuscì a spezzare quel momento pieno di tensione. Ashton negò solamente con la testa, poggiando poi la schiena sul morbido schienale della poltrona e gettando la testa indietro.
Haley rimase ferma a guardarla, come incantata da ogni sua mossa.
Così bello quanto dannato, pensò.
 
Per il tempo che seguì, Haley si pentì amaramente di essere uscita di casa. Non era affatto di buon umore, la musica le dava fastidio, e persino vedere quelle persone ballare spensierate e ubriache in pista la infastidiva.
Semplicemente perché voleva essere un po’ come loro, avere un po’ della loro spensieratezza. Mentre lei era lì, seduta si una poltroncina rossa, che alternava il suo sguardo dalle sue mani a Calum, che ogni tanto le chiedeva se stesse bene.
“Ragazzi, mi sta chiamando Janelle, torno subito.” Il moro si allontanò con un sorriso stampato sul volto, mentre Haley quasi gli implorava con lo sguardo di restare.
“Stai tranquilla, non ti mangio mica.” Ghignò Ashton, irritandola. Portò lo sguardo su di lui, e lo vide con la solita sigaretta tra le labbra.
“Dovresti seriamente smetterla di fumare o almeno moderarti, non credi?”
Ashton scosse la testa, il ghigno ancora presente sul suo volto ma adesso sembrava come infastidito. Fece un ultimo tiro, gettando poi ciò che era rimasto della sigaretta nel posacenere. “Sei esasperante, Bennet.” Si alzò, senza nemmeno degnarla di uno sguardo e scendendo in pista.
Fu in quell’esatto momento che le parole di Janelle tornarono vivide nella mente di Haley. Si alzò, rimanendo inizialmente ferma sul posto mentre cercava di intravedere la figura di Ashton tra la folla di gente che si muoveva a ritmo della musica. Lo intravide, così si decise a raggiungerlo. Si immerse tra la massa di persona, evitando di sbattere contro qualcuno ma fu piuttosto difficile. Per un attimo pensò di aver perso di vista Ashton, ma poi lo vide. Era dall’altro lato del locale, che sembrava star parlando con un uomo. A quel punto non le importava davvero come Ashton avrebbe reagito, ma lei voleva delle risposte. E subito. Voleva che smettesse di ignorarla. Se la detestava per qualche motivo a lei sconosciuto, doveva almeno dirglielo.
Si diresse a passo svelto verso il biondo, e quando fu abbastanza vicina lo strattonò per un braccio, senza dar peso all’uomo che adesso era fermo ad osservarli.
“Cosa vuoi? Vattene, Bennet.” Quello di Ashton fu un sussurro, ma nonostante la musica forte Haley riuscì a capire ogni singola parola e capire quanta rabbia ci fosse nel suo tono di voce.
“No. Devi smetterla, con questa cosa. Qualsiasi cosa sia. Devi dirmi cosa ti passa per la testa, adesso.” Ribatté Hal, cercando di tener testa al biondo. Era una cosa che non aveva mai fatto prima d’ora, e non poteva dire di non provare un po’ di timore, ma per lo meno stava riuscendo a nasconderglielo.
“Haley, piantala. Ne parliamo dopo. Adesso vai.”
“No.”
“Irwin, io ho da fare. Ci diamo una mossa?!” La voce dell’uomo interruppe i due, portando la loro attenzione su di lui. Haley lo analizzò solo in quel momento, chiedendosi cosa volesse un uomo della sua età da Ashton. Non le venne in mente niente, che potesse collegare i due.
“Si, certo. Solo un attimo.” Ashton si scusò con quel tono di voce freddo e distaccato, tornando poi con lo sguardo su di lei. “Haley, adesso vai lì. E aspettami. Non ho niente da dirti, ma adesso devi toglierti dai piedi.”
Haley trattenne il fiato per pochi attimi, mentre sentiva quel fastidioso nodo formarsi in gola e lo stomaco ribellarsi.
“Non preoccuparti, non mi avrai mai più tra i piedi Ashton.” Furono le ultime parole di Haley, sussurrate senza disprezzo ne rabbia. Solo dolore, probabilmente. E si allontanò, mentre Ashton restava a guardarla andare via.
 
Non seppe come riuscì a trovare quell’uscita, probabilmente neanche si accorse di starsi dirigendo fuori dal locale fino a quando l’aria fredda della notte la colpì in pieno. Le faceva male la testa, e voleva piangere. Voleva piangere per Josh, per Ashton, per la sua famiglia. Voleva piangere per stare bene. Ma non ce la faceva, nonostante gli occhi pieni di lacrime. Erano lì, ferme. E faceva così male. Si strinse nelle spalle, mentre un leggero venticello le soffiava contro. Tirò su con il naso, mentre pensava a quanto volesse tornare a casa. Nella sua vera casa, a Sydney. Con i suoi genitori, con suo fratello, con le sue vecchie amiche. Voleva tornare quella ragazza spensierata, felice nel suo piccolo. Felice, voleva essere solo felice.
Una lacrima le rigò il volto, fu l’unica lacrima che le bagnò il viso quella sera. Ma non la fece sentire meglio.
Sentì la piccola porta di ferro sbattere bruscamente contro il muro, e si girò di scatto. Non era l’uscita principale quella, ma l’uscita che portava al retro della discoteca. In un piccolo vialetto, silenzioso e scarsamente illuminato dalla presenza di qualche lampione mal funzionante.
Per un attimo provò un po’ di paura, non sapendo chi potesse essere, poi però lo video. Era lì, e la fissava con duramente, con le labbra serrate e le braccia lungo i fianchi.
“Sei per caso impazzita a stare qui da sola? Torna dentro.” Le impose duramente, con quel tono che lei odiava. Tono freddo, senza emozioni. Le dava fastidio quando lo usava con lei.
“Ashton, vattene.” Disse solo, la voce flebile. Stanca solo all’idea di dover iniziare una discussione con lui.
“Entra con me.” Ribatté severamente.
“Non ho intenzione di rientrare, non con te Ashton.”
“Non ho intenzione di andarmene, allora.” Replicò, avvicinandosi al muro di fronte a quello in cui era poggiata Haley.
“Ashton non so a che gioco tu stai giocando, ma io non ho voglia di giocare, okay? Mi hai chiesto di andarmene, e me ne sono andata. Adesso vattene, per favore.” Non lo guardò, mentre glielo diceva. Perché nonostante stesse cercando di mandarlo via, era terrorizzata all’idea che lui lo facesse davvero.
Ashton non rispose, si limitò a estrarre il pacco di Lucky Strike dalla tasca dei suoi skinny, estraendo una sigaretta.
Successe tutto in pochi attimi, prima che Ashton riuscisse a portarsi la sigaretta tra le labbra, Haley scattò in avanti, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso. Prese la sigaretta dalle mani del ragazzo e la gettò a terra, calpestandola. Nel mentre, non staccava le sue iridi azzurre da quelle verdi di lui, che la fissavano con stupore.
“Devi smetterla. Queste ti ammazzano.” Sussurrò piano Haley ma con disprezzo, senza spostarsi.
“Io dico che non saranno quelle ad uccidermi.” Rispose Ashton, dopo qualche secondo di silenzio. Prese per i fianchi Haley, eliminando così ogni centimetro di distanza che li divideva. Le mani di lei sul suo petto, e loro volti a un palmo di distanza. Cominciò a farle dei cerchi con il pollice, sulla pelle che il top lasciava scoperto. Le sfiorò il naso con il suo, più volte, fino a fermare le sue labbra sulle sue. Ma non la stava baciando, non ancora. “Sarai tu ad uccidermi, Haley. Sarai la mia rovina.” E la baciò. Niente di ciò che li circondava aveva senso, in quel momento. Niente avrebbe avuto più importanza delle loro labbra unite, dei loro corpi così vicini e dei loro cuori che battevano all’unisono.
 
 
 
_______Spazio autrice_________
 Ehi 

Provo davvero un forte senso di vergogna a postare un capitolo come questo. Mi fa particolarmente schifo, davvero. Saper di avervi fatto aspettare così tanto solo per questo capitolo, mi dispiace davvero tanto.
Inoltre, capirò se avete deciso di non leggere più la storia o altro, a causa dei continui ritardi, quindi capirei.
Allora, come ho già detto, secondo me dire che questo capitolo è orrendo è poco. Ma mi piacerebbe comunque sapere cosa ne pensate voi, siate sincere.

Non sto facendo altro che scusarmi in questo noioso spazio autrice lo so, ma non è stato un periodo particolare, che ha influito sulla storia. Quindi spero di rimediare con il prossimo capitolo.
Scusatemi per eventuali errori, correggerò quando sarò in condizione di farlo in caso ce ne fossero. Grazie a tutte, comunque. 

Ah, ho intenzio di fare un nuovo trailer per la storia. Così, giuro per fare qualcosa ahah e anche perchè il primo non mi piace tantissimo.

Baci,
Giada 

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Capitolo 25
*** You can not save me. ***


You can not save me.

Ci sono diversi tipi di silenzi. I silenzi pieni di dubbi, di orgoglio, di vendetta, di tristezza. Poi ci sono quei silenzi belli, quelli che accompagnano gli abbracci, quelli che ti riempiono il cuore. Il silenzio che seguì il loro bacio invece, era un altro tipo di silenzio. Uno di quelli che precede le tempesta.
Haley interruppe il bacio, allontanandosi quel poco che le permettesse di guardarlo negli occhi. Erano ancora abbastanza vicini da poter sentire l’uno il respiro dell’altro.
“Perché? E se volessi aiutarti? Se volessi.. salvarti?”sussurrò lei, senza distogliere lo sguardo da quei occhi verdi e cupi.
“Non puoi, Haley. Non ce la faresti. Ci faremmo male entrambi. Finiremo col distruggerci.” Ashton rispose dopo quelli che, ad Haley, sembrarono interminabili secondi, cogliendola di sorpresa. “Sarebbe tutto così sbagliato.. Tu sei un pericolo per me, e io per te. Sono cattivo, Haley.”
“No, Ashton. Non posso credere che tu lo sia davvero, non voglio crederlo. Questa cattiveria è solo la tua corazza, io lo so. È una maschera che tieni costantemente, per paura che qualcosa o qualcuno possa ferirti ancora, come è già successo. Tu non sei cattivo, tu sei ferito.”
Ashton rimase sorpreso da quelle parole. Lui non gli aveva mai detto niente, eppure lei era lì a dirgli come stavano davvero le cose. Lei l’aveva capito, senza c che lui parlasse mai.
“Finirebbe comunque male. ” disse alla fine, distogliendo lo sguardo da quelle iridi azzurre e lucide, che brillavano nel buio della notte.
“Non m’importa Ashton, non riuscirai a tenermi lontana. È quello che hai fatto in questi giorni, vero?” Non gli stava davvero ponendo quella domanda, la risposta lei la conosceva già. L’aveva capito adesso, che non la evitava perché la odiava, ma voleva tenerla lontana perché pensava di fare del bene a entrambi. “È inutile, Ashton. Se vuoi continuare a tentare fallo pure, ma fallirai. ” si fermò a guardarlo, aspettando che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa. Ma Ashton non disse niente, si limitò a cingerle la vita con il braccio destro, impedendo ai loro corpi di prendere le distanze.
 
Haley vide crollare la maschera in quel momento, e la sofferenza che vide negli occhi di lui la spiazzò. E le fece male, vedere che era così tanta. “Perché?” sussurrò con voce tremante, forse più a se stessa che a lui “Perché non puoi semplicemente accettare il fatto che qualcuno sia disposto ad aiutarti, che qualcuno voglia farti tornare a vivere?”
“Perché l’unica persona che avrebbe potuto farlo, è andata via anni fa.” La voce di Ashton era diversa, più bassa e malinconica. Quasi sofferente. Rimasero entrambi sorpresi delle parole che si erano detti.
Ashton chiuse gli occhi, cercando di scacciare il dolore e tornare quello di sempre, con la sua maschera. Perché stava rischiando davvero tanto, esternando così le sue emozioni. Si stava dimostrando vulnerabile. Ma era troppo tardi ormai, perché Haley quel dolore l’aveva sentito tutto. E pensò che se solo avesse potuto, avrebbe preso un po’ di quel dolore e lo avrebbe fatto suo, pur di non vederlo in quel modo. Ma l’unica cosa che fece fu restare in silenzio, mentre poggiava la fronte sulla spalla del biondo.
 
Restarono in quel modo per una decina di minuti, mentre si lasciavano avvolgere dal silenzio e dall’oscurità della notte. Sarebbe stato inutile e banale dire qualcosa, perché non c’erano parole che avrebbero fatto facilmente sparire il dolore che avevano appena condiviso.
“È tardi, torniamo dentro. ” disse Ashton, prendendo per mano Haley e conducendola all’interno del locare. Attraversarono lo stretto corridoio illuminato da una debole luce blu, facendo il giro più lungo così da non dover passare in mezzo alla gente sulla pista da ballo.
Arrivarono al loro tavolo, trovando Calum piuttosto allarmato. Quest’ultimo puntò lo sguardo sulle loro mani ancora unite, e a quel punto Ashton le lasciò la mano prendendo le distanze e riacquisendo il suo solito comportamento distaccato.
 
“Tutto bene?” chiese Calum con finta disinvoltura, cercando di apparire tranquillo. Haley annuì, rivolgendogli un mezzo sorriso. E Calum capì. Gli bastò guardare di sfuggita le iridi azzurre della ragazza, per capire che tra i due fosse successo qualcosa. Anche Ashton, per quanto cercasse di nasconderlo, sembrava scosso.
“Abbiamo scuola domani. Torniamo a casa. ” disse Ashton, rivolgendosi a Calum.
“Si, credo sia meglio. ” Calum fece un cenno con la testa ad Haley, per farle capire di andare.
“Vieni con noi?” Calum si fermò davanti l’Opel, rivolgendosi al biondo.
“No, sono venuto con la Harley.” Ashton si avvicinò all’amico, dandogli una pacca sulla spalla. “Grazie per essere venuto Cal, buonanotte.”
“Ci vediamo domani, Ashton” gli rivolse un sorriso, decidendo poi di entrare in macchina e lasciarli soli.
Haley rimase immobile, con lo sguardo rivolto verso il basso, mentre Ashton le si avvicinò fino a restare a pochi centimetri di distanza.
“Domani mattina passo a prenderti con la Harley. ” affermò. E Haley annuì senza però alzare lo sguardo, pur sapendo che quella non fosse una domanda e che non esigesse di una risposta.
“Haley” le alzò il viso con una mano, facendo incontrare i loro occhi “Ti ho già detto che voglio che mi guardi, quando ti parlo.”
“Scusa” sussurrò lei, cercando con tutte le forze di non guardare altrove.
“Buonanotte Haley.”
“Buonanotte, Ashton.”
Ashton le lasciò il viso, allontanandosi di qualche passo. Si scambiarono un ultimo sguardo, per poi prendere strade diverse.
 
 Haley salì in macchina, facendosi scappare un sospiro non appena si lasciò andare contro il sedile.
“Ne parliamo adesso, o sei stanca?” le chiese Calum, mentre avevano entrambi lo sguardo perso nel buio del parcheggio.
“Un’altra volta Cal, non credo di sapere ancora bene cosa sia successo.”
“Va bene, però.. stai bene?” le chiese, voltandosi verso di lei.
“Stanca, Cal.. ” rispose a voce bassa, sospirando ancora una volta.
Calum annuì, pur sapendo che dietro quella risposta si nascondessero tante cose. Mise in moto il veicolo, per poi uscire dal parcheggio e muoversi tra le strade ormai isolate del posto.
 
“Per tutto il tempo, regnò il silenzio. E nonostante Calum avesse voluto romperlo chiedendo cosa fosse successo, si limitava ad alternare lo sguardo dalla strada a lei, che teneva lo sguardo perennemente puntato verso il finestrino.
“Haley” disse a un certo punto, quando ne ebbe abbastanza dei suoi sospiri tristi e della sua aria afflitta “Avete discusso ancora?”
“No, Cal.. ”
“E allora, cosa è successo? Hal, parla. Siete tornati da nono so dove e entrambi eravate così … Haley, Ashton aveva gli occhi lucidi e pieni di dolore. Così come i tuoi. Vi ho visto, okay? Sapete entrambi che non potete nascondermele queste cose, le capirei comunque. ” rallentò con la macchina, quando vide la casa di Haley rientrare nella loro visuale. 
“Calum, io.. davvero non so dirti cosa sia successo. Un attimo prima stavamo discutendo e poi, non lo so Cal. Quello che è successo lì, non so spiegarlo nemmeno a me stessa. Ma ogni cosa di quello che gli ho detto, è vera. ” la sua voce era flebile, quasi come fosse sul punto di piangere. Ma non lo fece, e Calum sapeva che non lo avrebbe fatto.
“L’hai capito, eh Hal?”
“Sto iniziando a capirlo, Cal. Ma continuo a non capire parecchie cose. ” ammise, fissando i suoi occhi in quelli del moro.
“Non sarò io a darti risposte a quelle domande, Hal. È una cosa che dovete fare voi due, insieme. ” disse, e le sorrise. Uno di quei sorrisi sinceri, come a farla capire che lui sarebbe stato sempre lì per lei se ne avesse avuto bisogno. Haley ricambiò il sorriso, abbracciandolo.
“Buonanotte, Cal.”
“Buonanotte, Haley. ” le sussurrò, sciogliendo l’abbraccio.
 
Haley attraversò velocemente il vialetto di casa, mentre sentiva la testa farle terribilmente male. Avrebbe fatto una doccia veloce e poi sarebbe crollata nel letto cercando di tenere i pensieri lontani, sperando che almeno quella notte i suoi incubi non si sarebbero fatti vivi. Decise di non pensarci, mentre cercava di aprire la porta di casa facendo meno rumore possibile. Entrò sentendosi al riparo dall’aria fredda della notte, e si chiuse la porta alle spalle.
Si diresse verso le scale, già sollevata al solo pensiero di potersi rilassare da lì a poco, ma ancora prima che il suo piede toccasse il primo scalino, sentì la voce di Josh chiamarla. Si bloccò, girandosi e trovandolo appoggiato sulla soglia della porta che introduceva al salotto.
“Pensavo stessi già dormendo. ” disse, non sapendo cos’altro fare. Era la prima volta che si rivolgevano la parola dalla sera del loro litigio.
“No, ti ho aspettata.”
“Non c’era bisogno, avresti potut- ”
“Haley” la interruppe “Ti ho aspettata perché dobbiamo parlare. ” disse con tono calmo, ma terribilmente serio.
Haley annuì, sentendo l’ansia prendere il sopravvento. Provava paura, in quel momento. Paura che da lì a poco, Josh le dicesse che sarebbe tornata alla casa-famiglia. Che non sarebbe rimasta lì con lui. E il solo pensiero di andarsene, le fece male. Non voleva che anche Josh l’abbandonasse, non dopo averle promesso che non l’avrebbe fatto. Si sentiva male al solo pensiero di averlo deluso così tanto da portarlo a non volerla più li con lui. Si sentiva male al solo pensiero che non lo avrebbe più rivisto. E le faceva altrettanto male il pensiero di dover abbandonare Abbie, Calum.. e Ashton.
 
Tornò indietro, camminando dietro Josh senza dire una parola. Andarono in salotto e presero posto sul sofà.
Josh sospirò, poggiando i gomiti sulle ginocchia con lo sguardo rivolto a lei. Haley, invece, si portò le ginocchia al petto mentre faceva di tutto pur di evitare di incontrare gli occhi azzurri di Josh.
“Haley, tranquilla. Non voglio litigare con te. ” le rivolse un piccolo sorriso, che però non servì a tranquillizzare Haley.
“Josh, facciamo una cosa veloce okay? Senza tanti giri di parole. ” disse improvvisamente, lasciando Josh piuttosto perplesso. “Capirò. Non ce l’avrò con te. Non sei il primo a farlo, tanto.”
“Ehi, Haley. Fermati un secondo e respira. ” le disse ridendo “Non.. di cosa stai parlando?”
“Tu.. non vuoi, insomma, non vuoi per caso dirmi che tornerò nella casa-famiglia? Non è questo che volevi dirmi?”
“Haley, assolutamente no.” Josh si fece improvvisamente serio, sedendosi più vicino a lei. “Haley non devi mai pensare a una cosa del genere. Tu starai qui, con me. Non ho pensato nemmeno per un secondo di riportarti in quel posto. ” disse, e l’abbracciò.
Haley ricambiò l’abbraccio, mentre si dava mentalmente della stupida. Doveva smetterla di dubitare delle persona, doveva cominciare a capire che non tutti l’avrebbero ferita. Che qualcuno di cui potesse fidarsi, c’era.
“Sei una stupida, Hal..” le disse Josh sorridendo, mentre la teneva stretta a sé.
“Scusa, io.. In questo ultimi giorni le cose non andavano bene, quindi ho pensate che..” lasciò la frase a metà, ma Josh capì e seppur sapeva che forse non era ancora pronta ad affrontare questo discorso, decise di parlargliene.
“Haley, tempo fa ho fatto una promessa ad un uomo. Ero più giovane, e alle prima armi. E lui mi era stato molto d’aiuto, era una persona molto importante per me. Uno dei pochi su cui ho sempre potuto fare affidamento, Hal.” Disse Josh, fermandosi un attimo per sciogliere l’abbraccio. Haley si lasciò andare contro il divano, guardando Josh confusa.
“Non credo di seguirti, Josh” ammise.
“Quest’uomo aveva una gran bella famiglia, Hal. Una moglie, e due figli: un maschio e una femmina. Mi parlava continuamente di loro, e quando ne parlava i suoi occhi si illuminavano. Era così orgoglioso di loro. Erano i miei primi anni di servizio, mentre lui aveva già parecchi anni di carriera alle spalle, era uno dei migliori. Era stato trasferito qui ad Hornsby per un caso importante, e viaggiava ogni giorno. Perché la sua famiglia stava a Sydney. ” continuò, e un sorriso malinconico spuntò sul suo viso mentre Haley scuoteva la testa, credendo impossibile ciò che stesse pensando.
“Josh, tu.. ”
“Si, Hal.. io conoscevo tuo padre.”
Haley sentì un dolore al petto, come se qualcuno l’avesse appena colpita con una lama. Gli occhi le si riempirono di lacrime, pensando che tutto questo fosse assurdo.
“Avrei dovuto dirtelo prima Hal, lo so. Ma non sapevo come. ” ammise Josh, triste nel vederla così. Pensò di fermarsi, di riprendere il discorso un’altra volta, ma Haley lo precedette.
“Ti prego, Josh. Continua.” La sua voce uscì tremante, mentre le lacrime minacciavano di uscire da un momento all’altro. Ma non le importava, adesso voleva solo sentire parlare di suoi padre.
“Nell’ultimo periodo, ci avevano assegnato un caso particolare. C’era una persona molto pericolosa che girava per le strade di Hornsby, io e tuo padre abbiamo iniziate a lavorare insieme. La faccenda si faceva sempre più complicata, non era una cosa da niente. E negli ultimi giorni prima che …”
“Morissero..” continuò Haley, con un tono di voce neutro.
“Si. Tuo padre era cambiato. Aveva un’aria tesa, era sempre preoccupato. Ma quando gli chiedevo se andasse tutto bene, faceva un sorriso e annuiva. Sempre così. Era forte tuo padre, Hal. Proprio come te. ” disse Josh, fermandosi per asciugarle una lacrima che le era appena caduta “Un giorno mi fece una domanda strana, Hal. Ricordo che eravamo in macchina, diretti alla centrale. Mi chiese se potesse chiedermi un favore, e io ovviamente gli dissi di si. Avrei fatto qualsiasi cosa per lui, mi aveva aiutato molto.”
“Cosa.. cosa ti aveva chiesto?” sussurrò Haley, senza preoccuparsi ormai di trattenere le lacrime.
“Mi chiese che sai mai gli fosse successo qualcosa, se avrei potuto aiutare tua madre, te e tuo fratello.”
“Quindi..”
“Sto mantenendo la mia promessa, Hal. Ti sto tenendo al sicuro. È per questo che non voglio che tu frequenti Irwin, Haley.”
“Dopo quanti giorni.. sei venuto a conoscenza dell’incidente, Josh?” chiese Haley, ricordandosi di dover chiedergli spiegazioni anche su Ashton e sul perché lo ritenesse così pericoloso.
“Quattro giorni dopo, Hal. Mi avevano detto che non si era salvato nessuno. E per questo che sono venuto a prenderti solo due mesi fa.”
Haley annuì, con lo sguardo perso nel vuoto. Fissava un punto indefinito della stanza, ma i suoi pensieri erano rivolti a suo padre, a sua madre, a Phill, alla notte dell’incidente.
“Vieni qui, Hal.” Disse Josh, stringendola in un altro abbraccio. “Sono contento di aver mantenuto la mia promessa, Hal. Non me ne pentirò mai.” Le sussurrò, mentre la cullava dolcemente.
Haley tirò su con il naso, mentre cercava di far cessare le sue lacrime. Si asciugò il viso, restando però vicina a Josh.
“Josh.. e Ashton? Cos’ha fatto di così pericoloso?”  Aveva desiderato tanto delle risposte, e adesso le avrebbe avute. Anche se dovette ammettere a se stessa di avere paura, di scoprire qualcosa che l’allontanasse da Ashton, non dopo avergli rivelato di volerlo salvare.
“Vuoi davvero sapere, Hal?”
“Si, Josh. Dimmelo. ” rispose, con lo sguardo rivolto sulle sue mani.
Josh sospirò, e non appena aprì bocca per darle delle risposte, il suo telefono comincio a suonare. “Hal devo rispondere, tu va a dormire. Ne parleremo un’altra volta.”
   


____________Spazio autrice_________

Avevo questo capitolo pronto da molto, mi dispiace per il ritardo. Eccolo.
Non l'ho postato subito perchè mi è sembrato che qui su EFP la storia sia calcolata molto meno, probabilmente è colpa dei miei continui ritardi e mi dispiace. :( 
Stavo pensando di continuare a postarla solo su Wattpad, ma poi ho pensato che non è giusto. Perchè ci sono molte di voi che la seguono qui, quindi continuerò a postarla per voi. Siete fantastiche. 
Scusatemi tanto per il ritardo. Presto arriverà anche il capitolo 26. 
Spero passiate un buon Natale, e in caso non mi farò viva in questi giorni... Tantissimi auguri. 
Ciao splendori.
Baci,
Giada

 

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Capitolo 26
*** Everything will change. ***


 




Everything will change.





Tutti hanno dei momenti in cui sentono come di star annegando nei pensieri, Haley passava intere giornate con la sensazione di essere soffocata dai suoi. Certi giorni erano sopportabili, altri molto meno. E quello era uno di quei giorni in cui pensava che niente sarebbe riuscita a distrarla da essi.
La notte passata insonne, la mente occupata da incubi, ricordi dolorosi e pensieri soffocanti. Ciò che Josh le aveva rivelato aveva riacceso in lei un dolore che in due anni era riuscita a sopprimere, a tenere nascosto. E adesso era di nuovo lì, quel dolore che negli ultimi due anni l’aveva consumata dentro, ma che nessuno notava perché lei era brava a nasconderlo dietro un sorriso. Ma quel giorno no, di fingere sorrisi proprio non ne aveva voglia. Anche se fingere che tutto andasse bene era sempre stato un suo talento, stava iniziando a stancarsi. Iniziò a pensare che forse avrebbe dovuto spegnere i sentimenti, non provare più emozioni. Forse era quello l’unico modo per poter andare avanti, per poter sopravvivere.

Il telefono cominciò a vibrare nella tasca posteriore dei suoi jeans. Rimase a fissare il nome lampeggiare sul display, mentre si stringeva nella sua giacca nera di pelle. Era indecisa se rispondere o meno a quella chiamata, sapeva bene che Calum avrebbe capito che qualcosa non andasse non appena avesse sentito la sua voce. Gli sarebbe bastato quello. Una delle cose che aveva imparato bene in quei mesi, però, era che a Calum non andava nascosto nulla. Non era una persona da cui allontanarsi, o alla quale nascondere le cose.
Rispose.
“Ehi, Cal”
“Buongiorno Haley” Fosse stato un altro giorno, quella voce calda le sarebbe bastata a trasmetterle un po’ di buon umore e a causarle un sorriso, ma non quel giorno. Questo a Calum non passò inosservato, nonostante non fosse lì davanti a lei ma solo dall’altra parte del telefono. “Cosa c’è che non va, Hal?”
Haley trattenne un respiro e una risposta voleva dargliela, ma è difficile rispondere quando non c’è nulla che va.
“Haley” la richiamò serio, ma il rombo di una moto catturò l’attenzione della ragazza, che spostò lo sguardo dal cielo grigio alla strada.
“Cal, è arrivato Ashton. Più tardi te ne parlo, promesso.”
“Va bene. A più tardi, Hal.”

Ripose il telefono nella tasca posteriore dei jeans, avanzando verso il ragazzo in sella alla Harley ferma sul bordo della strada.
“Buongiorno” Haley provò a forzare un piccolo sorriso, ma uscì solo una smorfia impercettibile.
“Salta su, dai.” Ashton le fece cenno con la testa, fingendo di non aver notato quanto quegli occhi azzurri fossero spenti, lo sguardo stanco, il viso inespressivo e quell’aria quasi assente. Si chiese se la colpa fosse sua, ma capì che c’era qualcos’altro, non era lui l’unico responsabile del suo malumore, o almeno sperava.
Haley salì, sistemandosi come meglio poteva sul sedile nero.
“Niente scuola oggi. ” disse Ashton, accendendo il motore.
“Dove andiamo allora?”
“Tieniti forte, Bennet. ” Furono le ultime parole del biondo, prima che sfrecciasse per le piccole strade del quartiere.

Venti minuti dopo, erano ancora in sella sulla moto che sfrecciavano in strade sconosciute ad Haley. Questo le bastò per farle capire che non fossero più nemmeno ad Hornsby, e dopo che Ashton fermò la moto in una piazza a dir poco isolata, ne ebbe la conferma. Aspettò che spegnesse il motore e scese dalla moto, tirando giù la giacca di pelle mentre aspettava Ashton.
“Dove siamo?” chiese Haley, mentre osservava il biondo affiancarla.
“Non siamo ancora arrivati, vieni.” Le fece cenno con la testa di seguirlo, e non avendo voglia di obbiettare lo seguì in silenzio.
Presero una stradina stretta, l’unico rumore che infrangeva il silenzio era quello causato dalla ghiaia ad ogni loro passo. Haley mise le mani nelle tasche del suo giubbotto e alzò lo sguardo al cielo grigio, un sospirò le uscì dalle labbra senza che lei se ne accorgesse. Ashton, accanto a lei, la osservò di soppiatto mentre insieme continuavano a camminare. Riusciva a vedere quanto quel giorno fosse stanca, ma non che avesse sonno. Qualcosa la stava disturbando, e sentì il bisogno di alleggerire il peso che aveva dentro.
Ashton si fermò qualche passo più avanti quando Haley si arrestò sul posto, con un espressione confusa sul volto.
“Dove… mi stai portando?” chiese perplessa, indicando il sentiero che portava a una fitta foresta.
“Puoi semplicemente seguirmi senza fare domande?” spazientito Ashton gettò le braccia in aria. “Vieni, non ti uccido mica.”
Haley alzò gli occhi al cielo, decidendo poi di seguirlo.
Camminarono per dei minuti che ad Haley sembrarono non finire mai, e quel fastidioso silenzio era diventato assordante per entrambi, ma nessuno dei due si decideva a dire nulla.
Haley camminava dietro Ashton, facendo attenzione a non inciampare in una radice sollevata o inciampare su una roccia ricoperta di muschio. Osservava con quanta facilità lui riuscisse a muoversi, e pensò che probabilmente non era la prima volta che veniva qui.
“Non sembri molto entusiasta di essere qui con me, avresti potuto dirmi di no e ti avrei portata a scuola. ” affermò Ashton, saltando un tronco caduto per poi voltarsi e porgerle una mano.
“Non è questo, e anche fosse se ti avessi detto di no mi avresti dato ascolto?” gli chiese prendendo la sua mano e lasciando che l’aiutasse a scavalcare il tronco.
“Hai ragione, no” ghignò Ashton, mentre lasciava andare la sua mano.
Haley alzò gli occhi al cielo, infastidita dal ritorno del vecchio arrogante Ashton. O forse era il problema era lei quel giorno, pensò. Si limitò ad abbassare il capo e continuare a seguirlo.
“E allora, cosa c’è?” chiese Ashton, mentre le dava le spalle.
“Niente, non ho niente. Solo.. stanca.” Haley fu felice del fatto che si trovasse dietro a lui e che non potesse vederla, sapeva che se avrebbe visto i suoi occhi avrebbe visto di più oltre ad una semplice stanchezza.
“Trovane un’altra, questa è vecchia.” Rispose Ashton, mentre con una mano spostava qualche ramo che intralciava il loro cammino.
“Ma quanto tempo è che camminiamo?” chiese Haley cambiando discorso, fermandosi un po’ per prendere un po’ di fiato.
“Non lo so, quindici minuti o qual cosa di più, siamo quasi arrivati. ” continuò a camminare, senza preoccuparsi di aspettarla. “Dai, muoviti.” La richiamò.
Haley fece un lungo respiro, forse avrebbe dovuto almeno provarci a convincerlo a lasciarla a scuola. Non era il giorno esatto per fare un’escursione.
Dopo qualche altro metro, Ashton aprì un varco tra alcuni rami e Haley vide apparire una radura. Rimase incantata da ciò che le stava davanti, era completamente rapita da quella vista. Affiancò Ashton, e rimase a fissare il ruscello che attraversava la radura e che si gettava in un grande lago, circondato da erba bassa e fiori.
Ashton fece un gran sospiro, mentre si gustava la gran pace che regnava in quel posto. Lo aveva sempre amato, fin da quando era bambino. Gli era sempre piaciuto venire qui. Rivolse lo sguardo verso Haley, e la vide intenta ad osservare il grande lago, mentre un flebile sorriso le aleggiava in viso.
“Allora? Ti piace?”
“E’… bellissimo.” Rispose sinceramente Haley, voltandosi verso di lui. “Sono contenta che tu mi abbia portata qui. Grazie.”
Ashton annuì lentamente, spostando lo sguardo da lei al lago. Chiuse gli occhi e cercò di allontanare tutti i suoi pensieri, anche solo per un attimo. Non sapeva esattamente cosa stesse facendo, ne quale fosse la cosa giusta da fare. Sapeva che voleva passare del tempo con lei, e adesso erano lì.
Fece due passi, sedendosi poi sull’erba bassa.
“Hai intenzione di stare lì in piedi per tutto il tempo?” disse Ashton, attirando l’attenzione di Haley “Vieni qui.”
Haley si avvicinò a lui, sedendosi a fianco. Portò le ginocchia al petto, mentre cercava di non far trapelare il disagio che stava provando nello stare vicino a lui. Dopo la scorsa sera doveva stare attenta a come comportarsi con lui, o almeno sentiva di doverlo fare. Sapeva bene che quello che era successo fuori dal locale, non era una cosa da poco. Ashton si era lasciato andare, si era fidato per la prima volta di lei e non le andava di mandare tutto all’aria. Nonostante ciò però, la loro vicinanza la rendeva tesa. Forse perché molte domande riguardo Ashton le giravano per la testa rendendola inquieta, soprattutto dopo le risposte che era quasi riuscita a ricevere ma che non aveva avuto da Josh.
“Che ti succede oggi?” le chiese Ashton, rompendo il silenzio.
“Niente. Te l’ho detto, ho dormito poco e sono stanca. ” rispose senza guardarlo. Sapeva che lui invece lo stava facendo, poteva sentire il suo sguardo bruciarle addosso.
“Haley, per prima cosa guardami quando ti parlo” disse duramente Ashton, prendendole dolcemente il mento, voltandole il viso. E Haley non poté fare a meno di pensare quanto il suo tono duro fosse in netto contrasto con il suo gesto.
“Seconda cosa” continuò con un sorriso sghembo, mentre i loro sguardo si incrociavano “Ti ho già detto che non me la bevo.”
Haley sussultò, sentendosi insopportabilmente vulnerabile davanti quegli occhi verdi.
“Ieri sera, dopo che Calum mi ha riportato a casa, ho avuto una lunga conversazione con Josh” disse infine Haley, resistendo alla tentazione di abbassare lo sguardo.
“Avete ancora discusso per me?”
“No, ma è stata comunque una conversazione che mi ha dato molto da pensare. Tutto qui.” sentì gli occhi riempirsi di lacrime e abbassò velocemente lo sguardo. Fece appena in tempo a cacciare via le lacrime, che Ashton le sollevò nuovamente il viso, restando a fissare intensamente quegli occhi azzurri e lucidi.
“Ma continua comunque a non piacergli l’idea che…” Haley si fermò, indecisa se continuare o meno, ma Ashton l’anticipò.
“Che tu passi del tempo con me” concluse, ridendo amaramente. Questa volta fu lui a distogliere lo sguardo, voltandosi verso il lago.
Haley invece restò a guardare lui, pensando che forse quelle domande avrebbe dovuto farle direttamente a lui e che quello fosse il momento giusto.
“Perché?” gli chiese improvvisamente, lui non si mosse ma era certa che avesse capito a cosa si riferisse.
“Questo dovresti saperlo tu” rispose duramente, serrando la mascella.
“L’unica cosa che so è che Josh ti ritiene un pericolo per me” rispose Haley, quasi infastidita e adesso era lei che desiderava che Ashton si girasse a guardarla negli occhi. Ma non disse niente.
“Hai pensato che magari dovresti ascoltarlo?” Ashton si alzò, allontanandosi di qualche passo da lei. Si passò una mano tra i ricci biondo cenere, per poi fermarsi a guardare il cielo cupo “Magari sono davvero un pericolo per te” disse ancora, dandole le spalle. A quel punto Haley si alzò, piazzandosi davanti a lui. Ashton abbassò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono ancora.
“Ti ho già detto cosa ne penso. Sono disposta a ripeterlo ancora, se serve.” Ammise.
“Haley..” Ashton le si avvicinò, poggiandole una mano sul viso “Ciò non toglie il fatto che ti farai del male.”
“Non m’importa..” sussurrò decisa “Voglio solo sapere perché Josh vuole che ti stia alla larga, dimmelo.”
“Non sono affari tuoi, Haley.” Ashton tolse bruscamente la mano, cercando di allontanarsi ma Haley afferrò il tessuto nero della sua maglia, costringendolo a voltarsi.
“Sono anche affari miei. Ci sono dentro anche io adesso, che ti piaccia o no.” 
“Mi occupo della mia famiglia, okay?” sbottò Ashton, alzando la voce “Mi procuro soldi per poter dare una mano a mia madre, perché siamo nella merda. Siamo soli, noi, non ci aiuta nessuno. Ma questo tu non puoi capirlo. Non puoi capire cosa significa, tu hai Josh che ti facilità tutto. È facile per te. ” concluse, con un sorriso amaro sul volto.
Per Haley fu come ricevere un pugno nello stomaco. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime e provò odio per se stessa, per non riuscire ad essere più forte quel giorno. Rimase zitta per qualche secondo, perché sapeva che se solo avesse detto qualcosa sarebbe scoppiata lì davanti a lui, rendendosi più vulnerabile di quanto già non fosse.
Ashton s’immobilizzò, pentendosi di essersi fatto prendere dalla rabbia e dai risentimenti, sfogandosi così su di lei. Vide una lacrima rigarle il viso e d’istinto fece un passo verso di lei, che però indietreggiò. Fu in quel momento che Ashton si fermò a pensare alla famiglia di Haley. Non li aveva mai visti, non erano lì con lei. Aveva letto di loro nel suo diario la sera in cui si era fermato da lei, e fu allora che capì.
“Haley, io…” tentò ancora di avvicinarsi, ma ogni volta che lui faceva un passo lei indietreggiava.
“Portami a casa. ” disse Haley, un tono freddo e inespressivo che Ashton non le aveva mai sentito usare.
“Haley, stammi a sentire”
“Hai già detto abbastanza, Ashton. Voglio tornare a casa. ” disse ancora Haley, e quando puntò gli occhi arrossati in quelli di Ashton, quest’ultimo non riuscì a ribattere.

Non appena la Harley rallentò davanti il vialetto, Haley saltò giù dalla moto senza pensarci due volte. Attraversò spedita il piccolo prato verde, ignorando la voce di Ashton che le chiedeva di fermarsi.
Aprì velocemente la porta, con la paura che la raggiungesse, e non appena entrò si chiuse la porta alle spalle. Poggiò la schiena contro il legno bianco, lasciandosi lentamente scivolare fino a ritrovarsi a terra, con le ginocchia strette al petto.
Chiuse gli occhi, mentre le parole di Ashton continuavano a rimbombarle in testa. Nascose il volto tra le braccia, lasciando andare le lacrime che aveva a stento trattenuto fino ad allora. Non seppe quanto rimase in quel modo, forse secondi o forse minuti, non le importava in quel momento.
Sentì qualcuno bussare alla porta e si alzò velocemente, cercando di asciugare in fretta il volto e apparire normale, non come se fosse appena crollata. In quel momento non si mise a pensare chi potesse esserci dietro quella porta, ma quando aprì e vide chi fosse, si pentì di non averlo fatto.
Tentò di chiudere la porta, ma Ashton le impedì di farlo, bloccandola con un piede.
“Haley, ascoltami.”
“Devi andartene, Ashton” disse Haley senza guardarlo e tentò di chiudere la porta, ma Ashton fu più veloce di lei e riuscì ad entrare. Chiuse la porta e la spinse verso essa, mettendola con le spalle contro il legno.
“Hai pianto ancora” le sussurrò a pochi centimetri di distanza dal suo viso “Mi dispiace, non volevo..” le accarezzò il viso, mentre la guardava insistentemente negli occhi. Negli stesso occhi azzurri che poco tempo prima evitava, per paura di annegarci dentro. E pensò che ormai era successo, che quei occhi non li avrebbe dimenticati facilmente.
“Vattene, Ashton” ripeté debolmente Haley. Lui però ignorò quelle parole e avvicinò il viso a quello di lei, fino a sfiorarle il naso. Le lasciò un leggero bacio sulle labbra, allontanandosi nell’attesa che Haley reagisse o cercasse di spingerlo via, ma quando vide che non fece nessuna delle due cose, la baciò ancora, questa volta con più decisione. La sollevò per le gambe, intrappolandola tra il suo corpo e la porta. Haley legò le braccia intorno al collo del biondo, mentre ricambiava il bacio. Fu Ashton a interrompere il bacio, lasciando la sua fronte su quella di lei. Rimase a fissarle le labbra arrossate e leggermente gonfie, mentre sentiva il suo respiro pesante. La mise giù, e dopo averla presa per mano salirono in fretta le scale, dirigendosi verso la camera di Haley.
Non appena chiuse la porta alle loro spalle, la sollevò portandola sul letto e mettendosi sopra di lei mentre si teneva sui gomiti per non pesarle.
“Mi mandi completamente in confusione” sussurrò Haley.
“Direi che siamo pari allora” Ashton fece un sorriso tirato, mentre le scostava una ciocca di capelli dal viso. Si avvicinò lentamente, per poi morderle il labbro inferiore e lasciarle subito dopo un piccolo e casto bacio.
“Cosa stiamo combinando, Ashton?” chiese in sussurro, mentre gli poggiava una mano sul viso.
“L’errore più grande della nostra vita, probabilmente” Ashton chiuse gli occhi e la baciò ancora. Haley fece lo stesso e in quel momento, tutto in torno a loro sparì. Niente più ansia, niente Josh, niente segreti, niente domande, niente problemi. Solo i loro corpi vicini, le loro labbra in continuo contatto e i loro respiri irregolari. E stavano bene, in quel momento. Così bene da non voler interrompere quel momento, eppure lo fecero. Haley rivolse un piccolo sorriso ad Ashton e lui ricambiò, mentre entrambi si chiedevano cosa fosse appena successo.
“Te l’ho detto, che finiremo col distruggerci” disse Ashton, spostandosi da sopra di lei e scivolandole di fianco.
“Magari adesso è troppo tardi per poter fare finta di niente” affermò lei, poggiandosi su un fianco.
Ashton stava per rispondere, quando il suo cellulare cominciò a suonare. Lo estrasse dalla tasca dei jeans neri e vide il nome che lampeggiava sul display capì che si trattasse di qualche incontro, così rifiutò la chiamata e ripose il cellulare in tasca. Avrebbe chiamato più tardi.
“Non rispondi?” gli chiese Haley.
“Richiamerò dopo. Adesso vieni qui” le porse una mano, attirandola a sé. Haley poggiò incerta la testa sul petto di lui, e si lasciò stringere.
“Haley, mi dispiace davvero per prima. Ferirti è l’ultima cosa che voglio fare..” le sussurrò, mentre con la mano destra disegnava dei piccoli cerchi immaginari sulla schiena di lei.
“La mia famiglia.. è morta due anni fa, in un incidente stradale” gli confessò Haley, dopo qualche secondo di silenzio. “Josh mi ha adottato due anni dopo la loro morte, per questo mi sono trasferita qui.”
“Io.. non immaginavo che.. scusa.” La strinse più forte, sentendosi in colpa. Sapeva quanto fosse doloroso perdere una persona cara, e si chiese come fosse riuscita a nascondere un dolore così grande per tutto questo tempo. E rimasero in quel modo, stretti uno nelle braccia dell’altro, inconsapevoli che da quel momento sarebbe cambiato tutto. 




________Spazio autrice__________

BUON ANNO !! 
♥♥♥

Giusto un pò in ritardo, ma ci sono. Ecco il capitolo, spero sia di vostro gradimento e mi scuso per eventuali errori nel testo. Sono un pò di fretta e non posso dire quello che vorrei, lo farò nel prossimo capitolo. Scusate per il ritardo.
Grazie a tutte.
Baci,
Giada

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Capitolo 27
*** I don't need help. ***


     


I don't need help.


Restare abbracciati. A non dire nulla ma a sentire tutto. Avvolti da un silenzio pieno di parole non dette.
Haley rimase lì, con la testa sul petto di lui ad ascoltare il battito del suo cuore. Un cuore apparentemente fatto di pietra. Ma quel cuore adesso stava battendo ad un ritmo irregolare, poteva sentirlo. Lei sapeva che non era di pietra, ma era solo reduce di una lunga guerra. Tante battaglie, tante sconfitte. Un cuore pieno di cicatrici e ferite ancora aperte. Quelle ferite voleva curarle. Sentiva il bisogno di farlo. Voleva dimostrargli che c'era qualcuno disposto a prendersi cura di lui, del suo cuore e delle sue ferite. Voleva fargli capire che c'era qualcuno disposto ad aiutarlo. Haley era al corrente di ciò che stava rischiando. Sapeva che a curare qualcuno si rimane sempre feriti. Magari riesci a salvarli, ma tu rimani ferito. Resti indietro. E allora c'è il rischio che nessuno sia disposto a fermarsi, voltarsi e salvare te. Lo sapeva bene, le era già successo. Da quelle volte aveva imparato a porre meno fiducia nelle persone, a non aspettarsi nulla. Ha imparato che le persone non sono disposte a fare per te tutto ciò che faresti per loro. Ma adesso poco le importava. Da Ashton non voleva niente, solo che si fidasse di lei. Aveva questo strano bisogno di salvarlo, senza niente in cambio. Non sapeva, però, il motivo per cui era così decisa a farlo. A procurarsi altre ferite, pur di lenire quelle di lui. Decise che non era il momento adatto per pensarci, quel momento così intimo e insolito voleva goderselo. Quella quiete che stava provando, voleva godersela. Perchè forse non ne avrebbe avuto più l'occasione. Così smise di chiedersi se fosse sbagliato stare bene nel posto, probabilmente,  più pericoloso e si lasciò andare.
Ashton, invece, i suoi pensieri non riusciva proprio a tenerli lontani. Mentre teneva il braccio intorno alla vita di Haley, si chiese cosa stesse sentendo in quel momento. Il fatto che non riuscisse a trovare una risposta lo turbò. Prima dell'arrivo della ragazza, le uniche cose che era certo di sentire continuamente erano rabbia e odio.
Rabbia nei confronti degli altri che lo avevano fatto diventare ciò che adesso era, verso suo padre che gli aveva tolto il diritto di crescere con una figura paterna e di sentirsi amato, rabbia anche nei confronti di Kimberly che gli aveva promesso che ci sarebbe sempre stata e ora non c'era, e rabbia verso se stesso per non essere una persona diversa, per non avere una vita diversa.
Adesso invece si sentiva quasi minacciato da quella fragile ragazza. E se solo non avesse avuto così tanti pensieri negativi per la testa, avrebbe riso di se. Sentirsi minacciato da Haley era ridicolo, eppure era così. Con il suo arrivo tutto aveva perso il suo senso, tutte le sue certezze erano andate in fumo. Alla morte di Kimberly, si era promesso che niente sarebbe stato più lo stesso. Compreso lui. E adesso invece era lì, a stringere a sé quella che rappresentava una minaccia ma allo stesso tempo l'unica via di salvezza. La vedeva un po' così, forse se ne stava rendendo conto solo in quel momento però. La trovava una cosa assurda allo stesso tempo. Haley era troppo fragile e non sarebbe riuscita a sopportare anche il suo di male, era troppo. E lei ne aveva già abbastanza. Sarebbe andata via anche lei, com'era giusto che fosse.
Chiuse gli occhi e la strinse a sé, mentre cercava di mettere in ordine i suoi pensieri. Ispirò profondamente e per un attimo desiderò di poter riuscire a rilassarsi e godersi quel momento. Ma non riusciva, qualcosa glielo impediva. Continuava a ripetersi cosa stesse facendo, se provare un po' di felicità fosse giusto. Poi si derise mentalmente. Lui alla 'felicità' aveva smesso di crederci. Un 'lui felice' non riusciva più ad immaginarlo nemmeno. E non era successo all'improvviso. Perché è così, non si smette di crederci tutto ad un tratto. Ci sono una serie di cose che anno dopo anno, giorno dopo giorno, ti restano dentro e ti cambiano. Non succede di colpo, prima c'è tutta una lista di dolore, angoscia, sofferenza e false speranze. Allora si smette di crederci e si cade. Ma alla fine il problema non è cadere. In un modo o nell'altro ci si rialza sempre. Il vero problema è quello che si diventa pur di riuscire ad andare avanti.
E quello che Ashton era diventato, era qualcosa di inspiegabile. Qualcosa che non si può capire se non si ha mai provato almeno la metà del dolore che lui aveva sofferto. E nessuno poteva saperlo, tranne Haley. Lei aveva sofferto, perso persone care, era caduta e si era rialzata. Dentro era piena di crepe e quasi in frantumi, ma qualche pezzo era ancora intatto e forse era così anche per Ashton. E inconsapevolmente, da quell'istante, ognuno avrebbe riparato un po' dell'altro.

Quando Ashton lasciò la casa di Haley, aveva una gran voglia di tornare nella sua di casa e rifugiarsi nel buio della sua camera. A stare un po' solo con se stesso. Ma tornare a casa significava vedere sua madre e quindi una nuova discussione. E non ne aveva voglia, di urlare e sentirsi urlare contro. Avrebbero cominciato a litigare sul fatto che non fosse a scuola, che non facesse nulla di buono e da lì sarebbero passati a parlare del lavoro inesistente di sua madre, della mancanza di soldi e delle possibilità di sfratto se non avessero pagato l'affitto. Il solo pensiero di ciò, accumulato a tutto il resto, gli fece venire un forte mal di testa. Scaricò la sua rabbia e il suo nervosismo contro il cellulare che aveva preso a suonare nella tasca anteriore dei jeans.
Lo estrasse e vide il numero di Jack sul display. Sperò che si trattasse di qualche incontro, perché aveva bisogno di soldi e l'altro lavoro non gli stava facendo guadagnare abbastanza nell'ultimo periodo, così rispose.
"Jack " un tono freddo e distaccato, quello di sempre.
"Ashton, c'è un incontro questa sera che potrebbe farci guadagnare abbastanza soldi." Gli comunicò Jack, con la sua solita voce roca e dura.
"Perfetto. A che ora?"
"Non così in fretta, ragazzo. La persona contro cui dovrai combattere è un tipo duro, non è un incontro da prendere alla leggera. È pericoloso, quindi raggiungimi adesso e ne parliamo." L'uomo riattaccò, e Ashton rimase a fissare la strada davanti a lui. Strinse in un pugno l'apparecchio e chiuse gli occhi. Avrebbe voluto non avere niente a che fare con questo genere di cose, ma suo padre due anni fa era scappato lasciandoli nella miseria e adesso toccava a lui procurarsi dei soldi per far andare avanti le cose. Per non far mancare nulla a Lottie, o almeno quello che poteva. Perché una figura paterna non avrebbe potuto restituirgliela in nessun modo. E a volte pensava fosse meglio così, che senza quell'uomo come padre lei sarebbe cresciuta meglio.

"È andata bene a scuola?" chiese Josh ad Haley, mentre erano seduti nel tavolo della cucina per pranzare.
"Si, tutto ok" gli sorrise un po' distrattamente. Ancora non riusciva a pensare alla mattina passata senza entrare in confusione.
"Strano che mi sia dimenticato che oggi uscivi un'ora prima, non capisco come mai me lo sia dimenticato. " disse Josh, mentre le posava il piatto di fronte e prendeva posto.
"Non credo di avertelo proprio detto, scusa. " Gli rivolse un altro sorriso, un po' nervosa che si soffermasse così tanto sull'argomento. Gli aveva detto che oggi erano usciti prima perché il corso di storia era stato sospeso per l'assenza della professoressa, e sembrava essersi salvata. Non poteva sicuramente dirgli di aver saltato un giorno di scuola per stare in compagnia di Ashton.
"Comunque sia tranquillo, mi ha portato a casa Calum. "
"Già, ringrazialo da parte mia. " disse Josh e Haley annuì.
Continuarono a parlare del più e del meno, ridendo e scherzando. Come se la sera precedente fosse stata cancellata, ma per Haley non era così. Continuava a pensarci, non avrebbe dicerto smesso. Era di suo padre e della sua famiglia che si parlava, avrebbe voluto fare a Josh qualche domanda in più a riguardo ma non era il momento. Non avrebbe retto altre informazioni, stava tenendo dentro un po' troppo. Aveva bisogno di un po' di tempo, il giusto per riacquistare un po' di stabilità. Poi c’era anche la questione su Ashton, avrebbe tanto voluto fare domande a Josh e avere le risposte lì, in quel momento. Ma non le fece, era una cosa tra lei e lui. Nessun altro.

Mentre sfogliava distrattamente le pagine del libro di fisica, Haley vide il cellulare illuminarsi segnalando l'arrivo di un messaggio. Lesse e vide che apparteneva a Abbie, che le chiedeva di incontrarsi allo Starbucks vicino al parco. Pensò che fosse una buona idea visto che le serviva una distrazione, perché passare il resto del pomeriggio a sfogliare pagine senza capire niente non le sarebbe stato poi tanto utile.
Si alzò e dopo essersi data una sistemata andò ad avvisare Josh.

Quindici minuti più tardi, Haley cercava il volto dell'amica tra i tavoli e la trovò in fondo, nell'angolo apparentemente più tranquillo della sala occupata per lo più da ragazzi.
"Ehi, Abbie" la salutò rivolgendole un piccolo sorriso. Solo in quel momento si accorse che al tavolo ci fosse anche un ragazzo.
"Ciao Haley" Abbie gli rivolse un ampio sorriso e poi si ricordò di non averla richiamata per dire che ci sarebbe stato anche Jacob con loro.
"Lui è Jacob, un mio amico. Era piuttosto disperato perché è appena uscito da una storia che durava da troppo tempo e aveva bisogno della sua simpatica amica o avrebbe continuato a piangersi addosso tutto il pomeriggio. Spero non ti dispiace" disse sfacciatamente Abbie, mentre Jacob e Haley si guardavano divertiti. Probabilmente uno dei pregi di Abbie era quello di non farsi mai scrupoli nel dire cosa pensava davvero, questo la rendeva diversa. Ed era un bene.
Jacob era un tipo simpatico e Haley non fece fatica a parlare con lui. Era un tipo solare e divertente, gli occhi castani pieni di vita e un sorriso allegro. Metteva di buon umore stare in sua compagnia, e ad Haley fu contenta che Abbie lo avesse invitato.
Passarono la maggior parte del tempo a ridere e scherzare, e fece bene un po' a tutti. Haley riuscì a staccare per un po' la spina, mise da parte i problemi e si godette la compagnia dei due.

"Allora Hal, come va?" le chiese Abbie, approfittando dell'assenza di Jacob. Sapeva che il ragazzo stava simpatico ad Haley, ma sapeva anche quanto lei fosse chiusa e riservata. Di certo, se ci fosse stato qualcosa che non andava, non l'avrebbe detta in presenza di Jacob. Anche se Abbie era più che sicura che non lo avesse detto e basta, ma tentò.
"Non male, a te?" le disse Haley rivolgendole un sorriso.
"Haley, sai di cosa parlo. Con Ashton, come va?" ripeté Abbie, questa volta con un tono serio e che non ammetteva repliche. Haley sbuffò, mentre vagava con lo sguardo nel tentativo di non guardare negli occhi l'amica. Era vulnerabile e la maschera era piena di crepe, avrebbe visto tutto il dolore che si nascondeva in quegli occhi. Non poteva permetterselo.
"Non lo so, è complicato." rispose vaga.
"Oggi non c'eri a scuola"
"No, infatti.. "
"Mancava anche lui. Eravate insieme?" Le chiese ancora Abbie e Haley si infastidì. Abbie era sua amica, ma non le piaceva quando una persona si inseriva così tanto nella sua vita, nei suoi problemi. Non voleva accadesse, perché la faceva sentire debole e indifesa. E lei non voleva che le persone sapessero che dietro quel comportamento ostile e riservato, celasse paura e sofferenza.
"Sì, ero con lui. " fu una risposta secca, che avrebbe dovuto far capire ad Abbie che la conversazione su Ashton fosse finita ma Abbie continuò.
"Haley, sai che.. "
"Abbie, no. Basta così. Non voglio parlarne, okay? " sbottò Haley. Sentì i sensi di colpa farsi spazio in lei quando vide l'espressione ferita sul volto dell'amica, ma non disse nulla. Abbassò lo sguardo, giocando con il blocco schermo del suo cellulare.
"Eccomi, mi sono perso qualcosa?" Jacob tornò al tavolo e ruppe il silenzio che si era creato tra le due ragazze.
"Stavamo aspettando te" disse Abbie sorridendo, facendo scomparire ogni segno di dispiacere.
Haley sforzò un sorriso, ma a differenza dell'amica, non riuscì a fingere più di tanto.

"Mai sentito parlare di questo tizio da queste parti. " disse Calum, mentre guardava i bambini che correvano per il parco.
"No, infatti. Da come ha detto Jack, sembra un tipo piuttosto forte. " Ashton gettò a terra ciò che rimaneva della sigaretta, senza distogliere lo sguardo da Lottie che giocava con gli altri bambini.
"E anche pericoloso. Gli hai detto di no, giusto?"
"Ho accettato."
"Ashton! Sei per caso impazzito? Perché a me sembra proprio così!" Calum dovette trattenersi per non urlare. Chiuse gli occhi e sperò che l'amico gli dicesse che era uno scherzo, che non aveva accettato di fare quell'incontro.
"Ho bisogno di soldi, Calum."
"Posso aiutarti io, Ashton! Fino a quando non troverai un lavoro che non metta continuamente in pericolo la tua vita e entrambi i tuoi lavori lo fanno continuamente! "
"Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno." rispose Ashton, senza lasciar trapelare nessun emozione dal tono di voce.
"Sappiamo che non è così." disse il moro, restando con lo sguardo perso nel vuoto. Se Ashton non voleva chiedere aiuto, sarebbe stato lui a farlo.

"Allora Hal, tu che ne pensi?"
Haley puntò velocemente lo sguardo verso Abbie, che aspettava una sua risposta. A cosa però Haley non lo sapeva. Si era distratta ancora una volta, con lo sguardo perso nel vuoto e troppi pensieri per la testa. Avrebbe tanto voluto avere un attimo di tregua, un solo attimo. Poi però pensò che quell'attimo di tregua c'era stato. Tra le braccia di Ashton.
Guardò Abbie e Jacob, ancora in attesa della sua risposta, quando il cellulare cominciò a suonare. Senza pensarci due volte rispose.

"Haley, sei a casa?" la voce seria di Calum la fece mettere subito in allerta. Chiaramente era successo qualcosa.
"No, sono con Abbie. E' successo qualcosa Cal?"
"Non proprio, non ancora. Devo parlarti. Quando pensi tornerai a casa?" le chiese Calum, e Haley sentì lo sportello di una macchina chiudersi.
"Siamo qui da un paio d'ore, potrei tornare anche adesso." Abbie smise improvvisamente di parlare con Jacob e rivolse uno sguardo confuso ad Haley.
"E' buio, vengo a prenderti io. Dove sei?"
"Starbucks, di fronte l'Hornsby Park"
"Sto arrivando Hal, aspettami fuori." La chiamata terminò e senza pensarci due volte Haley prese la borsa e si alzò velocemente.

"Che succede Haley?" le chiese Abbie, mentre Jacob le osservava in silenzio.
"Mi dispiace Abbie, ma devo andare. Jacob è stato un piacere conoscerti, ci vediamo." rivolse un veloce sorriso a entrambi, dirigendosi di corsa fuori dal bar.
Non fece nemmeno in tempo a farsi delle ipotesi su cosa fosse successo, che vide la macchina di Calum fermarsi davanti a lei. Saltò su e senza che lei chiedesse nulla Calum cominciò a parlare.

"Sai che Ashton lavora, no?" le chiese, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
"Si, più o meno. Vai avanti Cal."
"Due lavori che sono parecchio discutibili e se non fosse una questione importante, non sarei io a dirti queste cose Hal. Per il semplice fatto che ho promesso ad Ashton di non parlare delle sue cose con altre persone, ma ora ho bisogno del tuo aiuto. Soprattutto Ashton, ne ha bisogno." Calum le rivolse una veloce occhiata e Haley annuì, anche se un po' confusa. "Ashton partecipa ad alcuni incontri."
"Che genere.. di incontri?"
"Hal, incontri. Fa a pugni per soldi." disse Calum, stringendo la presa sul volante.
"Cose illegali, quindi." Haley abbassò lo sguardo sulla sua borsa, e prese a giocarci distrattamente. Sapeva che Ashton facesse qualcosa di illegale per guadagnarsi dei soldi, ma continuava a sperare che non fosse niente di che. La cosa peggiore è che da quanto le aveva detto Calum, lui avesse due lavori. E se il primo era quello, non le piaceva pensare a quale sarebbe potuto essere il secondo. "E io? Cosa c'entro? Che dovrei fare?"
"Questa sera Ashton ha un incontro con un ex detenuto. E' un tipo pericolo e non è famoso per la sua bontà, sai. Devi convincere Ashton a non combattere Haley, o potrebbe farsi davvero male questa volta."
"Che dovrei dirgli? Non mi darebbe ascolto, Cal." ammise Haley, puntando lo sguardo sul cielo ora buio e coperto di nuvole.
"Provaci Hal, potrebbe darti ascolto. Vieni con me." Calum spense la macchina e Haley si guardava intorno. Erano davanti ad un vicolo buio e non c'erano molte macchine. Scese dal veicolo e subitò affiancò il moro.
"Non mollarmi la mano e non allontanarti da me, okay? Non è un bel posto." le disse, prendendola per mano. Entrarono nel vicolo stretto, alla fine di esso Haley vide un'insegna al neon che si illuminava ad intermittenza. Calum aprì la pesante porta di ferro e l'odore di fumo e alcol li investì in pieno, facendoli inorridire.
"Che razza di posto è questo?" sussurrò Haley, stringendo la presa sul braccio dell'amico.
"Un posto che quel cretino deve smettere di frequentare, o lo faccio fuori io." rispose Calum, mentre cercava di farsi strada tra gli uomini ubriachi che riempivano il posto. La scarsa luce nel posto rendeva difficile spostarsi e Haley si affidò completamente al moro. Diede uno sguardo nell'ampio locale e vide parecchi uomini già ubriachi e radunati intorno a quello che sarebbe dovuto essere il ring. Sentì un brivido salire lungo la schiena e al solo pensiero che quelle persone erano lì per vedere e scommettere soldi su altri essere umani, inorridì.


Entrarono in un piccolo corridoio, sempre buio ma completamente vuoto e meno impestato da quell'odore disgustoso.
"Ok, ci siamo." disse piano Calum, piazzandosi di fronte a lei. "Vedi quella porta alla fine del corridoio, sulla destra?" le chiese.
"Si, ma Cal.. non credo sia una buona idea. Io vorrei davvero aiutarlo, ma non prenderà bene questa storia e io non voglio che.." Haley s'interruppe. Quello che stava dicendo le sembrava ridicolo, perchè da rovinare non c'era niente. "Cal, sarà un casino."
"Hal, dobbiamo aiutarlo. Solo non posso, okay? Ho bisogno di te. E anche se non sembra, anche se non lo dimostra e non vuole ammetterlo nemmeno a se stesso, anche lui ha bisogno di te." Haley annuì impercettibilmente, e Calum la strinse in un veloce abbraccio.
"Vai. Sono qui, se comincia ad urlare entro." disse scherzando, ma Haley sperò che se solo avesse sentito davvero Ashton urlare lui sarebbe entrato. Aveva la sensazione che non l'avrebbe presa bene, e aveva tutte le ragioni per pensarlo.
Si trascinò con passo lento fino alla fine del corridoio, fermandosi poi davanti la porta chiusa. Sospirò poggiando una mano sulla maniglia, per poi rivolgere uno sguardo a Calum che la osservava.
Tornò a guardare la porta e esitante la aprì.
"Jack, ti ho detto che non voglio essere disturbato prima dell'incontro e non ho cambiato idea." Ashton era rivolto verso la parete, e Haley pensò di poter chiudere la porta e andare via. Non l'aveva ancora vista, tanto. Ma non lo fece. Entrò nella piccola stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
"Ashton" disse così piano che pensò non l'avesse sentita. Ma Ashton si girò di scatto, con gli occhi sgranati e una mano non ancora completamente fasciata a mezz'aria.




__________Spazio autrice_________

Ciao ragazze :)
Ecco il capitolo, scusate ancora per il tirardo. Spero vi piaccia.
Ho riletto il testo, ma potrebbe essermi fuggito qualche errore di distrazione quindi mi scuso in anticipo.
A presto
Baci,
Giada

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Capitolo 28
*** Aaron. ***





Aaron.
 
"Cosa ci fai tu qui?" dopo quelli che sembrarono anni, Ashton pronunciò quelle parole con tale rabbia da far sussultare Haley "Chi ti ha portato? Come diavolo facevi a sapere che mi trovavo qui?"
Haley non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, che Ashton scattò rapidamente in avanti diretto verso la porta mentre pronunciava il nome dell'amico.
Prima che Ashton potesse uscire, Haley si spinse con le spalle contro la porta per impedirgli di passare, pur sapendo che l'avrebbe potuta spostare senza il minimo sforzo.
"Ashton ascoltami un attimo, per favore!" disse, alzando leggermente il tono di voce e cercando di non far trasparire la sua agitazione.
"Haley, fammi uscire. Non doveva portarti qui, tu non dovevi sapere di questo!" urlò Ashton, gettando le braccia in aria.
"Cosa importa ormai? Sono qui e ora sono al corrente di questo, ma non m'importa okay? Non ti farò domande se è questo che ti preoccupa. Ti chiedo solo..." Haley s'interruppe e abbassò lo sguardo, non riuscendo più a reggere quello del ragazzo.
"Cosa vuoi, Haley?" le chiese Ashton, con un tono freddo e distaccato. Era cambiato ancora, tornato quello di sempre. Non c'era più traccia del ragazzo che l'aveva tenuta stretta tra le sue braccia facendola sentire protetta.
"Che torni con noi Ashton, ora. Non puoi combattere contro quell'uomo." rispose Haley tutto d'un fiato senza alzare il viso. Non ricevette risposta, né una delle sfuriate che riceveva in casi come questi. Sentì solamente il respiro pesante di Ashton e i suoi passi farsi sempre più vicini. Si ritrovarono uno di fronte all'altro, i loro volti vicini e pochi centimetri a dividerli. Eppure lo sentiva così distante in quel momento.
Sentì le dita di Ashton sfiorarle la guancia, per poi alzarle il viso. Gli occhi azzurri di Haley fissi nei suoi. Guardare in quei occhi verdi, adesso così scuri, era un po' come cadere nel buio.
"Esci, vattene. Fatti portare a casa da Calum. Con lui parlerò più tardi." disse piano Ashton, senza interrompere il loro contatto visivo. E Haley come sempre si sentì debole, scoperta, sotto quello sguardo. E se da una parte le faceva paura, dall'altra sarebbe rimasta per ore così.
"No." 
"Non era una domanda, era un ordine Haley. Tu ora te ne vai." ripeté Ashton, questa volta con più rabbia. Lasciò scivolare lungo il fianco la mano che teneva sul viso della ragazza, mentre l'altra la poggiava sulla porta dietro Haley. "Vai da Calum e ti fai portare a casa, dimenticherai tutta questa storia e continuerai a restarne fuori." disse ancora, mentre chiudeva gli occhi.
"Perché?" la voce di Haley la tradì, venendo fuori più tremante di quanto lei avrebbe voluto. Chiuse per un attimo gli occhi e dopo un breve sospiro continuò "Ci sono due persone che si stanno preoccupando per te, Ashton. Prendi la tua roba e vieni con noi, per una volta metti da parte l'orgoglio o qualsiasi cosa sia e apri gli occhi! Accetta il fatto che non sei solo, che ci sono ancora persone che si preoccupano per te."
"Devi andartene!" urlò Ashton aprendo di scatto gli occhi e allontanandosi. "Non ho chiesto il tuo aiuto, vattene. Non voglio vederti qui." Le dava le spalle e Haley ne fu felice, altrimenti avrebbe potuto vedere attraverso i suoi occhi quanto quelle parole l'avessero ferita.
"Stai attento" sussurrò appena, prima di voltarsi e uscire dalla stanza.


Attraversò il corridoio in assoluto silenzio. Il viso rivolto verso il basso e gli occhi pieni di lacrime. Aveva paura, non di lui. Ma per lui. 
"Haley.." sussurrò Calum, prima di stringere l'amica in un forte abbraccio. Nessuno dei due disse più niente, fino a quando Ashton uscì da quella porta con uno sguardo del tutto irriconoscibile per Haley. 
In silenzio, lo osservarono avvicinarsi per poi entrare nella stanza principale del locale in cui si sarebbe tenuto lo scontro. Non una solo parola a lei, né a Calum. Solo uno sguardo freddo e carico di rabbia, prima di scomparire tra la folla.
L'incontro era iniziato ormai da troppo tempo e un altro boato si alzò dalla folla quando l'avversario di Ashton diede un altro colpo al ragazzo, facendolo accasciare a terra. 
Calum e Haley si trovavano in fondo al locale, nello stesso punto in cui si erano collocati poco prima che iniziasse l’incontro, ma nonostante fossero lontani dal ring potevano benissimo vedere in che condizioni fosse Ashton. 
"Cal, fa' qualcosa ti prego!" Sussurrò la ragazza, mentre chiudeva gli occhi. Stare lì a guardare mentre quell'uomo faceva del male ad Ashton era qualcosa di insopportabile. La faceva sentire debole, inutile e impotente. 
Calum fece un profondo respiro. La situazione era difficile anche per lui. Avrebbe voluto far qualcosa per tirare Ashton fuori da quel ring, ma non sapeva come avrebbe potuto farlo. Quando tutte le persone presenti nella grande sala cominciarono ad urlare nuovamente, sia Haley che Calum portarono automaticamente lo sguardo su Ashton e Braden Walker, il suo avversario.
Ashton era disteso a terra, nonostante fosse in pessime condizioni cercava di reagire, di rialzarsi. Braden aveva un ghigno sul volto e nessuna emozione trapelava dal suo sguardo. Quella sua espressione lo faceva apparire quasi divertito. 
Avanzò versò Ashton, e fu in quel momento che Calum non ci vide più. 
"Resta dove sei!" Urlò ad Haley, per poi farsi spazio tra le persone. Capì che non sarebbe arrivato in tempo abbastanza vicino al ring, così si fermò e fece la prima cosa che gli passò per la testa. 
"Irwin, arrenditi ti prego! " urlò il cognome dell’amico approfittando del silenzio che regnava e sperò che Ashton per una buona volta gli avrebbe dato ascolto.
Tutti i presenti rivolsero la loro attenzione a Calum, per poi tornare a guardare i due combattenti. Ashton cercò di rialzarsi, ma cadde nuovamente giù.
Braden invece, era immobile. Qualcosa sembrava averlo turbato e tutti aspettavano ansiosi la sua prossima mossa. 
L'unica cosa che fece però, fu avvicinarsi al biondo e inginocchiarsi al suo fianco. Nessuno capiva cosa stesse succedendo, neanche Calum che osservava in assoluto silenzio la scena. Vide l'uomo avvicinarsi ad Ashton e dirgli qualcosa che nessuno poté sentire. Vide Ashton annuire debolmente e l'uomo chiudere gli occhi, per poi sorridere amaramente.
Haley era rimasta lì, ad osservare tutto in assoluto silenzio. Le mani che coprivano le labbra e gli occhi lucidi. Avrebbe voluto urlare anche lei ad Ashton di arrendersi, proprio come aveva appena fatto Calum. Ma lei non ce l’avrebbe fatta. Allibita quanto gli altri presenti nella sala, vide Braden aiutare Ashton ad alzarsi e scendere il ring per poi sparire insieme.
Cal si fece spazio tra la folla, cercando di tornare da Haley. Lei gli andò incontro e capì che fare domande a Calum sarebbe stato inutile, la sua espressione lasciava intendere che fosse confuso almeno quanto lei se non di più.
“Vieni, andiamo a vedere che sta succedendo” la prese per mano e insieme passarono tra la gente che iniziava a lamentarsi per l’incontro non concluso.
Tornarono al corridoio e affrettarono il passo, entrando nello spogliatoio di Ashton.
Il biondo era disteso su una panca, dolorante. Braden era in piedi, accanto, che discuteva animatamente con Jack.
“Posso sapere cosa sta succedendo?” esclamò Calum con un tono furioso, mentre alternava lo sguardo da Ashton ai due uomini in piedi davanti a lui.
“Ragazzo esci!” Jack non lo degnò neanche di uno sguardo, mentre cercava di far cambiare idea a Braden su qualcosa che Calum non riusciva a capire.
“Quel ragazzo è mio amico e ha bisogno di aiuto!” disse ancora, senza ottenere nessuna risposta da entrambi. Furioso e preoccupato al tempo stesso, si precipitò al fianco di Ashton, inginocchiandosi. La sua espressione furiosa sparì subito.
“Ashton, dobbiamo portarti in ospedale. Stai ridotto male.” Calum tentò, pur sapendo che il biondo avrebbe rifiutato.
“Non posso andarci. Sto bene, adesso mi riprendo” sussurrò appena, cercando di rialzarsi ma accasciandosi subito dopo sulla panca con una smorfia di dolore sul viso.


Haley stava in piedi, ignara di cose avrebbe potuto fare o dire in quel momento. Avrebbe voluto avvicinarsi ad Ashton, abbracciarlo e parlare con lui, ma non lo fece. Per timore, forse. Perché forse non era lei la persona che voleva affianco in questo momento.
Braden e l’altro uomo uscirono dalla stanza discutendo animatamente, chiudendo la porta con un sonoro tonfo.
“Ashton, cosa ti ha detto Walker?” chiese Calum. Ashton fece come per rispondere, poi guardò Haley e rimase in silenzio.
“Ashton..” insistette l’amico.
“Mandala via” disse deciso, con la voce rotta dal dolore. Calum guardò Haley e lei annuì. Uscì dalla stanza con un peso nel petto. Era naturale che non la volesse lì, per lui non era nessuno. Si chiuse la porta alle spalle e ci poggiò la schiena contro, sospirando. Rimase lì qualche secondo, sperando che i due finissero presto di parlare. Voleva andarsene da quel posto, non le piaceva. Una voce la distolse dai suoi pensieri, e se solo non avesse sentito il nome di Ashton essere urlato così forte sarebbe rimasta dov’era. Avanzò per il corridoio buio, fino ad arrivare all’ingresso. Girò l’angolo e si rese conto che ci fosse un altro piccolo tratto di corridoio e una porta socchiusa. Era da lì che venivano le voci. Si avvicinò silenziosamente e si fermò dietro la porta, nel tentativo di ascoltare e vedere qualcosa.
Erano ancora loro, Braden Walker e Jack.
Jack era seduto dietro una scrivania malandata, mentre Braden andava avanti e indietro per la stanza. Sembrava realmente turbato, o addirittura disperato. Nell’esatto momento in cui si chiese cosa lo facesse stare così, Braden si fermò nel mezzo della stanza e parlò ancora.
“Avresti dovuto dirmelo che si trattava di Ashton Irwin!” inveì contro Jack, che sospirò prendendosi la testa tra le mani “Avrei potuto ucciderlo!”
“Ma non lo hai fatto, i suoi amici si prenderanno cura di lui. Non dobbiamo preoccuparci di nulla!” Jack cercò di convincerlo, con un tono di voce fermo. Quasi stesse cercando di convincere più se stesso che l’altro uomo.
“E’ il figlio di uno dei miei più grandi amici, Jack! Stiamo parlando del figlio di Aaron Irwin!” urlò Braden, lasciandosi cadere su una poltroncina logora.
Haley sussultò a sentire quel nome, Aaron.
Le sembrava di averlo già sentito, ma era impossibile. Era il nome del padre di Ashton, lei non lo aveva mai conosciuto. Ashton non lo aveva mai nominato, tanto meno Calum. Continuò a ripetere quel nome tra sé e sé, cercando di capire se lo avesse davvero già sentito o se fosse solo una sua impressione. Decise di allontanarsi da lì, prima che i due si accorgessero della sua presenza.
Tornò indietro e una volta arrivata a metà del corridoio in cui si trovava lo spogliatoio di Ashton, vide Calum uscire dalla stanza.
“Haley, dobbiamo portarlo in ospedale.” disse deciso.
Insieme lo portarono in macchina e lo fecero distendere nei sedili posteriori, con la testa poggiata sulle gambe di Haley.
“Portami a casa, non posso andare in ospedale!” Ashton cercò di alzare la voce, ma una forte fitta al petto gli spezzò la voce e lo costrinse ad abbassare i toni.
“Stai zitto, che appena esci da lì ti faccio ritornare io in ospedale” disse duramente Calum, con un tono che però era tutto meno che furioso. Sarebbe dovuto essere arrabbiato a morte con lui, avrebbe dovuto imprecargli contro nello stesso momento in cui era entrato nello spogliatoio e lo aveva visto in quelle condizioni, ma non fece nulla di tutto questo. Voleva solo portarlo in ospedale e far si che stesse meglio. E l’unica cosa a cui pensava adesso, era cosa avrebbe potuto dire ai dottori per non far finire Ashton nei guai.
Haley sospirò e guardò fuori dal finestrino, agitata. Sentiva lo sguardo del biondo bruciarle addosso, ma continuò a fare finta di niente.
Lo sentì muoversi, e allora abbassò lo sguardo pensando avesse qualche forte dolore. Invece si era leggermente girato sul fianco, così da poterla osservare meglio.
“Non saresti dovuta venire. Non avresti dovuto vedere niente di tutto questo” disse piano Ashton, giocando con la maglia di lei. Haley restò in silenzio, non disse nulla. Rimase a guardare il suo viso malconcio, pieno di tagli e lividi. Istintivamente portò una mano tra i ricci di Ashton, e cominciò a giocarci. Se ne rese conto troppo tardi del gesto, quando ormai i loro occhi si incrociarono. Si guardarono negli occhi, ricordando poi di non essere così tanto sconosciuti. Uno di quei sguardi a cui si dovrebbe far attenzione. Haley ricordava ogni singolo sguardo scambiato con lui. Ognuno di loro le aveva smosso qualcosa dentro, facendole provare ogni volta qualcosa di diverso. Qualcosa che era mutato con il tempo, dal loro primo sguardo.
Sottrasse la mano, ma Ashton la prese nuovamente riportandola tra i suoi capelli. Poi il silenzio, nessuno dei due disse più niente. Il percorso in macchina continuò così, con il silenzio spezzato talvolta da piccoli grugniti di dolore da parte di Ashton.


Gli ospedali non le erano mai piaciuti. Fin da bambina, li aveva sempre odiati. Troppe storie tristi, troppo dolore tra quelle mura. E ora, anche troppi ricordi.
L’ultimo ricordo che ha di un ospedale, è il peggiore. Quando ci entrò con la sua famiglia e ci uscì sola.
Ricorda ancora quel dottore che entrando nella stanzia bianca, si avvicinò al suo lettino. Aveva uno sguardo dispiaciuto, addolorato. E lei già sapeva. Ma pur sapendolo, quando disse quella frase sentì qualcosa dentro di lei rompersi ancora una volta. Non c’erano più. Era sola. E pianse. Ricorda ancora quelle lacrime versate fino a non averne più. Certe cose, certe sensazioni non possono essere dimenticate. Quella era una di quelle.
Sentì un braccio stringerla, e venne distolta dai suoi pensieri. Si voltò verso il moro e sforzò un sorriso.
“Ehi, tutto bene?” le chiese.
“Non mi piacciono gli ospedali” disse facendo spallucce e Calum sospirò, stringendola più forte a sé. “Hai parlato con i dottori? Cosa gli hai raccontato?”
“Ho detto loro che è stato coinvolto in una rissa, dopo che siamo usciti da un pub. Sono riuscito in qualche modo a far passare Ashton come vittima, sembrano averci creduto. Se entro oggi non arriva la polizia, direi che è fatta. ” sospirò “Sicura di star bene? Vuoi che ti accompagni a casa, Hal?”
“No Cal, tranquillo. Ti hanno detto quando possiamo entrare?” chiese facendo cenno verso la stanza in cui avevano portato Ashton.
“Credo il tempo che finiscano di fare gli ultimi controlli. Vieni sediamoci.” La prese per mano e insieme presero posto in quelle sedie blu della sala d’attesa, che Haley odiava tanto.
“Mi dispiace, Hal.” Disse ad un tratto Calum, rompendo il silenzio e lei lo guardò confusa, non capendo a cosa si riferisse. “Non avrei dovuto trascinarti in questa storia, dovevi starne fuori.”
“Oh, Cal.. sai bene quanto io ormai sia dentro a tutta questa storia. Non preoccuparti.” Gli rivolse un sorriso che lui ricambiò mentre le cingeva le spalle con un braccio, facendole poggiare la testa sulla sua spalla.
“Cal?”
“Dimmi, Hal.”
“Aaron, si chiama così il padre di Ashton vero?” chiese e inizialmente l’unica risposta che ricevette fu il silenzio.
“Sì. ” rispose infine Calum, poggiando la testa su quella di lei.
“E dov’è ora?”
Calum sorrise, le sembrava una bambina. Con tutte quelle domande e quella voglia di sapere. Purtroppo però, era un argomento su cui era poco informato, ma su cui non avrebbe comunque potuto dirle niente. Sarebbe stato Ashton a farlo, un giorno. Ne era più che sicuro che l’avrebbe fatto.
“Non lo so, Hal. E sai che ciò che riguarda Ashton e la sua vita, è un argomento del quale non è con me che devi parlarne. Ricordi?” le disse dolcemente e lei annuì.   

Poco dopo, la porta della stanza si aprì e uscì il dottore seguito da due infermiere.
Calum e Haley si avvicinarono, ansiosi di sapere le condizioni di Ashton.
Il dottore li informò, dicendo loro che non erano molto gravi ma che sarebbe dovuto restare comunque almeno tre giorni in ospedale per degli accertamenti. Le lesioni che aveva riportato erano meno gravi di ciò che erano sembrati, ma non erano comunque da sottovalutare.
Salutarono cordialmente il dottore e entrarono nella stanza.
Tutto quel bianco fece quasi venire il capogiro ad Haley, ricordandole un altro dei motivi per cui odiava gli ospedali. Si guardò intorno, osservando che ci fossero quattro letti nella stanza, ma solo uno era occupato. Incerta, si avvicinò al letto in cui era disteso Ashton.
“Labbro spaccato, lividi sul petto, lesione alla costola destra. Vi siete preoccupati per nulla” scherzò Ashton. Calum e Haley si guardarono stupiti, un po’ per il fatto che scherzasse sulle sue stesse condizioni, ma soprattutto per il fatto che stesse scherzando. Lo faceva raramente quando era in compagnia di Calum, ma mai se nella stessa stanza fosse presente anche Haley. E risero, insieme.
“Ti mando a fare una visita in obitorio, ti va?” gli disse Calum, rivolgendogli uno sguardo complice. “E credimi, lo farò. Se torni su quel ring, lo farò. ” disse serio.
Ashton annuì, per poi distogliere lo sguardo dall’amico e rivolgerlo ad Haley. E rimasero così per qualche secondo, lui con uno sguardo deciso, lei imbarazzata. Non riusciva a reggere il suo sguardo, non ora.
“Qualcuno sa dirmi che ore sono?” chiese Ashton, cercando di sollevarsi un po’ e pentendosene subito dopo e ricevette risposta da Calum.
“Oh, è tardi. Josh mi uccide” disse Haley, cercando di recuperare il suo cellulare “La batteria è morta, Cal puoi prestarmi il tuo?”
Il moro gli passò il suo cellulare e lei uscì dalla stanza per chiamare Josh.
Dopo qualche squillo, rispose e Haley si ricordò improvvisamente che non sapeva cosa avrebbe potuto dirgli.
“Josh, sono Haley”
“Haley, dove sei finita? Ho provato a chiamarti ma..”
“Il mio cellulare è scarico, praticamente morto. Josh, io sono con Calum e Ashton”
“Dove, Hal?” le chiese e sentì il suo tono di voce farsi più freddo.
“Josh, non preoccuparti. Sto bene, solo che siamo in ospedale.”
“Cosa è successo? Sto arrivando, Hal”
“No Josh, aspetta!” si affrettò a dire Haley, prima che Josh chiudesse la chiamata “Ashton ha avuto un piccolo problema. Io sto bene, Calum anche. Non preoccuparti, volevo solo dirti che non tornerò a casa presto. Non arrabbiarti, ti prego.”
“Haley, devi tornare a casa adesso.”
“Josh, ti prego. Starò attenta, ma non posso andarmene. Resto qui, cerca di capire.”
“Fai attenzione Haley. ” disse Josh e chiuse la chiamata.
Haley sospirò, ma cercò di non pensare al fatto che ci sarebbe potuta essere un’altra discussione quando sarebbe tornata a casa.
Prima che tornasse dentro la stanza, uscì Calum. Il suo volto era più tranquillo ora, e Haley né fu felice. Sapeva quanto Ashton fosse importante per lui, e  quanto fosse difficile aiutarlo dal momento che Ashton rifiutava qualsiasi aiuto.
E sorrise, pensando che tra tutti forse era quello più forte. Che nonostante tutto, non si era arreso. Che nonostante tutto, continuava a stare accanto alle persone che voleva bene.
“Ashton si è addormentato. Vuoi che ti riporti a casa?” le chiese una volta essersi avvicinato.
“Resterà da solo questa notte?”
“Ha detto che non vuole nessuno qui. Credo lo abbia detto per non farmi restare, ma non voglio contraddirlo. Andiamo?” le sorrise.
“Rimango con lui questa notte. ” disse decise, ma Calum sospirò non molto sicuro della cosa.
“Haley non so se è una buona idea. Non voglio che se la prenda con te.”
“Non lo farà, o se lo farà non m’importa. Cal, deve smetterla. Non può rifiutare l’aiuto di tutti per sempre. Ne ha bisogno, e si vede! Non voglio tirarmi indietro.”
“Oh, Hal” Calum le sorrise “Quello che hai appena detto, è vero. Resta pure. Però una cosa, quello che hai appena detto su Ashton vale anche per te.” Le diede un bacio sulla guancia e andò via.

Haley entrò nella stanza e si avvicinò silenziosamente al letto sul quale si trovava Ashton. Aveva gli occhi chiusi e il respiro regolare mentre il petto si alzava e abbassava. Aveva un livido sullo zigomo destro, un taglio sul sopracciglio e un altro taglio sul labbro gonfio. Istintivamente gli spostò alcuni ricci che gli coprivano la fronte, e restò a guardare la sua espressione tranquilla sul volto. Gli sarebbe tanto piaciuto vederlo così anche quando era sveglio, magari quando parlava con lei.
Ashton si mosse leggermente e Haley ritirò velocemente la mano, sperando che non lo avesse svegliato. Quando vide che continuava a dormire tirò un sospiro di sollievo e si allontanò per prendere una sedia.
“Haley” fu un sussurro appena udibile, ma nella stanza c’era abbastanza silenzio per permettere ad Haley di sentirlo. Si girò ma trovò Ashton era nella stessa posizione di prima, con gli occhi ancora chiusi facendole pensare che stesse ancora dormendo.
“Perché sei qua? Ho detto a Calum di riportarti a casa.” Sussurrò ancora, dopo qualche minuto di silenzio.
“Lo so ” prese una sedia e la portò poco distante dal letto di Ashton e si sedette, indifferente alle parole del biondo. Sarebbe rimasta lì, qualsiasi cosa lui le avrebbe detto.  
“Puoi andartene se vuoi..” Ashton aprì gli occhi e girò il volto, incrociando il suo sguardo.
“Voglio restare qui, Ashton.” rispose decisa, cercando di reggere il suo sguardo.
Ashton rimase in silenzio, senza smettere di guardarla. Dopo un po’ sospirò e annuì, per farle capire che fosse d’accordo. Lei tirò un altro sospirò di sollievo, e cercò di non sorridere. Che Ashton non avesse iniziato ad urlarle contro chiedendole di sparire era già una piccola vittoria per lei.
“Dovresti riposare” gli disse gentilmente, mentre lo guardava osservare il buio fuori dalla finestra.
“Restare qui ti darà problemi con Josh”
“Ashton, resto.” Il biondo si voltò nuovamente verso di lei e restò immobile a fissarla, poi le sorrise debolmente e Haley quasi pensò di esserselo immaginato.
Lo vide spostarsi per poi indicare con la testa lo spazio vuoto del letto.
“Non credo sia una buona idea, staresti scomodo” disse imbarazzata, sperando che non insistesse.
“Vieni” Questa volta il tono di voce era autoritario, come sempre. Haley si alzò dalla sedia e si avvicinò lentamente al letto, sperando che la lasciasse stare su quella sedia. Ma Ashton non lo fece, così si sdraiò accanto a lui facendo attenzione a non toccarlo. Aveva l’addome fasciato e temeva anche solo di sfiorarlo per paura di fargli male, così si tenne a distanza da lui.
“Non ti mangio mica” le sussurrò, avvicinandola a lui.
“Potresti farti male, Ashton” gli fece un cenno verso la benda che gli copriva l’addome, ma lui la ignorò e la avvicinò a se facendole posare la testa sul suo petto.
“Ci stiamo già facendo del male, Hal.” La strinse a se e appoggiò il mento sopra la sua testa. “Ce ne faremo ancora, entrambi.” 





____Spazio autrice________________

Uhm no, non sono morta. Purtroppo per voi, sono ancora qui.
Quanto tempo è passato? Un mese,due? Che vergogna. Davvero, mi dispiace tantissimo. Però ragazze ho avuto tanti problemi e cose varie, tra scuola e altro e beh eccomi qui, ad aggiornare dopo mesi.
Capisco se non seguirete più la storia, non vi preoccupate. Ci tengo solo a scusarmi con voi. Per chi continuerò a leggere al storia, spero il capitolo vi piaccia e spero di non avervi deluso. Anche se sono consapevole del fatto che non sia il massimo questo capitolo.
Scusatemi tanto.
Baci,
Giada

 

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Capitolo 29
*** Confusion. ***




Confusion.


 
A volte succede, di avere dei risvegli bruschi o strani. Di svegliarsi con l'ansia senza saperne il perché, di svegliarsi con una sensazione di vuoto, o di paura. Accade alle persone di avere brutti risvegli. Come ad altre accade di avere brutte notti. E come ad altre accade di avere brutte giornate.
Ad esempio, ad Haley e Ashton succedeva di avere brutti risvegli, ma anche brutte notti e spesso brutte giornate. O un brutto periodo nella vita.
Quella notte però, Haley non aveva avuto una brutta nottata. E non poteva non soffermarsi su questo pensiero. Negli ultimi due anni, non c'era stata una sola notte in cui il suo sonno non era stato interrotto da quegli incubi, dai sensi di colpa. Quella notte però accadde. Tra le braccia di Ashton, riuscì a dormire. Un sonno sereno, tranquillo. Niente incubi, niente sensi di colpa. Niente risvegli bruschi nel bel mezzo della notte.

Quando aprì gli occhi ebbe bisogno di un paio di minuti per ricordarsi dove si trovasse. Le pareti bianche, i letti vuoti e la stretta ferrea sul suo fianco le diedero una mano a farle tornare velocemente tutto in mente. Alzò il volto e distante dal suo c'era quello di Ashton, che ancora dormiva.
Il volto rilassato, le labbra appena socchiuse e alcuni ricci che gli cadevano sulla fronte. Haley sorrise. Lui continuava a ripeterle che si sarebbero fatti del male, che se lo stavano già facendo. E lei avrebbe voluto far finta di non capire, come il primo periodo in cui si erano conosciuti. Ogni qual volta lui dicesse quella frase lei non capiva davvero, poi però ne prese coscienza anche lei. Lo sapeva fin troppo bene, purtroppo. Ma il fatto che ora fosse lì tra le sue braccia, dimostrava che entrambi stavano stupidamente, o forse non proprio stupidamente, ignorando la cosa. Forse un giorno ne avrebbero pagato le conseguenze, ma le veniva difficile da pensare dopo che era riuscita a passare una notte lontana dai suoi demoni, tra le braccia di quello stesso ragazzo che, a detta di lui, le avrebbe fatto del male. Avrebbe dovuto pensarlo come il veleno che l'avrebbe uccisa, e lo pensava, ma nello stesso tempo non riusciva a non vederlo anche come il suo antidoto.
Ashton si mosse nel sonno avvicinandola ancora di più a sé, e Haley non poté fare a meno di sentirsi al sicuro, difesa, accettata. Pur sapendo che forse non era proprio così, però erano quelle le sensazioni che Ashton le dava. Però in quel momento, un pensiero le attraversò la mente interrompendo il suo attimo di tranquillità. Anche lui, un giorno, se ne sarebbe andato.
Ne era più che sicura che sarebbe successo. Succedeva sempre. E lei lo sapeva, per questo si era fatta una promessa. Niente più illusioni, niente fiducia alle persone, niente più legami. E da quando era arrivata qui li aveva infrante tutte quelle promesse che si era fatta a sé stessa.
Si era così facilmente affezionata a Josh, sentendosi parte di una famiglia con lui. Si era lasciata andare al forte legame creatosi con Calum. E poi Ashton. Forse uno dei casini più grande della sua vita, che non sapeva come definire. Quello che c'era tra di loro, non sapeva cosa fosse né se in realtà fosse qualcosa. Una cosa che sapeva però, era che di lui aveva provato a farci a meno. Ma non poteva, non voleva. Era soccorsa in suo aiuto, un aiuto che lui non le aveva nemmeno chiesto. Ma lei sentiva quello strano bisogno di salvarlo da lui stesso, proprio come voleva che qualcuno salvasse lei da se stessa. Stava infrangendo una delle promesse più importanti che si era fatta, e sapeva che presto si sarebbe odiata per ciò. Perché un giorno, se ne sarebbe andato. Avrebbe aperto gli occhi, visto quanto poco fosse lei, e l'avrebbe lasciata.
Perché lei si definiva un problema, una responsabilità. Qualcosa di troppo grande, troppo impegnativo, una responsabilità troppo grossa. E lei sapeva bene che queste cose, alla gente non piacciono. Tutti cercano la via più facile, il modo più semplice per avere una vita felice, non complicata. E lei non rientrava in niente di tutto questo. Lei non si reputava abbastanza da poter rendere la vita di qualcuno felice, semplice. Una bella vita, insomma. Lei non sarebbe mai stata niente per nessuno.
Si allontanò cauta dal corpo del biondo e si alzò dal letto. Sul suo viso non c'era più neanche una minima traccia del sorriso che prima era stampato sul suo volto.
Quel pensiero l'aveva turbata. Era arrivata al punto in cui si era resa conto di avere un bisogno. Quel bisogno era Ashton. Quel bisogno era sbagliato. Lei non doveva avere bisogno di nessuno. Lei doveva essere forte, da sola. Lei doveva andare avanti, da sola. Perché nessuno sarebbe rimasto con lei. Doveva essere sempre pronta agli addii silenziosi.

Rivolse un ultimo sguardo ad Ashton, per poi uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle. Si appoggiò contro un momento, per poi fare un respiro profondo e incamminarsi per i corridoi dell'ospedale.
"Ehi, Haley!" Quella voce ormai perfettamente conosciuta, la fece fermare davanti l'ascensore. Si girò e vide il moro andarle incontro con un sorriso stampato sul volto, che sparì non appena le fu di fronte "Dove stai andando, Hal?"
"A casa. " rispose piano abbassando automaticamente lo sguardo sul pavimento sporco.
"Cos'è successo?"
"Nulla, semplicemente.. è sbagliato. Spero che al risveglio starà bene, ciao Calum." Si voltò, pronta per salire sull'ascensore che l'avrebbe portata al piano di sotto ma Calum la fermò ancora.
"Haley, non farlo. Non far vincere la paura, non questa volta. Ci sono io con te" le si avvicinò e capì che non avrebbe ottenuto nessuna risposta da lei, così le alzò il viso facendo incontrare i loro sguardi. "Torna, ha bisogno di te ormai."

Mosse le braccia, sentendo un vuoto accanto a lui. E non solo. Il vuoto che sentiva accanto a lui sapeva da cosa potesse essere procurato, quello dentro no. Forse.
Aprì gli occhi, riparandosi dalla luce che entrava dalla finestra e anche dalla luce fastidiosa della stanza. Era tutto così bianco, e lui odiava il bianco. Odiava anche quel posto. L'ultima volta in cui aveva messo piede in un ospedale era stato due anni prima, quel giorno dal quale la sua vita avrebbe preso un'altra piega.
"Buongiorno " Quella voce lo portò a voltarsi automaticamente in direzione della sedia che la sera prima era occupata dalla ragazza, sulla quale adesso però era seduto Calum.
"E' andata via" affermò, con lo sguardo perso nel vuoto. Provò un fastidio a non trovarla lì con lui, e si diede dello stupido. Non doveva importargli della sua presenza, ma ormai era troppo tardi e pian piano stava riuscendo a capirlo. Ma non ad accettarlo.
"Tornerà" disse serio Calum, per poi alzarsi e prendere la colazione che gli aveva preso prima di entrare lì "Ti ho portato qualcosa da mangiare, la colazione dell'ospedale è piuttosto scadente si sa"
"Ti ha detto se torna?" chiese Ashton, per poi pentirsene "Io.. niente, lascia perdere. Tanto non m'importa." Il suo sguardo divenne serio, quello di sempre. Occhi spenti e vuoti, inespressivi.
"Ashton, lei resta. Non se ne andrà. Ma tu non farla scappare, okay? Se non lo farai, starne certo che lei non andrà via." Ashton lo guardò e rimase a fissarlo per un po', riflettendo davvero su quelle parole. E lui in quel momento si rese conto che era questo il problema, aveva paura. Paura di affezionarsi a lei, paura di provare qualcosa, paura di essere lasciato solo di nuovo. Prese il caffè che Calum gli porgeva e ne bevve qualche sorso, per poi tirare fuori un argomento qualunque da trattare con l'amico. Sarebbe stato lì ad aspettarla, ma non lo avrebbe ammesso a nessuno.

C'erano tante buone ragioni per prendere quella decisione, quante ce n'erano per non farlo. Aveva saltato scuola e passato tutta la mattina a pensare ad Ashton, a ciò che era successo e alle parole di Calum. La testa era sul punto di scoppiarle, non sapeva più a cosa pensare. Voleva un po' di tranquillità, quella le mancava davvero tanto. Le parole di Calum non riusciva proprio a togliersele di testa, ma le veniva impossibile credere che Ashton avesse bisogno di lei. Aveva sicuramente bisogno di qualcuno, perché non c'è un solo essere umano che non abbia bisogno di una persona al suo fianco, ma lei non credeva di essere la persona di cui Ashton avesse bisogno. Si sarebbe voluta arrendere all'idea che lei, per Ashton, non sarebbe mai stata abbastanza.
Nell'arco della giornata aveva pensato più volte che la cosa giusta da fare sarebbe stata quella di rompere quel loro rapporto, che non sapeva come definire se non un rapporto quasi malato. Qualsiasi cosa fosse, sarebbe dovuta finire e andare avanti ognuno con la propria vita. Ma poi pensava a lui, a quei ricci biondo cenere e a quei occhi verdi. Finiva con il sorridere amaramente e ammettere che gli sarebbero mancati. Gli sarebbero mancati i loro baci, le frasi sussurrate e la sensazione di protezione che le sue braccia le facevano sentire. Arrivò alla conclusione che forse era troppo tardi per fare finta di niente.
Forse un giorno se ne sarebbe pentita o forse no, ma in quell'istante non le importava.
Bussò contro quella porta blu d'ospedale, ma non ricevette risposta. Sentì delle voce provenire dall'interno e così aprì, un po' titubante. Non riuscì a non sorridere quando vide Ashton e Calum battibeccare come due bambini. Il primo a voltarsi verso di lei fu Calum, che le rivolse un grande sorriso e si avvicinò a lei.
"Sapevo che avresti fatto la cosa giusta per entrambi" le sussurrò, stringendola in un breve abbraccio.
Haley gli sorrise e quando sciolsero l'abbraccio, si voltò verso Ashton e vide che la stava già fissando. Abbassò lo sguardo involontariamente e un mezzo sorriso le spuntò sul viso.
"A questo punto, io vado che ho da fare. Sei in buone mani tanto" disse Calum, sorridendo all'amico. Ashton annuì, mentre Haley guardava fuori dalla finestra.

Non sapeva se essere felice o meno del fatto che da lì a poco si sarebbe ritrovata, di nuovo, sola con Ashton. Dopo aver salutato entrambi e aver fatto le sue raccomandazioni all'amico, Calum uscì dalla stanza lasciandoli soli.
Haley era abbastanza decisa di risultare disinvolta, come se per l'intera giornata Ashton non fosse stato il suo pensiero fisso. Prese una sedia e l'avvicinò al letto, per poi sedersi.
Stava pensando di porgere qualche domanda ad Ashton riguardante le sue condizioni per rompere quel silenzio opprimente che regnava la stanza, ma Ashton la precedette.
"Sei andata via presto questa mattina"
"Sì, dovevo tornare a casa" rispose titubante, mentre cercava di capire il suo stato d'animo. Il tono di voce che aveva usato non l'aiutava, non riusciva a capire se fosse infastidito o sollevato di non averla ritrovata al suo fianco una volta sveglio.
Ashton annuì solamente, senza distogliere lo sguardo dalla finestra. Il cielo era ricoperto da nuvole grigie e gli alberi erano mossi dal forte vento e presto la città si sarebbe ritrovata sotto la pioggia. Haley aspettò qualche secondo nella speranza che dicesse altro, ma quando vide che stava in silenzio decise di tentare a non far calare nuovamente il silenzio tra loro.
"Cosa ti hanno detto i dottori questa mattina?" Chiese, rilassandosi sulla sedia. Ashton si voltò e rimase fermo a guardarla per un po', senza proferire parola. Haley sentì la gola stringersi e in quel momento le sembrava difficile anche respirare. Quello sguardo penetrante aveva sempre lo stesso effetto su di lei.
"Potresti prendermi una maglia pulita?" le chiese tutto d'un tratto e Haley gliene fu quasi grata. Scattò dalla sedia, dirigendosi verso il piccolo armadietto blu nella parete di fronte. Lo aprì e rimase a fissarne distrattamente il contenuto, approfittando del momento per riprendersi. Succedeva ogni volta che la coglieva impreparata. Quello sguardo profondo, che non sapeva se dover temere o meno. L'anima di una persona è nascosto nel suo sguardo, per questo si ha paura di essere guardati negli occhi. Haley aveva sempre saputo mascherare tutto, nel suo volto non c'era nessuna traccia dei suoi demoni, il suo sorriso risultava sempre sincero a tutti. Gli occhi invece, quello che c'era lì dentro non poteva nasconderlo in nessun modo. I suoi occhi erano come un libro aperto, sarebbe bastato uno sguardo per capire. Ma la gente sembrava sempre essere analfabeta, e lei è sempre stata grata di ciò. Ma lo sapeva che lui, ci sapeva leggere benissimo. E se averne paura o meno, doveva ancora capirlo. Questo era uno dei motivi per cui reagiva così al suo sguardo.
Fece un respiro profondo e prese la prima maglia che gli capitò davanti subito dopo aver riaperto gli occhi. Fece appena in tempo a chiudere l'anta blu dell'armadietto, prima di sentir posare due grandi mani sui suoi fianchi e la sua schiena premuta contro il petto di Ashton. Sentì il volto del ragazzo molto vicino al suo e i suoi ricci biondo cenere le sfioravano il viso.
"Perché sei andata via questa mattina?" le sussurrò all'orecchio e lei chiuse gli occhi, sentendo i brividi salirle lungo la spina dorsale. Quando vide che non rispondeva, strinse la presa sui fianchi assicurandosi di non farle male.
"Ero confusa" rispose titubante, indecisa se continuare. Ashton si spinse in avanti, annullando ogni minima distanza tra i loro corpi, incitandola a continuare. "Tu mi confondi. Niente sembra avere senso. Non mi fido di me stessa quando sono vicino a te." sentì il tocco di Ashton sparire, giusto il tempo di chiedersi cosa avesse detto di così stupido ma Ashton la voltò quasi bruscamente. Successe tutto così velocemente che ci volle del tempo per accorgersi che ora tra le sue labbra e quelle di Ashton c'era una distanza quasi inesistente.
Ashton portò la mano destra sul volto di lei, accarezzandola delicatamente senza smetterla di fissarla negli occhi.
"Non farlo più, non andartene. " le soffiò sulle labbra, per poi far sparire la distanza tra di loro. Quello che inizialmente era un bacio gentile, si trasformò in qualcosa di più. Attaccò completamente il suo corpo a quello di Haley, bloccandola tra lui e l'armadietto. Haley legò le braccia intorno al suo collo senza interrompere il bacio, mentre la mano di Ashton si insidiò sotto il tessuto leggero della maglia di lei accarezzandole il fianco. Sembrava che Ashton volesse trasmetterle qualcosa attraverso quel bacio così bisognoso, sembrava volesse farle capire quello che non riusciva ad ammettere a parole e che forse non avrebbe mai ammesso. Haley interruppe il flusso di pensieri, concentrando la sua attenzione sul momento. Si strinse a lui, ammettendo a se stessa quanto quelle labbra le fossero mancate, quanto avesse ignorato inutilmente il bisogno di quel contatto tra di loro.
Ashton interruppe il bacio, poggiando la fronte su quella di lei.
Era lì in piedi, con il capo chino e le braccia intorno alla vita di Haley e in quel momento si sentì più leggero. Le ferite sul suo corpo sembravano essere sparite, non avvertiva nessun dolore.
Aveva desiderato baciare ancora quelle labbra da quando l'aveva cacciata dallo spogliatoio, prima dell'incontro.
La guardò negli occhi, adesso languidi e così azzurri. Gli piacevano i suoi occhi, e gli piaceva ancor di più che attraverso quelli lei non riuscisse a nascondergli nulla. Era felice di saper leggere quello che si celava dietro essi.
Sentì il braccio di lei scivolarle lungo il fianco e la vide abbassare il volto.
"I dottori mi hanno detto che domani mi dimetteranno, dovrò tornare la settimana prossima per dei controlli." disse piano, rispondendo alla sua precedente domanda. Haley annuì senza guardarlo, così la prese per il mento e le alzò il volto lasciandole un bacio sulla fronte. Quel gesto sorprese entrambi, ma nessuno dei due disse niente. Haley si limitò a nascondere il viso tra la spalla e il collo di Ashton e sospirò, mentre lui la stringeva forte a sé.  

"Tornerò domani, se ti va ti accompagno a casa con Calum" disse Haley, spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro. L'infermiera aveva fatto irruzione nella stanza dicendo che le condizioni di Ashton erano migliorate e che avrebbe potuto passare la notte da solo e solo i pazienti che non avevano la possibilità di muoversi autonomamente avevano il diritto di essere assistiti da una persona durante la notte. Quindi una volta finita l'ora delle visite, Haley sarebbe dovuta tornare a casa.
"Va bene, ti aspetterò allora. " disse guardandola.
Haley annuì per poi voltarsi e dirigersi verso la porta. Prima che afferrasse la maniglia, si sentì fermare per i fianchi e voltare velocemente.
"Salutami prima" le disse, spingendola contro il muro e chinando leggermente il capo, così da poter posare la fronte sulla sua.
Haley si morse il labbro, indecisa su cosa fare. Poi si alzò sulle punte e gli stampò un leggero bacio sulle labbra.
"A domani, Ashton" sussurrò.
Questa volta fu Ashton ad avvicinarsi alle sue labbra e dopo averle morse piano, la baciò "A domani, Haley"
Durante il tragitto verso casa, Haley non smise di sorridere neanche un attimo. Che fosse giusto o meno non le importava, perché qualsiasi cosa fosse, la faceva stare bene. Se questo le avrebbe causato dei problemi, al momento non le importava. Non si aspettava niente da Ashton, ma quel pomeriggio, era un altro. Si era lasciato andare e lei non voleva illudersi, ma nel profondo sperava ancora che il vero Ashton si facesse ancora vivo in sua presenza.

Aprì la porta di casa e si diresse direttamente in salotto, dove vide le luci accese. Era sicura che Josh fosse rientrato già a casa e la stesse aspettando.
"Josh, sono tornata!" esclamò sorridente, ma non appena vide Josh affiancato da quella persona il sorriso si spense, lasciando spazio ad un espressione triste, confusa. Sentì lo stomaco stringersi e la testa girare, una fitta al petto e il forte dolore che aveva sentito negli anni passati tornò forte, quasi a ricordarle quanto quella persona l'avesse ferita. 



________________Spazio autrice_______________________

Quanto mi mancate, owh. Davvero. Una volta aggiornavo frequentemente e vi sentito molto più spesso, attraverso le recensioni o messaggi privati. Ora invece ho pochissimo tempo e entro su EFP troppo poco. Mi manca sentirvi davvero, però è bellissimo vedere che siete sempre qui ad aspettarmi e a farmi sorridere con le vostre bellissime recensioni, e ancor più bello è vedere che dopo tutto questo tempo continuate a sostenermi. Vi adoro, davvero. Siete fantastiche e ne approfitto per ringraziarvi. 
Detto questo, aggiungo che avevo questo capitolo pronto da un po' ma sono riuscita a postarlo solo ora su EFP, quindi perdonatemi il ritardo. Come sempre, uff. Sono le ultime settimane di scuola, è la mia situazione è moolto complicata. Ho interrogazioni e verifiche ogni giorno, infatti dovrei essere a studiare ma ci tenevo a postarvi questo capitolo. Nonostante questo problema, cercherò di scrivere un po' tutti i pomeriggi così da non far passare tantissimo tempo. Ragazze scusatemi davvero, odio fare tardi. Ma non posso farci niente. Scusatemi, sinceramente. Sono dispiaciuta davvero molto. 
Okay, può bastare. Non voglio farvi annoiare. Spero il capitolo sia di vostro gradimento e spero di trovarvi ancora tutte quei. Scusatemi se nel testo è presente qualche errore, lo leggerò una volta sistemate le cose.
Baci,
Giada

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Capitolo 30
*** Some goodbyes are not forever. ***





Some goodbyes are not forever.


Si può dire di aver vinto quando si riuscirà a guardare dritto negli occhi di chi ti ha ucciso senza sentire più alcun dolore. Haley in quel momento si sentì una gran perdente. I suoi occhi, specchio di troppe emozioni in quel momento, fissi su quei occhi verdi che aveva tanto amato. Poter dire di aver vinto, sarebbe stata una grande svolta per lei. Che quegli occhi non le provocavano più alcun dolore, o emozione. Invece no. I ricordi la travolsero e si sentì affogare da essi. Sentì il bisogno di aggrapparsi a qualcuno, a qualcosa. Ma non c’era nessuno, come sempre. Chiuse gli occhi, cercando di riordinare i pensieri, di riuscire a mettere ordine nella sua testa e agire al meglio. Ma la verità era che non sapeva cosa dire, o cosa fare.
“Haley” Quella voce era proprio come la ricordava, forse un po’ più forte. Era davvero lui. Lo vide fare un passo avanti, sorridendole incerto.  Nessun sorriso sarebbe riuscita a farle dimenticare così facilmente il dolore che aveva provato quando l’aveva abbandonata. Nel momento in cui aveva più bisogno di un aiuto, di qualcuno a cui appoggiarsi.
“Mi ha detto che era un tuo vecchio amico Hal, così ho pensato che parlare con qualcuno che ti conosce bene ti avrebbe fatto felice” la voce di Josh la sottrasse dai suoi pensieri, ma lei riuscì a recepire appena le ultime parole. Annuì distrattamente e cercò di dare una risposta a Josh, ma non ci riuscì.
“Bene, vi lascio soli. Hal, se hai bisogno sono qui. ” disse Josh, per poi lasciare la stanza.
“Perché?” Fu l’unica parola che Haley riuscì a dire dopo lunghi attimi di silenzio.
“Volevo sapere come stavi, mi mancavi.” Aveva sognato di sentirsi dire quelle parole per giorni, dopo l’incidente. E ora che le aveva sentire dire da lui, non sentì nulla. Forse perché alla fine non è poi così tanto vero che la speranza è l’ultima a morire.
“Parliamone in camera mia, Andrew.” Il ragazzo annuì, un po’ deluso dalla reazione di Haley. Salirono al piano di sopra e Haley chiuse la porta. Josh sapeva molto della sua vecchia vita, molto più di quanto lei immaginasse, ma queste cose dovevano restare sconosciute a lui. Era un capitolo che Haley avrebbe voluto chiudere, per sempre. Ricordare non le faceva bene e nonostante dimenticare era impossibile, voleva dare una risposta alle domande che per giorni l’avevano tormentata. Perché si sa, che certe mancanze non spariscono. Non possono essere colmate, soprattutto quando l’unica cosa che si ha è il nulla.
“Non puoi, Andrew. Non ora.” disse improvvisamente Haley, appoggiandosi con le spalle al legno della porta. Andrew, fermo al centro della camera, si voltò a guardarla con un espressione confusa dipinta sul volto.
“Cosa stai dicendo Haley?”
“Tu.. mi hai abbandonato” quelle parole le uscirono di getto, mentre puntava il suo sguardo in quello del ragazzo. E rise. Una di quelle risate tristi che si fanno con gli occhi pieni di lacrime e il cuore a pezzi.
Andrew era sconcertato, non riusciva a riconoscere quella ragazza che aveva davanti. Le si avvicinò, prendendole le mani tra le sue e facendo incontrare ancora una volta i loro sguardi. La guardò, e lo vide.
“Non sei più la mia Haley” pronunciò piano quelle parole, constatando il vero. Haley stette zitta, anche se quella frase le aveva suscitato tante, troppe, cose da dire. “I tuoi occhi sono diversi, un azzurro spento. Come un cielo triste. La tua pelle è bianca, il tuo sorriso stanco. Anzi inesistente. La mia Haley era sempre felice, gli occhi vivaci e il suo sorriso illuminava le mie giornate. La rivoglio, con me. Sempre” tentò di annullare la distanza tra di loro per abbracciarla, ma Haley lo respinse.
“Che c’è Hal?” le chiese confuso “Possiamo tornare ad essere felici, insieme. Possiamo continuare da dove ci siamo fermati”
“Sai che c’è Andrew? C’è che hai ragione” disse Haley, spostandosi da lui “La tua Haley non c’è più. Non c’è più da due anni, è morta. È morta quella sera in cui tu hai scelto un’altra senza farti nessuno scrupolo. È morta quella sera in cui ha perso la sua famiglia in un incidente. È morta ancora quando le sue amiche l’hanno abbandonata. È morta quando il suo ragazzo l’ha abbandonata. È morta ogni fottuta notte per due interi anni, quando si svegliava a causa degli incubi e ad abbracciarla non c’era nessuno. È morta, non ne è rimasto niente. C’è una nuova Haley, che piace a meno persone. E non piacerà neanche a te. Non piace a me, non piace a nessuno. Ma sai cosa? Non importa. Non importa a nessuno, neanche a me.” Concluse e non avrebbe mai pensato che ce l’avrebbe fatta a pronunciare quelle parole. Ma l’aveva fatto e si sentì forte.
“Io.. non ti ho abbandonata, Haley. Eravamo più piccoli, davamo meno peso alle cose” rispose Andrew, cercando inutilmente di riavvicinarsi a lei.
“Cose? Andrew, davvero? Credi che io stia parlando solo della nostra relazione? Sai, è vero. Eravamo due stupidi ragazzini, ma io a te ci tenevo davvero. Non credo ci sia un’età precisa per iniziare ad amare. E probabilmente tu sei stato la prima persona che mi ha fatto conoscere quella parola. Forse chiamarlo amore era troppo, ma a te ci tenevo. E io, non ti avrei mai abbandonato, non in una situazione come quella.” Chiuse gli occhi, cercando di restare calma. Era molto più arrabbiata di quanto si aspettasse, non aveva mai creduto di provare tutto questo rancore nei suoi confronti. Ma il dolore che aveva provato era troppo forte da poter dimenticare, o anche solo sorvolare.
“Haley, non fare così dai”
“La fai facile tu Andrew. Però, va bene così” abbassò lo sguardo e decise che era arrivato il momento di strappare via quelle pagine del libro della sua vita “Torna a Sydney e dimenticati di me. Ti auguro tanta felicità, grazie per la visita.”
“Haley..” Andrew tentò di fare un passo verso di lei, ma Haley indietreggiò e aprì la porta.
“Non è quello che vuoi davvero, lo so. Probabilmente sei solo arrabbiata. Domani mattina sarò alla stazione per il primo treno verso Sydney, ti aspetto. Se verrai, tutto tornerà come prima.” Le lasciò un bacio sulla guancia per poi allontanarsi, forse per sempre o forse no, da Haley.
Quando arriva la sera affoghiamo nei nostri pensieri, che nel silenzio si sentono ancor di più. Perché durante il giorno è facile reagire con freddezza alle cose, è facile fingere di essere indistruttibili, ma di notte è tutto un altro discorso.
Quella forza che Haley  aveva sentito di avere quando parlava con Andrew, era scomparsa insieme a lui.
Sola  nel letto e intorno a lei il buio totale. Rigirarsi continuamente nel letto in cerca di una posizione comoda era inutile. Il problema non era il buio, né il letto o la stanchezza che credeva di non avere. Perché alla fine quella c’era, e anche tanta.
Il vero problema era la sua mente, che si era lasciata avvolgere dalla debolezza che le tenebre avevano portato lasciando spazio a tutto quello che aveva cercato di respingere durante le ultime ore. I pensieri, i problemi, le mancanze, i sensi di colpa. Ora erano lì e le impedivano di dormire.
Avrebbe potuto passare l’ennesima notte a fissare il soffitto con le lacrime che le scendevano lungo il viso mentre il silenzio era rotto dai suoi sospiri, ma non voleva. Era stanca di crollare tutte le notti e non trovare nessuno ad aiutarla. Di crollare e poi il mattino dopo alzarsi come se nulla fosse, ma con il volto stanco e gli occhi rossi a ricordarle l’ennesima caduta. S’impose di essere forte, o per lo meno di tentare. Trattenne le lacrime e cercò di mandare via quel groppo che aveva in gola da quando aveva spento le luci. Non avrebbe versato una lacrima, non quella notte. Pensò al modo in cui si era rivolta ad Andrew e sentì i sensi di colpa crescere, lei non trattava così nessuno. Eppure lo aveva fatto. Pensò che forse stava cambiando, di nuovo. Che qualcosa in lei stava cambiando, ancora una volta. Forse quello era un nuovo lato del suo carattere che si era formato davanti a tutti quegli ostacoli. Forse era quel lato di cui aveva bisogno per iniziare a vivere, per poter riuscire a cavarsela da sola.
Ogni volta che decidi perdi qualcosa, qualunque cosa tu decida. È solo questione di capire cos’è che non sei disposto a perdere. E nonostante certe decisioni si prendono con il cuore a pezzi, gli occhi stanchi e la bocca piena di parole non dette, vanno prese. Perché arriva un momento in cui bisogna smettere di pensare al bene degli altri e preoccuparsi un po’ per se stessi.
Quella mattina Haley si alzò e prese la sua decisione, pensando a cosa avrebbe fatto bene a lei e non agli altri.

“Haley, Ashton ti sta aspettando. Dovresti venire qui, quello che hai detto a quel ragazzo è giusto. Non devi dargli delle spiegazioni dopo quello che ti hanno fatto passare” rispose Calum, leggermente infastidito. Voleva che Haley fosse più forte e non si scusasse solo per aver detto il vero.
“Calum, dì ad Ashton che mi dispiace. Devo parlare con Andrew un’ultima volta.”
“Haley..”
“A dopo Cal.” Haley chiuse la chiamata e corse veloce verso la stazione. Aveva detto ad Ashton che ci sarebbe stata, ma non sapeva cosa sarebbe successo. Sarebbe passata a casa subito dopo aver sistemato le cose con Andrew.
Era ancora presto perché il primo treno diretto a Sydney partisse, ma Haley era già davanti al primo binario della stazione. Aveva un gran bisogno di liberarsi da quel che peso che si era portata dentro per troppo tempo. La stazione non era molto affollata e con grande facilità riuscì ad avvistare Andrew, nel binario opposto. Scese le scale a grandi passi e attraversò il piccolo corridoio che permetteva di arrivare all’altro binario. Lui era lì, con il ciuffo sempre ben pettinato, la sua solita collanina al collo e gli occhiali da sole. Mentre si avvicinava a lui, Haley pensò che probabilmente era una di quelle cose che si sarebbe portata dentro per sempre. Inutile negarlo, seppur in un periodo ormai lontano, quel ragazzo era stato fonte della sua felicità.

Ormai uno di fronte all’altro, restarono fermi a guardarsi negli occhi.
“Sapevo saresti venuta” le sorrise e allargò le braccia in cerca di un abbraccio che Haley non gli negò. Poteva sembrare uno dei loro abbracci, quelli che ad Haley scaldavano il cuore ogni volta come se fosse il primo. Ma non era così, quello era un abbraccio d’addio e Haley lo sapeva bene, così lo strinse più forte.
“Mi sei mancata” le sussurrò.
“Mi manchi anche tu, Andrew. Mi manca tutto della mia vecchia vita” gli confessò Haley, sciogliendo l’abbraccio.
“Puoi riavere tutto Hal”
“No” Haley abbassò lo sguardo e sorrise amaramente “Tutto quello che avevo è andato perso, non posso più riavere niente. Non posso riavere la mia famiglia,né te, né la vecchia Haley. Sono venuta qui per salutarti, non volevo che il nostro ultimo incontro fosse quello di ieri. Non volevo trattarti in quel modo, ognuno ha fatto le sue decisioni e prendermela con te non servirà a niente.”
“Quindi sei venuta per dirmi addio?” le chiese e il suo tono era completamente diverso da pochi attimi prima. Haley annuì e Andrew abbassò lo sguardo “Hai appena detto che ti manco” disse ancora.
“Andrew” Haley si avvicinò a lui e gli sollevò il volto, così da poterlo guardare negli occhi “Solo perché ti manca una persona non vuol dire che deve necessariamente tornare nella tua vita. La mancanza è solo una parte dell’andare avanti. E io devo andare avanti.” Gli rivolse un sorriso, un po’ malinconico.
“Scusami Haley, per tutto. Aveva una delle cose più belle tra le mani e non ho saputo prendermene cura.” Le sorrise e l’abbracciò ancora. Rimasero in quel modo fino a quando non arrivò il treno che Andrew aspettava e a quel punto arrivò il momento di salutarsi, se fosse un addio vero e proprio non potevano esserne a conoscenza.
Andrew salì sul treno e un attimo prima che le porte si chiudessero si voltò verso Haley e la chiamò. I loro sguardi si incontrarono ancora.
“Sai Hal, alcuni addii non sono per sempre.”   



[Spazio autrice] 
Eccomi qui, con il solito ritardo spaventoso e un nuovo capitolo. Forse un po' più breve dei solito ma molto importante. Spero sia di vostro gradimento, fatemi sapere se viva. 
Grazie a tutte quelle ragazze che mi aspettano sempre con tanta pazienza e scusatemi davvero tanto, sono una persona orribile.
Grazie, dalla prima all'ultima.
Ah quasi dimenticavo, presto la storia avrà un nuovo trailer. Spero di riuscire a caricarlo per bene questa volta.
Baci,

Giada

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Capitolo 31
*** Stay. ***


Trailer: https://youtu.be/2VRi8FF7onE


Stay.
 

Capisci che una persona ha realmente iniziato a far parte della tua vita quando durante la giornata non pensarla è impossibile, quando anche una piccola cosa ti porta a lei, quando immagini la tua vita senza quella persona e ti sembra impossibile mentre la verità è che è
possibile ma non la vuoi.

E in quel momento realizzi che non è semplicemente entrata a far parte della tua vita, ma ti è entrata dentro. Ha iniziato a occupare una parte importante nella tua vita, nella tua testa e nel tuo cuore.
Haley realizzò che Ashton facesse ormai parte della sua vita da un po'. Era piombato all'improvviso e con insistenza si era fatto spazio nella sua vita fino ad entrarci senza darle scelta. Ma ora non le importava come avesse conosciuto Ashton o come lui fosse entrato nella sua vita. Aveva conosciuto un po' del vero Ashton ed era quello che l'aveva colpita. Ashton con le sue maschere e con le sue diverse sfumature.
Pensò a quante cose fossero successe in quei mesi e che loro lo ammettessero o meno, il loro rapporto era palesemente cambiato.

Haley si fermò davanti al portone della casa di Ashton, troppo poco coraggiosa per bussare e fiondarsi tra le braccia del biondo non appena la porta fosse stata aperta. Perché sì, era quello che voleva: sentirsi protetta tra le sue braccia, ancora. E ammetterlo forse era strano, ma non le pesava. Le cose stavano così e adesso non le importava. Perché lei ormai se ne rendeva conto che, qualsiasi cosa fosse quello che c'era tra lei e Ashton, fosse una cosa insana. Una cosa che avrebbe potuto danneggiare entrambi ma allo stesso tempo far loro del bene. Ma che si stessero facendo del male o che un giorno se lo sarebbero fatti, poco le importava. Quella con Ashton era una di quelle cose che magari sai anche come finisce, eppure le inizi lo stesso.

Fece un profondo respiro e pochissimo tempo prima che la sua mano toccasse il legno della grande porta, quest'ultima si aprì rivelando un Calum confuso.
"Hal, tutto bene?" le rivolse un mezzo sorriso.
"E' partito" disse Haley annuendo, riferendosi ad Andrew e Calum annuì senza aggiungere nulla. "Ashton è dentro?" 
"In camera sua" rispose il ragazzo, indicando le scale dietro di se "Credi sia una buona idea salire ora?" 
"E' arrabbiato?" 
"Diciamo che non è di buon umore" le fece un mezzo sorriso, incerto. Haley annuì e senza dargli il tempo di dire altro lo sorpassò e salì di corsa le scale. 
"Hal" urlò Calum dall'uscio e la ragazza si girò a guardarlo "Se ti chiederà di andartene, tu non farlo." E senza darle il tempo di rispondere si chiuse la porta alle spalle, lasciandola lì.

La porta della sua camera era chiusa e dalla stanza non si sentiva nient'altro che il silenzio. Bussò piano ma senza ricevere risposta, ma aprì comunque la porta e entrò. 
Il biondo era disteso sul letto, sveglio. Aveva le braccia dietro la testa e lo sguardo rivolto al soffitto. Haley restò ferma ad osservarlo per qualche secondo, soffermandosi più del dovuto sui lineamenti del suo viso. 
"Ashton" disse piano e il biondo si girò di scatto, sorpreso di trovarla lì.
"Cosa ci fai qui?" Il suo tono era gelido, niente di nuovo, ma Haley non si fece scoraggiare e fece qualche passo avanti.
"Sono qui per te." Si sentì una stupida per aver risposto in quel modo e ancora di più quando in risposta ricevette solo una risata. 
"Puoi tornare dal tuo ragazzo, io sto bene. " rispose secco, smettendo di ridere.
"Non è il mio ragazzo" sospirò Haley "Ashton, ascoltami." 
"No Bennet, non ho nessuna cazzo di voglia di ascoltare altre cazzate, d'accordo?" sbottò Ashton, alzandosi dal letto "Ne hai già dette troppe ieri."
"Tutto quello che ti ho detto è vero, Ashton" Haley si avvicinò incerta, fermandosi davanti a lui "Io volevo davvero venire a prenderti in ospedale Ashton, perché a me di te importa. Non so perché o quando sia esattamente iniziato tutto questo, ma è così. Mi importa di te. Quello che è successo è stato solo un imprevisto, non avrei mai potuto immaginare niente del genere. Ma questa mattina dovevo parlare con Andrew, dovevo farlo. Questo non significa che ho messo lui prima di te. L'ho fatto per me, era una cosa che dovevo fare. Ma ora sono qui Ashton, e ti prego, non mandarmi via." Haley allungò una mano per accarezzargli il viso, ma Ashton la scansò girandosi. 
Così resto ferma, aspettando che Ashton dicesse qualcosa e anche se avesse deciso di ignorarla, lei sarebbe rimasta lo stesso lì con lui.
Improvvisamente Ashton la prese per mano, trascinandola con lui fino a letto. Si sedettero, ancora nell'assoluto silenzio, le loro dita incrociate. Ad Haley non dispiaceva quel silenzio, non da una parte. Bisogna imparare a decifrarli i silenzi, perché è lì che si nascondono le parole più difficili da pronunciare, quelle più belle e quelle che fanno più male. E ora sapeva bene che quel silenzio regnasse solo perché Ashton avesse difficoltà a pronunciare quelle parole. Haley lo guardò e strinse la presa sulla sua mano, senza dire nulla, e poggiò la testa sulla sua spalla. 
"Cosa mi hai fatto?" le chiese improvvisamente, spezzando il silenzio. La sua voce era calma, quasi dolce. Non c'era nessuna traccia di rabbia o rancore in quelle parole. "E' dannatamente difficile restare qui seduto ed essere arrabbiato con te, invece di baciarti." 
Haley alzò la testa di scatto, sorpresa da quelle parole. Non se lo sarebbe mai aspettata. Alzò il viso e incontrò il suo sguardo. Nella penombra della stanza gli occhi di Ashton brillavano come gioielli scuri mentre scrutavano il viso di Haley.
"Non farlo " sussurrò lei.
"Tranquilla, non ti bacerò Haley. Sarà così maledettamente difficile non farlo però." Con la mano libera le accarezzò il volto, lentamente. Haley spinse il viso contro la sua mano e chiuse gli occhi.
"Non intendevo quello" sussurrò e poi riaprì gli occhi "Non voglio che tu sia arrabbiato con me." Vide lo sguardo di Ashton addolcirsi leggermente, mentre continuava ad accarezzarle il viso seguendo ogni suo lineamento del volto. Haley accennò un piccolo sorriso e Ashton chinò il capo e le loro bocche si trovarono a pochi centimetri di distanza. Girò appena la testa e fece sfiorare i loro nasi. Haley chiuse gli occhi e Ashton le sfiorò le labbra con le sue, una volta e poi un'altra ancora. Un tocco leggero, niente a che vedere con i loro soliti baci. La spinse dolcemente fino a farla distendere sul letto e si piegò in avanti, la parte superiore del suo corpo restò sospesa sopra di lei.
"Non hai la minima idea di quale effetto hai su di me" le sussurrò.
"Dimmelo"
"Prima devo capirlo io, piccola Hal" le sussurrò spostando il peso del corpo sul braccio sinistro e posando l'altra mano sulla sua guancia "Mi fai così paura" sussurrò appena, con una voce quasi sofferente. 
"Perché?" Gli chiese e quell'espressione innocente colpì Ashton. Si sentì uno stupido per tutte le volte che le aveva dato la colpa per tante cose, ma non poteva fare altrimenti. Doveva pur dare la colpa a qualcuno oltre che a se stesso, perché ammettere che qualcun altro si stesse facendo spazio nel suo cuore era così difficile. Una volta detto sarebbe diventato realtà, e a lui la realtà non piace. La realtà fa così schifo, per quanto gli riguarda.
"Perché.. sei così diversa" le disse senza guardarla negli occhi "E mi fai stare così bene, quando mi stai vicino." 
"Non capisco dove sia il problema allora. " disse realmente confusa, ma felice. Quelle parole erano così belle e il fatto che Ashton non se ne rendesse conto le faceva venir voglia di sorridere, ma si trattenne perché sentiva anche la sofferenza che si celava sotto esse. "Semplicemente, non mandarmi via. E cerchiamo di stare bene, almeno quando siamo insieme."
"Io non ti farò del bene, Haley. Io non faccio bene a nessuno. " Ashton la guardò fisso negli occhi e Haley lesse il dolore che si nascondeva in essi. Niente più maschere, niente più bugie, niente muri. Aveva davanti il vero Ashton. 
Sentì una stretta al cuore. Alzò una mano e la portò sul suo viso, poi tra i suoi capelli. Ashton sospirò e poggiò la testa sul petto di Haley, lasciandosi andare sotto al suo tocco.
Non disse nulla, lo strinse solamente a sé. Perché era uno di quei momenti in cui nessuna frase sarebbe andata bene, così preferì dimostrargli che se solo avesse voluto, si sarebbe potuto aggrappare a lei ogni volta che ne avesse avuto il bisogno. Proprio come in quel momento. 
"Perché sei ancora qui?" le chiese improvvisamente, mentre giocava distrattamente con la maglia di Haley.
"Perché voglio restare Ashton, non ho nessun motivo per cui debba andarmene." 
"Haley, io sono il motivo. Tutti se ne vanno via" disse duramente, cogliendola di sorpresa. Haley rimase in silenzio, cercando le parole giuste per rispondere a quell'affermazione. Ma Ashton riprese a parlare "Quattro anni fa, mio padre ci ha lasciati. E' scappato. Non so dove sia o con chi, neanche cosa faccia. So che quando era qui non era un bene per noi. Lottie era davvero piccola, quindi non ricorderà niente di quegli anni. Ma io ricordo tutto. Era entrato a far parte di brutti giri, si ubriacava spesso e non avevamo soldi. Eravamo pieni di debiti. Ero solo un ragazzino, ma vedere mia madre infelice e sempre spaventata, mi faceva male. Ho iniziato a provare rancore nei confronti di mio padre. Poi un giorno è sparito, senza dire nulla. Da quel momento la mia vita ha iniziato a subire dei cambiamenti e anche io. Mia madre ha iniziato a bere, era caduta in depressione. Faceva lavori di cui non voglio parlare, tutto questo solo per mandare avanti la nostra famiglia. O meglio, quello che ne restava. Io mi sono sentito responsabile di tutto, non so perché. Pensavo che forse mio padre era andato via perché la sua vita non gli piaceva, perché non aveva un figlio perfetto, la vita perfetta. Mi incolpavo di ciò. Così mi sono sentito in dovere di aiutare mia madre. Sono entrato nel giro, sia della droga e di tutto il resto." Si fermò un attimo e si mise seduto, guardando il viso di Haley. Voleva capire che effetto avessero su di lei queste cose, si aspettava che si alzasse dal letto e andasse via, ma Haley non lo fece. Resto lì e lo prese per mano, incitandolo a continuare. "I rapporti con mia madre si sono rovinati, non c'è giorno che non litighiamo incolpandoci a vicenda della merda in cui ora ci troviamo. Non riesco a guardarla, perché se ora sta così male penso che è solo colpa mia. Che non sono riuscito ad aiutarla." 
"Ashton" lo richiamò Haley "La colpa non è tua. Non hai fatto niente. Sei solo un ragazzo, non puoi addossarti queste colpe."
"Se non fosse stato per Calum, io non so se sarei qui." aggiunse Ashton, abbassando lo sguardo.
"Anche Kimberly ti ha aiutato molto, vero?" 
"Kimberly" Ashton sussurrò quel nome e sorrise malinconicamente "Lei è stata la mia salvezza." 
Haley sorrise debolmente. Sentì un po' di fastidio crescere ma cercò di ignorarlo. Ashton aveva amato Kimberly, lei lo sapeva. Glielo aveva appena letto negli occhi. Ma non era questo che la infastidiva. Il problema era che lei si sentiva sempre così inutile, anche adesso che Ashton le stava raccontando queste cose. Mentre Kimberly l'aveva aiutato in un periodo difficile della sua vita e l'aveva 'salvato'. Era quello che Haley avrebbe voluto fare, ma a quanto pare non ne era capace. 
"L'amavi, vero?" gli chiese, pur sapendo la risposta. 
"Molto. E' stata la mia àncora in un periodo in cui anche solo svegliarmi al mattino era un problema per me. Era sempre così solare, divertente, non ti annoiavi mai con lei. Era sempre disponibile ad aiutare gli altri, anche se aveva i suoi di problemi. E ne aveva davvero tanti, ma li nascondeva bene. Li metteva da parte, metteva su una maschera e si impegnava per far si che gli altri risolvessero i loro problemi e iniziassero a vivere una vita felice, mentre lei poteva solo sognarla." Ashton chiuse gli occhi, sentendoli riempirsi di lacrime. Non doveva piangere, non davanti ad Haley né nessun altro.
Haley si avvicinò a lui e lo abbracciò da dietro, posando la testa sulla sua schiena "Lei ti amava?" gli chiese.
"Forse. Non ne abbiamo mai parlato esplicitamente. Non ne ho mai avuto il coraggio e quando avevo deciso di dirglielo, mi è stata portata via. In realtà avevo cominciato a perderla già da un po' di tempo prima." disse Ashton, serrando la mascella. Quei ricordi lo stavano divorando, ma voleva condividerli con Haley. Lo voleva davvero. 
"Cosa le è successo?" 
"Lei aveva davvero tanti problemi, ma non ne parlava con nessuno. Li teneva tutti per lei, diceva di essere abbastanza forte per poterli gestire da sola. E sembrava così, ma poi hanno vinto loro. I problemi aumentavano, i suoi sorrisi non bastavano per sconfiggerli. Ha iniziato a spegnersi, lentamente. La differenza io la notavo, la notavano tutti. Sorrideva sempre di meno, parlava poco e il tempo che passava con noi diminuiva sempre di più. Io e Calum cercammo in tutti i modi di aiutarla, proprio come lei aveva fatto con noi. E proprio quando sembrava ci fossimo riusciti a riportare indietro la nostra Kimberly, scoprì di avere un tumore. E' successo tutto in pochi mesi, Haley. E' andata via e mi ha lasciato solo. Aveva promesso che sarebbe rimasta con me, ma non l'ha fatto." concluse Ashton e il silenzio calò nella stanza. Haley era devastata da quel racconto, ma si fece forza. Doveva farlo, per entrambi. Adesso era il turno di Ashton, quello di essere debole. E voleva fargli capire che se era quello che voleva, poteva farlo con lei. Non c'era bisogno di nessuna maschera, non doveva mostrarsi forse ai suoi occhi. Soprattutto non in quel momento. Doveva essere semplicemente Ashton.
"Ashton" lo chiamo Haley e lui alzò il viso, puntando lo sguardo in quello di lei "Permettimi di restare, perché ho intenzione di farlo." 
Ashton rimase inerme a guardarla qualche secondo, per poi avvicinare il viso al suo e fermandosi a pochi centimetri dal suo viso "Resta."  sussurrò, per poi poggiare le sue labbra sulle sue.






[Spazio autrice]
Eccomi, non sono morta. 
Ormai sapete che sono una persona orribile e che non riesco più ad aggiornare frequentemente come tempo fa, che tristezza. Però l'importante è che la storia continui, credo. Se qualcuna di voi si è stancata ad aspettare e ha abbandonato la storia, la capisco. E avete ragione. Ma vorrei ringraziare particolarmente quelle fantastiche ragazze che continuano a seguire la storia, nonostante i ritardi e i capitoli orrendi. Davvero, grazie di cuore. 
Volevo anche dirvi che mancano pochi capitoli alla fine della storia, quindi aspettatevi di tutto. 
Ah, e non ricordo se nello scorso capitolo l'ho messo ma ho fatto un nuovo trailer, lascio il link sopra. 
Alla prossima splendori.
Baci,
Giada

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Capitolo 32
*** The past sometimes returns. ***



The past sometimes returns.

 

Gli abbracci tranquillizzano, aiutano a respirare con calma, ti tengono al riparo dai tuoi demoni, ti donano quell'idea del "tutto andrà per il meglio".

Sdraiati sul letto e stretti in un abbraccio, Haley e Ashton si donavano un po' di quella tranquillità che avevano perso ormai da anni nelle loro vite.

Era difficile da capire o anche solo credere che loro due potessero trasmettersi tranquillità. Erano due mari in tempesta che sembravano non aver mai conosciuto la calma. Eppure erano lì, a difendersi reciprocamente dal loro passato. Ashton stesso continuava a chiedersi come fosse possibile che quella ragazza che teneva stretta tra le braccia, potesse essere la soluzione ai suoi problemi. Ma lui, sapeva di non poter essere la sua cura. La sua presenza non l'avrebbe aiutata. Si mosse leggermente, infastidito dal quel pensiero che aleggiava nella sua mente e Haley si accorse che qualcosa non andasse. Ma non era pronta a interrompere quel momento, così alzò il volto e lo guardò negli occhi con uno sguardo sereno. Era la prima volta che Ashton vedeva i suoi occhi così sereni, senza nessun velo di tristezza a coprirle quel fantastico azzurro mare. Rimase a fissarla, riprendendo la calma che quegli occhi gli trasmettevano, insieme a qualcosa che si avvicinava molto all'amore. Lo vide bene in quegli occhi, quel sentimento Haley non stava cercando di nasconderlo. E non lo disse a parole, ma i suoi occhi parlarono per lei. Ashton sospirò, stringendola nuovamente a sé. Non si fece sopraffare dalla paura per quel sentimento, ma se ne beò sentendo quanto avesse bisogno di esso, quanto gli fosse mancato sentirsi amato.

Il loro magico momento di tranquillità fu interrotto da due voci provenienti dal piano di sotto. 
"Lottie e mia madre, sono tornate" disse piano Ashton, mettendosi a sedere "Tu aspettami qui." le ordinò, per poi alzarsi dal letto e uscire dalla camera. Si chiuse la porta alle spalle e si appoggiò contro, consapevole del fatto che una volta sceso al piano di sotto, avrebbe dovuto affrontare un litigio con sua madre.
Era arrabbiata con lui perché voleva che smettesse di fare quei lavori sporchi, nonostante lei non sapesse bene cosa facesse. Ma vederlo tornare a casa con quelle ferite o con dei semplici lividi, le bastava per farle capire che non erano lavori normali. E lei non voleva questo per lui. Ma Ashton continuava a farlo solo per lei e per Lottie, per permettere loro di avere un tetto sulla testa e non far mancare loro niente, neanche le più piccole cose. Entrambi cercavano di operare a favore della loro famiglia, ma nessuno dei due era capace di comprenderlo ritrovandosi così a litigare e far affondare giorno dopo giorno il loro, ormai apparentemente irrecuperabile, rapporto.

Scese al piano di sotto e man mano che si avvicinava alla cucina, sentiva le voci farsi sempre più chiare.

Sua madre era impegnata a sistemare qualcosa nei scaffali dalla cucina, quindi non lo vide arrivare. Mentre Lottie fece un sorriso raggiante e gli corse incontro. Ashton la prese in braccio, cercando di ignorare qualche piccola fitta al petto.

"Ashton, stai bene ora?" La voce di Lottie era squillante e fece sorridere appena Ashton.
"Sto bene piccola. Tutto bene a scuola?" le chiese, mettendola giù. Lottie cominciò a raccontargli della sua giornata, saltellando da una parte all'altra. 
"Lottie, puoi andare un momento di sopra?" disse improvvisamente Kirsten, interrompendola. Lottie annuì e dopo aver rivolto un breve sguardo ad Ashton corse al piano di sopra, nella sua stanza.

Kirsten aspettò che la porta della camera della figlia fosse chiusa, prima di iniziare a parlare. 
"Ashton, le cose devono cambiare." disse ad un tratto, appoggiando le mani all'isola della cucina, come per reggersi. 
"Di cosa stai parlando esattamente?" chiese Ashton, continuano a sistemare quello che restava dentro le buste della spesa. Voleva evitare il contatto visivo con sua madre, era una cosa che non sopportava. 
"In ospedale, Ashton. Ti rendi conto?" disse quasi urlando, per poi chiudere gli occhi e ispirare. Ashton si immobilizzò, cercando di gestire la rabbia. 
"Ti ho detto che queste cose non ti riguardano, devi starne fuori." disse tagliante, senza guardarla.
"Sei mio figlio Ashton, mi riguardano!" urlò, con la voce tremante. 
"Se vuoi che le cose cambino, inizia da te!" le urlò in risposta Ashton "Niente più alcool, niente uscite segrete, niente!" E detto questo, i loro occhi si incontrarono. Quelli di Kirsten, velati di lacrime e colmi di dolore. Quelli di Ashton sgranati e pieni di rabbia. Il silenzio cadde nella stanza, regnando per quelli che sembrarono infiniti minuti, fino a quando sentirono un rumore provenire dalle scale. 
Si voltarono entrambi e notarono Haley. 
"Scusatemi, non volevo interrompervi" si scusò, affiancando Ashton. Kirsten le sorrise, come se niente fosse, ma non riuscì a nascondere il fatto che fosse sorpresa di trovarla lì.
"Ciao Haley, non mi aspettavo di trovarti qui" le disse gentilmente. 
"Era con me" disse duramente Ashton, con lo sguardo puntato verso Haley "La riporto a casa."
"Ashton, aspetta" disse improvvisamente Haley, fermandolo per un braccio "Io non voglio intromettermi perché non sono affari miei, ma Kirsten" disse voltandosi verso la donna e guardandola dolcemente "Io sono d'accordo con lei, Ashton dovrebbe smetterla di fare qualsiasi cosa lo metta in pericolo. Ma lui lo fa per voi. Per lei, per Lottie. Per non farvi mancare nulla, nient'altro. Certo questo non giustifica il fatto che faccia quel genere di lavoro, ma non lo fa per divertimento. " disse stringendo la mano di Ashton, cogliendolo alla sprovvista. 
Vide gli occhi di Kirsten velarsi di lacrime e le sorrise. Ashton tentò di togliere la mano dalla presa di Hal, che però la rafforzò impedendogli di farlo. 
"Haley, andiamocene" disse duramente, tentando di trascinarla. 
"Ashton, ti prego. Aspetta un attimo."
"Haley, ora." disse ancora, rivolgendole uno sguardo gelido e Haley si arrese, lasciandosi trasportare dopo aver rivolto uno sguardo dispiaciuto a Kirsten e un debole sorriso.
"Ashton, aspetta un attimo" la voce della donna era debole ma dolce, non c'era neanche un velo di rabbia in quelle parole. Ashton sembro non volersi fermare, così lo fece Haley. Puntò i piedi a terra senza mollare la mano del ragazzo, facendolo fermare di colpo. 
"Haley, ti ho detto di camminare." Ashton la fissò duramente, ma lei non si fece sopraffare ancora una volta da quello sguardo.
"Ascoltala, Ashton" gli chiese quasi supplicandolo con lo sguardo e Ashton sospirò, girandosi poi verso la madre che gli rivolse un mezzo sorriso prima di continuare a parlare.
"Avevo solo paura di perderti, Ashton. Come con tuo padre." iniziò la donna, facendo qualche passo verso di lui "Tu e Lottie siete tutto ciò che ho e che voglio avere. Mi sono sempre sentita in colpa per non avervi dato una vita piena di cose belle, di non avervi fatto crescere con un buon padre. Annegavo le mie colpe nel fumo e nell'alcool. Ma ho smesso. Voglio solo il meglio per te e tua sorella." concluse e delle lacrime iniziare a solcarle silenziosamente il viso.
"E le uscite che fai quando chiedi ad Haley di tenere Lottie? Dov'è che vai?" Gli chiese Ashton, voltandosi. Non sopportava vederla piangere. 
"Lavoro, Ashton. Lavoro in una caffetteria, tutto qui. Ora puoi anche andare, volevo solo dirti che tengo molto a te Ashton, sei mio figlio e ti voglio bene." Kirsten rivolse un sorriso ad Haley e prima che si voltasse per tornare in cucina, Ashton fece un gesto inaspettato per tutti, qualcosa che non faceva da quando era bambino: abbracciò sua madre.

Fu un abbraccio breve, ma bello. Kirsten si stacco da lui con gli occhi pieni di gioia e gli rivolse un sorriso raggiante. 
"Su, porta Haley a casa. Ne avrà abbastanza di noi." E rise, una risata spontanea e sincera che Haley fu felicissima di sentire. 
Salutò la donna e uscì di casa, insieme ad Ashton.

La casa di Ashton non era molto distante da quella di Haley, nonostante ciò ci misero più del dovuto per arrivare. Ne approfittarono per passare più tempo insieme e in silenzio. Haley sapeva bene che Ashton stesse cercando di assorbire ciò che era successo a casa sua poco fa e glielo lasciò fare senza proferire parola. Si aspettava anche di litigare per non essersi fatta gli affari suoi, ma non le importava. Era pronta a discutere con lui se ci fosse stato il bisogno, ma era felice di aver detto la sua. Di aver, in qualche modo, spinto lui e sua madre a chiarirsi. Era una cosa che doveva essere fatta e conosceva Ashton abbastanza da dire che da solo non lo avrebbe mai fatto.

Una volta arrivati davanti la casa di Haley, entrambi si fermarono. Uno di fronte all'altro. 
"Non avresti dovuto intrometterti" disse Ashton, spezzando il silenzio. Ma non c'era rancore nella sua voce, né rabbia, nulla. 
"Lo so, ma qualcuno doveva pur farlo. Però capisco se sei arrabbiato" disse Haley, abbassando lo sguardo. I suoi occhi verdi le facevano ancora uno strano effetto, quando la guardava in quel modo. 
Ashton le sollevò il viso, così da poterla guardare ancora negli occhi. Per un momento ricordò quando cercava di evitarli perché lo spaventavano, adesso invece li cercava continuamente, anche negli occhi dell'altra gente.
"Grazie per averlo fatto" disse, senza togliere la mano dal volto della ragazza "Grazie di non aver paura di me." 
Haley fece un debole sorriso e scosse la testa, ma prima che potesse dire qualcosa Ashton premette le labbra su quelle di lei. 
"Questa sera passo a prenderti" le sussurrò a pochi centimetri dal suo viso, per poi stamparle un altro bacio. Haley annuì e solo dopo che Ashton si allontanò dal vialetto, entrò in casa.

In quel posto riusciva a trovare solo la metà della tranquillità che provava quando stava con Haley, ma se lo fece bastare.
Ashton parcheggiò la Harley pochi metri lontano dal porticciolo e scese. Era giorno, quindi non avrebbe potuto vedere le stelle. Ma il rumore dell'acqua che si infrageva contro le barche ormeggiate, lo rilassava. Aveva bisogno di starsene un po' da solo a riordinare i suoi pensieri. Erano cambiate così tante cose negli ultimi mesi e si rese conto solo in quel momento di quanto in fretta fosse passato il tempo. E gli fece paura. Sì sedette su un gradino e si accese una sigaretta. Giusto il tempo di avvicinarla alle labbra, che il suo telefono iniziò a suonare.
Infastidito estrasse il telefono dalla tasca, poco curioso di vedere chi stesse disturbando la sua quiete. Quando vide che era un numero sconosciuto si infastidì ancora di più, ma rispose lo stesso.
"Ashton Irwin?" Una voce apparentemente sconosciuta rispose dall'altra parte parte del telefono. 
"Con chi parlo?"
"Sono Braden Walker" Ashton rimase un attimo in silenzio, sorpreso di sentire proprio lui. Non sapeva cosa pensare, né cosa volesse l'amico di suo padre da lui. Se era per un incontro, avrebbe rifiutato. 
"Braden, non mi aspettavo una tua chiamata"
"So dove si trova tuo padre e so anche perché è scappato."





[Spazio autrice]

Ragazze, vi adoro. 
Non voglio rompervi con un lunghissimo spazio autrice, ma ci tengo a ringraziarvi tutte, ognuna di voi. E devo anche dirvi, purtroppo, che alla fine della storia manca davvero poco: un capitolo e l'epilogo.
E così la storia sarà finita. Io avevo in mente il finale della storia già dal primo capitolo che ho postato, quindi sono fermamente convinta di ciò che scriverò. Spero solo piacerà anche a voi.
Spero di sentirvi in molte. 
Vi adoro, tutte. Senza di voi questa storia non avrebbe alcun senso.
Baci,

Giada

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Capitolo 33
*** Goodbye Hornsby. ***





Goodbye Hornsby.


Segreti e bugie.
Sono elementi costantemente presenti nella vita di ogni individuo.
Ci sono quelle bugie dette in fin di bene, quelle che preferisci dire anziché far del male a una persona a te cara, nonostante questo significa mentire. Poi ci sono quelle bugie che di buono non hanno proprio nulla. Quelle che danneggiano.
E i segreti. I segreti distruggono e basta. Sono un'arma a doppio taglio. Quelle distruggono tutti a lungo andare. Ti consumano dentro, oppure ti colpiscono quando ne vieni a conoscenza e alcune volte hanno la capacità di annullarti. 

Ashton si alzò di scatto, facendo così cadere la sedia su cui era seduto. Non poteva credere a quelle parole, o forse non voleva. Nonostante tutto, nonostante sapesse chi fosse in realtà suo padre, non voleva credere che fosse arrivato a tanto. Era troppo, non poteva crederci. 
"Non è così, vi sbagliate. Per forza." disse improvvisamente, fermandosi nel bel mezzo della stanza. Lo sguardo fissò sulle pareti ricoperte da una carta da parati ormai scolorita e malconcia. 
Braden sospirò dispiaciuto, passandosi una mano tra i capelli corvini. Non appena aveva saputo di Aaron e del motivo della sua fuga, aveva pensato che saperlo fosse un diritto di Ashton. 
"Mio padre non ha mai ucciso nessuno." Ashton interruppe il silenzio da lui stesso creato, chiudendo la mano in un pugno. 
"È andata così, Ashton. Quell'uomo stava per scoprire tutto su tuo padre e lui ha avuto paura." Braden si avvicinò al ragazzo, posandogli una mano sulla spalla "Quella notte tuo padre non era in sé."
"Questo non cambia niente" Ashton abbassò lo sguardo, ma la delusione nella sua voce trasparì chiaramente "Non è mai stato un gran padre. Non ha mai voluto bene a me e neanche a Lottie, altrimenti avrebbe smesso con quelle cazzate!" Diede un calcio alla sedia spostandola di qualche metro.
"Vedi Ashton, a volte le persone non sono tagliate per fare certe cose"
"Questo non giustifica il fatto che abbia ucciso un'intera famiglia, cazzo! Ha ucciso la famiglia della ragazza di cui mi sono innamorato!" Urlò Ashton, cercando di sfogare tutta la rabbia che aveva dentro. 
Non poteva crederci. Haley gli aveva raccontato della sua famiglia e lui aveva odiato quell'uomo misterioso che aveva cambiato per sempre la vita della ragazza. Ma mai, avrebbe pensato che quell'uomo fosse suo padre. Haley non aveva più una famiglia, e la colpa era di suo padre. Sentì i sensi di colpa arrivare nonostante lui non c'entrasse niente e ancora una volta odiò suo padre.
"Braden, perché  hai deciso di dirmelo?" 
"Perché è tuo padre, hai il diritto di sapere dove sia" affermò l'uomo e Ashton rise amaramente. Scosse la testa e con un sorriso amaro sul volto si avvicinò alla porta e la sua espressione mutò improvvisamente divenendo seria "Quell'uomo ha smesso di essere mio padre anni fa e adesso è meglio che non si faccia più vedere da queste parti."

Ashton uscì da quella casa con un peso in più sul cuore. Quella rivelazione era come un pesante macigno che adesso pesava sulle sue spalle, così pesante, che quasi gli impediva di respirare.
Sapeva chi aveva ucciso la famiglia di Haley e se solo non fosse stato per il fatto che l'assassino fosse suo padre, sarebbe già da lei. Sapeva che Haley desiderava più di ogni altra cosa sapere chi avesse causato quell'incidente. Voleva essere sincero con lei, non voleva nasconderle una cosa così grande. Il fatto che avesse dei segreti con Haley non era una novità, ma solo quando questi riguardavano lui. Adesso era della sua vita che si parlava, dei suoi genitori, di suo fratello. E lui non era nessuno per negarle una verità così grande. Ma stava provando una cosa che aveva smesso di provare da tempo: paura.

Ricordava pochi momenti in cui aveva avuto particolarmente paura e uno di essi risaliva a due anni fa, quando nel bel mezzo della notte il suo telefono aveva iniziato a suonare. Ricordava di essersi svegliato di soprassalto e senza neanche leggere chi fosse, rispose. Quando sentì la voce di Kimberly il suo cuore riprese a battere normalmente. Aveva avuto tanta paura,  quando l'idea che al posto di Kimberly sarebbe potuta essere la madre della ragazza per dargli la peggior notizia. Ricordò quanto, da quella sera, ogni notte aveva paura di andare a dormire e il mattino dopo svegliarsi e non trovare più la sua Kim. Aveva provato quella stessa paura ogni sera, fino a quella mattina in cui Kimberly era morta. 
Sentì quella paura farsi spazio e venire a galla, facendolo sentire fastidiosamente debole. Perché la verità era questa: poteva respingere qualsiasi tipo di sentimento, annullarlo o ignorarlo, ma era come tutti gli essere umani. Affezionarsi a qualcuno rende deboli ed era per questo che per molto tempo aveva deciso di spegnere i suoi sentimenti, perdendo così una parte di sé. Ma preferiva quello, perché di essere debole ne aveva abbastanza. E ora invece era lì, terribilmente spaventato all'idea di perdere Haley.
Salì sulla Harley e senza aspettare ancora accese il motore e partì, diretto verso l'unica persona che avrebbe potuto sostenerlo in quel momento. Calum.

La tensione presente nella stanza era tanta e facilmente percepibile. Ashton in piedi, con le spalle al muro e il viso rivolto al soffitto ma lo sguardo perso nel vuoto. Calum, seduto sulla poltrona di fronte alla scrivania, i gomiti sulle ginocchia e il viso tra le mani. Entrambi con il pensiero rivolto ad una sola persona: Haley.
"Non possiamo dirglielo ora, lo sai questo Ashton?" Calum spezzò il silenzio, per poi fare un brusco sospiro. Entrambi erano consapevoli di non avere nessun diritto nel decidere cosa Haley dovesse o meno sapere, ma entrambi sapevano quanto debole fosse la ragazza. E non erano ancora sicuri di come avrebbe potuto reagire, o per lo meno, fingevano di non esserlo. Calum conosceva troppo bene Haley e non voleva darle altri problemi. I cambiamenti, i miglioramenti tra lei e Ashton, sarebbero andati persi. Calum lo sapeva, ma non lo disse. Non voleva dire una cosa del genere al suo migliore amico, nonostante pensava che Ashton fosse già al corrente di ciò ed era per questo che ora era lì, a fissare insistentemente il soffitto come se potesse magicamente iniziare a parlare e dare una risposta ai loro problemi, una soluzione per uscire tutti illesi da quella storia. Il ché era impossibile ed era più che ovvio.
"Credi che sarei venuto da te altrimenti?" sbottò Ashton, voltandosi di scatto e sbattendo entrambe le mani chiuse in un pugno contro la parete della camera "Non deve saperlo, Calum."
"Ashton, deve saperlo."
"Sai cosa significhi? Sai a cosa porterà tutta questa merda?" urlò Ashton, scagliando un pugno contro il muro.
"Ashton, ascoltami" Calum si avvicinò a lui e posò una mano sulla sua spalla "Non glielo diremo, non oggi. Ma è una cosa che va fatta. Le staremo vicino." Ashton si rilassò, voltandosi verso il moro. 
"Adesso vado a casa, le avevo detto che sarei passato a prenderla tra non molto." disse passandosi una mano tra i ricci disordinati. Calum annuì, in parte contento del fatto che i due passassero del tempo insieme. Ma non riusciva a non pensare al fatto che, forse prima o poi, avrebbe dovuto raccogliere i pezzi di quelli che reputava i suoi migliori amici. Scacciò via quel pensiero soffocante e doloroso, per poi fermare il biondo prima che si chiudesse la porta alle spalle. 
"Ashton, non la perderemo." 

A volte capita, a chi nella vita ha ricevuto più brutte sorprese che belle, di temere la tranquillità. Capita di temere quel silenzio, quella piccola e ingannevole pausa dal dolore. Alla fine si sa, la felicità sta negli attimi. Il problema è quello che c'è prima o dopo quegli attimi di felicità. 
Haley non sapeva bene come interpretare quell'apparente calma. Niente era al suo posto, tutto ciò che era accaduto nella sua vita sembrava preso da un film, eppure per la prima volta dopo tanto le sembrò di riavere un po' di quella calma presente nella sua vecchia vita. Nonostante ciò, non poteva del tutto ignorare quella strana sensazione allo stomaco: forse paura, forse agitazione, o entrambe. Sembrava quella calma che precede la tempesta. 
Sbuffò sentendo l'arrivo di un mal di testa e allontanò quei pensieri. Tra non molto Ashton sarebbe passato a prenderla, così decise di smetterla, di darsi un po' di tregua dai soliti pensieri e di prepararsi. 
Era una semplice uscita con Ashton, non aveva motivo di mettersi in tiro, non sapeva neanche cosa avrebbero fatto o dove sarebbero andati. Così prese il primo paio di skinny neri che le capitò a tiro e un maglioncino bianco con una scritta stampata davanti. 
Non aveva molta voglia di truccarsi, così prese il suo telefono e scese al piano di sotto, indossando le sue adorate Vans mentre tentava di non rotolare giù dalle scale.
Non poteva dire di essere particolarmente di buon umore, ciò che Ashton le aveva raccontato era ancora nitido nella sua mente, il ché le trasmetteva ancora una strana malinconia. Ma il fatto che da lì a poco avrebbe rivisto Ashton, le dava quella forza che le serviva per non farsi abbattere da tutto ciò che ci fosse di negativo nella sua vita. Seppur molte volte Ashton si era rivelato il suo problema, adesso era l'unica cosa che le stesse trasmettendo forza.
Arrivò in salotto, mentre saltellando sul piede destro finiva di indossare la scarpa sinistra. 
"Ehi, tanto lavoro?" Disse attirando l'attenzione di Josh, troppo impegnato a cercare probabilmente una scheda tra le pile di fogli sistemati sul tavolino in vetro.
"Troppo, davvero troppo" Sbuffò lui, portandosi le mani sul viso e lasciandosi andare contro il morbido schienale del sofà "Tu invece ti prepari per uscire?" le chiese, dopo averla squadrata dalla testa ai piedi.
Haley annuì, gettandosi anche lei sul sofà. 
"Con Calum o Abbie?" Le chiese ancora e lei si limitò a scuotere la testa in segno di negazione. "Con Ashton?" disse Josh, con un tono quasi afflitto.
"Sì Josh, con Ashton" sbuffo anche lei, gettando indietro la testa e lasciando cadere sulle sue gambe il telefono "Ti prego, risparmiati la solita lamentela per questa sera"
Josh non disse nulla e il suo silenzio quasi infastidì Haley, che rimase ad osservarlo di soppiatto mentre lui tornava a sedersi con la sua solita postura composta. Proprio quando stava per pensare che l'avrebbe infastidita di meno qualche parola su Ashton che quel silenzio, Josh prese parola.
"Hal, trovo giusto dirti una cosa a questo punto."
"Dimmi" disse seria, improvvisamente turbata dal cambiamento di Josh e interessata da ciò che da lì a poco sarebbe uscito dalle sue labbra.
"Ecco, riguardo quella sera... non ti ho proprio detto tutto" Josh prese un momento di pausa e non appena aprì la bocca per continuare, il display del telefono di Haley si illuminò accompagnato da una breve suoneria, che l'avvisò dell'arrivo di un messaggio.

Sono fuori, sbrigati. -A

Quasi sorrise istintivamente alla vista del messaggio e in fretta balzò, letteralmente, via dal sofà. 
"Haley aspetta, prima fammi finire" Josh tentò di fermarla, ma lei era giù sull'uscio della porta. 
"Josh ora non posso o farò tardi, appena torno finiremo la nostra conversazione." lo salutò velocemente e quel sorriso smagliante che gli rivolse, gli fece dimenticare quale pessima notizia stesse per darle.
Buttò nuovamente la schiena contro il morbidissimo sofà, afflitto e dispiaciuto. Ritrovandosi con un conflitto interiore, indeciso se svelare l'informazione più cauta riguardo l'incidente in cui la sua famiglia rimase uccisa.

Haley sì fermo sul vialetto cercando di vedere dove Ashton si fosse fermato con la sua moto.
Il cielo era ormai scuro e la scarsa presenza di luce rese più difficile ad Haley notare che Ashton si fosse fermato qualche metro distante da lei, in un angolo piuttosto buio.
Lo vide appoggiato alla sua moto, i soliti skinny jeans neri alle gambe, una maglia grigia e il suo giubbotto nero di pelle. Sorrise, pensando quanto apparentemente potesse sembrare sempre lo stesso, ma non era così. Non che ogni parte del vecchio Ashton fosse sparita, era ancora lì. Solo che ora Haley conosceva anche l'altro lato. Quello che lui preferiva tenere nascosto a tutti, anche a sé stesso.
Attraversò la strada e camminò fino al punto in cui Ashton era fermo. 
"Ciao" Haley gli rivolse un sorriso e Ashton le cinse la vita con un fianco, stringendola a sé. Con l'altro braccio le circondò le spalle, mentre Haley nascondeva il suo volto tra la spalla e il viso di Ashton, beandosi del suo profumo e della serenità che quell'inaspettato gesto le stesse trasmettendo. 
Rimasero abbracciati per un tempo a loro sconosciuti, non curanti di nient'altro che non riguardasse quell'abbraccio.
Fu Ashton a interrompere quel silenzio che si era creato.
"Non sentirai freddo vestita così?" Il suo tono di voce duro era in netto contrasto con la preoccupazione che Haley gli lesse negli occhi. Ma in quegli occhi vide altro. La guardava quasi con terrore, come se potesse scivolargli tra le dita da un momento all'altro come granelli di sabbia. Non capì la sua preoccupazione, forse era solo turbato da altro. Così decise di non porgli nessuna domanda.
"Starò bene" gli sorrise "Prima di partire mi dici dove si va?"
"Vedrai" disse Ashton accennando un mezzo sorriso mentre le faceva segno di salire.

Quando entrambi furono sulla Harley, Ashton accese il motore e partirono.
Non era la prima volta che Haley salisse sulla moto con Ashton e dovette ammettere a sé stessa, che iniziava a piacergli. Non aveva più paura di quella velocità, le piaceva. Strinse la presa, tenendosi più stretta ad Ashton, mentre osservava da sopra la sua spalla come tutto intorno a loro passasse così velocemente. 
Dieci minuti dopo, vide che Ashton stesse prendendo la Hills Motorway.
A quel punto non aveva la benché minima idea di dove fossero diretti. 
Solo dopo trenta minuti più tardi, sapeva dove si trovassero ma non ancora dove fossero realmente diretti. Il grande cartellone segnaletico con la scritta 'Sydney', la lasciò per pochi secondi senza respiro. Era a casa. 
"Ashton, perché siamo qui?" Dovette alzare la voce per far in modo che Ashton riuscisse a sentirla e a quanto pare ci era riuscita. Ashton le posò una mano sul ginocchio, lasciato scoperto dalla spacca dei jeans.
"Ti dirò tutto tra poco."

Tamarama Beach.
Una tra le spiagge più belle di Sydney, protetta da due scogliere. Era lì che l'aveva portata. Haley ricordava bene l'ultima volta che si era trovata lì, insieme alla sua famiglia. Era stata una di quelle belle giornate passate in famiglia, lontani da qualsiasi problema. Sorrise a quel ricordo e Ashton la vide, nonostante la scarsa presenza di luce. 
"Perché sorridi?" le chiese, restando ad osservare il suo profilo. La trovava davvero bella, dovette ammetterlo.
"Amo questo posto, era una delle spiagge in cui io e la mia famiglia eravamo soliti frequentare in estate" disse sorridendo, ma Ashton percepì nostalgia nella sua voce e il pensiero di suo padre gli tornò in mente insieme ai sensi di colpa.
Cercò di non far notare ad Haley il suo improvviso turbamento, la prese per mano e si incamminarono sulla spiaggia.Si fermarono a pochissimi metri di distanza dalla riva e si misero seduti sulla sabbia. 
"È davvero molto bello qui in questo periodo" disse Haley, godendosi il panorama. Amava il mare in quel periodo dell'anno. La spiaggia era praticamente deserta, loro erano gli unici due presenti. E entrambi amavano quel silenzio, spezzato talvolta solo dalle loro voci. 
"Sono contenta che tu mi abbia portata qui" disse ancora Haley, voltandosi verso di lui. Lo vide preso a fissare il mare. Aveva qualcosa di strano quella sera. Non che solitamente sprizzasse gioia o sorridesse continuamente, ma quella sera era praticamente assente e qualcosa lo turbava fastidiosamente. 
"Ashton" lo chiamò, facendolo voltare verso di lei "Cosa succede?" 
Ashton rimase a fissarla senza dire nulla inizialmente, poi sospirò abbassando lo sguardo. Haley si chiese se glielo avesse mai visto fare. Probabilmente no.
"Nulla, niente di importante" le disse poi tornando a guardarla "Vieni qui."
Haley non credeva a quella risposta, ma gli diede ascolto. Si spostò quel tanto che bastasse per essere più vicini. Voleva godersi quel momento, quell'aria piacevolmente fredda, il mare e il cielo ricoperto di stelle. La spiaggia era illuminata dal bagliore della luna. 
Ashton continuava a guardare lei, che ora disegnava strane forme sulla sabbia. 
Era abbastanza vicina a lui così da poter cingerle le spalle con il braccio. Le sfiorò il viso e sentì quanto fosse fredda. 
"Hai freddo Haley?" le chiese, ma lei negò continuando a smuovere i granelli di sabbia con la sua esile mano. Ashton si tolse ugualmente la giacca di pelle, mettendola sulle spalle di Haley.
"Ti ho detto che stavo bene" disse, pulendosi da qualche granello di sabbia che le era rimasto tra le mani per poi togliere anche quelli rimasti sui jeans. 
Ashton rimase a fissarla, come incantato. Haley sollevò lo sguardo, sentendosi osservata. Si lasciò scappare una piccola risata, segno che si sentisse in imbarazzo. Ashton rise con lei, per poi fermarsi di colpo e tornare a guardarla in quel modo.
"Perché mi guardi così Ashton?" gli chiese a quel punto. Lui sentì l'irrefrenabile impulso di baciarla e non si tirò indietro. Le posò una mano sul volto e si avvicinò, fino a far in modo che la distanza tra di loro fosse quasi nulla. 
"Perché credo di essere caduto nella tua trappola, piccola." le sussurrò e senza darle tempo di rispondere posò le labbra sulle sue. 

Haley avrebbe voluto che il tempo si fermasse, che la serata non fosse finita e che loro adesso non si trovassero fuori casa sua. Erano le due del mattino e non poteva essere più felice di così in quel momento. Si sentiva bene ed era grazie ad Ashton. Erano rimasti tutto il tempo in quella spiaggia e tra carezze e abbracci il tempo era come volato. 
"Dovresti entrare, è davvero tardi" le sussurrò Ashton all'orecchio, mentre la teneva stretta a sé. Haley annuì borbottando qualcosa a voce bassa, ma non osò spostarsi. Stava bene, tra le sue braccia. Pensò che le sarebbe piaciuto restarci per un altro po' di tempo. 
"Resta con me stanotte." disse di getto, senza pensarci troppo su. Anche Ashton rimase quasi sconvolto da quella proposta e le spostò leggermente il viso, per guardarla negli occhi.
"Josh non gradirebbe la mia presenza nella tua stanza" disse duramente, in parte risentito per il disprezzo che l'agente Bennet avesse nei suoi confronti.
"Voglio che tu resti con me stanotte." disse ancora Haley, questa volta più decisa "Sempre se ne hai voglia."
Ashton sciolse l'abbracciò, guadagnandosi uno sguardo confuso da parte della ragazza ma non se ne curò molto. Si voltò verso la moto e prese le chiavi, posandole nella tasca posteriore dei jeans. 
"Andiamo allora." le disse, prendendola per mano e dirigendosi verso la porta. 

Il tempo è quella cosa che a volte può farti davvero paura. Passa senza che neanche tu te ne accorga e con lui passano tante cose, o cambiano. Solo in certi momenti ci si ferma a pensare a ciò però. 
E adesso Haley, ferma davanti al suo letto, pensava a quanto tempo fosse passato dal suo arrivo e quanto le cose fossero cambiate. Guardò Ashton, seduto sul suo letto, ed ebbe la risposta: tanto. 
Era passato davvero tanto tempo.
"Cosa c'è?" le chiese Ashton, distogliendola dai suoi pensieri. 
"Nulla, pensavo." 
"E a cosa?" le chiese ancora, mentre posava la maglia grigia sul mobile affianco al letto. 
"Al tempo." disse distrattamente Haley, mentre si sedeva di fronte a lui "A quanto tempo sia passato e a quante cose siano cambiate." 
"Noi compresi?" le chiese, fissandola negli occhi.
"Noi compresi." confermò lei, ricambiando lo sguardo. 
"Vieni qui." Ashton aprì le braccia e Haley non ci pensò due volte ad accoccolarsi tra le sue braccia. Dopo essersi messi comodi sotto le coperte, Ashton interruppe il silenzio. 
"Non me lo sarei mai aspettato." 
"Cosa?" chiese Haley, con gli occhi che cominciavano ad appesantirsi. 
"Tutto questo." rispose semplicemente Ashton, stringendola di più a sé "Adesso dormi, buonanotte Haley." le lasciò un bacio sulla fronte e Haley mugugnò qualcosa, addormentandosi subito dopo.

Il giorno arrivò, forse, troppo presto. La luce del giorno entrava dalla finestra illuminando quasi l'intera stanza. Haley aprì gli occhi, sentendosi davvero riposata. Un sorriso le aleggiò sul volto non appena i ricordi della sera precedente le tornarono in mente. Ma non appena sentì un vuoto accanto a sé, si rabbuiò. Non c'era più Ashton, ma un bigliettino.
 

Ho sentito Josh camminare per casa, così ho pensato fosse bene andarmene. 
Ci vediamo a scuola. Buongiorno piccola.
-Ashton

Adesso era più tranquilla e trovò facilmente la forza per alzarsi dal letto e scendere al piano di sotto.
Entrò nella cucina, ancora leggermente assonnata, ma non trovò Josh seduto al tavolo a fare colazione come invece si aspettava. C'erano altre pile di fogli e tante cartelle. 
"Josh?" urlò, mentre si avvicinava al tavolo, ma non ottenne risposta. 
Così si avvicinò al bancone della cucina per versarsi un po' di caffè in una tazza. Doveva andare a scuola, erano giorni che si assentava. Doveva recuperare molto. 
Tornò al tavolo e dopo essersi seduta, cominciò a sorseggiare lentamente il suo caffè. Iniziò a curiosare tra le cartelle sparse sul tavolo, ognuna apparteneva ad un caso diverso. Le osservava distrattamente, una alla volta, fino a quando non ne vide una diversa dalle altre. Sopra di essa non c'era nessun nome, niente di niente. La curiosità la spinse a prenderla ed aprirla. 
Quando vide il contenuto, desiderò di tornare indietro di soli dieci minuti e prendere una decisione diversa da quella che aveva preso. Dentro quella cartella c'erano un sacco di foto che ritraevano la scena dell'incidente della sua famiglia. Sentì il cuore cominciare a battere sempre più forte, in preda alla confusione. Mise da parte le innumerevoli foto che non osava guardare, le avrebbero fatto troppo male. Scartò diversi fogli pieni di leggi a lei sconosciute e poi trovò delle schede. Una in particolare la colpì, su di essa c'erano scritti i nomi di diversi sospettati. Li lesse tutti, uno per uno, ed erano tutti dei completi sconosciuti per lei fino a quando non lesse quel nome: Aaron Irwin.
Il suo cuore perse un battito. Aaron, il padre di Ashton. A quel punto prese un'altra scheda, dedicata completamente a quell'uomo. Sopra c'erano scritti tutti i reati da lui commessi. Erano tanti, troppi per un solo uomo. 
Quindi c'era la probabilità che il padre di Ashton avesse ucciso la sua famiglia?
Non ebbe il tempo di cercarsi altre risposte tra quei fogli, perché Josh entrò nella stanza. Si arrestò di colpo, notato il viso sconvolto di Haley. Poi guardo cosa avesse davanti e corse vicino a lei.
"Haley.." 
"E' lui? E' davvero stato lui?" gli chiese con voce tremante e lo sguardo fisso davanti a lei. 
"Sì, Haley. E' stato lui." 
Haley sentì come se qualsiasi cosa intorno a lei avesse smesso di muoversi, come se il tempo si fosse fermato. E poi lo sentì. Sentì qualcosa dentro di lei rompersi in mille pezzi, ma non sentì dolore. Non sentì niente. Era come se si fosse annullata nel momento stesso in cui Josh aveva dato conferma ai suoi pensieri.
Si alzò dalla sedia e ignorando i richiami di Josh, tornò al piano di sopra. Ma non si diresse nella sua camera, bensì nel bagno. Era come se non fosse cosciente in quel momento,  si muoveva ma il suo sguardo era completamente spento, nessun emozione traspariva da essi. 
Entrò nella doccia e dopo aver aperto il getto d'acqua, si fece piccola piccola in quello spazio ristretto, lasciando che l'acqua le scivolasse addosso. 

Calum e Ashton erano fuori da scuola, che aspettavano Haley. Ashton aveva insistito perché si fermassero lì un altro po', perché mentre Calum pensava che Haley avesse semplicemente deciso di saltare un altro giorno di scuola, lui pensava che ci fosse qualcosa sotto. 
"Ashton, smettila di farti paranoie" lo pregò il moro, sbuffando.
"Prova a chiamarla di nuovo" gli ordinò, ignorando la sua affermazione. Calum prese nuovamente il telefono e controvoglia digitò il numero della sua amica. A differenza delle prime due volte, questa volta non ci fu nessuno squillo. Il telefono era irraggiungibile. A quel punto anche Calum si insospettì.
"Ha chiuso il telefono, provo a chiamare al numero di casa?" Ashton annuì, cominciando ad innervosirsi. Prese le sue Lucky Strike e ne estrasse una, portandola alle labbra. Si appoggiò al muretto, poco lontano da Calum. Lo vide parlare al telefono e sperò fosse Haley, ma ben presto le sue speranze furono spazzate via da Calum, che gli fece segno di seguirlo, con un'espressione all'armata in volto. 
Solo quando furono entrambi dentro la macchina di Calum, il biondo gli chiese cosa fosse successo.
"Era Josh. Ha detto che Haley è chiusa in camera sua da ormai due ore e non vuole uscire e non risponde quando la chiama. " 
"Cosa significa? Questa mattina quando me ne sono andato da casa sua stava bene! Cioè dormiva, ma la serata è andata benissimo! Cosa le prende?" Chiese Ashton, perdendo la calma.
"Sei rimasto a dormire a casa sua?" Calum distolse per un momento lo sguardo dalla strada, per rivolgere uno sguardo perplesso ad Ashton, che lo incenerì con lo sguardo "Ok, non è il caso. Non mi interessa al momento. Voglio solo sapere una cosa: gli hai detto di tuo padre?"
"No Calum, avevamo detto che non glielo avrei detto ieri!" urlò Ashton, confuso. Voleva sapere cosa le stesse prendendo così all'improvviso.
"Lo ha scoperto da sola." 

Arrivarono a casa dell'agente Bennet in pochi minuti, forse anche troppo poco. Ma né a Calum, né ad Ashton, interessava dei limiti di velocità in quel momento. Haley aveva scoperto tutto. Era l'unica cosa a cui Ashton riusciva a pensare. Si impose di restare calmo, ma era davvero al limite. 
Saltarono entrambi fuori dall'auto, camminando spediti verso la porta. Bussarono, forse troppo forte, e Josh aprì loro la porta.
"Cosa ci fa lui qui?" chiese Josh, indicando Ashton. A quel punto, il biondo sentì di non poterne più.
"Haley ha bisogno di me. Mi creda agente Bennet, io stesso odio mio padre. Lo odio per avermi rovinato la vita e per aver rovinato anche quella di Haley, ma io non sono come lui. Io tengo a quella ragazza e voglio solo il suo bene. Mi faccia andare da lei, per favore." Quelle frasi uscirono di getto dalla sua bocca, ma le pensava davvero. Credeva ad ogni singola parola che aveva pronunciato.
"E' di sopra." disse Josh, facendosi da parte. 
I due salirono di fretta al piano di sopra, fermandosi davanti la porta ancora chiusa della camera di Haley. Bussarono alla porta più volte, senza ottenere mai risposta. 
"Haley, sono Ashton. Apri." Cercò di farla apparire più come una richiesta che come un ordine, ma aveva una voglia matta di buttare giù quella porta e entrare. 
Sentirono dei piccoli passi sempre più vicino e poi la porta si aprì. Quella che trovarono davanti non era Haley, era una ragazza completamente distrutta. Gli occhi inespressivi e scuri, il volto tirato e la labbra serrate. Quella non era Haley.
"Calum" Anche il tono della sua voce era diverso. Era freddo. "Ti dispiace se parlo un attimo con Ashton?" 
"No, tranquilla Hal." disse Calum, che poi fece cenno ad Ashton di entrare nella stanza. Ashton non perse tempo e la seguì.
"Tu lo sapevi?" disse improvvisamente Haley, fermandosi nel mezzo della stanza. Gli dava ancora le spalle.
"Haley.." la chiamò dolcemente. Aveva bisogno di guardarla negli occhi.
"Rispondi, Ashton." disse Haley. Ashton quasi non ci credette. Il suo tono di voce era così diverso dal solito.
"Lo sapevo.." disse infine. Haley si voltò di scatto e lo guardò con gli occhi spalancati, come se le avesse appena dato una pugnalata al cuore.
"Non me lo hai detto." disse in un sussurro, mentre continuava a guardarlo dritto negli occhi. Lui sapeva, e non le aveva detto niente. 
"L'ho saputo da ieri, Haley. Te lo avrei detto." Provò ad avvicinarsi, ma Haley arretrò di qualche passo. 
"Ieri. Dovevi dirmelo." 
"Avevo paura della tua reazione, Haley." le confidò, ma questo non sembrò cambiare la situazione. Vedeva ancora la delusione sul volto della ragazza.
"Mi hai guardato negli occhi ieri e mi hai detto che non era niente di importante, Ashton!" 
"Haley, cerca di capire.." le chiese, tentando di avvicinarsi ancora. Ma Haley indietreggiò ancora una volta. Ad ogni metro di distanza che Haley metteva tra di loro, Ashton sentiva un dolore al petto. 
"Vattene, Ashton."
"Haley"
"Devi andartene." disse duramente, distogliendo lo sguardo da quello di Ashton. Il biondo annuì debolmente, per poi fare qualche passo indietro e uscire dalla stanza. 

 

Calum lo vide uscire con gli occhi rossi da quella stanza. Camminava troppo veloce e non ebbe la possibilità di capire se fosse a causa della rabbia o delle lacrime.
Avrebbe voluto corrergli incontro e fermarlo, ma non ne ebbe il tempo. Ashton uscì fuori da quella casa come una furia. Così Calum si avvicinò alla porta della stanza di Haley e la vide seduta a terra, nel mezzo della stanza.
Si avvicinò a lei, aspettando di trovarla in lacrime, ma lei non stava piangendo. Fissava il pavimento, ignorando persino la sua presenza.
"Haley" le alzò il volto e quello sguardo vuoto lo colpì in pieno. Avrebbe preferito un pugno in pieno volto. 
"Ha ucciso la mia famiglia e lui lo sapeva." disse all'improvviso, senza nessun emozione nella voce. 
"Voleva proteggerti, Haley.." le disse dolcemente, ma era come se non lo stesse neanche ascoltando. Allora Calum non aggiunse nient'altro, l'abbracciò solamente. La strinse forte tra le sue braccia, stringendola forte a sé.
"Supererai anche questa Haley. Ci sono io con te." le sussurrò dolcemente, mentre la cullava tra le sue braccia.

Era passata ormai una settimana da quel giorno. 
Haley era tornata a scuola, ma non era più lei. Calum le stava costantemente accanto, proprio come le aveva promesso. Era l'unico con cui sembrava tornare ad essere lei stessa a volte. 
Ashton invece aveva smesso di andare a scuola. Aveva provato a fare finta che niente fosse successo, che quei mesi non fossero mai esistiti, che quella ragazza non fosse mai entrata a far parte della sua vita, che non lo avesse mai cambiato. Si alzava al mattino e sembrava riuscirci, ma ogni volta che incontrava quei occhi azzurri nei corridoi della scuola, tutto crollava. Come i muri che tentava inutilmente di ricostruire. Haley riusciva sempre a romperli, ma questa volta in un modo completamente diverso da come aveva fatto mesi prima. 
Lei non ne voleva più sapere di lui, e quanto pare di nessun'altro. Non era più la sua Haley, quella. Era un Haley persa nel buio completo. Sapeva però che con lei, ci fosse Calum. Ed era un sollievo. Avrebbe voluto esserci lui, certo. Ma lui l'aveva persa, per sempre ormai. Per questo aveva preso una decisione.
Prese le ultime cose essenziali e le posò nel grande zaino nero, che chiuse successivamente. Si fermò un attimo, prendendosi del tempo per osservare quella stanza. Forse quelle quattro mura gli sarebbero mancate. Tirò un sospiro e dopo un ultimo veloce sguardo alla stanza, scese al piano di sotto. Sua madre e Lottie lo aspettavano davanti alla porta, entrambe in lacrime.
Non appena scese l'ultimo gradino, Lottie gli saltò in braccio cingendogli il collo con le sue esili braccia.
"Devi farlo per forza?" gli chiese con quella piccola vocina rotta dal pianto.
"Sì, Lottie. Ma tornerò presto. Tu devi prenderti cura della mamma, va bene piccola?" le disse dolcemente, stringendola forte a sé. Le sarebbe mancata da morire, lo sapeva bene. Lottie annuì e dopo qualche minuto Ashton la fece scendere dalle sue braccia, per avvicinarsi alla madre.
"Non piangere, sai che non mi piace" le disse sorridendo e asciugandole una lacrima. Sua madre gli sorrise dolcemente, asciugandosi il volto. 
"Mi mancherai, Ashton." 
"Anche tu mamma. Ti voglio bene." le disse, per poi stringerla in un forte abbraccio. "Tornerò presto, voi prendetevi cura di voi stesse." Sciolse l'abbraccio con sua madre e prese il suo zaino. 
Uscì di casa e si avvicinò alla sua Harley. 
"Ci vediamo presto." disse ancora a sua madre e a Lottie, che lo guardavano ferme sull'uscio della porta. Entrambe in lacrime. Rivolse loro un caloroso sorriso, uno di quelli che non faceva da tantissimo tempo, prima di sfrecciare via.

Aveva ancora un'ultima tappa prima di partire. 
Parcheggiò la Harley sul ciglio della strada e spense il motore. Superò il vialetto di quella casa che ormai conosceva fin troppo bene e si fermò davanti quella porta bianca. 
Bussò e poco dopo la porta venne aperte.
"Sono passato a salutare" disse Ashton, accennando appena un sorriso.
"Quindi sei sicuro della tua scelta, parti?" 
"Sì, Calum. Non posso restare qui. Lo sai." gli disse, senza però far sparire quel sorriso appena accennato "Come sta?" 
"Non è cambiata molto" rispose Calum, sapendo che si stesse riferendo ad Haley "Non vuoi salutarla?" 
"Vorrei tanto farlo" ammise Ashton e quel sorriso svanì "Ma lei non vuole vedere me."
"Ashton.."
"Amico, va bene così." disse dando una pacca sulla spalla al moro "Allora? Che ne dici di un abbraccio? Non ci vedremo per un po' di tempo" disse accompagnando quella frase maledettamente triste ma vera, con una risata.
Calum annuì e senza farselo ripetere due volte, abbracciò l'amico. Passarono minuti, forse troppi, ma a nessuno dei due importò. Sarebbe stato il loro ultimo abbraccio per un po' di tempo. 
"Adesso devo andare." disse Ashton, sciogliendo l'abbraccio.
"Abbi cura di te Ashton, e ricordati che io ci sono. Lo sai." disse Calum, rivolgendogli un sorriso. Ashton annuì per poi voltarsi e tornare lentamente alla sua moto. 
"Calum" urlò per farsi sentire dal moro, che era distante qualche metro "Prenditi cura di lei, ti prego." 
Detto questo, accese il motore e sfrecciò via da quella casa. 

 

Il vento sul viso, la velocità, la sua moto, la libertà.
Aveva tutto, eppure sentiva ancora quel vuoto nel petto. Ashton sapeva che quel vuoto non sarebbe stato mai più riempito, perché quella parte di sé adesso apparteneva a quella ragazza dagli occhi azzurri. A quella ragazza che aveva deciso di restare al suo fianco anche quando era un completo stronzo. A quella ragazza che lo aveva cambiato. A quella ragazza che gli aveva fatto ricordare cosa significasse essere amato. A quella ragazza che gli aveva ricordato come si ama. 
E si allontanò così, per sempre, dalla sua città nativa. Abbandonò Hornsby, con il pensiero rivolto alla ragazza che amava e che probabilmente non avrebbe mai più rivisto.









[Spazio autrice]
Ultimo capitolo.
Già, è arrivata la fine, purtroppo. Anche se manca ancora l'epilogo.
Questo capitolo è particolarmente lungo, lo so. Ma essendo l'ultimo ho voluto fare le cose per bene e spero di esserci riuscita. Spero con tutta me stessa che questo capitolo sia di vostro gradimento. Spero mi farete sapere cosa ne pensate, di tutto. Della storia, del capitolo, della fine che ho scelto. Non dimenticatevi che manca l'epigolo ancora eh.
Detto questo, ringrazio tutte. Davvero grazie. Per aver letto la mia storia, averla recensita e soprattutto avermi sostenuto. Siete fantastiche.
A presto.
Baci,
Giada

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Capitolo 34
*** 12 years later. Epilogue. ***


 

Trailer: https://youtu.be/2VRi8FF7onE


12 years later. Epilogue.


Hornsby, 12 years later.

"Sei sicura di aver preso tutto?" 
"Sì, mamma." Scherzò Haley, dopo l'ennesima volta che il suo migliore amico le poneva la stessa domanda.
"Non prendermi in giro, sono solo agitato" disse il moro, imbronciandosi. Haley lo guardò e constatò che nonostante fossero passati ormai anni, riusciva ancora a farle tenerezza come quando erano due adolescenti. Lei rise e gli diede una pacca sulla spalla, contagiandolo con la sua risata. 
"Voi due non cambiate mai eh?" Entrambi si girarono verso la voce della donna che si avvicinò a loro, con un bambino tra le braccia. 
"No, lo sai bene ormai" le disse il marito dandole un bacio sulle labbra e prendendo in braccio il piccolo.
"Non potevi sceglierti marito e migliore amica peggiori, Jane" le disse Haley ridendo, mentre metteva l'ultima valigia nel portabagagli. 
"I migliori tra i peggiori, dai" disse la bionda ridendo e stringendo l'amica in un abbraccio. Haley la strinse forte a sé, pensando che per un po' di tempo non si sarebbero viste e che quegli ultimi abbracci le sarebbero dovuti bastare per qualche settimana. 
Pensò un attimo a quante cose fossero cambiate in quei dodici anni. Erano cresciuti tutti. Janelle si era trasferita ad Hornsby e dopo qualche anno Calum le aveva chiesto di sposarlo. Adesso erano felicemente sposati da tre anni e con un bel bambino di appena un anno. Erano proprio una bella famiglia. 
Sospirò pensando a quante cose fossero cambiate in quegli anni, compresa lei. 
"Starai bene, vero Hal?" le chiese Janelle sorridendo, ma non riuscendo però a mascherare del tutto quell'espressione turbata. 
"Jane, stai tranquilla. Starò benissimo, non vedevo l'ora che arrivasse questo momento" disse Haley, sciogliendo l'abbraccio.
"Io ho sempre saputo che ce l'avresti fatta, non ho mai dubitato di te." le disse sinceramente l'amica "Volevo solo essere sicura che starai bene tutti quei giorni da sola." 
"Jane, siamo cresciute sane e forti" rise Haley "Non abbiamo più diciassette anni, ne abbiamo ventinove. Tu hai una bellissima famiglia ora e io sto per andare a Londra, per firmare un contratto con una delle case editrici più famose per la pubblicazione del mio primo libro in una delle città più grandi. Stiamo realizzando i nostri sogni Janelle, non potrei stare meglio di così." le sorrise sinceramente Haley. Perché Haley era davvero felice. In quei dodici anni aveva superato tutti gli ostacoli che le avevano intralciato il cammino, con i suoi amici sempre vicini. Ci era riuscita, era diventata forte e adesso era fiera di ciò che era diventata e sapeva che nella vita avrebbe incontrato molte difficoltà ma non si sarebbe fermata davanti a nessuna di queste. Era orgogliosa di se stessa, e forse dodici anni fa, non avrebbe mai pensato a niente del genere. Ma in fin dei conti era un'adolescente a cui nella vita erano capitate davvero poche cose belle, e come tutte le persone aveva avuto il suo periodo buio dal quale era uscita più forte che mai.

"Credo sia ora di andare Hal, o perderai il volo." Calum si avvicinò alle due amiche, dalle quali si era allontanato di proposito per lasciar loro un po' di tempo per salutarsi. 
"D'accordo, dai vieni qui Jane. Ultimo abbraccio e poi scappo." Haley e Janelle si strinsero ancora una volta in un lungo abbraccio, scambiandosi le ultime raccomandazioni. 
"Fatti sentire, non dimenticarti della tua migliore amica una volta che sarai diventata una scrittrice di grande successo" scherzò Janelle, sciogliendo l'abbraccio. 
"Non potrei mai dimenticarmi di voi." disse Haley ridendo ma era la verità. Non si sarebbe mai dimenticata delle persone più importanti della sua vita. "Ora fatemi salutare il piccolo, su." 
Calum le fece prendere in braccio il bambino, che le sorrise raggiante. 
"Hai proprio un bel sorriso, Ashton." Disse sorridendo. Quel sorriso era dovuto un po' alle smorfie buffe che il piccolo Ashton stava facendo, un po' per quella strana sensazione che quel nome le provocava. Quel nome non lo avrebbe mai dimenticato, era una scritta indelebile nella sua mente e nel suo cuore. E le andava bene così. Non era una cosa che voleva cancellare, non lo riteneva un errore. Lo reputava una delle poche cose belle in un momento brutto della sua vita. 
Calum aveva deciso di chiamare così suo figlio per ricordare il suo migliore amico che ormai non sentiva da anni. Nessuno lo sentiva più da anni. 
Haley diede un piccolo bacio sulla fronte ad Ashton, per poi lasciare che Jane lo prendesse in braccio.

"Vi voglio bene!" Urlò Haley, alla sua migliore amica e al piccolo, sporgendosi dal finestrino prima che Calum mettesse in moto la macchina e partisse.
"Mi mancheranno" si lamentò, sistemandosi sul sedile del passeggero una volta che girarono l'angolo. 
"Grazie per la considerazione" disse Calum, fingendosi offeso. Haley rise ma subito dopo tornò seria "Mi mancherai tanto anche tu Calum."
"Dai piccola Hal, solo qualche settimana e tornerai da noi" le sorrise, dandole quella forza che gli aveva trasmesso per anni aiutandola ad andare sempre avanti. 
"Piccola Hal?" Disse ridendo "Ho ventinove anni ormai, Calum!"
"Resterai sempre la mia piccola Hal." Le disse con un tono deciso e risero insieme. "Josh? Come sta?"
"Molto indaffarato, ma sta bene. La sua nuova casa a Sydney è molto grande, dovreste andare a salutarlo tu, Jane e il piccolo." Gli consigliò, sorridendo serena. 
Josh si era trasferito a Sydney qualche anno dopo che Haley aveva concluso gli studi e le aveva lasciato la casa ad Hornsby. Ora lui viveva in una grande casa a Sydney, con sua moglie Dakotah e i suoi due figli Rebecca e Liam. 
"Haley" Calum la chiamò distogliendola dai suoi pensieri.
"Dimmi"
"Lo pensi mai?" Non c'era bisogno di specificare a chi si stesse riferendo, lo sapevano bene entrambi. Haley rimase sorpresa di fronte a quella domanda, perché ormai era un argomento che non toccavano quasi mai. 
"Se ti dicessi di no?"
"Ti direi che sei una grandissima bugiarda, come sempre" le disse, sforzando un piccolo sorriso. Poi il silenzio prese il sopravvento regnando per pochi minuti, fino a quando Calum parlò ancora "Anche io ci penso, spesso. A volte mi manca più del solito." Concluse sorridendo malinconicamente e guardandolo Haley si sentì in colpa.
"Mi dispiace, Cal" ammise Haley e non ci volle molto perché Calum capisse a cosa si stesse riferendo. Ne avevano già parlato negli anni precedenti. 
"Haley, sai bene che non è colpa tua. Le cose accadono sempre per un motivo. Se sono andate così, vuol dire che dovevano andare così. Non essere stupida." Le disse dolcemente. Lei sospirò, sapendo che Calum stesse dicendo il vero. Ma quei piccoli sensi di colpa le sarebbero rimasti per sempre, probabilmente. Sia perché aveva fatto in modo che Ashton andasse via lasciandosi alle spalle sua madre e sua sorella, e soprattutto il suo migliore amico. Aveva privato a Calum del suo migliore amico. E per di più, non sapeva come se la passasse Ashton. Nessuno lo sapeva, perché era sparito nel nulla. Nessuno sapeva dove fosse, cosa facesse, se stesse bene. 
"Hal, smettila di torturarti da sola adesso." la ammonì Calum, spegnendo la macchina una volta arrivati nel parcheggio dell'aeroporto. Si voltò verso di lei e le sorrise "Sta bene, so che è così. Ora andiamo." 
Haley annuì e dopo essersi rivolti un piccolo sorriso scesero entrambi dal veicolo.
Presero le valigie e si affrettarono ad entrare nella grande struttura. 
"Okay" Haley si fermò di fronte al moro e sospirò. Alzò il viso, così da poterlo guardare. C'era sempre stato questo piccolo problema di altezza tra loro due e Haley rise pensandoci. 
"Perché ridi?" le chiese il moro e pur non sapendo il motivo, si ritrovò a sorridere. Era sempre bello vederla sorridente. Gli bastava vederla felice per far sorridere anche lui. 
"Niente, stavo pensando alla nostra differenza di altezza" disse lei ridendo.
"Piccolo gnomo da giardino" la prese in giro Calum, ricevendo in cambio una smorfia da parte dell'amica. Calum pensò a quanto fosse bello il fatto che a differenza di anni tante cose erano cambiate, ma non il loro rapporto. Erano ancora lì a ridere e a prendersi in giro come due ragazzini. 
"Essere bassi ha i suoi vantaggi, ricordatelo!" Disse Haley, ripetendo la stessa frase che diceva ogni volta che Calum la prendeva in giro.
"E dimmene uno" la sfidò il moro, sapendo già cosa avrebbe risposto. 
"Ecco diciamo che tu non saprai mai cosa significa essere abbracciati da una persona più alta" 
"Sì e cosa si prova?" le chiese sorridendo dolcemente. 
"Ti fa sentire protetta e al sicuro. Quindi muoviti ad abbracciarmi!" Calum rise e senza pensarci due volte la strinse a sé. Voleva molto bene ad Haley, e sapeva che lei ne voleva molto a lui. Haley posò la testa sul petto di Calum, godendosi quella sensazione che amava tanto. Quello era e sarebbe sempre stato il suo porto. Il posto in cui si sarebbe sempre sentita protetta, al sicuro e immune a qualsiasi problema. 
Restarono abbracciati, ignari di quanto tempo fosse passato. Sciolsero l'abbraccio solo quando sentirono il primo avviso che annunciava il volo di Haley. 
"Ci vediamo presto, mi raccomando piccola Hal." Calum le sorrise e dopo averle dato un bacio sulla fronte, le passò il suo bagaglio a mano. 
"Ciao Cal." gli sorrise e si voltò, ma prima che superasse le due grandi porte, Calum la chiamò facendola voltare. 
"Sai Hal, magari un giorno leggerà il tuo libro e sorriderà, ripensando alla vostra storia." 
Haley sorrise e annuì, per poi proseguire. 
Il respiro corto e il cuore che le batteva a mille, mentre salendo sull'aereo pensava alle parole di Calum. E pensò che un vero sorriso sul volto di Ashton, non l'aveva mai visto.

Londra, 12 years later.

Londra, una tra le città più importanti del mondo. Una grande città, su ogni punto di vista. Per molti, la città dei sogni. 
Tra tutte quelle persone che all'ora di punta camminava frettolosamente tra le strade londinesi, nella speranza di non restare bloccati nel grande traffico, ce n'era una in particolare che dodici anni prima non si sarebbe mai neanche minimamente immaginato di trovarsi lì. 
"Frank, sì. Ti ho già detto mille volte che me ne occuperò io!" Disse esasperato. Si fermò, aspettando che il semaforo diventasse verde. Guardò l'orologio e sbuffò. Era in ritardo. "Frank, devi calmarti, prenditi una vacanza amico! Ora devo andare, tu sta tranquillo. Me ne occupo io nel pomeriggio. A più tardi." Chiuse la chiamata e un sospiro di sollievo uscì dalle sue labbra. Quello era il periodo del mese più pesante per chiunque lavorasse nel mondo del business. 
Il semaforo diventò verde e lui attraversò in fretta, riuscendo ad arrivare al parcheggio. Salì nella macchina e lasciò cadere la sua ventiquattrore nel sedile del passeggero. Allentò la cravatta troppo stretta al collo e tolse la giacca. Sospirò ancora una volta, passandosi una mano tra quei ricci biondo cenere. Dodici anni prima, non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe ritrovato seduto in una BMW Serie 6 Coupè, con tanto di giacca e cravatta, appena uscito da una delle compagnie più grandi di Londra. 
Rise amaramente e scosse la testa, facendo cadere un po' di quei ricci, adesso troppo corti rispetto a dodici anni prima, sulla fronte. 
Mise in moto la macchina e partì, mischiandosi nel solito traffico londinese.

Londra è da sempre stata la città dei sogni per qualcuno. C'era chi riusciva ad avverare quei sogni, chi no. Haley si sentì la ragazza più fortunata del mondo quando uscì dall'edificio di una delle più grande case editrici di Londra. 
Aveva appena firmato un contratto per poter pubblicare il suo primo libro, e mai si era sentita così fiera di sé stessa. Era un traguardo enorme per lei, non solo per il fatto che una casa editrice così famosa avesse accettato di pubblicare il suo libro, ma perché questo significava farsi scoprire da tantissime persone. 
Quel libro era la sua vita, era lei. I momenti più brutti, i più belli, i suoi pensieri. Tra quelle righe c'era ogni più piccola parte di lei. E ora era pronta a farsi conoscere da molte persone sconosciute.
La stessa ragazza che dodici anni fa fingeva sorrisi, mentiva agli altri e a sé stessa, perché non voleva essere scoperta. Non voleva che nessuno la capisse o in qualche modo capisse come si sentisse. 
Non sembrava più lei, ma in realtà non era cambiata. Era sempre Haley, solo più forte e indipendente, ma era lei.

Alzò gli occhi al cielo e inspirò, inevitabilmente i suoi pensieri finirono sulle parole che Calum le aveva detto qualche settimana prima all'aeroporto: "Sai Hal, magari un giorno leggerà il tuo libro e sorriderà, ripensando alla vostra storia."
Sorrise. Infondo lei lo desiderava e lo sapeva. Ovunque e con chiunque fosse, voleva che lui sapesse. Voleva che leggesse quel libro e scoprisse che lui era stato un elemento fondamentale della sua vita. 
Voleva che sapesse che inizialmente lo vedeva come una minaccia, qualcosa da cui scappare e difendersi. Ma che poi qualcosa in lui le aveva fatto cambiare idea. Si era ritrovata a non voler più scappare, ma ad avvicinarsi e aiutarlo. Voleva che sapesse che lei lo aveva capito, aveva cercato di aiutarlo e anche se aveva fallito lei lo aveva amato. Non voleva che pensasse che si era dimenticata di lui, non avrebbe mai potuto farlo. Voleva dirgli quello che non aveva mai potuto dirgli: che non è grande chi riesce a far innamorare una persona, ma chi riesce a far battere nuovamente il cuore di una persona ferita. 
E lui lo aveva fatto, con lei. E lei gli era grata per questo e per tutte le altre cose. E il pensiero di non poterlo mai ringraziare di persona, le faceva male. Lui, inconsapevolmente, aveva fatto molto nella sua vita occupando una parte fondamentale.

Abbassò lo sguardo, tornando alla realtà. Crescendo aveva imparato che avere rimpianti era inutile, che incolparsi per qualcosa non cambia nulla. Aveva imparato che le cose succedono sempre per un motivo e allora sospirò, smettendo di pensare a cosa sarebbe successo se lei non avesse mandato via Ashton quel giorno dodici anni fa. L'unica cosa che poteva fare era continuare a sperare segretamente che un giorno Ashton avrebbe letto quel libro e che sfogliando quelle pagine, si ricordasse di lei e di loro
Un sorriso smagliante tornò ad aleggiare sul suo volto, mentre si guardava intorno. Era pieno di gente che si muoveva frettolosa, cercando di spostarsi da una parte all'altra della grande città cercando di non restare bloccati nel traffico. 
A quest'ora gran parte delle persone abbandonava gli uffici, i genitori andavano a prendere i bambini a scuola e le strade erano sempre affollate. 
Quando arrivò a Piccadilly Circus, si ritrovò catapultata in una nuova realtà, sommersa completamente nello stile di vita londinese. Si guardò entusiasta intorno, completamente circondata da persone. Poi accadde qualcosa che Haley non seppe spiegarsi bene, i suoi occhi si spostarono come attratti da una calamita e si posarono su qualcosa che non credeva avrebbe mai più visto in vita sua: due occhi verdi.
Non ci volle niente perché i ricordi prendessero il sopravvento mentre le si mozzava il respiro. Ricordò ancora come cambiava di colpo, quando i suoi occhi azzurri si perdevano in quei pozzi verdi. Ricordò quegli occhi intrisi di quella voglia disperata di chi la voleva sopra ogni cosa quando i loro sguardi si incontravano. 
Proprio come Ashton si ricordò di quegli occhi azzurri, non avrebbe mai potuto dimenticarli. Lei non gli aveva mai detto nulla, ma i suoi occhi gli avevano sempre detto tutto. 
Un solo sguardo fu sufficiente, a distanza di dodici anni, per perdersi l'uno negli occhi dell'altro.
La distanza tra loro non era molta e quando Haley sembrò riprendersi da quell'ondata di ricordi che l'aveva sommersa si ritrovò Ashton di fronte, che la guardava mentre tutto intorno a loro sembrò fermarsi. 
Entrambi erano cambiati parecchio e senza interrompere il silenzio, restarono ad osservare l'uno i cambiamenti dell'altro.

Ashton era poco più alto, i capelli ricci biondo cenere sempre sulla fronte ma più corti. I suoi lineamenti erano leggermente diversi. Ora non era più un ragazzo, era un uomo. Con tanto di giacca e cravatta, quasi non sembrava più lui. Gli dava un'aria da uomo d'affari e guardando la ventiquattrore in pelle nera che teneva stretta nella sua mano destra, Haley pensò che probabilmente era davvero un uomo d'affari adesso. Chi non lo conosceva bene come invece lo conosceva lei, non lo avrebbe mai riconosciuto probabilmente. Ma a lei bastava guardarlo negli occhi per capire che quello che aveva davanti, era sempre Ashton.
Anche Haley era cresciuta. Adesso non era più una ragazza ed era palesemente evidente. Portava i capelli neri che le arrivavano appena poco più sotto delle spalle, ondulati. Il suo viso sempre con i suoi tratti delicati, ma da donna. In quel tailleur aveva un'aria da persona matura e sicura di sé, di chi è padrone della sua vita. Ma guardandola in quegli occhi azzurri, ritrovò la sua Haley.

Nessuno dei due aveva più pensato che un giorno i loro sguardi si sarebbero incontrati ancora una volta, ma adesso erano lì però non erano intenzionati a interrompere quel silenzio. A volte le parole non servono, a volte basta un semplice sguardo per esprimere ciò che le parole non sarebbero mai in grado di descrivere a pieno.
Improvvisamente una voce acuta e squillante irruppe nel loro mondo, facendo tornare Haley ed Ashton con i piedi per terra. Una piccola bambina dai lunghi capelli lisci biondo cenere corse contro Ashton, che la sollevò da terra prendendola in braccio.

Haley osservò stupita quella scena e guardò estasiata quella bellissima bambina. I lineamenti del viso erano delicati e molto dolci, le labbra rosee e sulle sue guance comparsero due tenerissime fossette quando un timido sorriso le si stampò in volto. Gli occhi erano verdi, lo stesso colore degli occhi dell'uomo che la teneva tra le braccia. 
"Papà, chi è quella donna?" chiese la bambina, indicando timidamente Haley, che guardava serena la scena che le si presentava davanti. 
"Nessuna, Kimberly." le rispose sorridendo, guardando prima Haley e poi puntando lo sguardo sulla piccola Kimberly. 
La bambina annuì sorridendo, mentre Ashton la metteva giù senza smettere per un solo secondo di guardarla con uno sguardo pieno d'amore. 
Prese per mano la piccola e rivolse un'ultima occhiata ad Haley, rimasta lì immobile per tutto il tempo. Le passò davanti e si voltò, così anche Haley, dandosi quindi entrambi le spalle. Ma prima di riprendere le loro strade, entrambi si voltarono per guardarsi un'ultima volta. Non fu un semplice sguardo. Sul volto di Ashton comparse un bellissimo sorriso sincero, che fece comparire due fossette ai lati del viso. Sembrò tornare quel ragazzo di diciotto anni. Haley ricambiò il sorriso, estremamente felice. Aveva finalmente visto quel tanto atteso sorriso sincero e pieno di felicità che tanto aveva desiderato di vedere sul volto di Ashton.
Adesso, Ashton ed Haley, erano davvero pronti a vivere.









[Spazio autrice]

Quasi non ci posso credere che sono qui a scrivere l'ultimo spazio autrice di sempre su EFP.
Quasi mi sembra di averla iniziata a scrivere ieri questa storia, e invece sono qui a postare l'epilogo. Voglio quindi prendermi del tempo per ringraziarvi tutte, sperando di non annoiarvi. Ma devo farlo, perché senza di voi questa storia non avrebbe un senso. Mi avete dato ogni giorno quella spinta che mi serviva per continuare a scrivere, con le vostre bellissime parole. 
Quindi grazie, a tutte. Soprattutto perché avete aspettato e continuato a seguire questa storia nonostante i miei continui ritardi nell'ultimo periodo. Quindi grazie a tutte.
Spero che questo finale sappiate apprezzarlo e capiate il vero significato della storia, so che lo farete. E questo per me è molto importante.
Inoltre volevo dire che non so se scriverò più altre storie, forse sì. Ma non qui,. Vi lascio il mio indirizzo del profilo su wattpad se un giorno avrete ancora voglia di leggere una mia storia. (https://www.wattpad.com/user/YouSaveMe_ ) 
 Mi mancherete, mi mancheranno le vostre bellissime parole. 
Grazie a tutte. 
Un bacio,
Giada 

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