After Party

di RobDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


16/09/2015

New York - America: Ore 11:30 AM; 

« Quest'albergo è peggio di un labirinto, dov'è Cate? »

Il The Plaza Hotel, a Manhattan, è composto da più di duecento camere con la bellezza di ben sedici piani, e Dylan non potè non notare l'affluenza di ospiti e dipendenti dell'hotel  andare avanti e indietro; un vero e proprio labirinto umano. 
Si sentiva spaesato, l'ansia arrivargli fin sopra la testa e della sua manager, Cate Williams, neanche l'ombra. 
Entrò in uno dei tanti ascensori dell'albergo digitando il tasto -zero-, prese il cellulare dalla tasca dei suoi jeans, digitando poi il numero telefonico di Cate. 
Una malsana idea di uscire fuori all'albergo gli balenò nella sua testa, giusto per dare un'occhiata, ma quando arrivò al piano terra, al di fuori di quelle mura, milioni di fans erano fuori l'entrata aspettando il momento giusto di vedere DYLAN O'BRIEN. 
Ritornò indietro nell'ascensore, questa volta premendo con forza e con tensione il tasto 13. 
Al sol pensiero di trovarsi in un vortice di ragazze /pazze/ firmando autografi, facendosi foto, e le loro mani vogliose di toccarlo ovunque, gli vennero i brividi a fior di pelle. Però, ripensando alla sera prima, le famose farfalle nello stomaco presero il sopravvento. 
Non si aspettava una reazione del genere, e non si aspettava neanche che avrebbe fatto /qualcosa/ quella sera. 
Ecco, era di questo che voleva parlare con Cate e lo avrebbe fatto, al più presto. 
« Pronto? Dylan? Dimmi ragazzo mio. »
« Oh, Cate finalmente. Devo parlarti, è piuttosto urgente. Ti aspetto nella mia camera. »
« Okay, va bene. Arrivo tra mezz'ora, tu aspettami. »


Stanza 250: Ore 12:30 AM; 

« Allora Dylan, di cosa dovevi parlarmi? Ho ancora da fare moltissime fotocopie, riordinare alcuni registri, i tuoi appuntamenti e--- »
« Cate, per favore. Lascia perdere quello che stavi facendo e... siediti accanto a me. »
« E' successo qualcosa di grave? Ti fa male da qualche parte? Dylan lo sai che devi avvertirmi di tutto, vero? » disse la ragazza mora, sedendosi subito accanto all'attore con sguardo preoccupato. Infondo è la sua manager, e qualsiasi cosa gli accada doveva essere la prima a saperlo. Come una madre. 
« Nulla di grave, o almeno credo. Potrebbe non piacerti o piacerti, sono totalmente confuso Cate. » si strofinò le mani un po' sudaticce per via della tensione e ansia che si stava creando parola per parola. Non si era mai sentito così inerme. 
« Dylan mi stai facendo preoccupare, seriamente.  » poggiò la mano sulla spalla del ragazzo confortandolo e in cerca di qualche spegazione più dettagliata, capire cosa stesse passando l'attore. « Cosa ti preoccupa? »
« La vera domanda è /chi/. La vera domanda è /cosa ho fatto/ e con /chi/. » Disse tutto d'un fiato, il tono di voce era roca quasi come un sussurro, guardando un punto imprecisato della stanza continuando a strofinarsi le mani, in quel momento voleva maledirsi. « Non pensavo di essere capace di fare una cosa del genere, e sopratutto con ... lui. » 
« Lui chi? » 

Dylan fissò per un lungo periodo la sua manager, che poverina stava cercando di confortarlo, ma lui non aveva bisogno di carezze e conforto, aveva solo bisogno di qualcuno che lo comprendesse fino in fondo capace di capire quello che stava provando. 
Ansia, tensione e sopratutto le farfalle nello stomaco che non volevano andare via. 
« Thomas. » disse alla fine, senza distogliere lo sguardo da Cate. 
« Thomas? Thomas Sangster? -Cate stava pensando di tutto, ma di certo non il biondino inglese- e cosa avresti mai fatto con lui? Perché davvero... non riesco a capire cosa stai cercando di dirmi. »
Dylan sospirò guardando altrove, puntando i suoi occhi al soffitto che stranamente gli sembrava troppo bianco per i suoi gusti. « Sai, ti è mai capitato di incontrare qualcuno che ti faccia perdere letteralmente la testa, come se il mondo stesse girando per il verso giusto? »
« Questo lo si prova quando si è innamorati, Dyl. »
« Già, quando si è innamorati. » 
« Aspetta un secondo, non mi dirai che ... » 
« Che ho fatto l'amore con Thomas Brodie-Sangster? Sì. »






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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


16/09/2015
New York - The Plaza Hotel: Ore 24:00 

L'aria notturna era fresca, le luci dell'albergo regnavano sovrane e le risate dei ragazzi all'After Party si potevano udire fino in Australia. Era una serata fantastica per il cast di Maze Runner festeggiando, finalmente, l'uscita del secondo film: The Scorch Trials. 
Wes Ball, il regista, si alzò in piedi posizionandosi in perfetto equilibrio, sbronzo com'era, su una grossa passerella messa apposta per una piccola band di musicisti intenti a suonare qualcosa di inverosmile per quella sera.  
« Salve, sì. Prova? Okay. Saaaalve! Io sono Wes -poggiando la mano destra sul microfono, mentre con l'altra manteneva il suo bicchiere di champagne- grazie a tutti di essere venuti questa sera! Sono davvero lusingato, emozionato, eccitato per tutto. Per questo, ringrazierò uno alla volta tutti i collaboratori che mi hanno aiutato in questo lungo viaggio e tutti gli attori fantastici che hanno lavorato con me! Inizio? Sì dai!  »

Mentre in lontananza si sentiva udire il regista che nominava i nomi dei suoi ''compagni di viaggio'', Dylan era seduto ad un tavolo con Thomas e Ki Hong che se la ridevano facendo battute pessime su quanto sia ridicolo, in quel momento, Wes. 
L'asiatico fece per alzarsi portandosi con sé un grosso bicchiere di birra urlando, in modo terribilmente stonato, i nomi degli altri membri del cast per riunirsi e prendere in giro il loro povero regista. Sì, stavano divertendo tutti. 
Tutti tranne Dylan. 
« Dyl, qualcosa non va? » 
Il moro distolse l'attenzione dal suo bicchiere vuoto rivolgendo lo sguardo verso quell'accento inglese maledettamente perfetto. Fissò gli occhi del biondo per una manciata di secondi sospirando e donandogli un leggero sorriso lievemente imbarazzato e stanco. « Sono solo stanco, in questi giorni non ho dormito molto. » 
Ed era vero, essere una celebrità è grandioso, ma non è grandioso quando si ha mille cose da fare tra foto e interviste piene di solite domande tutte uguali. 
« L'ho notato, hai una brutta cera Dyl. Sembri uno zombie. »
« Grazie per avermelo ricordato Tom, sei un vero amico. »
«  Dai, non te la prendere. Stavo solo scherzando. » rise l'inglese portandosi sulle labbra il suo bicchiere pieno di champagne, un ottimo Bollinger italiano, quello che ci voleva per quella sera. « Mh, buonissimo. L'hai provato? » rivolgendo nuovamente l'attenzione al ragazzo che gli era difronte, totalmente assente. Sperava, almeno lui, che Dylan lo guardasse con sguardo carico di adrenalina e voglia di scherzare, bere fino allo sfinimento e dormire beati e contenti. 
« No, non ne ho voglia. Grazie. » 
« Neanche un goccetto di birra? »
« Sul serio Tom, non voglio nulla. » detto questo Dylan si alzò dirigendosi verso il bagno, lasciando Thomas da solo al tavolo, alzandosi anche lui ma non lo seguì. 
Si portò indietro quei suoi ciuffi ribelli che ricadevano in continuazione sulla sua fronte, scompigliandoli e sospirando pesantemente. Aveva la gola secca, e il cuore che pompava freneticamente per l'agitazione che stava crescendo al suo interno. 
Si chiuse dietro di sè la porta del bagno beandosi del silenzio, avvicinandosi a uno dei tanti lavelli che splendevano come specchi e profumavano di pulito. 
Un « Che scemo che sono » risuonò come un sussurro in quelle quattro mura, rendendosi conto che finalmente, dopo anni stava, cominciando a capire quali fossero i suoi veri sentimenti. 
Non a caso, dietro alle quinte del secondo film della saga, ci fù un ''secondo bacio'' che rivolse al biondo. Era un gioco, uno scherzo, ma a quanto pare Thomas la pensava diversamente. 
E non a caso, ancora, quel bacio durò più del dovuto. 
Non lo avevano detto a nessuno, era stato un bacio nascosto nel suo camper, e Dylan non riesce ancora a dimenticarlo. Un'immagine impresso nella sua mente. 


Ore: 1:00 

L'albergo era colorato di luci, musica assordante, persone che ballavano e ridevano ignari di tutte le circostanze che riservavano il loro povero begnamino, Dylan; in sottofondo si poteva udire una canzone dubstep che Thomas non conosceva affatto. 

Don't you ever go away
'Cause I'll miss that touch of your hand
Do you know how much inside I've changed?


Aveva voglia di prendersela alla leggera per quella sera, voleva divertirsi, scherzare e ridere insieme a Ki Hong ma ... non era divertimento senza Dylan. 
Cercò, fra i partecipanti a quella festa, il volto del moro senza successo. Non riusciva a trovarlo, e forse non era neanche lì. 
« Ki, vado a cercare Dylan! » 
« Okay, fammi uno squillo quando lo trovi! H-heeey Rosa quello era il mio bicchiere!! »
L'inglese lasciò l'asiatico a battibeccare con Rosa con un leggero sorriso sul volto, oltrepassando la pista da ballo come un piccolo bambino alla ricerca di sua madre in mezzo alla folla. 

I was meant to follow you 
Like a bird when weather changes


Chiese informazioni in giro ma nessuno gli dava una risposta positiva, nessuno aveva visto Dylan dopo la mezzanotte. Dopo che si era alzato dalla tavola lasciandolo da solo e il suo bicchiere di champagne. 
L'unica possibilità era la sua camera, con forza e coraggio prese l'ascensore fermandosi al piano tredici. Sapeva che la sua stanza era lì, conosceva anche il numero. Cate il giorno prima gli aveva gentilmente dato un fogliettino bianco con il numero 250 scarabocchiato dalla fretta. 
Girò la testa più volte verso destra e sinistra non sapendo dove andare, quell'albergo pareva un labirinto senza fine. 

I still miss you, I will never feel again 
The way I feel when I'm with you



Dopo una lunga ricerca finalmente era riuscito a trovare la porta con il numerino impresso nel legno ciliegio. Non era del tutto sicuro che Dylan fosse lì, ma tentar non nuoce. 
Bussò due volte nella speranza che dall'altra parte ci fosse qualcuno pronto ad aprirgli la porta, ma udì solo un ‹ NON CI SONO! › forte e chiaro. Thomas non potè non rilassarsi sapendo che Dylan era ancora vivo e vegeto, ma provò a ribussare più forte tre volte mordicchiandosi l'interno guancia. Dylan aveva tutte le ragioni del mondo per essere stanco e distaccato da lui, l'ultima volta che si erano minimamente sfiorati era stato in quel maledetto camper, soli e un bacio di sfuggita. 
Non sapeva come descrivere ciò che provava, solo le farfalle che danzavano liberamente nel suo stomaco avevano voce in capitolo. « Dylan sono io, apri questa porta. »
La porta si aprì lentamente, e uno strano gioco del destino gli riservò un colpo di scena. 
Gli occhi color cioccolata indugiarono dritti in quelli caramello poiché si ritrovò dinanzi il moro completamente nudo con i boxer colorati di blu e arancio, proprio come i Mets. 
Avrebbe mentito a tutti se non fosse per il fatto che un lieve rossore sugli zigomi di entrambi coloravano i loro visi pallidi. 
Si aspettava di tutto Thomas, ma non il suo partner di lavoro a dorso nudo e i boxer che gli coprivano l'intimità. « Po- posso entrare?  »
Dylan annuì imbarazzato senza dire una parola chiudendosi alle spalle la porta della stanza. 








Nota dell'autrice: 
Okay, ehm, sì. Salve. Io sono Rob eeehh nel primo capitolo avevo dimenticato di fare la nota lol 
Non so cosa dire sinceramente, spero soltanto che questa storia, dalla trama un po' scema, vi incuriosisce in qualche modo. Mi faccio molte pere mentali, i know. 
Buh, saluto il #TeamCulopesche e non mi picchiate che già sto tremando. 

- Rob 


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Thomas entrò nella stanza percependo chiaramente il respiro ansioso e affanoso di Dylan, e il fatto che si trovasse mezzo nudo con i boxer che gli coprivano l'inimità non lo aiutava affatto; una maledetta voglia di sapere cosa gli passasse in quella sua testolina fece capolinea. 

« Okay Dylan, che cosa c'è? » disse il biondo voltando appena il capo verso lo sguardo privo della sua solita gioia e spensieratezza di cui, solitamente, era abituato ad ammirare ed amare. 
Non lo aveva mai visto così e il cuore cominciava a martellargli la cassa toracica. « Capisco che tu voglia evitarmi, capito che non voglia più avere nessun contatto con me, ma ---  » e proprio nell'esatto momento, Dylan lo interrompe. 

« Co- cosa diavolo stai dicendo? Perché pensi che io non voglia avere un contatto con te? » il tono era dolce e delicato e pieno di stupore, ma sopratutto stanco di tutte quelle circostanze tra lui e Thomas, lo rendevano vulnerabile. 
Dylan O'Brien vulnerabile davanti a Thomas Sangster, chi lo avrebbe mai detto. 
Si sentiva uno stupido, un incapace. 
Si morse l'interno guancia per aver formulato quelle poche parole ma colme di significato che arrivavano ben oltre l'immaginazione; gli occhi color caramello cercavano disperatamente quelli profondi e scuri del biondo girati da tutta'altra parte, come un incanto. 
Così decise di avvicinarsi, nonostante fosse a torso nudo con indosso un imbarazzante boxer con lo stemma dei Mets, la sua squadra di baseball preferita. 

Thomas poco prima aveva distolto lo sguardo quando il moro lo aveva interrotto, sospirando, ma non poté evitare la domanda che gli aveva appena rivolto e quel suo avvicinarsi lento e delicato -tranquillo- ; tutto ciò lo rendeva irrequieto. Quindi si girò, ricercando nuovamente lo sguardo del ragazzo. 
« Ho pensato che non volessi più essere /mio amico/ dopo ... quello. » Era chiaro che Thomas si riferisse al bacio dato tempo addietro, ma non era il momento adatto per discuterne. Non di quello, almeno.
« Hai pensato male. » rispose Dylan, fermandosi di colpo dinanzi al biondo. No, non era del bacio che voleva parlare, anzi non voleva parlare di niente. 
Ma fu spontaneo quello di prendergli la mano e trascinarlo con delicatezza verso di lui, verso il letto, sedendosi comodamente. Sedendosi accanto a Thomas, come prima. 
Ovviamente l'inglese non si aspettava un gesto del genere ma non lasciò la presa, e si fece guidare interdetto, ma sedendosi ugualmente accanto a Dylan scrutandolo con gli occhi curiosi che attendevano qualsiasi cosa. 

In quella piccola stanza silenziosa si poteva ancora ben udire la musica assordante della festa che proveniva sotto al grande edificio, e dal grande balcone le luci di New York erano meravigliosamente visibili e affascinanti quella notte. Thomas pensò che quello era il momento adatto. « Dylan, tu cosa provi per me? » senza alcuna sfacettatura, nessun rimpianto, solo voglia di sapere. 
Dylan era perso perdutamente nel suo mondo fantastico, incantanto, con le dita incrociate a quelle del biondo, senza lasciar mai la sua mano sinistra; passarono minuti prima di rispondere ma il viso lentamente si girò verso quello del biondo e il cuore cominciò a battergli all'impazzata. Cosa provava per Thomas? Tutto.
Si leccò le labbra, improvvisamente secca e arida, ma non perse il suo contatto visivo con quello del biondo. Erano molte le ragioni che lo spinsero ad avvicinarsi sempre più; coraggio, consapevolezza, vivere quell'attimo, amare. 
Con delicatezza, Dylan, posò le dita dietro la nuca di Thomas che rimase fermo ad osservarlo senza distogliersi dal suo tocco. 
« Questo. » La sua testa si spostò con leggerezza verso sinistra; si avvicinò e con delicatezza accarezzò le labbra del biondo contro le sue.
Thomas poteva percepire il respiro irregolare del moro, i suoi occhi puntati sulle sue labbra, e il suo corpo caldo che si avvicinava con leggerezza contro il suo; spalla contro spalla. 
Le domande che si era portato per giorni furono spezzate nel momento esatto in cui Dylan poggiò definitivamente le labbra sulle sue, e dopo qualche secondo di esitazione, con il cuore in gola, rispose al bacio e sollevò entrambe le braccia portandole sulle spalle muscolose del moro; le mani si adagiarano in perfetto sincrono sulla testa di Dylan accarezzando ogni minima ciocca di capelli, profumate di vaniglia e lacca. 
Dylan si ritrova a chiudere gli occhi di rimando, rispondendo al bacio, trovandolo maledettamente buono e dolce come la prima volta. Ma questo, era un bacio -vero-. 
Vero, sotto ogni sfumatura. Vero, come l'amore. 
Spontaneamente un braccio gli cinge la vita, mentre la mano destra si posa sulla guancia del biondo carezzandola col pollice. Delicato, nessuna imperfezione, come porcellana. 
Ma fu Thomas il primo a staccarsi con dolcezza dalle labbra del moro, aprendo gli occhi e guardandolo dritto nei suoi, languidi ma sinceri. « E' una richiesta azzardata quella che sto per dirti ma ... posso dormire qui? Con te? »
Dylan non conosceva il motivo sul quel distaccamento del bacio, e per un attimo avrebbe giurato che il cuore si fosse fermato bloccandogli il respiro; nella sua testolina cominciarono a formularsi mille domande, Thomas non era contento? 
Ma a quella richiesta, azzardata, come lui stesso ha detto, non potè non sospirare di gioia e sorridergli dolcemente sollevato. « Va bene. » 
E a quella risposta, Thomas si precipitò di nuovo sulle labbra del moro avvolgendolo completamente con le braccia e sedendosi a cavalcioni sulle sue. 
Per fortuna, Dylan aveva pensato bene di chiudere la porta a chiave. 





Nota dell'autrice: 
Ed eccoci qua, con questo nuovo capitolo dove finalmente i Dylmas si danno da fare perché sono due scemi. Ecco. 
Volevo anticipamente dirvi che mi sono completamente dimenticata di darvi il titolo della canzone che avevo aggiunto nel secondo capitolo; il titolo è: Magic Love di Andreea D. Spero di non aver dimenticato nulla, okay. 
Però potete ascoltarla ugualmente anche leggendo questo capitolo, sì. 
Anyway, saluto tutte le mie best Culopesche che mi sostengono a suon di minacce ma io continuo a volerle bene perché sono 2fab4Me, grazie a chi legge in incognito questa storia stupida e nulla. Baci e abbracci di Antonio Banderas. 


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Presente
« Frena, frena. Frena! » 
« Che c'è? Ho saltato qualche parte? Non hai capito quello che ho detto? Se vuoi posso rispiegare e--- »
« No, Dylan. Ti ho frenato per non sapere i dettagli di quello che avete fatto ieri notte. » disse Cate prendendosi il suo cellulare che vibrava ogni due secondi, in continuazione, ma era fin troppo presa dalla storia del suo attore che lo aveva ignorato per un bel po'. 
Sospirò a lungo rileggendo i centomila messaggi che le arrivavano su whatsapp o messanger, ma nessuno di quelli la fece distrarre dai suoi pensieri. Dylan con Thomas. Roba da non credere. « Quindi -ripose il suo iphone nella tasca sinistra dei jeans, riprendendo il discorso con uno sfarzoso sorriso stampato sul volto- tu e Thomas ... avete poi ... » 
Dylan si lasciò andare, ricambiando il sorriso leggermente sforzato, ma sincero. Infondo è la sua manger, e doveva sapere quello che gli capitava. Anche quella più imbarazzante. 
« Abbiamo avuto un rapporto. Sì. Ma adesso ... mi sento, come se avessi sbagliato tutto. » 
« Perché? » 
« Perché questa mattina non era a letto con me. Lui non c'era. »  disse tutto d'un fiato, la gola secca e l'ansia fin sopra la testa. 


Passato
The Plaza Hotel; Ore 01:00 

« D-Dyl- Dylan--- Asp-aspetta. » disse Thomas.
« Cosa c'è? » rispose Dylan continuando a baciarlo e mordicchiargli leggermente il collo, lasciandogli segni evidenti dei suoi morsi. 
« M-mi si è addormentata una gamba Dylan. » lo incenerì con lo sguardo. 
« Mh-mh. » Il moro era del tutto impegnato a mordergli il collo, che non aveva fatto caso al fatto di trovarsi in una posizione alquanto scomoda per Thomas. Gli era praticamente addosso come una sanguisuga. 
« Dylan! La gamba! » si scansò infine Thomas dai baci del moro, guardandolo dritto negli occhi. Avevano tutta la nottata per coccolarsi e lascarsi i segni di una notte passata insieme. Una notte che non avrebbero mai dimenticato. Ma la gamba era la prima priorità. 
Dylan fece per scansarsi scusandosi dispiaciuto per non esserne minimamente accorto, ma alla risata leggera e terribilmente tenera del ragazzo che gli era sotto di lui lo fece risollevare, riprendendo a sorridere goffamente e continuando il suo lavoro di baci e piccoli morsi. 
Entrambi non sapevano come descrivere le diverse sensazioni che stavano provando. 
Da una parte c'era quel po' di senso di colpa per aver baciato qualcuno dello stesso sesso, ma dall'altra vi era un senso di liberazione che svaniva ogni qualvolta le loro labbra si sfioravano desiderose di un bacio ben approfondito. E così fecero. 
E non smisero mai, baciandosi, carezzandosi, darsi attenzioni che entrambi meritavano di avere/volere. E continuarono, lasciando che le tende scure di quella stanza coprissero due ragazzi in un rapporto poco casto ma allo stesso tempo la /fine del mondo/. 


Presente

« Sarà stato chiamato dalla sua manager, non mi risulta che sia partito senza salutarti. Non farti strane idee. » disse tranquillamente Cate, mentre controllava alcuni fascicoli posti sul bancone della reception, con date e impegni dei vari attori del cast. 
« Di certo non lo direbbe a te, e a questi stupidi fascicoli-- » esasperato Dylan, si sporse verso le due grandi porte d'entrata dell'Hotel, scrutando con gli occhi ogni minima macchina nera che passava nel grande traffico di Manhattan. Magari in una di quelle sarebbe uscito Thomas, e le sue preoccupazioni non lo avrebbero tormentato. Che perfetto idiota. 
« Dylan, ho appena chiamato Lauren. Sono ... in hotel. » sorridendo appena, con fare interrogativo. Perché tutta quella situazione aveva dell'inverosimile, e anche lei come l'attore non riusciva a spiegarsi di quella piccola ''scomparsa'' da parte del biondo. 
« C-cosa? Ma ... allora ... » senza neanche finire la frase si catapultò nell'ascensore digitando con forza il tasto 11, dove si trovava la stanza di Thomas e della sua manager. 
Quando le porte si aprirono, corse immediatamente verso una grande porta sul lato destro del corridoio. Bussò piano la prima volta, ma l'agitazione lo fece bussare ben due volte e freneticamente. Deglutì appena si sentì il cigolio della porta che si apriva lento trovandosi Thomas tra la fessura di essa. « Dylan ... cosa c'è? »
« Posso entrare? » 
« No. » gridò Thomas.

E la porta si chiuse. 



Nota del'autrice: 
Perdonate il ritardo, ma ultimamente l'ispirazione era sotto zero e non sapevo come continuarla questa maledetta FF, doveva essere una piccola cagata ma a quanto pare sta uscendo qualcosa che mai mi sarei aspettata. Bene. No cioè-- male. 
Ho voluto aggiungere qualcosa di angst e me ne pento, perché io non sono brava a scrivere qualcosa di triste, seriamente. Però dai- mai dire mai.
Mi faccio schifo. Anyway, ringrazio coloro che la stanno seguendo e ringrazio le mie Culopesche che mi vogliono taanto bene. Aw Miao. 
Bye. 
 

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