Prince's Slice of Life di Kitsune Blake (/viewuser.php?uid=144318)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Missioni impossibili... ***
Capitolo 2: *** Un saluto...molto speciale! ***
Capitolo 3: *** Ricordi d'infanzia ***
Capitolo 4: *** In trappola ***
Capitolo 5: *** Destino crudele ***
Capitolo 6: *** It's Snowing ***
Capitolo 7: *** Scheletri...nell'armadio ***
Capitolo 8: *** Loving a Prince ***
Capitolo 9: *** Tecniche di persuasione... ***
Capitolo 10: *** Hard Training ***
Capitolo 11: *** The Night Before ***
Capitolo 12: *** Un...vero guerriero! ***
Capitolo 13: *** Maybe... ***
Capitolo 14: *** Closer ***
Capitolo 1 *** Missioni impossibili... ***
Avviso!
Questa
one-shot è già stata pubblicata in precedenza, ma
ho deciso di inserirla come
parte della raccolta. Lo stesso vale per la successiva. ^^
Genere: Commedia, Slice of
Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione:
Nessun uomo ha mai vinto quest'ardua sfida. Ce la farà
il Principe dei Saiyan? A voi il verdetto!
Missioni
impossibili…
Era un
mattino come tanti, alla Capsule Corporation. Il sole splendeva in un
bellissimo giorno primaverile e Vegeta, come sempre, si stava dedicando
agli
allenamenti. Si sentiva particolarmente in forma: la giornata era
partita
proprio bene.
Ormai erano
due ore che si allenava. Fra poco Bulma si sarebbe alzata per fare
colazione, e
lui avrebbe potuto dedicarsi alla missione più difficile che
avesse mai
affrontato. Sì, più difficile che affrontare
Freezer, Cell e Majin Bu tutti
insieme. In confronto qualunque nemico era una bazzecola. Quei dieci
minuti in
cui Bulma e sua madre facevano colazione erano più che
sufficienti per
conquistare quell’obiettivo che sulla Terra era
così essenziale.
Il principe
non capiva perché quella conquista fosse tanto importante.
Prima di stabilirsi
su quel pianeta non si era mai posto un problema del genere, e nessun
altro ci
faceva molto caso. Tuttavia, ora che lui abitava sulla Terra, si era
trovato
costretto ad adattarsi a quella società debole e inetta.
Quindi anche per lui quella conquista
in particolare era
diventata essenziale. Questa volta
il
principe non avrebbe fallito, per nulla al mondo.
Vegeta
spense la Gravity Room e uscì, asciugandosi il sudore.
L’ora era scoccata, non
poteva perdere tempo. Da quell’istante partivano i dieci
minuti.
Si diresse
così verso la sua stanza, camminando nel corridoio. Tutto
stava filando liscio.
Nessun nemico era in vista, nessun ostacolo per la sua strada. Tuttavia
il
saiyan rimaneva concentrato: l’obiettivo era chiaro nella sua
mente e nulla
l’avrebbe distolto da esso. Proprio come quando doveva
conquistare un pianeta.
Uccideva tutti i nemici senza risparmiare nessuno, e non se ne andava
finché la
missione non era considerata completa.
In quel
momento, Vegeta si stava comportando allo stesso modo:
l’istinto della sua
razza, la voglia di prevalere su qualunque avversario, lo spingeva a
proseguire
nella lotta per la conquista dell’obiettivo.
Ma quel
giorno il principe era sicuro di sé. Camminava nel corridoio
silenzioso, il
tempo era dalla sua parte. Poi…
“Buongiorno,
Vegeta! Cercavo proprio te!”
Il padre di
Bulma. Difficile ostacolo da superare.
“Che
c’è?
Non è il momento” disse seccamente il principe,
“stavo andando a…”
“Ti
chiedo
solo un paio di minuti, ragazzo” lo interruppe il signor
Brief, in tono di
scusa, “ho bisogno della tua forza per sistemare alcune
componenti del
macchinario che sto costruendo. Non ho più
l’età per certe cose!”
Vegeta
imprecò fra sé e sé. Il pianeta Terra
l’aveva proprio rammollito, dannazione.
Sistemare il
macchinario richiese in effetti pochi minuti. Ma ora ne rimanevano
cinque. E da
quei cinque minuti dipendeva l’intera ora successiva.
Finalmente,
Vegeta poté tornare alla sua missione. Ripercorse nuovamente
il corridoio,
diretto alla sua stanza. L’obiettivo era ormai a pochissimi
secondi, poi
nessuno gli avrebbe impedito di uscirne vincitore, nemmeno quella
bisbetica di
sua moglie.
“Vegetaaa!”
Appunto.
“Che
cosa
vuoi, donna?!” ringhiò il saiyan.
“Vieni
subito qui!”
Il principe
strinse i pugni. Dannata oca, doveva sempre intromettersi nei momenti
più
sbagliati. Adesso la sua missione era davvero in pericolo. Tuttavia non
poteva
non ascoltarla. Avrebbe continuato a chiamarlo, e lui non sopportava
quella
voce squillante che ogni volta gli trapanava le orecchie, se ignorata.
Così
la
raggiunse in sala da pranzo.
“Ti ho
chiesto: cosa vuoi, donna?”
Bulma era
seduta al tavolo con un caffè in mano. Aveva
un’aria molto severa stampata in
volto, mentre la signora Brief ascoltava la conversazione sorseggiando
il suo
tè, stranamente silenziosa. Era insolito, perché
la confezione aperta sul
tavolo, che mostrava diversi pasticcini vaporosi e colorati, suggeriva
che la
donna doveva aver trovato l’ennesima “deliziosa
pasticceria che hanno aperto in
centro”. Come mai non stava parlando ininterrottamente, come
al solito? Perché
non starnazzava, dicendo quanto erano buoni quei dolcetti che aveva
comprato?
Donne.
Non le avrebbe
mai capite.
“Tuo figlio” disse Bulma,
“ieri ha
distrutto di nuovo il muro della palestra, mentre giocava
a fare a botte con un suo compagno”.
Vegeta
ascoltò le parole in silenzio, con in volto
un’aria piuttosto seccata. “E
allora?”
“E allora?! Tesoro, ti ricordo che sulla
Terra per un bambino di otto anni non è normale distruggere
un muro!”
Il principe
incrociò le braccia con orgoglio. “E da quando
sareste voi terrestri quelli
normali?”
Bulma si
alzò, inarcando le sopracciglia e stringendo i pugni.
“Voi scimmioni non
cambierete mai! Sono stufa!” disse, andando alla porta,
“ho lasciato il foglio
della nota di tuo figlio sul
tavolo,
fai il padre responsabile per una volta e firmalo!”
Detto questo
se ne andò.
Vegeta si
limitò a sbuffare, mentre prendeva in mano il foglio bianco.
Non capiva
cos’avesse sbagliato Trunks, aveva solo mostrato di essere il
migliore. La
verità era che Bulma la mattina era isterica e irritabile.
Stupida donna.
La signora
Brief interruppe i suoi pensieri.
“Vegeta,
mio
caro! Sei tutto sudato, non sarebbe il caso di farti una bella doccia?
Sarai
stanco dopo tutti quegli allenamenti! O forse sei venuto per assaggiare
questi
deliziosi pasticcini che ho comprato ieri in centro?”
Ma Vegeta in
un istante era sparito, imprecando ad alta voce. Dannata donna,
gliel’aveva
fatta di nuovo!
Corse a
perdifiato fino ad arrivare alla porta, e provò ad entrare.
Chiusa.
“Donna!
Apri
subito questa porta!”
“Perché?!
Non vedi che è chiusa a chiave? Significa che non puoi
entrare!” rispose sua
moglie, irritata.
“Io
voglio
entrare adesso!”
Vegeta non
poteva dargliela vinta in quel modo. Non sopportava l’idea
che a vincere fosse
Bulma.
“Apri
o
sfondo la porta!” ringhiò il principe, cercando di
girare la maniglia. No, non
poteva aver fallito di nuovo tanto miseramente.
“E’
inutile,
Vegeta” disse il signor Brief, che passava per caso in quel
corridoio. “Quando
le donne hanno iniziato, non c’è nulla da fare.
Imparerai presto ad aspettare
il tuo momento”. Detto questo, se ne andò.
Vegeta si
rifiutava
di imparare. Lui doveva vincere. Dannato foglio, doveva firmarlo proprio
lui?!
Non
sopportava l’idea di aver fallito ancora, per una distrazione
tanto idiota.
Doveva essere lui a conquistare l’ambito premio quel giorno,
finalmente. Doveva
essere lui il migliore. Invece era di nuovo Bulma. E a lui toccava
aspettare.
Ma il
principe non aveva voglia di arrendersi. Mai. Ogni giorno avrebbe
tentato con tutte
le sue forze. Ogni giorno si sarebbe alzato, pronto per allenarsi, con
un
obiettivo ben fissato nella testa.
Detestava
doversi sottomettere così ai capricci di sua moglie.
Perché poi le donne
dovevano sprecare tanto tempo per una cosa tanto semplice e futile, che
ora
persino per il principe dei saiyan era diventata una conquista?
Maledettissimo
bagno.
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Capitolo 2 *** Un saluto...molto speciale! ***
Avviso! Come la
precedente, anche questa one-shot era stata già pubblicata,
ma ho dovuto
cancellarla per poterla inserire nella raccolta. Perciò
voglio ringraziare chi
l’aveva commentata, ossia The King
of
jaguars, Maia74 e Bluesun. Grazie!
Genere: Commedia, Slice of Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione:
Questa volta il principe dovrà
impegnarsi davvero molto per mantenere la promessa fatta a Bulma!
Un
saluto…molto speciale!
In un
assolato giorno d’estate, la Capsule Corporation era immersa
in un surreale
silenzio. Vegeta aveva appena terminato una bella doccia rinfrescante.
In quei
giorni tanto strani, niente era meglio di un po’ di pace,
così il principe
decise di fare una capatina nella stanza di Trunks, dove il piccolo
dormiva
profondamente.
Era davvero
strano che suo figlio fosse così pacifico, infatti di solito
detestava dormire,
ma negli ultimi giorni era stato talmente strapazzato che non aveva
avuto altra
scelta che arrendersi all’oblio del sonno. Vegeta, nel suo
rilassarsi, si
lasciò cadere sulla sedia accanto alla culla, continuando a
guardare Trunks con
aria assorta e pacifica: poteva essere affetto il suo, ma gli occhi di
tenebra
difficilmente lasciavano trapelare le sue emozioni, tanto meno un
sentimento da
deboli come l’amore.
L’unica
che
lo capiva era quella donna. Mentre qualunque altro terrestre per lui
era motivo
di una profonda irritazione, la vicinanza di Bulma non lo infastidiva,
anzi in
un certo senso lo tranquillizzava. Il che era strano, perché
in tutta la sua
vita il principe aveva avuto solo a che fare con gente bastarda, inetta
o
semplicemente idiota. E in quell’istante una figura
odiosamente sorridente,
vestita di una sgargiante tuta arancione, gli attraversò la
mente, irritandolo.
Ma non era
finita.
“Vegeta!”
Bulma poteva
essere davvero seccante, e lui lo sapeva bene, ma in quei giorni stava
decisamente superando se stessa.
Dannazione, possibile che
non potesse godersi
nemmeno qualche minuto di silenzio? In momenti come quello Vegeta
rimpiangeva
più che mai la sua solitaria vita da principe conquistatore.
Chi gliel’aveva
fatto fare di immischiarsi in una cosa tanto stupida
come…come…
La parola
morì nella mente del saiyan, terrorizzato anche solo a
pensarla. Guardò il
piccolo Trunks, con un certo risentimento. Ma certo, era colpa di quel
moccioso
mezzosangue se lui ora doveva
sopportare quella donna dalla voce squillante e fastidiosa.
“Vegetaaa!”
Il principe
stava per urlare di rimando, ma la voce si spense in un ringhio
soffocato. Non
doveva svegliare il bambino. Mancavano solo le sue urla disperate, e
allora
sarebbe stato il colmo. Così Vegeta si alzò di
scatto, agile e silenzioso,
pieno di rabbia a stento trattenuta, e si diresse verso colei che si
apprestava
a rendere la sua vita un inferno.
“Si
può
sapere che diavolo vuoi?” disse, una volta che se la
trovò di fronte.
Bulma era in
piedi, rigida e a braccia conserte. Con un piede picchiettava
rumorosamente il
pavimento, un suono davvero fastidioso se non fosse stato attutito
dalla preziosa
moquette.
“E’
da ore che ti cerco! Si
può sapere dove sei
stato?” sbottò lei con voce estremamente alta,
anche per i suoi standard.
Che
donnaccia rozza e maleducata.
Vegeta
avrebbe voluto dar voce ai suoi pensieri, ma quelli
erano davvero giorni carichi di tensione, ed era meglio non
tirare troppo la corda. Aveva imparato a trattenere la rabbia dinanzi a
Freezer, e Bulma in quel momento, non fosse per la totale differenza
nell’aspetto fisico, era identica. Un vero e proprio tiranno.
Così
il
saiyan non rispose, limitandosi a sostenere lo sguardo azzurro con
decisione e
una velata ostilità.
Bulma
sbuffò
irritata. “Ma che te ne importa, giusto? Devo pensare a tutto
io!” esclamò, poi
assunse una teatrale aria malinconica. “Mi verranno le rughe
prima ancora di iniziare
ad invecchiare!”
Vegeta non
poté non cogliere al volo l’occasione, e sorrise
malignamente. “Che donna
vanitosa. Tu sei già vecchia”.
La prendeva
in giro. Ma aveva toccato un tasto dolente, lo sapeva, e la reazione
non tardò
a manifestarsi. “Basta così!”
urlò lei. Sembrava una bomba pronta ad esplodere.
“Fila subito a prepararti, stupido scimmione, o farai
tardi!”
Il saiyan
sbuffò irritato, e si diresse subito in camera da letto.
L’idea di dare ascolto
a quella donna non gli andava a genio, ma almeno se l’era
tolta di torno.
Adesso doveva davvero prepararsi ad affrontare una nuova tortura.
“Dannazione,
mi domando come abbia fatto Kakaroth a sopportare tutto
questo!” disse fra sé e
sé, indossando degli abiti da terrestre, consistenti in un
paio di jeans e una
camicia nera, comprate da Bulma proprio per quell’occasione
“speciale”.
***
L’occasione
“speciale” ebbe inizio diverse ore dopo,
all’imbrunire. Vegeta era vestito di
tutto punto, irritato e di malumore.
“Allora
Vegeta, sei pronto?” chiese Crilin, ostentando una
tranquillità esagerata. Non
si trovava ancora molto in sintonia con il saiyan, e il fatto che Goku
fosse
all’altro mondo lo faceva sentire un po’ in
pericolo.
Il principe
non rispose, e seguì il gruppo altezzoso. Bastavano poche
ore e sarebbe stato
libero. Questo gli era stato promesso dalla stessa Bulma poco prima che
lui
uscisse: qualunque cosa avrebbe fatto quella sera avrebbe dovuto
sopportarla,
poi avrebbe avuto libero accesso alla Gravity Room a qualsiasi ora. Da
diversi
giorni, infatti, la scienziata non solo aveva messo un bel lucchetto
alla porta
della navetta, ma aveva pensato bene anche di installare un piccolo
dispositivo
pronto ad esplodere ad ogni tentativo di scasso.
Quella donna
era davvero perfida.
Yamcha
camminava davanti al gruppo, baldanzoso. Aveva ormai superato la rabbia
per
essere stato piantato da Bulma tempo prima, e quella sera aveva solo
intenzione
di divertirsi.
Ma il senso
di divertimento dei terrestri era davvero strano. Questo pensava Vegeta
guardandosi intorno qualche ora dopo: Crilin era ubriaco e non faceva
che
parlare ad una C-18 fantasma, mentre Yamcha e il Genio si esaltavano
per una
cosa ridicola come guardare il seno delle belle donne.
Quei tre
erano decisamente patetici, e il principe era stufo.
“Basta!”
sbottò all’improvviso, alzandosi dalla sedia.
Senza aggiungere una parola si
diresse all’uscita del locale, seguito dagli altri tre.
“E
dai,
Vegeta…” diceva Crilin strascicando le parole,
“mancava pochissimo e C-18
avrebbe accettato il mio invito! Yamcha, avevi ragione, non
è finita! Ha detto
di nuovo ci vediamo!”
Ma
l’altro
non lo ascoltava e camminava ballando insieme al vecchio maestro.
“Splendide,
formose…!”
Vegeta era
lontano diversi metri, e camminava davanti a tutti con passo deciso.
Che diavolo
pensava di fare quella donnaccia? L’aveva preso in giro, non
c’erano altre
spiegazioni! Ma l’avrebbe pagata, eccome. Non sopportava di
essere preso per i
fondelli.
Così
lui
continuava a camminare spedito, seguendo quell’aura debole
eppure tanto
familiare. Yamcha lo raggiunse. “Ma perché te ne
sei andato Vegeta? Il locale rimarrà
aperto almeno per altre cinque ore!”
“Voi
terrestri siete solo degli idioti!” sbottò il
principe. Avevano raggiunto una
porta dorata e scintillante. Senza far caso alla fila che aspettava per
entrare, Vegeta abbandonò il triste gruppetto e
buttò giù tutti come birilli,
per entrare in quello che sembrava un locale molto simile a quello che
aveva
appena lasciato. Bulma si trovava lì.
“Se io voglio una donna me la prendo senza
sbavarci dietro come un cane!” urlò il principe. E
lui avrebbe avuto la sua donna.
Superò
diversi tavolini, attirando su di sé le occhiate di diverse
ragazze, molto
interessate alla sua camicia sbottonata in modo piuttosto disordinato.
“Vegeta!”
disse all’improvviso una voce, la voce di Bulma,
“ma che ci fai qui?”
Lui si
diresse subito verso la scienziata, che era in compagnia di Chichi ed
altre
amiche. La donna era vestita in modo estremamente provocante: il
vestitino
rosso e scollato le stringeva morbidamente le curve, esaltando le sue
forme.
“Sono
venuto
a portarti via da questo postacc…”
La fine
della frase morì sulle sue labbra, perché venne
improvvisamente attirato da ciò
che Bulma stava guardando prima che lui arrivasse.
Uomini. Uomini
seminudi che si muovevano in modo molto strano sopra un palco. Uomini
che sculettavano creando la
confusione più
totale fra le spettatrici. E poi…
Quei
terrestri mezzi nudi si erano tolti pure le mutande. E così
un sentimento nuovo
comparse all’improvviso, dipingendosi sul volto inorridito di
Vegeta. Era come
se dell’acido partisse dalle sue viscere per irradiarsi in
ogni centimetro dei
suoi muscoli. Gli venne voglia di uccidere, di ridurre in mille
frammenti
quegli insulsi terrestri che si erano spogliati davanti a Bulma, la sua donna. Come osavano cercare di
prendere ciò che era suo di diritto?
Bulma era
ugualmente inorridita, non dallo spettacolo, quanto piuttosto dallo
sguardo
scandalizzato e irato del saiyan.
“Vegeta…ti
posso spiegare…”
Ma non fece
in tempo a parlare che il principe l’aveva caricata sulle
spalle come un sacco
di patate, portandola fuori dal locale.
“Vegeta,
ma
che stai facendo?!”
Lui
ringhiò
sommessamente. Appena furono all’aperto lui prese il volo,
diretto alla Capsule
Corporation. “Mi hai preso in giro! Ho mantenuto la promessa
e ho sopportato,
ma questo supera ogni limite!”
Bulma stava
per rispondere in modo poco educato, ma all’improvviso
capì. Il saiyan non
l’avrebbe mai ammesso, ma la donna ne fu felice. Allora a
Vegeta importava davvero di lei.
Non era stata una scelta
tanto stupida, la sua.
Tuttavia non
poté esimersi dal rimproverarlo.
“Senti,
Vegeta” disse, puntellando i gomiti sulla schiena del
principe, nel tentativo
di trovare una posizione comoda.
“Cosa
vuoi,
donna?” rispose lui seccamente.
“Dimmi”
proseguì lei, con una punta di sarcasmo nella voce
cristallina, “mi sembrava di
avertelo spiegato. Cosa non ti è chiaro nelle parole addio al celibato e addio
al
nubilato?”
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Capitolo 3 *** Ricordi d'infanzia ***
Prima
one-shot inedita della raccolta! ^^
Genere: Dark,
Introspettivo, Slice of Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments, What if?
Rating: Giallo
Introduzione: Altra
strana one-shot improvvisata.
Questa volta l’ispirazione mi è stata data da un
episodio di Dragon Ball Z, che
avrete modo di riconoscere leggendo la storiella. Mi permetto di
includere qui
un avvertimento “what if”, supponendo che il luogo
in cui si svolge questa
storia sia facilmente raggiungibile in un paio di giorni di viaggio. In
realtà
ciò su cui volevo soffermarmi è proprio
l’aspetto introspettivo dell’intera
one-shot, spero quindi che perdonerete la piccola libertà
che mi sono presa. Buona
lettura! ^^
Ricordi
d’infanzia
Il rumore
sordo dei loro passi echeggiava nell’edificio abbandonato in
modo sinistro.
Erano soli, completamente soli, non un’anima viva abitava
quel luogo lasciato
completamente a se stesso. Di tanto in tanto, il loro passaggio causava
il
distacco di qualche pezzo di muratura, troppo fragile persino per
reggere alle
vibrazioni di un respiro.
Il buio era
pressoché totale, tanto che gli occhi del bambino non
riuscivano a distinguere il
vero aspetto di quello strano dedalo. Ma l’aria era pesante,
asfissiante. Era
evidente che quel luogo non era frequentato da diverso tempo. I
corridoi si
susseguivano, uno dietro all’altro, l’uno uguale
all’altro. Alcuni più intatti
di altri, che invece presentavano crepe profonde, echi di passate
battaglie.
Le domande,
sulle labbra del bimbo, erano davvero tante, ma lui non osava proferire
parola.
Seguiva le spalle davanti a lui, la schiena della tetra figura che si
muoveva
senza alcuna incertezza in quell’edificio dimenticato. Gli
occhi azzurri
cercavano sicurezza, comprensione in
quell’oscurità, in quella paura. Era una
sensazione nuova: quel bambino di sicurezza ne aveva sempre avuta
tanta, forse
anche troppa. Così come l’uomo a pochi passi da
lui.
Una nicchia
di ricordi ormai dimenticati. Ecco cos’era
quell’edificio. Eppure il principe
non poteva negare a nessuno, nemmeno a se stesso, che quei corridoi
erano
quanto di più familiare lui potesse conoscere.
Non si
curò
dell’aspetto delle pareti, erano passati diversi anni
dall’ultima volta che
aveva messo piede su quel pianeta. A braccia conserte, Vegeta
percorreva quei
corridoi come se li avesse lasciati solo il giorno prima. Poteva
sentire
ancora, in una zona imprecisata della mente, la voce femminea e
melliflua del
suo vecchio tutore.
Pensare a
quel verme mandò una scarica di rabbia e adrenalina nelle
vene del saiyan.
Strinse i pugni, soffocando un ringhio nato dal più profondo
del suo animo,
dalle radici più innate del suo essere. Non avrebbe mai
dimenticato
l’umiliazione di una vita da schiavo, piegato contro il suo
volere da un essere
di cui fin dalla nascita aveva desiderato la morte.
Tuttavia
Vegeta non poté negare che, in un certo senso, sotto Freezer
aveva potuto dar
sfogo, se non ai suoi desideri più profondi, almeno alla sua
vera personalità.
Lui era e restava dopotutto il principe dei saiyan. Sangue, morte,
terrore e
disperazione lo avevano sempre accompagnato. Avrebbero dovuto farlo per
sempre,
così com’era scritto nelle sue stesse radici. Ma
ora…
“Papà…”
La voce di
Trunks, che lo seguiva in silenzio, ruppe il filo dei suoi pensieri. Lo
aveva
dimenticato, il motivo per cui era lì. Sorrise
impercettibilmente, senza
riuscire a nascondere una certa amarezza, lascito dello scherzo che gli
aveva appena
giocato la sua mente.
“Siamo
arrivati” disse, fermandosi al centro di una sala a forma di
cupola. A
differenza dei corridoi, era illuminata dalla luce fioca delle stelle
che
filtrava attraverso dei buchi più o meno estesi sul soffitto.
Suo figlio
era sempre più sorpreso. “Perché siamo
qui?” chiese allora il bambino, dando voce a una delle
innumerevoli domande che lo tormentavano. Notò delle macchie
scure su alcune
delle macerie, come se un liquido vischioso vi fosse rimasto impregnato
in modo
indelebile per lungo tempo. Ebbe un brivido, e non poté fare
a meno di pensare
che fosse sangue.
Vegeta
sbuffò divertito, poi si fermò al centro della
stanza e si voltò a guardarlo.
“Ti
avevo
promesso che se mi avessi colpito sul viso saremmo andati al parco giochi,
giusto?”
Trunks
annuì, ma in realtà non aveva capito nulla. Non
aveva senso ciò che gli aveva
appena detto suo padre. Si ricordava della promessa, ma non capiva per
quale
motivo avessero utilizzato la navetta della Gravity Room per andare
nello
spazio, in quella che Vegeta aveva definito una “gita di
quattro o cinque
giorni in vista del Torneo Mondiale”. Tuttavia non
osò contraddirlo, perché ora
una luce di sfida brillava dietro gli occhi infiniti del genitore.
“Bene,
qui è dove giocavo io quando avevo la tua età,
più o meno” riprese il principe con un sorriso
poco rassicurante, molto simile
a quello che precedeva un sano combattimento. “Vogliamo
cominciare?”
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Capitolo 4 *** In trappola ***
Genere: Commedia, Slice of Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione:
Un nuovo nemico, proprio nel giorno più importante di
tutti!
In
trappola
Nella
disperata ricerca del suo sposo,
la scienziata corre per l’intera casa, ingombrata dallo
splendido e sensuale
vestito bianco, che le fascia la vita e i fianchi, rendendola tanto
bella
quanto impedita nei movimenti. Truccata di tutto punto, ogni dettaglio
del suo
aspetto è l’emblema della perfezione. Il ciuffo
celeste che le ricade sulla
spalla, sfuggito alla presa della perfetta acconciatura, è
un dettaglio
imperfetto che rende la sua figura ancora più bella, in un
certo senso
selvaggia.
Nella
spasmodica ricerca della libertà, un principe cerca di
divincolarsi in quella
che ora definisce come la più terribile trappola in cui sia
mai caduto. Si
maledice per non averlo capito sin dal principio, ma ormai è
troppo tardi per
tirarsi indietro. E, in ogni caso, il principe non ha intenzione di
arrendersi.
La donna corre e corre, nemmeno si
accorge di avere abbandonato le candide scarpe dal tacco a spillo
proprio in
mezzo al corridoio. La seta del vestito brilla lievemente quando il
sole del
tardo mattino, entrando dalle finestre, colpisce i sinuosi ricami del
corpetto.
Il
principe impreca.
Intrappolato
così, come uno stupido. E’ inconcepibile.
Cerca
di liberarsi da quell’oscurità, nera e profonda
come i suoi occhi. Come la sua
anima.
Quella
morsa è tanto stretta da impedirgli persino di respirare, ma
lui non ha
intenzione di cedere.
La sposa ha ormai cercato in ogni
stanza, senza successo. Nella disperazione si fa strada la rabbia,
rabbia per
quell’uomo che tarda ad arrivare in un giorno tanto
importante. Di tutti i
giorni che poteva scegliere per non farsi vedere, aveva scelto quello
sbagliato. L’avrebbe pagata, l’avrebbe pagata cara.
E all’improvviso, un’illuminazione.
Il
principe ha deciso: quella gabbia di tenebra non lo
tratterrà oltre. Ormai
sicuro della vittoria, si prepara ad infliggere il colpo di grazia, ma
si
blocca. Una luce brilla dinanzi a lui.
Un
rumore secco, una porta che si apre.
Bulma aveva ragione.
E’ l’ampia cabina
armadio che rivela l’oggetto dei suoi pensieri, proprio come
pensava.
“Ti ho
trovato finalmente!” lo
aggredisce. “Siamo in ritardo, perché hai perso
tanto tempo?!”
Vegeta soffoca un
ringhio e lancia un’occhiata
omicida alla sposa a pochi passi da lui.
“E’
tutta colpa tua, donna!” urla,
sfogando tutta la sua rabbia. “Ieri mi hai costretto a
partecipare a quella
festa idiota e oggi…”
“Non mi
sembra il caso di lamentarsi tanto”
lo interrompe lei, incrociando le braccia, “sei solo capace
di lamentarti, per
così poco! Credevo che stessi cambiando, ma sei e resti solo
uno scimmione
scorbutico, non hai un briciolo…”
Non termina la frase
che Vegeta le è
addosso, improvvisamente incurante della morsa che gli attanaglia il
petto. La
attira verso di sé, un braccio intorno alla sua vita; le sue
labbra sono tanto
vicine da arrivare a sfiorarle.
“Non ti
conviene provocarmi tanto” dice
il principe, mentre un velo di desiderio annebbia i suoi occhi di
tenebra. “Non
hai la più pallida idea di quali conseguenze potresti
subire…”
Bulma arrossisce per
l’improvvisa mossa
del suo compagno. Quegli occhi scuri e profondi, troppo attraenti per
poterli
ignorare, le suggeriscono di possederlo lì, seduta stante,
ma i minuti passano
e lei non vuole fare aspettare gli invitati. Perciò
lentamente si scosta, e
quando capisce che Vegeta la sta lasciando davvero andare si allontana
di un
passo. “Vuoi una mano?” gli propone, con voce
improvvisamente dolce.
“Solo
perché non voglio fare a pezzi
nulla” risponde lui, guardandola come per sfidarla a
contrariarlo.
La sposa gli scocca
invece un’occhiata
divertita, mentre gli si avvicina. “Certo che sei proprio
strano, Vegeta” dice,
e il suo tono porta ancora qualche strascico della recente rabbia.
“Sei un
principe, giusto? Pensavo che fossi in grado di affrontare da solo
certi problemi”.
Detto questo si alza e
si dirige fuori
dalla stanza, con passo deciso. Pochi istanti dopo la sua voce
squillante,
proveniente dal corridoio, echeggia nuovamente nella camera.
“Tutte
queste storie solo perché non sa
indossare uno smoking!”
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Capitolo 5 *** Destino crudele ***
Genere: Angst,
Demenziale, Slice of Life
Avvertimenti:
Drabble, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Drabble
ispirata da un momento di serie riflessioni puramente demenziali.
Destino
crudele
Il principe
non poté reprimere un brivido gelido, che gli
attraversò la schiena e si
irradiò in ogni parte del suo essere, torcendogli le viscere
in una morsa
letale.
Il suo
sguardo si posò sull’orrendo spettacolo, mentre il
suo consueto colorito cedeva
il posto ad un innaturale pallore, che nemmeno l’orgoglio era
riuscito a
sopprimere.
Osservava quel
crudele scherzo del destino, un destino dagli occhi più
azzurri del cielo.
-Donna! Cosa
sono questi?! – sbottò, reprimendo a stento una
nota isterica nella propria
voce.
Bulma lo
fissò in un connubio di sorpresa ed ilarità.
Aveva capito il problema, e la
risposta secca non si fece aspettare.
-Sono
spaghetti, Vegeta. Solo spaghetti.
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Capitolo 6 *** It's Snowing ***
Genere: Dark, Introspettivo,
Slice of Life
Avvertimenti:
Drabble, Missing Moments
Rating: Giallo
Introduzione: Altra
drabble frutto di istantanea ispirazione. Dopotutto, con tutta
questa neve…credete che sia romantica? Chissà
cosa ne pensa il principe…
It’s
Snowing
Vegeta
osserva rapito il silenzioso spettacolo che si sta consumando oltre la
finestra.
Neve.
Ogni cosa
è
pregna di colore bianco. Non che il principe ne sia sorpreso:
dopotutto, nei
suoi innumerevoli viaggi, ha incontrato Paesi e città di
ogni tipo. E talvolta
la neve giungeva con lui, compagna momentanea di un imminente sterminio.
Eccitante.
Il saiyan si
ritrova a sorridere di un sorriso quasi dimenticato. Ha sempre
apprezzato la
neve.
E’
silenziosa, lenta e agghiacciante come la mano guantata di un
assassino.
Inesorabile come la mano della morte.
Ed è
uno
spettacolo senza pari, quel bianco accecante che esalta il caldo colore
del
sangue.
Splendida.
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Capitolo 7 *** Scheletri...nell'armadio ***
Genere: Mistero, Slice
of Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione:
A
pochi giorni dalla drabble (anzi, solo dueXD), ecco un nuovo capitolo
per la
raccolta. La shot è stata ispirata da una delle deliranti
conversazioni con bluemary, che
quindi ringrazio per l’indiretto
aiuto che mi ha dato. ^^
Buona
lettura! ^^
Scheletri…nell’armadio
-Goten, ti
ho detto di abbassare la voce!
Ma il
bambino dai capelli arruffati era troppo in ansia per poter smettere di
agitarsi.
-E se ci
scoprissero? – ribatté, torcendosi le mani, mentre
una scintilla di paura
brillava nei neri occhi vivaci. –E se Vegeta
ci scoprisse?
A quel punto
Trunks deglutì, fermandosi nel bel mezzo del corridoio
deserto. L’idea che suo
padre potesse coglierli con le mani nel sacco gli causò un
fastidioso brivido
lungo la schiena. Ma l’obiettivo era troppo vicino ormai per
potersi permettere
il lusso di abbandonare la missione. Strinse i pugni, carico di
decisione.
-I miei
genitori sono al piano terra, da un’altra parte della casa.
– rispose infine,
sicuro di sé. –Se sentiremo qualcosa di strano
scapperemo subito.
Trunks
riprese quindi a camminare, seguito dall’amico, che invece
seguitava a
guardarsi intorno con un certo timore. Percorsero un paio di corridoi,
immersi
nella luce del crepuscolo. Ci misero almeno un minuto,
perché la casa era
davvero enorme e i due bambini camminavano lentamente, le orecchie tese
a
captare ogni minimo rumore fuori dalla normalità.
Ed ecco che,
infine, giunsero alla meta: la porta della camera matrimoniale si
stagliava a
qualche metro da loro, in tutta la sua grandezza. Ovunque aleggiava uno
strano
alone di mistero.
-Non ho
ancora capito cosa stiamo cercando. – disse Goten, rompendo
di nuovo il
silenzio, mentre osservava l’ingresso della mistica stanza.
-Aspetta e
vedrai, è una cosa molto speciale. – rispose
Trunks, con un ghigno divertito.
Detto questo aprì lentamente la porta della camera, stando
attento a non fare
troppo rumore.
Gli occhi
dell’amico brillavano di improvvisa curiosità, che
aveva scacciato ogni traccia
di paura. –Una cosa speciale, hai detto? Dammi almeno un
indizio Trunks, per
favore!
L’altro
proruppe
in una lieve risata compiaciuta, mentre oltrepassava il letto
matrimoniale
sfatto per dirigersi verso un’altra porta, a lato della
stanza. –So per certo
che se indosseremo quell’aggeggio ci sarà molto
utile per conquistare le
ragazze. – rispose, con l’aria di chi la sa molto
lunga. -La mamma pensa che
mio padre con quel vestito sia più attraente. Lo so,
gliel’ho sentito dire.
Goten parve
piuttosto confuso, ma sorvolò sul significato della parola attraente. Delle ragazze a lui non
importava: la curiosità era
davvero troppa e voleva saperne ancora di più.
-E adesso
dove andiamo? – chiese quindi, fissando rapito la nuova
misteriosa porta. Non
fece nemmeno tempo a terminare la domanda, che il nuovo ingresso si
aprì,
rivelando l’enorme cabina armadio dei genitori di Trunks.
Una volta
entrati, Goten si guardò attorno. Ancora non capiva il
motivo della loro
spedizione.
-Ho capito
che stiamo cercando un vestito, ma non puoi dirmi almeno
cos’è? – chiese il
piccolo, con una nota di indignazione della voce. Quella stanza era
colma dei
vestiti della mamma di Trunks: certo non avrebbero mai indossato un
abito da
donna. La sola idea lo ripugnava.
Trunks
sbuffò. –Ma quanto sei noioso! Ecco, siamo
arrivati.
Goten corse
subito al suo fianco, ma la prima espressione che si dipinse sul suo
volto fu
di intensa delusione. Con tutte le storie che aveva fatto
l’amico, si aspettava
chissà quale tesoro. Ma l’unica cosa che vide
fu…
-Una
scatola?
Trunks
scosse la testa lentamente. –No, quello che ci interessa
è dentro
la scatola.
Detto questo
si prodigò per staccare lo scotch dal cartone e lo
aprì, rivelando il suo
contenuto. Fu a quel punto che gli occhi di Goten brillarono di
sorpresa. Il
suo amico aveva davvero scoperto
un
tesoro.
-Voglio
provare anche io questo vestito! – esclamò,
allungando la mano verso la
scatola. Ma Trunks fu più veloce: gli si parò
davanti, sbarrandogli la strada.
-L’ho
trovata io. – disse, lapidario. –Quindi la
indosserò prima io.
Goten
sbuffò
di disappunto, ma si fece subito promettere che poi l’avrebbe
indossato anche
lui, quel magnifico vestito. Guardò Trunks mentre lo
provava, e rise nel vedere
che per lui era davvero troppo grande, perché lo impacciava
movimenti, rendendolo
ridicolo. Era valsa la pena di entrare di soppiatto nella camera
matrimoniale. Tutto
era perfetto, tutto filava liscio, perché nessuno li aveva
scoperti.
-Trunks.
I bambini
impiegarono qualche secondo prima di capire da chi provenisse quella
voce. Ma
non potevano esserci dubbi: il timbro tetro e graffiante poteva
appartenere ad
una sola persona.
Il bambino
dai capelli chiari si voltò verso la figura del padre, che
si stagliava
minacciosa all’ingresso della cabina armadio.
Impallidì.
-Ciao,
papà.
Un ghigno
indecifrabile
si dipinse sulle labbra sottili del principe. Se fosse un
sorriso
divertito oppure un segnale di pericolo, i bambini non furono in grado
di
capirlo. Forse per questo se ne stavano entrambi in silenzio,
paralizzati, gli
occhi fissi nello sguardo intraducibile di Vegeta.
Ma fu
proprio quest’ultimo a rompere il silenzio.
-Ti ho mai
detto che hai il permesso di entrare qui dentro, figliolo?
– chiese, allargando ancora di più il sorriso.
–Rinfrescami
la memoria.
Goten intanto
si era fatto piccolo piccolo e continuava a guardare prima
l’uno poi l’altro,
decisamente nervoso. Trunks, che indossava ancora quel vestito
assurdamente
grande per lui, distolse lo sguardo dagli occhi magnetici del padre, ma
assunse
un vago quanto chiaro atteggiamento di sfida.
-No, non me
l’hai mai detto.
Il padre
incrociò
le braccia, per poi ridere in modo paurosamente dolce.
-Vi conviene
andarvene, prima che cambi idea sul non infliggervi
una punizione che ricordereste per tutto il resto della vostra vita.
I due bimbi
non se lo fecero ripetere: Goten sgusciò via, fermandosi
solo per dare il tempo
all’amico di risistemare tutto e seguirlo. Non appena il
figlio di Kakaroth
ebbe oltrepassato l’ingresso della camera da letto, Vegeta
parlò di nuovo.
-Trunks,
fermati.
Suo figlio
era ancora sulla soglia della porta, e quando venne chiamato ebbe un
sussulto.
Si voltò verso il padre, mentre nei suoi occhi la paura si
mischiava in ugual
misura al scintillio di sfida che sempre lo aveva caratterizzato.
-Sì,
papà?
Il sorriso
era scomparso dalle labbra del principe, ed era stato sostituito dal
consueto
sguardo impassibile e insondabile. Fu con tono duro che pronunciò le
parole successive.
-Se avevi
tanta voglia di provare la mia vecchia battle suit, non avevi che da
chiedere.
Trunks rimase
sorpreso da quelle parole, non pensava che il genitore gli avrebbe mai
dato il permesso
di curiosare fra le sue cose. Ma ciò che il bambino non
vide, negli occhi del
padre, fu una scintilla di fierezza da tempo assopita, la scintilla di
un
antico orgoglio che giaceva dormiente nel petto del principe senza
popolo, ma che
tuttavia mai l’avrebbe abbandonato.
***
NdA: ed ecco
l’immagine che ha
ispirato questa storiella! LINK
|
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Capitolo 8 *** Loving a Prince ***
Prima
di cominciare, vorrei ringraziare tutti coloro che leggono la mia
raccolta e coloro che l'hanno inserita tra le preferite, le ricordate o
le seguite. ^^ Un grazie inoltre a tutti quelli che mi hanno recensito:
approfitto di questo breve spazio per dirvi che non vi ho dimenticati,
e che appena avrò un po' più di tempo
risponderò a tutte le recensioni. Grazie a tutti! ^^
Kitsune
Genere: Dark, Slice of
Life
Avvertimenti: Drabble, Missing Moments
Rating: Giallo
Introduzione:
Di
nuovo una drabble nata da improvvisa ispirazione.^^ La festa degli
innamorati un po’ ha
aiutato, ma ricordate che stiamo comunque parlando di Vegeta...
Buona
lettura! ^^
Kitsune
Loving
a
Prince
Gli
occhi
del principe sono più azzurri del cielo: la guarda colmo
d’amore, un mazzo di
rose rosse in mano. Le accarezza il volto, prima di stringerla a
sé in un dolce
abbraccio.
Soffocante.
Le rose sono
intrise di sangue. Gli occhi limpidi non sono altro che buchi neri,
terrore di
un universo oscuro e infinito.
-Che ti
prende? –le chiede brusco il saiyan.
Bulma
sussulta e lo guarda: non ci sono mazzi di fiori, né sguardi
del colore del
cielo.
-Niente.
–risponde
sorridendo, mentre rimuove dai ricordi i suoi dolci sogni di ragazzina.
Perché
oggi darebbe mille principi azzurri, in cambio
di quel perduto sovrano macchiato di sangue.
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Capitolo 9 *** Tecniche di persuasione... ***
Ed
eccomi qua, con una nuova drabble di ispirazione momentanea! Prima di
cominciare,
vorrei ringraziarvi. Grazie perché apprezzate i miei
scritti, non so dirvi quanto
le vostre recensioni mi abbiano riempita di gioia! Pian piano sto
rispondendo a
tutti, quindi abbiate un po’ di pazienza! Lo so, sono una
tremenda ritardataria…ma
sto recuperando, davvero! XD
Ora
vi lascio a questa storiella…spero che possiate gradirla.
Buona lettura! ^^
Kitsune
Genere: Commedia, Slice
of Life
Avvertimenti:
Drabble, Missing Moments
Rating: Giallo
Introduzione: ennesima
conseguenza di riflessioni mattutine solitarie…!
Tecniche
di persuasione…
-Smettila,
donna! Ho detto che non voglio.
Bulma emise
un lieve verso di disappunto, poi percorse i pochi centimetri di letto
che
ancora li separavano per appoggiargli la mano sui pettorali scolpiti,
gli occhi
azzurri carichi di aspettativa.
-Dai Vegeta,
leviamoci il pensiero. Così poi potremo rilassarci,
finalmente…
-Ti ho detto
che non… non credere di riuscire a convincermi!
–sbottò il principe, quando
sentì la mano di Bulma scendere più in basso,
causandogli un brivido
inconfondibile.
Non aveva
senso sentire conferme, perché Vegeta sapeva già
come stavano le cose: ne era
certo così com’era sicuro di essere il principe
dei saiyan, quindi non poteva
sbagliare.
Il suo
secondogenito sarebbe stato un maschio.
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Capitolo 10 *** Hard Training ***
Prima
di cominciare, un avviso: ho aperto infine un account autore su
Facebook. Quindi,
se volete contattarmi, minacciarmi di morte, insultarmi o semplicemente
partecipare ai miei deliri potete trovarmi qui! ^^
Genere: Slice of Life
Avvertimenti: Flashfic,
Missing Moments
Rating: Giallo
Introduzione: Un piccolo regalo (in ritardo) per tutte le
femminucce che mi recensiscono, mi preferiscono, mi ricordano, mi
seguono o
anche solo mi leggono. Così come dovrebbe esserlo per tutte
noi, per Bulma ogni
giorno è la festa della donna. Intuirete presto
perché…buona lettura! ^^
Kitsune
Hard Training
L’allenamento
di quella sera era stato più lungo e intenso del solito. Il
principe si
avvicinò lentamente al letto, togliendosi la canotta blu in
un unico gesto
fluido. I muscoli tesi guizzarono nel momento in cui, con un gesto
secco, gettò
l’indumento sulla coperta, per poi sedersi pesantemente sul
materasso.
Quindi
tastò
con le dita una delle sue vecchie cicatrici, che quella sera durante
l’allenamento
aveva minacciato di riaprirsi. Gli occhi oscuri indugiarono sulla
vecchia
ferita brillando per l’eccitazione, carichi di adrenalina, ma
una volta
appurato che non ci fossero danni gravi il saiyan riuscì a
rilassarsi
completamente, reclinando la testa all’indietro e tendendo i
muscoli del collo
in una momentanea ricerca di ossigeno.
Rimase
così
immobile per alcuni interminabili secondi, il petto che si alzava e si
abbassava seguendo il ritmo dei respiri che man mano si fecero sempre
più
silenziosi e rilassati.
Poi il
saiyan tornò a guardare avanti. Proprio in quel momento una
piccola goccia di
sudore scese veloce dalla tempia alla guancia, soffermandosi sul mento
un
istante, prima di scivolare nel vuoto. Si fermò nuovamente
quando la sua caduta
venne interrotta dai pettorali scolpiti e vi indugiò a
lungo, come se si stesse
godendo ogni istante di quel contatto fugace.
Ben presto,
però, la goccia cristallina dovette arrendersi e dissolversi
nella pelle
rovente del principe, che si alzò dal letto con un movimento
agile e sinuoso. Si
tolse i pantaloncini rimanendo in boxer, tanto aderenti da risaltare
ogni
muscolo di quel corpo scultoreo, quasi fossero una seconda pelle.
Poi il
saiyan sospirò, un sospiro basso e graffiante,
più simile al ringhio di una
belva letale che alla voce di un uomo.
-Hai
intenzione di rimanere lì ancora a lungo? –disse,
in tono chiaramente
provocante e derisorio.
Intuendo
all’improvviso a chi si stesse rivolgendo, Bulma
deglutì. Il suo cuore saltò un
battito nel momento in cui il principe volse la testa per guardarla con
quegli
occhi di tenebra che bruciavano di mille emozioni
diverse, pozzi
neri e profondi imbevuti dell’orgoglio di un’antica
stirpe.
La donna non
sapeva cosa rispondere. Guardava Vegeta in volto con occhi sgranati,
soffermandosi sui lineamenti duri e marcati di quello che, sebbene
perduto,
restava comunque un principe, un sovrano dalla forza prorompente e
dallo
sguardo penetrante che un tempo aveva soggiogato i popoli di
innumerevoli
pianeti lontani.
-No.
–disse
infine lei, maledicendosi all’istante per la stupidissima
risposta che aveva
appena dato al compagno. Senza aggiungere una parola, ignorando il vago
sorriso
divertito che attraversava ancora il volto del saiyan, Bulma
entrò infine nella
stanza e si diresse all’armadio.
Avrebbe
voluto solo indossare il pigiama e poi eclissarsi sotto le coperte, ma
sapeva
che non sarebbe andata così, non con quello scimmione con
cui da qualche anno
condivideva il letto. Certo non le dispiaceva.
Forse non ci
avrebbe mai fatto l’abitudine, ma poco importava: in fondo le
sarebbe piaciuto
rimanere ancora un po’ dietro quella porta socchiusa. Chi
poteva biasimarla? Dopotutto,
il suo principe si era appena dimostrato un perfetto spogliarellista.
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Capitolo 11 *** The Night Before ***
E
con questa shot
torno nel mondo dei
vivi, visto che ultimamente sono stata parecchio presa da
un’altra storia.
Perciò chi deve ancora ricevere una risposta alla sua
recensione non si
preoccupi, da stasera inizierò a rispondere a tutti. E chi
deve ancora ricevere
qualche recensione (non faccio nomi, tanto più di qualcuno
si sentirà chiamato
in causa e sì, lo so, sono pessimaXD) sappia che mi sto
impegnando al massimo.
Ho letto un sacco di storie bellissime che aspettano solo di essere
commentate.
Bene,
non vi tormento più, vi lascio alla storia! XD
Genere: Dark, Introspettivo, Slice of Life
Avvertimenti:
Missing Moments,
One-shot
Rating: Giallo
Introduzione: Ed eccomi qui, con una nuova e
breve shot, ancora frutto
di ispirazione improvvisa. Ho semplicemente voluto dare una diversa
visuale di
un evento particolare. Buona lettura! ^^
Kitsune
The Night
Before
Una
luminosa giornata di sole. Il profumo delicato dei fiori. Il vociare di
persone
felici.
La
donna si guarda intorno, finché un sorriso radioso le
illumina il volto.
Sono
perfetti.
Perfetti
quegli occhi che brillano delle stesse sfumature del cielo.
Perfetta
quella lieve e dolce risata, che le insinua nel cuore un calore
avvolgente.
Che
brucia.
Che
uccide.
E’
una risata lenta e graffiante che incute terrore.
Sono
occhi imbevuti di piacere nel guardare la morte.
-No!
L’urlo
agghiacciante echeggia chiaro in quella luminosa giornata di sole.
Tutto piomba
nel silenzio, tutto sfuma nel buio di una camera da letto.
Bulma si
mise seduta, mentre il cuore
ancora sembrava combattere per uscire dalla cassa toracica.
“E’ stato solo un incubo…”
pensò,
portandosi una mano sul petto e tirando un respiro di sollievo. Si
guardò
intorno, più sveglia che mai, cercando di mettere a fuoco la
sua stanza, e il
suo sguardo infine cadde sul saiyan che dormiva pacifico accanto a lei.
A quel punto la donna non poté fare a
meno di sorridere, notando che persino nel sonno Vegeta riusciva a
mantenere
quell’aria imbronciata che lo aveva sempre caratterizzato. Ma
il sorriso
scomparve così com’era arrivato, nel momento in
cui il sogno tornò
prepotentemente a inondare la sua mente. Così la scienziata
si alzò, decisa ad
uscire dalla stanza.
-Dove vai? –le chiese all’improvviso la
voce roca del principe. Doveva essersi svegliato non appena
l’aveva sentita
agitarsi, e una volta di più Bulma si stupì dei
riflessi posseduti dal marito,
capace di dormire più profondamente un bambino per poi
svegliarsi
istintivamente, già pronto ad affrontare un possibile
pericolo.
-Vado a bere un bicchiere d’acqua.
–rispose infine la donna, nel tono più
tranquillizzante che potesse trovare.
Dopotutto aveva detto la verità.
Un grugnito le fece capire che la sua
risposta era stata abbastanza esauriente. La scienziata
indossò quindi la
morbida vestaglia e le ciabatte, per poi andare dritta
nell’ampia cucina.
Doveva essere davvero molto tardi,
perciò si stupì parecchio nel momento in cui vide
suo figlio intento a fare ciò
per cui anche lei era venuta. Il bambino se ne stava in piedi accanto
al frigo,
con un bicchierone d’acqua in mano.
-Trunks, tesoro, cosa fai in piedi a
quest’ora? –chiese Bulma, avvicinandosi a lui
vagamente preoccupata. –Non sai
che è molto tardi?
Il piccolo non la guardò negli occhi e
assunse un’espressione torva.
-Ho fatto un sogno e non riesco più a
dormire. –disse, e nel pronunciare queste parole le sue
guance si tinsero
lievemente di rosso.
Bulma tirò un sospiro di sollievo. Per
un attimo aveva pensato che non si sentisse bene.
-Un brutto sogno? –chiese, aprendosi in
un tenero sorriso. –Me ne vuoi parlare?
-Non era brutto. –rispose pronto il
bambino, come se volesse sfidarla a dire che lui
aveva avuto paura di uno stupido sogno.
-D’accordo. –rispose Bulma in un
sorriso, e in quel momento decise di non insistere. Ormai sapeva bene
come
comportarsi con i suoi due testoni. Perciò non aggiunse
altro e si limitò a
prendere una bottiglietta d’acqua dal frigo.
-Io torno a letto. –disse quindi,
dirigendosi alla porta.
-Aspetta, mamma.
Bulma si fermò sulla soglia, e si voltò
verso il figlio.
-Dimmi, tesoro.
-Io… -cominciò Trunks, che finalmente
alzò gli occhi celesti per incontrare lo sguardo della
madre, -ho sognato che
papà mi abbracciava.
Bulma inizialmente lo guardò sbigottita,
ma non poté fare a meno di aprirsi di nuovo in un sorriso.
Vegeta era un ottimo
padre, ma non sarebbe mai stato un genitore affettuoso.
-Ti piacerebbe se lo facesse, vero?
Trunks non rispose ma distolse ancora lo
sguardo, e per la donna questa fu una conferma più che
sufficiente.
-E non sei più riuscito a dormire?
–aggiunse lei, non riuscendo a reprimere la sua
curiosità.
Il bambino scosse la testa. –Era un
sogno strano.
La donna capì di avere davvero insistito
troppo, così gli si avvicinò per accarezzargli i
capelli.
-Anche se era strano, si trattava solo
di un sogno. –disse, guardando il figlio decisa.
–Quindi stai tranquillo e
torna a dormire. Pensa piuttosto a quanto ti divertirai con Goten al
Torneo di
arti marziali, domani!
All’improvviso gli occhi azzurri di
Trunks brillarono di pura aspettativa. –D’accordo!
Detto ciò, il bambino corse subito verso
la sua stanza, chiaramente rincuorato. Bulma lo seguì con lo
sguardo finché non
lo vide oltrepassare la soglia, poi decise di andare a letto. Aveva
già dimenticato
di avere sete.
Tornò quindi nella sua stanza e si mise
sotto le coperte, in cerca dell’agognato riposo. Ma quel
sogno non aveva ancora
smesso di tormentarle la mente, e la strana sensazione allo stomaco che
lo
accompagnava certo non aiutava.
Per diversi minuti Bulma si rigirò fra
le coperte, in cerca di una posizione conciliante. Poi, quando stava
ormai per
arrendersi all’idea di star sveglia tutta la notte, due
braccia forti le
cinsero i fianchi, per poi farla dolcemente impattare contro un caldo
corpo
d’acciaio.
-Vegeta…
-Dormi. –disse il compagno, con la voce
arrochita dal sonno, velata da una vaga minaccia.
La scienziata sospirò, lasciandosi
sfuggire un lieve sorriso. Vegeta doveva essere davvero stanco, visto
che si
era allenato ininterrottamente per l’arrivo di Goku.
Questo motivo e anche il fatto di
sentirsi addosso un’enorme spossatezza la convinsero infine a
smettere di
pensare, e nel giro di pochi minuti anche lei riuscì a cadere nell’oblio
del sonno, un oblio che avrebbe cancellato ogni ricordo del sogno che
l’aveva
tanto scossa.
E infatti la pace in quel momento era
lì, in quelle piccole cose. Una coperta tiepida, una stanza
buia, un compagno
che portava calore. Non c’era davvero nulla da temere.
In fondo, era stato solo un sogno.
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Capitolo 12 *** Un...vero guerriero! ***
Prima
di cominciare, ricordo a tutti che recentemente
ho aperto il mio account autrice su Facebook. Per chi fosse interessato
(per
insulti, minacce o anche perché sì) lo potete
trovare QUI! Bene, detto questo…iniziamo!
XD Kitsune
Genere: Commedia, Slice of Life
Avvertimenti: Flashfic, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Devo
questo racconto ad una mia cara amica, che ringrazio infinitamente
per l’ispirazione…e per le merendine che mi
prepara! Che dire? Vegeta si lascia
coinvolgere troppo, ogni tanto. Buona lettura! XD Kitsune
Un…vero
guerriero
-Dannato
idiota, e tu saresti un guerriero?! Se fossi un mio sottoposto ti avrei
già
fatto a pezzi!
Vegeta era
infuriato. Aveva incontrato un’infinità di soldati
inetti nel corso della sua
esistenza e tutti, nessuno escluso, erano stati assassinati dalle sue
stesse
mani. E non avrebbe mai fatto eccezioni, nemmeno questa volta. Poi,
senza
preavviso, la voce del figlio tentò di sovrastare la sua,
chiara e decisa ma
tremante di vergogna.
-Papà,
ti
prego, smettila…
Ma il
principe non lo ascoltava: le sue mani fremevano, nel desiderio di
ridurre in
polvere l’interlocutore. Quell’uomo aveva osato
definirsi un guerriero dinanzi
a lui, il principe dei saiyan. E ora ne avrebbe pagato le conseguenze.
Ma prima di
fare qualunque cosa venne interrotto dall’urlo di Trunks, che
riuscì a
sovrastare qualunque altro suono nella sala
buia. –Basta, papà, ti ho detto di smetterla! Quel
tizio è solo…
-Solo cosa?! –ribatté il
principe,
interrompendolo.
-E’
solo il
protagonista del film!
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Capitolo 13 *** Maybe... ***
Genere: Slice of Life
Avvertimenti: Drabble, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Aggiornamento
lampo! Come altre drabble, anche questa è frutto di
un’ispirazione
momentanea, ma è un po’… diversa dalle
altre. Spero sia di vostro gradimento!
Buona lettura! ^^ Kitsune
Maybe…
Forse
qualcosa cambierà, oggi.
L’aroma
del caffè
riempie la piccola stanza. E’ una mattina come tante altre che negli
ultimi anni si sono susseguite tutte uguali. Sfugge un sospiro, poso
stancamente la tazza sul tavolo.
-Io vado,
mamma!
Sussulto,
portando lo sguardo sul ragazzo che si è affacciato alla
soglia. Ed eccolo, quel brivido, uguale a
tutti
quelli passati…
-Trunks, se
non te la senti…
-Ne abbiamo
già parlato. Fidati di me.
Lo sguardo
è
duro e fiero. Proprio come il tuo. E
non so come, non so perché… un sorriso affiora
sulle mie labbra.
Sì,
mi fido di te.
-Allora
vai, tesoro. Quei cyborg si meritano una bella lezione.
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Capitolo 14 *** Closer ***
Dopo
eoni, torno a pubblicare su questo
fandom, nella piccola raccolta che purtroppo avevo messo da parte.
L’idea è
dovuta ad uno degli eventi del gruppo Facebook “We are out
for prompt”, che
ringrazio di cuore per avermi dato qualche occasione di ritrovare la
perduta
ispirazione.
Spero che la shot sia di vostro
gradimento, vi auguro una buona lettura!
Closer
“Facciamo
qualcosa insieme.”
“Che
vuoi?” era stata la sua secca risposta di Vegeta, mentre
sistemava le
fasciature sul torace, ultimo residuo del brutto incidente alla Gravity
Room.
Bulma
rispose con un sorriso, e incrociò le braccia.
“Facciamo
qualcosa insieme, ho detto. Un giro.”
Il
principe la guardò storto. Davvero quella donnaccia osava
fargli una simile
richiesta? Tuttavia, aveva finito l’allenamento mattutino, e
la madre di Bulma
girava per casa a distribuire i dolcetti dell’ultima
pasticceria aperta in
città. Tutto sarebbe stato meglio che stare nel raggio
d’azione della vecchia
Brief.
Vegeta,
però, non sapeva che la scelta di uscire sarebbe stata l’inizio
dell’inferno. Quello vero.
“Maledizione,
è questa l’idea che voi terrestri avete di
‘un giro’?”
Bulma,
davanti a lui, procedeva a passo spedito.
“Sempre
meglio di autodistruggersi in quella Gravity Room.”
L’aveva
sentita, aveva aggiunto anche la parola “scimmione”
sotto voce. Ma dovette
strozzare l’insulto in gola, perché la pila di
borse e sacchetti che portava
fra le braccia aveva minacciato di cadere.
Entrarono
in un altro di quelli che Bulma aveva chiamato
“negozi”. Questo vendeva scarpe.
Ancora colorate, alte, basse, orrende scarpe terrestri.
“Perché
non hai portato l’altro terrestre con te?”
Certamente,
dovendo sopportare una tortura simile, un terrestre inutile sarebbe
stata una
cavia migliore. Poi vide il viso della donna contrarsi in una smorfia
di
rabbia.
“Quello
è un buono a nulla. Sa solo correre dietro a tutte le donne
che vede.”
Lui
non rispose. Sebbene fosse grezza e maleducata, Bulma era una bella
donna, e
pure capace. Pensare che Yamcha la tradisse con tanta
facilità era assurdo.
Assurdo soprattutto perché era lui a doversela accollare.
Bulma
distrasse i suoi pensieri con un sospiro stanco.
“Non
c’è il mio numero. Mi arrendo.”
Finalmente
la tortura stava giungendo al termine. La donna, però, lo
trascinò in un altro
posto, e questa volta si sedettero entrambi ad un tavolo. Lei si prese
la
libertà di fare le ordinazioni e, a giudicare di come
parlasse a bassa voce al
cameriere, voleva fargli una delle sue sorprese.
Vegeta
sbuffò, infastidito. Si abbandonò allo schienale,
e guardò verso il soffitto,
dove la cupola vetrata faceva filtrare il sole dall’esterno.
“Non
avevate centri commerciali, voi saiyan?”
Lui
la guardò per qualche istante, poi scoppiò a
ridere. Il solo pensiero era
esilarante.
“Noi
saiyan abbiamo di meglio a cui pensare. Le donne della nostra specie
non sono
frivole come quelle terrestri.”
Non
aveva notato che Bulma aveva incrociato le braccia, infastidita.
“Se
proprio ci tieni, trova una donna saiyan e vai con lei. Dopo tutto
quello che
ho fatto per te.”
“Senti
un po’, brutta streg-“
Qualcuno
si schiarì la voce. Era il cameriere, e portava con
sé un paio ci coppe, una
enorme e l’altra decisamente più piccola. Gelato,
ecco come si chiamava.
L’ultima volta che l’aveva mangiato gli era
piaciuto, e Bulma doveva averlo
notato. Per questo gli aveva fatto una sorpresa.
Con
un’ultima occhiata velenosa, prese il cucchiaio e
attaccò la coppa enorme.
Anche lei iniziò a mangiare, e parve che il gelato le stesse
facendo tornare il
buonumore.
“Mi
dispiace” la sentì dire poi, “non avrei
dovuto tirare in ballo la tua gente.”
Non
che la cosa lo avesse toccato, ma non glielo disse. Tuttavia fu chiaro
che
Bulma era in attesa di una risposta, così le disse la prima
cosa che gli passò
per la mente.
“Il
gelato è buono.”
“Questo
è il più buono della città.
L’ha scoperto mia madre.”
Tanto
per cambiare.
Più
tardi, venne a sapere che Bulma l’aveva portato a fare
“shopping”. Glielo
disse la signora
Brief, con tanto di
risatina divertita.
“Così
ha ascoltato il mio consiglio, eh?” furono poi le sue parole,
prima di
allontanarsi con il vassoio di pasticcini in mano.
Ci
vollero pochi istanti per realizzare tutto. Bulma l’aveva
portato fuori su
consiglio della madre. Spiegava tutto.
Vegeta
non sapeva se aggredire prima lei o la signora Brief, ma si arrese
presto. Più
che altro perché non aveva voglia di litigare, tanto meno di
stare a sentire
ancora la voce di quella rozza donnaccia.
Semplicemente,
la prossima volta avrebbe rifiutato di “fare qualcosa
insieme”.
Però
il gelato gli era piaciuto.
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