Taciturnity.

di Theyaremyworld
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5. ***
Capitolo 6: *** Chapter 6. ***
Capitolo 7: *** Chapter 7. ***
Capitolo 8: *** Chapter 8. ***
Capitolo 9: *** Chapter 9. ***
Capitolo 10: *** Chapter 10. ***
Capitolo 11: *** Chapter 11. ***
Capitolo 12: *** Chapter 12. ***
Capitolo 13: *** Chapter 13. ***
Capitolo 14: *** Chapter 14. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***



CHAPTER 1. 


Schivare i rami degli alberi per terra, camminare ascoltando il cinguettio degli uccelli, ascoltare il silenzio della foresta, l'acqua del fiume che scivola lentamente, ed io che sto lì a guardare.
Credevo che la mia sanità mentale mi avrebbe lasciata da un momento all'altro, e invece era solo tutta la frustrazione portatami dietro negli anni.
Perciò camminare attraverso i sentieri nella piccola foresta del Connecticut mi sembrava la cosa più bella del mondo.
Nessuno che ti deride, niente genitori che si aspettano troppo da te solo perché tuo fratello non può.
Lui non può.
Sospiri che scappano via come se tutto il peso del mondo non ce l'avessi più tra le mani. Invece non è proprio così.
Quel peso rimane lì, concentrato su di me, e non vuole andare via. Non mi lascia in pace.
 
<< Dove sei stata, Daisy? >> Daisy.
Si, questo è il mio nome. Daisy Leslye Horan.
Mi tolsi giubbotto, sciarpa e cappello per appenderli al loro posto. Così come le scarpe.
Il caldo di casa era molto più accogliente del gelo che intrappolava le strade.
<< Ho fatto un giro >> dissi sedendomi sul piano della cucina facendo penzolare le gambe.
<< Papà torna tra poco, va a riempire la vasca >>
<< D'accordo >> scesi dalla mia postazione per salire le scale. Mi fermai un secondo, come ogni giorno ad osservarla.
Osservare mia madre che faceva avanti e indietro per la cucina preparando la cena.  Lei sapeva tenere tutto sotto controllo, anche nelle situazioni come la nostra. La ammiravo, davvero tanto.
Andai in bagno e riempii la vasca con acqua calda, papà avrebbe gradito.
Bussai alla camera di mio fratello. Era ancora rinchiuso lì dentro.
<< Niall, sono Daisy. >> Nessuna risposta.
L'avrei desiderata così tanto, ma non parlava. Si esprimeva a gesti o a piccoli suoni. Non voleva saperne.
 
<< Mi dispiace signora, ma suo figlio non collabora. Non crediamo che sia pazzo, non è da rinchiudere e potrebbe parlare perfettamente, ma non collabora. Mi dispiace >> le parole del dottore riecheggiano ancora nella mia mente. Di continuo.
Lui può, può farlo.
Non sapevamo cosa frenasse Niall dal parlare o comportarsi normalmente, non sapevamo niente di tutto quello che lo circondava.
 
<< Niall >> aprii piano la porta illuminando un po' la sua stanza.
Sempre steso sul letto, sempre su un fianco con gli occhi aperti e la mente chissà in quale parte oscura.
Mi avvicinai piano e mi sedetti vicino a lui.
 Gli accarezzai i capelli. A lui piaceva. Poi lo abbracciai e iniziai a cullarlo.
<< Parlami Niall.  L'hai già fatto una volta, puoi rifarlo. Io so che puoi. Ti prego Niall, parla. >>
Ma tutto quello che ricevetti in risposta fu un silenzio assordante.
Poco elegantemente tirai su con il naso e mi asciugai le lacrime come ogni sera.
Mi stesi accanto a lui continuando a piangere, perché altro non potevo fare.
<< Mmh >> mi fece aprire gli occhi mentre mi accarezzava il viso.
<< Cosa c'è, Niall? >> un altro mugolio fu tutto quello che sentii.
<< Dimmelo Niall, parla >> scosse la testa.  Sapevo cosa voleva. A modo suo me lo chiedeva tutte le sere.
<< Non te la darò vinta, Niall. Devi parlare >> iniziò a lasciarmi baci sulla fronte, sul naso, sulle guance.
Era il suo modo di supplicare. Ne aveva bisogno e non sapevo perché.
Iniziai di nuovo a cullarlo iniziando a cantare la nostra canzone.
<< Piccolo, sei al sicuro con me.
      Non ti lascerò, mio angelo.
      Ho bisogno di te anch'io
      Nessuno ti farà del male
      Io, ti proteggerò. >>
E così per tre, quattro, cinque volte, fino a quando non chiuse gli occhi.
Era bellissimo tenerlo stretto a me. Lui voleva questo.
Ma cercare di proteggere tuo fratello maggiore e non sapere da cosa, è la sensazione più frustante che qualcuno possa mai provare.
 
 
<< Daisy >> mi fermai  ritrovandomi davanti  Nora. La mia migliore amica.
Iniziammo a camminare insieme per il lungo corridoio della scuola.
<< Ha parlato? >> mi strinsi nelle spalle come se dovessi scusarmi.
Nora era la figlia del medico di Niall. Il dottor Astrid.
La famiglia di Nora veniva dalla Corea del Sud, si erano trasferiti qui pochi anni fa.
<< Nemmeno una parola >>
<< Mi dispiace >>
<< Si, anche a me. >>
 
E così iniziava un altro giorno, sempre monotono, aspettando che le ore scorrano silenziosamente.
Salii sul tetto della scuola per ammirare il paesaggio come facevo sempre.
C'era pace lassù fino a quando sentii dei passi dietro di me.
<< Daisy >> riconobbi la voce.
Harry Styles.
Un amico di Niall più grande di me di qualche anno.
<< Ciao >> sussurrai mentre si avvicinava.
Non sapevo mai come comportarmi con lui. Non sapevo se gli piacessi  o no.
A me la sua presenza faceva tanto effetto.
Lo guardavo mentre si passava la mano tra i lunghi capelli e poi i suoi occhi incontrarono i miei.
<< Come...come stai? >>
<< Sto bene >> annuì senza crederci tanto.
<< Niall? >> abbassai lo sguardo sulle mie mani per poi riguardare il panorama.
Il silenzio era più che sufficiente come risposta.
Mi prese per un braccio e mi fece voltare verso di lui.  Penso volesse dirmi qualcosa, lo speravo.
E invece niente.
Continuavo a guardarlo come se fosse la mia ancora di salvezza, ma non ero lo stesso per lui.
Lui voleva altro, io non bastavo.
<< Forse- >>
<< So quello  che stai per dire. Non mi arrenderò, è mio fratello. Lui può farlo >> si passò entrambe le mani tra i capelli credo per l'esasperazione.
<< Perché? Perché vi arrendete così facilmente, Harry perché? Voi pensate che non ci sia più niente da fare, invece non è così! Smettetela, smettetela! >>
Non mi accorsi di aver iniziato a tirargli pugni sul torace fino a quando non mi prese i polsi per fermarmi.
Le lacrime ormai mi bagnavano le guance e la cosa che mi rassicurò in quel momento fu solo il suo profumo.
Mi  prese mentre stavo per toccare terra con le ginocchia e iniziò a cullarmi.
<< Calma, Daisy. Non piangere più >>
Diceva così solo perché lui non ci credeva più.
Aveva perso le speranze come tutti gli altri. Si era rassegnato.
E in quel momento pensai che fosse strano il nostro rapporto.
Lui era lontano da me, non aveva bisogno di starmi accanto, io non ero niente.
Forse, invece, io...forse l'amavo.
 
 
<< Hai saltato la prima ora, dov'eri? >> Nora sbucò fuori all'improvviso vicino al mio armadietto.
Certo era la mia migliore amica, l'unica in realtà che avessi, ma non mi andava di dirle del mio posto segreto.
Lo immaginavo come il posto mio e di Lui. Non poteva saperlo nessuno, se non Harry.
<< Mi sentivo poco bene, avevo bisogno d'aria >>
<< Sei così stressata Daisy. L'ho detto a papà, questa cosa non ti farà altro che male. >>
<< Sto benissimo, non preoccuparti. >>
<< Sei la mia migliore amica Daisy, non voglio perderti per delle sciocchezze >>
Oh, Nora.
Mi dispiace così tanto, vorrei essere davvero l'amica che tu meriti, ma ho così tanti pensieri per la testa.
<< Non succederà, te lo prometto >> sospirò prima di tornare in classe e lasciarmi sola, di nuovo.
Perché quando non ero con lei, o con Harry, ero sola. Mi sentivo sola.
All'ora di pranzo entrai in mensa con Nora, ci sedemmo al solito tavolo: né troppo in vista, né troppo nascosto.
Da lì potevo vedere tutto: c'erano diversi tipi di persone lì dentro.
C'erano ragazzi timidi che se ne stavano con la testa quasi nel piatto pur di non guardare nessuno, ragazzi troppo vivaci e urlanti, ragazzi addormentati, ragazzi popolari. Come in ogni altra scuola. E poi c'ero io, seduta a braccia conserte a guardarmi intorno cercando di capire se c'era qualcosa che non andava in me o erano gli altri ad essere diversi.  Forse ero io quella strana, troppo giovane e con troppa esperienza nella vita, nel senso peggiore. Guardandomi attorno vedevo, poi, solo della gente indistinta, la maggior parte di quelle persone non le conoscevo o a malapena avevo parlato con alcuni di loro.
Fino a quando lo sguardo non mi cadde su Harry. Anche lui si sedeva sempre allo stesso tavolo con gli stessi amici, non ricordavo tutti i loro nomi ma a volte lo vedevo insieme ad un ragazzo un po' più basso di lui, indossava sempre la sua giacca di jeans. Credo si chiamasse Louis, si, si chiamava così.
Oh, e poi c'era Liam, lui me lo ricordo. E' un ragazzo molto dolce, una volta aiutò Niall a tornare a casa dopo una festa. Ricordo anche che in quel periodo mio fratello parlava ancora. E poi niente più.
Zayn, sì, era quello l'altro nome. Aveva i capelli lunghi e andava in giro sempre con la giacca di pelle. Gli donava un'aria da duro.
Eppure, nonostante tutta la loro bellezza, Harry era sempre quello che continuavo a guardare. Non mi sarei mai stancata di farlo. Aveva qualcosa in sé che lo rendeva perfetto.
Il suo sguardo incontrò il mio, non avevo timore di sostenerlo, credo lui sapesse che il mio cuore iniziava a battere forte ogni volta che mi era vicino. Alcune volte sognavo che anche lui potesse sentire lo stesso, ma non era così, forse prima o poi me ne sarei fatta una ragione.
 
 
<< Mamma sono a casa! >> annunciai lasciando lo zaino vicino alla porta.
In cucina, mamma, non c'era. E nemmeno in salotto.
Salii le scale controllando per prima cosa Niall. Sentivo il profumo della doccia appena fatta, del suo bagnoschiuma preferito, ma alla fine lui era ritornato sempre sul suo letto, sempre nella stessa posizione.
Sarei andata dopo da lui, o mamma non l'avrei più cercata.
Entrai nella sua camera da letto per trovarla piangente a terra.
<< Mamma >> non fece altro che porgermi una lettera.
La presi e mi misi in ginocchio vicino a lei.
Aprii piano la lettera, un ansia improvvisa si impossessò del mio petto e il respiro iniziò a diventare affannato, per fermarsi - non so quanto tempo - appena lessi la prima riga della lettera.
CONNECTICUT'S MADHOUSE
No. Non può essere, deve esserci un errore.
Non possono farlo.
<< Me lo porteranno via >> mamma continuava a piangere con la testa tra le mani. << Mi porteranno via il mio bambino >>
<< No, non possono mamma. >>
<< Credimi, possono eccome >> Niall rimane qui. Lui non va via.
Il suo posto è qui con me.
''Fa che sia uno scherzo ti prego, deve essere uno scherzo''  pregai mentalmente. Ma quando riaprii gli occhi e mia madre era ancora seduta per terra mi resi conto che era tutto vero.
Tutto quello che feci fu correre giù per le scale, aprire la porta di casa, e continuare a correre più veloce che potevo mentre le lacrime iniziavano a scendermi.
Non sapevo esattamente dove stessi andando, ma che importava oramai?
Volevano portarmi via la persona per cui in questi ultimi anni io sono andata avanti, ed ho fatto di tutto, di tutto pur di risentire la sua voce. Ma non ci sono riuscita.
Forse lui non lo sa ancora, dovrei dirglielo, magari così parlerà di nuovo. Lui vuole stare con me.
E a furia di correre finii per non pensarci nemmeno più, il fiato mancava ma non mi interessava, io continuavo a correre fino ad arrivare nel mio punto preferito della foresta.
Fu lì che mi ritrovai tra le sue braccia, oh, la mia ancora di salvezza.
<< Daisy cosa succede? >> ma io non riuscivo a far altro che piangere, singhiozzare come mai avevo fatto.
<< Daisy ti prego, dimmi cos'hai >>  mi strinsi più forte a lui
<< Vogliono portarmelo via,Harry, vogliono portarmi via Niall. >>
Lo sentii trattenere il respiro per qualche secondo prima di farmi alzare la testa per guardarmi negli occhi.
<< Che storia è questa? >>
<< Il manicomio ha inviato una lettera, l'hanno identificato come un pazzo. Lui non lo è, Harry, lo sai. Aiutami, non posso lasciarlo >> chiuse gli occhi stringendomi ancora più forte
<< Mi dispiace così tanto, Daisy >> Anche tu no. Gli presi il volto tra le mani.
<< Ti prego, Harry, non abbandonarmi. Abbiamo tre mesi di tempo, lui può parlare. Aiutami, Harry, ti prego >>
<< Ti prometto che nessuno porterà Niall via da te, te lo prometto, Daisy >> non potei far altro che abbracciarlo. Per favore, Harry, accorgiti di quello che provo.
<< Grazie >> fu quello che riuscii a dire ancora tra le lacrime che poco dopo asciugai.
<< Cosa ci facevi qui? >>
<< Non ha importanza, vieni, ti riaccompagno a casa. >>

 
 

Sono tornataaa!
Si, lo so, devo ancora aggiornare Blue Eyes, MA io volevo postare prima il capitolo di questa mia nuova storia!
Spero vi piaccia!
_Rors.

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***



CHAPTER 2.


 
<< Grazie >> ringraziai per l'ennesima volta Harry.
Glielo avevo ripetuto forse un migliaio di volte tornando a casa, era la sola cosa che potevo fare.
<< Basta dirlo, Daisy >>
<< E' solo che mi sento così...non lo so >> le lacrime iniziavano ad uscire di nuovo bagnando le mie guance.
Non sapevo realmente quale stato d'animo mi appartenesse in quel momento, mi sentivo: impotente, desolata, forse anche un po' arrabbiata, stupida.
Mi asciugò le lacrime abbracciandomi di nuovo. Accidenti, perché deve essere così?
Perché deve comportarsi in questo modo così dolce e non si accorge di quanto faccia la differenza, per me.
<< Ti prego, non piangere Daisy. Non fai altro da mesi  >>
<< Mi dispiace. >>
Restai abbracciata a lui per un po', giusto per sentirmi salvata da tutto quello che c'era intorno.
<< Daisy, devo andare >>
Ed ecco che se ne va di nuovo via da me.
Si allontana sempre, e io non ci posso fare niente.
 
Ci demmo appuntamento per il giorno dopo.
Da lì iniziò il nostro lavoro, sempre se lo era. Forse era più una missione.
Avremmo fatto parlare Niall, ci avremmo provato in qualunque modo pur di farlo rimanere.
Perché Niall non doveva andare via, e se doveva il suo posto non era in un manicomio. Lui non era pazzo, aveva bisogno di essere capito in qualche modo. Oh, il dottore aveva detto che non lo definivano in quella maniera, ed ora tutto quello che abbiamo sono tre mesi di tempo per farlo parlare. Ero sicura che con Harry accanto tutto sarebbe stato un po' più accettabile, più semplice da sopportare. Almeno, credevo.
 
 
<< Niall >> aprii piano la porta della sua camera ancora immersa nel buio.
Guardai un attimo Harry dietro di me, agitato. Era la prima volta, dopo mesi, che rivedeva Niall. Perché lui non era più uscito di casa, era rimasto in camera sua senza dare più retta al mondo esterno che gli scorreva tra le mani.
Harry annuì per dirmi di entrare e così feci.
Aprii la saracinesca facendo entrare un po' di luce, Niall dormiva ancora.
Mi stesi come sempre al suo fianco, iniziando a toccargli i capelli fino a quando non aprii gli occhi.
<< Ciao >> sussurrai.
Andiamo Niall, puoi anche sussurrare, fallo Niall.
Mi sorrise soltanto debolmente.
<< C'è Harry >> gli annunciai. Ma niente.
Lentamente Harry entrò in camera, raggiungendo il letto. Non sapeva dove guardare, ma poi il suo sguardo si fermò su mio fratello, e credo che se avesse alzato un po' la voce le lacrime sarebbero scivolate dai suoi occhi verdi che tanto amavo.
<< Ciao, Niall >> mio fratello si alzò andandogli incontro.
Non era solo Harry che rivedeva Niall, era anche Niall che rivedeva Harry. Lo abbracciò.
Ed Harry non tardò a ricambiare, perché era qualcosa che gli apparteneva.
Purtroppo però, Niall non disse niente. Tornò sul letto  e iniziò ad accarezzarmi i capelli. Oh.
<< Dillo. Parla e ti accontento >> scosse la testa.  << Andiamo Niall, dillo >> e di nuovo iniziò a riempirmi di baci. D'accordo, iniziamo con un passo alla volta.
<< Va bene, ora torno >> mi sorrise.
Uscii dalla camera per andare in cucina e prendergli un bicchiere di latte con qualche biscotto. Già, era il suo modo di dire che aveva fame.
Pregavo tutte le notti di trovare l'indomani mio fratello nella mia camera per svegliarmi, di sentire la sua voce, iniziavo a non ricordarla.
Tornai in camera, Harry mi guardava non capendo quello che stava succedendo, dovevo dirgli dei suoi modi di comunicare.
<< Niall, è arrivata un lettera...dal manicomio >> smise per un attimo di mangiare per accarezzarmi il viso.
Ad Harry doveva sembrare una conversazione tra delle persone sordo-mute, con la differenza che lui non era sordo, né muto...non per molto.
<< Niall, devi ricominciare a parlare o fra tre mesi verranno a prenderti, e io non potrò fare più niente. Non accarezzarmi il viso per dirmi di non preoccuparmi, perché non posso. Sei mio fratello e non ti farò rinchiudere in un posto pieno di pazzi, perché non lo sei. Ti prego, aiutaci a cambiare le cose. Solo tu puoi >> non rispose. Non lo faceva mai.
Forse a lui stava bene finire in un posto sporco, dove nessuno si poteva prendere cura di qualcuno. Perché lì nessuno si prendeva cura delle persone. No, a Niall non poteva far piacere andare, lui non voleva. Perché il suo posto era qui con me, con la sua famiglia, con i suoi amici. Doveva essere così. In tutti modi io non avrei permesso che finisse in un manicomio. Potevo illudermi di poterlo salvare, anche sapendo che solo lui poteva salvare se stesso.
 
 
<< Non abbiamo nemmeno pensato a come fare >> disse Harry dopo un po' che il silenzio della foresta ci aveva circondato.
<< Non lo so, Harry. Mi sento così stupida. >>
<< Tu non sei stupida, Daisy. Sei solo una ragazza che cerca di ritrovare suo fratello. Tutti ti ammiriamo >>
<< Ammirare? Me? >> annuì
<< Perché non te ne rendi conto? >> disse fermandomi. << Tendi sempre a sottovalutarti. Sei una guerriera, non tutti farebbero quello che hai fatto tu in questo periodo. E non sono l'unico che lo pensa >> sentirgli dire quelle parole mi face stare bene, almeno per un po'. Non sapevo che ci fosse qualcuno a pensare queste cose. A dire la verità, non pensavo ci fosse qualcuno a pensare a me e a come vivevo questa situazione. Perché alla gente non importa, non importa quanto tu stia male, quanto tu stia soffrendo, non possono capirlo. Magari, non si sforzano nemmeno. Per me importava solo che Harry mi capisse, che mi stesse vicino anche se, lo sapevo, a lui non faceva tanto piacere. A chi farebbe piacere stare con una ragazza che si porta così tanto peso sul cuore da faticare a socializzare. Di chi mi potevo fidare? Solo di lui. Era tutto quello di cui avevo bisogno.  Lo guardavo camminare tra gli alberi, era il mio momento preferito. Quello in cui potevo guardarlo, che m'importava se se ne accorgeva. I capelli che svolazzavano col vento, i suoi occhi verdi che si guardavano intorno, e un po' fissavano me, le sue labbra rosee che ogni tanto bagnava per non farle diventare secche. Oh, Harry. Se solo tu potessi essere mio, se solo io potessi essere tua.
 
 
Mamma e papà iniziarono a comunicare a monosillabi. Non erano più le persone forti che ammiravo tanto. Mamma non mangiava, papà non dormiva, Niall non parlava. Ed io mi ritrovavo, quando Harry non c'era, ad affrontare tutto da sola. A tavola nessuno parlava e io ero così stanca di quel silenzio.
<< Non credete basti solo Niall? >> dissi posando il cucchiaio.
<< Per favore, Daisy, non è il momento >>
<< E quando lo sarà papà? Quando? Ti prego dimmelo. Dimmi quando tutto questo finirà, anzi, te lo dico io. Non finirà. Se Niall non si decide a parlare nei prossimi tre mesi lo chiuderanno, e Voi inizierete a stare zitti proprio come lui, proprio come in questo momento. Ed io non posso sopportarlo. >>
<< Ora basta, Daisy. Siediti e mangia >> non mi resi conto di essermi alzata.
Ma non potevo stare lì, così me ne andai in camera, mi stesi sul letto. Su un fianco come faceva Niall e iniziai a fissare un punto, magari avrei capito come si sentiva, o cosa lo faceva rimanere lì inerme. Ma niente. Non c'era niente, solo un vuoto profondo.
Il cellulare squillò, mi allungai per prenderlo sul comodino e guardai da chi la chiamata provenisse. HARRY. Aprii la chiamata senza rispondere e lo sentii sospirare.
<< Ciao >> sussurrò.
<< Ciao >>
<< Allora? >>
<< Niente >>
<< Mi dispiace di non essere venuto oggi - >>
<< No, non preoccuparti. Avevi di meglio da fare, lo capisco >>
<< Daisy, non pensare questo >>
<< Devo andare, Harry. Ci sentiamo >>
<< Daisy >>
<< Davvero, non preoccuparti. Me la cavo da sola >> e attaccai.
Non ce la faccio da sola, non ce la faccio.
Potevo passare tutto il tempo che volevo a credere il contrario ma la verità è che non ce la faccio. Non potevo. Come avrei fatto? Non sapevo nemmeno in che modo far parlare Niall di nuovo, gli avevo già detto della lettera eppure lui non aveva detto una parola. Mi aveva accarezzato il viso e detto che aveva fame. Intanto io non avevo concluso niente.
Il cellulare squillò di nuovo, era sempre lui.
<< Harry >>
<< Posso entrare? >> cosa?
<< Che significa? >>
<< Ti avevo chiamata per dirti che ero qui fuori e per scusarmi. Se apri la porta magari ti posso spiegare >> Oh Harry. Corsi giù dove non c'era più nessuno e aprii la porta.
Vederlo lì con una pizza in mano e il cellulare ancora vicino l'orecchio mi fece sorridere.
<< Pizza? >> chiesi.
<< Ero sicuro che non avessi toccato cibo >> come poteva.
<< Entra >>
Andammo in camera e ci sedemmo sul letto a mangiare pizza fino a quando non fummo sazi.  Mi piaceva stare con lui e mangiare, mi piaceva stare con lui e ridere, mi piaceva stare con lui.
<< Mi dispiace davvero di non essere venuto >>
<< Non sei costretto a farlo >>
<< Te l'ho promesso Daisy, e io mantengo le mie promesse >> annuii e basta, non mi andava di aggiungere qualcosa su quell'argomento.
<< Siamo strani...intendo io e te >> affermai.
<< Non mi dispiace >>
<< Cosa, essere strano? >>
<< Esserlo insieme a te >> in quel breve istante provai a capire cosa significasse.
Perché Harry era un mistero, lo era per me. Non sapevo mai cosa le sue parole significassero realmente, cosa pensava, perché Harry diceva lo stretto necessario per portarti alla pazzia.
Non riusciva proprio a parlare liberamente.
<< Tu, però, mi confondi >>
<< Riguardo a cosa? >> scrollai le spalle.
<< Tutto. >>
<< Ne...ne riparliamo, va bene? >> in quel momento non andava nemmeno a me di approfondire quella questione, ero così stanca.
<< Sì >>
<< Solo...non pensare che tu non mi faccia nessun'effetto. >> sussurrò così tanto che credetti di averlo immaginato. Per forza, l'avevo immaginato per forza.
Mi stesi sul letto e iniziai a fissare il soffitto, alzai le braccia verso l'alto, come facevo sempre, facendole penzolare avanti e indietro.
<< Cosa fai? >> Harry si distese accanto a me guardando i movimenti delle mie mani.
<< Adoro farlo. Prova, sembra che le braccia siano libere, a volte che stiano per crollarti addosso >>
Mi guardò confuso, ma poi iniziò a seguirmi mentre io ritornavo a guardarlo. Come se fosse meravigliato di quel giochetto un sorrisetto gli comparve sulle labbra. Oh, era così bello.
<< Daisy >>
<< Si, Harry? >>
<< Pensi che Niall ce la farà? >> sospirai.
<< Può farcela, Harry, ne sono sicura. Perché vi siete tutti arresi? Perché così presto? >>
<< Credo sia evidente, Daisy. Lui non vuole. >>
<< Non è così. Ha paura, glielo leggo negli occhi ogni volta che lo supplico, ma non so di cosa. Devo capirlo in qualche modo e non so come. Vorrei fare tante di quelle cose per mio fratello, Harry che a volte perdo il conto, non mi ricordo quali siano. Ma il momento in cui sono qui da sola a cercare di addormentarmi per non pensare a niente è il più frustante, perché non ci riesco. Rimango sveglia tutte le notti, Harry, per cercare un modo giusto, e ancora non sono arrivata ad una conclusione. Vorrei tanto sapere cosa sia successo per farlo smettere di parlare, non riesco più a ricordare la sua voce, Harry. E' la cosa che più di tutte mi fa soffrire. >>
<< Ho come l'impressione che finirai per crollare e la cosa non mi piace per niente. >>
<< Io sto benissimo, non è di me che dovete preoccuparvi >>
<< Accidenti Daisy! Come fai a non capirlo? Sei una ragazzina troppo debole per sostenere la tua vita, non te ne rendi conto? >>
<< Sono più forte di quello che voi pensate >>
<< Non intendevo quello, lo sai benissimo. Mi scivolerai tra le dita solo perché sei troppo testarda. >> Come ci siamo finiti qui?
<< Non dovresti avere a che fare con una ragazzina testarda, allora. >>
<< D'accordo, facciamola finita. >> Così prese il cappotto e andò via.
Ecco cosa intendevo per ''rapporto strano''. Io ed Harry non sapevamo proprio trovare una via di mezzo, probabilmente non c'era. La storia andava avanti da tempo ormai e non sapevo come fermare nemmeno quella.
Il tempo, solo il tempo mi avrebbe aiutata.
 

HO AGGIORNATO PRESTO, YAY.
D'accordo fanciulle, spero che vi piaccia, al prossimo!
xx_Rors. 

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***



Chapter 3. 

Il cellulare non finiva di squillare.
Erano tre giorni che non faceva altro che chiamarmi, ma io non rispondevo mai.
Non c'era un motivo, semplicemente non volevo parlare con nessuno.
Ma a quanto pare Harry voleva una risposta, perché continuava a chiamare e chiamare e ancora una volta.
Chiusi l'ennesima chiamata prima di entrare a scuola.
Percorsi il lungo corridoio senza guardare in faccia nessuno, non mi serviva guardare della gente che per me non era niente.
<< Daisy >> alzai gli occhi, quella voce mi era famigliare.
<< Ciao >>
Era il gruppetto degli amici di Harry, ed era forse la terza volta che mi rivolgevano la parola.
<< Harry era preoccupato >> disse Louis
<< Preoccupato? >>
<< Ha detto che non rispondi alle sue chiamate >> continuò Zayn, alzai e abbassai le spalle
<< Avevo da fare >>
<< Ti...ci ha chiesto di dirti che ti aspetta, ha detto che tu sai dove >> la voce di Liam, sempre dolce, si fece sentire. Annuii e basta e tornai indietro per andare sul tetto.
<< Daisy >> mi voltai di nuovo aspettando che Zayn continuasse.
<< Se ti serve qualcosa... si, insomma, per te o per Niall, basta chiamare >>
<< Grazie >>
Senza farmi vedere da nessuno salii le scale che portavano di sopra, se era tanto preoccupato doveva sapere che stavo bene. Giusto?
<< Harry >> si voltò di scatto per venirmi incontro ed abbracciarmi.
<< Dio santo, Daisy, credevo ti fosse successo qualcosa. Perché non hai risposto alle mie chiamate? >> stringeva la presa così tanto che a stento riuscivo a respirare.
Nessuno si era preoccupato per me in questo modo...nessuno si era mai preoccupato per me.
Sciolse l'abbraccio per guardarmi e non saprei dire quanto quel momento durò prima di sentire un suo sussurro.
<< Ciao >>
<< Ciao >>
<< Mi dispiace >>
<< Sono ancora una ragazzina testarda Harry, la cosa non è cambiata. Non chiedere scusa. >>
<< Non è per quello che chiedo scusa. >>
<< E allora per cosa? >>
<< Non ti sto aiutando, era tutto quello che ti avevo promesso >>
<< Non è colpa tua >>
<< Perché non rispondevi alle mie chiamate, Daisy? >> lo guardai negli occhi, perché si preoccupava tanto?
<< Non ne avevo voglia >>
<< Non farmi mai più niente del genere >>
<< D'accordo >> lo superai e mi sedetti per terra dove poi si sedette anche lui.
<< Sai perché non sono venuto tre giorni fa? >>
<< Perché? >>
<< Ho avuto una paura tremenda, Daisy. Rivedere Niall mi ha scioccato, non sapevo se ce l'avremmo fatta. Non lo so tutt'ora, ma quel giorno non volevo tornarci nella sua stanza. Poi mi sono detto che era una cosa stupida, e che lui era mio amico e che tu ... te lo avevo promesso >>
<< Ti ho già detto che non sei costretto a farlo Harry, davvero >>
<< Io voglio aiutarti, ci inventeremo qualcosa, vedrai >>
<< Pensi che possiamo? >>
<< Non lo so >>  e restammo lì, per l'intera giornata.
 
 
Mamma e papà continuavano a cambiare.
Papà andava a lavoro presto e tornava a pomeriggio inoltrato;
mamma andava via appena papà arrivava a casa per il turno di notte in ospedale. Non aveva mai fatto il turno di notte.
A malapena parlavano tra di loro.
Papà non mangiava, mamma non si fermava un attimo, Niall non parlava.
Ed io...io non sapevo cosa fare.
Volevo tanto salvare tutti da questo grande buco nero in cui stavamo cadendo, e sembrava possibile: fino a quando non aprivo la porta della mia stanza.
Perché lì dentro io ci trovavo speranza e forza, perché ero sola e la mia mente vagava senza sosta pur di trovare una soluzione. Ma tutti quei pensieri, tutta quella forza, la speranza, svanivano non appena varcavo quella soglia e uscivo nel mondo reale. Dove io ero impotente e non facevo altro che raccontarmi un sacco di stronzate per stare bene. Incominciavo a perdere le speranze anch'io, e questo non mi rendeva per niente fiera. Niente stava andando come avevo programmato, e solo in quel momento capì che niente si poteva programmare. Ma non l'avrei mai detto a nessuno, soprattutto, non mi sarei lasciata abbattere da tutte queste forze maligne contro di me sotto gli occhi di tutti. Perché, per quanto la mia testa diceva quando ero chiusa in camera mia, io potevo farcela. Io potevo salvare tutti, ma solo se ci credevo. Così non feci altro che aggrapparmi a quel pensiero per il resto di quella vita insopportabile.
 
 
<< Salve signore, c'è Daisy? >> la voce di Harry rimbombò nel grande salotto e scesi le scale.
<< Sono qui, Harry, vieni >> 
Papà lo lasciò passare, ormai non faceva più domande, e mi raggiunse.
Andammo di nuovo da Niall, cercando di farlo parlare in tutti modi, ma nemmeno quel giorno voleva aiutarci...aiutarsi.
<< Andiamo, Niall, ti prego. Smettila di fissarmi, parla dannazione. Qualunque cosa sia stata puoi dirla, puoi, lo sai. Ti aiuterò ma tu devi parlare. Non posso leggerti nel pensiero. Ti prego Niall, ti prego. >>
<< D'accordo, Daisy, facciamo una pausa >> Harry mi prese per mano e uscimmo da quel buco scuro. Solo per pochi momenti.
<< Daisy, ehi, guardami >> mi prese la testa tra le mani per farmi stare ferma e mi guardò dritto negli occhi.
Era quello di cui avevo bisogno.
<< Ci riusciremo, d'accordo? Fidati di me >> annuii.
Mi fido di te, Harry, mi fido.  Hai tutta la mia vita in mano.
<< D'accordo >>
<< Forza, riproviamo. >>
Così tornammo in camera di Niall e provammo a farlo parlare fino allo svenimento, ma non ci riuscimmo. Nemmeno quel fastidioso martedì che mi sarei fatta pesare per tutta la settimana.
<< Prendi il cappotto >> Harry si alzò dal mio letto per aprire la porta della mia camera.
Lo guardavo stranita, dove voleva andare ora?
<< Dove dobbiamo andare? >>
<< Be' io conosco il tuo posto segreto. Ora tocca a te scoprire il mio >>
<< Davvero vuoi condividerlo con me? >>
<< Non potrei con nessun altro, Daisy. Forza, andiamo >>
Harry mi fece salire in macchina e partimmo.
<< Macchina? >>
<< Ci aspettano quasi due ore di viaggio, mettiti comoda >>
<< Dove andiamo? >>
<< Rhode Island >>
<< Fammi indovinare: Misquamicut beach? >>
<< Già. Come hai fatto ad indovinare? >>
<< Adoro il mare, papà mi ci portava ogni estate. Tutt'oggi quel posto mi piace, ma non ci andiamo più tanto spesso. Sai com'è... e comunque io e te, non siamo molto diversi. Non era difficile >>
<< Un punto per te >>
Passammo tutto il viaggio a scambiarci qualche parola, ridemmo anche, ascoltammo Stevie Wonder, e per tutto quel tempo, io mi sentii felice. Questo, era solo l'effetto che Harry aveva  su di me.
<< Vieni, ti faccio vedere una cosa >> mi prese per mano appena scesi dall'auto e ci ritrovammo a correre sulla spiaggia verso una meta che io non sapevo.
Attraversammo alcune dune e camminammo a lungo, fino ad arrivare alla parte più nascosta della spiaggia.
C'erano alcune abitazioni lì alcune malandate altre meno ed Harry mi attirò verso una di quelle.
Aprì la porta con la chiave ed entrammo. Faceva freddo, ma come sempre Harry aveva la soluzione. Prese delle coperte da un cassetto e mi ci avvolse per poi sederci sul divano.
<< Di chi è questa casa? >> sospirò.
<< Era di mio nonno. Adoravo questo posto >> disse guardandosi intorno.
<< Sai, ci venivo sempre, ogni giorno. Mio nonno mi portava a fare lunghe passeggiate sulla spiaggia, facevamo gare, giocavamo. Io e lui eravamo una squadra. >>
<< E poi cosa è cambiato? >>
<< E' morto due anni fa. Il mondo mi è crollato addosso, quando mi sono svegliato quella mattina, sono venuto qui e tutto quello che trovai fu mia madre che piangeva. Mio nonno era così importante per me, che non saprei spiegarlo. Nessuno potrebbe mai occupare quel posto nella mia vita. Perché quel posto è suo, e di nessun altro. >>
<< Mi dispiace tanto >> scosse la testa.
<< Non preoccuparti. >>
<< Direi che è impossibile. Tu ci sei sempre per me, vorrei tanto ricambiare il favore >>
Appoggiò delicatamente la testa sulla mia spalla e lo coprii con una coperta, tremava.
<< Te ne chiedo solo uno >>
<< Tutto quello che vuoi >>
<< Non sparire, Daisy >>
Come sempre, mi ci sarebbe voluta una nottata intera per capire il significato di quelle parole. Ma non volevo pensarci più di tanto quella volta, stavo bene così come stavo.
<< Te lo prometto >>
 
 
<< Dove sei stata? >>
Dopo altre due ore di viaggio arrivai a casa trovando papà nel salotto che guardava la tv.
<< Ho fatto un giro >>
<< Di quattro ore? >>
<< D'accordo >> mi sedetti vicino a lui << Harry mi ha portata a Rhode Island >>
<< Rhode Island?  >>
<< Sì >>
<< Lui... lui ti piace? >>
<< E' complicato papà >>
<< Oh credimi piccola, non lo è >>
<< A me sembra di si. Forse è tutta la mia vita che pesa troppo. >>
<< Sei giovane tesoro, non lasciare che un ostacolo ti abbatta. Non lasciare che ti rovini come sta rovinando noi. Tu poi andare avanti. >>
<< Grazie per avermi ascoltata papà, davvero. Ma ora vai a letto, riposati un po', d'accordo? >>
<< Va bene, ci proverò. Buonanotte Daisy >>
<< Notte papà >>
Amavo quell'uomo. Era il mio eroe.
La stanchezza iniziò a farsi sentire, così decisi di andare a dormire, ovviamente dopo aver controllato Niall. Quando avrei potuto avere mio fratello indietro?
'Ce la puoi fare Daisy, lo dice anche Harry' - fantastico. Ora iniziavo a sentire anche voci estranee che sicuramente sentivo solo io. 
Dovevo crederci, dovevo solo credere di più in me stessa.
Se non ci credevo io chi altro poteva farlo? Era tipo una catena: io potevo, gli altri erano più forti.
L'unica cosa che non sapevo era cosa fare in caso questa catena si sarebbe spezzata. Anche i più forti a volte mollano ed io avevo tanta paura che succedesse.
Mamma si era rassegnata, papà stava per farlo, dovevo riuscire a renderli forti, e l'avrei fatto, ci sarei riuscita. Non ero abbastanza forte da sistemare le cose da sola, ma avevo una persona accanto con la quale io potevo sperare e andare avanti.
Andai a letto e appena essermi infilata sotto le coperte, il cellulare annunciò un nuovo messaggio.
Lo aprii, era di Harry.
Diceva: ''Grazie per oggi, non pensare che fosse niente. H x. ''
Pensai che a volte Harry riusciva veramente a distrarmi da tutto quello che ci succedeva intorno, perché aveva un mondo tutto suo e mi permetteva di farne parte.
Forse così ci avvicineremo di più, e saremo una forza sola, io e lui.
Pensai anche che in fondo, lui, mi amava, ma aveva troppa paura di ammetterlo. Forse un po' per la differenza di età, forse perché pensava che non ci saremo mai capiti del tutto, forse perché semplicemente non voleva, ma sapeva di amarmi.
 
Ma ovviamente, quelli furono i pensieri fatti nella mia stanza, e indovinate: la porta era chiusa. 
 

Salve a tutte! x
Prima di tutto vi auguro un felice anno nuovo, sperando che sia migliore di quello precedente per tutti. Che vi porti tanta gioia e felicità!
Secondo, spero che il capitolo vi piaccia tanto da lasciare una recensione. 
Baci, con amore,
_Rors. 

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Capitolo 4
*** Chapter 4. ***



Chapter 4.


Andò via quasi un mese intero.
Pomeriggi interi passati nella stanza di mio fratello, con o senza Harry, pianti inutili, lacrime disperate, sorrisi, risate. Successe tutto questo.
Solo una cosa sembrava essere immutabile: Niall.
Sembrava davvero che nulla potesse fargli coraggio, che niente e nessuno sarebbero stati in grado di fargli dire anche una sola sillaba. Ma io ci speravo ancora.
Era sempre la stessa storia: entravamo lì dentro, ci provavamo con tutte le nostre forze, io mi arrabbiavo ed Harry mi trascinava via per evitare chissà cosa. E anche quella volta non fu diverso.
 
<< Tu mi vuoi vedere morta, Niall. Morta per la disperazione. Mi vuoi morta. >> continuavo a camminare avanti e indietro con le mani tra i capelli e le lacrime che iniziavano ad uscire per rigarmi il viso.
Il cuore batteva forte, come se prima o poi avrebbe dovuto smettere di battere e voleva farsi sentire un'ultima volta.
<< Daisy, calmati per favore >> anche Harry non ce la faceva più. E non faceva altro che dirmi di stare calma.
Non dovevo farmi convincere a fare quella stupida visita.
---
<< Ti prego, Daisy, devi andare. Nora mi ha detto che rischi troppo. >>
<< Nora? Non sapevi nemmeno chi fosse fino a cinque secondi fa, Harry! >>
<< E credi che questo sia importante? Accidenti, Daisy! Non voglio trovarti morta sul tuo letto un giorno perché sei troppo agitata o farai delle cazzate. Hai capito? >>
<< Io non andrò a fare nessuna visita >>
<< Ti prego, Daisy. Ti sto implorando. Sono solo degli accertamenti. Non voglio che tu corra questo rischio. >>
<< Cosa cambierebbe, Harry? Dimmi cosa. >>
<< Sarei più tranquillo sapendo che è solo qualcosa di momentaneo e che ti lascerà il più presto possibile. Vai dal dottore, Daisy. Per favore. >>
<< D'accordo. Se ci tieni tanto. >>
---
<< Si si, mi calmo >>
<< Niall, amico, davvero noi ce la mettiamo tutta. Ma tu devi venirci incontro. >>
Tutto quello che fece fu scuotere la testa.
<< Dannazione Niall! Devi alzarti da quel fottuto letto e aprire la bocca! Un mese, un fottuto mese è andato via. Verranno a prenderti, maledizione! E io non potrò fare niente per impedire a tutti di allontanarti e chiuderti in uno schifo di posto pieno di psicopatici! Parla, dannazione, parla! >> non mi resi conto di quanti cuscini gli avessi tirato addosso, o quante volte stessi per strapparmi i capelli fino a quando Harry non mi fermò.  Il petto si alzava e abbassava velocemente e a stento riuscivo a mantenermi in piedi.
<< Daisy, respira, maledizione >> disse Harry tenendomi stretta.
<< Portami via >>
<< D'accordo, andiamo, riesci a camminare? >>
<< Si >>
Guardai un'ultima volta Niall sconvolto.
Gli occhi spalancati così come la bocca. Poi si mise a fissare un punto per terra lontano da me. Sarei morta.
<< Portami via da questa casa, Harry, per favore >>
<< Vieni con me. >>
 
 
Tornammo a Rhode Island quel pomeriggio. Con la differenza che il tragitto fu silenzioso. Molto, silenzioso.
Era bello camminare sulla spiaggia e respirare il profumo del mare. Era rigenerante.
Il tempo non era dei migliori ma non m'importava.
<< Come stai? >>  le parole di Harry furono un sussurro.
<< Sto bene >>
<< Daisy tu- >>
<< Lo so, Harry, lo so. Non devo agitarmi, devo stare calma, sono stressata. Lo so. >>
<< Perché non lo fai allora? >>
<< Non ci riesco. E' impossibile, incompatibile con la mia vita >>
<< Quindi vuoi, tranquillamente, smettere di respirare da un momento all'altro? Non pensi ai tuoi genitori, non pensi a me, a tuo fratello? >> sbuffai.
<< Mio fratello. A Niall non interessa, l'hai visto anche tu. Non gliene importa di essere spedito in un posto dove lo tratteranno come un malato mentale, non gliene importa quanto io possa provare a farlo tornare in sé. Non fa alcuna differenza per lui. >>
<< Non puoi dire queste cose, Daisy. Insomma parliamo di Niall. >>
<< La pensavo diversamente, Harry. Nemmeno Dio sa quanto io lo ami e quanto ci tenga a lui. Ma guarda com'è ora. Non è più il fratello che una volta avevo >> mi scappò una risata mentre mi sedevo << sai, una volta mi disse che voleva diventare il Sergente Horan. Voleva collaborare con delle persone solo per salvarne delle altre. Non si spaventava sapendo di dover combattere, diceva sempre che era la cosa giusta, provare a salvare delle vite. Era pieno di sicurezza. E guardalo ora. Tutte le sue ambizioni sono come svanite nel nulla, ora non prova nemmeno a salvare la sua, di vita. >>
<< Ti vuoi arrendere, Daisy? >>
<< No, non mi arrendo. Non lo farò fino a quando lo vedrò allontanarsi da me. Forse non lo farò nemmeno dopo. >> annuì guardando il mare. Poi si strinse un po' di più nella giacca.
<< Sergente Horan, eh? >> mi scappò un'altra risata.
Harry rimaneva la persona giusta presente al  momento giusto.
<< Vuoi andare via? >>
<< E tu? >>
<< Ti va una pizza? >>
<< Certo. >>
 
 
Quando tornai a casa trovai papà addormentato sul divano.
Da un paio di giorni non dormiva più in camera da letto. O meglio, non dormiva.
Decisi di non svegliarlo e coprirlo per evitare che sentisse freddo. Spensi la tv.
Andai di sopra ed entrai nella stanza di Niall.
<< Hey. Mi dispiace per oggi >> dissi sedendomi sul suo letto.
Mi fece stendere accanto a lui coprendomi.
<< Non so cosa mi sia preso, scusa >> il suo modo di dire di non preoccuparmi era rimasto sempre lo stesso.
<< Vorrei tanto sapere di cosa hai paura. Sarebbe un po' più facile. Intendo, aiutarti. Potremmo lavorarci insieme, e non buttare il tempo. Ti ricordi quando ci raccontavamo tutto? Non avevamo segreti. Ora non so cosa ti passi per la mente. Oh, e quella volta in cui ti dissi di aver paura del buio? Ricordi? Mi portasti in garage e mi facesti camminare con la luce spenta. Da quel giorno mi è passata. Sai di cosa ho paura ora? Dei miei sentimenti per Harry. Sono così confusa, non sono sicura di essere io o quello che Harry fa o dice a confondermi. Magari entrambi. Lo amo. Questo è sicuro, lo sento. Non posso evitarlo. Quando mi sta vicino inizio a sentirmi meglio, non quanto vorrei, ma senza accorgersene lui fa la sua parte. Ma a volte mi fa arrabbiare. Così tanto che vorrei vederlo sparire. E mi fa impazzire, Niall. Prima dice una cosa, poi cambia parere, va avanti poi torna indietro. E' difficile capirlo. Almeno, è difficile intendere quello che significano realmente le sue parole. Comunque non posso passeggiare tra i miei sentimenti per capirmi, peccato. >> un lungo silenzio riempì la stanza.
<< Niall >> non che mi aspettassi una risposta, ma almeno un verso.  << Niall? >>
Mi girai nella sua presa per trovare il suo volto sul cuscino abbandonato al sonno. Un giorno mi disse che la mia voce lo faceva rilassare, ora ci credo.
Gli accarezzai la guancia, ma non era una carezza qualunque. Gli stavo solo dicendo di non preoccuparsi, perché nessuno lo avrebbe portato via.
Mi distrasse il cellulare che iniziò a squillare nella mia camera. Mi allontanai lentamente e lo lasciai dormire.
Andai velocemente vicino al comodino e sapendo già di chi fosse la chiamata risposi subito. Aveva iniziato a chiamare tutte le sere.
<< Ciao >>
<< Va' meglio? >>
<< Il solito >>
<< Tu stai bene però, giusto? >>
<< Sana come un pesce >>
<< Daisy e i suoi proverbi >> disse facendomi ridere. Questo era quello che amavo.
<< Grazie, Harry >>
<< Per cosa? >>
<< Tutto. >>
<< Daisy devo dirti una cosa. >>
<< Ti ascolto >>
<< Non così. Apri la porta. >> Era di nuovo qui.
Scesi le scale in silenzio per non svegliare nessuno e aprii la porta.
<< Dai entra che si gela >>
Andammo in camera e ci chiudemmo come facevamo le volte che veniva di sera.
<< La cosa è tanto urgente da farti aspettare sotto casa il tempo della solita telefonata e congelare? >>
<< Credo di si >> disse sedendosi sul letto.
<< Allora dimmi >>
<< E' complicato, dammi tempo. >> risi e mi sedetti accanto a lui.
<< Sissignore. >>
<< Insomma non è una cosa che farei, o forse si. Comunque non sono abituato. Credo anche che sia tu a farmi quest'effetto, anzi ne sono sicuro >>
<< Okay, Harry. Fermati, respira, e poi parla. >>
<< Mi...mi sento molto legato a te Daisy. A volte ci penso ma passo oltre, e invece qualche altra volta il pensiero non vuole andare  via e mi ritrovo a darmi dello stupido. Non potrei sopportare che ti succedesse qualcosa, o che qualcuno ti faccia del male. Si, lo so, a volte ci arrabbiamo per motivi stupidi e passiamo giorni lontani, ma non c'è nemmeno un secondo che io non passi a... a capire cosa diamine sento. Solo che non trovo mai una soluzione. >>
Serviva a me respirare ora.
<< Harry io...non so cosa dirti. Io...sento che siamo legati da qualcosa io e te, non so se si può spezzare, non so se si spezzerà, ma io lo sento.  Sai cosa penso io? Penso che tu mi ami, lo sai ma non riesci ad ammetterlo, o non vuoi. Si, tu mi ami. E non so cosa possa valere dirtelo in una piccola stanza fredda e senza colore, ma io, al contrario, sono sicura di amarti. E non importa quante volte da adesso proverai a cambiare argomento, ti amo, ed ora lo sai. >>
<< L'unica cosa che so Daisy, è che quando ti sto vicino o ti vedo qualcosa cambia. Ma non ...è complicato. >>
<< Si,lo so. >>
 
 
<< Daisy! >>
<< Ciao >> Nora mi raggiunse correndo.
<< Papà vuole sapere come stai. Stai prendendo i farmaci? >>
<< Certo, digli di non preoccuparsi. >> ''No, digli di non preoccuparsi ''
<< Quindi ti senti meglio >>
<< Molto meglio, grazie >> ''Stavo bene già senza medicine''
<< Ne sono felice. Quando mio padre me l'ha detto mi sono preoccupata, comunque dice che se continui con le medicine passa presto. >>
<< Ottimo, andiamo a lezione? >>
<< Si, andiamo >>  ci incamminammo quando qualcuno mi strattonò prendendomi per il braccio.
<< Harry sei impazzito? >>
<< Tu vieni con me. Ciao Nora. >>
<< Ciao >> rispose un po' stordita mentre la guardavo con un'aria di scuse.
Quando fummo lontani da tutti un bel po' si fermò.
<< Sei una dannatissima bugiarda. >>
<< Ma di che cosa stai parlando? >>
<< Appena dieci minuti fa ho incontrato Nora, mi ha chiesto delle ''tue medicine''. Dovevi prendere dei farmaci, maledizione. >>
Mancava solo questo. Avevo omesso quella parte tornata dalla visita.
Qualcosa mi diceva che si sarebbe arrabbiato molto.
<< Li sto prendendo quei fottuti farmaci, Harry! >>
<< Tutto quello che sai fare per convincermi è questo? Devi impegnarti un po' di più >>
<< Perché dovrei prenderli? Sto bene, dannazione! Non ho bisogno di quelle stronzate >>
<< Quelle stronzate ti salvano la vita! Oh, vaffanculo Daisy, mi farai impazzire, vaffanculo >>
<< Non puoi costringermi >>
<< Staremo a  vedere >> disse iniziando ad andarsene.
<< Cosa hai intenzione di fare? >>
<< Lo dirò a tuo padre, gli dirò tutto. >> No, dannazione, no.
<< Non farlo, non puoi >>
<< A te chi lo dice? >>
<< D'accordo, inizierò a prendere quelle...cose. >>
<< Non mi fido. Non lo farai. >>
<< E a te chi lo dice? >>
 
 
_____________________________________________________________
Ciao a tutti!
Scusate il ritardo di una settimana, ma sono stata impegnata.
Forse tarderò un po' anche con il prossimo a causa della scuola ma farò il possibile per aggiornare presto.
Spero che questo vi piaccia. Con amore,
_Rors. x 

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Capitolo 5
*** Chapter 5. ***



Chapter 5. 



 
<< Manda giù >>
<< Non c'è bisogno che mi controlli >>
<< Io dico di sì, forza >>
Harry mi passò un bicchiere d'acqua per ingoiare più facilmente i farmaci.
Non volevo prenderli, stavo bene, non ero malata.
<< Harry, non voglio. >>
<< Daisy, ingoia, ora >> il suo tono non ammetteva repliche.  Così lo feci, mandai giù le medicine.
 
­­__
<< Prendi questi per un paio di mesi, è una cosa passeggera >>
<< Non voglio dei farmaci >>
<< Lo so, ma devi. >>
<< Che cos'ho esattamente dottor Astrid? >>
<< Lo stress ad un livello che nemmeno saprei definire, Daisy.  Potrebbe prenderti un infarto da un momento all'altro. >>
<< Non voglio comunque quella roba. >>
<< Daisy, ti conosco da quando sei diventata amica di mia figlia appena trasferiti, ho imparato che sei una ragazza forte e che sai lottare, ma, mi dispiace dirlo, non sei abbastanza forte da distruggere questa cosa senza farmaci. Prendili per due mesi, niente discussioni. >>
__
 
La visita con il dottor Astrid continuava a tornarmi in mente.
Comunque mi sarei inventata qualcosa, quella stupida roba non avrebbe fatto niente contro il mio stress.
<< Grazie >>
<< Di cosa Harry? Aver preso queste cose? >>
<< Si, perché quelle cose ti salvano la vita Daisy, e io non ho intenzione di lasciartela buttare via così >>
<< Va via, Harry, per favore >>
Se ne andò lasciandomi sotto le coperte, almeno pensai fosse così.
Quando scesi per prendere un altro bicchiere d'acqua lo trovai a parlare con mio padre.
Oh, ti prego Signore dimmi che non l'ha fatto.
Continuavo a sperarlo fino a quando lo sguardo di mio padre non incontrò il mio.
Gli occhi rossi, pieni di lacrime.
L'avrei ucciso, l'avrei ucciso con le mie stesse mani.
<< Bastardo >>
<< Ho dovuto farlo, Daisy. So che non avresti più preso i farmaci >>
<< Sei un fottutissimo bastardo, Harry >> aprii la porta e andai via.
Ovviamente non era finita lì, perché continuava a seguirmi.
Entrare nella foresta di sera non mi spaventava, l'avevo fatto altre volte, quindi non ci pensai due volte, magari l'avrei seminato. Ma niente da fare.
Mi sedetti su quella che avevo imparato ormai essere la grande pietra di fronte al ruscello.
C'era così silenzio che sembrava il suo scroscio mi parlasse.
E quel silenzio durò per un bel po' fino a quando non decisi di aprire bocca.
<< Ti odio, Harry >>
<< Lo so >> disse avvicinandosi, mi alzai velocemente.
<< Non farlo. Stai lontano da me >>
<< Dovevo farlo, Daisy >>
<< No, non dovevi! Non avevi nessun diritto per farlo! >> iniziai ad urlare con tutto il cuore, così forte che diventò difficile respirare. Mi appoggiai sulle ginocchia e quello che ricordo fu Harry accanto a me che mi prese tra le sue braccia.
<< Daisy, respira. Ti prego, respira >>
<< Sai cosa odio di più, Harry? >> sospirò
<< Cosa? >>
<< Il fatto di amarti anche mentre ti odio >>  non ricordo più nulla.
 
 
Il mattino dopo mi ritrovai nel mio letto con Harry accanto che mi fissava.
<< Hey >> i suoi occhi gonfi mi fecero capire che era stato in piedi tutta la notte.
<< Che ci fai qui? >>
<< Controllavo se stavi bene >>
<< Sto bene. ... E tu? >>
<< Mai stato peggio >> mi feci più in la per farlo stendere, doveva essere esausto.
Era quello il mio problema, quelle volte che sentivo di odiare Harry poi svanivano nel nulla appena lo rivedevo.
Si distese accanto a me e iniziai ad accarezzargli i lunghi capelli.
<< Dormi un po'? >> annuì e si addormentò nel giro di pochi minuti.
Vederlo così vulnerabile mi faceva provare tanta tenerezza, e dopo averlo fissato per un po' di tempo, mi addormentai di nuovo anch'io.
 
 
Ormai tutta la mia famiglia sapeva del mio problema, e mi controllavano ventiquattro ore su ventiquattro, mi chiamavano almeno dieci volte al giorno, e se non mi vedevano con dei farmaci in mano almeno una volta al giorno, anche se l'accordo ne prevedeva due, non erano contenti.
Con loro ci si mettevano anche Harry e Nora, ma non erano i soli.
Harry aveva parlato anche al suo gruppo e nel frattempo aveva trovato anche un lavoro pomeridiano al negozio di cd vicino casa mia. Perciò non poteva sorvegliarmi come voleva. Iniziarono a fare i turni, visto che anche papà e mamma dovevano lavorare. Ero sempre sotto controllo, non avevo via di scampo.
Ma almeno potevo distrarli con Niall, anche loro avevano iniziato a provare a cambiare qualcosa come facevamo con Harry, purtroppo noi Horan siamo conosciuti come quelli testardi.
Quel giorno era il turno di Zayn, arrivò alle tre come sempre e solo dopo avermi fatto mandare giù le pastiglie mi portò in camera di mio fratello.
Non cambiò tanto nemmeno quel giorno, io iniziavo ad essere stanca e diversamente dalle altre volte, dopo un'ora in quell'inferno decisi di uscire.
Zayn mi portò a trovare Harry che appena ci vide sorrise.
<< Che ci fate qui? >>
<< Volevo vederti in divisa lavorativa >> dissi alzando gli occhi al cielo facendolo ridere ancora di più. Poi fece una giravolta su se stesso. Non indossava altro che una maglietta rossa con il nome del negozio e un paio di pantaloni neri. Feci finta di applaudire.
<< Harry! >> il proprietario del negozio lo chiamò e lui dovette andarsene.
<< Passo stasera >> mi disse e io annuii.
Passeggiamo con Zayn un paio d'ore parlando del più e del meno.
Zayn mi piaceva, era simpatico, e come con gli altri potevo parlare liberamente.
<< Zayn, eri molto amico di Niall? >>
<< Perché usi il passato, Daisy? Niall è uno dei miei migliori amici. Solo che, sai, dopo che ha smesso di parlare e di farsi vedere in giro avevamo tutti timore di vederlo. Credevamo di trovarlo diverso, intendo nell'aspetto, trascurato, e invece no. Abbiamo lasciato passare il tempo senza una ragione fondata. E' stato stupido. >>
<< Vi capisco, non c'è da darsi la colpa. Hai visto anche tu che non collabora. >>
<< So che te l'ha già promesso Harry, ma non lasceremo che lo portino via, d'accordo? >> gli sorrisi.
<< D'accordo. >> Tornammo a casa e appena Harry lasciò di lavorare e ci raggiunse, Zayn andò via. Ecco cosa intendevo  per ''sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro'', non scherzavo.
Non era così male però, dovevo ammetterlo, mi sentivo meno sola.
Ma quando andavano via, tutto cambiava.
Era come se quando fossi con loro davanti alla  mia vita reale si parasse un muro che mi faceva lasciar perdere. Così mi perdevo nel mondo dei sogni, nel mondo che credevo, che volevo fosse la mia realtà.
Dove non avevo preoccupazioni, ridevo, sorridevo, ero felice. E poi rimanevo sola.
Il muro andava via, la felicità se ne andava e mi ritrovavo con un padre e una madre esausti, un fratello ancora muto e la follia che voleva prendermi.   
 
 
<< Harry, dannazione, ho detto di no. >>
<< Giuro che non ti sopporto più, Daisy >>
<< E allora perché sei qui? Perché diamine perdi il tuo tempo con me? Va via! >>
<< Io non posso andare via! >> disse urlando. Una delle nostri liti improvvise.
Iniziavo a non ricordare con quale discorso avevamo iniziato.
La porta della mai stanza si aprì con uno scatto e il mio sguardo arrivò fino a mio padre.
<< Smettetela di urlare, o vi caccio fuori, tutti e due, capito? >>
<< Scusa papà >> anche per lui non era la prima volta, ci sentiva urlare quasi ogni giorno.
<< Scusi signore >> chiuse la porta e andò via.
<< Ti senti legato qui per quale ragione Harry? Dimmelo, perché sono sicura di non essere io >>
<< Non hai delle prove per affermarlo >>
<< Non lo dimostri >>
<< Oh, Daisy, mi fai letteralmente impazzire >>
<< Potrei dire la stessa cosa di te, Harry >>
<< Discutiamo sempre per motivi che alla fine non ricordiamo nemmeno >> disse sedendosi sul mio letto e strofinandosi le mani sul viso.
Mi avvicinai lentamente e mi sedetti vicino a lui.
<< Siamo strani >>
<< E' una cosa brutta? >>
<< Non credo >>
Avvolse il braccio intorno a me e appoggiai la testa sulla sua spalla. Non era una cosa che Harry avrebbe fatto mai eppure ora mi abbracciava sul mio letto, ed erano passati più di due minuti, di solito prendeva subito le distanze.
Harry stava cambiando, io stavo cambiano. lo stavamo facendo insieme.
La definirei una crescita ma non sono sicura che sia così, perché a me sembra di tornare indietro.
Un passo in avanti, cinquanta indietro. Era quello il problema.
In più c'era anche il fatto del mio problema, non lo dimostravo, ma avevo una paura tremenda.
Avevo così paura che da un momento all'altro potessi lasciare i miei genitori, Niall, Harry, i miei amici, avevo paura che da un momento all'altro potessi lasciare la mia vita, per quanto infelice. Ma non avevo paura della morte, no, anzi avevo sentito dire che quella era serena, avevo solo  paura di dover lasciare altri dolori e non poter tornare indietro.
Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso e accorgendosene Harry mi fece stendere tra le sue braccia.
<< Te l'ho detto che piangi troppo spesso? >>
<< Si, un paio di volte >> mi asciugò gli occhi bagnati.
<< Perché piangi? >>
<< Non voglio far soffrire nessuno >>
<< A che ti riferisci? >>
<< Al mio problema. A volte penso che potrei veramente morire. >>
<< Non pensarci nemmeno. Tu non andrai da nessuna parte. Hai ancora una vita lunga >> feci un sorriso tirato.
<< Si, hai ragione >>
<< Non devi fare finta di credermi, Daisy. Non morirai, tu rimani qui >> seguirono  alcuni secondi di silenzio poi parlò di nuovo.
<< E' per questo che non vuoi prendere i farmaci, vero? Pensi che ti classificherebbero come una malata? >>
<< ...si >>
<< Oh, Daisy, perché sei così stupida? >>
<< Ci sono nata così >>
<< Daisy, prendere dei farmaci non vuol dire per forza essere malati. Vuoi sapere una cosa? Anche io li prendo >>
<< Davvero? >>
<< Soffro d'asma, li prendo per ridurre gli attacchi >>
<< E' un po' diverso >>
<< No, non lo è. Fidati di me >>
<< L'ho sempre fatto >>
 
 
___________________________________________________________________
Ciao!
Scusate il ritardo ma con il concludersi del primo quadrimestre è stato un disastro!
Spero vi piaccia al prossimo!
Con amore,
_Rors. xx
 

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Capitolo 6
*** Chapter 6. ***



Chapter 6.


<< Niall >> Daisy entrò nella stanza di suo fratello per svegliarlo.
Gli aveva preparato la colazione, magari con la speranza che l'avrebbe ringraziata con una parola.
<< Niall, svegliati >> il fratello si girò nelle lenzuola calde borbottando qualcosa di non comprensibile.
Si strofinò gli occhi per abituarsi a quella poca luce che entrava nel corridoio e guardò Daisy sorridendo.
<< Buongiorno. >>
Daisy rimase immobile, aveva parlato. Suo fratello aveva parlato.
<< Niall ... >>
<< Cosa? >>
Risentire la sua voce le faceva battere forte il cuore e riempire gli occhi di lacrime che minacciavano di caderle sul viso.
<< Oh, Daisy. Perché senti il bisogno di piangere? Ultimamente non fai altro. Ti sento, sai? La notte. Quando fai finta di voler stare da sola in camera tua, mentre i tuoi singhiozzi rimbombano nel corridoio >>
<< Tu, parli >>
<< Certo che parlo, Daisy. Sei impazzita? >>
Forse lo era. O lo era diventata.
Niall le stava dando della pazza perché le sembrava incredibile sentirlo parlare, quando fino al giorno prima quello dichiarato pazzo e da chiudere in un manicomio era lui.
<< Perché parli? >>
<< Se solo sapessi... >>
<< Sapere cosa Niall? Cosa? >>
<< Sei così avida di sapere, vuoi tutto subito vero? >>
<< E' che ho la sensazione che tutto svanirà... >>
<< Daisy >>
<< Niall, cosa c'è? >>
<< Daisy >> la ragazza alzò la testa di scatto.
<< Niall! >>  Ma suo fratello non c'era più.
Daisy si girò su se stessa, guardando in qualsiasi angolo della stanza, ma Niall non c'era. Era come sparito.
L'unica cosa che rimaneva era la voce che continuava a dire il suo nome. Ancora e ancora.
Ma lei non resistette e chiudendo gli occhi cadde a terra.
<< Daisy! >>
 
Si ritrovò a spalancare gli occhi e a respirare a fatica.
Era nel suo letto, ed Harry la guardava preoccupato.
Era stato solo un sogno, era solo un sogno.

 
 
<< Daisy, stai bene? >> Il fiato corto non mi permetteva di parlare.
Avevo la gola secca e indicai ad Harry con un gesto il bisogno di mandare giù dell'acqua.
Prese il bicchiere dalla scrivania e me lo porse facendomene bere, appena finito quello, un altro ancora.
<< Respira, Daisy. Fai dei lunghi respiri profondi. >>
E ci provai, facendo ritornare pian piano il respiro regolare.
Ero piena di sudore, i capelli appiccicati al volto e sul collo. Tolsi la maglietta del pigiama rimanendo in canottiera.
<< Hai fatto un brutto sogno? >> chiese sedendosi vicino a me dopo aver preso un asciugamano dal bagno e tamponandomi il sudore dal viso. Scossi la testa.
<< No, non era un brutto sogno >>
<< Ti va di raccontarmelo? >> Esitai un attimo, ma alla fine era Harry.
<< Lui parlava. Mi ha parlato... >> sospirò.
<< E cosa ti ha detto? >>
<< ''Se solo sapessi'' >>  dissi solo quelle tre parole che riassumevano il tutto.
<< Solo quello? >> annuii
<< Poi è scomparso >>
Harry appoggiò il panno ormai bagnato sul comodino mentre io mi ristesi sul letto guardando il soffitto.
<< Manca solo un mese, Daisy. >>
<< Lo so >>
Si stese affianco a me e mi abbracciò. Il fatto che Harry fosse l'unica persona a cui ormai rimanevo aggrappata non era cambiato.
Come sempre rimaneva il mio punto fermo, anche se ultimamente non mi sembrava più così tanto vicino a me. E non sapevo perché.
A volte mi ignorava, non che già non fosse successo, ma era...diverso.
Credevo che volesse ignorarmi apposta. E la maggio parte delle volte succedeva a scuola.
Forse si vergognava di me, e io avrei voluto non aspettare tanto a chiedergli cosa fosse successo. Ma, poi, succedevano a quei momenti di totale indifferenza, momenti in cui nemmeno mi lasciava in pace. Mi controllava ancora, certo. Mi faceva prendere i farmaci, mi chiamava ancora la sera...con l'unica differenza che dopo avermi chiesto come stavo, metteva giù.
Si sentiva legato a me per qualche ragione, forse sapeva qualcosa di cui io ero all'oscuro, o non voleva essere il motivo di qualche danno, perché avevo la sensazione che se non fosse stato per quel piccolo problema, Harry sarebbe andato via. E non sarebbe più tornato.
 
 
<< Allora, cosa si fa oggi? Mangiamo fino a scoppiare, passeggiata o ascoltiamo un po' di musica? >>
Louis e quella voglia di strafare.
Anche quelle specie di missioni per tenermi sott'occhio non erano finire. Immaginate di chi era il turno.
<< Non sono dell'umore, Louis >> dissi lasciandolo sulla porta, che poi si chiuse dietro e andando in cucina dove mi raggiunse.
<< Mi sembra di sentire Harry, con la differenza che lui ha ventun anni  e tu diciassette. Il mondo ti sorride Daisy, perché non ricambiare? >>
<< Louis, sul serio. Non oggi >>
<< D'accordo. Allora mi siedo qui e ci giriamo i pollici. Ti va bene? >> sospirai sedendomi di fronte a lui.
<< Scusa >>
<< Cosa che c'è non va? >> alzai le spalle.
<< Tutto >>
<< Intendo oltre la faccenda di Niall, Daisy >>
<< E' come se tutti volessero andare via, anche... >>
<< Quindi il motivo è Harry >>
<< Come... >>
<< Ho fatto a capirlo? >> concluse la frase appoggiandosi con i gomiti sul tavolo. << Davvero credi che non mi sia reso conto di come lo guardi o di come solo ti illumini quando pronunci il suo nome?.  Comunque non sei l'unica ad averlo notato. Prima Harry ti guardava come se avrebbe dovuto salvarti ed ora... >>
<< Cosa? >>
<< Non posso nemmeno pronunciare il tuo nome vicino a lui, Daisy. >>
Le parole di Louis mi spiazzarono. Ero diventata un peso per lui, solo un peso.
Abbassai lo sguardo chiedendomi perché doveva succede a me, forse era una prova, per mettere a repentaglio la mia resistenza, la mia vita, mettere fine a quello che credevo fosse qualcosa che mi aiutava ad avvicinarmi a lui.
<< Sono solo qualcosa da finire per lui. Qualcosa di cui si è stancato. >>
<< Forse dovresti parlarci >>
<< Non posso. Perché non ci riusciremo, a parlare intendo. Ogni volta che io ho delle buone intenzioni, ogni volta che io provo a chiarire qualsiasi cosa finiamo per urlarci contro.  E' il limite della sopportazione, Louis >>
<< Mi dispiace >>
<< Non scusarti. Non è colpa tua. >>
 
 
<< ...e magari potremmo ordinare una pizza >>
Senza nemmeno accorgermene la collina al di fuori della scuola era diventata un buon fattore di distrazione per me. Avevo smesso di pensare, e di ascoltare.
Solo dopo, il suono della voce di Nora mi giunse.
<< Fantastico >> improvvisai.
<< Non hai sentito niente, vero? >>
<< Scusa, mi sono distratta. >> Mi parve come se stesse evitando di chiedere qualcosa e le fui grata quando se ne stesse in silenzio e poi se ne andò dicendo di essere in ritardo a lezione.
 
Non frequentai nessuna lezione quel giorno.
Mi rimisi lo zaino sulla spalla e iniziai a camminare.
Me ne stetti un po' sul tetto come tutti i giorni, poi andai in cima alla piccola collina dove prima mi ero persa a guardare il vuoto.
Stetti un po' a fissare il cielo limpido, quel giorno senza nemmeno una nuvola e pensai che doveva essere bello: non dover preoccuparsi di nulla, se non di un brutto voto a scuola o di aver fatto tardi dopo essere uscita con gli amici.
Perché di solito era quello che gli adolescenti facevano, vero?
Magari anche il cielo non si preoccupava quando le nuvole erano assenti.  Ma alla fine, il cielo, non aveva niente di cui preoccuparsi.
 Sbattei gli occhi quando la luce del sole per poco non mi accecò e decisi di andare altrove.
Camminai lentamente lungo gli stretti viali presenti nei paraggi, scalciando piccole pietre, e dando un'occhiata in giro.
Non avevo mai dato peso ai paesaggi del Connecticut, esclusa la foresta. Quella ormai la conoscevo a memoria.
Non avevo mai guardato come lungo i viali piccoli fiori crescevano, alcuni venivano poi calpestati, altri raccolti, altri lasciati lì.
O il modo in cui il sole sorgeva da dietro le colline per poi illuminare tutto il resto.
Non lo notavo perché non aveva la giusta importanza o il giusto peso in quel momento.
Mi accorgevo solo quando le foglie degli alberi diventavano troppo arancioni e tristemente si staccavano dai rami per cadere giù. Forse perché in parte in mi sentivo tirare via dalla vita normale, da ogni normale situazione che una ragazza debba vivere.
 
 
Continuai a camminare lungo la strada per raggiungere la foresta.
Volendo o no, quello era sempre il posto in cui finivo. Mi rilassava, e in un certo modo, mi aiutava.
Decisi di prendere la strada più lunga per arrivarci, avevo bisogno di guardarmi intorno.
I rami degli alberi erano ancora coperti di neve che pian piano si stava sciogliendo, e andava via.
Il sentiero era pieno di foglie cadute a causa del vento forte della scorsa notte.
Mi balzò alla mente il ricordo di quando papà portava me e Niall a passeggiare durante l'autunno per farci raccogliere le foglie ormai secche.
Alla fine ritornavamo a casa con una grande quantità di foglie arancioni che ci cadevano per casa.
Le mettevamo tutte in un vaso vicino all'ingresso, per farle vedere ai nonni ogni volta che venivano a trovarci.
Mamma le buttava ogni fine stagione, per poi farcene raccoglierne delle altre.
Mi divertiva tanto.
Quel vaso è ancora là, vuoto.
Quando i pensieri negativi mi raggiunsero di nuovo, li scacciai via concentrandomi di nuovo su quello che mi circondava.
Quel giorno di sentiva anche di più il cinguettare degli uccelli, così tanto che riuscii a vederli appoggiati sui rami.
Da quella poca distanza sentivo già il ruscello scorrere, e seppi di essere arrivata vicino alla grossa pietra dove mi sedevo sempre.
Il rumore di alcune voci mi fece fermare.
Ritornai a camminare lentamente per vedere chi avesse rubato il mio posto.
Perché ormai quello era mio, lo sentivo mio.
Camminai guardando dove mettevo piede per non cadere e quando alzai lo sguardo l'unica cosa che fui capace di fare fu quella si allentare la presa e lasciare che il mio zaino toccasse terra.
 
 
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Scusate il ritardo, non avevo idee.
Spero che aspettare ne sia valsa la pena.
Con amore,
_Rors x  

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Capitolo 7
*** Chapter 7. ***



Chapter 7. 

 
Amabel  Davies.
Capelli lunghi, biondi, occhi di un azzurro che farebbe provare invidia anche al cielo più limpido.
Era alta, magra, ed era molto dolce, al contrario di me che mi ritrovavo con un caratteraccio.
Amabel  Davies era quella solita ragazza pronta a fare di tutto pur di accontentarti, era quella che magari non notavi tanto per strada, la ragazza che magari veniva presa di mira ma sapeva come difendersi.
Era quella ragazza che non poteva far niente per farti perdere la sua fiducia, perché era vera e sincera.
Era quella ragazza con cui io non potevo competere.
Era la nuova ragazza di Harry.
 
__
<< Daisy. >>
Harry si staccò subito da quell'abbraccio intimo in cui erano legati.
Mi abbassai per raccogliere lo zaino e soprattutto per non guardarlo in faccia, non credevo potessi farcela.
<< Scusate, io non sapevo che... >>
<< No, noi stavamo andando via >>
<< Non preoccuparti Harry, vado via io. Prendevo solo un po' d'aria, devo tornare da Niall >> sforzai un sorriso e mi girai.
<< Passo dopo, comunque >>
<< Non ce n'è bisogno >> e andai via.
__
 
Harry non venne più.
Continuava a chiamarmi la sera ma io non rispondevo, così smise anche di provarci.
Facevo di tutto pur di non incontrarlo nei corridoi della scuola, o mentre tornavo a casa.
E non andavo più nella foresta.
L'unico posto che io sentivo mio, ora non credevo di poter sopportare. La sola vista di quel punto, il mio posto preferito, ora mi provocava solo dolore. E nient'altro.
Mi faceva male anche pensarci.
Non aprivo più a Louis, Zayn e Liam quando venivano per i loro stupidi turni. Non facevo niente che potesse ricordarmi Harry.
Cercavo anche di non pronunciare, sentire, o addirittura pensare il suo nome.
Ma nonostante tutto, non riuscivo a dimenticarlo.
Era e continuava ad essere un pensiero costante, fisso, nella mia testa.
Harry era sempre stato, anche inconsapevolmente, una parte di me; e se prima mi sentivo vuota, ora stavo letteralmente cadendo a pezzi. Perché il mio pilastro fondamentale era...andato via.
 
 
<< Okay, Niall. Ora alzati >> aprii le tende facendo entrare la luce del sole attraverso la finestra.
Si mise seduto in mezzo a letto e iniziò a strofinarsi gli occhi.
Quando alzò lo sguardo però aggrottò le sopracciglia mentre continuava a fissarmi. E ora voleva sapere.
<< Sto bene, Niall. Ma potresti chiedermelo lo stesso >> azzardai.
Scosse la testa alzando gli occhi al cielo e mi sedetti vicino a lui.
<< Tu non ci credi, vero? Non credi che verranno a prenderti. Ma anche se non fosse vero, Niall, non puoi passare tutta la tua vita in silenzio, non puoi. Cosa dirai alla tua prossima ragazza quando vorrà essere coccolata? O quando magari farai un figlio e non potrà mai sentire la tua voce? >> gli scappò una risatina, andavo troppo avanti.
Quando ritornò serio, indicò con il dito la parte sinistra del mio petto, proprio sul cuore e ci picchiettò sopra.  Stava a dire '' cosa mi dici di te? ''.
<< Non ha importanza >> e continuò a farlo per incitarmi a parlare. Mi serviva comunque qualcuno con cui confidarmi no? E chi meglio di mio fratello.
<< Ha una ragazza ora. Non ha più tempo per me, e in parte sono io che non glielo permetto. Perché è giusto così, vero? >> mi guardava come se provasse pena per me, ma sapevo solo che stava cercando un modo per consolarmi. E guardarlo mi fece ritornare tutto in mente e ricordi portarono le lacrime.
<< Oh, Niall, perché a me? >> mi strinse in un abbraccio continuando ad accarezzarmi i capelli o lasciarmi piccoli baci. Perché in fondo era il massimo che poteva fare.
<< L'ho sempre amato così tanto, e lui lo sa, ma se n'è fregato. Ha voluto lasciarmi. >> una risatina isterica uscì dalle mie labbra. << Lasciarmi, non c'è mai stato qualcosa tra noi di così grande da poter usare quella parola. Solo, mi stavo illudendo quando la verità ce l'avevo davanti. Sono così sbagliata, Niall >>
Mi prese il volto tra le mani facendo incontrare i nostri sguardi così diversi.
Lui occhi chiari, io occhi scuri. Mimò semplicemente con il labiale un ''sei perfetta'' . E l'aveva fatto solo per me.
 
 
Mi avevano sempre detto si smettere di cercare la felicità nel posto in cui la si è persa. E io non c'ero riuscita.
Dopo vari pensieri contrastanti tornai lì.
Rivedere quel posto mi dava ancora i brividi, mi sedetti sulla grande roccia e guardai il ruscello e senza accorgermene le lacrime stavano rigando il mio viso, di nuovo.
<< Ciao >> mi voltai spaventata, non avevo sentito nessuno arrivare. Ti prego, non qui, non ora.
<< Ciao >> si avvicinò e si sedette vicino a me. Asciugai in fretta il volto bagnato e sforzai un sorriso.
<< Smettila >>
<< Di fare cosa? >>
<< Di sorridere quando non è quello che vuoi fare. >> distolsi lo sguardo dal suo viso, sempre perfetto.
<< Non credo che ti riguardi, Harry >>
<< Hai ragione, mi dispiace >> mi alzai e gli sorrisi flebilmente.
<< Daisy >>
<< Si? >>
<< Buona fortuna >>
<< Grazie. >>
 
Mi dicevano di non cercare la felicità nel posto in cui l'avevo persa, eppure avevo trovato lui.
 
 
<< Quindi cosa pensi di fare? >>
<< Ah bella domanda. Credo di andare a casa, fare un bel bagno e dormire. >>
<< Daisy, sei troppo prevedibile >>
<< Disse Nora che va in vacanza sempre lo stesso periodo e sempre nello stesso posto solo perché è innamorata di una ragazzo che fa la stessa cosa >>
<< Ah, si è notato? >> risi e gesticolai.
<< Solo un pochino >>
<< Okay, un punto per te. >> disse alzando gli occhi al cielo.
<< E' tardi devo andare, ci vediamo domani >>
<< A domani >> presi lo zaino e uscii da scuola.
Quel giorno era più leggero, senza tanti pensieri negativi.
Camminavo con lo sguardo rivolto verso il cielo limpido senza importarmene minimamente dove mettevo i piedi. Il risultato fu solo uno scontro con qualcuno.
Mi accasciai per raccogliere i libri da terra, visto che erano praticamente caduti dalle mie braccia.
<< Mi dispiace, non stavo prestando attenzione >> e quando alzai lo sguardo avrei voluto non riconoscerla.
<< Oh, ciao. Tu sei l'amica di Harry >>
<< Già, sono...l'amica di Harry. Mi chiamo Daisy, comunque >>
<< Io sono Amabel >> si, lo so.
<< Be' devo andare. >>
<< Ci si vede >> alzai e abbassai le spalle sorridendole.
<< Certo. O magari no. >>
<< Daisy! >> mi voltai trovando Liam che mi correva incontro.
<< Ciao >> guardò dietro le mie spalle dove c'era ancora Amabel a guardare la scena e voltai un po' il viso anche io per guardarla, poi ritornai a Liam sorridendogli.
<< Ah >> fu tutto quello che disse.
<< Tutto qui, Payne? Sul serio >> alzò gli occhi al cielo.
<< Sono qui perché voglio spiegazioni >>
<< Spiegazioni riguardo...>>
<< Riguardo te. Accidenti, Daisy, sono settimane che cerco di parlarti o di entrare in casa tua. Anche perché tu, non apri >> disse scandendo le ultime tre parole.
<< Non ho bisogno del baby-sitter, Liam >>
<< Questo, lo dici tu. >>
<< E lo confermo. Ora, se vuoi scusarmi, devo andare a fare una cosa molto importante, ossia, fregarmene per una volta di tutto e di tutti e dormire fino a quando non sono così stanca di farlo che rimarrò in piedi per due settimane. >>
<< Bel programma. >> sorrisi
<< Allora, mi accompagni a casa o devo farmi tutta la strada a piedi? >>
 
 
<< Papà, sono a casa >>
<< Sono in cucina, Daisy. >> Lo raggiunsi sedendomi come sempre sul piano di essa e guardandolo trafficare con il cibo.
<< Hai fame? >>
<< Non molta >> dissi ma guardando la sua espressione cambiai subito la risposta.
<< Però mangerò appena ne avrò, va bene? >>
<< Certo, vai a riposare? >>
<< Si, ci vediamo dopo >>
Salii in camera e mi ci chiusi, infilai la mia comoda tuta e mi stesi sul letto iniziando a guardare il soffitto.
Non era il massimo, ma per una volta non avevo tutti quei pensieri che mi frullavano in mente.
Forse era davvero il caso di riposare, almeno ci sarei riuscita senza tutta quella roba.
Eppure, quando cercai di addormentarmi non ci riuscii. Non potevo essere più sveglia.
Così decisi di chiamare Nora, ma appena presi il mano il cellulare iniziò a squillare. Di nuovo lui.
Come facevo di solito aprii la chiamata ma non risposi, e lui sospirò.
<< Daisy, so che sei lì >>
<< Si, ci sono. Ti serve niente? >>
<< Volevo solo sapere come stai >>
<< Sto bene, Harry >> credevo che avrebbe riagganciato, ma non lo fece.  << E credo che tu invece no >>
<< Come te del resto, ma io non fingo >>
<< Che succede? >>
<< Sono...confuso >> risi
<< Lo sei sempre stato >>
<< E' peggio delle altre volte. >>
<< Ah, bene. ...Vuoi, non so, parlarne? >>
<< Non saprei cosa dirti, Daisy. Solo...come ci siamo finiti così? >>
<< Non lo so >>
<< E' colpa mia >>
<< ...si, credo sia così >>
<< Mi dispiace >>
<< Non hai bisogno di me, Harry, lo credi e basta. Come io mi sono illusa. >>
<< Forse hai ragione >>
Rimanemmo lì, agganciati al cellulare senza parlare, senza dire una parola, per qualche secondo.
Non voleva mettere giù, e non lo volevo nemmeno io. Ma prima o poi l'avremmo fatto.
Prima o poi.
 
 
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Spero vi piaccia.
Con amore,
_Rors x 


 

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Capitolo 8
*** Chapter 8. ***


Chapter 8.
 
 
Il campanello non smetteva di suonare distraendo Daisy dallo studio.
Certo, studiare non era mai stata la sua passione, ma quel giorno non aveva niente di meglio da fare. Niall continuava ad urlare di andare ad aprire, visto che era ancora chiuso in bagno.
Sbuffando, Daisy, scese dal letto. Sapeva che era uno dei suoi amici e con loro, lei, non voleva averci nulla a che fare. Scese le scale di corsa e aprì il portone.
Quello che si ritrovò davanti furono un paio di occhi smeraldo che la fissavano.
Già d'allora si era persa in quegli occhi e da quel momento ogni volta che ne avrebbe avuto la possibilità lo avrebbe rifatto, si sarebbe sempre persa in quel mare in tempesta.
Lui aveva sempre avuto le idee confuse, almeno era quello che le faceva credere. Forse era qualcosa che faceva parte di lui e che non poteva andare via, forse paura di qualcosa, ma a Daisy non era mai importato più di tanto.
<< Tu devi essere Daisy >> le aveva detto con la sua voce roca e lei si era limitata ad annuire.
<< Io sono Harry >>  non sapendo cosa altro aggiungere, ancora incantata, riuscì solo a sussurrare un:  << Niall sta arrivando >>
Infatti il fratello scese di corsa le scale con il suo borsone da calcio, proprio come quello di Harry che aveva notato solo all'ora. Le diede un bacio sui capelli e sorrise.
<< Ciao piccolina. >>
Le piaceva quando Niall la chiamava così, ma davanti ad Harry se ne vergognò. Aveva  quattordici anni, non era più così ''piccolina'', pensò in quel momento. Ma sorrise.
<< Torni per cena? >>
<< Certo >>
Harry le sorrise e la salutò e andarono via.
Quella fu la prima volta che incontrò Harry, fu la volta in cui Harry iniziò ad avere un peso nella sua vita.
Fu la volta in cui, Daisy, si disse che lui era...carino.
 
E come quella prima volta, ora si ritrovava a fissare quegli occhi che si trovavano dall'altra parte della mensa. Si guardavano ma nessuno dei due raggiungeva l'altro. Anche perché non potevano. Harry non poteva. E solo quando Amabel lo chiamò, ruppe quel contatto speciale che aveva sempre avuto con Daisy.
 
<< Daisy, stai bene? >> la voce di Nora mi arrivò ovattata, mi girai a guardarla.
<< Ho bisogno d'aria >> e così dicendo, mi alzai e uscii da quella stanza dalle pareti che si stringevano sempre di più, come se volessero schiacciarmi.
Respirai a fondo l'aria fresca che mi arrivava dritta in faccia, facendola entrare nei polmoni per poi espirarla. E così una, due, tre volte.
<< Cos'hai? >>
<< Non saluti mai con ''Ciao''? >>
<< Ciao. Cos'hai? >>
Sposai lo sguardo su Zayn che si sedette con le spalle poggiate alla staccionata.
<< Niente. Non dovresti essere al tuo tavolo? >>
<< Potrei dirti la stessa cosa. Ma ti ho vista uscire. >>
<< Be' va tutto bene >>  ma nel momento in cui dissi quelle parole, l'aria iniziò a mancarle anche stando in mezzo ad un turbine. Fece di tutto per non farlo notare al moro.
<< Se non respiri, muori. >>  Ma lui l'aveva già notato.
<< Devo andare da Harry >> fu tutto quello che dissi e rientrai di corsa in mensa.
Mi avvicinai al suo tavolo e lo chiamai facendolo girare con sorpresa.
<< Daisy >>
<< Mi devi fare un favore >> non guardai Amabel, guardai solo lui. Era l'unico. << Ho bisogno di andare a Rhode Island. Ho bisogno di...aria. >> dissi sottolineando il più possibile l'ultima parola.
Allarmato prese le chiavi della macchina dalla sua tasca posteriore e si alzò. Me le mise sulla mano.
<< Vai in macchina, apri tutti i finestrini. Arrivo. >> annuii e mi girai di spalle.
Sentii Amabel dirgli un: << Vengo anch'io >>
<< No, è meglio se resti qui. >> le rispose.
Mi raggiunse con passo svelto e fui sorpresa quando mi prese per mano e velocemente mi fece uscire da scuola.
Entrammo in macchina e non importandocene del freddo, o almeno Harry, aprimmo i finestrini per far circolare tutta l'aria possibile. Come se avessimo voluto rinchiuderla in una scatola, giusto per sopravvivere.
<< Scusa, se ho rovinato i tuoi piani >> sussurrai
<< Non avevo nessun programma >>
<< D'accordo. >>
Senza accorgermene iniziai a respirare più forte possibile, ma sembrava che l'aria non volesse saperne di aiutarmi. Harry accostò e spense il motore. Scese e venne ad aprirmi la portiera.
Mi girai sul sedile come per scendere ma Harry si fermò di fronte a me.
Aprii il piccolo cassetto posizionato poco sotto il cruscotto e ne cacciò una scatola con delle pillole.
La aprì di corsa e me le mise in mano.
<< Prendile, non riparto fino a quando non le prendi. >>
Sapevo fossero le mie medicine, così lo feci. Non ce la facevo più a stare in bilico tra vita e morte.
Pian piano il respiro iniziò a diventare regolare ed Harry tirando un sospiro di sollievo poggiò la fronte sulla mia spalla sinistra, lo stesso feci io.
<< Maledizione, Daisy >> sussurrò  << Da quanto non prendi i farmaci? >>
<< Da quando sei un dottore? >> sospirai  << Due mesi, comunque. >>
<< Hai intenzione di morire? >>
Ce l'avevo? Probabile.
Perciò non risposi.
<< Daisy >>
<< Perché le avevi in macchina? >>
<< Le ho comprate in caso di emergenza. Come questa. >>
<< Voglio andare a Rhode Island, Harry >>
<< D'accordo. Andiamo. >>
 
Passammo tutto il pomeriggio lì.
Senza parlare, seduti sulla sabbia che ci sporcava i pantaloni, ma non ce ne importava.
<< Perché sei venuta da me? >>
<< Ti chiederei la stessa cosa >> dissi guardandolo corrugare la fronte.
Non sapeva che mi stavo riferendo al nostro primo incontro.
<< Eri l'unico che poteva portarmici >> risposi dopo un po'.
<< Da cosa scappi? >>
<< Da te. Dovrei. >> mi alzai e iniziai a camminare non ascoltando la sua voce che era piena del mio nome.
<< Daisy, cazzo Daisy fermati! >> >> non stetti a sentirlo, continuai a camminare e  avrei pure continuato se lui non mi avesse preso in braccio e fermata.
<< Mettimi giù, dannazione, Harry! >> continuavo a scalciare con tutta la forza che avevo.
<< Sta ferma! >>
<< Harry, mettimi giù. Ora! >> si fermò e racchiuse dentro la sua mano il mio mento.
<< Solo se stai ferma >> sospirai.
<< D'accordo >>
Finalmente i miei piedi toccarono terra e riluttante, lui, si fece un po' indietro.
<< Allora, che storia è mai questa? >> La nostra. Come fai a non accorgertene?
<< Perché, ti cambia la vita? >> forse quello era l'unico modo.
<< Non fare la stupida, Daisy. Mi importa di te. >>
<< No. Non è vero. >> presi a camminare dalla parte opposta.
<< Daisy >> sembrava quasi un piagnucolio.
<< Smettila Harry, smettila! Non sei l'unico che può cambiare umore all'istante d'accordo? Smettila! >> mi strattonò per il braccio facendomi fermare.
<< Hai finito di fare la stronza? O ne hai ancora per molto? >> mi calmai.
Non volevo parlargli in quel modo ma ero davvero sicura che fosse il modo più adatto.
<< Perché devi scappare. Perché da me?  >>
<< Me lo stai chiedendo davvero? O stai solo facendo finta di non saperlo? Perché sono sicura che sia così.  >>
<< Smettila di vivere nel tuo mondo Daisy. Anche se ti invidio qualche volta per questo, non è il modo giusto. Non è fottutamente il modo giusto. Parla se devi. >>
<< Tu lo sai, tu lo sai già. E ne sei consapevole, non è vero? Sono anni, anni che fai finta di niente Harry, e sono anni che provo a capire, che provo a cambiare, solo per...Dio! Ma perché è così difficile con te? Perché alcune volte mi sembra di star precipitando e poi arrivi tu e mi rialzi, ma prima o poi mi ritrovo al punto di partenza. Sono stanca di questo, Harry. >>
<< Credi davvero che voglia farti del male? Credi che voglia ferirti che non mi importi niente di te? Perché sarei qui allora, che cosa ne avrei ricavato io, cosa? Dimmelo Daisy perché non so davvero come fartelo capire. >>
<< Tu... >>
<< Cosa, io cosa? >>
<< Mi ami, Harry? >> io volevo saperlo. Ne avevo bisogno.  E non potevo più aspettare, ero stanca anche di aspettare. Sospirò.  
<< Credo di si >> disse guardandomi negli occhi.
E avrei voluto che fosse vero, avrei voluto crederci, ma proprio non ci riuscivo.
<< Stai mentendo. >>
<< Daisy >>
<< Ho passato così tanto tempo a sperarci che ora non mi sembra vero. Forse perché non lo è >>
<< Daisy, sono confuso dalla prima volta che ti ho vista. Io non lo so. >>
<< Voglio tornare a casa, Harry. E' tardi >>
<< Perché sento che questa è l'ultima volta che mi parlerai? O che ti vedrò >>
<< Perché è giusto così. >>
<< No. Non lo è. Tu starai male, io starò male, cosa vuoi guadagnarne? Più dolore di quello che sei disposta a sopportare? >>
<< Stare qui con te, e sapere che quando andremo via lei è lì che ti aspetta, è anche peggio. Preferisco così. >>
 
 
<< Secondo te, ho fatto la cosa giusta? >>
<< Vuoi la verità? >>
<< No, ti prego, Louis. Mentimi pure. >>
<< In questo caso, si, è stata la cosa più giusta. >> sbuffai e mi sedetti sul mio letto vicino a lui.
<< E' stata una cazzata? >>
<< Un'enorme, colossale, cazzata. >>
<< Okay, okay. Ho capito. Ma non poteva andare diversamente, lui ha... >>
<< Chi, Amabel? Per favore. >>
<< Cosa vuoi dire? >>
<< Che Harry non è innamorato di lei, non credo che la ami, non come... >>
<< Louis >> lo chiamai per incitalo a continuare.
<< Non come credo che lui ami te. >>
<< Gliel'ho chiesto, ma non mi ha dato una risposta sicura. Non è quello di cui ho bisogno ora come ora: una risposta incerta. >>
<< Ma hai bisogno di lui >>
<< Una cosa esclude l'altra >>
<< Tu, le escludi entrambe >>
<< Non posso fare altro >>
<< Puoi riprenderti quello che ti appartiene. >>
<< Lui non mi è mai appartenuto. Purtroppo. >>
 
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Ciao!
Ho aggiornato ora perché non sono sicura di quanto tempo passerà perché possa aggiornare di nuovo!
Ho davvero tantissimi impegni, ma cercherò di pubblicare al più presto!
Con amore,
_Rors.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Chapter 9. ***




Chapter 9.

 
 
L'amore è quella sensazione che ti fa sentire meglio, quella persona che ti da coraggio, che ti sprona a lottare per quello che vuoi. E' un aiuto in più.
L'amore è una forza distruttiva. Si perché per quanto possa essere bello riesce a buttarti giù in un buco nero troppo profondo per poter risalire.
L'amore è qualcosa che desideri fino a stare male.
L'amore ti segue. Non si può ignorare, non si può buttare, non si può vivere a momenti. Ti segue fin da quando non entra a far parte della tua vita, ed è troppo imbecille, troppo stupido, troppo egoista e stronzo che ti seguirà fino a quando non cadrai e ricadrai e ancora una volta ai suoi piedi.
Quel giorno, l'amore, era dietro la mia porta.
<< Daisy >>
<< Harry, va via. Ti prego >>
<< Apri la porta, andiamo >>
Era fuori camera mia da due ore ormai.
Non avevo idea di come fosse entrato in casa ma aveva iniziato a bussare ed era ancora lì.
<< Perché non capisci, Harry. Non voglio vederti. >>
<< Non è vero, lo sai, che non è vero. >> sospirai.
Trova il modo di convincerlo, Daisy, trovalo. E già che ci sei, trova un modo di convincere te stessa.
<< Si, invece >>
<< Apri, solo un secondo. Parliamo >>
<< Ci siamo già detti tutto >>
<< Mi hai solo mandato via >> replicò
<< E di cosa vuoi parlare? >>
<< Di qualsiasi cosa, se non vuoi parlare di questa specie di legame va bene. Ma apri. >>
Mi alzai da terra e mi avvicinai alla porta.  Aprii; non avrei dovuto farlo, lo sapevo.  Ma solo la sua voce finiva per incantarmi. Come se potesse stregarmi.
Ritrovarselo di fronte con quegli occhi verdi che tanto amavo, i capelli scompigliati e le labbra socchiuse era davvero impossibile. Perciò dovetti distogliere lo sguardo all'istante.
Intendo, resistere. Resistere e non abbracciarlo e dirgli quanto mi fosse mancato, non era facile, non per me.  
Ma sorprendendomi fu lui a farlo.
<< Dio, Daisy. Non puoi capire quanto ...mi mancava vederti >>
<< Solo perché potessi illudermi ancora? >> recitai i miei amari pensieri in un sussurro
<< No, non per questo >> disse stringendomi ancora di più.
Avrei voluto stringerlo anch'io ma allontanarlo fu solo quello che feci.
Mi sedetti sul letto a testa bassa, se per sbaglio avrei incontrato il suo sguardo sarei crollata.
Sentii le coperte tirarsi nel punto in cui si era seduto, di fronte a me.
<< So che non hai più fiducia in me, e non sai quanto mi dispiace >>
<< Harry >>
Rendeva tutto più difficile, lo aveva sempre fatto. Quel suo tono dispiaciuto e dolce e incantevole.
Ed era anche per quello che me ne ero innamorata.
<< Cosa devo fare, Daisy, perché tu possa perdonarmi? >> ci fu qualche momento di puro silenzio e riuscivo a percepire il suo sguardo su di me.  Riuscivo a sentire quel calore che si sente quando c'è chimica tra due persone. Io lo sapevo che c'era e lui anche, ma non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo.
<< Devi smetterla di cercarmi. >>
Fu una serie di immagini a farmi rispondere in quel modo.
Il passeggiare insieme, magari mano nella mano, baciarlo ogni volta che ne avrei avuto l'occasione.
Potergli scompigliare i capelli, e ridere insieme a lui e accarezzargli il volto.
Erano tutte cose che non avrei mai potuto fare, dovevo liberarmene e non pensarci più.
<< Cosa? >>
<< Hai capito. Devi andare via, e non tornare. >>
<< No, tu...tu non puoi mandarmi via >> lo guardai.
<< Lo sto facendo. Ti prego, Harry, ascoltami. Farà più male a me che a te, perciò non vedo dove sia il problema. Per favore. >>
Si alzò dal letto e camminò fino alla porta dove si fermò e si voltò per guardarmi.
<< Se vado via, sarà finita? >>
<< Preferirei, almeno avrei potuto piangere sull'esistenza di un inizio. >>
 
 
 
<< Niall, sei sveglio? >> fece un piccolo rumore ed entrai.
<< La colazione è pronta >> lo informai accarezzandogli i capelli mentre si rigirava nel letto.
Niall aveva avuto fin da quando ricordo quel fascino appena alzato e io mi chiedevo davvero come facesse.
Soprattutto perché non stava fermo un attimo, anche mentre dormiva. Ma a quanto pare i capelli scompigliati e gli occhi socchiusi con quel sorrisetto la mattina gli donavano.
Mi lasciò un bacio sulla guancia come ringraziamento e si alzò.
<< Niall, aspetta >> si fermò per guardarmi
<< Ascolta...mancano due settimane. Io sono sicura che verranno, non voglio che ti portino via. Tu pensi il contrario, si, lo so. Ma io lo sento, e sai che difficilmente mi sbaglio. Ti porteranno lontano da me. >>
Non avevo notato il suo cambio di atteggiamento, era stato così veloce che non me ne sarei accorta nemmeno se avessi voluto.
Inaspettatamente tirò un pugno contro l'armadio facendomi spaventare.
<< Cosa stai facendo? >>
Iniziò a passarsi nervosamente le mani tra i capelli prima di indicarmi con rabbia la porta.
<< Mi stai cacciando? >> annuì.  << Perché? >>
Lo fece di nuovo.
<< Be' non sarebbe meglio facendolo urlando? Forza, tira fuori tutta la rabbia che hai, urla!  >> dissi alzando la voce.
Invece si avvicinò e mi sbatté fuori prendendomi per il braccio. Dopodiché mi chiuse la porta in faccia.
Con le lacrime che minacciavano di scendere corsi a prendere lo zaino e mi precipitai di corsa verso scuola.
 
 
Quando arrivai il fiatone mi stava uccidendo. Cercai di respirare il più possibile e quando alzai lo sguardo lo vidi, così salii le scale che portavano fino al tetto.
Quella pace, erano pochi i momenti dove era presente, ma io la volevo sempre.
Ero egoista, si, ma lo ero ora, poi mai più. Non ne avrei avuta un'altra di occasione.  
Mi avvicinai al bordo del tetto e il venticello ora più caldo mi venne incontro.
Stetti lì ferma a fissare il vuoto, mi sentivo bene, nel vuoto. Mi sentivo stranamente confortata da qualcosa che voleva aiutarmi. Così decisi, volevo rimanerci.
Misi il piede sul cornicione, poi anche l'altro. Guardai giù.
Non mi sembrava così stupido farlo, non lo sentivo nemmeno, non sentivo la paura, non sentivo l'adrenalina, non sentivo niente. Apatia totale, e a me stava bene così.
Mi sentivo libera, come quando un uccellino viene liberato dalla sua gabbia, si ora si può essere liberi.   
Iniziai a camminare su quel pezzo di muro di poco spessore e nonostante tutto le lacrime iniziarono a scendermi sul volto, non andava niente nel verso giusto, lo avevo desiderato così tante volte che avevo smesso di crederci. E allora da egoista, l'avrei fatto. Mi sarei presa tutta la pace.
 
<< Non farlo >> sussultai.  Mi voltai piano per guardare Harry con gli occhi pieni di paura, la bocca schiusa, i ricci che si muovevano con il vento.
Ero contenta ora, lo ero tanto. Dentro di me lo sapevo. Sarebbe stata l'ultima persona che avrei visto e avrei portato per sempre il suo ricordo con me. Perché lo amavo, e per amore si fa.
<< Non ti immischiare >>
<< Ti prego, Daisy, scendi da lì >>
<< No, Harry. Per l'ennesima volta, vattene >>
<< Perché dovresti farlo? >> sussurrò forse incapace di chiedere altro. Io ero tranquilla. Sull'orlo del precipizio, ma tranquilla.
<< La morte porta pace, almeno così ho sentito dire >> dissi asciugandomi inutilmente gli occhi.
<< Mi ha mandata via. Mi ha sbattuto fuori dalla sua stanza come se non fossi niente per lui. Io voglio solo aiutarlo, e lui non me lo permette. Cosa dovrei fare altro? E' mio fratello e sto iniziando a considerare l'idea che lui voglia andarsene, per questo non collabora. Ma preferisco morire piuttosto che guardarlo mentre si butta in covo di matti. - mi scappò una risatina isterica-  E poi tu. Poi ci sei tu con quegli occhi verdi, così bello da togliere il fiato che riesci a distruggermi con una sola parola. Hai potere su di me e nemmeno te ne accorgi. E non so come tu faccia a non notarlo, il modo in cui farei di tutto pur di piacerti, cercare di farmi amare da te è una tale tortura. E le torture si sopportano fino ad un certo punto, Harry. Non si può andare oltre. Arriva il punto in cui si cada. E quel punto ora lo devo affrontare io. -Presi un momento per guardarlo negli occhi e per respirare- Maledizione, Harry, perché lei?! Cos'ha lei che io non ho? Si, certo, è più bella di me, è più dolce, e magari ha un carattere migliore del mio, ma non ti amerà mai come io ho fatto in tutti questi anni.
E mi arrabbio con me stessa, perché non riesco a smettere, non riesco a smettere di amarti e questo mi sta divorando, Harry. Non ci riesco, io non posso farlo. C'ho provato inutilmente troppe volte.
La mia vita va di merda, io voglio stare in pace.  Voglio pace, Harry. E' tutto quello che chiedo.
Ho sopportato così tanto. >>
Lo sentii trattenere un respiro, la bocca schiusa, le pupille dilatate.
<< Daisy >> la sua voce era più roca del solito e le mie lacrime non smettevano di scendere.
<< Oh, Harry, smettila. Smettila di pronunciare il mio nome in quel modo >> mi presi la testa tra le mani, perché stava cercando di rovinare di nuovo tutto e io non volevo ascoltare.
<< L'ho lasciata, Daisy >> alzai lo sguardo per incontrare il suo mentre piano si avvicinava.  << L'ho lasciata. Scendi di lì e ne parliamo, te lo giuro. >>
Mi tese una mano che fece piano incontrare con la mia. No, non dovevo prenderla, avevo trovato la mia pace.
''L'amore ti segue''
Afferrai la sua mano e sentii quella scarica che solo lui riusciva a darmi.  
Lo sentii anche tirare un sospiro di sollievo solo quando mi prese in braccio a si accovacciò nell'angolo stringendomi.
<< Dio, Daisy non farlo mai più >>
Lo strinsi a mia volta per fargli capire che stavo bene. Mi prese per il mento per far scontrare i nostri sguardi ancora. Guardai i suoi occhi lucidi come i miei.
<< Tu sei bellissima, hai capito? Sei bellissima, lo sei per me >> mi sussurrò.
Trattenni un respiro, sentirselo dire per la prima volta, da lui, era qualcosa di speciale per me.
<< Ma hai detto... >>
<< Si, ho detto. Pensavo fosse la cosa giusta, pensavo di non poterti rendere felice come tu facevi con me con un solo sguardo. Ma quando ti ho vista lì sopra ho sentito che sarei morto insieme a te. >>
<< Come hai fatto a sapere che ero qui? >>
<< Ti ha vista Liam. Non posso credere che tu l'abbia fatto. >>
<< Non l'ho fatto, in pratica. Sei arrabbiato? >> chiuse gli occhi come se stesse trattenendo il dolore.
<< Tanto. Sono tanto arrabbiato con te >> gli accarezzai il volto e piano socchiusi gli occhi.
Lo sentii alzarsi e portarmi con sé e quando ripresi conoscenza ero in infermeria con lui seduto al mio fianco.
<< Hey, come ti senti? >>
Bene, sono sempre stata bene da quando sono salita su quel tetto. Non poteva capirlo.
<< Ho bisogno di prendere un po' d'aria. >> confessai.
<< Andiamo >>  mi prese per mano.
Lo seguii fuori da quel buco di stanza dove c'erano gli altri ragazzi che aspettavano.
Louis che faceva avanti e indietro con le mani incrociate dietro la testa, Zayn appoggiato contro un armadietto e Liam seduto per terra.
Quando sentirono la porta aprirsi alzarono di scatto la testa e sospirarono.
Liam venne ad abbracciarmi. Louis e Zayn mi sgridarono.
Avevo delle persone che tenevano a me, e non me ne ero mai resa conto. Mi sentivo stupida.
Ero davvero grata a quei ragazzi, avevano sempre cercato di proteggermi e io li avevo respinti, ma nonostante tutto non avevano ceduto come stavo per fare io.
 
 
Arrivammo nel solito punto della foresta e mi appoggiai alla grande pietra respirando l'aria che tanto amavo. Mi era mancato quel posto.
E ora essere lì con Harry al mio fianco, dopo tutto quello che era successo, quello che avevamo affrontare fino a quel momento lo rese migliore.
Anche se Harry iniziava a scaricare la rabbia per quello che avevo cercato di fare.
E camminava, camminava, senza fermarsi e senza parlare.
<< Che stai facendo? >>
<< Sto cercando di gestire la situazione? >> ipotizzò.
<< Me lo stai chiedendo? >>
<< Probabile. >>
<< Harry, sto bene, sul serio >>
Si fermò davanti a me scuotendo la testa.
<< Sono morto un migliaio di volte in un secondo oggi. Quello che poteva succedere non me lo sarei mai perdonato, io - >>
Lo tirai verso di me prendendolo dal maglione caldo che gli rivestiva il petto e lo baciai.
Senza esitazione, ero stanca di esitare.
Racchiuse il mio corpo con le sue braccia per stringermi, sempre più vicina.
Era quello che avevo sempre desiderato, e ora stava succedendo.
Abbandonai quel sogno per riprendere il fiato, tutto il tempo che eravamo stati un qualcosa di non definito l'avevo messo in quel movimento unico di labbra.
<< Basta parlare, ora, che ne dici? >>
 
____________________________________________________________________________________
OKAY.
Ho una spiegazione.
Sono in ritardo perché non ero sicura di voler continuare.
La faccenda di Zayn mi ha davvero distrutta, ma no, non mi sono tagliata e se sto aggiornando direi che non sono nemmeno morta.
PERCIO', spero che il capitolo vi piaccia.
Al prossimo!
_Rorsxx

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Capitolo 10
*** Chapter 10. ***





Chapter 10.
 
 
Il campanello suonava costantemente come se qualcuno avrebbe voluto entrare a tutti costi.
Niall era ancora nel suo letto, non si muoveva, sapeva cosa significava. Sentì la porta spalancarsi.
Erano venuti, erano venuti come aveva detto Daisy. Lo volevano portare via.
Si alzò cercando di nascondersi da qualche parte, qualunque parte, ma appena spalancò le ante dell'armadio due uomini vestiti di bianco, come angeli, entrarono in camera sua.
Ma non erano angeli, i loro vestiti erano macchiati, macchiati di una qualche sostanza scarlatta che Niall non voleva nemmeno immaginare cosa fosse.
Lo afferrarono per le braccia trascinandolo per tutta la casa fino all'esterno.  Niall continuava a dimenarsi nella loro stretta senza dire una parola, solo mugolii, dovevano lasciarlo andare, la sua Daisy... avrebbe dovuto darle retta.
Aveva fatto così tanto per salvarlo e lui glielo aveva impedito, così provò ad urlare, ma la voce non usciva.
Non riusciva a gridare quanto fosse normale, proprio come tutti gli altri.

Niall aprì gli occhi, mettendosi seduto velocemente sul letto. Il sudore colava dall'attaccatura dei capelli su tutto il viso bagnandolo.
Si guardò intorno rendendosi conto di essere ancora nella sua stanza, nel suo letto.
Era solo un incubo.

 
 
 
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo splendido viso.
Gli occhi di quel verde smeraldo che amavo, più accesi che mai,
le sue labbra sottili labbra rosee che formavano un sorriso, quindi le fossette sulle sue guance che lo facevano sembrare più giovane.
<< Daisy >>
<< Lo so, sei arrabbiato. Ma non puoi capire cosa ho provato in quel momento. C'era tutta quella pace Harry, quella pace che aspettavo da troppo, troppo tempo. Mi ha trascinato, e volevo che lo facesse. >>
<< Tu... lo avresti fatto davvero? >> mi limitai ad annuire.
<< E non pensavi alla tua famiglia, a me? >>
<< Sei stato il mio ultimo pensiero, e anche se non l'avessi voluto lo saresti stato comunque >>
<< Quando ti ho vista lì sopra Daisy... avrei preferito morire con te che piangere la tua, di morte >>
<< Harry >> alzò la testa quel poco che bastava per far si che potessi guardarlo negli occhi ancora. La mia debolezza.
<< Baciami, ti prego >>
Quelle parole furono un sussurro, disperato, atteso, e finalmente arrivato.
 
 
Niall tese l'orecchio per sentire qualcosa, come a costatare che non ci fosse nessuna voce sconosciuta nel corridoio. Voleva sentire solo una voce in quel momento, ed eccola lì.
Daisy.
Si alzò velocemente dal letto e aprendo la porta abbracciò sua sorella più forte che poteva.
Lei, in quanto fosse una cosa inaspettata, strinse pian piano a sua volta suo fratello, per rassicurarlo.
 C'era qualcosa che non andava.
Niall iniziò a lasciarle baci sulle guance per scusarsi. Non voleva comportarsi in quel modo, non voleva mandarla via, si era solo stancato di sentir ripetere all'infinito le stesse cose. Era pesante anche per lui, soprattutto per lui.
<< Niall, cosa c'è che non va? >> e in risposta lui la strinse di nuovo a sé.
<< Hai fatto un brutto sogno? >>  lui annuì abbassando la testa. Non si meritava tutta quella comprensione.
<< Va tutto bene, Niall, tranquillo >>
Niall scosse la testa, aveva paura, tanta paura.
Solo dopo aver alzato la testa si accorse di Harry vicino a Daisy.
Se ne stava zitto ad osservare la scena con uno sguardo gelido, ma quando i loro sguardi si incrociarono quello di Harry si addolcì.
A Niall venne l'istinto di abbracciare anche lui. Gli doveva tanto, infondo stava aiutando e si stava prendendo cura di sua sorella, gliene sarebbe stato grato a vita.
Quando si staccarono Daisy prese Niall per mano e lo riportò nella sua stanza dopo aver detto ad Harry di aspettare.
Gli rimboccò le coperte e gli diede un bacio in guancia proprio come si faceva ai bambini.
<< Dormi ancora, senza incubi questa volta. Io sono di la se ti serve qualcosa >>
Prima che si potesse alzare le afferrò il polso e picchiettò con l'indice sul suo cuore.
<< Anche io ti voglio bene, da morire >>
 
 
<< Come sta? >> chiese Harry che nel frattempo si era disteso con il busto sul letto mentre le gambe gli penzolavano di  fuori.
<< E' preoccupato.  So che lo è, non vuole andarsene eppure non si decide a parlare. Cosa dovrei fare secondo te? >> chiesi sedendosi sul letto vicino a lui.
<< Tu hai fatto tutto il possibile >> mi distesi tra il suo abbraccio
<< Non parlare come se avessi finito di provarci >> Harry sospirò.
<< Qualunque cosa succederà, io sarò sempre qui con te e per te. Capito? >>
Ci girammo per essere uno di fronte all'altra, iniziò ad accarezzarmi la guancia facendomi rilassare un po'.
Chiusi gli occhi per godermi quel momento, poi sentii le sue labbra poggiarsi sulle mie.
Un bacio di Harry era una protezione immensa per me, come quando mi stringeva tra le braccia, cosa che fece, come se mi avesse letta nel pensiero.
<< Avrei dovuto farlo molto tempo prima >> disse facendomi ridere.
<< Si, si avresti dovuto >> dissi riaprendo gli occhi.
Guardò l'orologio appeso al muro dietro le mie spalle che segnava le cinque del pomeriggio.
<< Devo andare a lavoro, ci vediamo dopo?  >>
<< Si >>
<< Bene >> mi lasciò un altro bacio e andò via.
Mi ristesi sul letto con un sorriso da ebete stampato in faccia. Era mio, solo mio.
 
 
Aprii gli occhi piano mentre dei rumori si facevano sempre più forti.
Provenivano dalla cucina.
Mi alzai in fretta e furia correndo giù per le scale ed entrando dentro la stanza con il pavimento pieno di vetri e piatti rotti.
Papà seduto su una delle sedie del tavolo che si strofinava le mani sul viso.
<< Papà >>
<< Va via, Daisy >>
<< Ma... papà cos'è successo? >>
Solo quando alzò il viso per guardarmi mi accorsi di quanto fosse stanco, amareggiato, pieno di rabbia e delusione.
Gli occhi rossi cerchiati da occhiaie troppo violacee.
Mi avvicinai e mi sedetti vicino a lui, gli presi le mani tra le mie.
<< La mia bambina >>
<< Che succede papi? >> togliendo una mano dalla mia stretta prese un foglietto dall'altra parte del tavolo che non avevo notato, e me lo passò.
Iniziai a respirare più velocemente, il cuore si fermò per qualche secondo per poi iniziare a battere sempre più forte.
C'era solo una frase: Non posso continuare, mi dispiace.
Mamma era andata via.
Chiusi gli occhi evitando di piangere, la mia famiglia iniziava a cadere pezzo dopo pezzo e non era stata colpa mia. Ma sua.
Ci aveva lasciati senza tante storie, e in quel momento mi arrivarono in mente mille episodi.
''Mamma ti ama come mai ha amato nessuno al mondo'' mi sussurrò.
''Il mio bambino'' disse baciando Niall
I compleanni, i regali, le risate, le feste, i momenti passati insieme. Li avrebbe mai dimenticati, ne sarebbe mai stata capace?
Mi sedetti sulle gambe di papà per cercare conforto come facevo da bambina, mi strinse nel suo abbraccio iniziando a piangere silenziosamente, in modo così silenzioso che se le sue lacrime non mi avessero bagnato la spalla non me ne sarei accorta.
Intanto io, iniziavo a chiedermi come sarebbero andate da quel momento in poi le cose, senza che una lacrima mi rigasse il volto. Avevo solo l'intera anima racchiusa in un profondo stato di delusione.
 
 
Quando Harry arrivò erano le otto di sera, aveva ancora la maglietta rossa del negozio di dischi sopra, i capelli arruffati dal vento fuori  e in quel momento pensai che fosse l'unica persona che sarebbe riuscita a consolarmi veramente.
Il solo maglione lungo quasi fino al ginocchio che indossavo mi provocava dei leggeri brividi aggiunti a quelli che provocava la visione di Harry. Dovevo sembrare un mostro: i capelli raccolti in uno chignon disordinato, gli occhi persi nel vuoto se non l'istante in cui si posarono su di lui.
Venne a sedersi dietro di me sul piccolo piano apposito attaccato alla finestra abbracciandomi letteralmente con tutto il corpo.
Le sue gambe lunghe facevano da protezione alle mie, il mio busto poggiato sul suo, la sua testa sulla mia spalla, le sue braccia intorno a me, le sue mani che riscaldavano le mie.  Mi lasciò un leggero bacio sul collo per poi tornare ad accoccolarsi di nuovo con la testa sulla spalla.
<< Mi dispiace tanto >> sussurrò, e per la prima volta da quando avevo letto quel biglietto mi venne voglia di piangere.
Avrei voluto riuscire a dire qualcosa, la gratitudine che provavo verso di lui per essere lì con me, magari dirgli come mi sentivo. Ma non mi venne nulla in mente.
Presi le sue braccia e feci in modo che mi stringesse ancora di più perché solo la mi sentivo al sicuro.
<< Per qualunque cosa, Daisy, qualsiasi cosa chiama me. Hai capito? >>
<< Sì >>
<< Mi dispiace tanto >> ripeté
<<  Ti amo, Harry >>
<< Anche io ti amo, mia piccola guerriera >>
Mi diede un piccolo bacio e rimanemmo così fino a quando non passai tra le braccia di Morfeo.
 
___________________________________________________________________________________
Ditemi che non c'è nessuno che vuole fucilarmi.
Scusate, come sempre, l'assenza, ma ho due motivi:
1. Dopo aver pubblicato il nono capitolo ho studiato come una pazza;
2. Dalla fine della scuola la mia fantasia era andata perduta.
Spero che vi piaccia, al prossimo capitolo,
con amore,
_Rorsxxx
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Chapter 11. ***




Chapter 11.
 
 
 
I giorni passavano, troppo velocemente.
Il tempo cambiava proprio come pian piano iniziava a fare il paesaggio intorno a noi.
Anche le persone cambiavano, alcune da un giorno all'altro.
Tutto tranne la "mia" situazione.
"Mia" perché comprendeva anche Niall, papà...ed Harry.
Ultimamente niente andava come speravamo, e per Harry le cose non erano di certo migliori. Forse un po'.
Non dimenticherò facilmente le lacrime che aveva versato in camera mia due giorni prima.
Non lo avevo mai visto piangere; lo avevo visto deluso, triste, arrabbiato, ma non aveva mai versato una lacrima. Almeno non in mia presenza.
Vederlo piangere mi aveva provocato una stretta al cuore, perché io non potevo far nulla per aiutarlo, per alleviare un po' quel suo dolore.
 
_
 
<< Harry, piove a dirotto che ci fai qui? >>
Entrò in casa a testa bassa e solo quando i suoi occhi incontrarono i miei capì che quelle che gli rigavano il volto non erano gocce di pioggia, ma lacrime.
Lacrime che uscivano dai suoi delicati e profondi occhi verdi. 
Ero abbastanza sicura di avere un'espressione scioccata in volto.
<< Harry che succede? >> chiesi allarmata.
Si limitò a raggiungere camera mia e iniziare a piangere più forte. In quanto quelle che avevo visto prima erano solo residui di lacrime.
<< Zayn >>
<< Cosa è successo a Zayn, Harry? >>  scosse la testa lasciando che alcune gocce alla punta dei suoi capelli cadessero sul tappeto vicino al letto sul quale si era seduto.
Andai in bagno a prendere un asciugamano prima che continuasse.
Volevo asciugarlo, dargli qualcosa di caldo, farlo stare bene.
Qualsiasi cosa per non vederlo più così.
<< Va via >> sussurrò appena tornai in camera.
Mi fermai qualche secondo a riflettere quello che avrei potuto dire, ma l'unica cosa che uscì dalle mie labbra fu un patetico: << Spiegami >>
Mi inginocchiai di fronte a lui in modo da essere all'altezza dei suoi occhi.
Iniziai ad asciugargli il viso e i capelli, accarezzandolo, facendo più delicatamente possibile.
Lui tirò su col naso.
<< Mi ha chiamato, e mi ha detto che parte. Perché qui non è il suo posto >> rispose alla domanda che mi feci mentalmente. << Dice che è stato bello far parte di qualcosa insieme a me e gli altri, e che non deve per forza finire, ma lui deve andare via. Io so che finirà. >> continuò.
<< Oh, Harry. Si sistemerà tutto, vedrai >> dissi abbracciandolo.
Non importava un bel niente dei suoi vestiti fradici, proprio niente. Volevo solo farla pagare a Zayn per averlo ridotto così.
<< Ci sono praticamente nato con lui, Daisy, e lui mi sta lasciando >> disse stringendomi a sua volta.
Gliel'avrei fatta pagare.
Anche se, forse, era il pensiero più stupido che mi potesse passare per la mente.
<< Si sistemerà tutto, te lo prometto >>
-
 
 
E non sapevo il perché dell'ultima frase.
Forse era il disperato bisogno di sentirla uscire da delle labbra che non fossero le mie rivolta a me.
E ci pensai.
A come le persone decidano ad andarsene.
Zayn se ne sarebbe andato, così come aveva fatto mia madre.
Harry forse non glielo avrebbe mai perdonato, forse sarebbe rimasto sempre uno dei suoi migliori amici, forse non lo avrebbe mai dimenticato. Ma Zayn, lui non sarebbe mai tornato indietro. Aveva preso la sua decisione. E io ci soffrivo, un po' per non aver vicino qualcuno a cui tenevo, tanto per Harry che ci stava da schifo.
E poi mia madre.
Se n'era andata dopo aver tirato avanti così a lungo.
Mi chiesi perché non l'avessi fatto io, prima di lei. Infondo chi cercava di aiutare Niall ero io, non lei.
Non era lei a cercare di farlo parlare, non era lei a passare ore nella sua stanza cercando di non perdere la pazienza e il respiro.
E in quel momento provai rabbia, tanta di quella rabbia che avrei voluto non rivedere quella donna mai più.
Ci aveva abbandonati tutti, con un biglietto.
Si sarebbe rifatta una vita? Una vita senza problemi?
Avrebbe avuto un altro compagno, altri figli, un'altra dannatissima famiglia? La cosa mi metteva i brividi.
Non aveva fegato, mi vergognai persino di ammirarla tempo addietro.
Come avevo potuto.
Riporre la mia fiducia nelle mani di chi pensavo stesse dalla nostra parte.
Mi vergognai profondamente e allo stesso tempo mi stupì dei pensieri atroci che avevo nel cuore nei confronti della donna che mi aveva messo al mondo.
 
 
 
Il cellulare iniziò a vibrare provocando un ronzio mentre sbatteva contro la superficie del comodino.
Lo afferrai prontamente, non erano molte le persone che chiamavano a quell'ora di tarda notte.
Risposi all'instante.
<< Harry >>
<< Mi apri? >>
<< Arrivo >> lasciai il cellulare sul letto, raggiungendo velocemente il piano inferiore della casa per poi aprire la porta ad Harry.
<< Ciao >> dissi ritrovandomelo davanti
<< Ciao >> sussurrò << io...io non riuscivo a dormire, perciò- >>
<< Entra >> lo fermai.
Era Harry, non aveva bisogno di giustificazioni.
Andammo in camera, non era la prima volta che dormivamo insieme.
Ci stendemmo sul letto, in modo che fossimo uno di fronte all'altra.
<< Mi sei mancata oggi >> sussurra
<< Anche tu, tanto >>
<< Mi dai un bacio? >> gli sorrisi.
Volevo baciarlo da tutto il giorno, e non avevo avuto la possibilità di vederlo.
Quindi non me lo feci ripetere due volte, mi avvicinai al suo viso premendo le mie labbra con le sue, per un bacio dolce, ricercato e pieno di amore.
Mi abbracciò stretta a lui in modo che potessi appoggiare la testa nell'incavo del suo collo mentre con i ricci, ormai troppo cresciuti che amavo, mi solleticava il viso.
<< Harry >>
<< Sì? >> avevo paura ad aprire il discorso, non sapevo come sarebbe stata la sua reazione.
<< Come va con Zayn? >> lo sentì sospirare.
<< Parte tra due giorni >> disse dopo un lungo sospiro.
Non l'aveva ancora accettato e io non sapevo cosa fare per alleggerirgli quel peso.
In fondo è quello che bisogna fare quando si ha qualcuno che si ama, giusto?
<< Tu stai bene? >>
<< Credo di sì >>
<< Per qualsiasi cosa, io ci sono, lo sai vero? >>
<< Lo so >> disse lasciandomi un piccolo bacio.
Attimi di silenzio si stanziarono tra di noi, eppure io di silenzioso non ci sentivo proprio nulla.
Sentivo le mie grida che rimbombavano per la casa, sentivo i versi di Niall, sentivo mio padre piangere, sentivo la porta di casa sbattere all'abbandono di mia madre, i piatti frantumati a terra, sentivo il rumore sordo e straziante delle lacrime di Harry.
<< A cosa pensi? >> chiese con la voce più roca del solito
<< A come il silenzio a volte sia troppo rumoroso. Tanto da sfracellarti i timpani. Com'è possibile? >>
<< Non lo so. Proprio non lo so. >>
<< Mancano due giorni, Harry >>
<< Hai paura? >> chiese stringendomi più forte a lui, cosa che riuscì a farmi calmare un po'.
<< Molta >>
<< Non perdere la speranza, Daisy, non farlo >>
<< Tu l'hai persa? >>
<< L'ho ritrovata, grazie a te >>
Due giorni e forse avrei dovuto iniziare ad andare in un manicomio per trovare mio fratello.
Fratello che ancora non si era deciso ad aprire bocca, a dire una sola sillaba.
Che ancora un volta non si era deciso ad aiutarsi.
Avrei sofferto le pene dell'inferno.
Sarei andata io in un manicomio più che vederlo andare via.
Era mio fratello, e non sapevo come fermare i fatti o rallentarli.
Anche non volendo, era la speranza a lasciarmi, e non il contrario.
 
__________________________________________________________________________
CIAO A TUTTI!
Scusate davvero per il capitolo abbastanza noioso e più corto degli altri, ma al prossimo finalmente ci sarà un cambio di rotta e le cose saranno più interessanti.
Almeno spero che per voi lo saranno!
Fin'ora non ho mai ringraziato chi legge la storia, chi la recensisce, o chi la vota. Anche essendo pochi.
Ma non mi interessa, un enorme grazie a tutti quelli che seguono TACITURNITY.
Grazie davvero!
Alla prossima,
_Rors xx  

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Capitolo 12
*** Chapter 12. ***




Chapter 12.

 
Aveva sentito la porta sbattere.
L'eco del tonfo risuonò in tutta la casa vuota, c'erano solo lui e mamma.
Forse era Daisy, tornata presto da scuola.
Si alzò dal letto quando non sentì niente, nemmeno la voce di sua sorella.
Si affacciò nel corridoio per scorgere qualsiasi movimento e cercando di vedere la figura di sua madre passargli accanto e sorridergli.
Non c'era nessuno.
Ritornato in camera si affacciò alla finestra vedendo con sorpresa sua madre che correva con una valigia in mano.
La sua mente iniziò ad elaborare domande su domande.
Perché?
Cosa stava facendo?
Dove stava andando?
Li stava lasciando?
No, di sicuro non l'avrebbe fatto.
Non era una donna capace di abbandonare la sua famiglia.
Lei voleva bene a lui, a Daisy, a suo padre.
Amava tutto di quella strana famiglia. Almeno era quello che Niall pensava.
Solo quando si accorse che non sarebbe tornata indietro capì che non era così.
Iniziò a correre. Correre per raggiungerla.
Senza gridare, ovviamente.
L'unico suono che si percepiva era quello dei mugolii a causa del grande sforzo.
Correva più veloce che poteva.
Quando le fu vicino la prese per un braccio e la fece voltare verso di lui.
Vide il suo volto pieno di lacrime. Lacrime scese dai suoi occhi spenti, rassegnati.
Sentì una voragine nel petto: era colpa sua.
Percepiva il dolore, la stanchezza. Come aveva potuto essere tanto egoista?
Era qualcosa che non si sapeva spiegare.
Non voleva, lui davvero non voleva.
Guardare quegli occhi spenti e pieni di dolore era una tortura.
Peggio della sedia elettrica, peggio di una coltellata, il peggio del peggio.
Voleva stringerla a sé, dirle che sarebbe andato tutto bene, di non preoccuparsi, di restare.
Perché senza di lei sarebbe stato ancora più difficile, nessuno aveva bisogno di quell'abbandono ora.
Nessuno poteva sopportarlo, nessuno poteva permettersi di aggiungere un'altra sofferenza nella propria vita.
Eppure non disse niente, non fece niente se non tenere il suo braccio stretto nella sua mano.
La implorava con gli occhi, perché era quello che aveva imparato a fare negli anni precedenti.
Aveva imparato ad esprimersi in quel modo.
Sua madre continuava a guardarlo con sofferenza per poi scoppiare di nuovo a piangere.
Poggiò le mani sul viso di Niall premendo la fronte contro la sua.
E a quel punto anche le sue guance iniziarono ad essere bagnate.
Mamma, resta.
<< Mi dispiace, piccolo mio, mi dispiace tanto >> continuava a ripetere stringendolo.
Gli toccava le spalle, i capelli, la fronte, le braccia, gli stringeva le mani.
Come ad assaporare gli ultimi dettagli del figlio per poi non dimenticarli più.
E Niall continuava a piangere stringendola, questa volta, con tutta la forza che aveva.
Per farle capire che aveva bisogno di lei, che non poteva lasciarlo, non poteva andare via.
Voleva continuare a stringerla per sempre pur di tenerla con sé.
Sentì il rumore del suo cuore spezzarsi appena lei si allontanò.
<< Vi amerò per sempre, come ho sempre fatto >> gli disse prima di riprendere la valigia e ricominciare a correre.
Non fu capace di fermala, c'era qualcosa che gli impediva di muoversi.
Oppure era lui a non volerlo.
Fatto sta, che non la fermò. La lasciò andare.
E non per i stupidi cliché che sentiva spesso nei film.
Perché lui sarebbe stato egoista di nuovo.
Rimase lì, in mezzo alla strada guardando quella figura minuta allontanarsi sempre di più.
Rimase lì, ancora e ancora, anche quando sua madre non c'era più.
E rimase lì, non aveva idea di quanto tempo passasse, ma non si mosse.
 
 
-
 
 
Chiuse la porta a chiave e si sedette sul suo letto.
Si strinse le ginocchia al petto, non appena iniziò a sentire rumore di vetri rotti e le urla di suo padre.
Ricominciò a piangere silenziosamente dondolandosi avanti e indietro come se volesse provare a consolarsi da solo.
I rumori non cessavano, sempre più vetri venivano rotti e lui non aveva il coraggio di fermarlo.
Non aveva il coraggio di alzarsi dal letto, scendere di sotto, prendere suo padre per le braccia e fermarlo dal rompere tutto quello che si ritrovava tra le mani.
A quel punto tutti i servizi da tavola dovevano essere stati rotti.
Al dolore rimasto dalla fuga di sua madre si aggiunse la sensazione di delusione che suo padre stava provando.
Si riempiva di emozioni appartenenti ad altri, anche se assomigliavano molto alle sue.
Avrebbe potuto aprire quella sua dannata bocca ed evitare che tutto questo accadesse, e invece se n'era stato fermo, zitto, torturando gli altri oltre che sé stesso.
Pensò che forse, l'abbandono di sua madre era un motivo abbastanza valido per poter parlare.
Forse era quello che stava aspettando.
Così appoggiò i piedi per terra, si alzò e si avvicinò pian piano allo specchio.
Osservandosi notò un paio di occhi, così chiari da sembrare finti.  
Stanchi anche solo per rimanere aperti.
Delle labbra screpolate a causa dei giorni passati a torturarsele con i denti fino a quando non sentiva il sapore del sangue.
Notò dei capelli biondi forse troppo lunghi per lui.
Un corpo più magro di quello che era all'inizio.
All'inizio di tutto.
Avrebbe potuto mettere fine a quella situazione.
Fissò i suoi occhi nello specchio, deciso a dire qualsiasi cosa gli passasse per la mente.
Anche la più stupida.
Doveva farlo.
Per suo padre, per sua madre, ma soprattutto per Daisy.
Anche se lei era sicura che dovesse farlo per se stesso.
Ma non ci riuscì, non riuscì a dire nemmeno una vocale. E dopo essersi passato le mani tra i capelli iniziò a tirare pugni allo specchio.
Si sentiva un tale perdente.
Si fermò solo quando sentì la voce di sua sorella.
Ascoltò tutto, sperando che prima o poi sarebbe entrata in camera sua e l'avrebbe abbracciato dicendogli che non era colpa sua, che si poteva rimediare e magari per torturarlo ancora con la storia del manicomio.
Voleva solo sentire la sua voce.
Passarono minuti e lui era ancora fermo davanti allo specchio quando la porta si aprì.
Daisy lo fissava senza l'ombra di un sorriso sul suo bellissimo viso, passava solo lo sguardo da lui allo specchio.
Niall continuava a guardarla mentre chiudeva la porta e si dirigeva sul suo letto.
<< Vieni qui >> disse con voce sofferente.
E lui non se lo fece ripetere due volte. Abbracciarla sarebbe stato come passare dall'inferno al paradiso.
Le si stese accanto poggiando la testa sul suo petto mentre lei gli circondava le spalle.
<< Sta tranquillo, Niall, passerà >> sussurrò.
Era tutto quello che voleva sentire, eppure si diede dell'idiota.
Avrebbe dovuto consolarla lui e non viceversa.
Lui era il fratello maggiore.
Lui aveva più responsabilità di Daisy.
Ma egoista qual era le aveva passate sempre sulle spalle di Daisy che le aveva sempre portate al posto suo senza dire una parola.
Si sentì morire per questo.
Senza volerlo l'aveva ferita più volte di quanto si aspettasse.
<< Niall >>
Il sussurro di Daisy gli fece alzare la testa per guardarla.
Vide il suo volto rivolto verso l'alto che non accennava a muoversi per avere un confronto.
Non la mosse però, non gli prese il mento tra le mani per farla voltare come avrebbe voluto.
<< Solo, non dimenticarmi. >>
'Solo, non dimenticarmi'    
Con quella frase tutte le paure che aveva cercato di allontanare lo assalirono in meno di un secondo.
Il giorno in cui sarebbero venuti a prenderlo non distava tanto, e la paura che prima non aveva adesso si fece sentire.
Come potevano allontanarlo da lei?
Non era un loro diritto farlo.
E come avrebbe potuto dimenticarla se davvero fosse successo?
Non si sarebbe mai dimenticato di tutti gli abbracci, i sorrisi, le lacrime e le gioie passate insieme.
Non si sarebbe dimenticato di quegli occhi marroni così diversi dai suoi, e di quei lunghi capelli castani che le circondavano il volto magro.
Sicuramente troppo sciupato.
Non avrebbe dimenticato tutte le volte in cui lo aveva consolato, stretto nelle sue piccole braccia prive di forze, di tutte le volte che gli aveva cantato la loro canzone.
Non avrebbe dimenticato tutte le felpe rubate dal suo armadio che la facevano sembrare ancora più piccola di quanto fosse, ma tanto adorabile da amarla.
E ancora non avrebbe dimenticato le passeggiate, i pomeriggi passati in camera insieme dove lei cercava di farlo parlare.
Non avrebbe mai dimenticato i suoi sforzi.
Lei era Daisy, e non si poteva dimenticare quella piccola figura piena di forza emotiva - che a causa sua stava cessando di esistere- capace di far diventare più forti e pieni di speranza tutti quelli che le stavano intorno.
" Non potrei mai dimenticarti, piccola mia" avrebbe voluto dirle.
E invece si avvicinò al suo volto e le depositò un lungo bacio sulla guancia.
 
 
________________________________________________________________________
I KNOW.
SONO DI NUOVO IN RITARDO.
MA spero che il capitolo interamente dedicato a Niall vi faccia venire voglia di perdonarmi, e amarmi, perché sono carina e coccolosa.
Okay no.
Probabilmente anche il prossimo capitolo sarà descritto in base alle sensazioni del biondino, ma ancora non ne sono sicura.
Ringrazio due persone in particolare:
Chiara, la mia anima gemella, che sopporta i miei ritardi ma che alla fine è sempre qui a leggere e a rompermi l'anima per postare il seguito. Ti amo comunque sappilo.

E, Nana, ( Nana_EvilRegal on EFP) mia insostituibile beta e consigliera che adoro tanto quanto le sue magnifiche storie.
Inoltre ringrazio ancora chi continua a leggere questa storia eeee niente mi sono dilungata troppo.
Alla prossima!
_Rors xx

 

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Capitolo 13
*** Chapter 13. ***




Niall si strofinò il viso con le mani per asciugare piccole lacrime cadute dai suoi occhi profondi.
Non ci riusciva. Non ci riusciva proprio.
Erano passate minimo due ore da quando si era alzato e rimesso davanti allo specchio rotto.
Continuava a fissare quell'immagine irregolare riflessa. Il vetro frantumato sembrava esternare i suoi sentimenti rendendogli ancora più difficile non odiarsi. Si insultò mentalmente con tutti gli aggettivi più spregevoli possibili.
'Sei un buono a nulla, idiota, devi parlare' diceva il suo io interiore.
Eppure non uscì una singola parola dalla sua bocca se non un sospiro pieno di frustrazione.
Aprì la porta della sua camera per uscire in corridoio e, senza farsi vedere, affacciarsi nella stanza di Daisy.
Socchiuse la porta e sbirciò dentro.
Il corpo di Harry seduto di fronte a sua sorella di cui Niall poteva vedere solo le spalle.
Era evidente lo sforzo che Harry stesse facendo per farla ridere facendole il solletico.
Non appena lei si lasciò andare lui l'abbracciò e la strinse forte a sé.
Niall sorrise vedendo che almeno il suo migliore amico riusciva a rassicurare la sua Daisy mentre lui non era capace di farlo.
Se fosse successo qualcosa sapeva di potersi fidare di Harry.
Sapeva che l'avrebbe sempre protetta e ne era felice.
Richiuse la porta attento a non fare rumore e scese le scale che portavano al piano di sotto come un fantasma.
Si muoveva lentamente sembrava che i suoi piedi non toccassero il legno.
Si aggrappò alla colonna bianca affacciandosi in salotto per trovare suo padre seduto sulla poltrona davanti alla tv. Spenta.
Lo sguardo perso nel vuoto, una birra tra le mani.
Una birra alle otto di mattina. E solo per dimenticare.
Lui non aveva mai avuto bisogno di bere, nemmeno per divertirsi.
E ora, si era rifugiato in quella bottiglietta verde.
Non che fosse diventato un'ubriacone, ma faceva a meno dell'acqua per bere due o tre birre.
Niente di più.
Eppure Niall si diede la colpa per quello. Perché era colpa sua: tutto quello che stava accadendo era stato provocato dal suo stupido problema.
Non riusciva a perdonarsi tutto il dolore che stava causando.
Ebbe l'impulso di scappare di nuovo nella sua camera da letto perché, in fondo, era quello l'unico luogo in cui si sentiva completamente al sicuro. Si trattenne.
Pensò anche che in quel momento, non avrebbe voluto vedere sua madre.
No, non voleva vederla piangere. Perché sarebbe stato quello che avrebbe fatto se fosse stata ancora in quella casa.
Avrebbe pianto per lui  e Niall si era stancato di far soffrire la gente.
Lui avrebbe, invece, voluto vederla mentre, sorridente, gli andava incontro con la voglia di abbracciarlo, di stringerlo tra le sue braccia e felicemente dirgli che ora tutto andava per il verso giusto.
Aveva bisogno di sentirsi dire che le cose si erano sistemate, che non c'era niente di cui preoccuparsi.
Quell'immagine, però, sparì dalla sua testa lasciandolo con un leggero senso di vuoto venendo rimpiazzata da uomini ce lo trascinavano via.
Scosse velocemente il capo stringendosi i capelli con le mani.
Avrebbe potuto strapparseli.
<< Niall >>
Suo padre accortosi di lui lo richiamò e gli fece segno di prendere posto accanto a lui.
Il biondo forzò un piccolo sorriso.
Se non aveva il coraggio di parlare avrebbe finto, per loro, di essere felice e contento così.
Si accomodò accanto al padre dopo avergli dato una pacca sulla spalla.
Lui lo guardò da capo a piedi soffermandosi nei suoi occhi cristallini per poi parlare.
<< Qualcosa non va? >>
Sì, papà.
Proprio così.
Nulla va bene. Assolutamente nulla e solo per colpa mia.
Ho causato dolore, tormento e infelicità in tutte le persone che amo. Soprattutto a Daisy.
Non riuscirò mai a perdonarmi per quello che sto facendo.
E la cosa che più detesto è il fatto che voi non la pensiate come me.
Sono io la causa delle vostre sofferenze, ma voi invece no, pensate sia un vostro errore.
Credimi papà, non è così, è colpa mia. E' tutta colpa mia.
Non fare finta di niente.
Avrebbe davvero voluto dirgli tutto quello.
Si limitò, invece, ad annuire per poi abbassare lo sguardo.
Non sarebbe riuscito a reggere quel gioco ancora per molto.
Abituarsi. Doveva solo abituarsi.
Poi sarebbe filato tutto liscio come l'olio. Almeno sperava.
<< Niall, guardami >> sussurrò suo padre incoraggiandolo a riportare lo sguardo su di lui << sei mio figlio, so quando c'è qualcosa che non va >>
Susseguì un attimo di silenzio.
Niall distolse di nuovo lo sguardo dalla figura di suo padre per guardarsi intorno in cerca di qualche scusa per andarsene.
Doveva allontanarsi.
<< Niall, ti prego.  >> momenti di silenzio avvolsero la stanza. << Forse non sono stato un buon padre per te come lo sono stato per Daisy, forse è colpa mia.
Non so cosa pensi, Niall, non riesco a capirti.
Io non sono lei. Dimmelo Niall, dimmelo se è qualcosa provocato da me, o da tua madre, io non ce la faccio più. >>
Niall si alzò dal divano mettendosi velocemente la mano sul cuore.
'Mi dispiace' aveva detto.
Ed era andato via per rinchiudersi di nuovo in camera e continuare a darsi dello stupido di fronte a quello specchio che sembrava non volersi aggiustarsi da solo.   
 
 
La porta si aprì lasciando entrare nella stanza buia un po' di luce proveniente dal corridoio.
La figura di Daisy entrò pian piano e si stese accanto a Niall.
Lui, facendo finta di dormire, si preparò a sentire quello che stava per dire.
Lo faceva spesso ultimamente: entrare nella sua camera, accomodarsi accanto a lui che come al solito fingeva di essere tra le braccia di Morfeo per paura di ferirla e parlare di quello che pensava o che le capitava.
Niall non si lamentava, gli piaceva sentirla esprimere i suoi pensieri.
<< E' strano, Niall quello che sento. Ti ha mai fatto andare fuori di testa il modo in cui la notte cambia velocemente?
Mi è capitato spesso ultimamente.
Il modo in cui il tempo scorre troppo velocemente quando dovrebbe fermarsi o il modo in cui è così lento invece di essere un flash.
Credo di aver paura: paura di perdermi qualcosa mentre tutto va avanti, di rimanere indietro, di non raggiungere quello che mi sono prefissata o qualcosa del genere. Chi lo vorrebbe insomma?
Ho paura di non godermi tutto come invece si dovrebbe fare.
L'ho detto ad Harry. Mi ha risposto che tutto può anche passare velocemente, ma non è capace di cambiare noi. Io e lui, intendo.
Dice che lui è pronto ad affrontarlo con me.  Ma se non fosse così? Se il tempo cambiasse veramente le persone? Se io e lui non saremo più gli stessi tra qualche anno, mese o tra qualche giorno? Forse intendeva dire che se rimaniamo insieme possiamo cambiare insieme. Senza allontanarci. Io non voglio perderlo, proprio come non voglio perdere te, Niall.
Forse, se restiamo uniti, anche io e te possiamo cambiare insieme e non perderci niente. >>
Così dicendo, gli lasciò un bacio sulla guancia e si addormentò accanto al suo corpo caldo.
 
 
Non ci aveva riflettuto abbastanza su quelle parole.
Forse proprio per mancanza di tempo perché: i tre mesi erano andati via.
Ora di tempo non ne avevano proprio più.
Daisy era sempre affacciata alla finestra per controllare se mai qualche ambulanza stesse arrivando.
Harry accanto a lei, le cingeva la vita con le sue braccia lasciandole baci sui capelli e sussurrandole parole di conforto.
Niall scese le scale per affrontare, un'altra volta, quello che ormai accadeva da qualche giorno.
A differenza degli altri giorni, però, sentiva un qualcosa di strano. Come se il suo sesto sento lo stesse avvertendo. Perciò andò verso Daisy, l'abbracciò e le fece capire che le voleva bene.
Fece lo stesso con Harry.
Poi prese una sedia e la affiancò alla poltrona del padre, gli prese la mano e aspettarono.
Aspettarono di sentire le sirene che, alla fine, non tardarono.
<< Sono arrivati >> sussurrò Daisy tra le lacrime stretta dall'abbraccio forte di Harry.
Niall la guardò con lo sguardo pieno di dolore. Guardò come Harry le passava due pastiglie e un bicchiere d'acqua.
<< Non mi interessa se non le vuoi, oggi cambio di programma. Non voglio perderti >> le disse prima che lei acconsentisse e mandasse tutto giù.
Poi rivolse uno sguardo a suo padre e alle lacrime che cadevano dagli occhi chiari proprio come i suoi.
Lo abbracciò perché si era arreso.
L'unica persona che non avrebbe dovuto farlo per salvare se stesso aveva abbandonato tutto. Si sarebbe scaricato la colpa addosso per il resto della sua vita.
Pensò che, in fondo, era giusto così. Il senso di colpa che lo avrebbe accompagnato era il giusto peso da portarsi addosso per tutto quello che aveva fatto.
Aveva rovinato la vita a così tante persone a cui teneva che il minimo era starci male. Inoltre non aveva lottato per risolvere le cose.
In quel momento suonarono alla porta.
Quando fece per alzarsi una voce roca risuonò nella stanza.
<< Aspetta >> disse.
Tutti guardarono Harry che ricambiò solo lo sguardo di Daisy per poi rivolgersi di nuovo a Niall.
<< Non lo fare, Niall. Se non apri penseranno che non siete in casa. Scappa dalla finestra o nasconditi, non voglio vedere il mio migliore amico trascinato via >> sussurrò per non far rumore.
Intanto gli infermieri non facevano altro che suonare e bussare ripetutamente.
Niall e suo padre si avvicinarono ad Harry e a Daisy, il più lontano possibile dalla porta, sperando di non far alcun rumore.
Sicuramente se ne sarebbero andati se quella specie di piano avesse funzionato.
In quel preciso momento Niall capì che aveva fatto male.
Non voleva andare via, non voleva arrendersi, non voleva lasciare nessuno di loro.
Il tempo, però, era sempre stato un bastardo, non ce n'era mai abbastanza. Sentirono un botto e la porta si aprì.
Due infermieri entrarono in casa pronti per portare via Niall perché nessuna lettera che dichiarava la guarigione del ragazzo era stata mandata all'ospedale psichiatrico.
<< Corri, dannazione Niall corri! >> urlò Harry spingendolo verso le scale
Daisy si mise a correre dietro di lui: avrebbe potuto aiutarlo a scendere dalla finestra della sua camera che era più vicina al piano terra e aveva la scaletta.
<< Niall, in camera mia! >> urlò sotto il baccano proveniente dal piano inferiore.
Sperava solo che Harry e suo padre stessero bene e che il loro tentativo di fermarli funzionasse.
Mentre Niall iniziava a calarsi dalla finestra sentì suo padre urlare un: << Daisy, veloce! >>
<< Muoviti, Niall, muoviti! >> urlò lei continuando a tenere d'occhio la porta che subito dopo fu aperta da uno degli infermieri.
Il suo camice completamente bianco le faceva un certo effetto: le provocava i brividi.
Sentì un tonfo e guardando fuori dalla finestra vide Niall steso per terra che si teneva una caviglia.
Corse giù sperando di essere più veloce di quell'uomo e la sua orribile divisa che gridava al suo collega di correre fuori.
Arrivata alla fine delle scale vide Harry spingerlo e correre da Niall.
Lo aiutò ad alzarsi il più velocemente possibile ma non era in grado di correre; infatti riuscirono a prenderlo.
Daisy non si era nemmeno accorta di essersi fermata sullo stipite della porta ed essere rimasta la sola.
Raggiunse Harry che ormai inerme non poteva far altro che guardare Niall essere trascinato.
<< Lasciatelo, vi prego >> piangeva suo padre provando a strattonarlo dalla loro presa.
Nascose la testa nell'incavo del collo di Harry e iniziò a piangere.
Vedere suo fratello che si dimenava la distrusse e gli diede per una volta dello stupido anche lei perché non aveva voluto collaborare per salvarsi.
Niall non capiva, non capiva il perché si fossero fermati, perché non stessero più cercando dei modi per liberarlo da quelle mani che lo stringevano e portavano via da loro.
Quando si rese conto che anche Daisy aveva perso quel poco di speranza, si maledisse.  
E i suoi mugolii lasciarono spazio ad un nome urlato: il suo.
<< DAISY! >>
 
 
________________________________________________________________________________
Ciao sono Rors e sono in ritardo, come sempre, amen.
Okay, uhm, ora non so proprio cosa dire se non: GUARDATE NIALL HA PARLATO!.
Sì, ce l'ho fatta a fargli dire 'na parola, evay. lol
Okay passiamo alle cose serie:
1. In una parte del capitolo ho usato una frase di Night Changes: 'Does it ever drive you crazy, just how fast the night changes?'. Credo ve ne siate accorte. L'ho usata perché quella frase mi mette i brividi ogni volta, il perché è spiegato nel capitolo. Quelle che descrive Daisy sono le mie paure, ovviamente ce ne sono altre legate a quelle ma non mi sarebbero bastati tutti i caratteri del mondo. Ora vorrei chiedervi, c'è qualcosa che voi avete paura di non raggiungere o non realizzare a causa di quanto la notte cambi velocemente? O a causa del tempo che fugge via in quel modo? Se sì, scrivetemelo nei commenti.
2. NIALL HA PARLATO EHEHE, eee l'ho già detto, ma vab.
3. Credo siamo arrivati quasi alla fine di questa storia ma per chi vuole molto presto inizierò a pubblicare la mia nuova ff FANTASY sempre con i ragazzi nel ruolo di protagonisti. Pubblicherò prima le storie singole quindi: HALF- THE STORIES, capirete il perché in seguito. Spero che la leggiate in tanti e che vi piaccia.
4. Mi son dilungata fin troppo, grazie ancora per leggere taciturnity, vi adoro.
Rors xx

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Capitolo 14
*** Chapter 14. ***









<< DAISY! >>
Sembrava una di quelle scene a rallentatore dei film.
Ascoltando quella voce diversa da quella di suo padre o di Harry, che sembrava quasi non essere stata usata da tanto, Rosy smise di piangere.
Alzò il volto dalla spalla di Harry, e lo guardò per avere la conferma di quello che stava succedendo.
Harry sembrava sconcertato e sorpreso quanto lei: la bocca schiusa e gli occhi spalancati fissi nei suoi.
Nemmeno suo padre riusciva a dire niente. Sembrava che il tempo avesse smesso di scorrere velocemente come incredulo anche lui di quello che stava accadendo. Sembrava voler dare a tutti la possibilità di capire cosa era realmente successo e reagire nel modo migliore.
<< Daisy, ti prego! >> di nuovo lui.
Fu quello a svegliarli dalla specie di trance in cui erano caduti.
Harry tolse le braccia dai fianchi di Rosy e senza preavviso iniziò a correre verso Niall.
<< Niall, parla! Parla ancora! >> urlava con la sua voce roca.
Daisy lo imitò quasi subito.
Spinta da un'adrenalina che non sapeva di avere in quel momento corse molto più veloce di Harry.
<< Parla Niall, parla! >> urlò anche lei
<< Daisy, Daisy, Daisy! Aiutami! >> gridava quelle parole come se soffrisse.
Poi anche la voce di suo padre si fece sentire: << Lasciatelo! >>.
Harry raggiunse i due infermieri spintonandoli per far cedere la loro salda presa sulle braccia di Niall.
Daisy cercò di aiutarlo anche se la sua forza era di un livello piuttosto basso rispetto a quella di Harry, ma suo padre corse in soccorso.
<< Lasciatemi! Parlerò sempre, ve lo giuro! >>
Sentire quelle parole era momentaneamente destabilizzante.
Sentire parole vere, e non dei mugolii buttati lì solo per fare contento qualcuno.
Alla fine lo lasciarono andare.
Niall inciampò per poi finire tra le braccia di Daisy che lo strinse forte a sé.
<< Sottoporremo la questione all'ospedale e al tribunale. Riceverete una lettera per sapere cosa è più giusto >> parlò uno dei due infermieri.
Ma loro non lo stavano a sentire.
Niall era ancora tra le braccia di Daisy.
Lei si sentiva finalmente bene e al sicuro tra le braccia di suo fratello. Aveva voglia di piangere e di ridere allo stesso tempo. Voleva urlare al mondo che finalmente poteva smetterla di trattarla come una matta. Avrebbe voluto dire a tutti ''Ora potete smettere di guardarmi come se stessi per morire''.
Ascoltare la voce di Niall per lei non era solo la semplice consapevolezza che suo fratello stesse bene.
Sentire quelle parole per lei significava davvero tanto.
Significava poter tornare alla sua vita.
Significava essere finalmente felice.
Harry colto alla sprovvista dall'abbraccio di quello che ormai considerava un secondo padre non poté far altro se non ricambiare.
Gli infermieri andarono via.
Forse, qualcosa iniziava ad andare nel verso giusto.
 
 
***
 
Poggiai il braccio di Niall intorno al mio collo, probabilmente non sarebbe riuscito a rientrare dal solo a causa della distorsione al piede presa nel momento in cui era saltato fuori dalla finestra.
Vidi Harry aiutarmi e zoppicando un po' Niall iniziò ad avanzare verso la porta di casa.
Nessuno di noi riusciva ancora a credere quello che era successo, in quel momento eravamo noi quelli che si rifiutavano di parlare.
Ma solo per paura che tutto quello fosse stato un sogno.
Non l'avremmo potuto sopportare.
Entrati in casa ci accomodammo in salotto: Niall sul divano con il piede steso e un po' di ghiaccio sopra, che mi ero affrettata a prendere.
Harry in piedi vicino a me e papà seduto sulla poltrona.
Continuavamo a guardarci in silenzio con il respiro trattenuto.
<< Niall >> papà parlò.
Aveva paura che suo figlio, ora che il pericolo sembrava scampato, avesse smesso di parlare di nuovo. Glielo leggevo negli occhi. Probabilmente tutti erano riusciti a decifrare quello sguardo.
<< Sì, ci sono >> sussurrò lui.
Le urla trasformate in sussurri.
Meglio di niente. Meglio di niente. Mi ripetevo tra me e me.
Aveva una voce roca e mi sembrò quasi di sentirla per la prima volta. Nell'adrenalina del momento poco prima non me n'ero accorta.
Mi era mancato davvero tanto quel suono che sembrava accarezzarmi la pelle.
Vari sospiri di sollievo occuparono la stanza.
<< Non ci posso credere >> continuò papà coprendosi il volto di nuovo inondato di lacrime con le mani.
Non mi mossi, doveva sfogarsi.
Harry, però, si avvicinò per dargli una pacca sulla spalla. Lo ringraziai con un sorriso.
Poi mi concentrai su mio fratello.
Mi guardava come se volesse dire qualcosa. Gli presi la mano.
<< Puoi dirlo ora >> sussurrai per fargli capire che non c'era fretta, ma non poteva tirarsi indietro.
Non dopo quello che era successo.
Un accenno di sorriso comparve sul suo volto e fu l'unica cosa a far quasi sparire quel peso che avevo sul cuore.
<< La mia Daisy >>.
Tre parole e le lacrime avevano ripreso a scendere dai miei occhi.
Lo abbracciai forte e fui felice quando le sue braccia circondarono il mio corpo.
Quello era mio fratello.  Mio fratello parlava.
<< È tutto okay >>
Era strano come adesso fosse lui a tranquillizzare me.
Gli sorrisi staccandomi dall'abbraccio.
<< Tu...non smetti di parlare, vero? >>
<< Te lo prometto >> parlò a voce un po' più alta.
Era bello sentirla di nuovo.
Non avrei potuto dimenticarla, non più.
Potevo sentire il mio nome pronunciato da lui ogni volta che ne avevo bisogno.
Ora poteva consolarmi a parole, non più a gesti. 
Harry guardava la scena e sorrise non appena mi voltai verso di lui.
Mi alzai per andargli incontro e fui ancora più contenta tra le sue braccia.
<< Harry >>
Ancora un po' sconvolto si voltò verso Niall aspettando con impazienza che continuasse.
<< Grazie. Di tutto >>
Harry sorrise.
<< Non c'è di che >>
Dopo l'ennesimo sorriso rubato in quella mezz'ora papà decise di alzarsi dalla poltrona.
<< Dobbiamo festeggiare. Harry, rimani a cena >> era un'affermazione, non una domanda. Questa sottile differenza fece sorridere il ragazzo che ormai considerava quella la sua seconda casa e la sua seconda famiglia.
Prese in mano il telefono di casa e compose un numero che si rivelò essere di una pizzeria.
<< La pizza forse non sarà una cena di lusso, ma è buona >> disse indicandoci facendoci ridacchiare.
Amavo vederlo così felice.
Amavo vedere Niall sorridere come se si fosse tolto un peso di dosso.
E amavo Harry. Più di qualsiasi altra persona al mondo.
<< Papà >> parlò Niall mettendosi seduto.
A papà gli si illuminò lo sguardo.
<< Ti prego dillo di nuovo. Non lo sento da quando avevi sedici anni >> pregò chiudendo gli occhi.
<< Papà! >> esclamò Niall per vederlo felice.
Mi strinsi di più tra la presa di Harry mentre quella che era la mia famiglia si abbracciava.
<< Dimmi figliolo >>
<< Puoi ... darmi il telefono? >>
Con una certa confusione glielo passò.
Lo guardammo tutti comporre un numero e portarsi il cellulare all'orecchio in attesa di una risposta.
<< Pronto? >> sentimmo una voce ovattata dall'altra parte della cornetta.
<< Mamma >>
Mi irrigidì sentendolo pronunciare quella parola.
Harry se ne accorse così strofinò una mano sulla mia schiena. Lo faceva sempre per calmarmi.
<< Va tutto bene, Daisy >> sussurrò al mio orecchio per poi lasciarmi un bacio tra i capelli.
Strinsi la sua maglietta tra le mani respirando il suo profumo.
Perché l'aveva chiamata?
Lei non si era fatti tanti problemi quando ci aveva lasciati.
Non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea di tornare indietro e riprendersi la famiglia che un tempo aveva avuto.
Papà l'amava ancora, si vedeva.
A volte lo sentivo chiamare il suo nome nel sonno. E non potevo sopportare il modo in cui l'aveva fatto soffrire.
Io non l'avrei perdonata tanto facilmente. Forse non l'avrei perdonata affatto.
Non mi interessava fosse la donna che mi aveva messo al mondo.
Niall non doveva correrle dietro.
Lei non poteva andare e venire quando le pareva. Non era più casa sua quella.
Almeno per come la pensavo io.
Non seguì il resto della conversazione. Probabilmente lei era già in macchina convinta che ora sarebbe andato tutto bene.
Che lei sarebbe ritornata a casa come se niente fosse successo.
Come se non fosse mai andata via.
Come se io fossi ancora quella che aveva lasciato.
Ma si sbagliava di grosso.
Non volevo rovinare la cena. Non l'avrei mai fatto. Per Niall e per papà.
Bisognava festeggiare e volevo essere io a renderli contenti.
<< Sta arrivando >> disse Niall appena chiusa la chiamata e io mi sentivo ...ero arrabbiata con lui.
Mi staccai dalla stretta di Harry e raggiunsi la mia camera consapevole che mi avrebbe seguito.
 
 
<< Daisy >> sussurrò appena chiusa la porta.
Mi raggiunse sul letto.
Mi riprese nella sua stretta facendomi sedere sulle sue ginocchia.
Rannicchiarmi tra le sue braccia era una delle cose che preferivo.
Riusciva sempre a calmarmi.
<< Lo so >> dissi allacciando le braccia intorno alla sua nuca e rifugiandomi col viso nell'incavo del suo collo.
<< È pur sempre tua madre >>
<< È andata via senza pensarci due volte >>.
Sospirò stringendomi più forte.
<< Non puoi saperlo, amore mio >> mi morsi il labbro per trattenere un sorriso all'uso di quel nomignolo.
Per un momento riuscii a pensare solo a quello.
Amore mio. 
<< Magari puoi parlare con lei. In modo civile >> sottolineò riportandomi alla realtà.
<< D'accordo. Ci proverò >>
<< Niente scenate? Promesso? Niall ne ha già passate abbastanza per oggi, tu non credi? >> disse senza riprendere fiato non lasciandomi il tempo di replicare. Per qualche motivo quel suo atteggiamento mi fece sorridere.
Presi il suo volto tra le mani spostando alcuni capelli ricaduti davanti agli occhi.
Mi piaceva il suo sorriso.
Poggiai le labbra sulle sue per un piccolo bacio.
<< Te lo prometto >>
 
 
Il bussare alla porta fece scoppiare la nostra bolla in cui ci eravamo rifugiati. Bolla che si costruiva automaticamente ogni volta che eravamo insieme.
Gli lasciai un altro bacio prima di alzarmi e andare ad aprire.
La vista di mio fratello con le mani in tasca che si dondolava sui talloni mi fece tenerezza.
<< Scendete? >> chiese insicuro. Sorrisi.
<< A patto che ogni volta che è pronto tu venga a chiamarmi >>.
Alzò gli occhi al cielo in un gesto molto teatrale per poi abbracciarmi.
<< Mi sei mancato >> sussurrai stringendolo. << Mi sei mancato tanto >> .
 
 
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Serve se dico che mi dispiace per il ritardo?.
Anzi forse ho tardato meno delle altre volte MA anche questa volta la colpa non è mia.
La linea per il collegamento ad internet ha fatto i capricci e non ho potuto far altro se non aspettare.
Spero come al solito che vi piaccia.
Grazie per leggere la mia storia, o anche solo guardarla di striscio.
Alla prossima! Baci,
_Rors xx

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