Amore cortese

di Leonelupo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due cuori ed una guerra ***
Capitolo 2: *** Due cuori ed una guerra ***
Capitolo 3: *** Due cuori ed una guerra ***



Capitolo 1
*** Due cuori ed una guerra ***


                                                                AMORE CORTESE
                                                         DUE CUORI ED UNA GUERRA
 
 
I villaggi che erano stati fondati lungo le vie che attraversavano la grande foresta di Sherwood, in quei giorni d'autunno, si domandavano con l'animo inquieto di chi fosse il grande esercito che marciava celermente sulle loro terre. Spiando i soldati cerulei ed il loro stemma con le fattezze di un leone rampante al fianco di un'immensa quercia dai lunghi rami. I più giovani correvano, al fianco dei soldati, nascondendosi fra il fogliame, rischiando il richiamo ansioso delle madri, per mirare il grande condottiero. Il comandante alla testa di quel grande esercito che stava guidando i suoi uomini chissà dove e per chissà quale missione.
Solo un ragazzo, di un piccolo villaggio adiacente al castello del conte di Locksley , avendo udito le notizie provenienti dagli altri villaggi,  si mise ad aspettare l'esercito di fronte alle porte del castello, per sbirciare chi fosse il leggendario cavaliere inviato da terre così lontane da  essere credute fantastiche. 
 
Alle porte,infatti,la marcia si arrestò e tre cavalli si pararono di fronte al ragazzo che bloccava il passaggio.
Uno era nero, come la notte più buia e così il suo cavaliere i cui indumenti erano di pelle nera come il carbone. Egli aveva i capelli corti ed anch'essi neri, un'accenno di barba sulle guance e sotto il mento, due occhi azzurri cerulei come gli stendardi della casata ed un uncino al posto della mano destra. Il cavallo al centro, invece, era bianco come il latte ed il suo cavaliere indossava un 'armatura di metallo brillante che ne copriva il viso lasciando intravvedere solo i magnifici occhi la cui sfumatura si rivelò un mistero per il ragazzo. Essi non erano né azzurri né verdi ma un misto chiaro dei due che si equilibravano perfettamente creando un gioco di luci che richiamava in quegli occhi l'immagine delle acque pure di un pallido lago. Infine il terzo cavallo era marrone focato, vicino al manto di una volpe, ed il suo cavaliere appariva in tutto e per tutto come un cacciatore. Indossava un cappotto tessuto con decine di pelli differenti e ne portava due al collo, probabilmente di lupo, come sciarpe. Dalla schiena sbucava il lungo arco e la grande faretra colma di frecce dalle piume bianche. Il suo volto era più luminoso di quello del primo cavaliere. I suoi occhi erano grigi come il piombo , i capelli castani rossicci erano corti ma ricci. Anche lui aveva la barba dello stesso colore dei capelli ed un po' più folta di quella del compagno. 
 
Dei tre fu l'unico a rivolgere un sorriso gentile al ragazzo che, con i suoi pochi stracci ed uno sguardo curioso, stava intralciando la marcia di quel maestoso seguito di uomini. Una leggera e dolce risata si udì nell'aria . Una risata di donna secondo il ragazzo ma essa sembrava provenire dal cavaliere nel centro ed il pensiero gli risultò impossibile. Fu, tuttavia, smentito dai fatti una volta che il cavaliere lucente si tolse l'elmo lasciando ricadere sulle spalle lunghi boccoli biondi come il sole ed il grano. Un sorriso gentile e puro adornava quel dolce viso dagli occhi limpidi e dalle labbra rosee come un bocciolo appena nato.
 
La donna scese agilmente da cavallo mostrandosi più alta di lui solo di una decina di centimetri. Indossava lunghi pantaloni blu scuro e sotto la leggera armatura di metallo si intravvedeva il bordo ricamato di una  camicia bianca. 
 
-sei per caso il custode del castello ragazzino?- si rivolse a lui con un sorriso gentile ed un poco scherzoso. Era lieta di quell'incontro , un piccolo momento di conversazione che non riguardasse guerre, sotterfugi ed armi. Ed un giovane ragazzo dagli occhi scuri , i capelli castano scuro quanto gli occhi e pochi stracci sul corpo magro per coprirlo dalle intemperie che gli stava bloccando la strada senza apparente motivo.
 
-n...no. Ero solo curioso di vedere- balbettò il ragazzo mantenendo il suo sguardo sulla giovane donna di fronte a lui.
 
-che cosa?- proruppe la voce autoritaria del primo cavaliere.
 
-l'esercito- rispose veloce il ragazzo alternando lo sguardo fra lui e la donna in armatura- nei villaggi si mormora da mesi del vostro passaggio ed anche i miei amici me ne hanno parlato. Ero curioso di vedere il mitico cavaliere alla testa dell'armata. Si dice che veniate da terre lontanissime
 
Un'altra risata, sempre giocosa, stavolta si udì provenire dal cacciatore che avvicinò di pochi passi il suo cavallo e parlò con voce calma al ragazzo. 
-beh allora l'hai trovato. Emma è il miglior cavaliere dell'intera foresta incantata-
 
E tu sei sempre il solito esagerato- lo riprese la donna rivolgendogli un sorriso- Dimmi ragazzino. Dove sono i tuoi genitori?-
 
-Morti nell'ultima guerra degli orchi. Mia madre era un'infermiera in un villaggio preso di mira...-
 
-E dove vivi allora?-lo incalzò la ragazza.
 
-Nelle stalle dei miei amici o nelle baracche dei contadini dopo aver lavorato la terra per loro-
 
-Un bracciante, dunque- trasse le conclusioni il cavaliere nero- e ad una così giovane età. Mi dispiace , davvero
 
-Non si dispiaccia. Non è così male. Tranne l'inverno , ovviamente...-
 
Il ragazzo aveva distolto lo sguardo dalla donna per rivolgerlo al cavaliere che si era rivolto a lui con un tono così compassionevole da risultare in contrasto con la sua figura e quando lo aveva riposto nuovamente sulla donna l'aveva trovata immersa nei propri pensieri con le mani appoggiate sulla vita e lo sguardo vacuo. 
 
-oh oh- esclamò il cacciatore abbassando lo sguardo verso Emma- so cosa significa quell'espressione-
 
Il cavaliere nero a sua volta rivolse a lei la sua attenzione e sbuffò appoggiandosi di più al cavallo- purtroppo anche io-
 
Il ragazzo alternava lo sguardo confuso tra i due e , solo per un attimo, ebbe paura. Non conosceva quelle persone, anzi, non aveva motivo di trovarsi lì ad intralciare loro il cammino. Eppure la curiosità lo aveva vinto e non vi era modo, ormai, di tirarsi indietro. Sperava, in cuor suo, che la donna non stesse decidendo se ucciderlo o meno perché in tal caso , con un'esercito contro, sarebbe stato spacciato. Ma gli sguardi gentili e compassionevoli che i tre gli avevano rivolto lo facevano dubitare che questo fosse il caso di darsela a gambe per evitare la morte. 
Nonostante ciò nessuno sapeva ancora cosa stesse pensando la giovane condottiera.
 
-Vieni con noi !- esclamò ella rompendo il silenzio. 
 
-Co...com..come?
 
-Unisciti a noi. Non c'è nulla che ti lega qui, giusto? E potresti servirci da guida in questa foresta. Noi non siamo di qui ma dovremmo rimanerci a lungo e soggiornare al castello. Se glielo dirò io ti faranno restare lì e poi deciderai se tornare con noi o rimanere qui come protetto del conte
 
-Lo fareste davvero?- chiese il ragazzo esterrefatto.
 
-So cosa significa essere orfani e rimanere soli a lungo. Se posso, farò tutto ciò che è in mio potere, per impedire che accada anche a te. Me lo permetterai?-
 
-Siete qui per aiutare le nostre terre?-
 
Emma e gli altri due annuirono.
 
-Allora sarò la vostra guida. Il mio nome è Henry -
 
-Io sono Emma e loro sono Killian e Graham- disse indicando prima il cavaliere nero e poi il cacciatore. Henry gli rivolse un cenno rispettoso del capo prima di percepire un peso sulle spalle. La donna era affianco a lui, un sorriso raggiante disegnato sul volto, ed un braccio serrato sulle sue spalle per tenerlo vicino a se. -Benvenuto in famiglia-
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I tre cavalieri varcarono la soglia della sala magna con Henry al seguito che, mente persa ad ammirare il castello, rischiava di sbattere dolorosamente contro ogni superficie che non fosse il pavimento. Emma rise del suo comportamento goffo un'ultima volta prima di dirigersi alla testa dei quattro verso i due troni sul fondo della sala. 
Seduti su di essi vi erano il conte e la contessa, le mani congiunte in un gesto abituale e gli sguardi lieti , persino felici , di vederli. 
Lui era giovane quanto loro, i capelli erano un biondo sporcato di terra, gli occhi delle foreste colme di vita e lo sguardo scaltro, non annoiato, al contrario di quello di molti regnanti.
La sua sposa, i cui occhi colpirono Emma all'istante, era eterea. 
 
I lineamenti gentili contrastavano i folti e lunghi capelli neri, che ricadevano lisci lungo la schiena. I suoi occhi erano oscuri, più dell'oblio e degli abissi ma colmi di luce riflessa. Le sue labbra, prive di rossetto, richiamavano il colore delle rose più rosse e del sangue più denso. Una piccola cicatrice le solcava la pelle sopra il labbro superiore scomparendo poi in esso mentre la sua carnagione era della stessa tonalità della tinta più chiara dell'ebano . 
 
Un'angelica visione agli occhi del marito e di chi la guardava , un pericolo , un nemico e una minaccia per il cuore del cavaliere i cui occhi si erano intrecciati con i suoi. 
 
-siete una donna-il tono della contessa era sorpreso e, leggermente, dubitante.
Ma seppur col dovere di rispondere, Emma non riuscì a proferir parola. Scossa, nel profondo, da una visione ancestrale che ancora non credeva reale. 
 
-sì anche io sono rimasto scioccato quando l'ho saputo- la voce di Henry riempì il vuoto, riscuotendo Emma dai suoi pensieri, ed evitando che si creasse una scena d'imbarazzo. 
I presenti si voltarono verso di lui ed anche i due sovrani, finalmente, lo notarono.
 
-Scusate. Non avrei dovuto int..ora sto zitto
 
-Chi è lui?- chiese incuriosito e divertito il conte.
 
-Un nuovo arrivato, per così dire. Comunque sì, vostra altezza, sono una donna. Per caso la cosa vi reca disturbo?
 
-Assolutamente no-rispose prontamente la sovrana- fin tanto che svolgiate il vostro compito-
 
-Mi stia a sentire razza di...
 
Graham si intromise ,portandosi di fronte ad Emma prima che commettesse un'errore di cui poi si sarebbe pentita e si rivolse direttamente al conte.
-Il re e la regina della foresta incantata hanno accettato il vostro accordo in quanto abbiamo un nemico in comune . L'esercito e noi tre siamo stati inviati per fornirvi assistenza per i prossimi mesi in previsione dello scontro in primavera. Inoltre siamo stati mandati per servirvi in quanto guardie personali e, ovviamente, rappresentanti del regno-
 
-Che premure!! Manderò subito una lettera di ringraziamento al mio vecchio amico James e vi aprirò volentieri le porte del mio palazzo. Siete miei cari ospiti ed amici-
 
-La ringraziamo umilmente signore. Per quanto riguarda i nostri compiti: Io e Graham saremo al suo servizio come meglio crede mentre Emma penserà a proteggere vostra moglie- Killian , che era rimasto in disparte fino a quel momento, si intromise per chiarire il motivo della sua presenza. Militarmente parlando, infatti, sarebbero stati necessari solo Graham ed Emma per guidare l'esercito e lasciarlo alle direttive del conte ma il loro compito non era solo quello. 
Loro dovevano svernare in quella foresta, condurre la battaglia e ,nel frattempo, anche proteggere il conte e la sua sposa. 
Per questo un'alleanza con i sovrani della foresta incantata era sempre agognata da molti. 
Perché loro aiutavano oltre il vincolo di alleanza e consideravano i loro protetti come persone di famiglia.
 
Tuttavia il primo cavaliere non sembrava affatto gradire l'idea di passare mesi e mesi sotto quel tetto in compagnia di un'essere angelico ma dalla lingua biforcuta. 
-Ma certo. Farò sistemare le vostre stanze accanto alla nostra così da facilitare il vostro compito-
 
Graham tirò una leggera gomitata nel fianco dell'amica-Vi siamo enormemente grati della vostra ospitalità- poi il suo sguardo si spostò su Henry, appoggiato ad una colonna lì affianco per non farsi vedere più del dovuto- e vorrei che aggiungeste un'altro letto nella mia stanza per il ragazzo
 
Ciò che seguì furono mere formalità e scambi di doni che Graham fu più che felice di svolgere al posto di Emma, colei che legittimamente avrebbe dovuto porli al signore che li ospitava. Ma egli non si mostrò rigido e tradizionalista e, con un sorriso, accettò i doni che il cacciatore gli porse. La contessa, così come Emma alla minima occasione, si scusò e si allontanò dalla sala. Henry intrattenne una conversazione con l'annoiato Killian che, per solidarietà, era rimasto ad assistere l'amico Graham ed anche per dovere dato che avrebbe dovuto proteggere il conte da quel giorno in poi per i prossimi mesi. 
 
Emma, invece, cercava un posto tranquillo nel castello. Uno in cui rimanere sola a riflettere. E così trovò una porta a finestre che conduceva su un magnifico giardino esterno. Il cielo blu della sera, appena lo vide, funse da chiave per liberare i suoi pensieri e la ragazza , sedendosi e mirandolo da un muretto di pietra, iniziò ad interrogarsi. 
 
La grande missione che i suoi genitori le avevano affidato avrebbe messo fine ad una lunghissima faida che nessuno,ormai, si ricordava nemmeno come fosse nata. Ma Emma ricordava bene e vividamente che essa era stata la causa della sua infanzia perduta e della sua solitudine. I suoi avevano dovuto abbandonarla per assicurarle una vita , solo non avevano pensato a quale tipo. Fu molto più tardi che Emma venne a sapere da un viandante che leggeva il sangue tramite la magia quale fosse il suo lignaggio. Una volta ritrovata, i due sovrani, che tanto l'avevano cercata una volta scampato il pericolo, promisero di non lasciarla più andare. Ma la giovane non poteva comunque essere riconosciuta come erede perché ritenuta morta e così Emma divenne il primo cavaliere del regno. Imparando l'arte della spada dal padre ed usufruendo delle sue conoscenze della dura sopravvivenza nei piccoli villaggi, ben presto, quel giovane cavaliere divenne leggenda. Ed ora, che la minaccia che una volta l'aveva allontanata da casa si era ripresentata, Emma non sarebbe fuggita ma avrebbe combattuto per salvare la sua famiglia, tenerla unita e proteggere il regno. 
 
-Sono stata dura...- esordì una voce al suo fianco. Due mani, Emma le vedeva con la coda dell'occhio, poggiavano delicatamente i polpastrelli sulla fredda pietra.-prima. Vi chiedo scusa
 
-Non siete la prima a dubitare milady. Ed anche io ho avuto un comportamento scorretto. Il viaggio è stato più lungo del previsto
 
-Quanto?- chiese in un fil di voce la contessa.
 
-Siamo partiti due mesi fa-
 
-Vi manca la vostra casa cavaliere?- Emma sorrise dentro di sé quando la donna pronunciò il suo grado sapendo, ne era certa, che le avrebbe fatto piacere. 
 
-Questa sarà casa mia per i prossimi mesi . Questo....è troppo importante per farmi prendere dalla nostalgia di casa
 
-Non siete qui solo per proteggerci, vero? C'è qualcosa di più personale. Che cos'è?-
 
Emma si irrigidì e ,deliberatamente, evitò gli occhi della dama, certa che le avrebbero estorto la verità se solo avesse voluto e si alzò , sfiorando con una spalla quella della contessa. 
-Come ho detto il viaggio è stato lungo. Farei meglio ad andare a riposare. Una sola curiosità, però-
 
-Dite pure- acconsentì la dama incuriosita.
 
-Sarò la vostra guardia del corpo per i prossimi mesi ma...non conosco nemmeno il vostro nome- disse Emma voltandosi e, maledicendosi, per aver fissato i suoi occhi in quelli dell'altra. 
-Regina- il suo nome era così dolce uscito da quelle labbra carnose. Emma rimase in contemplazione di quella che riteneva un'opera divina, non terrena, come successo prima e quasi non si accorse di come anche l'altra donna la stesse osservando. 
 
-Molto bene- disse ritrovando in sé un senso di cavalleria che non le era mai appartenuto- Buonanotte Regina- sussurrò a pochi centimetri dalla sua mano prima di lasciarvi un dolce bacio ed allontanarsi nel buio della sera. 
La dama la osservò svanire oltre l'entrata con sguardo interrogativo e così la sua mano su cui sentiva ancora il calore di quelle soffici labbra. Era così strana quella ragazza. Così dolce e bella ma allo stesso tempo forte e riservata. Un barlume , un lumino di curiosità ed interesse si accese nella contessa la cui vita era rimasta immutata per anni, da quando aveva scoperto di non poter dare un'erede al marito e lui, seppur continuando ad asserire di amarla, si era allontanato. 
Ed ora questa sconosciuta si presentava alla sua porta con un mantello di misteri addosso e lei, debole donna, si sentiva risucchiare in quegli occhi limpidi e gentili.
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N.A.
Salve a tutti. Sono Noemi ed è da davvero molto tempo che non scrivo. Spero di non risultare troppo pallosa o ripetitiva. Spero vivamente che la storia vi piaccia, vi appassioni e vi faccia provare emozioni soprattutto. Lo so che siamo solo al primo capitolo e , penso, di non poter pretendere molto ma se avete dubbi, questioni, domande o critiche e altro da dire....vi prego di commentare così che possa rispondervi. 
Non ho un piano di pubblicazione quindi i capitoli non usciranno secondo una scadenza precisa ma farò del mio meglio per non impiegarci una vita a scriverli. 
Buona giornata a tutti. N. 
 

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Capitolo 2
*** Due cuori ed una guerra ***


 
 
-Emma!!-
 
La ragazza udì il suo nome echeggiare per l'ampia sala e ,prontamente, vide avvicinarsi in gran fretta l'amico cacciatore  seguito, a distanza maggiore, dal conte. Seppur controvoglia Emma, notando l'urgenza del richiamo, arrestò il passo ed attese, a braccia conserte, la richiesta dell'amico.
 
-Intrattieni per qualche minuto il conte, per favore. Prima ho visto Killian portare una dama nel corridoio e voglio controllare che non siano ancora lì. Sai che cos'è successo l'ultima volta...- il suo sguardo fu abbastanza eloquente da far capire al cavaliere che si sarebbe potuta ripresentare una davvero pietosa ed imbarazzante situazione successa qualche anno or sono. 
Tal ricordo era collegato ad una loro precedente permanenza in terra straniera, ospiti di re d'oltremare, le cui donne erano particolarmente appetibili e , seppur avvisato più volte il cavaliere nero, che una sua scappatella non sarebbe stata tollerata, egli non seppe resistere al richiamo di quelle dolci fanciulle ed i tre furono letteralmente cacciati dal castello con conseguente esilio dalle terre. 
 
Ma questa storia ora era solo un ricordo ed Emma, pur non volendo essere coinvolta, attraversò a gran passo la stanza per intrattenere una superficiale e ,totalmente, indesiderata conversazione con il conte .
 
-Cavaliere !! Siete fuggita via alla minima occasione, prima. Non vi interessano le tradizioni?-
 
-Le tradizione cambiano, a mio parere e poi non sono molto interessata nelle questioni di palazzo in generale. Per questo Graham viaggia sempre al mio fianco
 
-Ah, infatti il cacciatore mi sembrava un veterano di queste faccende
 
-Viaggiamo molto...
 
I due camminarono ,entrambi braccia dietro la schiena, all'esterno del castello in un giardino differente da quello in cui Emma era stata precedentemente. Questo era rettangolare all'inizio e si concludeva con una balconata in pietra a forma di semicerchio. Le piante, si notava, erano curate amorevolmente e nel centro , protetto da un cerchio di pietra più scura, si ergeva un melo dai frutti rossi come il sangue.
 
-Ho dato disposizioni....-disse il conte incerto con un sorriso timido- pensavo vi avrebbe  fatto piacere...di far arrivare un maestro dal villaggio per istruire il ragazzo. Starete qui per molto e...-
 
-Vi ringrazio. Sono sicura che Henry lo apprezzerà molto
 
Il conte si fermò affianco ad Emma, di fronte al melo. Lo osservava con un sorriso nostalgico che sembrava legare lui e l'albero a ricordi comuni e non sempre lieti. Sotto lo sguardo del cavaliere, infatti, strinse la presa tra le sue mani e si irrigidì col busto.
 
-Chi è lui?- chiese cercando di sottrarsi allo sguardo curioso ed indagatore della donna. Stavolta fu Emma a distogliere l'attenzione, portandola alla superficie rossa di una mela ,vedendoci riflessa la sua infanzia e l'incontro con Henry fuori dalle mura. Un sorriso amaro , simile ma più marcato di quello del conte, si disegnò sul volto di Emma. 
 
-è un orfano che vive nel villaggio vicino- poi sorrise divertita al ricordo- ed ha avuto il coraggio di pararsi di fronte ad un esercito perché era curioso
 
Anche il conte, nonostante estraneo alla vicenda, non poté fare a meno di sorridere immaginandosi il giovane ragazzo che fermava l'avanzata dei maestosi cavalli e poi se ne pentiva subito dopo. 
 
-Voi non avete figli?- chiese Emma di seguito notando, già dall'arrivo, che nella residenza non si sentivano né gemiti di neonati né risa di ragazzini. Ciò era molto inusuale nelle corti , dato che lo scopo , la gran parte delle volte, dei matrimoni era quello di produrre eredi. Eppure in quel castello non vi era l'ombra di un giovane o di una giovane. 
 
-No-rispose tristemente ed a capo chino l'uomo-purtroppo mia moglie si è rivelata sterile ed è impossibilitata ad avere figli. Sono sospinto dai miei consiglieri a trovare una concubina ma...-
 
-Vi sembrerebbe ti tradire la donna che amate. Capisco il vostro dilemma
 
-è per questo- continuò il conte , rincuorato dalle parole di Emma- che mia moglie si sta adoperando per aprire un'orfanotrofio nelle vicinanze del castello. I bambini le stanno a cuore e, anche se non può averne di suoi, sarebbe felice di potersi prendere cura di coloro a cui sono stati strappati i genitori
 
Emma sgranò gli occhi alla notizia e subito un vivo interesse si accese dentro di lei. 
-Vorrei poter lavorare al progetto se me lo concedete
 
-Ma certo!- rispose solare l'uomo- i lavori stanno andando a rilento sul piano edilizio perché bisogna buttare giù molti alberi per costruire la struttura ma sono certo che il vostro aiuto sarà ben accetto
 
-Sarà meglio che mi ritiri nella mia stanza ora. La Luna è già alta- commentò Emma distogliendo lo sguardo da quello del conte e ricordandosi  del motivo per il quale era lì in primo luogo. Pensò che di tempo Graham, per trascinare a calci Killian in camera, ne aveva avuto a sufficienza e che lei , finalmente, sarebbe potuta andare a riposare.
 
-Buonanotte allora- la congedò l'uomo dedicando il suo sguardo al mirabile melo a cui aveva legato molti dei suoi ricordi più felici e sotto il quale, la sua amata, gli aveva rivelato l'atroce notizia. Privo della compagnia del cavaliere il suo cuore continuò a struggersi per quel problema a cui la sua mente non dava peso, dato il pericolo imminente, ma a cui avrebbe dovuto dare attenzione secondo i suoi doveri. E si interrogò a lungo quella notte , consigliato dal cielo stellato, che conteneva  in sé tutte le risposte tranne quelle tanto agognate da  lui. 
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Aperta la porta di legno massiccia , Emma, venne letteralmente presa di mira da un cannone spara cuscini. Tale cannone era conosciuto con il nome di Henry ed a breve avrebbe conosciuto la furia di un cavaliere il cui sedere e le cui giunture dolevano più delle fiamme dell'inferno. 
 
-Henry piantala immediatamente
 
Il ragazzo, notando il bersaglio dei suoi attacchi, si rannicchiò nel letto, con la paura di aver suscitato l'ira della donna e di finire nuovamente in strada nel giro di pochi minuti.
 
-Si può sapere che succede?-
 
-Pensavo fossi il servo cattivo che era entrato prima e che ha cercato di sbattermi fuori. Scusa Emma..mi dispiace tantissimo
 
La bionda avrebbe dovuto, anzi, voluto, essere infuriata o per lo meno arrabbiata col ragazzo ma egli si copriva una porzione di viso con un cuscino che stringeva al petto e la fissava con due occhi marroni, simili a cioccolato fuso ed Emma non seppe resistere. Era senza difese di fronte alla sua tenerezza e alla gioia infantile che animava il suo corpo. Gioia di cui Emma non aveva mai potuto godere ma che invidiava immensamente. 
 
Per questo, invece, di urlare o semplicemente di andarsene a letto col broncio, la bionda rispose al fuoco con il fuoco , lanciando una raffica di cuscini contro il ragazzo che, goffamente, cercava di schivarli. La battaglia, ben presto, uscì dal loro controllo e piume d'oca ricoprirono il pavimento lasciando i loro poggia testa impossibilitati ad eseguire il loro compito originale. Ciò non si rivelò essere un problema dato che, una volta data la buona notte, sia Emma che Henry utilizzarono una massa di indumenti come cuscini. 
Memori delle loro abitudini di fuggiaschi e della loro lotta per la sopravvivenza.
 
Tuttavia i sogni del cavaliere, di riposare le sue membra dopo una lunga giornata, furono miseramente infranti da un lumino che si accese poche decine di minuti più tardi. Sbirciando, Emma, riconobbe l'esile figura del ragazzo muoversi nella stanza con il portacandele in mano. Il suo viso era vagamente illuminato e pareva che il ragazzo fosse in cerca di qualcosa.
 
-che fai ragazzino?
 
Henry, preso alla sprovvista rovesciò la candela a terra cospargendo il pavimento di cera liquida. La bionda, ormai seduta sulle coperte e spettatrice della scena, sbuffò rassegnata e si avvicinò ad Henry, aiutandolo a rialzarsi.
 
-Dimmi cosa stai cercando così posso tornare a dormire-
 
-uhm..veramente io vorrei provare la tua armatura
 
-cosa? E non potevi aspettare domani mattina?
 
-ma...è così lavorata e bellissima. Io volevo solo...è un modello apposta per te? Cioè, per una donna? Quindi è più leggera o utilizza una lega differente dal metallo normale? e...-
 
-ok , fermati- gli disse Emma appoggiandogli le mani sulle spalle prima di dirigersi verso un armadio ed estrarre con cura l'armatura lucente. Henry sgranò gli occhi per la maestosità della corazza su cui si riflettevano i raggi pallidi della Luna. Avendola vicina, adesso, il ragazzo notò che sulla schiena essa era completamente diversa dalla parte frontale. Non era rivestita di metallo o maglie di ferro ma di scaglie , forse, di colore marrone tendente al verde. 
 
-che cos'è?- chiese Henry meravigliato passandoci una mano sopra quando Emma si inginocchiò per fargliela vedere più da vicino.
 
-sono scaglie di drago- sorrise la bionda sfiorandole anch'essa- sono un regalo fattomi da una mia amica prima di partire. Mi ha detto che ci sono tante persone cattive che mi attaccherebbero alle spalle in uno scontro e che , quindi, con queste, non potranno farlo, perché sono indistruttibili-
 
-indistruttibili?-fece eco Henry divertendosi, nel frattempo, a passare la mano sulla ruvida e spinosa superficie. 
 
-sì..nessuna spada può attraversarle. Ed ora che l'hai vista...possiamo andare a letto?
 
 -posso indossarla solo un secondo? Ti prego- il ragazzo congiunse le mani in un gesto d'implorazione ed Emma, depravata dal sonno, decise di lasciarlo fare e prendersi una piccola vendetta per tutto il tempo che l'aveva tenuta sveglia. Gli allungò l'armatura e gliela appoggiò tra le braccia, come un bambino. Il problema, per Henry, fu che essa si rivelò molto più pesante di quanto avesse previsto e , non volendola far cadere, cadde lui insieme ad essa, smorzandosi il fiato.
 
-Emma?
 
-Ah sì dimenticavo, tu quanto pesi?- chiese con nonchalance il cavaliere dirigendosi verso il letto e coricandosi nuovamente sotto le coperte di lino.
 
-cinquanta chili ,perché? Mi aiuti?-
 
-spero che tu sappia sollevare il tuo peso ragazzino-
 
Successivamente l'unico suono che si udì fu il leggero russare di Emma ed i lievi movimenti dei suoi arti sotto le coperte. Henry, ancora ancorato al suolo dalla pesante armatura, cercava di sollevarla stendendo le braccia gracili che gli permettevano di sollevarla di pochi centimetri prima di soccombere nuovamente  per lo sforzo.
 
-ok- si disse- me lo sono meritato-
 
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La mattina seguente i due abitanti della stanza vennero risvegliati da un'atroce suono e da un'omuncolo malvagio che tra le sue mani stringeva un gong e sul cui viso, vedendo il cavaliere ed il ragazzo cadere a terra per lo spavento, si disegnò un ghigno sadico. La bionda non ci pensò due volte ad alzarsi e dirigersi verso l'uomo, stringendo i suoi luridi indumenti per sollevarlo da terra , ma fu fermata nell'atto di tirare un pugno al servo compiaciuto da Henry, che le aveva stretto una mano sopra al pugno aspettando che la furia della ragazza scemasse. 
Resasi conto della situazione, Emma indietreggiò un paio di passi, osservandosi le mani aliene e strofinandosi la testa dolorante. 
 
Il servo era poi scomparso nel nulla e , mentre lei ed Henry si vestivano, il ragazzo non osò proferire parola riguardo all'accaduto. Conosceva molti soldati  al villaggio  che, di ritorno dalla grande guerra, non riuscivano più a riadattarsi alla vita comune. Non riuscivano a reprimere l'istinto di uccidere che, per anni, li aveva guidati o non riuscivano a dimenticare le atrocità che avevano visto e commesso...e perciò perdevano il controllo alla minima occasione. Ed in certi casi i loro ricordi traumatici potevano essere risvegliati con l'ausilio di una voce, di un'immagine o di un suono.
 
Henry ne aveva incontrati molti che, per aver fatto il loro dovere, avevano perso la loro anima e rischiavano ogni giorno di fare del male alle persone che amavano. Sperava solo che Emma, nonostante presentasse i loro stessi sintomi, non fosse stata traumatizzata a tal punto da dimenticare chi fosse. 
 
-Sono state le battaglie , non è vero?- le chiese all'improvviso mentre camminavano per i corridoi silenziosi diretti alla sala da pranzo. Il cavaliere , che distava da lui pochi passi, irrigidì i muscoli della schiena e strinse le mani a pugno prima di rispondere con voce roca e forzata.
 
-Come lo sai ragazzino?-
 
-Ho visto tanti soldati tornare con la violenza negli occhi al villaggio. Facevano del male alle mogli e ai figli. Anche tu sei come loro?
 
Emma si fermò ed aspettò che Henry si avvicinasse prima di inginocchiarsi a terra e porre le mani sulle spalle del giovane. 
-No Henry. Io non sono così. Ho...ricordi che mi causano dolore ma raramente perdo il controllo. Ieri ero molto stanca ed oggi sono stata presa alla sprovvista...ti prometto che non accadrà più
Lo guardò con sguardo sincero, negli occhi marroni e profondi, facendogli una promessa e giurando di non infrangerla mai in onore della loro nuova amicizia. Henry sorrise, rincuorato dal calore delle mani di Emma, dal suo sorriso e dalla sua promessa. Si lanciò tra le sue braccia, felice di aver trovato qualcuno come lei ed incurante del poco tempo passato insieme. Emma ci teneva , lei ci stava provando almeno e questo per lui, per ora, era abbastanza. 
Le braccia della ragazza si chiusero intorno al suo gracile corpo dopo poco ed Emma sperimentò un sentimento nuovo . Un affetto che non aveva mai provato né per i suoi amici né per i suoi genitori. Un affetto riservato ad Henry solamente.
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I due si separarono alla fine del corridoio, avendo incontrato il maestro fatto venire dal villaggio per l'istruzione di Henry. Il ragazzo, a malincuore, lasciò andare la mano del cavaliere che aveva stretto fino a quell'istante. Emma gli sorrise, rassicurandolo e promettendogli che avrebbero pranzato insieme più tardi. 
La bionda arrivò nella sala da pranzo e vi trovò, già seduti alla lunga tavola rettangolare, Graham, il conte e la contessa più alcune figure con cui non aveva ancora avuto l'onore di parlare. 
 
-Buong...- provò a dire in direzione dei tre ma una mano ed un uncino le spinsero con forza le spalle verso il terreno ed il cavaliere nero saltò esultante contro la schiena della bionda ricadendo a terra poco dopo.
 
-Buongiorno, Swan- la salutò raggiante sorpassandola per andare a sedersi affianco al cacciatore. Emma lo rincorse e gli diede una forte sberla sulla testa che costrinse l'uomo ad incurvarsi in avanti ed a massaggiarsi il punto dolente. Nel frattempo Graham scuoteva il capo sconsolato al contrario della contessa e del conte che ridevano divertiti ed inteneriti dalla scena. I due si comportavano come fratelli, agli occhi di Regina, e la dama non si sarebbe stupita se anche il cacciatore, lontano da occhi indiscreti, usasse unirsi ai loro giochi infantili. 
 
-sempre i soliti- mormorò spostando le sedie ai nuovi arrivati per farli sedere. Killian prese posto accanto a lui, seduto di fronte alla dama che, casualmente, aveva passato la notte nella sua stanza mentre Emma si sedette affianco al conte ritrovandosi di fronte a Regina, la quale, la salutò sottovoce e con un timido sorriso prima di riprendere a mangiare. 
 
-Risparmiatela guastafeste. O racconterò al conte le tue avventure con i lupi- E, per enfatizzare il concetto, aiutato da un'Emma sorniona, Killian iniziò ad ululare  insieme al primo cavaliere causando la formazione di un crescente rossore sulle guance del cacciatore la cui attenzione, improvvisamente, si focalizzò sul cibo nel piatto. 
 
-Dovete conoscervi da molto per essere così uniti- disse la contessa attirando l'attenzione dei tre su di sé. Emma, che era stata distratta dai suoi compagni per tutto il tempo,notò solo in quel momento l'aspetto della sovrana. Se la notte precedente ella le aveva dato l'impressione di essere un'angelo inviato dal paradiso per placare i suoi tormenti, quel giorno, ella richiamava l'immagine del diavolo tentatore con un timido ma malizioso sorriso dipinto sulle labbra rosse ed una luce ammaliante negli occhi. Portava i capelli neri, lisci e lunghi fino a metà schiena e sul davanti le due punte sfioravano il vestito all'altezza del seno, incorniciando il viso luminoso e gli occhi scuri. Codesti , inoltre, erano resi ancora più impenetrabili da linee nere di trucco e , nell'insieme, risaltavano come non mai le labbra carnose. Il vestito , poi, nero come la pece stringeva perfettamente la sua forma ed il tessuto rosso che incorniciava l'apertura sul davanti, risaltava la pelle olivastra. 
 
Ci volle poco, un solo sguardo, a turbare il cavaliere le cui parole rimasero segregate nella sua gola. Fu il cavaliere nero, quindi, disinteressato di cotanta bellezza , che prese le redini del discorso e si rivolse alla dama con un sorriso fascinoso.
-Di fatti io ed Emma ci conosciamo da molti anni, sin da quando eravamo piccoli ma d'altronde questa peste non poteva resistermi nemmeno a cinque anni-
 
-Ok qui rasentiamo il ridicolo- rispose prontamente Emma , riscossasi dal suo stato di trance- sei stato tu che dopo avervi riaccompagnato a casa sei voluto rimanere-
 
-Sei stata tu a chiederlo, anzi, mi hai implorato- obiettò il cavaliere nero voltandosi verso la bionda che lo guardò con scetticismo. A lei si aggiunse anche Graham con le braccia conserte sul petto.
 
-Io ricordo il tuo volto triste e supplichevole che ha portato Emma ad avere pietà di te e a chiederti di rimanere
 
-Sciocchezze!! Vi ricordate male
 
-Ho l'impressione che la vostra presenza ci intratterrà più degli spettacoli teatrali- commentò il conte causando l'ilarità dell'intera sala. 
 
Solo successivamente, tramite i legami stretti con le dame da Killian, i tre venero a sapere che a corte oltre a dame , figlie di diversi signori, abitavano delle rappresentanti del popolo delle fate che , vivendo nella foresta e vedendo la loro casa minacciata, si erano rivolte al conte per avere aiuto . Tra queste ve n'era una conosciuta per la sua testardaggine e lo spirito fiero il cui nome , in contrapposizione alla sua natura, era Tinkerbell. 
 
Conclusasi la colazione , infatti, la fata aveva deciso di sedersi nel giardino a mirare le rose sbocciare sotto il tocco magico del sole, essendo libera da ogni faccenda quel giorno,  ma una presenza alle sue spalle le fece distogliere lo sguardo.
 
-E così...abbiamo pure le fate. Spero che siate utili la metà di quello che dice il conte. Non ho mai incontrato una fata. Non dovreste avere le ali?-
 
-Scusami...e tu saresti?
 
-Oh, che sgarbato. Killian, cavaliere nero della foresta incantata- L'uomo, sorriso sornione, le allungò la mano e lei , riluttante , la strinse. Di certo il suo aspetto non trasudava sicurezza o fiducia , più che altro odore di alcol ed un odioso sorriso onnipresente. Infatti la fata ritrasse in fretta la mano quasi con la paura di poter essere infettata con qualche malattia.
 
-Posso capire il perché dell'aggettivo- commentò mono tono la fata riportando lo sguardo sul suo originale interesse. L'uomo , d'altronde , non era conosciuto per la sua perspicacia e si sedette affianco a lei, costringendola anche a slittare per farlo sedere.
 
-Veramente "nero" è il cavaliere che svolge quelle azioni di cui i sovrani non vanno molto fieri ,di solito. Sai, colui che fa il lavoro sporco per la corona. Ma quelli della foresta incantata sono così bonaccioni che io non ho quasi mai nulla da fare-
 
-Allora perché ricoprire un ruolo senza significato?-
 
-Perché rimanere a fissare fiori che sbocciano?
 
-Perché sono belli e mi fanno apprezzare la vita- disse leggermente confusa la fata ed il cavaliere rispose solo con un sorriso abbastanza eloquente da far comprendere il suo pensiero alla bionda donna. Rimasero in silenzio a lungo e ,per quanto detestasse ammetterlo, l'uomo non pareva così orribile come il suo aspetto. Fino a quel momento, oltre ad un'assurda spavalderia, non aveva mostrato altri tratti negativi o caratteristici di un uomo disonesto. Ma Tinkerbell non era né stupida né ingenua e sapeva, dopo solo un giorno dal suo arrivo, cosa dicevano di lui le dame nei corridoi.
Molte avevano dato l'allarme, per così dire, di rinchiudere le figlie nelle stanze. Che le loro virtù erano a rischio ma la fata, potendo osservare l'oggetto di tali dicerie da vicino, non comprese cosa avesse istigato nelle donne tante premure.
 
-Qualcosa che vedete vi aggrada?- chiese divertito notando l'occhio indagatore che la fata gli stava rivolgendo. Ella si riscosse e sbuffò sonoramente, indecisa sul suo giudizio nei riguardi dell'uomo.
 
-Sapete cosa dicono di voi le matrone?- gli chiese la fata.
 
-Ah- rispose ridendo e raddrizzandosi , portandosi una mano sul cuore per inscenare l'ipotetica conversazione tra le donne con voce drammatica- vi avverto, signore mie, rinchiudete le figlie. Quell'uomo è a caccia delle loro virtù e le strapperà ai loro promessi...le renderà impure ,oh, che ingiustizia
 
-Esagerato!!- lo riprese la fata divertita dandogli un colpo con la spalla mentre sorrideva- ma hai compreso il concetto-
 
-Mi è già capitato in passato. Non sono irragionevoli, è quello che faccio-
 
-Rubi le dame ai loro promessi o alle loro madri?-
 
-No- rispose l'uomo alzandosi-mi servo di corpi per riempire il vuoto nel mio letto- Tink percepì quella sottile nota di tristezza, nascosta sotto una maschera di conquistatore inarrestabile, ed alzò lo sguardo per incontrare due occhi cristallini, azzurri  e ....vulnerabili. Fu solo un momento, un lampo di luce prima che la mano sana dell'uomo le facesse distogliere l'attenzione.
 
-I boccioli si sono aperti- sussurrò prima di andarsene stringendosi il cappotto sulle spalle. Tink lo guardò allontanarsi, incuriosita non tanto dalla maschera ma dallo scorcio d'uomo che aveva visto sotto di essa. Volse poi lo sguardo ai fiori , i cui petali baciavano il sole per la prima volta , ma il suo pensiero non era più per essi , era deviato, su una figura oscura e tormentata che portava il nome di Killian.
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Regina, sin da giovane, aveva nutrito una grande passione per quei destrieri possenti , per quelle bestie magnifiche che fungevano d'ausilio per lo spostamento dell'uomo. Solo durante la sua prima cavalcata al fianco del padre, la giovane capì che quegli animali erano vivi quanto loro, con una propria anima, dei pensieri ed un linguaggio. Fu questo, tra molti altri, uno degli scopi della sua adolescenza. Voleva comprendere i cavalli, i loro bisogni ed i loro pensieri fino ad arrivare ad instaurare un rapporto di amicizia con loro, di fedeltà. 
 
E sebbene negli anni le priorità della donna si fossero modificate largamente il suo amore per i cavalli, la sua passione per il vento furioso fra i capelli, non si affievolì mai. Ed anche quel giorno, come d'abitudine, la dama aveva predisposto lei stessa il suo fedele Ronzinante all'alba, striato, sellato e cibato per cavalcarlo al termine della colazione. Dovette , tuttavia, chiamare i servi affinché preparassero un secondo destriero il cui nome era Malako. 
 
-Il vostro destriero ha un nome interessante- commentò Regina una volta essere stata raggiunta da Emma che era anch'essa montata sul suo cavallo. La bionda si protese in avanti per accarezzare il collo dell'animale che nutrì contento camminando al fianco del compagno pezzato. 
 
-Nella nostra terra convivono lingue differenti ed in una di queste "malako" significa latte-
 
-Affascinante...e decisamente coerente. Vi andrebbe di aumentare un po' il passo?
 
-Certo. Cavalcate da tanto, non è vero? Riconosco un'andatura fluida quando ne vedo una
 
-Sin da quando ero piccola. Mio padre mi ha insegnato i principi ma ha sempre sostenuto che mi venisse naturale
 
Emma le sorrise divertita- Avete altri talenti , milady?
 
-Mi piace cucinare, e la servitù sostiene che sono brava ma potrebbero anche mentire per compiacermi. Perché vi riferite a me con quel nome...milady? Cosa significa?
 
-Si usa nei paesi nordici per indicare una dama di alto loco o una persona amata
 
Le due donne cavalcarono al trotto per una mezz'ora tranquilla ma Emma vedeva che la contessa si stava annoiando , benché quel giorno avesse compagnia , e decise di portare il cavallo al galoppo incitando la donna, sicura che ne fosse capace, ad inseguirla per gli immensi giardini del castello. Si inventò anche un gioco, nonostante fosse piuttosto infantile ed elementare, in cui Regina aveva il compito di inseguirla e di avvicinarsi abbastanza da sottrarre ad Emma il fazzoletto che le sporgeva dal fianco della giacca blu. Una sorta di acchiapparello solo con i cavalli ed un alta probabilità di cadere. 
 
 
Questo gioco , però, riuscì a far sorridere la contessa di un sorriso raggiante e sincero, di quelli che non sperimentava da tempo ed inoltre le permise di vedere anche il sorriso del cavaliere raggiungere i suoi occhi misteriosi ed illuminarli. Quelle superfici di acqua calma che al minimo cambiamento si comportavano come le onde di un lago disturbate dalla caduta di un sasso. Il gioco finì , come previsto, quando una delle due si fece male. Era il turno di Emma di afferrare il fazzoletto sporgente dalla tasca dell'abito della mora ma quando le si avvicinò, stringendo le redini con una sola mano per allungarsi e prenderlo, concentrata sul pezzo di tessuto, non notò il cambio repentino di direzione di Ronzinante che sii era mosso per evitare un albero e, non avendo tempo di risalire completamente in sella, fu costretta a lasciarsi cadere sul terreno erboso per evitare l'arbusto.
 
-Cavaliere!!-esclamò Regina balzando agilmente giù da cavallo per avvicinarsi alla bionda ancora seduta a terra-state bene?- 
 
-Sì sì...non è stato nulla. Sto bene ma....- ed alzò lo sguardo curioso verso la donna che la guardava dall'alto- avete deviato apposta all'ultimo momento?
 
Le guance di Regina si colorarono di una leggera tonalità di rosso ed un sorriso timido e dispiaciuto comparì sul suo viso - potrei essermi lasciata trasportare- ammise protendendo una mano per aiutare Emma ad alzarsi  da terra. La bionda scosse il capo divertita e finse di esser rimasta ferita dal comportamento della donna. In realtà, lo spirito libero, non così rigido come dava a vedere e quasi giocoso della donna , impressionarono Emma che iniziò a domandarsi quanto ci fosse ancora da scoprire in quegli occhi di tenebra. 
 
-Beh vi ringrazio per aver cercato di liberarvi di me il secondo giorno- scherzò Emma prendendo il cavallo per le redini e riaccompagnandolo, insieme a quello della mora, nelle stalle.Ella rise ed Emma si perse un istante a contemplare quel momento. Quante volte le era capitato di incontrare una dama d'alta classe che sapesse cavalcare come un uomo? Che scherzasse come qualsiasi paesano ma che allo stesso tempo avesse le fattezze ed i comportamenti di una regina? Quante, si chiese, in tutto il globo potranno esserci di dame così perfette? 
O forse, e quella fu la vera questione, quante così perfette ai suoi occhi?
 
-Robin mi ha informato della vostra disponibilità ad aiutare per l'edificazione dell'orfanotrofio. Ha detto che la causa vi sta molto a cuore- chiese dolcemente la donna sottraendo dalle mani di Emma, sfiorandole brevemente, le redini per riporre i cavalli nelle mani degli abili servi e stallieri. 
 
-- rispose Emma riscuotendosi dai suoi pensieri- è così-
 
-Allora facciamo un patto. Io vi permetterò di aiutare se voi risponderete, in cambio, ad una mia domanda . Sinceramente è ovvio
 
Fu impossibile , per la bionda capire, da cosa scaturisse una tal richiesta da parte della contessa. A quale fine mirava la donna di fronte a sé ? Scrutò a lungo i suoi occhi, come se non lo facesse già più del dovuto, ma ogni sua domanda , ogni suo dubbio furono risucchiati nel vuoto più totale e la sua irritazione per il non sapere crebbe vedendo il ghigno compiaciuto sul volto della donna. Ella sapeva quali erano le armi a sua disposizione , di quali punti deboli sfruttare per ottenere ciò che voleva e con Emma erano veramente tanti. 
L'orgoglio, la sfida, la seduzione. Le poteva ritorcere tutte contro la bionda per portarla a fare ciò che desiderava ma nemmeno Regina capiva che non sarebbero servite, che non erano necessarie. 
Perché Emma faceva già tutto per tutti. Non era ingenua, non lo era mai stata ma dava tutta se stessa alle altre persone anche se quelle non lo domandavano. 
 
Era questo il suo pregio più grande e la sua più grande debolezza.
 
Regina infatti, che per gran parte della sua vita era stata utilizzata da altri che avevano usufruito della sua bontà. Utilizzata dalla sua stessa madre, col tempo, aveva imparato a ritorcere questo potere contro gli stessi che provavano ad esercitarlo su di lei portandola a divenire, inconsciamente, quel tipo di persone che più aveva odiato per tutta la sua vita. Per questo Emma le sembrava discostata da tutto, non appartenente a quelle dinamiche di corte da cui, di fatto, si era allontanata. 
Perché Regina non aveva ancora compreso che Emma dava, consciamente o inconsciamente, ma mai prendeva.
 
-Chiedete pure-
 
-Viaggiare, combattere, avere la gratitudine del mondo...essere un cavaliere...vi rende felice?-
 
-Sì..- iniziò Emma guardando l'altra donna negli occhi- ma a volte- continuò facendo un passo verso di lei per far sì che la mora potesse vedere chiaramente tutte le emozioni che trasfiguravano dal suo volto in quel momento- ti manca un luogo in cui tornare e da poter chiamare casa;una famiglia da poter amare , per cui daresti tutto te stesso;un figlio da poter cullare, le cui parole feroci sono le uniche a poterti uccidere ; una dama da poter baciare e nelle cui braccia poter ritrovare la vita...- prese la mano di Regina e vi depositò un caldo bacio tenendola poi stretta alla sua- due occhi da poter guardare e perdercisi senza rimorsi; un cuore da poter proteggere, simbolo di fiducia assoluta ed una vita a cui poter tornare, senza la paura che tutto ti possa essere strappato via....A volte darei via tutto per avere anche solo una di queste cose-
 
 
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N.A.
Hello, Hello, Hello.
Spero di non averi messo così tanto che vi siete già dimenticati di me. 
Ecco qui il secondo capitolo,che dire....sta a voi dirlo. Dubbi, domande, critiche, urla ,pianti, grida potete dirmi di tutto e parlarmi di tutto. Henry no ha dormito sul pavimento giusto per informarvi. Emma non lo farebbe mai e nemmeno io.
Piccole precisazioni nel testo:
 
"Ludi" per chi non lo sapesse significa giochi
"Malako" deriva dal bielorusso e significa appunto "latte"
 
Alla prossima, fellas. N. 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Due cuori ed una guerra ***


 
Emma pensava che convivere con Henry avrebbe causato delle difficoltà all'inizio, come quella della sera precedente o imbarazzanti incontri al bagno, discussione sugli oggetti personali dell'altro...la sua mente aveva immaginato diversi scenari. Tuttavia, dopo pranzo, il ragazzo la informò che il suo professore gli aveva assegnato dei compiti da svolgere su un codice che lui stesso gli aveva fornito e, da quel momento, salvo il rumore della penna d'oca che veniva intinta nel calamaio, Henry si era chiuso in un suo mondo personale.
 
Non che Emma non apprezzasse la sua dedizione allo studio o lo sguardo interessato con cui sfogliava i vari volumi ma l'atmosfera di pace ed equilibrio che si creò nella stanza la destabilizzò leggermente. Ti aspetteresti che un ragazzo in pre adolescenza sia più interessato ad imparare a cavalcare o a tirare di spada che a leggere libri e , che se anche li dovesse leggere per dovere, lo facesse sbuffando. Henry era tutt'altro, risucchiato nelle formule matematiche di Pitagora, nel pensiero filosofico di Aristotele e nella scienza delle creature magiche. 
 
Il cavaliere conobbe, dunque ,anche questa parte del ragazzo. Non la parte coraggiosa e curiosa che aveva fermato l'avanzata di un esercito, non quella che la notte precedente gli aveva chiesto di provare la sua armatura, ma una parte più intellettuale, spinta alla ricerca della sapienza ed alla scoperta delle sue meraviglie. Con questo pensiero il cavaliere estraeva dall'armadio vestiti puliti, sbirciando con la coda dell'occhio il ragazzo chino sui libri. Lei intanto disponeva, sulle rosse coperte di lino, dei pantaloni di pelle blu che , all'altezza della vita, erano circondati da diverse strisce di pelle marrone. Sopra gli abbinò una semplice camicia bianca decorata con fronzoli sul bordo della scollatura vertiginosa. Tecnicamente l'indumento era da uomo e, più precisamente, era l'unica camicia bianca posseduta da Killian. 
 
Ma Emma se n'era impossessata molti anni prima a seguito di una spedizione ed il cavaliere nero non l'aveva mai pretesa indietro. La bionda entrò nel bagno, per evitare di traumatizzare Henry a vita e, già che c'era, si diede anche una veloce lavata per togliere quei piccoli residui di terra che le erano rimasti sulle braccia. 
 
Uscì sistemandosi una manica della camicia e quando alzò lo sguardo le si disegnò un sorriso sul volto e nella sua mente si insinuò un vecchio detto.
"parli del diavolo e spuntano le corna"
 
Di fatto, con il permesso di Henry, Killian era entrato nella loro stanza ed in quel momento stava sbirciando oltre la spalla del ragazzo per vedere a cosa stesse lavorando. Solo al menzionare la parola "compiti" si tirò indietro con espressione disgustata , come se avesse appena annusato un piatto rancido e, dopo aver scompigliato i capelli ad Henry, sapendo che lo avrebbe disturbato, indirizzò la sua attenzione all'amica che intanto gli si era avvicinata.
 
-Lascialo in pace..al contrario di noi lui prova interesse per i libri-
 
-Che noia!! Non ha capito niente della vita-
 
-Lui è qui , vi ricordo - rispose Henry col broncio alzando lo sguardo verso i due. 
 
-Non lasciarti influenzare da lei...passa al lato oscuro...io ti insegnerò le cose importanti- gli sussurrò Killian nell'orecchio piegandosi sulle gambe per arrivare all'altezza del ragazzo ancora seduto. Mise una mano a coppa sopra l'orecchio del ragazzo ed iniziò a sussurrargli parole indicibili ad alta voce. Emma incrociò le braccia al petto, contraria alla corruzione di un minore, ed alzò gli occhi al cielo.
Una volta finito il suo lavoro di ammaliatore e corruttore dei più giovani, Killian si rialzò con un sorriso fiero in volto , come quello di un padre che aveva appena insegnato una regola di vita al figlio,e guardò con sfida la bionda.
 
Henry intanto, la povera vittima, volse il suo sguardo confuso ad Emma che già si preparava al peggio.
 
-Che cos'é una spagnola?- All'inizio la faccia di Emma si trasformò in una maschera di orrore e successivamente in una omicida. Nella sua mente, infatti, vide un'infinità di volte, la morte del cavaliere nero per mano sua. Si sporse, dunque, oltre Henry per colpire l'uomo sulla spalla con un pugno.
 
-Sono cose che un ragazzino dolce come te non dovrebbe conoscere. Ragion per cui ti sconsiglio vivamente di accettare mai un consiglio a quest'uomo-
 
-Sei sempre così cattiva...-mormorò lui , intuendo che il divertimento, ovvero traviare la mente del giovane, per quel giorno fosse finito- Comunque...ero venuto a dirti che io e Graham stiamo andando ad allenarci con la spada...verrà anche il conte..tu vieni?
 
-Sì , tanto la contessa è rimasta chiusa nelle sua stanza tutto questo tempo. Sarò felice di metterti in ridicolo-
 
-Ci devi solo provare, dolcezza
 
-Ehi..- li richiamò Henry alzando la penna d'oca in aria come fa uno scolaro per chiedere la parola-voglio venire anch'io a vedervi-
 
-Ottimo ,così ti farò vedere come si fa..- disse eccitato il cavaliere dando il cinque al ragazzo.
 
-Per quando sono i compiti, Henry?- chiese Emma, poi, notando il notevole volume del tomo.
 
-Domani-ammise sconsolato il ragazzo. Emma lo guardò a lungo, non voleva fare la parte della madre severa, anche perché era ciò che di più lontano ci potesse essere da una madre ,ma era anche vero che Henry aveva degli obblighi nei confronti del suo maestro e che la responsabilità lo avrebbe aiutato a crescere e ad imparare valori morali fondamentali. Così la bionda dovette pensare ad una soluzione che risolvesse il problema prendendo in causa entrambe le parti.
 
-Facciamo così..tu ora finisci la maggior parte dei compiti, poi ci vieni a guardare ed il resto lo finisci dopo cena. D'accordo?-
 
-Ma guardati , Swan- commentò Killian sornione guardando il ragazzo abbracciare la donna affettuosamente- sei già sua madre-
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Killian ed Emma incontrarono il conte e Graham in un'area del palazzo in cui la bionda non era mai stata. Essa si trovava all'aperto, posta sopra una piccola collinetta che si addossava ad un fianco del palazzo ed inglobava in sé una parte di mura. Sulla spianata in cima alla collina era stata realizzata una struttura circolare, pavimentata , costituita da otto colonne circolari di color giallo sabbia , che erano state collegate fra di loro, in cima, da un'anello circolare che abbracciava l'intera struttura. 
 
Era una costruzione insolita per dei palazzi signorili, segno che il conte fosse più dotto di quello che pensavano ed avesse conoscenze storiche elevate. I due salutarono cordialmente, chinando il capo verso il conte che, con un caldo sorriso, li ricambiò. 
-Mia moglie?- chiese curioso ad Emma, la quale, alzò un sopracciglio non intendendo la domanda.
 
-Dopo la nostra cavalcata si è rinchiusa nelle stanze e non è più uscita..penso che sia ancora lì in effetti
 
-La manderò a chiamare,sa, la spada non è proprio la mia arma e lei di solito si diverte a vedermi in difficoltà
 
Dettò ciò si allontanò momentaneamente per chiamare un servo ed ordinargli di riferire alla contessa i loro programmi. Nel frattempo, Emma, Graham e Killian si erano diretti, curiosi, ad analizzare le armi a loro disposizione, portategli dal maestro di spada di corte in persona. Guardarono con cura ogni lama, maneggiandole per sentirne il peso e l'equilibrio, poi, una volta che ognuno ebbe scelto la propria lama, iniziarono a farle roteare dietro la schiena , sul davanti e nell'aria per prenderci confidenza. 
 
Comica, Emma dovette ammetterlo, la reazione di visibile ammirazione da parte del conte nel vedere dei guerrieri all'apparenza così esperti e valorosi che potevano far ruotare una lama, ormai, come inspiravano aria. Graham , che tra loro era colui che aveva passato più tempo col conte, decise che in quanto principessa, seppur sotto mentite spoglie, Emma dovesse passare più tempo con lui al fine di conoscerlo, così da guadagnarsi la sua fiducia e, un domani quando fosse diventata regina, usufruirne come ogni sovrano avrebbe fatto.
 
Poco contava che il cavaliere non volesse il trono e, tantomeno, sfruttare le sue amicizie per ottenere appoggio politico. Il suo compito era chiaro , i suoi doveri sempre più concreti all'orizzonte e la sua vita da cavaliere libero quasi al termine. Ben presto sarebbero subentrate le leggi da approvare, i nobili da contrastare, le guerre da combattere ed un regno da governare. Poco, niente, sapeva Emma di come si governasse un regno e questo, seppur non l'avesse mai ammesso, era una delle più grandi preoccupazioni della madre Biancaneve.
 
Lei sapeva, al contrario del padre ancora ingenuo, che la vita di corte, il regnare, non facevano per la figlia e mai sarebbero stati nel suo interesse. Loro avevano pensato , quando l'avevano ritrovata, di poter cancellare tutto ciò che era successo precedentemente, tutti i loro errori e la vita disagiata di Emma per ripartire da zero. Ma ciò non era possibile. Emma non era cresciuta con gli abiti addosso, ma con gli stracci. Non aveva indossato tiare ma pidocchi. Non aveva mangiato tacchini ma pane raffermo. 
 
Ora questo potrebbe sembrare orribile all'inizio ma, col tempo, conoscendo le dinamiche di corte, le personalità che si formavano sotto la corona, Emma rielaborò in chiave positiva ciò che le era successo. Aveva imparato a cucirsi i vestiti, a medicarsi le ferite, a lavorare nei campi, ad essere autonoma, a non avere pretese , a guardare alla vita con interesse e a sopravvivere. 
 
-Vi prego di andarci piano...non impugno una spada da anni-le disse il conte strappandola ai suoi pensieri.
 
-Vediamo come se la cava-
 
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Henry chiuse il libro con una tale forza che, ne era certo, lo avevano sentito anche i servi che in quel momento stavano lucidando il corridoio. La cosa non lo toccò più di tanto e, una volta asciugata la punta della penna, si mise la giacca marrone senza maniche che Emma gli aveva prestato quella mattina ed uscì di corsa dalla stanza. Era curioso di vedere quanto fossero bravi i tre a maneggiare la spada e quante, delle storie che aveva sentito provenire dai diversi villaggi, fossero vere. Camminando con la testa fra le nuvole, però, può portare a dimenticarsi che esiste un terreno su cui camminano altre persone.
 
E così accadde che lo spensierato Henry, mentre fulmineo, si dirigeva alla ricerca dei suoi tutori si imbatté in un corpo morbido che , quasi, investì in pieno. La donna, per non cadere, gli pose le mani ai lati delle spalle e lo raddrizzò ,fermando la sua camminata ansiosa. Il ragazzo si ritrovò con il viso sprofondato nell'incavo di un collo prima di essere raddrizzato da una presa ferrea ma dolce. Alzando gli occhi, però, il suo cuore perse un battito ritrovandosi di fronte il viso divertito della contessa.
 
Caduto nel panico, Henry, iniziò a blaterale senza controllo valanghe di scuse.
-Contessa!! Sono dispiaciuto...tantissimo dispiaciuto...la prego di scusarmi, non l'ho vista..non mi faccia tagliare la testa
 
La donna ascoltò attenta le parole incoerenti del ragazzo, inarcando un sopracciglio, quando pronunciò l'ultima richiesta. Lasciò le spalle del giovane, accarezzandole un poco prima di ritrarre le mani, e si rivolse al ragazzo con il tono più dolce che potesse utilizzare. 
 
-Perché mai dovrei fare una cosa del genere?-
 
-Uhm..-Henry spostò il peso da un piede all'altro, ansioso ed agitato. Non aveva certezza di essere scampato ai guai e se avesse riportato alla contessa le dicerie provenienti dai vari villaggi, forse l'avrebbe solo irritata ulteriormente. Ciò nonostante fu convinto dallo sguardo fintamente severo della donna che pretendeva una risposta chiara alla sua domanda.
 
-Vede al villaggio girano voci sul vostro conto...che siete la figlia....della regina di cuori e che...la sua crudeltà è così grande che voi l'avete ereditata-
 
-Mi credono una specie di mostro insomma- Regina soppesò le parole del ragazzo, dimenticatasi già, del motivo per il quale era nata la discussione e soffermandosi solo su quell'ultimo pensiero. I suoi sudditi la temevano, nonostante fosse sempre stata gentile, anche indifferente, nei loro confronti. Nessun torto, a parer suo, era stato arrecato alla povera gente che viveva al di fuori delle mura. Ma d'altronde aveva sempre saputo, e visto con i propri occhi, che Robin era il più amato tra i due. Lui era un uomo del popolo, faceva parte di loro ed aveva guadagnato la loro fiducia. 
 
Lei non apparteneva lì, quella non era la sua casa. Lei era la dama misteriosa che molti anni fa era giunta da terre oscure e si era sottratta all'influsso malefico della madre , la cui immagine era associata a quella della creatura più effimera e maligna. Da molto tempo cercava di fare quel posto casa sua, trapiantando l'albero che lei ed il padre avevano curato dalla sua infanzia, portando nelle scuderie il suo fedele destriero. Ma tutto ciò non bastava e quelle mura, quei paesaggi, quei paesani non le davano ancora la sensazione di casa.
 
-No..no...ok forse lo pensano alcuni ma non lo siete. Io vi trovo molto gentile e così gli altri. Anche Emma e Graham mi hanno parlato molto bene di voi- 
 
L'attenzione di Regina, al sentir nominare il cavaliere, fu reindirizzata sul ragazzo che , con un sorriso speranzoso, cercava di allontanare i pensieri oscuri dalla mente della dama. 
-Emma vi ha parlato di me? A proposito dov'eri diretto così di corsa prima?
 
Henry non poté non mostrarsi sollevato ed abbassare le spalle tese, avendo la certezza di non subire alcuna ripercussione per il piccolo incidente precedentemente causato.
-Stavo andando a vedere gli altri allenarsi. Emma ha detto di raggiungerli appena finivo i compiti-
 
-Ah davvero? Anche io stavo andando a vederli? Mi accompagneresti?-
 
-Certamente...ma che fa?- Henry si mostrò confuso quando la donna, sorridendogli caldamente, si pose al suo fianco ed allacciò un braccio a quello smilzo del ragazzo. Il giovane non si sottrasse al tocco gentile della dama ma si chiese, tuttavia, la ragione di tale gesto. Regina scrollò le spalle, iniziando a camminare per i corridoi. 
 
-Un giovane affascinante come te dovrebbe avere sempre una dama al proprio fianco- il suo sorriso fece intimidire Henry all'istante, portandolo ad arrossire visibilmente prima di montarsi la testa , allargare il petto inesistente e procedere sicuro lungo i corridoi. Inutile dire che la contessa trattenne le risate a stento ed Henry arrossì sempre di più.
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-Toccata!!- esclamò Killian punzecchiando Emma nel fianco con la punta della spada. La bionda, infastidita, con la sua lama colpì quella dell'altro obbligandolo a ritrarre il braccio. Puntandola poi a mezz'aria per calcolare la distanza fra lei ed il compagno , lo guardò, con sorriso di sfida e lo invitò con un cenno ad attaccare. Quando lo fece, che cercò di scacciare la lama di Emma spostandola da un lato la bionda seguì il movimento del cavaliere, avendolo previsto, e fece una piroetta , colpendolo con l'elsa nel fianco. 
 
-Questa non è scherma- lo derise mentre quello la malediceva sottovoce e ritornava all'attacco, questa volta, mettendola in difficoltà. Intanto Graham li teneva d'occhio , ascoltando i loro discorsi infantili mentre evitavano di mozzarsi la testa a vicenda per pochi centimetri, ed intanto combatteva col conte, che pur mettendocela tutta non rappresentava nemmeno una minima minaccia per nessuno dei tre. 
 
Emma ci aveva provato ad insegnargli qualcosa o ad andarci piano con lui ma la donna voleva adrenalina, voleva la sfida e dopo una mezz'ora scarsa aveva supplicato Graham di fare a scambio con lei. Anche a casa Killian era solitamente quello con cui la bionda si allenava, essendo il meno cauto e responsabile, mentre con Graham si allenava solo per affinare la tecnica nella quale lui era un vero maestro. 
 
Il cacciatore, però, non gliel'aveva data del tutto vinta ed aveva escogitato un modo per far combattere tutti con tutti. Semplicemente , ogni venti minuti, si eseguiva uno scambio in modo da formare sempre nuove coppie e da far combattere tutti contro tutti. 
 
-Cambio!!-urlò il cacciatore ai due che ormai avevano accantonato le spade ed erano venuti direttamente alle mani, rotolandosi sul pavimento di pietra. Ridevano e con loro il conte, esilarato dalla scena della bionda bloccata dalle gambe del cavaliere e successivamente di esso bloccato sotto il peso della donna che gli si era seduta sulla schiena. Graham si portò una mano alla fronte, dandosi un lieve colpo, e chiedendosi perché ancora, dopo così tanto tempo, si stupisse di quanto fossero stupidi i suoi amici.
 
Lo scambio avvenne dopo che la bionda ebbe terminato di fare il suo giro del trionfo ed ebbe ripreso in mano la spada precedentemente lanciata a terra. Si portò di fronte al conte che teneva l'elsa con due mani, errore da principiante ed i piedi troppo larghi . Azzardò un attacco , un fendente che dall'alto avrebbe dovuto colpire la spalla di Emma , ma la bionda, notando i movimenti lenti dell'uomo, cambiò semplicemente posizione, muovendo un passo, e disarmando l'uomo subito dopo. Per farlo bastò abbassare la  spada che colpì la lama protesa di Robin , il cui peso, avendo mancato il suo bersaglio, era tutto spostato in avanti e per poco non cadde anche lui insieme all'arma.
 
Un poco Emma si sentì in colpa per l'umiliazione che stavano infliggendo al povero aristocratico nella sua stessa casa ma ammirava ugualmente l'impegno e la perseveranza con cui continuava a menare fendenti nell'aria. Forse un giorno, pensò la bionda, colpirà qualcosa.
 
Nel frattempo nessuno si era accorto dell'arrivo della contessa e di Henry, troppo presi a menare fendenti a destra e a manca, deridendosi a vicenda. Regina , sospirò, appoggiata alla colonna color sabbia.
"Uomini" pensò rivolgendo lo sguardo a Killian e Graham che si stavano punzecchiando con le spade come con dei bastoncini appuntiti e poi dovette correggersi, portando lo sguardo sul marito e la bionda, notando come anch'ella si stesse divertendo nel beffeggiare l'uomo. 
 
Esilarante, in effetti, era un termine riduttivo. Robin ci provava, ma la spada decisamente era fuori dalla sua zona di competenza. Mettetegli un arco in mano e vincerà una guerra, porgetegli una spada e farà la figura dell'incapace. 
 
Henry intanto , non accontentandosi di osservare i guerrieri, si diresse al tavolo su cui erano riposte le armi e scelse una spada, quella che lo attrasse di più, spostandola lentamente per non farsi notare. Il problema, come la notte precedente , fu che il peso dell'arma divergeva da quello calcolato nella mente del ragazzo e , benché la tenesse con due mani sull'elsa, la punta cadde a terra con un tonfo. L'attenzione dei cinque converse nel punto in cui Henry, imbarazzato, cercava di risollevare la lama da terra ma Emma, nel voltarsi ,vide con la coda dell'occhio Regina, che la stava osservando con sguardo assente. 
 
La bionda , ora concentrata interamente su Henry, gli si avvicinò scuotendo la testa.
-Volevi fare il bis dell'altra sera?-
 
-Questa riesco a sollevarla, guarda- Bisogna dire che Henry si impegnò duramente e che la lama , per qualche minuto, raggiunse un'altezza accettabile per essere brandita. Ma , in poco tempo, i muscoli del ragazzo cedettero e la lama produsse un nuovo tonfo. Emma alzò un sopracciglio, come a dire ad Henry che aveva ragione  lei e che sarebbe stato meglio per lui concentrarsi sulle questioni di mente piuttosto che su quelle di corpo, per adesso.
 
-Sì sì ho capito...-rispose il ragazzo riponendo la spada ed allontanandosi per raggiungere Regina. Aveva le spalle basse, il tono seccato con se stesso ed il viso deluso dalle sue stesse capacità. Ciò che, ovviamente, non poteva capire era il fatto che per maneggiare bene una spada o anche solo per saperla impugnare ci volevano mesi o addirittura anni di allenamento. Così Emma ne ebbe pietà e si segnò mentalmente di procurarsi uno spadino per iniziare Henry all'arte della spada. 
 
Era sicura che gli avrebbe fatto piacere e, poi, gli avrebbe anche insegnato a difendersi.
-Stai tranquillo quando sarai più grande sono sicura che sarai un ottimo spadaccino- Regina aveva avvolto un braccio intorno alle spalle di Henry e con una mano gli stava accarezzando i capelli. Lui non lo dava a vedere, ma quelle carezze, incredibilmente simili a quelle che solo una madre ti poteva dare, lo stavano consolando e lo stavano portando ad affezionarsi alla mora.
 
-E questo quando è successo?- disse Emma incuriosita indicando i due. Si pose di fronte a loro come una guardia scettica e, agli occhi dei due, oltremodo buffa, con le braccia incrociate al petto ed un finto sguardo indagatore. 
 
-Quando qualcuno molto maldestro ha rischiato di farmi capitombolare a terra- rispose la mora arruffando i capelli di Henry, il quale rimase sorpreso dal fatto che, non gli diede affatto fastidio. 
 
-Henry!!-lo richiamò Emma.
 
-Non l'ho fatto apposta, lo giuro. Mi scusi ancora contessa
 
-Chiamami Regina e ti ho già detto che è tutto apposto...Ora vai credo che Graham e gli altri ti stiano chiamando-
 
In effetti i tre uomini stavano facendo segno al ragazzo di raggiungerli per insegnargli a difendersi da solo a mani nude e,almeno in questo, Robin poté misurarsi alla pari degli altri due guerrieri. Killian si parò dietro il ragazzo e Graham davanti , dicendogli di tirare il pugno da una certa distanza ed in un certo modo. 
 
Distaccate da tutto rimasero Emma e Regina. 
 
-Spero che non vi abbia fatto male- disse Emma accennando un sorriso imbarazzato. Regina notò lo stato di evidente disagio della bionda dal gesto nervoso con cui si stava grattando il capo. La donna di fronte a sé le sembrò ,improvvisamente, molto simile ad un cucciolo che camminava con la coda tra le gambe. Un bellissimo ed adorabile Labrador dal bellissimo manto biondo e gli occhi turchini. 
 
-Non vi preoccupate...è maldestro ma è un perfetto cavaliere
 
-Spero che non mi rubi il ruolo allora-
 
-Per il momento vi ho vista solo essere maldestra e buffa...devo ancora valutare il vostro essere cavaliere- rispose con un ghigno divertito la mora, sapendo che la bionda ne sarebbe leggermente rimasta offesa o , altrettanto probabile, divertita. 
 
Emma, infatti, rimase leggermente sorpresa dalle parole della mora ma, allo stesso tempo, il tono giocoso della donna le fece intuire che la stesse solo prendendo in giro e stesse giocando con lei. Beh, pensò Emma, questo gioco si può fare in due. 
 
-E sentiamo...-disse Emma sporgendosi impercettibilmente verso la mora per invadere il suo spazio personale e osservare meglio le reazioni sul suo viso- cosa dovrebbe fare un cavaliere per essere degno di tale titolo?-
 
Regina finse di pensare, portandosi una mano al viso per sollevare il mento e dare l'impressione, di starsi sforzando notevolmente per pensare. Emma , guardandola attentamente con sguardo dolce, accennò un sorriso divertito e contemplativo della tenerissima espressione sul volto dell'altra che, incredibilmente rilassato, pareva essere ringiovanito. La contessa, inoltre, accentuando la sua aria buffa e giovanile aveva buttato fuori la punta della lingua mentre fingeva di pensare.
 
-Un cavaliere deve essere dolce e gentile...-
 
-Fatto
 
-deve essere coraggioso e valoroso...misericordioso..-
 
-Fatto- disse Emma spuntando da una lista immaginaria le qualità che Regina stava pronunciando e che lei possedeva. 
 
-deve proteggere la sua patria ad ogni costo...-
 
-Mi pare che sia il motivo principale per il quale sono qui...- continuò ad interromperla Emma allargando il suo sorriso in uno di trionfo.
 
-Deve saper affascinare....-
 
-Fat..
 
-E...- la interruppe Regina alzando una mano per bloccarla- deve guadagnare l'amore della sua dama, lottando per lei e dimostrandole di essere degno del suo amore
 
-Su quel versante ci sto ancora lavorando...ma voi parlate dei cavalieri nei libri...l'amore cortese dei cavalieri delle corti di Artù-
 
-Dunque? Un cavaliere non può avere l'amore?
 
-Non so se sarei mai in grado di rubare la donna di un altro uomo per amore- rispose Emma sinceramente  guardando negli occhi di Regina. La bionda, una volta calato il silenzio fra le due, rielaborò le parole appena pronunciate da entrambe sotto una nuova luce, non più oscurata dall'innocenza della prima meraviglia, ma carica di un significato nascosto ,allegorico di fronte al quale il cavaliere non si era mai trovato. 
 
Era possibile, come narrato nei racconti sul conto di Artù, che un cavaliere potesse , tramite lotte e dolori, vincere il cuore di una dama e sottrarlo al suo sposo e, nonostante questo atto apparentemente ignobile , vivere senza rimorsi con l'amata al fianco e, come testimoniato dall'enorme successo di queste opere, avere il favore del popolo? 
 
Poteva Emma credere che un giorno quegli occhi di tenebra si sarebbero specchiati solo nei suoi? Che quelle labbra rosse potessero, realmente, sfiorare le sue? Sogno, illusione, o realtà testimoniata? Era questo ciò che voleva il suo cuore? Poter sfiorare quella morbidissima pelle, assaporare quella vorace bocca, porsi a difesa di quel palpitante cuore , vedere il tremolio delle candele notturne nei suoi occhi prima di dormire ed il riflesso dei raggi del sole come prima cosa al mattino.
 
Interrotti, furono, i suoi pensieri, da una presenza alle loro spalle che si schiarì la voce con violenza, notando quanto entrambe le donne fossero perse nei propri pensieri, pur non distogliendo lo sguardo l'una dall'altra. Regina fu la prima, più veloce, a deviare lo sguardo sull'omuncolo che stringeva il cappello rosso di lana fra le mani tremanti. Riferì la notizia alla contessa e si licenziò. 
 
Quando Regina riportò lo sguardo verso Emma ella non c'era più e la mora abbassò gli occhi , li fece cadere nel vuoto , pensando a cosa stesse facendo. Gioco, realtà, sfizio, sentimento, noia, amo...
Le mani di Robin cancellarono i suoi pensieri, posandosi sulle sue spalle ed immediatamente, baciato dal sole, vide il volto sorridente del marito rivolto verso di lei. Ogni singolo dubbio venne facilmente estirpato e la scomparsa di Emma venne notata solo dai suoi compagni e da Henry che la vide correre giù dal versante opposto della collina. 
 
Killian e Graham si scambiarono uno sguardo preoccupato , bloccando Henry, poggiandogli ciascuno una mano sulle spalle, per impedirgli di seguirla. Il ragazzo non capiva dove la bionda stesse andando o perché si fosse allontanata da loro ma i due uomini, che , inconsciamente stavano prendendo il ruolo di fratelli maggiori nella sua vita, lo bloccarono e gli dissero che sarebbe tornata quando lo avrebbe voluto.
 
I cinque si diressero verso l'entrata del castello e superarono numerosi corridoi prima di entrare nella stanza più grande di tutte, i cui soffitti toccavano il cielo secondo Henry , e quella in cui risiedevano i loro troni. Essi erano in pietra, rialzati dal pavimento di granite nera almeno di dieci scalini e ricoperti di pelle color porpora, simbolo del potere. Gli stendardi, pendenti dal soffitto e lunghi qualche metro in meno delle possenti colonne che reggevano la sala, raffiguravano la testa di una volpe sopra due frecce incrociate. Il tutto era colorato d'oro. 
 
Killian ed Henry si appoggiarono ad una colonna che gli permetteva di tenere d'occhio l'intera sala e , vedendo come il cavaliere nero si era posizionato, braccia conserte ed una gamba piegata contro la pietra, Henry lo imitò come se fosse uno specchio. Graham , invece, si posizionò accanto al trono del conte, il quale prese posto sul trono e, di conseguenza, la moglie. Egli allungò una mano, stringendo quella dell'amata delicatamente e con l'altra fece cenno all'uomo davanti alla porta di aprirla.
 
Sette uomini, vestiti con tuniche bianche e porpora, entrarono in religioso silenzio nella sala stringendo ognuno un rotolo fra le mani. In testa, disposti a piramide, e più vicino ai conti, vi era un'uomo di mezza età, i capelli grigi gli formavano una corona sulla testa, lo sguardo arcigno e le rughe profonde lo fecero dispregiare immediatamente dal cavaliere nero che lo riconobbe , dai suoi stessi ricordi, come un uomo avido di potere e senza scrupoli morali. 
 
Anche lo sguardo di Graham si fece più attento, guardingo e quasi cagnesco. La sua mascella si strinse e le corde vocali vibrarono sommessamente provocando un ringhio impossibile da udire da altri se non lui o un mutaforma. Spencer era il nome dell'uomo, del consigliere, che Robin salutò calorosamente ed i due compagni di Emma avevano avuto il dispiacere di avere a che fare con lui in passato. 
 
Egli era il padre , tecnicamente, di James, il padre di Emma e molti anni fa aveva cercato di riprendersi il regno con le sue truppe, ingrossate da creature magiche oscure e da incantatori. Riuscirono a sconfiggerlo, grazie alle prodezze di un'Emma ventenne e di suo padre ,e lo esiliarono. Non lo avevano più visto da allora. 
 
-Robin, temo di dover riaprire un discorso a cui, per molto tempo ,avete cercato di sottrarvi-
 
-È necessario? Siamo veramente giunti a questo?-
 
-La guerra, non è un gioco , signore. E , nell'eventualità che voi non tornaste, la casata dovrà sopravvivere. Sapete qual'è il mio suggerimento , anzi, il mio vivo consiglio. Deve esserci un erede, soprattutto in queste situazioni, e vostra moglie non può concepirne uno
 
-Non per mia scelta di certo- abbaiò la donna. Occhi brillanti, pieni di fuoco e le mani strette sui bracioli di pietra. Si era sporta in avanti, sperando di far rimangiare le parole all'uomo, di fargli paura ma Spencer rimase stoico, forse addirittura divertito dalla sua , prevedibile, perdita di controllo.
 
-Ciò nonostante...Vi prego, signore, comprendete la situazione- si fece avanti un'altro consigliere, seppur non interpellato. Era più giovane, sì, più dolce nei suoi modi di parlare e muoversi rispetto a Spencer e, forse, fu quello a far prendere in seria considerazione la proposta a Robin. Non era Spencer a volerlo, come tutte le altre volte, ma anche gli altri consiglieri, solitamente in disaccordo con lui, supportarono la sua tesi. 
 
Robin era combattuto , così banalizzando, tra l'amore puro per sua moglie, il rispetto tale che provava nei suoi confronti da non volere nemmeno concepire l'idea di tradirla ed il suo dovere, come sovrano, come capo del popolo e come signore. Ci mancò poco , davvero poco, che l'uomo maledisse il giorno in cui aveva reclamato il trono. Ma se non l'avesse fatto lui e Regina non avrebbero mai avuto quella vita, piena di amore e senza pensieri che avevano vissuto fino a quel momento. 
 
Ma se non l'avessero fatto, si fermò a pensare l'uomo, lui avrebbe continuato a rubare e lei sarebbe rimasta a casa, in una piccola cabina nella foresta, ad aspettare il suo ritorno, a cucinare come amava lei, a leggere i grandi poeti che le infiammavano la mente, a cacciare gli animali  come le aveva insegnato suo padre. Sarebbe stata felice? Anche così ?
 
-D'accordo- Gli sguardi presero il volo, famelici ed infinitamente curiosi di sapere da dove fosse giunta quella fatale parola. Gli occhi di Regina erano mesti, la presa sulla mano del marito era persa e le loro braccia ciondolavano, senza vita, lungo il fianco dei troni. Robin , bocca spalancata , sentì quell'improvvisa mancanza come un coltello spinto con forza nel suo petto. La scelta gli era stata tolta, sottratta da una delle cose per cui stava cercando di combattere.
 
Regina aveva scelto, sconvolgendo i presenti, compresi Graham, Henry e Killian e provocando, con suo grande disprezzo, il compiacimento di Spencer. Tenne alto il mento, uno sguardo d'odio puntato negli occhi dell'uomo che stava mettendo a dura prova il loro fragile amore. Ma lei stessa si doveva incolpare per quella parola , irrimediabile e sentenziosa . 
 
La porta si aprì di nuovo , con un cigolio, ed un senso nascosto , di assoluto , nei suoi movimenti. Una figura , coperta in un mantello viola, capelli neri e pelle olivastra, entrò a passi leggeri con il capo chino. Spencer la presentò come un cavallo di razza , mostrandola in tutte le sue parti al conte i cui occhi oltrepassavano la figura, come se non esistesse e si concentravano sul dolore inflittogli dalla moglie. 
 
-Lei è lady Marion
 
All'insaputa di tutti, nascosta dall'oscurità che avvolgeva l'ampio spazio che distaccava i troni dal muro, Emma aveva assistito a gran parte dell'udienza, dopo aver fatto i conti con le sue strane sensazioni e pensieri, ed anche lei era rimasta scioccata udendo il consenso della mora. Ciò nonostante , quando l'attenzione dei presenti si concentrò sulla nuova arrivata , metafora della vita di Regina sin da quando era piccola, Emma aveva camminato nella luce, ponendosi al fianco del trono come Graham ed aveva allungato una mano fino a quella di Regina, che stringeva convulsamente il braciolo. 
 
Le sfiorò il torso con la punta delle dita , impercettibilmente, ma sentì, dopo poco, la mano della mora rilassarsi sotto quello che doveva risultare un tocco confortante. Emma , intenzionalmente le aveva promesso qualcosa di molto importante. Tanto importante che se glielo avesse fatto mancare Regina sarebbe caduta in pezzi. 
 
Qualcuno sul quale contare, sul quale fare affidamento. Rise, nella sua mente il cavaliere, contro ogni razionalità, pensando quanto uno sfioramento di dita potesse acquistare di significato. 
 
E sì, pensò Emma , è proprio come nei libri. 
 
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N.A.
Hello everybody 
Spero di non avervi annoiati troppo. Mi rendo conto che questo capitolo possa pesare quanto un mattone, oppure no...me lo direte voi. Comunque che dire...aspettatevi altre sorprese. Non ho affatto finito di giocare con i vostri sentimenti e spero che la storia continui a meravigliarvi e, chi lo sa, magari anche farvi riflettere. 
Vi lascio alla vostra giornata e spero che sia buona e luminosa. 
Adios ed alla prossima N.

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