Capitolo 2
"Io spero tutto tranne di avere Robinson per educazione fisica"
Shirlee era tornata a Brisbane da una settimana e in quel momento era in biblioteca dove, durante il periodo estivo, lavorava la sua migliore amica Chocolat, una ragazza timida all'apparenza, ma con la parlantina facile.
"Non voglio ritrovarmi ad essere bagnata di sudore a fine ora, con tutti che ti si appiccicano addosso! Che schifo!" continuò la ragazza.
Shirlee scoppiò a ridere alla vista dell'espressione dell'amica, tant'è che quasi cadde dalla sedia su cui era seduta, o meglio, sdraiata.
Chocolat si unì alla risata dell'amica. A volte sembrava fossero in una bolla, completamente estranee al mondo esterno e ne subivano le conseguenze.
"Chocolat! Siete in una biblioteca, fate silenzio!"
Così Chocolat arrossì e riprese a riordinare i libri sugli scaffali, mentre Shirlee trattenne a stento una risata, nascondendosi nella rivista che stava leggendo.
"Questa è tutta colpa tua" piagnucolò la mora.
Shirlee sorrise ma preferì non controbattere. Piuttosto spostò l'attenzione su un altro argomento, quasi un tabù per Chocolat.
"E con Irwin?" sussurrò quindi.
L'amica iniziò a mordersi il labbro e a guardarsi in giro per poi indicare un punto della biblioteca a Shirlee.
"Lo vedi? È praticamente lì ogni giorno, mattina e sera, ma quasi non dà segno di vita! Studia sempre, ogni volta ha un libro diverso!"
Ashton Irwin era un ragazzo del penultimo anno, molto ed estremamente timido ed impacciato. Era di una bellezza singolare e Chocolat era quasi in fissa con i suoi capelli, ricci e castani, e il suo sorriso che molto spesso metteva in mostra con disinvoltura.
"Ma sei sicura di aver provato ad attaccare bottone con lui?" Disse Shirlee ammiccando.
La mora boccheggiò per qualche secondo e scosse la testa sedendosi di fronte a Shirlee, poggiando la testa sul palmo della sua mano e iniziando a fissare Ashton.
"E cosa aspetti?" disse poi Shirlee.
"Scherzi? Io non mi avvicinerò mai a lui!" rispose quindi Chocolat.
L'amica roteò gli occhi al cielo e abbozzò un sorriso. Poggiò le mani sul tavolo e tirò indietro la sedia alzandosi.
Chocolat non osò fiatare e si limitò a seguire ogni movimento dell'amica. Intanto Shirlee si stava avvicinando sempre di più al ricciolino dall'altra parte della stanza.
A quel punto scattò in piedi e cercò di richiamare Shirlee a bassa voce, ma fu praticamente impossibile dato che era a due passi da lui. Così si avvicinò cercando di non farsi vedere.
"Ciao! Tu devi essere Irwin, vero?"
Il ragazzo alzò lo sguardo sorpreso. Scrutò la figura sorridente di Shirlee e si aggiustò gli occhiali da vista.
"E tu Shirlee Davis" proferì dunque.
La ragazza annuì. Frequentavano lo stesso corso di filosofia. Lanciò un'occhiata di sfuggita a Chocolat che, rossa da capo a capo a piedi, le faceva cenno di no con la testa. Conosceva così bene la sua amica che sapeva per certo che avrebbe combinato qualcosa.
"Hai bisogno di qualcosa?" chiese il ragazzo.
"In realtà sì" iniziò Shirlee.
Chocolat si coprì il viso con le mani.
"Io e i miei amici, l'ultimo pomeriggio prima della scuola, ci incontriamo per ripetere qualche materia scolastica. Pensavo di invitare anche te, una mano ci serve sempre e ti trovo un ragazzo davvero molto simpatico" inventò Shirlee al momento lasciando il ragazzo più basito di quanto già non fosse.
"Oh, viene anche la ragazza che lavora qui e che è dietro quello scaffale" terminó poi.
Subito Ashton portò il suo sguardo su Chocolat che sorrise imbarazzata mentre dentro di sé stava maledicendo la sua amica in tutti i modi possibili e inimmaginabili.
"Ma io ti conosco! Sei Chocolat Moore" disse Ashton.
La ragazza spalancò la bocca e si girò verso Shirlee che già rideva sotto i baffi.
"E- e tu come fai a conoscermi?" chiese avvicinandosi.
"Mia sorella fa atletica leggera, come te suppongo, perché ogni volta che vado a prenderla a fine lezione la vedo parlare con te"
Chocolat, se possibile, rimase ancora più spiazzata, ma cercò di non darlo a vedere anche perché aveva voglia di urlare e saltellare per tutta la biblioteca gridando "Oddio Ashton Irwin sa il mio nome!". A Shirlee invece sembrava impossibile non ridere conoscendo le intenzioni della sua amica ma stette zitta.
"Oh, Kat è tua sorella?" chiese Chocolat.
Ashton annuì e i due si ritrovarono inconsapevolmente a chiacchierare come se niente fosse. Quel velo di timidezza che perennemente avvolgeva Chocolat sembrava essere sparito all'improvviso. Ma, naturalmente, un bel momento come quello doveva essere interrotto, perciò la mora fu richiamata dal direttore e di malavoglia tornò a riordinare i libri nei vari scaffali, non prima di avere scambiato il proprio numero con quello del ragazzo sotto lo sguardo soddisfatto di Shirlee.
"Allora ci mettiamo d'accordo e ti facciamo sapere al più presto" disse quest'ultima.
"Ci conto!" rispose Ashton per poi raccogliere tutte le sue cose e uscire fuori dalla biblioteca salutando le ragazze.
Shirlee sorridendo si voltò verso la sua amica che continuava a guardare la porta con una pila di libri in mano.
"Ma ti rendi conto che lui conosce il mio nome? E che adesso ha il mio numero?" sbottò tutt'ad un tratto Chocolat e subito dopo tornò tra i mille scaffali.
Shirlee rise.
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"Quindi sto rinunciando ad un pomeriggio di dolce far nulla per studiare? Con Irwin poi?"
Chocolat sbuffò incrociando le braccia. Shirlee si limitò a sorridere dato che aveva immaginato la risposta dell'amico.
"Sei sempre il solito guastafeste Klaus!" borbottò Chocolat.
Il ragazzo alzò le sopracciglia fissando la sorella. Chocolat e Klaus erano fratelli, gemelli per la precisione, entrambi ottimi amici di Shirlee se non i migliori.
Quest'ultima cercava di intenerire il ragazzo con le mani giunte e un faccino che non prometteva niente di buono e il ragazzo non riusciva a dire di no quando faceva gli occhi dolci e sua sorella metteva il muso.
"Siete odiose quando fate così! Cosa ci guadagno?" chiese il ragazzo.
"Un pugno in faccia" rispose la sorella.
Shirlee ridacchiò e poi disse:
"Dai Klaus! Prometto che ti presenterò Julia"
A Klaus si illuminarono gli occhi al nome della ragazza per cui aveva una cotta praticamente da sempre.
"Ma cosa sei diventata? Una specie di dottoressa dell'amore?" le chiese Chocolat.
Shirlee avrebbe tanto voluto dirle che semplicemente era capace di vedere le anime gemelle delle persone e Julia e Klaus erano collegati. Ma sicuramente poi Chocolat le avrebbe chiesto se la sua fosse Ashton e le sarebbe dispiaciuto dirle che non era così. Perciò stette zitta e pensò che l'amica avrebbe capito da sola che Ashton non era fatto per lei.
"Ok ci sto!" disse Klaus facendo immediatamente esultare la sorella.
"Ma ad una condizione"
Chocolat interruppe il suo ballo di felicità e fissò il fratello quasi spaventata da quello che avrebbe proferito di lì a poco.
"Porto anche il mio migliore amico"
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Luke quasi non riconosceva casa sua. Se la ricordava viva, luminosa. Invece in quel momento si presentava proprio come l'esatto contrario. L'unica persona che dava una nota di allegria era sua sorella minore, Amanda, una piccola peste, come Luke amava chiamarla, di nove anni.
Lei stava facendo i compiti in cucina, seduta in braccio a Luke che le pettinava i capelli e ogni tanto rispondeva alle sue domande.
"Cosa significa 'astruso'?" chiese la bambina.
"Complicato, difficile" rispose Luke.
"Come la tua scrittura!"
Il ragazzo sorrise all'innocenza della sorella, così piccola e ingenua.
"Ho finito!" trillò poco dopo Amanda.
Luke la fece scendere e poi inisieme sistemarono tutti i colori e i quaderni sparsi sul tavolo della sala. Di solito Amanda non permetteva al fratello di aiutarla a mettere a posto, perché aveva un metodo tutto suo per riordinare le sue cose e perciò Luke sembrò sorpreso quando vide che la sorella non gli stava urlando di stare fermo.
"Tutto a posto Amy?" chiese quindi.
La bambina lo fissò per qualche secondo per poi chiudere il suo zaino annuendo.
"Amy" la richiamò Luke facendola girare. "Hai dimenticato l'astuccio" continuò sorridendo.
Amanda arrossì e tornò indietro strappando l'astuccio dalle mani del fratello e subito dopo corse nella loro camera.
Luke stava ancora ridendo quando sentì la chiave girare nella serratura intuendo che sua madre, Jane, fosse tornata dal supermercato. Infatti poco dopo entrò carica di buste.
"Mamma!" disse Amanda catapultandosi sulla donna.
Lei poggiò le buste sul pavimento e abbracciò di scatto la figlia. Luke, appoggiato sullo stipite della porta della cucina, sorrideva tranquillamente.
"Ciao tesoro" disse Jane al figlio.
Lui ricambiò il saluto e poi la aiutò a portare la spesa in cucina. Anche la più piccola li seguì.
"Voglio cucinare io stasera!" esclamò vedendo Luke tirare fuori alcune pentole.
"No, sei troppo piccola, bruceresti la cucina" la provocò Luke.
"Non è vero, sei tu quello che ha bruciato i peperoni l'altra sera" replicò Amanda mettendo su il broncio.
Luke fece finta di offendersi.
"Magari Luke pensa ai fornelli senza bruciare niente" disse Jane lanciando un'occhiata al figlio che sorrise angelicamente. "Tu invece mi aiuti a lavare la frutta, va bene?"
Amanda si aprì in un sorriso a trentadue denti e subito si alzò in piedi agguantando quante più mele possibili da una delle buste.
Vendendo i sorrisi della madre e della sorella, Luke non poteva che sorridere a sua sua volte e sperava solamente che quella felicità non si dissolvesse mai.
Chocolat e Klaus :3
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