Invisible wires

di ginger_ed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 

L'autunno era alle porte e tutti speravano fosse solo uno scherzo del tempo. Shirlee, ammollo nell'acqua del mare, si chiedeva cosa le serbava quel terzo anno delle superiori.

Mancavano ormai due settimane all'inizio delle scuole e lei proprio non aveva voglia di ritornare tra i banchi. Ma infondo sono tante le cose che non si vogliono, come altrettante sono quelle che desideriamo con tutto il cuore.

Shirlee avrebbe preferito affogare piuttosto che risalire su quella macchina che l'avrebbe allontanata dal mare per nove lunghi mesi. Sbuffò cadendo all'indietro.

Le nuvole coprivano in parte il cielo azzurro, ma non minacciavano pioggia, erano bianche, candide come zucchero filato. Shirlee aveva questa strana fissazione per le nuvole, tanto belle quanto irraggiungibili. Ma era proprio per questo che le ammirava.

Uno spiraglio di sole fece capolino tra le nuvole, costringendo la ragazza a portare una mano davanti agli occhi. Ed ecco che quell'insolito filo rosso le circondava il mignolo e continuava il suo percorso verso una meta a Shirlee sconosciuta. Non sapeva il perché dell'esistenza di quel filo, ma sapeva per certo di essere l'unica a poterlo vedere. Gli altri non potevano farlo.

La cosa buffa era che non riusciva a vedere solo il suo, vedeva anche quello degli altri. Se ne era accorta quando si era incantata a fissare la mano di sua madre. Il filo aveva cinto il dito della donna e si era collegato direttamente a quello di suo padre. Allora avevo pensato che unisse le persone sposate. Ma perché lo stesso filo era legato al suo dito pur non essendo sposata? E così le ricerche ripresero daccapo.

Era cocciuta, molto cocciuta, non riusciva a lasciare nulla al caso. Ogni cosa aveva una spiegazione per lei. Eppure non trovava né la soluzione a quei fili, né a chi fosse collegata, ed era una cosa che le procurava ansia.

Le urla delle sue sorelle la risvegliarono dai suoi pensieri. Diede loro un'occhiata, osservandole giocare a rincorrersi. Ma la sua attenzione fu catturata da una coppia sul bagnasciuga. Erano un bambino e una donna abbastanza anziana da sembrare la nonna.

La mente di Shirlee la riportò indietro nel tempo, all'ultimo periodo che aveva passato con sua nonna prima che lei passasse a miglior vita. Era stata una donna dolce e premurosa ma anche autoritaria nel modo giusto. L'unica nonna che aveva mai conosciuto e con cui aveva stretto un forte rapporto. Lei c'era sempre stata quando Shirlee aveva bisogno di un consiglio, quando litigava con la madre, quando piangeva a causa di una caduta, quando sua sorella più grande le nascondeva i giocattoli... era sempre lì, seduta sul suo dondolo con le braccia aperte e una barretta di cioccolato, ma una stupida malattia aveva strappato quell'immagine felice a Shirlee e la rimpiangeva in modo disperato.

Le si velarono gli occhi quando ricordò le ultime parole che si scambiarono.

"Sai tesoro, l'eredità a volte ci è pro, a volte invece non vuole proprio aiutarci. Quanto avrei voluto avere gli occhi azzurri come i tuoi, eppure i miei nonni li avevano scuri. Ma dalla mia nonna ho ereditato quei bei boccoli che tanto ti piacciono. Shirlee, da me hai preso qualcosa di prezioso, da conservare gelosamente. Abbine cura e troverai l'amore"

Si ricordò che a quel punto prese un diario dal comodino e glielo porse.

"Qui troverai risposte a domande che ti porrai quando sarai cresciuta, non sottovalutarlo mai"

Shirlee fece un balzo rimettendosi immediatamente in piedi. Come aveva potuto dimenticare quel particolare?

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Quella soffitta era davvero impolverata. Di certo il punto forte dei Davis non era la pulizia.

Shirlee correva da un angolo all'altro della stanza e ogni tanto sbatteva la testa contro le travi del soffitto troppo basso anche per lei.

Quando la madre le aveva detto che le cose appartenute alla nonna erano tutte chiuse in soffitta, ci si era fiondata senza pensarci due volte. La casa in questione era quella dei suoi nonni paterni, di fronte al mare cristallino dell'Australia.

Aveva risvoltato la stanza come un calzino, ma del diario non c'era traccia perciò si sentiva frustrata ed emotivamente a terra.

Il fatto di aver risentito il profumo di sua nonna poi, impregnato in ogni oggetto lì riposto, le aveva causato un groppo in gola e in più, non trovando il diario, sentiva di averla persa ancora una volta.

Infuriata contro sé stessa, sferrò un pugno contro il muro ma subito dopo si ritrovò a saltellare per la stanza, gridando e soffiando sulla mano infortunata.

Un tonfo la fece girare. Erano caduti due o tre libri dalla libreria. Ruotò gli occhi al cielo e si chinò a raccoglierli quando intravide una fessura nell'esatto punto in cui mancavano i libri.

Curiosa come non mai, ci infilò una mano percependo subito un tessuto morbido e vellutato. Lo tastò per qualche secondo riuscendo a capire che si trattasse di un libro e lo afferrò tirandolo fuori dal buco.

'Luna Carter, in Davis' lesse Shirlee sulla copertina.

Il libricino le scivolò dalle mani. Era il nome di sua nonna, aveva finalmente trovato il diario di sua nonna.

***

In città il clima non era torrido quanto quello sulla litoranea. Erano gli ultimi di febbraio e il sole emanava un caldo tepore ma nulla in confronto a quello afoso che aveva popolato le giornate di gennaio e dicembre, in piena estate.

I ragazzini erano fuori all'aria aperta, pronti a godersi gli ultimi giorni di libertà con la consapevolezza che dopo pochi giorni sarebbe ricominciata la scuola. Ma Luke no.

Lui amava la compagnia, certo, ma era un ragazzo tranquillo e alcune volte preferiva non parlare con nessuno. Sapeva essere un buon amico ed era anche uno studente modello. Di certo la scuola non era un ambiente a lui piacevole, ma faceva il possibile per costruirsi il futuro. Però ancora non riusciva a vedersi da lì a qualche anno dopo. Non aveva le idee chiare, ma a lui non importava molto.

Quel giorno era particolarmente suscettibile. La sua famiglia aveva seri problemi economici e non aveva idea di come aiutarli. Non era più un bambino, aveva superato la maggiore età e non dava più retta ai suoi genitori quando dicevano che era tutto sotto controllo e non c'era bisogno che si cercasse un lavoro.

Ma chi volevano prendere in giro? Luke sapeva benissimo in che situazione si trovassero.

I suoi erano senza lavoro, il padre l'aveva perso a causa della chiusura della fabbrica in cui prestava servizio, la madre, dopo la nascita della seconda figlia, sorella di Luke, aveva abbandonato la sua carriera da insegnante.

Luke sapeva che vivere senza un lavoro e con due figli da mantenere non era un gioco, perciò decise che fosse il momento di darsi una svegliata.

Era seduto in cucina con il telefono e un foglietto pieno di numeri di fronte a sé. Non c'era nessun'altro in casa, a parte sua sorella che dormiva ed era difficile svegliarla una volta addormentata.

Iniziò a digitare ogni numero che era riuscito a recuperare in giro per Brisbane ma ad ogni chiamata ricevette risposte negative. Chi richiedeva più esperienze per essere assunto e che quindi reputava Luke troppo giovane per lavorare... l'ultima possibilità era in quell'ultimo numero di una fattoria che metteva a disposizione i propri cavalli permettendo a ragazzi di tutte le età di praticare equitazione. I proprietari cercavano dipendenti per la pulizia delle stalle e, ovviamente, a Luke non allettava come idea. Ma non aveva scelta.

Prese un sospiro e digitò il numero. In fondo avrebbe potuto salvare la sua famiglia. Risposero dopo due squilli e Luke si schiarì la voce prima di rispondere.

"Pronto? Chiamo per il posto di lavoro che state offrendo.. sì, certo, Luke Hemmings, 18, no, nato a Sidney, residente a Brisbane.. sicurissimo. Perfetto, grazie mille, alla prossima settimana"

Chiuse la chiamata e tirò un sospiro di sollievo.

"Finalmente" sussurrò passandosi una mano tra i capelli e accennando un sorriso.

***

"Era un ragazzo così bello e premuroso, ma qualcosa mi diceva che con lui non avrebbe mai potuto funzionare. E sai cosa? Avevo perfettamente ragione, il mio sesto senso non sbaglia mai!"

Erano passate ore da quando Shirlee aveva trovato il diario della nonna e non riusciva più a smettere di leggerlo. Raccontava nei minimi particolare la sua vita, i suoi pensieri e aneddoti che la ragazza non aveva mai conosciuto fino a quel momento, e la cosa che più le piaceva era che la nonna si era rivolta direttamente a lei. Sembrava che avesse preparato quel diario sin dalla sua nascita, e forse era davvero così.

Luna era stata una donna dolce ma con una sicurezza invidiabile. La sua bellezza indiscussa poi, le aveva permesso di avere non pochi pretendenti. Ma non seppe che farsene di tutte quelle attenzioni e dava poca retta a quei poveri ragazzi.

Continuò la lettura davvero curiosa di saperne di più.

"Un giorno però, vidi questo ragazzo fuori dal mio cancello. Era carino, molto carino e sorrideva semplicemente. Nel preciso istante in cui i nostri sguardi si incrociarono, sentii il mignolo sinistro bruciare. Dirai tu, non le farfalle nello stomaco? No cara, così abbassai lo sguardo e un filo rosso circondò il dito collegandosi a quello del ragazzo. Sai chi era quest'ultimo? L'uomo che 10 anni dopo divenne mio marito"

Shirlee dischiuse le labbra, colpita da quelle parole che non fecero altro che confondere le sue idee ancora una volta.

"Shirlee, so che sarai confusa quanto me, ma te lo dirò in maniera più semplice. Questi fili ci legano indissolubilmente alla nostra anima gemella"

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

"Io spero tutto tranne di avere Robinson per educazione fisica"

Shirlee era tornata a Brisbane da una settimana e in quel momento era in biblioteca dove, durante il periodo estivo, lavorava la sua migliore amica Chocolat, una ragazza timida all'apparenza, ma con la parlantina facile.

"Non voglio ritrovarmi ad essere bagnata di sudore a fine ora, con tutti che ti si appiccicano addosso! Che schifo!" continuò la ragazza.

Shirlee scoppiò a ridere alla vista dell'espressione dell'amica, tant'è che quasi cadde dalla sedia su cui era seduta, o meglio, sdraiata.

Chocolat si unì alla risata dell'amica. A volte sembrava fossero in una bolla, completamente estranee al mondo esterno e ne subivano le conseguenze.

"Chocolat! Siete in una biblioteca, fate silenzio!"

Così Chocolat arrossì e riprese a riordinare i libri sugli scaffali, mentre Shirlee trattenne a stento una risata, nascondendosi nella rivista che stava leggendo.

"Questa è tutta colpa tua" piagnucolò la mora.

Shirlee sorrise ma preferì non controbattere. Piuttosto spostò l'attenzione su un altro argomento, quasi un tabù per Chocolat.

"E con Irwin?" sussurrò quindi.

L'amica iniziò a mordersi il labbro e a guardarsi in giro per poi indicare un punto della biblioteca a Shirlee.

"Lo vedi? È praticamente lì ogni giorno, mattina e sera, ma quasi non dà segno di vita! Studia sempre, ogni volta ha un libro diverso!"

Ashton Irwin era un ragazzo del penultimo anno, molto ed estremamente timido ed impacciato. Era di una bellezza singolare e Chocolat era quasi in fissa con i suoi capelli, ricci e castani, e il suo sorriso che molto spesso metteva in mostra con disinvoltura.

"Ma sei sicura di aver provato ad attaccare bottone con lui?" Disse Shirlee ammiccando.

La mora boccheggiò per qualche secondo e scosse la testa sedendosi di fronte a Shirlee, poggiando la testa sul palmo della sua mano e iniziando a fissare Ashton.

"E cosa aspetti?" disse poi Shirlee.

"Scherzi? Io non mi avvicinerò mai a lui!" rispose quindi Chocolat.

L'amica roteò gli occhi al cielo e abbozzò un sorriso. Poggiò le mani sul tavolo e tirò indietro la sedia alzandosi.

Chocolat non osò fiatare e si limitò a seguire ogni movimento dell'amica. Intanto Shirlee si stava avvicinando sempre di più al ricciolino dall'altra parte della stanza.

A quel punto scattò in piedi e cercò di richiamare Shirlee a bassa voce, ma fu praticamente impossibile dato che era a due passi da lui. Così si avvicinò cercando di non farsi vedere.

"Ciao! Tu devi essere Irwin, vero?"

Il ragazzo alzò lo sguardo sorpreso. Scrutò la figura sorridente di Shirlee e si aggiustò gli occhiali da vista.

"E tu Shirlee Davis" proferì dunque.

La ragazza annuì. Frequentavano lo stesso corso di filosofia. Lanciò un'occhiata di sfuggita a Chocolat che, rossa da capo a capo a piedi, le faceva cenno di no con la testa. Conosceva così bene la sua amica che sapeva per certo che avrebbe combinato qualcosa.

"Hai bisogno di qualcosa?" chiese il ragazzo.

"In realtà sì" iniziò Shirlee.

Chocolat si coprì il viso con le mani.

"Io e i miei amici, l'ultimo pomeriggio prima della scuola, ci incontriamo per ripetere qualche materia scolastica. Pensavo di invitare anche te, una mano ci serve sempre e ti trovo un ragazzo davvero molto simpatico" inventò Shirlee al momento lasciando il ragazzo più basito di quanto già non fosse.

"Oh, viene anche la ragazza che lavora qui e che è dietro quello scaffale" terminó poi.

Subito Ashton portò il suo sguardo su Chocolat che sorrise imbarazzata mentre dentro di sé stava maledicendo la sua amica in tutti i modi possibili e inimmaginabili.

"Ma io ti conosco! Sei Chocolat Moore" disse Ashton.

La ragazza spalancò la bocca e si girò verso Shirlee che già rideva sotto i baffi.

"E- e tu come fai a conoscermi?" chiese avvicinandosi.

"Mia sorella fa atletica leggera, come te suppongo, perché ogni volta che vado a prenderla a fine lezione la vedo parlare con te"

Chocolat, se possibile, rimase ancora più spiazzata, ma cercò di non darlo a vedere anche perché aveva voglia di urlare e saltellare per tutta la biblioteca gridando "Oddio Ashton Irwin sa il mio nome!". A Shirlee invece sembrava impossibile non ridere conoscendo le intenzioni della sua amica ma stette zitta.

"Oh, Kat è tua sorella?" chiese Chocolat.

Ashton annuì e i due si ritrovarono inconsapevolmente a chiacchierare come se niente fosse. Quel velo di timidezza che perennemente avvolgeva Chocolat sembrava essere sparito all'improvviso. Ma, naturalmente, un bel momento come quello doveva essere interrotto, perciò la mora fu richiamata dal direttore e di malavoglia tornò a riordinare i libri nei vari scaffali, non prima di avere scambiato il proprio numero con quello del ragazzo sotto lo sguardo soddisfatto di Shirlee.

"Allora ci mettiamo d'accordo e ti facciamo sapere al più presto" disse quest'ultima.

"Ci conto!" rispose Ashton per poi raccogliere tutte le sue cose e uscire fuori dalla biblioteca salutando le ragazze.

Shirlee sorridendo si voltò verso la sua amica che continuava a guardare la porta con una pila di libri in mano.

"Ma ti rendi conto che lui conosce il mio nome? E che adesso ha il mio numero?" sbottò tutt'ad un tratto Chocolat e subito dopo tornò tra i mille scaffali.

Shirlee rise.

---

"Quindi sto rinunciando ad un pomeriggio di dolce far nulla per studiare? Con Irwin poi?"

Chocolat sbuffò incrociando le braccia. Shirlee si limitò a sorridere dato che aveva immaginato la risposta dell'amico.

"Sei sempre il solito guastafeste Klaus!" borbottò Chocolat.

Il ragazzo alzò le sopracciglia fissando la sorella. Chocolat e Klaus erano fratelli, gemelli per la precisione, entrambi ottimi amici di Shirlee se non i migliori.

Quest'ultima cercava di intenerire il ragazzo con le mani giunte e un faccino che non prometteva niente di buono e il ragazzo non riusciva a dire di no quando faceva gli occhi dolci e sua sorella metteva il muso.

"Siete odiose quando fate così! Cosa ci guadagno?" chiese il ragazzo.

"Un pugno in faccia" rispose la sorella.

Shirlee ridacchiò e poi disse:

"Dai Klaus! Prometto che ti presenterò Julia"

A Klaus si illuminarono gli occhi al nome della ragazza per cui aveva una cotta praticamente da sempre.

"Ma cosa sei diventata? Una specie di dottoressa dell'amore?" le chiese Chocolat.

Shirlee avrebbe tanto voluto dirle che semplicemente era capace di vedere le anime gemelle delle persone e Julia e Klaus erano collegati. Ma sicuramente poi Chocolat le avrebbe chiesto se la sua fosse Ashton e le sarebbe dispiaciuto dirle che non era così. Perciò stette zitta e pensò che l'amica avrebbe capito da sola che Ashton non era fatto per lei.

"Ok ci sto!" disse Klaus facendo immediatamente esultare la sorella.

"Ma ad una condizione"

Chocolat interruppe il suo ballo di felicità e fissò il fratello quasi spaventata da quello che avrebbe proferito di lì a poco.

"Porto anche il mio migliore amico"

---

Luke quasi non riconosceva casa sua. Se la ricordava viva, luminosa. Invece in quel momento si presentava proprio come l'esatto contrario. L'unica persona che dava una nota di allegria era sua sorella minore, Amanda, una piccola peste, come Luke amava chiamarla, di nove anni.

Lei stava facendo i compiti in cucina, seduta in braccio a Luke che le pettinava i capelli e ogni tanto rispondeva alle sue domande.

"Cosa significa 'astruso'?" chiese la bambina.

"Complicato, difficile" rispose Luke.

"Come la tua scrittura!"

Il ragazzo sorrise all'innocenza della sorella, così piccola e ingenua.

"Ho finito!" trillò poco dopo Amanda.

Luke la fece scendere e poi inisieme sistemarono tutti i colori e i quaderni sparsi sul tavolo della sala. Di solito Amanda non permetteva al fratello di aiutarla a mettere a posto, perché aveva un metodo tutto suo per riordinare le sue cose e perciò Luke sembrò sorpreso quando vide che la sorella non gli stava urlando di stare fermo.

"Tutto a posto Amy?" chiese quindi.

La bambina lo fissò per qualche secondo per poi chiudere il suo zaino annuendo.

"Amy" la richiamò Luke facendola girare. "Hai dimenticato l'astuccio" continuò sorridendo.

Amanda arrossì e tornò indietro strappando l'astuccio dalle mani del fratello e subito dopo corse nella loro camera.

Luke stava ancora ridendo quando sentì la chiave girare nella serratura intuendo che sua madre, Jane, fosse tornata dal supermercato. Infatti poco dopo entrò carica di buste.

"Mamma!" disse Amanda catapultandosi sulla donna.

Lei poggiò le buste sul pavimento e abbracciò di scatto la figlia. Luke, appoggiato sullo stipite della porta della cucina, sorrideva tranquillamente.

"Ciao tesoro" disse Jane al figlio.

Lui ricambiò il saluto e poi la aiutò a portare la spesa in cucina. Anche la più piccola li seguì.

"Voglio cucinare io stasera!" esclamò vedendo Luke tirare fuori alcune pentole.

"No, sei troppo piccola, bruceresti la cucina" la provocò Luke.

"Non è vero, sei tu quello che ha bruciato i peperoni l'altra sera" replicò Amanda mettendo su il broncio.

Luke fece finta di offendersi.

"Magari Luke pensa ai fornelli senza bruciare niente" disse Jane lanciando un'occhiata al figlio che sorrise angelicamente. "Tu invece mi aiuti a lavare la frutta, va bene?"

Amanda si aprì in un sorriso a trentadue denti e subito si alzò in piedi agguantando quante più mele possibili da una delle buste.

Vendendo i sorrisi della madre e della sorella, Luke non poteva che sorridere a sua sua volte e sperava solamente che quella felicità non si dissolvesse mai.


  Chocolat e Klaus :3


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Non era esattamente la giornata giusta per uscire alle due del pomeriggio, ma Luke sapeva essere imprevedibile. Aveva chiamato Calum, suo amico, che in quel momento stava correndo a perdifiato per prendere l'autobus. Arrivò appena in tempo e si accorse che, nonostante l'orario e il caldo soffocante, il mezzo era pieno zeppo di persone. Si poggiò con la spalla su uno dei sedili e rimase in piedi tirando fuori il cellulare dalla tasca. Stava girovagando tra varie app ma, quando l'autobus prese una curva, fu catapultato verso destra finendo su uno dei sedili occupati.

"Mi dispiace tanto, non era mia intenzione, davvero!" disse quando si accorse di essere praticamente steso su una ragazza.

"Non ti preoccupare, non hai ucciso nessuno" ridacchiò quest'ultima.

Calum si rialzò tutto rosso in faccia.

"Ehm forse è meglio se ti siedi, sai, per evitare di cadere di nuovo come una pera" continuò la ragazza indicando il sedile libero accanto a sé.

Il ragazzo non ebbe il tempo di replicare che l'autobus frenò improvvisamente e lui si ritrovò a terra per la seconda volta. La ragazza si affacciò preoccupata sullo stesso corridoio dell'autobus.

"Tienimi il posto" sussurrò Calum a quel punto.

---

Una mezz'oretta più tardi Calum era arrivato a destinazione.

Non aveva scambiato molte parole con la ragazza vicino cui era seduto anche se gli sarebbe piaciuto. Si erano giusto presentati, poi lei indossò le cuffie e Calum cercò di non addormentarsi per non perdere la fermata del pullman a cui sarebbe dovuto scendere.

Cercava Luke dappertutto ma non riusciva a vederlo, ma per sua fortuna arrivò pochi minuti dopo.

"Lo so, lo so, non guardarmi così. Amy voleva guardare Biancaneve con me e ho dovuto aspettare che si addormentasse per uscire" si scusò subito il biondo.

"Sei salvo solo perché si tratta di Amy" ridacchiò Calum.

Il ragazzo non attese molto per cercare di capire perché Luke l'avesse chiamato a quell'ora ma il biondo sembrava determinato a non fiatare in quel momento.

"Prendi la bici poggiata sullo steccato e seguimi" gli disse solamente.

"Stai scherzando?" gridò Calum allargando le braccia.

Ma Luke aveva già inforcato la sua bicicletta ed era partito a razzo, perciò Calum fu costretto a seguirlo. Preferiva vedere i ciclisti in televisione piuttosto che fingersi uno di loro.

"Siamo arrivati" esclamò Luke dopo circa un quarto d'ora di pedalata.

Girandosi però, si accorse che Calum era sceso dalla bicicletta, e la stava trascinando con una faccia abbastanza scocciata.

"Mi ha abbandonato a metà strada!" grugnì infastidito facendo ridere Luke.

Calum non gli risparmiò un'occhiata di fuoco ma stette zitto. Il biondo intanto gli intimava di seguirlo.

Quel tratto di strada era deserto, non un'anima viva. Percorsero tutto il marciapiede e svoltarono a destra. I due ragazzi furono subito sommersi dal verde e Calum restò totalmente incantato da quella visione. Erano realmente circondati da alberi e piante di ogni genere, ai loro piedi invece si dilungava un lungo sentiero.

"Ho trovato questo posto qualche giorno fa e mi è sembrato il luogo adatto per rilassarsi un po' prima di nove mesi infernali" disse ad un tratto Luke.

Il moro era ancora incantato dalla bellezza di quel posto. Poteva giurare di aver visto due o forse tre colibrì e continuava a camminare con la testa rivolta verso l'alto.

Era così disconnesso dal mondo, che non si accorse dei numerosi richiami di Luke. Così, dato che era arrivato alla fine del sentiero, mise il piede nel vuoto e cadde.

"Calum?" chiese l'amico raggiungendolo.

"Penso che oggi non sia giornata per me" rispose Calum alzandosi e ripulendosi dalla sabbia.

"Aspetta, sabbia?" chiese incredulo.

Quando poi udì il fruscio di alcune foglie, si girò vedendo Luke sbucare dietro di lui.

"Ho provato a dirti che c'era una piccola scalinata, ma sembra che tu voglia farti male più del solito oggi" gli disse il ragazzo.

Calum serrò le labbra e gli venne voglia di sbattere la testa contro un tronco.

"Dai, andiamo a fare un tuffo" trillò Luke sfilandosi la maglietta.

Calum pensò che l'amico fosse impazzito, ma quando si voltò, rimase di stucco per la seconda volta in meno di mezz'ora. Aveva sempre adorato nuotare, e trovarsi a due passi da un fiume lo elettrizzò parecchio.

"Vieni sì o no?" lo chiamò Luke che lo aspettava sulla riva del fiume.

"Non ho un costume" rispose Calum grattandosi la testa.

Il biondo si portò una mano sul viso esasperato.

"Pensi che io ce l'abbia?"

In quel momento, il ragazzo si accorse che Luke era in boxer. Allora fece due più due e iniziò a spogliarsi per raggiungere l'amico.

"Al mio via. Uno, due..." contò Luke.

Non finì di farlo però, bensì spinse Calum che cadde per l'ennesima volta.

"Luke!" gridò quest'ultimo guardando l'amico in cagnesco che invece era piegato in due dalle risate.

"Maledizione, l'acqua è ghiacciata!" disse poi iniziando a saltellare sul posto.

L'acqua infatti non era neanche tanto alta, l'unico problema era che fosse, per l'appunto, terribilmente gelida. Luke, che non la smetteva di ridere, prese la rincorsa e si tuffò schizzando il moro.

"Ho già detto che oggi non è giornata? E che ti odio? No? Bene, oggi non è giornata e ti odio" esclamò Calum lasciandosi cadere all'indietro.

***

"Lo ha portato sul serio" sussurrò Chocolat.

"Non capisco perché lo odi così tanto" disse invece Shirlee.

"Io non odio, semplicemente ho smesso di essergli amica perché è un narcisista, egocentrico, bastardo..."

Chocolat avrebbe potuto continuare all'infinito se non fosse stato per suo fratello, che iniziò a lanciarle occhiate di fuoco per ciò che stava dicendo. Lei gli sorrise angelicamente ma alzò gli occhi al cielo imprecando contro Klaus non appena si girò verso l'amica.

"È inutile sorellina, lo so che stai alzando gli occhi al cielo!" gridò il fratello.

Shirlee trattenne una risata, mentre Chocolat cercava di non urlare come un'isterica. Cosa che diventa quasi impossibile se ti ritrovi la persona che più non sopporti nella tua stessa stanza, o peggio, in casa tua.

Klaus, Shirlee e Chocolat erano a casa dei due fratelli per passare un pomeriggio di studio, come avevano promesso ad Ashton. La mora aspettava soltanto lui e la delusione fu chiara nei suoi occhi quando dietro la porta non trovò il ricciolino, ma bensì il migliore amico di suo fratello, Michael Clifford. Quest'ultimo sembrava felice di vederla, mentre Chocolat per poco non gli sbatté la porta in faccia.

Il citofono suonò per la seconda volta e la ragazza si precipitò all'ingresso, perfettamente consapevole di chi ci fosse dietro la porta.

"Ashton!" sorrise Chocolat aprendola.

Michael fingeva di ascoltare Klaus mentre osservava attentamente la ragazza e Shirlee se ne accorse.

"Scusate il ritardo" disse il riccio con l'affanno.

Shirlee lo salutò sorridendo, mentre gli altri due ragazzi lo guardarono diffidenti. Subito dopo, Chocolat gli mostrò la stanza dove poter poggiare le sue robe e poi scesero insieme raggiungendo gli altri.

Preferirono tutti iniziare subito con i compiti, così più tardi sarebbero potuti uscire.

---

La sala era praticamente divisa in due. Klaus e Michael, che condividevano la maggior parte dei corsi a scuola, stavano ripetendo alcune lezioni di storia, gli altri tre erano concentrati sulla fisica.

"La nostra professoressa non sa spiegare" ribadì Shirlee.

"Avete la Oxford?" chiese Michael incuriosito.

Lei annuì affranta e tornò a seguire Chocolat che cercava di farle capire alcuni esercizi. Anche Ashton sembrava in difficoltà.

"Tu mi stai chiedendo di spiegarti un argomento di fisica? Sul serio?" esclamò Chocolat spalancando gli occhi.

"Ehi! Sono umano anch'io, e la fisica è troppo anche per me!" rispose lui alzando le mani in segno di resa.

Tutti risero a quell'esclamazione e Klaus gli porse la mano che prontamente Ashton strinse sorridendo.

"Vedo che adori ancora tutte le materie scientifiche" disse invece Michael a Chocolat.

Il ragazzo aveva approfittato del piccolo trambusto che si era creato per avvicinarsi a lei che, non aspettandoselo minimamente, sobbalzò.

"Strano che tu ricordi qualcosa di me, pensavo ti fossi scordata persino del mio nome" sbottò la ragazza continuando a scrivere sul quaderno.

Michael sembrò stranito dal comportamento della ragazza ma non volle demordere.

"Perché mi tratti così?" chiese senza giri di parole.

Solo a quel punto Chocolat si girò verso di lui guardandolo dritto negli occhi.

"Perché non ti sopporto! Ecco perché" gli rispose.

Michael schiuse la bocca incredulo mentre Shirlee, che non si era accorta di nulla come gli altri due ragazzi, chiese una penna all'amica. Chocolat gliela passò subito ma Shirlee si soffermò sulla mano dell'amica più del dovuto. Subito vide un filo rosso legarsi intorno al dito di Chocolat e spalancò gli occhi lasciando cadere la penna per terra.

"Ehi, tutto ok?" le chiese Klaus vedendo l'espressione sconvolta di Shirlee.

Lei annuì velocemente e posò il suo sguardo sulla sua amica. Il filo univa la sua mano con quella di Michael.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 

"Sembro uno zombie! Rivoglio il mio letto T.T"

Per Chocolat era davvero un trauma riprendere la solita routine che avrebbe accompagnato lei, e il resto degli studenti, per nove lunghi mesi. Inoltre, lei abitava fuori città e ciò implicava il fatto di doversi svegliare almeno un'ora prima rispetto alla norma per poter arrivare a scuola in un orario decente.

Shirlee era altrettanto sfortunata quanto l'amica, solo che lei abitava semplicemente dalla parte opposta della scuola, così da essere costretta a cambiare mezzo su mezzo per arrivarci. In quel momento stava cercare di non urlare a sua sorella che stava occupando il bagno da una mezz'ora abbondante.

"Ma insomma Ariel! Vuoi uscire da quel bagno? Non puoi fare tardi il tuo primo giorno di liceo!" sbraitava la madre di Shirlee in continuazione.

Shirlee, mezza addormentata, rideva per il messaggio dell'amica, cercava di non far affogare i biscotti nel latte e in quel momento avrebbe voluto strangolare mezza famiglia per tutto il baccano che era in grado di fare alle sette di mattina.

Poco dopo, vide sua sorella Ariel entrare in cucina con uno sguardo di chi la sapeva lunga. Quindi iniziò a fissarla per farle sputare fuori la verità e infatti, la ragazza si sentì osservata e guardò la sorella.

"Ok, te lo dico, ma solo perché sei inquietante" disse quindi a Shirlee che sorrise malamente.

"Potrei aver buttato il flaconcino del sapone liquido per terra e stavo cercando di pulire senza farmi scoprire da mamma" continuò iniziando a girare il cucchiaio nella sua tazza svogliatamente.

Shirlee la guardò incredula senza però proferire parola. La mattina era alquanto muta.

---

"Klaus! Dammi il calzino o ti faccio sparire dalla faccia della Terra!"

E se Shirlee la mattina non spiccicava parola, Chocolat era particolarmente aggressiva.

"Intelligente, li hai tutti e due in mano tu" rispose in fratello dandole delle pacche sulla spalla.

Chocolat abbassò lo sguardo sentendosi veramente stupida. Sbuffò e se li infilò saltellando mentre afferrava al volo un biscotto divorandolo. Il fratello continuava a guardarla confuso. Dopo dieci minuti erano pronti e corsero alla fermata del pullman, a due isolati da casa loro.

"Dimmi che questo non è il pullman che ci porta a scuola, ma che è stiamo andando in centro a prendere un gelato" si lamentò Chocolat poggiando la testa sulla spalla del fratello non appena trovarono due posti liberi.

"Questo non è il pullman che ci porta a scuola, e stiamo andando in centro a prendere un gelato" le disse allora Klaus.

Chocolat sorrise a quella prospettiva.

"Tuttavia, arrenditi alla cruda verità, è il primo giorno di scuola e fra pochi giorni andremo avanti a forza di caffè e camomilla" continuò il fratello.

"Sento che sarà una lunga giornata" piagnucolò Chocolat.

"No, solo la prima di una lunga serie" le fece eco Klaus che per questo si beccò un pugno dalla sorella sul braccio.

"Sempre il solito pignolo!" esclamò Chocolat facendo ridere il diretto interessato.

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I due fratelli arrivarono a destinazione dopo più di mezz'ora e trovarono subito Shirlee con Ashton mentre parlavano tranquillamente tra di loro. Chocolat notò anche Kat, la sorella di Ashton, vicino a ques'ultimo e si catapultò su di loro. Klaus la seguì, salutò Shirlee con un bacio sulla guancia e batté il cinque ad Ashton per poi raggiungere Michael che dall'altra parte del cortile, gli faceva segno di raggiungerlo.

"Ciao Kate!" sorrise Chocolat abbracciando la ragazza.

"Shirlee, lei è Kat, viene con me a ginnastica. Kat, lei è Shirlee, la mia migliore amica"

Le due ragazze si presentarono e poi, insieme ad Ashton, decisero di entrare a scuola per prendere i loro orari.

"Mi hanno messo storia, filosofia, fisica e matematica di seguito nello stesso giorno. Spero ci sia un girone per l'inferno anche per chi progetta gli orari" esclamò Kat con la tentazione di bruciare quel foglio.

Anche gli altri non erano messi meglio e confrontarono gli orari per vedere le ore in comune che erano veramente poche. La campanella suonò e in poco tempo i corridoi furono pieni di ragazzi.

"Che l'inferno abbia inizio" sussurrò Shirlee alzando gli occhi al cielo.

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Per la fortuna degli alunni, i docenti non spiegarono nulla in quel primo giorno, e furono anche abbastanza clementi.

"È solamente il primo giorno, ma già non ce la faccio più"

Fu Calum a parlare chiudendo il suo armadietto.

"Beh, tu almeno non hai esami da fare a fine anno" rispose Luke.

Calum era infatti al terzo anno, Luke al quinto, una differenza di età che non aveva mai pesato sulla loro amicizia. Mentre stavano raggiungendo le aule dove si sarebbero tenute le loro lezioni, il moro andò a sbattere contro qualcuno.

"Scusami, non.. aspetta, tu sei la ragazza del pullman!" esclamò Calum.

"Ehi! Calum, giusto?" chiese lei.

"E tu Jade!"

I due iniziarono a parlare come se niente fosse e Luke li guardava con le braccia conserte.

"Ciao! Sai, esisto anche io, Luke!" ribadì dunque.

Calum e Jade risero e quest'ultima si presentò stringendo la mano del biondo.

"C'è la tua ragazza" disse Calum poco dopo.

Luke si girò notando appunto la sua fidanzata, Michelle, che raggiunse subito. Lei sorrise appena lo vide e, senza perdere tempo, si fiondò sulle sue labbra.

"Per favore, andate a riprodurvi in privato!" urlò Calum.

Luke si staccò arrossendo mentre la ragazza sorrise abbracciandolo.

"Dai Calum, non ci vediamo da una settimana!" replicò Michelle ridacchiando.

Il moro scosse la testa. Non la sopportava, era insieme a Luke da un solo mese, ma lei era veramente troppo possessiva e appiccicosa.

Nello stesso momento, Shirlee ebbe un giramento di testa e per poco non perse l'equilibrio cadendo.

"Ehi Shirlee" disse Klaus prendendola al volo e evitandole una caduta con i fiocchi.

La ragazza lo tranquillizzò dicendogli che probabilmente era un calo di zuccheri. Ma mentì in quanto era da quasi un mese che aveva questi giramenti e le capitavano anche più volte al giorno. Certe volte il dolore era così forte che non riusciva a reggersi in piedi. Da un settimana però sembrava che la situazione si fosse calmata e invece non era affatto così.

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"Bentornati ragazzi!" esordì il professore di educazione fisica.

Chocolat tirò un sospiro di sollievo nel rivedere il loro vecchio professore. Vecchio in tutti i sensi, tranquillo e non pretendeva troppo dai suoi alunni, anzi, nella sua ora erano liberi di fare ciò che più gli andava. O quasi...

"Bene, non perdiamoci in chiacchiere!"

L'uomo chiese l'aiuto dei ragazzi per tirare fuori dallo sgabuzzino della palestra un cavallo e una trave.

"Ma sono gli attrezzi per la ginnastica artistica" sussurrò Chocolat a Kat che condivideva la sua stessa ora di educazione fisica.

Le due ragazze subito gioirono dato che erano entrambe ginnaste da circa dieci anni.

"Ho visto che molti non prendono sul serio la mia ora, quindi d'ora in avanti si fa a modo mio" disse il professore.

Ma a quanto pare i ragazzi, oltre a non prendere sul serio la sua ora, non prendevano sul serio neanche lo stesso professore.

"Che cos'è questa cosa?" chiese una ragazza più spaventata che incuriosita.

Il professore sorrise per poi guardare Chocolat.

"Signorina Moore, potrebbe mostrarci come si usa questa trave?"

Chocolat schiuse la bocca guardando l'attrezzo.

"Ma non c'è la magnesia" replicò.

"Dov'è il problema?" disse l'uomo.

Chocolat sentì le ragazze dietro di lei ridere dandole della codarda. Allora si girò verso di loro con un finto sorriso.

"La magnesia mi aiuta a non scivolare" sussurrò facendole zittire.

"Moore, non vorrà avere una nota il primo giorno di scuola" la riprese il professore.

"No, ma..." iniziò la ragazza.

"E allora ci mostri ciò che sa fare" la interruppe l'uomo.

Chocolat pensò che gli mancasse qualche rotella. Insomma, avrebbe dovuto sapere che senza magnesia sulla trave avrebbe potuto seriamente farsi male, dato che quella polvere creava attrito facilitandole i movimenti.

Ciò nonostante, prese un bel respiro e si avvicinò sulla trave sedendocisi sopra. Si alzò in piedi subito dopo e prese una piccola rincorsa eseguendo un'ejambèe. Appena ripoggiò i piedi sulla trave e optò per un salto carpiato all'indietro. Atterrò senza perdere l'equilibro e pensò di combinare una rondata, ovvero una specie di ruota dove a metà del movimento si uniscono le gambe per poi atterrare nella posizione iniziale, e un flick, un ribaltamento all'indietro. Purtroppo la mancanza della magnesia si fece sentire e Chocolat si sbilanciò quando ripoggiò i piedi sulla trave. Qualcuno però la prese al volo evitandole la caduta. La ragazza si ritrovò davanti a due occhi verdi che non poté fare a meno di riconoscere.

"Mi sa tanto che avevi ragione" disse Michael tirando un sospiro di sollievo.

Chocolat si morse il labbro arrossendo e nascose il volto nell'incavo del collo del ragazzo per l'imbarazzo.



CIAO!

ecco un nuovo capitolo! Abbiamo due nuovi personaggi, Kat e Michelle e quindi ne vedremo delle belle! Da precisare che qualche giorno fa ho seriamente buttato mezzo flacone di sapone liquido a terra.... Spero che questo capitolo vi piaccia e nulla, mi piacerebbe tanto sapere cosa voi ne pensate!

Alla prossima

wewereborntolove

Ho postato una piccola OS su Michael e mi farebbe piacere se la leggeste...vi andrebbe? :3

 

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