La contesa di Anor Londo.

di nothingdrum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riunione. ***
Capitolo 2: *** Vendrick. ***
Capitolo 3: *** Gwyn. ***
Capitolo 4: *** Dimenticanze. ***
Capitolo 5: *** Umanità. ***
Capitolo 6: *** Codardia. ***
Capitolo 7: *** Fuga. ***
Capitolo 8: *** Finale. ***



Capitolo 1
*** Riunione. ***


 

I passi marcati di Gwyn echeggiarono per tutta la cattedrale di Anor Londo. Un luogo solenne per l'incontro che stava per decidere il destino di uno dei più importanti insediamenti dell'intera regione, sia dal punto di vista economico che storico, data la la sua struttura architettonica puntiforme e le sue enormi costuzioni in pietra. Si mise a sedere da una parte del tavolo, con i suoi quattro cavalieri a fargli da scorta.

“Ancora non riesco a credere che stiamo trattando con questi villani.” Artorias non era felice di ciò che stava accadendo. Lordran aveva sempre dominato sulle regioni vicine, anche grazie al suo signore, e non riusciva a credere che Gwyn potesse cedere alle minacce di un re che di regale aveva ben poco.

Vendrick spalancò le porte dell'entrata, dalle quali entrava a fatica date le sue dimensioni ormai gargantuesche. Passo dopo passo raggiunse, assieme al fedele Velstadt, l'altro capo del tavolo, ovviamente attrezzato con una sedia capace di contenere la sua mole. La scena era surreale: da una parte 5 uomini, dall'altra due mezzogiganti, che li sovrastavano come una lente di ingrandimento che sta per bruciare delle minuscole formiche.

“Anor Londo è stata conquistata dai miei antenati. Se pensate di poterla annettere al vostro regno solamente perché si trova confinante, beh, vi state sbagliando.”

Artorias lo sapeva. Sapeva che il Lord che tanto aveva servito in quegli anni non poteva essersi rammollito. Gwyn era ancora il più grande Re che Lordran avesse mai avuto.

“Velstadt, senti come quello scricciolo cerca di sfidarci! Sai chi sono io, Gwyn? Io sono Vendrick, l'uomo che sta combattendo i giganti, e che sta vincendo. Il potere che possiedo è oltre ogni immaginazione. Drangleic annetterà Anor Londo, che tu voglia o meno.”

Ornstein in silenzio guardò il suo Re stringere le mani sul tavolo, e farsi rosso in volto. Una guerra era l'ultima cosa che serviva a Lordran e a Drangleic. Vendrick non stava vincendo, e la maledizione dei non morti stava assoggettando l'intera Lordran.

“Non osare portare i tuoi cavalieri qui, mezzogigante!”

“Hai forse paura che la potenza dell'ordine di Heide distrugga la tua amata città? Non preoccuparti, sarà tutto talmente veloce che neanche un muro sarà scalfito.”

Gwyn balzò sul tavolo, sfoderando la spada, assieme ai suoi cavalieri.

Non ci fu neanche il tempo di correre verso Vendrick, prima che una sfera di energia oscura sbalzò il re di Lordran via verso il muro.

Ornstein non poteva più contenersi. Scaglió la sua lancia verso il sovrano avversario, ferendolo al volto.

Egli alzò la spada con una solennità regale, e tirò un fendente verso Gough e Ciaran, che nel frattempo erano accorsi da Gwyn ancora sanguinante in terra.

La lama li toccò appena, incagliandosi nel terreno pietroso della cattedrale.

“Qui lo dichiaro, Vendrick, non la passerai liscia! Le mie armate riempiranno il tuo castello, e i miei cavalieri berranno il tuo sangue e quello della tua regina!” gridò Gwyn, mentre si accasciava lentamente svenendo sul proprio sangue.

“Siete ridicoli, tutti voi! Non passerete un altro inverno in questa città, miei cari cavalieri, e vedremo se i vostri nomi saranno ancora così solenni quando strapperò gli occhi a te, Gough, e quando tu, Artorias, finirai sul fondo della Gola Nera!”

Vendrick e Velstadt corsero fuori dalla cattedrale, mentre il sovrano urlava l'ordine di combattere alla propria scorta, e le prime urla delle donne che avevano visto le spade sguainarsi si aprivano nel cielo.

 

 

“La nostra scorta è morta sire, sono rimasti solo i dieci che sorvegliavano la carrozza. Quell'ordine è stato uno sbaglio.”

Ormai erano quasi giunti alla fortezza di Drangleic, quando Velstadt finalmente riuscì a dire questa frase al suo Re. Un altro fronte si era aperto, un'altra pace, disciolta.

“Sarà il primo e l'ultimo, puoi starne certo, amico mio...il primo e l'ultimo...”
E la carrozza si perse nella tempesta.

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Capitolo 2
*** Vendrick. ***


“Non possiamo sopravvivere qua dentro.”

Il cavaliere di Heide sussurrò questa frase al suo compagno più prossimo, impaurito che il capo del plotone potesse sentirlo.

“Dobbiamo rischiare, sai che la torre della fiamma è uno dei punti più strategici dell'intera città.”

Non avevano un nome quei ragazzi, non più perlomeno. Non sapevano se stessero parlando con il proprio migliore amico, con il quale si erano arruolati, oppure con un completo sconosciuto. L'elmo bianco cancellava ogni traccia del passato dei guerrieri che avevano l'onore di indossarlo, i quali ormai erano solo servitori del re di Drangleic.

Sfondarono la porta il giorno precedente, circondati dalle urla dei pochi cittadini di Anor Londo che non erano riusciti a scappare prima dell'arrivo delle truppe di Vendrick e fecero loro senza problemi l'imponente torre. Ne fecero rapidamente un accampamento in posizione piuttosto avanzata all'interno della città, anche se le provviste non erano sufficienti ad un presidio superiore alla decina di giorni. Guardare fuori dal bordo della torre era impressionante e allo stesso tempo incredibile: le urla dei soldati in mezzo a quei focolari accesi in tutta la città faceva sembrare tutto molto poco reale. Sembra quasi un quadro in movimento.

Vendrick entrò nella torre della fiamma al calar del sole. Dei passi decisi lo guidarono fino alla sommità della stessa, teso ad osservare il campo di battaglia.

“Ho chiamato truppe da tutta Drangleic, non possiamo perdere questa guerra, e non la perderemo.” Sembrava che il Re volesse più convincere sé stesso, che i suoi luogotenenti.

“Voi siete dei fedeli servi di Heide, probabilmente la mia forza più potente assieme ai cavalieri di Syan. Guiderete voi l'attacco verso la piazza principale della città.”

Uno dei capoplotone di Heide si fece avanti, senza spavento.

“Si, ma dobbiamo farlo il prima possibile! Questa torre non può durare in questo assedio, finiremo per perdere uno dei punti più importanti della storia di Anor Londo!”

“Non possiamo essere frettolosi. Gwyn non è stupido e sa già che la piazza sarà il nostro primo obiettivo. Il piano migliore ora come ora è aspettare una sua mossa. Ci sarà una squadra di Cavalieri dei Draghi a presidiare la strada che porta a questa torre. Respingeremo l'attacco e poi, con le sue forze allo sbando, ci prenderemo quella dannata piazza. Questo è il mio volere.”

I capi non poterono controbattere in alcun modo, tale era stata la decisione con la quale Vendrick aveva dato quell'ordine. Il Re scese le scale e uscì dalla torre, entrando nel piccolo accampamento che faceva da base per le operazioni delle forze di Drangleic. Mentre guardava i suoi soldati entrare sopra ad una barella nell'infermeria, Vendrick cercava una giustificazione vera a quelle vittime che questa guerra, nata quasi come sfizio personale, stava mietendo. Ricordò quando attaccò i giganti, quando si sentiva ancora onorato ad essere Re del regno di Drangleic. Quel tempo non esisteva più. Qualcosa di nero lo mangiava dall'interno, qualcosa di antico. Pensava a Nashandra, a quell'amore che l'aveva colpito così profondamente, e la scoperta della sua reale identità che lo stava distruggendo dall'interno. Era quella l'unica consolazione che poteva rimanere ad un re ormai reso non più nobile, ma sfacciato e indegno della sua corona? Una guerra non necessaria. Ecco in cosa si era imbattuto. Questi pensieri si interruppero appena sentì i Cavalieri dei Draghi urlare in lontananza. Gwyn infine aveva abboccato.
 

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Capitolo 3
*** Gwyn. ***


Le mura della cattedrale vibravano sotto i colpi delle catapulte che Vendrick aveva saggiamente posto sopra le mura esterne rivolte verso Drangleic. Lord Gwyn sapeva che senza una reazione Anor Londo sarebbe andata perduta, per sempre. Si era ripreso abbastanza velocemente dalla ferita che aveva riportato contro il sovrano avversario, ed immediatamente aveva dato l'ordine di spedire tutte le sue truppe disponibili alla città, con base la cattedrale, che dalla sommità permetteva una visione a 360 gradi di Anor Londo. Le forze di Gwyn erano decisamente superiori, ma avevano dovuto subire un taglio necessario. Tutti coloro con il Segno Oscuro furono esiliati dal servizio d'armi. Se la maledizione della non morte si fosse estesa anche ai soldati, nulla avrebbe potuto impedire l'implosione del regno di Lordran. Fortunatamente i quattro cavalieri non ne erano afflitti.

“I grandi Lord non rispondono alle sue richieste Sire. Tutti i nostri messaggeri non hanno fatto ritorno.” Era toccato ad Artorias dare questo annuncio tremendo.

“Maledetti bastardi. Ammazzerei Seath con le mie dannate mani se non fossi troppo occupato qua.” Un lungo sospiro evitò che Gwyn si sfogasse oltre. “Gough, Ornstein. Vi affido un compito importante. Gwyneviere è ancora a Lordran, vorrei che la portaste qui, lontano dalla maledizione.” Fece una pausa. “In fondo una guerra è meglio di una pestilenza, no? Ah.” Una risata quasi rassegnata fu quella del sovrano.

“Sire, se permettete, preferirei restare qui e cercare di aiutarvi in questa guerra.” Era la voce di Gough quella che parlava, coraggioso come era sempre stato.

“Effettivamente ci serve un arciere che riesca a guidare gli altri... Ornstein, pensi di riuscirci da solo?”

L'ammazzadraghi si tolse l'elmo. “Se permette lord Gwyn, porterei con me Smough, un guerriero che spesso mi ha aiutato prima di entrare nella sua guardia, Sire.”

Ornstein sperava che finalmente potesse chiarire con il suo ex compagno, sfruttando questo viaggio. Da quando aveva scoperto che Smough era al fronte proprio ad Anor Londo l'idea di una rappacificazione con lui gli balenava in testa senza sosta.

“E sia dunque. Porta con te Smough,la partenza è immediata.”

Ornstein si rimise l'elmo e si incamminò verso il punto dove era stato avvistato Smough,in un silenzio che nella cattedrale era interrotto solo dai boati della guerra all'esterno.

“Ora è tempo di cose più impellenti signori miei.” Artorias interruppe la quiete, tirando fuori un papiro e poggiandolo sul tavolo che riuniva i cavalieri. “Se è vero che siamo senza aiuto dei grandi Lord, allora probabilmente l'unica possibilità che abbiamo di vincere sono queste informazioni. Una nostra spia nell'esercito di Vendrick è riuscita a farci ricevere al fulmicotone una strategia di quel bastardo. Vuole abbindolarci. Pensa che attaccheremo la piazza, data la strategia e l'importanza di quel punto. E ho un'idea.”

SI interruppe per un secondo, solo per godersi l'attenzione che tutti gli altri partecipanti alla riunione gli stavano dando.

“Un falso attacco.”

“Cosa intendi?” Ciaran pronunciò finalmente una parola.

“Piazzare una bomba nella piazza assieme a qualche truppa. Appena sentiranno il botto, i cavalieri di Heide e Syan creeranno una forza congiunta, e lì noi li fregheremo. Passeremo attorno alla torre della Fiamma, dove la sorveglianza sarà ridotta a causa del presunto attacco. Sarà facilissimo ridurli in pezzetti.”

Gwyn annuiva mentre sentiva questo rischioso piano, che poteva scoprirli in maniera esponenziale soprattutto contando il numero ridotto di truppe di cui disponevano. Ma aveva imparato una cosa in tutti quegli anni di lotta. In guerra non si può ragionare per vite umane, ma per numeri. E quell'attacco probabilmente avrebbe portato i numeri dalla sua parte.

“Potrebbero schiacciarci e prendere la Cattedrale, dato che ci saranno pochissimi uomini a difenderla.” i pensieri del Lord vennero interrotti da Gough.

“E' vero. Ma se saremo più veloci di loro, potremmo schiacciarli e questa guerra potrebbe cessare ancor prima di iniziare.” Artorias non era di certo l'uomo che ragionava su certe cose.

“Lo faremo. Che gli Dei ci proteggano se questo piano non funziona, ma Anor Londo dev'essere nostra, com'è sempre stato. Preparati Ciaran, tu sarai con me. Artorias, Gough...Parlate con l'artificiere.”

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Capitolo 4
*** Dimenticanze. ***


I corpi di almeno una dozzina di cavalieri dei Draghi erano a terra, con gli arti mozzati e lo sguardo perso nel vuoto. Una testuggine in armatura di Syan era in posizione, appena dietro ai cadaveri, mentre i cavalieri di Heide stavano muovendosi dietro di loro. Quell'enorme boato aveva allarmato tutto l'esercito di Vendrick, che era accorso nella piazza con estrema rapidità, cercando di aiutare quella piccola truppa che era in presidio. La polvere era ancora in cielo, quando si incominciarono a vedere le figure al di là di essa: Un manipolo di guerrieri, con davanti Gough e Artorias, che minacciosi avevano occupato il fondo della piazza. La scena vista dall'alto aveva del ridicolo, con i cavalieri di Syan e di Heide che quasi non riuscivano ad entrare nello spiazzo, e le poche truppe di Lordran che erano relegate al limite dello stesso.

“Siete ridicoli!” Era stata Yahim a parlare, una donna che era entrata nell'esercito di Vendrick assieme alle sue sorelle, Alessia e Ricce, ed aveva scalato i ranghi piuttosto velocemente, tanto da comandare uno dei tre distaccamenti più grandi di Syan. Gli altri due ovviamente erano comandati dalle sorelle.

“Davvero Yahim? Ridicoli? Quei signori senza arti appena sotto i tuoi stivali la pensano diversamente.” Gough non aveva avuto peli sulla lingua in quella situazione.

“Propongo una sfida, mie signore, per darvi la possibilità di vendicarvi di quei cavalieri morti, e soprattutto vincere questa guerra quasi ancor prima che inizi.”

Le tre sorelle rimasero interdette, una accanto all'altra, quando Gough fece quest'offerta.

“Parlate, dunque.” Fu Alessia a rompere il silenzio.

“Ho qui una dispensa, scritta da Lord Gwyn, che propone il risolvimento della guerra tramite un duello tra me e Artorias contro i combattenti più valorosi della fazione avversaria, ed in caso di sconfitta la cessione di ogni diritto sulla città qui presente. Dato che i guerrieri più forti dell'esercito di Vendrick mi si trovano davanti, ho pensato di proporre direttamente questa tenzone senza passare per vie burocratiche, o no?”

Il Cavaliere aveva toccato un tasto dolente. Le tre sorelle erano da tempo messe in secondo piano dal Re di Drangleic, da quando Velstadt era diventato la guardia reale al loro posto, e cercavano una rivalsa, o meglio un'occasione per dimostrare il loro valore. Ma accettare lì su due piedi, senza chiedere l'opinione del Re, sarebbe stata una mossa molto azzardata.

“Accettiamo.” Ricce aprì bocca, togliendo ogni dubbio dalla testa delle tre sorelle.

“E sia dunque.”

 

 

 

 

“Ora!”

Un colpo di catapulta colpì la torre della Fiamma proprio sulla sommità, tirando giù una colonna che si schiantò proprio oltre il cancello dell'accampamento delle forse del Re mezzogigante.

Vedere l'intero esercito di Gwyn uscire da un vicolo fu abbastanza impressionante, anche per i pochi cavalieri nascosti nella torre. Attaccarono il cancello velocemente, riuscendolo a sfondare con estrema facilità. Sterminarono tutte le truppe che erano nell'accampamento, e si appostarono davanti all'imensa porta che consentiva l'accesso alla torre della fiamma.

“Signore. Non c'è alcuna traccia di Vendrick. E i nostri maghi non rilevano la sua presenza neanche nella torre.”

Maghi? Gwyn aveva appena commesso un errore tremendo.

 

 

L'ultima della tre sorelle era in ginocchio davanti ad Artorias, che la decapitò con un gesto secco e senza troppi giochi di parole. Erano infine riusciti a far guadagnare tempo all'esercito.

Il silenzio dell'esercito di Drangleic era piuttosto eloquente. Quelle che erano forse le migliori guerriere dell'intero regno erano state sconfitte. Ma non indietreggiarono.

Non si mossero, come se fossero in attesa.

“Quindi? Fuggite, stolti, prima che venga a reclamare la testa di ogni soldato qui presente!”

Ma non si mossero. Silenzio.

L'aria cominciò a vibrare.

Sempre di più.

Tutti gli uomini alzarono lo sguardo al cielo, e lo videro. Un enorme drago, fatto di fuoco e magia, rosso e blu, che stava per schiantarsi contro la piazza.

“Tutti via!”

Gli eserciti indietreggiarono entrambi verso pareti opposte, in attesa che quella creatura si schiantasse contro il terreno.

Un'enorme polverone si alzò, ma nessuna esplosione.

Quando di diradò, i cavalieri del Lord ebbero davanti a loro la peggiore delle ipotesi a cui nessuno aveva pensato. Vendrick era proprio là, circondato dai suoi piromanti.

“Farà un po' caldo da queste parti.” E un ghigno si disegnò sul suo volto.

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Capitolo 5
*** Umanità. ***


 “Non c'è più tempo”.

Artorias guardava le maghe che erano schierate davanti a lui, pronte a sterminare il suo plotone, e Vendrick, che imponente le comandava.

“Gough, scappa!” Tutti i soldati cominciarono a fuggire, mentre le piromanti evocavano tempeste di fuoco su di essi.

Artorias raggiunse Gough proprio mentre una palla di fuoco lo colpiva su un fianco, e lo afferrò mentre cadeva a terra. Cominciò a correre con il cavaliere in braccio, sfondò una porta e facilmente si nascose all'interno di una casa.

“Artorias cosa diavolo stai facendo? Non possiamo abbandonare così quegli uomini!”

Lungo fu il sospiro dell'altro mentre posava Gough a terra.

“Morire assieme a loro sarebbe solo inutile. Forse dimentichi che prima di essere Cavalieri, noi due siamo uomini. E in quanto uomo, non mi consegnerò alla morte su un piatto d'argento. E neanche tu.”

Gough si sdraiò sul freddo pavimento mentre si udivano fuori dalla casa delle urla disumane.

“Cosa faremo quindi? Il piano di Lord Gwyn non esiste più ormai.”

Artorias si tolse l'elmo sorridendo a malapena. “Stiamo a guardare.”

 

 

Ben altro sorriso fu quello di Re Vendrick, che osservava le truppe del nemico trucidate dal suo immenso potere magico mentre fuggivano come pecore spaventate.

“Dov'è Velstadt?” chiese ad uno degli stregoni presenti.

“Si sta avviando proprio ora verso il castello di Drangleic per dare la notizia della vittoria a Lady Nashandra. Sire, se posso, quando sferreremo effettivamente l'attacco finale a Gwyn?”

“Oh caro mio. Domani potrai riabbracciare tua moglie, fidati del tuo re.”

 

 

 

Fai silenzio.

Velstadt camminava per i vicoli di Anor Londo, dato che le strade avrebbero potuto dare problemi. La torre della Fiamma era stata assediata, quindi la costa sembrava essere l'unico modo per raggiungere Majula, l'insediamento più vicino di Drangleic. Le forze di Gwyn erano sì inferiori, ma non per questo meno presenti nella città, dato che anche le guardie cittadine, seppur non sotto i suoi diretti ordini, erano schierate con lui.

Ho detto di fare silenzio, maledizione!

Girò l'angolo che portava ad una minuscola strada situata tra due palazzi. Era ormai a metà del percorso quando un passo dietro di lui si fece sentire.

Se ne è accorto, brutto idiota, non riesci a fare un cazzo!

Un sussurro? Impossibile che non l'avesse udito bene, si fidava delle sue orecchie.

Continuò a camminare finchè non si trovò quasi ad uscire dal vicolo buio.

Ora Artorias, adesso!

Una freccia a velocità supersonica venne scoccata da Gough dalla sommità del tetto mentre Velstadt cadeva sul pavimento facendo un frastuono infernale. Prendere il ginocchio di quel mezzogigante era stato facilissimo. Artorias fu rapidissimo a legare gli arti della guardia reale di Vendrick e a togliergli le armi.

“Bello impacchettato.”

 

 

Gwyn sedeva nell'accampamento della torre della Fiamma, tenendosi il volto tra le mani. Quel bastardo aveva ammazzato due dei suoi cavalieri e almeno cinquecento uomini. Stava fallendo, ed aveva appena perso due amici. Ormai arrendersi era l'unica cosa sensata da fare. Si alzò lentamente, si mise sullo scrittoio e cominciò a redigere il suo atto di resa. Aveva finito il primo paragrafo tra le lacrime, quando un grido di vittoria si levò dall'esterno della tenda che aveva occupato.

Rapido uscì, e vide la cosa più bella che potesse aspettarsi in un momento del genere.

“Figli di puttana io vi ammazzo! Quando Re Vendrick reclamerà la vostra testa vi pentirete di tutto questo, vi farò soffrire come maiali al macello!”

La guardia reale del nemico era in terra, legata come un sacco di iuta e incapace di muoversi.

“Fa così da quando l'abbiamo presa” Disse Artorias poggiando una mano sulla spalla del suo Re.

“Forse avremmo dovuto legargli anche la bocca.” continuò invece Gough zoppicando.

“Siete vivi!” Lord Gwyn li abbracciò, come se fossero stati suoi fratelli, e li guardò negli occhi.

“Ragazzi miei, credervi morti è stato terribile. L'attacco in sè è stato terribile, da quel che raccontano i pochi sopravvissuti che ci hanno raggiunti. Ma ora la torre della Fiamma è assediata e i cavalieri di Heide intrappolati all'interno. La cattedrale è ancora nelle nostre mani, e soprattutto abbiamo Velstadt come ostaggio. Un messaggero sarà inviato alla piazza che hanno conquistato. Vedremo la reazione di Vendrick, e agiremo di conseguenza. Teniamo quel bastardo per le palle adesso.”








Ragazzi scusate per il ritardo di questo capitolo ma è stata una settimana piena di impegni! Ringrazio tutti per il feedback che mi state dando, e pian piano che mi sto avvicinando al finale della storia sto notando quanto sia coinvolgente poter raccontare questa contesa tra i personaggi dei due Dark Souls e le soddisfazioni che questa storia mi sta dando sono moltissime. E' la prima volta che parlo direttamente con i lettori e a dire il vero non sono neanche certo che si possa fare nel corpo della storia, ma in ogni caso, mille grazie! Ci risentiamo sul finale!

-NothingDrum

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Capitolo 6
*** Codardia. ***


La scena era pietosa. Un mezzogigante intrappolato in una di quelle reti che si usavano per catturare le belve nei boschi si agitava come se fosse lui stavolta la preda di una battuta di caccia. La preda più grande.

Ciaran si avvicinò lentamente a Velstadt, che ormai aveva smesso di contorcersi e restava fermo, immobile, in terra.

"Quella rete è difficile da togliere, eh? E' lo stesso argento che compone le armature dei nostri cavalieri." disse la donna, togliendosi la maschera che gli copriva il viso.

"Pensi che non lo sappia? Sto aspettando la mia morte con la poca dignità che mi resta." rispose Velstadt senza muoversi.

"Sai, ti ho visto in battaglia. Ti ho visto uccidere molti dei miei confratelli, compatrioti e miei soldati. Voi siete riusciti per la prima volta a fare veramente male all'armata di Lordran. Se dipendesse da me, tu saresti già morto. La vita non spetta a nessuno di voi, voi che avete dichiarato guerra a noi solo per sfizio, per sete di potere. La morte è la ricompensa che avrete."

Velstadt cercò di alzarsi in piedi, ricoperto dalla rete che gli impediva quasi di muoversi. Cadde in terra seduto, restando così alla stessa altezza di Ciaran.

"Parole dure per una ragazza così bella. Ma dimmi, riuscirete davvero a spedirci da dove proveniamo? Credi che re Vendrick sia così stupido da accettare un ricatto del genere? Anche senza di me vi spazzeranno via. Siete finiti. E tu, legata dall'amore per quel cavaliere, non riuscirai mai a combattere come ci si aspetta dalla guardia personale del Re.?"

La ragazza sussultò, quasi se toccata nel profondo.

"Già. Si vede chiaramente. Faresti di tutto per morire accanto a quell'Artorias. Allora ti farò un regalo, vi ucciderò insieme."

Ciaran fu talmente veloce da stupire lo stesso Velstadt. Il mezzogigante aveva ora un coltello puntato alla gola.

"Figlio di puttana. Morirai assieme a tutti gli altri, senza darti importanza alcuna, ti uccideremo come l'ultima delle reclute."

E se ne andò lentamente, mentre la guardia reale rideva impietosamente di lei.

 

 

La piazza di Anor Londo si aprì per far passare il plotone di Gwyn, dato l'ostaggio che si portava alle spalle.

"Che diamine sta succedendo? Perché non ammazzate questi bastardi?!" urlava Vendrick mentre si faceva largo tra la folla di soldati.

Poi lo vide. Lì c'era il suo migliore amico, la sua guardia fidata, intrappolata come una mosca in una ragnatela.

"Velstadt! Liberatelo bastardi, prima che prenda le vostre teste e le usi come vassoi!" I soldati non avevano mai visto Vendrick così sconvolto, per un attimo aveva perso l'attitudine da sovrano, e non sembrava più così imponente come quando dava gli ordini. Era solo un uomo impaurito.

"Bene bene, sembra che tu non sia più così spavaldo, eh?" Gough prese la parola, mentre Artorias e Ciaran gli stavano parando le spalle.

"E ora che c'è? Il vostro Re non ha le palle di uscire allo scoperto per parlare con me? Codardo come al solito vedo." Vendrick si era già ricomposto, evitando di mostrare ancora debolezza agli avversari.

"Eccomi Vendrick, prima che tu possa ancora sputare sul mio onore di nuovo. Sai cosa voglio. Voglio la MIA città!"

"Sire, non cedere! La mia vità non conta come questo posto conta per te! Come in vita così in morte, ti proteggerò!" Velstadt si intromise con queste invocazioni, che sembravano quasi detti piangendo.

D'un tratto, tutta la folla si spostò a causa di una forza inumana che la muoveva. "Dov'è mio fratello?! Fatemelo vedere!"

Sembrava impossibile persino a re Vendrick, ma la famiglia aveva un potere ben più grande di quello dell'onore, o dei giuramenti. Raime era davvero venuto in soccorso di suo fratello.

Il cavaliere si fermò improvvisamente quando lo vide. Strinse i pugni, e quasi sottovoce disse alcune parole che ferirono Vendrick più di mille frecce.

"Come al solito Vendrick, non sei riuscito a proteggere le persone a cui tieni."

Estrasse la spada e con un movimento velocissimo riuscì a tagliare la rete che imprigionava il fratello. Ma due lame erano ora appoggiate sulla sua gola.

"Non è così facile, Raime. " Artorias e Ciaran erano uno accanto all'altro, con le armi sguainate, pronti ad ucciderlo; ma un calcio li gettò via, Velstadt si era alzato.

Ora i due fratelli erano l'uno accanto all'altro, mentre Gough aiutava i due cavalieri sbalzati via a rialzarsi.

L'aria del combattimento si sentiva. Gough scagliò una freccia verso Raime, mentre Artorias e Ciaran corsero verso Velstadt. Entrambi gli attacchi furono ribattuti, con la freccia che si schiantò sull'armatura infrangibile di Raime e un malocchio del fratello, che sbalzò via di nuovo i due cavalieri.

"Pensate di poterci sconfiggere così, cavalieri di Gwyn? Vi manca un componente!" disse Raime deridendo gli avversari.

"Questo non è vero." Sembrò che la voce venisse dal cielo stesso. Ma non era così. Una lancia comparve dal nulla, e al seguito il suo proprietario.

Ornstein camminò fino a ritrovarsi accanto ad Artorias, lo guardò, e disse:

"Spero che non vi dispiaccia se ho portato una nostra vecchia conoscenza."

Il terreno tremò quando Smough terminò il suo enorme salto.

Nessunò fiatò davanti alla mole di quello che veniva chiamato il giustiziere, nemmeno Gwyn, che lo aveva tempo addietro escluso dai suoi cavalieri.

Smough guardò i quattro che avevano il posto che aveva tanto bramato, e gli fece un gesto di assenso.

Così, in quel silenzio che si addiceva ad un'arena vuota, il destino di quei sette cavalieri stava per essere deciso.

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Capitolo 7
*** Fuga. ***


Quando Gwyneviere si sedette finalmente sul giaciglio che il padre aveva preparato per lei nel suo maniero, le paure che l'avevano accompagnata durante il suo viaggio si placarono piuttosto velocemente. I colpi delle catapulte sembravano tuoni che si schiantavano contro le guglie della magione, e quasi coprivano le parole della sorella della principessa, Gwyndolin, la quale aveva ormai residenza stabile ad Anor Londo da molto tempo, ed aveva tenuto lontano la guerra il più possibile. Ma non poteva ignorare la parente alla quale voleva più bene.

"Non ti lascerò sola Gwyneviere. Mai. Così come tu non hai lasciato solo nostro padre venendo qui."

"Io so delle cose sorella. Delle cose che ho letto nei diari di nostro padre, a Lordran. Dirtele è il mio dovere, non posso negarti tali avvenimenti."

Gli occhi di Gwyndolin si chiusero ad indicare del sospetto.

"Nostro padre, la vecchiaia che lo sta mangiando, sempre più velocemente...Non è un caso. La prima fiamma, quella che ha generato tutto questo..." disse Gwyneviere indicando ciò che la circondava; "...Sta morendo, e la maledizione che sta contagiando il nostro popolo è il risultato. Gwyn si è vincolato alla fiamma stessa, sperando di ravvivarla. Porta con sè i pochi giorni di vita che gli restano, cercando di vincere questa stupida guerra, sperando che Anor Londo, nell'eventualità che la maledizione scompaia, non resti in mano di Vendrick, che causerebbe la sua distruzione. Sappiamo entrambe com'è la condizione a Drangleic. I giganti non avranno pietà di tutti i possedimenti del Re quando arriveranno."

Gwyndolin si sedette a terra. Le lacrime cominciarono a cadere solo dopo qualche istante di perfetto silenzio, che nemmeno le catapulte all'esterno avevano il coraggio di interrompere, e bagnarono le sue vesti. Guardò sua sorella come per giurare qualcosa, e nel fiume del pianto le uniche parole che riuscì a dire furono:
"Non posso salvarvi entrambi."

"Proteggi lui allora. Io me ne andrò, seguirò la mia strada. La magia scorre potente in te, potrai creare una mia illusione, e perfino un'illusione di questo sole quando tramonterà. Lo so. Proteggi lui."

Gwyndolin si rialzò e si ridiede contegno.

"Lo farò sorella. Vattene ora, e salvati, fai quello che nostro padre non riuscirà a fare, e fai quello che io avrei sempre voluto. Salvati."

 

 

 

Smough scagliò il suo martello in aria, proprio mentre Ornstein aveva fatto crollare sulle ginocchia Velstadt con una tremenda lancia del fulmine. Il martello non riuscì a rompere la testa della guardia reale, che lo bloccò con la fidata campana. Si rialzò molto velocemente, e la roteò attorno a sè, mentre dalla sua bocca uscivano le parole di un malocchio dopo l'altro. L'oscurità colpì molti degli uomini che facevano parte della folla di soldati che aveva lasciato spazio ai cavalieri che combattevano, e di loro non rimase traccia se non polvere. Velstadt cercò suo fratello che era impegnato con gli altri tre servitori di Gwyn, stupendosi non poco quando lo vide su una guglia della chiesa che capeggiava su quella piazza così tanto contesa. Gough non era riuscito ovviamente a causa della sua mole a seguire Artorias e Ciaran che si erano arrampicati assieme a Raime fin lassù, ma stava dando non pochi problemi al Cavaliere della Nebbia, come era stato rinominato alla corte del re di Ferro il fratello di Velstadt. Le frecce di Gough si incastonavano sul tetto del palazzo, impedendo molti movimenti al nemico, ma garantendo spiragli ad Artorias e Ciaran per arrampicarsi ed effettuare molti attacchi dall'alto.

Quando Raime infine si trovò sul ciglio del tetto, obbligato dagli attacchi dell'Occhio di Falco, Velstadt ignorò Ornstein e Smough e si lanciò su Gough, attaccandolo alle spalle. La campana lo colpì in piena faccia, incastrandosi nella sua carne, e portandogli via entrambi gli occhi. L'urlo del cavaliere risuonò in tutta Anor Londo, mentre cadeva a terra in un mare di sangue. Ma Smough non restò immobile, e mentre Velstadt si compiaceva del suo risultato con un colpo di martello lo sbattè a terra, proprio mentre Ornstein si arrampicava sulla cattedrale, dove nel frattempo Raime aveva rimesso l'incontro in parità.

"Uccidimi Giustiziere, forza!" urlò Velstadt. "E poi mangiami come hai fatto con tutte le tue vittime!"

Smough alzò il martello in alto, e lo lanciò lontano. Si abbassò lentamente verso il cavaliere riverso a terra, tolse l'elmo, e guardandolo disse:
"Mangio solo carne pregiata, bastardo."

E con un pugno lo fece svenire, accanto ad un altrettanto svenuto Gough.

"Medici, portate via l'Occhio di Falco!" gridò Smough "Un soprannome che forse non è più così adatto..."

 

Raime era rimasto solo,ma nella foga della battaglia neanche si era accorto della sorte toccata al fratello.

Fu così che quando Ornstein infilzò la sua gamba con la lancia, la sorpresa fu ancora peggiore.

"Tornatene nei tuoi domini, Cavaliere della Nebbia, e non far sì che la tua famiglia ti renda schiavo di un re che non servi." disse Ciaran puntandogli un pugnale alla gola. "Ornstein, gettalo dalla cattedrale."

La voce era scomparsa da Raime, ora regnava solo la paura dentro di lui.

I tre cavalieri lo portarono in cima alla guglia più alta, riportandolo alla visibilità della folla della piazza. E proprio quando il cavaliere del Leone lo stava per gettare verso la morte, una voce si levò dai soldati.

"BASTA!" Gwyn interruppe la tenzone in maniera decisa, come era solito fare. "Ornstein, non osare uccidere quel cavaliere!" e si girò verso Vendrick e il suo esercito. "Troppi sono morti per conto nostro Vendrick! Quindi farò si che i tuoi soldati portino via la tua guardia reale, così come i miei hanno fatto per Gough, e risolveremo questa questione io e te, proprio com'è cominciata. Non ne posso più di vedere sangue nella mia città, quindi ora decidiamo chi sarà a pulirlo."

Lord Gwyn estrasse la sua spada infuocata, sapendo che sarebbe stata molto probabilmente l'ultima volta, prima che la fiamma si prendesse tutto di lui, compreso il suo senno.

"E sia."

Vendrick si incamminò verso il centro della piazza, mentre nel frattempo i cavalieri riportavano verso terra il Cavaliere della Nebbia ormai sconfitto.

I due re erano ora faccia a faccia, pronti per lo scontro finale.

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Capitolo 8
*** Finale. ***


Quando i due re incrociarono le spade al centro di quella piazza che era stata così tanto contesa nei giorni antecedenti, tutte le truppe di entrambi gli schieramenti sapevano che nulla poteva essere più fatto per concludere quella guerra inutile senza che ci fosse un ultimo spargimento di sangue.

Un fendente di Vendrick si schiantò a terra, distruggendo le solide pietre che componevano il pavimento di Anor Londo, proprio mentre Gwyn si spostava a lato del mezzogigante. La spada del re di Lordran si schiantò contro la carne del suo avversario,strappandogli l'armatura regale.

"Pensi che basti questo per ferirmi?" disse Vendrick, senza muoversi di sorta. Quando la pelle di un uomo si unisce con quella di un gigante diventa particolarmente dura da colpire, anche con un'arma infuocata. Purtroppo questa stazza non dava solo effetti positivi in combattimento, in quanto i colpi del mezzogigante erano molto lenti, rendendoli molto facilmente schivabili dal nemico.

Gwyn sapeva questa sua debolezza, e la stava sfruttando nel migliore dei modi: i suoi colpi erano mirati alle ginocchia di Vendrick, che cadendo si sarebbe ritrovato inerme.

La tattica funzionò, finchè il signore di Drangleic mulinò un colpo circolare che sbalzò lontano il Lord.
"Sei ridicolo come sempre, Gwyn." una risata suonò per tutte le vie della città mentre l'altro si rialzava. "Non puoi più nascondere ciò che hai fatto. Un gesto nobile, che magari puoi nascondere a quei poveri sudditi del tuo regno, ma non a me."

Un brivido oltrepassò la schiena del Lord. Come poteva essere stato così stupido? Guardò il suo braccio, che stava diventando nero ogni secondo di più. Si girò verso il suo esercito.

"E' vero cari miei, vi ho tenuto un segreto." Si tolse l'armatura che copriva le sue braccia. "Vedete questo? Questo è l'ultimo sacrificio che sto facendo per il mio regno, per voi. Abbiamo vissuto tutti questi anni grazie alle anime che la prima fiamma ci ha donato, quelle che hanno reso il regno di Lordran così potente. Ma la stessa fiamma ora si sta spegnendo, e solo sacrificando me stesso potremo sopravvivere. Il morbo della non morte che ora, mentre combattiamo qui sta decimando la nostra popolazione, non potrà essere fermato senza un estremo sacrificio, che è la mia vita. Ma per colpa di quest'uomo-" Disse indicando Vendrick "-Se può essere definito uomo, un altro pericolo si è abbattuto su di noi, e non me ne andrò senza averlo sconfitto."

Il mezzogigante battè le mani come per schernire il re avversario, e sorridendo disse:

"Mi dispiace metterti i bastoni tra le ruote Gwyn, ma credo che non riuscirai a fare nessuna delle due cose."

"E' proprio qui che ti sbagli, idiota."

Le vene delle braccia del Lord cominciarono a pulsare, e a diventare rosse. Gwyn si accasciò a terra, cominciando ad ardere come un bracere.

Immediatamente il viso di Vendrick si trasformò in una smorfia di paura.

"SCAPPATE!" Gridò qualcuno dalla folla.

 

 

Non esistevano più cavalieri, soldati o civili quando il panico si seminò tra i due eserciti, solamente una massa enorme di persone che fuggivano verso il luogo più vicino ma non necessariamente più sicuro. Il corpo di Gwyn era inerme mentre il fuoco lentamente prendeva tutto ciò che trovava: pietra, vetro, sabbia, legna.

La carrozza di Vendrick era pronta a partire quando egli si lanciò con foga al suo interno.

"Corri maledetto!" gridò al suo autiere.

Il sole stava calando sulla città degli dei, e chi non riusciva a fuggire dal fuoco che la stava avvampando diventava semplicemente un essere vuoto, senza coscienza.

Ornstein guardò Smough correre dietro di sè, mentre le fiamme lo raggiungevano sempre più velocemente.

Non può farcela. Pensò il cavaliere del leone guardando il suo migliore amico.

Continuò a correre guardando in avanti, finchè non sentì il compagno urlare dietro di sè.

Smough era caduto nel fuoco, e lui aveva perso una delle persone a cui voleva più bene.

Perché continuare? Dov'è il mio signore? Dov'è il mio amico? E dove sono i miei compagni?

Era l'unica cosa che aveva senso fare. Ornstein si lanciò nelle fiamme, dando l'ultimo addio al suo senno.

 

 

"Era prevedibile." disse Artorias a Ciaran e Gough, i quali erano ormai in cima alle mura, dove erano arrivati precedentemente al sacrificio di Gwyn.

"Mi dispiace amico mio, non avrei voluto." Disse a Gough, che ormai era bendato e che aveva completamente perso la vista.

"Non preoccuparti per me. Ora vedo in modo diverso Artorias. Vedo anche il nostro futuro."

"E cosa vedi?" Chiese Ciaran.

"Oolacile, e l'Abisso." rispose solenne.

E restarono a guardare la fine di un'era.

 

 

Gwyn si alzò infine quando tutta la città era stata avvolta dalle fiamme, e sprofondata nella notte eterna. I fuochi si stavano spegnendo, e lui stava perdendo infine la testa. Con l'ultimo sprazzo di umanità che gli restava, andò vicino al cadavere di un soldato semplice morto accanto a lui, prese la sua spada lunga, e se la piantò nel petto, dove il fuoco ardeva più forte. La estrasse, e sentì il potere della prima fiamma incanalato in essa. Si inginocchiò, prese la sua spada nell'altra mano, e piantò l'arma del soldato nel suo cadavere, carbonizzandolo completamente. Si sedette accanto a quel primo falò, e utilizzò il potere garantito da esso.

Quando riaprì gli occhi era nella Fornace della Prima Fiamma, daventi all'unico altro falò esistente.

Toccò la spada, e la sua umanità si perse tra la speranza di salvare Lordran, e il fallimento del suo ultimo atto.

 

 

Gwyndolin toccò le spalle di Ornstein e Smough, che ormai non parlavano più.

La magia dell'ultima dea rimasta ad Anor Londo era riuscita a garantirle di non cadere preda del fuoco.

"Voi due resterete qui, a proteggere Gwynevere, come avete sempre fatto. In vita come in morte." Non era certa che le sue parole fossero udite dai due, ma la magia che aveva lanciato sulle loro menti era sufficiente.

"Da domani il sole tornerà su questa città, e anche se nostro padre ha fallito, qualcun'altro riuscirà nella sua impresa, qui, ad Anor Londo. L'illusione di una cosa è illusione solo quando viene scoperta, o no?". E così se ne andò, nascondendosi nel mausoleo che suo padre aveva fatto costruire prima della sua morte.

 

 

Il senno è opinabile. Pensava Vendrick mentre la carrozza correva veloce verso il Castello di Drangleic. Come si fa a decidere se una persona abbia veramente perso la coscienza o sia solo istinto di sopravvivenza? Gwyn è veramente impazzito? E' lui veramente un essere vuoto? E se fossi io? Se fossi io quello che ha perso la testa? Non avrei dovuto attaccare la città, non aveva senso. Il senno è relativo, così come l'umanità che un uomo dimostra. E Gwyn è stato decisamente più umano di me.

Lordran era caduta, sulla carta era uscito vincitore. Ma ne era valsa la pena? Guardò Velstadt e Raime seduti dall'altra parte della carrozza, entrambi ancora feriti dal combattimento, e pensò che non era Vendrick lo sconfitto, ma l'intera Drangleic. Aveva sulle spalle tutta la sua nazione.

Entrò nel castello, nella sua sala del trono. Nashandra lo guardò, e rise.

"Non sei mai stato un grande re, e mai lo sarai."

Un'aura oscura scese sulla sua consorte, e dei frastuoni si udirono all'esterno del castello.

I giganti erano tornati.



Grazie a tutti ragazzi per aver seguito questa mio primo progetto fino alla fine! E' stato davvero bellissimo scrivere di uno dei mondi più affascinanti mai creati dalla mente umana, dal quale però mi prenderò una pausa per un po'. Le ultime uscite in campo videoludico (*coff coff* Fallout 4 *coff coff*) mi stanno dando degli interessanti spunti e considerando che voglio portare avanti due serie alla volta preparatevi per una nuova uscita assieme a quella di The Last of Us il quale terzo capitolo uscirà nei prossimi giorni. Di nuovo grazie per il supporto, e continuate a seguirmi!

-NothingDrum.

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