L'Amore è una lotta.

di BrokenSmileSmoke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Memories. / Ricordi. ***
Capitolo 2: *** Different. / Diversa. ***
Capitolo 3: *** Better. / Meglio. ***
Capitolo 4: *** I'm Sorry. / Mi Dispiace. ***
Capitolo 5: *** Near. / Vicino. ***
Capitolo 6: *** Emotions. / Emozioni. ***
Capitolo 7: *** A Chance. / Una Possibilità. ***
Capitolo 8: *** Happyness. / Felicità. ***
Capitolo 9: *** Choice. / Scelta. ***
Capitolo 10: *** For She. / Per lei. ***
Capitolo 11: *** Strong. / Forte. ***
Capitolo 12: *** I'm Fine. / Sto bene. ***
Capitolo 13: *** Faith. / Fiducia. ***
Capitolo 14: *** Something Important. / Qualcosa di Importante. ***
Capitolo 15: *** Because Of You. / Per Colpa Tua. ***
Capitolo 16: *** Revenge. / Vendetta. ***
Capitolo 17: *** Decisions. ***
Capitolo 18: *** Help. / Aiuto. ***
Capitolo 19: *** Instant. / Istante. ***
Capitolo 20: *** Happy Ending.. Or No? / Lieto Fine.. Oppure No? ***
Capitolo 21: *** AVVISO! ***
Capitolo 22: *** Avviso!! ***
Capitolo 23: *** Il libro è ONLINE! ***
Capitolo 24: *** Segreti è sconto, affrettatevi! ***



Capitolo 1
*** Memories. / Ricordi. ***


L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 1

Memories.

Il fastidioso suono di una sveglia rimbombava per tutto il monolocale, mentre la ragazza si stropicciò gli occhi con il palmo delle mani, per poi aprirli di malavoglia.
Non era stata la dormita migliore in vita sua, poteva ammetterlo; il dover dormire a terra sollevata dal pavimento da una coperta leggera non era un granché, così come certamente non lo era la casa.
Aveva semplicemente una stanza e un bagno, anche se per la ragazza andava bene ugualmente; non poteva certamente avere un appartamento di lusso con due o tre bagni e camere a volontà, le sue difficoltà economiche non glielo permettevamo; non era mai stata ricca, viveva con sua madre in un piccolo appartamento nella periferia di Maladers, la quale riceveva uno stipendio minimo per pagare l'affitto e tutte le bollette che ne conseguivano, il padre le aveva abbandonate dalla nascita della ragazza.
Si alzò ugualmente, sorridendo, nonostante la schiena ne risentiva per non aver potuto dormire in un letto degno di questo nome; guardò fuori della piccola finestra assaporando il fresco odore che aveva l'autunno in quella città, la Francia; ecco dove era finita, anzi, andata.
Uscì dalla stanza principale, se poteva definirsi tale, aveva i muri spogli, con qualche accenno di muffa; e si diresse nel piccolo bagno che quel locale offriva.
Cercò negli enormi scatoloni del trasferimento spazzolino, dentifricio, sapone e una spazzola per i capelli; appena trovati impiegò 15 minuti circa tra lavarsi e pettinarsi i capelli scuri.
Appena finito tornò nella stanza dove, su un tavolino di legno, si trovava uno scatolone ed una lettera; la ragazza non volle aprire nessuno dei due perchè sapeva già cosa c'era dentro.
Guardò lo schermo del cellulare, aveva ancora tempo per prendersela con calma.
Una buona volta, decise di aprire la lettera e la lesse:
Alla signorina Ishiyama Yumi:
Siamo lieti nel dire che la sua domanda di iscrizione alla "Kadic Academy" sia stata accettata.
Le lezioni avranno inizio il 6 settembre alle ore 8:05
Assieme alla lettera troverà anche l'uniforme, che andrà indossata ogni giorno.
Speriamo che il suo comportamento sia all'altezza di questa accademia, e che i nostri corsi le risultino gradevoli.
Distinti saluti,
Il dirigente scolastico Pierre Leroy.
Riposò la lettera nella busta, come se in realtà non avesse mai voluto averla letta.
Essere ammessa in quell'accademia, per lei, non era soddisfacente; era piuttosto un bisogno, ma nessuno poteva capirla.
Aprì lo scatolone, nel quale c'era una camicetta bianca, un gilet nero, una gonna rossa che arrivava fin sotto il ginocchio, dei calzini rosso scuri e dei mocassini.
Odiava indossare le divise, ma lo avrebbe fatto senza aprir bocca.
Lo aveva scelto lei, il trasferimento, e avrebbe dovuto accettare ciò che sarebbe successo da quel momento in poi senza proferir parola.
Appena finito di prepararsi prese la sua borsa e uscì.

L'accademia non era molto lontana, e la ragazza aveva studiato tutto il percorso il giorno prima per non far tardi il giorno seguente, il primo.
Sentì dei passi alle sue spalle, si voltò cercando di non farsi notare e scorse un ragazzo che indossava la divisa dell'accademia, aveva visto anche quella maschile nel depliant.
Si chiese da quanto tempo era dietro di lei, venne presa dall'ansia. Chiuse gli occhi e riprese fiato, abbassando lo sguardo. Era paranoica.
Non vedeva l'ora di arrivare davanti al cancello dell'edificio, e quando fu lì non potè fare a meno di sorridere.

Una ragazza rosa con degli occhi azzurri era poggiata a un muretto, che con un viso preoccupato si guardava intorno; appena la notò le corse incontro con un sospiro di sollievo «Finalmente sei arrivata! Mi stavo preoccupando!» esclamò.
«Non dovevi preoccuparti, Aelita. Sono abbastanza grande per andare a scuola da sola.» disse lei sforzando un sorriso; Aelita era l'unica che riusciva a vedere quanto dolore ci fosse dietro un sorriso della sua amica e lo sforzo che compiva ogni giorno; anche se sapeva che non aveva alcun diritto di dare consiglio a Yumi, non poteva realmente capirla.
«È solo che.. Oh mi dispiace che siamo finite in classi diverse!» le disse con un pò di dispiacere la rosa.
«È colpa mia, ho consegnato l'iscrizione tardi e son finita nella lista d'attesa. Ma fa niente, tu ci sei no?» disse sorridendo la mora.
Aelita sorrise, quasi in pena «Tranquilla, per me sei come una sorella e la famiglia è sempre al primo posto, ricordalo!»
«Grazie Eli.» Yumi aveva capito perfettamente, e la sua migliore amica era al suo fianco più di chiunque altro abbia incontrato nei suoi 18 anni, e avrebbe dovuto ringraziarla.
Suonò la campanella e le due ragazze furono costrette a dividersi.
Yumi sapeva dove andare, glielo aveva spiegato il dirigente il giorno prima; così andò in aula e si sedette in ultima fila, era la prima ad essere entrata.
Era questione di pochi minuti, e l'aula fu stracolma di studenti; erano tutti uniti e molto probabilmente lei era l'unica ragazza nuova, non che le importasse.
Notò che tutta la folla di studenti erano concentrati su un ragazzo, quello che l'aveva seguita la mattina.
Le dava fastidio che quel tipo era dappertutto, non che avessero mai parlato; si sentiva una stupida, le sole a capirla erano Aelita, "Eli", e sua madre, ma nessuna delle due era lì presente in quel momento.
Sospirò.
Entrò il professore, un uomo pelato di quarant'anni circa e sovrappeso, tutti i ragazzi si sedettero; tutti a eccezione di lui, era l'unico ancora in piedi e l'unico posto libero era vicino Yumi, si sedette.
Osservò il professore con aria annoiata, senza nemmeno alzare lo sguardo sulla sua compagna di banco.
«Buongiorno, sono il vostro professore di latino e coordinatore della classe, vi avviso già da adesso che quest'anno sarà diverso dagli altri. Fare il quarto non è mai facile.»
Si sentì un coro di sbuffi contraddittori, ai quali Yumi evitò di unirsi.
«Vi presento una nostra nuova compagna, Ishiyama Yumi! Si può perfavore alzare, signorina?» Yumi si alzò dalla sedia con malavoglia, odiava essere al centro dell'attenzione.
Non appena si risedette, il ragazzo non fece a meno di guardarla «Ciao! Che hai? Qualcuno ti ha mangiato la lingua?» per tutta risposta, Yumi si voltò dall'altro lato; lui rimase stupito: quella ragazza lo odiava? E perchè? Non le aveva fatto nulla, non l'aveva nemmeno mai vista.
Il professore continuò a parlare «Come ogni anno, è mio dovere ricordarvi le regole dell'istituto..»
Yumi stava voltata con lo sguardo fuori dalla finestra, "È vietato mostrare effusioni in pubblico col proprio/a partnet! Chiunque verrà sorpreso in questi atteggiamenti verrà sospeso!"
Sentito questo, passò un'altra ora; le ultime 2 successive avrebbe avuto educazione fisica, e le divise sportive si trovavano già negli spogliatoi.
Ci fu l'intervallo, tutti i ragazzi uscirono fuori, tutti eccetto Yumi. La ragazza rimase in classe da sola a mangiare un panino con del prosciutto crudo che aveva preparato la sera prima, guardando dalla finestra vide che tutti i ragazzi fuori si stavano divertendo.
Persino quelli nuovi, del primo anno, avevano attorno qualcuno con cui stare, non che nessuno voleva essere amico della ragazza, ma lei non voleva; mai più.
Appena finito di mangiare si guardò intorno, sempre rimandendo ferma al banco; era meglio che iniziasse a prepararsi per la palestra.
Mentre era immersa nei suoi pensieri un ragazzo le si avvicinò, era lui.
La guardò un attimo «Mi ero scordato il cellulare in classe.» disse tirando da sotto il banco un IPhone nero, Yumi abbassò nuovamente lo sguardo «Ma.. Tu rimani qui, da sola?»
Perchè le aveva fatto quella domanda? Cosa voleva sapere di lei? Perchè gli importava? Non gli importa, riflettè Yumi, Non rispondergli, non gli importa nulla di te.
Lui la guardava, voleva sentire la sua voce. Perchè la ragazza rimaneva sola? Perchè non voleva rispondergli? «Sei molto timida.»
Nel frattempo altri passi si udirono, Yumi alzò lo sguardo, era una ragazza un pò bassa con i capelli rosa; si alzò e le andò incontro.
«Yumi! Scusa se sono arrivata tardi.. Quello chi è?» l'ultima frase la disse sussurrando, per non farsi sentire dal ragazzo il quale stava già uscendo nuovamente dall'aula.
«Ti consiglio di prepararti, Yumi, altrimenti arriverai tardi in palestra.» provenì dal ragazzo, il quale appena fu sparito dalla visuale delle due, fu il protagonista della domanda della rosa.
«Chi è quel ragazzo?» le richiese Aelita.
«Un cretino!» disse la ragazza.
«Yumi! Non puoi continuare così!»
«Aelita, tu non capisci! Io sto benissimo, credimi.» mentiva. La ragazza mentiva da ben 2 anni ormai, non era normale come celasse la verità anche davanti ai suoi famigliari, ma sapeva anche che "Eli" non le rispondeva solo per non ferirla di più.
Aelita sospirò «Hai ginnastica l'ora successiva, giusto?»
«Sì.»
«Anche io! Staremo insieme in palestra, e se quel tipo ha ragione direi che dovremmo iniziare ad andare. Non dici?»
Yumi sorrise, «Certo.»

Appena arrivate negli spogliatoi femminili della palestra, le due ragazze si cambiarono per poi dirigersi dov'era già buona parte delle due classi.
«Io vado dai miei compagni, Yumi.»
«Certo.»
In tutta risposta, la rosa sorrise per poi allontanarsi dalla sua amica.

Il professore di ginnastica di Yumi, un omone alto e leggermente sovrappeso con un piccolo accenno di barba; organizzò una partita di pallavolo, mentre la classe di Aelita giocava a basket.
Yumi sorrise, per lo meno a pallavolo sapeva giocare, anche se discretamente.
L'unica cosa che non le piaceva era la sua squadra, c'era di nuovo quel ragazzo.
Il pallone non tardò ad arrivare, quella era sua.
Con un beger la palla arrivò all'altra parte della rete, facendo un punto.
«Evvai!» non riuscì a trattenersi.
«Bravissima, Yumi!» le si avvicinarono le ragazze della squadra «Sei grandiosa!» in meno di un secondo tutta la squadra le fu attorno.
«G-Grazie..» continuava a ripetere la ragazza in cambio di tutti quei complimenti che non si era aspettata, era accerchiata e in imbarazzo.
In mezzo alla piccolissima folla si fece spazio quel ragazzo, sorridendo «Fantastica, Yumi! Batti 5!» disse alzando un braccio.
Yumi lo fissò un attimo, incerta se battergli la mano o no.
Poi un ricordo l'avvolse.
Quello stupido ricordo.

Era tutto buio, nero, scuro, chiuso, faceva freddo.
Le sue grida, le lacrime, la paura.

Il cuore le batteva più del normale.
Il ragazzo la guardò preoccupato, lei era a terra piangente.
All'improvviso aveva chiuso gli occhi ed era caduta a terra.
«Yumi, che succede?»
La ragazza alzò lo sguardo, il suo viso era bagnato dalle lacrime di paura e disperazione, si portò le mani al volto per coprirsi gli occhi, urlò spaventata.
* * *
Salve a tutti! Sì, sono di nuovo io.
Vi presento una nuova storia, che mi è venuta in mente ieri e che ho appena finito di scrivere.
Non ha niente a che fare con One Step Closer o Loving You Forever Can't Be Wrong.
Ok, che ve ne pare della storia? È il primo capitolo, lo so. Ma vorrei che qualcuno mi dicesse un parere, se devo continuare o posso lasciar stare, non voglio scrivere a vuoto.
Tranquilli, accetto le critiche.
Purtroppo in questa storia non rilascerò niente su Facebook,  non caricherò foto dei personaggi, voglio che lasciate spazio alla vostra immaginazione.
Per il momento, non si sa niente di quel ragazzo che tenta di parlare con Yumi.
In quanto a quest'ultima, non rilascio niente. Sarà tutto da scoprire.
Questa volta il banner l'ho fatto io, e fa anche abbastanza schifo.
Ora vi saluto e magari ci si rivedrà nel prossimo capitolo.

Un bacio a tutti voi che avete letto, in particolare a quelli che recensiranno la storia e magari la metteranno nei preferiti/seguiti.

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Capitolo 2
*** Different. / Diversa. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 2

Different.


Aelita corse subito appena vide la scena «Yumi! Yumi, calmati! Non è lui! Lui non è qui, Yumi!»
La ragazza si riprese, guardò l'amica per poi rialzarsi e andarsene.
La stavano guardando tutti, la stavano giudicando.
Senza dire una parola, corse via.

La ragazza stava correndo per la strada, in lacrime, terrorizzata, imbarazzata.
Perchè?
Era da due anni che quel ricordo la perseguitava, non riusciva a dimenticarlo.
Perchè? Perchè tutto a lei?
Da quel momento tutti avrebbero pensato che fosse strana, o pazza, o altro ancora.
Si sentiva in colpa per come aveva trattato quel ragazzo. Lui non le aveva fatto nulla, era lei il problema.
Era lei che viveva con un orrendo passato alle spalle, era lei che doveva affrontare i suoi demoni.
Però, in quel momento, vedendo quella mano alzarsi verso di lei le era stato come tornare indietro nel passato.

Arrivò a casa, accasciandosi a terra e singhiozzando.
Perchè? Perchè non posso essere come tutti gli altri? continuava a chiedersi.
Non c'era risposta alle sue domande, semplicemente lei non era come gli altri, lei forse era un po' speciale.
Le suonò il cellulare, prese un respiro per tranquillizzarsi e poi rispose. «Pronto?»
«Tesoro! Come stai?» le chiese una voce dall'altro capo del telefono.
«Ciao mamma, tutto bene grazie.»
«La scuola?»
«La scuola è.. Normale.»
«Ne sei sicura? Non ti ci vedo in divisa.»
Yumi sorrise «Non mi ci vedo nemmeno io.»
«E Aelita?»
«La incontro all'intervallo. Scusa mamma, ora devo andare.» staccò subito il discorso la ragazza.

Il resto dell'ora il ragazzo non riusciva a non pensare al comportamento di Yumi, le parole della rosa gli rimbombavano per la mente.
"Yumi calmati! Non è lui! Lui non è qui, Yumi!"
Perchè la ragazza non gli aveva detto niente? Lui voleva solo essergli amico.
Si guardò attorno, e vide una figura un pò bassa e magra in un angolo della palestra con lo sguardo fisso nel vuoto, era lei. Ci scommetteva che quella era un'amica di Yumi, altrimenti non si sarebbe spiegata quella reazione, decise di parlarle.
La ragazza dovette aver notato che lui le si era avvicinato, «Che vuoi?» chiese.
«Cos'aveva oggi Yumi?» chiese innocentemente il ragazzo.
«Non deve interessarti.» disse Aelita con un tono che non ammetteva repliche, ma il ragazzo non si arrese.
«Lo so, ma io non capisco, non le ho fatto niente! Eppure sembra che lei mi odi.»
«Lei non odia nessuno.»
«E perchè si comporta così? Cos'ha che non va?» chiese il ragazzo.
Aelita, a sentire quella frase, perse ogni traccia di calma che aveva in sè «Lei non ha niente che non va, non giudicarla se non la conosci nemmeno! Tu non sai tutto quello che ha passato!»
L'ultima frase fece riflettere il ragazzo «Ha un segreto, vero?»
Aelita roteò gli occhi «Un segreto è un segreto perchè nessuno deve conoscerlo.»
Il ragazzo non disse nulla, ma voleva conoscere veramente Yumi. Cosa nascondeva, veramente, quella ragazza? Lo aveva colpito già dall'inizio, nemmeno lui sapeva spiegarsi come «Io voglio solo esserle amico, senza spaventarla.» disse infine.
«Perchè? Per poi farla star male, per farla soffrire? Yumi è una persona speciale, non te la meriti. Lei.. È diversa. Tu le staresti vicino raramente, lei ha bisogno di qualcuno che le starà sempre accanto, nel bene e nel male
«Io.. Io mi impegnerò a starle vicino! A farla sempre sentire di buon umore, a farla ridere, sorridere.»
«E perchè?» chiese la rosa guardando rabbiosa il ragazzo.
«Non lo so, lei mi ha colpito.»
«È una ragazza sensibile.»
«Cercherò di farla diventare forte.»
«Che ci tiene agli amici.»
«Le starò sempre accanto.»
«Piangerà per te.» 
«Cercherò di farla sorridere.»
«Combatterà e farà sacrifici, per te.»
«E con questo?»
«Sarà la persona più speciale al mondo, l'angelo più dolce, la sorella più sincera. Vivrai con la paura e il rimorso di non poter colmare il vuoto che ha dentro di sè.» ecco quello che provava Aelita per Yumi, erano indivisibili.
E se quel ragazzo l'avrebbe fatta star male o le avrebbe fatto male, nel vero senso della parola? Aveva paura, come una sorella, doveva proteggere Yumi.
«Vivrò con questa paura.» la ragazza spalancò gli occhi, incredula.
«Sarà il rimorso più brutto del mondo.»
«Le starò sempre accanto.»
«Promettilo.»
«Lo prometto.»
La ragazza uscì dalla palestra, loro due erano gli unici rimasti all'interno dell'edificio, tutti gli altri erano già andati a casa «Devi solo essere ciò che sei veramente, senza maschere, senza niente. Guadagnati la sua fiducia. Se la farai piangere, non parlarle mai più; se la farai soffrire, dimenticala. Io non ti dico altro.» disse prima di svoltare l'angolo e sparire.
Il ragazzo guardò mentre Aelita svoltava l'angolo, quelle parole erano poche ma importanti per poter star con Yumi, almeno da amico. Nemmeno lui capiva perchè ci tenesse tanto alla ragazza, come se dopo averla vista per la prima volta lei fosse diventata la cosa più bella, fragile e indimenticabile del mondo.

Stava per infilare la chiave nella serratura per aprire la porta, quando dall'appartamento affianco sentì un rumore, di qualcosa di pesante che cadeva a terra.
Bussò preoccupato, che era successo?
«Scusate, c'è qualcuno?» la porta iniziò ad aprirsi e il ragazzo smisse di bussare «Tu?» chiese stupito alla figura snella e con i capelli corti corvini che lo guardavano con stupore.
Yumi era confusa, cosa ci faceva lui lì? Come faceva a sapere dove lei vivesse?
«Oddio scusa se ti sono sembrato invadente, ma stavo aprendo la porta di casa mia e ho sentito un rumore.»
Yumi abbassò lo sguardo, non sapeva se parlargli o meno.
«Io.. Se vuoi me ne vado.» disse lui andando alla porta del suo appartamento.
«Mi è caduto uno scatolone del trasloco.»
Il ragazzo non credeva alle sue orecchie, lei aveva parlato, lei le aveva rivolto la parola «Se vuoi ti aiuto.» disse tornando alla porta di casa della ragazza.
«No grazie, sei gentile ma preferisco fare da sola.» continuò a dire la ragazza, lui annuì. «Ah, e scusa per come mi sono comportata oggi con te.» disse infine.
«Tranquilla, avrai avuto i tuoi motivi.» la ragazza annuì, per poi richiudere la porta.

Il giorno dopo Yumi si svegliò colta dal panico, dormiva ancora sulla copertina leggera, non aveva ne tempo e ne abbastanza soldi per permettersi un vero letto; si era svegliata tardissimo, che le avrebbero detto all'istituto? Si vestì in fretta con le prime cose che trovò nell'armadio, per poi uscire.
Il ragazzo era appena uscito, per lui un attimo di ritardo non avrebbe fatto male; stava camminando tranquillamente quando una ragazza con i capelli corvini lo superò, correndo preoccupata.
«Yumi?» chiese guardando la ragazza che correva.
Yumi si fermò, sentendosi chiamare.
«Oh, non ci siamo ancora presentati, io sono Ulrich, Ulrich Stern.» disse porgendo la mano alla ragazza, poi ricordò la scena alla palestra e la ritrasse.
Yumi guardò titubante il ragazzo «Io.. Yumi, Yumi Ishiyama.» disse mantenendo lo sguardo a terra.
«Cos'hai?» chiese preoccupato il ragazzo.
«Io... Sono in ritardo.» faticava a parlare con lui, e manteneva un tono di voce basso.
«Mmh.. A me non sembra.»
La ragazza rimase ferma, mentre il tipo le si avvicinava mantenendo il solito passo tenendo le mani in tasca «No?» chiese Yumi.
Arrivato al suo fianco, il ragazzo si fermò «Io ieri sono partito alla stessa ora, eppure sono arrivato in tempo. No?»
Lei annuì.
«C'è una scorciatoia.. Non la si può usare sempre, anzi sarebbe vietato.»
«Perchè?»
«Bisogna attraversare i due binari del treno, e quando partono, e partono spesso, non si può.»
«Oh..»
«Io vado da lì. Tu?»
La tipa annuì nuovamente, seguiva il ragazzo silenziosa e con lo sguardo basso, ad un certo punto imboccarono una strada « È lunga questa stradina?» chiese.
«No, perchè?»
«Beh, è stretta.» Yumi odiava i luoghi stretti; non era stato così, una volta non soffriva di claustrofobia, ma sempre a causa del suo orrendo passato era cambiato tutto in lei, si sentiva diversa; e in quel momento non era solo la stradina a spaventarla.

* * *
Bene bene, eccomi di nuovo qui!
Spero vi sia piaciuto il capitolo e che, il segreto di Yumi, vi abbia incuriosito almeno un pò.
Abbiamo visto chi è il misterioso ragazzo, ma Yumi ancora fatica a parlarci, povera.
Io vi saluto, ci si rilegge al prossimo.
Un abbraccio a chi mi recensisce la storia, ma anche a chi la leggerà.
Al prossimo,
SmileSmoke.

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Capitolo 3
*** Better. / Meglio. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 3

Better.


Alla fine uscirono in una stradina che portava ai binari del treno, in lontananza si poteva scorgere il cancello dell'Istituto.
«Ok, ora bisogna attraversarli e ci siamo.»
Proseguirono come aveva detto lui, arrivando anche in anticipo.
Andarono in aula e si sedettero ai loro rispettivi posti.
«Grazie.. Per avermi aiutata.» disse a voce bassa la ragazza, quasi come se avesse paura.
«Figurati.»
Ci fu qualche momento di silenzio «Perchè non vai dai tuoi amici?»
«Uhm?»
«Ti ho visto, ieri. Hai moltissimi amici, ma stai con me, un'idiota che parla poco e malvolentieri.»
«Ora mi stai parlando.»
«Solo per avvisarti.» detto questo si voltò guardando fuori dalla finestra.

Ulrich sarebbe rimasto, lo aveva promesso ad Aelita, non l'avrebbe mai dimenticata, anche se in silenzio.
Dopo poche ore arrivò l'intervallo.
«Perchè non scendi?» le chiese Ulrich.
«Io odio passare il tempo con..»
«Le persone?»
«È complicato.» disse Yumi, non voleva continuare quel discorso che avrebbe portato il suo cuore ad altre ferite, quel ragazzo non doveva saperne niente; però decise di alzarsi, si sarebbe sgranchita le gambe.
Ulrich rimase a fissarla, per qualche ragione ogni volta che lei iniziava a parlargli se ne andava, lasciandolo solo con troppe domande e troppo pochi indizi.
Arrivò Aelita «Dov'è Yumi?»
«È fuori.»
«Cosa?!» chiese la rosa molto preoccupata.
«Io non so cos'abbia, mentre parlavamo si è alzata e se ne è andata. Non volevo infastidirla, quindi non l'ho seguita.»
«Tu non sembri darle fastidio, altrimenti non ti avrebbe rivolto la parola.» disse Aelita in tono pacato, uscì.

Yumi camminava per il corridoio esterno della scuola, senza una meta, ne un amico.
Ulrich era gentile con lei, la stava aiutando, era preoccupato, e lei se ne era fregata.
Le importava, ma solo il pensiero di rischiare la fece rabbrividire, era in debito con lui.
Avrebbe dovuto ascoltarlo, tornò in classe.
Il resto della giornata passò normale, alla fine delle lezioni Yumi tornò a casa da sola, Ulrich era stato mandato in punizione e dovette stare pure il pomeriggio.

«Ehi piccola!»
Yumi si voltò terrorizzata, un ragazzo alto insieme ad altri due si stava avvicinando a lei.
«C-Che volete?» era terrorizzata, non poteva essere possibile, la paura la bloccava, era in mezzo alla strada mentre quelle parole la spaventavano non solo nel presente, ma le rievocavano dei ricordi.
«Che c'è? Hai paura?» un secondo ragazzo le era sempre più vicino.

Ulrich era nella classe, mentre l'insegnante di educazione fisica era andato a parlare con una professoressa.
Non aveva fatto niente di male, solo insultato l'oca della sua classe, Laura Gauthier, facendo un favore a tutti; sorrise al ricordo.
A un certo punto sentì qualcosa vibbrare dal sottobando di Yumi, era il suo cellulare, la stava chiamando Aelita.
«Pronto?»
«Chi sei?» rispose la rosa dall'altro capo del telefono.
«Ulrich.»
«Ulrich? Sei con Yumi? Puoi passarmela?»
«Sono a scuola, Yumi si è dimenticata il cellulare.»
«Oh no.. Io.. Io non so che le sia successo! Dovevamo incontrarci, ma non l'ho vista e.. Non risponde nemmeno al fisso a casa! Dove può essere? Io.. Io ho paura.» la ragazza era a dir poco agitata.
«Stai calma!» le disse Ulrich.
«Calma? Siamo usciti da un'ora, ed è un'ora che la chiamo!»
«Ci penso io, tranquilla.»
«Tu? Ulrich, come puoi? Sei a scuola!»
«Effettivamente voi due non mi conoscete.» disse il ragazzo raggiungendo una finestra, attaccò il cellulare.
«Uno.. Due..» si arrampicò al cornicione, al "Tre" si buttò.
Erano al primo piano, iniziò ad incamminarsi verso casa finchè non sentì delle urla femminili.
«Dai piccola, che hai? Non ti abbiamo nemmeno sfiorato e già fai così?»
«V-Vattene!» disse lei con gli occhi coperti dalle sue stesse mani.
«Con chi parli?» i ragazzi erano davvero preoccupati, Yumi continuava a parlare da sola mentre la mente riviveva alcuni ricordi.
Arrivò Ulrich «Lasciatela stare!»
«E tu chi saresti, mezza calzetta?»
«Andatevene subito, chiaro?» disse pesante il ragazzo.
«E se non lo facessimo?»
Sentito questo, Ulrich tirò un pugno in faccia al ragazzo che parlava, rompendogli il setto nasale dal quale usciva tanto sangue «Ne volete altri?» detto questo se ne andarono tutti.
Yumi era ancora rannicchiata a terra, con le ginocchie riportate al petto; non l'avevano nemmeno sfiorata, fortunatamente. Eppure lei era spaventata, come se fosse accaduto il contrario.
«Yumi.. Yumi stai bene?» chiese preoccupato il ragazzo, avvicinandosi.
Annuì debolmente respirando affaticamente, mentre tornava a vivere il presente.
«Stai calma.»
Yumi si rialzò, aiutata dal ragazzo. «Perchè? Perchè continui ad aiutarmi anche se ti tratto male e ti evito? Non me lo merito!» disse infine piangendo.
«Non è vero, Yumi. Tu te lo meriti. Io non mi scorderò di te, mai
Yumi abbassò lo sguardo «Grazie..»
«Torniamo a casa?» lei annuì.

Yumi, ancora terrorizzata, aprì la porta del monolocale, non era sicura di riuscire a stare da sola.
«Tutto bene?» le chiese Ulrich vedendola ancora titubante.
«No..»
«Che hai?»
«Paura, sono terrorizzata.»
«Quei tre, erano solo dei ragazzi dementi. Avevano più paura loro, di quanta ne avevi tu. Stai calma.»
«Non posso.»
Il ragazzo guardò a terra «Se succede qualcosa.. Io sono qua.» le disse indicando la porta del suo monolocale «Devi stare tranquilla, ok?»
Yumi guardò la porta «E se non mi dovessi sentire?»
«Se ti fidi di me, saprai che ti sentirò.» detto questo andò nel suo monolocale, mentre la ragazza richiuse la porta, ancora tremolante.

La mattina dopo Yumi si svegliò, tranquillizzata dalle parole che il ragazzo le aveva detto la sera precedente, lui l'aveva salvata.
Si era svegliata in orario, ed era quindi andata all'accademia normalmente.
Il resto della giornata l'aveva passato a pensare a quanto quel giorno ci tenesse a parlare con Ulrich, per conoscerlo.
Lo aspettò al cancello quando dovevano uscire tutti.
Quando lo vide abbassò lo sguardo, aspettando che lui le si avvicinasse.
«Yumi! Come mai non sei ancora andata?»
«Volevo aspettarti..»
Il ragazzo era sorpreso «Davvero?»
«Ieri sera mi hai salvata.. Grazie!» disse Yumi imbarazzata.
«Figurati.. Cosa pensavi avessi fatto?»
«N-Non saprei, ma.. Ti devo ringraziare! Adesso ho un debito con te.»
«Ma che dici?» chiese Ulrich sorridendo.
«Penso sia la cosa giusta... No?» lo guardò confusa Yumi.
«Potresti sanarlo da subito.»
«Dimmi..»
Il moro sorrise «Da ora in poi saremo amici
«A-Amici?»
«Ovvio, oppure.. Non vuoi più sanare il debito?» disse lui incominciando a camminare.
La ragazza era ancora ferma «Beh.. Certo che voglio!» detto questo corse raggiungendo il ragazzo «Solo che io non ho molti amici e.. Non è facile.»
«Io aspetto.»
Yumi rimase sorpresa da quelle parole, lui ci teneva a lei? Qualcosa le diceva che era così, doveva essere così. Alzò il viso e non potè fare a meno di sorridere.
Ulrich lo vide, un suo sorriso. Semplice, radioso; quello che pochi giorni prima lo aveva incantato.

Arrivati sul portico di casa dovettero salutarsi.
Yumi entrò andando in bagno a lavarsi e togliersi quell'orrenda divisa.
Era felice di passare quei due giorni senza, quel weekend sarebbe andato bene.
Dopo essersi cambiata aprì il frigo, era vuoto.
«Dovrei andare a fare la spesa..» disse richiudendolo.
Prese la borsa, contenente le chiavi dell'appartamento e il cellulare e uscì.
Dopo aver chiuso la porta trovò di fronte a sè Ulrich intento a prendere un pallone da calcio che avevano tirato dal suo appartamento, appena la vide ritirò il pallone dentro «Yumi! Ci rivediamo!»
«Già.» la ragazza fissava la porta dalla quale era uscito il pallone.
«Ho un paio di cugini che sono venuti a farmi visita, e sono.. Un po' vivaci.»
«Capisco.. Io vado.» disse scendendo di un gradino la scala.
Ulrich le si avvicinò «Dove vai?»
«Eh?» Yumi lo guardò preoccupata.
«Intendevo.. Sei nuova, potrei aiutarti ad andare ovunque tu debba andare!»
La ragazza iniziò a riflettere, effettivamente poteva perdertsi, non conosceva molto la città e dopo l'esperienza del giorno prima aveva timore nell'andare in giro da sola «Ma tu hai parenti, e..»
«Sono grandi, hanno la nostra stessa età. Non penso che se ti accompagno mi distruggeranno la casa!»
«Se è così.. Mi farebbe piacere che mi aiutassi!»
«Dico ai ragazzi che esco e arrivo!»

Ulrich aveva accompagnato Yumi al supermercato più vicino.
«Dimmi, cosa cerchi?»
«Per iniziare, pane, frutta, verdura, carne.» disse la ragazza tenendo il foglietto in mano.
«Ok, la carne è vicina al pane, e il pane è vicino alla frutta e alla verdura. Ci sbrigheremo subito!»
«Grazie.. Mi aiuti così tanto, ti dovrò un sacco di favori.»
«Yumi, la cosa che mi importa è quello che ti ho chiesto, non vorrò altro, fidati
Yumi non capiva, lei non era niente eppure lui continuava a insistere sul volerla conoscere. Inizialmente quello che lui faceva la infastidiva, ma in quel momento star vicina a lui la faceva sentire meglio.
* * *
Et voilà!
Sì, sono fiera di questo capitolo.
Penso mi dedicherò solo a questa storia, d'ora in poi.
Come poteve vedere, Ulrich l'ha salvata. Ma.. Cosa ha passato veramente la nostra giapponesina?
Ho scelto il titolo, "Better", perchè oltre ad essere la parola con cui si conclude il capitolo, è quello che si sente Yumi con Ulrich.
Lui la rende migliore, ma forse non per molto.
Come potete vedere, Aelita è presente anche qui, anche se poco.
Lo so che forse sto aggiornando troppo velocemente la storia, ma io sono così: quando scrivo qualcosa devo pubblicare subito, altrimenti sto in ansia.
Come sempre, accetto critiche o consigli; un ringraziamento speciale va a Meras9100 la quale fino ad adesso ha recensito, e a quelli che hanno messo la storia tra le seguite.
Sono sicura che anche i lettori silenziosi prima o poi parleranno, mi fido di voi. ;)
Ora, perdonatemi, ma devo salutarvi.
Vi ricordo che, alla destra, c'è il mio account Facebook e Twitter, in caso abbiate bisogno di me.. Cercatemi lì.
Un abbraccio,
la vostra SmileSmoke.

Ah, e buon ferragosto a tutti!

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Capitolo 4
*** I'm Sorry. / Mi Dispiace. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 4

I'm Sorry.


I giorni passavano e Yumi iniziava a comunicare, dopo molto tempo, con qualcuno diverso da Aelita; se prima non sapeva cosa fare, ora diventava tutto più semplice.
Iniziava a vedere difficile una vita senza Ulrich, un ragazzo che solo poche settimane prima nemmeno conosceva, che poteva perfettamente non esistere.
La faceva sentire strana e malinconica il solo pensiero che lui potesse non esserci, non solo come amico, ma anche come compagno di banco, vicino di casa o qualsiasi altra cosa lui era per lei. Forse alla fine era davvero un suo amico.

Erano passate quattro settimane da quel giorno quando lui l'aveva accompagnata a fare la spesa, e da quel giorno ogni volta che uno dei due ne avesse bisogno, andavano insieme in quel negozio, chiaccheravano e scherzavano.
Yumi non era cambiata, il suo sorriso era raro, ma non dispiaceva a Ulrich che si riteneva un egoista.
Voleva essere l'unico a vedere quel meraviglioso sorriso, quella magia che solo le sue labbra e i suoi occhi potevano compiere; a volte anche il solo pensiero che gli altri potessero vederlo, lo infastidiva; ma sapeva che non era l'unico a porter godere di quei stupendi istanti.
Con il passare dei giorni aveva scoperto tante cose su Yumi, viveva in un monolocale pagandoselo con un lavoro part-time da cameriera in un bar lì vicino, non guadagnava molto ma era abbastanza per la casa, le spese scolastiche le pagava sua madre, ci teneva a farlo per non sentirsi troppo distaccata dalla figlia.
Lui ascoltava le sue storie, ammirando ogni suo piccolo gesto, pareva che quell'orribile ricordo che l'aveva sovrastata nei primi giorni, lei lo avesse cancellato.

Era suonata la campanella, un'altra stancante giornata di novembre passata all'accademia, era finita.
Yumi era, come sempre, ad aspettarlo davanti al cancello, lui le si avvicinò «Ehi Yumi!»
«Ciao!» disse lei.
«Andiamo?»
«Prima però voglio dirti una cosa..»
«Ahm.. Dimmi.» disse lui confuso.
«Ora credo che siamo amici..»
Ulrich sorrise «Davvero?»
«Sì, siamo amici.» la ragazza ricambiò il sorriso, e lui rimase di nuovo incantato.
Iniziò a correre sul vialetto verso casa, la pioggia e le foglie che cadevano dagli alberi lì intorno coloravano la strada di un arancio caldo e accogliente.
«Evvai!» urlò lui, scherzando.
Yumi non potà trattenersi una risata.
«Dai Yumi, vieni!» disse lui invitandola sotto quella pioggia.
«Tu sei pazzo! Ahahahahahah»
«Sono un pazzo felice!» disse lui ridendo e avvicinandosi a lei, tendendole le mani.
Yumi fece lo stesso, e quando si strinsero lui iniziò a tirargliele leggermente verso di sè, ridendo.
Yumi sorrideva, ma non si muoveva. Ma voleva.
«Yumi?» chiese Ulrich vedendola cambiare espressione, fin quando il suo sorriso non scomparse.
I suoni intorno a lei erano ovattati, mentre tutto ricominciava.

«Avanti! Muoviti, cammina!» gridò prendendole bruscamente le mani.
«No!»
Era scuro.
Era sbagliato.
Lei non voleva mai più rivederlo.

Ulrich la fissava, mentre lei iniziava a piangere.
«Yumi? Yumi stia bene?» le strinse le mani e le scosse leggermente, spaventato «Yumi! Yumi, ti prego, rispondimi!»
La ragazza era in preda all'ansia, tremava dal terrore.
I ricordi non volevano abbandonarla, in un modo o nell'altro, obbligandola a rivivere tutto.
«Yumi! Ti prego, fai qualcosa! Per favore, Yumi!»
La mano della ragazza colpì Ulrich in pieno volto, accompagnata da quel grido di terrore «No! Stammi lontano!»
Fu in quell'istante che riemerse da quell'incubo.
Il volto di Ulrich era piegato da un lato, la guancia arrossata, la mano di Yumi a mezz'aria. Lo aveva colpito davvero.
«S-Scusa..»
«Yumi..» sussurrò, cercando di allungare le sue mani ma lei indietreggiò con lo sguardo tremante.
«Scusa!» e corse via.
Ulrich guardava la strada dove Yumi era sparita, lei stava piangendo davanti a lui, si sfiorò la guancia arrossata.

"Se la farai piangere, non parlarle mai più; se la fai soffrire, dimenticala. Io non ti dico altro."

Quella frase gli rimbombava nella mente.
L'aveva fatta piangere, l'aveva fatta soffrire.
Abbassò la mano che sfiorava il suo stesso volto, per chiuderla a pugno in una rabbia nascosta.
«Addio, Yumi.»
Yumi correva terrorizzata, ogni movimento la riportava indietro; e in quell'istante l'aveva sentita, sentiva quell'essere tirarla verso di sè urlandole contro. Non Ulrich, lui non aveva fatto nulla. Eppure finiva sempre così, lei non sarebbe mai stata in grado di avere una vita normale, mai.
Doveva continuare come prima, da sola, con Aelita e sua madre.
Avere amici per poi rovinare la loro vita no, ecco cosa portava lei, rovina e dolore. Averla nella propria vita era solo un problema, non portava nè gioia nè simpatia.
Si sentiva sola, con la vita avvolta in un filo spinato, ogni respiro poteva portarla a una sofferenza.
Ripeteva nella mente continue scuse a tutto coloro che l'avevano conosciuta, che secondo lei avevano solo commesso un errore a starle vicino; Io non voglio più essere così, si ripeteva correndo.
Non voleva, ma per quanto ci provasse la sua mente si riufiutava di dimenticare.
"Autodifesa inconscia", l'avevano definita i medici, gli psicologi, gli psichiatri.

"La sua mente si riufiuta di dimenticare, imponendo così situazioni in cui la ragazza rivive gli avvenimenti in modo lacerante e distruttivo, ogni volta che un contatto sia simile a uno passato."
Così l'avevano diagnosticata.

«Potrà mai tornare come prima?» aveva chiesto sua madre preoccupata, dopo quelle parole.
Erano mesi che sua figlia non usciva di casa, nè si sforzava di parlare con gli altri.
«Anche se fosse, non sarà così semplice.»
«È quasi impossibile.» disse la donna abbassando lo sguardo, con le lacrime agli occhi.
«La sua mente si rifiuta di dimenticare per difendersi, lo vede come qualcosa di necessario. Non credo sarà semplice farle capire quanto non lo sia, lei ritiene necessarie poche presenze, lei e l'amica. Secondo lei non ci sono altri da cui ricevere emozioni.» disse il medico togliendosi gli occhiali.
«Capisco..»
«Mi dispiace, signora.»

A quel ricordo, Yumi tornò a singhiozzare e piangere «Sono io ad essere sbagliata, io
Arrivò di fronte il palazzo di casa sua, c'era la proprietaria.
«È lei la signorina Ishiyama?»
Yumi annuì.
«Vede, è successa una cosa..» proseguì la proprietaria.

* * *
Ed eeeeeeeeeeccomi di nuovo qui!
Finalmente si è scoperta una parte, di quello che ha Yumi.
A quanto pare, psicologi e psichiatri non le sono bastati!
Ulrich, le ha detto addio. Sarà definitivo?
Come sempre: povera Yumi!
Mi spiace doverla far soffrire, ma purtroppo serve!
Io, come ogni volta, ringrazio a tutti quelli che hanno letto il capitolo, e in più chi me lo abbia recensito (purtroppo a 'sta volta non posso taggare nessuno :c )
Ora, ci si rilegge nei prossimi capitoli!
Un bacione a tutti,
SmileSmoke.


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Capitolo 5
*** Near. / Vicino. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 6

Near.

"Non ho paura di riprovarci,
ho solamente paura di star male per la stessa cosa."
Ulrich camminava lento, guardando l'asfalto e prendendo a calci un piccolo sassolino che era malcapitato lì.
Non capiva quello che aveva fatto, ma aveva promesso ad Aelita che non avrebbe fatto soffrire Yumi.
Tirò un calcio forte al sassolino facendolo arrivare dall'altro lato della strada, pensando a quel sorriso che non avrebbe mai più potuto vedere.
Proseguì arrabbiato, finchè una voce non lo chiamò «Io ti aiuterò.»
Si voltò, Aelita era lì, sicuramente aveva assistito alla scena «Mi spiace. Io.. Ho fallito.»
«È vero.» disse mentre si avvicinava «Ma lei ha bisogno di te.»
«Che intendi dire?»
«Lei in questi giorni era felice, erano anni che non sorrideva, e io voglio che sorrida ancora.» disse la ragazza guardando in avanti, come se vedesse un bellissimo ricordo.
«Arriva dritta al punto.»
Aelita lo guardò «Lei ha bisogno di aiuto e solo tu puoi salvarla
«Di che stai parlando?»
«Tu.. Cosa sai di Yumi?»
«So della sua famiglia, che paga l'affitto lavorando.»
«Tu non sai niente!» gli urlò, quelle parole non significavano niente, non erano nulla in confronto a tutto quello che doveva sapere.
«Quel vuoto che non potresti mai riempire, lo conosci?»
«N-No..» disse lui confuso.
«Allora non dire che la conosci!» disse lei quasi piangendo.
Ulrich guardò a terra.
«Ma se io te ne parlassi di lei.. Le rimarresti vicino?»
Ulrich guardava Aelita senza capire, i suoi occhi erano diventati vuoti cercando una speranza. Sarebbe rimasto vicino Yumi? «Sì.» disse alla fine.
La rosa prese un respiro «Vedi.. In secondo liceo lei aveva conosciuto un ragazzo, ne era davvero innamorata, era una delle persone che amava di più al mondo. Lui, d'altronde, cercò di abusare di lei, in tutti i sensi. Un giorno, per fortuna, la trovai livida. E "per fortuna" intendo che se non l'avessi trovata in quelle condizioni, lei non ne avrebbe parlato. Ed era da quel giorno, che lui era arrivato a sfruttarla sessualmente.»
Ad Ulrich, a ogni parola che sentiva, venne un brivido, ascoltava inorridito la storia di Yumi, quella di cui la ragazza non avrebbe mai parlato.
«Io lo dissi alla sua famiglia» continò Aelita «e anche a quella del ragazzo. Da quel giorno, Yumi non lo vide più, ma lei ne è rimasta talmente traumatizzata da evitare ogni contatto con i ragazzi, e rinchiudersi in se stessa; non che parli molto nemmeno con le ragazze.» Ulrich abbassò lo sguardo «E quando quest'anno si è trasferita qui, non ha esitato a seguirmi.» disse Aelita quasi triste «Non che mi dia fastidio! Anzi, per me è come una sorella, ma semplicemente ho paura che standomi accanto non tornerà mai come prima. Penso che la mia presenza per lei sia un grosso freno.»
Ulrich guardava Aelita che raccontava la storia quasi piangendo, ora poteva capire quella timidezza e la fatica che aveva Yumi nel parlargli, la difficoltà nel definirlo suo amico.
«Vedi, anche la sua mente ha reagito male, ora si ritrova "bloccata". Ogni gesto simile a uno compiuto nel passato da Lui, le fa rivivere ogni cosa. È come perderla per qualche minuto, solo che per lei quelli sono ore di paura. Ecco perchè quel giorno, quando volevi batterle la mano, ha reagito in quel modo. O anche prima, quando..»
«Quando l'ho tirata a me..» finì Ulrich, distrutto.
«Esatto.» ormai quel discorso era un sussurro nascosto da orecchie indiscrete «Lei non ti ha mai odiato, ma ha paura di sbagliare ancora, di tenere troppo ad una persona sbagliata. Lei deve imparare di nuovo a vivere.»
«Mi dispiace..»
«Ora lo senti, eh?» chiese lasciandosi andare in un pianto silenzioso, liberatorio «Quel senso di vuoto, io non potrò mai darle la felicità che ha perduto, io rimarrò con la consapevolezza di essere inutile! Io ti ho parlato di questo perchè tu puoi aiutarla, ne sono convinta. L'ho vista sorridere, mentre ti parlava, in queste settimane; era felice. Ti prego, continua a starle accanto.»
Ulrich guardò Aelita, lo avrebbe fatto, anche se lo sentiva quel vuoto. Le sarebbe stato vicino, più di prima.
«Io devo andare.. Ciao Ulrich, mi raccomando!» disse Aelita andandosene.
Ulrich iniziò a camminare verso casa, mentre rifletteva su tutte le sofferenze che Yumi aveva provato. Se la immaginava come poteva essere prima, forse quel sorriso era ancora più bello. Magari quell'essere l'aveva rovinato.
Coglione, non poteva definirlo in altro modo. L'aveva violata che lei non era che una ragazzina, lei che lo amava con tutta sè stessa, era stata ferita e umiliata proprio da lui.
E da quel giorno, era nata quella Yumi spaventata dal mondo, dai ricordi, dalle persone.

Era davanti casa, quando vide Yumi seduta davanti la sua porta piangendo.
Aveva il mento poggiato sulle ginocchia e le braccia le coprivano gli occhi.
Ulrich guardò insicuro la porta di casa sua, per poi rimettere le chiavi in tasca e sedersi vicino la ragaza «Yumi?»
Lei alzò lo sguardo, senza smettere di piangere e senza nemmeno asciugare le lacrime «Scusa tanto per oggi, io..»
«Non ti preoccupare, sto bene. Piangi per questo?»
«No.» detto questo si buttò nuovamente la testa fra le braccia.
«Che succede?»
Yumi alzò la testa, singhiozzando «Succede che io non ho più una casa, non ho più un soldo nemmeno. N-Non troverò mai un altro appartamento, e non mi ridanno indietro l'affitto! Io..»
«Com'è successo?»
«Il monolocale è andato a fuoco, a quanto pare c'era una perdita di gas ed è andato a fuoco tutto! Io.. Non ho più nemmeno i miei vestiti!»
«Mi spiace..»
«Dove andrò ora?» chiese piangendo, era rimasta senza niente «Al lavoro mi pagheranno fra tre settimane, ed io nel farttempo cosa posso fare?»
Ulrich guardò il pavimento, incerto se parlarle o no. Poi capì che era meglio parlargliene. «Oggi ho incontrato Aelita.»
Yumi lo guardò, perchè aveva iniziato a parlare di Aelita? Lui rimaneva con lo sguardo fisso a terra.
«Mi ha detto una cosa.»
«Che succede?» chiese preoccupata Yumi.
«Mi ha.. Spiegato perchè hai reagito in quel modo, prima.» la ragazza lo guardava, era imbarazzata. Quello era un suo segreto, nessuno doveva saperlo. Le persone non dovevano starle accanto per pietà, no. «Mi dispiace, se lo avessi saputo prima mi sarei comportato in modo diverso.» continuò Ulrich.
«Lo immagino.» esclamò lei, arrabbiata «È per questo che non lo dico a nessuno; tutti, appena scoprono la verità diventano diversi. E fa male, iniziano a trattarti in modo speciale, a preoccuparsi come non farebbero mai, senza dimostrarti ciò che sono realmente, diventano falsi.» Yumi ricominciò a piangere, non solo la sua casa non esisteva più, ma si ritrovava a parlare con Ulrich di cose che nessuno avrebbe dovuto sapere «E poi è così.. Imbarazzante. Io non ero mai stata così fragile! Io.. Ero normale. Ora, però, la mia fottuta mente mi rovinato! Si è imposta un meccanismo di difesa che mi sta distruggendo!» il suo volto era nuovamente coperto dalle braccia
«Mi sono rovinata da sola, senza rendermene conto!»
Ulrich la ascoltava muto, ogni lacrima che versava era una lama tagliente che si avvicinava al suo cuore, sarebbe ceduto.
«Mi spiace averti dato fastidio, ma grazie per essermi stato vicino. Ora vado.» disse alzandosi e prendendo uno scatolone dove erano rimaste le poce cose, salve dalle fiamme.
Ulrich la tirò dalla manica della camicia, fermandola
«Non andartene, ti ho parlato di quella cosa per farti capire che siamo amici lo stesso, no?»
Yumi si voltò «Io vorrei.. Ma so già come va a finire, i tuoi comportamenti cambieranno, ma io non voglio! Sono diventata amica di un Ulrich che correva per strada urlando, che finiva in punizione, del vero Ulrich. Diventerai protettivo, e io non voglio
«Yumi, non posso prometterti che non cambierò, ora che so la verità. Il mio comportamento cambierà, mi impegnerò come non mai.» la ragazza lo guardava, delusa da quelle parole, lui proseguì «Ti aiuterò a tornare quella che eri. So che pensi sia impossibile, ma io non ci rinuncerò.»
Lui la guardava sorridendo, mentre Yumi era in lacrime, ma non era tristezza. Era felicità.
Continuò «Ma io, il vero Ulrich, ci sarà sempre.»
«Grazie.» disse singhiozzando Yumi.
Ulrich si alzò «E visto che non hai una casa.. Puoi stare da me.» Yumi alzò lo sguardo «Certo, non ho un'altro letto, ma..»
 «Grazie!» disse lei, interrompendolo «Grazie di tutto! Io.. Dormirò a terra, non m'importa! Grazie!»
«Sei pazza? Io dormo a terra.»
Yumi entrò nell'appartamento, era un monolocale come il suo «Appena mi pagheranno ti darò l'affitto!»
«Non preoccuparti» disse lui «Tu dormi lì.» le indicò il letto.
La ragazza si voltò «No, io in terra. Fidati, è..»
«No! Casa mia, decido io. Io dormirò nel sacco a pelo.»
«Ma Ulrich, starai scomodo!»
«Fidati, starò benissimo.»
La ragazza stava per ribattere, ma lui aveva già tirato fuori il suo "letto", un sacco a pelo grigio.
Yumi sorrise, poi si ricordò che non aveva nient'altro oltre alla divisa «Ulrich, io non ho nient'altro oltre alla divisa..»
«Oh.. Aspetta!» disse tirando da un cassetto una maglia «Questa dovrebbe essere abbastanza larga per starti come vestito, credo. Puoi cambiarti nel bagno!»
Così fece, quando tornò si infilò sotto le coperte del letto, anche se un pò arrabbiata. Non doveva stare lì.
C'era il silenzio in quella casa, spezzato dopo qualche minuto da lei «Ulrich?» sussurrò.
«Mh?»
«Sicuro di star bene, lì?»
«Certo.»
«Va bene. Grazie..»
Ulrich sorrise, per poi chiudere gli occhi e addormentarsi..

La mattina dopo nessuna sveglia suonò, era sabato.
Sarà una giornata tranquilla, pensò Yumi; poi le venne in mente che quel giorno doveva lavorare, ma il suo turno era nel tardo pomeriggio.
Sorrise quando ripensò a quello che era successo la sera prima, ora condivideva la casa con Ulrich.
* * *

Ciao splendori! :D
Come state?
Mi piace aggiornare ogni giorno, anche se entro nemmeno 2 settimane finirà.
Sì, cercerò di finirla il prima possibile, perchè ho ancora in corso "One Step Closer" e "Loving You Forever Can't Be Wrong", l'ultima è stata pubblicata quasi 2 anni fa. .-.
Vabbè, vi è piaciuto il capitolo?
Vi piace che ora Ulrich e Yumi.. Sono coinquilini?
Vabbè, vi lascio.
Ci rivediamo domani!
Come sempre, ringrazio chi recensirà.
Un abbraccio a tutti voi,
SmileSmoke.
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Capitolo 6
*** Emotions. / Emozioni. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 6

Emotions.
Si alzò, e dopo essersi guardata allo specchio la maglia un paio di volte, si ricordò che non aveva più abiti a parte la divisa scolastica.
Si alzò arrabbiata, quando dalla porta spuntò Ulrich.
«Yumi! Ti sei svegliata! Ok, ahm.. Stanno arrivando delle persone, e tu dovresti nasconderti.»
«Cosa? Perchè?»
«Non so se ti ricordi delle regole dell'accademia.»
«Cioè?»
«Le relazioni fra studenti sono vietate!»
Yumi spalancò gli occhi, disorientata «M-Ma noi non abbiamo alcuna relazione!»
«Certo, ma.. Vedi, doveva venire un mio amico per prendere un libro che mi aveva prestato, ma mi ha detto di essere con una ragazza e siccome passano vicino, verranno anche qua.»
«Spiegati meglio.»
«Hai presente la mia popolarità?» Yumi annuì «Tra voi ragazze è diversa. Se ti vedessero inventerebbero qualcosa e farebbero girare la voce, al fine di ritrovarti sospesa.»
Yumi annuì, non credeva che Ulrich avesse tanto successo tra le ragazze, ma in quel momento che ci faceva caso doveva ammettere che era un ragazzo davvero bello, e iniziava a tintinnare sulla decisione di convivere la sera prima, se sarebbe stata così a ogni visita; «E dove vado? Siamo in un monolocale.»
«C'è la terrazza!» Yumi annuì, quella situazione non la metteva solo a disagio, ma la confondeva totalmente. Il fatto che lei dovesse nascondersi perchè una ragazza aveva una cotta per lui la infastidiva. Si chiuse in terrazza mentre alla porta bussavano.
Ulrich aprì «Ciao!»
«Ciao.» disse un ragazzo.
«Ciao Ulrich!» disse invece contenta la ragazza.
«Ecco il libro.» lo porse all'amico.
«Che hai? Non ci fai nemmeno entrare?» chiese confuso il ragazzo ancora sulla soglia.
«No, mi spiace ma non posso. Sono impegnato.»
«Davvero? Con chi?»
«Non pensare a male! Lo sai che non voglio passare altri guai! Sono mesi che non invito ragazze qui.»
«Come se ci credessi, Ulrich!» rise l'amico.
«Dai, cosa ci nascondi?» chiese la ragazza.
«Niente, siete miei amici. Perchè dovrei mentirvi?»

Intanto Yumi fuori stava letteralmente congelando, indossava solo la maglia di Ulrich che le arrivava malapena fino alle ginocchia.
Arrivò il ragazzo «Sono usciti!»
«Per fortuna!» disse Yumi rientrando dentro «Che freddo!»
La ragazza si strofinava le mani una contro l'altra per scaldarle, ma inutilmente.
Ulrich, istintivamente, allungò le sue per scaldarle, ma lei le ritrasse.
«Scusa, io..» disse Yumi senza rendersi conto del suo comportamento.
«Tranquilla, posso?» chiese allungando nuovamente le mani.
Yumi annuì, anche se aveva paura di quel contatto, ma non perchè Ulrich la spaventava. I suoi ricordi la spaventavano, non voleva riviverli.
Aspettava in silenzio che la paura giungeva a lei, ma venne pervasa dal suo calore, quello di Ulrich.
Quando abbassò lo sguardo sulle loro mani non vide la tristezza, ma semplicemente il contrasto piacevole tra le mani fredde di lei e quelle calde di lui.
Sorrise, era davvero felice, era la prima volta che toccava Ulrich, serena.
Iniziò a ridere mentre guardava le loro mani intrecciate «È.. È fantastico.»
«Già.» anche lui sorrideva.

Era pomeriggio, Yumi doveva andare al suo lavoro; alla fine Ulrich, tra i suoi vestiti, era riuscito a trovarle una tuta che anche se larga le andava bene.
«Yumi, usciamo ora?»
«Usciamo?»
«Sì, non posso venire?»
Yumi divenne rossa in volto «Beh.. Certo che puoi, chiedevo solo perchè..»
«Mi annoio da solo, e visto che lavori in un Bar posso fermarmi anche io, no?»

Andarono al Bar dove lavorava Yumi; non appena la ragazza arrivò corse a cambiarsi.
Quella divisa, fortunatamente, non era andata a fuoco dato che la teneva lì.
Quando tornò nella sala rimase sorpresa nel vedere Ulrich circondato da ragazze, la proprieraria le si avvicinò «Lo vedi quel ragazzo? Deve ordinare.»
«Vado subito!» rispose Yumi avvicinandosi a Ulrich «D-Desidera?» chiese imbarazzata.
Ulrich la guardò dalla testa ai piedi «Sei proprio carina con questa divisa! Molto meglio di quella scolastica!» disse ridendo.
Yumi indossava dei pantaloni neri con una camicia bianca ed un gilet rosso scuro.
«Che c'è di male nella divisa che porto a scuola?» chiese lei fingendosi arrabbiata, per poi ridere anche lei.
Le ragazze che prima erano intorno a lui raggianti, si erano improvvisamenet ingelosite dalla presenza di Yumi.
«Comunque sia, prendo un Mojito.»
«Certo, arriva subito!» disse lei appuntando l'ordine su un block notes e andandosene.
«Conosci quel ragazzo? Quanto sei fortunata, sei la sua fidanzata?» le chiesero le ragazze che prima stavano assalendo Ulrich.
«No.»
«Ma allora è libero!» disse una.
«Bhe, io.. »
«Allora?»
Yumi si mise a riflettere, non lo sapeva. Infondo viveva con lui, erano amici, ma non aveva la minima idea se era fidanzato o meno, e questo la turbava. Non capiva quella sensazione, ma era così «Non lo so!» detto questo prese dal bancone un Mojito e lo portò a Ulrich.

La sera tornarono a casa insieme, Ulrich aveva aspettato che lei finisse il turno.
Yumi rimaneva in silenzio, mentre ripensava a quello che aveva provato quegli ultimi giorni, felicità ad esempio, e vedere quelle ragazze intorno a lui le aveva fatto provare rabbia, e il non essere la persona più vicina a lui l'aveva fatta quasi piangere.
Sapeva che quelle emozioni che provava non erano nuove, nè un qualcosa nato in un giorno, ma sapeva che da quando era riuscita a sfiorargli le mani, intrecciate alle sue, quelle emozioni si sono fatte più reali.

«Yumi, stai bene?»
«Non credo..»
«Che hai?»
«Paura.» ed era così, aveva paura di ciò che provava per lui; aveva paura perchè l'ultima volta che aveva avuto quelle emozioni, quel giorno, il suo incubo era appena iniziato.

La sera la passarono in silenzio, o almeno così fece Yumi. Non voleva affrontare i propri sentimenti per quanto ai suoi occhi fossero reali.
Ulrich, d'altro capo, cercava di parlarle, ma Yumi si ritraeva dopo malapena due parole, non capiva cosa le fosse successo, fino a poche ore prima le semprava felice.

Il giorno dopo erano entrambi liberi, la scuola era ancora chiusa e Yumi non aveva il turno.
«Yumi! Svegliati! Devo farti vedere una cosa!» la ragazza aprì lentamente gli occhi, mentre stava ancora nel letto.
«Che.. Che c'è?»
«Guarda» disse portandole davanti agli occhi una busta «guarda cosa ti ho preso!»
«P-Preso?» chiese lei sedendosi sul materasso.
«Sì, mentre dormivi sono andato a farmi un giro e sono entrato in un negozio, ti ho preso dei vestiti!» disse porgendole la busta.
Yumi guardò dentro, non c'era niente di speciale ma per Yumi significava moltissimo. Non le era rimasto nulla e quei pochi jeans e magliette la facevano sentire una regina.
Ulrich continuò «Beh, non sapevo qual'era la tua taglia.. Ma penso di averla indovinata, no?»
La ragazza non rispondeva, era con la testa china sui vestiti.
«Yumi?»
«Grazie..» stava piangendo, ma non per tristezza, era felicissima «Grazie mille Ulrich!» disse abbracciandolo.
Ulrich era rimasto sbalordito da quel gesto così impulsivo da parte della ragazza, e Yumi non era da meno.
Dopo qualche secondo si rese conto di quello che stava facendo, era attaccata al corpo del ragazzo, lo aveva abbracciato senza esitare, sensa pensarci.
Spalancò gli occhi sentendo il suo cuore battere più del normale, tanto da farla preoccupare che lui potesse sentire; quei sentimenti, ciò che provava per lui, quell'amore, la stava curando?
Quella promessa, le tornò in mente.

"Ti aiuterò a tornare quella che eri. So che pensi sia impossibile, ma io non ci rinuncerò."

Era possibile, lo era davvero, poteva tornare quella Yumi di prima, ma a quale prezzo?
Lui avrebbe mantenuto la parola, anche sapendo quello che lei provava?
Era impaurita, se lui avesse saputo del suo amore, l'avrebbe abbandonata? Lasciata in un angolo?
Se avesse saputo quel sentimento, che avrebbe fatto?
Tutto quello che era il suo cuore, in quel momento stava esplodendo.

«Yumi, tu mi stai..» disse lui sussurrando, incredulo.
«Io..» Yumi si staccò immediatamente; si aspettava sul volto di Ulrich un'espressione contrariata, invece stava sorridendo.
«Yumi! Tu mi hai abbracciata senza freno, senza paura
«Lo so, è stato..» disse lei abbassando lo sguardo.
«Fantastico. Yumi, vedrai che presto sarai di nuovo felice
Sì, lei lo sapeva. Avrebbe voluto urlargli che lo era anche in quel momento, era felice.
«Beh.. Io vado a provarmi i vestiti!» disse andando in bagno con la busta.
I jeans erano perfetti, le maglie invece le andavano leggermente larghe.
Iniziò a pensare su quanto Ulrich avesse fatto per lei, prima con i ragazzi che volevano abusare di lei, poi con il suo passato.
Si sarà stancato di una come me, sempre nei guai e così.. Strana. pensò mentre si legava i capelli.
* * *

Ciao gentaglia!
Come sempre, eccomi qui!
Come avrete notato, Yumi ha fatto dei grandi progressi.
Il capitolo ho cercato di basarlo sulle sue emozioni, sui suoi sentimenti.
Ulrich le fa da ancora di salvezza, oppure no?
Ringrazio tantissimo coloro che hanno recensito il precedente, vi sarò grata se recensirete anche questo!
Perchè io vi adoro!
Ringrazio tanto anche i lettori silenzioni, prima o poi sono sicura che vi farete a sentire! E se non qui, su Facebook!
Ora devo salutarvi.
Un bacio a tutti voi.
SmileSmoke.

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Capitolo 7
*** A Chance. / Una Possibilità. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 7

A Chance.
Quel giorno doveva vedere a tutti i costi Aelita e parlarle, se non dei suoi sentimenti almeno dei passi che aveva fatto!
Decise di uscire, Ulrich l'accompagnò visto che anche lui doveva incontrarsi con degli amici vicino casa di Aelita.
«Allora.. Con chi esci?» chiese alla fine Yumi.
«Con un paio di persone.»
«Ah.»
A quanto pare lui non voleva dirglielo, che fossero davvero ragazze, come credeva lei. Sospirò. «Che c'è?» chiese lui notandolo.
Yumi scosse la testa «Non ti preoccupare, va tutto bene.»
«Se lo dici tu..» ma a lui non andava affatto bene, capiva quando Yumi soffriva, erano settimane che le stava vicino e aveva imparato a conoscere i suoi comportamenti; anche se in quel momento faticava a concentrarsi unicamente su di lei, in quel momento nel quale stava provando tutta quella gelosia, perchè il suo egoismo non era cambiato.
Quando pensava a Yumi con altri, gli veniva subito in mente il suo sorriso e il fatto che volesse che fosse una cosa che solo lui poteva vedere; anche se sapeva bene che anche Aelita lo aveva visto, e molte più volte, e molto più diverso.
Doveva averlo visto anche prima, prima che tutto la rovinasse.
Si fermarono, erano arrivati vicino casa di Aelita.
«Grazie, per avermi accompagnata.» disse Yumi.
Ulrich era ancora frustato e arrabbiato per i pensieri di poco prima, calciò una pietra.
Yumi lo notò, ma finse il contrario, non voleva infastidirlo oltre, con domande che potevano riguardare solo e soltanto lui «Mi aiuti così tanto che i favori che ti dovrò saranno un'infinità.» disse sforzando una risata.
Sentendo quelle parole, Ulrich alzò lo sguardo. Doveva farlo. «Yumi, mi spiace.»
Lei lo guardava confusa, che significavano quelle parole?
«Io.. Non posso mantenere la promessa che ti ho fatto
Yumi spalancò gli occhi, era come se quel pensiero che la perseguitava quella mattina si faceva reale, aveva visto.. Il suo amore?
No, lei non voleva smettere di intrecciare le proprie mani alle sue, non voleva smettere di abbracciarlo, non voleva smettere di piangere per gioia. No!
Non riusciva a muoversi, tanto era paralizzata dall'angoscia.
Lui le si avvicinava «Ti avevo promesso» passo dopo passo «che la sola cosa» sempre più vicino «che ti avrei mai chiesto sarebbe stata l'amicizia» erano faccia a faccia, lei era confusa. Che voleva dire?
Senza nemmeno rendersene conto, aveva iniziato a piangere e una lacrima le solcava la guancia. Lui l'asciugò lentamente, con delicatezza.
«Ma ora.. Voglio chiederti un'ultima cosa.»
«C-Cosa?» sussurrò lei, ormai la voce era come sparita.
«Solo..» lui le si avvicinò ancora, poi poggiò le sue labbra su quelle di lei.
Yumi era travolta da tante emozioni, tutte meravigliose. Era come se l'inverno che durava da due anni nel suo cuore fosse stato portato via da una brezza primaverile, dolce, turbolenta e adrenalinica.
Chiuse gli occhi, per poi ricambiare quelle emozioni che c'erano in loro.
Era qualcosa di edilliaco, che portava entrambi a nuove sensazioni, sentimenti caldi.
Quando sciolsero le loro labbra, il tempo intorno a loro era come se si fosse fermato.
C'erano solo i loro occhi, i loro respiri, i loro sentimenti.
«Un bacio.» sussurrò Ulrich per completare quella frase che aveva fatto palpitare il cuore a entrambi.
Un bacio.
Yumi guardava Ulrich, ancora incantata da quella magia che l'aveva impossessata poco prima, si sentiva diversa, bene.
Il suo cuore si stava come scaldandosi, inebriato dalla gioia che lo aveva sorpreso in quell'istante.
Non avrebbe mai pensato che lui l'avrebbe amata.
Che un sentimento tanto forte potesse essere ricambiato da una persona così speciale.
Lei, quella con un passato duro e complicato, aveva iniziato a vedere oltre quel muro di disperazione, e vedeva la felicità. La felicità in qualcosa di così semplice, come l'Amore ricambiato.
Abbassò lo sguardo per poi posarsi una mano sul cuore, come per cercare di fermarlo. Sorrideva.
Lui le si avvicinò, titubante, incerto se quello che aveva fatto fosse stato giusto, eppure lui l'aveva sentita. Lei ricambiava.
«Yumi?»
Lei lo guardò, sorridendo.
Lui fece lo stesso, per poi abbracciarla «Yumi, io..»
La ragazza lo interruppe «Mi Ami?»
La risposta di Ulrich era ovvia, lui provava per lei qualcosa di così forte da andare anche oltre l'Amore, ma perchè?
Perchè glielo chiedeva?
«Io.. Sì.»
«Io.. Sono strana. Come puoi Amarmi?» chiese lei piangendo.
«Yumi..»
«Io.. Io non sono ancora guarita. È vero, con te tutto è più semplice, ma sei sicuro di voler passare con me.. Una tipa instabile, Ulrich, se io ti temessi all'improvviso? Se io soffrissi? Chi sarà a sentirmi? Se tu non» stavolta fu lui ad interromperla.
«Yumi, ora ti faccio io una domanda. Tu.. Mi Ami?»
Lei spalancò gli occhi, colmi di lacrime, per poi rispondergli «Certo!»
«Se è così allora vuol dire che in me hai.. Fiducia
«Ulrich, io..»
«Yumi, se ti fidi di me.. Saprai che ti sentirò.» di nuovo quelle parole, quelle stesse parole che quel ragazzo le aveva detto quando l'avevano attaccata, lei si fidava ciecamente. Doveva credergli. «Sappi che io non ti farò mai del male, non farò mai nulla che possa farti soffrire, mai niente che possa ferirti in qualche modo, e se mai lo facessi.. Sarei in grado di rinunciare alla mia stessa vita, sappilo.»
Yumi annuì, ma non riusciva a smettere di piangere, nascose il viso nel suo petto, il quale ancora la abbracciava.
Rimaserò in quel modo qualche minuto, poi Ulrich le prese il volto tra le mani «Avanti Yumi, sorridi
Così lei fece, e di nuovo quel fantastico sorriso si rispecchiava nel suoi occhi, non era mai stato tanto felice. Si Amavano. Erano uniti insieme da quel bellissimo sentimento.
E vedendo quel sorriso gli tornò in mente quel pensiero.
«Cos'hai?» chiese Yumi vedendolo cambiare espressione.
Lui la guardò «Mi sento un egoista. Io quando ti vedò così.. Con quel sorriso.. Vorrei poter essere il solo a vederlo. Vorrei che fosse un nostro segreto. Sono geloso
La ragazza si sentiva bruciare da tutta quella felicità, come se ne stesse anche consumando troppa, come se stesse sfruttando tutta la gioia che qualcuno potesse avere a disposizione nella vita, ma non le importava.
Quel peso che prima le attanagliava il petto, non c'era più; lei si fidava, si fidava ciecamente di lui. Quel lui che c'era sempre stato, anche quando erano a malapena conoscenti. Anche in quei momenti, lui l'aveva aiutata.
«Ulrich.. Il segreto siamo noi.» disse lei prendendogli le mani.
Aveva ragione, loro due erano un segreto fondamentale per entrambi. Se si fosse saputo di loro, chissà che avrebbero fatto a scuola, oltretutto Yumi non poteva dire niente in quanto la popolarità riscuoteva tra le ragazze, poteva essere un'ostacolo.
Anche la loro storia comportava il nascondersi, a Ulrich non importava minimamente, anzi, era appunto il loro segreto, qualcosa di speciale, forse. Quel sorriso era di molti, ma Yumi.. Yumi era solo sua.
Si abbracciarono un'ultima volta, per poi salutarsi. Yumi suonò al campanello di Aelita, mentre Ulrich andò verso il punto d'incontro dei suoi amici.

Quando Aelita aprì la porta, solo in quel momento a Yumi venne in mente quanto sarebbe stata dura mantenere il loro segreto.
«Yumi! Eccoti finalmente!» le disse Aelita facendola entrare, non sapeva ancora nulla del monolocale andato a fuoco, Yumi avrebbe preferito non dirlo per evitarle preoccupazioni, in quanto si sentiva solo un peso, ma non poteva rimandare la notizia all'infinito, in quanto l'amica poteva decidere da un momento all'altro di farle visita.
«Già.. Sai, Eli, devo dirti una cosa.» disse Yumi sedendosi sul divano in pelle dell'amica.
«Cioè?»
«Vedi.. Un paio di giorni fa la mia casa è stata vittima di un incendio.»
«Cosa?» Aelita alzò la voce  «Vuoi dire che non hai più dove vivere? E perchè non me lo hai detto subito? E come hai fatto in questi giorni?»
«Non ti preoccupare, io ora vivo da.. Ulrich.»
«Cosa? Yumi, ma se stessi male? Se i tuoi ricordi..»
Yumi la interruppe «Ascoltami, io non mi preoccupo di questo. Lui ha detto.. Che mi aiuterà.» non disse altro, aveva promesso a Ulrich che loro erano un segreto, e così sarebbero stati, anche agli occhi della sua migliore amica.
«Ah.. Quindi ti ha parlato della nostra discussione.. Senti Yumi, mi spiace io gli ho detto tutto perchè..»
«Ti ringrazio.» Aelita rimase a guardarla, non era triste o delusa, no «Ti ringrazio tantissimo, davvero.»
L'amica come risposta sorrise semplicemente.
«Sai, ho fatto enormi passi avanti.. Sono riuscita persino a..» si fermò, cosa poteva dire? Qualcosa che non le facesse capire la verità, per quanto le facesse male non dire niente alla sua migliore amica, lo doveva come un dovere nei confronti di Ulrich.
«A?»
«A.. A dargli la mano!»
«Ma Yumi! È fantastico! Non credi?»
«Certo! Io mi sento come di esserne quasi uscita, non so come dirtelo.. È come se avessi una seconda chance, come avere l'opportunità di vivere tutto meglio.»
«Beh, sfruttala!» le disse l'amica sorridendo.
Aveva ragione, Yumi non si sarebbe fatta abbattere da quel passato orribile. Sarebbe riuscita ad amare di nuovo, perchè in fondo, era già quello stava facendo. Amare.
* * *

Ciao!
Ah, Yumi. Beata te! *^*
Purtroppo in questo capitolo non ho niente da dirvi!
Come al solito ringrazio a quelli che recensiranno, a quelli che leggono la storia senza farsi sentire e a tutti gli altri!
Ora mi dileguo.
Un bacio,
SmileSmoke.

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Capitolo 8
*** Happyness. / Felicità. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 8

Happyness.
Ulrich passò bene il pomeriggio, insieme ad un paio di suoi amici, li conosceva da sempre.
Anche per lui era strano mantenere il segreto con Yumi, ma non poteva fare altro. Probabilmente loro non l'avevano nemmeno notata, infondo non era certo un tipo da mostrarsi a tutti.
Sorrise.
Chissà se gli sarebbe piaciuta allo stesso modo se fosse stata spavalda, forse sì, ma in modo diverso.
Conoscere quel lato di Yumi era come Amarla in ogni modo; il fatto di essere riuscito ad aiutarla, anche solo in parte, per lui voleva dire molto di più di quando potesse esser visto all'esterno della loro storia, da qualcuno che non la viveva.
Anche solo quei pochi pensieri lo facevano sentire benissimo, il fatto di essere l'unico vicino a Yumi, quello per lui valeva tutto.
Ed era in quei momenti, quando rimaneva intrappolato nei propri pensieri, che iniziava a sorridere.
«Ulrich? Sei più.. Solare del solito. Come mai?» chiese uno dei due ragazzi., Odd e William si chiamavano.
Quello a parlare era stato Odd.
«Più.. Più solare? No, è solo che.. Sono felice.» disse sinceramente il ragazzo.
«Questo lo si era capito.» disse William prendendo fuori una Malboro dalla tasca dei jeans, l'accese.
«Ma perchè?» continuò Odd.
«Non c'è un motivo particolare.»
«Eheheheh.. Come no! Ulrich, ti conosciamo da una vita!» proseguì quello fumando «In pochi casi ti si vede tanto felice.» gli lanciò un'occhiata che solo loro potevano capire, solo chi dell'altro conosceva molto.
«Sono cambiato, idiota!» gli disse Ulrich dandogli un buffetto sulla schiena.
«E quando sarebbe successo? Intendo, da quando sei cambiato?» chiese Odd camminando a testa bassa, dando di tanto in tanto calci ai sassi che c'erano per quella stradina.
«Tsk.» rispose Ulrich «Comunque, dove andiamo?»
«Andiamo in un posto che ti piacerà da morire, vedrai!» disse William sorridendo «Ma prima, fermiamoci in un pub, ho bisogno di una birra!»
Così fecero, rimasero una mezz'oretta al bar per poi andare di fronte a un edificio che tutti e tre conoscevano bene, erano 3 anni che ormai si divertivano a passare là e fare scherzi a tutti, o meglio, a tutte.
Fin da quando erano matricole, infondo, tutto era iniziato per un motivo.

«
Ehi, matricole! Avete paura? Non lo sapete che per poter stare con noi dovete riuscirci? Noi tutti ce l'abbiamo fatta, ora tocca a voi!» dissero un paio di ragazzi del quinto anno, si divertivano a prendere in giro quelli del primo. "Le bevono tutte", erano soliti a dire. Ed in effetti era vero, quei tre ne erano la prova vivente.
Ulrich Stern, William Dunbar e Odd Della Robbia, l'ultimo italiano.
Li avevano convinti che il solo modo per diventare loro amici, era riuscire ad entrare nei dormitori femminili. Ovviamente, non con tutti si poteva fare, ma solo con quelli che avevano la casa fuori dell'Istituto.
Nessun ragazzo prima di allora era mai riuscito a farcela, tranne loro.
Riuscirono ad entrare e scattare le foto che avevano promesso ai più grandi, da quel giorno erano considerati unici dai ragazzi dell'Accademia, mentre con le ragazze la loro popolarità non era proprio buona, a eccezzione che con Ulrich, lo avevano sempre adorato.

Dopo quella volta avevano ritentato più volte, quasi sempre riuscendoci, anche se terrorizzando maggior parte delle studentesse, e si divertivano a ritentarlo, sempre.
Ecco perchè in quel momento erano lì, al piano terra, che cercavano una finestra aperta.
L'obbiettivo era uno: riuscire a scavalcare il davanzale ed entrare, da quel punto avrebbero semplicemente dovuto evitare le donne delle pulizie, le studentesse non erano un problema.
«Ragazzi, di qua!» sussurrò Odd trovando una finestra aperta.
«Come al solito, ok? Ulrich, se becchiamo qualche ragazza parti tu con i flirt, ci penseremo noi ad entrare nelle camere!» disse William.
«Ragazzi!» cercò di fermarli Ulrich, ma loro erano già dentro; tintinnante sul da farsi rimase qualche attimo fuori, finchè Odd non iniziò a guardarlo male.
Era in piedi nel giardino, gli bastava tirarsi su con le braccia per essere dentro, ma non gli interessava minimamente delle ragazze, non voleva provarci con nessuna. A lui bastava Yumi. Forse doveva pensarci prima, avrebbe dovuto dirglielo.
«Ulrich, ti muovi?» lo esortò Odd, mentre William spegneva la seconda sigaretta.
«Ragazzi, non posso, scusate. Sarà per la prossima volta.»
«Prossima? Ulrich, ma che ti prende?» chiese confuso Odd, a differenza di William lui si poneva sempre dei problemi.
Non che fosse insicuro, ma rispetto all'amico era considerato un debole agli occhi degli altri.
«Per ora non posso dirvi niente.. Ma vi prometto che vi racconterò tutto al più presto, ragazzi!» disse Ulrich voltandosi dall'altro lato della strada e andandosene.
«Ma che diavolo ha?»
«E chi se ne frega? Ha detto che ce ne parlerà! Non preoccuparti di cose che non ti riguardano. Più che altro, finiamo ciò che abbiamo iniziato.» disse William camminando per il corridoio che si parava di fronte a loro.
Ormai erano vicini a una stanza che avevano adocchiato come potenziale scherzo, quando dei passi gli sorpresero.
Una ragazza alta e bionda li fissava.
I due avevano capito che lei stava per urlare, intervenì quindi William, che bloccandole la bocca con una mano le sussurrò «Se non urli, giuro che ti dico dov'è Ulrich.»
Alla bionda le si illuminarono gli occhi, erano stati fortunati, avevano trovato una sua fan, ed essendo tale doveva sapere che il ragazzo era spesso con loro, quindi potevano dire senza problemi che anche lui in quel momento era lì.
«Vedi, prima era nell'atrio, al piano terra. Vai a vedere, dev'essere ancora lì!» disse William sfoderando uno dei suoi, finti, sorrisi.
La ragazza non esitò un istante, che corse subito al piano terra, mentre i ragazzi entrarono nella stanza urlando.
Le studentesse urlavano infuriate, lo scherzo era uscito perfettamente.

Ulrich suonò al campanello, fu Aelita ad aprirli.
«Tu che vuoi?»
«Ero venuto a chiedere a Yumi se voleva venire con me, visto che io me ne sto andando.»
Aelita lo guardò un istante, poi dopo aver sbuffato iniziò ad urlare «Yuuuuuuuumiiii! È Ulrich, ha detto che sta andando e se vuoi andare con lui!»
Yumi arrivò alla porta «Certo, infondo non avevo nient'altro da dirti. Ciao!»
Rimasero solo loro due, per strada.
«Allora, com'è andata?» chiese lei guardandolo.
«Uhm?»
«L'uscita con gli amici!»
«Ah, niente di speciale, in realtà ti ho pensato tutto il tempo.» disse Ulrich guardando il cielo.
Yumi arrossì, come faceva quel ragazzo a parlarne così facilmente, senza porsi problemi? «Oh.. Anche io ti ho pensato.» sussurrò l'ultima frase.
«Yumi, io.. Sono felice!»
«Anche io.» disse Yumi, come per fargli capire che non avrebbe mai dovuto pensare il contrario «Anzi, sono più felice da quando ti ho incontrato.» disse sorridendo.
Era tutto così perfetto che quasi non ci credevano, erano entrambi accecati da una gioia inspiegabile.
Arrivarono a casa, poco dopo la proprietaria del palazzo arrivò.
«Sì?» chiese Ulrich sulla porta.
La donna era sulla quarantina, magra, con i capelli quasi grigi «Buongiorno Ulrich! Vedi, sto girando per gli appartamenti per invitare le persone a questa fiera di beneficenza.» disse dando al ragazzo un volantino che pubblicizzava una fiera «I fondi verranno destinati a delle aziende di volontariato. Ci saranno giochi, bancarelle, e anche un piccolo recinto per le adozioni dei cuccioli!» disse sorridendo.
«Ah..» disse Ulrich guardando il foglio che aveva in mano.
Yumi, vedendo che sulla porta c'era la proprietaria, raggiunse Ulrich «Che succede?»
«Una fiera di beneficenza.» disse lui porgendo alla sua ragazza il volantino.
«Ma sbaglio o tu sei la ragazza alla quale è successo l'incidente con il gas?» chiese la donna dopo averla guardata qualche istante.
«Sì, è lei.» disse Ulrich.
«Oh, sai, non essendo pienamente sicuri che l'incendio sia stato causato da quello, faremo un paio di indagini. Dicono sia roba da manuale.»
«O-Ok.» disse Yumi mentre continuava a leggere il volantino, per poi fare un enorme sorriso vedendo scritto "Cuccioli" «Oooh, ci saranno dei cuccioli!»

«Sì, esatto. Saranno dati in adozione gratuitamente
«Che carini!» continuò la ragazza.
«Quindi, sotto i tuoi capelli neri, c'è una ragazza tutta rosa e confetto?» chiese scherzando Ulrich.
Yumi iniziò a ridere «Direi proprio di no! Ma adoro gli animali, fin da bambina!»
«Allora verrete?» chiese speranzosa la proprietaria.
«Certo!» disse il ragazzo, capendo quanto a Yumi piacesse l'idea.

La sera Ulrich si sdraiò a terra, facevano a turno.
Quella sera il sacco a pelo era del ragazzo.
«'Notte.» disse Yumi sistemandosi le coperte.
Come risposta, si sentì solo una piccola risata da terra, guardò il ragazzo «Ridi?» chiese.
Ulrich, senza alzarsi, si voltò dall'altra parte, verso il letto; in modo di poter vedere bene quel viso che tanto gli piaceva «Io.. Stavo pensando.»
«A cosa?» chiese lei confusa, e allo stesso tempo curiosa.
«Al fatto che.. Io e te stiamo insieme da solo un giorno, ma viviamo insieme! È strano pensarci.»
La ragazza spalancò gli occhi realizzando che quello che aveva appena detto lui era vero.
Erano giorni che condividevano lo stesso letto, ma quella volta non lo facevano da amici, ma da fidanzati.
Sentì il suo cuore mancare di un battito al pensiero.
Si poggiò una mano sul petto; in quei mesi erano successe tante cose, e così velocemente poi che nemmeno lei era riuscita a rendersene conto abbastanza in tempo, da poter anche solo fermarle.
Ma forse, era meglio così. In quei mesi le erano solo successe cose belle, a partire dall'incontro con Ulrich, al fatto che ci aveva parlato, al fatto che l'aveva aiutata, al fatto che avevano iniziato a vivere insieme, e infine, al bacio.
Quel pensiero era uno dei più belli che avesse mai potuto avere, come tutta risposta decise perciò di mostrargli il suo sorriso, per poi sdraiarsi e non dimenticare quelle sensazioni, così da poter portarle nei sogni, almeno quella notte.
* * *

Ed eccomi qua, di nuovo a rompere!
Pensavo di concentrare l'intero capitolo su Ulrich, ma mi mancava Yumi!
Poi...
È entrato in gioco William! Ora, che succederà? u.u
Perfavore, non uccidetemi! :c
Penso di esser stata abbastanza dolce in questo capitolo! c:
Perchè, al prossimo, ci sarà la fine del mondo.
Non vi dico altro.
Un bacio,
SmileSmoke.

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Capitolo 9
*** Choice. / Scelta. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 9

Choice.
La mattina dovevano andare all'Accademia, Yumi sospirò un paio di volte mentre in quel minuscolo bagno metteva la gonna della divisa, le dispiaceva andarci.
Avrebbe dovuto evitare almeno un pò Ulrich, per non lasciare ad occhi indiscreti la possibilità di scoprirli.
Pensare che giorni prima aveva un comportamento normale, la confondeva. Come aveva fatto senza il cuore di Ulrich vicino?
Sbuffò infilandosi il secondo calzino, si mise poi i mocassini.
Uscì dal bagno, Ulrich era già pronto.
«Andiamo?» le chiese prendendo una giacca, lei annuì.
«Stasera.. C'è quella fiera.»
La ragazza come tutta risposta sorrise.
«Ho pensato che molto probabilmente ci saranno alcuni nostri compagni.. Come facciamo?»
«Non lo so.»
«Tu ed io siamo stati spesso insieme in questo mese, infondo, se passiamo insieme il pomeriggio non succederà niente di che. Dirò che siamo solo amici, ovviamente, dovremo comunque tenere una certa distanza.» disse Ulrich continuando a camminare.
«Sì.» disse lei in un sospiro.
«Che hai?»
«Io..» si fermarono «Mi sento strana, non so se riuscirò a..»
«A cosa, Yumi?»
«Vedi, tutte le ragazze ti stanno intorno ed io.. Io in confronto a loro sono..»
«Sei bellissima» finì lui «In confronto a loro tu sei l'essere più bello di questo universo, il più splendente, il più solare, il più dolce e il più perfetto di tutti!»
Yumi abbassò lo sguardo «Io non sono nulla di tutto questo.»
«Perchè dici questo?»
«Io non mi vedo come dici tu, nessuno mi vede come dici tu
«A me non importa degli altri, ma solo di te
«Wow..» disse lei piangendo «Mi sento così.. Strana
«Eh?»
«Sei il primo a farmi sentire così felice, Ulrich.» disse la ragazza alzando lo sguardo.

La giornata tra i banchi di scuola trascorse normalmente, nessuno dei due cedette, nè un bacio, nè una carezza, nulla.
Quando tornarono a casa lei iniziò subito a prepararsi per la fiera.
«Perchè così in fretta, Yumi?»
«Dopo devo andare al lavoro e dopo la fiera sarà finita. Per questo preferisco andare da subito.»
«Oh, allora mi preparo.» disse lui tirando fuori dall'armadio un paio di jeans e una maglietta.
Dopo essersi preparati, andarono subito alla fiera.
Si svolgeva in una piccola stradina, c'erano tantissime persone e l'ipotesi di Ulrich sembrava sbagliata, di studenti non ce ne erano molti, molto probabilmente sarebbero usciti solo in serata.
Yumi sospirò di sollievo, Ulrich poteva essere tutto suo.
«Allora, che facciamo?» disse lui guardandosi intorno.
«Boh.»
«Oh, guarda!» disse lui vedendo una di quelle bancarelle a premi: ovunque erano appesi peluche.
L'uomo di quel banco li accolse «Buongiorno! Una giovane coppia, dico bene? Tu, ragazzo, vuoi regalare alla tua bella un premio?»
Ulrich sorrise «Come si gioca?»
L'uomo gli porse una pistola ad aria compressa «4 centri premio piccolo, 7 medio, 10 grande, 14 tre premi a scelta! Allora? Accetti?»
Ulrich sorrise lasciando una banconota sul tavolo e prendendo la mira con l'arma «Ti insegnerò due cose, uno: come si vince.» disse prendendo la mira e facendo partire il primo sparo che andò a segno «Due: lei non è solo bella, è bellissima.» disse mandando al centro anche la seconda pallottola, così fece per altre12 volte.
«Allora.. Io direi che prendiamo il lupo» disse indicando un lupetto grigio di peluche
«poi l'orsetto» disse vedendo un orso «e poi..»
«Il panda.» lo interruppe Yumi vedendo un peluche a forma di Panda.
«E vada per il panda!» sorrise Ulrich prendendo i giocattoli che gli porgeva l'uomo, il quale aveva sul viso un'espressione a dir poco scoinvolta; quel ragazzo aveva fatto centro senza sbagliare un solo colpo. «È stato uno spasso giocare con te!» disse orgoglioso Ulrich per poi andarsene.
«Sei stato perfido!» disse Yumi scherzando.
«Sarà, ma almeno questi sono tuoi!» disse lui porgendole il panda e l'orso «A proposito.. Panda?»
«E beh? Tu lupo!» disse lei scherzando.
Poco dopo arrivarono al piccolo centro con i cani, si trovava sotto un tendone e c'erano moltissimi cuccioli.
«Oh come sei carino!» disse Yumi prendendone in braccio uno e accarezzandolo.
«Perchè hai preso subito lui?» chiese Ulrich avvicinandosi.
«Perchè.. È diverso, ma comunque speciale.» disse guardando l'animale.
In effetti il cagnolino non era dei migliori, aveva il pelo marroncino scuro e riccio, e degli occhi azzurri, mentre tutti gli altri cuccioli erano bianchi o grigi chiari con occhi marroni. Ma infondo lui la capiva, anche lei si sentiva diversa.
Yumi guardò l'orologio
«Oh, devo andare al lavoro! Mi accompagni?»
«Scusa, ma non posso proprio!» disse lui.
«Ok, allora vado. Ciao!» disse Yumi andandosene.
Prima, però, doveva andare in bagno.
Stava per aprire la porta per uscire da quella piccola stanzetta, quando sentì delle voci fuori.
«Nei dormitori scolastici?»
«Sì, esatto.» erano delle ragazze.
«Non puoi immaginare! Si sono messi a correre per tutte le stanze, e mentre ci cambiavamo poi!»
«Tipico di loro, direi.»
«Chi erano?»
«Odd, William.. I soliti.»
«In realtà Laura mi ha detto una cosa.»
«Sarebbe?»
«Sembrava ci fosse anche Ulrich, a quanto pare faceva da palo e rimorchiava tutte!»
«Beh, lui in effetti c'è sempre con loro!»
«Ma chi, Ulrich Stern?»
«Certo, chi sennò?»
«Però.. Anche se ci prova con tutte ci terrei a uscire con lui, almeno una volta!»
«Chiunque ragazza normale ci terrebbe!»
Yumi spalancò gli occhi, Ulrich aveva veramente fatto una cosa simile? Era scoinvolta.
Uscì dal bagno, e notò che quelle ragazze indossavano la divisa dell'accademia, quindi dovevano conoscerlo per forza.
Le lacrime iniziavano a solcarle gli occhi, corse via dalla fiera e si diresse al Bar.
Maledetto, come ha potuto!? Uscita tra amici, certo! continuava a dirsi mentre attraversava la stradina che la divideva dal bar.

Ulrich, invece, stava parlando con uno dei responsabili delle adozioni dei cani.
«Quello, dice?»
«Esatto.»
«Beh, siamo felici che il piccolo Devil abbia trovato una casa!»
«Devil?» chiese Ulrich.
«Non si preoccupi, in realtà è molto dolce e non fa casino!»
«Ok, spero che le piaccia.»
«Le? È per la sua ragazza?»
«Sì.» disse Ulrich prendendo in braccio quel batuffolo di pelo, avrebbe sorpreso Yumi, aveva capito quanto le piacesse quel cucciolo, già immaginava il suo sorriso quando sarebbe tornata a casa.

La sera la ragazza si stava dirigendo malvolentieri dirigendo verso quella che da poco chiamava casa, ma non voleva. Non ce la faceva.
Era arrabbiata, triste, disperata.
Ulrich, colui che l'Amava, l'aveva tradita; ci aveva provato con altre ragazze.
«Bastardo.» disse alla fine in lacrime.

Era furiosa, e proprio in quel momento si era accorta che non era arrabbiata con se stessa, ma con lui.
Erano anni che non stava così, aveva passato 2 anni a incolparsi di errori altrui, ma non lo avrebbe più fatto.
Era normale soffrire, infondo lei lo Amava, ma non era stata lei a tradire. Piangere era inutile, ma necessario.
Ulrich l'aveva curata, forse era vero, ma le aveva anche spezzato il cuore.
Anche se era arrabbiata con lui non ce la faceva, non riusciva ad odiarlo.
Era impossibile.
Era la seconda volta che un dolore così la inebriava, ma non come una droga, ma come una lama.
Era quello. Era quello il dolore dell'amore bruciato.
Quello, la faceva sentire come prima.
Aveva di nuovo due scelte, ma stavolta non avrebbe sbagliato.

Lo aveva visto, stava baciando quella, ma cosa poteva fare? Lei lo Amava molto, con tutta se stessa.
Aveva due scelte: o gli parlava, o se ne andava per sempre.
Guardava la porta dell'aula di informatica, era lì. Lo aveva visto varcare la soglia di quella porta secondi prima.
Aveva le lacrime agli occhi, la sua mente era un continuo tintinnio, la sua mano si avvicinava alla maniglia.
Forse la sua scelta non l'aveva ancora fatta, ma il suo cuore la indirizzava in quella stanza.
Aprì la porta, lui era lì.
«Yumi.» disse avvicinandosi a lei preoccupato, stava piangendo.
«Stronzo.» disse lei a denti stretti.
«Eh?»
«Ti ho visto, mentre baciavi quella ragazzina! Se proprio vuoi spassartela, almeno evita di tradirmi, idiota!» era arrabbiata, ma non lo odiava. Le era impossibile.

Le stesse sensazioni.

«Yumi.. Mi.. Mi dispiace!»
«Ah sì? Non mi sembrava che ti dispiacesse prima, mentre te la baciavi!»
«Yumi.. Io non ho fatto niente! Ma non capisci? È stata lei! È lei che mi è saltata addosso! Te lo giuro! Io ti amo! Non potrei mai farti del male, nemmeno volendo.»
Lei iniziò a scuotere la testa «Io? Sarei io a doverlo capire? Forse, ma anche tu dovresti esserne in grado di dimostrarlo!»
«Dimostrarlo? Cosa ti sembra che faccia ogni giorno, standoti accanto, baciandoti, volendoti?»
«I-Io..» la ragazza era incerta, non sapeva cosa rispondere, o meglio, se credergli.
Lui le prese il mento tra due dita , lei lo osservò. Due occhi azzurri, splendidi, meritevoli. Doveva credergli.
«Yumi.. Io ti Amo.»
«Anche io.»
«Da ora in poi resteremo insieme, per sempre.»

Ma da quel giorno, invece, era iniziato l'inferno. Da quel giorno aveva iniziato a torturarla, a picchiarla, ad abusare di lei, senza rimorso.
E lei non poteva fare più nulla, se non essere salvata da Aelita.
Ora, la vita le riproponeva una scelta, e lei non voleva più sbagliare, non ora che era così vicina per uscirne.
Le carezze, i baci, i sorrisi.. Tutte stronzate, tutte scenette preparate per un finale di sofferenze, si sentiva un mostro, ma dopo ciò che le era successo, non avrebbe sbagliato di nuovo.
Fissava la maniglia della porta piangendo, mentre la sua mano ci poggiava sopra.
No, stavolta il cuore non avrebbe scelto.
Si girò dall'altra parte e si diresse in un Motel a basso costo che aveva visto su un depliant.
L'Amore non esiste, continuava a ripetersi mentre pagava una stanza per una notte.
Mi avrai curato, sì, ma per farlo mi hai dovuto spezzare il cuore, pensò entrando nella sua stanza, piccola, Mi hai riofferto due scelte, e stavolta non sbaglierò, grazie di tutto Ulrich, pensò addormentandosi mentre abbracciava il cuscino.
Il cuore in frantumi.
Un cuore posticcio, ecco cos'è il mio.
* * *

*Si dilegua*
Ok, con questo capitolo sono così sicura che la mia fine è vicinissima.
Ora vi saluto a tutti, ringrazio chi ha letto e recensito, oppure solo letto, e me ne vado.
A presto,
SmileSmoke.
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Capitolo 10
*** For She. / Per lei. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 10

For She.
Ulrich aveva aspettato impaziente l'arrivo di Yumi a casa, che però quella notte non ci fu.
Preoccupato prese dalla tasca il cellulare, un messaggio da Yumi, la ragazza anche se titubante aveva pensato che magari anche se il suo non era Amore, Ulrich poteva preoccuparsi per lei.
"Stasera non ci sono, vado da Aelita."
Era una bugia, ma almeno Ulrich non avrebbe provato a cercarla.
Il ragazzo sospirò, accarezzando la testa del piccolo Devil «A quanto pare la tua padroncina non si farà viva oggi, vabbè sarà per domani, eh?» disse sorridendo.

Il giorno dopo, quando Ulrich arrivò a scuola non vide Yumi, mancò tutto il giorno.
Decise di andare a parlare con Aelita.
«Ciao, hai visto Yumi?»
«Io? Sei tu che vivi con lei, no?» chiese la ragazza, erano fermi nel corridoio della scuola.
«Zitta!» disse tappandole la bocca «Lo sai che succede se ci scoprono, no?»
«Ah, già.»
«Ecco, comunque è da te che ha passato la notte!»
«Cosa?»
«Scherzi?» chiese il ragazzo vedendo Aelita sorpresa.
«Ahm.. Io non so nemmeno di che parli, veramente!»
«Di questo.» disse Ulrich prendendo dalla tasca il cellulare e mostrando ad Aelita il messaggio.
«Ma.. Ma non è vero!» disse la rosa preoccupata.
«Cosa?» chiese il ragazzo in completo stato di agitazione.
«Provo a mandarle un SMS!» disse lei, in pochi minuti arrivò la risposta «Dice che sta bene.»
«Dov'è?»
«Ulrich, io..»
«Cosa?»
«Non vuole che io te lo dica.» disse Aelita guardando il ragazzo, lui era confuso. Yumi era sparita, fuggina, senza dare una minima spiegazione. Lo stava evitando, ma perchè?
«Ma lei deve dirmelo! Io.. Io come faccio? Senza di lei, io come..» disse abbandonandosi contro una parete.
«Che intendi?»
Lui alzò lo sguardo verso lei, incerto se dirglielo, ma non aveva altra possibilità. Lei, quella ragazza con i capelli rosa, era l'unica a poterlo aiutare «Intendo che io la Amo, che siamo fidanzati, e che non posso farcela senza di lei.»
Aelita aveva sentito quelle parole come un risveglio nel suo cuore, Yumi aveva avuto l'opportunità di Amare, ma perchè lo aveva lasciato? «Se ciò che dici è vero.. Perchè lei ti avrebbe mentito? Che le hai fatto?»
«Niente! Infatti io ieri non mi sono preoccupato per quello..»
La rosa sospirò «Vado da lei, le parlerò.»
Così Aelita se ne andò, lasciando Ulrich da solo.
Camminava per i corridoi dell'accademia senza una meta, da quando aveva parlato con Aelita erano passate due ore, entrambi lezioni che visto il suo stato aveva preferito evitare.
«Ulrich?» chiese una voce proveniente da un angolo.
«Sì, è lui. Ti pare che ci sia da chiederlo?» si aggiunse un'altra voce.
Ulrich non alzò nemmeno lo sguardo, riconosceva bene quei due «Odd, William.. Ciao.»
«Che hai? Giù di morale?» chiese il biondino avvicinandosi.
«Si nota tanto, eh?»
«Puoi giurarci!» proseguì sempre Odd.
«Magari, per distrarti, potresti parlarci della cosa dell'altro giorno, no?» chiese William.
«Massì, tanto ormai.» disse sospirando «Sto con una, è dell'istituto.»
«Ecco perchè tutta quella manfrina! Se ce lo dicevi andavamo subito dalla tipa!» disse William accendendo la sua tipica sigaretta e passandola a Ulrich, lui la prese e dopo una tirata la passò all'amico.
«Non sta nei dormitori.»
«Ah, capito. Ed è carina?» chiese Odd.
«Ovvio!» continuò Ulrich.
«Tipo?»
«Non troppo alta, capelli scalati e neri, occhi scuri, un pò dark.» disse sorridendo.
«Il tuo tipo, proprio.» disse Odd sorridendo; William non stava ascoltando una parola, era troppo concentrato sul sedere di una ragazza che era passata da lì.
«William, sei incredibile.» rise Ulrich, almeno i ragazzi gli avevano tirato un po' su il morale, anche se non riusciva a togliersi il pensiero di che cosa avesse potuto fare a Yumi.
Proprio in quel momento, ricevette una chiamata da Aelita.
«Ragazzi, vado a rispondere, a dopo.»

«Sei un bastardo, come hai potuto? Flirtare con altre ragazze ed entrare nei dormitori femmili? Ma sei scemo? E tutto quello che mi hai detto, che la Ami? Sei solo uno stronzo!» lo canzonò Aelita.
«Cosa?» chiese incredulo il ragazzo. Erano tutte bugie, menzogne. Lui non era nemmeno entrato nei dormitori, proprio per lei «Sono un mucchio di cavolate! Io non ho fatto niente di tutto questo, e chi lo avrebbe detto?»
«Delle ragazze sembrano averti visto con degli amici.»
«Sono tutte cazzate, chiaro?» non si sentiva più niente «Pronto?» chiese lui non sentendo più Aelita.
«Ulrich.»
Il ragazzo spalancò gli occhi «Y-Yumi?» la voce della ragazza lo aveva sospreso.
«Grazie di tutto, Ulrich, ma io non voglio più rischiare così tanto; quella promessa.. L'hai mantenuta. Io ora sto bene, grazie. Addio
Ulrich rimase in piedi in quel corridoio spoglio.
Erano bugie, erano pettegolezzi. Non era mai successo nulla di niente.
Chi poteva essersi inventato una cosa simile, perchè falsificare la sua presenza?

«
Come al solito, ok? Ulrich, se becchiamo qualche ragazza parti tu con i flirt, ci penseremo noi ad entrare nelle camere!»

No, non ci credeva. Era davvero stato lui? Il suo migliore amico? Solo fino a pochi minuti fa gli aveva sorriso.

«Se ce lo dicevi andavamo subito dalla tipa!»

Quel maledetto, gli aveva tolto tutto ciò che aveva di più caro, Yumi.
«William.» pronunciò a denti stretti, arrabbiato. Lui, il suo migliore amico.
Strinse la mascella, per poi tornare verso il corridoio in cui aveva visto il ragazzo poco prima, notò con piacere che era solo, non aveva intenzione di combinare casini davanti ad Odd.
Non appena gli fu vicino lo bloccò con il colletto della camicia contro la parete «Maledetto, ti diverti a sparar cazzate su di me, eh?!»
William, colto da quello scatto improvviso da parte dell'amico non sapeva come reagire, Ulrich lo teneva strettissimo e lui faticava a respirare.
Prese la sigaretta e, a malincuore, si sentì costretto a usarla per ustionare leggermente il braccio di Ulrich, il quale mollò la presa facendo cadere William.
«M-Ma che ti prende?» chiese il ragazzo a terra slacciandosi la cravatta, aveva la voce leggermente troncata.
«Stronzo!» urlò Ulrich «Ti sei messo a dire cazzate per l'accademia su di me, vero?»
«Ma di che parli?»
«Del fatto che hai detto a delle ragazze che l'altro giorno ero con voi!»
William lo guardò storto «E allora?»
«Idiota! La mia ragazza ora crede che io ci sia stato davvero, che l'abbia tradita!»
«Ma non mi dire..» disse William alzandosi lentamente da terra e facendo un sorriso sghembo «Ulrich Stern è innamorato.»
«Sono cambiato, mi sembrava di avertelo detto, William!»
«Certo.. Ma non è un po' drastico, adesso?»
«E beh? Hai paura che il non avermi più attaccato al culo ti darà problemi, che non ci sarà più il palo?» disse Ulrich prendendolo in giro.
«No, lo faccio perchè sei mio amico!»
«Se lo fossi stato veramente avresti evitato di sparar cazzate!»
«Io l'ho detto solo ad una ragazzina!»
«Ma a quanto pare una gran chiaccherona!»
«E quindi? Non dovresti prendertela con me, ma con lei!» disse William voltandosi per andarsene.
«Credi sia così facile, che sia tutto apposto, che non sia successo niente?» chiese Ulrich andandogli dietro.
«Ne hai persa una, fino a poco tempo prima mi eri grato quando ti liberavo di una di quelle puttanelle!» disse William tornandolo a guardare in faccia.
Quello era il colmo, per Ulrich. Come osava? Lui, William, uno che era in grado di paragonare a un fratello, dire quelle cose di Yumi?
Nemmeno si rese conto in tempo quando vide il viso di William piegarsi da un lato a causa del pugno che gli aveva sferrato, capì che il limite era stato superato.
La guancia di William era rossa, ma niente di più.
«Non ci provare mai più.» disse Ulrich senza il minimo rimorso.
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che l'amico aveva sferrato un suo colpo, anche il suo volto ormai era livido.
«Non credo che avresti mai menato tuo fratello.» disse William guardandolo storto.
«Tu non sei mio fratello.» dicendo così Ulrich sferrò un nuovo pugno.
Iniziarono a picchiarsi, finchè non li fermò l'insegnante di educazione fisica incredulo «Ragazzi, basta!» gridò l'omone bloccando le braccia a Ulrich.
Li guardò un attino, li riconobbe subito, facevano parte della squadra di calcio dal primo anno, erano sempre stati amici.
«Voi due non avete mai litigato prima!»
«Le cose cambiano, Jim!» disse William asciugandosi del sangue che gli stava uscendo da una ferita sul labbro inferiore.
«Già.» finì Ulrich.
La campanella suonò e il ragazzo si liberò dalla presa dell'insegnante per poi dirigersi a casa.
Non riusciva a crederci, era rimasto solo.

Aelita, nel frattempo, aveva parlato con Yumi ed era riuscita a convincerla ad andare ad abitare con lei.
Erano passate da casa di Ulrich, avevano preso i vestiti e se ne erano andate.
«Come stai?» chiese Aelita guardando Yumi.
«Potrei stare meglio, ma.. Io non lo odio, anche se dovrei. Solo che.. Lui mi ha in un certo senso, salvata da me stessa. E io non riesco ad odiarlo davvero.» disse guardando la strada.
«Posso capire.. Ora come farai con la scuola?»
«Torno domani, sono due anni che non ho niente, ed ora che sono quasi-normale, non voglio perdermi tutto ugualmente.»
«E Ulrich?»
«Forse piangerò, ma è inevitabile, penso. No?» disse Yumi guardando l'amica, per cercare nei suoi occhi un "Sì".
«Sì, è inevitabile..» disse Aelita sospirando.

Il giorno dopo pioveva a dirotto.
«Ci mancava solo questo..» disse Yumi guardando tristemente il cielo, come se piangesse per lei, infondo la verità era che si stava tenendo troppi pensieri dentro, e il cielo sembrava volesse esternarli al suo posto.
«Beh, e pensare che stamattina partiranno così tanti treni.. Beh, i lunedì sono fatti così, a Sceaux.» disse Aelita.
Yumi annuì, mentre tornò a pensare. Ulrich quella mattina doveva essersi svegliato presto, visto che non poteva passare dalla sua scorciatoia. Un sorriso malinconico le persorse il viso, per poi far prendere alla ragazza un bel respiro «Già.» doveva evitare di pensarci.
* * *
Ciao gente!
Ed eccomi qua, con un bel capitolo triste pronto per voi!
A quanto pare, William inizia a prendere la sua parte!
Ora vi saluto, un bacio a tutti voi!
A presto,
SmileSmoke.
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Capitolo 11
*** Strong. / Forte. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 11

Strong.
Quando Yumi arrivò in classe si sorprese, era sola.
Si aspettava di vedere il ragazzo che le piaceva veramente entrare con gli amici, ma invece lui non c'era.
Era preoccupata, ma allo stesso tempo leggermente sollevata. Non avrebbe dovuto evitarlo, e molte lacrime si sarebbero risparmiate almeno quel giorno.
Anche se, alla fine, lei continuava solo ed esclusivamente a pensarlo.
Si chiedeva se si fosse preoccupato nel non vederla tornare la sera prima, o se magari aveva provato a cercarla; poi guardando la finestra capì che quel giorno non si era nemmeno svegliato presto.
«Ishiyama! Potrebbe seguire la lezione invece che passare tutta l'ora a guardare fuori dalla finestra?»
«I-Io sì.» mentì.
«A davvero? Può allora illustrarci nuovamente il legame ionico e covalente? Se stava seguendo, dovrebbe esserne al corrente!»
«C-Certo.. Ahm, ecco..»
La donna spazientita andò verso la porta indicando alla ragazza di uscire 
«Per favore, esca da qui! Non ho bisogno di studenti che mi prendano in giro! Si muova signorina!»
Yumi si ritrovò così fuori dalla classe per due ore, andava in giro per la scuola maledicendo quell'insopportabile insegnante.

«Ma che vada al diavolo!» continuò lei mentre calciava una bottiglia di plastica vuota.
L'ultimo colpo che le diede la fece sparire dalla sua vista, sentì solo una voce
«AHI!»
Doveva aver colpito qualcuno, si avvicinò sperando non fosse un professore e l'accolse un senso di sollievo vedendo che dietro un armadietto c'era un ragazzo con i capelli neri lisci, ma leggermente alzati dal gel, con in mano la sua bottiglia.
«Chi diavolo mi ha lanciato questa?» disse alzandosi e tenendo in mano la bottiglia, finchè non si trovò col viso vicinissimo a quello di Yumi.
La ragazza indietreggiò immediatamente, imbarazzata dalla vicinanza.
Il ragazzo invece la guardò, confuso
«Che hai da guardare, bambola?» chiese lui.
«B-Bambola? Ma come osi?» chiese Yumi leggermente irritata.
«Hai la pelle molto chiara, come una bambola.» disse il ragazzo senza nemmeno dar peso alle parole, cosa che invece colpirono lei.
«Ascolta, voglio solo la bottiglia.. Anzi, no! Per quanto mi riguarda puoi tenertela!» disse lei riflettendoci.
Il ragazzo le si avvicinò, aveva il viso leggermente livido e il labbro arrossato, doveva esser stato coinvolto in una rissa.
«Lo sai, bambolina, che non si lanciano le cose?» chiese lui avvicinandosi minaccioso, ma pur sempre scherzando. Aveva gli occhi scurissimi, ma non neri.
Yumi non volle indietreggiare, mostrarsi almeno una volta dopo tanto tempo forte, quello era il suo obbiettivo.
«Ed io devo darti un calcio lì per farti capire che non devi chiamarmi così?» disse lei.
Lui si fermò, quella "stupida" era incredibilmente sfacciata, sorrise.
«Sappi che non ho buona memoria, quindi anche se conoscessi il tuo nome continuerei a chiamarti bambolina.»
«Sappi che io invece ce l'ho buona la mira, e penso che la prossima volta il mio piede finirà proprio lì.» sorrise lei.
«Sai, se mi dici come ti chiami forse mi torna la memoria.»
«Non vorrei rischiare.» disse lei voltandosi dall'altro lato e iniziando a incamminarsi nuovamente, ma lui la seguì «La pianti di starmi dietro?» chiese infine lei, irritata.
«Beh, mi stavo annoiando.. Ora però ho trovato te da infastidire, non voglio perdermi il momento!» disse il ragazzo sorridendo.
«Ok, se ti dico come mi chiamo te ne vai?» chiese lei fermandosi.
«Prometto.»
«Yumi.» disse lei.
«Piacere, William
«Bene, addio!» disse Yumi incamminandosi verso la sua classe, il ragazzo non la seguì perchè, infondo, doveva mantenere la promessa.

Passata quell'ora il professore la richiamò in classe, e durante la pausa pranzo Yumi andò a trovare Aelita nella sua classe, la trovò in classe mentre si sistemava qualcosa nella sua borsa a tracolla verde scura.
«Ehi!» disse la rosa raggiungendo l'amica.
«Ciao!»
«Allora, come va? Con Ulrich, intendo.»
«Oh, oggi non è venuto a scuola.. Mi chiedo se non sia venuto proprio a causa mia.» disse Yumi guardando in basso.
In quel momento, una ragazza che aveva sentito tutto, si intromise nella conversazione
«Se parlate di Ulrich e di una delle sue avventure, non fatevi strane idee
Yumi la guardò bene, aveva i capelli biondi, lunghi, ed era un pò alta.
«Yumi, non la ascoltare!» disse Aelita squadrando la ragazza.
«Oh, sei tu quella coinvolta? Mi spiace, ma questa è la verità.»
«E perchè dovrebbe ascoltarti, Elizabeth?» continuò velenosa Aelita.
La bionda la guardò male per qualche attimo, poi tornò a parlare
«Solo perchè io con quel ragazzo ho frequentato i precedenti tre anni di superiori e tre di medie. Lo conosco da più tempo. E comunque, sono Sissi.»
«Immagino abbia ragione lei..» disse Yumi.
«È così, io non dico mai cazzate. Ulrich non ha mai avuto una relazione che possa definirsi tale, in questi sei anni. E di ragazze che gli sbavano dietro, ne ha moltissime
Yumi annuì, quella storia la conosceva benissimo. La sua dannata popolarità, pensò infine.
«Ma non tutte lo Amano, c'è un gruppetto di ragazze che farebbero di tutto per averlo, senza risultati. Insomma, per più di una settimana; non sono le uniche della scuola, ma vengono considerate le più belle. Non c'è un ragazzo che non sia caduto ai loro piedi, eccetto Ulrich per l'appunto, questo le ha fatte infuriare.» continuò la bionda.
«E che farebbero?»
«Il loro obbiettivo è.. Farlo soffrire, nulla di più. È davvero patetico.»
Yumi annuì, pensando che la loro relazione non era stato nulla, forse tutto ciò che voleva Ulrich era divertirsi, ma con lei la fatica era stata tale a rinunciarci, senza vergogna era andato da altre. Ma magari voleva veramente diventare suo amico.
«Tutto bene?» chiese Aelita vedendo Yumi non parlare.
«Io credo che sia stupido ciò che fanno. Evitarlo o sputargli tutto in faccia, questo sarebbe sensato, ma anche fingere che non sia accaduto niente e non parlargli più.. Ma in questo caso la vendetta è davvero..» Yumi si fermò.
«Patetica, come dico io.» finì Sissi.
La bionda stava per uscire
«E tu.. Lo sai perchè ne eri innamorata?» chiese Yumi, incerta sulla risposta, la ragazza si fermò un attimo e Yumi sentiva di aver incassato un altro "Sì".
Sissi sorrise «Io? In un certo senso lo Amo, ma non come credi tu.» detto questo uscì.
Yumi guardò un attimo Aelita
«Scusami un attimo!» disse uscendo, voleva parlare ancora con quella ragazza, ma alla fine la sola cosa che fece fu perderla nel mezzo della folla.
Voleva tornare da Aelita, ma quando la vide parlare con altri della sua classe decise di non intromettersi.

Intanto, nel cortile della scuola, William stava fumando una sigaretta mentre Odd era impegnato a dare un'occhiata alle studentesse del primo anno.
Aveva smesso di piovere.
«Allora, vedi qualcosa di buono?» chiese William con gli occhi chiusi sotto il sole mentre rimetteva il filtro in bocca.
«Niente di speciale.» disse Odd dando un'ultima occhiata «Com'è andata oggi? In classe non ci sei stato ne alla seconda ne alla terza ora.»
«Ero stanco.»
«Uhm.. Successo qualcosa?»
«Ho parlato con una tipa strana che mi ha lanciato una bottiglia in testa!»
Odd scoppiò a ridere «Non ci credo che me la sono persa!»
«Zitto!» esclamò William colpendo l'amico sulla testa.
«Ma dai.. Almeno era carina?»
«Carina sì, ma troppo volgare e presuntuosa! L'ho infastidita un po' e poi se ne è andata.» rise William.
«Oh, William! Vieni a quest'ora?»
«Mh?»
«Abbiamo educazione fisica.» disse Odd sapendo che William non aveva nemmeno provato ad imparare gli orari scolastici.
«Nah, vengo all'ultima.»
«Ok, io allora vado. Se esco tardi dallo spogliatoio mi perdo le ragazze, ciao!»
William sorrise «A dopo Odd.»
Il ragazzo, rimasto solo, si slacciò la cravatta, si sfiorò il labbro ancora dolorante dal giorno prima ricordando quello che era successo; per quanto si dimostrasse forte si era sentito male nel dover bruciare la mano al suo migliore amico.
Si guardò intorno, da quel giorno non lo aveva visto per nulla, forse si stava facendo curare le ferite dalla sua stupida ragazza, quella che aveva rovinato la loro amicizia.
Prese un ultimo tiro per poi buttare la sigaretta sul terreno con rabbia, voltandosi rivide quella ragazza.
Non poteva crederci, aveva passato due mesi senza notarla e dopo aver ricevuto una bottiglia in testa da parte sua, appariva ovunque.
Sospirò stufato.

Yumi aveva deciso di prendere una boccata d'aria, aveva capito che era inutile cercare quella ragazza in un Istituto così grande, e poi un pò d'aria fresca poteva aiutarla a togliersi tutti i pensieri di Ulrich dalla testa.
Era triste, ma doveva ammetterlo che nei suoi pensieri lui era ancora il suo ragazzo.
Stava camminando per il giardino dell'Accademia, quando vide il ragazzo di quella mattina, William, seduto su un muretto.
La stava guardando, non appena si accorse di che lei lo stava guardando abbassò lo sguardo e si infilò le mani in tasca, poi le si avvicinò.
«Arrivi in tempo, bambolina.»
Yumi arricciò il naso contrariata
«Smettila! Ti ho detto come mi chiamo, no?»
«Beh, bambolina, ed io ti ho detto che la memoria scarseggia.» e in effetti era così, William non ricordava affatto il nome di quella ragazza, non perchè non volesse ma semplicemente non era davvero interessato a conoscerla.
Yumi sbuffò, detestava quel ragazzo, non faceva altro che infastidirla. Quel nomignolo la faceva arrabbiare ancora di più.
A quel punto, non poteva far altro che cambiare discorso
«Si può sapere che hai fatto?»
«Uhm?» chiese lui confuso.
«Non credo che la tua faccia sia nata con un livido e un labbro spaccato.»
«Oh.» disse lui capendo a ciò che si riferiva «Ho fatto a botte con il mio migliore amico.»
«Che amicizia..» disse Yumi guardando la guancia sinistra arrossata del ragazzo.
Quando sentirono il suono della campanella, furono entrambi sollevati nel doversi separare.

La sera Yumi doveva lavorare, arrivando in ritardo la ragazza non ebbe nemmeno il tempo di lamentarsi ad alta voce per le divise di Halloween, vestiti fin troppo corti per il periodo dell'anno, ma il rappresentante aveva insistito e convinto i proprietari dicendo che quelle divise attiravano i clienti.
Tutti i dipentendi erano costretti a mascherarsi, ragazze da streghe e ragazzi da vampiri.
Che cosa squallida, pensò Yumi andando a servire il diciottesimo tavolo della serata, in effetti i clienti c'erano e questo bastava ai proprietari.
«Benvenuto al Rainbow Coffee, vuole ordinare?» disse scrivendo il numero del tavolo su un foglio, non guardava affatto ai clienti, si limitava a tenere quel block notes di fronte la faccia, imbarazzata da quello che potevano pensare.
«Innanzitutto vorrei vedere il tuo bel faccino e dirti che hai delle gambe davvero spendide.. Poi prendo una birra media!» disse la voce proveniente da quel tavolo, che dopo una piccola riflessione Yumi riuscì a distinguere.
Abbassò il foglio, bordeaux dalla vergogna, e quando vide il volto di William il suo colorito fu dovuto alla rabbia.
«Tu?! Che ci fai qui? E non azzardarti a parlare così, coglione!»
William la guardò un attimo, capì solo qualche secondo dopo che la ragazza che aveva di fronte era la stessa che aveva conosciuto all'Accademia, senza divisa aveva faticato a riconoscerla.
«Ah, tu.» disse lui con uno sguardo annoiato.
«Che ci fai qui?»
«Vedi, bambolina..» disse prendendo dalla sua tasca una pubblicità dove c'era scritto dei bar e dei nuovi costumi «Sono stato attirato dai vestiti, non sapevo chi frequentasse questo posto.»
«.. Cazzo.» si limitò a dire Yumi, poi si voltò dirigendosi a prendere la birra al ragazzo, il quale non potè fare a meno di guardarle le gambe.
Non avevo notato il suo fisico sotto quella divisa, ammise tra se e se.
* * *
Ok, dopo questo vedo di seppellirmi.
Ora abbiamo visto che è entrata in azione la nostra "adorata" Sissi. :') Che ve ne pare?
È stato carino scrivere i primi incontri Willumi! :3 Anche se dopo questo mi vorrete uccidere.
William è un po' stronzo, ma vabbè!
Ora vi saluto, un bacione a tutti voi!
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Capitolo 12
*** I'm Fine. / Sto bene. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 12

I'm Fine.
Il giorno dopo tutto ciò che Yumi desiderava non incontrare a scuola era William, sopratutto dopo che l'aveva vista vestita in quel modo.
Quando arrivò in classe notò che Ulrich era nuovamente assente, e quella storia iniziava a preoccuparla.
Ormai non le sembrava più plausibile che il ragazzo fosse stato a casa il giorno prima per pura coincidenza, forse lei centrava davvero qualcosa, in quello che stava accadendo.
Non sapeva perchè, ma sapeva di essere preoccupata come se fosse successo qualcosa.
La seconda ora, anche se tintinnante, decise di saltare la lezione, doveva parlare con Aelita.
Le mandò un messaggio, e le due si incontrarono nel corridoio.
«Che succede, Yumi?»
«Io.. Sono preoccupata per Ulrich, non credo siano coincidenze che non sia qui, magari è a causa mia davvero.»
«E cosa vorresti fare?»
«Ti chiedo solo di mandargli un SMS, io sono troppo.. Imbarazzata
«Cosa dovrei scriverci?»
«Scrivi solo che io.. Vorrei sapere come sta e se sta bene, se può venire.. Se non viene saprò solo di essermi montata la testa, se viene sarò meno preoccupata.»
«O-Ok..» disse la rosa digitando sul cellulare.

Il resto della giornata Yumi non fece altro che aspettare che lui si presentasse.
Se lo immaginava sorridendo, perchè no? Con i suoi occhi verdi e i suoi capelli castano scuri.
La terza ora passò, e di lui nessuna traccia.
Da casa sua alla scuola ci volevano a malapena 10 minuti, e se non era ancora lì era perchè molto probabilmente non gliene fregava davvero nulla.
Yumi sospirò, lo sapeva. Non doveva illudersi.
Stava per suonare la campanella della quarta ora, quando la porta si spalancò.
Yumi si voltò immediatamente.
L'aveva aperta con forza, come se ci si fosse lanciato letteralmente contro, aveva provocato un rumore da far voltare tutta la classe.
Lui era lì, barcollante sulla soglia.
Bastarono pochi secondi per capire che il ragazzo era ridotto in uno stato critico, probabilmente ubriaco.
Yumi guardava Ulrich paralizzata, lui si reggeva in piedi aiutandosi con una mano contro la parete.
Lo guardò, non lo aveva mai visto ridotto in quello stato.
Gli occhi umidi, ma non dalle lacrime; occhiaie e un aspetto malmesso.
Ma lei, pur vedendolo così, rimase ferma, seduta.
Non faticava nemmeno lei a capirlo, doveva essere ubriaco, quasi al limite di un coma etilico.
Perfino il professore era basito dalla scena.
Ma perchè era ridotto così? Yumi era sull'orlo di piangere.
Lui iniziò a camminare, dirigendosi verso il suo banco, tra i brusii dei compagni e lo stupore di Yumi.
Arrivò al centro della classe, poi si fermò.
Cadde a terra di peso, privo di sensi.
La classe non aveva detto nulla, solo una voce in quella solinga classe si era liberata, stanca di nascondersi. Non era riuscita a reggere a quella vista.
Un grido terrorizzato.
«Ulrich!» si era alzata e senza pensarci due volte era corsa verso di lui, inginocchiandosi al suo fianco.
Piangeva a dirotto, aveva appena visto il ragazzo che amava crollare a terra davanti ai suoi occhi, in uno stato visibilmente critico.
Ed era l'unica, in tutta la classe, a piangere senza ritegno al suo fianco
«Ulrich! Ulrich, svegliati! Alzati!»
Nessuno oltre lei era lì, tutti guardavano la scena incerti se essere confusi, commossi, o spaventati.
Yumi si voltò verso il professore, in piedi, assistente alla scena 
«La prego, faccia qualcosa! Non vede che sta male?! Lo aiuti!» gridava lei.
Il professore, come risvegliatosi, annuì
«C-Certo.» disse, chiedendo poi a due alunni di chiamare l'infermiera della scuola, che appena arrivata lo portò in infermeria.

Yumi non resistette, saltando le lezioni successive terrorizzata. Erano ore che piangeva, erano ore che Ulrich era chiuso in quella stanza senza che nessuno dicesse nulla.
Lei rimaneva seduta su una panchina fuori, in attesa che qualcuno desse segno che il ragazzo stava bene, ma niente.
Non voleva pensare che Ulrich stesse rischiando qualcosa, non poteva.
Si asciugò l'ennesima lacrima, mentre dei passi si avvicinarono correndo verso di lei.
Quando alzò lo sguardo, rimase sorpresa nel vedere chi era lì.
Il ragazzo non l'aveva nemmeno notata, guardava fisso la porta, con il fiatone e lo stesso terrore che aveva avuto lei negli occhi poco prima.
Allungò una mano sulla maniglia, ma la porta era chiusa a chiave. Riprovò un paio di volte, ma era inutile.
«È-È chiusa.» disse alla fine Yumi, singhiozzando.
Lui la guardò, era di nuovo quella bambolina, ma che ci faceva lì a piangere?
«Io me ne sono reso conto.» disse lui, avvilito.
Si sedette vicino a lei sulla panca, si passò una mano tra i capelli mentre, preso dall'ansia, si rigiraga un accendino nell'altra.
Passò qualche minuto di assoluto silenzio.
«Porca troia!» disse in uno scatto, alzandosi.
Stringeva la mascella e camminava avanti e indietro per il corridoio.
Yumi lo guardò per un po', era così agitato, quasi quanto lei.
Le tornò in mente la scena di qualche ora prima, Ulrich che cadeva a terra, non riuscì a trattenere le lacrime, le quali iniziarono a scorrere senza freno.
Il ragazzo la guardò un attimo, piangeva e si asciugava ogni attimo gli occhi umidi con le mani, gli faceva pena.
Le porse la cravatta
«Tieni, fa con questa. Tanto io non la uso comunque.»
«Grazie..» disse lei sempre piangendo.
Lui si risedette vicino a lei
«Il mio migliore amico mi ha pestato l'altro giorno, eppure io sono qui ad aspettare che esca di qui, seza un infermiere che mi dica che ha combinato una cazzata di troppo.» disse William abbassando lo sguardo.
Yumi spalancò gli occhi, lui era il migliore amico di Ulrich.
«Io invece l'ho visto cadermi davanti, sono corsa verso di lui.. Ho urlato, vedendolo cadere. Ho sentito tra le mie braccia il suo corpo, privo di sensi.» disse sommersa dalle lacrime e dalla paura «Io non posso non..» di bloccò, non poteva continuare quella frase. Quello.. Era il loro segreto.
William annuì, aveva capito. Quella voce così spezzata dal dolore, gli aveva chiarito le idee
«Tu lo Ami, lo so
Yumi alzò lo sguardo, sorpresa
«C-Come?»
«Lui mi ha menato per te, bambolina.» sussurrò William, quasi piangendo «Vorrei mi menasse altre mille volte, basta vederlo qui, con il suo maledetto sorriso!» stavolta, Yumi avrebbe potuto giurarci di averlo sentito piangere.
«Per me?»
«Io ti chiedo scusa, bambolina. Tutto quello che è successo è stato per colpa mia. Io ho detto a una ragazzina che Ulrich era con noi, ma in realtà lui non c'era. Lei lo ha detto a mezza accademia, ed ora.. Lui è rinchiuso in quella fottuta infermeria!» disse William dando un calcio a un tavolino.
Yumi spalancò gli occhi, Ulrich non l'aveva mai tradita.
Guardò William, avvilito, depresso, sull'orlo di piangere.
Non lo odiava, gli era grata.
«Grazie William, per avermi detto la verità.»
«Io non voglio farti pietà, per nulla. Mi stai antipatica, sei volgare e sfacciata, ma se gli piaci io non voglio rovinare la sua vita.» disse lui squadrando Yumi.
«Anche tu mi stai antipatico, ma ti sono debitrice.»
«Non credere diventerò gentile, bambolina, lo faccio solo per Ulrich.»
«Sì..»
«Comunque» non fece in tempo a finire la frase, che venne interrotto dalla porta che si apriva.
Uscì Ulrich, ancora leggermente barcollante, ma si vedeva che le sue condizioni erano parecchio migliorate.
I due si alzarono dalla panchina e lo raggiunsero.
«Come stai?» chiese William sorridendo.
«William! Io sto bene, direi. A quanto pare, avevo ingerito troppo alcool.»
«Bene. E sai, per quella volta, che ho combinato un bel casino?» chiese William indicando il labbro per fargli capire che parlava della rissa di pochi giorni prima «Beh, ho spiegato tutto a.. Guarda tu stesso!» disse indicandogli Yumi, che era paralizzata a pochi metri da loro.
«Yumi?» la ragazza guardò colui che amava, era lì e stava bene.
«Ulrich! Oddio, come stai?» chiese lei correndogli incontro, finendogli tra le braccia.
«Yumi!» rispose il moro dandole un bacio.
«Siete disgustosi!» disse William «Ulrich, ora siamo pari. E ancora scusa.» disse il ragazzo andandosene con le mani in tasca.
«Ehi, grazie!» disse Ulrich, prima di vedere l'amico sparire dietro l'angolo senza dire una parola in più, ma ci avrebbe giurato che stava sorridendo.
Yumi intanto era ancora tra le sue braccia, commossa e con l'anima più leggera, lui stava bene e William le aveva detto la verità.
Lui ricambiò l'abbraccio della ragazza.
«Perchè? Perchè ti eri ridotto così? Stupido.» disse lei tenendosi stretta al suo petto con tutta se stessa.
«Io.. Ero scoinvolto, in questi giorni ho realizzato che senza di te io non posso più vivere.»
«Stupido.» continuò lei, anche se basita dalle parole del ragazzo «Come sarei stata io se tu fossi finito in coma, o peggio?» disse piangendo.
«Ma non è successo.»
«Menomale, sarei morta.»
Ulrich le prese semplicemente il viso tra le mani e la baciò
«Non succederà mai più nulla di simile, ok?» le sussurrò dopo essersi staccato da lei.
Yumi si limitò ad annuire, troppo frastornata da quel bellissimo bacio e confusa dalle troppe emozioni che l'avevano colta di sorpresa.
«E poi, devi tornare a vivere da me. Ho una sorpresa.» continuò lui sorridendo.
* * *
Saaaaaaaalve!
Ulrich is back!
Come avete visto, ho fatto tornare il nostro samurai preferito! :')
Ulrich e William migliori amici.. E chi se lo sarebbe aspettato, eh Yumi? u.u
Vaaaabbè, lascio a voi il commento! :)
Un abbraccio a tutti voi,
SmileSmoke.
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Capitolo 13
*** Faith. / Fiducia. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 13

Faith.
Così fu, Yumi tornò a vivere con Ulrich il quale le regalò il piccolo Devil.
Quel giorno era davvero perfetto, e pensare che era iniziato tanto male!
La sera, Yumi dovette tornare al lavoro.
«Allora io vado, Ulrich.» disse lei dandogli un bacio prima di uscire.
«Vuoi che ti accompagno?»
«N-No figurati!» disse lei uscendo.
C'era un motivo se avesse preferito che Ulrich non la accompagnasse, doveva riflettere. Si sentiva meschina, ma doveva.
In quei giorni aveva sentito tante cose su di lui, certo era stava avvisata in precedenza dei pettegolezzi che potevano nascere, ma non credeva che ci fossero ragazze con i cuori infranti.
Poi c'era quell'amica di Aelita, Sissi, che l'aveva completamente destabilizzata.
Non era riuscita ad afferrare al volo le sue parole, e non ne era stata nemmeno in grado di capirne il significato, ma le aveva parlato di come buona parte delle ragazze amassero Ulrich nonostante ciò che aveva fatto a loro.
Si poggiò una mano sul cuore.
Ma c'erano anche un piccolo gruppetto che lo odiava, cercavano di farlo innamorare così da ferirlo.
Stupide, patetiche, aveva detto Sissi.
«Patetiche.» sussurrò Yumi mentre camminava per la strada buia.
Le era stato raccontato delle sue avventure con gli amici, e di dove si svolgevano, spogliatoi e dormitori femminili.
In quei giorni aveva incontrato uno di loro, ma aveva scoperto chi fosse davvero William solo quel giorno, e lo aveva accettato, forse a causa della sua sincerità.
Ma doveva ammettere che alcune frasi l'avevano confusa.

«Non credere diventerò più gentile, bambolina, lo faccio solo per Ulrich
Le aveva detto così quando Ulrich era ancora dentro quella stanzetta.

«Ulrich, ora siamo pari. E ancora scusa.»
Quella frase, invece, l'aveva detta a Ulrich direttamente.
Qual'era la verità, con Ulrich era solo un pareggio?

Scosse la testa un paio di volte, era semplicemente paranoica, probabilmente aveva solo frainteso.
E poi, Ulrich aveva detto di Amarla.

Arrivò nel luogo di lavoro e poi andò a cambiarsi.
Come la sera precedente, i clienti non mancavano.
Sospirò stufata, per poi dirigersi verso la cassa e prendere il foglio per le ordinazioni e una biro.
Si guardò intorno, gli altri dipendenti erano già al lavoro.
Si diresse immediatamente verso il primo tavolo che vide sotto i suoi occhi.
«Benvenuto al R» si fermò
«Ancora tu?»
William finse di alzare lo sguardo dal menù, quando in realtà guardava le gambe delle cameriere. Vide la ragazza con il foglio in mano, come la sera precedente. «Che c'è? Non finisci la tiritera?» chiese annoiato.
«Tiri.. Che?»
«Hai presente, no? "Benvenuto al Rainbow Coffee, vuole ordinare?"» pronunciò l'ultima frase imitando la sua voce.
«Allora, che vuoi?» chiese lei prendendo la biro e guardando il foglio, in attesa di una risposta.
William la guardò un paio di volte
«Ulrich lo sa che vai in giro così?» chiese lui con una fin troppo appuntita frecciatina.
«Fosse per me non la indosserei mai!»
«Oh, ma bambolina ti sta bene!» disse lui ridendo.
Yumi arrossì, per poi tornare tranquilla «Guarda che se non vuoi ordinare, puoi anche uscire da qui!»
«Bene, allora vado!» disse lui alzandosi e iniziando a rimettersi il cappotto.
Yumi lo guardò qualche istante, capendo che infondo quella era un'occasione da non sprecare.
Si morse il labbro, frustrata
«Aspetta, devo chiederti delle cose!»
«Uhm?»
«È per Ulrich.» ammise lei, a malincuore.
Il ragazzo si fermò, sorrise «Che c'è? Non ti fidi del tuo principe azzurro? Pensi che mi sia scordato di come piangevi oggi?»
«Anche tu piangevi.»
William annuì «Sì, è vero.»
Passarono degli attimi di silenzio, poi Yumi tornò a parlare
«Non è che non mi fido, ma io.. Ho paura. In questi giorni mi hanno raccontato tante cose.»
«Ah sì? Tipo quelle cazzate che vi hanno fatto quasi lasciare?»
Yumi spalancò gli occhi.
«Se dopo questo non ti fidi ancora di lui, forse dovresti farti un bell'esame di coscienza, pensa a come si è ridotto pensando di averti perso!» disse lui serio, nessuna punta di ironia, superiorità o vanità, aveva una voce calma, sincera. Troppo, una sincerità tale da ferire.
Il cuore di lei barcollò nell'istante in cui comprese a pieno le sue parole.
Voleva parlargli ancora, ma lui era già scomparso oltre la porta del locale, e la cosa che la feriva di più era che non c'era dubbio su chi stesse mentendo in quel momento.
Il resto della serata la passò tra i tavoli pieni di clienti in quel locale, muovendosi quasi meccanicamente, non le importava nemmeno di ciò che guardavano i ragazzi intorno a lei, di tanto che era scoinvolta.
Sentiva le gambe tremare e avrebbe potuto giurare che entro poco sarebbe crollata a terra, ma non fu così.
Lo stato nel quale era caduta era peggio di un inferno.
Quelle parole, erano solo una verità che era riuscita a trovare in sè

«Se dopo questo non ti fidi ancora di lui, forse dovresti farti un bell'esame di coscienza, pensa a come si è ridotto pensando di averti perso!»

Si mise la testa tra le mani, Devo smetterla di pensarci, pensò tra se e sè, Ma se è vero..
Si fermò, era in piedi di fronte al bancone del bar.
Ciò che William le aveva detto aveva risvegliato in lei qualcosa che tentava di nascondere anche a se stessa, il fatto che non avesse fiducia in Ulrich, non fidarsi.
E pensare che gli aveva detto tante volte il contrario.
Aveva sempre mentito.
Una lacrima le solcò la guancia, come poteva non fidarsi di colui che Amava?
Si sentiva sempre più sporca.
Sospirava mentre consegnava l'ultima ordinazione di quella serata.
Non si cambiò nemmeno per tornare a casa tanto era impegnata a riflettere.

Erano ormai ore che si ripeteva un'estenuante frase, Io lo Amo, lui non mi tradirà mai.. Mai. Poi si fermò.
Era in una stradina piccola, illuminata da qualche lampione.
Lei sapeva che quelle parole erano una magra consolazione, infondo era già passata da una simile situazione.
L'ultima volta che aveva fatto quei pensieri aveva trovato il suo dannato "Amato" a baciare un'altra, ma poi si diceva che solo perchè un ragazzo era sbagliato, non voleva dire che lo fossero tutti.
Alzò gli occhi al cielo, poi una goccia le arrivò sulla fronte.
Come giorni prima, il cielo sembrava stesse piangendo per lei, ma non per lo stesso motivo.
Se prima lo faceva per Ulrich, ora la sua afflizione era provocata da lei stessa,  dalla sua sfiducia.
Ricominciò a camminare, in pochi arrivò alla porta di casa.
Bussò, lui le aprì sorridendo. La guardò sorridendo, non notò nemmeno i vestiti che indossava, troppo preoccupato da quegli occhi avviliti che l'avevano sorpreso
«Che succede, Yumi?»
Come tutta risposta Yumi cadde in ginocchio di fronte a lui con un senso di colpa assordante che le riempiva i polmoni
«Scusa, scusarmi!»
«M-Ma cosa..»
«Io.. Ti ho mentito, Ulrich. Ho paura nello starti accanto, anche se continuo a dirti il contrario. Io intorno a te vedo le ragazze, tutte bellissime, e non posso fare a meno di pensare che tu le possa preferire a me..»
Ulrich ascoltava sorpreso quelle parole «Ma Yumi io Amo solo te!»
«Lo so.. E questo mi fa sentire un mostro, il pensare che tu anche dopo ciò che hai fatto..» non continuò la frase, si limitò semplicemente ad alzare lo sguardo su di lui.
«E mi sento così in colpa.. Scusa, scusami Ulrich!»
Il ragazzo addolcì in breve la sua espressione, per poi chinarsi di fronte a lei
«Yumi, dopo tutto ciò che ti è successo io posso capire che la tua fiducia sia così difficile da acquisire!» disse lui.
La ragazza, sentendo quella frase, si fece triste già immaginando ciò che le avrebbe detto per finire il discorso, anche se le parole del ragazzo la sorpresero.
«È per questo che cercherò di starti il più possibile accanto. Voglio che tu sappia che il mondo lo si può affrontare senza timore.» sorrise poi Ulrich.
Come tutta risposta, lei si buttò tra le sue braccia e con i suoi singhiozzi sommersi, si limitò a pronunciare un più che sincero
«Grazie!»
* * *
Ciao popolo! :'3
Come state?
Ahm.. Parliamo del capitolo!
Yumi, a quanto pare, non si fida ancora di Ulrich, poverina.
William a quanto pare sa dare delle "gocce di verità", anche se fanno male alla piccola giapponesina!
Ah, la fiducia..
Un saluto a tutti voi,
SmileSmoke.
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Capitolo 14
*** Something Important. / Qualcosa di Importante. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 14

Something Important.
La mattina dopo i due si diressero insieme a scuola, camminavano sul ciglio della strada silenziosamente, l'imbarazzo che ricopriva la pelle della ragazza era tangibile, si sentiva male, una cattiva persona.
Ma Ulrich le aveva detto che non lo era, che i suoi sentimenti erano più che comprensibili, ma allora perchè gli occhi di lei non lo erano?
Si sentiva oppressa da mille falsità, anche se in effetti era vero, fin dall'inizio aveva ammesso la sua scarsa fiducia nelle persone.
Lui le porse la mano, lei senza pensarci due volte la prese con la sua come fosse un'ancora di salvezza.
Ora camminavano così, mano nella mano in quella desolata e silenziosa strada.
Arrivarono a scuola, si lasciarono come da copione senza dire una parola, ma lei rimaneva terrorizzata, non era riuscita a nascondere i propri sentimenti il giorno prima e forse le avrebbero rinfacciato ogni lacrima, ogni suo comportamento. Forse ripagandola con l'espulsione.
Scosse la testa, cercando di mandare via quei pensieri, per poi dirigersi verso la sua classe mentre Ulrich salutava un paio di persone.
Arrivata si sedette al suo posto, in attesa dell'arrivo degli altri.
Poco dopo fu così e la lezione iniziò.
Nessuno aveva detto nulla del giorno prima, e nemmeno loro.

«Ma come faremo domani?» aveva chiesto lei la sera prima, ancora invasa dalle lacrime.
«Basterà mostrarci più distaccati del solito.» aveva risposto Ulrich con calma.

E così stavano facendo, era la cosa migliore mantenere ancora il loro segreto.

Alla fine dell'ora Ulrich uscì dalla classe, come si erano concordati, e lei decise di andare a fare un giro per i corridoi.
Aelita era rimasta a casa, si sentiva male, quindi Yumi era rimasta sola.
Nessuno della sua classe aveva anche solo tentato di avvicinarsi a lei, eccetto Ulrich, ma infondo non le importava, era stata sola così a lungo che non le importava affatto di avere o meno amici.
Incontrò William, era poggiato a una parete in un angolo della scuola che minacciava un ragazzo più piccolo, probabilmente una matricola.
Yumi rimase in piedi distante a guardare la scena, per quanto quel ragazzo l'avesse aiutata non era da considerarsi minimamente una persona affidabile.
«Allora mi stai dicendo che non sai minimamente dove sia?» disse William minaccioso al ragazzo.
«N-No, lo giuro! Io non c'entro, mi hanno messo in mezzo!»
«Ok, allora fai una cosa: vai dai tuoi amichetti e dì loro che ti ho menato un bel po', e se non viene fuori chi è stato a rubare il portafoglio a Odd, li meno uno ad uno, tutti.»
«Ma.. Non mi crederanno mai che mi hai picchiato, non ho nemmeno un gr-» il ragazzino venne interrotto da uno schiaffo sulla guancia da parte di William.
«Ora non hai un graffio, ma una bella guancia rossa, è abbastanza? Ora muoviti, che ho altro da fare!» disse mandando via la matricola, terrorizzata.

Yumi stava per andarsene, quando lui la vide
«Ehi bambolina, hai riflettuto?»
Yumi sospirò sentendo le parole del ragazzo, per poi dire un semplice
«Sì.»
«Brava.»
«Gli ho detto tutto.»
Lui la guardò, incuriosito da come lei si stesse spronando nel raccontargli ciò che le era successo «E lui che ha detto?»
«Che.. È normale.» finì lei quasi in tono arrabbiato «Come può non odiarmi quando gli dico una cosa simile?»
«Lui ha i suoi motivi, non è certo stupido.» disse voltandosi.
La ragazza non disse nulla, tra loro iniziava a calarsi un silenzio pesante che spesso si cerca di evitare. Stava per andarsene, quando sul volto di William apparì un sorriso tagliante, terrificante.
«A proposito.» esordì lui tornandola a guardare, lei fece lo stesso.
«Cosa?»
«Se non ricordo male, tu mi devi un favore, no?»
Yumi annuì, non capendo dove volesse andare a parare lui.
«Ecco.. Devo ammettere che quel vestitino da cameriera ti sta davvero a meraviglia.»
Lei divenne rossa dalla rabbia e dall'imbarazzo, come osava?
«Ti dona davvero, ma sopratutto ti scopre quelle bellissime gambe.» continuò lui sorridendo.
Istintivamente, Yumi posò le mani pesantemente sulla gonna, mentre il suo sguardo si faceva sempre più torvo.
«Io fatico molto, avrei bisogno di qualcuno che mi aiutasse e mi servisse, tipo.. Una cameriera.»
«Vuoi che ti faccia da cameriera?»
«Da Maid, a dire il vero.» continuò lui sempre sorridendo.
Yumi si fece nuovamente rossa in viso, ma adesso era solamente imbarazzata
«M-Maid?»
«Esatto, per un giorno.» continuò secco.
Yumi iniziò a riflettere, aveva gli occhi spalancati e chiunque fosse passato di lì osservandola avrebbe pensato che il ragazzo le avesse fatto chissà quale proposta indecente, ma in effetti per lei lo era.
Una maid, una ragazza pronta a servirti e chiamarti "padrone", con un costante sorriso languido sulle labbra, ed esserlo includeva anche indossare quel dannato costume.
«Allora.. Hai deciso?» esordì dopo qualche secondo lui.

Yumi sospirò, doveva farlo. Aveva sempre mantenuto le promesse, e quel patto era come se lo fosse.
Sospirò, si sentiva sporca ad ogni errore che commetteva, se avesse detto di no a William si sarebbe sentita ancora peggio, e chissà quanto glielo avrebbe fatto pesare, forse le avrebbe iniziato a chiedere di peggio.
Non voleva soffermarsi oltre, ormai aveva capito che tipo di persona era quel ragazzo «Un giorno?»
«Dalle undici di mattina alle undici di sera, niente di più.»
Lei tornò a riflettere.
«Ah, dimenticavo. Dovrai stare con me tutto il tempo, altrimenti che maid personale saresti?» Lei lo fulminò con lo sguardo, ma lui non si scompose minimamente «E dovrai dire tutte quelle frasette smielate da maid!» disse ridendo.
La ragazza buttò tutto d'un fiato non reggendo più a possibili nuove condizioni
«Benissimo, ci sto!»
William sorrise, vittorioso
«Benissimo, da domani sarai la mia maid personale per un giorno!» disse chinandosi fino a trovare il proprio volto di fronte a quello di Yumi.
Lei lo guardò qualche istante, poi si voltò confusa.
Era stato come se in quegli occhi avesse avvertito qualcosa, scosse la testa.
Tornò in classe, c'era Ulrich, ma non era solo.
Era con una ragazza, Sissi.
Yumi non entrò, non capiva nemmeno lei cosa stava facendo, si nascose dietro una parete per sentire la conversazione.

«Ulrich, io ci tengo a te, non so se questa sia la scelta migliore che tu potessi fare..»
«La vita è mia, e la vivo come voglio io.»
«Almeno ammettilo, di aver barcollato, di aver pensato di aver sbagliato.»
«Io.. Lo ammetto.» disse lui andandosi a sedere su un banco «All'inizio credevo potesse andare bene, ma poi in questi ultimi giorni.. Anche ieri, a dire il vero.» disse avvilito.
«Sai, spero comunque che tornerai con me.» disse lei sorridendogli.
«Non è impossibile come ipotesi, ma sappi che di questo passo non avrò altra scelta.»
Lei lo guardò qualche istante per poi abbracciarlo, lui come risposta la strinse.

Yumi guardava quell'abbraccio con le lacrime agli occhi, mai uno loro era stato così intimo. Sospiro. Quella ragazza significava veramente qualcosa, per Ulrich, qualcosa di importante.
Corse via, in preda al pianto, Ulrich sentì dei passi fuori dall'aula ma quando uscì non c'era nessuno, tornò da Sissi.
* * *
Eeh.. Sì, questa è la seconda volta che aggiorno in una giornata!
Mi sa che se questa storia continua così pubblicherò il 15esimo capitolo entro stasera!
AVVERTENZE: Preparatevi per il quindicesimo, è un capitolo parecchio lungo!
Sissi! :D
Cosa sarà mai, questa importante ragazza, per Ulrich?
Povera Yumi! :'C
William, ehehehe u.u
Un bacio a tutti voi!
SmileSmoke.
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Capitolo 15
*** Because Of You. / Per Colpa Tua. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 15

Because Of You.
«C'era qualcuno?»
«Non lo so.»
«Comunque, se vuoi dico io qualcosa a papà.» disse lei.
«E cosa? "Riinizia a pagare l'affitto a tuo figlio"? Non lo capisco più, prima mi caccia di casa, mi dice che non mi vuole più tra i piedi ed ora mi taglia i liquidi..»
«Vieni da me, te l'ho detto! Ho la casa abbastanza grande per entrambi.» disse Sissi.
«Rischio che accada, per quanto non voglia. Vedi, io.. Non vivo più da solo
La ragazza lo guardò sbigottita
«Di che parli?»
«Vivo con la mia ragazza, e non ci penso minimamente ad abbandonarla da sola. Gliene sono capitate di tutti i colori e ora ci manca solo questo, devo trovarmi un lavoro.»
«Vivi con una ragazza?»
«Sì.»
«E da quanto?» chiese Sissi confusa «Perchè non mi hai detto nulla? Mi dici sempre tutto!»
«Viviamo insieme da qualche settimana, ormai. E io.. La Amo davvero.»
«Wow..» la ragazza iniziò a riflettere, poi ricordò quella ragazza, l'amica di Aelita, di quello che le era successo giorni prima, doveva essere per forza lei «Yumi.» disse alla fine.
«Come lo sai?»
«L'ho conosciuta giorni fa, avete litigato?»
«Sì ma ora è tutto a posto, era stato William.»
«Mi è simpatica quella là, è forte.» disse lei sorridendo.
«Non immagini quanto.» disse Ulrich guardando il pavimento e sorridendo.
«Comunque sia, tu un lavoro in questo momento non puoi permettertelo; sei impegnato con gli studi e i corsi supplementari, come faresti a portare avanti anche un lavoro?»
«Non lo so.» ammise il ragazzo.
«Per quanto ancora riesci a pagarti l'affitto con quello che ti resta?»
«Arrivo giusto nell'ultimo.»
«Troveremo una soluzione.»
«Grazie Sissi.» disse abbracciando la ragazza.
«Figurati! Come potrei non aiutare mio fratello
Si lasciarono dall'abbraccio
«Ora vado a cercare Yumi, ciao.»
«Ciao.» disse la sorella uscendo dalla classe.

Yumi correva non sapeva nemmeno dove, piangendo.
Quelle frasi, il loro rapporto, si reggeva su qualcosa di fittizio?
Continuò a correre finchè la sua strada non fu interrotta da un corpo e una voce «Ehi ehi! Cos'hai?»
Lei cercò di dimenarsi, mentre lui le teneva le braccia.
«Calmati bambolina, che è successo?»
La ragazza guardò William, aveva uno sguardo davvero preoccupato.
Lui vedeva quel suo sguardo far traboccare ogni singola lacrima, per poi farne nascere delle nuove.
Yumi non capiva perchè, ma senza pensarci due volte buttò il viso nel petto di William, per poi stringerlo, rendendosi conto che proprio in quel momento non voleva stare sola.
Il ragazzo era confuso, sentire quel calore avvolgerlo era qualcosa di nuovo, ma piacevole.
Sentiva le lacrime della ragazza bagnarle la camicia, ma non gli importava.
Lei non voleva parlarne, lo aveva capito, ma quel gesto forse era abbastanza.
La cinse, quindi, con le braccia ricambiando quell'abbraccio nel quale lei si era abbandonata, in preda al pianto.
Ulrich era arrivato in quel corridoio, si guardò un istante intorno, forse Yumi era lì.
Poi la vide, con il viso sul petto del suo migliore amico, tra le sue braccia.
Guardava quella scena tanto sorpreso, quanto confuso.
Cosa facevano?
Una cosa era certa, non sarebbe andata avanti per molto; in molte occasioni aveva visto Yumi così e in quelle era a causa delle sue lacrime, William doveva averla ferita in qualche modo.
Si avvicinò bruscamente ai due, per poi spingere via l'amico, il quale venne sorpreso nell'essere allontanato così improvvisamente da quella stretta al cuore.
Yumi, da parte sua, si sentì privata di quel sostegno che la stava nascondendo da sguardi troppo indiscreti, ma che la stava anche facendo sentire meglio.
Si era sorpresa, doveva ammetterlo, quando William aveva ricambiato il suo abbraccio silenziosamente, senza insistere troppo facendola affondare ulteriormente in un dispiacere troppo duro, ma non solo, si era anche sentita compresa e accettata; come se quel gesto fosse ricambiato da entrambi, anche se stentava a credere che William potesse ricambiare veramente un abbraccio insieme a lei, infondo aveva ammesso di non sopportarla molto.
Alzò lo sguardo con il cuore a mille dallo spavento che l'aveva colta, la prima persona che vide fu William, aveva gli occhi quasi spaventati e guardavano dietro di lei.
Erano infatti altre braccia ora a tenerla, la stringevano ai fianchi. Si voltò.
Ulrich guardava l'amico con rabbia
«Che le hai fatto?!» urlò mentre Yumi si sfilò prontamente da quella stretta che l'aveva sorpresa, ma che purtroppo non voleva accettare.
William iniziò a scuotere la testa
«Io non l'ho nemmeno sfiorata!»
«Ah no? Adesso ti faccio vedere io!» disse Ulrich alzando un pugno.
Stava per colpire l'amico, il quale aveva già chiuso gli occhi pronto al colpo, ma non arrivò.
Yumi si era messa in mezzo ai due
«No! Non toccarlo, lui non ha fatto niente! Stagli lontano!» gridava, ma non come Ulrich, era un urlo più acuto, quasi terrorizzato. Teneva le braccia alzate, come se fosse stata pronta anche lei a fermare un eventuale colpo da parte del ragazzo nel caso non fosse riuscito a fermarsi in tempo, ma il pugno di Ulrich era rimasto lì, a mezz'aria.
William aprì gli occhi sentendo quella voce, lo aveva difeso.
Era la prima volta in tutta la sua vita che qualcuno gli si parava di fronte, per aiutarlo.
Spesso si era ritrovato in situazioni simili, nelle quali i suoi amici si erano semplicemente ritirati dicendo che infondo erano le sue conseguenze, a ciò che sceglieva.
Ma in quel momento, vedeva quella ragazzina, la fidanzata di colui che voleva colpirlo, mettersi davanti a lui per proteggerlo.
Ulrich era sbigottito, non aveva mai sentito Yumi gridare in quel modo, se non quando era svenuto.
Mai si sarebbe aspettato quel comportamento, quella reazione, per William.
Non aveva fatto nulla, eppure li aveva visti, lei devastata dalle lacrime e lui che la teneva, non sapeva più cosa lo stesse ferendo; se il fatto che non aveva esitato nel colpire il suo migliore amico o se il fatto che la sua ragazza si era messa in pericolo per difenderlo.
Si era messa  contro di lui per difendere William.
Abbassò il braccio.
«Tu stavi piangendo.» si limitò Ulrich, sussurrando.
«Sì, a causa tua.» disse la ragazza secca.
«Mia?»
Yumi si limitò ad annuire, mentre William assisteva muto alla scena.
«Io non ho fatto nulla!»
«Chi è quella tipa, Sissi?» continuò lei per poi correre via.
Ulrich la seguì, Yumi aveva solo frainteso.

William rimase fermo lì, in quel corridoio,  ripensando all'abbraccio che prima lo aveva travolto.

«Yumi, fermati!» erano in giardino.
Alla ragazza iniziavano a mancare le energie, perciò si sentì costretta a fermarsi.
Piangeva, in quel momento era talmente accecata dalla gelosia dal prendersela persino sulla sua assente resistenza fisica.
«Yumi!» disse Ulrich raggiungendola «Io posso spiegarti! Vedi, Sissi è mia sorella!»
La ragazza si voltò, ancora piangendo. Si era sbagliata di nuovo, ma non capiva.
Se Sissi era davvero la sorella, perchè non glielo aveva già detto dall'inizio?
«E perchè non me lo ha detto quando ci siamo conosciute?»
«Non lo dice a nessuno, se solo le ragazze lo sapessero si ritroverebbe solo con falsi amici. Per questo cerca di mantenerlo il più segreto possibile. Forse lei pensava che tu fossi solo una delle tante che mi vanno dietro, e che magari se lo avresti saputo l'avresti usata. Yumi, credimi!»
La ragazza si inginocchiò a terra, iniziando a piangere più forte
«Io ti credo, solo che..»
«Che?»
«Io.. Sono così accecata da questa sfiducia da ritrovarmi a morire ogni volta che succedono cose così, come posso iniziare a fidarmi di te se vedo ragazze su ragazze al tuo fianco? Io non posso certo pretendere che tu stia con me, è ovvio, ma è anche vero che non posso sempre fingere di star bene ogni qualvolta una ragazza ti fa una dichiarazione, ogni volta che sento voci su di te, io compio uno sforzo immane.»
«Yumi, posso capire.» disse appoggiandole una mano sulla spalla.
«No tu non capisci, Ulrich! Nessuno fa a gara per uscire con me, io non sono sulla bocca di ogni fottuto studente in questa scuola, io è come se non esistessi nemmeno! Tu non devi preoccuparti che io ti tradisca! Sono debole, ingenua, timida.. Sono patetica!» disse scoppiando in un pianto.
«Tu non sei affatto patetica!» disse sedendosi al suo fianco «Vuoi sapere come sei, Yumi? Sei forte, affronti ogni giorno una vita che non si può di certo invidiare, hai sempre lavorato per provvedere a te e alla tua famiglia, hai un passato difficile che comunque affronti ogni giorno, sei astuta, non ti fai più ingannare e sei aperta, non hai paura di dire ciò che pensi, senza mentire. La tua non è timidezza, è scelta.»
La ragazza aveva ascoltato quelle parole perfettamente, mentre il suo cuore iniziava a perdersi.
«E sappi che se ho preferito te, è proprio per questo.» disse Ulrich alla fine quasi sussurrando.
Yumi lo guardò, per poi prendergli delicatamente il volto tra le mani e guardarlo intensamente, il suo sguardo era verde come l'erba fresca, non c'erano dubbi sul perchè le ragazze ai suoi piedi fossero tante.
Era perfetto in tutto, fisico, capelli, occhi, sguardo. Poi lo baciò.

Era un bacio leggero, sulla punta delle labbra.
Si sfiorarono e basta, ma era sufficiente.
Si resero conto solo dopo che erano nel cortile della scuola, si guardarono intorno, non c'era nessuno.
«Oddio! Che fortuna!» disse Ulrich scoppiando a ridere insieme a Yumi.
Erano seduti nell'erba, nascosti da un cespuglio.
«Già, me ne ero totalmente dimenticata!» ormai quelle lacrime non c'erano più.
«Anche io! Hahahaha»

William era ancora fermo in quel corridoio a riflettere.
Perchè quella tipa lo mandava in tilt?
È a causa del suo fisico, continuava a ripetersi: gambe dritte e proporzionate, vita sottile.
Però, se ci pensava, non era nulla di sconvolgente.
Era bella, ma non era di certo l'unica.
Eppure lo sapeva, se avesse avuto di fronte 10 ragazze, tra cui lei, con lo stesso carattere fisico, avrebbe comunque preferito guardare Yumi.
Era anche vero, però, mai guardando una ragazza in un bar o nel giardino era stato come poco prima.
Aveva sentito quel calore avvolgergli il petto per accoglierlo e lui, spinto da qualcosa di intangibile, lo aveva accettato.
L'aveva abbracciata sentendo lo stomaco pesante vedendola piangere angosciata.
Poi, quando gli si era parata di fronte, era stato tutto così incredibile da travolgerlo.
Sospirò.
Quando aveva iniziato a stare così accanto a quella, piccola, bambola?

Sissi stava passando da quel corridoio per tornare in classe, quando vide William imbambolato in mezzo alla strada.
«W-William? Che fai?» chiese avvicinandosi al ragazzo.
«Uhm?» rispose lui come risvegliatosi «Oh, Sissi! Io stavo.. Pensando a una cosa! Se sei qui per tuo fratello, ora è uscito, credo
«No no! Solo che ti avevo visto qui con un'aria strana, e mi sono preoccupata un po'!» ammise lei ridendo.
«No, sto bene, credo
«Ahm.. Bene! Allora io vado.» disse la ragazza voltandosi nuovamente, ma la voce di William la fermò.
«Vorrei farti una domanda!»
«Uhm?»
«Una ragazza ha compiuto un gesto che mai nessuno ha mai fatto per me, ed io ho sentito qualcosa come una stretta al petto, ma piacevole! E vorrei chiederti se.. Ecco, se è qualcosa che secondo te avrei potuto provare con chiunque.»
Sissi sorrise
«Come stai quando la vedi?»
«Io.. Non lo so, non mi ci sono mai soffermato.»
«La cerchi?»
«Io..» si fermò. Da quando l'aveva vista al bar, William non faceva altro che tornarci, ma perchè? Lo faceva per i costumi, o solo per lei? Da quanto tempo aveva iniziato a pensare in quel modo di Yumi? «Io.. Sì, credo.»
«Io non rischierei di andare a sperimentare, se l'hai provata per la prima volta in assoluto, quella stretta, perchè rovinarla? Il primo incanto è spesso il più piacevole.»
Guardò la ragazza. In poche parole le stava dicendo che provava qualcosa per la fidanzata di Ulrich e questo lo sconvolse più di quanto credesse.
Mentre pensava a quella bambolina, il cervello non gli andava minimamente che lei fosse del suo migliore amico.
Scosse la testa.
«Un mucchio di cazzate! Potrei far battere il cuore di ogni ragazza, io, perchè non dovrebbe essere lo stesso per me? Lascia le favole ai bambini, Sissi!» mentii infilandosi le mani in tasca.
Eccolo di nuovo. Lui, quella copertura che gli era più comoda della realtà. Forse era stretta e lurida di menzogne, ma era certamente più accogliente di un tradimento ad un amico.
La ragazza sospiro
«Non cambierai mai, eh? Sei come mio fratello!»
«Tsk!» disse secco lui.
La campanella suonò, e i due si divisero.

La sera Yumi tornò al lavoro.
Fuori faceva molto freddo, ma per lo meno non pioveva.
Arrivò al bar in anticipo, per una volta. Sospirò di sollievo, poi dopo qualche minuto il proprietario da lei.
«Ciao Yumi, volevo chiederti un piccolo favore!»
«Sì?» chiese la ragazza sorpresa.
«Vedi, sto andando a un'assemblea importante con dei rappresentanti, e tornerò più tardi del solito. Vorrei chiederti di badare al negozio fino al mio arrivo, sei una dei pochi dipendenti di cui mi fido e oltretutto ti pagherò gli straordinari! So che hai problemi economici, ti prego!»
La ragazza, senza pensarci due volte, disse di sì.
Infondo quei soldi le servivano moltissimo, non poteva andare avanti a spese di Ulrich.
Come tutta risposta, il proprietario se ne andò quasi commosso dalla risposta della ragazza.
Indossò di malavoglia quel vestitino nero con merletti rossi, si allacciò la fascia e si diresse ai tavoli.

La serata fu abbastanza piacevole, ormai si era quasi abituata a indossare quelle divise, ma non voleva di certo dire che era d'accordo; infondo gli altri bar non avevano di certo iniziato a fare vestire i dipendenti come streghe un po' troppo audaci.
Ma anche a quei pensieri non si scompose, servì invece ogni tavolo perfettamente composta ed educata.
Infondo era una sera come le altre, le ragazze richiedevano di essere servite dai vampiri e i ragazzi dalle streghe.
* * *
Ciao gente!
Questo capitolo è stato parecchio lungo [il 16 è ancora peggio o.o], ed anche il terzo che pubblico oggi, mercoledì 28 agosto 2013, eheheheh u.u
Come avete visto, son successe tante cose!
William stava per ricevere un altro pugno da Ulrich; Sissi è la sorella di Ulrich; Yumi non sa più cosa fare, aiutatela!
Mi dileguo, perchè so che qualcuno vorrà uccidermi!
Un bacio a tutti voi!
SmileSmoke.
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Capitolo 16
*** Revenge. / Vendetta. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 16

Revenge.
William camminava da solo in quella strada.
Casa sua era proprio di fronte ai suoi occhi, eppure sapeva che a pochi passi da lì si trovava quella maledettissima bambolina.
Strinse i denti, infuriato con se stesso, per poi camminare verso quella dannata porta che lo portava verso ciò che per lui ormai era diventato come una droga.
Entrò e si sedette in un tavolo, la riconobbe subito, stava servendo del caffè a un uomo.
Quando si voltò, incrociarono gli sguardi.
Yumi lo vide, era lì anche quella sera.
Forse voleva ribadirle la storia della maid personale, anche se non ce n'era bisogno.
Non si rese nemmeno conto che quella volta, invece che lanciargli il solito sguardo accigliato, lo aveva guardato in modo diverso, quasi comprensivo.
Si avvicinò a lui
«Ciao!»
William era rimasto strabiliato, non l'aveva mai vista guardarlo senza lanciargli una velenosa frecciatina.
Quando si rese conto di essere rimasto lì a guardarla come un dannato idiota, scosse la testa
«Ciao?! No no! Voglio che mi accogli come di dovere!»
Yumi lo guardò qualche istante, era sempre lui, quel ragazzo maleducato.
«Eheheh!» sbottò lui.
«Volevo solo ringraziarti per oggi e.. E scusarmi per come si è comportato Ulrich, si è preoccupato troppo
«Bene, ora voglio ordinare.» disse fingendo di non esser stato toccato minimamente da quelle parole, quando in realtà lo aveva sorpreso come lei si fosse posta vulnerabile nel chiedergli scusa «Prendo.. Un frappè al limone.»
«Bene.» disse scrivendo lei, anche se era offesa in quanto lui non le aveva detto nulla.
«Ah, bambolina, con vodka.»
Yumi annuì, per poi andarsene.
Lui si rilassò e, senza rendersene conto, iniziò a pensare a quella frase.

«.. E scusarmi per come si è comportato Ulrich, si è preoccupato troppo.»

Posso capirlo, si era detto tutto il giorno.
Infondo aveva creduto che lui avesse ferito Yumi, ma era anche vero che non aveva minimamente esitato nell'alzare le mani su di lui, per la seconda volta oltretutto.
Ormai Ulrich non gli sembrava nemmeno l'ombra di un amico.
Forse era stupido sentirsi in colpa, quando invece lui non esitava nell'accusarlo o sferrargli colpi fin troppo ben assestati in pieno volto.
Sospirò.
Il giorno dopo non ci sarebbe stata scuola e lui avrebbe avuto la sua maid.
Sorrise.
Ed avrebbe escogitato una vendetta, forse meschina, ma alquanto meritata per il suo migliore amico.
Senza nemmeno rendersene conto rimase lì, seduto fino a tardi, già pronto a gustarsi la sua vendetta. Anche se era solo, diciamo, un dispetto.

Yumi intanto aveva servito ogni tavolo finchè, all'orario di chiusura, si rese conto che William era ancora là.
Sospirò.
Si chiedeva il perchè quel ragazzo era rimasto lì fino a quell'ora. Ma non importava, doveva chiudere il locale e aspettare che arrivasse il proprietario, le servivano quei soldi.
Si avvicinò dunque al ragazzo
«William, dovresti andartene.»
Lui, sentendo quella voce, distolse i suoi pensieri dalla sua "vendetta" per tornare alla realtà.
Yumi era di fronte a lui che si slacciava il piccolo grembiule con bordi in pizzo allacciato dietro alla schiena che copriva leggermente la vaporosa gonna nera.
«E tu?»
«Io? Io oggi devo rimanere fino a tardi. Giusto! Ora che mi ci fai pensare, con tutti quei clienti non ho avuto un attimo libero per avvertire Ulrich!» disse prendendo il suo cellulare e digitando velocemente un SMS al suo ragazzo.
William non riuscì a trattenere un soffio annoiato, per il quale la ragazza gli lanciò una delle frecciatine che lui tanto apprezzava.
Era proprio così, senza nemmeno rendersene conto aveva iniziato ad adorare alcune sue reazioni.
«Esci?»
«Non posso stare qui? Tanto da quel che ho capito, devi rimanere anche tu, no? Ti aiuterò a badare a questo bar.» disse allacciandosi le mani dietro la nuca, sorridendo.
La ragazza riflettè, non poteva mica creare problemi.
«Beh, fai come vuoi, io vado a cambiarmi.»
Andò in bagno, indossò i jeans, una canottiera che le aveva preso Ulrich e una felpa.
Infilò la divisa nella borsa e tornò nella sala dove c'era anche William.
«Che fai lì in piedi? Siediti, che devo parlarti.» disse il ragazzo facendole cenno di sedersi sulla sedia davanti a lui.
Così fece
«Che vuoi?»
«La tua gentilezza se ne va in fretta, eh? Comunque, volevo parlarti del nostro patto.» disse prendendo dalla tasca il solito pacchetto di sigarette.
Lei glielo sfilò subito dalla mano
«Qui non si fuma.»
Il ragazzo roteò gli occhi
«Tsk.. Comunque, ci vediamo domani alle 10, qui davanti, ok?» disse indicando fuori dal bar.
Lei annuì, anche se leggermente infastidita.
«E ricorda come devi chiamarmi, cosa devi indossare, e il tono che devi mantenere, mia cara maid
Pronunciò l'ultima frase con una punta insistente di malizia, avvicinando fin troppo il proprio viso a quello della ragazza, per poi ritirarlo immediatamente.
Lei, dalla sua parte, era diventata rossa dalla vergogna. Come osava avvicinarsi tanto a lei? Se solo Ulrich fosse lì presente..
Ulrich, doveva avvisarlo di quella messa in scena che William aveva architettato, sennò, cosa avrebbe pensato vedendola uscire in quelle condizioni?
Sospirò.
«Bene.» pronunciò alla fine lei.
William sorrise, per poi tornare a riflettere sulla sua vendetta con quel suo solito sorrisetto sulle labbra; la ragazza non diede peso a quell'espressione.
Poco dopo arrivò il proprietario, così i due si diressero verso le loro case.

«Yumi! Sei arrivata, finalmente.» disse Ulrich facendola entrare.
«Ti ho mandato un sms, non ti è arrivato?» chiese lei preoccupata.
«Sì, solo che.. Ti volevo aspettare.» sorrise.
Yumi fece lo stesso, per poi ricordarsi di dover parlare al ragazzo.
«Ulrich, devo dirti una cosa, ma tu prometti di non arrabbiarti. Ok?»
«Cosa c'è?»
«Ehm.. Ecco, io e William abbiamo un "conto in sospeso", diciamo. Ed ecco, domani sarò la sua.. Cameriera.» Cameriera, ripetè tra sè e sè la ragazza, dovevo dire maid.
Ma anche solo l'essere cameriera la faceva star male, esagerato, ma sul fatto che invece sarebbe stata una maid la faceva sentire ancora peggio.
Sporca.
«Ah..» si limitò a dire Ulrich.
Nemmeno lui sapeva come reagire; si fidava ciecamente di William, ma da quando aveva scoperto che conosceva Yumi, era costantemente preoccupato.
Una ragazza come lei poteva passare inosservata a tanti sguardi, ma alla fine quando due ragazzi come loro, ritenuti fratelli, anche dalla loro somiglianza in tutto, lei poteva essere per entrambi la ragazza, quella speciale e imperdibile.
Ulrich per lei avrebbe fatto di tutto, sapeva ormai quanto i suoi sentimenti erano forti.
Erano giorni che quella paura lo attanagliava, il fatto che la sua somiglianza con William non portasse entrambi ad amare la stessa persona.
Ma lui si fidava di Yumi, sapeva che non gli avrebbe mai mentito nonostante tutto.
Poteva reagire in un solo modo.
«Mi fido di te, non preoccuparti Yumi.»
La ragazza si voltò qualche istante.
Sorrideva, ma la falsità di quel sorriso era lacerante.
Nonostante tutto finse di non notarlo, limitandosi a baciarlo.
Era un bacio diverso, molto diverso dal solito.

Il giorno dopo, Yumi, dopo aver indossato quel suo stupido vestito, partì.
Erano le 10.30, sarebbe arrivata in tempo, forse anche leggermente in ritardo, sperava lei.
Ulrich dormiva ancora, gli diede un bacio sulla fronte prima di uscire.
Ringraziò il cielo più volte non avvertendo il solito freddo di fine ottobre, ma un sole abbastanza piacevole batterle sulla pelle.

Ulrich si svegliò, avvertendo le labbra della ragazza sulla fronte, ma non si mosse finchè non sentì il suo cellulare suonare.
Un sms da Odd,
"Ciao Ulrich, puoi venire subito al Rainbow Coffee? È importantissimo."
Il ragazzo sospirò, quello stupido sapeva solo mettersi nei guai.
Erano le 10.40, sarebbe arrivato senza problemi passando per una scorciatoia, per le 10 in punto sarebbe stato sicuramente là.

Erano le 10.55, era arrivata in anticipo anzichè il ritardo che si era augurata.
E William era lì, poggiato a una colonna, che la aspettava.
Si avvicinò, vicino a lui c'era un ragazzino biondo con una strana ciocca viola, ed era anche parecchio basso.
Rimase ferma, incerta se raggiungerlo davvero o meno, ma ormai lo aveva promesso.
Cercò di farsi passare il fiatone che le era venuto durante la camminata, immaginando già le frecciatine che lui le avrebbe lanciato come "Oh, avevi fretta di chiamarmi padrone?" oppure "Non vedevi l'ora di stare con me, vero?"
Non appena il respiro le tornò normale si avvicinò definitivamente.
William manteneva lo sguardo basso e non appena la vide avvicinarsi a lui, sorrise
«Ehi Odd, guarda la mia bambolina.»
Il ragazzino accanto a lui come tutta risposta ingoiò il boccone che stava masticando rumorosamente
«Chi è, William?»
«Lei? Oh, è la mia maid personale, dico bene?» disse avvicinandosi al viso di Yumi.
«Maid?! Ma per favore! Ma se non puoi nemmeno permetterti un paio di scarpe!» disse il biondino.
«Zitto, idiota!» disse William colpendolo in testa.
Yumi rimaneva zitta, e questo William lo notò quasi subito
«Non dici nulla, non mi saluti nemmeno, bambolina?»
Era il momento, doveva riflettere su ogni cosa che faceva, carattere, parole, doveva essere educata.
«Buongiorno padrone.» disse mantenendo una voce calma e facendo un leggero inchino, mentre dentro di lei non faceva altro che accumulare rabbia nei confronti del ragazzo.
«P-Padrone?» chiese Odd confuso.
«Visto, stupida pezza da piedi?» disse William al ragazzo, per poi rivolgersi nuovamente a lei prendendole il mento tra due dita «Lei oggi è tutta mia.» sorrise.
Yumi spalancò gli occhi, di nuovo quella sensazione.
Un misto tra rabbia e una scossa sconosciuta.
Si slacciò da quella presa velocemente
«Allora, cosa dobbiamo fare ora, padrone?» continuò mantenendo quel tono.
«Aspettiamo una persona e andiamo, ok?»
«Tutto ciò che vuole, padrone.»
William stava tornando a guardare basso, quando vide un uomo di mezza età passare accanto a Yumi e squadrarle il fondo schiena.
Si tolse immediatamente la giacca, sperando solo che fosse abbastanza lunga da arrivarle fino alle cosce.
«Mettila, avrai freddo.» disse fingendosi non interessato.
Yumi lo guardò, confusa.
Molto probabilmente era uno dei giorni più caldi di quel fine settimana, di certo il freddo non era un problema.
«Sto benissimo, pad..»
Lui la interruppe
«Sono il tuo padrone, no? Mettila.» disse mettendogliela sulle spalle, arrossendo.
Odd, dal canto suo, non aveva mai visto reagire William così, non si era mai preoccupato molto sul coprire una ragazza; guardò l'amico confuso.
«C-Certo, padrone.» disse stringendo la giacca a sè, era abbastanza lunga e le arrivava fino alle ginocchia.

Ulrich era ormai vicino al locale, doveva solo girare l'angolo.
Appena lo fece rimase fermo davanti alla scena, c'era Odd insieme a William e Yumi; era confuso, si avvicinò.
Il primo a notarlo fu l'artefice di tutto, William, sorrise.
Aveva preso poco prima il cellulare di Odd per mandare un messaggio a Ulrich fingendo una questione urgente, quando il suo obiettivo in realtà era unicamente far capire al moro i suoi errori.
Quanto facesse male nel sentirsi essere traditi dall'amico di sempre, infondo lui per la bambolina provava solo una normale attrazione fisica, o almeno così sperava.
«Ulrich!» esordì immediatamente il ragazzo.
«William.»
Yumi, sentendo quel nome, non potè fare a meno di arrossire e stringersi ancor più addosso la giacca che le era stata porsa poco prima.
«Ulrich..» sussurrò Yumi vedendolo.
Lui le sorrise, lei ricambiò, come la sera prima.
«Ulrich!» esordì felice Odd vedendo il suo amico.
«Ehi, ciao Odd!»
Yumi non potè fare a meno di fulminare con lo sguardo William, voleva capire il suo piano anche in ogni caso, ormai era fatta.
«Che hai, bambolina chiese William concentrandosi sulla ragazza «Ho pensato di invitare anche il tuo ragazzo, spero ti faccia piacere.» disse sorridendo.
Ma non in modo maligno, era un normalissimo sorriso.
Infondo il suo obbiettivo non era far arrabbiare lei, ma lui.
«G-Grazie..» disse la ragazza ripetendosi nella mente di dover essere gentile «.. Padrone.»
Ulrich la guardò.
Altro che cameriera, ecco una maid.
Ed ecco che la risentiva, quella rabbia, tornare verso quello che era il suo migliore amico, e anche verso se stesso.
Ma infondo Yumi glielo aveva detto, sospirò.
Andarono in giro per la città e William approfittò in ogni momento l'uso della sua maid, e lei gli obbediva.
Anche se doveva ammetterlo, non riconosceva quei gesti tanto accomodanti suoi; anzi, vederla impegnarsi nell'interpretare un'altra lo infastidiva.
A lui non piaceva quella squallida ragazzina che lo chiamasse padrone, ma semplicemente Yumi.
Spalancò agli occhi a quel pensiero, per poi cacciarlo.
Per un attimo aveva confuso quell'attrazione per un vero e proprio sentimento, ma a lui non piaceva la bambolina, non doveva.

Erano fermi al parco ed era quasi mezzogiorno.
Ulrich, anche se molto irritato, aveva mantenuto il silenzio per tutto il tempo, mentre William continuava a osservare le sue azioni.
«Allora, che si fa ragazzi?» incalzò Odd, non percependo la tensione nell'aria.
«Pensavo di fare un salto a casa mia.» disse William tranquillamente.
«Benissimo.» disse Ulrich, ormai gli sembrava evidente che tutte quelle frecciatine erano indirizzate a lui, non ne capiva il motivo ma era così, e lui sarebbe stato al gioco.
Dopo pochi metri si ritrovarono all'appartamento dove viveva William, non era di certo una casa benestante, anzi somigliava all'appartamento che Yumi aveva in Svizzera.
La ragazza, infatti, si guardava intorno con estrema naturalezza.
Era arredata con il minimo indispensabile, un divano, un tavolo con intorno 3 sedie, una piccola cucina e poi altre stanze.
«Servitevi pure, ragazzi, come sempre!» disse William buttandosi sul divano.
Yumi aveva perfettamente capito ciò che doveva fare, si avvicinò al ragazzo
«Desidera qualcosa, padrone?»
«Uhm.. Se è fatto da te, sì.»
«Dica.»
«Il frappè di ieri era squisito!»
«Un frappè con vodka, dunque?»
«Esatto! Trovi tutto nei cassetti, la vodka è nella credenza.»
Così, di malavoglia, Yumi andò a preparare l'ordinazione.
Ulrich, intanto, dopo essersi bevuto un po' di birra, controllò che William lo stesse guardando per poi avvicinarsi a Yumi
«Ehi, stai bene?»
«Uhm? Certo.» disse la ragazza prendendo un bicchiere.
«Guarda che solo perchè sei la sua.. Cameriera, non devi evitarmi.»
La ragazza si fermò «Hai ragione.» disse come realizzando.
Lui le sorrise, per poi prenderle il mento tra l'indice e il pollice per alzarle il volto verso il suo
«Già.» sussurrò per poi baciarla.
William guardava irritato la scena, si voltò di lato per poi alzarsi ed uscire di casa.
Yumi lo seguì
«Padrone? Dove va?»
«Che ci fai qui? Il tuo ragazzo è dentro, no?»
«Sì, ma noi abbiamo un patto, no? Una promessa.» finì lei sorridendo.
Lui la guardava confuso, diceva sul serio o stava solo mandando avanti la sua farsa?
Non ce la faceva più a sopportarla recitare quella scena, così accomodante, così diversa da lei.
«Guarda che se vuoi puoi anche smetterla.»
«Uhm?»
«Intendo, con questa voce, il tuo comportamento. È ridicolo, è irritante.» ammise William.
«Lei mi ha chiesto di essere la sua maid personale, padrone, ed è ciò che sto facendo.»
Il ragazzo sorrise
«Tu non ti aspettavi che avrei fatto venire anche lui, vero?»
Yumi abbassò lo sguardo «No.»
«Ora probabilmente sarai arrabbiata con me, no?»
«Io non posso essere arrabbiata con il mio pad..»
«Ti ho detto SMETTILA, tu non sei così!»
Lei spalancò gli occhi, William era di fronte a lei, era serio.
«Sì, sono arrabbiata. Anzi, confusa. Io non capisco perchè prima inviti Ulrich per farmi imbarazzata, poi mi permetti di stare con lui senza metterti in mezzo, anzi, lasciandoci a casa tua!»
«I miei piani erano infastidire lui, non te.»
«Lui?»
«Sì, non mi importava niente del debito da saldare, a dire il vero. Non sapevo nemmeno che farti fare, come mia maid, poi ho deciso che potevo usarti per far capire a Ulrich che si prova quando un amico ti tradisce, ma lui è stato al gioco!»
«G-Gioco?»
«Esatto, volevo capisse che vuol dire quando un amico ti volta le spalle, come ha fatto lui. Ieri, ha cercato di colpirmi senza nemmeno chiedersi se aveva o meno ragione, quale fratello farebbe così?»
«Io..» Yumi non sapeva che dire, era arrabbiata con William per tutto quel tempo, quando in realtà lui non aveva fatto altro che soffrire.
«Ma infondo, il nostro sangue non è lo stesso, no? Io sono solo un ragazzo con un sangue rosso e sporco, mentre lui è diverso, diceva mia madre, lui è di sangue blu; famiglia ricca, tante case, soldi.. Ma da piccoli, queste differenze non esistono.»
«William..»
«Tsk, ma perchè ne parlo a te poi? Andrai a spifferargli tutto, non è così? Guarda, puoi anche andare, ciao!» disse iniziando a camminare, ma Yumi lo fermò.
«Io.. Io ti capisco!»
Il ragazzo si voltò.
«Io vivo con mia madre, lei è di salute cagionevole, ma lavora duramente per mantenere me, l'accademia, la sua casa, e da quest'anno anche io mi sono cercata un lavoro part-time per lei.»
«E tuo padre?»
«Mio padre ci ha abbandonate.» disse lei sforzando un sorriso, malinconico.
«Oh, anche mio padre ci ha lasciati. Io ho una sorella maggiore, ha dovuto lasciare gli studi per provvedere a noi, quindi in effetti ora contano tutti su di me, un delinquente. Un delinquente che ha poco a che fare con lo studio, ma almeno io non sono fuggito come mio padre.» disse calciando una pietra per terra.
I due si guardarono, era calato un grandissimo silenzio, un silenzio di comprensione ricambiata.
Sorrisero.
«Ora puoi anche andartene.»
«La tua giacca.» disse lei porgendogliela.
«Grazie, ma forse è meglio che te la tieni fino a che non ti sarai vestita di più.»
«Ma come? Mi costringi a conciarmi mezza nuda, poi mi dai la tua giacca?»
«È che..» si interruppe vedendo Ulrich uscire «Niente, torna a casa e basta. Ciao.» detto questo si voltò.
Yumi venne raggiunta da Ulrich
«Tutto bene?»
«Sì.» disse lui guardando la giacca dell'amico.
Guardò qualche istante anche lei il cappotto, per poi voltarsi verso il suo ragazzo
«Andiamo?»
«Cosa? Ma non doveva essere un giorno intero?»

I due si diressero verso casa.
La ragazza era estremamente confusa, attraversata da mille pensieri e sensazioni.
Aveva scoperto tante cose in comunque con William, e anche molto di Ulrich.
E ricco, eppure non le aveva detto niente.
In effetti erano veramente diversi.

* * *
Ciao lettori di EFP!
Sì, che capitolo lungo!
A quanto pare, la "vendetta" di William non è finita proprio bene, ma ok.
MANCANO POCHI CAPITOLI ALLA FINE.
Ora vado!
Un bacio a tutti voi,
SmileSmoke.
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Capitolo 17
*** Decisions. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 17

Decisions.
Il giorno dopo era domenica, Yumi era libera e anche Ulrich lo era, ma era la prima volta, da quando si erano messi insieme, che lei non si sentiva di passare con lui la giornata.
Il giorno prima aveva iniziato a provare qualcosa di strano a causa di tutto quello che le aveva detto William.
Non credeva fosse possibile, ma in quel momento, stare vicino a Ulrich la disorientava.
Erano le 7 di mattina, ma non le importava; indossò una tuta e uscì, avrebbe fatto una corsa, aveva bisogno di un po' d'aria fresca.
Purtroppo, però, quell'aria non fece altro che farla stare peggio.

Lui aveva sempre avuto tutto, case, soldi.
Lei invece faticava, per tutto. Non si era nemmeno potuta permettere una televisione quando era piccola, le spese per mantenere una bambina e una nonna malata erano elevate, e solo dai 11 anni la famiglia riuscì ad averla; per il cellulare invece dovette aspettare i 14.
Lui invece aveva tutto, ma viveva nel monolocale a causa del padre, le aveva raccontato Ulrich.
Averlo in casa portava scompigno, e oltretutto quel monolocale era vicino all'accademia.
Ma le differenze non erano solo quelle, le distante tra i due erano abissali; lui era il tipico francese nato da una famiglia ricca che prendeva un comportamento rispettoso e degno di nota, che probabilmente era capace di mantenere, era sicuramente cresciuto di vizi senza fine e così erano spiegate le sue infinite sicurezze in tutto; mentre lei era cresciuta in una strada che nessuno voleva percorrere, aveva sempre frequentato scuole malmesse per evitare ulteriori spese, dal liceo in poi invece puntava tutto sulle borse di studio, ed era così che era riuscita ad arrivare in Francia, grazie a una parziale borsa di studio.
L'accademia non era solita a fare entrare studenti senza nemmeno un'entrata minima, la madre doveva continuare a lavorare per mandare avanti la sua retta, e questo imbarazzava molto Yumi.
Non perchè era povera, ma perchè non poteva far nulla oltre al lavoretto part-time in quel bar.
Sospirò.
Ma infondo, doveva ammettere, che aveva passato momenti peggiori, arrivando a perdere la casa e mai una volta che il padre fosse intervenuto.
Yumi, da parte sua, si chiedeva se fosse ancora vivo, ma la madre continuava a dirle di sì.
Oltretutto, in confronto a Ulrich lei era incerta, su ogni passo che faceva, sulla sua vita, sulle scelte, su se stessa.

Si fermò.
Chissà se anche William, oltre quel muro che si ostinava a costruire, era così insicuro.
Non doveva pensare William, no.
Lei Amava Ulrich, ne era certa, ma doveva ammettere che stando vicina a William era più a suo agio.
Con lui non era perennemente preoccupata o confusa quando gli parlava, gli diceva ciò che pensava, forse perchè sapeva che in fondo lui le somigliava, sì.
Probabilmente in passato, quando era ancora normale, avrebbe passato volentieri intere serate a parlare con quel tipo, William.

Riiniziò a correre.
Non doveva, non doveva pensare a William.
Era sbagliato, lui non c'entrava nulla con lei, lui era solo un amico, e nemmeno il suo.
Lui la odiava, glielo aveva detto.
L'aveva definita volgare e presuntuosa, lei altrettanto.
Ma continuavano comunque a parlare.
A prendersi in giro.
A punzecchiarsi.
Ad arrabbiarsi.
A confortarsi.
A confidarsi.
A.. Scoprirsi?

No, tutti quei pensieri erano sbagliati, che le succedeva?
Avrebbe dovuto pensare solo e unicamente a Ulrich, l'unico che l'aveva accolta in casa, che l'aveva curata, che l'aveva Amata con tutto sè stesso.
Ne era certa, che lui Amasse lei come lei Amava lui.
Doveva essere così.
E poi, tutte quelle incertezze, tornavano.
Ogni pensiero che formulava la portava ad una fine dove la domanda voleva una certezza, ma la risposta non arrivava.

«Yumi? Dove sei? Mi sono svegliato e non ti ho vista!»
«Oh, ti ho spaventato.. Sto facendo una corsetta al parco.»
«Non preoccuparti, solo che non vedendoti ero..»
«Beh, sto bene!» disse lei cercando di rendere il più possibile la sua voce allegra.
«Bene, ti Amo! Ciao!»
«Ti Amo anche io, ciao.» riattaccò.

Lo Amava, ma c'era sempre qualcosa che la bloccava.

Prese un respiro, per poi tornare a correre, quando davanti a sè vide un ragazzo con lo sguardo confuso, o meglio, sorpreso.
Sì, perchè lo era davvero, ma positivamente.
Appena l'aveva vista aveva sentito qualcosa scaldarsi in lui, ma non sapeva cosa. Attrazione fisica, continuava a ripetersi come un ossesso mentre anche il solo vedere i suoi occhi gli illuminava la giornata.
Nessuno dei due diceva nulla, quella scossa era nuovamente tornata.
La sentivano entrambi, ma mai lo avrebbero ammesso, non l'uno con l'altro, comunque.
Una voce ruppe il silenzio.
«Eccomi, William!» una bambina gli agguantò la mano con un sorriso enorme sulle labbra.
Era molto piccola, sui 6 anni, aveva gli occhi neri e i capelli un po' lunghi molto simili a quelli di William.
Il ragazzo, come risvegliatosi per incanto, si rivolse alla piccola sorridendo.
«Sì, brava Olivya.»
Quel sorriso, non lo aveva mai visto.
Era diverso.
Dolce, perfetto, gentile.
Lei era senza parole nel vedere quanto potesse brillare quel ragazzo.

Accarezzò alla bambina i capelli, mentre la piccola osservava la ragazza che aveva di fronte, li guardava.
È davvero bella, si ritrovò a pensare la piccola Olivya.
Magra, con i capelli neri come quelli di alcune principesse che guardava alla tv, con gli occhi neri.
Anche William guardò Yumi.
Era lì, non sorrideva, ma aveva un'espressione dolce; la si vedeva la felicità, dietro quelle labbra, dietro i suoi occhi. Ma perchè?
Non importava, bastava che fosse felice.
Era la prima volta che faceva un pensiero simile nei confronti di una ragazza, un pensiero che andava oltre il fisico.
Ormai si trovava in quel vicolo da troppo tempo.

Non era il fisico ad attirarlo davvero, inutile mentire a se stesso.
Forse a se stesso, ma agli altri si poteva, a loro sì.

Di nuovo quella scossa
. Passava da uno sguardo all'altro con pura adrenalina, comprensione, agio, calma.
Lei era felice, leggera.
William, grazie a lui?
Pazza.

La bambina interruppe entrambi «Sei una principessa?» chiese a Yumi.
Ed ecco un colpo, strano, bizzarro, nuovo.
Avrebbe voluto dire sì, William lo avrebbe urlato, perchè in effetti la bellezza e la purezza erano quelle.
Quelle di una principessa.
La ragazza sorrise alla fine
«No, piccola!» disse chinandosi per essere alla sua stessa altezza.
«Però lo sembri.» disse la piccola allungando la mano libera che aveva verso il piccolo naso di Yumi
«Anche tu lo sembri!» disse la ragazza.
«Io sono Olivya!» disse la piccola presentandosi.
«Io Yumi.»
La bambina si inchinò.
«Cosa fai, ti inchini?» le interruppe William.
«Zitto! Non sai che le principesse si inchinano così?» lo rimproverò la bambina.
Il ragazzo si posò una mano sulla fronte, ridendo
«Se lo dici tu..»
«È vero zio!»
Yumi spalancò gli occhi
«Zio?»
William si voltò verso la ragazza
«Sì, è la figlia di mia sorella.»
«Oh.» disse Yumi sorridendogli.
La piccola posò gli occhi su di lei, poi su di lui, poi ripensò a tutti quegli sguardi.
Vedere William sorridere a quella principessa lo rendeva diverso, secondo lei. Come un principe.
La piccola indicò il ragazzo
«Sei un principe!»
Lui guardò la bambina, non capendo.
«Se hai una principessa, sei un principe anche tu!» disse Olivya convinta.
«Ma di che parli?»
«Non pensavo tu fossi un principe, perchè non sei mai felice come adesso che vedi lei! Lei è la tua principessa se ti fa felice! Poi solo lei ti fa così bello!» concluse dopo aver articolato alla rinfusa quelle parole, e indicando Yumi.
William, dalla sua parte, non sapeva cosa dire.
Quella bambina aveva capito cose che lui stava tenendo celate come oro.
E le aveva capite al volo, solo perchè lo conosceva.
Yumi lo guardava, come alla ricerca di una conferma.
Quella bambina diceva cose senza senso, forse.
Infondo era lei che passava la vita affianco di quel ragazzo, era sicuramente la verità.
E Yumi, dal canto suo, si sentiva morire senza una risposta.
Si guardarono.
«Io devo andare.» sussurrò William prendendo la mani della bambina.
Si voltò, per poi sparire da quella strada.
Yumi non riusciva a muoversi, non capiva perchè quel ragazzo le faceva un tale effetto.
Voleva una risposta, ma forse era meglio non averla.
«Aspetta!» urlò alla fine.
Il ragazzo si voltò, sorpreso da quella voce.
Gli arrivò alle spalle.

Ulrich, William, una scelta.
Da quando doveva scegliere?
Si sentì gli occhi inumidirsi, poi si buttò tra le sue braccia.
Lui la accolse, confuso, senza nemmeno sapere cosa stava facendo.
Poi di nuovo quel calore.
Era in trappola.
Ora che la sentiva, se ne rendeva conto, lui l'Amava.
Era un errore, e doveva evitarlo.
I pensieri non andarono oltre, lei lo strinse di più a sè singhiozzando.
No, non poteva evitare di amare tutto di lei, erano uguali.
La bambina le prese la mano
«Cos'hai?» chiese preoccupata.
Yumi la guardò.
L'innocenza, desiderava di nuovo quell'innocenza.
Voleva essere certa di tutto, come quella bambina, ma lei era cresciuta.
Aveva compiuto scelte, e ora doveva incontrarne gli ostacoli.
Sospirò.
«Stasera c'è la serata per le famiglie, ci vestiremo da principesse. Portala.» sussurrò al ragazzo, per poi staccarsi.
Lui annuì
«Stai bene?» chiese.
«No.» disse sincera Yumi, per poi voltarsi verso casa.

Ma che sto facendo? Qual'è il mio problema, dannazione! Non so più cosa provo.
Si sciolse i capelli e lo sentì, il suo profumo, quello di William, menta.
Poi si strinse a sè la giacca, di Ulrich.

Yumi tornò a casa verso l'ora di pranzo, non sapeva che fare.
Troppi pensieri, troppi errori, solo confusione, solo problemi, problemi che non doveva porsi.
Aveva ancora tutto il giorno libero, solo la sera aveva il turno.
Aprì la porta di casa, Ulrich stava scaldando della pasta
«Ehi, ciao!»
«Ciao! Ehm.. Cucini?» chiese lei vedendolo per la prima volta impegnato con i fornelli.
«Ci provo, non sono un granchè. Non ho mai dovuto cucinare prima!» sorrise lui.
Quel sorriso troppo tagliente.
Aveva paura di vederlo, l'avrebbe fatta sentire peggio. Troppo male.
Ovvio che non avesse mai cucinato, si ritrovò a pensare.
«Se vuoi faccio io.»
«Ok.» fece il ragazzo spostandosi, mentre Yumi prendeva la busta della basta.
«Allora, ti sei divertita a correre la domenica mattina?» chiese Ulrich abbracciandola.
«Sì, mi serviva un po' d'aria fresca.» disse dandogli un bacio sulla guancia.
Sospirò, tornando a guardare la pentola.
Odiava quel bacio, era un errore, era diventato così diverso dall'inizio.
Maledetta, sporca, stupida, cinica ragazza, continuava a ripetersi.

Ulrich si era seduto, aveva notato qualcosa di diverso in lei.
Si chiedeva cosa nascondesse, ma non le domandò nulla.
Lo sentiva il fatto che lei non volesse parlargli, un peso, un peso incredibilmente faticoso da portare.
La guardava, i suoi occhi spenti.

«Stasera devo lavorare.» disse lei scolando la pasta «È la serata delle famiglie e ci vuole più personale possibile, e a me servono soldi.»
Il moro la guardò, non le aveva detto mai nulla, della sua famiglia, delle sue ricchezze, niente.
Non voleva farla sentire diversa, chissà cosa avrebbe potuto pensare.
Dentro sè era già pronto a esordire dicendole che non c'era bisogno, perchè loro potevano farcela benissimo, i soldi di certo non erano un problema, ma il problema sarebbe stato come avrebbe reagito la ragazza sapendo che lui le aveva mentito.
Rimase in silenzio.
Yumi, dalla sua parte, non aveva intenzione di lavorare quel giorno, ma lo aveva deciso poco prima, vedendo William e Olivya.
Aveva preso una decisione sofferta, amara e inaccettabile per lei, ma non capiva il perchè le sembrava la più giusta.
Sospirò nuovamente, per poi impiattare la pasta e porgere i due piatti sul tavolo.
Non c'era mai stata tanta tensione tra loro.

Stupida
, malvagia, maledetta ragazza, come puoi fare una cosa simile?
Continuava a insultarsi.
Non appena finì di mangiare si alzò e uscì, dicendo a Ulrich che andava da Aelita.
Bugiarda, doveva solo stare sola.
Sola, per mettere in atto quell'amara decisione che aveva preso.
Si allontanò di un paio di chilometri da casa, per poi fermarsi su una panchina.
Tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans il foglio che la mattina aveva strappato da un elenco telefonico in un bar dopo aver incontrato William.
Dopo essersi sentita confusa, dopo esser rimasta intrappolata in troppi dubbi.
Iniziò a leggere.
La sistemazione più conveniente era quella al Rainbow Coffee, visto sopratutto il periodo dell'anno.
Avrebbe dovuto percorrere meno strada a piedi.
Sì, era la giusta decisione.
Infondo Ulrich aveva problemi con suo padre, e lei era solamente un ostacolo in più.
Oltretutto, se lui non aveva voluto dirle niente sulla vita privata ci sarebbe stato un motivo.
Non significava lasciarsi, no, significava solo allontanarsi di poco, niente di che.
L'affitto poteva permetterselo, non era nemmeno un monolocale e costava poco a causa della confusione che veniva a crearsi la sera in quanto si trovava in una zona commerciale, ma per lei non era un problema, a quell'ora lei doveva lavorare.
Compose un numero con il cellulare.
«Pronto?» era una voce femminile, probabilmente una donna sulla quarantina.
«Buongiorno, vorrei rispondere all'annuncio dell'appartamento in affitto..»
«Certo, ha intenzioni serie
«Sì, sono una studentessa, come minimo dovrei passarci due anni.»
«Fantastico! Dovremmo incontrarci, lei oggi è libera?» chiese la donna allegra.
La ragazza sorrise, malinconicamente «Sì, tutto il pomeriggio.»
«Bene.»
Si diedero appuntamento in un locale.
La proprietaria si accurò che Yumi fosse nelle condizioni di poter pagare l'affitto, e l'avvisò nuovamente dei problemi che portava quella zona commerciale.
«Molto bene, queste sono le chiavi! Firmi qui, e l'appartamento è suo.»
La ragazza impugnò la penna, poi, una lettera alla volta, scrisse con le lacrime agli occhi il suo nome.
«Grazie.»

Yumi tornò da Ulrich con il cuore in gola.
Bussò, lui le aprì, stava già sorridendo al pensiero di vederla
«Yumi!»
«Devo dirti una cosa..»
«Che succede?» chiese lui preoccupato.
«Io.. Mi trasferisco
Il ragazzo spalancò gli occhi
«Cosa? Scherzi?»
«No, io non posso vivere a tue spese. Tuo padre ti ha praticamente sfrattato, e io non voglio mettermi in mezzo, oltretutto l'appartamento è vicino al bar, è molto più conveniente. Ecco, ero venuta a dirti questo.»
«Ma come?» il ragazzo era confuso, non capiva, non avrebbe più vissuto con Yumi.
«Io ho bisogno di farcela da sola, ma questo non significa che ci lasciamo, è solo che.. Ne ho bisogno, capisci?» disse lei accennando un sorriso per tranquillizzarlo.
Lui annuì, lei aveva bisogno di farcela da sola.
Lo avrebbe accettano, non poteva di certo opporsi, non poteva dire nulla, non ne aveva alcun diritto.
Lui non sapeva ciò che aveva provato lei, non poteva capirne le sofferenze.
Ma alla fine dei conti, non ti stavano lasciando.
«E.. Quando te ne vai?»
«Stasera stessa.»
Lui spalancò gli occhi
«E le tue cose?»
«Infondo non ho niente, prendo tutto ora.» disse lei tranquilla.
Così fece, si sistemò i vestiti in una scatola e fece per uscire, ma prima diede un bacio a Ulrich.
Lui doveva capirlo che lo Amava, sì, perchè lo Amava.
La loro diversità non era un peso, no.
Si staccarono e poi lei uscì.
Si sentiva morire, ma perchè?
Camminava distrutta, Perchè?
Se lo ripeteva in continuazione, fino a quando arrivò dentro la sua nuova casa.
Perchè?
Lasciò la scatola a terra e si inginocchiò, Perchè non aveva ricambiato il bacio?
Si mise le mani sul viso, come se qualcuno in quell'appartamento vuoto potesse sentirla.
Era sola, ma quelle lacrime dovevano andarsene.
Dovevano.
Ma perchè?, continuava a ripetersi, Perchè non ha ricambiato il mio bacio?
Era sincero quel gesto, no?
* * *
Ciao! ^^
Come state?
Piaciuto il capitolo? Non credo. .-.
Spero non vogliate uccidermi!
Un bacio a tutti voi!
SmileSmoke.
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Capitolo 18
*** Help. / Aiuto. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 18

Help.
Si asciugò l'ultima lacrima, poi si vestì.
Un abito giallo fin troppo gonfio e sbrilluccicoso, ma quella sera doveva essere una principessa.
No, non lo era.
Dentro si sentiva troppo cattiva per un simile ruolo, ma perchè?
Perchè non l'aveva ricambiata?
Infine posò la tiara sulla testa.
Una principessa, così l'aveva definita quella bambina.
Scese una lacrima dai suoi occhi.

«Non pensavo tu fossi un principe, perchè non sei mai felice come adesso che vedi lei! Lei è la tua principessa se ti fa felice! Poi solo lei ti fa così bello!»

Vicino a lui sembrava una principessa, no non era così.
Desideri di bambini, solo desideri di bambini, quelli.
La sincerità e l'ingenuità di un bambino era tutto ciò che lei desiderava in quel momento, nessun indugiare, solo istinto.
Vicino a William sembrava una principessa, lui diventava più bello con lei.
Un'altra lacrima.
Vicino a Ulrich lei cos'era, cosa diventava lui?
Prese la giacca e uscì, diretta verso il locale.

Appena arrivata li vide immediatamente, sorrise e si avvicinò a loro
«Bellissima principessa, possiamo servirla?» chiese lei inchinandosi a Olivya.
«Yumi!» sorrise la bambina abbracciandola senza riflettere.
La ragazza fece altrettanto, per poi guardare William e porgergli la giacca
«Questa è tua, grazie ancora per l'altra volta.»
«Oh, figurati.» fece lui diventando rosso.
La piccola li interruppe
«Ehi! Ma tu adesso sei una principessa vera?»
«Certo! Non vedi? Ahahahah» disse la ragazza facendo una piccola piroetta per far vedere alla bambina il vestito.
«Che sei bella! Anche io da grande voglio essere così!» disse la piccola con gli occhi illuminati.
La ragazza sorrise «Sarai molto più bella, vedrai!»
William guardava Yumi, era così bella. Quel sorriso, quanto avrebbe voluto vederlo rivolto a lui, a se stesso.
La piccola Olivya non aveva fatto altro che parlare di Yumi quel giorno, dicendo quanto era bella e che non vedeva l'ora di rivederla.
In effetti, la bellezza di quella ragazza la notavano tutti, senza scampo.
Sorrise al pensiero, e Yumi lo notò.
«Cosa ridi?» fece lei scherzando.
Poi eccolo, quel sorriso, rivolto proprio a lui.
«Io..» si posò una mano sulla fronte, arrossito, per poi tornare ad avvolgersi in quella stupida finzione «Tsk, ridevo di voi due, stupide!»
La piccola gli fece una linguaccia
«Sei solo geloso che la tua principessa parla con me!»
I due ragazzi arrossirono, improvvisamente.
Olivya parla troppo, non potè fare a meno di pensare William.
Poi guardò Yumi, in effetti quella sera, con Olivya, chissà se gli avrebbe parlato almeno un po', non chiedeva altro.

Stupido, idiota, bambino.
Innamorato
.

All'improvviso, una voce proveniente dall'altoparlante da dove solitamente si ascoltava la radio, disse
«Ed ora, principi o principesse, accogliete tra le vostre braccia un compagno e ballate!»
La bambina guardò subito lo zio, poi Yumi
«Lo zio William!» disse spingendo con forza la ragazza verso di lui.
I due rimasero un attimo a guardarsi in volto, ancora quella scossa, troppo forte per essere finta, troppo forte per essere solo un'illusione.
«P-Prego.» disse Yumi allungando una mano, non aveva più fiato in gola improvvisamente, si sentiva spossata.
Il ragazzo le prese la mano e si alzò.
Iniziarono a ballare, imbarazzati, per la sala insieme a tutto il resto dei clienti.
Quegli sguardi, erano diversi.
Diversi da sempre.

Sto facendo un errore, si ripetè lei guardandolo in quegli occhi scuri e magnetici, troppo sbagliato.

Inaccettabile, lurido gesto, si disse invece lui, ma anche se sapeva che era così non riusciva a fermarsi da quel volteggio che la teneva vicino al suo cuore.
Sarebbe rimasto così per sempre, se solo gli fosse stato permesso, ma poi la musica si fermò.
I due si ritrovarono al centro della sala, l'uno negli sguardi dell'altro.
Stavolta lo capiva, lo sentiva, il cuore di lei battere col suo, e questo lo faceva sentire strano, troppo.
Lei, invece, vedeva quello sguardo diverso, che faceva trasparire troppo.
Troppi sentimenti sbagliati.
Provavano qualcosa l'uno per l'altra, era così e lo sapevano.
Era incredibilmente sbagliato, ma anche fin troppo vero.
Ancora uno sguardo, uno, e sarebbe ceduto tutto.
Uno sfiorarsi tra i due era tutto, tranne giusto, significava tradimenti, difficoltà, menzogne, sporcizia, luridi.
Impregnarmi di tradimento per lei? si chiese William non riuscendo a staccare da quell'ebano che erano i suoi occhi.
Soffrire per lui? pensò Yumi con le mani sul suo petto.
Erano errori su errori, fin dall'inizio.
Non dovevano conoscersi, non dovevano parlare, non dovevano litigare, non dovevano gridare, non dovevano piangere, non dovevano confortarsi, non dovevano odiarsi, non potevano Amarsi.
Lo sapevano che mai, in tutta la loro vita, non avrebbero fatto azione più vile di quest'ultima, ma c'era qualcosa negli occhi dell'altro, come una flebile, ma sicura, speranza.
Qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa che la ragazza si rese conto di necessitare.
Agganciarsi al suo sguardo, ai suoi occhi, agganciarsi a lui.

Lui non diceva nulla, si rendeva lentamente conto che quel momento era perfetto, non ne avrebbe avuto uno simile.
Si sentiva un bambino, tra le braccia di quella splendida principessa.
E sentiva che anche lei provava qualcosa, ma non sapeva cosa.
Era un dubbio indomabile, ma per quanto lo fosse, non usciva la voce per chiedere spiegazioni.
Sapeva solo che aveva bisogno di starle accanto, perchè il momento migliore della giornata era quello in cui lei gli rivolgeva la parola, anche un semplice "Ciao" lo faceva respirare come mai prima, gli faceva sentire la vita in un modo tutto nuovo.
Ne vale la pena, macchiarsi di peccati per mantenere quella minima speranza? si chiese lei con le mani aggrappate, perchè di certo non erano appoggiate, al petto del ragazzo.
Cosa stava succedendo?
Non voleva lasciarlo, non voleva.
Da quando necessitava della presenza di William, di quella sua speranza?
Non se ne era resa conto, prima, credeva che Ulrich fosse la sua unica speranza, ma poi, aver incontrato quel ragazzo così simile a lei.
Poi quella scossa che giorni prima aveva percosso anche lui.
Che sia Amore?
A quel pensiero alzò lo sguardo verso di lui.
Amarlo.
Una lacrima le percorse una guancia.
Sentì quel contatto umido sul suo volto, se fosse stato Ulrich probabilmente avrebbe sentito la sua mano fermare la lacrima con una carezza.
Ma non era Ulrich.
Un contatto, diverso, nuovo.
Spalancò gli occhi.
William le aveva dato un bacio sulla guancia, accogliendo tra le sue labbra quella goccia di angoscia.
Era stato troppo dolce per sembrare reale, qualcosa da favola.
Sì, lui sembrava un principe.
Lo guardò.
«Sei molto più bella se non piangi.» si limitò a dirle allontanandosi dal suo viso.
Lei rimase ferma, con la bocca leggermente schiusa, non sapeva cosa dire.
Troppo confusa per tutto.
Sensazioni troppo sbagliate, troppo vere, troppo vicine.
Troppo.
Un'altra lacrima, e un'altra, e un'altra.
Era sbagliata, lei.

Scostò William per correre via dal locale.
Correva, correva di nuovo.
Aveva smesso da così poco, ma era difficile non fuggire alla paura, alle scelte, alla razionalità.
Finì nel parco, era buio, solo pochi lampioni illuminavano i viali che attraversavano il grande giardino.
Tutto vuoto.
Si trovò esausta ai piedi di un salice, si sedette contro un tronco.
Prese tra le braccia le proprie ginocchia, in cerca di consolazione.
Voleva nascondersi, nascondere il proprio volto persino alla luna.
Abbassò il capo, la tiara cadde tintinnando sopra il cemento.
Era troppo stanca, non ce la faceva.
Si addormentò con gli occhi ancora lucidi, mentre sentiva quella dannata voce cercarla.

William l'aveva vista fuggire in lacrime.
Forse quel gesto era stato troppo, sì, aveva sbagliato e ora doveva rimediare.
Prese la mano di Olivya e insieme uscirono rincorrendo quella principessa piangente.
Arrivarono al parco.
«Yumi!» gridò lui non vedendola più tra quei cespugli scuri «Ti prego, rispondici!»
La piccola Olivya lo tirò a sè «Ho sentito un suono, di là!»
Poi vide il piccolo gioiello a terra e lì, sotto un albero triste quanto lui, una bellissima principessa addormentata.
«Sembra Biancaneve.» si lasciò sfuggire la piccola guardando la ragazza dormiente.
Lui sorrise, poi ripensando alla favola fece qualcosa di estremamente sbagliato, ma irresistibile.
Si chinò sulla ragazza, per poi scostarle i capelli dal viso.
Con una carezza asciugò le ultime lacrime, per poi avvicinare il proprio viso al suo e, infine, regalarle un tenero bacio a fior di labbra.
Non era stato nulla, solo un tocco, come in quella favola.
Forse dentro di sè, sperava davvero di vederla svegliarsi.
Sorrise.
Quello sarebbe stato il loro ultimo contatto e lei non lo aveva avvertito, ma non importava, era stato sufficiente.
William si voltò a guardare la luna, quando la piccola richiamò la sua attenzione.
«Zio, guardala!»
Così fece, e venne più che sorpreso nel vedere la ragazza con gli occhi aperti che si sfiorava le labbra.
Lei lo aveva sentito, quel delicato tocco, era stato qualcosa di piacevole e speciale.
Alzò lo sguardo, un principe la teneva tra le sue braccia.
Gli guardò la bocca, era lui.
Posò le sue mani dietro la sua nuca, per poi attirarlo al suo volto.
Sbagliava, era evidente, eppure non era riuscita a fermarsi.
Quel contatto che aveva avvertito poco prima l'aveva riscaldata davvero.
Lui si era ritrovato ad ammirare i suoi occhi umidi da troppo vicino, una vicinanza disarmante.

Erano troppo simili.
E due persone così simili come potevano non provare un'attrazione velenosa nei confronti dell'altro?
Qualcosa di troppo forte, per essere contrastato.
Troppo forte per lui, confusionario per lei.
Ma in quel momento, lei non riusciva a farne altrimenti.
Lo aveva attirato a sè, lo aveva guardato negli occhi.
Quegli occhi scuri, e poi, lentamente, avevano assaporato l'uno il calore dell'altro.
Quel bacio era contraccambiato da entrambi.
Quel bacio, caldo, odiato, amaro, velenoso, dolce, felice, unico, inaccettabile.
Si staccarono per poi guardarsi negli occhi, entrambi senza fiato.
Loro erano un principe e la sua principessa, loro erano uguali.

Continuavano a guardarsi.
Yumi si posò una mano sul petto, cosa aveva fatto?
Lui non smetteva di guardarla, incantato dalla sensazione appena provato.
Mai con nessun altra ragazza aveva provato qualcosa di simile.
La ragazza si alzò, per poi correre via.
Lui non la seguì, avevano sbagliato, eccome se lo avevano fatto.
Quel bacio era piaciuto ad entrambi, e questa era la cosa peggiore.
«Andiamo.» disse William prendendo la mano a Olivya.
«La seguiamo?» chiese la piccola, emozionata dopo aver visto lo zio baciare quella ragazza.
«No, andiamo a casa.» disse lui «Ti aspetta la mamma.»
Così se ne andarono.

Yumi arrivò a casa distrutta, non aveva la forza di fare nulla, non voleva neppure dormire.
Non voleva sognare, aveva paura anche solo di pensare di sognare William invece che Ulrich, non doveva dannazione.
Si diede un colpo alla testa, mentre si abbandonava contro la porta d'ingresso piangendo.
«Cos'ho fatto? Come ho potuto?»
Si alzò per poi andare a fare una doccia, sempre piangendo.
Sotto quel getto sembrava quasi che non ci fossero lacrime, che fosse stato solo un sogno.
Ma no, non lo era.
E se William avesse detto qualcosa?
Forse sarebbe stato meglio che Ulrich avesse saputo tutto, ma cosa le avrebbe detto?
Ma che domande, pensò lei chiudendo il getto, mi lascerebbe.
Dopo tutto, lui si fidava di lei, anche dopo che lei gli aveva rivelato ciò che credeva di lui.
Lui le era sempre stato accanto.
Lo aveva accusato di tradimento, quando alla fine era stata lei la più vile dei due.
Che mostro, solo un mostro.
Indossò in fretta un paio di pantaloni e una maglietta e si mise a letto.
Alla fine, dormire era la sola cosa che l'avrebbe aiutata, anche se poco.

William era rimasto solo.
Sua madre lavorava tutta la notte, e lui aveva riaccompagnato Olivya a casa.
Ora era solo, brutta cosa.
La sua mente si ritrovò a commettere lo sbaglio che doveva evitare, riflettere su quel bacio.
Era stato perfetto, nuovo, sensazioni incredibili, una tempesta incredibilmente gradevole.
Ma come avrebbe fatto poi a evitare ciò che provava, come si sarebbero guardati?
Ora non sarebbe più riuscito a vivere senza provare nuovamente quelle sensazioni, il mondo andava col diventare qualcosa in bianco e nero.
Non si sarebbe più accontentato di vederla da lontano o di infastidirla mentre serviva i clienti al bar con quel maledetto vestito, quello stupido straccio che tutti osavano guardare, lei era sua.
No, si corresse immediatamente dopo aver realizzato un immenso errore, lei è di Ulrich.
Loro si Amavano.
Lui era felice, realizzato, aveva conquistato anche l'ultima cosa che gli mancava.
E poi toccava a lei la scelta.
E chi avrebbe scelto, un povero ragazzo di quartiere o il figlio di un uomo d'affari che aveva tutto?
Sorrise malinconico.
La favola non cambia mai, si disse.
Lui era solo il servitore, quello a cui venivano affidate le parti da poco, quello che rimane in silenzio mentre l'eroe sconfigge il drago.
È solamente la spalla che viene ringraziata all'ultimo.
Favole, non erano mai sembrate tanto ingiuste a un bambino che credeva di poter essere lui il principe.
Macchè, forse sono proprio io il drago qui, disse estraendo dalla tasca una sigaretta, l'accese, se non ci fossi mai stato, tutti sarebbero stati più felici, Ulrich, Yumi.. Persino mia madre.
Guardò il soffitto.
Sua madre aveva sempre faticato a badare alle spese dei bambini, due.
Se lui non ci fosse stato, sarebbe stato tutto più semplice.
Yumi invece Amava Ulrich, non lui.
Lui si era messo in mezzo, non c'entrava niente.
Ulrich, il suo migliore amico stava subendo troppe sofferenze a causa sua.
Non sapeva che fare, cosa dire al suo amico.
Niente, non poteva rovinare tutto.
Sarebbe stato zitto, lo avrebbe fatto per lei, per non vederla più piangere.
Sospirò.
Solo danni porto, pensò buttando il filtro ormai al limite.
Andò in camera, era meglio dormire.

Ulrich aveva passato quella serata a riflettere, gli stava sfuggendo tutto dalle mani, era come se tutto stesse diventando offuscato, come immerso nella nebbia.
Yumi non c'era più, non sarebbe tornata quella notte.
Non l'aveva baciata, l'aveva sentita appoggiarsi a lui, con Amore.
A lui non sembrava, e non aveva ricambiato, forse aveva fatto bene.
Lo Amava ancora? Era come se tutti i dubbi dei giorni precedenti tornassero a galla.
Forse erano troppo diversi, avrebbe dovuto dirle la verità fin dall'inizio, doveva dirle tutto della sua famiglia, della ricchezza, ma non lo aveva fatto a causa di William.
Lo aveva visto avvicinarsi pericolosamente, e non voleva che le differenze fra loro due fossero così tante.
E non voleva che lei notasse quella somiglianza che gli univa, ma forse aveva sbagliato.
Se ne era andata, non aveva ricambiato il suo bacio.
Aveva sbagliato per tutto quel tempo.
E lui, non era nulla senza di lei.
Era morto, il cuore a pezzi, uno straccio.
L'ombra di un ragazzo, un'immagine sfocata.
Avrebbe fatto di tutto per averla tra le braccia in quel momento, per chiederle scusa, lo avrebbe anche rubato quell'attimo.
Ma non sapeva nemmeno dove fosse andata, o perchè non lo chiamasse.
Lei se ne era andata, lui voleva spiegazioni, ma infondo, gliele aveva date, aveva bisogno di farcela da sola. Doveva capirla.
Doveva ancora tornare come prima, diceva lei tutti i giorni.
Eppure quelle parole gli erano sembrate finte, false.
Non le credeva, lui che per primo aveva detto di fidarsi ciecamente di Yumi, non le credeva.
Aveva paura, terrore, ma non lo avrebbe mai ammesso.
«Testardo!» si disse prima di prendere il cellulare, sentendosi codardo.
«Pronto?»
«Ciao, sono io.»
«Ulrich! Che succede?»
«Accetto quell'invito.» disse alla sorella «Non ce la faccio da solo.»
«Ok..»
Detto questo riattaccò.
Non voleva più starci lì, non senza Yumi, era solo una trappola per i suoi ricordi.
Iniziò a mettere i vestiti nelle valigie.
Lui non era insicuro, sapeva perfettamente ciò che faceva.
Si rendeva perfettamente conto delle sue scelte.
Combatteva sempre, e stavolta non sarebbe stato da meno.
Semplicemente, combattere contro se stesso e i propri ricordi risultava stupido, o almeno così credeva.
Non poteva ammettere che per la prima volta nella sua vita si stava ritirando, non poteva essere così.

* * *
Ops..
Come vi è sembrato il capitolo? :3
Ormai ci avviciniamo al finale! Mi mancherà questa storiella! D:
A presto,
SmileSmoke.
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Capitolo 19
*** Instant. / Istante. ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 19

Instant.
La mattina successiva Yumi si svegliò agitata dopo una notte insonne, aveva sbagliato tutto.
Per lo meno non ho fatto sogni che potessero confondermi ulteriormente, pensò.
Si alzò, per poi indossare la divisa e uscire.
Da quella casa doveva svegliarsi un po' prima per andare all'accademia, ma non di molto, tutto sommato era davvero una delle migliori abitazioni che potesse mai scegliere.
Guardò il cielo, il sole trapassava lentamente quell'ostinato strato di nubi.
Continuava a guardare il cielo camminando, così da non rendersi conto della persona che le si trovava di fronte.
«Oh, scusa!» disse tornando con gli occhi bassi «Stavo guardando le nuv-» si bloccò.
Era di nuovo lui, William.
Erano soli, si rese presto conto il ragazzo.
Avrebbero dovuto parlare, ma nessuno dei due aveva il coraggio di farlo.
«Non importa.» disse lui «Comunque..» disse posandole una mano sulla spalla facendola voltare «Stavi andando dalla parte sbagliata.» scherzò.
Non vuol dire nulla, realizzò Yumi limitandosi ad annuire.
Forse evitare l'argomento e fingere che non fosse accaduto nulla era la strada più facile.
«Grazie.» disse tornando a camminare con il ragazzo alle spalle.
«Che ci fai da queste parti? Intendo dire, tu vivi con Ulr-»
«No, mi sono trasferita ieri.»
Il ragazzo iniziò a riflettere, aveva visto uscire Yumi dalla palazzina di fronte casa sua, ma perchè tra tutti i posti del mondo proprio lì, vicino la casa del cattivo, di quel dannato portatore di scompiglio e frustrazione?
Voleva chiederglielo, il perchè si fosse trasferita lì, perchè lui era il primo a cui importava il gesto della sera prima, e forse quel gesto aveva a che fare con sentimenti reali, forse.
La sua mente lo desiderava con tutta se stessa, no, il suo cuore.
Ma infondo lui di cuore non ne aveva mai saputo nulla, potevano essergli perdonati gli errori per il primo Amore.
Ma non così gravi.
Si sentiva malato, dondolava fra il proprio dovere e volere.
Tra giustizia e desiderio, troppo contrapposti.
Due fili legati insieme, ma tesi fino al punto di spezzarsi, e ormai mancava poco perchè cedessero, ed era per questo motivo che doveva allontanarsi da lei, lo faceva anche per se stesso, continuava a convincersi.
Yumi sentiva i passi del ragazzo alle sue spalle, si sorprese nell'essere soffocata da quel silenzio, voleva che parlasse, che le dicesse cosa significava quel bacio.
Ma a lei non doveva importare, no.
Niente affatto, ma si sentiva ugualmente stretta da una morsa così dura.
Voleva urlare, voleva fermarsi d'improvviso e chiedergli tutto, ma non lo fece.
Ed ecco, che dopo pochi minuti, comparse di fronte ai suoi occhi il cancello dell'Istituto, un semplice "Ciao" e i due si divisero.
Yumi era arrivata in classe puntuale, e non c'era nessuno.
Ulrich aveva deciso di entrare alla seconda ora, così da avere tempo per sistemare i propri vestiti nell'appartamento che Sissi gli aveva offerto di dividere.
Era ancora tormentato dai pensieri della sera precedente, ma non importava.

Quando arrivò a scuola e vide Yumi seduta sempre lì, in quel banco vicino al suo, gli sembrò quasi che fosse tutto come sempre.
Si sedette «Ciao Amore!»
Lei lo guardò, Amore, certo, lo Amava, ma non poteva mentirgli per sempre e questo lo sapeva.
«Ciao.» disse fingendo un sorriso, rimase in silenzio per qualche momento, per poi capire che non poteva farcela «Ulrich, dobbiamo parlare
Aspettarono l'ora di pranzo, uscirono dagli interni per dirigersi nel giardino, alla ricerca di un angolo appartato.
«Che succede?» chiese Ulrich preoccupato.
La ragazza abbassò lo sguardo, mentre sentiva i suoi occhi inumidirsi
«Vedi.. Dobbiamo prenderci una pausa
«Pausa? Aspetta!» disse afferrandole il mento per poi portare quel suo sguardo su di lui «Mi stai lasciando? Perchè?»
Lei si staccò
«Perchè non posso fare altrimenti, io.. Sono confusa.»
«M-Ma io ti starò vicino! Sono pronto a tutto, non importa se ti senti ancora male, io..»
«Ulrich, non è per quello, il mio passato ora non c'entra, è il presente che sta diventando troppo confuso.» balbettò Yumi piangendo.
«Che intendi?»
«Non voglio più mentire a nessuno, sopratutto non a te! E stare insieme, sarebbe il modo peggiore, credimi.»
«Non mi Ami più?» chiese lui sentendo quelle sue stesse parole ferirlo a morte.
«Non ho mai detto nulla di simile!» sussurrò lei «Ho solo paura di non essermi guardata dietro con attenzione, di aver confuso sentimenti per altri
Ulrich spalancò gli occhi.
Quella frase voleva dire che lei si era ritrovata a confrontare due sentimenti diversi, che provava verso lui e qualcun altro.
Tutto tornava.
Forse era proprio come pensava dall'inizio, non c'era altra soluzione, infondo l'aveva vista solo al fianco dell'amico, William.
La loro somiglianza l'aveva portata ad Amarlo, o comunque a pensarlo.
Congetture, sperava con tutto se stesso lui.
Ma su quello non poteva rimanere in silenzio come tutti i giorni precedenti, non ce la faceva, era troppo dura anche per lui.
«Chi è?» non riuscì a trattenersi.
Yumi spalancò gli occhi, sempre tenendogli celati sotto il viso, lui capiva fin troppo di lei, e questo la disorientava, ancora più confusione, incredibilmente frustrante.
«I-Io..» non ce la faceva.
Sarebbe stato meschino dire al suo ragazzo di aver paura di essere innamorata del suo migliore amico.
«Non vuoi dirmelo?» disse lui cercando di mantenere la voce il più calma possibile.
«Non è questo, solo che..»
«Solo che mi ferirebbe troppo, eh?»
Finalmente lei si decise a guardarlo, stava guardando malinconico il cielo, e quella finta calma la feriva ancor di più di quanto l'avrebbero ferita lacrime o rabbia.
Quella fottutissima muraglia.
«Perchè.. Se io sapessi che hai una cotta per il mio migliore amico, ci starei troppo male.» finì lui.
Lei non si trattenne, una ad una quelle perle di dolore le solcavano le guance, non sapeva cosa fare, annuire, parlare, sembravano tutte azioni impossibili in quell'istante, era come paralizzata.
«C-Come..»
«L'ho capito, me lo aspettavo. Siete simili. Yumi, tu lo Ami?» chiese lui avvicinandosi a lei, guardandole oltre quel dolore che le attenebrava i sentimenti.
«Io non lo so, ed è questo che mi preoccupa! Il fatto che io non sia più in grado di capirlo! Io non voglio mentirti, ho solamente bisogno di capire, da sola, la verità. Perchè con te.. Sarebbe troppo difficile, ferirebbe troppo.» ammise infine lei.
Ulrich la guardò, aveva dannatamente ragione, e questo era orrendo.
Se aveva pensato che Yumi potesse innamorarsi di William, era anche vero che aveva pensato che il suo amico potesse innamorarsi di lei.
Perchè infondo William e Ulrich erano uguali, lo stesso carattere, e a due ragazzi così simili non poteva non esserci destino peggiore.
Amare la stessa donna, incredibilmente orribile, incredibilmente lacerante.
E il fatto che tutti quei dubbi iniziassero a diventare reali, era la cosa peggiore.
Anzi no, il fatto di Amarla al punto di desiderare il suo bene in modo tale da rinunciare persino al suo stesso.
E quindi a lei.
«E per questo ti sei trasferita?»
«Sì, mi spiace. Ma per lui sento qualcosa, è innegabile, per quanto io sia confusa questo lo capisco anche io, e forse..»
«Forse è proprio Amore?» chiese Ulrich, incerto se voleva sapere della risposta.
«Forse

Il ragazzo spalancò gli occhi, era rimasto dietro quel muro tutto il tempo.
Li aveva sentiti arrivare, parlare, ma non se ne era andato.
Era rimasto lì, ad ascoltare senza prestare troppa attenzione, ma lei aveva detto quelle parole che ormai aspettava da giorni, parlava di Amore, Amore per lui stesso.
Non sapeva cosa fare, si mostrò ai due.

Yumi lo aveva visto apparire lì, e si era sentita morire.
Non sapeva cosa dire, troppi segreti.
Sentì il cuore aumentare i battiti.
William guardò Ulrich, poi lei.
Rimanevano in silenzio, incastrati in un tempo troppo confuso.
Sentiva la gola secca, ma non poteva non fargliela, quella domanda
«Bambolina, è vero?» sussurrò William alla fine.
Lei sentì la forza mancarle, crollò di peso sulle ginocchia mentre iniziava a singhiozzare e avvertiva il suo volto arrossarsi.
«Sì, è vero.» disse alla fine.
«Io.. Vado.» disse Ulrich con gli occhi spenti.
Era diventato tutto vero, tutto ciò in cui aveva creduto si era semplicemente realizzato.
Come se una dannata stella cadente gli stesse avvelenando l'esistenza.
William era rimasto qualche minuto lì, fermo con di fronte Yumi, poi capì che doveva solo parlare con Ulrich.
Gli corse dietro.
«Ulrich, fermo!»
«Che vuoi?» chiese l'amico fermandosi.
«Io devo dirti che..» disse con il fiatone.
«La Ami?»
«Uhm?»
«Rispondimi e basta!» incalzò Ulrich.
«Sì.» ammise il ragazzo, capendo che al proprio fratello, non si poteva mentire.
«Me lo aspettavo, siamo troppo uguali. Troppo, dannazione!» disse Ulrich. Non era arrabbiato, non poteva odiare il suo migliore amico e nemmeno colei che Amava, e questo lo frustrava moltissimo, non riusciva ad odiarli.
Desiderava potersela prendere con loro, ma non poteva, non poteva odiare le persone più speciali della sua vita.
Fece per andarsene, ma l'amico lo fermò
«Aspetta, tu, Ulrich.. Mi dispiace, io non volevo.»
«Idiota! Sei sempre stato uno stupido, ti innamori e chiedi scusa. Smettila, per favore.» quelle ultime parole erano una vera e propria supplica.
«Ok, io mi farò da parte, e..»
«No, finchè lei ha bisogno di te. Per capire, stalle vicino.»
William spalancò gli occhi, sorpreso.
Come poteva rimanere vicino quella bambolina nonostante tutto?
«Ma Ulrich..»
«Fallo!»
Si guardarono, niente rancore tra i due, semplicemente reciproca sofferenza, molto peggio del rancore.
Soffrire tanto per il bene dell'altro.
Ulrich era la famiglia che non aveva mai avuto, quella sincera, quella che non lo aveva mai abbandonato.
Si era arrabbiato per nulla, la storia della maid era una piccola vendetta, un dispetto,
Niente di più, eppure si era sentito portar via qualcosa, ma la verità era che nessuno poteva portargli via un fratello, nessuno.

William era sempre stato vicino a lui, anche quando suo padre lo trattava male in ogni modo possibile, la pecora nera della famiglia Stern.
Con lui aveva avvertito quel senso di casa che dentro la sua di villa non aveva mai avvertito, quel senso di normalità di cui un bambino necessita per essere felice.
Ora si ritrovavano ad Amare la stessa ragazza, ma sarebbero rimasti fratelli per sempre, questo lo sapevano.
Ulrich era come il maggiore, quello maturo, era sempre stato così, anche se avevano la stessa età, lui era stato cresciuto, accudito e istruito in tutto.
Avrebbe ascoltato William.

«Se non lo fai per me, fallo per lei
«Ok.»
«Grazie, William.» disse Ulrich per poi andarsene.

Ulrich è il maggiore, tornò a pensare quel ragazzo rimasto solo.
Ma non voleva dire nulla, si sa che molto spesso quelli a commettere gli errori sono gli adulti.
Non poteva ascoltarlo, non poteva rovinargli ulteriormente la vita.
Sentì una stretta al petto, la terza da quando aveva incontrato quella bambolina.
Avrebbe fatto la cosa giusta, infondo tutti stavano meglio senza di lui.

Yumi era rimasta seduta in quel prato e guardava l'erba muoversi al vento, aveva lasciato Ulrich per comprendere meglio se stessa, per non illudersi, forse era la prima cosa giusta che faceva da quando aveva incontrato William.
Guardò il cielo, non voleva tornare in classe.
Decise di dirigersi verso casa, non ce la faceva, non quel giorno.
Era troppo dura rivedere il viso di Ulrich.
Eccomi che fuggo di nuovo, patetica, si disse ripercorrendo la strada di un paio di ore prima.

Nemmeno William voleva continuare quella stupida giornata, doveva smetterla e basta.
Allontanarsi verso nemmeno lui sapeva dove, ma almeno allontanarsi.
«Ma dove vai, sei pazzo? Lasciare la città? No, riflettici, ti prego!»
Risuonavano in testa le parole di sua madre.
Aveva cercato di fermarlo in ogni modo, persino piangendo.
Starà meglio senza di me, era lì che camminava verso la stazione con una valigia con il minimo indispensabile, Staranno tutti meglio, pensava a quella ragazza che gli aveva dato troppo fino a fargli girare la testa dalla felicità, tutti.

Yumi arrivò di fronte casa sua, poi vide una donna in lacrime dall'altra parte della strada, che guardava a sinistra e destra in preda all'ansia.
Riconobbe da dove era uscita, la casa di William.
Si avvicinò.
«Signora, sta bene?»
«Come potrei stare bene? Mio figlio mi ha detto che se ne sta andando!» disse la donna in preda alle lacrime.
La madre di William, ipotizzò Yumi.
«W-William..» sussurrò.
«Lo conosci? Perchè se ne va? Dimmelo!»
«Io..» alzò lo sguardo, mentre la donna si lasciava cadere a terra in preda alla disperazione «Io lo troverò!» disse guardandosi intorno.
La stazione, probabilmente avrebbe preso un treno, non poteva permettersi un aereo, e il treno era abbastanza veloce da portarlo lontano in fretta
«Lei.. Stia qui, ok? Le prometto che lo troverò!»
La donna singhiozzò semplicemente, mentre Yumi iniziò a correre verso la strada che portava alla stazione.
È tutta colpa mia, lo aveva capito, Se ne sta andando a causa mia, lui mi odia infondo.
Glielo aveva detto, dannazione.
Ma lei non poteva rimanere a guardare, lui doveva rimanere, non capiva nemmeno lei perchè stesse piangendo, ma era così.
Alzava alle volte gli occhi al cielo, per lanciare qualche misera preghiera di arrivare prima della sua partenza.
Non lo stava facendo per quella confessione confusa e insicura, no.
«William!» si ritrovò ad urlare aumentando ulteriormente quella corsa che la stava consumando, lei non aveva resistenza fisica, e questo iniziava a farsi sentire.

Il ragazzo era davanti quella folla, poi una voce flebile, lontana, che diceva il suo nome, forse era solo immaginazione, forse.
Continuò a camminare finchè non decise di voltarsi un'ultima volta e vide un gruppo di persone raggruppate intorno a qualcosa, o qualcuno.
Sì avvicinò, Yumi era a terra, tremata.
«Stai bene, ragazzina?» «Sei crollata a terra all'improvviso!» dalla folla giungevano mille domande.
«S-Sto bene, io devo..» aveva il fiatone «Devo fermarlo.»
«Bambolina.» la sua voce, la ragazza alzò lo sguardo.
«Sei qui, grazie al cielo.»
«Che stai dicendo?»
«Che non devi più fare una cosa simile, idiota!» disse lei guardandolo.
Lui si chinò alla sua altezza senza dire una parola, le asciugò una lacrima accarezzandole con delicatezza una guancia.
«Stupido! Come ti salta in mente di lasciare Sceaux? Non farlo! Lo so, che tu per me non provi nulla, ma non importa! Non ti starò intorno, e..»
«Io ti Amo
La ragazza sentì le parole fermarsi in gola, per poi sciogliersi in sospiri confusi, la Amava.
«M-Mi Ami?»
«Sì, è per questo che ti ho baciata. Ma ho sbagliato, io me ne devo andare, per te
«Cosa? Ma io ho bisogno di te!»
«No.»
«Sì, ti prego! Non solo io, tua madre, pensa a lei!»
«Lei starà meglio, tutti staranno meglio. Io porto solo frustrazione.»
«No! Io sono felice con te, sto bene!» confessò lei «Ti prego, non fare stupidaggini William..»
«Io..» guardava Yumi piangere per lui, e questo lo confuse troppo «Resterò.»
La ragazza lo abbracciò, dalla folla si alzarono degli applausi, le persone li guardavano commossi.
Lui desiderava davvero Amarla, lo desiderava per quanto fosse sbagliato.
Perchè, infondo, non c'è nessuno nel mondo che non abbia mai sbagliato.
La strinse di più.
Era la prima volta che la teneva in quel modo, ed era stranamente bello.
Non credeva di potersi sentire tanto appagato solo per l'abbraccio di una ragazza, invece con lei poteva provare tutto.
Si diressero a casa.

«William!» la madre lo guardò «Come hai potuto? V-Volevi lasciarmi?»
«Mi dispiace..»
La donna guardò Yumi
«Grazie, grazie per aver ritrovato mio figlio, grazie.»
Lei sorrise, si sentiva ancora debole, le tremavano le gambe e William se ne accorse.
«Vuoi che ti aiuti fino ad arrivare a casa tua?»
La ragazza annuì, sentendosi talmente debole da doversi aggrappare a un lampione, così lui la fece appoggiare al proprio corpo per poi aiutarla fino al suo appartamento.
«Scusa per quello che ho fatto oggi, bambolina.» disse mentre se ne andava.
«È successo tutto a causa mia, se non avessi fatto mai nulla, se non mi fossi mai confusa..»
«Stupida.» disse dandole un piccolo colpo in testa «Non è colpa tua, i sentimenti non si possono controllare, qualsiasi essi siano. Ormai l'ho capito. Ho cercato di illudermi di non provare nulla per te e, alla fine, mi è servito per capire quanto mi sbagliassi.»
Un'altra cosa incredibile di William, di come parlasse calmo dei suoi sentimenti.
Ormai non ho nulla da nascondere, si diceva. Quindi poteva parlarne, anche se l'imbarazzo restava.
Le asciugò le lacrime, poi iniziò a guardarla.
Quel bellissimo volto era come una droga, per lui, indispensabile.
Si alzò, doveva andarsene
«Ciao.»

Uscì, si diresse verso casa dove lo aspettava Sissi.
«Che ci fai tu qui?»
«Io.. Devo parlarti di Ulrich.»
«Ti ha detto tutto?»
«Esatto. E quindi era lei, la ragazza di cui mi parlavi, eh?»
«Già.» sospirò William «Come sta?»
«Si nasconde, finge di stare bene, ma mi ha detto di dirti una cosa.»
«Sarebbe?»
«Vuole che se sei tu quello che lei vuole, a renderla felice, perchè lui.. Lui non c'entra
«Io.. Non so cosa fare.»
«Uhm?» chiese la bionda confusa.
«Io non riesco a starle vicino, senza oscillare tra la follia e la felicità. Io.. La Amo, sì, ma il fatto è che quando è con me mi sento felicissimo, ma anche frustrato. Arrabbiato con me stesso, in colpa nei confronti di Ulrich.» ammise William.
«È comprensibile.» disse lei per poi abbassare lo sguardo e allontanarsi da quella casa «Ciao.»
Era stata fredda, secca, non capiva.
Lui la seguì.
«Aspetta, sei.. Arrabbiata con me?»
«Io.. Non è questo, William, io so ciò che provi. E non voglio dire nulla, per questo me ne vado e basta, ciao!»
«No, Sissi, per favore! Aspetta! Dimmi, mi hai sempre detto tutto, no? Ora decidi che non è più il caso?»
«Non ho detto questo, ma proprio in questo momento no.»
«Ma noi, non siamo una famiglia?»
«No, dannazione, no William! Tu non capisci? Tu non sei mio fratello! Puoi essere quello di Ulrich, ma non il mio!» disse infine andandosene.
William non capiva, ma quelle parole lo avevano ferito, eccome.
Era rimasto fermo a guardare l'orizzonte, era come se una parte del suo cuore fosse andata in pezzi.
Sissi lo aveva trattato come un mostro, non capiva.

Yumi era rimasta sola in casa, prese il cellulare.
Si sentiva ancora male, aveva tenuto nascosto il bacio a Ulrich, e persino quel particolare la infastidiva.
Digitò il numero, certa che non le avrebbe risposto, che avrebbe preferito sputarle in faccia, ma avrebbe accettato ogni sua reazione.

«Ulrich, devo dirti una cosa, non posso dirti tutto a metà, perchè infondo so di tenerci molto a te.»
«Che succede?»
«Vedi, io..» il ragazzo era di fronte il semaforo, era verde per i pedoni, iniziò ad attraversalo in fretta non sapendo quando sarebbe potuto diventare rosso «Ho baciato William
Si fermò, era come se il mondo, d'improvviso, si fosse fermato intorno a lui, ma non era così.
Non se era reso nemmeno conto, era fermo in mezzo alla strada, e fu in quell'istante che il semaforo si fece rosso, e in quell'istante che un'auto passò.
«Ma non è stato nulla, io.. Non so ancora se lo Amo, ecco, dovevo dirtelo.» concluse Yumi. Si aspettava qualcosa, invece, nessuna risposta.
Che avesse attaccato?
«Ulrich, ci sei? Ulrich!» nulla, probabilmente era così, aveva riattaccato la linea.
Sospirò.
Doveva odiarla, ed infondo non lo si poteva di certo biasimare, lei aveva sbagliato tutto.
Non si era fidata, non lo aveva ringraziato, nulla.
Non una vera gentilezza da quando l'aveva aiutata con il suo stupido passato.
«S-Sono un mostro..» disse accasciandosi a terra, lasciando il cellulare sul letto.
* * *
Ed ecco il penultimo.. Sigh.
Sì, il prossimo sarà l'ultimo capitolo.
Povero Ulrich, che mai gli sarà successo? :c
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Capitolo 20
*** Happy Ending.. Or No? / Lieto Fine.. Oppure No? ***


L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 20

Happy Ending.. Or No?
Ulrich in tutto il giorno non l'aveva chiamata, si sentiva in ansia, non sapeva cosa fare.
Sentì il cellulare vibrare, una chiamata.
Agguantò frettolosamente l'oggetto per poi poggiarlo l'orecchio.
«Pronto?»
«Buongiorno, lei è una conoscente di Ulrich Stern?»
«Sì, perchè?»
«Ha avuto un incidente, è stato investito da un'auto, ora è in ospedale.»
Yumi spalancò gli occhi, lui non aveva mai attaccato «È grave?»
«Ora è in sala operatoria, senza sensi, lo stanno operando d'urgenza. Signorina, la preghiamo di venire al più presto.»
«C-Certo arrivo subito.» balbettò lei già mettendosi la giacca.
Prese un taxi e dopo pochi minuti si ritrovò all'ospedale.
Era davanti quella porta, a destra c'era scritto "Chirurgia di emergenza".
È li dentro, si disse con le lacrime agli occhi iniziando a vagare per il corridoio.
In quell'istante si rese conto di quanto lo Amasse, Ulrich era la sua vita.
Lui aveva fatto tutto per lei, e lei aveva dubitato, troppe volte.
Quello che provava per William era un amore, ma diverso.
Sono in quel momento era certa di poter dare la vita, pur di far vivere Ulrich, ne era certissima.
Ricordava tutte le sue azioni, buoni, dolci, gentili, uniche.
Lui c'era sempre stato, ed era a causa sua se ora se ne stava andando tutto a rotoli, se lui rischiava la vita.
A causa dei suoi errori e dei suoi dubbi.
Lo Amava, ne era certa, ma sapeva di amare anche William.
Ormai lo sapeva, e tra due Amori diversi, quale dei due era il più forte, il più vero, quello nato per esistere?
Sentì dei passi alle sue spalle, era Sissi.
«Dov'è?» chiese la ragazza con le lacrime agli occhi.
Yumi indicò con la poca forza che aveva la porta «È lì, da ormai un'ora.» disse per poi voltarsi.
«Com'è successo?»
«È stata colpa mia, eravamo al telefono, e.. Gli ho detto di William, del bacio e lui.. Lui si è distratto ed ora sta rischiando la vita!» disse Yumi piangendo e singhiozzando.
«Sì, è stata colpa tua.» Yumi spalancò gli occhi «Da quando ci sei tu, non succedono altro che danni! Prima William, poi lui! Io credevo fossi la ragazza giusta per Ulrich, ma poi.. Poi..» si lasciò andare in un pianto sommesso, doloroso «Poi tu hai rovinato tutto, tutto!»
«Io.. Scusa.» disse senza parole Yumi, non poteva contraddirla.
Da quando era arrivata a Sceaux aveva rovinato la vita di tutti, doveva andarsene.
Ora che era guarita poteva, sì, lo aveva realizzato solo in quel momento, ma era veramente così.
Poteva farsi nuovi amici e lasciare i vecchi a delle vite normali, felici.
Poco dopo una barella uscì trasportata da quattro medici che correvano
«Presto, muovetevi!» urlò uno.
Sopra c'era Ulrich.
«Ulrich!» urlò Yumi non trattenendosi.

Sentiva tutto ovattato, quel sapore metallico alla bocca, il respiro affannoso.
Aprì lentamente gli occhi, tutto sfuocato, e tra tante voci che urlavano una in particolare chiamava il suo nome, lacerata da una lama.
Yumi.
Voleva alzarsi, urlare che era lì, che stava bene, ma non ce la faceva.
Era tutto troppo pesante.

«Zitta, tu non hai il diritto di avvicinarti a lui! Lascialo stare, non venire mai più! Smettila di metterti in mezzo a noi, smettila! Io lo Amavo, e lui si è innamorato di te, William Ama te, non me!» finì Sissi alle prese con una rabbia troppo grande per lei «Vattene.» disse alla fine rendendosi conto di ciò che aveva appena detto.
«Ami William..»
«Zitta, tu non sai niente di lui! Perchè lui Ama te?» chiese infine come se da quella domanda dipendeva la sua vita o la sua morte.
«Scusa.» si limitò a dire Yumi.
Poi corse fuori, Sissi aveva ragione, lei stava rovinando la vita a tutti loro.
Tutti.
Prima Ulrich, poi a William, e infine anche a lei.
Doveva andarsene, per sempre.
Tornare in Svizzera, sua madre aveva bisogno. Ne era sicura, a qualcuno doveva pur servire.
Corse in fretta a casa.
Prese la valigia e iniziò a infilarci dentro tutti i suoi vestiti, quelli che le aveva preso Ulrich, quelli che si erano salvati dall'incendio, e infine la divisa scolastica.
Aprì il portafoglio, aveva dentro 35 €, ma sapeva di aver racimolato la somma giusta per un biglietto.
Andò a cercare fra i vari cassetti, finchè non raggiunse i 400€, aveva messo insieme i risparmi per bolletta, affitto, cibo e acqua, ma sopratutto anche quelli per il regalo che fino a pochi giorni priva aveva intenzione di fare a Ulrich, ma ormai non sarebbero più stati usati così.
Scrisse velocemente un biglietto per la padrona dell'appartamento, lasciandoci solo 50€ per scusarsi.
Poi uscì velocemente dall'edificio.
Camminava per i marciapiedi francesi in uno stato di desolazione, mentre accostava a sè il trolley nero.
Stava camminando attraverso una piccola vietta commerciale, quando si fermò di fronte un negozio di televisori.
Andava in onda un telegiornale.
«Un grave incidente è avvenuto quest'oggi vicino Sceaux, la vittima è un ragazzo appena 19enne investito da un'auto, l'autista afferma che il ragazzo era al cellulare e che ad un certo punto si è fermato in mezzo alla strada, e lui non è riuscito a fermarsi in tempo. L'autista è ora fermo in centrale.»
Yumi guardava lo schermo col cuore a pezzi, parlavano di Ulrich, avevano definito l'incidente grave.
Continuò ad ascoltare.
«È questo ciò che si sa dell'uomo che era al volante, mentre del ragazzo è stata avvisata la famiglia. Ora la vittima, Ulrich Stern, è stata sottoposta ad un intervento d'urgenza, da poco terminata. Il ragazzo si trova ora in terapia intensiva, ma sembra che sia in condizioni talmente gravi che potrebbero essere ancora fatali. Sono state riscontrate più fratture nel corpo, e un'emorragia interna che si è cercata di fermare, ma di notizie certe nulla. A livello cerebrale non si sa ancora niente, e questo preoccupa maggior parte dei medici.»
«Ulrich..»
Senza rifletterci si voltò dall'altro lato, abbandonando la valigia su quel marciapiede umido, per poi iniziare a correre verso di lui.
Correva con tutta se stessa, mentre il terrore le attanagliava il petto.
La paura di perderlo per sempre.
E pensare che fino a poco prima programmava di lasciare Sceaux, anche quello comportava nel non rivederlo più.
«Ulrich!»
Correva con tutta la sua anima, sperava solo che quella stanchezza non arrivasse.
E così fu, c'era qualcosa, che la spronava a non cedere, no.
Avrebbe continuato a correre fino a raggiungerlo, lui non poteva lasciarla, lei ne aveva bisogno.
Doveva sentirlo vicino, al suo fianco, respirare.
Lo Amava con tutta se stessa.
Era quello, l' Amore vero, qualcosa per la quale, nel caso fosse morto, se ne sarebbe andata anche lei.
Lo sapeva.
Ora capiva.
Capiva tutto.
Era quello a farla correre così, senza mai fermarla, lo avrebbe raggiunto, in un modo o nell'altro sarebbero stati insieme.
Vivi o meno.
Questo era tutto ciò che lei desiderava.

William era a casa, confuso.
Si sentiva strano, Sissi lo aveva completamente destabilizzato, non capiva il perchè lo avesse trattato in quel modo.
Lui non si sentiva di aver sbagliato, forse aveva detto qualcosa che non le piaceva.
Prese un respiro.
Mentre accendeva la TV gli si parò di fronte un telegiornale.
Lo guardava annoiato, finchè non sentì un nome, Ulrich Stern.
Spalancò gli occhi, per poi correre fuori di casa, verso la clinica di cui aveva sentito il nome.
Perchè quell'idiota si è fermato?
Ad un certo punto vide di fronte a lui quella figura che riconosceva benissimo, Yumi, correva anche lei verso Ulrich, lo sapeva.
Si fermò, come preso da una confusione totale, si aspettava di essere lacerato mortalmente, ma lo accettava.
Non doveva essere così.
Non piangeva, come aveva fatto lei tutte le volte che si sentiva confusa.
Sospirò.
Qualcosa si sgretolava dentro di lui.
Lui la Amava, o no?
Forse, aveva sbagliato tutto il tempo.
Lui l'amava, sì, ma non in quel senso.
Era un Amore fortissimo, ma non era qualcosa oltre la vita.
Era un Amore unico e bellissimo, ma non lo stesso che provava lei per Ulrich.
Questo lo sentiva, ecco perchè poteva accettarlo.
Riprese a correre, piangeva.
Dopo tanto piangeva, per loro, perchè lui ce la facesse, per dar loro un lieto fine che si era ostinato a toglierli.
La amava, sì, ma non era la stessa cosa, non era così forte.

Yumi entrò in fretta non appena si ritrovò di fronte all'edificio.
«Ulrich Stern! Mi dica dov'è, io sono la sua ragazza, la prego!» urlò ad un'infermiera.
«Venga.» arrivarono in un corridoio spoglio, dove si trovava anche Sissi «Mi spiace, ma non si può entrare.» disse la donna per poi andarsene.
Le due ragazze rimasero sole
«Mi spiace per prima, è solo che.. Lui è mio fratello, e io lo amo con tutta me stessa. Non posso crederci che per Amore è finito tutto così, poi William, nemmeno io so da quando provo un sentimento simile per lui.»
«Non devi scusarti. Scusami tu, io non Amo William, non in quel senso comunque. Io ho bisogno di Ulrich, se lui ora morisse io non sopravviverei nemmeno, ci sono troppe cose, troppe promesse..» disse Yumi iniziando a piangere.
Poco dopo arrivò anche William con il fiatone.
Si affacciò al vetro della porta, non si vedeva nulla.
«Ulrich è dietro una tenda, non so perchè.» sussurrò Sissi cercando di asciugarsi una lacrima, inutilmente.
«Calmati Sissi, vedrai che starà bene.» disse lui avvicinandosi a lei, fino ad abbracciarla.
Yumi era seduta lì, con la schiena contro il muro.
Non ci credeva, non poteva essere vero che Ulrich sarebbe morto, che il mondo per lei si sarebbe fermato.
Non poteva accettare una tale ingiustizia, no.
Non poteva accettare che qualcosa che per lei significava tutto stesse per sparire per sempre dalla faccia della terra, senza che nessuno se ne accorgesse. E poi, stava accadendo tutto quello, senza che lei potesse rivederlo.
Si alzò, andò contro la porta e iniziò ad abbassare frettolosamente la maniglia, era chiusa a chiave.
Continuò così, iniziando anche a spingere la porta sperando di forzare la serratura.
«Cosa fai?» chiese William guardandola.
«Io devo vederlo! Non può essere che lui morirà così, che io non possa dirgli addio! Devo vederlo.»
«Lui non morirà, devi solo sperare.» continuò lui.
«E se non servisse? Ho passato quattro anni della mia vita a sperare, e la verità è che sperare è inutile! La verità è che farsi dannatissime congetture su qualcosa di tanto relativo, è l'abitudine umana più patetica! Ammettilo anche tu stesso che proprio ora stai vacillando! Che hai paura che lui, il tuo migliore amico, muoia! Ammettilo, dannazione! Io non passerò queste ore a sperare, io cercherò di rivederlo almeno una volta, di parlargli, perchè non possono vietarmelo! Io ce la farò.» disse infine Yumi, mentre la sua voce andava con il lacerarsi dal dolore.
Quella porta in metallo era troppo forte, ma lei non sarebbe rimasta con le mani in mano.
Poi sentì un'altra spinta aggiungersi alla sua, quella di Sissi.
«Anche io credo sia inutile. Se morisse, avrei per sempre il rimpianto di non aver potuto vederlo, lui è mio fratello.»
William le guardò qualche istante, lui continuava a mostrarsi positivo quando in realtà l'ansia lo coglieva come un leone.
Si avvicinò alla porta
«Ferme.» disse scostando le due ragazze, per poi prendere la maniglia e iniziandola ad abbassare con forza, mentre spingeva con tutto se stesso.
Alla fine si sentì la porta farsi più leggera, entrarono.
Ulrich era ricoperto di gesso, sdraiato sul letto con vari cavi che rilevavano il proprio battito cardiaco attaccati al monitor.
Un respiratore gli copriva la bocca e al polso sinistro portava una flebo.
«Ulrich..» disse Yumi guardandolo, gli sfiorò lentamente il volto.
Sissi non sapeva cosa dire, suo fratello era bloccato in un letto con i battiti cardiaci troppo lenti e instabili.
«Yumi.» la voce di William si levò nella stanza «Tu parlaci, noi andiamo a controllare che non arrivi nessuno.» disse il ragazzo, sorridendole.
Yumi gli sorrise di rimando, lui aveva capito, era un muto accordo quello tra i due, conoscevano uno i sentimenti dell'altro, ma non era lo stesso.
Si rendevano di aver commesso errori su errori, solo per scoprire se stessi, in un viaggio arduo e sporco, ma alla fine si erano compresi, ed era quello che importava davvero.
La ragazza si avvicinò a Ulrich, poi iniziò a sussurrare
«Ciao, sono Yumi, ricordi? Beh, io volevo solo dirti che ti Amo, che sei sempre stato tu quell'Amore che avevo cercato, tu non puoi andartene. Io, senza di te non sono niente. Io ho bisogno ancora del tuo Amore, tu mi devi ancora curare.. Come farò senza i tuoi abbracci, o senza te al mio fianco? Io mi sono sbagliata, ti ho fatto soffrire, ed è a causa mia se sei qui. Ti prego, ti prego alzati. Apri gli occhi e parla, io me ne andrò, non voglio mai più infastidirti, ma almeno una volta, fammi sentire la tua voce, fammela sentire e sparirò per sempre. Io ti Amo.» disse infine, non facendocela più.
La sua voce era andata, con il calare, in un pianto sommerso ed ora si ritrovava con il viso chinato su quel letto, mentre le lacrime bagnavano incessantemente le lenzuola.
Era tutto così difficile da accettare, troppo.
Il mondo è una fogna di rimpianti, si ritrovò a pensare mentre posava in un ultimo caldo bacio le sue labbra sulla fronte di lui.
Si alzò, per poi voltarsi.
William e Sissi la guardavano, anche loro piangendo.
Fece per raggiungerli, ma non ci riuscì.
Fu un tocco leggero, che la paralizzò.
Poi un sussurro 
«No..»
La ragazza si voltò, incerta se avere ragione, e quando vide Ulrich con gli occhi aperti sentì il suo cuore scaldarsi di sollievo, sorpreso, e troppo Amore.
«Ulrich?»
«Non.. Non andartene, mai.» disse affaticandosi a parlare.
Yumi si chinò nuovamente verso il letto, per vedere bene l'Amato
«Oddio, non me ne andò mai! O-Oddio Ulrich, non parlare, ti affaticherai..»
Sissi e William si avvicinarono, Ulrich era sveglio e il suo battito cardiaco era normale.
Era un miracolo.
Era come se l'Amore, dopo un'estenuante lotta, avesse salvato la vita di entrambi.
Yumi prese la mano a Ulrich, sarebbero rimasti uniti e in un modo o nell'altro avrebbero affrontato tutto, ogni nuova lotta, non si sarebbero più divisi.
William guardava l'amico, guardò le mani di lui e di lei, era felice.
Poi, guardò la sua e quella di Sissi, gliela afferrò.
Da quel momento in poi sarebbero stati tutti felici, .
Si sentì squillare un cellulare, Yumi cercò in fretta fra le tasche dei suoi jeans e lo afferrò.
«Pronto?»
«È lei la signora Yumi Ishiyama? Sono la proprietaria del monolocale che è andato a fuoco, abbiamo trovato chi potrebbe essere stato ad appiccare l'incendio
O forse no.
* * *
Ed eccoci alla fine!
Sì, è stata dura cliccare sul "Completa?"
Ringrazio un casino MaxBarbie, Meras9100 e DimauroNana, che hanno recensito tutti i capitoli di questa storia..
Grazie!
Ma ringrazio anche a chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite, chi abbia letto senza recensire.. Vi adoro a tutti quanti!
Cosa ve ne è sembrato di questa storia?
Sì, forse avrò lasciato il dubbio di una futura continuazione, non si sa mai! u.u
Eh sì, l'Amore trionfa sempre! ♥
Nelle ultime frasi ho cercato di mettere il significato del titolo, ma non so se io ci sia riuscita!
Spero di avervi fatto (e perchè no?) emozionare, con questa storia!
Ah, un'altra cosa.
Chiunque voglia TUTTA questa storia su WordPad, mi contatti su Facebook, tramite messaggio, o Twitter! Sarò lieta di mandarvela! c':
Un bacio a tutti voi!
SmileSmoke.
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Twitter (BrokenSmileSmok)

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Capitolo 21
*** AVVISO! ***


Vi informo, cari lettori/lettrici, che da tempo ho pubblicato il sequel di questa storia.
​Ho pubblicato questo avviso perché ho notato che c'è chi ha ancora la storia nelle seguite (vi adoro!)
​Troverete il sequel sul mio profilo, si chiama "L'Amore è per sempre"
​Vi aspetto!
Broken Smile Smoke.

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Capitolo 22
*** Avviso!! ***


Per chi ricorda e si è affezionato a questa storia ho una notizia da annunciare:
È disponibile su Amazon! (e presto lo sarà anche su Google Play e iBook store)
Potrete ordinare sia la copia cartacea che la digitale, e per chi fosse svogliato e non volesse ho delle cosette da dire.
Sì, è vero, il titolo sarà "Tu e i miei fantasmi", i personaggi saranno Angie e Jacob invece di Yumi ed Ulrich, ed ora spiego perché. Principalmente non voglio avere problemi di copyright, i nomi sono cambiati, è vero, ma i personaggi restano quelli! E il titolo... Beh, avevo 15 anni quando scrissi il libro per la prima volta, servono spiegazioni?! 
Ci saranno scene, dialoghi, e colpi di scena EXTRA. In più, il finale è diverso.
Potrete leggere il libro scaricando l'app Kindle per i vostri dispositivi, per chi invece è più tradizionale potrà ordinare la copia cartacea, spero vi piaccia il modo in cui io stessa ho curato tutto nei minimi dettagli.
Spero per domani di potervi dare i link, buona giornata. :*

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Capitolo 23
*** Il libro è ONLINE! ***


Bene, come avevo già detto precedentemente il libro è online, ed ho qui i link.
QUI per la copia cartacea -> https://www.amazon.it/dp/1973514699
QUI per la copia digitale -> https://www.amazon.it/dp/B0782SQVHF

Se al cartaceo dice che non è al momento disponibile non vi preoccupate: Amazon lo stampa su richiesta, basta solo fare l'ordine.
Non so quando, e se, riuscirò a portarlo anche in Play Book e in iBooks, ma per il momento potete semplicemente scaricare l'app Kindle e leggere da lì il mio libro!
Perché comprarlo? Perché la storia è più travolgente, più sconvolgente, ed il finale è verameente diverso

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Capitolo 24
*** Segreti è sconto, affrettatevi! ***


Volevo comunicarvi che, per chi volesse la versione completa di L'amore è una lotta (alias "Segreti") ne trova la copia digitale su Amazon, e dal 3 al 6 agosto c'è uno sconto speciale per tutti voi! https://www.amazon.it/dp/B07BHYWTKC Son passati 5 anni da quando pubblicai su EFP il primo capitolo, e siete riusciti a rendermi orgogliosa del mio lavoro! Vi adoro Un bacio BSS

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