L'Amore è una lotta. di BrokenSmileSmoke (/viewuser.php?uid=190851)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Memories. / Ricordi. ***
Capitolo 2: *** Different. / Diversa. ***
Capitolo 3: *** Better. / Meglio. ***
Capitolo 4: *** I'm Sorry. / Mi Dispiace. ***
Capitolo 5: *** Near. / Vicino. ***
Capitolo 6: *** Emotions. / Emozioni. ***
Capitolo 7: *** A Chance. / Una Possibilità. ***
Capitolo 8: *** Happyness. / Felicità. ***
Capitolo 9: *** Choice. / Scelta. ***
Capitolo 10: *** For She. / Per lei. ***
Capitolo 11: *** Strong. / Forte. ***
Capitolo 12: *** I'm Fine. / Sto bene. ***
Capitolo 13: *** Faith. / Fiducia. ***
Capitolo 14: *** Something Important. / Qualcosa di Importante. ***
Capitolo 15: *** Because Of You. / Per Colpa Tua. ***
Capitolo 16: *** Revenge. / Vendetta. ***
Capitolo 17: *** Decisions. ***
Capitolo 18: *** Help. / Aiuto. ***
Capitolo 19: *** Instant. / Istante. ***
Capitolo 20: *** Happy Ending.. Or No? / Lieto Fine.. Oppure No? ***
Capitolo 21: *** AVVISO! ***
Capitolo 22: *** Avviso!! ***
Capitolo 23: *** Il libro è ONLINE! ***
Capitolo 24: *** Segreti è sconto, affrettatevi! ***
Capitolo 1 *** Memories. / Ricordi. ***
Capitolo 1
Memories.
Il fastidioso suono di una sveglia rimbombava per tutto il monolocale, mentre la ragazza si stropicciò gli occhi con il palmo delle mani, per poi aprirli di malavoglia.
Non era stata la dormita migliore in vita sua, poteva ammetterlo; il dover dormire a terra sollevata dal pavimento da una coperta leggera non era un granché, così come certamente non lo era la casa.
Aveva semplicemente una stanza e un bagno, anche se per la ragazza andava bene ugualmente; non poteva certamente avere un appartamento di lusso con due o tre bagni e camere a volontà, le sue difficoltà economiche non glielo permettevamo; non era mai stata ricca, viveva con sua madre in un piccolo appartamento nella periferia di Maladers, la quale riceveva uno stipendio minimo per pagare l'affitto e tutte le bollette che ne conseguivano, il padre le aveva abbandonate dalla nascita della ragazza.
Si alzò ugualmente, sorridendo, nonostante la schiena ne risentiva per non aver potuto dormire in un letto degno di questo nome; guardò fuori della piccola finestra assaporando il fresco odore che aveva l'autunno in quella città, la Francia; ecco dove era finita, anzi, andata.
Uscì dalla stanza principale, se poteva definirsi tale, aveva i muri spogli, con qualche accenno di muffa; e si diresse nel piccolo bagno che quel locale offriva.
Cercò negli enormi scatoloni del trasferimento spazzolino, dentifricio, sapone e una spazzola per i capelli; appena trovati impiegò 15 minuti circa tra lavarsi e pettinarsi i capelli scuri.
Appena finito tornò nella stanza dove, su un tavolino di legno, si trovava uno scatolone ed una lettera; la ragazza non volle aprire nessuno dei due perchè sapeva già cosa c'era dentro.
Guardò lo schermo del cellulare, aveva ancora tempo per prendersela con calma.
Una buona volta, decise di aprire la lettera e la lesse:
Alla signorina Ishiyama Yumi:
Siamo lieti nel dire che la sua domanda di iscrizione alla "Kadic Academy" sia stata accettata.
Le lezioni avranno inizio il 6 settembre alle ore 8:05
Assieme alla lettera troverà anche l'uniforme, che andrà indossata ogni giorno.
Speriamo che il suo comportamento sia all'altezza di questa accademia, e che i nostri corsi le risultino gradevoli.
Il dirigente scolastico Pierre Leroy.
Riposò la lettera nella busta, come se in realtà non avesse mai voluto averla letta.
Essere ammessa in quell'accademia, per lei, non era soddisfacente; era piuttosto un bisogno, ma nessuno poteva capirla.
Aprì lo scatolone, nel quale c'era una camicetta bianca, un gilet nero, una gonna rossa che arrivava fin sotto il ginocchio, dei calzini rosso scuri e dei mocassini.
Odiava indossare le divise, ma lo avrebbe fatto senza aprir bocca.
Lo aveva scelto lei, il trasferimento, e avrebbe dovuto accettare ciò che sarebbe successo da quel momento in poi senza proferir parola.
Appena finito di prepararsi prese la sua borsa e uscì.
L'accademia non era molto lontana, e la ragazza aveva studiato tutto il percorso il giorno prima per non far tardi il giorno seguente, il primo.
Sentì dei passi alle sue spalle, si voltò cercando di non farsi notare e scorse un ragazzo che indossava la divisa dell'accademia, aveva visto anche quella maschile nel depliant.
Si chiese da quanto tempo era dietro di lei, venne presa dall'ansia. Chiuse gli occhi e riprese fiato, abbassando lo sguardo. Era paranoica.
Non vedeva l'ora di arrivare davanti al cancello dell'edificio, e quando fu lì non potè fare a meno di sorridere.
Una ragazza rosa con degli occhi azzurri era poggiata a un muretto, che con un viso preoccupato si guardava intorno; appena la notò le corse incontro con un sospiro di sollievo «Finalmente sei arrivata! Mi stavo preoccupando!» esclamò.
«Non dovevi preoccuparti, Aelita. Sono abbastanza grande per andare a scuola da sola.» disse lei sforzando un sorriso; Aelita era l'unica che riusciva a vedere quanto dolore ci fosse dietro un sorriso della sua amica e lo sforzo che compiva ogni giorno; anche se sapeva che non aveva alcun diritto di dare consiglio a Yumi, non poteva realmente capirla.
«È solo che.. Oh mi dispiace che siamo finite in classi diverse!» le disse con un pò di dispiacere la rosa.
«È colpa mia, ho consegnato l'iscrizione tardi e son finita nella lista d'attesa. Ma fa niente, tu ci sei no?» disse sorridendo la mora.
Aelita sorrise, quasi in pena «Tranquilla, per me sei come una sorella e la famiglia è sempre al primo posto, ricordalo!»
«Grazie Eli.» Yumi aveva capito perfettamente, e la sua migliore amica era al suo fianco più di chiunque altro abbia incontrato nei suoi 18 anni, e avrebbe dovuto ringraziarla.
Suonò la campanella e le due ragazze furono costrette a dividersi.
Yumi sapeva dove andare, glielo aveva spiegato il dirigente il giorno prima; così andò in aula e si sedette in ultima fila, era la prima ad essere entrata.
Era questione di pochi minuti, e l'aula fu stracolma di studenti; erano tutti uniti e molto probabilmente lei era l'unica ragazza nuova, non che le importasse.
Notò che tutta la folla di studenti erano concentrati su un ragazzo, quello che l'aveva seguita la mattina.
Le dava fastidio che quel tipo era dappertutto, non che avessero mai parlato; si sentiva una stupida, le sole a capirla erano Aelita, "Eli", e sua madre, ma nessuna delle due era lì presente in quel momento.
Sospirò.
Entrò il professore, un uomo pelato di quarant'anni circa e sovrappeso, tutti i ragazzi si sedettero; tutti a eccezione di lui, era l'unico ancora in piedi e l'unico posto libero era vicino Yumi, si sedette.
Osservò il professore con aria annoiata, senza nemmeno alzare lo sguardo sulla sua compagna di banco.
«Buongiorno, sono il vostro professore di latino e coordinatore della classe, vi avviso già da adesso che quest'anno sarà diverso dagli altri. Fare il quarto non è mai facile.»
Si sentì un coro di sbuffi contraddittori, ai quali Yumi evitò di unirsi.
«Vi presento una nostra nuova compagna, Ishiyama Yumi! Si può perfavore alzare, signorina?» Yumi si alzò dalla sedia con malavoglia, odiava essere al centro dell'attenzione.
Non appena si risedette, il ragazzo non fece a meno di guardarla «Ciao! Che hai? Qualcuno ti ha mangiato la lingua?» per tutta risposta, Yumi si voltò dall'altro lato; lui rimase stupito: quella ragazza lo odiava? E perchè? Non le aveva fatto nulla, non l'aveva nemmeno mai vista.
Il professore continuò a parlare «Come ogni anno, è mio dovere ricordarvi le regole dell'istituto..»
Yumi stava voltata con lo sguardo fuori dalla finestra, "È vietato mostrare effusioni in pubblico col proprio/a partnet! Chiunque verrà sorpreso in questi atteggiamenti verrà sospeso!"
Sentito questo, passò un'altra ora; le ultime 2 successive avrebbe avuto educazione fisica, e le divise sportive si trovavano già negli spogliatoi.
Ci fu l'intervallo, tutti i ragazzi uscirono fuori, tutti eccetto Yumi. La ragazza rimase in classe da sola a mangiare un panino con del prosciutto crudo che aveva preparato la sera prima, guardando dalla finestra vide che tutti i ragazzi fuori si stavano divertendo.
Persino quelli nuovi, del primo anno, avevano attorno qualcuno con cui stare, non che nessuno voleva essere amico della ragazza, ma lei non voleva; mai più.
Appena finito di mangiare si guardò intorno, sempre rimandendo ferma al banco; era meglio che iniziasse a prepararsi per la palestra.
Mentre era immersa nei suoi pensieri un ragazzo le si avvicinò, era lui.
La guardò un attimo «Mi ero scordato il cellulare in classe.» disse tirando da sotto il banco un IPhone nero, Yumi abbassò nuovamente lo sguardo «Ma.. Tu rimani qui, da sola?»
Perchè le aveva fatto quella domanda? Cosa voleva sapere di lei? Perchè gli importava? Non gli importa, riflettè Yumi, Non rispondergli, non gli importa nulla di te.
Lui la guardava, voleva sentire la sua voce. Perchè la ragazza rimaneva sola? Perchè non voleva rispondergli? «Sei molto timida.»
Nel frattempo altri passi si udirono, Yumi alzò lo sguardo, era una ragazza un pò bassa con i capelli rosa; si alzò e le andò incontro.
«Yumi! Scusa se sono arrivata tardi.. Quello chi è?» l'ultima frase la disse sussurrando, per non farsi sentire dal ragazzo il quale stava già uscendo nuovamente dall'aula.
«Ti consiglio di prepararti, Yumi, altrimenti arriverai tardi in palestra.» provenì dal ragazzo, il quale appena fu sparito dalla visuale delle due, fu il protagonista della domanda della rosa.
«Chi è quel ragazzo?» le richiese Aelita.
«Un cretino!» disse la ragazza.
«Yumi! Non puoi continuare così!»
«Aelita, tu non capisci! Io sto benissimo, credimi.» mentiva. La ragazza mentiva da ben 2 anni ormai, non era normale come celasse la verità anche davanti ai suoi famigliari, ma sapeva anche che "Eli" non le rispondeva solo per non ferirla di più.
Aelita sospirò «Hai ginnastica l'ora successiva, giusto?»
«Sì.»
«Anche io! Staremo insieme in palestra, e se quel tipo ha ragione direi che dovremmo iniziare ad andare. Non dici?»
Yumi sorrise, «Certo.»
Appena arrivate negli spogliatoi femminili della palestra, le due ragazze si cambiarono per poi dirigersi dov'era già buona parte delle due classi.
«Io vado dai miei compagni, Yumi.»
«Certo.»
In tutta risposta, la rosa sorrise per poi allontanarsi dalla sua amica.
Il professore di ginnastica di Yumi, un omone alto e leggermente sovrappeso con un piccolo accenno di barba; organizzò una partita di pallavolo, mentre la classe di Aelita giocava a basket.
Yumi sorrise, per lo meno a pallavolo sapeva giocare, anche se discretamente.
L'unica cosa che non le piaceva era la sua squadra, c'era di nuovo quel ragazzo.
Il pallone non tardò ad arrivare, quella era sua.
Con un beger la palla arrivò all'altra parte della rete, facendo un punto.
«Evvai!» non riuscì a trattenersi.
«Bravissima, Yumi!» le si avvicinarono le ragazze della squadra «Sei grandiosa!» in meno di un secondo tutta la squadra le fu attorno.
«G-Grazie..» continuava a ripetere la ragazza in cambio di tutti quei complimenti che non si era aspettata, era accerchiata e in imbarazzo.
In mezzo alla piccolissima folla si fece spazio quel ragazzo, sorridendo «Fantastica, Yumi! Batti 5!» disse alzando un braccio.
Yumi lo fissò un attimo, incerta se battergli la mano o no.
Poi un ricordo l'avvolse.
Quello stupido ricordo.
Era tutto buio, nero, scuro, chiuso, faceva freddo.
Le sue grida, le lacrime, la paura.
Il cuore le batteva più del normale.
Il ragazzo la guardò preoccupato, lei era a terra piangente.
All'improvviso aveva chiuso gli occhi ed era caduta a terra.
«Yumi, che succede?»
La ragazza alzò lo sguardo, il suo viso era bagnato dalle lacrime di paura e disperazione, si portò le mani al volto per coprirsi gli occhi, urlò spaventata.
* * *
Salve a tutti! Sì, sono di nuovo io.
Vi presento una nuova storia, che mi è venuta in mente ieri e che ho appena finito di scrivere.
Non ha niente a che fare con One Step Closer o Loving You Forever Can't Be Wrong.
Ok, che ve ne pare della storia? È il primo capitolo, lo so. Ma vorrei che qualcuno mi dicesse un parere, se devo continuare o posso lasciar stare, non voglio scrivere a vuoto.
Tranquilli, accetto le critiche.
Purtroppo in questa storia non rilascerò niente su Facebook, non caricherò foto dei personaggi, voglio che lasciate spazio alla vostra immaginazione.
Per il momento, non si sa niente di quel ragazzo che tenta di parlare con Yumi.
In quanto a quest'ultima, non rilascio niente. Sarà tutto da scoprire.
Questa volta il banner l'ho fatto io, e fa anche abbastanza schifo.
Ora vi saluto e magari ci si rivedrà nel prossimo capitolo.
Un bacio a tutti voi che avete letto, in particolare a quelli che recensiranno la storia e magari la metteranno nei preferiti/seguiti.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Different. / Diversa. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 2
Different.
Aelita corse subito
appena vide la scena «Yumi! Yumi, calmati! Non è lui! Lui non è qui, Yumi!»
La ragazza si riprese, guardò l'amica per poi rialzarsi e
andarsene.
La stavano guardando
tutti, la stavano giudicando.
Senza dire una parola, corse via.
La ragazza stava correndo per la strada, in lacrime, terrorizzata,
imbarazzata.
Perchè?
Era da due anni che quel ricordo la perseguitava, non riusciva a
dimenticarlo.
Perchè?
Perchè tutto a lei?
Da quel momento tutti avrebbero pensato che fosse strana,
o pazza, o altro ancora.
Si sentiva in colpa per come aveva trattato quel ragazzo. Lui non le
aveva fatto nulla, era lei il problema.
Era lei che viveva con un orrendo passato alle spalle, era lei che
doveva affrontare i suoi demoni.
Però, in quel momento, vedendo quella mano alzarsi verso di
lei le era stato come tornare indietro nel passato.
Arrivò a casa, accasciandosi a terra e singhiozzando.
Perchè?
Perchè non posso essere come tutti gli altri?
continuava a chiedersi.
Non c'era risposta alle sue domande, semplicemente lei non era come gli
altri, lei forse era un po' speciale.
Le suonò il cellulare, prese un respiro per tranquillizzarsi
e poi rispose. «Pronto?»
«Tesoro! Come stai?» le chiese una voce dall'altro
capo del telefono.
«Ciao mamma, tutto bene grazie.»
«La scuola?»
«La scuola è.. Normale.»
«Ne sei sicura? Non ti ci vedo in divisa.»
Yumi sorrise «Non mi ci vedo nemmeno io.»
«E Aelita?»
«La incontro all'intervallo. Scusa mamma, ora devo
andare.» staccò subito il discorso la ragazza.
Il resto dell'ora il ragazzo non riusciva a non pensare al
comportamento di Yumi, le parole della rosa gli rimbombavano per la
mente.
"Yumi calmati! Non è lui! Lui non
è qui, Yumi!"
Perchè la ragazza non gli aveva detto niente? Lui voleva
solo essergli amico.
Si guardò attorno, e vide una figura un pò bassa
e magra
in un angolo della palestra con lo sguardo fisso nel vuoto, era lei. Ci
scommetteva che quella era un'amica di Yumi, altrimenti non si sarebbe
spiegata quella reazione, decise di parlarle.
La ragazza dovette aver notato che lui le si era avvicinato,
«Che vuoi?» chiese.
«Cos'aveva oggi Yumi?» chiese innocentemente il
ragazzo.
«Non deve interessarti.» disse Aelita con un tono
che non ammetteva repliche, ma il ragazzo non si arrese.
«Lo so, ma io non capisco, non le ho fatto niente! Eppure
sembra che lei mi odi.»
«Lei non odia nessuno.»
«E perchè si comporta così? Cos'ha che non va?»
chiese il ragazzo.
Aelita, a sentire quella frase, perse ogni traccia di calma che aveva
in sè «Lei non ha niente che non va, non
giudicarla se non
la conosci nemmeno! Tu
non sai tutto quello che ha passato!»
L'ultima frase fece riflettere il ragazzo «Ha un segreto,
vero?»
Aelita roteò gli occhi «Un segreto è un
segreto perchè nessuno deve conoscerlo.»
Il ragazzo non disse nulla, ma voleva conoscere veramente Yumi. Cosa
nascondeva, veramente, quella ragazza? Lo aveva colpito già
dall'inizio, nemmeno lui sapeva spiegarsi come «Io voglio
solo
esserle amico, senza spaventarla.» disse infine.
«Perchè? Per poi farla star male, per farla
soffrire? Yumi
è una persona speciale, non te la meriti. Lei.. È
diversa. Tu
le staresti vicino raramente, lei ha bisogno di qualcuno che le
starà sempre accanto, nel bene e nel male.»
«Io.. Io mi impegnerò a starle vicino! A farla
sempre sentire di buon umore, a farla ridere, sorridere.»
«E perchè?» chiese la rosa guardando
rabbiosa il ragazzo.
«Non lo so, lei mi ha colpito.»
«È una ragazza sensibile.»
«Cercherò di farla diventare forte.»
«Che ci tiene agli amici.»
«Le starò sempre accanto.»
«Piangerà per te.»
«Cercherò di farla sorridere.»
«Combatterà e farà sacrifici, per
te.»
«E con questo?»
«Sarà la persona più speciale al mondo,
l'angelo
più dolce, la sorella più sincera. Vivrai con la
paura e
il rimorso di non poter colmare il vuoto che ha dentro di
sè.» ecco quello che provava Aelita per Yumi,
erano
indivisibili.
E se quel ragazzo l'avrebbe fatta star male o le avrebbe fatto male,
nel vero senso della parola? Aveva paura, come una sorella, doveva
proteggere Yumi.
«Vivrò con questa paura.» la ragazza
spalancò gli occhi, incredula.
«Sarà il rimorso più brutto del
mondo.»
«Le starò sempre accanto.»
«Promettilo.»
«Lo prometto.»
La ragazza uscì dalla palestra, loro due erano gli unici
rimasti
all'interno dell'edificio, tutti gli altri erano già andati
a
casa «Devi solo essere ciò che sei veramente,
senza
maschere, senza niente. Guadagnati la sua fiducia. Se la farai
piangere, non parlarle mai più; se la farai soffrire,
dimenticala. Io non ti dico altro.» disse prima di svoltare
l'angolo e sparire.
Il ragazzo guardò mentre Aelita svoltava l'angolo, quelle
parole
erano poche ma importanti per poter star con Yumi, almeno da amico.
Nemmeno lui capiva perchè ci tenesse tanto alla ragazza,
come se
dopo averla vista per la prima volta lei fosse diventata la cosa
più bella, fragile e indimenticabile del mondo.
Stava per infilare la chiave nella serratura per aprire la porta,
quando dall'appartamento affianco sentì un rumore, di
qualcosa
di pesante che cadeva a terra.
Bussò preoccupato, che era successo?
«Scusate, c'è qualcuno?» la porta
iniziò ad
aprirsi e il ragazzo smisse di bussare «Tu?» chiese
stupito
alla figura snella e con i capelli corti corvini che lo guardavano con
stupore.
Yumi era confusa, cosa ci faceva lui
lì? Come faceva a sapere dove lei vivesse?
«Oddio scusa se ti sono sembrato invadente, ma stavo aprendo
la porta di casa mia e ho sentito un rumore.»
Yumi abbassò lo sguardo, non sapeva se parlargli o meno.
«Io.. Se vuoi me ne vado.» disse lui andando alla
porta del suo appartamento.
«Mi è caduto uno scatolone del trasloco.»
Il ragazzo non credeva alle sue orecchie, lei aveva parlato, lei le
aveva rivolto la parola «Se vuoi ti aiuto.» disse
tornando
alla porta di casa della ragazza.
«No grazie, sei gentile ma preferisco fare da
sola.»
continuò a dire la ragazza, lui annuì.
«Ah, e scusa
per come mi sono comportata oggi con te.» disse infine.
«Tranquilla, avrai avuto i tuoi motivi.» la ragazza
annuì, per poi richiudere la porta.
Il giorno dopo Yumi si svegliò colta dal panico, dormiva
ancora
sulla copertina leggera, non aveva ne tempo e ne abbastanza soldi per
permettersi un vero letto; si era svegliata tardissimo, che le
avrebbero detto all'istituto? Si vestì in fretta con le
prime
cose che trovò nell'armadio, per poi uscire.
Il ragazzo era appena uscito, per lui un attimo di ritardo non avrebbe
fatto male; stava camminando tranquillamente quando una ragazza con i
capelli corvini lo superò, correndo preoccupata.
«Yumi?» chiese guardando la ragazza che correva.
Yumi si fermò, sentendosi chiamare.
«Oh,
non ci siamo ancora presentati, io sono Ulrich, Ulrich Stern.»
disse porgendo la mano alla ragazza, poi ricordò la scena
alla palestra e la ritrasse.
Yumi guardò titubante il ragazzo «Io.. Yumi, Yumi
Ishiyama.» disse mantenendo lo sguardo a terra.
«Cos'hai?»
chiese preoccupato il ragazzo.
«Io... Sono in ritardo.» faticava a parlare con
lui, e manteneva un tono di voce basso.
«Mmh.. A me non sembra.»
La ragazza rimase ferma, mentre il tipo le si avvicinava mantenendo il
solito passo tenendo le mani in tasca «No?» chiese
Yumi.
Arrivato al suo fianco, il ragazzo si fermò «Io
ieri sono partito alla stessa ora, eppure sono arrivato in tempo.
No?»
Lei annuì.
«C'è una scorciatoia.. Non la si può
usare sempre, anzi sarebbe vietato.»
«Perchè?»
«Bisogna attraversare i due binari del treno, e quando
partono, e partono spesso, non si può.»
«Oh..»
«Io vado da lì. Tu?»
La tipa annuì nuovamente, seguiva il ragazzo silenziosa e
con lo sguardo basso, ad un certo punto imboccarono una strada
« È lunga questa stradina?» chiese.
«No, perchè?»
«Beh, è stretta.» Yumi odiava i luoghi
stretti; non era stato così, una volta non soffriva di
claustrofobia, ma sempre a causa del suo orrendo passato era cambiato
tutto in lei, si sentiva diversa;
e in quel momento non era solo la stradina a spaventarla.
* *
*
Bene
bene, eccomi di nuovo qui!
Spero
vi sia piaciuto il capitolo e che, il segreto di Yumi, vi abbia
incuriosito almeno un pò.
Abbiamo
visto chi è il misterioso ragazzo, ma Yumi ancora fatica a
parlarci, povera.
Io
vi saluto, ci si rilegge al prossimo.
Un
abbraccio a chi mi recensisce la storia, ma anche a chi la
leggerà.
Al
prossimo,
SmileSmoke.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Better. / Meglio. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 3
Better.
Alla fine uscirono in
una stradina che portava ai binari del treno, in lontananza si poteva
scorgere il cancello dell'Istituto.
«Ok, ora bisogna attraversarli e ci siamo.»
Proseguirono come aveva detto lui, arrivando anche in anticipo.
Andarono in aula e si sedettero ai loro rispettivi posti.
«Grazie.. Per avermi aiutata.» disse a voce bassa
la ragazza, quasi come se avesse paura.
«Figurati.»
Ci fu qualche momento di silenzio «Perchè non vai
dai tuoi amici?»
«Uhm?»
«Ti ho visto, ieri. Hai moltissimi amici, ma stai con me,
un'idiota che parla poco e malvolentieri.»
«Ora mi stai parlando.»
«Solo per avvisarti.» detto questo si
voltò guardando fuori dalla finestra.
Ulrich sarebbe rimasto, lo aveva promesso ad Aelita, non l'avrebbe mai
dimenticata, anche se in silenzio.
Dopo poche ore arrivò l'intervallo.
«Perchè non scendi?» le chiese Ulrich.
«Io odio passare il tempo con..»
«Le persone?»
«È complicato.» disse Yumi, non voleva
continuare
quel discorso che avrebbe portato il suo cuore ad altre ferite, quel
ragazzo non doveva saperne niente; però decise di alzarsi,
si
sarebbe sgranchita le gambe.
Ulrich rimase a fissarla, per qualche ragione ogni volta che lei
iniziava a parlargli se ne andava, lasciandolo solo con troppe domande
e troppo pochi indizi.
Arrivò Aelita «Dov'è Yumi?»
«È fuori.»
«Cosa?!» chiese la rosa molto preoccupata.
«Io non so cos'abbia, mentre parlavamo si è alzata
e se ne
è andata. Non volevo infastidirla, quindi non l'ho
seguita.»
«Tu non sembri darle fastidio, altrimenti non ti avrebbe
rivolto
la parola.» disse Aelita in tono pacato, uscì.
Yumi camminava per il corridoio esterno della scuola, senza una meta,
ne un amico.
Ulrich era gentile con lei, la stava aiutando, era preoccupato, e lei
se ne era fregata.
Le importava, ma solo il pensiero di rischiare la fece rabbrividire,
era in debito con lui.
Avrebbe dovuto ascoltarlo, tornò in classe.
Il resto della giornata passò normale, alla fine delle
lezioni
Yumi tornò a casa da sola, Ulrich era stato mandato in
punizione
e dovette stare pure il pomeriggio.
«Ehi piccola!»
Yumi si voltò terrorizzata, un ragazzo alto insieme ad altri
due si stava avvicinando a lei.
«C-Che volete?» era terrorizzata, non poteva essere possibile, la
paura la bloccava, era in mezzo alla strada mentre quelle parole la
spaventavano non solo nel presente, ma le rievocavano dei ricordi.
«Che c'è? Hai paura?» un secondo ragazzo
le era sempre più vicino.
Ulrich era nella classe, mentre l'insegnante di educazione fisica era
andato a parlare con una professoressa.
Non aveva fatto niente di male, solo insultato l'oca della sua classe, Laura Gauthier,
facendo un favore a tutti; sorrise al ricordo.
A un certo punto sentì qualcosa vibbrare dal sottobando di
Yumi, era il suo cellulare, la stava chiamando Aelita.
«Pronto?»
«Chi sei?» rispose la rosa dall'altro capo del
telefono.
«Ulrich.»
«Ulrich? Sei con Yumi? Puoi passarmela?»
«Sono a scuola, Yumi si è dimenticata il
cellulare.»
«Oh no.. Io.. Io non so che le sia successo! Dovevamo
incontrarci, ma non l'ho vista e.. Non risponde nemmeno al fisso a
casa! Dove può essere? Io.. Io ho paura.» la
ragazza era a
dir poco agitata.
«Stai calma!» le disse Ulrich.
«Calma? Siamo usciti da un'ora, ed è un'ora che la
chiamo!»
«Ci penso io, tranquilla.»
«Tu? Ulrich, come puoi? Sei a scuola!»
«Effettivamente voi due non mi conoscete.» disse il
ragazzo raggiungendo una finestra, attaccò il cellulare.
«Uno.. Due..» si arrampicò al
cornicione, al "Tre" si buttò.
Erano al primo piano, iniziò ad incamminarsi verso casa
finchè non sentì delle urla femminili.
«Dai piccola, che hai? Non ti abbiamo nemmeno sfiorato e
già fai così?»
«V-Vattene!» disse lei con gli occhi coperti dalle
sue stesse mani.
«Con chi parli?» i ragazzi erano davvero
preoccupati, Yumi
continuava a parlare da sola mentre la mente riviveva alcuni ricordi.
Arrivò Ulrich «Lasciatela stare!»
«E tu chi saresti, mezza calzetta?»
«Andatevene subito, chiaro?» disse pesante il
ragazzo.
«E se non lo facessimo?»
Sentito questo, Ulrich tirò un pugno in faccia al ragazzo
che
parlava, rompendogli il setto nasale dal quale usciva tanto sangue
«Ne volete altri?» detto questo se ne andarono
tutti.
Yumi era ancora rannicchiata a terra, con le ginocchie riportate al
petto; non l'avevano nemmeno sfiorata, fortunatamente. Eppure lei era
spaventata, come se fosse accaduto il contrario.
«Yumi.. Yumi stai bene?» chiese preoccupato il
ragazzo, avvicinandosi.
Annuì debolmente respirando affaticamente, mentre tornava a
vivere il presente.
«Stai calma.»
Yumi si rialzò, aiutata dal ragazzo.
«Perchè?
Perchè continui ad aiutarmi anche se ti tratto male e ti
evito? Non me lo merito!»
disse infine piangendo.
«Non è vero, Yumi. Tu te lo meriti. Io
non mi scorderò di te, mai.»
Yumi abbassò lo sguardo «Grazie..»
«Torniamo a casa?» lei annuì.
Yumi, ancora terrorizzata, aprì la porta del monolocale, non
era sicura di riuscire a stare da sola.
«Tutto bene?» le chiese Ulrich vedendola ancora
titubante.
«No..»
«Che hai?»
«Paura, sono terrorizzata.»
«Quei tre, erano solo dei ragazzi dementi. Avevano
più paura loro, di quanta ne avevi tu. Stai calma.»
«Non posso.»
Il ragazzo guardò a terra «Se succede qualcosa.. Io sono qua.»
le disse indicando la porta del suo monolocale «Devi stare
tranquilla, ok?»
Yumi guardò la porta «E se non mi dovessi
sentire?»
«Se ti fidi di me, saprai che ti
sentirò.» detto
questo andò nel suo monolocale, mentre la ragazza richiuse
la
porta, ancora tremolante.
La mattina dopo Yumi si svegliò, tranquillizzata dalle
parole che il ragazzo le aveva detto la sera precedente, lui l'aveva salvata.
Si era svegliata in orario, ed era quindi andata all'accademia
normalmente.
Il resto della giornata l'aveva passato a pensare a quanto quel giorno
ci tenesse a parlare con Ulrich, per conoscerlo.
Lo aspettò al cancello quando dovevano uscire tutti.
Quando lo vide abbassò lo sguardo, aspettando che lui le si
avvicinasse.
«Yumi! Come mai non sei ancora andata?»
«Volevo aspettarti..»
Il ragazzo era sorpreso «Davvero?»
«Ieri sera mi hai salvata.. Grazie!» disse Yumi
imbarazzata.
«Figurati.. Cosa pensavi avessi fatto?»
«N-Non saprei, ma.. Ti devo ringraziare! Adesso ho un debito
con te.»
«Ma che dici?» chiese Ulrich sorridendo.
«Penso sia la cosa giusta... No?» lo
guardò confusa Yumi.
«Potresti sanarlo da subito.»
«Dimmi..»
Il moro sorrise «Da ora in poi saremo amici.»
«A-Amici?»
«Ovvio, oppure.. Non vuoi più sanare il
debito?» disse lui incominciando a camminare.
La ragazza era ancora ferma «Beh.. Certo che
voglio!» detto
questo corse raggiungendo il ragazzo «Solo che io non ho
molti
amici e.. Non è facile.»
«Io aspetto.»
Yumi rimase sorpresa da quelle parole, lui ci teneva a lei? Qualcosa le
diceva che era così, doveva
essere così. Alzò il viso e non potè
fare a meno di sorridere.
Ulrich lo vide, un suo sorriso. Semplice, radioso; quello che pochi
giorni prima lo aveva incantato.
Arrivati sul portico di casa dovettero salutarsi.
Yumi entrò andando in bagno a lavarsi e togliersi
quell'orrenda divisa.
Era felice di passare quei due giorni senza, quel weekend sarebbe
andato bene.
Dopo essersi cambiata aprì il frigo, era vuoto.
«Dovrei andare a fare la spesa..» disse
richiudendolo.
Prese la borsa, contenente le chiavi dell'appartamento e il cellulare e
uscì.
Dopo aver chiuso la porta trovò di fronte a sè
Ulrich
intento a prendere un pallone da calcio che avevano tirato dal
suo
appartamento, appena la vide ritirò il pallone dentro
«Yumi! Ci rivediamo!»
«Già.» la ragazza fissava la porta dalla
quale era uscito il pallone.
«Ho un paio di cugini che sono venuti a farmi visita, e
sono.. Un po' vivaci.»
«Capisco.. Io vado.» disse scendendo di un gradino
la scala.
Ulrich le si avvicinò «Dove vai?»
«Eh?» Yumi lo guardò preoccupata.
«Intendevo.. Sei nuova, potrei aiutarti ad andare ovunque tu
debba andare!»
La ragazza iniziò a riflettere, effettivamente poteva
perdertsi,
non conosceva molto la città e dopo l'esperienza del giorno
prima aveva timore nell'andare in giro da sola «Ma tu hai
parenti, e..»
«Sono grandi, hanno la nostra stessa età. Non
penso che se ti accompagno mi distruggeranno la casa!»
«Se è così.. Mi farebbe piacere che mi
aiutassi!»
«Dico ai ragazzi che esco e arrivo!»
Ulrich aveva accompagnato Yumi al supermercato più vicino.
«Dimmi, cosa cerchi?»
«Per iniziare, pane, frutta, verdura, carne.» disse
la ragazza tenendo il foglietto in mano.
«Ok, la carne è vicina al pane, e il pane
è vicino alla frutta e alla verdura. Ci sbrigheremo
subito!»
«Grazie.. Mi aiuti così tanto, ti dovrò
un sacco di favori.»
«Yumi, la cosa che mi importa è quello che ti ho
chiesto, non vorrò altro, fidati.»
Yumi non capiva, lei non era niente eppure lui continuava a insistere
sul volerla conoscere. Inizialmente quello che lui faceva la
infastidiva, ma in quel momento star vicina a lui la faceva sentire meglio.
* *
*
Et voilà!
Sì, sono fiera
di questo capitolo.
Penso mi
dedicherò solo a questa storia, d'ora in poi.
Come poteve vedere,
Ulrich l'ha salvata. Ma.. Cosa ha passato veramente la nostra
giapponesina?
Ho scelto il titolo,
"Better",
perchè oltre ad essere la parola con cui si conclude il
capitolo, è quello che si sente Yumi con Ulrich.
Lui la rende migliore, ma
forse non per molto.
Come potete vedere,
Aelita è presente anche qui, anche se poco.
Lo so che forse sto
aggiornando troppo
velocemente la storia, ma io sono così: quando scrivo
qualcosa
devo pubblicare subito, altrimenti sto in ansia.
Come sempre, accetto
critiche o consigli; un ringraziamento speciale va a Meras9100 la quale fino ad adesso ha
recensito, e a quelli che hanno messo la storia tra le seguite.
Sono sicura che anche i
lettori silenziosi prima o poi parleranno, mi fido di voi. ;)
Ora, perdonatemi, ma devo
salutarvi.
Vi ricordo che, alla
destra, c'è il mio account Facebook e Twitter, in caso
abbiate bisogno di me.. Cercatemi lì.
Un abbraccio,
la vostra SmileSmoke.
Ah, e buon ferragosto a tutti!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** I'm Sorry. / Mi Dispiace. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 4
I'm Sorry.
I
giorni passavano e Yumi iniziava a comunicare, dopo molto tempo, con
qualcuno diverso da Aelita; se prima non sapeva cosa fare, ora
diventava tutto più semplice.
Iniziava a vedere difficile una vita senza Ulrich, un ragazzo che solo
poche settimane prima nemmeno conosceva, che poteva perfettamente non esistere.
La faceva sentire strana e malinconica il solo pensiero che lui
potesse non esserci, non solo come amico, ma anche come compagno di
banco, vicino di casa o qualsiasi altra cosa lui era per lei. Forse
alla fine era davvero un suo amico.
Erano passate quattro settimane da quel giorno quando lui l'aveva
accompagnata a fare la spesa, e da quel giorno ogni volta che uno dei
due ne avesse bisogno, andavano insieme in quel negozio,
chiaccheravano e scherzavano.
Yumi non era cambiata, il suo sorriso era raro, ma non dispiaceva a
Ulrich che si riteneva un egoista.
Voleva essere l'unico a vedere quel meraviglioso sorriso, quella magia
che solo le sue labbra e i suoi occhi potevano compiere; a volte anche
il solo pensiero che gli altri potessero vederlo, lo infastidiva; ma
sapeva che non era l'unico a porter godere di quei stupendi istanti.
Con il passare dei giorni aveva scoperto tante cose su Yumi, viveva in
un monolocale pagandoselo con un lavoro part-time da cameriera in un
bar lì vicino, non guadagnava molto ma era abbastanza per la
casa, le spese scolastiche le pagava sua madre, ci teneva a farlo per
non sentirsi troppo distaccata dalla figlia.
Lui ascoltava le sue storie, ammirando ogni suo piccolo gesto, pareva
che quell'orribile ricordo che l'aveva sovrastata nei primi giorni, lei
lo avesse cancellato.
Era suonata la campanella, un'altra stancante giornata di novembre
passata all'accademia, era finita.
Yumi era, come sempre, ad aspettarlo davanti al cancello, lui le si
avvicinò «Ehi Yumi!»
«Ciao!» disse lei.
«Andiamo?»
«Prima però voglio dirti una cosa..»
«Ahm.. Dimmi.» disse lui confuso.
«Ora credo che siamo amici..»
Ulrich sorrise «Davvero?»
«Sì, siamo amici.» la ragazza
ricambiò il sorriso, e lui rimase di nuovo incantato.
Iniziò a correre sul vialetto verso casa, la pioggia e le
foglie
che cadevano dagli alberi lì intorno coloravano la strada di
un
arancio caldo e accogliente.
«Evvai!» urlò lui, scherzando.
Yumi non potà trattenersi una risata.
«Dai Yumi, vieni!» disse lui invitandola sotto
quella pioggia.
«Tu sei pazzo! Ahahahahahah»
«Sono un pazzo felice!» disse lui ridendo e
avvicinandosi a lei, tendendole le mani.
Yumi fece lo stesso, e quando si strinsero lui iniziò a
tirargliele leggermente verso di sè, ridendo.
Yumi sorrideva, ma non si muoveva. Ma voleva.
«Yumi?» chiese Ulrich vedendola cambiare
espressione, fin quando il suo sorriso non scomparse.
I suoni intorno a lei erano ovattati, mentre tutto ricominciava.
«Avanti!
Muoviti, cammina!» gridò prendendole bruscamente
le mani.
«No!»
Era scuro.
Era sbagliato.
Lei non voleva mai
più rivederlo.
Ulrich la fissava, mentre lei iniziava a piangere.
«Yumi? Yumi stia bene?» le strinse le mani e le
scosse leggermente, spaventato «Yumi! Yumi, ti prego,
rispondimi!»
La ragazza era in preda all'ansia, tremava
dal terrore.
I ricordi non volevano abbandonarla, in un modo o nell'altro,
obbligandola a rivivere tutto.
«Yumi! Ti prego, fai qualcosa! Per favore, Yumi!»
La mano della ragazza colpì Ulrich in pieno volto,
accompagnata da quel grido di terrore «No! Stammi
lontano!»
Fu in quell'istante che riemerse da quell'incubo.
Il volto di Ulrich era piegato da un lato, la guancia arrossata, la
mano di Yumi a mezz'aria. Lo
aveva colpito davvero.
«S-Scusa..»
«Yumi..» sussurrò, cercando di allungare
le sue mani ma lei indietreggiò con lo sguardo tremante.
«Scusa!»
e corse via.
Ulrich guardava la strada dove Yumi era sparita, lei stava piangendo davanti a lui,
si sfiorò la guancia arrossata.
"Se la farai piangere,
non parlarle mai più; se la fai soffrire, dimenticala. Io
non ti dico altro."
Quella frase gli rimbombava nella mente.
L'aveva fatta piangere, l'aveva fatta soffrire.
Abbassò la mano che sfiorava il suo stesso volto, per
chiuderla a pugno in una rabbia nascosta.
«Addio, Yumi.»
Yumi correva terrorizzata, ogni movimento la riportava indietro; e in
quell'istante l'aveva sentita, sentiva quell'essere tirarla verso di
sè urlandole contro. Non Ulrich, lui non aveva fatto nulla.
Eppure finiva sempre
così, lei non sarebbe mai stata in grado di avere una vita
normale, mai.
Doveva continuare come prima, da sola, con Aelita e sua
madre.
Avere amici per poi rovinare la loro vita no, ecco cosa portava lei,
rovina e dolore. Averla nella propria vita era solo un problema, non
portava nè gioia nè simpatia.
Si sentiva sola, con la vita avvolta in un filo spinato, ogni respiro
poteva portarla a una sofferenza.
Ripeteva nella mente continue scuse a tutto coloro che l'avevano
conosciuta, che secondo lei avevano solo commesso un errore a starle
vicino; Io non voglio
più essere così, si ripeteva
correndo.
Non voleva, ma per quanto ci provasse la sua mente si riufiutava di
dimenticare.
"Autodifesa inconscia",
l'avevano definita i medici, gli psicologi, gli psichiatri.
"La sua mente si
riufiuta di
dimenticare, imponendo così situazioni in cui la ragazza
rivive
gli avvenimenti in modo lacerante e distruttivo, ogni volta che un
contatto sia simile a uno passato."
Così l'avevano diagnosticata.
«Potrà
mai tornare come prima?» aveva chiesto sua madre preoccupata,
dopo quelle parole.
Erano mesi che sua
figlia non usciva di casa, nè si sforzava di parlare con gli
altri.
«Anche se
fosse, non sarà così semplice.»
«È
quasi impossibile.» disse la donna abbassando lo sguardo, con
le lacrime agli occhi.
«La sua mente
si rifiuta di
dimenticare per difendersi, lo vede come qualcosa di necessario. Non
credo sarà semplice farle capire quanto non lo sia, lei
ritiene
necessarie poche presenze, lei e l'amica. Secondo lei non ci sono altri
da cui ricevere emozioni.» disse il medico togliendosi gli
occhiali.
«Capisco..»
«Mi dispiace,
signora.»
A quel ricordo, Yumi tornò a singhiozzare e piangere
«Sono io ad essere sbagliata, io.»
Arrivò di fronte il palazzo di casa sua, c'era la
proprietaria.
«È lei la signorina Ishiyama?»
Yumi annuì.
«Vede, è successa una cosa..»
proseguì la proprietaria.
* *
*
Ed
eeeeeeeeeeccomi di nuovo qui!
Finalmente
si è scoperta una parte, di quello che ha Yumi.
A
quanto pare, psicologi e psichiatri non le sono bastati!
Ulrich,
le ha detto addio. Sarà definitivo?
Come
sempre: povera Yumi!
Mi
spiace doverla far soffrire, ma purtroppo serve!
Io,
come ogni volta, ringrazio a tutti quelli che hanno letto il capitolo,
e in più chi me lo abbia recensito (purtroppo a 'sta volta
non
posso taggare nessuno :c )
Ora,
ci si rilegge nei prossimi capitoli!
Un
bacione a tutti,
SmileSmoke.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Near. / Vicino. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 6
Near.
"Non ho paura di
riprovarci,
ho solamente paura di
star male per la stessa cosa."
Ulrich camminava
lento, guardando l'asfalto e prendendo a calci un piccolo sassolino che
era malcapitato lì.
Non capiva quello che aveva fatto, ma aveva promesso ad Aelita che non
avrebbe fatto soffrire Yumi.
Tirò un calcio forte al sassolino facendolo arrivare
dall'altro
lato della strada, pensando a quel sorriso che non avrebbe mai
più potuto vedere.
Proseguì arrabbiato, finchè una voce non lo
chiamò «Io ti aiuterò.»
Si voltò, Aelita era lì, sicuramente aveva
assistito alla scena «Mi spiace. Io.. Ho fallito.»
«È vero.» disse mentre si avvicinava
«Ma lei ha
bisogno di te.»
«Che intendi dire?»
«Lei in questi giorni era felice, erano anni che non
sorrideva, e
io voglio che sorrida ancora.» disse la ragazza guardando in
avanti, come se vedesse un bellissimo ricordo.
«Arriva dritta al punto.»
Aelita lo guardò «Lei ha bisogno di aiuto e solo tu puoi salvarla.»
«Di che stai parlando?»
«Tu.. Cosa sai di Yumi?»
«So della sua famiglia, che paga l'affitto
lavorando.»
«Tu non sai niente!» gli urlò, quelle
parole non
significavano niente, non erano nulla in confronto a tutto quello che
doveva sapere.
«Quel vuoto che non potresti mai riempire, lo
conosci?»
«N-No..» disse lui confuso.
«Allora non dire che la conosci!» disse lei quasi
piangendo.
Ulrich guardò a terra.
«Ma se io te ne parlassi di lei.. Le rimarresti vicino?»
Ulrich guardava Aelita senza capire, i suoi occhi erano diventati vuoti
cercando una speranza. Sarebbe rimasto vicino Yumi?
«Sì.» disse alla fine.
La rosa prese un respiro «Vedi.. In secondo liceo lei aveva
conosciuto un ragazzo, ne era davvero innamorata, era una delle persone
che amava di più al mondo. Lui, d'altronde, cercò
di
abusare di lei, in
tutti i sensi.
Un giorno, per fortuna, la trovai livida. E "per fortuna" intendo che
se non l'avessi trovata in quelle condizioni, lei non ne avrebbe
parlato. Ed era da quel giorno, che lui era arrivato a sfruttarla
sessualmente.»
Ad Ulrich, a ogni parola che sentiva, venne un brivido, ascoltava
inorridito la storia di Yumi, quella di cui la ragazza non avrebbe mai
parlato.
«Io lo dissi alla sua famiglia» continò
Aelita
«e anche a quella del ragazzo. Da quel giorno, Yumi non lo
vide
più, ma lei ne è rimasta talmente traumatizzata
da
evitare ogni contatto con i ragazzi, e rinchiudersi in se stessa; non
che parli molto nemmeno con le ragazze.» Ulrich
abbassò lo
sguardo «E quando quest'anno si è trasferita qui,
non ha
esitato a seguirmi.» disse Aelita quasi triste «Non
che mi
dia fastidio! Anzi, per me è come una sorella, ma
semplicemente
ho paura che standomi accanto non tornerà mai come prima.
Penso
che la mia presenza per lei sia un grosso freno.»
Ulrich guardava Aelita che raccontava la storia quasi piangendo, ora
poteva capire quella timidezza e la fatica che aveva Yumi nel
parlargli, la difficoltà nel definirlo suo amico.
«Vedi, anche la sua mente ha reagito male, ora si ritrova
"bloccata". Ogni gesto simile a uno compiuto nel passato da Lui,
le fa rivivere ogni cosa. È come perderla per qualche
minuto,
solo che per lei quelli sono ore di paura. Ecco perchè quel
giorno, quando volevi batterle la mano, ha reagito in quel modo. O
anche
prima, quando..»
«Quando l'ho tirata a me..» finì Ulrich,
distrutto.
«Esatto.» ormai quel discorso era un sussurro
nascosto da
orecchie indiscrete «Lei non ti ha mai odiato, ma ha paura di
sbagliare ancora, di tenere troppo ad una persona sbagliata. Lei deve
imparare di nuovo a vivere.»
«Mi dispiace..»
«Ora lo senti, eh?» chiese lasciandosi andare in un
pianto
silenzioso, liberatorio «Quel senso di vuoto, io non
potrò
mai darle la felicità che ha perduto, io rimarrò
con la
consapevolezza di essere inutile! Io ti ho parlato di questo
perchè tu
puoi aiutarla, ne sono convinta. L'ho vista sorridere,
mentre ti parlava, in queste settimane; era felice. Ti prego,
continua a starle accanto.»
Ulrich guardò Aelita, lo
avrebbe fatto, anche se lo sentiva quel vuoto. Le sarebbe
stato vicino, più
di prima.
«Io devo andare.. Ciao Ulrich, mi raccomando!»
disse Aelita andandosene.
Ulrich iniziò a camminare verso casa, mentre rifletteva su
tutte
le sofferenze che Yumi aveva provato. Se la immaginava come poteva
essere prima, forse quel sorriso era ancora più bello. Magari quell'essere l'aveva
rovinato.
Coglione, non poteva definirlo in altro modo. L'aveva violata che lei
non era che una ragazzina, lei che lo amava con tutta
sè stessa, era stata ferita
e umiliata
proprio da lui.
E da quel giorno, era nata quella Yumi spaventata dal mondo, dai
ricordi, dalle persone.
Era davanti casa, quando vide Yumi seduta davanti la sua porta
piangendo.
Aveva il mento poggiato sulle ginocchia e le braccia le coprivano gli
occhi.
Ulrich guardò insicuro la porta di casa sua, per poi
rimettere
le chiavi in tasca e sedersi vicino la ragaza
«Yumi?»
Lei alzò lo sguardo, senza smettere di piangere e senza
nemmeno
asciugare le lacrime «Scusa tanto per oggi, io..»
«Non ti preoccupare, sto bene. Piangi per questo?»
«No.» detto questo si buttò nuovamente
la testa fra le braccia.
«Che succede?»
Yumi alzò la testa, singhiozzando «Succede che io
non ho
più una casa, non ho più un soldo nemmeno. N-Non
troverò mai un altro appartamento, e non mi ridanno indietro
l'affitto! Io..»
«Com'è successo?»
«Il monolocale è andato a fuoco, a quanto pare
c'era una
perdita di gas ed è andato a fuoco tutto! Io.. Non ho
più
nemmeno i miei vestiti!»
«Mi spiace..»
«Dove andrò ora?» chiese piangendo, era
rimasta
senza niente «Al lavoro mi pagheranno fra tre settimane, ed
io
nel farttempo cosa posso fare?»
Ulrich guardò il pavimento, incerto se parlarle o no. Poi
capì che era meglio parlargliene. «Oggi ho
incontrato
Aelita.»
Yumi lo guardò, perchè aveva iniziato a parlare
di Aelita? Lui rimaneva con lo sguardo fisso a terra.
«Mi ha detto una cosa.»
«Che succede?» chiese preoccupata Yumi.
«Mi ha.. Spiegato
perchè hai reagito in quel modo, prima.»
la ragazza lo guardava, era imbarazzata. Quello era un suo segreto,
nessuno doveva saperlo. Le persone non dovevano starle accanto per
pietà, no. «Mi dispiace, se lo avessi saputo prima
mi
sarei comportato in modo diverso.» continuò Ulrich.
«Lo immagino.» esclamò lei, arrabbiata
«È per questo che non lo dico a nessuno; tutti, appena
scoprono la verità diventano diversi. E fa male,
iniziano a trattarti in modo speciale,
a preoccuparsi come non farebbero mai, senza dimostrarti ciò
che sono realmente, diventano falsi.»
Yumi ricominciò a piangere, non solo la sua casa non
esisteva
più, ma si ritrovava a parlare con Ulrich di cose che
nessuno
avrebbe dovuto sapere «E poi è così.. Imbarazzante. Io
non ero mai stata così fragile!
Io.. Ero normale.
Ora, però, la mia fottuta mente mi rovinato! Si è
imposta un meccanismo di difesa che mi sta distruggendo!»
il suo volto era nuovamente coperto dalle braccia «Mi sono
rovinata da sola, senza rendermene conto!»
Ulrich la ascoltava muto, ogni lacrima che versava era una lama
tagliente che si avvicinava al suo cuore, sarebbe ceduto.
«Mi spiace
averti dato fastidio, ma grazie
per essermi stato vicino. Ora vado.» disse alzandosi
e
prendendo uno scatolone dove erano rimaste le poce cose, salve dalle
fiamme.
Ulrich la tirò dalla manica della camicia, fermandola «Non
andartene, ti ho parlato di quella cosa per farti capire che siamo
amici lo stesso, no?»
Yumi si voltò «Io vorrei.. Ma so già
come va a
finire, i tuoi comportamenti cambieranno, ma io non voglio! Sono
diventata amica di un Ulrich che correva per strada urlando, che finiva
in punizione, del vero
Ulrich. Diventerai protettivo, e io non voglio.»
«Yumi, non posso prometterti che non cambierò, ora
che so
la verità. Il mio comportamento cambierà, mi
impegnerò come non mai.» la ragazza lo guardava,
delusa da
quelle parole, lui proseguì «Ti aiuterò a tornare
quella che eri. So che pensi sia impossibile, ma io non ci
rinuncerò.»
Lui la guardava sorridendo, mentre Yumi era in lacrime, ma non era
tristezza. Era felicità.
Continuò «Ma io, il vero Ulrich, ci
sarà sempre.»
«Grazie.» disse singhiozzando Yumi.
Ulrich si alzò «E visto che non hai una casa..
Puoi stare
da me.» Yumi alzò lo sguardo «Certo, non
ho un'altro
letto, ma..»
«Grazie!» disse lei, interrompendolo
«Grazie di
tutto! Io.. Dormirò a terra, non m'importa!
Grazie!»
«Sei pazza? Io dormo a terra.»
Yumi entrò nell'appartamento, era un monolocale come il suo
«Appena mi pagheranno ti darò l'affitto!»
«Non preoccuparti» disse lui «Tu dormi
lì.» le indicò il letto.
La ragazza si voltò «No, io in terra. Fidati,
è..»
«No! Casa mia, decido io. Io dormirò nel sacco a
pelo.»
«Ma Ulrich, starai scomodo!»
«Fidati, starò benissimo.»
La ragazza stava per ribattere, ma lui aveva già tirato
fuori il suo "letto", un sacco a pelo grigio.
Yumi sorrise, poi si ricordò che non aveva nient'altro oltre
alla divisa «Ulrich, io non ho nient'altro oltre alla
divisa..»
«Oh.. Aspetta!» disse tirando da un cassetto una
maglia
«Questa dovrebbe essere abbastanza larga per starti come
vestito,
credo. Puoi cambiarti nel bagno!»
Così fece, quando tornò si infilò
sotto le coperte del letto, anche se un pò arrabbiata. Non doveva stare lì.
C'era il silenzio in quella casa, spezzato dopo qualche minuto da lei
«Ulrich?» sussurrò.
«Mh?»
«Sicuro di star bene, lì?»
«Certo.»
«Va bene. Grazie..»
Ulrich sorrise, per poi chiudere gli occhi e addormentarsi..
La mattina dopo nessuna sveglia suonò, era sabato.
Sarà una
giornata tranquilla, pensò Yumi; poi le venne
in mente che quel giorno doveva lavorare, ma il suo turno era nel tardo
pomeriggio.
Sorrise quando ripensò a quello che era successo la sera
prima, ora condivideva la casa con Ulrich.
* *
*
Ciao
splendori! :D
Come
state?
Mi
piace aggiornare ogni giorno, anche se entro nemmeno 2 settimane
finirà.
Sì,
cercerò di finirla il prima possibile, perchè ho
ancora
in corso "One Step Closer" e "Loving You Forever Can't Be Wrong",
l'ultima è stata pubblicata quasi 2 anni fa. .-.
Vabbè,
vi è piaciuto il capitolo?
Vi
piace che ora Ulrich e Yumi.. Sono coinquilini?
Vabbè,
vi lascio.
Ci
rivediamo domani!
Come
sempre, ringrazio chi recensirà.
Un
abbraccio a tutti voi,
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Emotions. / Emozioni. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 6
Emotions.
Si alzò, e
dopo
essersi guardata allo specchio la maglia un paio di volte, si
ricordò che non aveva più abiti a parte la divisa
scolastica.
Si alzò arrabbiata, quando dalla porta spuntò
Ulrich.
«Yumi! Ti sei svegliata! Ok, ahm.. Stanno arrivando delle
persone, e tu dovresti nasconderti.»
«Cosa? Perchè?»
«Non so se ti ricordi delle regole dell'accademia.»
«Cioè?»
«Le relazioni fra studenti sono vietate!»
Yumi spalancò gli occhi, disorientata «M-Ma noi
non abbiamo alcuna relazione!»
«Certo, ma.. Vedi, doveva venire un mio amico per prendere un
libro che mi aveva prestato, ma mi ha detto di essere con una ragazza e
siccome passano vicino, verranno anche qua.»
«Spiegati meglio.»
«Hai presente la mia popolarità?» Yumi
annuì
«Tra voi ragazze è diversa. Se ti vedessero
inventerebbero
qualcosa e farebbero girare la voce, al fine di ritrovarti
sospesa.»
Yumi annuì, non credeva che Ulrich avesse tanto successo tra
le
ragazze, ma in quel momento che ci faceva caso doveva ammettere che era
un ragazzo davvero bello, e iniziava a tintinnare sulla decisione di
convivere la sera prima, se sarebbe stata così a ogni
visita;
«E dove vado? Siamo in un monolocale.»
«C'è la terrazza!» Yumi
annuì, quella
situazione non la metteva solo a disagio, ma la confondeva totalmente.
Il fatto che lei dovesse nascondersi perchè una ragazza
aveva
una cotta per lui la infastidiva. Si chiuse in terrazza mentre alla
porta bussavano.
Ulrich aprì «Ciao!»
«Ciao.» disse un ragazzo.
«Ciao Ulrich!» disse invece contenta la ragazza.
«Ecco il libro.» lo porse all'amico.
«Che hai? Non ci fai nemmeno entrare?» chiese
confuso il ragazzo ancora sulla soglia.
«No, mi spiace ma non posso. Sono impegnato.»
«Davvero? Con chi?»
«Non pensare a male! Lo sai che non voglio passare altri
guai! Sono mesi che non invito ragazze qui.»
«Come se ci credessi, Ulrich!» rise l'amico.
«Dai, cosa ci nascondi?» chiese la ragazza.
«Niente, siete miei amici. Perchè dovrei
mentirvi?»
Intanto Yumi fuori stava letteralmente congelando, indossava solo la
maglia di Ulrich che le arrivava malapena fino alle ginocchia.
Arrivò il ragazzo «Sono usciti!»
«Per fortuna!» disse Yumi rientrando dentro
«Che freddo!»
La ragazza si strofinava le mani una contro l'altra per scaldarle, ma
inutilmente.
Ulrich, istintivamente, allungò le sue per scaldarle, ma lei
le ritrasse.
«Scusa, io..» disse Yumi senza rendersi conto del
suo comportamento.
«Tranquilla,
posso?» chiese allungando nuovamente le mani.
Yumi annuì, anche se aveva paura di quel contatto, ma non
perchè Ulrich la spaventava. I suoi ricordi la spaventavano,
non
voleva riviverli.
Aspettava in silenzio che la paura giungeva a lei, ma venne pervasa dal
suo calore, quello di Ulrich.
Quando abbassò lo sguardo sulle loro mani non vide la
tristezza, ma semplicemente il contrasto piacevole tra le mani fredde di lei e
quelle calde
di lui.
Sorrise,
era davvero felice, era la prima volta che toccava Ulrich, serena.
Iniziò a ridere mentre guardava le loro mani intrecciate
«È.. È fantastico.»
«Già.» anche lui sorrideva.
Era pomeriggio, Yumi doveva andare al suo lavoro; alla fine Ulrich, tra
i suoi vestiti, era riuscito a trovarle una tuta che anche se larga le
andava bene.
«Yumi, usciamo ora?»
«Usciamo?»
«Sì, non posso venire?»
Yumi divenne rossa in volto «Beh.. Certo che puoi, chiedevo
solo perchè..»
«Mi annoio da solo, e visto che lavori in un Bar posso
fermarmi anche io, no?»
Andarono al Bar dove lavorava Yumi; non appena la ragazza
arrivò corse a cambiarsi.
Quella divisa, fortunatamente, non era andata a fuoco dato che la
teneva lì.
Quando tornò nella sala rimase sorpresa nel vedere Ulrich
circondato da ragazze, la proprieraria le si avvicinò
«Lo
vedi quel ragazzo? Deve ordinare.»
«Vado subito!» rispose Yumi avvicinandosi a Ulrich
«D-Desidera?» chiese imbarazzata.
Ulrich la guardò dalla testa ai
piedi «Sei proprio
carina con questa divisa! Molto meglio di quella scolastica!»
disse ridendo.
Yumi indossava dei pantaloni neri con una camicia bianca ed un gilet
rosso scuro.
«Che c'è di male nella divisa che porto a
scuola?»
chiese lei fingendosi arrabbiata, per poi ridere anche lei.
Le ragazze che prima erano intorno a lui raggianti, si erano
improvvisamenet ingelosite dalla presenza di Yumi.
«Comunque sia, prendo un Mojito.»
«Certo, arriva subito!» disse lei appuntando
l'ordine su un block notes e andandosene.
«Conosci quel ragazzo? Quanto sei fortunata, sei la sua
fidanzata?» le chiesero le ragazze che prima stavano
assalendo
Ulrich.
«No.»
«Ma allora è libero!» disse una.
«Bhe, io.. »
«Allora?»
Yumi si mise a riflettere, non lo sapeva. Infondo viveva con lui, erano
amici, ma non aveva la minima idea se era fidanzato o meno, e questo la
turbava. Non capiva quella sensazione, ma era così
«Non lo
so!» detto questo prese dal bancone un Mojito e lo
portò a
Ulrich.
La sera tornarono a casa insieme, Ulrich aveva aspettato che lei
finisse il turno.
Yumi rimaneva in silenzio, mentre ripensava a quello che aveva provato
quegli ultimi giorni, felicità
ad esempio, e vedere quelle ragazze intorno a lui le aveva fatto
provare rabbia,
e il non essere la persona più vicina a lui l'aveva fatta
quasi piangere.
Sapeva che quelle emozioni che provava non erano nuove, nè
un
qualcosa nato in un giorno, ma sapeva che da quando era riuscita a
sfiorargli le mani, intrecciate alle sue, quelle emozioni si sono
fatte più reali.
«Yumi, stai bene?»
«Non credo..»
«Che hai?»
«Paura.»
ed era
così, aveva paura di ciò che provava per lui;
aveva paura
perchè l'ultima volta che aveva avuto quelle emozioni, quel
giorno, il suo incubo
era appena iniziato.
La sera la passarono in silenzio, o almeno così fece Yumi.
Non
voleva affrontare i propri sentimenti per quanto ai suoi occhi fossero
reali.
Ulrich, d'altro capo, cercava di parlarle, ma Yumi si ritraeva dopo
malapena due parole, non capiva cosa le fosse successo, fino a poche
ore prima le semprava felice.
Il giorno dopo erano entrambi liberi, la scuola era ancora chiusa e
Yumi non aveva il turno.
«Yumi! Svegliati! Devo farti vedere una cosa!» la
ragazza
aprì lentamente gli occhi, mentre stava ancora nel letto.
«Che.. Che c'è?»
«Guarda» disse portandole davanti agli occhi una
busta «guarda cosa ti ho preso!»
«P-Preso?» chiese lei sedendosi sul materasso.
«Sì, mentre dormivi sono andato a farmi un giro e
sono
entrato in un negozio, ti ho preso dei vestiti!» disse
porgendole
la busta.
Yumi guardò dentro, non c'era niente di speciale ma per Yumi
significava moltissimo. Non le era rimasto nulla e quei pochi jeans e
magliette la facevano sentire una regina.
Ulrich continuò «Beh, non sapevo qual'era la tua
taglia.. Ma penso di averla indovinata, no?»
La ragazza non rispondeva, era con la testa china sui vestiti.
«Yumi?»
«Grazie..» stava piangendo, ma non
per tristezza, era felicissima «Grazie mille
Ulrich!» disse abbracciandolo.
Ulrich era rimasto sbalordito da quel gesto così impulsivo
da parte della ragazza, e Yumi non era da meno.
Dopo qualche secondo si rese conto di quello che stava facendo, era
attaccata al corpo del ragazzo, lo aveva abbracciato senza
esitare, sensa pensarci.
Spalancò gli occhi sentendo il suo cuore battere
più del
normale, tanto da farla preoccupare che lui potesse sentire; quei
sentimenti, ciò che provava per lui, quell'amore, la
stava curando?
Quella promessa,
le tornò in mente.
"Ti aiuterò a tornare
quella che eri. So che pensi sia impossibile, ma io non ci
rinuncerò."
Era possibile, lo
era davvero, poteva tornare quella Yumi di prima, ma a
quale prezzo?
Lui avrebbe mantenuto la parola, anche sapendo quello che lei provava?
Era impaurita, se lui avesse saputo del suo amore, l'avrebbe
abbandonata? Lasciata in un angolo?
Se avesse saputo quel sentimento,
che avrebbe fatto?
Tutto quello che era il suo cuore, in quel momento stava esplodendo.
«Yumi, tu mi stai..» disse lui sussurrando,
incredulo.
«Io..» Yumi si staccò immediatamente; si
aspettava
sul volto di Ulrich un'espressione contrariata, invece stava sorridendo.
«Yumi! Tu mi hai abbracciata senza freno, senza paura!»
«Lo so, è stato..» disse lei abbassando
lo sguardo.
«Fantastico.
Yumi, vedrai che presto sarai di nuovo felice.»
Sì, lei lo sapeva. Avrebbe voluto urlargli che lo era anche
in quel momento, era felice.
«Beh.. Io vado a provarmi i vestiti!» disse andando
in bagno con la busta.
I jeans erano perfetti, le maglie invece le andavano leggermente larghe.
Iniziò a pensare su quanto Ulrich avesse fatto per lei,
prima
con i ragazzi che volevano abusare di lei, poi con il suo passato.
Si sarà
stancato di una come me, sempre nei guai e così.. Strana.
pensò mentre si legava i capelli.
* *
*
Ciao
gentaglia!
Come
sempre, eccomi qui!
Come avrete notato, Yumi ha fatto dei grandi progressi.
Il capitolo ho cercato di basarlo sulle sue emozioni, sui suoi sentimenti.
Ulrich le fa da ancora di salvezza, oppure no?
Ringrazio tantissimo coloro che hanno recensito il precedente, vi
sarò grata se recensirete anche questo!
Perchè io vi adoro!
Ringrazio tanto anche i lettori silenzioni, prima o poi sono sicura che
vi farete a sentire! E se non qui, su Facebook!
Ora devo salutarvi.
Un bacio a tutti voi.
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** A Chance. / Una Possibilità. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 7
A Chance.
Quel giorno doveva
vedere a tutti i costi Aelita e parlarle, se non dei suoi sentimenti
almeno dei passi che aveva fatto!
Decise di uscire, Ulrich l'accompagnò visto che anche lui
doveva incontrarsi con degli amici vicino casa di Aelita.
«Allora..
Con chi esci?» chiese alla fine Yumi.
«Con un paio di persone.»
«Ah.»
A quanto pare lui non voleva dirglielo, che fossero davvero ragazze,
come credeva lei. Sospirò. «Che
c'è?» chiese lui notandolo.
Yumi scosse la testa «Non ti preoccupare, va tutto
bene.»
«Se lo dici tu..» ma a lui non andava affatto bene,
capiva
quando Yumi soffriva, erano settimane che le stava vicino e aveva
imparato a conoscere i suoi comportamenti; anche se in quel momento
faticava a concentrarsi unicamente su di lei, in quel momento nel quale
stava provando tutta quella gelosia,
perchè il suo egoismo non era cambiato.
Quando pensava a Yumi con altri, gli veniva subito in mente il suo
sorriso e il fatto che volesse che fosse una cosa che solo lui poteva
vedere; anche se sapeva bene che anche Aelita lo aveva visto, e molte
più volte, e molto più diverso.
Doveva averlo visto anche prima, prima che tutto la rovinasse.
Si fermarono, erano arrivati vicino casa di Aelita.
«Grazie, per avermi accompagnata.» disse Yumi.
Ulrich era ancora frustato e arrabbiato per i pensieri di poco prima,
calciò una pietra.
Yumi lo notò, ma finse il contrario, non voleva infastidirlo
oltre, con domande che potevano riguardare solo e soltanto
lui «Mi aiuti così tanto che i favori che ti
dovrò
saranno un'infinità.» disse sforzando una risata.
Sentendo quelle parole, Ulrich alzò lo sguardo. Doveva farlo.
«Yumi, mi spiace.»
Lei lo guardava confusa, che significavano quelle parole?
«Io.. Non
posso mantenere la promessa che ti ho fatto.»
Yumi spalancò gli occhi, era come se quel pensiero che la
perseguitava quella mattina si faceva reale, aveva visto.. Il suo amore?
No, lei non
voleva smettere di
intrecciare le proprie mani alle sue, non voleva smettere di
abbracciarlo, non voleva smettere di piangere per gioia. No!
Non riusciva a muoversi, tanto era paralizzata dall'angoscia.
Lui le si avvicinava «Ti
avevo promesso» passo dopo passo «che la sola cosa»
sempre più vicino «che ti avrei mai chiesto sarebbe
stata l'amicizia» erano faccia a faccia, lei era
confusa. Che voleva dire?
Senza nemmeno rendersene conto, aveva iniziato a piangere e una lacrima
le solcava la guancia. Lui l'asciugò lentamente, con
delicatezza.
«Ma ora.. Voglio chiederti un'ultima cosa.»
«C-Cosa?» sussurrò lei, ormai la voce
era come sparita.
«Solo..» lui le si avvicinò ancora, poi
poggiò le sue labbra su quelle di lei.
Yumi era travolta da tante emozioni, tutte meravigliose. Era come se
l'inverno che durava da due anni nel suo cuore fosse stato portato via
da una brezza primaverile, dolce, turbolenta e adrenalinica.
Chiuse gli occhi, per poi ricambiare quelle emozioni che c'erano in
loro.
Era qualcosa di edilliaco, che portava entrambi a nuove sensazioni,
sentimenti caldi.
Quando sciolsero le loro labbra, il tempo intorno a loro era come se si
fosse fermato.
C'erano solo i loro occhi, i loro respiri, i loro sentimenti.
«Un bacio.» sussurrò Ulrich per
completare quella frase che aveva fatto palpitare il cuore a entrambi.
Un bacio.
Yumi guardava Ulrich, ancora incantata da quella magia che l'aveva
impossessata poco prima, si sentiva diversa, bene.
Il suo cuore si stava come scaldandosi, inebriato dalla gioia che lo
aveva sorpreso in quell'istante.
Non avrebbe mai pensato
che lui l'avrebbe amata.
Che un sentimento tanto forte potesse essere ricambiato da una persona
così speciale.
Lei, quella con un passato duro e complicato, aveva iniziato a vedere
oltre quel muro di disperazione, e vedeva la felicità. La
felicità in qualcosa di così semplice, come l'Amore ricambiato.
Abbassò lo sguardo per poi posarsi una mano sul cuore, come
per cercare di fermarlo. Sorrideva.
Lui le si avvicinò, titubante, incerto se quello che aveva
fatto fosse stato giusto, eppure
lui l'aveva sentita. Lei ricambiava.
«Yumi?»
Lei lo guardò, sorridendo.
Lui fece lo stesso, per poi abbracciarla «Yumi,
io..»
La ragazza lo interruppe «Mi
Ami?»
La risposta di Ulrich era ovvia, lui provava per lei qualcosa di
così forte da andare anche oltre l'Amore, ma
perchè?
Perchè glielo chiedeva?
«Io.. Sì.»
«Io.. Sono
strana. Come puoi Amarmi?» chiese lei piangendo.
«Yumi..»
«Io.. Io non sono ancora guarita.
È vero, con te tutto è più semplice,
ma sei sicuro di voler passare con me.. Una tipa instabile, Ulrich, se io ti temessi all'improvviso?
Se io soffrissi? Chi sarà a sentirmi? Se tu non»
stavolta fu lui ad interromperla.
«Yumi, ora ti faccio io una domanda. Tu.. Mi Ami?»
Lei spalancò gli occhi, colmi di lacrime, per poi
rispondergli «Certo!»
«Se è così allora vuol dire che in me
hai.. Fiducia.»
«Ulrich, io..»
«Yumi, se ti fidi di me.. Saprai che ti sentirò.»
di nuovo quelle parole, quelle stesse parole che quel ragazzo le aveva
detto quando l'avevano attaccata, lei si fidava ciecamente. Doveva credergli.
«Sappi che io non ti farò mai
del male, non farò mai nulla che possa farti soffrire, mai
niente che possa ferirti in qualche modo, e se mai lo facessi.. Sarei in grado di rinunciare
alla mia stessa vita, sappilo.»
Yumi annuì, ma non riusciva a
smettere di piangere, nascose il viso nel suo petto, il quale ancora la
abbracciava.
Rimaserò in quel modo qualche minuto, poi Ulrich le prese il
volto tra le mani «Avanti Yumi, sorridi.»
Così lei fece, e di nuovo quel fantastico sorriso si
rispecchiava nel suoi occhi, non era mai stato tanto felice. Si Amavano. Erano
uniti insieme da quel bellissimo sentimento.
E vedendo quel sorriso gli tornò in mente quel pensiero.
«Cos'hai?» chiese Yumi vedendolo cambiare
espressione.
Lui la guardò «Mi sento un egoista. Io quando
ti vedò così.. Con quel sorriso.. Vorrei poter
essere il solo a vederlo. Vorrei che fosse un nostro segreto. Sono geloso.»
La ragazza si sentiva bruciare da tutta quella felicità,
come se
ne stesse anche consumando troppa, come se stesse sfruttando tutta la
gioia che qualcuno potesse avere a disposizione nella vita, ma non le importava.
Quel peso che prima le attanagliava il petto, non c'era più;
lei si fidava,
si fidava ciecamente di
lui. Quel lui che c'era sempre stato, anche quando erano a
malapena conoscenti. Anche in quei momenti, lui l'aveva aiutata.
«Ulrich.. Il segreto siamo
noi.» disse lei prendendogli le mani.
Aveva ragione, loro due erano un segreto fondamentale per entrambi. Se
si fosse saputo di loro, chissà che avrebbero fatto a
scuola,
oltretutto Yumi non poteva dire niente in quanto la
popolarità
riscuoteva tra le ragazze, poteva essere un'ostacolo.
Anche la loro storia comportava il nascondersi, a Ulrich non importava
minimamente, anzi, era appunto il loro segreto, qualcosa di speciale,
forse. Quel sorriso era di molti, ma Yumi.. Yumi era solo sua.
Si abbracciarono un'ultima volta, per poi salutarsi. Yumi
suonò
al campanello di Aelita, mentre Ulrich andò verso il punto
d'incontro dei suoi amici.
Quando Aelita aprì la porta, solo in quel momento a Yumi
venne in mente quanto sarebbe stata dura mantenere il loro segreto.
«Yumi! Eccoti finalmente!» le disse Aelita
facendola
entrare, non sapeva ancora nulla del monolocale andato a fuoco, Yumi
avrebbe preferito non dirlo per evitarle preoccupazioni, in quanto si
sentiva solo un peso, ma non poteva rimandare la notizia all'infinito,
in quanto l'amica poteva decidere da un momento all'altro di farle
visita.
«Già.. Sai, Eli, devo dirti una cosa.»
disse Yumi sedendosi sul divano in pelle dell'amica.
«Cioè?»
«Vedi.. Un paio di giorni fa la mia casa è stata
vittima di un incendio.»
«Cosa?» Aelita alzò la voce
«Vuoi dire
che non hai più dove vivere? E perchè non me lo
hai detto
subito? E come hai fatto in questi giorni?»
«Non ti preoccupare, io ora vivo da.. Ulrich.»
«Cosa? Yumi, ma se stessi male? Se i tuoi ricordi..»
Yumi la interruppe «Ascoltami, io non mi preoccupo di questo.
Lui ha detto.. Che mi
aiuterà.»
non disse altro, aveva promesso a Ulrich che loro erano un segreto, e
così sarebbero stati, anche agli occhi della sua migliore
amica.
«Ah.. Quindi ti ha parlato della nostra discussione.. Senti
Yumi, mi spiace io gli ho detto tutto perchè..»
«Ti ringrazio.» Aelita rimase a guardarla, non era
triste o
delusa, no «Ti ringrazio tantissimo, davvero.»
L'amica come risposta sorrise semplicemente.
«Sai, ho fatto enormi passi avanti.. Sono riuscita persino
a..» si fermò, cosa poteva dire? Qualcosa che non
le
facesse capire la verità, per quanto le facesse male non
dire
niente alla sua migliore amica, lo doveva come un dovere nei confronti
di Ulrich.
«A?»
«A.. A dargli la mano!»
«Ma Yumi! È fantastico! Non credi?»
«Certo! Io mi sento come di esserne quasi uscita, non so come
dirtelo.. È come se avessi una seconda chance, come avere
l'opportunità di vivere tutto meglio.»
«Beh, sfruttala!» le disse l'amica sorridendo.
Aveva ragione, Yumi non si sarebbe fatta abbattere da quel passato
orribile. Sarebbe riuscita ad amare di nuovo, perchè in
fondo,
era già quello stava facendo. Amare.
* *
*
Ciao!
Ah, Yumi. Beata te! *^*
Purtroppo in questo capitolo non ho niente da dirvi!
Come al solito ringrazio a quelli che recensiranno, a quelli che
leggono la storia senza farsi sentire e a tutti gli altri!
Ora mi dileguo.
Un bacio,
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Happyness. / Felicità. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 8
Happyness.
Ulrich
passò bene il pomeriggio, insieme ad un paio di suoi amici,
li conosceva da sempre.
Anche per lui era strano mantenere il segreto con Yumi, ma non poteva
fare altro. Probabilmente loro non l'avevano nemmeno notata, infondo
non era certo un tipo da mostrarsi a tutti.
Sorrise.
Chissà se gli sarebbe piaciuta allo stesso modo se fosse
stata spavalda, forse sì, ma in modo diverso.
Conoscere quel lato di Yumi era come Amarla in ogni modo; il fatto di
essere riuscito ad aiutarla, anche solo in parte, per lui voleva dire
molto di più di quando potesse esser visto all'esterno della
loro storia, da qualcuno che non la viveva.
Anche solo quei pochi pensieri lo facevano sentire benissimo, il fatto
di essere l'unico vicino a Yumi, quello per lui valeva tutto.
Ed era in quei momenti, quando rimaneva intrappolato nei propri
pensieri, che iniziava a sorridere.
«Ulrich? Sei più.. Solare del solito. Come
mai?» chiese uno dei due ragazzi., Odd e William si
chiamavano.
Quello a parlare era stato Odd.
«Più.. Più solare? No, è
solo che.. Sono felice.» disse sinceramente il ragazzo.
«Questo lo si era capito.» disse William prendendo
fuori una Malboro dalla tasca dei jeans, l'accese.
«Ma perchè?» continuò Odd.
«Non c'è un motivo particolare.»
«Eheheheh.. Come no! Ulrich, ti conosciamo da una
vita!»
proseguì quello fumando «In pochi casi ti si vede
tanto
felice.» gli lanciò un'occhiata che solo
loro
potevano capire, solo chi dell'altro conosceva molto.
«Sono cambiato, idiota!» gli disse Ulrich dandogli
un buffetto sulla schiena.
«E quando sarebbe successo? Intendo, da quando sei
cambiato?» chiese Odd camminando a testa bassa, dando di
tanto in
tanto calci ai sassi che c'erano per quella stradina.
«Tsk.» rispose Ulrich «Comunque, dove
andiamo?»
«Andiamo in un posto che ti piacerà da morire,
vedrai!» disse William sorridendo «Ma prima,
fermiamoci in
un pub, ho bisogno di una birra!»
Così fecero, rimasero una mezz'oretta al bar per poi andare
di
fronte a un edificio che tutti e tre conoscevano bene, erano 3 anni che
ormai si divertivano a passare là e fare scherzi a tutti, o
meglio, a tutte.
Fin da quando erano matricole, infondo, tutto era iniziato per un motivo.
«Ehi,
matricole! Avete
paura? Non lo sapete che per poter stare con noi dovete riuscirci? Noi
tutti ce l'abbiamo fatta, ora tocca a voi!»
dissero un paio di ragazzi del quinto anno, si divertivano a prendere
in giro quelli del primo. "Le bevono tutte", erano soliti a dire. Ed in
effetti era vero, quei
tre ne erano la prova vivente.
Ulrich Stern, William
Dunbar e
Odd Della Robbia, l'ultimo italiano.
Li avevano convinti che il solo modo per diventare loro amici, era
riuscire ad entrare nei dormitori femminili. Ovviamente, non con tutti
si poteva fare, ma solo con quelli che avevano la casa fuori
dell'Istituto.
Nessun ragazzo prima di allora era mai riuscito a farcela, tranne loro.
Riuscirono ad entrare e scattare le foto che avevano promesso ai
più grandi, da quel giorno erano considerati unici dai
ragazzi
dell'Accademia, mentre con le ragazze la loro popolarità non
era
proprio buona, a eccezzione che con Ulrich, lo avevano sempre adorato.
Dopo quella volta avevano ritentato più volte, quasi sempre
riuscendoci, anche se terrorizzando maggior parte delle studentesse, e
si divertivano a ritentarlo, sempre.
Ecco perchè in quel momento erano lì, al piano
terra, che cercavano una finestra aperta.
L'obbiettivo era uno: riuscire a scavalcare il davanzale ed entrare, da
quel punto avrebbero semplicemente dovuto evitare le donne delle
pulizie, le studentesse non erano un problema.
«Ragazzi, di qua!» sussurrò Odd trovando
una finestra aperta.
«Come al solito, ok? Ulrich, se becchiamo qualche ragazza
parti
tu con i flirt, ci penseremo noi ad entrare nelle camere!»
disse
William.
«Ragazzi!» cercò di fermarli Ulrich, ma
loro erano
già dentro; tintinnante sul da farsi rimase qualche attimo
fuori, finchè Odd non iniziò a guardarlo male.
Era in piedi nel giardino, gli bastava tirarsi su con le braccia per
essere dentro, ma non gli interessava minimamente delle ragazze, non
voleva provarci con nessuna. A
lui bastava Yumi. Forse doveva pensarci prima, avrebbe
dovuto dirglielo.
«Ulrich, ti muovi?» lo esortò Odd,
mentre William spegneva la seconda sigaretta.
«Ragazzi, non posso, scusate. Sarà per la prossima
volta.»
«Prossima? Ulrich, ma che ti prende?» chiese
confuso Odd, a differenza di William lui si poneva sempre dei problemi.
Non che fosse insicuro, ma rispetto all'amico era considerato un debole
agli occhi degli altri.
«Per ora non posso dirvi niente.. Ma vi prometto che vi
racconterò tutto al più presto,
ragazzi!» disse
Ulrich voltandosi dall'altro lato della strada e andandosene.
«Ma che diavolo ha?»
«E chi se ne frega? Ha detto che ce ne parlerà!
Non
preoccuparti di cose che non ti riguardano. Più che altro,
finiamo ciò che abbiamo iniziato.» disse William
camminando per il corridoio che si parava di fronte a loro.
Ormai erano vicini a una stanza che avevano adocchiato come potenziale
scherzo, quando dei passi gli sorpresero.
Una ragazza alta e bionda li fissava.
I due avevano capito che lei stava per urlare, intervenì
quindi
William, che bloccandole la bocca con una mano le sussurrò
«Se non urli, giuro che ti dico dov'è
Ulrich.»
Alla bionda le si illuminarono gli occhi, erano stati fortunati,
avevano trovato una sua fan,
ed essendo tale doveva sapere che il ragazzo era spesso con loro,
quindi potevano dire senza problemi che anche lui in quel momento era
lì.
«Vedi, prima era nell'atrio, al piano terra. Vai a vedere,
dev'essere ancora lì!» disse William sfoderando
uno dei
suoi, finti, sorrisi.
La ragazza non esitò un istante, che corse subito al piano
terra, mentre i ragazzi entrarono nella stanza urlando.
Le studentesse urlavano infuriate, lo scherzo era uscito perfettamente.
Ulrich suonò al campanello, fu Aelita ad aprirli.
«Tu che vuoi?»
«Ero venuto a chiedere a Yumi se voleva venire con me, visto
che io me ne sto andando.»
Aelita lo guardò un istante, poi dopo aver sbuffato
iniziò ad urlare «Yuuuuuuuumiiii! È
Ulrich, ha
detto che sta andando e se vuoi andare con lui!»
Yumi arrivò alla porta «Certo, infondo non avevo
nient'altro da dirti. Ciao!»
Rimasero solo loro due, per strada.
«Allora, com'è andata?» chiese lei
guardandolo.
«Uhm?»
«L'uscita con gli amici!»
«Ah, niente di speciale, in realtà ti ho pensato
tutto il tempo.» disse Ulrich guardando il cielo.
Yumi arrossì, come faceva quel ragazzo a parlarne
così
facilmente, senza porsi problemi? «Oh.. Anche io ti ho
pensato.» sussurrò l'ultima frase.
«Yumi, io.. Sono felice!»
«Anche io.» disse Yumi, come per fargli capire che
non
avrebbe mai dovuto pensare il contrario «Anzi, sono
più
felice da quando ti ho incontrato.» disse sorridendo.
Era tutto così perfetto che quasi non ci credevano, erano
entrambi accecati da una gioia inspiegabile.
Arrivarono a casa, poco dopo la proprietaria del palazzo
arrivò.
«Sì?» chiese Ulrich sulla porta.
La donna era sulla quarantina, magra, con i capelli quasi grigi
«Buongiorno Ulrich! Vedi, sto girando per gli appartamenti
per
invitare le persone a questa fiera di beneficenza.» disse
dando
al ragazzo un volantino che pubblicizzava una fiera «I fondi
verranno destinati a delle aziende di volontariato. Ci saranno giochi,
bancarelle, e anche un piccolo recinto per le adozioni dei
cuccioli!» disse sorridendo.
«Ah..» disse Ulrich guardando il foglio che aveva
in mano.
Yumi, vedendo che sulla porta c'era la proprietaria, raggiunse Ulrich
«Che succede?»
«Una fiera di beneficenza.» disse lui porgendo alla
sua ragazza il volantino.
«Ma sbaglio o tu sei la ragazza alla quale è
successo
l'incidente con il gas?» chiese la donna dopo averla guardata
qualche istante.
«Sì, è lei.» disse Ulrich.
«Oh, sai, non essendo pienamente sicuri che l'incendio sia stato causato da quello,
faremo un paio di indagini. Dicono sia roba da manuale.»
«O-Ok.» disse Yumi mentre continuava a leggere il
volantino, per poi fare un enorme sorriso vedendo scritto "Cuccioli"
«Oooh, ci saranno dei cuccioli!»
«Sì, esatto. Saranno dati in adozione gratuitamente.»
«Che carini!» continuò la ragazza.
«Quindi, sotto i tuoi capelli neri, c'è una
ragazza tutta rosa e confetto?» chiese scherzando Ulrich.
Yumi iniziò a ridere «Direi proprio di no! Ma
adoro gli animali, fin da bambina!»
«Allora verrete?» chiese speranzosa la proprietaria.
«Certo!» disse il ragazzo, capendo quanto a Yumi
piacesse l'idea.
La sera Ulrich si sdraiò a terra, facevano a turno.
Quella sera il sacco a pelo era del ragazzo.
«'Notte.» disse Yumi sistemandosi le coperte.
Come risposta, si sentì solo una piccola risata da terra,
guardò il ragazzo «Ridi?» chiese.
Ulrich, senza alzarsi, si voltò dall'altra parte, verso il
letto; in modo di poter vedere bene quel viso che tanto gli piaceva
«Io.. Stavo pensando.»
«A cosa?» chiese lei confusa, e allo stesso tempo
curiosa.
«Al fatto che.. Io e te stiamo insieme da solo un giorno, ma
viviamo insieme! È strano pensarci.»
La ragazza spalancò gli occhi realizzando che quello che
aveva appena detto lui era vero.
Erano giorni che condividevano lo stesso letto, ma quella volta non lo
facevano da amici, ma da fidanzati.
Sentì il suo cuore mancare di un battito al pensiero.
Si poggiò una mano sul petto; in quei mesi erano successe
tante
cose, e così velocemente poi che nemmeno lei era riuscita a
rendersene conto abbastanza in tempo, da poter anche solo fermarle.
Ma forse, era meglio
così. In quei mesi le erano solo successe cose
belle, a partire dall'incontro
con Ulrich, al fatto che ci aveva parlato, al fatto
che l'aveva aiutata,
al fatto che avevano iniziato
a vivere insieme, e infine, al bacio.
Quel pensiero era uno dei più belli che avesse mai potuto
avere,
come tutta risposta decise perciò di mostrargli il suo
sorriso,
per poi sdraiarsi e non dimenticare quelle sensazioni, così
da
poter portarle nei sogni, almeno
quella notte.
* *
*
Ed
eccomi qua, di nuovo a rompere!
Pensavo
di concentrare l'intero capitolo su Ulrich, ma mi mancava Yumi!
Poi...
È
entrato in gioco William! Ora, che succederà? u.u
Perfavore,
non uccidetemi! :c
Penso
di esser stata abbastanza dolce in questo capitolo! c:
Perchè,
al prossimo, ci sarà la fine del mondo.
Non
vi dico altro.
Un
bacio,
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Choice. / Scelta. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 9
Choice.
La mattina dovevano
andare
all'Accademia, Yumi sospirò un paio di volte mentre in quel
minuscolo bagno metteva la gonna della divisa, le dispiaceva andarci.
Avrebbe dovuto evitare almeno un pò Ulrich, per non lasciare
ad occhi indiscreti la possibilità di scoprirli.
Pensare che giorni prima aveva un comportamento normale, la confondeva.
Come aveva fatto senza il cuore di Ulrich vicino?
Sbuffò infilandosi il secondo calzino, si mise poi i
mocassini.
Uscì dal bagno, Ulrich era già pronto.
«Andiamo?» le chiese prendendo una giacca, lei
annuì.
«Stasera.. C'è quella fiera.»
La ragazza come tutta risposta sorrise.
«Ho pensato che molto probabilmente ci saranno alcuni nostri
compagni.. Come facciamo?»
«Non lo so.»
«Tu ed io siamo stati spesso insieme in questo mese, infondo,
se
passiamo insieme il pomeriggio non succederà niente di che.
Dirò che siamo solo amici, ovviamente, dovremo comunque
tenere
una certa distanza.» disse Ulrich continuando a camminare.
«Sì.» disse lei in un sospiro.
«Che hai?»
«Io..» si fermarono «Mi sento strana, non
so se riuscirò a..»
«A cosa, Yumi?»
«Vedi, tutte le ragazze ti stanno intorno ed io.. Io in
confronto a loro sono..»
«Sei bellissima» finì lui «In
confronto a loro
tu sei l'essere più bello di questo universo, il
più
splendente, il più solare, il più dolce e il
più
perfetto di tutti!»
Yumi abbassò lo sguardo «Io non sono nulla di
tutto questo.»
«Perchè dici questo?»
«Io non mi vedo come dici tu, nessuno mi vede come dici tu.»
«A me non importa degli altri, ma solo di te.»
«Wow..» disse lei piangendo «Mi sento
così.. Strana.»
«Eh?»
«Sei il primo a farmi sentire così felice,
Ulrich.» disse la ragazza alzando lo sguardo.
La giornata tra i banchi di scuola trascorse normalmente, nessuno dei
due cedette, nè un bacio, nè una carezza, nulla.
Quando tornarono a casa lei iniziò subito a prepararsi per
la fiera.
«Perchè così in fretta, Yumi?»
«Dopo devo andare al lavoro e dopo la fiera sarà
finita. Per questo preferisco andare da subito.»
«Oh, allora mi preparo.» disse lui tirando fuori
dall'armadio un paio di jeans e una maglietta.
Dopo essersi preparati, andarono subito alla fiera.
Si svolgeva in una piccola stradina, c'erano tantissime persone e
l'ipotesi di Ulrich sembrava sbagliata, di studenti non ce ne erano
molti, molto probabilmente sarebbero usciti solo in serata.
Yumi sospirò di sollievo, Ulrich poteva essere tutto suo.
«Allora, che facciamo?»
disse lui guardandosi intorno.
«Boh.»
«Oh, guarda!» disse lui vedendo una di quelle
bancarelle a premi: ovunque erano appesi peluche.
L'uomo di quel banco li accolse «Buongiorno! Una giovane
coppia,
dico bene? Tu, ragazzo, vuoi regalare alla tua bella un
premio?»
Ulrich sorrise «Come si gioca?»
L'uomo
gli porse una pistola ad aria compressa «4 centri premio
piccolo,
7 medio, 10 grande, 14 tre premi a scelta! Allora? Accetti?»
Ulrich sorrise lasciando una banconota sul tavolo e prendendo la mira
con l'arma «Ti insegnerò due cose, uno: come si
vince.» disse prendendo la mira e facendo partire il primo
sparo
che andò a segno «Due: lei non è solo
bella,
è bellissima.» disse mandando al centro anche la
seconda
pallottola, così fece per altre12 volte.
«Allora.. Io direi che prendiamo il lupo» disse
indicando un lupetto grigio di peluche
«poi l'orsetto» disse vedendo un orso
«e
poi..»
«Il panda.» lo interruppe Yumi vedendo un peluche a
forma di Panda.
«E
vada per il
panda!» sorrise Ulrich prendendo i giocattoli che gli porgeva
l'uomo, il quale aveva sul viso un'espressione a dir poco scoinvolta;
quel ragazzo aveva fatto centro senza sbagliare un solo colpo.
«È stato uno spasso giocare con te!» disse
orgoglioso Ulrich per poi andarsene.
«Sei
stato perfido!» disse Yumi scherzando.
«Sarà, ma almeno questi sono tuoi!»
disse lui porgendole il panda e l'orso
«A proposito.. Panda?»
«E beh? Tu lupo!» disse lei scherzando.
Poco dopo arrivarono al piccolo centro con i cani, si trovava sotto un
tendone e c'erano moltissimi cuccioli.
«Oh
come sei carino!» disse Yumi prendendone in braccio uno e
accarezzandolo.
«Perchè hai preso subito lui?» chiese
Ulrich avvicinandosi.
«Perchè.. È diverso, ma
comunque speciale.»
disse guardando l'animale.
In effetti il cagnolino non era dei migliori, aveva il pelo marroncino
scuro e riccio, e degli occhi azzurri, mentre tutti gli altri cuccioli
erano bianchi o grigi chiari con occhi marroni. Ma infondo lui la
capiva, anche lei si sentiva diversa.
Yumi guardò l'orologio
«Oh, devo andare al lavoro! Mi accompagni?»
«Scusa, ma non posso proprio!» disse lui.
«Ok, allora vado. Ciao!» disse Yumi andandosene.
Prima, però, doveva andare in bagno.
Stava per aprire la porta per uscire da quella piccola stanzetta,
quando sentì delle voci fuori.
«Nei dormitori scolastici?»
«Sì, esatto.» erano delle ragazze.
«Non puoi immaginare! Si sono messi a correre per tutte le
stanze, e mentre ci cambiavamo poi!»
«Tipico di loro, direi.»
«Chi erano?»
«Odd, William.. I soliti.»
«In realtà Laura mi ha detto una cosa.»
«Sarebbe?»
«Sembrava ci fosse anche Ulrich, a quanto pare faceva da palo
e rimorchiava tutte!»
«Beh, lui in effetti c'è sempre con
loro!»
«Ma chi, Ulrich Stern?»
«Certo, chi sennò?»
«Però.. Anche se ci prova con tutte ci terrei a
uscire con lui, almeno una volta!»
«Chiunque ragazza normale ci terrebbe!»
Yumi spalancò gli occhi, Ulrich aveva veramente fatto una
cosa simile? Era scoinvolta.
Uscì dal bagno, e notò che quelle ragazze
indossavano la
divisa dell'accademia, quindi dovevano conoscerlo per forza.
Le lacrime iniziavano a solcarle gli occhi, corse via dalla fiera e si
diresse al Bar.
Maledetto, come ha
potuto!? Uscita tra amici, certo! continuava a dirsi
mentre attraversava la stradina che la divideva dal bar.
Ulrich, invece, stava parlando con uno dei responsabili delle adozioni
dei cani.
«Quello,
dice?»
«Esatto.»
«Beh, siamo felici che il piccolo Devil abbia trovato una
casa!»
«Devil?» chiese Ulrich.
«Non si preoccupi, in realtà è molto
dolce e non fa casino!»
«Ok, spero che le piaccia.»
«Le? È per la sua ragazza?»
«Sì.»
disse Ulrich prendendo in braccio quel batuffolo di pelo, avrebbe
sorpreso Yumi, aveva capito quanto le piacesse quel cucciolo,
già immaginava il suo sorriso quando sarebbe tornata a casa.
La sera la ragazza si stava dirigendo malvolentieri dirigendo verso
quella che da poco chiamava casa, ma non voleva. Non ce la faceva.
Era arrabbiata, triste, disperata.
Ulrich, colui che l'Amava,
l'aveva tradita; ci aveva provato con altre ragazze.
«Bastardo.» disse alla fine in lacrime.
Era furiosa, e proprio in quel momento si era accorta che non era
arrabbiata con se stessa, ma
con lui.
Erano anni che non stava così, aveva passato 2 anni a
incolparsi di errori altrui, ma non lo avrebbe più fatto.
Era normale soffrire, infondo lei lo Amava, ma non era stata lei a
tradire. Piangere era inutile, ma necessario.
Ulrich l'aveva curata,
forse era vero, ma le aveva anche spezzato
il cuore.
Anche se era arrabbiata con lui non ce la faceva, non riusciva ad
odiarlo.
Era impossibile.
Era la seconda volta che un dolore così la inebriava, ma non
come una droga, ma come una lama.
Era quello. Era quello il dolore dell'amore bruciato.
Quello, la faceva sentire come prima.
Aveva di nuovo due scelte, ma stavolta non avrebbe sbagliato.
Lo aveva visto, stava baciando
quella, ma cosa poteva fare? Lei lo Amava molto, con tutta se stessa.
Aveva due scelte: o gli parlava, o se ne andava per sempre.
Guardava la porta dell'aula di informatica, era lì. Lo aveva
visto varcare la soglia di quella porta secondi prima.
Aveva le lacrime agli occhi, la sua mente era un continuo tintinnio, la
sua mano si avvicinava alla maniglia.
Forse la sua scelta non l'aveva ancora fatta, ma il suo cuore la
indirizzava in quella stanza.
Aprì la porta, lui era lì.
«Yumi.» disse avvicinandosi a lei preoccupato,
stava piangendo.
«Stronzo.» disse lei a denti stretti.
«Eh?»
«Ti ho visto, mentre baciavi quella ragazzina! Se proprio
vuoi
spassartela, almeno evita di tradirmi, idiota!» era
arrabbiata,
ma non lo odiava. Le era impossibile.
Le
stesse sensazioni.
«Yumi.. Mi.. Mi dispiace!»
«Ah sì? Non mi sembrava che ti dispiacesse prima,
mentre te la baciavi!»
«Yumi.. Io non ho fatto niente! Ma non capisci? È
stata
lei! È lei che mi è saltata addosso! Te lo giuro!
Io ti
amo! Non potrei mai farti del male, nemmeno volendo.»
Lei iniziò a scuotere la testa «Io? Sarei io a
doverlo
capire? Forse, ma anche tu dovresti esserne in grado di
dimostrarlo!»
«Dimostrarlo? Cosa ti sembra che faccia ogni giorno, standoti
accanto, baciandoti, volendoti?»
«I-Io..» la ragazza era incerta, non sapeva cosa
rispondere, o meglio, se credergli.
Lui le prese il mento tra due dita , lei lo osservò. Due
occhi azzurri, splendidi, meritevoli. Doveva credergli.
«Yumi.. Io ti Amo.»
«Anche io.»
«Da ora in poi resteremo insieme, per sempre.»
Ma
da quel giorno, invece, era iniziato l'inferno. Da quel
giorno aveva iniziato a torturarla,
a picchiarla,
ad abusare di lei,
senza rimorso.
E lei non poteva fare più nulla, se non essere salvata da
Aelita.
Ora, la vita le riproponeva una scelta,
e lei non voleva più sbagliare, non ora che era
così vicina per uscirne.
Le carezze, i baci, i sorrisi.. Tutte stronzate, tutte scenette
preparate per un finale di sofferenze, si sentiva un mostro, ma dopo
ciò che le era successo, non avrebbe sbagliato di nuovo.
Fissava la maniglia della porta piangendo, mentre la sua mano ci
poggiava sopra.
No,
stavolta il cuore non avrebbe scelto.
Si girò dall'altra parte e si diresse in un Motel a basso
costo che aveva visto su un depliant.
L'Amore non esiste,
continuava a ripetersi mentre pagava una stanza per una notte.
Mi avrai curato,
sì, ma per farlo mi hai dovuto spezzare il cuore,
pensò entrando nella sua stanza, piccola, Mi hai riofferto due scelte, e
stavolta non sbaglierò, grazie di tutto Ulrich,
pensò addormentandosi mentre abbracciava il cuscino.
Il cuore in frantumi.
Un cuore posticcio, ecco
cos'è il mio.
* *
*
*Si dilegua*
Ok, con questo capitolo
sono così sicura che la mia fine è vicinissima.
Ora vi saluto a tutti,
ringrazio chi ha letto e recensito, oppure solo letto, e me ne vado.
A presto,
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** For She. / Per lei. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 10
For She.
Ulrich aveva aspettato
impaziente l'arrivo di Yumi a casa, che però quella notte
non ci fu.
Preoccupato prese dalla tasca il cellulare, un messaggio da Yumi, la
ragazza anche se titubante aveva pensato che magari anche se il suo non era Amore,
Ulrich poteva preoccuparsi per lei.
"Stasera non ci sono,
vado da Aelita."
Era una bugia, ma almeno Ulrich non avrebbe provato a cercarla.
Il ragazzo sospirò, accarezzando la testa del piccolo Devil
«A quanto pare la tua padroncina non si farà viva
oggi,
vabbè sarà per domani, eh?» disse
sorridendo.
Il giorno dopo, quando Ulrich arrivò a scuola non vide Yumi,
mancò tutto il giorno.
Decise di andare a parlare con Aelita.
«Ciao, hai visto Yumi?»
«Io? Sei tu che vivi con lei, no?» chiese la
ragazza, erano fermi nel corridoio della scuola.
«Zitta!» disse tappandole la bocca «Lo
sai che succede se ci scoprono, no?»
«Ah, già.»
«Ecco, comunque è da te che ha passato la
notte!»
«Cosa?»
«Scherzi?» chiese il ragazzo vedendo Aelita
sorpresa.
«Ahm.. Io non so nemmeno di che parli, veramente!»
«Di questo.» disse Ulrich prendendo dalla tasca il
cellulare e mostrando ad Aelita il messaggio.
«Ma.. Ma non è vero!» disse la rosa
preoccupata.
«Cosa?» chiese il ragazzo in completo stato di
agitazione.
«Provo a mandarle un SMS!» disse lei, in pochi
minuti arrivò la risposta «Dice che sta
bene.»
«Dov'è?»
«Ulrich, io..»
«Cosa?»
«Non vuole che io te lo dica.» disse Aelita
guardando il
ragazzo, lui era confuso. Yumi era sparita, fuggina, senza dare una
minima spiegazione. Lo
stava evitando, ma perchè?
«Ma lei deve dirmelo! Io.. Io come faccio? Senza di lei, io
come..» disse abbandonandosi contro una parete.
«Che intendi?»
Lui alzò lo sguardo verso lei, incerto se dirglielo, ma non
aveva altra possibilità. Lei, quella ragazza con i capelli
rosa,
era l'unica a poterlo aiutare «Intendo che io la Amo, che
siamo
fidanzati, e che non posso farcela senza di lei.»
Aelita aveva sentito quelle parole come un risveglio nel suo cuore,
Yumi aveva avuto l'opportunità di Amare, ma
perchè lo
aveva lasciato? «Se ciò che dici è
vero..
Perchè lei ti avrebbe mentito? Che le hai fatto?»
«Niente! Infatti io ieri non mi sono preoccupato per
quello..»
La rosa sospirò «Vado da lei, le
parlerò.»
Così Aelita se ne andò, lasciando Ulrich da solo.
Camminava per i corridoi dell'accademia senza una meta, da quando aveva
parlato con Aelita erano passate due ore, entrambi lezioni che visto il
suo stato aveva preferito evitare.
«Ulrich?» chiese una voce proveniente da un angolo.
«Sì, è lui. Ti pare che ci sia da
chiederlo?» si aggiunse un'altra voce.
Ulrich non alzò nemmeno lo sguardo, riconosceva bene quei
due «Odd, William.. Ciao.»
«Che hai? Giù di morale?» chiese il
biondino avvicinandosi.
«Si nota tanto, eh?»
«Puoi giurarci!» proseguì sempre Odd.
«Magari, per distrarti, potresti parlarci della cosa
dell'altro giorno, no?» chiese William.
«Massì, tanto ormai.» disse sospirando
«Sto con una, è dell'istituto.»
«Ecco perchè tutta quella manfrina! Se ce lo
dicevi
andavamo subito dalla tipa!» disse William accendendo la sua
tipica sigaretta e passandola a Ulrich, lui la prese e dopo una tirata
la passò all'amico.
«Non sta nei dormitori.»
«Ah, capito. Ed è carina?» chiese Odd.
«Ovvio!» continuò Ulrich.
«Tipo?»
«Non troppo alta, capelli scalati e neri, occhi scuri, un
pò dark.» disse sorridendo.
«Il tuo tipo, proprio.» disse Odd sorridendo;
William non
stava ascoltando una parola, era troppo concentrato sul sedere di una
ragazza che era passata da lì.
«William, sei incredibile.» rise Ulrich, almeno i
ragazzi
gli avevano tirato un po' su il morale, anche se non riusciva a
togliersi il pensiero di che cosa avesse potuto fare a Yumi.
Proprio in quel momento, ricevette una chiamata da Aelita.
«Ragazzi, vado a rispondere, a dopo.»
«Sei un bastardo,
come
hai potuto? Flirtare con altre ragazze ed entrare nei dormitori
femmili? Ma sei scemo? E tutto quello che mi hai detto, che la Ami? Sei
solo uno stronzo!» lo canzonò Aelita.
«Cosa?» chiese incredulo il ragazzo. Erano tutte
bugie,
menzogne. Lui non era nemmeno entrato nei dormitori, proprio per lei
«Sono un mucchio di cavolate! Io non ho fatto niente di tutto
questo, e chi lo avrebbe detto?»
«Delle ragazze sembrano averti visto con degli
amici.»
«Sono tutte cazzate, chiaro?» non si sentiva
più
niente «Pronto?» chiese lui non sentendo
più Aelita.
«Ulrich.»
Il ragazzo spalancò gli occhi «Y-Yumi?»
la voce della ragazza lo aveva sospreso.
«Grazie di tutto, Ulrich, ma io non voglio più
rischiare così tanto; quella promessa.. L'hai mantenuta. Io
ora sto bene, grazie. Addio.»
Ulrich rimase in piedi in quel corridoio spoglio.
Erano bugie, erano pettegolezzi. Non era mai successo nulla di niente.
Chi poteva essersi inventato una cosa simile, perchè
falsificare la sua presenza?
«Come
al solito, ok? Ulrich, se becchiamo qualche ragazza parti
tu con i flirt, ci penseremo noi ad entrare nelle camere!»
No, non ci credeva. Era
davvero stato lui? Il suo migliore amico? Solo fino a
pochi minuti fa gli aveva sorriso.
«Se
ce lo dicevi andavamo subito dalla tipa!»
Quel
maledetto, gli aveva tolto tutto ciò che aveva di
più caro, Yumi.
«William.»
pronunciò a denti stretti, arrabbiato. Lui, il suo migliore
amico.
Strinse la mascella, per poi tornare verso il corridoio in cui aveva
visto il ragazzo poco prima, notò con piacere che era solo,
non
aveva intenzione di combinare casini davanti ad Odd.
Non appena gli fu vicino lo bloccò con il colletto della
camicia
contro la parete «Maledetto, ti diverti a sparar cazzate su
di
me, eh?!»
William, colto da quello scatto improvviso da parte dell'amico non
sapeva come reagire, Ulrich lo teneva strettissimo e lui faticava a
respirare.
Prese la sigaretta e, a malincuore, si sentì costretto a
usarla
per ustionare leggermente il braccio di Ulrich, il quale
mollò
la presa facendo cadere William.
«M-Ma che ti prende?» chiese il ragazzo a terra
slacciandosi la cravatta, aveva la voce leggermente troncata.
«Stronzo!» urlò Ulrich «Ti sei
messo a dire cazzate per l'accademia su di me, vero?»
«Ma di che parli?»
«Del fatto che hai detto a delle ragazze che l'altro giorno
ero con voi!»
William lo guardò storto «E allora?»
«Idiota! La mia ragazza ora crede che io ci sia stato
davvero, che l'abbia tradita!»
«Ma non mi dire..» disse William alzandosi
lentamente da
terra e facendo un sorriso sghembo «Ulrich Stern è
innamorato.»
«Sono cambiato, mi sembrava di avertelo detto,
William!»
«Certo.. Ma non è un po' drastico,
adesso?»
«E beh? Hai paura che il non avermi più attaccato
al culo
ti darà problemi, che non ci sarà più
il
palo?» disse Ulrich prendendolo in giro.
«No, lo faccio perchè sei mio amico!»
«Se lo fossi stato veramente avresti evitato di sparar
cazzate!»
«Io l'ho detto solo ad una ragazzina!»
«Ma a quanto pare una gran chiaccherona!»
«E quindi? Non dovresti prendertela con me, ma con
lei!» disse William voltandosi per andarsene.
«Credi sia così facile, che sia tutto apposto, che
non sia successo niente?» chiese Ulrich andandogli dietro.
«Ne hai persa
una, fino
a poco tempo prima mi eri grato quando ti liberavo di una di quelle
puttanelle!» disse William tornandolo a guardare in faccia.
Quello era il colmo,
per Ulrich. Come osava? Lui, William, uno che era in grado di
paragonare a un fratello, dire quelle cose di Yumi?
Nemmeno si rese conto in tempo quando vide il viso di William piegarsi
da un lato a causa del pugno che gli aveva sferrato, capì
che il
limite era stato superato.
La guancia di William era rossa, ma niente di più.
«Non ci provare mai
più.» disse Ulrich senza il minimo
rimorso.
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che l'amico aveva sferrato
un suo colpo, anche il suo volto ormai era livido.
«Non credo che avresti mai menato tuo fratello.»
disse William guardandolo storto.
«Tu non sei
mio fratello.» dicendo così Ulrich
sferrò un nuovo pugno.
Iniziarono a picchiarsi, finchè non li fermò
l'insegnante
di educazione fisica incredulo «Ragazzi, basta!»
gridò l'omone bloccando le braccia a Ulrich.
Li guardò un attino, li riconobbe subito, facevano parte
della
squadra di calcio dal primo anno, erano sempre stati amici.
«Voi due non avete mai litigato prima!»
«Le cose cambiano, Jim!» disse William asciugandosi
del
sangue che gli stava uscendo da una ferita sul labbro inferiore.
«Già.» finì Ulrich.
La campanella suonò e il ragazzo si liberò dalla
presa dell'insegnante per poi dirigersi a casa.
Non riusciva a crederci, era
rimasto solo.
Aelita, nel frattempo, aveva parlato con Yumi ed era riuscita a
convincerla ad andare ad abitare con lei.
Erano passate da casa di Ulrich, avevano preso i vestiti e se ne erano
andate.
«Come stai?» chiese Aelita guardando Yumi.
«Potrei stare meglio, ma.. Io non lo odio,
anche se dovrei. Solo che.. Lui mi ha in un certo senso, salvata da me stessa.
E io non riesco ad odiarlo davvero.» disse guardando la
strada.
«Posso capire.. Ora come farai con la scuola?»
«Torno domani, sono due anni che non ho niente, ed ora che
sono quasi-normale,
non voglio perdermi tutto ugualmente.»
«E Ulrich?»
«Forse piangerò, ma è inevitabile,
penso.
No?» disse Yumi guardando l'amica, per cercare nei suoi occhi
un
"Sì".
«Sì, è inevitabile..» disse
Aelita sospirando.
Il giorno dopo pioveva a dirotto.
«Ci mancava solo questo..» disse Yumi guardando
tristemente il cielo, come
se piangesse per lei, infondo la verità era che
si stava tenendo troppi pensieri dentro, e il cielo sembrava volesse
esternarli al suo posto.
«Beh, e pensare che stamattina partiranno così
tanti treni.. Beh, i
lunedì sono fatti così, a Sceaux.»
disse Aelita.
Yumi annuì, mentre tornò a pensare. Ulrich quella
mattina
doveva essersi svegliato presto, visto che non poteva passare dalla sua
scorciatoia. Un sorriso malinconico le persorse il viso, per poi
far prendere alla ragazza un bel respiro
«Già.» doveva evitare di pensarci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Strong. / Forte. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 11
Strong.
Quando Yumi
arrivò in classe si sorprese, era sola.
Si aspettava di vedere il ragazzo che le piaceva veramente entrare con
gli amici, ma invece lui non
c'era.
Era preoccupata, ma allo stesso tempo leggermente sollevata. Non
avrebbe dovuto evitarlo, e molte lacrime si sarebbero risparmiate
almeno quel giorno.
Anche se, alla fine, lei continuava solo ed esclusivamente a pensarlo.
Si chiedeva se si fosse preoccupato nel non vederla tornare la sera
prima, o se magari aveva provato a cercarla; poi guardando la finestra
capì che quel giorno non si era nemmeno svegliato presto.
«Ishiyama! Potrebbe seguire la lezione invece che passare
tutta l'ora a guardare fuori dalla finestra?»
«I-Io sì.» mentì.
«A davvero? Può allora illustrarci nuovamente il
legame
ionico e covalente? Se stava seguendo, dovrebbe esserne al
corrente!»
«C-Certo.. Ahm, ecco..»
La donna spazientita andò verso la porta indicando alla
ragazza di uscire «Per favore, esca da
qui! Non ho bisogno di studenti che mi prendano in giro! Si muova
signorina!»
Yumi si ritrovò così fuori dalla classe per due
ore,
andava in giro per la scuola maledicendo quell'insopportabile
insegnante.
«Ma che vada al diavolo!» continuò lei
mentre calciava una bottiglia di plastica vuota.
L'ultimo colpo che le diede la fece sparire dalla sua vista,
sentì solo una voce «AHI!»
Doveva aver colpito qualcuno, si avvicinò sperando non fosse
un
professore e l'accolse un senso di sollievo vedendo che dietro un
armadietto c'era un ragazzo con i capelli neri lisci, ma leggermente
alzati dal gel, con in mano la sua bottiglia.
«Chi diavolo mi ha lanciato questa?» disse
alzandosi e
tenendo in mano la bottiglia, finchè non si trovò
col
viso vicinissimo a quello di Yumi.
La ragazza indietreggiò immediatamente, imbarazzata dalla
vicinanza.
Il ragazzo invece la guardò, confuso «Che hai da
guardare, bambola?»
chiese lui.
«B-Bambola?
Ma come osi?» chiese Yumi leggermente irritata.
«Hai
la pelle
molto chiara, come una bambola.» disse il ragazzo senza
nemmeno
dar peso alle parole, cosa che invece colpirono lei.
«Ascolta,
voglio solo la bottiglia.. Anzi, no! Per quanto mi riguarda puoi
tenertela!» disse lei riflettendoci.
Il ragazzo le si avvicinò, aveva il viso leggermente livido
e il
labbro arrossato, doveva esser stato coinvolto in una rissa.
«Lo
sai,
bambolina, che non si lanciano le cose?» chiese lui
avvicinandosi
minaccioso, ma pur sempre scherzando. Aveva gli occhi scurissimi, ma
non neri.
Yumi non volle indietreggiare, mostrarsi almeno una volta dopo tanto
tempo forte,
quello era il suo obbiettivo.
«Ed
io devo darti un calcio lì per farti capire che non devi
chiamarmi così?» disse lei.
Lui si fermò, quella "stupida" era incredibilmente
sfacciata, sorrise.
«Sappi
che non ho buona memoria, quindi anche se conoscessi il tuo nome
continuerei a chiamarti bambolina.»
«Sappi
che io
invece ce l'ho buona la mira, e penso che la prossima volta il mio
piede
finirà proprio lì.» sorrise lei.
«Sai,
se mi dici come ti chiami forse mi torna la memoria.»
«Non
vorrei
rischiare.» disse lei voltandosi dall'altro lato e iniziando
a
incamminarsi nuovamente, ma lui la seguì «La pianti
di starmi dietro?» chiese infine lei, irritata.
«Beh,
mi stavo annoiando.. Ora però ho trovato te da infastidire,
non voglio perdermi il momento!» disse il ragazzo
sorridendo.
«Ok,
se ti dico come mi chiamo te ne vai?» chiese lei fermandosi.
«Prometto.»
«Yumi.»
disse lei.
«Piacere,
William.»
«Bene,
addio!» disse Yumi incamminandosi verso la sua classe, il
ragazzo
non la seguì perchè, infondo, doveva mantenere la promessa.
Passata quell'ora il professore la richiamò in classe, e
durante
la pausa pranzo Yumi andò a trovare Aelita nella sua classe,
la
trovò in classe mentre si sistemava qualcosa nella sua borsa
a
tracolla verde scura.
«Ehi!»
disse la rosa raggiungendo l'amica.
«Ciao!»
«Allora,
come va? Con Ulrich, intendo.»
«Oh,
oggi non
è venuto a scuola.. Mi chiedo se non sia venuto proprio a
causa
mia.» disse Yumi guardando in basso.
In quel momento, una ragazza che aveva sentito tutto, si intromise
nella conversazione «Se parlate
di Ulrich e di una delle sue avventure, non fatevi strane idee.»
Yumi la guardò bene, aveva i capelli biondi, lunghi, ed era
un pò alta.
«Yumi,
non la ascoltare!» disse Aelita squadrando la ragazza.
«Oh,
sei tu quella coinvolta? Mi spiace, ma questa è la
verità.»
«E
perchè dovrebbe ascoltarti, Elizabeth?»
continuò velenosa Aelita.
La bionda la guardò male per qualche attimo, poi
tornò a parlare «Solo
perchè io con quel ragazzo ho frequentato i precedenti tre
anni
di superiori e tre di medie. Lo conosco da più tempo. E
comunque, sono Sissi.»
«Immagino
abbia ragione lei..» disse Yumi.
«È
così, io non dico mai cazzate. Ulrich non ha mai avuto una
relazione che possa definirsi tale, in questi sei anni. E di ragazze
che gli sbavano dietro, ne
ha moltissime.»
Yumi annuì, quella storia la conosceva benissimo. La sua dannata
popolarità, pensò infine.
«Ma
non tutte
lo Amano, c'è un gruppetto di ragazze che farebbero di tutto
per
averlo, senza risultati. Insomma, per più di una settimana;
non
sono le uniche della scuola, ma vengono considerate le più
belle. Non c'è un ragazzo che non sia caduto ai loro piedi, eccetto Ulrich per
l'appunto, questo le ha fatte infuriare.» continuò
la bionda.
«E
che farebbero?»
«Il
loro obbiettivo è.. Farlo
soffrire, nulla di più. È davvero
patetico.»
Yumi annuì, pensando che la loro relazione non era stato nulla,
forse tutto ciò che voleva Ulrich era divertirsi, ma con lei
la
fatica era stata tale a rinunciarci, senza vergogna era andato da
altre. Ma magari voleva veramente diventare suo amico.
«Tutto
bene?» chiese Aelita vedendo Yumi
non parlare.
«Io
credo che
sia stupido ciò che fanno. Evitarlo o sputargli tutto in
faccia,
questo sarebbe sensato, ma anche fingere che non sia accaduto niente e
non parlargli più.. Ma in questo caso la vendetta
è
davvero..» Yumi si fermò.
«Patetica, come dico
io.» finì Sissi.
La bionda stava per uscire «E
tu.. Lo sai perchè ne eri innamorata?» chiese
Yumi,
incerta sulla risposta, la ragazza si fermò un attimo e Yumi
sentiva di aver incassato un altro "Sì".
Sissi
sorrise «Io? In un certo senso lo Amo, ma non come credi tu.»
detto questo uscì.
Yumi guardò un attimo Aelita «Scusami
un attimo!» disse uscendo, voleva parlare ancora con quella
ragazza, ma alla fine la sola cosa che fece fu perderla nel mezzo della
folla.
Voleva tornare da Aelita, ma quando la vide parlare con altri della sua
classe decise di non intromettersi.
Intanto, nel cortile della scuola, William stava fumando una sigaretta
mentre Odd era impegnato a dare un'occhiata alle studentesse del primo
anno.
Aveva smesso di piovere.
«Allora, vedi qualcosa di buono?» chiese William
con gli
occhi chiusi sotto il sole mentre rimetteva il filtro in bocca.
«Niente
di speciale.» disse Odd dando un'ultima occhiata «Com'è
andata oggi? In classe non ci sei stato ne alla seconda ne alla terza
ora.»
«Ero stanco.»
«Uhm..
Successo qualcosa?»
«Ho
parlato con una tipa strana che mi ha lanciato una bottiglia in
testa!»
Odd
scoppiò a ridere «Non ci credo che me la sono
persa!»
«Zitto!»
esclamò William colpendo l'amico sulla testa.
«Ma
dai.. Almeno era carina?»
«Carina sì, ma troppo volgare e presuntuosa! L'ho
infastidita un po' e poi se ne è andata.» rise
William.
«Oh,
William! Vieni a quest'ora?»
«Mh?»
«Abbiamo
educazione fisica.» disse Odd sapendo che
William non aveva nemmeno provato ad imparare gli orari scolastici.
«Nah,
vengo all'ultima.»
«Ok,
io allora vado. Se esco tardi dallo spogliatoio mi perdo le ragazze,
ciao!»
William
sorrise «A dopo Odd.»
Il ragazzo, rimasto solo, si slacciò la cravatta, si
sfiorò il labbro ancora dolorante dal giorno prima
ricordando
quello che era successo; per quanto si dimostrasse forte si era
sentito male nel dover bruciare la mano al suo migliore amico.
Si guardò intorno, da quel giorno non lo aveva visto per
nulla,
forse si stava facendo curare le ferite dalla sua stupida ragazza,
quella che aveva rovinato la loro amicizia.
Prese un ultimo tiro per poi buttare la sigaretta sul terreno con
rabbia, voltandosi rivide quella ragazza.
Non poteva crederci, aveva passato due mesi senza notarla e dopo aver
ricevuto una bottiglia in testa da parte sua, appariva ovunque.
Sospirò stufato.
Yumi aveva deciso di prendere una boccata d'aria, aveva capito che era
inutile cercare quella ragazza in un Istituto così grande, e
poi
un pò d'aria fresca poteva aiutarla a togliersi tutti i
pensieri
di Ulrich dalla testa.
Era triste, ma doveva ammetterlo che nei suoi pensieri lui era ancora
il suo ragazzo.
Stava camminando per il giardino dell'Accademia, quando vide il ragazzo
di quella mattina, William, seduto su un muretto.
La stava guardando, non appena si accorse di che lei lo stava guardando
abbassò lo sguardo e si infilò le mani in tasca,
poi le
si avvicinò.
«Arrivi
in tempo, bambolina.»
Yumi arricciò il naso contrariata «Smettila!
Ti ho detto come mi chiamo, no?»
«Beh,
bambolina,
ed io ti ho detto che la memoria scarseggia.» e in effetti
era
così, William non ricordava affatto il nome di quella
ragazza,
non perchè non volesse ma semplicemente non era davvero
interessato a conoscerla.
Yumi sbuffò, detestava quel ragazzo, non faceva altro che
infastidirla. Quel nomignolo la faceva arrabbiare ancora di
più.
A quel punto, non poteva far altro che cambiare discorso «Si
può sapere che hai fatto?»
«Uhm?»
chiese lui confuso.
«Non
credo che la tua faccia sia nata con un livido e un labbro
spaccato.»
«Oh.»
disse lui capendo a ciò che si riferiva «Ho fatto a
botte con il mio migliore amico.»
«Che
amicizia..» disse Yumi guardando la guancia sinistra
arrossata del ragazzo.
Quando sentirono il suono della campanella, furono entrambi sollevati
nel doversi separare.
La sera Yumi doveva lavorare, arrivando in ritardo la ragazza non ebbe
nemmeno il tempo di lamentarsi ad alta voce per le divise di Halloween,
vestiti fin troppo corti per il periodo dell'anno, ma il rappresentante
aveva insistito e convinto i proprietari dicendo che quelle divise
attiravano i clienti.
Tutti i dipentendi erano costretti a mascherarsi, ragazze da streghe e
ragazzi da vampiri.
Che cosa squallida,
pensò Yumi andando a servire il diciottesimo tavolo della
serata, in effetti i clienti c'erano e questo bastava ai proprietari.
«Benvenuto
al
Rainbow Coffee, vuole ordinare?» disse scrivendo il numero
del
tavolo su un foglio, non guardava affatto ai clienti, si limitava a
tenere quel block notes di fronte la faccia, imbarazzata da quello che
potevano pensare.
«Innanzitutto
vorrei vedere il tuo bel faccino e dirti che hai delle gambe davvero
spendide.. Poi prendo una birra media!» disse la voce
proveniente
da quel tavolo, che dopo una piccola riflessione Yumi riuscì
a
distinguere.
Abbassò il foglio, bordeaux dalla vergogna, e quando vide il
volto di William il suo colorito fu dovuto alla rabbia.
«Tu?! Che ci fai qui? E non azzardarti a parlare
così, coglione!»
William la guardò un attimo, capì solo qualche
secondo
dopo che la ragazza che aveva di fronte era la stessa che aveva
conosciuto all'Accademia, senza divisa aveva faticato a riconoscerla.
«Ah,
tu.» disse lui con uno sguardo annoiato.
«Che
ci fai qui?»
«Vedi,
bambolina..» disse prendendo dalla sua tasca una
pubblicità dove c'era scritto dei bar e dei nuovi costumi «Sono stato
attirato dai vestiti, non sapevo chi frequentasse questo
posto.»
«..
Cazzo.» si limitò a dire Yumi, poi si
voltò
dirigendosi a prendere la birra al ragazzo, il quale non
potè
fare a meno di guardarle le gambe.
Non avevo notato il suo
fisico sotto quella divisa, ammise tra se e se.
* *
*
Ok, dopo questo vedo
di seppellirmi.
Ora abbiamo visto che è entrata in azione la nostra
"adorata" Sissi. :') Che ve ne pare?
È stato carino scrivere i primi incontri Willumi! :3 Anche
se dopo questo mi vorrete uccidere.
William è un po' stronzo, ma vabbè!
Ora vi saluto, un bacione a tutti voi!
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** I'm Fine. / Sto bene. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 12
I'm Fine.
Il giorno dopo tutto
ciò che Yumi desiderava non incontrare a scuola era William,
sopratutto dopo che l'aveva vista vestita in quel modo.
Quando arrivò in classe notò che Ulrich era
nuovamente assente, e quella storia iniziava a preoccuparla.
Ormai non le sembrava più plausibile che il ragazzo fosse
stato
a casa il giorno prima per pura coincidenza, forse lei centrava davvero
qualcosa, in quello che stava accadendo.
Non sapeva perchè, ma sapeva di essere preoccupata come se
fosse successo qualcosa.
La seconda ora, anche se tintinnante, decise di saltare la lezione,
doveva parlare con Aelita.
Le mandò un messaggio, e le due si incontrarono nel
corridoio.
«Che succede, Yumi?»
«Io..
Sono preoccupata per Ulrich, non credo siano coincidenze che non sia
qui, magari è a causa mia davvero.»
«E cosa
vorresti fare?»
«Ti chiedo
solo di mandargli un SMS, io sono troppo.. Imbarazzata.»
«Cosa dovrei
scriverci?»
«Scrivi
solo che io.. Vorrei sapere come sta e se sta bene, se può
venire.. Se non viene saprò solo di essermi montata la
testa, se
viene sarò meno preoccupata.»
«O-Ok..»
disse la rosa digitando sul cellulare.
Il resto della giornata Yumi non fece altro che aspettare che lui si
presentasse.
Se lo immaginava sorridendo, perchè no? Con i suoi occhi
verdi e i suoi capelli castano scuri.
La terza ora passò, e di lui nessuna traccia.
Da casa sua alla scuola ci volevano a malapena 10 minuti, e se non era
ancora lì era perchè molto probabilmente non
gliene
fregava davvero nulla.
Yumi sospirò, lo sapeva. Non doveva illudersi.
Stava per suonare la campanella della quarta ora, quando la porta si
spalancò.
Yumi si voltò immediatamente.
L'aveva aperta con forza, come se ci si fosse lanciato letteralmente
contro, aveva provocato un rumore da far voltare tutta la classe.
Lui era lì,
barcollante sulla soglia.
Bastarono pochi secondi per capire che il ragazzo era ridotto in uno
stato critico, probabilmente ubriaco.
Yumi guardava Ulrich paralizzata, lui si reggeva in piedi aiutandosi
con una mano contro la parete.
Lo guardò, non lo aveva mai visto ridotto in quello stato.
Gli occhi umidi, ma non dalle lacrime; occhiaie e un aspetto malmesso.
Ma lei, pur vedendolo così, rimase ferma, seduta.
Non faticava nemmeno lei a capirlo, doveva essere ubriaco, quasi al
limite di un coma etilico.
Perfino il professore era basito dalla scena.
Ma perchè era ridotto così? Yumi era sull'orlo di
piangere.
Lui iniziò a camminare, dirigendosi verso il suo banco, tra
i brusii dei compagni e lo stupore di Yumi.
Arrivò al centro della classe, poi si fermò.
Cadde a terra di peso, privo di sensi.
La classe non aveva detto nulla, solo una voce in quella solinga classe
si era liberata, stanca di nascondersi. Non era riuscita a reggere a
quella vista.
Un grido terrorizzato.
«Ulrich!»
si era alzata e senza pensarci due volte era corsa verso di lui,
inginocchiandosi al suo fianco.
Piangeva a dirotto, aveva appena visto il ragazzo che amava crollare a
terra davanti ai suoi occhi, in uno stato visibilmente critico.
Ed era l'unica, in tutta la classe, a piangere senza ritegno al suo
fianco «Ulrich!
Ulrich, svegliati! Alzati!»
Nessuno oltre lei era lì, tutti guardavano la scena incerti
se essere confusi, commossi, o spaventati.
Yumi si voltò verso il professore, in piedi, assistente alla
scena «La prego,
faccia qualcosa! Non vede che sta male?! Lo aiuti!» gridava
lei.
Il professore, come risvegliatosi, annuì «C-Certo.»
disse, chiedendo poi a due alunni di chiamare l'infermiera della
scuola, che appena arrivata lo portò in infermeria.
Yumi non resistette, saltando le lezioni successive terrorizzata. Erano
ore che piangeva, erano ore che Ulrich era chiuso in quella stanza
senza che nessuno dicesse nulla.
Lei rimaneva seduta su una panchina fuori, in attesa che qualcuno desse
segno che il ragazzo stava bene, ma niente.
Non voleva pensare che Ulrich stesse rischiando qualcosa, non poteva.
Si asciugò l'ennesima lacrima, mentre dei passi si
avvicinarono correndo verso di lei.
Quando alzò lo sguardo, rimase sorpresa nel vedere chi era
lì.
Il ragazzo non l'aveva nemmeno notata, guardava fisso la porta, con il
fiatone e lo stesso terrore che aveva avuto lei negli occhi poco prima.
Allungò una mano sulla maniglia, ma la porta era chiusa a
chiave. Riprovò un paio di volte, ma era inutile.
«È-È
chiusa.» disse alla fine Yumi, singhiozzando.
Lui la guardò, era di nuovo quella bambolina, ma che ci
faceva lì a piangere?
«Io me ne
sono reso conto.» disse lui, avvilito.
Si sedette vicino a lei sulla panca, si passò una mano tra i
capelli mentre, preso dall'ansia, si rigiraga un accendino nell'altra.
Passò qualche minuto di assoluto silenzio.
«Porca
troia!» disse in uno scatto, alzandosi.
Stringeva la mascella e camminava avanti e indietro per il corridoio.
Yumi lo guardò per un po', era così agitato,
quasi quanto lei.
Le tornò in mente la scena di qualche ora prima, Ulrich che
cadeva a terra, non riuscì a trattenere le lacrime, le quali
iniziarono a scorrere senza freno.
Il ragazzo la guardò un attimo, piangeva e si asciugava ogni
attimo gli occhi umidi con le mani, gli faceva pena.
Le porse la cravatta «Tieni, fa
con questa. Tanto io non la uso comunque.»
«Grazie..»
disse lei sempre piangendo.
Lui si risedette vicino a lei «Il
mio migliore amico mi ha pestato l'altro giorno, eppure io sono qui ad
aspettare che esca di qui, seza un infermiere che mi dica che ha
combinato una cazzata di troppo.» disse William abbassando lo
sguardo.
Yumi spalancò gli occhi, lui era il migliore amico di
Ulrich. «Io invece
l'ho visto cadermi davanti, sono corsa verso di lui.. Ho urlato,
vedendolo cadere. Ho sentito tra le mie braccia il suo corpo, privo di
sensi.» disse sommersa dalle lacrime e dalla paura «Io non
posso non..» di bloccò, non poteva continuare
quella frase. Quello.. Era
il loro segreto.
William annuì, aveva capito. Quella voce così
spezzata dal dolore, gli aveva chiarito le idee «Tu lo Ami, lo so.»
Yumi alzò lo sguardo, sorpresa «C-Come?»
«Lui mi ha
menato per te, bambolina.» sussurrò William, quasi
piangendo «Vorrei
mi menasse altre mille volte, basta vederlo qui, con il suo maledetto
sorriso!» stavolta, Yumi avrebbe potuto giurarci di averlo
sentito piangere.
«Per
me?»
«Io
ti chiedo scusa, bambolina. Tutto quello che è successo
è
stato per colpa mia. Io ho detto a una ragazzina che Ulrich era con
noi, ma in realtà lui non c'era. Lei lo ha detto a mezza
accademia, ed ora.. Lui è rinchiuso in quella fottuta
infermeria!» disse William dando un calcio a un tavolino.
Yumi spalancò gli occhi, Ulrich non l'aveva mai tradita. Guardò
William, avvilito, depresso, sull'orlo di piangere.
Non lo odiava,
gli era grata.
«Grazie
William, per avermi detto la verità.»
«Io
non voglio farti pietà, per nulla. Mi stai antipatica, sei
volgare e sfacciata, ma se gli piaci io non voglio rovinare la sua
vita.» disse lui squadrando Yumi.
«Anche tu mi
stai antipatico, ma ti sono debitrice.»
«Non credere
diventerò gentile, bambolina,
lo faccio solo per Ulrich.»
«Sì..»
«Comunque»
non fece in tempo a finire la frase, che venne interrotto dalla porta
che si apriva.
Uscì Ulrich, ancora leggermente barcollante, ma si vedeva
che le sue condizioni erano parecchio migliorate.
I due si alzarono dalla panchina e lo raggiunsero.
«Come
stai?» chiese William sorridendo.
«William! Io
sto bene, direi. A quanto pare, avevo ingerito troppo alcool.»
«Bene.
E sai, per quella volta, che ho combinato un bel casino?»
chiese
William indicando il labbro per fargli capire che parlava della rissa
di pochi giorni prima «Beh, ho
spiegato tutto a.. Guarda tu stesso!» disse indicandogli
Yumi, che era paralizzata a pochi metri da loro.
«Yumi?»
la ragazza guardò colui che amava, era lì e stava
bene.
«Ulrich!
Oddio, come stai?» chiese lei correndogli incontro,
finendogli tra le braccia.
«Yumi!»
rispose il moro dandole un bacio.
«Siete
disgustosi!» disse William «Ulrich, ora
siamo pari. E ancora scusa.» disse il ragazzo andandosene con
le mani in tasca.
«Ehi,
grazie!» disse Ulrich, prima di vedere l'amico sparire dietro
l'angolo senza dire una parola in più, ma ci avrebbe giurato
che
stava sorridendo.
Yumi intanto era ancora tra le sue braccia, commossa e con l'anima
più leggera, lui stava bene e William le aveva detto la
verità.
Lui ricambiò l'abbraccio della ragazza.
«Perchè?
Perchè ti eri ridotto così? Stupido.»
disse lei
tenendosi stretta al suo petto con tutta se stessa.
«Io.. Ero
scoinvolto, in questi giorni ho realizzato che senza di te io non posso
più vivere.»
«Stupido.»
continuò lei, anche se basita dalle parole del ragazzo «Come sarei
stata io se tu fossi finito in coma, o peggio?» disse
piangendo.
«Ma non
è successo.»
«Menomale,
sarei morta.»
Ulrich le prese semplicemente il viso tra le mani e la baciò
«Non
succederà mai più nulla di simile, ok?»
le sussurrò dopo essersi staccato da lei.
Yumi si limitò ad annuire, troppo frastornata da quel
bellissimo
bacio e confusa dalle troppe emozioni che l'avevano colta di sorpresa.
«E poi, devi
tornare a vivere da me. Ho una sorpresa.» continuò
lui sorridendo.
* *
*
Saaaaaaaalve!
Ulrich is back!
Come avete visto, ho fatto tornare il nostro samurai preferito! :')
Ulrich e William migliori amici.. E chi se lo sarebbe aspettato, eh
Yumi? u.u
Vaaaabbè, lascio a voi il commento! :)
Un abbraccio a tutti voi,
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Faith. / Fiducia. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 13
Faith.
Così fu,
Yumi tornò a vivere con Ulrich il quale le regalò
il piccolo Devil.
Quel giorno era davvero perfetto, e pensare che era iniziato tanto male!
La sera, Yumi dovette tornare al lavoro.
«Allora io vado, Ulrich.» disse lei dandogli un
bacio prima di uscire.
«Vuoi che ti
accompagno?»
«N-No
figurati!» disse lei uscendo.
C'era un motivo se avesse preferito che Ulrich non la accompagnasse, doveva riflettere.
Si sentiva meschina, ma doveva.
In quei giorni aveva sentito tante cose su di lui, certo era stava
avvisata in precedenza dei pettegolezzi che potevano nascere, ma non
credeva che ci fossero ragazze con i cuori infranti.
Poi c'era quell'amica di Aelita, Sissi, che l'aveva completamente
destabilizzata.
Non era riuscita ad afferrare al volo le sue parole, e non ne era stata
nemmeno in grado di capirne il significato, ma le aveva parlato di come
buona parte delle ragazze amassero Ulrich nonostante ciò che
aveva fatto a loro.
Si poggiò una mano sul cuore.
Ma c'erano anche un piccolo gruppetto che lo odiava, cercavano di farlo
innamorare così da ferirlo.
Stupide, patetiche, aveva detto Sissi.
«Patetiche.»
sussurrò Yumi mentre camminava per la strada buia.
Le era stato raccontato delle sue avventure con gli amici, e di dove si
svolgevano, spogliatoi e dormitori femminili.
In quei giorni aveva incontrato uno di loro, ma aveva scoperto chi
fosse davvero William solo quel
giorno, e lo aveva accettato, forse a causa della sua
sincerità.
Ma doveva ammettere che alcune frasi l'avevano confusa.
«Non credere diventerò
più gentile, bambolina, lo faccio solo per Ulrich.»
Le aveva detto così quando Ulrich era ancora dentro quella
stanzetta.
«Ulrich, ora siamo
pari. E ancora scusa.»
Quella frase, invece, l'aveva detta a Ulrich direttamente.
Qual'era la verità, con Ulrich era solo un pareggio?
Scosse la testa un paio di volte, era semplicemente paranoica,
probabilmente aveva solo frainteso.
E poi, Ulrich aveva detto di Amarla.
Arrivò nel luogo di lavoro e poi andò a cambiarsi.
Come la sera precedente, i clienti non mancavano.
Sospirò stufata, per poi dirigersi verso la cassa e prendere
il foglio per le ordinazioni e una biro.
Si guardò intorno, gli altri dipendenti erano già
al lavoro.
Si diresse immediatamente verso il primo tavolo che vide sotto i suoi
occhi.
«Benvenuto al R» si fermò «Ancora
tu?»
William
finse di alzare lo sguardo dal menù, quando in
realtà
guardava le gambe delle cameriere. Vide la ragazza con il foglio in
mano, come la sera precedente. «Che c'è? Non
finisci la
tiritera?» chiese annoiato.
«Tiri..
Che?»
«Hai
presente, no? "Benvenuto al Rainbow Coffee, vuole ordinare?"»
pronunciò l'ultima frase imitando la sua voce.
«Allora, che
vuoi?» chiese lei prendendo la biro e guardando il foglio, in
attesa di una risposta.
William la guardò un paio di volte «Ulrich lo
sa che vai in giro così?» chiese lui
con una fin troppo appuntita frecciatina.
«Fosse per
me non la indosserei mai!»
«Oh, ma
bambolina ti sta bene!» disse lui ridendo.
Yumi
arrossì, per poi tornare tranquilla «Guarda che
se non vuoi ordinare, puoi anche uscire da qui!»
«Bene,
allora vado!» disse lui alzandosi e iniziando a rimettersi il
cappotto.
Yumi lo guardò qualche istante, capendo che infondo quella
era un'occasione da non sprecare.
Si morse il labbro, frustrata «Aspetta,
devo chiederti delle cose!»
«Uhm?»
«È
per Ulrich.» ammise lei, a malincuore.
Il ragazzo si fermò, sorrise «Che c'è?
Non ti fidi
del tuo principe azzurro? Pensi che mi sia scordato di come piangevi
oggi?»
«Anche tu
piangevi.»
William
annuì «Sì, è vero.»
Passarono degli attimi di silenzio, poi Yumi tornò a parlare
«Non
è che non mi fido, ma io.. Ho paura. In questi
giorni mi hanno raccontato tante cose.»
«Ah
sì? Tipo quelle cazzate che vi hanno fatto quasi
lasciare?»
Yumi
spalancò gli occhi.
«Se dopo questo non ti fidi ancora di lui, forse dovresti
farti
un bell'esame di coscienza, pensa a come si è ridotto
pensando
di averti perso!» disse lui serio, nessuna punta di ironia,
superiorità o vanità, aveva una voce calma, sincera. Troppo,
una sincerità tale da ferire.
Il cuore di lei barcollò nell'istante in cui comprese a
pieno le sue parole.
Voleva parlargli ancora, ma lui era già scomparso oltre la
porta
del locale, e la cosa che la feriva di più era che non c'era
dubbio su chi stesse mentendo in quel momento.
Il resto della serata la passò tra i tavoli pieni di clienti
in
quel locale, muovendosi quasi meccanicamente, non le importava nemmeno
di ciò che guardavano i ragazzi intorno a lei, di tanto che
era
scoinvolta.
Sentiva le gambe tremare e avrebbe potuto giurare che entro poco
sarebbe crollata a terra, ma non fu così.
Lo stato nel quale era caduta era peggio di un inferno.
Quelle parole, erano solo una verità che era riuscita a
trovare in sè
«Se
dopo questo non ti fidi ancora di lui, forse dovresti farti un
bell'esame di coscienza, pensa a come si è ridotto pensando
di
averti perso!»
Si mise la testa tra
le mani, Devo smetterla
di pensarci, pensò tra se e sè, Ma se è vero..
Si fermò, era in piedi di fronte al bancone del bar.
Ciò che William le aveva detto aveva risvegliato in lei
qualcosa
che tentava di nascondere anche a se stessa, il fatto che non avesse
fiducia in Ulrich, non
fidarsi.
E pensare che gli aveva detto tante volte il contrario.
Aveva sempre mentito.
Una lacrima le solcò la guancia, come poteva non fidarsi di
colui che Amava?
Si sentiva sempre più sporca.
Sospirava mentre consegnava l'ultima ordinazione di quella serata.
Non si cambiò nemmeno per tornare a casa tanto era impegnata
a riflettere.
Erano ormai ore che si ripeteva un'estenuante frase, Io lo Amo, lui non mi
tradirà mai.. Mai. Poi si fermò.
Era in una stradina piccola, illuminata da qualche lampione.
Lei sapeva che quelle parole erano una magra consolazione, infondo era
già passata da una simile situazione.
L'ultima volta che aveva fatto quei pensieri aveva trovato il suo
dannato "Amato" a baciare un'altra, ma poi si diceva che solo
perchè un ragazzo era sbagliato, non voleva dire che lo
fossero
tutti.
Alzò gli occhi al cielo, poi una goccia le arrivò
sulla fronte.
Come giorni prima, il cielo sembrava stesse piangendo per lei, ma non
per lo stesso motivo.
Se prima lo faceva per Ulrich, ora la sua afflizione era provocata da
lei stessa, dalla sua sfiducia.
Ricominciò a camminare, in pochi arrivò alla
porta di casa.
Bussò, lui le aprì sorridendo. La
guardò
sorridendo, non notò nemmeno i vestiti che indossava, troppo
preoccupato da quegli occhi avviliti che l'avevano sorpreso «Che
succede, Yumi?»
Come tutta risposta Yumi cadde in ginocchio di fronte a lui con un
senso di colpa assordante che le riempiva i polmoni «Scusa,
scusarmi!»
«M-Ma
cosa..»
«Io.. Ti ho mentito,
Ulrich. Ho paura nello starti accanto, anche se continuo a dirti il
contrario. Io intorno a te vedo le ragazze, tutte bellissime, e non
posso fare a meno di pensare che tu le possa preferire a me..»
Ulrich ascoltava
sorpreso quelle parole «Ma Yumi io
Amo solo te!»
«Lo so.. E questo mi fa sentire un mostro, il pensare che tu
anche dopo ciò che hai fatto..» non
continuò la
frase, si limitò semplicemente ad alzare lo sguardo su di
lui. «E mi sento
così in colpa.. Scusa, scusami Ulrich!»
Il ragazzo addolcì in breve la sua espressione, per poi
chinarsi di fronte a lei «Yumi,
dopo tutto ciò che ti è successo io posso capire
che la
tua fiducia sia così difficile da acquisire!»
disse lui.
La ragazza, sentendo quella frase, si fece triste già
immaginando ciò che le avrebbe detto per finire il discorso,
anche se le parole del ragazzo la sorpresero.
«È
per questo che cercherò di starti il più
possibile
accanto. Voglio che tu sappia che il mondo lo si può
affrontare
senza timore.» sorrise poi Ulrich.
Come tutta risposta, lei si buttò tra le sue braccia e con i
suoi singhiozzi sommersi, si limitò a pronunciare un
più
che sincero «Grazie!»
* *
*
Ciao popolo! :'3
Come state?
Ahm.. Parliamo del capitolo!
Yumi, a quanto pare, non si fida ancora di Ulrich, poverina.
William a quanto pare sa dare delle "gocce di verità", anche
se fanno male alla piccola giapponesina!
Ah, la fiducia..
Un saluto a tutti voi,
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Something Important. / Qualcosa di Importante. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 14
Something Important.
La mattina dopo i due
si diressero insieme a scuola, camminavano sul ciglio della strada
silenziosamente, l'imbarazzo che ricopriva la pelle della ragazza era
tangibile, si sentiva male, una cattiva persona.
Ma Ulrich le aveva detto che non lo era, che i suoi sentimenti erano
più che comprensibili, ma allora perchè gli occhi
di lei
non lo erano?
Si sentiva oppressa da mille falsità, anche se in effetti
era
vero, fin dall'inizio aveva ammesso la sua scarsa fiducia nelle persone.
Lui le porse la mano, lei senza pensarci due volte la prese con la sua
come fosse un'ancora di salvezza.
Ora camminavano così, mano nella mano in quella desolata e
silenziosa strada.
Arrivarono a scuola, si lasciarono come da copione senza dire una
parola, ma lei rimaneva terrorizzata,
non era riuscita a nascondere i propri sentimenti il giorno prima e
forse le avrebbero rinfacciato ogni lacrima, ogni suo comportamento.
Forse ripagandola con l'espulsione.
Scosse la testa, cercando di mandare via quei pensieri, per poi
dirigersi verso la sua classe mentre Ulrich salutava un paio di persone.
Arrivata si sedette al suo posto, in attesa dell'arrivo degli altri.
Poco dopo fu così e la lezione iniziò.
Nessuno aveva detto nulla del giorno prima, e nemmeno loro.
«Ma come faremo domani?» aveva chiesto lei la sera
prima, ancora invasa dalle lacrime.
«Basterà
mostrarci più distaccati del solito.» aveva
risposto Ulrich con calma.
E così stavano facendo, era la cosa migliore mantenere
ancora il loro
segreto.
Alla fine dell'ora Ulrich uscì dalla classe, come si erano
concordati, e lei decise di andare a fare un giro per i corridoi.
Aelita era rimasta a casa, si sentiva male, quindi Yumi era rimasta
sola.
Nessuno
della sua classe aveva
anche solo tentato di avvicinarsi a lei, eccetto Ulrich, ma infondo non
le importava, era stata sola così a lungo che non le
importava
affatto di avere o meno amici.
Incontrò William, era poggiato a una parete in un angolo
della
scuola che minacciava un ragazzo più piccolo, probabilmente
una
matricola.
Yumi rimase in piedi distante a guardare la scena, per quanto quel
ragazzo l'avesse aiutata non era da considerarsi minimamente una
persona affidabile.
«Allora mi stai dicendo che non sai minimamente dove
sia?» disse William minaccioso al ragazzo.
«N-No, lo
giuro! Io non c'entro, mi hanno messo in mezzo!»
«Ok,
allora fai una cosa: vai dai tuoi amichetti e dì loro che ti
ho
menato un bel po', e se non viene fuori chi è stato a rubare
il
portafoglio a Odd, li meno uno ad uno, tutti.»
«Ma..
Non mi crederanno mai che mi hai picchiato, non ho nemmeno un
gr-» il ragazzino venne interrotto da uno schiaffo sulla
guancia
da parte di William.
«Ora
non hai un graffio, ma una bella guancia rossa, è
abbastanza?
Ora muoviti, che ho altro da fare!» disse mandando via la
matricola, terrorizzata.
Yumi stava per andarsene, quando lui la vide «Ehi
bambolina, hai riflettuto?»
Yumi sospirò sentendo le parole del ragazzo, per poi dire un
semplice «Sì.»
«Brava.»
«Gli ho
detto tutto.»
Lui la
guardò, incuriosito da come lei si stesse spronando nel
raccontargli ciò che le era successo «E lui che ha
detto?»
«Che.. È normale.»
finì lei quasi in tono arrabbiato «Come
può non odiarmi quando gli dico una cosa simile?»
«Lui ha i
suoi motivi, non è certo stupido.» disse
voltandosi.
La
ragazza non disse
nulla, tra loro iniziava a calarsi un silenzio pesante che spesso si
cerca di evitare. Stava per andarsene, quando sul volto di William
apparì un sorriso tagliante, terrificante.
«A proposito.» esordì lui tornandola a
guardare, lei fece lo stesso.
«Cosa?»
«Se non
ricordo male, tu mi devi un favore, no?»
Yumi annuì, non capendo dove volesse andare a parare lui.
«Ecco.. Devo
ammettere che quel vestitino da cameriera ti sta davvero a
meraviglia.»
Lei divenne rossa dalla rabbia e dall'imbarazzo, come osava?
«Ti dona
davvero, ma sopratutto ti scopre quelle bellissime gambe.»
continuò lui sorridendo.
Istintivamente, Yumi posò le mani pesantemente sulla gonna,
mentre il suo sguardo si faceva sempre più torvo.
«Io fatico
molto, avrei bisogno di qualcuno che mi aiutasse e mi servisse, tipo..
Una cameriera.»
«Vuoi che ti
faccia da cameriera?»
«Da Maid, a
dire il vero.» continuò lui sempre sorridendo.
Yumi si fece nuovamente rossa in viso, ma adesso era solamente
imbarazzata «M-Maid?»
«Esatto, per
un giorno.» continuò secco.
Yumi
iniziò a riflettere, aveva gli occhi spalancati e chiunque
fosse
passato di lì osservandola avrebbe pensato che il ragazzo le
avesse fatto chissà quale proposta indecente, ma in effetti
per
lei lo era.
Una maid, una ragazza pronta a servirti e chiamarti "padrone", con un
costante sorriso languido sulle labbra, ed esserlo includeva anche
indossare quel dannato costume.
«Allora.. Hai deciso?» esordì dopo
qualche secondo lui.
Yumi sospirò, doveva farlo. Aveva sempre mantenuto le
promesse, e quel patto era come se lo fosse.
Sospirò, si sentiva sporca ad ogni errore che commetteva, se
avesse detto di no a William si sarebbe sentita ancora peggio, e
chissà quanto glielo avrebbe fatto pesare, forse le avrebbe
iniziato a chiedere di peggio.
Non voleva soffermarsi oltre, ormai aveva capito che tipo di persona
era quel ragazzo «Un giorno?»
«Dalle
undici di mattina alle undici di sera, niente di
più.»
Lei tornò a riflettere.
«Ah,
dimenticavo. Dovrai stare con me tutto il tempo, altrimenti che maid
personale saresti?» Lei
lo fulminò con lo sguardo, ma lui non si scompose
minimamente
«E dovrai dire tutte quelle frasette smielate da
maid!»
disse ridendo.
La ragazza buttò tutto d'un fiato non reggendo
più a possibili nuove condizioni «Benissimo,
ci sto!»
William sorrise, vittorioso «Benissimo,
da domani sarai la mia maid personale per un giorno!» disse
chinandosi fino a trovare il proprio volto di fronte a quello di Yumi.
Lei lo guardò qualche istante, poi si voltò
confusa.
Era stato come se in quegli occhi avesse avvertito qualcosa, scosse la
testa.
Tornò in classe, c'era Ulrich, ma non era solo.
Era con una ragazza, Sissi.
Yumi non entrò, non capiva nemmeno lei cosa stava facendo,
si nascose dietro una parete per sentire la conversazione.
«Ulrich, io ci tengo a te, non so se questa sia la scelta
migliore che tu potessi fare..»
«La vita
è mia, e la vivo come voglio io.»
«Almeno
ammettilo, di aver barcollato, di aver pensato di aver
sbagliato.»
«Io.. Lo ammetto.»
disse lui andandosi a sedere su un banco «All'inizio
credevo potesse andare bene, ma poi in questi ultimi giorni.. Anche
ieri, a dire il vero.» disse avvilito.
«Sai, spero
comunque che tornerai con me.» disse lei sorridendogli.
«Non
è impossibile come ipotesi, ma sappi che di questo passo non
avrò altra scelta.»
Lei lo guardò qualche istante per poi abbracciarlo, lui come
risposta la strinse.
Yumi guardava quell'abbraccio con le lacrime agli occhi, mai uno loro
era stato così intimo. Sospiro. Quella ragazza significava
veramente qualcosa, per Ulrich, qualcosa
di importante.
Corse via, in preda al pianto, Ulrich sentì dei passi fuori
dall'aula ma quando uscì non c'era nessuno, tornò
da
Sissi.
* *
*
Eeh.. Sì,
questa è la seconda volta che aggiorno in una giornata!
Mi sa che se questa storia continua così
pubblicherò il 15esimo capitolo entro stasera!
AVVERTENZE: Preparatevi per il quindicesimo, è un capitolo
parecchio lungo!
Sissi! :D
Cosa sarà mai, questa importante ragazza, per Ulrich?
Povera Yumi! :'C
William, ehehehe u.u
Un bacio a tutti voi!
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Because Of You. / Per Colpa Tua. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 15
Because Of You.
«C'era
qualcuno?»
«Non lo
so.»
«Comunque,
se vuoi dico io qualcosa a papà.» disse lei.
«E
cosa? "Riinizia a pagare l'affitto a tuo figlio"? Non lo capisco
più, prima mi caccia di casa, mi dice che non mi vuole
più tra i piedi ed ora mi taglia i liquidi..»
«Vieni da
me, te l'ho detto! Ho la casa abbastanza grande per
entrambi.» disse Sissi.
«Rischio che accada, per quanto non voglia. Vedi, io.. Non vivo più da solo.»
La ragazza lo guardò sbigottita «Di che
parli?»
«Vivo
con la mia ragazza, e non ci penso minimamente ad abbandonarla da sola.
Gliene sono capitate di tutti i colori e ora ci manca solo questo, devo
trovarmi un lavoro.»
«Vivi con
una ragazza?»
«Sì.»
«E da
quanto?» chiese Sissi confusa «Perchè
non mi hai detto nulla? Mi dici sempre tutto!»
«Viviamo
insieme da qualche settimana, ormai. E io.. La Amo davvero.»
«Wow..»
la ragazza iniziò a riflettere, poi ricordò
quella
ragazza, l'amica di Aelita, di quello che le era successo giorni prima,
doveva essere per forza lei «Yumi.»
disse alla fine.
«Come lo
sai?»
«L'ho
conosciuta giorni fa, avete litigato?»
«Sì
ma ora è tutto a posto, era stato William.»
«Mi
è simpatica quella là, è
forte.» disse lei sorridendo.
«Non
immagini quanto.» disse Ulrich guardando il pavimento e
sorridendo.
«Comunque
sia, tu un lavoro in questo momento non puoi permettertelo; sei
impegnato con gli studi e i corsi supplementari, come faresti a portare
avanti anche un lavoro?»
«Non lo
so.» ammise il ragazzo.
«Per quanto
ancora riesci a pagarti l'affitto con quello che ti resta?»
«Arrivo
giusto nell'ultimo.»
«Troveremo
una soluzione.»
«Grazie
Sissi.» disse abbracciando la ragazza.
«Figurati!
Come potrei non aiutare mio
fratello?»
Si lasciarono dall'abbraccio «Ora vado a
cercare Yumi, ciao.»
«Ciao.»
disse la sorella uscendo dalla classe.
Yumi correva non sapeva nemmeno dove, piangendo.
Quelle frasi, il loro rapporto, si reggeva su qualcosa di fittizio?
Continuò a
correre finchè la sua strada non fu interrotta da un corpo e
una voce «Ehi ehi!
Cos'hai?»
Lei cercò di dimenarsi, mentre lui le teneva le braccia.
«Calmati
bambolina, che è successo?»
La ragazza guardò William, aveva uno sguardo davvero
preoccupato.
Lui vedeva quel suo sguardo far traboccare ogni singola lacrima, per
poi farne nascere delle nuove.
Yumi non capiva perchè, ma senza pensarci due volte
buttò
il viso nel petto di William, per poi stringerlo, rendendosi conto che
proprio in quel momento non voleva stare sola.
Il ragazzo era confuso, sentire quel calore avvolgerlo era qualcosa di
nuovo, ma piacevole.
Sentiva le lacrime della ragazza bagnarle la camicia, ma non gli
importava.
Lei non voleva parlarne, lo aveva capito, ma quel gesto forse era
abbastanza.
La cinse, quindi, con le braccia ricambiando quell'abbraccio nel quale
lei si era abbandonata, in preda al pianto.
Ulrich era arrivato in quel corridoio, si guardò un istante
intorno, forse Yumi era lì.
Poi la vide, con il viso sul petto del suo migliore amico, tra le sue
braccia.
Guardava quella scena tanto sorpreso, quanto confuso.
Cosa facevano?
Una cosa era certa, non sarebbe andata avanti per molto; in molte
occasioni aveva visto Yumi così e in quelle era a causa
delle
sue lacrime, William doveva averla ferita in qualche modo.
Si avvicinò bruscamente ai due, per poi spingere via
l'amico, il
quale venne sorpreso nell'essere allontanato così
improvvisamente da quella stretta al cuore.
Yumi, da parte sua, si sentì privata di quel sostegno che la
stava nascondendo da sguardi troppo indiscreti, ma che la stava anche
facendo sentire meglio.
Si era sorpresa, doveva ammetterlo, quando William aveva ricambiato il
suo abbraccio silenziosamente, senza insistere troppo facendola
affondare ulteriormente in un dispiacere troppo duro, ma non solo, si
era anche sentita compresa e accettata;
come se quel gesto fosse ricambiato da entrambi, anche se stentava a
credere che William potesse ricambiare veramente un abbraccio insieme a
lei, infondo aveva ammesso di non sopportarla molto.
Alzò lo sguardo con il cuore a mille dallo spavento che
l'aveva
colta, la prima persona che vide fu William, aveva gli occhi quasi
spaventati e guardavano dietro di lei.
Erano infatti altre braccia ora a tenerla, la stringevano ai fianchi.
Si voltò.
Ulrich guardava l'amico con rabbia «Che
le hai fatto?!» urlò mentre Yumi si
sfilò
prontamente da quella stretta che l'aveva sorpresa, ma che purtroppo
non voleva accettare.
William iniziò a scuotere la testa «Io non l'ho
nemmeno sfiorata!»
«Ah no?
Adesso ti faccio vedere io!» disse Ulrich alzando un pugno.
Stava per colpire l'amico, il quale aveva già chiuso gli
occhi pronto al colpo, ma non arrivò.
Yumi si era messa in mezzo ai due «No!
Non toccarlo, lui non ha fatto niente! Stagli lontano!»
gridava,
ma non come Ulrich, era un urlo più acuto, quasi
terrorizzato.
Teneva le braccia alzate, come se fosse stata pronta anche lei a
fermare un eventuale colpo da parte del ragazzo nel caso non fosse
riuscito a fermarsi in tempo, ma il pugno di Ulrich era rimasto
lì, a mezz'aria.
William aprì gli occhi sentendo quella voce, lo aveva difeso.
Era la prima volta in tutta la sua vita che qualcuno gli si parava di
fronte, per aiutarlo.
Spesso si era ritrovato in situazioni simili, nelle quali i suoi amici
si erano semplicemente ritirati dicendo che infondo erano le sue
conseguenze, a ciò che sceglieva.
Ma in quel momento, vedeva quella ragazzina, la fidanzata di colui che
voleva colpirlo, mettersi davanti a lui per proteggerlo.
Ulrich era sbigottito, non aveva mai sentito Yumi gridare in quel modo,
se non quando era svenuto.
Mai si sarebbe aspettato quel comportamento, quella reazione, per William.
Non aveva fatto nulla, eppure li aveva visti, lei devastata dalle
lacrime e lui che la teneva, non sapeva più cosa lo stesse
ferendo; se il fatto che non aveva esitato nel colpire il suo migliore
amico o se il fatto che la sua ragazza si era messa in pericolo per
difenderlo.
Si era messa
contro di lui per difendere William.
Abbassò il braccio.
«Tu stavi
piangendo.» si limitò Ulrich, sussurrando.
«Sì,
a causa tua.» disse la ragazza secca.
«Mia?»
Yumi si
limitò ad annuire, mentre William assisteva muto alla scena.
«Io non ho fatto nulla!»
«Chi
è quella tipa, Sissi?» continuò lei per
poi correre via.
Ulrich la seguì, Yumi aveva solo frainteso.
William rimase fermo lì, in quel corridoio,
ripensando all'abbraccio che prima lo aveva travolto.
«Yumi,
fermati!» erano in giardino.
Alla ragazza iniziavano a mancare le energie, perciò si
sentì costretta a fermarsi.
Piangeva, in quel momento era talmente accecata dalla gelosia dal
prendersela persino sulla sua assente resistenza fisica.
«Yumi!»
disse Ulrich raggiungendola «Io posso
spiegarti! Vedi, Sissi è mia sorella!»
La ragazza si
voltò, ancora piangendo. Si era sbagliata di nuovo, ma non
capiva.
Se Sissi era davvero la sorella, perchè non glielo aveva
già detto dall'inizio?
«E perchè non me lo ha detto quando ci siamo
conosciute?»
«Non
lo dice a nessuno, se solo le ragazze lo sapessero si ritroverebbe solo
con falsi amici. Per questo cerca di mantenerlo il più
segreto
possibile. Forse lei pensava che tu fossi solo una delle tante che mi
vanno dietro, e che magari se lo avresti saputo l'avresti usata. Yumi,
credimi!»
La ragazza si inginocchiò a terra, iniziando a piangere
più forte «Io ti
credo, solo che..»
«Che?»
«Io..
Sono così accecata da questa sfiducia da ritrovarmi a morire
ogni volta che succedono cose così, come posso iniziare a
fidarmi di te se vedo ragazze su ragazze al tuo fianco? Io non posso
certo pretendere che tu stia con me, è ovvio, ma
è anche
vero che non posso sempre fingere di star bene ogni qualvolta una
ragazza ti fa una dichiarazione, ogni volta che sento voci su di te, io
compio uno sforzo immane.»
«Yumi,
posso capire.» disse appoggiandole una mano sulla spalla.
«No
tu non capisci, Ulrich! Nessuno fa a gara per uscire con me, io non
sono sulla bocca di ogni fottuto studente in questa scuola, io
è
come se non esistessi nemmeno! Tu non devi preoccuparti che io ti
tradisca! Sono debole, ingenua, timida.. Sono patetica!»
disse
scoppiando in un pianto.
«Tu non sei
affatto patetica!» disse sedendosi al suo fianco «Vuoi
sapere come sei, Yumi? Sei forte, affronti ogni giorno una vita che non
si può di certo invidiare, hai sempre lavorato per
provvedere a
te e alla tua famiglia, hai un passato difficile che comunque affronti
ogni giorno, sei astuta, non ti fai più ingannare e sei
aperta,
non hai paura di dire ciò che pensi, senza mentire. La tua
non
è timidezza, è scelta.»
La
ragazza aveva ascoltato quelle parole perfettamente, mentre il suo
cuore iniziava a perdersi.
«E sappi che
se ho preferito te, è proprio per questo.» disse
Ulrich alla fine quasi sussurrando.
Yumi lo guardò, per poi prendergli delicatamente il volto
tra le
mani e guardarlo intensamente, il suo sguardo era verde come l'erba
fresca, non c'erano dubbi sul perchè le ragazze ai suoi
piedi
fossero tante.
Era perfetto in tutto, fisico, capelli, occhi, sguardo. Poi lo
baciò.
Era un bacio leggero, sulla punta delle labbra.
Si sfiorarono e basta, ma era sufficiente.
Si resero conto solo dopo che erano nel cortile della scuola, si
guardarono intorno, non c'era nessuno.
«Oddio! Che
fortuna!» disse Ulrich scoppiando a ridere insieme a Yumi.
Erano seduti
nell'erba, nascosti da un cespuglio.
«Già, me ne ero totalmente dimenticata!»
ormai quelle lacrime non c'erano più.
«Anche io!
Hahahaha»
William era ancora fermo in quel corridoio a riflettere.
Perchè quella tipa lo mandava in tilt?
È a causa del
suo fisico, continuava a ripetersi: gambe dritte e
proporzionate, vita sottile.
Però, se ci pensava, non era nulla di sconvolgente.
Era bella, ma non era di certo l'unica.
Eppure lo sapeva, se avesse avuto di fronte 10 ragazze, tra cui lei,
con
lo stesso carattere fisico, avrebbe comunque preferito guardare Yumi.
Era anche vero, però, mai guardando una ragazza in un bar o
nel giardino era stato come poco prima.
Aveva sentito quel calore avvolgergli il petto per accoglierlo e lui,
spinto da qualcosa di intangibile, lo aveva accettato.
L'aveva abbracciata sentendo lo stomaco pesante vedendola piangere
angosciata.
Poi, quando gli si era parata di fronte, era stato tutto
così incredibile da travolgerlo.
Sospirò.
Quando aveva iniziato a stare così accanto a quella,
piccola, bambola?
Sissi stava passando da quel corridoio per tornare in classe, quando
vide William imbambolato in mezzo alla strada.
«W-William?
Che fai?» chiese avvicinandosi al ragazzo.
«Uhm?»
rispose lui come risvegliatosi «Oh, Sissi!
Io stavo.. Pensando a una cosa! Se sei qui per tuo fratello, ora
è uscito, credo.»
«No no! Solo
che ti avevo visto qui con un'aria strana, e mi sono preoccupata un
po'!» ammise lei ridendo.
«No, sto
bene, credo.»
«Ahm.. Bene!
Allora io vado.» disse la ragazza voltandosi nuovamente, ma
la voce di William la fermò.
«Vorrei
farti una domanda!»
«Uhm?»
«Una
ragazza ha compiuto un gesto che mai nessuno ha mai fatto per me, ed io
ho sentito qualcosa come una stretta al petto, ma piacevole! E vorrei
chiederti se.. Ecco, se è qualcosa che secondo te avrei
potuto
provare con chiunque.»
Sissi sorrise «Come stai
quando la vedi?»
«Io.. Non lo
so, non mi ci sono mai soffermato.»
«La
cerchi?»
«Io..»
si fermò. Da quando l'aveva vista al bar, William non faceva
altro che tornarci, ma perchè? Lo faceva per i costumi, o
solo
per lei? Da quanto tempo aveva iniziato a pensare in quel modo di Yumi?
«Io..
Sì, credo.»
«Io
non rischierei di andare a sperimentare, se l'hai provata per la prima
volta in assoluto, quella stretta, perchè rovinarla? Il
primo
incanto è spesso il più piacevole.»
Guardò la ragazza. In poche parole le stava dicendo che
provava
qualcosa per la fidanzata di Ulrich e questo lo sconvolse
più
di quanto credesse.
Mentre pensava a quella bambolina, il cervello non gli andava
minimamente che lei fosse del suo migliore amico.
Scosse la testa.
«Un
mucchio di cazzate! Potrei far battere il cuore di ogni ragazza, io,
perchè non dovrebbe essere lo stesso per me? Lascia le
favole ai
bambini, Sissi!» mentii infilandosi le mani in tasca.
Eccolo di nuovo. Lui, quella copertura che gli era più
comoda
della realtà. Forse era stretta e lurida di menzogne, ma era
certamente più accogliente di un tradimento ad un amico.
La ragazza sospiro «Non
cambierai mai, eh? Sei come mio fratello!»
«Tsk!»
disse secco lui.
La campanella suonò, e i due si divisero.
La sera Yumi tornò al lavoro.
Fuori faceva molto freddo, ma per lo meno non pioveva.
Arrivò al bar in anticipo, per una volta. Sospirò
di sollievo, poi dopo qualche minuto il proprietario da lei.
«Ciao Yumi,
volevo chiederti un piccolo favore!»
«Sì?»
chiese la ragazza sorpresa.
«Vedi,
sto andando a un'assemblea importante con dei rappresentanti, e
tornerò più tardi del solito. Vorrei chiederti di
badare
al negozio fino al mio arrivo, sei una dei pochi dipendenti di cui mi
fido e oltretutto ti pagherò gli straordinari! So che hai
problemi economici, ti prego!»
La ragazza, senza pensarci due volte, disse di sì.
Infondo quei soldi le servivano moltissimo, non poteva andare avanti a
spese di Ulrich.
Come tutta risposta, il proprietario se ne andò quasi
commosso dalla risposta della ragazza.
Indossò di
malavoglia quel vestitino nero con merletti rossi, si
allacciò la fascia e si diresse ai tavoli.
La serata fu abbastanza piacevole, ormai si era quasi abituata a
indossare quelle divise, ma non voleva di certo dire che era d'accordo;
infondo gli altri bar non avevano di certo iniziato a fare vestire i
dipendenti come streghe un po' troppo audaci.
Ma anche a quei pensieri non si scompose, servì invece ogni
tavolo perfettamente composta ed educata.
Infondo era una sera come le altre, le ragazze richiedevano di essere
servite dai vampiri e i ragazzi dalle streghe.
* *
*
Ciao gente!
Questo capitolo è stato parecchio lungo [il 16 è
ancora peggio o.o], ed anche il terzo che
pubblico oggi, mercoledì 28 agosto 2013, eheheheh u.u
Come avete visto, son successe tante cose!
William stava per ricevere un altro pugno da Ulrich; Sissi è
la
sorella di Ulrich; Yumi non sa più cosa fare, aiutatela!
Mi dileguo, perchè so che qualcuno vorrà
uccidermi!
Un bacio a tutti voi!
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Revenge. / Vendetta. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 16
Revenge.
William camminava da
solo in quella strada.
Casa sua era proprio di fronte ai suoi occhi, eppure sapeva che a pochi
passi da lì si trovava quella maledettissima bambolina.
Strinse i denti, infuriato con se stesso, per poi camminare verso
quella dannata porta che lo portava verso ciò che per lui
ormai
era diventato come una droga.
Entrò e si sedette in un tavolo, la riconobbe subito, stava
servendo del caffè a un uomo.
Quando si voltò, incrociarono gli sguardi.
Yumi lo vide, era lì anche quella sera.
Forse voleva ribadirle la storia della maid personale, anche se non ce
n'era bisogno.
Non si rese nemmeno conto che quella volta, invece che lanciargli il
solito sguardo accigliato, lo aveva guardato in modo diverso, quasi
comprensivo.
Si avvicinò a lui «Ciao!»
William era rimasto
strabiliato, non l'aveva mai vista guardarlo senza lanciargli una
velenosa frecciatina.
Quando si rese conto di essere rimasto lì a guardarla come
un dannato idiota, scosse la testa «Ciao?! No
no! Voglio che mi accogli come di dovere!»
Yumi lo guardò qualche istante, era sempre lui,
quel ragazzo maleducato.
«Eheheh!»
sbottò lui.
«Volevo
solo ringraziarti per oggi e.. E scusarmi per come si è
comportato Ulrich, si
è preoccupato troppo.»
«Bene,
ora voglio ordinare.» disse fingendo di non esser stato
toccato
minimamente da quelle parole, quando in realtà lo aveva
sorpreso
come lei si fosse posta vulnerabile nel chiedergli scusa «Prendo.. Un
frappè al limone.»
«Bene.»
disse scrivendo lei, anche se era offesa in quanto lui non le aveva
detto nulla.
«Ah,
bambolina, con vodka.»
Yumi annuì, per poi andarsene.
Lui si rilassò e, senza rendersene conto, iniziò
a pensare a quella frase.
«.. E scusarmi per come si
è comportato Ulrich, si è preoccupato troppo.»
Posso capirlo,
si era detto tutto il giorno.
Infondo aveva creduto che lui avesse ferito Yumi, ma era anche vero che
non aveva minimamente esitato nell'alzare le mani su di lui, per la
seconda volta oltretutto.
Ormai Ulrich non gli sembrava nemmeno l'ombra di un amico.
Forse era stupido sentirsi in colpa, quando invece lui non esitava
nell'accusarlo o sferrargli colpi fin troppo ben assestati in pieno
volto.
Sospirò.
Il giorno dopo non ci sarebbe stata scuola e lui avrebbe avuto la sua
maid.
Sorrise.
Ed avrebbe escogitato una vendetta, forse meschina, ma alquanto
meritata per il suo migliore amico.
Senza nemmeno rendersene conto rimase lì, seduto fino a
tardi,
già pronto a gustarsi la sua vendetta. Anche se era solo,
diciamo, un dispetto.
Yumi intanto aveva servito ogni tavolo finchè, all'orario di
chiusura, si rese conto che William era ancora là.
Sospirò.
Si chiedeva il perchè quel ragazzo era rimasto lì
fino a
quell'ora. Ma non importava, doveva chiudere il locale e aspettare che
arrivasse il proprietario, le servivano quei soldi.
Si avvicinò dunque al ragazzo «William,
dovresti andartene.»
Lui, sentendo quella voce, distolse i suoi pensieri dalla sua
"vendetta" per tornare alla realtà.
Yumi era di fronte a lui che si slacciava il piccolo grembiule con
bordi in pizzo allacciato dietro alla schiena che copriva leggermente
la vaporosa gonna nera.
«E
tu?»
«Io?
Io oggi devo rimanere fino a tardi. Giusto! Ora che mi ci fai pensare,
con tutti quei clienti non ho avuto un attimo libero per avvertire
Ulrich!» disse prendendo il suo cellulare e digitando
velocemente
un SMS al suo ragazzo.
William non riuscì a trattenere un soffio annoiato, per il
quale
la ragazza gli lanciò una delle frecciatine che lui tanto
apprezzava.
Era proprio così, senza nemmeno rendersene conto aveva
iniziato ad adorare alcune sue reazioni.
«Esci?»
«Non
posso stare qui? Tanto da quel che ho capito, devi rimanere anche tu,
no? Ti aiuterò a badare a questo bar.» disse
allacciandosi
le mani dietro la nuca, sorridendo.
La ragazza riflettè, non poteva mica creare problemi.
«Beh, fai
come vuoi, io vado a cambiarmi.»
Andò in bagno, indossò i jeans, una canottiera
che le aveva preso Ulrich e una felpa.
Infilò la divisa nella borsa e tornò nella sala
dove c'era anche William.
«Che
fai lì in piedi? Siediti, che devo parlarti.»
disse il
ragazzo facendole cenno di sedersi sulla sedia davanti a lui.
Così fece «Che
vuoi?»
«La
tua gentilezza se ne va in fretta, eh? Comunque, volevo parlarti del
nostro patto.» disse prendendo dalla tasca il solito
pacchetto di
sigarette.
Lei glielo sfilò subito dalla mano «Qui non si
fuma.»
Il ragazzo roteò gli occhi «Tsk..
Comunque, ci vediamo domani alle 10, qui davanti, ok?» disse
indicando fuori dal bar.
Lei annuì, anche se leggermente infastidita.
«E ricorda
come devi chiamarmi, cosa devi indossare, e il tono che devi mantenere,
mia cara maid.»
Pronunciò l'ultima frase con una punta insistente di
malizia,
avvicinando fin troppo il proprio viso a quello della ragazza, per poi
ritirarlo immediatamente.
Lei, dalla sua parte, era diventata rossa dalla vergogna. Come osava
avvicinarsi tanto a lei? Se solo Ulrich fosse lì presente..
Ulrich, doveva avvisarlo di quella messa in scena che William aveva
architettato, sennò, cosa avrebbe pensato vedendola uscire
in
quelle condizioni?
Sospirò.
«Bene.»
pronunciò alla fine lei.
William sorrise, per poi tornare a riflettere sulla sua vendetta con
quel suo solito sorrisetto sulle labbra; la ragazza non diede peso a
quell'espressione.
Poco dopo arrivò il proprietario, così i due si
diressero verso le loro case.
«Yumi! Sei
arrivata, finalmente.» disse Ulrich facendola entrare.
«Ti ho
mandato un sms, non ti è arrivato?» chiese lei
preoccupata.
«Sì,
solo che.. Ti volevo
aspettare.» sorrise.
Yumi fece lo stesso, per poi ricordarsi di dover parlare al ragazzo.
«Ulrich,
devo dirti una cosa, ma tu prometti di non arrabbiarti. Ok?»
«Cosa
c'è?»
«Ehm.. Ecco,
io e William abbiamo un "conto in sospeso", diciamo. Ed ecco, domani
sarò la sua.. Cameriera.» Cameriera,
ripetè tra sè e sè la ragazza, dovevo dire maid.
Ma anche solo l'essere cameriera la faceva star male, esagerato, ma sul
fatto che invece sarebbe stata una maid la faceva sentire ancora peggio.
Sporca.
«Ah..»
si limitò a dire Ulrich.
Nemmeno lui sapeva come reagire; si fidava ciecamente di William, ma da
quando aveva scoperto che conosceva Yumi, era costantemente preoccupato.
Una ragazza come lei poteva passare inosservata a tanti sguardi, ma
alla fine quando due ragazzi come loro, ritenuti fratelli, anche dalla
loro somiglianza in tutto, lei poteva essere per entrambi la ragazza, quella
speciale e imperdibile.
Ulrich per lei avrebbe fatto di tutto, sapeva ormai quanto i suoi
sentimenti erano forti.
Erano giorni che quella paura lo attanagliava, il fatto che la sua
somiglianza con William non portasse entrambi ad amare la stessa
persona.
Ma lui si fidava di Yumi, sapeva che non gli avrebbe mai mentito
nonostante tutto.
Poteva reagire in un solo modo.
«Mi fido di te, non
preoccuparti Yumi.»
La ragazza si voltò qualche istante.
Sorrideva, ma la falsità di quel sorriso era lacerante.
Nonostante tutto finse di non notarlo, limitandosi a baciarlo.
Era un bacio diverso, molto diverso dal solito.
Il giorno dopo, Yumi, dopo aver indossato quel suo stupido vestito,
partì.
Erano le 10.30, sarebbe arrivata in tempo, forse anche leggermente in
ritardo, sperava lei.
Ulrich dormiva ancora, gli diede un bacio sulla fronte prima di uscire.
Ringraziò il cielo più volte non avvertendo il
solito
freddo di fine ottobre, ma un sole abbastanza piacevole batterle sulla
pelle.
Ulrich si svegliò, avvertendo le labbra della ragazza sulla
fronte, ma non si mosse finchè non sentì il suo
cellulare
suonare.
Un sms da Odd, "Ciao Ulrich, puoi venire subito
al Rainbow Coffee? È importantissimo."
Il ragazzo sospirò, quello stupido sapeva solo mettersi nei
guai.
Erano le 10.40, sarebbe arrivato senza problemi passando per una
scorciatoia, per le 10 in punto sarebbe stato sicuramente là.
Erano le 10.55, era arrivata in anticipo anzichè il ritardo
che si era augurata.
E William era lì, poggiato a una colonna, che la aspettava.
Si avvicinò, vicino a lui c'era un ragazzino biondo con una
strana ciocca viola, ed era anche parecchio basso.
Rimase ferma, incerta se raggiungerlo davvero o meno, ma ormai lo aveva
promesso.
Cercò di farsi passare il fiatone che le era venuto durante
la
camminata, immaginando già le frecciatine che lui le avrebbe
lanciato come "Oh, avevi fretta di chiamarmi padrone?" oppure "Non
vedevi l'ora di stare con me, vero?"
Non appena il respiro le tornò normale si
avvicinò definitivamente.
William manteneva lo sguardo basso e non appena la vide avvicinarsi a
lui, sorrise «Ehi Odd,
guarda la mia bambolina.»
Il ragazzino accanto a lui come tutta risposta ingoiò il
boccone che stava masticando rumorosamente «Chi
è, William?»
«Lei? Oh,
è la mia maid personale, dico bene?» disse
avvicinandosi al viso di Yumi.
«Maid?! Ma
per favore! Ma se non puoi nemmeno permetterti un paio di
scarpe!» disse il biondino.
«Zitto,
idiota!» disse William colpendolo in testa.
Yumi rimaneva zitta, e questo William lo notò quasi subito «Non dici
nulla, non mi saluti nemmeno, bambolina?»
Era il momento, doveva riflettere su ogni cosa che faceva, carattere,
parole, doveva essere educata.
«Buongiorno
padrone.» disse mantenendo una voce calma e facendo un
leggero
inchino, mentre dentro di lei non faceva altro che accumulare rabbia
nei confronti del ragazzo.
«P-Padrone?»
chiese Odd confuso.
«Visto,
stupida pezza da piedi?» disse William al ragazzo, per poi
rivolgersi nuovamente a lei prendendole il mento tra due dita «Lei oggi
è tutta mia.» sorrise.
Yumi spalancò gli occhi, di nuovo quella sensazione.
Un misto tra rabbia e una scossa sconosciuta.
Si slacciò da quella presa velocemente «Allora,
cosa dobbiamo fare ora, padrone?» continuò
mantenendo quel tono.
«Aspettiamo
una persona e andiamo, ok?»
«Tutto
ciò che vuole, padrone.»
William stava tornando a guardare basso, quando vide un uomo di mezza
età passare accanto a Yumi e squadrarle il fondo schiena.
Si tolse immediatamente la giacca, sperando solo che fosse abbastanza
lunga da arrivarle fino alle cosce.
«Mettila,
avrai freddo.» disse fingendosi non interessato.
Yumi lo guardò, confusa.
Molto probabilmente era uno dei giorni più caldi di quel
fine settimana, di certo il freddo non era un problema.
«Sto
benissimo, pad..»
Lui la interruppe «Sono il tuo
padrone, no? Mettila.» disse mettendogliela sulle spalle,
arrossendo.
Odd, dal canto suo, non aveva mai visto reagire William
così,
non si era mai preoccupato molto sul coprire una ragazza;
guardò
l'amico confuso.
«C-Certo,
padrone.» disse stringendo la giacca a sè, era
abbastanza lunga e le arrivava fino alle ginocchia.
Ulrich era ormai vicino al locale, doveva solo girare l'angolo.
Appena lo fece rimase fermo davanti alla scena, c'era Odd insieme a
William e Yumi; era confuso, si avvicinò.
Il primo a notarlo fu l'artefice di tutto, William, sorrise.
Aveva preso poco prima il cellulare di Odd per mandare un messaggio a
Ulrich fingendo una questione urgente, quando il suo obiettivo in
realtà era unicamente far capire al moro i suoi errori.
Quanto facesse male nel sentirsi essere traditi dall'amico di sempre,
infondo lui per la bambolina provava solo una normale attrazione
fisica, o almeno così sperava.
«Ulrich!»
esordì immediatamente il ragazzo.
«William.»
Yumi, sentendo quel nome, non potè fare a meno di arrossire
e
stringersi ancor più addosso la giacca che le era stata
porsa
poco prima.
«Ulrich..»
sussurrò Yumi vedendolo.
Lui le sorrise, lei ricambiò, come la sera prima.
«Ulrich!»
esordì felice Odd vedendo il suo amico.
«Ehi, ciao
Odd!»
Yumi non potè fare a meno di fulminare con lo sguardo
William,
voleva capire il suo piano anche in ogni caso, ormai era fatta.
«Che hai, bambolina?»
chiese William concentrandosi sulla ragazza «Ho pensato
di invitare anche il tuo ragazzo, spero ti faccia piacere.»
disse sorridendo.
Ma non in modo maligno, era un normalissimo sorriso.
Infondo il suo obbiettivo non era far arrabbiare lei, ma lui.
«G-Grazie..»
disse la ragazza ripetendosi nella mente di dover essere gentile «..
Padrone.»
Ulrich la guardò.
Altro che cameriera, ecco una maid.
Ed ecco che la risentiva, quella rabbia, tornare verso quello che era
il suo migliore amico, e anche verso se stesso.
Ma infondo Yumi glielo aveva detto, sospirò.
Andarono in giro per la città e William
approfittò in ogni momento l'uso della sua maid, e lei gli
obbediva.
Anche se doveva ammetterlo, non riconosceva quei gesti tanto
accomodanti suoi; anzi, vederla impegnarsi nell'interpretare un'altra
lo infastidiva.
A lui non piaceva quella squallida ragazzina che lo chiamasse padrone,
ma semplicemente Yumi.
Spalancò agli occhi a quel pensiero, per poi cacciarlo.
Per un attimo aveva confuso quell'attrazione per un vero e proprio
sentimento, ma a lui non piaceva la bambolina, non doveva.
Erano fermi al parco ed era quasi mezzogiorno.
Ulrich, anche se molto irritato, aveva mantenuto il silenzio per tutto
il tempo, mentre William continuava a osservare le sue azioni.
«Allora, che
si fa ragazzi?» incalzò Odd, non percependo la
tensione nell'aria.
«Pensavo di
fare un salto a casa mia.» disse William tranquillamente.
«Benissimo.»
disse Ulrich, ormai gli sembrava evidente che tutte quelle frecciatine
erano indirizzate a lui, non ne capiva il motivo ma era
così, e
lui sarebbe stato al gioco.
Dopo pochi metri si ritrovarono all'appartamento dove viveva William,
non era di certo una casa benestante, anzi somigliava all'appartamento
che Yumi aveva in Svizzera.
La ragazza, infatti, si guardava intorno con estrema naturalezza.
Era arredata con il minimo indispensabile, un divano, un tavolo con
intorno 3 sedie, una piccola cucina e poi altre stanze.
«Servitevi
pure, ragazzi, come sempre!» disse William buttandosi sul
divano.
Yumi aveva perfettamente capito ciò che doveva fare, si
avvicinò al ragazzo «Desidera
qualcosa, padrone?»
«Uhm.. Se
è fatto da te, sì.»
«Dica.»
«Il
frappè di ieri era squisito!»
«Un
frappè con vodka, dunque?»
«Esatto!
Trovi tutto nei cassetti, la vodka è nella
credenza.»
Così, di malavoglia, Yumi andò a preparare
l'ordinazione.
Ulrich, intanto, dopo essersi bevuto un po' di birra,
controllò
che William lo stesse guardando per poi avvicinarsi a Yumi «Ehi, stai
bene?»
«Uhm?
Certo.» disse la ragazza prendendo un bicchiere.
«Guarda che
solo perchè sei la sua.. Cameriera, non devi
evitarmi.»
La ragazza si
fermò «Hai ragione.» disse come
realizzando.
Lui le sorrise, per poi prenderle il mento tra l'indice e il pollice
per alzarle il volto verso il suo «Già.»
sussurrò per poi baciarla.
William guardava irritato la scena, si voltò di lato per poi
alzarsi ed uscire di casa.
Yumi lo seguì «Padrone?
Dove va?»
«Che ci fai
qui? Il tuo ragazzo è dentro, no?»
«Sì,
ma noi abbiamo un patto, no? Una promessa.» finì
lei sorridendo.
Lui
la guardava confuso, diceva sul serio o stava solo mandando avanti la
sua farsa?
Non ce la faceva più a sopportarla recitare quella scena,
così accomodante, così
diversa da lei.
«Guarda che
se vuoi puoi anche smetterla.»
«Uhm?»
«Intendo,
con questa voce, il tuo comportamento. È ridicolo,
è irritante.» ammise William.
«Lei mi ha
chiesto di essere la sua maid personale, padrone, ed è
ciò che sto facendo.»
Il ragazzo sorrise «Tu non ti
aspettavi che avrei fatto venire anche lui, vero?»
Yumi
abbassò lo sguardo «No.»
«Ora
probabilmente sarai arrabbiata con me, no?»
«Io non
posso essere arrabbiata con il mio pad..»
«Ti ho detto
SMETTILA, tu non sei così!»
Lei spalancò gli occhi, William era di fronte a lei, era
serio.
«Sì,
sono arrabbiata. Anzi, confusa. Io non capisco perchè prima
inviti Ulrich per farmi imbarazzata, poi mi permetti di stare con lui
senza metterti in mezzo, anzi, lasciandoci a casa tua!»
«I miei
piani erano infastidire lui, non te.»
«Lui?»
«Sì,
non mi importava niente del debito da saldare, a dire il vero. Non
sapevo nemmeno che farti fare, come mia maid, poi ho deciso che potevo
usarti per far capire a Ulrich che si prova quando un amico ti
tradisce, ma lui è stato al gioco!»
«G-Gioco?»
«Esatto,
volevo capisse che vuol dire quando un amico ti volta le spalle, come
ha fatto lui. Ieri, ha cercato di colpirmi senza nemmeno chiedersi se
aveva o meno ragione, quale fratello farebbe così?»
«Io..»
Yumi non sapeva che dire, era arrabbiata con William per tutto quel
tempo, quando in realtà lui non aveva fatto altro che
soffrire.
«Ma
infondo, il nostro sangue non è lo stesso, no? Io sono solo
un
ragazzo con un sangue rosso e sporco, mentre lui è diverso,
diceva mia madre, lui è di sangue blu; famiglia ricca, tante
case, soldi.. Ma da piccoli, queste differenze non esistono.»
«William..»
«Tsk,
ma perchè ne parlo a te poi? Andrai a spifferargli tutto,
non
è così? Guarda, puoi anche andare,
ciao!» disse
iniziando a camminare, ma Yumi lo fermò.
«Io.. Io ti
capisco!»
Il ragazzo si voltò.
«Io
vivo con mia madre, lei è di salute cagionevole, ma lavora
duramente per mantenere me, l'accademia, la sua casa, e da quest'anno
anche io mi sono cercata un lavoro part-time per lei.»
«E tuo
padre?»
«Mio padre
ci ha abbandonate.» disse lei sforzando un sorriso,
malinconico.
«Oh,
anche mio padre ci ha lasciati. Io ho una sorella maggiore, ha dovuto
lasciare gli studi per provvedere a noi, quindi in effetti ora contano
tutti su di me, un delinquente. Un delinquente che ha poco a che fare
con lo studio, ma almeno io non sono fuggito come mio padre.»
disse calciando una pietra per terra.
I
due si guardarono, era calato un grandissimo silenzio, un silenzio di
comprensione ricambiata.
Sorrisero.
«Ora puoi
anche andartene.»
«La tua
giacca.» disse lei porgendogliela.
«Grazie, ma
forse è meglio che te la tieni fino a che non ti sarai
vestita di più.»
«Ma come? Mi
costringi a conciarmi mezza nuda, poi mi dai la tua giacca?»
«È
che..» si interruppe vedendo Ulrich uscire «Niente,
torna a casa e basta. Ciao.» detto questo si voltò.
Yumi venne raggiunta da Ulrich «Tutto
bene?»
«Sì.»
disse lui guardando la giacca dell'amico.
Guardò qualche istante anche lei il cappotto, per poi
voltarsi verso il suo ragazzo «Andiamo?»
«Cosa? Ma
non doveva essere un giorno intero?»
I due si diressero verso casa.
La ragazza era estremamente confusa, attraversata da mille pensieri e
sensazioni.
Aveva scoperto tante cose in comunque con William, e anche molto di
Ulrich.
E ricco, eppure non le aveva detto niente.
In effetti erano veramente diversi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Decisions. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 17
Decisions.
Il
giorno dopo era
domenica, Yumi era libera e anche Ulrich lo era, ma era la prima volta,
da quando si erano messi insieme, che lei non si sentiva di passare con
lui la giornata.
Il giorno prima aveva iniziato a provare qualcosa di strano a causa di
tutto quello che le aveva detto William.
Non credeva fosse possibile, ma in quel momento, stare vicino a Ulrich
la disorientava.
Erano le 7 di mattina, ma non le importava; indossò una tuta
e
uscì, avrebbe fatto una corsa, aveva bisogno di un po'
d'aria
fresca.
Purtroppo, però, quell'aria non fece altro che farla stare
peggio.
Lui aveva sempre avuto tutto, case, soldi.
Lei invece faticava, per tutto. Non si era nemmeno potuta permettere
una televisione quando era piccola, le spese per mantenere una bambina
e una nonna malata erano elevate, e solo dai 11 anni la famiglia
riuscì ad averla; per il cellulare invece dovette aspettare
i 14.
Lui invece aveva tutto, ma viveva nel monolocale a causa del padre, le
aveva raccontato Ulrich.
Averlo in casa portava scompigno, e oltretutto quel monolocale era
vicino all'accademia.
Ma le differenze non erano solo quelle, le distante tra i due erano
abissali; lui era il tipico francese nato da una famiglia ricca che
prendeva un comportamento rispettoso e degno di nota, che probabilmente
era capace di mantenere, era sicuramente cresciuto di vizi senza fine e
così erano spiegate le sue infinite sicurezze in tutto;
mentre
lei era cresciuta in una strada che nessuno voleva percorrere, aveva
sempre frequentato scuole malmesse per evitare ulteriori spese, dal
liceo in poi invece puntava tutto sulle borse di studio, ed era
così che era riuscita ad arrivare in Francia, grazie a una
parziale borsa di studio.
L'accademia non era solita a fare entrare studenti senza nemmeno
un'entrata minima, la madre doveva continuare a lavorare per mandare
avanti la sua retta, e questo imbarazzava molto Yumi.
Non perchè era povera, ma
perchè non poteva far nulla oltre al lavoretto part-time in
quel bar.
Sospirò.
Ma infondo, doveva ammettere, che aveva passato momenti peggiori,
arrivando a perdere la casa e mai una volta che il padre fosse
intervenuto.
Yumi, da parte sua, si chiedeva se fosse ancora vivo, ma la madre
continuava a dirle di sì.
Oltretutto, in confronto a Ulrich lei era incerta, su ogni
passo che faceva, sulla sua vita, sulle scelte, su se stessa.
Si fermò.
Chissà se anche William, oltre quel muro che si ostinava a
costruire, era così insicuro.
Non doveva pensare William, no.
Lei Amava Ulrich, ne era certa, ma doveva ammettere che stando vicina a
William era più a suo agio.
Con lui non era perennemente preoccupata o confusa quando gli parlava,
gli diceva ciò che pensava, forse perchè sapeva
che in
fondo lui le somigliava, sì.
Probabilmente in passato, quando era ancora normale, avrebbe
passato volentieri intere serate a parlare con quel tipo, William.
Riiniziò a correre.
Non doveva,
non doveva pensare a William.
Era sbagliato, lui non c'entrava nulla con lei, lui era solo un amico,
e nemmeno il suo.
Lui la odiava,
glielo aveva detto.
L'aveva definita volgare e presuntuosa, lei altrettanto.
Ma continuavano comunque a parlare.
A prendersi in giro.
A punzecchiarsi.
Ad arrabbiarsi.
A confortarsi.
A confidarsi.
A.. Scoprirsi?
No, tutti quei pensieri erano sbagliati,
che le succedeva?
Avrebbe dovuto pensare solo e unicamente a Ulrich, l'unico che l'aveva
accolta in casa, che l'aveva curata, che l'aveva Amata con tutto
sè stesso.
Ne era certa, che lui Amasse lei come lei Amava lui.
Doveva essere
così.
E poi, tutte quelle incertezze, tornavano.
Ogni pensiero che formulava la portava ad una fine dove la domanda
voleva una certezza, ma la risposta non arrivava.
«Yumi? Dove sei? Mi sono svegliato e non ti ho
vista!»
«Oh, ti ho spaventato.. Sto facendo
una corsetta al parco.»
«Non preoccuparti, solo che non
vedendoti ero..»
«Beh, sto bene!» disse lei
cercando di rendere il più possibile la sua voce allegra.
«Bene, ti Amo! Ciao!»
«Ti Amo anche io, ciao.»
riattaccò.
Lo Amava,
ma c'era sempre qualcosa che la bloccava.
Prese un respiro, per poi tornare a correre, quando davanti a
sè vide un ragazzo con lo sguardo confuso, o meglio, sorpreso.
Sì, perchè lo era davvero, ma positivamente.
Appena l'aveva vista aveva sentito qualcosa scaldarsi in lui, ma non
sapeva cosa. Attrazione
fisica, continuava a ripetersi come un ossesso mentre
anche il solo vedere i suoi occhi gli illuminava la giornata.
Nessuno dei due diceva nulla, quella scossa era nuovamente tornata.
La sentivano entrambi, ma mai lo avrebbero ammesso, non l'uno con
l'altro, comunque.
Una voce ruppe il silenzio.
«Eccomi, William!» una
bambina gli agguantò la mano con un sorriso enorme sulle
labbra.
Era molto piccola, sui 6 anni, aveva gli occhi neri e i capelli un po'
lunghi molto simili a quelli di William.
Il ragazzo, come risvegliatosi per incanto, si rivolse alla piccola
sorridendo.
«Sì, brava
Olivya.»
Quel sorriso,
non lo aveva mai visto.
Era diverso.
Dolce, perfetto, gentile.
Lei era senza parole nel vedere quanto potesse brillare quel ragazzo.
Accarezzò alla bambina i capelli, mentre la piccola
osservava la ragazza che aveva di fronte, li guardava.
È
davvero bella, si ritrovò a pensare la piccola
Olivya.
Magra, con i capelli neri come quelli di alcune principesse che
guardava alla tv, con gli occhi neri.
Anche William guardò Yumi.
Era lì, non sorrideva, ma aveva un'espressione dolce; la si
vedeva la felicità, dietro quelle labbra, dietro i suoi
occhi.
Ma perchè?
Non importava, bastava che fosse felice.
Era la prima volta che faceva un pensiero simile nei confronti di una
ragazza, un pensiero che andava oltre il fisico.
Ormai si trovava in quel vicolo da troppo tempo.
Non era il fisico ad
attirarlo davvero,
inutile mentire a se stesso.
Forse a se stesso, ma agli altri si poteva, a loro sì.
Di nuovo quella scossa. Passava da uno sguardo all'altro
con pura adrenalina, comprensione, agio, calma.
Lei era felice, leggera.
William, grazie a lui?
Pazza.
La bambina interruppe entrambi «Sei una
principessa?» chiese a Yumi.
Ed ecco un colpo, strano, bizzarro, nuovo.
Avrebbe voluto dire sì, William lo avrebbe urlato,
perchè in effetti la bellezza e la purezza erano quelle.
Quelle di una principessa.
La ragazza sorrise alla fine «No,
piccola!» disse chinandosi per essere alla sua stessa altezza.
«Però lo sembri.»
disse la piccola allungando la mano libera che aveva verso il piccolo
naso di Yumi
«Anche tu lo sembri!» disse
la ragazza.
«Io sono Olivya!» disse la
piccola presentandosi.
«Io Yumi.»
La bambina si inchinò.
«Cosa fai, ti inchini?» le
interruppe William.
«Zitto! Non sai che le principesse si
inchinano così?» lo rimproverò la
bambina.
Il ragazzo si posò una mano sulla fronte, ridendo «Se
lo dici tu..»
«È vero zio!»
Yumi spalancò gli occhi «Zio?»
William si voltò verso la ragazza «Sì,
è la figlia di mia sorella.»
«Oh.» disse Yumi
sorridendogli.
La piccola posò gli occhi su di lei, poi su di lui, poi
ripensò a tutti quegli sguardi.
Vedere William sorridere a quella principessa lo rendeva diverso,
secondo lei. Come un
principe.
La piccola indicò il ragazzo «Sei
un principe!»
Lui guardò la bambina, non capendo.
«Se hai una principessa, sei un
principe anche tu!» disse Olivya convinta.
«Ma di che parli?»
«Non
pensavo tu fossi un principe, perchè non sei mai felice come
adesso che vedi lei! Lei è la tua principessa se ti fa
felice!
Poi solo lei ti fa così bello!» concluse dopo aver
articolato alla rinfusa quelle parole, e indicando Yumi.
William, dalla sua parte, non sapeva cosa dire.
Quella bambina aveva capito cose che lui stava tenendo celate come oro.
E le aveva capite al volo, solo perchè lo conosceva.
Yumi lo guardava, come alla ricerca di una conferma.
Quella bambina diceva cose senza senso, forse.
Infondo era lei che passava la vita affianco di quel ragazzo, era
sicuramente la verità.
E Yumi, dal canto suo, si sentiva morire senza una risposta.
Si guardarono.
«Io devo andare.»
sussurrò William prendendo la mani della bambina.
Si voltò, per poi sparire da quella strada.
Yumi non riusciva a muoversi, non capiva perchè quel ragazzo
le faceva un tale effetto.
Voleva una risposta, ma forse era meglio non averla.
«Aspetta!» urlò
alla fine.
Il ragazzo si voltò, sorpreso da quella voce.
Gli arrivò alle spalle.
Ulrich, William, una
scelta.
Da quando doveva scegliere?
Si sentì gli occhi inumidirsi, poi si buttò tra
le sue braccia.
Lui la accolse, confuso, senza nemmeno sapere cosa stava facendo.
Poi di nuovo quel calore.
Era in trappola.
Ora che la sentiva, se ne rendeva conto, lui l'Amava.
Era un errore, e doveva evitarlo.
I pensieri non andarono oltre, lei lo strinse di più a
sè singhiozzando.
No, non poteva evitare di amare tutto di lei, erano uguali.
La bambina le prese la mano «Cos'hai?»
chiese preoccupata.
Yumi la guardò.
L'innocenza, desiderava di nuovo quell'innocenza.
Voleva essere certa di tutto, come quella bambina, ma lei era cresciuta.
Aveva compiuto scelte, e ora doveva incontrarne gli ostacoli.
Sospirò.
«Stasera
c'è la serata per le famiglie, ci vestiremo da principesse.
Portala.» sussurrò al ragazzo, per poi staccarsi.
Lui annuì «Stai
bene?» chiese.
«No.» disse sincera Yumi, per poi
voltarsi verso casa.
Ma che sto facendo?
Qual'è il mio problema, dannazione! Non so più
cosa provo.
Si sciolse i capelli e lo sentì, il suo profumo, quello di
William, menta.
Poi si strinse a sè la giacca, di Ulrich.
Yumi tornò a casa verso l'ora di pranzo, non sapeva che fare.
Troppi pensieri, troppi errori, solo confusione, solo problemi,
problemi che non doveva porsi.
Aveva ancora tutto il giorno libero, solo la sera aveva il turno.
Aprì la porta di casa, Ulrich stava scaldando della pasta «Ehi,
ciao!»
«Ciao! Ehm.. Cucini?» chiese
lei vedendolo per la prima volta impegnato con i fornelli.
«Ci provo, non sono un
granchè. Non ho mai dovuto cucinare prima!»
sorrise lui.
Quel sorriso troppo
tagliente.
Aveva paura di vederlo, l'avrebbe fatta sentire peggio. Troppo male.
Ovvio che non avesse mai
cucinato, si ritrovò a pensare.
«Se vuoi faccio io.»
«Ok.» fece il ragazzo
spostandosi, mentre Yumi prendeva la busta della basta.
«Allora, ti sei divertita a correre la
domenica mattina?» chiese Ulrich abbracciandola.
«Sì, mi serviva un po'
d'aria fresca.» disse dandogli un bacio sulla guancia.
Sospirò, tornando a guardare la pentola.
Odiava quel
bacio, era un errore, era diventato così diverso dall'inizio.
Maledetta, sporca,
stupida, cinica ragazza, continuava a ripetersi.
Ulrich si era seduto, aveva notato qualcosa di diverso in lei.
Si chiedeva cosa nascondesse, ma non le domandò nulla.
Lo sentiva il fatto che lei non volesse parlargli, un peso, un peso
incredibilmente faticoso da portare.
La guardava, i suoi occhi spenti.
«Stasera devo lavorare.»
disse lei scolando la pasta «È
la serata delle famiglie e ci vuole più personale possibile,
e a me servono soldi.»
Il moro la guardò, non le aveva detto mai nulla, della sua
famiglia, delle sue ricchezze, niente.
Non voleva farla sentire diversa, chissà cosa avrebbe potuto
pensare.
Dentro sè era già pronto a esordire dicendole che
non
c'era bisogno, perchè loro potevano farcela benissimo, i
soldi
di certo non erano un problema, ma il problema sarebbe stato come
avrebbe reagito la ragazza sapendo che lui le aveva mentito.
Rimase in silenzio.
Yumi, dalla sua parte, non aveva intenzione di lavorare quel giorno, ma
lo aveva deciso poco prima, vedendo William e Olivya.
Aveva preso una decisione sofferta, amara e inaccettabile per lei, ma
non capiva il perchè le sembrava la più giusta.
Sospirò nuovamente, per poi impiattare la pasta e porgere i
due piatti sul tavolo.
Non c'era mai stata
tanta tensione tra loro.
Stupida, malvagia,
maledetta ragazza, come
puoi fare una cosa simile?
Continuava a insultarsi.
Non appena finì di mangiare si alzò e
uscì, dicendo a Ulrich che andava da Aelita.
Bugiarda,
doveva solo stare sola.
Sola, per
mettere in atto quell'amara decisione che aveva preso.
Si allontanò di un paio di chilometri
da casa, per poi fermarsi su una panchina.
Tirò
fuori dalla tasca dei suoi jeans il foglio che la mattina aveva
strappato da un elenco telefonico in un bar dopo aver incontrato
William.
Dopo essersi sentita confusa,
dopo esser rimasta intrappolata in troppi dubbi.
Iniziò a leggere.
La sistemazione più conveniente era quella al Rainbow
Coffee, visto sopratutto il periodo dell'anno.
Avrebbe dovuto percorrere meno strada a piedi.
Sì, era la giusta decisione.
Infondo Ulrich aveva problemi con suo padre, e lei era solamente un
ostacolo in più.
Oltretutto, se lui non aveva voluto dirle niente sulla vita privata ci
sarebbe stato un motivo.
Non significava lasciarsi, no, significava solo allontanarsi di
poco, niente di che.
L'affitto poteva permetterselo, non era nemmeno un monolocale e costava
poco a causa della confusione che veniva a crearsi la sera in quanto si
trovava in una zona commerciale, ma per lei non era un problema, a
quell'ora lei doveva lavorare.
Compose un numero con il cellulare.
«Pronto?» era una voce
femminile, probabilmente una donna sulla quarantina.
«Buongiorno, vorrei rispondere
all'annuncio dell'appartamento in affitto..»
«Certo, ha intenzioni serie?»
«Sì, sono una studentessa,
come minimo dovrei passarci due anni.»
«Fantastico! Dovremmo incontrarci, lei
oggi è libera?» chiese la donna allegra.
La ragazza sorrise, malinconicamente
«Sì, tutto il pomeriggio.»
«Bene.»
Si diedero appuntamento in un locale.
La proprietaria si accurò che Yumi fosse nelle condizioni di
poter pagare l'affitto, e l'avvisò nuovamente dei problemi
che
portava quella zona commerciale.
«Molto bene, queste sono le chiavi!
Firmi qui, e l'appartamento è suo.»
La ragazza impugnò la penna, poi, una lettera alla volta,
scrisse con le lacrime agli occhi il suo nome.
«Grazie.»
Yumi tornò da Ulrich con il cuore in gola.
Bussò, lui le aprì, stava già
sorridendo al pensiero di vederla «Yumi!»
«Devo dirti una cosa..»
«Che succede?» chiese lui
preoccupato.
«Io.. Mi trasferisco.»
Il ragazzo spalancò gli occhi «Cosa?
Scherzi?»
«No,
io non posso vivere a tue spese. Tuo padre ti ha praticamente
sfrattato, e io non voglio mettermi in mezzo, oltretutto l'appartamento
è vicino al bar, è molto più
conveniente. Ecco,
ero venuta a dirti questo.»
«Ma come?» il ragazzo era
confuso, non capiva, non avrebbe più vissuto con Yumi.
«Io
ho bisogno di farcela da sola, ma questo non significa che ci lasciamo,
è solo che.. Ne ho bisogno, capisci?» disse lei
accennando
un sorriso per tranquillizzarlo.
Lui annuì, lei aveva bisogno di farcela da sola.
Lo avrebbe accettano, non poteva di certo opporsi, non poteva dire
nulla, non ne aveva alcun diritto.
Lui non sapeva ciò che aveva provato lei, non poteva capirne
le sofferenze.
Ma alla fine dei conti, non ti stavano lasciando.
«E.. Quando te ne vai?»
«Stasera stessa.»
Lui spalancò gli occhi «E
le tue cose?»
«Infondo non ho niente, prendo tutto
ora.» disse lei tranquilla.
Così fece, si sistemò i vestiti in una scatola e
fece per uscire, ma prima diede un bacio a Ulrich.
Lui doveva capirlo che lo Amava, sì, perchè lo
Amava.
La loro diversità non era un peso, no.
Si staccarono e poi lei uscì.
Si sentiva morire, ma perchè?
Camminava distrutta, Perchè?
Se lo ripeteva in continuazione, fino a quando arrivò dentro
la sua nuova casa.
Perchè?
Lasciò la scatola a terra e si inginocchiò, Perchè non aveva
ricambiato il bacio?
Si mise le mani sul viso, come se qualcuno in quell'appartamento vuoto
potesse sentirla.
Era sola, ma quelle lacrime dovevano andarsene.
Dovevano.
Ma
perchè?, continuava a ripetersi, Perchè non ha
ricambiato il mio bacio?
Era sincero quel gesto, no?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Help. / Aiuto. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 18
Help.
Si asciugò
l'ultima lacrima, poi si vestì.
Un abito giallo fin troppo gonfio e sbrilluccicoso, ma quella sera
doveva essere una principessa.
No, non lo era.
Dentro si sentiva troppo cattiva per un simile ruolo, ma
perchè?
Perchè non l'aveva ricambiata?
Infine posò la tiara sulla testa.
Una principessa,
così l'aveva definita quella bambina.
Scese una lacrima dai suoi occhi.
«Non pensavo
tu fossi un
principe, perchè non sei mai felice come adesso che vedi
lei!
Lei è la tua principessa se ti fa felice! Poi solo lei ti fa
così bello!»
Vicino a lui sembrava una principessa, no non era così.
Desideri di bambini, solo desideri di bambini, quelli.
La sincerità e l'ingenuità di un bambino era
tutto
ciò che lei desiderava in quel momento, nessun indugiare,
solo
istinto.
Vicino a William sembrava una principessa, lui diventava più
bello con lei.
Un'altra lacrima.
Vicino a Ulrich lei cos'era, cosa diventava lui?
Prese la giacca e uscì, diretta verso il locale.
Appena arrivata li vide immediatamente, sorrise e si
avvicinò a loro «Bellissima
principessa, possiamo servirla?» chiese lei inchinandosi a
Olivya.
«Yumi!»
sorrise la bambina abbracciandola senza riflettere.
La ragazza fece altrettanto, per poi guardare William e porgergli la
giacca «Questa
è tua, grazie ancora per l'altra volta.»
«Oh,
figurati.» fece lui diventando rosso.
La piccola li interruppe «Ehi! Ma tu
adesso sei una principessa vera?»
«Certo!
Non vedi? Ahahahah» disse la ragazza facendo una piccola
piroetta per far vedere alla bambina il vestito.
«Che
sei bella! Anche io da grande voglio essere così!»
disse la piccola con gli occhi illuminati.
La
ragazza sorrise «Sarai molto più bella,
vedrai!»
William guardava Yumi, era così bella. Quel sorriso,
quanto avrebbe voluto vederlo rivolto a lui, a se stesso.
La piccola Olivya non aveva fatto altro che parlare di Yumi quel
giorno, dicendo quanto era bella e che non vedeva l'ora di rivederla.
In effetti, la bellezza di quella ragazza la notavano tutti, senza
scampo.
Sorrise al pensiero, e Yumi lo notò.
«Cosa
ridi?» fece lei scherzando.
Poi eccolo, quel sorriso, rivolto
proprio a lui.
«Io..»
si posò una mano sulla fronte, arrossito, per poi tornare ad
avvolgersi in quella stupida finzione «Tsk, ridevo
di voi due, stupide!»
La piccola gli fece una linguaccia «Sei solo
geloso che la tua principessa parla con me!»
I due ragazzi arrossirono, improvvisamente.
Olivya parla troppo,
non potè fare a meno di pensare William.
Poi guardò Yumi, in effetti quella sera, con Olivya,
chissà se gli avrebbe parlato almeno un po', non chiedeva
altro.
Stupido, idiota, bambino.
Innamorato.
All'improvviso, una voce proveniente dall'altoparlante da dove
solitamente si ascoltava la radio, disse «Ed ora,
principi o principesse, accogliete tra le vostre braccia un compagno e
ballate!»
La bambina guardò subito lo zio, poi Yumi «Lo zio
William!» disse spingendo con forza la ragazza verso di lui.
I due rimasero un attimo a guardarsi in volto, ancora quella scossa,
troppo forte per essere finta, troppo forte per essere solo
un'illusione.
«P-Prego.»
disse Yumi allungando una mano, non aveva più fiato in gola
improvvisamente, si sentiva spossata.
Il
ragazzo le prese la mano e si alzò.
Iniziarono a ballare, imbarazzati, per la sala insieme a tutto il resto
dei clienti.
Quegli sguardi,
erano diversi.
Diversi da sempre.
Sto facendo un errore,
si ripetè lei guardandolo in quegli occhi scuri e magnetici,
troppo sbagliato.
Inaccettabile, lurido
gesto,
si disse invece lui, ma anche se sapeva che era così non
riusciva a fermarsi da quel volteggio che la teneva vicino al suo cuore.
Sarebbe rimasto così per sempre, se solo gli fosse stato
permesso, ma poi la musica si fermò.
I due si ritrovarono al centro della sala, l'uno negli sguardi
dell'altro.
Stavolta lo capiva,
lo sentiva, il cuore di lei battere col suo, e questo lo faceva sentire
strano, troppo.
Lei, invece, vedeva quello sguardo diverso, che faceva trasparire
troppo.
Troppi sentimenti
sbagliati.
Provavano qualcosa l'uno per l'altra, era così e lo sapevano.
Era incredibilmente sbagliato, ma anche fin troppo vero.
Ancora uno sguardo, uno, e sarebbe ceduto tutto.
Uno sfiorarsi tra i due era tutto, tranne giusto, significava tradimenti, difficoltà, menzogne,
sporcizia, luridi.
Impregnarmi di
tradimento per lei? si chiese William non riuscendo a
staccare da quell'ebano che erano i suoi occhi.
Soffrire per lui?
pensò Yumi con le mani sul suo petto.
Erano errori su errori, fin dall'inizio.
Non dovevano conoscersi,
non dovevano
parlare, non dovevano litigare, non dovevano gridare, non dovevano
piangere, non dovevano confortarsi, non dovevano odiarsi, non potevano
Amarsi.
Lo sapevano che mai, in tutta la loro vita, non avrebbero fatto azione
più vile di quest'ultima, ma c'era qualcosa negli occhi
dell'altro, come una flebile, ma sicura, speranza.
Qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa che la ragazza si rese conto di
necessitare.
Agganciarsi al suo sguardo, ai suoi occhi, agganciarsi a lui.
Lui non diceva nulla, si rendeva lentamente conto che quel momento era
perfetto, non ne avrebbe avuto uno simile.
Si sentiva un bambino, tra le braccia di quella splendida principessa.
E sentiva che anche lei provava qualcosa, ma non sapeva cosa.
Era un dubbio indomabile, ma per quanto lo fosse, non usciva la voce
per chiedere spiegazioni.
Sapeva solo che aveva bisogno di starle accanto, perchè il
momento migliore della giornata era quello in cui lei gli rivolgeva la
parola, anche un semplice "Ciao" lo faceva respirare come mai prima,
gli faceva sentire la vita in un modo tutto nuovo.
Ne vale la pena,
macchiarsi di peccati per mantenere quella minima speranza?
si chiese lei con le mani aggrappate, perchè di certo non
erano appoggiate, al petto del ragazzo.
Cosa stava succedendo?
Non voleva lasciarlo, non voleva.
Da quando necessitava della presenza di William, di quella sua speranza?
Non se ne era resa conto, prima, credeva che Ulrich fosse la sua unica
speranza, ma poi, aver incontrato quel ragazzo così simile a lei.
Poi quella scossa che giorni prima aveva percosso anche lui.
Che sia Amore?
A quel pensiero alzò lo sguardo verso di lui.
Amarlo.
Una lacrima le percorse una guancia.
Sentì quel contatto umido sul suo volto, se fosse stato
Ulrich
probabilmente avrebbe sentito la sua mano fermare la lacrima con una
carezza.
Ma non era Ulrich.
Un contatto, diverso, nuovo.
Spalancò gli occhi.
William le aveva dato un bacio sulla guancia, accogliendo tra le sue
labbra quella goccia di angoscia.
Era stato troppo dolce per sembrare reale, qualcosa da favola.
Sì, lui sembrava un principe.
Lo guardò.
«Sei
molto più bella se non piangi.» si
limitò a dirle allontanandosi dal suo viso.
Lei rimase ferma, con la bocca leggermente schiusa, non sapeva cosa
dire.
Troppo confusa
per tutto.
Sensazioni troppo sbagliate, troppo vere, troppo vicine.
Troppo.
Un'altra lacrima, e un'altra, e un'altra.
Era sbagliata, lei.
Scostò William per correre via dal locale.
Correva, correva di nuovo.
Aveva smesso da così poco, ma era difficile non fuggire alla
paura, alle scelte, alla razionalità.
Finì nel parco, era buio, solo pochi lampioni illuminavano i
viali che attraversavano il grande giardino.
Tutto vuoto.
Si trovò esausta ai piedi di un salice, si sedette contro un
tronco.
Prese tra le braccia le proprie ginocchia, in cerca di consolazione.
Voleva nascondersi, nascondere il proprio volto persino alla luna.
Abbassò il capo, la tiara cadde tintinnando sopra il cemento.
Era troppo stanca, non ce la faceva.
Si addormentò con gli occhi ancora lucidi, mentre sentiva
quella dannata voce cercarla.
William l'aveva vista fuggire in lacrime.
Forse quel gesto era stato troppo, sì, aveva sbagliato e ora
doveva rimediare.
Prese la mano di Olivya e insieme uscirono rincorrendo quella
principessa piangente.
Arrivarono al parco.
«Yumi!»
gridò lui non vedendola più tra quei cespugli
scuri «Ti
prego, rispondici!»
La
piccola Olivya lo tirò a sè «Ho sentito
un suono, di là!»
Poi vide il piccolo gioiello a terra e lì, sotto un albero
triste quanto lui, una bellissima principessa addormentata.
«Sembra
Biancaneve.» si lasciò sfuggire la piccola
guardando la ragazza dormiente.
Lui sorrise, poi ripensando alla favola fece qualcosa di estremamente
sbagliato, ma irresistibile.
Si
chinò sulla ragazza, per poi scostarle i capelli dal viso.
Con una carezza asciugò le ultime lacrime, per poi
avvicinare il
proprio viso al suo e, infine, regalarle un tenero bacio a fior di
labbra.
Non era stato nulla, solo un tocco, come in quella favola.
Forse dentro di sè, sperava davvero di vederla svegliarsi.
Sorrise.
Quello sarebbe stato il loro ultimo contatto e lei non lo aveva
avvertito, ma non importava, era stato sufficiente.
William si voltò a guardare la luna, quando la piccola
richiamò la sua attenzione.
«Zio,
guardala!»
Così fece, e venne più che sorpreso nel vedere la
ragazza con gli occhi aperti che si sfiorava le labbra.
Lei lo aveva sentito, quel
delicato tocco, era stato qualcosa di piacevole e speciale.
Alzò lo sguardo, un principe la teneva tra le sue braccia.
Gli guardò la bocca, era
lui.
Posò le sue mani dietro la sua nuca, per poi attirarlo al
suo volto.
Sbagliava,
era evidente, eppure non era riuscita a fermarsi.
Quel contatto che aveva avvertito poco prima l'aveva riscaldata davvero.
Lui si era ritrovato ad ammirare i suoi occhi umidi da troppo vicino,
una vicinanza disarmante.
Erano troppo simili.
E due persone così simili come potevano non provare
un'attrazione velenosa nei confronti dell'altro?
Qualcosa di troppo forte, per essere contrastato.
Troppo forte per lui, confusionario per lei.
Ma in quel momento, lei non riusciva a farne altrimenti.
Lo aveva attirato a sè, lo aveva guardato negli occhi.
Quegli occhi scuri,
e poi, lentamente, avevano assaporato l'uno il calore dell'altro.
Quel bacio era contraccambiato da entrambi.
Quel bacio, caldo, odiato, amaro, velenoso, dolce, felice, unico, inaccettabile.
Si staccarono per poi guardarsi negli occhi, entrambi senza fiato.
Loro erano un principe e la sua principessa, loro erano uguali.
Continuavano a guardarsi.
Yumi si posò una mano sul petto, cosa aveva fatto?
Lui non smetteva di guardarla, incantato dalla sensazione appena
provato.
Mai con nessun altra ragazza aveva provato qualcosa di simile.
La ragazza si alzò, per poi correre via.
Lui non la seguì, avevano sbagliato, eccome se lo avevano
fatto.
Quel bacio era piaciuto ad entrambi, e questa era la cosa peggiore.
«Andiamo.»
disse William prendendo la mano a Olivya.
«La
seguiamo?» chiese la piccola, emozionata dopo aver visto lo
zio baciare quella ragazza.
«No,
andiamo a casa.» disse lui «Ti aspetta
la mamma.»
Così se ne andarono.
Yumi arrivò a casa distrutta, non aveva la forza di fare
nulla, non voleva neppure dormire.
Non voleva sognare,
aveva paura anche solo di pensare di sognare William invece che Ulrich,
non doveva dannazione.
Si diede un colpo alla testa, mentre si abbandonava contro la porta
d'ingresso piangendo.
«Cos'ho
fatto? Come ho potuto?»
Si alzò per poi andare a fare una doccia, sempre piangendo.
Sotto quel getto sembrava quasi che non ci fossero lacrime, che fosse
stato solo un sogno.
Ma no, non lo era.
E se William avesse detto qualcosa?
Forse sarebbe stato meglio che Ulrich avesse saputo tutto, ma cosa le
avrebbe detto?
Ma che domande,
pensò lei chiudendo il getto, mi lascerebbe.
Dopo tutto, lui si fidava di lei, anche dopo che lei gli aveva rivelato
ciò che credeva di lui.
Lui le era sempre stato
accanto.
Lo aveva accusato di tradimento, quando alla fine era stata lei la
più vile dei due.
Che mostro, solo un
mostro.
Indossò in fretta un paio di pantaloni e una maglietta e si
mise a letto.
Alla fine, dormire era la sola cosa che l'avrebbe aiutata, anche se
poco.
William
era rimasto solo.
Sua madre lavorava tutta la notte, e lui aveva riaccompagnato Olivya a
casa.
Ora era solo, brutta cosa.
La sua mente si ritrovò a commettere lo sbaglio che doveva
evitare, riflettere su
quel bacio.
Era stato perfetto, nuovo, sensazioni incredibili, una tempesta
incredibilmente gradevole.
Ma come avrebbe fatto poi a evitare ciò che provava, come si
sarebbero guardati?
Ora
non sarebbe più riuscito a vivere senza provare nuovamente
quelle
sensazioni, il mondo andava col diventare qualcosa in bianco e nero.
Non
si sarebbe più accontentato di vederla da lontano o di
infastidirla
mentre serviva i clienti al bar con quel maledetto vestito, quello
stupido straccio che tutti osavano guardare, lei era sua.
No, si
corresse immediatamente dopo aver realizzato un immenso errore, lei è di Ulrich.
Loro si Amavano.
Lui era felice, realizzato, aveva conquistato anche l'ultima cosa che
gli mancava.
E poi toccava a lei la scelta.
E chi avrebbe scelto, un povero ragazzo di quartiere o il figlio di un
uomo d'affari che aveva tutto?
Sorrise malinconico.
La favola non cambia mai,
si disse.
Lui
era solo il servitore, quello a cui venivano affidate le parti da poco,
quello che rimane in silenzio mentre l'eroe sconfigge il drago.
È solamente la spalla che viene ringraziata all'ultimo.
Favole, non erano mai sembrate tanto ingiuste a un bambino che credeva
di poter essere lui il principe.
Macchè, forse
sono proprio io il drago qui, disse estraendo dalla tasca
una sigaretta, l'accese, se
non ci fossi mai stato, tutti sarebbero stati più felici,
Ulrich, Yumi.. Persino mia madre.
Guardò
il soffitto.
Sua madre aveva sempre faticato a badare alle spese dei bambini, due.
Se lui non ci fosse stato, sarebbe stato tutto più semplice.
Yumi invece Amava Ulrich, non
lui.
Lui si era messo in mezzo, non c'entrava niente.
Ulrich, il suo migliore amico stava subendo troppe sofferenze a causa
sua.
Non sapeva che fare, cosa dire al suo amico.
Niente, non
poteva rovinare tutto.
Sarebbe stato zitto, lo avrebbe fatto per lei, per non vederla
più piangere.
Sospirò.
Solo danni porto,
pensò buttando il filtro ormai al limite.
Andò in camera, era meglio dormire.
Ulrich aveva passato quella serata a riflettere, gli stava sfuggendo tutto dalle
mani, era come se tutto stesse diventando offuscato, come
immerso nella nebbia.
Yumi non c'era più, non sarebbe tornata quella notte.
Non l'aveva baciata, l'aveva sentita appoggiarsi a lui, con Amore.
A lui non sembrava, e non aveva ricambiato, forse aveva
fatto bene.
Lo Amava ancora? Era come se tutti i dubbi dei giorni precedenti
tornassero a galla.
Forse erano troppo diversi,
avrebbe dovuto dirle la verità fin dall'inizio, doveva dirle
tutto della sua famiglia, della ricchezza, ma non lo aveva fatto a causa di William.
Lo aveva visto avvicinarsi pericolosamente, e non voleva che le
differenze fra loro due fossero così tante.
E non voleva che lei notasse quella somiglianza che gli univa, ma forse
aveva sbagliato.
Se ne era andata, non aveva ricambiato il suo bacio.
Aveva sbagliato per tutto quel tempo.
E lui, non era nulla senza di lei.
Era morto, il cuore a pezzi, uno straccio.
L'ombra di un ragazzo, un'immagine sfocata.
Avrebbe fatto di tutto per averla tra le braccia in quel momento, per
chiederle scusa, lo avrebbe anche rubato quell'attimo.
Ma non sapeva nemmeno dove fosse andata, o perchè non lo
chiamasse.
Lei se ne era andata, lui voleva spiegazioni, ma infondo, gliele aveva
date, aveva bisogno di farcela da sola. Doveva capirla.
Doveva ancora tornare
come prima, diceva lei tutti i giorni.
Eppure quelle parole gli erano sembrate finte, false.
Non le credeva, lui che per primo aveva detto di fidarsi ciecamente di
Yumi, non le credeva.
Aveva paura, terrore,
ma non lo avrebbe mai ammesso.
«Testardo!»
si disse prima di prendere il cellulare, sentendosi codardo.
«Pronto?»
«Ciao,
sono io.»
«Ulrich!
Che succede?»
«Accetto
quell'invito.» disse alla sorella «Non ce la
faccio da solo.»
«Ok..»
Detto questo riattaccò.
Non voleva più starci lì, non senza Yumi, era
solo una trappola per i suoi ricordi.
Iniziò a mettere i vestiti nelle valigie.
Lui non era insicuro, sapeva perfettamente ciò che faceva.
Si rendeva perfettamente conto delle sue scelte.
Combatteva sempre, e stavolta non sarebbe stato da meno.
Semplicemente, combattere contro se stesso e i propri ricordi risultava
stupido, o almeno così credeva.
Non poteva ammettere che per la prima volta nella sua vita si stava
ritirando, non poteva
essere così.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Instant. / Istante. ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 19
Instant.
La
mattina successiva Yumi si svegliò agitata dopo una notte
insonne, aveva
sbagliato tutto.
Per lo meno non ho fatto
sogni che potessero confondermi ulteriormente,
pensò.
Si alzò, per poi indossare la divisa e uscire.
Da quella casa doveva svegliarsi un po' prima per andare all'accademia,
ma non di molto, tutto sommato era davvero una delle migliori
abitazioni che potesse mai scegliere.
Guardò il cielo, il sole trapassava lentamente
quell'ostinato strato di nubi.
Continuava a guardare il cielo camminando, così da non
rendersi conto della persona che le si trovava di fronte.
«Oh, scusa!» disse tornando
con gli occhi bassi «Stavo guardando
le nuv-» si bloccò.
Era di nuovo lui, William.
Erano soli,
si rese presto conto il ragazzo.
Avrebbero dovuto parlare, ma nessuno dei due aveva il coraggio di farlo.
«Non importa.» disse lui «Comunque..»
disse posandole una mano sulla spalla facendola voltare «Stavi
andando dalla parte sbagliata.» scherzò.
Non vuol dire nulla,
realizzò Yumi limitandosi ad annuire.
Forse evitare l'argomento e fingere che non fosse accaduto nulla era la
strada più facile.
«Grazie.» disse tornando a
camminare con il ragazzo alle spalle.
«Che ci fai da queste parti? Intendo
dire, tu vivi con Ulr-»
«No, mi sono trasferita
ieri.»
Il ragazzo iniziò a riflettere, aveva visto uscire Yumi
dalla
palazzina di fronte casa sua, ma perchè tra tutti i posti
del
mondo proprio lì, vicino la casa del cattivo, di quel
dannato
portatore di scompiglio e frustrazione?
Voleva chiederglielo, il perchè si fosse trasferita
lì,
perchè lui era il primo a cui importava il gesto della sera
prima, e forse quel gesto aveva a che fare con sentimenti reali, forse.
La sua mente lo desiderava con tutta se stessa, no, il suo cuore.
Ma infondo lui di cuore non ne aveva mai saputo nulla, potevano
essergli perdonati gli errori per il primo Amore.
Ma non così gravi.
Si sentiva malato, dondolava fra il proprio dovere e volere.
Tra giustizia e desiderio, troppo contrapposti.
Due fili legati insieme, ma tesi fino al punto di spezzarsi, e ormai
mancava poco perchè cedessero, ed era per questo motivo che
doveva allontanarsi da lei, lo faceva anche per se stesso, continuava a
convincersi.
Yumi sentiva i passi del ragazzo alle sue spalle, si sorprese
nell'essere soffocata da quel silenzio, voleva che parlasse, che le
dicesse cosa significava quel bacio.
Ma a lei non doveva importare, no.
Niente affatto, ma si sentiva ugualmente stretta da una morsa
così dura.
Voleva urlare, voleva fermarsi d'improvviso e chiedergli tutto, ma non lo fece.
Ed ecco, che dopo pochi minuti, comparse di fronte ai suoi occhi il
cancello dell'Istituto, un semplice "Ciao" e i due si divisero.
Yumi era arrivata in classe puntuale, e non c'era nessuno.
Ulrich aveva deciso di entrare alla seconda ora, così da
avere
tempo per sistemare i propri vestiti nell'appartamento che Sissi gli
aveva offerto di dividere.
Era ancora tormentato dai pensieri della sera precedente, ma non
importava.
Quando arrivò a scuola e vide Yumi seduta sempre
lì, in
quel banco vicino al suo, gli sembrò quasi che fosse tutto
come
sempre.
Si sedette «Ciao
Amore!»
Lei lo guardò, Amore,
certo, lo Amava, ma non poteva mentirgli per sempre e questo lo sapeva.
«Ciao.» disse fingendo un
sorriso, rimase in silenzio per qualche momento, per poi capire che non
poteva farcela «Ulrich, dobbiamo parlare.»
Aspettarono l'ora di pranzo, uscirono dagli interni per dirigersi nel
giardino, alla ricerca di un angolo appartato.
«Che succede?» chiese Ulrich preoccupato.
La ragazza abbassò lo sguardo, mentre sentiva i suoi occhi
inumidirsi «Vedi.. Dobbiamo prenderci una pausa.»
«Pausa? Aspetta!» disse
afferrandole il mento per poi portare quel suo sguardo su di lui «Mi
stai lasciando? Perchè?»
Lei si staccò «Perchè
non posso fare altrimenti, io.. Sono confusa.»
«M-Ma io ti starò vicino!
Sono pronto a tutto, non importa se ti senti ancora male,
io..»
«Ulrich,
non è per quello, il mio passato ora non c'entra,
è il
presente che sta diventando troppo confuso.»
balbettò Yumi
piangendo.
«Che intendi?»
«Non voglio più mentire a
nessuno, sopratutto non a te! E stare insieme, sarebbe il modo
peggiore, credimi.»
«Non mi Ami più?»
chiese lui sentendo quelle sue stesse parole ferirlo a morte.
«Non ho mai detto nulla di
simile!» sussurrò lei «Ho
solo paura di non essermi guardata dietro con attenzione, di aver confuso sentimenti per
altri.»
Ulrich spalancò gli occhi.
Quella frase voleva dire che lei si era ritrovata a confrontare due
sentimenti diversi, che provava verso lui e qualcun altro.
Tutto tornava.
Forse era proprio come pensava dall'inizio, non c'era altra soluzione,
infondo l'aveva vista solo al fianco dell'amico, William.
La loro somiglianza l'aveva portata ad Amarlo, o comunque a pensarlo.
Congetture,
sperava con tutto se stesso lui.
Ma su quello non poteva rimanere in silenzio come tutti i giorni
precedenti, non ce la faceva, era troppo dura anche per lui.
«Chi è?» non
riuscì a trattenersi.
Yumi spalancò gli occhi, sempre tenendogli celati sotto il
viso, lui capiva fin troppo di lei, e questo la disorientava,
ancora più confusione, incredibilmente frustrante.
«I-Io..» non ce la faceva.
Sarebbe stato meschino dire al suo ragazzo di aver paura di essere
innamorata del suo migliore amico.
«Non vuoi dirmelo?» disse
lui cercando di mantenere la voce il più calma possibile.
«Non è questo, solo
che..»
«Solo che mi ferirebbe troppo,
eh?»
Finalmente lei si decise a guardarlo, stava guardando malinconico il
cielo, e quella finta calma la feriva ancor di più di quanto
l'avrebbero ferita lacrime o rabbia.
Quella fottutissima
muraglia.
«Perchè.. Se io sapessi che hai una cotta
per il mio migliore amico, ci starei troppo male.»
finì lui.
Lei non si trattenne, una ad una quelle perle di dolore le solcavano le
guance, non sapeva cosa fare, annuire, parlare, sembravano tutte azioni
impossibili in quell'istante, era come paralizzata.
«C-Come..»
«L'ho capito, me lo aspettavo. Siete
simili. Yumi, tu lo Ami?»
chiese lui avvicinandosi a lei, guardandole oltre quel dolore che le
attenebrava i sentimenti.
«Io
non lo so, ed è questo che mi preoccupa! Il fatto che io non
sia
più in grado di capirlo! Io non voglio mentirti, ho
solamente
bisogno di capire, da sola, la verità. Perchè con
te..
Sarebbe troppo difficile, ferirebbe troppo.» ammise infine
lei.
Ulrich la guardò, aveva
dannatamente ragione, e questo era orrendo.
Se aveva pensato che Yumi potesse innamorarsi di William, era anche
vero che aveva pensato che il suo amico potesse innamorarsi di lei.
Perchè infondo William e Ulrich erano uguali, lo stesso
carattere, e a due ragazzi così simili non poteva non
esserci
destino peggiore.
Amare la stessa donna,
incredibilmente orribile, incredibilmente lacerante.
E il fatto che tutti quei dubbi iniziassero a diventare reali, era la
cosa peggiore.
Anzi no, il fatto di Amarla al punto di desiderare il suo bene in modo
tale da rinunciare persino al suo stesso.
E quindi a lei.
«E per questo ti sei
trasferita?»
«Sì,
mi spiace. Ma per lui sento qualcosa, è innegabile, per
quanto
io sia confusa questo lo capisco anche io, e forse..»
«Forse è proprio
Amore?» chiese Ulrich, incerto se voleva sapere della
risposta.
«Forse.»
Il ragazzo spalancò gli occhi, era rimasto dietro quel muro
tutto il tempo.
Li aveva sentiti arrivare, parlare, ma non se ne era andato.
Era rimasto lì, ad ascoltare senza prestare troppa
attenzione,
ma lei aveva detto quelle parole che ormai aspettava da giorni, parlava
di Amore, Amore per lui stesso.
Non sapeva cosa fare, si mostrò ai due.
Yumi lo aveva visto apparire lì, e si era sentita morire.
Non sapeva cosa dire, troppi segreti.
Sentì il cuore aumentare i battiti.
William guardò Ulrich, poi lei.
Rimanevano in silenzio, incastrati in un tempo troppo confuso.
Sentiva la gola secca, ma non poteva non fargliela, quella domanda «Bambolina,
è vero?» sussurrò William alla fine.
Lei sentì la forza mancarle, crollò di peso sulle
ginocchia mentre iniziava a singhiozzare e avvertiva il suo volto
arrossarsi.
«Sì, è
vero.» disse alla fine.
«Io.. Vado.» disse Ulrich
con gli occhi spenti.
Era diventato tutto vero,
tutto ciò in cui aveva creduto si era semplicemente
realizzato.
Come se una dannata stella cadente gli stesse avvelenando l'esistenza.
William era rimasto qualche minuto lì, fermo con di fronte
Yumi, poi capì che doveva solo parlare con Ulrich.
Gli corse dietro.
«Ulrich, fermo!»
«Che vuoi?» chiese l'amico
fermandosi.
«Io devo dirti che..» disse
con il fiatone.
«La Ami?»
«Uhm?»
«Rispondimi e basta!»
incalzò Ulrich.
«Sì.» ammise il
ragazzo, capendo che al proprio fratello, non si poteva mentire.
«Me
lo aspettavo, siamo troppo uguali. Troppo, dannazione!» disse
Ulrich. Non era arrabbiato, non poteva odiare il suo migliore amico e
nemmeno colei che Amava, e questo lo frustrava moltissimo, non riusciva
ad odiarli.
Desiderava potersela prendere con loro, ma non poteva, non
poteva odiare le persone più speciali della sua vita.
Fece per andarsene, ma l'amico lo fermò «Aspetta,
tu, Ulrich.. Mi dispiace, io non volevo.»
«Idiota!
Sei sempre stato uno stupido, ti innamori e chiedi scusa. Smettila, per
favore.» quelle ultime parole erano una vera e propria
supplica.
«Ok, io mi farò da parte,
e..»
«No,
finchè lei ha bisogno di te. Per capire, stalle
vicino.»
William spalancò gli occhi, sorpreso.
Come poteva rimanere vicino quella bambolina nonostante tutto?
«Ma Ulrich..»
«Fallo!»
Si guardarono, niente rancore tra i due, semplicemente reciproca
sofferenza, molto peggio del rancore.
Soffrire tanto per il bene dell'altro.
Ulrich era la famiglia che non aveva mai avuto, quella sincera, quella
che non lo aveva mai abbandonato.
Si era arrabbiato per nulla, la storia della maid era una piccola
vendetta, un dispetto,
Niente di più, eppure si era sentito portar via qualcosa, ma
la
verità era che nessuno poteva portargli via un fratello, nessuno.
William era sempre stato vicino a lui, anche quando suo padre lo
trattava male in ogni modo possibile, la pecora nera della famiglia
Stern.
Con lui aveva avvertito quel senso di casa che dentro la sua di villa
non aveva mai avvertito, quel senso di normalità di cui un
bambino necessita per essere felice.
Ora si ritrovavano ad Amare la stessa ragazza, ma sarebbero rimasti
fratelli per sempre,
questo lo sapevano.
Ulrich era come il maggiore, quello maturo, era sempre stato
così, anche se avevano la stessa età, lui era
stato
cresciuto, accudito e istruito in tutto.
Avrebbe ascoltato William.
«Se non lo fai per me, fallo per lei.»
«Ok.»
«Grazie, William.» disse
Ulrich per poi andarsene.
Ulrich è il
maggiore, tornò a pensare quel ragazzo rimasto
solo.
Ma non voleva dire nulla, si sa che molto spesso quelli a commettere
gli errori sono gli adulti.
Non poteva ascoltarlo,
non poteva rovinargli ulteriormente la vita.
Sentì una stretta al petto, la terza da quando aveva
incontrato quella bambolina.
Avrebbe fatto la cosa giusta, infondo tutti stavano meglio senza di lui.
Yumi era rimasta seduta in quel prato e guardava l'erba muoversi al
vento, aveva lasciato Ulrich per comprendere meglio se stessa, per non
illudersi, forse era la prima cosa giusta che faceva da quando aveva
incontrato William.
Guardò il cielo, non voleva tornare in classe.
Decise di dirigersi verso casa, non ce la faceva, non quel giorno.
Era troppo dura rivedere il viso di Ulrich.
Eccomi che fuggo di
nuovo, patetica, si disse ripercorrendo la strada di un
paio di ore prima.
Nemmeno William voleva continuare quella stupida giornata, doveva
smetterla e basta.
Allontanarsi verso nemmeno lui sapeva dove, ma almeno allontanarsi.
«Ma
dove vai, sei pazzo? Lasciare la città? No, riflettici, ti
prego!»
Risuonavano in testa le parole di sua madre.
Aveva cercato di fermarlo in ogni modo, persino piangendo.
Starà meglio
senza di me, era lì che camminava verso la
stazione con una valigia con il minimo indispensabile, Staranno tutti meglio,
pensava a quella ragazza che gli aveva dato troppo fino a fargli girare
la testa dalla felicità, tutti.
Yumi arrivò di fronte casa sua, poi vide una donna in
lacrime
dall'altra parte della strada, che guardava a sinistra e destra in
preda all'ansia.
Riconobbe da dove era uscita, la casa di William.
Si avvicinò.
«Signora, sta bene?»
«Come potrei stare bene? Mio figlio mi
ha detto che se ne sta andando!» disse la donna in preda alle
lacrime.
La madre di William,
ipotizzò Yumi.
«W-William..»
sussurrò.
«Lo conosci? Perchè se ne
va? Dimmelo!»
«Io..» alzò lo
sguardo, mentre la donna si lasciava cadere a terra in preda alla
disperazione «Io lo
troverò!» disse guardandosi intorno.
La stazione,
probabilmente
avrebbe preso un treno, non poteva permettersi un aereo, e il treno era
abbastanza veloce da portarlo lontano in fretta «Lei..
Stia qui, ok? Le prometto che lo troverò!»
La donna singhiozzò semplicemente, mentre Yumi
iniziò a correre verso la strada che portava alla stazione.
È tutta colpa
mia, lo aveva capito, Se
ne sta andando a causa mia, lui mi odia infondo.
Glielo aveva detto, dannazione.
Ma lei non poteva rimanere a guardare, lui doveva rimanere, non capiva
nemmeno lei perchè stesse piangendo, ma era così.
Alzava alle volte gli occhi al cielo, per lanciare qualche misera
preghiera di arrivare prima della sua partenza.
Non lo stava facendo per quella confessione confusa e insicura, no.
«William!»
si ritrovò ad urlare aumentando ulteriormente quella corsa
che
la stava consumando, lei non aveva resistenza fisica, e questo iniziava
a farsi sentire.
Il ragazzo era davanti quella folla, poi una voce flebile, lontana, che
diceva il suo nome, forse era solo immaginazione, forse.
Continuò a camminare finchè non decise di
voltarsi
un'ultima volta e vide un gruppo di persone raggruppate intorno a
qualcosa, o qualcuno.
Sì avvicinò, Yumi era a terra, tremata.
«Stai bene, ragazzina?» «Sei
crollata a terra all'improvviso!» dalla folla giungevano
mille domande.
«S-Sto bene, io devo..»
aveva il fiatone «Devo
fermarlo.»
«Bambolina.»
la sua voce, la ragazza alzò lo sguardo.
«Sei qui, grazie al cielo.»
«Che stai dicendo?»
«Che non devi più fare una
cosa simile, idiota!» disse lei guardandolo.
Lui si chinò alla sua altezza senza dire una parola, le
asciugò una lacrima accarezzandole con delicatezza una
guancia.
«Stupido!
Come ti salta in mente di lasciare Sceaux? Non farlo! Lo so, che tu per
me non provi nulla, ma non importa! Non ti starò intorno,
e..»
«Io
ti Amo.»
La ragazza sentì le parole fermarsi in gola, per poi
sciogliersi in sospiri confusi, la
Amava.
«M-Mi Ami?»
«Sì, è per
questo che ti ho baciata. Ma ho sbagliato, io me ne devo andare, per te.»
«Cosa? Ma io ho bisogno di
te!»
«No.»
«Sì, ti prego! Non solo io,
tua madre, pensa a lei!»
«Lei starà meglio, tutti
staranno meglio. Io porto solo frustrazione.»
«No! Io sono felice con te, sto bene!»
confessò lei «Ti prego,
non fare stupidaggini William..»
«Io..» guardava Yumi
piangere per lui, e questo lo confuse troppo «Resterò.»
La ragazza lo abbracciò, dalla folla si alzarono degli
applausi, le persone li guardavano commossi.
Lui desiderava davvero Amarla, lo desiderava per quanto fosse sbagliato.
Perchè, infondo, non c'è nessuno nel mondo che
non abbia mai sbagliato.
La strinse di più.
Era la prima volta che la teneva in quel modo, ed era stranamente bello.
Non credeva di potersi sentire tanto appagato solo per l'abbraccio di
una ragazza, invece con lei poteva provare tutto.
Si diressero a casa.
«William!» la madre lo
guardò «Come hai potuto?
V-Volevi lasciarmi?»
«Mi dispiace..»
La donna guardò Yumi «Grazie,
grazie per aver ritrovato mio figlio, grazie.»
Lei sorrise, si sentiva ancora debole, le tremavano le gambe e William
se ne accorse.
«Vuoi che ti aiuti fino ad arrivare a
casa tua?»
La ragazza annuì, sentendosi talmente debole da doversi
aggrappare a un lampione, così lui la fece appoggiare al
proprio
corpo per poi aiutarla fino al suo appartamento.
«Scusa per quello che ho fatto oggi,
bambolina.» disse mentre se ne andava.
«È successo tutto a causa
mia, se non avessi fatto mai nulla, se non mi fossi mai
confusa..»
«Stupida.» disse dandole un
piccolo colpo in testa «Non
è colpa tua, i sentimenti non si possono controllare,
qualsiasi
essi siano. Ormai l'ho capito. Ho cercato di illudermi di non provare
nulla per te e, alla fine, mi è servito per capire quanto mi
sbagliassi.»
Un'altra cosa incredibile di William, di come parlasse calmo dei suoi
sentimenti.
Ormai non ho nulla da
nascondere, si diceva. Quindi poteva parlarne, anche se
l'imbarazzo restava.
Le asciugò le lacrime, poi iniziò a guardarla.
Quel bellissimo volto era come una droga, per lui, indispensabile.
Si alzò, doveva andarsene «Ciao.»
Uscì, si diresse verso casa dove lo aspettava Sissi.
«Che ci fai tu qui?»
«Io.. Devo parlarti di
Ulrich.»
«Ti ha detto tutto?»
«Esatto. E quindi era lei, la ragazza
di cui mi parlavi, eh?»
«Già.»
sospirò William «Come
sta?»
«Si nasconde, finge di stare bene, ma
mi ha detto di dirti una cosa.»
«Sarebbe?»
«Vuole che se sei tu quello che lei
vuole, a renderla felice, perchè lui.. Lui non c'entra.»
«Io.. Non so cosa fare.»
«Uhm?» chiese la bionda
confusa.
«Io
non riesco a starle vicino, senza oscillare tra la follia e la
felicità. Io.. La Amo, sì, ma il fatto
è che
quando è con me mi sento felicissimo, ma anche frustrato.
Arrabbiato con me stesso, in colpa nei confronti di Ulrich.»
ammise William.
«È
comprensibile.» disse lei per poi abbassare lo sguardo e
allontanarsi da quella casa «Ciao.»
Era stata fredda, secca, non capiva.
Lui la seguì.
«Aspetta, sei.. Arrabbiata con
me?»
«Io..
Non è questo, William, io so ciò che provi. E non
voglio
dire nulla, per questo me ne vado e basta, ciao!»
«No,
Sissi, per favore! Aspetta! Dimmi, mi hai sempre detto tutto, no? Ora
decidi che non è più il caso?»
«Non ho detto questo, ma proprio in
questo momento no.»
«Ma noi, non siamo una
famiglia?»
«No,
dannazione, no William! Tu non capisci? Tu non sei mio fratello! Puoi
essere quello di Ulrich, ma non il mio!» disse infine
andandosene.
William non capiva, ma quelle parole lo avevano ferito, eccome.
Era rimasto fermo a guardare l'orizzonte, era come se una parte del suo
cuore fosse andata in pezzi.
Sissi lo aveva trattato come un mostro, non capiva.
Yumi era rimasta sola in casa, prese il cellulare.
Si sentiva ancora male, aveva tenuto nascosto il bacio a Ulrich, e
persino quel particolare la infastidiva.
Digitò il numero, certa che non le avrebbe risposto, che
avrebbe
preferito sputarle in faccia, ma avrebbe accettato ogni sua reazione.
«Ulrich, devo dirti una cosa, non
posso dirti tutto a metà, perchè infondo so di
tenerci molto a te.»
«Che succede?»
«Vedi,
io..» il ragazzo era di fronte il semaforo, era verde per i
pedoni, iniziò ad attraversalo in fretta non sapendo quando
sarebbe potuto diventare rosso «Ho baciato William.»
Si fermò, era come se il mondo, d'improvviso, si fosse
fermato intorno a lui, ma non era così.
Non se era reso nemmeno conto, era fermo in mezzo alla strada, e fu in
quell'istante che il semaforo si fece rosso, e in quell'istante che
un'auto passò.
«Ma
non è stato nulla, io.. Non so ancora se lo Amo, ecco,
dovevo
dirtelo.» concluse Yumi. Si aspettava qualcosa, invece,
nessuna
risposta.
Che avesse attaccato?
«Ulrich, ci sei? Ulrich!»
nulla, probabilmente era così, aveva riattaccato la linea.
Sospirò.
Doveva odiarla, ed infondo non lo si poteva di certo biasimare, lei
aveva sbagliato tutto.
Non si era fidata, non lo aveva ringraziato, nulla.
Non una vera gentilezza da quando l'aveva aiutata con il suo stupido
passato.
«S-Sono un mostro..» disse
accasciandosi a terra, lasciando il cellulare sul letto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Happy Ending.. Or No? / Lieto Fine.. Oppure No? ***
L'Amore È Una Lotta
Capitolo 20
Happy
Ending.. Or No?
Ulrich
in tutto il giorno non l'aveva chiamata, si sentiva in ansia, non
sapeva cosa fare.
Sentì il cellulare vibrare, una chiamata.
Agguantò frettolosamente l'oggetto per poi poggiarlo
l'orecchio.
«Pronto?»
«Buongiorno, lei è una
conoscente di Ulrich Stern?»
«Sì,
perchè?»
«Ha avuto un incidente, è
stato investito da un'auto, ora è in ospedale.»
Yumi spalancò gli occhi, lui non aveva mai attaccato
«È grave?»
«Ora
è in sala operatoria, senza sensi, lo stanno operando
d'urgenza.
Signorina, la preghiamo di venire al più presto.»
«C-Certo arrivo subito.»
balbettò lei già mettendosi la giacca.
Prese un taxi e dopo pochi minuti si
ritrovò all'ospedale.
Era davanti quella porta, a destra c'era scritto "Chirurgia di
emergenza".
È
li dentro, si disse con le lacrime agli occhi iniziando a
vagare per il corridoio.
In quell'istante si rese conto di quanto lo Amasse, Ulrich era la sua
vita.
Lui aveva fatto tutto per lei, e lei aveva dubitato, troppe volte.
Quello che provava per William era un amore, ma diverso.
Sono in quel momento era certa di poter dare la vita, pur di far vivere
Ulrich, ne era certissima.
Ricordava tutte le sue azioni, buoni, dolci, gentili, uniche.
Lui c'era sempre stato,
ed era a causa sua se ora se ne stava andando tutto a rotoli, se lui
rischiava la vita.
A causa dei suoi errori e dei suoi dubbi.
Lo Amava, ne era certa, ma sapeva di amare anche William.
Ormai lo sapeva, e tra due Amori diversi, quale dei due era il
più forte, il più vero, quello nato per esistere?
Sentì dei passi alle sue spalle, era Sissi.
«Dov'è?» chiese
la ragazza con le lacrime agli occhi.
Yumi
indicò con la poca forza che aveva la porta
«È
lì, da ormai un'ora.» disse per poi voltarsi.
«Com'è successo?»
«È
stata colpa mia, eravamo al telefono, e.. Gli ho detto di William, del
bacio e lui.. Lui si è distratto ed ora sta rischiando la
vita!» disse Yumi piangendo e singhiozzando.
«Sì, è stata
colpa tua.» Yumi spalancò gli occhi «Da
quando ci sei tu, non succedono altro che danni! Prima William, poi
lui! Io credevo fossi la ragazza giusta per Ulrich, ma poi..
Poi..» si lasciò andare in un pianto sommesso,
doloroso «Poi tu hai rovinato tutto, tutto!»
«Io.. Scusa.» disse senza
parole Yumi, non poteva contraddirla.
Da quando era arrivata a Sceaux aveva rovinato la vita di tutti, doveva
andarsene.
Ora che era guarita poteva, sì, lo aveva realizzato solo in
quel momento, ma era veramente così.
Poteva farsi nuovi amici e lasciare i vecchi a delle vite normali, felici.
Poco dopo una barella uscì trasportata da quattro medici che
correvano «Presto,
muovetevi!» urlò uno.
Sopra c'era Ulrich.
«Ulrich!» urlò
Yumi non trattenendosi.
Sentiva tutto ovattato, quel sapore metallico alla bocca, il respiro
affannoso.
Aprì lentamente gli occhi, tutto sfuocato, e tra tante voci
che
urlavano una in particolare chiamava il suo nome, lacerata da una lama.
Yumi.
Voleva alzarsi, urlare che era lì, che stava bene, ma non ce
la faceva.
Era tutto troppo pesante.
«Zitta,
tu non hai il diritto di avvicinarti a lui! Lascialo stare, non venire
mai più! Smettila di metterti in mezzo a noi, smettila! Io
lo
Amavo, e lui si è innamorato di te, William Ama te, non
me!» finì Sissi alle prese con una rabbia troppo
grande per lei «Vattene.»
disse alla fine rendendosi conto di ciò che aveva appena
detto.
«Ami William..»
«Zitta,
tu non sai niente di lui! Perchè lui Ama te?»
chiese
infine come se da quella domanda dipendeva la sua vita o la sua morte.
«Scusa.» si
limitò a dire Yumi.
Poi corse fuori, Sissi
aveva ragione, lei stava rovinando la vita a tutti loro.
Tutti.
Prima Ulrich, poi a William, e infine anche a lei.
Doveva andarsene, per
sempre.
Tornare in Svizzera, sua madre aveva bisogno. Ne era sicura, a qualcuno
doveva pur servire.
Corse in fretta a casa.
Prese la valigia e iniziò a infilarci dentro tutti i suoi
vestiti, quelli che le aveva preso Ulrich, quelli che si erano salvati
dall'incendio, e infine la divisa scolastica.
Aprì il portafoglio, aveva dentro 35 €, ma sapeva
di aver racimolato la somma giusta per un biglietto.
Andò a cercare fra i vari cassetti, finchè non
raggiunse
i 400€, aveva messo insieme i risparmi per bolletta, affitto,
cibo
e acqua, ma sopratutto anche quelli per il regalo che fino a pochi
giorni priva aveva intenzione di fare a Ulrich, ma ormai non sarebbero
più stati usati così.
Scrisse velocemente un biglietto per la padrona dell'appartamento,
lasciandoci solo 50€ per scusarsi.
Poi uscì velocemente dall'edificio.
Camminava per i marciapiedi francesi in uno stato di desolazione,
mentre accostava a sè il trolley nero.
Stava camminando attraverso una piccola vietta commerciale, quando si
fermò di fronte un negozio di televisori.
Andava in onda un telegiornale.
«Un
grave incidente è avvenuto quest'oggi vicino Sceaux, la
vittima
è un ragazzo appena 19enne investito da un'auto, l'autista
afferma che il ragazzo era al cellulare e che ad un certo punto si
è fermato in mezzo alla strada, e lui non è
riuscito a
fermarsi in tempo. L'autista è ora fermo in
centrale.»
Yumi guardava lo schermo col cuore a pezzi, parlavano di Ulrich,
avevano definito l'incidente grave.
Continuò ad ascoltare.
«È
questo ciò che si sa dell'uomo che era al volante, mentre
del
ragazzo è stata avvisata la famiglia. Ora la vittima, Ulrich
Stern, è stata sottoposta ad un intervento d'urgenza, da
poco
terminata. Il ragazzo si trova ora in terapia intensiva, ma sembra che
sia in condizioni talmente gravi che potrebbero essere ancora fatali.
Sono state riscontrate più fratture nel corpo, e
un'emorragia
interna che si è cercata di fermare, ma di notizie certe
nulla.
A livello cerebrale non si sa ancora niente, e questo preoccupa maggior
parte dei medici.»
«Ulrich..»
Senza rifletterci si voltò dall'altro lato, abbandonando la
valigia su quel marciapiede umido, per poi iniziare a correre verso di
lui.
Correva con tutta se stessa, mentre il terrore le attanagliava il petto.
La paura di perderlo per
sempre.
E pensare che fino a poco prima programmava di lasciare Sceaux, anche
quello comportava nel non rivederlo più.
«Ulrich!»
Correva con tutta la sua anima, sperava solo che quella stanchezza non
arrivasse.
E così fu, c'era
qualcosa, che la spronava a non cedere, no.
Avrebbe continuato a correre fino a raggiungerlo, lui non poteva
lasciarla, lei ne aveva bisogno.
Doveva sentirlo vicino, al suo fianco, respirare.
Lo Amava con tutta se stessa.
Era quello, l' Amore
vero, qualcosa per la quale, nel caso fosse morto, se ne
sarebbe andata anche lei.
Lo sapeva.
Ora capiva.
Capiva tutto.
Era quello a farla correre così, senza mai fermarla, lo
avrebbe
raggiunto, in un modo o nell'altro sarebbero stati insieme.
Vivi o meno.
Questo era tutto ciò che lei desiderava.
William era a casa, confuso.
Si sentiva strano, Sissi lo aveva completamente destabilizzato, non
capiva il perchè lo avesse trattato in quel modo.
Lui non si sentiva di aver sbagliato, forse aveva detto qualcosa che
non le piaceva.
Prese un respiro.
Mentre accendeva la TV gli si parò di fronte un telegiornale.
Lo guardava annoiato, finchè non sentì un nome, Ulrich Stern.
Spalancò gli occhi, per poi correre fuori di casa, verso la
clinica di cui aveva sentito il nome.
Perchè
quell'idiota si è fermato?
Ad un certo punto vide di fronte a lui quella figura che riconosceva
benissimo, Yumi, correva anche lei verso Ulrich, lo sapeva.
Si fermò, come preso da una confusione totale, si aspettava
di essere lacerato mortalmente, ma lo accettava.
Non doveva essere
così.
Non piangeva, come aveva fatto lei tutte le volte che si sentiva
confusa.
Sospirò.
Qualcosa si sgretolava dentro di lui.
Lui la Amava, o no?
Forse, aveva sbagliato tutto il tempo.
Lui l'amava, sì, ma non in quel senso.
Era un Amore fortissimo, ma non era qualcosa oltre la vita.
Era un Amore unico e bellissimo, ma non lo stesso che provava lei per
Ulrich.
Questo lo sentiva, ecco perchè poteva accettarlo.
Riprese a correre, piangeva.
Dopo tanto piangeva, per
loro, perchè lui ce la facesse, per dar loro un
lieto fine che si era ostinato a toglierli.
La amava, sì, ma non era la stessa cosa, non era
così forte.
Yumi entrò in fretta non appena si ritrovò di
fronte all'edificio.
«Ulrich Stern! Mi dica
dov'è, io sono la sua ragazza, la prego!»
urlò ad un'infermiera.
«Venga.» arrivarono in un
corridoio spoglio, dove si trovava anche Sissi «Mi
spiace, ma non si può entrare.» disse la donna per
poi andarsene.
Le due ragazze rimasero sole «Mi
spiace per prima, è solo che.. Lui è mio
fratello, e io
lo amo con tutta me stessa. Non posso crederci che per Amore
è
finito tutto così, poi William, nemmeno io so da quando
provo un
sentimento simile per lui.»
«Non
devi scusarti. Scusami tu, io non Amo William, non in quel senso
comunque. Io ho bisogno di Ulrich, se lui ora morisse io non
sopravviverei nemmeno, ci sono troppe cose, troppe promesse..»
disse Yumi iniziando a piangere.
Poco dopo arrivò anche William con il fiatone.
Si affacciò al vetro della porta, non si vedeva nulla.
«Ulrich
è dietro una tenda, non so perchè.»
sussurrò
Sissi cercando di asciugarsi una lacrima, inutilmente.
«Calmati Sissi, vedrai che
starà bene.» disse lui avvicinandosi a lei, fino
ad abbracciarla.
Yumi era seduta lì, con la schiena contro il muro.
Non ci credeva, non poteva essere vero che Ulrich sarebbe morto, che il
mondo per lei si sarebbe fermato.
Non poteva accettare una tale ingiustizia, no.
Non poteva accettare che qualcosa che per lei significava tutto stesse
per sparire per sempre dalla faccia della terra, senza che nessuno se
ne accorgesse. E poi, stava accadendo tutto quello, senza che lei
potesse rivederlo.
Si alzò, andò contro la porta e iniziò
ad abbassare frettolosamente la maniglia, era chiusa a chiave.
Continuò così, iniziando anche a spingere la
porta sperando di forzare la serratura.
«Cosa fai?» chiese William
guardandola.
«Io devo
vederlo! Non può essere che lui morirà
così, che
io non possa dirgli addio! Devo vederlo.»
«Lui non morirà, devi solo
sperare.» continuò lui.
«E
se non servisse? Ho passato quattro anni della mia vita a sperare, e la
verità è che sperare è inutile! La
verità
è che farsi dannatissime congetture su qualcosa di tanto
relativo, è l'abitudine umana più patetica!
Ammettilo
anche tu stesso che proprio ora stai vacillando! Che hai paura che lui,
il tuo migliore amico, muoia! Ammettilo, dannazione! Io non
passerò queste ore a sperare, io cercherò di
rivederlo
almeno una volta, di parlargli, perchè non possono
vietarmelo!
Io ce la farò.» disse infine Yumi, mentre la sua
voce
andava con il lacerarsi dal dolore.
Quella porta in metallo era troppo forte, ma lei non sarebbe rimasta
con le mani in mano.
Poi sentì un'altra spinta aggiungersi alla sua, quella di
Sissi.
«Anche
io credo sia inutile. Se morisse, avrei per sempre il rimpianto di non
aver potuto vederlo, lui è mio fratello.»
William le guardò qualche istante, lui continuava a
mostrarsi
positivo quando in realtà l'ansia lo coglieva come un leone.
Si avvicinò alla porta «Ferme.»
disse scostando le due ragazze, per poi prendere la maniglia e
iniziandola ad abbassare con forza, mentre spingeva con tutto se stesso.
Alla fine si sentì la porta farsi più leggera,
entrarono.
Ulrich era ricoperto di gesso, sdraiato sul letto con vari cavi che
rilevavano il proprio battito cardiaco attaccati al monitor.
Un respiratore gli copriva la bocca e al polso sinistro portava una
flebo.
«Ulrich..» disse Yumi
guardandolo, gli sfiorò lentamente il volto.
Sissi non sapeva cosa dire, suo fratello era bloccato in un letto con i
battiti cardiaci troppo lenti e instabili.
«Yumi.» la voce di William
si levò nella stanza «Tu
parlaci, noi andiamo a controllare che non arrivi nessuno.»
disse il ragazzo, sorridendole.
Yumi gli sorrise di rimando, lui
aveva capito, era un muto accordo quello tra i due,
conoscevano uno i sentimenti dell'altro, ma non era lo stesso.
Si rendevano di aver commesso errori su errori, solo per scoprire se
stessi, in un viaggio arduo e sporco, ma alla fine si erano compresi,
ed era quello che importava davvero.
La ragazza si avvicinò a Ulrich, poi iniziò a
sussurrare «Ciao,
sono Yumi, ricordi? Beh, io volevo solo dirti che ti Amo, che sei
sempre stato tu quell'Amore che avevo cercato, tu non puoi andartene.
Io, senza di te non sono niente. Io ho bisogno ancora del tuo Amore, tu
mi devi ancora curare.. Come farò senza i tuoi abbracci, o
senza
te al mio fianco? Io mi sono sbagliata, ti ho fatto soffrire, ed
è a causa mia se sei qui. Ti prego, ti prego alzati. Apri
gli
occhi e parla, io me ne andrò, non voglio mai più
infastidirti, ma almeno una volta, fammi sentire la tua voce, fammela
sentire e sparirò per sempre. Io ti Amo.»
disse infine, non facendocela più.
La sua voce era andata, con il calare, in un pianto sommerso ed ora si
ritrovava con il viso chinato su quel letto, mentre le lacrime
bagnavano incessantemente le lenzuola.
Era tutto così difficile da accettare, troppo.
Il mondo è
una fogna di rimpianti, si ritrovò a pensare
mentre posava in un ultimo caldo bacio le sue labbra sulla fronte di
lui.
Si alzò, per poi voltarsi.
William e Sissi la guardavano, anche loro piangendo.
Fece per raggiungerli, ma non ci riuscì.
Fu un tocco leggero, che la paralizzò.
Poi un sussurro «No..»
La ragazza si voltò, incerta se avere ragione, e quando vide
Ulrich con gli occhi aperti sentì il suo cuore scaldarsi di
sollievo, sorpreso, e troppo Amore.
«Ulrich?»
«Non.. Non andartene, mai.»
disse affaticandosi a parlare.
Yumi si chinò nuovamente verso il letto, per vedere bene
l'Amato «Oddio, non me ne
andò mai! O-Oddio Ulrich, non parlare, ti
affaticherai..»
Sissi e William si avvicinarono, Ulrich era sveglio e il suo battito
cardiaco era normale.
Era un miracolo.
Era come se l'Amore, dopo un'estenuante lotta, avesse salvato la vita
di entrambi.
Yumi prese la mano a Ulrich, sarebbero rimasti uniti e in un modo o
nell'altro avrebbero affrontato tutto, ogni nuova lotta,
non si sarebbero più divisi.
William guardava l'amico, guardò le mani di lui e di lei, era felice.
Poi, guardò la sua e quella di Sissi, gliela
afferrò.
Da quel momento in poi sarebbero stati tutti felici, sì.
Si sentì squillare un cellulare, Yumi cercò in
fretta fra le tasche dei suoi jeans e lo afferrò.
«Pronto?»
«È lei la signora Yumi
Ishiyama? Sono la proprietaria del monolocale che è andato a
fuoco, abbiamo trovato
chi potrebbe essere stato ad appiccare l'incendio.»
O forse no.
* * *
Ed eccoci
alla fine!
Sì,
è stata dura cliccare sul "Completa?"
Ringrazio
un casino MaxBarbie, Meras9100 e DimauroNana, che hanno
recensito tutti i capitoli di questa storia..
Grazie!
Ma
ringrazio anche a chi ha messo la storia tra le preferite, le
seguite, chi abbia letto senza recensire.. Vi adoro a tutti quanti!
Cosa
ve ne è sembrato di questa storia?
Sì,
forse avrò lasciato il dubbio di una futura continuazione,
non si sa mai! u.u
Eh
sì, l'Amore trionfa sempre! ♥
Nelle
ultime frasi ho cercato di mettere il significato del titolo, ma non so
se io ci sia riuscita!
Spero
di avervi fatto (e perchè no?) emozionare, con questa storia!
Ah,
un'altra cosa.
Chiunque
voglia TUTTA questa storia su WordPad, mi contatti su
Facebook, tramite messaggio, o Twitter! Sarò lieta di
mandarvela! c':
Un
bacio a tutti voi!
SmileSmoke.
Facebook
(SmileSmoke EFP)
Twitter
(BrokenSmileSmok)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** AVVISO! ***
Vi informo, cari lettori/lettrici, che da tempo ho pubblicato il sequel di questa storia.
Ho pubblicato questo avviso perché ho notato che c'è chi ha ancora la storia nelle seguite (vi adoro!)
Troverete il sequel sul mio profilo, si chiama "L'Amore è per sempre"
Vi aspetto!
Broken Smile Smoke. |
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Avviso!! ***
Per chi ricorda e si è affezionato a questa storia ho una notizia da annunciare:
È disponibile su Amazon! (e presto lo sarà anche su Google Play e iBook store)
Potrete ordinare sia la copia cartacea che la digitale, e per chi fosse svogliato e non volesse ho delle cosette da dire.
Sì, è vero, il titolo sarà "Tu e i miei fantasmi", i personaggi saranno Angie e Jacob invece di Yumi ed Ulrich, ed ora spiego perché. Principalmente non voglio avere problemi di copyright, i nomi sono cambiati, è vero, ma i personaggi restano quelli! E il titolo... Beh, avevo 15 anni quando scrissi il libro per la prima volta, servono spiegazioni?!
Ci saranno scene, dialoghi, e colpi di scena EXTRA. In più, il finale è diverso.
Potrete leggere il libro scaricando l'app Kindle per i vostri dispositivi, per chi invece è più tradizionale potrà ordinare la copia cartacea, spero vi piaccia il modo in cui io stessa ho curato tutto nei minimi dettagli.
Spero per domani di potervi dare i link, buona giornata. :* |
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Il libro è ONLINE! ***
Bene, come avevo già detto precedentemente il libro è online, ed ho qui i link.
QUI per la copia cartacea -> https://www.amazon.it/dp/1973514699
QUI per la copia digitale -> https://www.amazon.it/dp/B0782SQVHF
Se al cartaceo dice che non è al momento disponibile non vi preoccupate: Amazon lo stampa su richiesta, basta solo fare l'ordine.
Non so quando, e se, riuscirò a portarlo anche in Play Book e in iBooks, ma per il momento potete semplicemente scaricare l'app Kindle e leggere da lì il mio libro!
Perché comprarlo? Perché la storia è più travolgente, più sconvolgente, ed il finale è verameente diverso
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Segreti è sconto, affrettatevi! ***
Volevo comunicarvi che, per chi volesse la versione completa di L'amore è una lotta (alias "Segreti") ne trova la copia digitale su Amazon, e dal 3 al 6 agosto c'è uno sconto speciale per tutti voi!
https://www.amazon.it/dp/B07BHYWTKC
Son passati 5 anni da quando pubblicai su EFP il primo capitolo, e siete riusciti a rendermi orgogliosa del mio lavoro!
Vi adoro
Un bacio
BSS |
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2072814
|