Il Torneo Tenkaichi Budōkai

di Elsira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sangue Sayan ***
Capitolo 2: *** Tribuna o ring? ***
Capitolo 3: *** L'inizio del Torneo ***
Capitolo 4: *** Verità ***
Capitolo 5: *** Una decisione sofferta ***
Capitolo 6: *** Vittoria per un soffio ***
Capitolo 7: *** Semifinali ***
Capitolo 8: *** E la vittoria è di... ***



Capitolo 1
*** Sangue Sayan ***


〜 Inverno, anno 782

La bambina vide la luce del sole arrivare a rifrangersi sulla cima dell'alta cascata, ciò significava che doveva muoversi a rientrare a casa perché stava iniziando a essere tardi.
Si fermò, facendo un breve inchino al suo avversario immaginario, poi si tolse velocemente la tuta e si buttò nelle acque del laghetto a lei vicino, per togliersi il sudore di dosso. Riemerse e andò a prendere i propri abiti femminili da dietro il solito cespuglio, riponendoci la preziosa tuta viola donatagli in segreto dal suo amato padre per il suo passato compleanno, e si diresse verso casa, saltando da un albero all'altro per far prima, aiutandosi con la preziosa coda.
Poco prima di arrivare, notò però dei fiori colorati che non aveva mai visto e si fermò a raccoglierli. Un grido della madre le arrivò alle orecchie così, seppur di malavoglia, distolse i suoi occhi neri da quei colori e percorse gli ultimi centinaia di metri che la distanziavano dall'abitazione a corsa.
Appena Chichi intravide l'immagine della figlia, un'espressione tra il dolce e il rassegnato le si dipinse in volto. Si portò le mani ai fianchi, mentre la bambina le passava accanto correndo verso casa con il suo bellissimo sorriso raggiante sulle labbra, il quale ricordava terribilmente quello del padre. Chichi le sbarrò la strada con un braccio. «Allora Kin, si può sapere dove sei stata tutto questo tempo?»
La bambina si guardò un attimo intorno, poi le sorrise a occhi chiusi e con le spalle leggermente alzate: «Ero solo andata a fare un giro, mamma.»
La donna si chinò per arrivare alla sua altezza. «Lo sai che non devi uscire da sola, qui fuori è pericoloso.» Notò un graffio sul volto della figlia, così si portò un dito alle labbra, lo inumidì con la lingua e lo passò sulla morbida guancia della ragazzina. «Come ti sei fatta questa ferita? E come mai hai i capelli tutti bagnati?» Chiese dubbiosa.
La piccola si allontanò di un paio di passi e le rispose ridendo nervosamente, portandosi un mano dietro la testa. «Eh eh...» Cambiò di colpo espressione, come se si fosse appena ricordata qualcosa di estremamente importante. Quindi, porse il piccolo mazzo di fiori colorati che aveva appena raccolto, con un sorriso che le sfiorava le orecchie. «Questi sono per te, mamma.»
Chichi prese i fiori contraccambiando con un distendersi appena accennato delle labbra. «Grazie tesoro, sono bellissimi.» Si alzò in piedi, per rivolgerlesi poi con tono tra lo scherzoso e il severo: «Ma ora fila ad apparecchiare che tuo fratello e tuo padre saranno presto di ritorno; hai nove anni, è giusto che tu impari a svolgere qualche mansione domestica. Ma prima va' ad asciugarti i capelli, che altrimenti prendi un raffreddore.» La bimba annuì, contenta di aiutare la madre. Corse dentro casa a prendere un asciugamano e sistemarsi, per farsi bella in attesa del ritorno del suo adorato paparino.
Mentre la vedeva correre in casa, Chichi non poté fare a meno di pensare quanto Kin fosse terribilmente simile a Goku. La piccola stravedeva per il padre e questo era un sentimento assolutamente corrisposto. Fisicamente la bimba era come lei da piccola, non fosse stato per il fatto che, pur avendo già nove anni, ne dimostrasse appena cinque in quanto a statura, ma nessuno dei due genitori si faceva un cruccio di ciò in quanto sapevano benissimo ciò fosse dovuto al gene sayan del padre: Bulma, Crilin, il Genio e tutti coloro che avevano conosciuto Goku da piccolo dicevano sempre che, pur avendo dodici anni, fisicamente ne dimostrava appena sei. Vegeta aveva poi confermato quell'ipotesi, spiegnando che i sayan fisicamente hanno una cresciuta piuttosto lenta in modo da poter essere giovani più a lungo dei terrestri, in modo da avere la possibilità di lottare più a lungo.
Tale caratteristica non era l'unica che la bimba aveva in comune con la razza sayan: Kin era infatti nata con la coda e i genitori avevano deciso di lasciargliela, in quanto la bimba ci era molto legata sin da infante. Sempre rifiutato il ciuccio, preferiva di gran lunga abbracciarsi e succhiare la punta della propria coda per calmarsi. Il pericolo dell'Oozaru non era poi rilevante, visto il terrore del buio della bimba.
Eppure, nonostante tutte queste caratteristiche sayan, l'eredità che tutti dicevano da sempre di notare per prima erano gli occhi della madre, mentre per la donna, la figlia era nata con il sorriso del padre. Per Goku quella figlia inaspettata aveva avuto un grosso impatto, Chichi non aveva mai visto il marito curarsi né di Gohan né di Goten come faceva con Kin: quella bambina era la sua piccola principessa, sembrava essere diventata la sua ragione di vita; fortuna che i due ragazzi non si erano mai mostrati gelosi, anzi, amavano a loro volta tantissimo la loro sorellina.
Gohan ormai viveva insieme a sua moglie Videl, con la quale unione era nata la loro prima figlia, Pan. La nipotina, ormai di tre anni, andava molto d'accordo con Kin, che quando era con lei si comportava da signorina e le insegnava tutto ciò che conosceva.
La prima volta che Kin aveva visto Pan, quest'ultima era una neonata in braccio alla madre. La bimba le si era avvicinata stretta alla gamba del padre, un po' intimorita da quella nuova situazione, e quando Videl si era chinata e le aveva mostrato il volto del fagottino che teneva fra le braccia, i suoi occhi avevano iniziato a brillare meravigliati. Di colpo aveva perso tutti i timori ed era stata tutto il giorno accanto a Videl, a farsi istruire sui bambini e ad aiutarla come meglio poteva a prendersi cura di Pan.
Non era nemmeno tornata a casa quella notte, aveva insistito per restare a badare la nipotina, così Videl aveva proposto a Goku e Chichi di lasciarla a dormire lì per quella volta. Incredibilmente, tra i due genitori quello più dispiaciuto e che aveva tentato di controbattere era stato proprio Goku, ma dopo un fiume di parole ben congeniate di Gohan che servivano principalmente a distrarlo, era tornato con Goten e sua moglie a casa, lasciando a malincuore la figlia.
La porta si casa si aprì e Kin corse ad abbracciare il padre.
«Accidenti, a cosa devo l'onore di questo abbraccio?»
La bimba alzò il volto e si rese conto che colui a essere rientrato era il fratello, perciò aggrottò le sopracciglia. «Ma tu non sei papà!»
«Eh già, sai com'è... Sono sol...» Goten non fece in tempo a finire la frase che la ragazzina usò la sua faccia come rampa e si fiondò al collo di Goku, appena arrivato sulla soglia di casa, gridando la sua gioia: «Papà!»
«Eh eh ciao anche a te piccola.» Rispose il sayan all'abbraccio della figlia, stringendola e iniziando a farle il sollettico e ridere con lei, mentre Goten si massaggiava la faccia dolorante.
Il ragazzo si alzò in piedi diretto alla sorella, in tono furioso: «Si può sapere che ti è saltato in mente? Non potevi proprio evitare di darmi un calcio in faccia?» I due fermarono il loro gioco e guardarono il ragazzo.
Kin gli fece la linguaccia e si strinse di più al collo del padre, testarda. «È colpa tua, ti sei preso l'abbraccio che era dedicato a papà!» Goten sospirò arreso, proprio nel momento in cui Chichi chiamò a tavola, alla quale i tre corsero come se non ci fosse stato un domani.
Mentre mangiavano, Chichi si rivolse a suo figlio per chiedergli com'era andata a scuola.
«Tutto bene...» Rispose lui senza smettere di portarsi le bacchette con il riso alle labbra. Poi si fermò e si rivolse al padre: «Ehi papà, Trunks oggi mi ha detto che stanno organizzando il nuovo Torneo Tenkaichi. Quando andiamo a iscriverci?»
Kin s'interruppe, adagiando nel piatto il boccone di carne che stava per mangiare; un'ombra scura le attraversò il viso normalmente gioioso, ma nessuno sembrò accorgersene.
Goku guardò il figlio da sopra la ciotola di riso, il cui bordo si trovava a pochi millimetri dalle sue labbra. «Quando aprono le iscrizioni?»
Goten rispose con un sorriso: «Secondo quel che mi ha detto Trunks, dovrebbero iniziare tra cinque mesi precisi, a partire da oggi.» Chichi guardò interrogativa il figlio. «Se apriranno tra così tanto, come fa Trunks a sapere già la data esatta?»
«Perché quest'anno il Torneo sarà sponsorizzato dalla C.C., e Bulma ne ha parlato a lui e a Vegeta a tavola la sera stessa che le hanno proposto il contratto.» Poi guardò speranzoso il padre. «Allora papà? Parteciperemo anche noi, vero?»
Goku abbassò la ciotola contenente i saporiti chicchi bianchi e gli rivolse un sorriso raggiante. «Ma certo!» Poi si sporse verso il ragazzo, poggiando i gomiti sul tavolo da pranzo, entusiasta. «Ci alleniamo insieme? Chiamiamo anche Gohan e Piccolo!»
Sua moglie lo guardò in cagnesco. «Ehi, aspetta un attimo. Passi per Piccolo, ma Gohan adesso ha una famiglia e una bimba piccola da accudire, per non parlare dei suoi studi. Non puoi distarlo con queste sciocchezze.» Il marito abbassò lo sguardo, offeso. «Ma non sono sciocchezze...»
Goten si rivolse alla sorellina, seduta al posto di fronte al suo, sempre con l'espressione gioviale di prima. «E tu, Kin? Verrai con noi? Sai, allenandoti con me e papà diverrai più forte in un batter d'occhio! » Disse, facendole l'occhiolino.
La bambina stava per rispondere, ma Chichi si intromise, portandosi con calma il bicchiere di tè alle labbra. «Scordatelo Goten. Tua sorella non parteciperà al Torneo.» Disse con tono pacato la donna, a occhi chiusi. La bimba si strinse nelle spalle, con lo sguardo basso e il labbro inferiore che tremava già visibilmente. Sapeva che la madre non voleva che lottasse, ma sentirglielo dire con quella tranquillità pacata e assoluta le fece molto male, come se l'avesse privata dell'ossigeno.
Goku lo notò.
«Ma perché no? Kin è già molto forte, sicuramente vincerebbe il torneo giovanile senza troppi problemi, se si allenasse bene in questi mesi.» Tentò di ribattere il ragazzo, sapendo che ciò che diceva era vero; lui e Trunks l'avevano sorpresa una volta ad allenarsi accanto alla cascata, ed erano rimasti a osservarla increduli a lungo, nascosti tra le fronde degli alberi.
«Goten ha ragione, se solo tu non...» Provò di dire il sayan, ma sua moglie ebbe uno scatto d'ira: posò con forza il bicchiere sul tavolo, rivolgendosi ai due uomini con le sopracciglia vicine e la voce severa: «Ho detto di no! Kin è una ragazza e io sono sua madre, ciò che dico è legge! E questo argomento è chiuso qui.»
La bimba storse la bocca verso il basso e strinse i pugni sulle proprie gambe, all'orlo del vestito. Il cuore di Goku si strinse dolorosamente, non poteva vedere la figlia soffrire. Tentò quindi di far ragionare la moglie, alzandosi in piedi e aumentando anche lui il tono di voce, cosa che non aveva mai fatto prima con lei: «Chichi, se solo tu...»
«No.» Era stata la voce tremante di Kin a interromperlo. Il padre e il fratello si voltarono verso di lei, allibiti.
La bimba alzò lo sguardo per guardare il genitore e lui poté vedere i lucciconi dei suoi occhi. «Va bene così, la mamma ha ragione: devo essere una signorina come si deve. Non parteciperò al Torneo.» Disse con voce triste, poi si allontanò dalla tavola spingendosi indietro con le mani e saltò giù dalla sedia, dirigendosi fuori dalla stanza. «Scusatemi, ma non ho più fame. Vado in camera mia.»
«Kin aspetta.» La voce di Chichi la fece arrestare, e una piccola speranza le attraversò il cuore per un istante, fino a che la madre non continuò la frase: «Non ti addormentare, tra poco mi accompagnerai al mercato, dobbiamo far compre per domani. Te l'ho detto prima, è tempo che tu inizi a entrare nel mondo dei grandi.» Parlò con voce pacata, che non trasudava nessuna emozione e che non accettava repliche. La bimba abbassò gli occhi e, poco prima di dirigersi verso la propria camera, rispose alla madre con un appena percepibile sussurro. «Sì, mamma.»
La donna guardò l'immagine sconsolata della figlia sparire dietro l'angolo, consapevole di averla molto ferita e dispiaciuta per questo, ma lei era stata chiara sin da quando Kin era nata: non avrebbe permesso che diventasse una teppista.
Anche Goku aveva visto la tristezza della figlia e, ancora in piedi, abbassò per un attimo lo sguardo verso il gustoso cibo che si trovava davanti. Per la prima volta in vita sua, gli si era completamente chiuso lo stomaco.
Posò le bacchette e si diresse verso la camera della figlia, lasciando Goten di stucco. «Ma... Papà non finisci di mangiare?»
Goku rispose secco senza nemmeno voltarsi: «Non ho più fame.»
Il ragazzo gli guardò la schiena allontanarsi, pentendosi di ciò che aveva detto: quel che doveva essere un bell'annuncio e un tentativo di coinvolgere l'amata sorellina in quella che era diventata quasi una tradizione di famiglia, si era trasformato in tragedia.
«Avanti Goten, finisci di mangiare che dopo devi fare i compiti.» Disse la madre tranquilla, distogliendolo dai suoi pensieri. Lui annuì mesto, mentre con la mente era da tutt'altra parte, pensando alla sorella che probabilmente stava piangendo con il volto immerso nel cuscino. Chichi si alzò e iniziò a rigovernare; nemmeno lei finì di mangiare quel giorno.
Nella sua stanza, Kin era distesa a pancia in giù sul proprio letto con il volto quasi completamente immerso nel paffuto cuscino, che guardava fuori dalla finestra e con le lacrime che le scorrevano sulle guance arrossate.
Non riusciva a capire perché sua madre fosse così contraria al farla combattere. Eppure, persino lei era stata una guerriera e ricordava che il padre le aveva detto che un tempo era persino riuscita a metterlo in difficoltà. Goten poi, una volta le raccontò che da piccolo lo aveva istruito su come difendersi. Persino a Gohan aveva insegnato qualche mossa. Perché quindi, solo lei doveva rimanere estranea a quel mondo così affascinante che era il combattimento? Cosa aveva di meno rispetto ai suoi fratelli maggiori? Le aveva sempre ripetuto che sarebbe dovuta diventare una donna "elegante" e "come si deve ", ma non capiva cosa c'entrasse questo con la lotta; Videl era elegante e come si deve, eppure sapeva combattere, così come la mamma.
Proprio mentre queste e altre decine di domande le tormentavano la mente, sentì bussare con due lievi tocchi alla porta della stanza e la voce che amava più di ogni altra cosa sussurarle con una dolcezza unica: «Posso entrare, principessa?»
«Certo...» Rispose lei, asciugandosi di nascosto e velocemente gli occhi; non voleva farsi veder piangere da nessuno, specialmente da suo padre.
Goku si andò a sedere sul letto accanto a lei e le rivolse uno dei suoi sorrisi più dolci: «Sai...» Tentò di cominciare, ma lei lo interruppe, tirando un sorriso furbo. «Non dovresti chiamarmi così, papà. È Bra la principessa dei Sayan, lo sai. Se ti sentisse Vegeta rivolgerti a me con quel nomignolo, potrebbe arrabbiarsi e cercare di ucciderti per difendere l’onore della figlia.»
Lui si stese a pancia in su sul materasso, poggiando la testa tra le gambe della figlia, che si era alzata a sedere. Lei si sporse leggermente in avanti con il dorso, in modo da avere i propri occhi sopra quelli scuri del padre.
Goku le si rivolse con un sorriso enorme in volto, sicuro di sé: «E allora io dovrò combattere per l’onore della mia di figlia. Non sarà un problema, sai che il tuo è il papà più forte dell'Universo. E tu non sei una semplice principessa dei Sayan, sei la mia principessa, che è un titolo ancora più importante!» Disse prendendola per la vita e facendola volare sopra di lui. Lei, tra le risate, tentava di dirgli di fermarsi, anche se in realtà sarebbe voluta restare così per sempre.
Quando la riprese per le ascelle dopo l’ennesimo lancio e si accorse che la bimba non aveva più fiato per ridere, si fermò e la strinse al suo petto; Kin chiuse gli occhi per godere del momento che stavano vivendo, mentre si stringeva la maglia del padre nelle mani, come in una muta richiesta di non lasciarla mai sola.
La voce di Goku, dopo un tempo infinito, la fece tornare al presente: «Sai piccola, devi avere tanta pazienza con la mamma.» Lei alzò il volto e il padre le accarezzò la testa, continuando. «Lei non lo fa per cattiveria, vuole solo che tu cresca senza correre i pericoli che io e i tuoi fratelli abbiamo dovuto affrontare. La sua è solo preoccupazione per ciò che potrebbe accaderti di brutto, tutto qui.»
Gli occhi di Kin si fecero tristi e dubbiosi. «Ma papà, cosa ci può mai essere di tanto pericoloso in un Torneo di arti marziali? Tutti coloro che partecipano sono persone in gamba che amano questo sport, non potrebbero mai disonorarlo con azioni malvagie.»
«Purtroppo non è così, anche durante il torneo Tenkaichi sono state fatte tante cose cattive.» Rispose lui.
Lei si alzò a sedere sull’addome del sayan, liberando la coda da sotto il vestito, cosa che faceva solo quando non c'era sua madre, lasciando che si arricciasse dietro la schiena, e lo fissò sicura di ciò che stava dicendo: «Ma se mai dovesse accadere qualcosa di brutto, tu saresti lì pronto a proteggermi... Non è vero?»
Lui alzò appena il dorso sorreggendosi ai gomiti, poi le sorrise. «Ma certo che ti proteggerei…» L’attirò con un braccio al proprio volto, strusciando la propria guancia a quella incredibilmente morbida della bambina, passando poi a sfiorare il suo naso con quello di lei. «A costo della mia stessa vita.» Lei rise al contatto affettuoso e gli stampò un bacio casto sulla bocca, che lui contraccambiò dandogliene uno sul nasino all’insù. Kin fece una smorfia, soffiando e scuotendo la testa a destra e a sinistra, producendo un sorriso del sayan, che le dava quei bacini proprio per poter godere di quella buffa reazione.
La bimba prese tra le sue manine una di quelle del padre, scrutandola attentamente. «Sai papà, le tue mani sono davvero enormi.» Disse alla fine perplessa. Lui, che l’aveva osservata con un mezzo sorriso in volto, le chiese: «Davvero?»
Lei fece un cenno affermativo con la testa, senza distogliere gli occhi dalla mano del padre, e poggiò sopra a quel palmo il proprio. «Guarda.» Lui osservò teneramente la manina della figlia, che pareva minuscola in confronto alla sua, poi sorrise fingendosi sorpreso. «Eh già, hai proprio ragione! Ma sai, credo che anche Goten e Gohan le abbiano come le mie.»
Lei scosse la testa. «No, le loro arrivano fino qui...» Disse tracciando con l'indice dell'altra mano un segno invisibile sulla mano dell'uomo, all’altezza della linea che divideva la seconda dalla terza falange. Poi continuò con dolce voce: «Tu hai le mani più grandi e forti dell’Universo.» Lui sorrise intenerito, capendo quel che doveva essere un complimento, e iniziò a farle il solletico nei punti deboli. «Sono per poterti proteggere meglio!» Disse, con la voce grossa che le faceva quando da piccola le imitava il lupo cattivo nelle favole della buonanotte che le leggeva, dopo averle rimboccato le coperte.
Quando si fermò, la bambina si riparò infilando il proprio volto, tornato di colpo triste, tra il collo e la spalla del padre. «Non voglio deludere la mamma, il mio sogno è quello di poter diventare brava e in gamba come lei quando sarò grande, e riuscire a dare affetto alla mia famiglia come fa lei con noi... Però...» La voce le iniziò a tremare, la schiena ad alzarsi innaturalmente per via dei singhiozzi.
Goku la strinse a sé, per farle capire silenziosamente che era con lei, darle la forza di continuare a parlare e aprire il suo cuoricino con lui.
«Però voglio anche combattere… Perché mi piace tanto tanto…» Terminò con un grido, che sfociò l’istante dopo in un pianto disperato e liberatorio.
Il padre rimase in silenzio, cercando di trovare un modo per realizzare quel suo desiderio, mentre la stringeva a sé per trasmetterle sicurezza e conforto.
Dopo poco, lo sfogo della piccola si esaurì, così che lui la guardò negli occhi lucidi e le propose l’idea che gli era venuta in mente: «Senti Kin, adesso andiamo in un posto da soli, tu e io. Che ne dici?»
Lei si asciugò l’occhio con il polso e gli rispose incerta: «Ma la mamma mi ha detto che dovevo andare con lei al mercato...»
«Ah, tranquilla! Me la vedrò io poi con la mamma.» Avvicinò il proprio volto a quello della figlia, sfiorandole la fronte e continuando entusiasta. «Allora? Che ne dici, andiamo?» Lei scacciò le ultime lacrime e annuì vivace.
Goku la lanciò in aria un paio di volte per farla tornare sorridente, poi prese una vecchia tuta di Goten dall’armadio del figlio e la porse alla bimba, che la indossò in fretta e con gli occhi che le brillavano dalla gioia.
Appena fu pronta, lui le porse la mano e lei montò sulle sue spalle. Goku la guardò per un istante. «Non staccarti finché non te lo dico io, mi raccomando.» Kin annuì e chiuse gli occhi, stringendosi più che poté al suo paparino, usando anche la coda; il sayan sorrise brevemente. Si portò indice e medio alla fronte, per svanire nel nulla insieme alla figlia e riapparire l’attimo dopo in cima a un'altura, in quello che era in tutto e per tutto un deserto.
La piccola aprì piano gli occhi, quando sentì la mano forte del padre accarezzarle i capelli legati in una morbida treccia. «Siamo arrivati.» Le annunciò tranquillo.
Lei si guardò intorno, un poco disorientata e, sempre sulle spalle del padre, chiese: «Dove siamo?» Lui accennò ad un sorriso: «Eh eh... Al tuo campo di allenamento. Hai detto di voler partecipare al Torneo o sbaglio?»
Kin sbarrò gli occhi sorpresa, gli si sedette sulla spalla, tenendo la coda intorno al collo per mantenere l’equilibrio, e gli rispose confusa, ancora incredula: le sembrava troppo bello per essere vero. «Ma, la mamma ha detto che non posso partecipare.» Lui le sorrise tranquillo. «Troveremo un modo di convincerla, in fondo abbiamo ancora cinque mesi a disposizione. Però, in questo tempo ti dovrai allenare, altrimenti non supererai le selezioni.»
Un’espressione di pura gioia le si dipinse in volto, mentre una muta domanda le si leggeva negli occhi grandi. Goku la comprese e rispose facendole l’occhiolino. «Già, ti allenerò io.» Kin lo strinse forte, ringraziandolo mille volte. Lui contraccambiò l’abbraccio, fino a che non sentì la figlia sgusciargli fra le mani e la vide con espressione seria di fronte a lui, in posizione d'attacco.
Sorrise orgoglioso e si mise in posizione anche lui. «Avanti, attaccami. Fammi vedere cos’hai imparato in questi mesi allenandoti da sola.»
Lei strusciò leggermente il piede sinistro, che teneva indietro, di lato e dopo qualche istante scattò contro l’avversario, colpendolo quanto più veloce potesse con pugni e calci.
Goku non ebbe problemi a parare tutti i suoi colpi, ma ammise che per essere piccola e aver sempre fatto tutto da sola, non era male.
Eh sì, era proprio sangue del suo sangue.

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Capitolo 2
*** Tribuna o ring? ***


〜 Tarda primavera, anno 782

I cinque mesi passarono velocemente e Goku si trovò ben presto con la giornata spezzata in due: la mattina allenava la figlia, in segreto dalla moglie, mentre il pomeriggio lo passava con Goten e, alle volte, anche con Trunks. Ogni tanto, pure Piccolo e Vegeta si univano a loro.
L'eroe non aveva ancora detto nulla alla moglie riguardo Kin. Quando dopo un paio di settimane che li vedeva uscire insieme la mattina presto la donna gli aveva chiesto cosa andassero a fare, lui era stato piuttosto evasivo, affermando che andavano semplicemente a fare delle lunghe passeggiate assieme e trascorrere un po' di tempo padre-figlia, dato che il resto della giornata lui lo dedicava agli allenamenti per il Torneo.
Non era proprio una bugia vera e propria, perché per il sayan quelle mattine erano davvero momenti padre-figlia; il fatto che si allenassero, non toglieva nulla al sentimento di gioia che lo pervadeva appena si alzava dal letto e andava a svegliare la bambina. Era piacevole stare con Kin e insegnarle a combattere, anche perché la vedeva particolarmente interessata alle arti marziali, non solo alle mosse ma anche a tutto il mondo che vi era dietro, specialmente la parte dell'onore e del rispetto dell'avversario. E inoltre, doveva ammettere che la piccola imparava davvero in fretta.
La struttura degli allenamenti era cambiata molto nel corso del tempo. All'inizio, si trattava solo di farsi colpire da lei e Goku si limitava a parare e correggere la tecnica dei colpi della figlia, ma ben presto aveva iniziato, ovviamente controllandosi, ad attaccare anche lui e insegnarle tecniche e combinazioni sempre più complesse.
La prima volta che le aveva dato un pugno, l'aveva avvertita per tempo in modo di essere certo che fosse pronta a pararlo e non farle male, ma era stato troppo veloce e la piccola non lo aveva visto nemmeno arrivare, ricevendolo così in pieno stomaco.
Kin si era chiusa immeditamente a riccio, con gli occhi pieni di lacrime e il labbro inferiore che tremava, nel tentativo di trattenere il grido di dolore e il pianto che sarebbe esploso l'istante successivo; Goku le aveva immediatamente chiesto scusa e le aveva porto subito un fagiolo di Balzar in modo da farle passare il dolore, ma appena le si era avvicinato Kin aveva alzato lo sguardo tremante e aveva dato uno schiaffo alla mano del padre, facendo cadere l'intero sacchetto per terra. Aveva fatto dei profondi respiri e, ancora non riuscitasi a calmare del tutto e soffocare i singhiozzi del pianto, aveva iniziato ad attaccare Goku con tutta la rabbia e l'energia che aveva in corpo, nonostante la vista offuscata dalle grosse lacrime.
Il sayan era rimasto molto sorpreso da quella reazione, tanto che il primo calcio lo avrebbe colpito in piena faccia se non fosse stato per il suo sesto senso.
A fine mattinata, mentre tornavano a casa, Goku si era rivolto alla figlia, era seduta a cavalcioni sulle sue spalle. Aveva alzato la testa e le aveva chiesto: «Perché non hai preso il senzu prima?» Lei aveva poggiato il volto sui capelli del padre, distrutta e sul punto di cedere al sonno, abbracciandogli la testa con le braccia. «Perché devo imparare a resistere al dolore...» Si era addormentata in quella posizione senza nemmeno accorgersene, perdendosi così il sorriso orgoglioso di Goku.

La sera prima del Torneo, Chichi preparò da mangiare per un esercito, in quanto sapeva che i suoi due sayan avrebbero avuto bisogno di molte energie il giorno dopo. Chiamò a cena e quando i due arrivarono davanti alla tavola, i loro occhi brillarono da quante prelibatezze vi erano sopra.
In quel momento, la donna uscì dalla cucina con in mano un vassoio cui interno regnava un intero cinghiale al sugo; dietro, Kin portava un altro vassoio con del pesce cotto alla griglia dall'odore a dir poco invitante, che era più grande di lei.
«Urca!» Esclamò Goku, correndo entusiasta a sedersi al proprio posto e impugnando le posate, con Goten che gli fu subito dietro.
I due iniziarono a servirsi, ma non appena Chichi posò sul tavolo la propria pietanza, seguita dalla figlia, Goku e Goten si fermarono all'istante con già le guance che sembravano palloncini sul punto di esplodere, paralizzati dallo sguardo severo della donna.
Si scambiarono una breve occhiata interrogativa tra di loro, poi tornarono a guardare Chichi in attesa di sapere cosa avessero sbagliato, ma fu Kin a parlare, con negli occhi lo stesso sguardo glaciale e le mani a pugni sui fianchi, com'era solita fare la madre prima di iniziare a brontolare: «Non dimenticate nulla voi due?» Chiese con la sua tenera voce da bimba, che poco si adattava al tono severo che stava adoperando.
Loro si guardarono nuovamente, cercando di intuire a cosa potessero alludere le due femmine, ma non ci arrivarono cosicché Kin fu costretta a spiegarsi: «Da quando si viene a tavola tutti sudati?»
Goku e Goten ingioiarono il cibo che avevano in bocca e la guardarono disarmanti, mentre Chichi annuì alla piccola con uno sguardo di piena approvazione. «Hai proprio ragione, Kin.» Poi si voltò verso i due sayan, che non riuscivano ancora a comprendere a pieno la strana situazione. «A farsi il bagno, di filata!»
Goku cercò di controbattere, ma sua figlia lo precedette, incrociando le braccia al petto e voltandosi leggermente di lato, chiudendo gli occhi e dicendo con aria assolutamente tranquilla, tanto da far venire i brividi: «Altrimenti a letto senza cena e ci mangiamo tutto io e la mamma.»
I due si scambiarono uno sguardo d'intesa per un breve istante, dopodiché si diressero verso il bagno più veloce che poterono. A vedere la scena, Kin scoppiò a ridere e anche a Chichi scappò un breve sorriso. D'improvviso, la bimba percepì la mano materna accarezzarle i capelli raccolti in due chignon ai lati della testa, allorché si voltò verso di lei. Sua madre le stava regalando un sorriso che non le aveva mai visto. «Sei davvero stata brava stasera, mi hai aiutato molto con la cena e mi hai appena dato la prova che diventerai una donna forte e in gamba.»
Kin non riuscì a comprendere a pieno quelle parole, soprattutto la parte della "donna forte": non aveva picchiato nessuno; eppure, quel sorriso la riempì di gioia e orgoglio. Avrebbe voluto riceverne sempre di così da lei, era un qualcosa di speciale, che faceva stare bene.
Non che fosse chissà cosa; non era come quelli sgargianti del padre, non era uno di quelli teneri di Gohan né di quelli ridenti di Goten. Era semplice, regalato con la bocca chiusa e le labbra morbide, dal quale trasudavano orgoglio e dolcezza. Dunque erano questi, i sorrisi di sua madre.
La bimba le si rivolse entusiasta, con il cuore pieno di felicità grazie a quel dono appena offertole: «Vado a portare i vestiti puliti a papà e Goten!» La donna annuì e la piccola si diresse di corsa verso la sua meta.
La cena proseguì tranquilla, i due sayan si abbuffarono soddisfatti e belli profumati, finendo tutte le prelibatezze preparate dalla cuoca.
A fine pasto, Goten e Kin andarono a prepararsi per andare a letto, mentre Goku rimase a tavola ancora qualche minuto. Aveva deciso di parlare a Chichi della figlia e si permise di rimanere a riflettere un po' sul modo giusto di porle la situazione.
Dopo essersi lavati i denti insieme, i due giovani stavano per dirigersi ognuno verso la propria camera, quando Goten si sentì trattenere per i pantaloni del pigiama. Kin lo guardava con gli occhi supplichevoli di quand'aveva ancora pochi anni di vita, occhi di cui lui sapeva perfettamente il significato e ai quali non era mai riuscito a resistere. Le fece un cenno con la testa, verso la propria stanza, e le porse la mano. Lei gli sorrise, contenta che lui avesse capito al volo la sua richiesta, e strinse forte la mano del fratello.
Mentre si dirigevano verso la stanza di Goten, quest'ultimo disse: «Però una breve e poi dormi, d'accordo? Domani dobbiamo essere tutti e due in forma.» La bimba annuì vivacemente, dandogli la sua parola.
Appena il ragazzo aprì la porta della propria camera, Kin fece uno scatto e si andò a rintanare nel letto del fratello, tirandosi le coperte fin sotto gli occhi. Goten si avvicinò ed entrò anche lui nel letto, poi poggiò la testa sul cuscino, circondando con un braccio le piccole spalle della sorella. «Vediamo... Cosa ti posso raccontare?» Chiese tra sé e sé, pensieroso.
La bimba gli mise le mani sui pettorali e lo pregò con il suo sorriso: «La fusione! La fusione!» Goten tirò un piccolo sorriso e iniziò a raccontare: «E va bene... Allora, la prima volta che io e Trunks facemmo la fusione fu per via di Majin Bu. Eravamo al palazzo del Supremo, un luogo magico situato sopra le nuvole, quando papà...»

Nell'altra stanza, Goku si decise ad agire; sentì il rumore dei piatti che venivano lavati, perciò si diresse in cucina.
Chichi era con la testa china sul lavabo che strusciava una pentola con la spugna. Goku le si avvicinò e quando le fu dietro, si sporse con la testa in avanti e le chiese: «Posso darti una mano?»
Quella richiesta la lasciò un attimo basita, ma dopo pochi istanti gli sorrise e rispose con un semplice: «Certo.»
Gli porse un panno asciutto e mentre lei lavava, lui asciugava le stoviglie che gli passava e le impilava sul mobile che aveva di fronte.
Per alcuni minuti, l'unico rumore che si udiva fu quello dei piatti, poi Goku si fece coraggio. «Senti Chichi...» Iniziò titubante. «Domani ci sarebbe il Torneo, come già sai.» Sperava che gli venisse incontro intuendo i suoi pensieri, ma tutto ciò che ottene fu un semplice verso di affermazione fatto a bocca chiusa.
Tentò quindi di andare più nello specifico, pensando che le parole gli sarebbero venute lì per lì. «Io pensavo che magari, potremmo far partecipare Kin a quello giovanile...» Fece una pausa e mise una mano tra lui e la moglie, in attesa dello schiaffo, ma non arrivò nulla.
Abbassò interrogativo il braccio e vide che Chichi stava continuando tranquillamente a lavare, con in volto un'espressione imperscrutabile, completamente passiva. Lo considerò un buon segno, così si fece coraggio e continuò. «Sai, è davvero molto brava a combattere, te lo posso assicurare. In questi mesi ci siamo allenati insieme tutte le mattine e...» Si fermò di colpo, rendendosi conto di aver detto troppo. Un'espressione di puro terrore gli si dipinse sulla faccia pallida, mentre già sentiva che la moglie stava emanando un'aura malvagia e preparandosi di conseguenza. Ma anche stavolta, non fu attaccato da nulla, né un mestolo, né uno schiaffo, né una parola. Non riusciva davvero a capire.
Mentre la guardava esterefatto per la mancanza di reazioni, Chichi gli porse l'ultimo piatto da asciugare, fissandolo con ancora quegli occhi che parevano assenti. Lui lo prese interrogativo e, dopo averci passato il panno, lo impilò sugli altri.
La donna si tolse il grembiule e finalmente parlò, con tono tranquillo: «Quindi tu mi stai chiedendo il permesso di iscrivere nostra figlia al Torneo di arti marziali, giusto?» Goku fece cenno di sì con la testa.
Lei si avviò alla porta, dicendogli un semplice e secco: «Scordatelo.» Poi, con tono pacato, giunta alla soglia, aggiunse: «Ah e, Goku, stanotte dormi fuori.» Spese la luce e se ne andò in camera, lasciando nella buia cucina il sayan.
Goku sapeva che avrebbe fatto meglio a non disubbidire, altrimenti sarebbe finita davvero male, non solo per lui, ma anche per i suoi due figli che vivevano lì. Anzi, forse l'ira di Chichi avrebbe raggiunto persino Gohan.
Si diresse perciò rassegnato in giardino, con il pensiero che avrebbe ritentato l’indomani mattina. Sollevato dal fatto che fosse maggio e non facesse freddo fuori, si sdraiò su un ramo del grande albero che si trovava di fianco all'abitazione, chiuse gli occhi e si addormentò.

Goten si svegliò per via delle grida che gli rimbombavano nelle orecchie. Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, non riuscendo ancora a riconoscere le voci.
Guardò di fianco a sé e vide il volto sereno di Kin sul proprio petto. Quella bimba era incredibile, non l'avrebbe svegliata nemmeno un'esplosione.
Il giovane sayan spostò con delicatezza il viso della sorella sul cuscino e si alzò dal letto.
Un altro grido giunse alle sue orecchie e questa volta ne ricobbe subito il proprietario: era sua madre.

Goten si diresse in punta di piedi alla porta e l'aprì cautamente. Nel salotto, i suoi genitori stavano litigando e urlando. Il ragazzo ne rimase molto sorpreso, perché mai aveva visto il padre urlare verso la moglie.
Dopo poche parole, capì che il motivo della discussione era la partecipazione di Kin al Torneo di arti marziali. Continuò a osservare i due litigare, incapace di credere ai suoi occhi e alle sue orecchie, finché non sentì la sorella alzarsi dal letto. Chiuse perciò d'impulso la porta, per cercare di non far arrivare le grida dei genitori nella sua camera, mentre guardava Kin stropicciarsi gli occhi e stirarsi. «Buongiorno dormigliona.» Le disse con un sorriso facendo finta di nulla, sedendosi accanto a lei sul materasso. La bimba lo guardò interrogativa. «Cos'è questo casino?» Chiese grattandosi la testa con espressione assonnata.
Lui tentò di sviare, ma lei era già arrivata alla porta e l'aveva aperta.
«Adesso basta! È anche figlia mia e io decido che parteciperà a quel Torneo!» Gridò Goku fuori di sé, verso la moglie. Il sayan fissò gli occhi della donna per qualche secondo, con le vene visibili su collo e braccia, poi fece dietro front e volò via, lasciando la porta di casa spalancata.
Chichi guardò a terra, coi pugni chiusi e le braccia tese nervosamente lungo i fianchi. Non riusciva a credere che Goku, il suo Goku, le si fosse rivolto contro con quel tono. Non avevano mai litigato prima, loro due.
«Mamma... Ma cosa?» Tentò di chiedere Kin, impaurita dal comportamento del padre. Chichi alzò il volto, rimanendo immobile con il resto del corpo. La bimba le si avvicinò intimorita, ma appena le arrivò vicina la donna le dette uno schiaffo e la guardò severa, con occhi che non le aveva mai visto. Ne ebbe davvero paura.
Le lacrime cominciarono a farsi prepotenti, ma più che di dolore per la guancia che pulsava, erano di terrore. Goten si avvicinò alla sorellina e le controllò la guancia colpita, poi la prese in braccio amorevole e la portò in bagno, per curargliela ed evitare che ci venisse un livido.
Mentre era in collo al suo fratellone, Kin non riusciva a distogliere lo sguardo da sua madre, che era tornata a guardare a terra.
Seduta sullo sgabello davanti al lavandino, mentre il fratello le massaggiava delicatamente la crema lenitiva sulla gota e le diceva di stare tranquilla, Kin scoppiò a piangere.
Goten si sentì male per lei. Capiva la paura che aveva provato nel vedere i genitori gridare e vedere il suo tenero volto rigato di lacrime faceva soffrire anche lui; l'abbracciò dolcemente, non sapendo che altro poter fare. In quel momento, desiderava solo che Kin smettesse di piangere; quelle grida gli facevano male al cuore.
Lei gli strinse le braccia attorno al collo, finché dopo un tempo interminabile, i singhiozzi non smisero, permettendo così al petto di rilassarsi definitivamente.
Goten si scostò e le asciugò con la mano la guancia, poggiando la propria fronte a quella della bimba e regalandogli uno dei suoi sorrisi migliori.
Lei tirò un'ultima volta su col naso, poi gli prese il volto tra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra.
Goten la guardò sorpreso, con le guance lievemente rosse. «È così che ringrazio papà quando mi tira su di morale, tu oggi mi hai fatto stare bene come lui.» Disse lei, poi abbassò lo sguardo e scese dallo sgabello dirigendosi verso la porta. Sulla soglia, lo guardò sorridendo timida: «Sai, tu somigli davvero tanto a papà. Però non sei lui. Sono felice che tu sia Goten. Grazie fratellone.» Si diresse verso la propria camera a corsa, lanciando una breve occhiata alla madre, ancora ferma in salotto.
Goten sorrise quando ormai la piccola era già uscita, sentendosi orgoglioso di quel sentimento di responsabilità di fratello maggiore che lo legava a Kin. Si alzò in piedi e mise la pomata al suo posto, dopodiché si diresse in camera sua con le braccia dietro la testa e un sorriso colmo d'orgoglio stampato in faccia.
Aperta la porta, si ritrovò suo padre davanti, che lo guardava con un sorriso furbo. Il ragazzo se la chiuse subito alle spalle e gli si avvicinò per sentire il suo piano.
Kin stava prendendo dal fondo del proprio armadio la tuta viola da combattimento. Era andata a recuperarla dal suo nascondiglio un paio di giorni prima e l'aveva lavata con cura, proprio per indossarla durante il Torneo. Magari in quel modo, il padre le avrebbe dato forza e coraggio attraverso quel gin, che lui stesso aveva indossato in precedenza.
Mentre stava per infilarsi la divisa, sentì bussare alla porta della sua camera. Era aperto, perciò si voltò per vedere chi fosse. Quando scorse con la coda dell'occhio la figura della madre, nascose d'istinto la tuta dietro la schiena.
Chichi la guardò in silenzio per qualche lungo secondo, immobile, appoggiata con una spalla al telaio della porta e le braccia al petto; aveva degli occhi che celavano emozioni che la bimba non riuscì a comprendere. La donna aprì la bottiglietta di vetro che aveva con sé e ne versò del contenuto sulla mano, mentre si avvicinava alla figlia: «Questa lozione lenitiva è un estratto dell'erba Nigihakari, dovrebbe evitare che ti venga un livido sulla guancia. Altro che l'intruglio che ti ci ha messo tuo fratello.» Concluse con un lieve sorriso, quasi di compassione.
Si chinò all'altezza della bimba e iniziò con estrema delicatezza a spalmarle l'unguento sulla gota ferita, che stava già diventando violacea lì dove la mano era arrivata con più impeto. Quando ebbe finito, scostò dal volto della bambina una ciocca dei capelli corvini e, guardandola negli occhi grandi e scuri, le disse con la voce che le tremava: «Sei davvero bellissima... Sai, quando sei nata, pensavo saresti diventata la mia fotocopia da grande, invece stai diventando sempre più bella di quanto potessi mai immaginare...» Gli occhi di Chichi iniziarono a diventare lucidi, mentre da quelli della bimba già uscivano poche, grosse e tonde lacrime, che non riusciva in alcun modo a trattenere. Di punto in bianco, la donna la strinse affettuosamente a sé: «Ti chiedo scusa per averti colpito, non ce l'avevo con te. Ero terribilmente arrabbiata per altre ragioni, non dovevo rifarmela con te.»
La bimba, incapace di dire qualsiasi cosa per il groppo alla gola, seppur sapendo di essere stata lei il motivo del litigio dei suoi genitori, strinse le braccia attorno alla mamma.
Di colpo, smise di piangere. Fu come se avesse finito la sua riserva di lacrime; non ne sentiva più nessuna necessità, né ne aveva più voglia né bisogno. Aveva pianto troppo negli ultimi tempi.
Chichi la guardò negli occhi e le sorrise. «Adesso indossa il tuo vestito e andiamo, ci aspetta un lungo viaggio se vogliamo arrivare in tempo per iscrivere tuo padre e tuo fratello al Torneo.» Si alzò e si diresse verso la porta della camera, lasciando la bimba dietro di sé con un'espressione sconcertata in volto.
Suo padre... E suo fratello... Quindi, papà non le aveva detto nulla di lei? No, aveva sentito il padre gridarglielo contro con le sue stesse orecchie. Possibile allora, che facesse finta di nulla?
Kin si sforzò di muovere la bocca e parlare, per richiamare la madre e chiederglielo, ma il suo corpo era paralizzato e i muscoli volontari non le rispondevano.
Perse la cognizione del tempo, fino a quando il mezzobusto di Goku apparve dalla sua finestra. Il sayan entrò nella camera della figlia con un salto e la prese in braccio, mostrandole uno dei suoi sorrisi incoraggianti. Solo quando Kin sentì i muscoli del padre sollevarla da terra, riprese coscienza di sé.
Guardò il genitore negli occhi, coi propri che esprimevano tutte le sue domande e le sue preoccupazioni, ma prima che dalla bocca potesse uscire una qualsiasi di queste richieste d'aiuto, lui disse in un sorriso: «Tranquilla, ho risolto tutto.» Le sfiorò il naso con il suo. «Parteciperai al Torneo giovanile di arti marziali.»
Gli occhi della piccola riflettevano tutta la propria interrogazione in merito, lui la intuì e anziché starle a spiegare il piano, prese la tuta viola e il vestito bianco e rosa della figlia in mano, per poi porgerglieli, la strinse a sé e utilizzò il teletrasporto.
Riapparvero in fondo a una fila immensa, che non sembrava avere più fine.
Goku si rivolse alla figlia, con voce sicura e risoluta: «Forza, mettiti la tua tuta adesso. Non vorrai arrivare a fare l'iscrizione in pigiama.» Lei annuì, ancora un poco confusa e si cambiò velocemente mentre era ancora in fila.
Quando ebbe finito, si rivolse al sayan: «Questa è la fila per iscriversi al Torneo?» Lui annuì e la bimba salì sulle sue spalle, per vedere fin dove arrivasse quella linea di gente e tentando di stimare quanto ci avrebbero messo a giungere in cima. Con sollievo, constatò che in fondo non era così lunga come aveva creduto in principio.
Ciò che la sorprese ben di più, fu la vista dell’isola di Papaia. Non aveva mai visto nulla all'infuori di casa sua, quella del fratello maggiore, i dintorni della propria abitazione e il deserto utilizzato come campo d'allenamento con il padre.
La fila si mosse e Kin si posizionò a sedere sulle spalle del sayan. «Senti papà.» Goku alzò leggermente la testa, mentre faceva un altro passo avanti. «Ma Goten lo iscriviamo noi?»
«No, non si possono iscrivere altre persone all’infuori di se stessi, è una delle regole, ecco perché ti ho portata qui anziché iscriverti io stesso.» Rispose lui tranquillo.
Lei abbassò la testa in modo da averla di fianco a quella del padre, rivolgendoglisi preoccupata. «Ma allora come fa? Non arriverà mai in tempo.» Lui si voltò di lato e le diede un bacino sulla punta del naso, provocando quella reazione buffa che tanto adorava. «Tranquilla, Goten si è già iscritto. Prima di venire da te in camera sono stato qui con lui e ci siamo iscritti entrambi.» Anzi che Kin potesse fare la domanda successiva, l'anticipò: «E lui e la mamma verranno qui con la capsula dell'elicottero. Ma quando arriveranno, tu sarai già iscritta al Torneo per bambini, perciò non preoccuparti.»
Kin guardò avanti a sé perplessa, poggiando i gomiti sulla testa del padre ed il proprio volto tra di essi. «Quindi stiamo facendo tutto questo di nascosto dalla mamma? Si arrabbierà molto quando lo scoprirà...» Sentì la presa delle mani del padre alle sue gambe farsi più forte per qualche breve istante, prima che rispondesse. «Non credo, quando la mamma arriverà, tu sarai già alla finale, forse avrai persino già vinto.» Poi aggiunse con uno dei suoi sorrisi sgargianti e ottimisti: «E lei si renderà conto di aver sbagliato e si calmerà una volta per tutte. L'orgoglio per la vittoria della sua amata bambina le scaccierà via tutti i dubbi che ha sempre avuto sul farti combattere e tu potrai allenarti insieme a me e a Goten senza più problemi, diventando così sempre più forte.»
Kin si sentiva estasiata solo all'idea di potersi allenare in libertà con il fratello e il padre, ma nonostante tutto, agire di nascosto la turbava non poco.
Ciò di cui era certa, dentro di sé, è che non voleva deludere nessuno, né sua madre, né tanto meno suo padre. Voleva rendere entrambi i genitori orgogliosi di lei, era solo quello il suo obiettivo.

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Capitolo 3
*** L'inizio del Torneo ***


〜 Tarda primavera, anno 782

«Ehi Goku!» Il sayan si voltò non appena sentì la voce amichevole chiamarlo, che riconobbe subito. L'uomo gli si avvcinò a corsa leggera, alzando entusiasta un braccio per salutare l'amico; gesto che fu subito contraccambiato dall'eroe.
Kin, ancora sulle sue spalle, osservava la scena interrogativa.
«Quanto tempo è passato amico mio? Possibile che tu non sia invecchiato di un solo giorno? Il sangue sayan è davvero incredibile...» Disse l'uomo, con un sorriso che gli attraversava il volto da parte a parte. Era evidentemente felice di rivederlo.
Goku rispose, sorridendo anche lui e tenendo le mani sulle gambe della figlia: «Eh eh... Già è passato un po'... Ma ti vedo in forma Krilin! Parteciparai anche tu al Torneo?»
Krilin rispose con un sorriso un po' tirato, ma comunque sincero: «Beh l'idea era quella, anche se so che con te non ci saranno speranze.» I suoi occhi brillarono, illuminati dai ricordi che gli attraversavano piacevolmente la mente. «Ma sarebbe bello incontrarci sul ring come i vecchi tempi, eh Goku?» Il sayan sorrise e annuì, con il suo sguardo speciale e sicuro.
«Papà?» Chiese la piccola, tirandogli leggeremente una ciocca dei capelli scuri, per riportarlo al presente. Solo allora Krilin si accorse della bambina che si trovava sulle spalle dell'uomo, e la indicò interrogativo: «Ehi Goku... Non mi dirai che quella è...»
Lui lo scrutò per un breve secondo, per poi sorridergli raggiante. Alzò per un istante la testa, per poi ritornare a guardare l'amico di vecchia data. «Già, lei è mia figlia Kin.» La prese da sotto le braccia e la portò al petto, continuando a sorridere. Lei, tenendo la maglia del padre stretta nella mano, guardò lo sconosciuto con aria intimorita, restando in silenzio.
Krilin le si avvicinò un poco, rivolgendolesi cordiale e con un tono che alla bimba ricordava quello dolce e protettivo di suo padre. «Ciao piccola, piacere di conoscerti. Io sono Krilin, un vecchio amico del tuo papà.»
Le mostrò un largo sorriso incoraggiare, mentre lei rifletteva. Krilin... Era certa di aver già sentito quel nome.
Guardò il gin arancione indossato dall'uomo e vi riconobbe il carattere kame sul petto, oltre all'estrema somiglianza del gin stesso con uno di quelli del padre. In quel momento, si ricordò di quella persona: era un nome che il suo papà le aveva rammentato spesso nelle storie della buonanotte che le raccontava, e anche i suoi fratelli l'avevano nominato molte volte.
A quel punto, con la sicurezza di sapere di chi si trattasse, ovvero un vecchio compagno del padre che aveva combattuto spesso per la salvezza del pianeta insieme a lui, gli sorrise raggiante e saltò giù dalle braccia del sayan. Gli porse la manina, entusiasta: «Buongiorno, io sono Son Kin. Papà mi ha parlato spesso di lei e anche i miei fratelli maggiori lo hanno fatto, nei racconti della buonanotte. Lei è un eroe come il mio papà.» Krilin rimase un attimo spiazzato sentendosi chiamare eroe e sentendosi paragonare a Goku. Poi sorrise e strinse la mano della bimba, affermando: «Beh, non sono come tuo papà... Lui ha vinto quelle battaglie, io diciamo che al massimo ero la spalla d'incoraggiamento.»
Kin fece un sorriso al padre, che lui intuì al volo: la piccola aveva già capito che Krilin non avrebbe mai ammesso di essere un eroe, probabilmente perché nemmeno se ne rendeva conto, anche se per Goku lo era a pieno, oltre che un grande amico.
La bimba vide la fila scorrere con la coda dell'occhio, così lasciò la presa della mano e con un balzo tornò sulle spalle del padre, indicando ferocemente verso il tavolo delle iscrizioni e la coda che si muoveva, urlando al genitore: «Papà presto! Altrimenti ci prendono il posto!»
Krilin sorrise, vedendo la bimba che si agitava e tirava il padre per i capelli, spingendolo ad andare avanti. Sorrise nel vedere in lei la stessa impazienza di combattere che conosceva nell'amico.
Alzò la mano, congendadosi: «Sarà meglio che torni dagli altri adesso, ci vediamo dopo, raggiungeteci quando avete finito l’iscrizione.» Goku si voltò appena un istante per fare un breve cenno con la mano e dargli l'okay, che Kin gli tirò nuovamente i capelli per spronarlo a dirigersi in avanti.
Quando ormai erano stati quasi completamente inghiottiti dalla gente, Krillin si mise due mani ai lati della bocca e gridò: «Kin, tieni d'occhio tuo padre! Che non si cacci nei guai come suo solito!» La risposta affermativa della bambina gli arrivò alle orecchie quando ormai non li vedeva già più. Con un breve sorriso, si diresse verso il punto di ritrovo.
Dopo una buona mezz'ora, arrivarono finalmente al banchetto delle iscrizioni. «Buongiorno.» Disse gentilmente il signore in tunica arancione, veste dei segretari del Torneo. «Buon...» Goku non fece in tempo a rispondere che Kin era saltata dalle sue spalle sul tavolo del funzionario, guardandolo entusiasta coi suoi occhi grandi. «Io sono sono Son Kin, ho nove anni e mi voglio iscrivere al Torneo Giovanile di arti marziali!»
Il funzionario sorrise, mentre Goku riprendeva in braccio la figlia, la quale lanciò un'occhiata interrogativa al padre. «Mi scusi... Vede, è piuttosto euforica all'idea di partecipare al Torneo...» Tentò di scusarsi il sayan.
Il signore fece un gesto con la mano, sorridendo rassicurante ai due. «Stia tranquillo, è tutto a posto!» Poi si rivolse alla bimba. «Quindi ti chiami Kin, giusto? Sai già come funziona il Torneo?» Lei lo guardò e annuì vivacemente, i suoi occhi che brillavano ancora. «Sì, papà me lo ha spiegato. Si fanno le eliminatorie e gli otto classificati si scontrano sul ring, dove c'è il pubblico ad acclamarli.» Il funzionario annuì con un sorriso. Segnò il nome della bimba che aveva davanti, dicendo: «Bene, il Torneo giovanile si terrà domani; le eliminatorie saranno la mattina a partire dalle 8:00 e i match nel pomeriggio.» L'uomo staccò gli occhi dal foglio e fece un sorriso d'incoraggiamento alla giovane. «In bocca al lupo, piccola!»
Goku lo guardò sopreso e preoccupato. «D-domani?» Chiese quasi gridando, mentre il funzionario lo osservò senza espressione per qualche secondo. Goku posò Kin a terra e si chinò sul tavolo, guardando implorante e confuso l'uomo. «Ma... Ma non viene fatto prima del girone degli adulti? Come l'edizione scorsa?»
«No, mi spiace. Vede, abbiamo avuto veramente molti iscritti nel girone dei giovani, molti di più che in quello per adulti, perciò si è deciso di dedicare ai ragazzi un giorno intero, diviso come le ho detto prima tra eliminatorie mattuttine e finali nel pomeriggio.» Spiegò con calma il segretario.
Goku si tirò su e si portò pollice ai denti, mordendosene la punta nervosamente. Se Chichi fosse venuta a sapere che aveva iscritto Kin al Torneo prima che questa potesse avere la possibilità di dimostrare ciò che era in grado di fare, sarebbe stato un guaio per tutti quanti.
Si sentì tirare il tessuto dei pantaloni e guardò sua figlia. Gli stava sorridendo rassicurante con il suo volto tenero. «Sta' tranquillo papà, la mamma non verrà a sapere nulla e domani la porteremo qui con una scusa.» Disse sicura di sé.
Lui la prese in braccio, alzandola sui propri muscoli in modo che i loro volti fossero uno di fronte all'altro. Lei gli strinse le braccia al collo, provocandogli quell'ondata di calore che soltanto Kin riusciva a regalargli.
Con la bimba ancora in braccio, uscirono dalla fila, permettendo così a questa di avanzare, e si avviarono verso l'entrata, dove Goku percepiva le auree dei suoi vecchi compagni d'avventura.
Appena Goten intravide il padre e la sorellina, corse loro incontro con in volto un’espressione evidentemente preoccupata. «Papà, la mamma è su tutte le furie, se non vede Kin all’istante rischiamo il danno!» Goku sorrise per tranquillizzare il figlio. «Parlerò io con la mamma, appena terminato il Torneo. Adesso è tardi e noi dobbiamo andare alle eliminatorie, altrimenti ci squalificheranno.» Poi si rivolse con affetto alla bimba, che scese dalle sue braccia. «Coraggio, ora vai dalla mamma. Se non dovessimo arrivare in finale, io e Goten vi raggiungeremo in tribuna appena finiamo i match. Non ti preoccupare per la sua ira, sono certo che non se la rifarà né con te né con nessun’altro; appena ti vedrà arrivare sorridendo si tranquillizzerà.» Le porse il suo vestito femminile e la bimba si cambiò d'abito veloce.
«La mamma è al chiosco di fronte al ring, sai come arrivarci?» La sayan annuì, rispondendo al fratello: «L’ho visto mentre ero sulle spalle di papà.» Si sfece la treccia, lasciandosi i capelli sciolti come piacevano alla madre, e corse verso di lei, dopo aver dato un bacio al padre e al fratello e salutato con la mano tutti gli altri.
Krilin aveva osservato la piccola e non aveva potuto fare a meno di notare la coda. Prima non ci aveva fatto caso perché la bimba la teneva attorno alla vita mentre indossava la tuta, come una vera sayan, mentre con l'abito lungo la teneva nascosta sotto quest'ultimo, sempre legata alla vita ma a contatto con la pelle.
Si avvicinò a Piccolo, conscio che lui conosceva già da tempo la figlia di Goku, e gli sussurrò: «Ehi... Dì un po', ma come mai Kin ha la coda?»
«Perché non dovrebbe? È una sayan, anche se mezzosangue.» Rispose il namecciano, non capendo il significato della domanda.
«Sì ma... Così rischia di trasformarsi in uno scimmione senza controllo... Non sarebbe meglio tagliarla come abbiamo fatto con Gohan, Goten, Trunks, Goku e Vegeta?» Chiese dubbioso.
«No, per ora non ce n'è alcun bisogno.» Intervenne Goku, spiegandosi, avendo sentito le preoccupazioni dell'amico. «Se c'è una cosa di cui Kin ha il terrore, è proprio il buio. Da quando è nata, non è mai voluta uscire fuori dopo il tramonto e dall'unica finestra di camera sua non si vede mai la Luna, in nessun giorno del'anno.»
«E poi Kin ama la sua coda più di qualsiasi altra cosa, ne soffrirebbe troppo se gliene privassimo.» Intervenne Goten. Krilin, non convinto, chiese perplesso: «Ma siete certi che il vostro sia un atteggiamento prudente?»
I due sayan si guardarono e si sorrisero sicuri, quindi si voltarono verso l'amico, annuendo e rispondendo all'unisono: «Sicurissimi.»
Vegeta, vicino a loro, sbuffò. «Tsk. Un sayan che ha paura del buio. È davvero ridicolo.»
Trunks lo guardò e difese la ragazzina. «Avanti papà, Kin ha solo 9 anni, è perfettamente normale.» 
Vegeta scostò semplicemente la testa, in un cenno di disapprovazione.
In quel momento, tutti udirono dagli autoparlanti la voce di un giudice affermare che i partecipanti al Torneo degli adulti dovevano recarsi nella palestra ad effettuare i test delle eliminatorie.
«Si inizia.» Disse Goku, con estrema sicurezza e impazienza nella voce, dirigendosi con gli altri nel luogo richiesto loro.
 
«Kin, eccoti finalmente!» Esclamò Chichi appena vide la figura della figlia venirle incontro. Si chinò e le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi la guardò dritta negli occhi scuri e le poggiò le mani sulle spalle, come per non farla più scappare via. «Dimmi la verità, eri con tuo padre vero? Dove ti ha portata quel mascalzone? Perché siete venuti qui senza dire nulla né a Goten né tanto meno a me?» Man mano che parlava, la sua voce si alzava sempre più di volume e all'ultima incalzante domanda Kin credette di star per perdere l'udito.
La bimba le poggiò teneramente le manine sulle guance, gesto che distese istantaneamente i nervi della donna, per parlare con tranquillità in un sorriso: «Sta' tranquilla mamna, va tutto bene. Ero con papà, siamo venuti via prima perché voleva mostrarmi il posto innanzi che si riempisse di gente. Ha detto che appena finirà il Torneo vorrebbe parlarti.» Gli occhi della bimba si fecero di colpo tristi e imploranti, prima di proseguire: «Però vi prego, non litigate mai più come stamattina...» Quelle ultime parole erano sincere, Kin desiderava davvero che tra i suoi ci fosse armonia ed essere stata l'oggetto di un loro litigio la faceva stare terribilmente male.
Il labbro iniziò a tremare e Chichi le sorrise dolce, per poi stringerla in un affettuoso abbraccio. «Stai tranquilla, te lo prometto. Stamattina sia io che tuo padre siamo andati oltre il limite, lo sappiamo entrambi e a entrambi dispiace, soprattutto che tu e Goten ci abbiate visti in quelle condizioni. Ma appena sarà finito il Torneo parleremo, ci chiariremo e nella nostra famiglia tornerà tutto quanto normale, com'era prima che questa brutta storia avesse inizio.» La donna guardò la bimba e le sorrise. «Allora, ti va un gelato mentre aspettiamo le finali?» A Kin s'illuminarono gli occhi per il solo aver sentito parlare di cibo. Annuì vivace e si diresse, tenendo la mano della madre, verso il chioschetto dei gelati.
Mentre la bimba gustava con allegria la sua enorme coppa, Chichi la guardava incuriosita. Quella fame implacabile era dovuta senz'altro al suo sangue sayan; avrebbe dovuto esserci abituata ormai, con tre uomini della stessa razza, ma il fatto che quei geni avessero così tanto influenza anche sulla ragazzina le faceva ancora l'effetto di una novità. Non sapeva perché, ma quando Kin era nata, era stata certa che si sarebbe comportata più come una terrestre che come una sayan, invece man mano che cresceva diveniva sempre più simile a questi ultimi, seppur in più occasioni le aveva dimostrato di saper essere una vera signorina.
Kin mangiò l'ultimo cucchiaio di gelato e si accasciò alla sedia con le mani sulla pancia rigonfia, quasi sazia. Chichi non poté fare a meno di vedere Goku in quel gesto, perciò richiamarla alla compostezza con tono fermo le venne spontaneo. Poi aggiunse: «Allora, cosa hai fatto insieme a papà?»
Kin distolse un attimo lo sguardo, spiazzata da quella domanda che non si aspettava, mentre cercava di pensare in fretta a cosa poter dire alla madre. Prese il cucchiaio e iniziò a raschiare gli ultimi grammi dei gusti rimasti nella coppa, ormai divenuti allo stato liquido.
«Mah... Niente di che... Mi ha portata a fare un giro qui intorno, mostrandomi un po' il posto...» Disse senza alzare gli occhi.
Chichi conosceva sua figlia, molto bene, e sapeva che quando agiva così aveva qualcosa da nascondere. Perciò tentò di andare più a fondo alla faccenda. «Ah sì? E dove ti ha portata di preciso?»
Kin ebbe un lieve tremore delle mani, che non scappò alla vista acuta della madre. Cercò di guadagnare tempo, mettendosi il cucchiaio in bocca e facendo finta di leccare le ultime tracce di gelato, ma la madre non ci cascò e la intimò a rispondere. «Sempre che tu non mi stia nascondendo qualcosa. C'è forse qualcosa che mi stai tenendo segreto, Kin? Magari proprio sotto esortazione di tuo padre?» Chiese incalzande Chichi, con gli occhi semi chiusi e le sopracciglia alzate.
La bimba riuscì solo a farfugliare un flebile: «Ehm...» Prima che la voce del giudice proveniente dagli autoparlanti la traesse in salvo: «A tutti gli spettatori, invitiamo a prendere posto sugli spalti per assistere alle finali del girone adulti del Torneo.»
Kin prese la palla al balzo, alzandosi dalla sedia e esclamando euforica: «Forza mamma andiamo! Voglio essere in prima fila per vedere papà e Goten!»
Chichi sorrise accondiscendente, non dimenticandosi però dello strano atteggiamento della figlia e si diresse con lei verso le tribune per assistere ai match.
Arrivarono abbastanza in fretta e riuscirono così a ottenere due ottimi posti in prima fila.
I concorrenti delle finali erano tutti in piedi sul ring e Kin fu felicissima di vedere che c'erano anche suo padre e suo fratello, anche se non aveva dubitato del loro arrivo in finale nemmeno un istante.
In effetti, c'erano tutti quelli che Kin aveva incontrato prima di andare dalla madre: Krilin, Trunks, Vegeta, Piccolo e due che non conosceva; una era una bellissima donna bionda con gli occhi azzurri, mentre l'altro era una creatura che non aveva mai visto, sorridente e dall'aspetto buffo, che le ricordava una grossa e tonda chewing-gum rosa.
Un ufficiale del Torneo si avvicinò ai finalisti con un sacchetto nero in mano. Kin tirò la gonna della madre, non capendo cosa stesse accadendo. «Mamma che succede? Perché non combattono?» Chiese perplessa. Chichi le si rivolse dolce, spiegandole: «Devono prima sapere chi sono i loro avversari. Adesso da quella busta scura ognuno tirerà fuori un numero e a seconda di quest'ultimo verranno formate le coppie.» Kin annuì e tornò a guardare il ring, in attesa di vedere che numero sarebbe toccato a suo padre e suo fratello.
Il primo a estrarre fu la chewing-gum, alla quale toccò il numero 6. Fu poi il turno di Vegeta, che ebbe il 3. A Piccolo toccò il 5, a Goten il 2, a Krilin il 4, alla bella bionda l'1, a Trunks l'8 e a Goku il numero 7.
Quando il sayan stava per estrarre il proprio numero, ormai scontato perché l'ultimo rimasto, Kin notò la faccia di Trunks. Il povero ragazzo era diventato pallido come un cencio e Goten dietro di lui stava trattenendo una delle sue risate canzonatorie. In quel momento persino la bimba provò un poco di pietà per il ragazzo dai capelli chiari.
Lei e Trunks avevano sempre avuto un buon rapporto. Essendo il migliore amico del fratello, era venuto spesso a casa Son per stare con lui e di conseguenza, visto che la bimba lasciava raramente il fratellone da solo essendone molto gelosa, passava del tempo anche con lei. Non aveva molti ricordi di quando era particolarmente piccola, ma Goten e Trunks le avevano sempre raccontato di quanti scherzi, alle volte pericolosi, facesse quest’ultimo alla sayan, soprattutto prima che Bra nascesse e lui si rendesse conto cosa significava avere una sorellina e sentirsi responsabili di ciò che le accadeva.
Per quanto riguardava Bra, la piccola Son l’aveva vista pochissime volte; in parte perché sua madre non la lasciava andare a giro, essendo troppo piccola e particolarmente protettiva, dall’altra perché quando Goten andava e tornava dalla Capsule Corporation dopo la nascita di Bra, era già abbastanza grande per farlo da solo; perciò le uniche occasioni in cui lei aveva visto la principessa era alla sua nascita, quando andarono a trovare Bulma all’ospedale, e nelle foto che ogni tanto le mostrava Trunks.
Da quando era diventato fratello maggiore, Trunks aveva assunto anche nei suoi confronti tale atteggiamento e ciò a Kin non dispiaceva, perché il ragazzo le era simpatico e la faceva divertire, proprio come faceva Goten. Giocavano con lei, la facevano ridere quand’era giù di morale, facevano la fusione per diventare Gotenks e mostrarle la loro forza o intrattenerla facendo nuovi giochi di luci utilizzando le sfere d’energia. E poi, le raccontavano le storie di ciò che avevano vissuto assieme. Certo, Kin preferiva di gran lunga quand’era suo padre a raccontarle qualcosa, ma anche Trunks era un bravo narratore, seppur inferiore a Goten. Quest’ultimo in quanto a narrastorie, non lo batteva nemmeno il padre. Quando suo fratello iniziava a raccontare, era capace di teletrasportarla in un altro tempo, in un’altra dimensione, e tutto ciò che usciva dalle sue labbra acquisiva una nota di magia. Per questo lui era l’unico al quale si rivolgeva ancora, nonostante l’età troppo avanzata secondo alcuni, per farsi narrare qualcosa. Poco importava che fossero fatti che già conosceva, il fratello riusciva a rendere ogni volta come la prima.
Le coppie si era formate e tutti i finalisti, tranne Goten e la bella ragazza che dovevano scontrarsi per primi, furono invitati a lasciare il ring e andare ad attendere il proprio turno per lottare dietro al paravento sotto l'arco, in fondo al piccolo viale che separava la palestra dal ring e le tribune.

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Capitolo 4
*** Verità ***


Anno 782

Goten si posizionò in attacco, lo stesso fece C18, entrambi in attesa del via del giudice.

Dovettero attendere pochi istanti, e la bionda si mosse per prima, attaccando il giovane con uno scatto felino e dandogli un calcio al petto; Goten parò il colpo con l'avambraccio destro e con l'altro sferrò un pugno mirando al volto di C18, che con un salto agile all'indietro lo schivò, allontandandosi di un paio di metri.

La donna dagli occhi di ghiaccio sorrise lievemente: «Sei migliorato, complimenti.» Goten contraccambiò il sorriso, restando concentrato: «Già, merito degli allenamenti con mio padre e Trunks.»

Una lieve scintilla attraversò gli occhi del ragazzo, che scattò l'istante dopo verso l'avversaria, tentando di colpirla con un pugno alla bocca dello stomaco. C18 però previde l'attacco e saltò, poggiando la mano sulla testa del giovane sayan e dandosi una spinta per atterrare in piedi dietro di lui; ma Goten fu più veloce e si voltò come una saetta, colpendola in pieno volto con un potente montante, approfittando del fatto che trovandosi in aria per via del salto, non potesse cambiare direzione.

C18, colta di sorpresa, fu così scaraventata in aria, ma dopo pochi metri si riprese e si arrestò. Si passò la manica lunga della maglia a righe sulla bocca, asciugando il rivolo di sangue che le scendeva dalle labbra per via del forte colpo alla mascella appena subito, e guardò in basso il suo avversario. Dovette ammettere che era davvero migliorato moltissimo dall'ultima volta che l'aveva visto.

Scosse la testa e si fiondò verso il ring, utilizzando la lievitazione per aumentare la velocità e con essa la forza d'urto del proprio colpo.

Goten parò il primo potente pugno incrociando le braccia davanti al volto. La forza del colpo fece affondare il ragazzo nel ring di qualche centimetro, spaccando il duro materiale del quale era costituito il tappeto bianco.

Altri pugni arrivarono sul ragazzo ad una velocità inaudita, ma meno potenti del primo, che li parò tutti restando solidamente fermo in quella posizione di difesa.

Il pubblico guardava estasiato lo scontro, e tra loro Kin più fra tutti. Sapeva che suo fratello fosse forte, ma non credeva così forte.

In quel momento si chiese se fosse persino più forte del padre...

«Forza Goten!» Il grido incitatorio della madre riportò Kin al presente. La bimba si rese conto che ancora non sapeva chi fosse quella bella donna che stava combattendo contro il fratello, così lo chiese alla madre.

«È C18. In passato era un cyborg ed è stata uno dei nemici di tuo padre e tutti gli altri, insieme a suo fratello C17. Morì venendo assorbita da Cell, battuto infine da Gohan. Ma tra Krilin e C18 scoccò qualcosa che gli fece desiderare al drago Shenlong di farla tornare in vita come essere umano. I due si sono poi sposati e hanno messo su famiglia; la loro figlia, Marion, ha pressapoco l'età di Goten e Trunks.» Le spiegò infine con un sorriso, per poi tornare a guardare l'incontro.

Kin abbassò un attimo lo sguardo, riflettendo. Si ricordava del racconto che Gohan e poi suo padre le avevano fatto sull'avventura contro Cell, degli allenamenti nella Stanza dello Spirito e del Tempo, della trasformazione di Gohan in super sayan, della sua rabbia per la morte di C16 e poi del padre, dopo che si era sacrificato nel tentativo di eliminare Cell. Ricordò anche, che le era stato raccontato che sua madre aveva ricevuto in dono Goten nella sua pancia proprio durante l'attesa del Torneo di Cell.

Questa cosa della nascita dei bambini non le era mai stata molto chiara in effetti: la madre le aveva detto che dentro di lei era germogliato un semino che, crescendo, era diventato la prima volta Gohan, la seconda Goten e infine lei, e che poi la cicogna una mattina lo aveva prelevato e fatto uscire da lei, donando i figli ai due genitori che li aspettavano da nove mesi, ovvero il tempo di maturazione passato da ognuno dei tre nella pancia della mamma.

Questa spiegazione le era sempre sembrata assurda: come faceva la cicogna a sapere quando il germoglio era pronto, per estrarlo e consegnare il bimbo ai genitori? E poi, che cos'era che faceva germogliare il seme nella pancia della mamma?

Che fine faceva il resto della pianta quando la cicogna prendeva il bambino? E se ce l'avevano tutte le femmine, allora anche lei aveva dei semi all'interno della pancia? Bleah, solo l'idea le faceva effetto.

Che avrebbe fatto se uno dei suoi semi fosse germogliato senza che lei si fosse fatta prima una famiglia? La mamma le aveva detto che non doveva preoccuparsi, perché non sarebbe mai successo, ma Kin invece si era preoccupata eccome quando era venuta a sapere di quella storia, tant'è che aveva smesso di mangiare verdure per un mese intero, per evitare che qualcuna potesse dare inizio alla germogliazione dentro di lei e trovarsi una mattina la cicogna battere il becco alla finestra, con un pargoletto nel lenzuolo azzurro o rosa.

Un grido di dolore rieccheggiò nell'aria e Kin alzò gli occhi, per impallidire subito dopo. Suo fratello era in preda ai pugni della donna, che adesso lo aveva preso per il gin e gli stava per dare il colpo di grazia.

«Mi spiace Goten, sarà per il prossimo Torneo.» Gli disse con un piccolo sorriso. Il ragazzo la guardò tra le ferite, mentre lei caricava il colpo, e rise appena.

C18 lo guardò per un attimo basita, non capendo il perché di quella risatina, ma poi sferrò il colpo. Solo che colpì l'aria.

Sbarrò gli occhi, non capendo dove potesse essere sparito il ragazzo che teneva in pugno fino ad un attimo prima.

Si guardò attorno, poi ne percepì l'aurea e guardò in alto, sopra di lei.

«Kame...» Goten spostò il dorso di lato, tirando le mani indietro, che iniziarono a splendere di una leggera luce azzurrognola. «...Hame...» La luce azzurra divenne più nitida, formando il contorno di una sfera d'energia tra le mani del ragazzo. C18 si preparò a respingere il colpo, conscia che non poteva schivarlo. «...Ha!» Goten portò di colpo le mani in avanti e da esse partì la sfera di energia ad una velocità crescente, diretta verso il terreno e, più precisamente, verso C18.

La donna scagliò a sua volta una sfera d'energia gialla, nel tentativo di fermare la kamehameha del sayan, ma fu presto inghiottita dalla luce azzurra, che si infranse poi su di lei.

L'aria fu immersa dalla luce blu della sfera durante l'impatto e nei lunghi secondi successivi.

Appena diminuì la sua intensità, tutti guardavano il ring con gli occhi sbarrati, nel tentativo di scorgere qualcosa all'interno della nuvola di polvere che aveva preso il posto della luce azzurra.

Goten scese lentamente, per posare poi i piedi in quello che rimaneva del ring, con un fiatone evidente.

«Oh mio dio... L'ha uccisa...» Sussurrò Chichi tremante, le mani a coprirle la bocca e gli occhi fissi sul ring.

Kin osservò meglio l'interno della nuvola di polvere, poi disse con voce ferma e in un piccolo sorriso: «No, non l'ha fatto. Guarda meglio mamma.»

La polvere si diradò completamente e da essa uscì C18, ancora in piedi. Respirava a fatica, era quasi indenne non fosse stato per i vestiti in parte strappati e le innumerevoli ferite, seppur superficiali, del corpo.

Goten si mise nuovamente in posizione d'attacco. Inspirò ed espirò profondamente, aiutandosi così a tornare ad avere un ritmo respiratorio regolare, e guardò concentrato l'avversaria.

Lei si teneva un braccio ed era leggermente ricurva da un lato; fece due passi barcollanti verso di lui, poi cadde a terra stremata dall'ultimo colpo subito.

Goten non cambiò posizione, conscio che avrebbe potuto alzarsi da un momento all'altro e attaccarlo, buttandolo magari fuori dal ring.

Il giudice, dopo essersi assicurato che la donna respirasse ancora e averle controllato il battito, iniziò a contare. «10... 9... 8...»

Kin guardava la scena con il fiato sospeso, così come il resto del pubblico. Era calato un silenzio incredibile, rotto solo dalla voce del giudice di gara che gridava il conteggio nel microfono. «7... 6... 5... 4...»

Le membra di C18 si mossero impercettibilmente, ma la donna non riusciva a rimettersi in piedi o a muoversi abbastanza per far interrompere il conto alla rovescia.

«3... 2... 1... Il vincitore del primo match è Son Goten!» Il silenzio si ruppe in un istante, con le grida di esultazione del pubblico.

Goten si rilassò e si guardò un attimo intorno, ancora non realizzando di aver vinto.

Chichi applaudì, esclamando: «Quello è mio figlio!» Anche Kin si unì alle grida entusiaste della madre. Goten si voltò verso di loro e le salutò alzando il braccio, cosa che produsse ancora più confusione tra gli spalti.

Mentre un'ufficiale segnava la vittoria del sayan sul cartellone degli incontri, questi si diresse verso C18 e le porse la mano per aiutarla a rialzarsi. «Sarà per il prossimo Torneo.» Le disse con un sorriso raggiante.

Lei alzò appena la testa e con le ultime forze gli sorrise a sua volta, senza rancore per la sconfitta, prima di prendere la mano del ragazzo e accettarne l’aiuto, sussurrando: «Sarà per il prossimo Torneo...» Goten la fece rialzare e se la issò sulla schiena, dato che non riusciva a camminare.

I due si diressero così verso l'arco di muratura, accompagnati dalle acclamazioni del pubblico, il quale accolse il gesto del ragazzo con un ulteriore applauso e altre grida di apprezzamento verso il giovane e l'incontro che entrambi avevano offerto.

Kin si spellò quasi le mani da quanto applaudì forte, orgogliosa di poter chiamare Goten suo fratello, di quell'ultimo atto di sportività e per l'incontro che le aveva mostrato.

Quando i due oltrepassarono l'arco, il giudice avvertì il pubblico che tra circa un’ora sarebbero riniziati gli incontri, perché vi era bisogno di tempo per sistemare il ring, quasi completamente distrutto.

La gente si calmò mettendosi a sedere, impiegando il tempo parlando con il vicino, commentando l'incontro e piena di aspettative per i successivi match. Alcuni restarono ai loro posti, mentre altri si diressero al chiosco per rifocillarsi, approfittando così di quell'ora di pausa.

Kin si mise a sedere al suo posto, ancora piena dell'emozione che le aveva trasmesso quell'incontro. Le prudevano le mani. Voleva combattere. Non vedeva l'ora di salire sul ring e dimostrare a tutti la propria forza, soprattutto alla madre.

Si voltò e la guardò sedersi accanto a lei, con gli occhi che le brillavano. Trasudava orgoglio da ogni poro. Kin desiderava tremendamente che avesse quel bellissimo aspetto anche per lei, vedendo lottare lei.

E così un'idea le attraversò la mente. In fondo, perché doveva aspettare domani per rivelarle della sua iscrizione? Non era forse peggio se sua madre fosse venuta a sapere tutto all'ultimo, che fosse venuta a conoscenza delle belle novità dopo che lei le avesse mentito per un ulteriore giorno?

Si ricordò della reazione che aveva avuto quella mattina, quando era venuta a sapere dopo cinque mesi ciò che lei e suo padre aveva fatto di nascosto.

Al solo ripensarci la guancia le tornava a dolere ed il cuore a tremare di paura. Non l'aveva mai vista così arrabbiata e mai avrebbe voluto rivederla.

«Mamma senti... Io dovrei dirti una cosa...» Iniziò Kin, un poco impaurita ma decisa a rivelarle tutto. Almeno così, non si sarebbe arrabbiata e magari le avrebbe dato lo stesso appoggio che stava donando adesso a Goten.

Chichi guardò la figlia interrogativa, ma curiosa. La bambina abbassò lo sguardo sulle proprie gambe e iniziò ad intrecciarsi le dita delle mani, nel tentativo di trovare le parole. «Ecco io... Il fatto è che... Io e papà...»

La madre la guardò con un sorriso e uno sguardo dolce. Le poggiò una mano sulla spalla, e le disse con tono incoraggiante: «Avanti dimmi tutto Kin, non ti mangio mica.»

La bimba alzò lo sguardo e vide la dolcezza dei suoi occhi. Chiuse i propri e disse, quasi urlò, tutto d'un fiato: «Mi sono iscritta al Torneo giovanile di arti marziali!»

Silenzio.

Fu come se le due fossero state teletrasportate di colpo in un'altra dimensione. Tutti i suoni e le voci attorno a loro svanirono nel nulla, e Kin non riuscì a percepire nulla se non quell'assordante silenzio e la stretta della madre sulla propria spalla stringersi, fino quasi a farle male.

La bimba poggiò una mano su quella della madre, per cercare di fermare la presa sempre più stretta. «Mamma... Per favore... Mi fai male...» Disse a mezza voce.

Chichi mollò la presa e si alzò. Si allontanò di qualche posto e si rimise a sedere senza degnare la figlia di un solo sguardo o una sola parola.

Kin sbatté un paio di volte le palpebre, mentre si strusciava la spalla dolorante, guardandola smarrita.

Scese dalla propria sedia e si avvicinò alla madre, per mettersi nuovamente a sedere accanto a lei, ma la sua voce glaciale la fermò a quando le era a pochi passi: «Vattene via.»

Kin la fissò impaurita e con lo sguardo di un cucciolo che era appena stato picchiato dal suo amato padrone, senza che ne potesse comprendere il motivo.

Cercò di alzare la mano verso di lei, in un disperato tentativo di raggiungerla in qualche modo, qualsiasi modo. Tentando di poter vedere di nuovo sul suo viso quello sguardo orgoglioso della scorsa sera, o quello affettuoso di poco prima.

Ma non vi riuscì. Chichi aveva lo sguardo fisso sui lavori di riparazione che venivano fatti in fretta sul ring, ma in realtà si vedeva che ciò che fissava era oltre il ring, forse persino oltre quel mondo.

La bimba sentì la paura montarle, mentre la sua manina si avvicinava poco a poco alla gonna della madre.

«Mamma...» Sussurrò. Chichi si voltò di scatto verso di lei, e Kin si preparò a ricevere lo schiaffo come quella mattina, ma ciò che arrivò fu per ancora peggio. «Non chiamarmi mamma! Io non ho più intensione di essere tua madre! Ho fatto di tutto in questi nove anni per renderti una bambina come si deve, e adesso tu hai mandato tutto all'aria! E per che cosa? Per seguire quello sciagurato di tuo padre? Va' da lui allora, visto che tieni più a lui che a me! Non avresti potuto fare cosa per deludermi di più, Kin! Stammi lontana adesso, non voglio avere niente a che fare con chi mi pugnala alle spalle!» Gridò Chichi, con le lacrime agli occhi.

Quelle parole ferirono molto la bimba, più di qualunque schiaffo o colpo avrebbe mai potuto.

Aveva deluso sua madre, l'aveva pugnalata alle spalle facendo l'unica cosa che le avesse mai davvero proibito. Aveva fallito come figlia.

D'improvviso fu come se non riuscisse più a sentire il proprio cuore. Si era fermato, letteralmente; era stato colpito in pieno da quelle parole dolorose e si era trasformato in polvere, lasciando nel suo petto l'aridità del deserto dove si era allenata per cinque lunghi mesi.

Di colpo, la voglia di lottare svanì completamente nel nulla.

Kin abbassò la mano e si allontanò dalla madre, tornando a sedere al proprio posto, dove pianse in silenzio, lontana da lei.

Gohan arrivò con Pan sulla schiena che rideva. Appena raggiunse la madre e la sorella, vide in che condizioni fosse il ring, oramai quasi terminato, e abbassò le spalle dispiaciuto. «Accidenti, mi sono perso il primo match…»

Sua madre gli si rivolse in un sorriso. «Sta' tranquillo, potrai vedere Goten nelle semifinali.» Si alzò, allungò le braccia e prese la piccola Pan in collo, facendole i complimenti e dicendole che stava crescendo proprio bene, mentre Gohan si mise a sedere nel posto accanto alla sorellina, che intanto aveva smesso di piangere, e la salutò con un abbraccio, per poi chiederle: «Allora, com’è andato il nostro ragazzo?» Lei gli sorrise fiera, cercando il più possibile di nascondere il dolore che probabilmente le stava stravolgendo ancora il volto. «È stato bravissimo!»

Gohan notò gli occhi gonfi e la voce tremante, ma decise di sorvolare per il momento: l’avrebbe presa da parte dopo e si sarebbe fatto raccontare tutto.

«Mi dispiace non aver potuto assistere all’incontro, Videl sta ancora male purtroppo e preparare Pan è stato più arduo del previsto…» Disse, ancora dispiaciuto. Kin rispose con un sorriso di comprensione, mentre Chichi gli disse, mettendo a sedere la nipotina sulle sue gambe e pettinandole i capelli con le dita: «Non preoccuparti, stai facendo un ottimo lavoro. Sei diventato un adulto di tutto rispetto, almeno tu.» Gohan la guardò interrogativo, non notando l’effetto che le ultime parole avevano sollevato nella sorellina.

Chichi continuò, senza staccare gli occhi dai corti capelli scuri della bimba di sei anni di fronte a lei. «Tu si che mi rendi orgogliosa.» Kin si sentì andare via tutte le poche forze rimastele. Ricordava ancora benissimo il bel sorriso che la madre le aveva fatto solo la sera prima, e ora era certa che non ne avrebbe più ricevuto nemmeno uno. Tutto per colpa di quel Torneo.

«Ecco, ora sì che sei bellissima!» Esclamò Chichi, ammirando il bel lavoro che aveva fatto. Gohan la ringraziò con una mano dietro la testa, come era solito fare suo padre: «Grazie mamma, non riuscirò mai a pettinarla come si deve!» Disse sollevato. Intanto, nessuno dei tre si era accorto che la piccola sayan si era allontanata dalla tribuna.

Kin si diresse verso il retro del ring, dove si trovavano coloro che erano in attesa di combattere.

Un ufficiale del Torneo la fermò, esclamando con gentilezza: «Ehi piccola, dove vai? Di qua è riservato ai combattenti del girone adulti, torna dai tuoi genitori.»

In quel momento Trunks, che passava di lì e si stava dirigendo alla solita meta della bimba, la vide e si avvicinò. Posò amichevolmente una mano sulla spalla dell’ufficiale e gli parlò in un sorriso: «Tranquillo, lei è con me.»

«Signorino Brief… Ah, d’accordo allora. Ma stia attento che non si cacci nei guai.» Si raccomandò l’uomo. Trunks fece cenno d'okay e un largo sorriso in volto, poi porse la mano alla bimba. «Vieni Kin.» Lei la strinse con un sorriso e i due si avviarono assieme verso il retro del ring.

Mentre camminavano, Trunks chiese alla sayan cosa ci facesse lì. «Volevo fare i complimenti a Goten e dare l’imbocca al lupo a papà.» Rispose lei, dopo un attimo di esitazione. Non voleva dirgli che ad averla spinta ad allontanarsi dagli spalti erano state le parole della madre.

Trunks le disse in un sorriso dei suoi: «Sai che sarò io l’avversario del tuo papà, vero?»

Lei lo guardò interrogativa, non capendo il significato della frase. Il ragazzo tornò a fissare avanti, assumendo un’aria leggermente preoccupata. «Perciò… Non fargli troppi auguri, altrimenti temo dovrò subire una sconfitta troppo schiacciante e umiliante...»

Lei gli rivolse un sorriso dolce, di quelli che di solito riservava solo ai suoi fratelli. «Tranquillo, sono certa che combatterai benissimo. Papà mi ha detto tante volte che sei migliorato tantissimo. E poi, sei il figlio del Principe dei sayan, non dimenticarlo.» Lui la guardò sorpreso per un attimo da quelle parole rassicuranti, che non si aspettava. Sorrise un po’ rincuorato e sussurrò un flebile ringraziamento, pochi secondi prima di svoltare l'angolo e scorgere così il gruppo di combattenti.

Krilin osservò ancora il nome del suo avversario sul cartellone di fronte a sé, nella vana speranza di riuscire a cambiarlo con la forza del pensiero. Piccolo gli si rivolse senza distogliere gli occhi dal ring, al quale stavano venendo effettuati gli ultimi ritocchi per poter ospitare l'incontro successivo. «Continuare a fissarlo non lo farà cambiare.»

«Oh ma andiamo! Gente non è possibile, ma proprio Vegeta doveva capitarmi? Al primo turno, oltretutto?» Chiese lui, tra lo sconsolato e l'esasperato.

Il Principe fece una smorfia. «Guarda che non è una bella notizia nemmeno per me, nanerottolo.» Gli dette la schiena e si diresse verso il ring, richiamato dalla voce del giudice che annunciò l'inizio del secondo match. «Perciò vediamo di finire presto quest'incontro e cerca di non farmi perdere altro tempo.»

«Te lo faccio vedere io il nanerottolo!» Esclamò Krilin dirigendosi anche lui verso il quadrato bianco, conscio di non avere possibilità ma deciso a fargli sudare il più possibile quella vittoria.

 
 
 

Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

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Capitolo 5
*** Una decisione sofferta ***


Anno 782

Sugli spalti, Gohan si voltò e vide che Kin non era più al seduta al suo fianco. Preoccupato, si rivolse alla madre: «Mamma, hai visto mica dov'è andata Kin?» Lei lo guardò interrogativa: «Non ne ho idea...»

Un'ombra le attraversò in un istante gli occhi scuri. Con uno scatto prese tra le mani la camicia del figlio e lo fissò negli occhi, pregandolo: «Gohan ti prego trovala! Chissà dove si potrebbe cacciare, e se la rapissero?» Il sayan non poté non notare la preoccupazione che dimorava nei lineamenti materni.

«E se le succedesse qualcosa? È solo una bambina! Cosa farei io?» Continuò a chiedergli angosciata. Gohan le sorrise, tentando di assumere l'aria più incoraggiante di cui era capace e, poggiandole le mani forti sulle spalle, le disse: «Sta' tranquilla mamma, vado a riprenderla e la riporto qui. Tu bada a Pan intanto okay?» La donna annuì, tentando di scacciare quella preoccupazione che le deturpava il volto, per non trasmetterla alla nipote.

Gohan si chinò e massaggiò la testa della figlia teneramente. «Mi raccomando Pan, fai la brava e resta con la nonna. Io vado dalla zia e la riporto qui, okay?» La bimba annuì e andò in braccio alla nonna. «Vieni Pan, guardiamo l'incontro.» Tentò di dire la donna con quanta più tranquillità nella voce.

Chichi guardò un attimo il figlio mentre si allontanava, con negli occhi una muta richiesta di tornare presto con Kin. Lui la colse e le strizzò l'occhio, prima di voltarsi e dirigersi alla ricerca della sorellina.

Kin si guardò attorno. Era circondata da tutti, eccetto Krilin e Vegeta che stavano per iniziare a combattere sul ring. Fu fortunata, perché gli occhi di tutti erano direzionati verso i due.

Approfittando di quel momento propizio, si allontanò silenziosamente dal gruppo, sgagliattolò oltre l'angolo che aveva svoltato prima con Trunks, e iniziò a correre, diretta al banchino delle iscrizioni.

Girò per una buona manciata di minuti, invano. Non riusciva a ricordare dove si trovasse, la sua mente non riusciva a concentrarsi su niente che non fossero le parole della madre.

«Ma dove diavolo si è cacciata quella peste?» Si chiese perplesso Gohan, mentre camminava tra la gente, guardandosi costantemente intorno alla ricerca della sorella.

Sentì all'autoparlante l'annuncio del secondo match, e gli venne in mente che Kin potesse essere andata dal padre. Si diresse così verso gli altri, che individuò seguendone le auree.

Kin continuò a correre a vuoto per un po', finché non le venne l'idea di cercare il banchetto dall'alto.

Si diresse verso l'albero più grande che riusciva a scorgere e ci montò sopra veloce. Dall'ultimo ramo, si guardò attorno. Non fosse stata così scombussolata, si sarebbe goduta per ore la vista che quell'altezza le offriva.

Alla sua destra riusciva a vedere l'incontro; notò subito che Krilin era in netto svantaggio, ma ciò nonostante Vegeta non aveva ancora vinto, perciò il terrestre gli doveva star dando filo da torcere.

Spostò lo sguardo ancora più a destra e finalmente lo vide: il banchetto delle iscrizioni all'ingresso. Si memorizzò la strada per arrivarci e scese dall’albero.

Gohan arrivò dagli altri e, dopo i convenevoli, chiese loro se avessero visto Kin.

Goten si guardò attorno, e farfugliò stralunato: «Era qui fino ad un attimo fa...» Goku la cercò con lo sguardo, non meno confuso del figlio, poi guardò il maggiore: «Gohan, che è successo a Kin? Perché è venuta via da Chichi?»

Gohan per tutta risposta poté solo fare un cenno negativo con la testa: non ne aveva idea.

«Aveva detto di voler fare i complimenti a Goten e darti l'imbocca al lupo per il match...» Tentò di dire Trunks, ma i tre Son si guardarono a vicenda, prima che Gohan rispondesse: «No, c'è per forza dell'altro...»

«Vado a cercarla.» Disse d'un tratto Goku, rompendo il silenzio che era calato dopo l'affermazione del figlio, ma quest’ultimo lo fermò per il braccio, rivolgendogli un sorriso. «No papà, vado io. Tu hai l'incontro a cui pensare.»

Iniziò a correre prima che il sayan potesse ribattere, salutando gli amici con la mano e rivolgendosi al padre: «Tranquillo, la ritrovo e la riporto dalla mamma!»

«Buongiorno» Disse Kin, in piedi di fronte al banchetto. L'ufficiale si guardò attorno, alzando gli occhi dai documenti che stava compilando, ma non vide nessuno.

«Sono qui giù!» Aggiunse la bimba, allorché l'uomo si sporse e finalmente la vide. Strabuzzò gli occhi con un sorriso rassicurante. «Ehi ciao. Ma tu non sei la bimba di questa mattina? Che succede piccola?»

Kin abbassò un attimo la testa, intrecciandosi le mani davanti alla vita. Era davvero certa di farlo? Sicuramente, sua madre sarebbe stata felice, ma forse avrebbe deluso suo padre. Era arrivata sin lì senza ragionarci troppo, convinta che fosse la cosa migliore da fare per far pace con la mamma, ma lei non voleva. Non voleva in alcun modo ritirarsi dalla competizione.

Mentre nella sua mente si stava effettuando una guerra tra il ritirarsi e il partecipare al Torneo, si sentì una mano sulla spalla. Si voltò interrogativa e vide un sorriso che conosceva sin troppo bene, che tutti al mondo conoscevano sin troppo bene in quanto a portarlo era l'uomo che la popolazione pensava essere il salvatore del pianeta.

«Ehi Kin, sono felice di vederti! Accidenti come sei cresciuta! Che combini qui, non sei a vedere lo scontro degli altri?» Chiese Mr. Satan con uno dei suoi sorrisi.

Kin lo salutò gioviale e aggiunse, inventandosi la prima mezza verità che le veniva in mente: «Ero venuta a fare un giro, il ring deve essere ricostruito dopo l'incontro tra Goten e C18.» Mr. Satan la guardò un attimo perplesso, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa Kin lo interruppe, nel tentativo di toglierselo dai piedi. «Lo sai, Pan ti chiamava prima. E' nelle tribune in prima fila con mamma e Gohan.»

«Oh davvero? Allora vado subito da lei!» Esultò l'uomo, prima di dirigersi verso gli spalti e la sua nipotina, orgoglioso del fatto che cercasse proprio lui. Kin tirò un sospiro di sollievo nel vederlo allontarsi, finché lui non si fermò e si voltò di nuovo verso di lei. «Ehi senti Kin, hai mica visto la mia Videl? Ho provato a chiamarla al cellulare ma non mi ha risposto.»

«Gohan ha detto che è ancora a letto malata... Forse sta riposando, per questo non ha risposto.» Ipotizzò la bimba. L'uomo annuì brevemente, poi si voltò di nuovo e si diresse infine verso le tribune, salutando con la mano e canticchiando un motivetto allegro, che probabilmente si stava inventando sul momento.

Intanto, quella piccola interruzione aveva permesso a Kin di fare chiarezza dentro di sé e decidere. Si tornò a rivolgere all'ufficiale del Torneo di fronte a lei, che stava ancora guardando ammirato la figura di Mr. Satan allontanarsi, e con voce ferma gli disse: «Vorrei ritirarmi dal Torneo.» L'uomo la guardò spalancando gli occhi, incredulo che quella stessa bimba che gli fosse saltata sul banchetto poche ore prima con quegli occhi neri pieni d'entusiasmo, adesso avesse preso quella decisione.

Kin era in posizione ferma ed eretta, con le gambe chiuse e i pugni strinti attaccati ai fianchi. Dagli occhi non vi era più la minima traccia di entusiasmo, sembravano piuttosto star per scoppiare in un pianto da un momento all'altro, così come preannunciavano i lineamenti del resto del volto. L'uomo lo notò e cercò di dissuaderla:  «Ma sei sicura? Poi non potrai più partecipare domani, sei certa di non volerci ripensare?»

«Si...» Rispose con voce tremante, ormai prossima alle lacrime.

Il funzionario si alzò dalla sedia e le andò di fronte, chinandosi alla sua altezza e poggiandole le mani sulle spalle. Le sentì tremare sotto i propri palmi, probabilmente per via del pianto che stava per esplodere in lei, e la guardò dritta negli occhi scuri. La bimba sostenne lo sguardo, mordendosi però il labbro per trattenersi ed evitare che le lacrime che già premevano dietro i suoi occhi per uscire, avessero la meglio.

«Che cosa è successo, Kin? Tua madre ha forse detto di no? Non sei riuscita a portare a termine il bel piano che avevi progettato con il tuo papà?» Le sopracciglia della bimba si avvicinarono un poco. In un sussurro, si rivolse all'uomo di fronte a lei che gli stava parlando con estrema dolcezza. «Come fa lei a sapere di tutte queste cose?»

Lui accennò ad un sorriso. «Mentre tu e tuo padre ne parlavate, eravate davanti al banchino. Non potevo fare a meno di sentire ciò che vi stavate dicendo.»

Si alzò e le porse la mano, sorridendole rassicurante e parlandole con tono affettuoso. «Forza, parlerò io con la tua mamma. Portami da lei, sono certo di riuscire a convincerla a farti partecipare.»

Kin osservò la mano che il buon uomo le stava porgendo con tanta gentilezza. Era al limite, non ce la faceva più a trattenere il pianto e quelle parole non facevano che stimolare ancor di più le lacrime dietro i suoi occhi. La sua manina si stava avvicinando più tremante che mai a quella dell'uomo, pronta a lasciarsi aiutare da lui, a provare a far convincere sua madre da lui, ma in un istante le parole di prima della donna le riaffiorarono in mente e lei si rese conto che se avesse accettato l'aiuto del funzionario, probabilmente l'unica cosa che avrebbe guadagnato sarebbe stato il disprezzo eterno della madre.

Fece perciò l'unica cosa che le venne in mente. Dette uno schiaffo alla mano dell'uomo, cacciandola così di lato lontana da lei, si portò i pugni vicino al petto e gli gridò contro, con quanto più odio riuscisse a mettere nella propria voce: «Lei non c'entra niente! Lei non sa niente! Solo perché ha sentito due parole di uno stupidissimo discorso crede di potermi aiutare in qualcosa che è più grande di lei? È solo un funzionario del Torneo, perciò esaudisca la mia richiesta e mi cancelli da quella maledetta lista!»

L'uomo la guardò allibito; non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere. Kin abbassò il capo e i pugni, per non fargli vedere le lacrime che le scorrevano abbondanti sulle guance. Con voce strozzata, aggiunse: «Può anche non cancellarmi... Ma tanto io... Domani non mi presenterò...» Detto questo corse via il più veloce che poté, lasciando dietro di lei l'uomo che la guardava diventare sempre più piccola con sguardo rammaricato.

Smise di correre solo quando si accorse di essere arrivata all'albero dove era salita prima, per cercare il banchetto. Si asciugò il volto con il braccio, si guardò intorno per vedere che non ci fosse nessuno e con un balzo tentò di arrivare al ramo a mezza altezza, ma mentre era in aria un paio di mani la presero per i fianchi e la mossero indietro; di colpo si ritrovò una testa dai capelli scuri tra le gambe.

«Eccoti finalmente! Si può sapere dove ti eri cacciata? Ti ho cercata da per tutto, sai?» Era la voce di Gohan ad averle parlato. Il ragazzo atterrò e alzò la testa di lato in modo che lei potesse vedere il suo sorriso. «Allora? Dov'eri finita sorellina?»

Kin sbatté gli occhi un paio di volte, ancora non resasi conto di cosa ci facesse lì suo fratello. Appena le tornò in mente cosa aveva appena fatto, abbassò la testa sulla chioma del ragazzo, gliela abbracciò e inziò a piangere. Lo sguardo Gohan si fece triste; come il padre e il fratello minore, anche lui si sentiva male al vedere Kin piangere.

Dette un breve sguardo all'albero che si trovava di fronte e volò fino alla cima, dove si sedette sul ramo più alto a gambe incrociate. Kin alzò lo sguardo dopo un po' e Gohan la prese e la fece sedere fra le proprie gambe, sorridendole con tutta la sua dolcezza.

Kin lo guardò un attimo negli occhi e tutta la tristezza svanì nel nulla. Era l'effetto che le faceva suo fratello maggiore; se Goten era capace di trasportarla in altri mondi con le sue storie, Gohan riusciva a tranquillizzarla e a far svanire qualsiasi sentimento o pensiero triste con uno dei suoi sorrisi. La bimba sentì il proprio cuore come rinascere e iniziare di nuovo a battere.

Gohan la strinse al proprio addome con un braccio, continuando a guardarla affettuoso, e lei chiuse gli occhi; sorrise e gli circondò parte della vita con le braccia, felice di stringersi al suo fratellone che vedeva di rado.

«Kin, non ti chiederò cosa è successo tra te e la mamma prima.» Esordì Gohan, con un tono più da padre che da fratello, che le ricordò quello del suo papà. «Ma sai com'è fatta. E io sono certo che c'entri il Torneo con il vostro litigio, dico bene?» Disse guardandola negli occhi. Lei fissò davanti a sé e annuì impercettibilmente. Il sayan continuò: «Fammi indovinare. Stamani sei venuta qui con papà, ti sei iscritta al Troneo giovanile di domani, la mamma è venuta a saperlo e avete litigato.»

Lei lo guardò incredula. «Come fai a saperlo? Chi te l'ha detto?»

Lui sorrise. «Nessuno, ho avuto una semplice intuizione.» Ammise con un'espressione innocente, portandosi la mano dietro la chioma.

Gohan spostò lo sguardo verso il ring, dove stava per svolgersi ormai il quarto incontro, ovvero quello tra Goku e Trunks. Aveva sentito dall'autoparlante che a vincere il secondo match era stato Vegeta, non senza qualche difficoltà, mentre Majin Bu aveva sconfitto Piccolo. Non aveva potuto seguire gli incontri perché impegnato a cercare Kin, ma adesso godeva di un'ottima vista sul luogo dove presto si sarebbero scontrati i due sayan.

Mentre attendeva l'inizio dello scontro però, non c'era motivo di non parlare alla sorellina. «Sai Kin...» Iniziò. Lei lo ascoltò, guardando però verso il ring in attesa dell'inizio del match, così come il fratello. «Quando mi sono accorto che non eri più a sedere accanto a me, la mamma si è preoccupata tantissimo e mi è praticamente saltata addosso scongiurandomi di trovarti in fretta.» Kin spostò lo sguardo su suo fratello, incredula e incapace di credere a ciò che stesse dicendo.

«La mamma... Era preoccupata per me?» Sussurrò perplessa. Lui restituì lo sguardo, osservando la sua immagine riflessa negli occhi scuri della sorella. «Ma certo che era preoccupata, sei sparita senza dire nulla. Cosa credevi? Che fosse felice di voltarsi e non vederti più?»

«Lei mi ha detto che non voleva avere niente a che fare con me... Che l'ho delusa e che l'ho pugnalata alle spalle iscivendomi al Torneo... Che non avrei potuto fare niente di peggio... Che dovevo andarmene da papà...» Gli rivelò con voce tremante e gli occhi ancora spalancati.

Gohan assunse per un attimo un espressione triste, poi la cancellò e la guardò con quel suo sguardo da fratello maggiore che lei adorava tanto. «Ha davvero detto questo? Accidenti, deve essersi arrabbiata davvero molto allora...» Si chinò e le diede un leggero bacio sulla fronte, per poi sussurrarle dolce: «La mamma quand'è arrabbiata esagera. Ma ti vuole tantissimo bene, e il fatto che tu voglia combattere è qualcosa di perfettamente normale. Sei figlia di papà, non di uno qualunque: in te scorre sangue sayan, non dimenticarlo mai. Sei più di una normale bambina della tua età, ma questo non deve mai permettere di farti passare per la mente idee assurde come "sono la migliore".»

Alzò il volto e la guardò negli occhi: «Sai perché papà è così forte?» Lei fece cenno di no con la testa, ammirata da ciò che suo fratello gli stava dicendo e soprattutto per il modo in cui glielo stesse dicendo. «Perché non ha mai pensato di essere il migliore.»

«È questo il segreto della sua forza?» Chiese curiosa. Lui distolse un attimo lo sguardo verso l’alto, pensoso, poi la guardò sorridendo. «Beh, non solo, ma sicuramente è una buona parte!» I due tornarono a guardare verso il ring, attendendo l'inizio dello spettacolo in silenzio.

«Senti fratellone...» Iniziò la bimba, aggiungendo la propria voce timida al suono del vento che accarezzava le fronte degli alberi.

«Ti posso chiedere consiglio su una cosa?» Lui annuì. Kin si fece coraggio e dopo qualche secondo parlò. «Prima mi sono andata a ritirare dal Torneo giovanile.» Taque per qualche istante, attendendo il grido di sorpresa di Gohan, ma lui continuava a guardarla in silenzio.

Di colpo si ricordò che quello era Gohan, non Goten, né suo padre e né tantomeno sua madre. Gohan prima di fare una qualunque considerazione aspettava che si finisse di parlare, non interrompeva mai a metà frase con versi o espressioni facciali buffe, non ti intimava a fare ciò che desiderava lui per te, ma ti lasciava percorrere la strada che sceglievi, dandoti quelli che secondo lui potevano essere i consigli migliori e tendendoti la mano per aiutarti a rialzare quando avevi bisogno di aiuto.

In quel momento, un ricordo che credeva di essersi dimenticata le accarezzò gentile e per pochi istanti la mente. Era un'immagine di lei e del suo fratellone, quando ancora non era andato a vivere con Videl e non si era formato la sua famiglia. Kin avrà avuto poco più di un anno in quelle immagini, ma stranamente le ricordava perfettamente nitide. Sua mamma era indaffarata, suo padre era fuori ad allenarsi e Goten era a scuola. Lei aveva una terribile voglia di giocare e perciò andò in camera del fratello maggiore, che era la stessa di Goten.

Aprì la porta accostata e lo vide chino sui libri, impegnato a scrivere qualcosa su di un foglio bianco posto sopra una pila di tomi infiniti. Quella vista non le era nuova, perché il ragazzo era spesso immerso nei suoi studi.

Kin gli si avvicinò silenziosa e quando gli fu accanto gli apparì tra le gambe, urlando e spaventandolo talmente tanto che Gohan cascò all'indietro con la sedia. Con il fratello a terra che si massaggiava la testa e in evidente posizione indifesa, Kin ne approfittò e gli saltò sul petto, continuando a far finta di ringhiare, mostrandogli così tutta la sua voglia di giocare.

Gohan alzò la testa, con un occhio chiuso e la mano ancora a massaggiarsi sotto la chioma scura, e la guardò sconsolato negli occhi. «Hai voglia di giocare eh? Mi dispiace, ma non ho tempo, devo studiare per l'esame.» Kin si sedette sul suo addome e lo guardò con le lacrime agli occhi, facendo la sua espressione da cucciolo. Gohan gettò la testa all'indietro, sospirando: «Kin ti prego! La faccia da cucciolo no!» Lei non gli dette retta e continuò imperterrita, assumendo uno sguardo ancora più dolce.

Gohan, rassegnato, la prese in braccio e si alzò, mettendosi a sedere sul bordo del letto e facendola stare sulle sue ginocchia.

Una foto sulla scrivania che lo ritraeva con Videl catturò l'attenzione della bimba, che la indicò con il braccio steso, come evidente espressione del suo desiderio di vederla più da vicino. Gohan si sporse verso la scrivania e prese in mano la foto incorniciata, facendola vedere meglio alla sorella. Con lo sguardo perso, le parlò in un modo che lei non gli aveva mai sentito. «Sai Kin, non vedo l'ora di poter chiedere a Videl di sposarmi... La amo davvero tanto, è per questo che voglio finire il prima possibile questi studi, così da poter guadagnare qualcosa e vivere con lei. Spero che un giorno, anche tu proverai questo sentimento per un'altra persona e che questa ti corrisponda. Ti assicuro che non c'è gioia più grande dell'essere corrisposti.» La bimba accarezzò l'immagine, poi guardò suo fratello. Non riusciva a capire a pieno ciò che gli stava dicendo, ma vederlo con quello sguardo era qualcosa che la faceva stare bene.

Accarezzò la guancia di suo fratello, con gli occhi interrogativi. Gohan comprese la muta richiesta: le prese delicatamente la manina e le ci diede un bacio leggero sul palmo, per poi guardarla amorevolmente: «Ma certo, amo tantissimo anche te. Tu sei la mia piccola sorellina, nessuno potrà mai prendere il tuo posto nel mio cuore, nemmeno Videl.»

Lei gli sorrise, contenta e soddisfatta delle risposta; voleva dirgli qualcosa di bello, qualcosa che lo facesse stare bene come lui stava facendo stare bene lei, perciò mosse per la prima volta le sue labbra nel tentativo di pronunciare il suo nome: «Go-han...» Il ragazzo sbarrò gli occhi, incredulo.

Prese la sorellina da sotto le braccia, lasciando la foto sul letto, e le disse entusiasta: «Cosa hai detto?» Lei lo guardò sorridendo, e ripeté, un poco più sicura: «Go-han» Gli occhi del ragazzo s'illuminarono di una luce nuova. Corse fuori dalla sua stanza con la sorella in collo, urlando fuori di sé dalla gioia: «Mamma! Kin ha detto la sua prima parola! Sono la sua prima parola!»

Il ricordo svanì con la velocità con il quale si era presentato, e Kin trovò il coraggio di continuare a confidarsi con il suo fratellone. «L'ho fatto perché così pensavo di fare felice la mamma, ma adesso non so più se ho fatto bene...»

Il sayan attese qualche secondo per essere certo che Kin non avesse nient'altro da aggiungere, poi le chiese: «Tu come ti senti? Riflettici.» Lo sguardo interrogativo della sorella lo spinse a spiegarsi meglio: «Intendo dire, come ti sentivi dopo aver fatto l'iscrizione? E cosa provi adesso che ti sei ritirata. Pensaci bene, scava nel tuo cuore prima di rispondere.»

Lei si guardò le mani. Pensò a come si sentiva, e poi rispose alla domanda del fratello: «Io... Sono triste per essermi ritirata, perché volevo combattere e rendere orgoglioso papà di me. Ma quando sono scappata ho sentito come un peso che mi si toglieva dallo stomaco. Credo che quello fosse il peso della coscienza che avevo accumulato negli ultimi mesi allenandomi con papà, di nascosto dalla mamma.» Guardò suo fratello negli occhi, come se questi potessero consigliarle le parole giuste da dire. «Io voglio davvero combattere, ma non voglio farlo di nascosto dalla mamma.»

Gohan rifletté qualche minuto, prima di dare il suo consiglio alla sorellina. «Kin, io fossi in te aspetterei il prossimo Torneo. Papà è molto più comprensivo della mamma e sono certo che se gli spiegherai come ti sei sentita come hai appena fatto con me, lui non avrà nessun problema. Anzi, forse sarà addirittura più felice, perché potrà allenarti per i prossimi tre anni alla luce del sole anziché farlo di nascosto da mamma. E potrà perchè in questo lasso di tempo avremo tantissime buone occasioni per prendere la mamma e spiegarle tutto nel modo giusto, prima fra tutte questa sera a fine Torneo, anziché fare come ha fatto probabilmente papà, ovvero mettendole di fronte i piani già compiuti solo all'ultimo. Io credo sia questo ciò che le ha fatto dire quelle cose brutte prima, rivolte verso di te. Ciò che le ha fatto più male, è stato non essere presa in considerazione nei vostri piani.» La guardò negli occhi, e le carezzò dolcemente la testa. «La mamma ti vuole tanto bene Kin, non dimenticarlo né dubitarne mai. Tu non hai idea di come era felice alla tua nascita, è stato il giorno più bello della sua vita. Purtroppo però, sei la prima femmina della famiglia, e lei è un po' impacciata ad educarti e alle volte si arrabbia per un nonnulla, come faceva con me. Vedrai che con il tempo migliorerete entrambe il vostro rapporto.»

Kin sorrise, contenta di nemmeno lei sapeva bene cosa, ma nemmeno le importava. In quel momento era felice.

Per un attimo pensò di tornare al banchetto delle iscrizioni e tentare di rimediare al danno di poco prima, ma poi ci ripensò subito. In fondo, le andava bene così. Di certo quello non sarebbe stato l'ultimo Torneo di arti marziali, e per il prossimo lei sarebbe stata ancora più forte. E come le aveva detto Gohan, sua madre tra tre anni avrebbe anche potuto accettare l'idea di una figlia combattente, così come aveva accettato che Goku stesse nell'aldilà per sette anni ad allenarsi, dopo la sconfitta di Cell.

La bimba si accoccolò meglio tra le gambe del fratello, poggiando la testa all'altezza del suo diaframma, e gli chiese: «Gohan, possiamo rimanere qui a guardare l'incontro di papà? Solo tu ed io?»

Lui l'avvolse in un lente abbraccio, cingendole delicatamente le braccia attorno alla vita, e le rispose dolce: «Ma certo.»

Era molti mesi che non si vedevano, e l'ultima volta che avevano avuto la possibilità di stare soli assieme, come fratello e sorella, nessuno dei due la ricordava. Era probabile che risalisse a prima della nascita di Pan.

Sentirono la voce del giudice dagli autoparlanti sotto di loro annunciare l'inizio del match, e dentro di loro, entrambi dettero la buona fortuna a Goku e Trunks, tifando per il padre. Videro i due mettersi in posizione d'attacco uno di fronte all'altro, e appena il giudice diede inizio al match, i sayan scattarono uno verso l'altro con un salto, caricando i propri pugni e pronti a colpirsi a vicenda.

 
 
 

Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

- N.A. -
eleCorti, questo si che è stato un aggiornamento veramente a tempo di record xD Grazie per commentare ogni capitolo e per i tuoi consigli e correzioni <3 Un grazie speciale anche a Shageku che sta lavorando allo schizzo di Kin e a Martinagoten, che mi segue sempre :3 Anche a gspn25 che segue Kin dalla sua nascita e a SSJD, che è stato uno di quelli che mi ha spronato di più a seguire la storia di Kin dopo la OS. E naturalmente anche a tutti voi che leggete la mia storia, anche se non lasciate nessuna recensione so che ci siete e che siete parecchi, e questo mi basta *-* (Comunque, ripeto a costo di diventare noiosa, se volete recensire mi fate ancora più felice :D)


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Capitolo 6
*** Vittoria per un soffio ***


Anno 782

I pugni dei due sayan si scontrarono l'uno con l'altro, annullandosi a vicenda. La forza d'urto creatasi li spinse da parti opposte.

Mentre Trunks, fermatosi, si teneva il polso e scuoteva la mano aperta dolorante, Goku si lasciò scappare una risatina di scuse: «Mi spiace Trunks, ho forse colpito troppo forte?»

Il giovane lo squadrò per un istante, come offeso dall'affermazione; i suoi occhi e i suoi lineamenti divennero di colpo seri. Il ragazzo si portò le mani lungo i fianchi e si eresse sulla schiena, fissando il suo avversario con un mix terribile di orgoglio e concentrazione.

Per un istante, Goku ebbe l'impressione di trovarsi davanti Vegeta.

Trunks si mise in posizione d'attacco, seguito subito dall'eroe, che già pregustava quell'incontro. Sapeva di non doverlo sottovalutare, nonostante fosse un ragazzo di soli 17 anni.

«A te la prima mossa Goku.» Disse Trunks, rompendo il silenzio che era calato sul ring.

«Sei davvero sicuro? Guarda che non me lo faccio ripetere due volte.» Rispose lui in un sorriso.

Il ragazzo annuì. Goku posò quindi il suo peso sul piede che teneva indietro e scattò in avanti, caricando un gancio destro diretto all'addome del giovane. Questi lo evitò spostandosi all'ultimo secondo; cercò di contrattaccare con uno shuto* sinistro al lato del collo, ma il sayan dai capelli corvini, dato che il ragazzo si era aperto la guardia alzando il braccio e avendo fatto l'errore di attaccarlo da sinistra, gli assestò una gomitata allo stomaco prima di poter essere colpito dalla sua mano.

Trunks si piegò in avanti portandosi le braccia all'addome, Goku in un istante si spostò dietro di lui e gli inflisse un'ulteriore gomitata al centro della schiena, che buttò a terra il figlio del Principe con un tonfo.

L'uomo restò in piedi dietro di lui, con i pollici dentro la fascia blu che portava alla vita, ad osservare la schiena dell'avversario.

Trunks rimase per qualche secondo immobile, poi aprì gli occhi, restando faccia a terra. Capì che non aveva possibilità di battere Goku utilizzando la forza, perciò doveva puntare sull'astuzia.

Rimase sdraiato qualche altro secondo, nel disperato tentativo di trovare un'idea, finché il giudice di gara non iniziò a contare.

«Forza ragazzo! Non sei così debole, lo so bene. Fammi vedere cosa hai imparato in questi anni allenandoti nella Gravity Room con tuo padre, avanti!» Lo esortò Goku, guardandolo severo. Il ragazzo non si mosse di un millimetro, allorché il giudice continuò il suo lento conteggio.

Goku gli si avvicinò ancora, per alzarlo lui stesso, incredulo che fosse davvero KO, ma era proprio quello che il giovane attendeva. «Andiamo Trunks, alzat...» Quando gli fu abbastanza vicino, Trunks fu velocissimo a rigirarsi su se stesso, a prenderlo per le maniche del gin e, dandosi una mano con i piedi che gli poggiò sull'addome, scaraventarlo verso l'esterno del ring.

Goku fu colto talmente alla sprovvista che si accorse di tutto solo quando stava per uscire dal tappeto bianco, ma fece in tempo ad aggrapparsi al bordo, evitando così di sfiorare il terreno per un soffio.

Fece presto a risalire e a mettersi seduto su di esso, reggendosi in parte sui palmi delle mani e guardando il fuori terrorizzato, sapendo di averla fatta franca per un pelo.

Tirò un sospiro: «Urca... C'è mancato davvero poco...» Il suo sguardo si fece all'istante serio, si voltò di lato e si rialzò, saltando in alto dandosi una spinta con la mano, e atterrando dietro al giovane, che visto il fallimento del proprio tentativo gli si era avvicinato da dietro e aveva cercato di stenderlo con una chop* ben assestata.

Il sayan più anziano riatterrò su un piede e tentò di colpirlo alla testa con un calcio, ruotando su se stesso, ma l'altro fece in tempo a chinarsi in una spaccata che fece fare una smorfia di dolore alla maggior parte degli uomini tra il pubblico, e assestargli un pugno ben caricato allo stomaco, torcendosi un poco all’indietro.

Stranamente, Goku rispose al dolore lanciante con un sorriso. Incredulo, Trunks tentò di ripagarlo delle gomitate subite con la stessa moneta, alzandosi e offrendogliene una al collo che lo spedisse a terra per quei maledetti dieci secondi di cui lui aveva bisogno. Ma il sayan alzò un arto superiore, parandola con l'avambraccio.

Restarono fermi per qualche istante, finché Trunks non ruppe l'immobilità creatasi tentando di colpire Goku con un calcio all'addome. L'uomo fu più lesto e parò anche questo colpo alzando il ginocchio.

Da quell'azione, si susseguirono una serie di colpi che sembrava infinita e che la gran parte degli spettatori non riuscì a seguire per via della velocità con in quale essi venivano scagliati. Sembrava che i due combattenti non avessero arti, da quanto erano fulminei a muoversi.

Dopo un tempo che non seppe quantificare, Trunks si allontanò per riprendere fiato, interrompendo così il susseguirsi di azioni, conscio che in di quel passo non sarebbe andato da nessuna parte. A supportare questa sua tesi, vi era il fatto che lui avesse il fiatone, mentre il suo avversario aveva un respiro assolutamente regolare, come se fosse appena tornato da una breve e tranquilla passeggiata.

Lo guardò cercando di calmarsi e ragionare, e notò l'espressione che aveva preso il possesso del volto di Goku. Questi gli sorrideva divertito ed eccitato da quell'incontro, ma in quegli occhi scuri vi era qualcosa che non riusciva a decifrare, qualcosa che vi brillava che da quando lo conosceva non gli aveva mai visto.

«Eh eh... Sei diventato in gamba ragazzo... E nei tuoi occhi brilla lo stesso orgoglio di tuo padre.» Trunks lo fissò un attimo basito, non capendo cosa c'entrasse questo con il loro match. Goku si portò nuovamente i pollici all'interno della cintura.

Fissò il giovane avanti a sé con un sorriso. «Mi dispiace molto, ma purtroppo devo dare una lezione a mia figlia quest'anno.» Abbassò il volto, chiudendo gli occhi e portandosi una mano dietro la testa, a massaggiarsi la chioma nera. «Ormai sono un padre, prima di essere un guerriero, devo farmene una ragione...»

Accennò ad un sorriso che aveva qualcosa di estremamente tenero, poi riportò il pollice alla cintura e si voltò verso il giudice dopodiché, sotto l'incredulità di tutti i presenti, proclamò: «Io mi ritiro.»

Detto questo, strizzò l'occhio a Trunks, che lo osservava meravigliato, così come i guerrieri dietro al paravento, il pubblico degli spalti e i suoi due figli, i quali avevano seguito il tutto dal loro posto d'onore, e non capivano come mai il loro padre si stesse dirigendo tranquillamente verso il bordo del ring, per poi scendere e toccare terra, decretando così Trunks come vincitore.

Calò il silenzio più assoluto, mentre il sayan si dirigeva verso l'arco e lo attraversava con aria bonaria. Trunks lo seguì con uno sguardo disarmato per tutto il tempo, finché il giudice non si riprese dalla shock, si schiarì la voce e proclamò la vittoria del giovane.

Il ragazzo scese dal ring, ancora confuso, e si diresse a corsa nella direzione in cui aveva visto sparire l'avversario, ma dagli altri lui non c'era. Era svanito nel nulla.

Trunks chiese dove fosse finito, ma tutto ciò che ottenne come risposta furono sguardi interrogativi. «Ha usato il teletrasporto e azzerato la propria aurea, non c’è modo di rintracciarlo.» Rispose Goten.

Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio abbassò la testa, riflettendo ad alta voce. «Si vede vuole stare da solo…»

«Non è solo.» Tutti si voltarono verso Piccolo, che era appoggiato alla colonna con le braccia incrociate e gli occhi chiusi. Li aprì e si voltò verso i due giovani sayan, rivolgendosi anche a Vegeta e Krilin, che erano lì con loro: «Quando avrà finito tornerà qui, anzi, probabilmente andrà nelle tribune come aveva detto a Kin questa mattina. Perciò non c’è motivo di preoccuparsi per lui, piuttosto Goten», aggiunse fissando negli occhi il giovane, accennando ad un quasi invisibile sorriso. «Fatti valere su quel ring.»

Il ragazzo ebbe un tremito e guardò Vegeta, ricordandosi solo ora che sarebbe stato il suo prossimo avversario. Il Principe non lo degnò di uno sguardo e si andò a posizionare dietro il paravento.

Goten provò a dire qualcosa, ma la voce del giudice che annunciava il suo incontro lo interruppe prima che potesse finire di formulare la frase nella sua mente. Fece un respiro profondo, assunse un’aria concentrata e si diresse quindi anche lui al paravento; quando i nomi dei due sayan vennero annunciati, questi si incamminarono verso il tappeto bianco con espressione seria.

Quando tutti si voltarono verso il ring, Piccolo guardò per un istante verso l’amico in lontananza, e vide che gli sorrise grato.

Goku infatti, rintracciata l’aurea del figlio maggiore e della figlia minore, aveva azzerato la propria e si era teletrasportato ai piedi dell’albero sulla cui cima si trovavano adesso i due.

Voleva far loro una sorpresa, nonché vedere come stesse sua figlia e sapere cosa le fosse successo dalle sue labbra. Piccolo aveva sentito i discorsi tra i due ragazzi e, pochi secondi prima che Goku salisse sul ring, gli aveva riferito tutto.

Il sayan sapeva quindi che la bimba si era ritirata dal Torneo e che aveva litigato con la madre, e adesso lui voleva porre rimedio al pasticcio che aveva fatto; perché se adesso Kin era in quella situazione, era soltanto perché lui aveva aspettato all’ultimo per avvertire la moglie sul Torneo e sugli allenamenti della bimba.

Gohan e Kin si guardarono allibiti, poi tornarono a osservare il ring al quale si stavano dirigendo Goten e Vegeta.

«Gohan...» Chiese sconcertata la bimba. «Che è successo a papà, dici che si è sentito male?» Il maggiore guardò la sorella negli occhi. Anche lui era allibito e non capiva perché il padre si fosse ritirato; non era da lui.

Quando stava per rispondere, non sapendo bene cosa dire, entrambi notarono il formarsi di un ombra di fronte a loro e si voltarono. «Allora figlioli, che cosa ci fate qua sopra? Avete lasciato la mamma da sola a dibattersi Pan con Mr. Satan, sapete?» Disse Goku con uno dei suoi sorrisi raggianti in volto.

Mentre i due lo fissavano ancora meravigliati, il sayan guardò di lato e si grattò una guancia, come suo solito quando era divertito: «Eh eh... Povero Satan. Chichi non gli voleva cedere la nipotina. Durante il match ho intravisto con la coda dell'occhio delle scene davvero buffe.»

Tornò a guardare i due e si lasciò cadere a sedere sul ramo, lasciando che una gamba gli penzolasse giù e piegando l'altra a gomito. Kin era con le mani e il viso sopra la spalla del fratello, e Goku avvicinò il volto al suo con un sorriso, poggiandolo su di una mano di cui teneva il gomito sulla gamba piegata.

Kin, ricordatasi ciò che aveva fatto e impaurita dalla possibile reazione del padre, si rintanò fino agli occhi dietro la spalla del fratello, osservando il genitore con sguardo colpevole e dispiaciuto.

L'espressione di Goku si fece terribilmente dolce, e Gohan intuì che era giusto che la sorellina andasse in braccio al padre, per poter chiarire con lui. La prese quindi da sotto le braccia, strusciò il proprio naso col il suo, come le faceva da piccola e alzandosi, la mise in braccio al padre, che l'accolse con un sorriso.

Fatto questo, sorrise ad entrambi, scambiandosi uno sguardo d'intesa con il padre. «Bene, io vado dalla mamma. Devo far godere di Pan anche a Mr. Satan, vi pare? Raggiungeteci agli spalti, quando volete.» Il ragazzo volò giù dall'albero. Atterrato, si mise le mani nelle tasche dei pantaloni e, con un sorriso soddisfatto, si diresse tranquillamente verso la figlia.

Kin non era ancora riuscita né a dire una parola né tantomeno a muoversi; era come se tutto intorno a lei accadesse in modo ovattato e così finì per ritrovarsi tra le braccia del padre, sola con lui su quell'albero, senza sapere né il come né il perché.

«Allora...» Iniziò lui, guardadola dritta negli occhi mentre la teneva con un sol braccio all'altezza del proprio petto.

La bimba distolse subito lo sguardo, osservando le sfumature delle foglie di quell'albero e non potendo fare a meno di notare l'unico fiore che era sbocciato. Era rosso, come il sangue, ma verso l'interno si schiariva sempre più e diveniva rosa, per arrivare infine ad un bianco latte intorno i pistilli. Non ne aveva mai visto uno così e non aveva la minima idea di che razza si trattasse.

«Kin...» La richiamò il padre, riportandola al presente. Lei sbatté più volte gli occhi e si voltò verso di lui.

Aveva un sorriso talmente rassicurarte e protettivo che lei si fece piccola piccola tra le sue braccia, portandosi la coda in avanti, come se la potesse nascondere.

Non ce la faceva, non poteva dirgli che si era ritirata. Avrebbe guadagnato solo la delusione del padre e se c'era un sentimento che non voleva vedere apparire nei suoi occhi era proprio quello. Con la madre, in parte ci era abituata, ma con lui non aveva mai avuto questi problemi e non aveva intenzione di cominciare in quel momento.

Goku, vedendo che non sarebbe riuscito a concludere nulla di quel passo, fece l'unica cosa che gli venne in mente: si chinò, avvicinando il proprio volto a quello della figlia, e le stampò un bacio sulla punta del nasino. La smorfia di Kin non tardò ad arrivare e con essa la luce nei suoi occhi; finalmente sua figlia si era ripresa.

Goku rise e lei scattò vendicativa sulle sue spalle; gli prese una ciocca di capelli e iniziò a tirarli. «Ahi ahi ahi! Va bene, va bene hai vinto tu!» Esclamò Goku tra le lacrime, che erano un po' per il dolore e un po' per la gioia.

Si buttò all'indietro, sdraiandosi così sul tronco, mentre Kin andava a sedersi a gambe aperte sul suo addome.

Goku si portò entrambe le braccia dietro la testa, per alzarla e poter quindi vedere la figlia. Notò con gioia che lo sguardo di prima era sparito, lasciando tornare la vivacità che contraddistingueva da sempre gli occhi scuri della piccola.

Ritentò dunque il suo approccio.

«Allora...» Iniziò. Stavolta Kin non distolse lo sguardo, così che lui fu sicuro di poter continuare. «Come mai sei venuta quassù con Gohan?»

Lei abbassò un attimo gli occhi, come per riflettere su cosa rispondere. «Papà...» Disse con voce tremante. Sapeva che se non fosse riuscita a dirglielo in quel momento non ci sarebbe più riuscita, e per farsi coraggio ripensava alle parole rassicuranti che le aveva detto il fratello. Raccolse tutto il proprio coraggio e continuò: «Devo dirti un paio di cose...»

Goku non la interruppe. Anzi, sorrise: pensava ci sarebbe voluto molto di più perché gli dicesse tutto.

Kin alzò lo sguardo e fissò i propri occhi dispiaciuti e colpevoli in quelli tranquillizzanti del padre. «Ho detto alla mamma che mi ero iscritta al Torneo...» Goku tacque per un istante, poi alzò leggermente il dorso e con un braccio avvicinò il corpo della figlia al proprio. L'abbracciò forte, tenendole una mano sulla schiena e l'altra dietro la testa.

La bimba sentì le lacrime salirle agli occhi; mai si sarebbe aspettata tanta comprensione da lui, anche se sapeva che se avesse reagito in modo diverso, sarebbe significato che non conosceva suo padre.

Dopo qualche secondo, Goku parlò dolcemente alla bimba: «E la mamma si è arrabbiata molto, non è vero?» Kin si sciolse dall'abbraccio e guardò il padre in volto. Aveva un enorme groppo in gola, così che riuscì solo ad annuire.

Il sayan intuì che sua figlia non avrebbe detto più nulla, perché altrimenti sarebbe scoppiata a piangere, e ovviamente lui la conosceva: era troppo orgogliosa per piangere ancora, probabilmente era certa di aver versato già troppe lacrime per quel giorno.

Perciò rinunciò al suo proposito e le disse lui com'era andata. «E tu ti sei andata a ritirare dal Torneo, così la mamma ti avrebbe perdonata. Ma adesso hai paura di aver deluso me.» Il labbro inferiore di Kin tremò sempre più forte e lui vide che stava facendo una fatica terribile a contenere le lacrime.

Fece scorrere la mano che le teneva dietro la nuca sopra la testa, e gliela massaggiò dolcemente, sorridendole al contempo incoraggiante con gli occhi chiusi. «Devi stare tranquilla, tu non potrai mai deludermi. Qualunque cosa accada, sarai sempre la mia bambina e a meno che tu non tenti di distruggere la Terra per qualche assurda ragione, non mi vedrai mai deluso di te. Al massimo arrabbiato, se diventassi come tuo zio Radish e volessi far del male a degli innocenti...» Aprì gli occhi e poggiò la sua fronte a quella della figlia, divenendo di colpo serio e fermando la mano sulla piccola testa nera. Poi concluse la frase, con voce leggermente roca: «Ma mai deluso.»

Kin a quel punto non ce la fece più a trattenersi e scoppiò in lacrime, abbracciando il padre al petto.

Pianse talmente tanto e forte che quando si staccò pensava di aver perso la voce, e la maglietta azzurra del guerriero era completamente fradicia.

Quando si allontanò, Goku le accarezzò la testa, guardandola dritta negli occhi: «Questa sera parleremo con la mamma e sistemeremo tutto, okay?» La bimba tirò su con il naso un'ultima volta, si strusciò il braccio sugli occhi per rimuovere le ultime tracce delle lacrime e annuì con un sorriso che le percorreva il volto da parte a parte.

Un grido che riconobbe essere di suo fratello la fece voltare tremante verso il ring, dove ormai l'incontro era cominciato da un po', e rabbrividire.

Nonostante Goten fosse migliorato molto in quel periodo, non riusciva a tener testa al Principe. Il grido era dovuto ad una ginocchiata allo stomaco che aveva privato il giovane sayan della capacità di agire per qualche secondo.

«Io non sono come tuo padre ragazzo, non mi ritirerò e non ti lascerò la vittoria tanto facilmente!» Sputò aspro Vegeta, fermo nella propria posizione d'attacco.

Barcollando sulle gambe all'indietro, tenendosi le entrambe le braccia al petto per tentare di mitigare il dolore che lo pervadeva, Goten alzò il volto verso l'avversario, il quale lo fissava con uno sguardo che trasudava tutto il proprio orgoglio e la propria sicurezza per quella vittoria.

 
 
 

Ad essere sincera mi dispiace per questo capitolo, perché davvero povero di contenuto... Tra quelli della storia, onestamente, è quello che mi piace di meno e che ho fatto più fatica a scrivere (una fatica ASSURDA, voi non avete idea!); ma sentivo comunque il bisogno di inserirlo per il momento Goku-Kin, che in parte era d'obbligo con ciò che è successo alla piccola. E oltrettutto mi è roso un fottio far ritirare Goku! >_< Ma non ne ho potuto fare a meno per i fini della trama... Da un certo punto di vista, è come se questa storia mi stesse comandando anziché viceversa xD
La lotta Vegeta VS Goten ho dovuto inserirla nel successivo che, tranquilli, è già pronto e pubblicherò o in serata o domani ;) Spero vi piaccia, per adesso è il mio primo in classifica, anche se lo scontro che credo mi sia venuto meglio sia la finale :P Poi mi direte voi :3
Beh, non ho altro da dire per ora... Alla prossima! ^^


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 7
*** Semifinali ***


Anno 782

Goten si mise nuovamente in posizione, con i polmoni che gli dolevano ad ogni respiro e gli occhi che facevano fatica a stare aperti. Era distrutto, ma ciò nonostante non avrebbe mollato, cadesse il cielo.

Vegeta era troppo forte per lui, lo sapeva bene da prima di iniziare a lottare. Non si illudeva di batterlo con la forza, atterrarlo per dieci secondi era impensabile; perciò cercò di trovare un'idea che gli permettesse di buttarlo fuori dal ring.

Digrignò i denti per farsi forza, e per guadagnare tempo per pensare iniziò a lanciargli contro quante più sfere d'energia poteva. Era un attacco debole, lo sapeva, ma almeno gli avrebbe concesso quel tempo di cui adesso aveva terribilmente bisogno per pensare ad una strategia.

Come prevedibile, il Principe nemmeno si scansò per evitare le sfere d'energia avversarie: posizionò semplicemente una mano in avanti e ne lanciò altrettante, che andarono a scontrarsi con quelle del giovane e annullarsi a vicenda.

Goten interruppe l'attacco, aveva avuto un'idea che forse poteva funzionare, anche se gli sarebbe costata qualche nuovo livido. Appena Vegeta si accorse che il ragazzo si era arrestato, aprì il palmo della propria mano e gli scagliò contro una sfera che l'avrebbe sicuramente messo KO se l'avesse colpito.

Una scintilla attraversò gli occhi del giovane, che la evitò alzandosi in volo. La sfera d'energia si andò a schiantare contro il muro, riducendolo in polvere.

Goten torse il dorso, portandosi le mani indietro: «Kame...»

«Tsk. Non crederai di poter usare lo stesso trucco che hai utilizzato con quel cyborg, vero?» Gli ringhiò contro Vegeta, ancora a terra.

«...Hame... Ha!» Il Principe si alzò in volo e gli andò di fronte, un istante prima che il giovane scagliasse il colpo.

Con la uno schiaffo gli spostò le mani, facendo così in modo che l'onda andasse verso l'orizzonte.

«È ora di finire questo incontro, mi sono stufato.» Goten lo guardò con gli occhi che gli tremavano. Non fece in tempo a dire o fare nulla che Vegeta lo attaccò con diversi pugni, che il ragazzo riuscì a parare per miracolo.

Un sorriso si fece spazio sulle labbra del Principe dei sayan, che diede al ragazzo una ginocchiata allo stomaco. Spinto indietro e incapace di reagire, Goten si sentiva spacciato.

Vegeta lo fermò dopo pochi metri e lo lanciò verso il ring, unendo i pugni e colpendolo alla schiena.

L'impatto tra il ragazzo e il tappeto bianco creò una voragine profonda diversi metri e un'immensa nuvola di polvere.

Goten rimase immobile per qualche istante. Quando si rese conto che era a terra, fece appena in tempo a girarsi a pancia in su che si accorse della saliva che gli usciva dalla bocca; alzando la testa e spalancando gli occhi per riflesso condizionato, vide la mano a pugno di Vegeta sul suo torace.

Dopo qualche istante arrivò il dolore lancinante del colpo, e con esso anche il suo grido, che risuonò per tutto l'area circostante il Torneo.

Kin rabbrividì e si tappò le orecchie, nascondendo il proprio volto tra i pettorali del padre: quello scontro le faceva terribilmente paura.

Goku sentì la piccola fare pressione contro i propri pettorali e la cinse con un braccio.

Tornò a guardare il match, conscio che suo figlio fosse al limite, e che se non si fosse inventato qualcosa al più presto non avrebbe avuto speranza.

Vegeta lasciò il ragazzo e si rialzò in volo, atterrando coi piedi sul tappeto bianco ancora integro che circondava la voragine. Si diresse verso il giudice e gli intimò: «Ehi tu, inizia a contare.»

Quello si avvicinò alla voragine e guardò in basso, tremante. Vedendo Goten immobile, iniziò il conteggio.

Da là sotto e stordito com'era, il ragazzo udì a mala pena la voce del giudice. Strinse della terra nel pugno e digrignò i denti, sentendo appena che era arrivato al sette. Non poteva perdere, non in quel modo.

Una nuova energia gli pervase il corpo e gli diede la forza di rialzarsi, scattando con un salto fuori dalla voragine nella quale si trovava, interrompendo il giudice al numero nove, quando ormai aveva il dieci sulle labbra.

Guardò il suo avversario, stringendo i pugni e con una luce negli occhi piena di determinazione. Non aveva ancora perso.

Si mise in posizione d'attacco, nonostante il fiatone e il dolore lancinante allo stomaco.

Vegeta piegò leggermente la testa di lato accennando ad un sorriso, per poi congratularsi con lui: «Sei in gamba ragazzo, non credevo ti saresti rialzato.»

Tornò di colpo serio, aggrottando le sopracciglia ancor di più: «Ma adesso la finiamo qui.»

Si lanciò contro di lui caricando il pugno, che però il ragazzo riuscì a schivare all'ultimo, contrattaccando con una potente ginocchiata allo stomaco. Approfittò poi di un trucco insegnatagli dal padre e caricò d'aura il proprio prossimo colpo, per colpire Vegeta con una gomitata dietro la schiena che lo spedì con la faccia sul tappeto bianco.

Si allontanò da lui in fretta, sperando di poter riprendere fiato per qualche secondo, ma la cosa non gli fu concessa, perché il Principe si rialzò subito e gli andò incontro con l'intento di colpirlo con un nuovo calcio. Goten parò il colpo fermando il piede con entrambe le mani.

Chiamò a sé le ultime energie rimastagli e con non poco sforzo alzò il Principe e lo scaraventò verso l'esterno del ring.

Questi si fermò al bordo, fecendo attrito con i piedi che riuscì in pochi istanti a far toccare terra, rigirandosi in aria.

Si voltò con sguardo furioso verso il ragazzo, pronto a fargliela pagare cara per quel tentativo, ma prima che ne avesse la possibilità Goten gli arrivò da dietro, e una sua gomitata in piena schiena fece fare quei due passi in avanti a Vegeta che gli fecero toccare terra con un piede.

A quel punto, il giudice proclamò Goten vincitore, e il ragazzo, privo di energie, si lasciò cadere con la schiena sul ring.

Incapace di trattenere la gioia che provava, nonché la propria incredulità per essere riuscito a sconfiggere Vegeta, iniziò a ridere senza controllo, sdraiato a pancia in su e con le braccia aperte a croce.

Goku sorrise orgoglioso del figlio. La minore era ancora con il volto rintanato al suo petto, perciò le poggiò una mano sulla testa e le disse: «Hei Kin, adesso puoi guardare.»

Lei alzò lo sguardo e si voltò verso il ring titubante. Vide il fratello che rideva come un deficiente, sdraiato sul tappeto bianco e Vegeta a terra, perciò si voltò con la speranza negli occhi verso il padre.

Lui annuì sorridendo, confermando alla piccola che il loro ragazzo aveva vinto il match.

Gli occhi di Kin si riempirono d'orgoglio e la vivacità tornò a prendere il possesso del suo corpo. Saltò sulla spalla del padre, tenendosi in equilibrio grazie alla coda, e gli si rivolse entusiasta: «Come ha fatto? Era spacciato!»

Lui la guardò e accennò ad un sorriso ironico. «Ma come? Hai avuto paura e hai smesso di guardare e adesso vuoi sapere come ha fatto a vincere?»

Il volto della piccola si spense, e scese dalla spalla, allontanandosi dal padre di qualche passo: non aveva colto il sarcasmo e pensava fosse arrabbiato con lei perché aveva avuto paura. Perché era proprio questo ciò che le era accaduto: aveva avuto paura. Aveva temuto che suo fratello non uscisse vivo dall'incontro, dubitando di lui e delle sue capacità.

Goku le si avvicinò perplesso da dietro. Arrivatole vicino, si mise a sedere a gambe incrociate e la guardò preoccupato, prendendola in braccio. «Kin, che è successo?»

Lei rispose senza guardarlo negli occhi, ma posando il suo sguardo sul fiore che aveva notato prima. «Io... Mi dispiace... Non ho avuto il coraggio di continuare a guardare, ho avuto paura che Vegeta uccidesse Goten... Non ho avuto fiducia in mio fratello...» Goku cercò di dirle qualcosa, ma lei lo precedette, con tono ancora più triste, che non poteva essere per non aver avuto il coraggio di guardare il match fino in fondo. «Papà. Mi dispiace.»

«Ti dispiace perché non sei riuscita a vedere tuo fratello che veniva picchiato?» Tentò di indovinare lui, provando a buttarla sul ridere, ma lei scosse la testa, sempre più triste. «Non solo...»

Alzò lo sguardo e posò i suoi occhi scuri in quelli del padre. «Mi dispiace per questa mattina. Tu e la mamma avete litigato per colpa mia, non è vero?»

Dal modo in cui glielo disse, Goku percepì tutta la paura che la figlia aveva provato vedendo i genitori gridarsi l'uno contro l'altro, per la prima volta.

In effetti, una cosa del genere non era mai successa in casa loro, ma solo perché lui non si era mai permesso di puntare i piedi contro la moglie.

La piccola scese dalle gambe del padre e gli diede nuovamente la schiena, a testa bassa.

Goku scostò lo sguardo, incapace di rivelare a Kin che la sua intuizione era giusta e altrettanto incapace di mentirle, quando i suoi occhi furono catturati dal fiore che prima sua figlia aveva guardato con tanta curiosità.

Il sayan si sporse verso di esso e lo staccò dal proprio stelo, facendo però attenzione a lasciare una parte del corto gambo attaccata.

Lo portò davanti al volto e se lo rigirò nella mano, osservandone le variazioni di colore.

Prese nuovamente sua figlia in braccio e, prima che potesse dire qualsiasi cosa, le scostò una ciocca dei lunghi capelli neri e le posizionò il fiore sull'orecchio, facendolo stare in equilibrio grazie alla parte di gambo che gli aveva lasciato.

«Sai come si chiama questo fiore?» Le chiese, mentre glielo finiva di sistemare tra i capelli. Lei fece cenno di no con la testa, mentre gli lanciava un'occhiata interrogativa.

Lui rispose in un sorriso: «Rosa Dorlobla.» La bimba lo guardò scettica.

Il sayan rispose con un sorriso: «Ehi, non guardarmi così. So che è un nome strano, ma non sono stato io a darglielo.» Disse divertito.

Kin si lasciò sfuggire un sorriso dato dall'espressione del padre, prima di sentire le sue forti braccia stringerla. «Ciò che è importante, non è il nome, quanto il suo significato. Una rosa viene donata alla persona alla quale si tiene di più, ad una persona che è speciale e ha preso un pezzo del tuo cuore, un pezzo che non può più essere restituito. Io ho regalato tante rose a tua madre in passato; quando tornavo a casa dagli allenamenti e mi imbattevo in un roseto, ne prendevo più che potevo e gliele portavo. Questo la rendeva sempre felice. Restava tutta la sera ad ammirarle, era bellissima in quei momenti.»

Kin osservò suo padre; non poté fare a meno di notare i suoi occhi scuri: sembravano due buchi neri che si stavano perdendo nei propri ricordi.

L'uomo sospirò, prima di proseguire. «È molto tempo che non le porto più un fiore, troppo tempo. Sono un pessimo marito...»

Guardò la bimba negli occhi. «È solo per questo che tua madre e io abbiamo litigato, non per colpa tua. Ultimamente abbiamo affrontato un periodo nel quale siamo un po' distanti, per una ragione o per un'altra, e questa mattina siamo esplosi.»

Kin guardò basso, cercando di comprendere al meglio ciò che le era appena stato rivelato.

Un'idea le attraversò la mente, così che alzò il volto gioviale e la propose a suo padre: «Facciamolo oggi!»

Lui la guardò interrogativo e lei si spiegò meglio, con un sorriso che le attraversava il volto: «Andiamo a raccogliere delle rose alla mamma e portiamogliele a casa, così quando stasera rientrerà avrà una bella sorpresa ad aspettarla!»

«Ma, non vuoi vedere il match?» Chiese perplesso Goku.

Kin si alzò in piedi, prendendo nelle mani le maniche del gin paterno, e guardandolo dritto negli occhi con una sicurezza senza pari. «Andiamo papà! Il tuo rapporto con la mamma è molto più importante di un match! E comunque adesso il ring è distrutto, ci vorrà un'altra ora buona prima che Trunks possa combattere e a quel punto noi avremo finito!»

Il genitore non era molto convinto, così che lei assunse la sua espressione esasperata, gonfiando le guance e avvicinando le sopracciglia. Sbuffò e gli saltò sulle spalle, cocciuta e ormai decisa a sistemare il rapporto tra i suoi genitori.

«Andiamo! Con il teletrasporto faremo in un attimo, forza!» Gridò con tono autoritario, tirandogli i capelli. Sapeva che non avrebbe resistito a lungo, e così fu, perché dopo qualche breve istante Goku si alzò in piedi e prese la figlia da sotto le braccia, portandosela davanti al volto.

«Tu sei davvero testarda, sai?» Le chiese disarmante. Lei, per tutta risposta, sorrise soddisfatta.

Il sayan contraccambiò con un sorriso arreso. «Avanti, sali sulle mie spalle, andiamo a raccogliere le rose per la mamma.» Disse alla fine.

Lei obbedì, entusiasta e impaziente di vedere il volto della madre brillare di gioia, quando avrebbe visto i fiori, certa che stavolta sarebbe andato tutto bene.

Goku si concentrò, portò indice e medio alla fronte e si teletrasportò nel luogo dove sapeva esserci molti bei roseti, dotati di molteplici razze.

I due riapparvero parecchio tempo dopo, all'arco dietro il ring. Ci avevano messo più del previsto a raccogliere tutti i fiori necessari e a portarli a casa; inoltre, avevano voluto fare un salto da Balzar per prendere qualcuno dei suoi fagioli magici.

Piccolo fu il primo a vederli apparire. «Ah, finalmente. Siete tornati. Finito tutto?» Goku rispose portandosi una mano dietro la testa: «Non sfugge proprio nulla alle tue orecchie, eh amico?»

«Ti sorprendi ancora dopo tutti questi anni?» Chiese lui in un sorriso furbo. «Eh eh»

Kin scese dalle spalle del padre e si affacciò oltre il paravento, per osservare l'incontro.

Trunks era ridotto piuttosto male, Majin Bu era un avversario ostico, il ragazzo lo sapeva bene.

Il sayan si passò il polso sulla bocca, asciugandosi il sangue che gli era uscito dal labbro spaccato.

Si fiondò nuovamente verso l'avversario, caricando il pugno, ma questi lo evitò senza alcuna difficoltà, apparendogli dietro e con una smorfia divertita in volto, gli inflisse una gomitata sul collo. Il ragazzo la schivò all'ultimo, usando la supervelocità per alzarsi in volo.

Majin Bu lo seguì senza tanti complimenti e lo scontro tra i due continuò a dieci metri da terra.

I colpi si susseguivano ad una velocità impressionante, ma il sayan era in netto svantaggio. Non ancora completamente ripresasi dalle fatiche contro Goku, ben presto non vide arrivare un pugno che lo colpì in pieno volto e lo fece precipitare per qualche metro.

Si fermò a mezz'aria e si fiondò nuovamente sul nemico, tentando un attacco da dietro, ma l'altro lo prevenne alzando il braccio destro e colpendolo con un altro pugno in faccia.

Trunks cadde nuovamente per qualche metro, prima di tornare in sé e, con il rivolo di sangue che gli scendeva dalla fronte, tentare un nuovo attacco di lato.

Anche questo andò a vuoto, e Majin Bu lo colpì da sopra con una gomitata troppo veloce perché il ragazzo potesse schivarla o anche solo vederla, dato che era costretto ad un occhio chiuso perché incrostato dal sangue.

Si riprese dopo una breve caduta, ma stavolta si allontanò da lui anziché colpirlo, alzandosi ancora di più di quota.

Majin Bu lo osservò senza espressione per qualche istante, poi Trunks lo vide semplicemente sparire e la sua salita si bloccò, perché era rimbalzato con la schiena contro qualcosa di estremamente gommoso.

Rimase paralizzato per qualche istante, poi tornò ad assumere una faccia seria e si voltò veloce, tentando di colpirlo con un calcio. Majin Bu evitò anche questo attaccò, gli andò dietro e, mentre Trunks fece appena in tempo a voltarsi per vedere il sorriso del suo avversario, lo scaraventò a terra colpendolo alla base del collo con entrambi le mani unite.

Il sayan cadde irrimediabilmente sul ring, sprofondando nel pavimento bianco di mezzo metro.

Majin Bu atterrò e iniziò a saltellare felice, esultando sul fatto che si sarebbe potuto comprare tutta la cioccolata che voleva con i soldi della vincita.

Quella cantilena assurda fece ribollire il sangue del giovane sayan nelle vene, facendolo rialzare e facendogli venire in mente l'idea perfetta con la quale vincere.

Un sorriso degno di suo padre gli si dipinse in volto e, mettendosi in posizione d'attacco, si rivolse verso il suo avversario: «Ehi ciccione! Smettila di cantare e vieni a prendermi!»

Majin Bu si zittì all'istante e gli gridò offeso: «Chi avresti chiamato ciccione?»

«Trunks smettila prima di farlo arrabbiare!» Esclamò dalle tribune un cadaverico Mr. Satan, impaurito dal potere di Bu e sapendo bene quando egli fosse permaloso.

Trunks sorrise: il suo piano stava funzionando. «Proprio te, palla di lardo.» Il fumo iniziò ad uscire fischiando dai buchi sulla testa dell'essere rosa, colmo d'ira

«Ma guardati, sei talmente brutto che sembri un chewingum masticata e sputata.» Il sayan si voltò e gli mostrò il fondoschiena, dandosi delle sculacciate. «Avanti, vieni a prendermi, razza d'avanzo di cibo scadente!»

«Oh no... È finito...» Esclamò Mr. Satan passandosi le mani sulla faccia disperato.

«Io non sono brutto! Ti spaccherò la faccia!» Gridò Majin Bu, mostrando i suoi occhi a mandorla e con il fumo che gli usciva da ogni buco del corpo, fischiando come una caffettiera impazzita mentre si fiondava sulla sua vittima.

Trunks sorrise e arretrò ancora di qualche passo. Quando Majin Bu gli fu di fronte e stava caricando il colpo, ormai sul limite del ring, il giovane gli andò alle spalle e lo spinse fuori con un calcio che spinse il suo avversario verso il basso, facendogli così toccare irremidiabilmente il terreno, mentre lui si allontanava dal bordo con un salto.

Trunks gli fece la linguaccia con tanto di smorfia aprendosi l'occhio e ridendo: «Te l'ho fatta!»

Majin Bu si guardò attorno confuso. Quando si rese conto di aver perso il match, il fumo iniziò nuovamente a uscirgli dai buchi che aveva sul corpo.

«Aspetta Bu! Guarda, tieni, prendi questa cioccolata!» Esclamò Mr. Satan, probabilmente l'unico in grado di calmarlo, correndogli incontro. Se non fosse accorso, sarebbero stati guai per tutti.

L'uomo, placato l'amico, si rivolse al ragazzo sul ring, ancora pieno di paura: «Sei stato un irresponsabile! Saremmo potuti morire tutti!»

Trunks cadde seduto, con un sospiro di sollievo, ridendo nervosamente.

Il giudice di gara arrivò in quel momento e alzò il braccio al ragazzo, proclamando: «Ecco il secondo finalista! Trunks!» Il pubblicò lo acclamò e il sayan si lasciò scappare un sorriso, prima di alzarsi e dirigersi verso l'arco e gli altri.

Appena arrivato di fronte al paravento, Trunks si vide arrivare incontro Kin, che gli saltò addosso entusiasta, facendolo cadere all'indietro. «Ce l'hai fatta!»

Lui la guardò sbattendo gli occhi confuso, mentre lei lo guardava piena d'entusiasmo, evidententemente eccitata dal match. «Sei stato incredibile! Sei un genio, come ti è venuto in mente di ingannarlo a quel modo? E poi lassù in cielo! Ne hai prese talmente tante che non credevo avresti avuto la forza di rialzarti! E...»

«Okay, adesso basta Kin.» La interruppe Goten avvicinandosi ai due, sorridendo divertito e con in mano un piccolo sacchetto di iuta.

Lei, seduta sulle gambe di Trunks, si voltò verso il fratello con ancora i pugni davanti al petto, sbattendo i propri occhioni confusa.

Goten la prese per il collo del vestito e l'alzò, sollevandola fino a ritrovarsela faccia a faccia. «Non vedi com'è conciato questo poverino? Non puoi saltargli addosso così. E poi sei una signorina ormai, non lo sai che non sta bene saltare addosso ai ragazzi con tanta irruenza?»

Lei lo guardò stringendo gli occhi, irritata da quelle riprese. «Guarda che se adesso tu riesci a muoverti è solo grazie ai fagioli di Balzar, quindi non darti tante arie, fratellone.»

Lui lasciò la presa della piccola con un sorriso, poi si rivolse a Trunks, porgendogli un senzu, preso dal sacchettino che aveva in mano. «Avanti, prendi. Non ho intenzione di combattere contro di te conciato in quel modo, non ci sarebbe divertimento!»

Trunks prese il fagiolo con un sorriso riconoscente e lo buttò giù. Si sentì tutte le energie tornare a circolare nel suo corpo e i dolori sparire completamente.

Goten gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi e lui l'accettò, battendo poi la mano sulle spalle dell'amico, dirigendosi con lui e la sua sorellina verso gli altri.

«Ci vorranno una ventina di minuti prima che sistemino il ring per la finale.» Stava dicendo Piccolo. Goku annuì concorde, poi si voltò mentre sua figlia gli montò agilmente sulla spalla, sedendosi su di essa come ormai era abituata, e nel farlo lasciò che la coda le sbucasse da sotto l'abito e avvolgesse parte del collo paterno.

Ancora una volta, Krilin la guardò curioso.

Intanto, il sayan si rivolgeva alla propria figlia: «Kin, che ne dici di andare dalla mamma per vedere il match?»

Lei si voltò per guardarlo negli occhi e annuì in un sorriso. Poi, inaspettatamente, disse: «Mi avvio, raggiungici là.» Detto questo, scese dalla spalla del padre e iniziò a correre verso le tribune.

Si fermò dopo pochi passi e tornò indietro, avvicinandosi al fratello.

Arrivatagli di fronte, lui la prese in collo prima che lei potesse chiedergli qualsiasi cosa. La bimba gli stampò un bacio sulla guancia, poi gli prese il volto sorridente tra le manine e lo guardò dritto negli occhi neri, seria: «Metticela tutta fratellone, devi vincere!» Lui le strizzò l'occhio e la lasciò poi andare.

Quando si era distanziata di qualche passo, si sentì chiamare dall'altro ragazzo: «Ehi! E a me nemmeno un misero "in bocca al lupo"?» Lei si voltò, si portò le mani unite dietro la schiena e si avvicinò a lui timidamente a testa bassa.

Kin fece cenno al ragazzo ora di fronte a lei di chinarsi; lui ubbidì con un sorriso e lei fu veloce a dargli un breve bacetto sulla guancia, sussurandogli appena: «Buona fortuna Trunks.» Per poi scappare rossa in volto verso gli spalti.

Il ragazzo si accarezzò la guancia e la guardò allontanarsi intenerito, rialzandosi. Krilin, accanto a lui, gli diede di gomito, sogghignando: «Ehi, mi sa che hai fatto una bella conquista ragazzo mio.»

Trunks fissò l'uomo, rosso come un peperone in volto, ma prima che potesse ribattere, quest'ultimo cambiò discorso, portandosi pensoso un dito al mento e guardando in alto, come se lo aiutasse a riflettere meglio. «Stavo pensando... Che certo che è davvero strano che una sayan abbia paura del buio, chissà cosa le è successo...»

Trunks e Goten si scambiarono un breve sguardo, per poi abbassare subito gli occhi. Sapevano che era colpa loro.

Da bambini, un giorno d'autunno, i due si erano accampati in tenda nel giardino di casa Son. Kin era andata da loro, per racimolare qualche momento di gioco come faceva sempre, e i tre erano rimasti insieme fino all'ora del tramonto.

Trunks si era ricordato che quella notte ci sarebbe stata la luna piena, perciò per evitare la trasformazione le disse di tornare in casa, ma lei fu irremovibile.

Quando, dopo interminabili minuti riuscirono a convincerla, Goten prese la sorellina in braccio tenendole il volto rivolto verso il proprio petto, facendole chiudere gli occhi con la scusa che fosse un nuovo gioco, per impedirle in realtà di vedere la luna che già splendeva nel cielo scuro; ma dopo pochi passi lei alzò lo sguardo oltre la spalla del fratello per stare in una posizione più comoda, e i suoi occhi neri incontrarono la candida luce bianca della luna piena.

Goten sentì d'improvviso il corpo della sorellina rilassarsi e la guardò. Notò con paura che i suoi occhi stavano diventando rossi e il suo petto iniziava ad alzarsi e abbassarsi in modo irregolare, a ritmo del suo cuore, così chiamò Trunks per ricevere aiuto. Appena il ragazzo uscì dalla tenda, imprecando contro l'amico, una nube scura coprì la luna, arrestando la trasformazione della piccola, e lo shock di un fulmine che cadde a pochi centimetri dai due Son, di fronte ai suoi occhi, la fece tornare di colpo normale.

In pochi istanti, fuori imperversava un terribile temporale.

Goten e Trunks si affrettarono a riportare Kin in casa, la quale aveva iniziato a piangere terrorizzata.

Mezzi d'acqua e senza genitori, dato che Goku, il quale doveva tenerli d'occhio mentre la moglie era in visita dal figlio, era andato a procurarsi la cena nel bosco, i due maschietti fecero del loro meglio per tranquillizzare la piccola, senza però avere grande successo.

Così Trunks decise di provare a distrarla con una storia.

Le narrò una di quelle che gli raccontava suo padre quand'era piccolo, nonostante i tentativi di Goten di narrarle qualcosa di più leggero; era una sul pianeta Vegeta, che trattava di una guerra che avevano combattuto contro un pianeta vicino per conquistarlo. Ma la piccola, com'era immaginabile, non gradì il macabro racconto di terrore, con tanto di sottofondo buio illuminato a intermittenza da tuoni e lampi, e non appena vide apparire il padre sulla porta gli saltò al collo terrorizzata.

Kin aveva appena due anni, quel giorno nacque in lei la paura delle tenebre e dei tuoni, e non le era più sparita.

«Forse qualche trauma che ha avuto da piccola...» Continuò a riflettere Krilin, a voce alta.

«Non mi viene in mente nulla... Tranne una volta che...» La voce di Goku fu interrotta da quella del giudice, che annunciava l'inizio dell'ultimo match.

Il sayan guardò i due giovani interessati, che presto si sarebbero scontrati, orgoglioso di entrambi. «Ragazzi.» Trunks e Goten si voltarono verso l'eroe. «Fateci vedere un bell'incontro.»

I due giovani sorrisero, si guardarono un breve istante negli occhi e annuirono, impazienti di iniziare.

Il gruppo formato dai combattenti eliminati si diresse verso le tribune per assistere al match con i familiari, mentre Trunks e Goten si posizionarono dietro il paravento, in attesa di essere annunciati.

«Ehi Son.» Disse Trunks, continuando a guardare avanti con un sorriso degno di suo padre. «Sappi che non mi risparmierò.»

Goten accennò ad un sorriso ambizioso, anche lui non togliendo gli occhi dalla direzione del ring. «Neanch'io lo farò Brief.»

A quel punto il giudice chiamò i loro nomi, presentandoli, e i due percorsero il vialetto che li separava dal ring, dal loro duello e dal titolo.

 
 
 
 

- Agli studenti in agraria, esperti di botamica, amanti dei giardini e quant'altro... -
Non falciatemi per la cosa della rosa xD So che ho detto un'assurdità, che le rose non nascono sugli alberi, ma in fondo è l'Universo di Dragon Ball questo, no? Hanno un cane parlante come presidente, i dinosauri e le macchine volanti, quindi può benissimo darsi che le rose nascano sugli alberi xD
E dopo questo breve messaggio di demenza, vi d'ho appuntamento al prossimo e ultimo capitolo di questa parte della storia! :*


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 8
*** E la vittoria è di... ***


Anno 782

«Signore e signori, benvenuti alla finale del 27° Torneo Mondiale di Arti Marziali!»

Il pubblico esultò all’introduzione euforica del giudice. L’uomo attese il placarsi dell’entusiasmo e si rivolse indicando il ragazzo dai capelli neri: «Alla mia destra, il primo finalista: Son Goten!»

Uno scrosciare d’applausi e fischi si udì fin quasi a Satan City, così come per la presentazione dell’altro ragazzo, che non fu accolta con meno calore: «E alla mia sinistra, ecco per voi Brief Trunks!»

Goku appoggiò le braccia sulle proprie ginocchia, osservando i due sul ring con un sorriso. «Sarà un incontro molto interessante.» Kin spostò lo sguardo verso di lui e, tornando a guardare l’immagine del fratello, chiese: «Papà, secondo te chi sarà a vincere?»

Il guerriero osservò per qualche secondo entrambi i ragazzi, notando i loro sguardi concentrati e ogni singolo muscolo dei loro corpi tesi quasi fino allo spasmo, pronti a scattare. Tirò un sorriso furbo, pronto a godersi uno dei più bei spettacoli della sua vita: «Non te lo so dire, ma posso assicurarti che ci faranno assistere ad un grande match.»

La bimba avvicinò le sopracciglia tra loro, parlando a se stessa in modo di farsi coraggio: «Stavolta non distoglierò lo sguardo per un solo istante!» Poi diede un morso al suo panino.

Goku la guardò e le chiese con la bava alla bocca: «Ehi Kin, quando hai preso da mangiare?»

Lei lo guardò innocente per qualche secondo negli occhi. «Intendi questo? Li vendono al chiosco, costa tre zeni. Me lo ha comprato Gohan, l’ho incontrato mentre prendeva un gelato a Pan quando sono venuta alle tribune.»

«Uffa lo voglio anch’io… Sto morendo di fame!» Si lamentò l’uomo. Lei allontanò il cibo dalla portata del padre, torcendo il busto. «Vai a prendertelo, questo è mio!» Esclamò capricciosa.

Avrebbe dato la vita per suo padre, ma mai il suo cibo.

«Andiamo Kin, l'incontro sta per iniziare, non puoi darmi nemmeno un morsino?» Goku la guardò implorante, lei per tutta risposta e per impedirgli di prenderselo in un momento di distrazione, se lo infilò tutto in bocca. Lo guardò con un sorriso soddisfatto, mentre suo padre stava per scoppiare a piangere dalla fame e gli parlò per quel poco che riusciva a muovere la bocca, con le guance che sembravano star per esplodere. «Mi bippafe papà, ofmai è finibo fuffo.»

Detto questo, tentò di buttare giù l’enorme boccone. Suo fratello, seduto accanto a lei, aveva assistito a tutta la scena divertito. «Tieni Kin, altrimenti poi ti farà male lo stomaco.» Le disse, porgendole un po’ della sua bibita.

«Grazie!» La bimba prese il bicchiere con un sorriso e bevve due sorsi soddisfatti, prima di restituire il contenitore contenente il gustoso liquido ghiacciato al suo interno a Gohan.

Goku si lasciò cadere in avanti la schiena, sospirando con aria da vittima: «Ah… Nessuno pensa mai a me…» I suoi due figli risero divertiti.

«Bene, che inizi la finale!» L’annuncio del giudice fece puntare tutti gli sguardi sul ring, tornati seri ed attenti all’istante, quasi quanto quelli dei due sfidanti.

Il giudice del torneo non fece quasi in tempo a scendere dal ring dopo aver finito la frase, che i due sayan erano già scattati l’uno contro l’altro. Ognuno aveva preparato il proprio pugno destro e entrambi pararono il colpo dell’altro con la propria mano sinistra.

Aprirono i palmi e intrecciarono le dita, iniziando una prova di forza a spinta. La tensione del match era palpabile anche dall’ultimo posto delle tribune.

I due rimanevano praticamente fermi: le loro forze si eguagliavano.

La voce di entrambi riempì l’aria, già carica di energia e i loro volti si avvicinarono, fino a che le fonti si incontrarono e iniziarono a spingersi anche con la testa.

Di colpo, all’unisono, si staccarano e con un balzo arrivarono a sfiorare i due lati estremi del ring.

«Allora Son, che ne dici? Smettiamo di giocare e facciamo sul serio?» Chiese Trunks in un sorriso. L’altro contraccambiò, rispondendo semplicemente: «A te la prima mossa, Brief.»

Era più forte di loro, quando combattevano l’uno contro l’altro si punzecchiavano chiamandosi solo con i loro cognomi o con i soprannomi che ognuno aveva dato all’altro, che puntualmente odiava. Era un modo per far irritare l’avversario e rendere lo scontro più divertente.

Trunks scattò in avanti e colpì l’avversario con un pugno, ma Goten lo parò con l’avambraccio. I colpi successivi poterono essere seguiti da ben pochi di coloro che assistevano al match: erano semplicemente troppo veloci.

Goten, per schivare un calcio diretto al suo torace, si chinò e colpì Trunks in pieno stomaco, ma questi fu abbastanza veloce da spostarsi e arrivargli alle spalle, immobilizzandolo per le braccia. Lo buttò pancia a terra e, premendo il ginocchio contro la sua schiena, continuò a tirargli i polsi verso l’alto.

«Allora, quanto ci vuole a farti arrendere e cedermi il titolo, Son?» Gli chiese in un sorriso. L’altro scoppiò a ridere di gusto.

Gli rispose lanciandogli un’occhiata fuggente, sogghignando: «Eh eh… Lascia che ti mostri com’è facile uscire dalla tua presa.»

Usando buona parte della sua forza, contrastò la pressione del ginocchio e inarcò la schiena, dimostrando notevole elasticità, quel tanto che bastava per arrivare con le braccia a prendere Trunks per le spalle. Gli sorrise e si aggrappò alla sua maglietta, per poi spingerlo in avanti.

Il ragazzo provò a puntare i piedi, ma non aveva una buona posizione e finì per volare in aria a qualche metro di distanza dall’avversario, prima di riuscire a fermarsi ed atterrare sul tappeto.

Alzò lo sguardo con un sorriso in volto. Si alzò eretto sulla schiena, portò una mano avanti a sé e con il palmo verso l’alto fece gesto all’altro di venirgli incontro, chiudendo appena le dita per un paio di volte, per mettersi poi in posizione ed aspettarlo.

Goten non se lo fece ripetere due volte e gli corse incontro, per iniziare nuovamente la loro danza di colpi, parate e schivate.

Era difficile stabilire chi tra i due fosse più forte o anche solo in vantaggio. Conoscendosi da tanto e avendo sempre lottato insieme, ognuno conosceva alla perfezione lo stile di combattimento dell’altro, cosa che rendeva la vittoria più difficile da raggiuingere per entrambi.

Iniziarono ad alzarsi in volo, continuando la loro lotta in cielo, senza che nessuno dei due prevalicasse.

Ad un certo punto, qualcosa si spezzò e Trunks non vide un pugno diretto al suo volto, che lo colpì in pieno e gli fece perdere un po’ di quota.

Si pulì il sangue dal labbro con il braccio e guardò in alto, verso Goten, con nuova grinta. Si portò una mano indietro e caricò una sfera d’energia grossa quanto un pallone da calcio, per poi lanciargliela contro.

Il sayan moro evitò l’attacco con facilità, spostandosidi lato, ma appena fu di nuovo visibile si trovò l’avversario dietro di lui che lo aveva nuovamente intrappolato, stavolta tenendolo per il collo, quasi bloccandogli la trachea.

Goten arrancò: incapace di respirare bene, gli era difficile anche solo pensare ad un modo per liberarsi da quella presa.

Portò entrambe le mani al braccio stretto attorno alla propria gola, in modo da tentare di mitigare l’effetto soffocamento, ma l’altro iniziò a prenderlo a potenti ginocchiate alla schiena, colpendo sempre nel solito punto, privandolo di ogni forza ad ogni colpo.

Avrebbe urlato, se solo avesse avuto fiato per farlo.

Quando Trunks sentì il corpo di Goten abbandonarsi alla sua presa, lo liberò, lasciandolo cadere verso il ring. Il ragazzo rimbalzò sul tappeto bianco una volta prima di lasciarsi completamente andare al tocco di quel pavimento ghiacciato.

Il giudice iniziò a contare ma non era arrivato nemmeno al tre che Goten si rigirò su se stesso, interrompendo così il conteggio, e guardò in alto verso il suo avversario. Era in cielo che l’aspettava, guardandolo con le braccia incrociate al petto e un sorriso orgoglioso sulle labbra.

Goten chiuse gli occhi, inspirò profondamente riempiendosi finalmente i polmoni che bruciarono terribilmente e sorrise. Riaprì gli occhi scuri con sguardo fiero, posizionò le mani sul ring sopra la sua testa e con un colpo di reni si rialzò, scattando in alto verso il suo avversario. Quando gli su a poca distanza, sulla sua mano portata indietro si formò una sfera d’energia di color rosso vivo, che, arrivatogli di fronte, Trunks si preparò a parare. Ma Goten si spostò velocemente dietro di lui e lo colpì alla schiena, spedendolo a tappeto.

Sul ring si formò una leve voragine intorno al corpo del ragazzo.

Si rialzò aiutandosi con le mani a fatica. «Io sono… Il figlio del Principe dei Sayan...» Sussurrò tra sé e sé. Si alzò tremante a carponi, con il respiro affannoso e pieno di rabbia.

Quel colpo era stato davvero forte; anche se piccola, quella sfera d’energia lo aveva privato di più energie che l’intero incontro con Majin Bu. Doveva essere sicuramente una nuova mossa, una di quelle di cui Goten gli aveva parlato giorni addietro.

Serrò i pugni sul tappeto bianco «Non posso…» Strizzò gli occhi, mentre attorno a lui minuscoli frammenti del ring iniziarono a volteggiare. «Perdere!» Gridò, trasformandosi in super sayan. Goten lo guardò come fosse diventato pazzo: avevano stabilito di non trasformarsi mai di fronte alla gente normale.

«Spettatori… A quanto pare… Trunks ha appena cambiato pettinatura…» Commentò allibito il giudice, non capendo come avesse fatto il ragazzo a cambiare aspetto così repentinamente.

«E va bene, se è il gioco duro ciò che vuoi...» Ringhiò Goten tra i denti, trasformandosi anche lui in super sayan. «Sarà ciò che avrai!»

«Non è possibile! Adesso anche Goten si è trasformato e sta venendo avvolto da un’aurea dorata, così come il suo avversario!» Esclamò sempre più confuso il giudice.

Il sayan più giovane si rannicchiò leggermente, torcendo il busto di lato e portando le proprie mani all’indietro vicine tra loro. «Kame…»

Trunks strizzò gli occhi, osservando ciò che il suo avversario stava facendo. Quando si accorse che aveva intenzione di lanciargli contro la mossa distintiva del padre, lui decise di fare altrettanto. Ma la versione perfezionata da lui stesso.

«Big…» Avvicinò le proprie mani a conca, davanti a sé, senza mai distogliere lo sguardo da Goten.

«...Hame…» La sfera azzurra si formò tra le mani del ragazzo in cielo, mentre nelle mani dell’altro ne naque una dorata. «...Bang…»

I due si mossero all’unisono, pronunciando entrambi l’ultima parola delle loro mosse, ovvero “ha” e “attack”, in un grido, stendendo le braccia e portando le proprie mani in avanti, dalle quali uscirono le due sfere d’energia. Esse si incontrarono esattamente a metà strada tra i due e al sol contatto con la sfera avversaria, esplosero producendo un enorme boato e una luce incredibile, tanto da accecare tutti i presenti per qualche eterno istante.

Quando si ritornò a vedere, gli spettatori poterono godere dei due che già avevano iniziato a combattere, riprendendo il loro scontro corpo a corpo lì dove lo avevano lasciato poco prima. L’unica differenza, oltre all’aspetto dei combattenti, era che Goten combatteva a qualche centimetro da terra mentre Trunks era coi piedi sul ring.

Di colpo, i due si ritrovarono nuovamente in una posizione di stallo, nuovamente impegnati in una prova di forza. Entrambi spinsero con tutte le proprie energie; frammenti sempre più grandi del ring si staccavano da quest’ultimo e iniziavano a volare intorno ai due avversari, i quali avevano i volti completamenti stravolti dalla fatica, ma nei loro occhi si poteva vedere chiaramente che nessuno dei due si sarebbe arreso.

Goten vinse la prova di forza, facendo sprofondare Trunks nel ring e creando di conseguenza una conca intorno al ragazzo. Ma questi approffittò di un istante di distrazione che notò subito negli occhi azzurri dell’avversario e, puntando bene i piedi a terra, lo scaraventò all’indietro, usando la presa che li aveva fino a quel momento tenuti uniti.

Goten andò a sbattere contro il ciò che rimaneva del tappeto bianco, tornando normale. Rimase a pancia in sù, sdraiato e immobile, completamente privo di energie per potersi rialzare. Ma anche Trunks, persi i poteri del super sayan per mancanza di energie, caduto in ginocchio e poi faccia a terra, era adesso sdraiato immobile sul pavimento gelido, anche lui incapace di rialzarsi.

Dopo qualche istante di smarrimento, il giudice stabilì che Trunks fosse caduto per secondo e quindi iniziò a contare in suo favore.

Kin non poté accettarlo e, portandosi le mani alla bocca per amplificare la propria voce, iniziò a gridare rivolta al fratello: «Avanti Goten alzati!»

«Forza fratellino, so che ce la puoi fare!» Gohan si unì al grido della sorella, scattando in piedi, seguito da Pan. «Alzati zio!»

Ben presto il pubblico si divise in due cori distinti: c’era chi tifava per Goten e chi per Trunks, ma tutti volevano che i due giovani si alzassero e continuassero quel match entusiasmante.

Goten aprì a fatica gli occhi, riconoscendo a stento la voce dell’amata sorella e dei suoi familiari.

I muscoli del suo braccio iniziarono a muoversi, come colpiti da brevissimi input. «Non posso…» Chiuse la mano a pugno, conficcandosi le unghie nel proprio palmo per darsi una svegliata. «Perdere... Non posso!» Mostrò al mondo i suoi occhi neri e si alzò di scatto a sedere, interrompendo così il conteggio del giudice, arrivato a nove.

Guardò avanti a sé con non poca fatica e vide Trunks sdraiato a terra.

Il giudice intanto aveva iniziato da capo il suo conto alla rovescia, stavolta in favore di Goten.

Il ragazzo cercò di alzarsi e andare verso l’amico, ma le gambe non ressero e si ritrovò ben presto a carponi.

Guardò a terra e vide perfetti tondi crearsi sul pavimento di fronte ai suoi occhi, formati da ogni goccia di sudore che gli cadeva dal volto, mentre cercava disperatamente di trovare una regolarità per il proprio respiro.

Non riusciva ad udire più nulla, tutti i suoni gli arrivavano alle orecchie come fossero stati lontani centinaia di metri.

Prima di svenire e cadere nuovamente sdraiato a terra, sentì a mala pena il giudice gridare il suo nome e il ronzio delle grida degli spettatori.

Vegeta lanciò una breve occhiata al compagno, che la colse e ne capì subito il significato. Entrambi oltrepassarono la ringhiera che li separava dal ring e accorsero ognuno dal proprio figlio.

Goku estrasse dalla fascia che portava in vita il sacchetto con i senzu dentro, ne prese uno e lanciò poi il contenitore di iuta ed il suo prezioso contenuto all'amico. Vegeta lo prese al volo, girò il figlio a pancia in su, tenendogli la testa alzata con una mano ed estraendo il senzu dal sacchetto con l'altra, per poi inserirlo tra le labbra del giovane.

Goku aiutò il figlio a masticare e buttar giù il fagiolo magico di Balzar, e dopo pochi secondi poté rivedere lo scuro dei suoi occhi, così uguali ai suoi da fargli venire i brividi ogni volta che li osservava.

«Ce l'hai fatta figliolo.» Goten vide l'immagine sorridente di suo padre farsi sempre più nitida man mano che il senzu compiva la propria magia. Tirò un sorriso e accettò l'aiuto paterno per rimettersi in piedi. Prima ancora di essersi eretto sulle gambe, gli chiese: «Come sta Trunks?»

Non fece in tempo a ricevere una risposta che fu costretto ad abbassare la testa, da un braccio che gli circondò il dietro del collo e lo spianse verso il ring. Il giovane sentì una mano scaruffargli i capelli e la voce ridente e giovale del suo amico: «Brutto mascalzone, mi hai battutto alla fine!»

Anche Goten rise, accompagnando così il suono cristallino della voce dell'amico con la sua.

D'improvviso si sentirono dividere da Goku, che fece un cenno al giudice di gara, il quale lo raggiunse subito per proclamare il vincitore. Si mise in mezzo ai due ragazzi, prese il polso di Goten e lo alzò al cielo, gridando entusiasta: «Ecco il vostro nuovo campione, Son Goten!»

Il ragazzo si guardò attorno con un sorriso orgoglioso che gli attraversava il volto da parte a parte, mentre si godeva le grida di esultanza del pubblico e i suoi applausi.

Kin saltò il muretto che la divideva dal fratello, quando ancora questi non aveva abbassato il braccio.

Gli corse incontro e lui l'accolse chinandosi sulle ginocchia e aprendo le braccia, così che lei si buttasse tra di esse e gli avvolgesse il collo in un entusiasmante abbraccio. «Sei stato eccezzionale fratellone!» Gli disse con la gioia che le sprizzava da ogni poro, mentre strusciava la sua guancia contro quella del ragazzo. Lui rise, respirando il dolce profumo della bimba e del fiore che aveva tra i capelli.

Lei gli prese il volto tra le mani, guardandolo dritto negli occhi. «Sai, per un attimo ho temuto tu non ce la facessi, quando sei precipitato a terra.»

«Oh davvero?» La fece poggiare sul suo braccio destro tenuto ad angolo retto e con l'altra mano le scompigliò i capelli. Dalla bocca della bimba uscirono un paio di lamenti divertiti, finché non si liberò dalla sua presa e andò a sedersi sulle spalle del padre, lasciando Goten chinato sulle proprie ginocchia, che continuava a guardarla con un sorriso.

Goku accolse la richiesta di asilo della figlia con un sorriso e questa, ormai al sicuro su suo padre, fece la linguaccia al fratello, provocando le risate di tutti i presenti.

Il gruppo si diresse verso l'entrata del Torneo, dove le rispettive famiglie si salutarono, si divisero e si avviarono ognuna verso casa propria.

Di colpo, Trunks ricevette un messaggio della madre che gli fece fermare tutti i presenti, per poi annunciare loro con un sorriso: «La mamma sta organizzando una festa a casa nostra per tutti quanti, per festeggiare la vittoria di Goten.»

Sorrise, avvolgendo un braccio intorno al collo dell'amico, facendogli l'occhiolino. «In realtà era preparata per la mia, ma non fa nulla, ti cedo la popolarità per una sera.» L'altro gli strizzò l'occhio e passandosi un dito sulla guancia mentre rideva.

Il giovane dagli occhi di ghiaccio si rivolse agli altri. «Allora, venite vero?»

Gohan abbassò le spalle dispiaciuto, nonostante lo sguardo implorante di Pan. «Mi dispiace Trunks, ma io e Pan dobbiamo tornare a casa da Videl.»

«Ma papà... È una festa per lo zio, non ci ricapiterà mai più di poter festeggiare una sua vittoria.» Disse con gli occhi dolci, tenendo la mano del padre.

Goten capì la frecciatina dell'adorata nipote, e le si rivolse alzando un sopracciglio, perplesso: «Come sarebbe a dire, "non ci capiterà mai più di poter festeggiare una mia vittoria"?»

Pan gli mostrò un sorriso innocente a trentadue denti, che fece rispondere il giovane sayan con un sospiro di sconsolazione, mentre l'amico tratteneva a stento una risata.

Gohan guardò la figlia, dispiaciuto di deluderla me vedendosi costretto a non poter fare altrimenti. «Mi dispiace Pan, ma la mamma è malata a casa, non vuoi starle vicino?»

Lei puntò i piedi a terra, sbuffando cocciuta.  «No! La mamma sa badare a se stessa, io voglio andare alla festa dove c'è tanto cibo buono!» Alla risposta della figlia, il sayan non poté che ridere nervosamente imbarazzato, sentendosi gli occhi di tutti addosso.

«Avanti Pan...» Tentò dire, nel modo più gentile che poteva. Dopotutto, era come suo padre da questo punto di vista: gli era molto difficile contraddire il volere delle sue due femmine; con Videl un po' c'era abituato, ma non pensava che la figlia si sarebbe dimostrata tale e quale la madre sotto quest'aspetto e ciò non rendeva di certo la vita del giovane sayan più facile.

«Scusate ma, veramente...» La voce di Kin, ancora sulle spalle del padre, ruppe il silenzio. Tutti gli occhi si andarono a posare su di lei, che abbassò la testa e con voce timida continuò: «Veramente nemmeno noi possiamo venire alla festa...»

Goten e Chichi la guardarono interrogativi, mentre Goku si morse il labbro e pensò rapidamente ad un modo per risolvere la situazione. Intanto, Kin tentava di dare una spiegazione che però non rovinasse la sorpresa alla madre: «Il fatto è che... Io, Goten, papà e mamma dobbiamo tornare a casa questa sera...» Non le veniva in mente nulla, la sua testa era tabula rasa e iniziò a prenderle il panico.

«Aspetta Kin.» La voce del padre la salvò. Goku la prese da sotto le braccia e la portò davanti al suo volto, in modo da poterla guardare negli occhi prima di continuare: «Non importa, va benissimo così. Tu e Goten andate pure, io e la mamma vi aspettiamo a casa a festa finita.»

Kin stava per ribattere, perché voleva vedere a tutti i costi l'espressione della madre quando avrebbe aperto la porta di casa, ma Chichi la precedette. «Aspetta un attimo Goku, perché mai dovremmo tornare a casa anziché andare alla festa per la vittoria di nostro figlio?»

Goku e Kin si guardarono un breve istante negli occhi e la piccola saltò a terra, per dirigersi verso le braccia di Gohan. Quel tono di sua madre lo conosceva fin troppo bene e non voleva trovarsi nuovamente nel raggio d'azione della sua rabbia.

«Chichi... Ti prego, dammi retta per una volta...» Tentò di dire Goku, ma le sue ultime tre parole fecero infuriare ancor di più la moglie, che iniziò a dargli contro più apertamente.

Come se lei non gli desse mai retta, ma chi pensava di essere quel sayan per darle ordini? Dopo tutto quello che le aveva fatto passare oltrettutto.

«Io dovrei darti retta "per una volta"? Ma stiamo scherzando, Goku? Io è tutta una vita che ti d'ho retta e ti appoggio! Anche quando hai permesso che mi portassero via Gohan che era solo un bambino, quando te lo sei preso e lo hai allenato in quella dannata stanza, per non parlare di quando sei voluto sparire per degli interi anni per allenarti, lasciandomi sola con due figli! Hai idea di quanto tu ci abbia fatto soffrire? Goten non ha avuto un padre per sette anni! Sette dannatissimi anni Goku! E vogliamo parlare di quanto sei mancato a me e a Gohan, che ha iniziato ad andare a scuola senza che suo padre fosse lì con lui? E adesso mi vieni a dire che non posso andare alla festa di vittoria di mio figlio? Stai scherzando spero!» Chichi buttò fuori quelle accuse senza nemmeno pensarci, con le lacrime d'ira e dolore che le premevano dietro gli occhi.

Non era nemmeno certa di pensare davvero tutto ciò che aveva detto, ma nella rabbia le parole erano uscite da sole e ormai era tardi per rimangiarsele.

Dal canto suo, Goku strinse i pugni e serrò nervosamente la mascella. Si rese conto di quanto la moglie fosse stressata e dentro di sé se ne assunse tutta la colpa. Ma doveva riuscire a portare a termine l'idea venuta a sua figlia quel pomeriggio, a costo di portare di peso Chichi a casa.

Chiuse gli occhi, nel tentativo di darsi una calmata e non esplodere anche lui, come era già successo quella mattina e a denti stretti disse: «Chichi ti prego... Fidati di me, dannazione... Ti chiedo solo questo.»

Lei per tutta risposta gli diede uno schiaffo davanti a tutti, talmente forte che fece voltare il volto del guerriero.

Negli occhi dei figli, quel gesto fu come se si stesse ripetendo più volte e lo schiocco del palmo che percosse la guancia del padre fu l'unico suono che riuscirono a sentire.

Kin si rintanò tra le braccia del fratello, non riuscendo a calmare i brividi che le percorrevano il corpo. Voleva che quella scena finisse, lì ora e per sempre, voleva che non si ripetesse mai più.

La voce della madre ruppe il silenzio. «Mi dispiace Goku, ma io non ce la faccio più a fidarmi di te.»

Quelle parole colpirono il sayan più forte dello schiaffo, facendogli rendere conto che stava perdendo la moglie. La donna gli dette le spalle, portandosi le mani alle braccia e poi agli occhi, per tentare di trattenere le lacrime.

Incapace di fare altro, il sayan si mosse e l'abbracciò da dietro. Sentiva il corpo rigido della donna tra le sue braccia, incapace ormai di rilassarsi.

A quel punto, per entrambi, era come se fossero già soli, come se intorno a loro non ci fosse nessun altro.

Goku affondò il proprio volto nell'incavo tra la spalla ed il collo della donna e sussurrò un semplice: «Mi dispiace...»

Rimasero in quella posizione per qualche istante, poi l'uomo voltò la donna in modo di farle poggiare il suo volto al proprio petto e la strinse in un abbraccio dolce.

Chichi si sorprese di quel gesto: era tantissimo che il marito non la coccolava così, impegnato com'era dai propri pensieri, sempre sugli allenamenti.

Quando la sera prima l'aveva fatto dormire fuori, lei aveva passato la notte insonne. Non era riuscita a chiudere occhio, ritrovandosi nel letto da sola e quando si era affacciata, lo aveva visto dormire tranquillamente come un bambino sul ramo dell'albero davanti casa loro, si era sentita profondamente ferita.

D'improvviso, sentì stringersi attorno alle gambe; Chichi abbassò la testa a vide che si trattava di Kin, che la guardava con gli occhi imploranti. «Mamma, ti prego... Vai a casa con papà... Io e Goten staremo bene e non faremo sciocchezze, ci penso io a tenerlo d'occhio e se non ti fidi puoi incaricare Vegeta di picchiarci se combiniamo qualcosa. Ma ti prego, vai con papà adesso e fidati di lui...» Le sussurrò la bimba, non accorgendosi delle lacrime che le erano iniziate a scendere sulle guance.

Chichi si sentì profondamente colpita da quel tono. Si sciolse dall'abbraccio e si chinò, per poter asciugare con la mano le lacrime della figlia, alla quale voleva un bene nell'anima e dirle con il tono più dolce di cui era capace: «D'accordo, mi fiderò di tuo padre. Festeggieremo domani la vittoria di Goten. Ma tu promettimi di fare la brava e badare che tuo fratello non finisca nei guai, d'accordo?»

Kin annuì con un sorriso, stringendo la mano morbida della madre con entrambe le sue, prima di lasciarla andare e godersi uno dei suoi sorrisi più dolci.

«Mamma...» Sussurrò prima di farla rialzare, guadagnando l'attenzione curiosa della donna. Kin si tolse il fiore che le aveva regalato poco prima suo padre dai capelli e lo inserì sopra l'orecchio della madre, sotto la sorpresa di quest'ultima e lo sguardo intenerito di Goku.

«I fiori ti rendono più bella!» Le disse con un enorme sorriso e le mani dietro la schiena, a lavoro finito. Chichi guardò sua figlia negli occhi e si stupì di vederci la scintilla che era solita trovare negli occhi del marito, quando quest'ultimo tornava a casa con un mazzo enorme di fiori e le diceva la stessa identica frase, posizionandole un regalo dai candidi petali tra i capelli.

Quel ricordo carezzò il cuore della donna e la lasciò incredula per un attimo, finché non sentì la mano forte del marito sfiorarle la spalla. «Coraggio tesoro, è ora di andare.» Si voltò e vide Goku sotto una luce completamente diversa da quella di prima, sentendo il proprio cuore battere nel petto con la stessa intensità di anni prima, quando ogni volta che vedeva il marito le si illuminava la giornata.

Chichi annuì con un sorriso, diede un bacio sulla guancia della figlia e si lasciò circondare le spalle dal sayan, poggiando la propria testa ai suoi possenti pettorali, mentre lui strizzava l'occhio alla figlia e salutava con la mano gli altri, prima di portarsi le dita alla fronte e sparire nel nulla con lei.

Svaniti i suoi genitori, Kin si rivolse verso il fratello maggiore, perché un'idea che lei considerava ottima le aveva accarezzato la sua mente geniale. «Ehi Gohan, perché non lasci che Pan venga alla festa?»

Lui la guardò disarmato: «Te l'ho già detto, Videl è a casa malata e io l'ho già lasciata tutto il giorno sola. Per cena devo assolutamente tornare.»

Goten e Trunks intuirono l'idea della bimba e, dopo essersi guardati per un istante negli occhi ed essersi intesi come solo due grandi amici come loro potevano fare, dissero al sayan più grande, enfatizzando sul pronome personale: «Appunto, tu devi tornare a casa da tua moglie.»

Goten aggiunse, indicandosi e strizzando l'occhio al fratello maggiore: «Tranquillo, ci penso io a tener d'occhio Pan!»

Trunks annuì, dato che dalla faccia di Gohan si poteva intuire benissimo che non riteneva il fratellino in grado di farcela: «Io e Goten abbiamo fatto da baby sitters a Kin un sacco di volte, puoi stare tranquillo.»

Kin si avvicinò al fratello e alla nipote, unendosi anche lei agli occhi dolci della bimba e Gohan si arrese con un sorriso tirato. «E va bene... Ma per qualsiasi cosa chiamatemi.»

Pan guardò entusiasta il padre e avvolse le braccia attorno al collo della zia, che rise felice con lei, prendendole le manine e iniziando a saltare sul posto con lei.

Trunks e Goten si dettero un cinque alto soddisfatti, esclamando all'unisono: «Evvai! Sevizio babysitting di Trunks e Goten vince ancora!»

Le due bimbe e Gohan li guardarono perplessi, poi il ragazzo posò una mano sulla spalla della sorella, con voce implorante: «Ti prego Kin, pensaci tu a Pan...»

La bimba le sorrise comprensiva, ridendo nervosamente e dandogli poi la sua parola di sayan, giurando sulla propria coda che alla nipotina non sarebbe successo nulla, per poi prendere quest'ultima per mano, dopo che ebbe salutato il padre e dirigersi verso i due adolescenti cretini che si trovavano davanti.

Gohan salutò un'ultima volta la figlia e il resto del gruppo, dicendo a Pan che sarebbe venuta a riprenderla alle dieci. La bimba fece un breve cenno con la mano e salì sulle spalle dello zio, mentre questi prendeva il volo e si dirigeva con gli altri a casa Brief.

Goku apparì davanti la soglia di casa.

Dopo tantissimo tempo, si diresse alla porta e la aprì alla moglie, da vero gentleman, invitandola ad entrare con il braccio e un leggero inchino, lasciando la donna di stucco.

Non appena posò il proprio sguardo all'interno dell'abitazione, Chichi spalancò gli occhi e si portò le mani a tapparle la bocca dalla sorpresa.

Ogni singolo angolo di ogni singola stanza di casa era adornato con rose di un centinaio di colori e dimensioni diverse. L'aria era inebriata dal profumo del suo fiore preferito e il pavimento dell'intera abitazione era un mosaico variopinto di candidi petali.

Non riusciva semplicemente a credere ai suoi occhi, era uno spettacolo meraviglioso, che mai si sarebbe aspettata. Adesso capiva perché il marito e la figlia avevano insistito tanto per farla andare a casa.

Goku le si avvicinò da dietro, poggiandole le mani sulle spalle e dicendole con voce dolce: «Vieni, dobbiamo cenare.» L'incantesimo per Chichi si ruppe per un istante: come poteva chiederle di mettersi a cucinare dopo appena tre secondi che erano entrati in casa?

Il sayan intuì il suo sguardo e fece in fretta a portarsi le mani avanti in difesa: «Ma no, che hai capito? Non ti sto chiedendo di cucinare!»

Lo sguardo della donna si fece interrogativo e Goku senza stare a spiegare altro, la prese in braccio a mo' di sposa e la portò in cucina, dove trovarono la tavola imbandita con il cibo già pronto e ancora tiepido, grazie ai contenitori del servizio buono che lo tappavano e gli permettevano di conservare il calore.

Goku attraversò la soglia godendosi ogni singolo istante di sorpresa negli occhi della moglie, rendendosi conto che tutto questo era mancato anche a lui e giurando a se stesso che non l'avrebbe mai più trascurata come aveva fatto negli ultimi anni.

La fece scendere e le scostò la sedia per farla sedere, con un sorriso raggiante. Quella sera lei era la sua regina e doveva rendersene conto.

Dopo che Chichi si fu sistemata al suo posto, Goku si andò a sedere al proprio, di fronte a lei.

«Goku tutto questo è... Non riesco a credere che hai fatto tutto da solo...» Balbettò Chichi, ancora frastornata, mentre il marito le versava il vino rosso nel bicchiere. Lui sogghignò, restituendole il calice: «Eh eh... Perché non ho fatto tutto da me.»

«Ah no?» Chiese lei curiosa, ma per nulla delusa. Il sayan si portò una mano dietro la testa. «Kin mi ha aiutato parecchio, durante la pausa e la prima parte della semifinale di Trunks. Abbiamo usato il teletrasporto per fare più in fretta e ci siamo dati parecchio da fare. Mentre io arredavo, sotto i suoi comandi, lei cucinava tutto questo.» Le rivelò senza mezzi termini. Gli scappò un sorriso quando si ricordò di quel pomeriggio, mentre la bimba gli ordinava su dove mettere praticamente ogni singolo petalo e fiore; poi, dopo che lui aveva fatto esattamente ciò che gli aveva detto, lei arrivava e cambiava le carte in tavola, accusandolo di non capire niente di cromologia e composizione floreale.

In effetti, lui non sapeva nemmeno esistessero parole del genere, figuriamoci se era capace di mettere in atto i loro significati.

Quel che sapeva però, era che sua figlia in quel momento gli aveva ricordato terribilmente la moglie, in particolar modo quando avevano arredato la casa, dopo essersi sposati.

«Kin eh... Capisco...» Sussurrò teneramente Chichi con le labbra sul bordo del calice. In quel momento, il sorriso della sua bambina le apparve negli occhi, provocandole un piacevole senso di tepore al petto.

Bevve un sorso e propose al marito di cominciare a mangiare.

«Kin aveva preparato per tutti e quattro, ed eventualmente anche per Gohan, perché non sapevamo della festa. Ma non credo che per me sarà un problema mangiare anche la loro parte!» Scherzò l'uomo mentre si riempiva il piatto. Chichi rise, semplicemente. «Sei sempre il solito, Goku.»

Il sayan la guardò sorridere e si sentì felice.

Adesso però, doveva concentrarsi sul cibo che sua figlia aveva preparato con tanta cura. Si portò la prima forchettata voracemente alla bocca e il colore del suo volto cambiò, diventando blu. Chichi lo guardò interrogativa, mentre lui faceva una fatica immane per buttar giù il boccone e poter bere, per scacciare quel sapore disgustoso dalla propria lingua.

La donna gli chiese cosa fosse successo e senza aspettare che rispondesse, si portò anche lei un boccone alle labbra, per diventare blu subito dopo. Si fiondò sul primo liquido che aveva davanti, ovvero il vino, senza pensarci e bevve avidamente, sotto lo sguardo incredulo del sayan.

Quando posò il bicchiere sul tavolo, calò un silenzio per qualche istante, prima che i due coniugi iniziassero a ridere come dei bambini.

«Oh cielo... Devo assolutamente insegnare a Kin a cucinare!» Esclamò Chichi tenendosi la fronte con una mano, della quale gomito poggiava sulla tavola.

Goku si alzò, tornato di colpo serio; le si avvicinò a passi svelti e le prese il volto tra le mani, guardandola intensamente.

La donna arrossì: era tantissimo che non vedeva quello sguardo negli occhi del marito.

«Goku, cosa...» Prima che potesse finire la frase, le labbra del sayan si unirono alle sue in un bacio travolgente. Chichi chiuse gli occhi e dischiuse le labbra, accettando con entusiasmo la lingua del suo uomo dentro la propria bocca, avvolgendogli le braccia attorno al collo.

I due vennero travolti da un'onda di desiderio che non provavano da tempo, alimentata ancora di più dal fatto che fossero finalmente soli in casa.

Il sayan alzò sua moglie e le fece appoggiare la schiena al muro, staccandosi un attimo dalle sue labbra per ammirarne la bellezza. La donna gli cinse la vita con le gambe, gli prese il volto tra le mani e iniziò a baciarlo con passione. Non sapeva se fosse il vino, il profumo dei fiori o cos'altro, ma aveva terribilmente voglia di lui.

Goku, senza osare né voler interrompere il bacio, la tenne in equilibrio in braccio e si diresse nella loro camera da letto, per farla poi cadere sul materasso e iniziare a liberarla dai vestiti.

In quella notte priva di luna, nella loro stanza illuminata solo dalla luce delle stelle che attraversava la finestra e inebriata dal profumo di rose, i due amanti si unirono ritrovando l'ardore e la passione che avevano da ragazzi.

Intanto, lontano da quella casa, le stesse stelle erano ammirate dai cinque giovani sayan, sul prato di casa Brief.

Goten e Trunks erano sdraiati, uno con una mano dietro la testa e l'altro con entrambe al petto; mentre le bimbe erano sedute dietro di loro, Pan a gambe aperte e schiena leggermente all'indietro, Bra con le gambe incrociate.

Anche Kin era uscita di casa, tranquillizzata dai due giovani che le avevano giurato che l’avrebbero protetta, quindi sicura anche se al buio; si era seduta tra loro due, tenendosi le gambe al petto e arrotolandosi la coda intorno al corpo, come se le facesse da scudo.

Tutti coi nasi all'insù ad ammirare il cielo, stavano giocando a riconoscere le costellazioni, in attesa che la cena fosse pronta, con Trunks stava vincendo alla grande.

Il ragazzo alzò nuovamente il braccio, tracciando un segno immaginario con il dito: «E quella è Hydra!»

Goten guardò di sottecchi l'amico: «Ehi... Non è che te le stai inventando?»

L'altro rispose con un sorriso furbo, sfoderando l'arma del cognome: «Cos'è? Non sai accettare la sconfitta, Son?»

Il sayan chiuse gli occhi e gli rispose con tono non curante, colpendolo dritto nell'orgoglio, lì dove sapeva facesse più male: «Oh no fai pure, tanto il match oggi l'ho comunque vinto io...» Lo guardò sfoderando la sua espressione da schiaffi, mentre il ragazzo lo guardava male. «Rode eh, Brief?»

Trunks si alzò a sedere, placato solo dalla voce della sorella, che corse in suo aiuto: «Almeno mio fratello ha più successo con le ragazze.»

Tutti si voltarono verso di lei, sorpresi dalla sua entrata in scena.

Kin le si avvicinò, minacciosa: «Che cosa vorresti dire Bra? Guarda che anche Goten è un rubacuori, tu non hai idea di quante ore passi al telefono ogni giorno con le sue spasimanti.»

La bimba dai capelli chiari guardò la sayan di fronte a lei, sostenendo ad oltranza il proprio fratello: «Perché tu non hai idea di tutte le lettere delle bellissime ragazze che porta a casa Trunks. Se anche mettessimo caso che Goten avesse più ragazze, cosa che dubito, quelle di mio fratello sono sicuramente più sexy!»

I due ragazzi si guardarono rossi in volto, allibiti da ciò che le sorelle stessero dicendo.

Pan osservava la scena in disparte, finché il discorso non riguardò suo padre, messo in gioco dalla zia. «Ma hai idea di che fighi siano i miei fratelli? Trunks non raggiungerà mai la bellezza di nessuno dei due!»

«Che cosa c'entra il mio papà ora? Lui è solo della mia mamma!» Disse la bimba di tre anni.

Goten cercò di placare gli animi di tutte: «Andiamo ragazze ora basta...»

Poi aggiunse, rovinando il clima di tranquillità appena sceso tra loro: «E poi Kin, non dovresti dire queste cose di Trunks, in fondo hai una cotta per lui.»

Pan e Bra sgranarono gli occhi, mentre Kin e Trunks arrossirono ancora di più, gridando all'unisono: «Ma che diavolo stai dicendo?»

Lui si portò le mani in avanti, cercando di difendersi dall'ira dei due: «Beh ecco... Non sono il primo a dirlo... Anche Krilin l'ha detto oggi no? E quindi pensavo che...»

«Ma come puoi pensare che io abbia una cotta per Trunks? È anche più grande di me!» Gli urlò contro la sorella. «Si dice che alle ragazze piacciano quelli più grandi...» Borbottò Goten.

A quel punto fu Trunks a gridargli contro: «Tua sorella ha quasi dieci anni meno di me, razza di deficiente! Sarebbe come se tu ti mettessi con Bra!»

«Beh, non proprio... Tra Kin e Bra c'è la stessa età di Pan...» Sussurrò lui, tentando inutilmente di difendersi. Ma ciò che ottenne fu solo che anche sua nipote gli andasse contro: «E con questo cosa vorresti dire?»

«Ragazzi, la cena è in tavola! Forza rientrate o si raffredderà!» La voce di Bulma salvò Goten da scavarsi ulteriormente la fossa e tutti i cinque, affamati, si diressero a corsa verso l’enorme casa, dimenticandosi completamente della discussione e fiondandosi sul cibo squisito.

 
 
 
 
 

E siamo arrivati alla fine di questa storia! Stavolta è venuto un capitolo un po' più lungo degli altri, mi auguro di non avervi annoiati... E dire che questa storia doveva avere solo tre capitoli eh eh...
Spero vi sia piaciuta leggerla almeno quanto a me scriverla. E' stato un onere poter aver contato su tanto sostegno capitolo per capitolo ^^ E per questo vi ringrazio tutti di cuore, vi voglio tanto bene *-*
Ma fermi lì! Non penserete mica che vi lasci in pace vero? Eh no, ve lo potete scordare gente u.u Questa era solo la seconda parte della storia di Kin, adesso deve arrivare il bello u.u (spero xD)
La prossima storia a più capitoli della saga "Sangue del padre e occhi della madre" (e pensare che io mi volevo fermare alla OS della nascita della piccola Son... No, non sono proprio fatta per le storie brevi :/ Mi spiace per voi ahahah) s'intitolerà "Identità rubata", e la nostra Kin sarà un po' più grande u.u Che cosa accadrà, chiederete voi... E se non ve lo state chiedendo, ve lo chiedo io u.u Beh, non vi resta che continuare a seguirmi per scoprirlo :P Muahahah Come sono malvagia oggi... Dev'essere l'influsso del libro che sto leggendo xD
Comunque sia, lasciando perdere la mia stupidaggine, vi d'ho appuntamento al primo capitolo del prossimo racconto! Che ancora non so quando pubblicherò, yeeee!
Tornando seri (stavolta per davvero): un bacio e grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto, consigliato e recensito, e anche a quelli che invece hanno solo letto :) Non mi sarei mai aspettata così tante visualizzazioni, siete più di 80 a capitolo *-* Mi piace pensare che almeno una trentina siano persone diverse, non distruggetemi questo sogno vi prego xD
Alla prossima! :*

Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 


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