Tales from the past

di Natalia_Smoak
(/viewuser.php?uid=152963)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tales from the past ***
Capitolo 2: *** Tales from the past capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Tales from the past ***



Tales  from the past
 
Steve stava seduto con i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa bassa. L'unico rumore a riempire il silenzio di quella stanza era il respiro pesante di Bucky che adesso dormiva sedato nel letto dell'infermeria dell'Avengers Tower.
A pochi metri da loro, in un'altra stanza la situazione si ripeteva, solo che al posto di Steve c'era Clint e al posto di Bucky Natasha.
Era successo tutto così in fretta, un attimo prima Bucky, il suo Bucky stava combattendo affianco a lui, Sam e Clint, poi l'aveva vista; camminava fiera di fianco a Stark. Capelli rossi come il fuoco i suoi, e occhi verdi come due smeraldi.
Li era cambiato tutto; Steve aveva visto Bucky irrigidirsi mente mormorava qualcosa in... Era russo quello? Il capitano non ne era sicuro.
L'unica cosa di cui era sicuro è che nell'animale che aveva attaccato violentemente Natasha non c'era nulla del suo migliore amico. 
Lo aveva visto scagliarsi su di lei come un leone si scaglia su di una gazzella, con la stessa ferocia, con la stessa brama di morte.
Natasha era in gamba, certo, ma lui era più forte, ogni colpo che Natasha gli dava sembrava sfiorarlo solamente. Alla fine l'unico modo per fermare quella spiacevole situazione era stato separarli con la forza; tutti gli Avengers, non importa se dalla sua parte o quella di Stark si erano scagliati contro il Soldato d'inverno per cercare di separarli. 
Bucky si agitava e sbuffava mentre cercava di liberarsi dalla presa di Iron man e War macchine, mentre Clint si prendeva cura di Natasha cercando di trascinarla via da quel posto.
Per la prima volta in vita sua Steve vide reale paura negli occhi della ragazza.
Perché era così terrorizzata da Bucky?
Il biondo si passò una mano tra i capelli, aveva una brutta sensazione, qualcosa di grosso stava succedendo e questo qualcosa riguardava due delle persone a cui era più legato.
"Natalia Alianova Romanova" sussurrò una voce ancora impastata dai sedativi e con un forte accento russo, nemmeno sapeva che Bucky sapesse il russo.
Steve alzò gli occhi verso il suo amico.
"È il suo vero nome, Natalia Alianova Romanova" rispose Bucky senza guardarlo in faccia ma continuando a osservare al parete in difronte a lui.
"Come lo sai?" domando Steve capendo subito a chi si stesse riferendo.
"Steve, io mi ricordo! Ricordo cosa succedeva in quella stanza, quello che le facevano, quello che io le facevo" rispose tristemente il moro guardando finalmente negli occhi l'amico.
"Buck, ascolta, se vuoi che io comprenda qualcosa di questa faccenda devi calmarti e raccontarmi tutto dal principio, altrimenti non riesco a starti dietro" disse il biondo con una nota ansiosa nella voce, oh si, le cose si sarebbero notevolmente complicate.
"Non ricordo tutto, non ancora almeno. Prima di incontrarla erano solo voci, suoni e immagini molto sfocate, sentivo delle ragazze urlare, rumori di metallo che sbatteva su altro metallo. Poi quando l'ho vista sul campo di battaglia i pezzi hanno cominciato a prendere forma, e finalmente ho visto, sono riuscito a recuperare il mio ricordo. Ero lì, anzi, lui era lì" sospirò Bucky osservando tristemente il braccio metallico.
"Bucky, ehi, qualsiasi cosa lui abbia fatto non è stata colpa tua. Ti hanno fatto un lavaggio del cervello e impiantato un braccio metallico, tu sei una vittima, esattamente come Natasha e tutte le altre ragazze." 
"Hai sempre una buona parola per tutti, non cambierai mai,vero Steve?"
"Che vuoi, sono fatto così, sono sempre il vecchio ragazzo di Brooklyn" rispose lui cercando di alleggerire un po' la tensione.
"Sai perché i colpi che mi dava non avevano effetto su di me? Perché glielo ho insegnati io. Ricordo di averle detto che era la mia preferita, che avrebbe avuto un brillante futuro lavorando per loro" riprese serio Bucky
"Loro?" domandò il biondo
Bucky fece per continuare, ma la porta della stanza si spalancò ed una preoccupatissima infermiera entrò nella stanza:
"Oh mio Dio, Signor Burnes, è sveglio? Devo avvertire subito il medico. Signor Rogers la pregerei cortesemente di andare via, dobbiamo eseguire degli accertamenti sul nostro paziente" disse l'infermiera mentre rimuoveva la flebo dal braccio di Bucky.
Il ragazzo sconsolato si avviò verso la porta; avrebbero continuato questa conversazione più tardi.
Proprio mentre stava sorpassava l'uscio Bucky lo richiamò:
"Steve... Lei.. Lei una volta era mia" 
L'infermiera chiuse la porta.
 
************************************************************************************************************
 
Steve si sedette nella sala d'aspetto poggiando il capo contro il muro e sospirando; la situazione era più intricata del previsto e onestamente dopo la chiacchierata con Bucky le sue domande erano solo aumentate. Chiuse gli occhi cercando di fare il punto della situazione, ma venne presto disturbato da una voce a lui familiare:
"Giornataccia, eh, Capitano?" chiese Clint mentre sorseggiava un caffè bollente.
"Già, ma direi che oggi lo è per tutti" sospirò Steve
"Beh, di sicuro per Natasha no; si è svegliata"
Steve parve rianimarsi: "Sul serio?"
"Perché credi che sarei qui? L'infermiera mi ha chiesto di uscire per i controlli di routine, ed io ne approfitto per prendere un caffè e mettere qualcosa sotto i denti." rispose Occhiodifalco mentre girava fuori dalla tasca quella che aveva tutta l'aria di essere una barretta proteica
"Come sta?" 
"Bene, o per lo meno finge di stare bene... Lo sai è Natasha, ma questa volta sono in pensiero per lei. Non mi preoccupa il trauma fisico, ma quello psicologico" disse Clint con la voce impastata a causa del cibo
"Trauma psicologico?" 
"Si, l'hai vista anche tu la faccia di Natasha... Voglio dire, il tuo amico... L'ha terrorizzata a morte"
Una parte di Steve avrebbe voluto che Clint esagerasse, ma in cuor suo sapeva che non era così.
"Clint, posso farti una domanda?" chiese il Capitano alzando leggermente la testa e guardandolo quasi in maniera timorosa.
"Aventi, sentiamo, ma ho la sensazione di sapere dove andremo a parare" sospirò l'arciere sedendosi vicino a lui.
"Cosa sai del passato di Natasha?" 
"Poco più di quello che sai tu. Ci siamo incontrati a Budapest, e poi per una serie di circostanze non ci siamo più separati" disse Clint guardando nel vuoto mentre i ricordi si facevano strada nella sua mente.
 
 ************************************************************************************************************
 
Inizio flashback
1991
Da qualche parte a Budapest
 
"Una missione semplice diceva Fury" sospirò Clint mentre scostava le macerie di quello che ho una volta doveva essere un pilone portante di una casa
Che diavolo ci era andato a fare? Lui non era mica europeo, dannato Fury, dannata S.H.I.E.L.D.
Ma non potevano vedersela si servizi segreti europei?
Quando Fury lo aveva mandato in Ungheria pensava sarebbe stato un lavoretto semplice, un paio di frecce ficcate nel punto giusto e poi tutti di ritorno alla base.
Clint si guardò intorno; vicino a lui i corpi di una cinquantina di soldati esanimi...mm ci era andato giù pesante, ma, intendiamoci, anche tutto il gruppo di agenti della S.H.I.E.L che viaggiava con lui  ci era andato giù pesante, ma almeno erano sicuri di aver raso interamente al suolo il battaglione nemico. Una voce proveniente dalla ricetrasmittente lo ridestò dai suoi pensieri:
"Agente Barton, allora, il luogo è pulito? Non ci sono tracce di spie nemiche?" chiese la voce grave di Nicholas Fury.
"Affermativo"
"Bene, allora può tornare alla base e raggiungere gli altri"
Fu allora che lo sentì, un rumore flebile, quasi impercettibile, ma i suoi sensi erano ben allenati.
Abbassò il volume della ricetrasmittente e con molta cautela si avvicinò alla fonte del rumore e quando la trovò si sforzò di rimanere impassibile davanti a ciò che gli si parava davanti:
Una ragazzina; una esile ragazzina dai capelli rossi e il viso da bambola di porcellana giaceva al suolo con una freccia conficcata sopra il seno destro. 
"Uccidimi" fu tutto quello che la donna disse, o meglio sussurrò.
Nella sua vita di cose strane ne aveva viste tante, alcuni dei suoi nemici lo avevano implorato di ucciderli rendendosi conto di essere in fin di vita, ma questa ragazza non era conciata così male; aveva solo qualche ferita superficiale e quella provocata da una freccia.
"Chi sei?" domandò guardingo mentre le puntava una freccia al collo. La prudenza non era ai troppa.
"Natasha, Natalia, Natalie... Chi lo sa più !" rispose la strana ragazza mente si estraeva la freccia conficcata nel petto. Il suo sangue si sparse ovunque.
"Però, io non ti uccido e tu decidi di morire dissanguata. Sei furba" disse sarcastico l'uomo
"Morire dissanguata? Oh, come vorrei potesse accadere."
"Da che parte stai, buoni o cattivi?" chiese Clint abbassando l'arco. 
"Da nessuna delle due" 
La ragazza non sembrava pericolosa, era solo strana, quello si, e Clint era irrimediabilmente affascinato da questa giovane sconosciuta. Dio, era proprio vero che gli uomini potevano pensare con una testa per volta, e lui attualmente lo stava facendo con quella sotto la cintura. Se lo avesse visto la sua fidanzata Laura... Di sicuro lo avrebbe preso a schiaffi.. Però... c'era qualcosa in quella ragazza che lo aveva spinto a fidarsi, voleva capire cosa poteva averla portata in quel luogo e a cercare disperatamente la morte.
Paradosso volle che però quella notte lei lo facesse sentire più vivo che mai.
 
 ************************************************************************************************************
 
Clint sospirò pesantemente e si sedette sul materasso coprendosi alla meglio col lenzuolo. La ragazza gli dava le spalle.
"Come sei pensieroso, non ti sei divertito abbastanza ieri sera?" domandò lei girandosi ancora avvolta nelle lenzuola
"No, al contrario, è stato il migliore di sempre" rispose lui senza guardarla.
Per un po’ ci fu un confortevole silenzio poi Natasha parlò:
"Pensi alla tua donna?" chiese lei 
"Come lo sai?" Clint era sbigottito, come diavolo aveva fatto, lui era sicuro di non averle detto nulla.
"La tua mano destra" rispose semplicemente lei
Clint guardò la sua mano non notando nulla di anormale.
"La tua mano è abbronzata, tranne che una sottile linea circolare sul tuo anulare... Tu di solito porti un anello" disse lei sempre con una tranquillità disarmante. Poi si alzò e completamente nuda si diresse verso quello che più che un bagno era definibile come una latrina.
"Aspetta, ehi, Natalia, Natasha, o come diavolo.."
"Nat. Mi hai chiamato così questa notte"
"Ok, d'accordo, Nat, ascolta io non.."
"Ehi, guarda che non mi devi nulla, non ho bisogno di coccole. E per te, smetti di pensare a quello che è successo, sei una brava persona, non è una notte di sesso con una sconosciuta che rovinerà la tua vita familiare. È stato conforto reciproco"
"Un piacevole conforto reciproco direi." puntualizzò Clint.
Natasha sparì nella latrina, quando uscì pulita e vestita trovò Clint, anche lui vestito ad aspettarla.
"Allora, Nat, che ne dici di vedere come si sta dalla parte dei buoni?"
"Voi non siete i buoni, siete i meno peggio, ah e comunque voglio conoscerla"
"Chi?"
"La tua donna, no?" 
 
 
Fine flashback
 
************************************************************************************************************
 
 
"E così adesso sai tutta la storia. Che ne pensi?" disse Clint rivolgendosi al Capitano
"Wow, beh, onestamente sono un po’ frastornato… è come avere tanti pezzi di un puzzle e non sapere in che ordine metterli” sospirò Steve passandosi una mano tra i capelli.
“Lo sai vero che l’unico modo per capirci qualcosa è parlare con Natasha?” disse Clint
“Già, mi ci vedo proprio ad andare da lei e chiederle: “ehi, perché non mi racconti qualcosa del tuo passato””
“Lo farà, se glielo chiedi lo farà, perché  anche se non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura si fida di te. E poi ormai tutti gli altarini sono scoperti e credo che lei preferisca dirti le cose di sua volontà anziché fartele apprendere da altri”
 
************************************************************************************************************
  
Steve si guardò intorno circospetto, e quando fu sicuro che in corridoio non ci fosse nessuno entrò il più silenziosamente possibile nella stanza di Natasha.
Non avrebbe dovuto essere lì; secondo i medici Natasha aveva bisogno di riposo, ma lui aveva bisogno di risposte.
Prese la sedia nella stanza e la posizionò verso il letto di Natasha, si sedette e si mise ad osservarla; aveva gli occhi chiusi e  il respiro regolare. La pelle era chiara sul viso e aveva alcune escoriazioni sul labbro superiore che stonavano terribilmente con il suo incarnato. Lo sguardo di Steve scivolò sul suo collo e poi sul morbido petto che, lasciato scoperto dalle lenzuola, si abbassava ed alzava ritmicamente.
Fu lì che se ne rese conto e sospirando prese coraggio e parlò:” Sai che non sei così brava a fingere di dormire?”
Natasha aprì gli occhi e mosse solo la testa girandola verso Steve:” Beccata! Cosa mi ha tradito?” chiese la rossa leggermente indispettita dalla situazione
“Sei stata quasi perfetta, l’immobilità, il respiro pesante… ti ha tradito il petto; si alzava ed abbassava troppo velocemente perché tu stessi dormendo, sei riuscita a mascherare l’intensità del tuo respiro ma il corpo ti ha tradita”
Natasha gli sorrise maliziosa poi si mosse girandosi verso di lui con tutto il corpo e sistemandosi in posizione fetale esaltando la sinuosità del suo fisico: “E così il  ragazzo d’oro d’America si diverte a spiare le scollature delle ragazze “ disse Natasha pensando di farlo arrossire mettendolo in imbarazzo come al solito.
“Beh, di sicuro non sono stato l’unico a spiare nella tua di scollatura” rispose lui più acido di quello che in realtà avrebbe voluto essere. Era stato più forte di lui, le parole di Bucky gli ronzavano in testa provocandogli persino una sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco. Se non avesse saputo che era impossibile, Steve, avrebbe giurato di essersi preso una violenta gastrointerite.
La reazione di Natasha fu composta; senza dire nulla si limitò a mettersi prona sul letto e sospirare, anche se il Capitano aveva visto benissimo i suoi occhi sgranarsi.
“Deduco che hai parlato con lui” disse atona
“Deduci bene. Ho anche parlato con Clint” rispose lui serio
“Uh, quanto interesse per me… Sta attento soldato, qualcuno potrebbe pensare che io ti piaccia” soffiò lei ritrovando la perduta malizia.
Steve scosse la testa e sorrise leggermente:” Però, la ragazza del mio migliore amico…sai, sarebbe stata un’infamata anche nel 1940”
“Non ero lo sua ragazza!” lo freddò la rossa
“Ah  no? Allora perché non mi spieghi che cavolo è successo tra di voi”
“Non molli mai, vero?” disse picata
“Diciamo che sono piuttosto testardo nelle questioni in cui sono coinvolte le persone a cui voglio bene” rispose il ragazzo mentre si passava una mano tra i capelli.
“E perché tra tutte le persone dovrei raccontare il mio passato proprio a te?” domandò lei
La risposta del ragazzo la spiazzò: “Perché nei hai bisogno. Il tuo passato ti sta mangiando viva, pezzo dopo pezzo e se continuerai a tenere per te tutto quello che è successo non ci vorrà molto prima che tu abbia un crollo nervoso, soprattutto ora che una parte di quel passato che tu sembri voler dimenticare e tornata a darti la caccia. Ora, ricordi cosa ti ho detto qualche anno fa in macchina di Sam? Ti ho detto che mi fidavo di te e volevo che fossi mia amica, e gli amici fanno questo; si fidano l’uno dell’altro.. io mi  fiderei se stesse a te salvarmi la vita e vorrei che tu mi permettersi di salvare la tua anche adesso”
Natasha si portò una mano alla tempia: ”Non puoi proprio fare a meno di preoccuparti per gli altri, vero? Perché non riesci ad accettare di non potermi aiutare? Nessuno può farlo Steve, nessuno può prendere il peso che ho sulle spalle, tanto meno tu”
“Lasciami almeno provare” tentò lui
“Avevo proprio ragione: Non sei tagliato per questo mestiere” sospirò Natasha
A quel punto l’uomo si alzò; era stato tutto inutile, anzi, stava ottenendo l’effetto contrario e rischiava che Natasha si chiudesse a riccio.
Si diresse verso la porta e fece per aprirla, ma la voce della rossa lo fermò:
“Steve…siediti, sarà una storia lunga, molto più lunga di quello che pensi” sussurrò la rossa continuando a guardare il soffitto sopra di lei.
 
 
 
 
Spazio autrice:
Ok, credo che questo sia il lavoro più lungo e impegnativo dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi che io abbia mai fatto, ma dovevo farlo!
Visto che la Marvel ci ha rivelato solo in parte la storia di Natasha ho deciso di dare la mia versione basandomi su i fumetti, su ciò che il MCU ha creato e su ciò che mi ha suggerito la fantasia. Non avevo pianificato una cosa così lunga, infatti in origine pensavo di pubblicare tutto in un unico cap, ma alla fine ho deciso di staccare per rendere la lettura più scorrevole. Ah, vi avviso che il prossimo capitolo partirà subito con il racconto della storia da parte di Natasha, cioè in pratica si riprende da dove ho interrotto ora.
Se questo primo capitolo è stato pubblicato un ringraziamento speciale va a Asia Dreamcatcher (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=205428 ) che mi ha aiutato in un momento di blocco leggendo e correggendo parte ci ciò che avevo scritto.
A presto con secondo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tales from the past capitolo 2 ***


La luce fioca proveniente dalle tapparelle illuminava in maniera tetra e grave il volto di Natasha mentre la ragazza con movimenti lenti si tirò a sedere appoggiando la testa sul cuscino tirato su dietro il suo capo.
Steve, intanto, si era riaccomodato sulla minuscola sedia grigia in faccia al letto.
“Allora, da dove vuoi che cominci?” chiese la rossa sospirando e voltandosi verso di lui.
“Che ne dici di cominciare dall’inizio?” suggerì il ragazzo.
Natasha sospirò pesantemente, chiuse gli occhi, prese coraggio e cominciò:” Natalia Alianova Romanova. Questo è il mio vero nome. Alianova significa figlia di Alian, figlia di Alian e di una non precisata donna, non ho idea di chi sia mia madre.”
Steve trasalì pensando alla sua di madre, pensando all’unica persona che aveva nel 1940 oltre a Bucky.
La rossa continuò:” Il mio cognome vero, Romanova… molto probabilmente ho delle discendenze con la famiglia imperiale, e forse è per questo che i tuoi amici nazisti mi hanno attaccato bruciando casa mia” disse con un sorriso stanco.
“Nazisti? Aspetta, sono ancora in giro?” domandò Steve sconvolto, insomma come potevano essercene ancora?
“C’erano i nazisti perché era il 1940” rispose glaciale la donna.
Steve inarcò un sopracciglio: ”Natasha, cosa stai cercando di dirmi? Tu non eri viva nel 1940, insomma è…”
“Impossibile? Perché mi sembra di sentire il bue che dice cornuto all’asino?” chiese lei con una punta di malizia.
Ci fu qualche minuto di silenzio, poi Steve parlò con titubanza: “Quanti anni hai?” 
“Non si chiede l’età ad una signora, è maleducazione!” rispose lei mettendola sullo scherzo come faceva sempre quando era a disagio, ma il tempo degli scherzi era finito.
“Natasha!” proruppe lui  più violentemente di quello che avrebbe voluto.
“Vuoi sapere quanti anni ho Steve? Beh, mettiti infila, non lo so con certezza nemmeno io. So solo che sono nata alla fine del 1920, 1928 forse” disse la donna smettendo di guardarlo per concentrarsi sulle pieghe della tenda della finestra davanti a lei.
Steve rimase zitto, doveva aver tempo di processare tutte le informazioni; possibile che Natasha fosse come lui? Cioè secondo Erskine lui era l’unico su cui avessero mai testato quella cosa. Prima che potesse esprimere a voce alta qualsiasi pensiero Natasha ricominciò a parlare:
“Sta tranquillo, non sono come te… io sono un tuo mmm diciamo prototipo” affermò la rossa portandosi pensosa un dito sulle labbra, dito che Steve non poté fare a meno di fissare per qualche secondo, poi riacquisito un minimo di controllo su se stesso e i propri pensieri parlò:” Un prototipo? Chi è stato? Perché lo hanno fatto?”
“Tutto a tempo debito soldato! Se vuoi che ti racconti la mia storia lasciami procedere con ordine e tutto avrà risposta.” Rispose lei girandosi a guardarlo. “Dopo l’incendio fui salvata da un certo Ivan che mi crebbe come sua figlia, o almeno fintanto che non fummo attaccati dal Barone Strucker. Nome famliare, vero?”
Sentendo quel nome Steve trasalì, si ricordava bene di cosa fosse capace quell’uomo, e l’idea di una giovane Natasha nelle sue mani non lo faceva esattamente sorridere.
“Ebbi paura, molta, ebbi paura come lo può avere una ragazzina di nemmeno quindici anni con un mostro come quello alle calcagna. Fortunatamente però ci salvarono… un ragazzo, si chiamava Logan, diceva di essere canadese*, anche se più che salvarci lui ciò che lo fece fu il fatto che il Barone Strucker fu richiamato immediatamente in Germania perché girava voce che gli americani stessero lavorando alla creazione di una sorta di indistruttibile supersoldato e che quindi sarebbe stato meglio per lui smetterla di giocare con prede piccole come me ed Ivan e prepararsi all’eventualità che gli americani potessero realmente  creargli problemi”
“Doveva essere pronto all’eventualità che gli americani creassero me” sussurrò Steve-
“Non male, no?” chiese Natasha con un piccolo sorriso, ma poi vide il viso confuso del ragazzo e allora aggiunse:” Andiamo Rogers, nemmeno ci conoscevamo e già mi salvavi la vita”
Steve si ritrovo a sorridere leggermente: ”Dire che abbiamo appena avuto la conferma che vecchie abitudini non muoiono mai”
Natasha, suo malgrado gli sorrise, ma poi tornò subito seria:” Sai, forse sarebbe stato meglio mi avesse ucciso Strucker” sussurrò  debole
“Perché dici questo?” domandò Steve. Lui sapeva benissimo che Natasha non meritava di morire, è vero, aveva fatto cose sbagliate, ma chi di loro non ne aveva fatto? Tutti avevano ucciso, e non importa se lo avevano fatto per il bene della gente…quando uccidi una persona non lo dimentichi. Mai.
“Dopo l’attacco di Struker il mio mondo cambiò completamente, scorpì la verità: era tutto finto! Tutto preparato a regola d’arte da Ivan”
“Aspetta, perché ti ha fatto questo?” domandò il biondo confuso. Colui che l’aveva amata e protetta ora la tradiva.
“Semplice, era uno di Loro” disse Natasha assottigliando gli occhi.
“Loro? Loro chi?” che fossero le stesse persone di cui aveva parlato Bucky?
“Quelli della Stanza Rossa” affermò gelida la donna. “La Stanza Rossa è il luogo dove io, dove migliaia di bambine e dove il tuo amico siamo stati per così dire “addestrati”
Allora era lì che i due si erano incontrati pensò Steve. Fece per porre una domanda, ma Natasha tronò a parlare:
“Lo scopo di questa organizzazione era trovare la candidata perfetta per il programma Vedova Nera. A loro non serviva solo una donna di bell’aspetto che interpretasse la femme fatal, loro avevano bisogno di vere e proprie spie con capacità fisiche, analitiche e linguistiche fuori dal comune. Ci “allenavano” per questo, dovevamo potenziare tutte le nostre abilità e sperare di essere scelte per interpretare la nuova Vedova nera”
“Nuova? Vuoi dire che…”
Natasha rise sommessamente: ”Eh sì, non sono l’unica, prima di me è esistita un’altra vedova nera; Claire Voyant, non so altro su di lei.”
“Perché non sei fuggita? Voglio dire con le capacità che hai avresti dovuto farcela” Steve non riusciva a immaginare Natasha assoggettata a qualcuno o a qualcosa
La ragazza scosse delicatamente la testa, mentre i capelli rossi le coprivano il volto creando giochi di ombre sul suo viso.
“Perché non volevo farlo” disse guardando dritto negli occhi il Capitano. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi lo sguardo penetrante del biondo diventò troppo da sopportare, così Natasha tronò a guardare il muro davanti a lei e riprese il suo racconto:
“Non lo sapevo. Non sapevo dove mi trovavo, nessuna di noi lo sapeva, ci avevano fatto il lavaggio del cervello credevamo di essere in una scuola di danza, di prepararci per uno spettacolo teatrale.” Affermò Natasha. “Mi sarebbe piaciuto, sai, essere una ballerina” sussurrò con un sorriso amaro prima di perdersi nei suoi pensieri mentre osservava le pieghe delle lenzuola. Ci fu dell’altro silenzio, poi Natasha la sentì, sentì la mano di Steve che delicatamente si poggiava sulla sua. Si girò di scatto verso l’uomo guardandolo sorpresa.
“Sai, io non ho mai imparato a ballare…ma da te mi farei insegnare” le disse con un piccolo sorriso mentre arrossiva a dismisura.
Natasha sorrise a sua volta, poi sfliò la mano dalla sua e andò a spostare un ciuffo di capelli dalla fronte del ragazzo: ”Sai forse sei sopravvissuto nel giaccio per tanto tempo perché il nostro secolo aveva bisogno di una persona come te”
“Una persona come me?” domandò lui confuso inarcando un sopracciglio
“Una persona autentica” rispose lei distogliendo lo sguardo. “Ora Capitano, che ne dici di tornare alla mia storia?”
Steve annuì e si risistemo comodo sulla sedia.
“Come ti stavo dicendo tutte noi con il cervello riprogrammato venivamo tutti i giorni sottoposte a duri allenamenti, non erano quelli fisici a stancarti, no, erano quelli mentali che ti facevano desiderare di smettere di esistere. Torture psicologiche, deprivazione sensoriale, spersonalizzazione…solo per citarne alcuni. Sai, la notte ci incatenavano ai letti per paura che scappassimo.” Natasha si massaggiò istintivamente i polsi.
“Come sei riuscita a fuggire?”
“Bucky. Avevamo pianificato tutto, ma abbiamo dovuto aspettare il momento giusto”
“Il momento giusto, che intendi dire?”
“Non sono sempre stata così come tu mi conosci…sai una volta ero debole, o per lo meno non così forte come ora, ero più lenta, più gracile e mi ammalavo spesso a causa delle basse temperature, anche se fortunatamente imparavo in fretta e non era facile raggirarmi. Diciamo che per diventare quello che sono fisicamente mi hanno dato un aiutino”
“Avevo ragione, era come pensavo prima” sibilò Steve. “Ti hanno dato il siero del super soldato” disse incredulo
“Non proprio, il mio è una versione mal riuscita del tuo…non ho la superforza, sono semplicemente un po’ più resistente del normale, tendo a guarire più in fretta e ad invecchiare più lentamente”
Per un  po’ ci  fu un lungo silenzio durante il Quale il capitano tentò di riordinare le idee.
“Tutto ok?” domandò la rossa, infondo sapeva benissimo che quello che le stava dicendo era molto da diggerire.
“Si, è solo che...Perchè? Perché ti diedero quel siero!”
“Perché io ero la candidata perfetta per il programma Vedova nera; mi scelsero e subito dopo mi somministrarono il trattamento Kurdin, loro lo chiamavano così”
“Che ne è stato delle altre ragazze?” chiese il Capitano con una nota di apprensione
Natasha alzò le spalle: “Non gli servivano più. Crudele, vero?”
Il sangue di Steve gelò.
“Dopo la somministrazione del siero io e il Soldato d’Inverno avevamo deciso di sfruttare le mie acquisite abilità per fuggire”
“Non ci avevano pensato? Insomma, utilizzando quel siero su di te sapevano che avrebbero creato una potenziale arma di distruzione e che potevano diventarne vittime”
“Oh, ci avevano pensato, ci avevano pensato eccome, ecco perché ti somministravano il siero alla fine del programma: a quel punto avresti dovuto essere talmente soggiogata a loro che se ti avessero ordinato di sparato dritta nel cervello tu lo avresti fatto” raccontò la ragazza mentre le immagini di ciò che aveva vissuto le si riproponevano il testa
“Ma tu non lo facesti” disse sicuro il biondo
“Io feci saltare il loro di cervello, mi conosci bene vedo” affermò la rossa con un malizioso sorriso sghembo con cui cercava di nascondere le sue vere emozioni.
“Come ci sei riuscita? Come ti sei ribellata al loro controllo mentale?”
Natasha disse una sola parola:”Barnes”
 
 
 
Spazio autrice: Questa cosa mi sta decisamente sfuggendo di mano visto e considerato che doveva essere solo un capitolo su passato di Natasha e mi sono ritrovata a scrivere la sua biografia non autorizzata.
Spero apprezziate e alla prossima!
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3262472