Scarlet Warrioress

di Peanuts_e_Chocolate
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sweet Knight ***
Capitolo 2: *** Under the effect of alcoholics ***
Capitolo 3: *** Magnificent Boy ***
Capitolo 4: *** Mad Girls ***
Capitolo 5: *** Encounters ***
Capitolo 6: *** Revenge ***



Capitolo 1
*** Sweet Knight ***


Scarlet Warrioress

 

Capitolo 1: Sweet Knight

 

 

Un fulmine squarciò il cielo di Heartland City coperto da plumbee nuvole, anticipando così l’arrivo di un tuono. Il suo borbottare minaccioso sorprese l’unica persona presente nell’enorme parco della città intenta a rialzarsi dall’erba sopra la quale doveva essersi inspiegabilmente addormentata. Una ragazza sbuffò sonoramente, sentendo ogni fibra del proprio corpo urlare dal dolore e crogiolando ancora per qualche secondo su quell’immenso tappeto verde. Senza pensare troppo alla fauna presente nell’humus – già poteva avvertire un brivido attraversarle la schiena- Summer si sollevò con estrema lentezza, intravedendo con grande fatica tutto ciò che la circondava. Si passò una mano tra i capelli, notando come già tra le sue ciocche acquamarina erano comparsi dei nodi. “Che diamine è successo? Cosa ci faccio qui?” Si chiese, cercando di sostenere il peso del proprio corpo appoggiando le mani sulle ginocchia. La vista non dava segni di miglioramenti, ma la ragazza pensò bene di non allarmarsi. Sono svenuta? O mi sono addormentata sul prato? A proposito…a quest’ora non dovevo essere a casa? La sua mente cercò di comprendere appieno il senso dei suoi continui pensieri, mentre sentiva le vertigini farsi strada in lei. I suoi occhi color miele si spensero improvvisamente del tutto, facendola cadere al suolo priva di sensi.  

 

Quando Summer si risvegliò per la seconda volta, era ancora nel parco di Heartland City. Niente di nuovo…ma questa volta devo essere per forza svenuta. Rispetto a prima riusciva a vedere distintamente ogni elemento che la circondava: l’erba rigogliosa e umida, le panchine sparse in qua e in là per tutto il perimetro della zona, le differenti specie di alberi e arbusti. Ancora intontita, copiose gocce d’acqua caddero con maggior frequenza sulla pelle nuda della ragazza, facendola rabbrividire di piacere. Quanto adorava la pioggia! Per qualche minuto rimase seduta, beandosi di quell’acqua che scorreva sul suo corpo, incollando i vestiti e quelli che prima erano i suoi gonfi capelli e che adesso erano indifese ciocche con numerose doppie punte, alle sue morbide curve. Socchiuse le palpebre, avvertendo la pioggia divenire più forte e scivolare dalle sue ciglia lungo le guance, come lacrime che aveva trattenuto da fin troppo tempo. Se una qualsiasi persona, invece di proteggersi da quell’acquazzone sotto il tetto di un’abitazione o sotto il tendone di un negozio, fosse passata per la zona del parco e avesse intravisto la figura rilassata di Summer, avrebbe sicuramente pensato che quella ragazza non doveva avere tutte le rotelle al loro posto. Avvertendo ancora la pioggia scrosciare, il proprio cuore gioì nell’udire come l’acqua potesse diventare alle sue orecchie una dolce melodia e una cosa sola con lei. Sembrava fossero passati secoli dall’ultima volta in cui Summer si era sentita così viva.

 

Avvolta nei suoi pensieri, non si accorse di passi affrettati e ansiosi procedere verso di lei. Solo il Ciaf-ciaf! dei piedi dell’altra presenza in una pozzanghera nelle sue vicinanze la risvegliò, facendola girare automaticamente. Un forte vento passò sulla sua pelle nuda, facendola rabbrividire: i suoi capelli, per quanto fossero bagnati, ondeggiarono lievemente.  “Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, vero? Vuoi forse prenderti un malanno prima che ricominci la scuola?” Summer si limitò a ridere, sorpresa dal rimprovero bonario della sua amica. “Cosa ci fai qui, Summer? Pensavo fossi a casa con Hana-sama!” aggiunse l’altra, proteggendosi dalla pioggia con un ombrellino rosso fuoco. “Come puoi vedere sono qui. Viva…” La ragazza la guardò negli occhi, poi sorrise teneramente, facendo sospirare l’altra. “Beh…almeno non hai più quella espressione da funerale. Eri inguardabile.” Le due scoppiarono a ridere. “Mi dispiace, Rio-nee-san.” La Kamishiro le tese una mano, invitandola a ripararsi sotto il suo ombrello. “Torniamo a casa e una volta lì fatti una doccia, altrimenti ti ammalerai e non potrai andare a scuola.” “La cosa non mi dispiacerebbe.” Aggiunse ironica la bluette, ricevendo una pacca sul collo.

 

 

Rio e Summer si conoscevano fin dalla tenera età e si erano piaciute da subito, tanto da chiamarsi affettuosamente nee-san e nee-chan. La ragazza amava scherzare con lei, organizzare scherzi innocui e giocare spensieratamente. Le altre bambine, affascinate dal loro sincero rapporto e anche un po’ gelose, tendevano a ignorarle, anche un po’ incapaci di rapportarsi con le due. Questo fattore era incrementato dalla loro bellezza, attirando i maschietti come calamite. Con l’arrivo della primavera le due ricevevano spesso mazzetti di fiorellini, raccolti dal giardino della scuola, o bigliettini con scritto Vuoi metterti con me? con tanto di casellina per il sì e per il no. Solitamente le due non rispedivano indietro il biglietto con la risposta al mittente, ma si limitavano a sorridere e a negare educatamente, trovando come scusa quella di non conoscersi ancora bene e di essere ancora piccole per cose del genere. Raggiunti i dieci anni i loro ammiratori pretendevano, oltre ai loro teneri sorrisi, un bacio sulla guancia. Sfortunatamente per loro nessuno di loro ricevette il tanto agognato premio; i più fortunati venivano delicatamente abbracciati solo da Summy-chan, ma niente di più. Circolavano voci che un solo bambino avesse ricevuto i loro baci: Kamishiro Ryouga, quando non era ancora conosciuto come Shark. Secondo il parere e le aspettative degli altri, solo lui poteva vantarsi di aver provato il leggero tocco delle loro labbra. Più che contento, l’altro sembrava infastidito dalle effusioni e particolarmente disgustato da quelle che si permettevano di praticarle senza il suo consenso, cioè ogni qual volta che capitava. Come la sorella, anche lui aveva numerose fans: a loro piaceva il suo essere taciturno e introverso, dandogli quell’aria misteriosa. Inoltre sapevano che era un genio e riusciva in ogni cosa che tentasse e che, secondo la loro logica di basso livello, doveva essere un gran tenerone. La cosa migliore che riusciva a fare quando veniva assalito dalle sue dichiarate da sole fidanzatine –perché sì, erano molto intraprendenti- era di ignorarle completamente e, qualche volta, chiedeva loro di levarsi dalle scatole, senza troppi giri di parole, ma solo quando la situazione era davvero critica. La piccola Summer ancora non comprendeva appieno il comportamento bizzarro e a volte esagerato nelle altre bambine: ancora non conosceva la parola gelosia.

 

Con il passare del tempo i tre divennero più alti e più belli di prima. Miracolo dell’adolescenza! Sebbene le incomprensioni tra loro scoppiarono e si fecero sempre più accese, portandoli a una separazione che a tutti e tre sembrò molto lungo, furono in grado di voltare pagina e di ricominciare da capo. Al loro inseparabile trio si erano aggiunti altri due membri, diventando così un gruppo più compatto e forte, nonché più vivace: Yuma Tsukumo, un totale idiota, e Kotori Mizuki, la ragazza che presto sarebbe stata conosciuta per la sua dolcezza e per la sua voce melodiosa.

Rio aveva iniziato a dedicarsi a ogni tipo di sport esistente, apprendendo in fretta i segreti e le mosse migliori da utilizzare, in modo da risultare imbattibile. Se qualcuno la disturbava, insistendo per ottenere la sua attenzione, non ci pensava due volte a fargli assaggiare la sua mossa preferita, che chiamò Attacco della Regina, infallibile e adatta alla sua corporatura e personalità. Ottenne così il nomignolo di Regina di Ghiaccio, che le calzava a pennello: anche se apparentemente la freddezza non sembrava far parte del suo carattere, aveva assunto questo soprannome a causa del suo deck e, in particolar modo, del suo asso nella manica, Sylphine. Solo un giorno la Regina di Ghiaccio si era resa conto di non poter utilizzare la stessa mossa sulla stessa persona due volte –insegnamento di uno dei suoi sensei- e trovò presto un’altra soluzione, forse migliore della prima: chiunque l’avesse sfidata e sconfitta in un duello, avrebbe accettato di uscire con il vincitore. Molti si fecero avanti con coraggio e altrettanti si ritrovarono col culo per terra: tutti sconfitti dalla unica e suprema Regina. Uno, talmente infatuato e incosciente, osò sfidare anche suo fratello: destino crudele si abbatté su quel poveretto.

 

Se la bellezza di Rio, crescendo, era sbocciata come una rosa, la stessa cosa valeva per Summer, trovandosi però meno aspiranti. Rifiutandosi di apprendere l’arte del duellare e inidonea per le attività fisiche in confronto alla sua migliore amica, veniva maggiormente pressata dai suoi accaniti fans da impedirle un attimo di riposo alla ricreazione o all’uscita di scuola. Solo in presenza dei suoi amici riusciva a liberarsi di quelle sanguisughe. Al contrario di Rio Summer non sapeva lottare corpo a corpo, poiché era cosciente che quella non era di certo la sua abilità innata; inoltre un piccolo problemino al cuore glielo impediva. Quando non era protetta dai Kamishiro, lei era la vittima di quelle cotte non corrisposte e, timida com’era nei confronti dei ragazzi, non era in grado di rifiutare e di spezzare definitivamente i loro cuori. La situazione degenerava di mese in mese, insieme alla sua pazienza e salute mentale e, come le aveva detto una volta Shark, gli altri sarebbero stati capaci di approfittare della sua debolezza, un giorno. Le cose rimasero in stallo per un buon annetto, fino a quando, compiuti i quattordici anni, gli altri presero una decisione per lei fatale: se l’avessero battuta a un duello, avrebbe dovuto accettare la loro richiesta di un appuntamento. Volevano di certo che la ragazza si sentisse costretta a impegnarsi in quella sfida a unico senso, sicuri che presto avrebbe dato forfait e che sarebbe uscita con loro, dando luogo a fantasie di ogni genere nelle loro menti. Udendo la conversazione Shark si era offerto – in realtà era stato supplicato insistentemente dalla ragazza, che si era tra l’altro attaccata al suo braccio come un koala- di farle da fratello maggiore e di proteggerla dai suoi pretendenti, ruolo che non aveva mai provato con la Regina di Ghiaccio. Gli sfidanti si fecero avanti con coraggio, alcuni consapevoli di aver già perso la sfida in partenza. Ryouga si dimostrò superiore a ogni escamotage e gli avversari caddero uno dopo l’altro. Dimostrando la sua abilità e, segretamente, il suo genio, le fans del Kamishiro erano aumentate notevolmente e lo esaltavano ogni quanto potevano, ovvero sempre.

Le ragazze erano gelose di Summer, poiché lei era così vicino a lui e poteva parlarci, sapendo che lui le avrebbe sempre risposto; Summer aveva iniziato a essere gelosa di loro, cercando di fermare il loro tentativo di conquistare quello che per lei era diventato il suo unico e dolce cavaliere. Lo stesso effetto si era scatenato sull’altro fronte: i ragazzi erano invidiosi della continua attenzione che, ai loro occhi, Shark dava alla ragazza –in realtà era l’esatto opposto- mentre lui continuava a ignorare bellamente le loro occhiatacce infastidite e le loro battute poco spiritose e molto offensive. In questo modo la ragazza si era maggiormente affezionata al Kamishiro e lui a lei, anche se l’effetto ottenuto era molto diverso: Ryouga l’aveva iniziata a considerare come la sua migliore amica, anche se per nessun motivo al mondo l’avrebbe mai confessato; lei aveva sviluppato una piccola cotta che, molto presto, venne smantellata dal ragazzo e fatta soffocare. Caduta nel baratro della friendzone, si era demoralizzata parecchio e non aveva rivolto parola a Shark per quasi un mese, ad esclusione del breve e rapido ringraziamento che gli dava quasi ogni giorno dopo averle fatto da scudo contro un aspirante indesiderato. Poi era giunto un ragazzo, colui che sarebbe diventato il suo primo fidanzato, che prese il posto del Kamishiro e che la protesse per circa un mesetto, cioè per il tempo necessario a lui per ribattere l’importanza che lei aveva per lui e lui per lei, allontanando i suoi ammiratori con la coda tra le gambe. Dopo nove mesi, il suo ragazzo le comunicò la notizia della sua imminente partenza: per inseguire il suo sogno avrebbe dovuto rinunciare a vivere e a studiare nella sua città, anche alla bluette. Per lui fu penoso dover rompere la loro relazione, che aveva trovato bella e preziosa; Summer si convinse che era solo lei quella che soffriva per la fine di un amoretto –come l’aveva definito lei- e che lui si era divertito a illuderla e, molto probabilmente, a prenderla in giro. Magari avrebbe sofferto di meno, lasciando meno in pensiero i suoi amici, se avesse potuto leggere i pensieri di quel bravo ragazzo. I Kamishiro, che da un paio di anni abitavano con lei e con Hana-sama, non l’avevano mai vista così sconvolta in tutta la sua vita il giorno in cui i due si lasciarono: i suoi occhi erano rossi e gonfi; le guance erano rigate da numerose lacrime, che sembrarono non finire mai. Si rinchiuse nella sua camera, negandosi a chi volesse accedere per vederla e confortarla. La Regina di Ghiaccio provò più volte a entrare, ma l’altra glielo impedì, tacendo e mostrandosi eccessivamente apatica e spenta. Quanto avrebbe voluto che nessuno l’avesse mai vista in quello stato! Sua zia, Arclight Hana-sama, aveva tentato di convincere la nipote ad aprire la porta –e ad aprire il suo cuore per poterla aiutare- ma fu del tutto inutile. Solo il giorno successivo, stanca delle loro insistenze, permise a Shark di entrare. Seduto sul suo letto, notando come le sue parole furono vane con lei, il ragazzo la prese per entrambe le braccia, sollevandola e costringendo a mostrargli i suoi occhi gonfi. “Vieni!” mormorò solamente, facendole un cenno con la testa una volta che riuscì a farla sedere sul letto. Summer indugiò un paio di volte, aspettandosi che il suo migliore amico le dicesse parole taglienti; data la gravità della sua situazione e non volendo farla soffrire ancora, il Kamishiro non aprì bocca: la strinse a sé e le passò una mano tra i capelli, lasciando che le lacrime bagnassero una piccola parte della sua maglietta e che i singhiozzi raggiungessero le sue orecchie. Fu solo grazie a lui che la ragazza riuscì a stare meglio con se stessa e a mangiare e lei, essendogli molto grata, si impegnò a tenere l’amicizia che la legava a Shark a cuore ancora più di prima. Avrebbe fatto di tutto per tenerlo sempre dalla sua parte, per essergli di supporto se mai avesse avuto bisogno di lei e per ripagarlo dell’aiuto che le aveva sempre dato: era grazie a lui che aveva riottenuto il suo sorriso e la sua serenità. Dopotutto era il suo dolce cavaliere.

 

“Nei prossimi mesi avrai ancora bisogno dell’aiuto di mio fratello, dato che sei nuovamente disponibile?” le chiese Rio. “Mi sa di sì.” Rispose solo dopo aver mandato giù un groppone, ripensando a tutto quello che le era successo nell’arco di un mese. Infilò la chiave nella serratura della loro casa, facendola scattare con un rapido movimento della mano. “Siamo a casa, nii-san!” esclamò la Regina di Ghiaccio, spingendo l’amica verso il bagno. Il salotto era quasi completamente immerso nell’oscurità, fatta eccezione della televisione accesa, che illuminava appena la figura seduta compostamente sul divano. Con un rapido slancio Rio si gettò sul fratello, rischiando di farlo cadere. “Mi sei mancato così tanto…” sussurrò teatralmente, come per pigliarlo in giro. “A me per niente, ma non importa. Ciao!” aggiunse Summer, strizzandogli l’occhio e sfilandosi le scarpe, dirigendosi scalza verso il bagno. “Summer!” la chiamò il Kamishiro, facendola indietreggiare di qualche passo. Lei si girò verso di lui con sguardo interrogativo. Shark osservò i suoi abiti inzuppati, poi sopraggiunse: “Avrei messo una mano sul fuoco sapendo che saresti tornata a casa fradicia. Sei fin troppo prevedibile. Non voglio che ti ammali.” “Ti preoccupi per me?” chiese meravigliata: l’amico era riuscita a stupirla. “No. Solo che non voglio prendermi cura di te come l’ultima volta.” L’altra sospirò arresa: Ryouga non si smentiva mai. Era sempre il solito. Timidamente abbassò lo sguardo e girò i tacchi, non trovando una battuta per rispondergli. “Era questo quello che mi volevi dire?” domandò amaramente, senza voltarsi per studiare i suoi bellissimi occhi blu. Lo squillo di un D-Gazer attirò l’attenzione dei tre, alleggerendo la tensione che si era formata. “È il tuo. Non ha fatto altro che squillare tutto il pomeriggio.” Shark glielo passò, accertandosi che la ragazza fosse più a suo agio. I due Kamishiro notarono la velocità con la quale la loro amica leggeva tutti i messaggi che aveva ricevuto e visualizzava le chiamate. Con il passare di secondi i suoi lineamenti si fecero più marcati, mentre i suoi occhi si stringevano e le sue labbra si serravano. Alla fine Summer esplose: lanciò un’imprecazione e scaraventò l’apparecchio al suolo, danneggiandolo. Il suo respiro si fece pesante e non osò sollevare lo sguardo; in silenzio fece retrofront e marciò a passo spedito, allontanandosi dal salotto e dall’espressione inebetita dei suoi coinquilini. Il povero D-Gazer lesse l’ultimo messaggio che la ragazza aveva ricevuto poco prima di spegnersi definitivamente.

 

 

Mia cara Summer, anche qui piove. Sono appena arrivato nella mia nuova città, eppure so che non sarà per niente facile ambientarsi. Ogni cosa mi fa venire in mente te, il tuo odore, il tuo dolce sorriso e i tuoi morbidi capelli. Lo sai che io vorrei correre da te, abbracciarti e dirti quanto ancora siano forti i miei sentimenti, ma purtroppo le circostanze ci terranno ancora molto lontani. Ci tenevo a dirti che mi dispiace di averti fatto soffrire molto e che se non fosse per il mio sogno le cose tra noi sarebbero andate diversamente. Data la nostra separazione, farò di tutto per far avverare il mio sogno. Mi manchi.

 

 

Rio rimase in silenzio per qualche istante, sconcertata dalle parole del suo ex, spostando lo sguardo dall’apparecchio al fratello. “Direi che la situazione è parecchio delicata…” mormorò poi, indecisa sul da farsi. “…Summer è stata e sta ancora male per lui…ma se lui continuasse a farsi vivo, Summy-chan si demoralizzerebbe ancora di più. O almeno per ora. Che possiamo fare, Nii-san?” Ryouga spense la tv e si distese sul divano, incrociando le braccia al petto e tacendo per qualche istante. “Comprare un nuovo D-gazer e sperare che quel coglione non abbia più il suo recapito telefonico.”

 

 

 

Chocolate-sama’s corner:

Minna! Questo è solamente il primo capitolo della mia prima (e molto probabilmente unica) ff di Zexal. Chissà che andamento prenderà questa mia creazione…Lol! Se i personaggi fossero OOC, vi prego di segnalarmelo. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Lasciate una recensione (o un messaggio privato, come preferite) e fatemi sapere le vostre opinioni e/o aspettative. Un bacio!

 

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Capitolo 2
*** Under the effect of alcoholics ***


Capitolo 2: Under the effect of alcoholics

 

 

Chocolate-sama’s corner:

Minna! Questa volta il mio angolino si trova all’inizio del capitolo, causa avvertenze. Le tematiche trattate riguardano un contenuto esplicito, sebbene sia limitato. È un argomento che non verrà mai ripreso nei capitoli che seguiranno, ma ciò è dovuto a –come dice il titolo- all’alcol. Detto ciò, spero che sia ugualmente di vostro gradimento.

 

 

“E poi…” continuò Summer, rovesciando nel suo bicchierino della vodka pura “…quel totale idiota mi ha preso qui” e appoggiando l’oggetto malamente a terra, davanti alle gambe incrociate, si prese per un polso “e mi ha portato al piano di sopra e…hic!” la ragazza interruppe nuovamente il racconto per fregare il bicchierino dalle mani di Kotori e per berlo tutto, ricevendo come risposta la protesta dell’amica per un intero minuto, interrompendo il suo interessante racconto. “…e siamo andati.” Le guance della ragazza dai capelli acquamarina si era tinte di un rosso molto acceso, sia per l’imbarazzo nel rimembrare quella scena sia per tutto l’alcol bevuto in precedenza. Rio sorrise con estrema malizia, buttando giù un altro shot. Kotori, la cui era annebbiata da fumi per lei del tutto sconosciuti, sembrò dimenticarsi del bicchierino che l’amica le aveva scroccato e chiese con grande ingenuità: “Dove siete andati? Eh? Dove siete andati?” “Al piano di sopra!” esclamò la bluette, sbattendo più volte le palpebre. “D’accordo…ma dove siete andati?” “Ma te l’ho già detto! Al piano di sopra.” “Ok…ma dove siete andati?” “Non ricordo precisamente, ma non ti basta sapere che era al piano di sopra della pista da ballo?” “Ok, ok…quindi dove siete andati?” “Ma te l’ho già detto! Al piano di sopra!!” “Ma scusa Summer-chan, prima mi dici che siete andati al piano di sopra, poi mi ripeti che siete andati. Io mi domando dove…” La Kamishiro scoppiò a ridere, dato che le due stavano parlando due lingue diverse. Con passo felino la Regina di Ghiaccio si lanciò verso la Mizuki, attenta a non rovesciare la sua vodka sul pavimento. “Kotori-chan, Summy-chan intendeva dire che al piano di sopra ha…come dire…intensamente limonato con il suo ragazzo.” “Il ragazzo ha un nome e si chiama idiota.” Affermò convinta Summer, bevendo tutto d’un sorso il suo bicchierino.

Nel frattempo i due amici-rivali, Ryouga e Yuma, si erano lanciati in un appassionante e feroce duello all’ultimo sangue. Armati con un microfono e posti davanti al televisore di casa Mizuki, i due stavano tentando di vincere un duello al karaoke, con il solo risultato di perdersi in banali litigate, alquanto accese a causa delle loro pietose condizioni. “Coraggio Ryouga-kun, puoi fare peggio di così!” esclamò un’ironica Arclight. Il suddetto ragazzo si voltò. “Che cazzo vuoi?” domandò Shark, guardando molto male l’amica solo quando comprese appieno il significato delle sue parole e udì la sua sghignazzata. “Mi stai deconcentrando dalla mia sfida…tanto sto per vincere.” Detto ciò, dette le spalle alle tre ragazze e tornò a concentrarsi, leggendo correttamente il testo davanti a sé, anche se lo vedeva leggermente sfocato “…watch it bring you to your shun na na na na na na knees knees…” “Shark…hic…cosa hai detto? Shun na?” chiese Yuma, scoppiando a ridere e facendo perdere il filo della canzone all’amico. “It’s shun na na na na na na knees, baka!” E mentre il testo di Welcome To The Jungle scorreva sullo schermo, i due avevano già ripreso a battibeccarsi come due galline. Kotori, bevendo tutto d’un fiato un altro bicchierino, si ritrovò a pensare che la partita tra i due ragazzi sarebbe sicuramente finita con un pareggio: 0 a 0. Chissà se sarebbe durata a lungo, magari per tutta la notte.

Summer prese la Kamishiro per un polso e la fece nuovamente sedere accanto a sé, facendole ricordare che avevano un discorso da concludere. “Ahh giusto, ecco cosa volevo chiederti…” disse ad alta voce la Regina di Ghiaccio, guardando l’amica. “…in che posizione l’hai fatto con il tuo ex?” “Rio, non così forte! E ti sembrano domande da fare?” sbraitò la proprietaria della casa, tentando di tappare la bocca, ormai larga, della ragazza. Anche se molto curiosa di saperlo, la Mizuki doveva mantenere un po’ di pudore, almeno in casa sua! Purtroppo non aveva fatto in tempo: il danno era già stato fatto. Percepita quella domanda i due ragazzi lasciarono cadere i microfoni e si voltarono: Yuma era arrossito vistosamente, guardando le tre ragazze e ripetendo se aveva capito davvero bene, alla cui domanda non ricevette nessuna risposta esplicita; Ryouga aveva un’espressione funebre in viso e fissava le due Summer che vedeva, una accanto all’altra e -mistero! - una la goccia dell’altra. “Tu!” esclamò e puntò il dito verso una delle due, indicando in realtà lo spazio vuoto tra la ragazza dagli occhi color miele e quella dagli occhi color nocciola, che era seduta dall’altra parte. “Hai fatto quello che non dovevi fare?” “Ryouga…” si alzò lentamente Summer, oscillando più volte sul posto, pronta per cadere. Poi avanzò verso di lui con un sorriso ebete e con gli occhi socchiusi, dando un calcio a una bottiglia vuota. “Ryouga…perché stai parlando… con il vuoto?” domandò lei, allungando una mano verso la sua spalla per sorreggersi. “Certo che a te e a Yuma ha fatto davvero male quella birra…avete la faccia da idioti. Aspettate! Lo siete.” Summer rise sola alla sua battuta, trovandosi davvero sarcastica. “Comunque smettetela di fare gli scemi e sedetevi con noi se volete ottenere qualche informazione in più…” la ragazza sorrise maliziosa, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Summer! Smettila di provarci con me…sei ubriaca!” “Mica quanto te, tesoro!” Lei gli strizzò l’occhio e preso per mano lo fece sedere accanto a sé, dall’altra parte rispetto a Rio, costringendo a questo punto il povero Tsukumo, preso dai fumi dell’alcol, a tentare di sedersi. Per un momento rischiò persino di dimenticarsene. E mentre Rio e Kotori spettegolavano stupidaggini su pecore e greggi, qualcosa che comunque non risultò chiara alle orecchie della bluette. Sebbene fosse brilla, i suoi super sensi cercavano di non farla pensare in quell’altro senso. Purtroppo per lei non notò il rossore acceso presente sulle guance del Kamishiro, le cui orecchie sentivano alla perfezione.

 

“Facciamo un gioco!” gridò la Mizuki, ottenendo applausi di approvazione dalla Regina di ghiaccio e dal suo migliore amico, il quale batteva le mani senza aver capito realmente cosa avesse proferito la ragazza. La verde si levò in piedi, prese la bottiglia di vodka vuota, ordinò che tutti si mettessero in cerchio e la mise nel mezzo, ovviamente con varie difficoltà. “Si beve ancora?” mormorò Ryouga, credendo che quella domanda se la fosse solo posta in mente. “Boh…che ne so io!” rispose Kotori, facendo spallucce. “Ma come?!” aggiunse Summer, realmente delusa. “Certo che sì! Abbiamo altra vodka!” “Wow!!” esclamarono all’unisono tutti gli altri, spingendo la ragazza a pescare un’altra bottiglia dal suo zainetto magico. “Et voilà!” proferì in un perfetto francese, sbattendola poco delicatamente sul pavimento. “Allora…” iniziò la Mizuki “il gioco è una via di mezzo tra quello della bottiglia e obbligo o verità, ma a ogni giro si deve bere e quello che gira…mhm…questa bottiglia…può fare una domanda. Quelle particolarmente imbarazzanti sono ben accette! O accettate? Chi se ne frega! Ora, dato che sono stata io a proporre il gioco…è il mio turno! Giro!” Con un rapido, ma poco preciso, movimento della mano, il collo della bottiglia indicò Yuma. “Bene bene!” il sorriso malizioso che comparve sul suo viso preoccupò lievemente la sua vittima. “Muhuhahahahah! Tsukumo Yuma-kun! Chi ti faresti delle mie amiche? Sei? O forse Sachi?” Summer afferrò prontamente la bottiglia di vodka e riempì il bicchierino, porgendolo poco raffinatamente all’amico. L’altro ingoiò in fretta, ma quando il suo cervello elaborò il quesito, iniziò a tossire. “Kotori, tu HAI delle amiche?” chiese imbarazzato, ricevendo sulla fronte la bottiglia utilizzata per il gioco dalla verde, la quale si era mostrata insensibile nei confronti del suo stato d’animo. “Yuma no baka! Rispondi SE-RIA-MEN-TE, anche se è uno stupido gioco.” Lo rimproverò, chinandosi in avanti per recuperare il povero oggetto e incrociando le braccia. Quello che Yuma vide nel frazione di qualche secondo lo mandò in estasi facilmente: l’amica, che indossava una camicia da notte corta in pizzo nero, gli stava mostrando il suo bel balconcino, provocando in lui pensieri poco casti. Perché sì, lo Tsukumo era un’idiota, ma quando era brillo, non era affatto cieco. Se si sentiva attratto dalla Mizuki, non c’era niente di male, no? “Penso che…che…” Con tutta franchezza il ragazzo continuò che non avrebbe MAI voluto farlo con delle sue amiche, ma con lei. A quella risposta Kotori era arrossita come un pomodoro, ricevendo gomitate dalle sue amiche. “Ma sentilo!” “Che romanticone!” “Si è appena seppellito la propria tomba. Complimenti, baka!” pensò Ryouga, sospirando arreso.

 

La bottiglia girò di nuovo, puntando questa volta la Kamishiro. “Rio…” disse solennemente “…hai mai fatto sogni erotici su…” e qui tutti- ma proprio tutti -si aspettavano che dicesse tuo fratello. Shark aveva seriamente rischiato di farsi venire un mini attacco di cuore, tentando di mostrarsi ancora tranquillo. “…Tetsuo?” Kotori spalancò gli occhi: Yuma poteva essere talmente stupido da fare quella domanda con una risposta sicuramente negativa e senza altri, interessanti dettagli? “Tetsuo? Tetsuo chi?” chiese lei bonariamente, portando alle labbra il proprio shot e dichiarando di non ricordarsi dell’amico dello Tsukumo. “Il mio amico…quello un po’…un po’…robusto.” “Ahhh, Takeda Tetsuo…no, mai fatta pensieri di nessun genere su di lui.”

 

“Ahah, Ko-to-ri ~♪” Sbottò la Regina di Ghiaccio, lanciando frecciatine all’amica. Yuma le sollevò il bicchierino pieno e glielo fece bere, senza che lei potesse protestare. Non che lei non volesse, ma solitamente si sentiva male quando veniva costretta a ingurgitare qualsiasi cosa. “Hai mai baciato un ragazzo?” La verde rispose di sì con estrema naturalezza. “Ma…con la lingua?” Lo sguardo pieno di malizia che assunse mise in soggezione la povera Mizuki, la quale divenne di un rosso acceso. “Beh…io-io…” Deglutì rumorosamente più volte, non trovando il coraggio di negare. “È un no, vero?” domandò tranquillamente l’altra, facendola imbarazzare ancora di più. “Già.” Mormorò di risposta, abbassando lo sguardo. “Ko-to-ri, presto qualcuno ti concederà un bacio più profondo, vero Yuma?” “Yuma?” “Ma sì, arriverà qualcuno. Prima o poi. Sempre se non muore prima di riuscirci.” Kotori si mostrò offesa e irritata nei confronti dello Tsukumo. Rio e Summer si dettero rispettivamente un facepalm, mostrando maggiormente che l’altro non aveva affatto capito cosa la Kamishiro intendeva dire. Ma tanto si trattava dello Tsukumo e non c’era da meravigliarsi se a quella frase per loro ovvia avesse dato tutt’altro senso.   

 

“È il tuo turno, Arclight Summer-chan!” L’espressione che fece la ragazza dai capelli acquamarina sembrò dire: E beh, mi sembrava anche l’ora! Ora che aveva ottenuto il permesso di bere lecitamente il proprio alcolico, sentiva di poter rispondere a qualsiasi domanda, per quanto potesse essere senza peli sulla lingua. “Kukuku…Qual è la posizione che preferisci durante un determinato…ehm…rapporto?” Prima che la ragazza potesse proferire parola, udì qualcuno al suo fianco tossicchiare rumorosamente: pensò proprio che la saliva doveva essergli andata di traverso. “Mhm…nessuna in particolare, basta che sia IO a dominare. Eheh.” “Omoshiroi Summy-chan!” aggiunse Rio, dandole un sonoro batti cinque.

 

La bottiglia girò nuovamente: toccava a Shark. Summer gli fece un enorme sorriso, come se volesse tranquillizzarlo e dirgli che non lo avrebbe mai sottoposto a una domanda a rating rosso. “Ryouga-kun…hai mai fatto sesso?” Alla faccia del quesito! Cosa ti è passato per l’anticamera del cervello? Se fossi stato io a farti quella domanda…sarei sicuramente passato come un pervertito! “Ryouga!” una voce interruppe i suoi pensieri, notando lo sguardo quasi preoccupato dell’altra, mentre gli porgeva un shot. “Non ti senti bene? Non vuoi…più bere?” Il Kamishiro allungò lentamente il braccio, prendendo il bicchierino dalla sua mano e sfiorando le sue dita. “Sì…va tutto bene.” Disse solamente, bevendo tutto d’un fiato. “Se ho mai fatto sesso? Certo che sì! Con tutte le pollastrelle che mi sbavano dietro a scuola, pensi che non mi sia mai fatto un pensierino su nessuna di queste?” Summer sembrò soddisfatta della sua risposta, accennando un sorriso e spostandosi un ciuffo ribelle dalla fronte.

 

“Yuma…guardi i porno?” L’altro osservò divertito l’amico: non si aspettava di certo che gli facesse una domanda del genere. “Sì…almeno una volta a settimana, quando Akari e la vecchia non sono in casa.” Rispose quasi subito, facendo scoppiare in una fragorosa risata le ragazze.

 

“Il tuo amichetto, da eretto, arriva a toccarti l’ombelico?” Costretto a ingoiare altra vodka, Shark lanciò un’occhiata di sfida allo Tsukumo: in quel momento il suo nomignolo gli calzava a pennello. Quando l’Arclight lo guardò, un po’ imbarazzata per quella domanda che doveva essere in tutti i casi censurata, non poté che pensare di trovarlo assolutamente irresistibile e non ci avrebbe pensato due volte a saltargli addosso se non fosse stato il suo migliore amico, ignorando il fatto che l’avesse già condannata alla friendzone. “Anche se fosse, il tuo non arriverebbe di certo a metà del mio. Sono messo molto bene, Yuma.” Rio rise all’affermazione del fratello, facendo intendere che era perfettamente d’accordo con lui.

 

“Mizuki.” Alle orecchie della verde, la voce del Kamishiro risuonò come un richiamo. “Aye?” “Hai mai fatto fantasie erotiche sul suo conto?” Kotori arrossì violentemente quando gli occhi blu oceano del ragazzo guizzarono in direzione del suo migliore amico. “Sul conto…di chi?” chiedeva quell’altro idiota, ripetendo ogni cinque secondi il quesito senza che ottenesse una risposta. La verde abbassò per la seconda volta lo sguardo e annuì lievemente. Era ufficialmente caduta sotto gli attacchi dei due Kamishiro.

 

“Rio-san♫---Hai mai fatto sogni erotici su tuo fratello?” La Mizuki sorrise malignamente, notando la faccia rossa della Kamishiro. Peccato che non avesse capito che l’altra stava tentando di trattenere una forte risata. Nell’arco di un minuto la Regina di Ghiaccio scoppiò a ridere sguaiatamente, contagiando anche l’Arclight. “Summer, hai sentito? Io mi faccio sogni erotici? Su mio fratello, poi? Ahahahahahah.” Ryouga non sembrava della stessa opinione: taceva, guardandosi i pantaloncini del pigiama e provando a non pensare alla domanda della verde. Tra una risata e l’altra Summer si lasciò scappare un: “E se invece fosse Ryouga a farsi sogni erotici su sua sorella?” Sentita la domanda, la Kamishiro rise più forte, toccandosi la pancia con entrambe le mani. Se prima la sua faccia era rossa tentando di non ridere, adesso era rossa da quanto stava ridendo. La ragazza dai capelli color acquamarina dovette asciugarsi qualche lacrimuccia da quanto aveva riso, ignorando molto bene le occhiate assassine che il suo migliore amico le stava lanciando. “Gomen, Ryouga-kun…” Disse, afferrando il colletto della maglietta del ragazzo e avvicinandolo a sé per scoccargli un bacio sulla guancia.

 

“Tsukumo Yuma!!” esclamò imperiosa la Regina di Ghiaccio, guardando incuriosita il ragazzo. “Dato che siamo in tema…non ti chiederò se hai mai fatto sogni erotici sul conto della tua migliore amica, Mizuki Kotori-chan…ma per rendere la serata ancora più interessante, la mia domanda sarà questa.” Rio si schiarì la gola, cercando di assumere l’espressione più seria che avesse in repertorio. “Hai mai fatto sogni erotici su mio fratello?” Come sentì ciò lo Tsukumo impallidì improvvisamente, guardando con occhi sbarrati la Kamishiro. D’altro canto Shark prese a tossire, maledicendo tra un colpo di tosse e l’altro la sorella. Osservando le loro reazioni, Summer bevve direttamente dalla bottiglia, scoppiando a ridere e sfottendoli un po’. Presto Rio si aggiunse a lei, ottenendo da quest’ultima un bel batti cinque. “Li hai fatti fuori in un sol colpo!” commentò vivacemente l’Arclight. “Peccato che non siano loro due le uniche vittime.” La Kamishiro mosse il pollice in direzione della proprietaria di casa, la quale tremava ed era in procinto di scoppiare a piangere, molto demoralizzata. Invece di consolarla, le due si divertirono a rigirare il coltello nella piaga, scherzando sopra il fatto che i due avessero un inaspettatamente diverso orientamento sessuale. “E se Ryouga e Yuma formassero una ship?” “Una ship?! Arriviamo davvero a così tanto?” “Why not? Che nome potrebbe avere la ship?” “Una Ryouga x Yuma non basterebbe?” “Ma no, Summy-chan! Dobbiamo puntare più in alto! Tipo Shark, che vuol dire squalo…e Lobster, aragosta…” “Rio-san, non possiamo fondere Shark e Lobster…” “Hai ragione! Dobbiamo puntare più in alto!” Le due pensarono intensamente per qualche istante, poi Summer ebbe l’illuminazione. “E se fosse…tipo…morso dello squalo?” “SharkBait…Shipping?” “Unisci il tutto e verrà fuori il nome di una ship meravigliosa. Sharkbaitshipping…è semplicemente meravigliosa.” “La volete smettere di fantasticare su una cosa così ridicola?!” Ryouga decise di intervenire per proteggere l’integrità della sua immagine. “Non è affatto ridicola. È semplicemente meravigliosa. Summer, dobbiamo fondare un fanclub e vedere quante persone aderirebbero alla cosa.” “In onore di questa nuova e bellissima ship…ci nominiamo membri onorifici di questo club ancora top secret.” “La volete smettere?!” Le due smisero di confabulare tra loro, voltandosi in direzione del Kamishiro. “Tutto ciò non è affatto divertente.” “Ringrazia che io e tua sorella abbiamo trovato un interesse amoroso ancora strano e particolare, ma di già emozionante.” “Shipparmi con il mio rivale non è affatto normale.” “Un giorno tutto ciò sarà gratificante e mi ringrazierai. In un futuro prossimo, almeno spero.” “Piantala Summer! E staccati da quella bottiglia…sei ubriaca.” “Io continuo a credere che se esistesse una ship delle genere, piacerebbe a molti e a molte.” “Peccato che esistano gli haters…Ryouga, pensi davvero che io possa crederti riguardo al fatto che hai fatto sesso con una qualsiasi ragazza?” “Se volessi perdere la verginità, voglio essere in lista alla cima.” “Magari in cima alla lista.” “Quello che è. Rio-san, ripensando alla ship di cui già non ricordo più il nome, chi pensi che sarebbe dominante?” “Che razza di domanda, Summy-chan! È lo tsundere che tiene il controllo in particolari situazioni di così grande importanza…quindi direi mio fratello.” Le due ragazze, che si erano passate la bottiglia di vodka a ogni botta e risposta, avevano superato il loro limite ed erano definitivamente ubriache.   

 

“Summer-chan…ugh…” Yuma guardò ancora la bottiglia che puntava all’Arclight. “Ugh…Hai mai usato…ugh…” “Troppi ugh in una sola frase. Spara Yuma-kun!” “…giochi erotici?Un enorme ghigno comparve sul volto della ragazza. “Sei davvero sicuro di volerlo sapere, Yuma-kun? Potrei suggerirtene qualcuno da utilizzare…con chi vuoi tu, insomma.” Summer si spostò una ciocca dietro l’orecchio, guardando poi negli occhi dello Tsukumo. “Preparati! Dado kamasutra, il gioco dell’oca, le manette e il frustino…ma se vuoi considerarlo come gioco, anche della cioccolata fondente sul corpo. Direi che è…piuttosto eccitante.” Proferì languidamente, scoppiando poi a ridere.

 

“Quanti amichetti hai visto, oltre a quello di tuo fratello?” La Kamishiro rise per l’ennesima volta in quella serata. Le fece l’occhiolino ed entrambe ignorarono in tutti i modi gli sguardi omicidi di Shark. “Credo cinque o sei…non ne sono del tutto sicura. Però solo Ryouga ce l’ha…mhm…bello.” “RIO!” esclamò il diretto interessato, mentre le sue orecchie fumavano. “Però bello non si può dire riguardo a un pene…all’incirca sono tutti uguali, chi ce l’ha più grande o più piccolo, chi più o meno peloso e chi di vari colori. Uno può dire che ha un bel viso, mica riguardo…quell’arnese, va!” Summer, che era ancora in possesso della bottiglia di vodka pura, fece per bere, ma qualcosa che lei non seppe riconoscere la ostacolò; alla fine si dovette arrendere, credendo che fosse tutta colpa del tappo. In realtà Shark aveva pensato al fegato della ragazza e tentò di strapparle di mano la bottiglia. Il gioco si interruppe a causa del tremendo mal di testa che colpì sia Rio che Summer. Le due dovettero appoggiare la schiena sulla parete e combattere contro il senso di nausea che si stava facendo strada in loro. Nell’arco di pochi minuti due enormi secchi vennero posti uno a fianco della Regina di Ghiaccio, l’altro vicino all’Arclight. Kotori si affaccendò in cucina per preparare dell’acqua calda; Shark si pose a fianco della sorella, sostenendo il secchio in caso la ragazza fosse presa da un conato di vomito che non riusciva più a trattenere. Il suo esempio venne seguito da Yuma, il quale era più schifato rispetto all’amico se Summer avesse rigettato. Rio gemeva come sentiva tutta la vodka ingerita bruciarle nello stomaco e come la testa le vorticava rapidamente; l’altra era scoppiata a piangere, accusandosi di essere stata una totale idiota. “Pensi che si stia scusando riguardo alla questione della ship o del troppo alcol ingerito?” “No, non credo…ad ogni modo domani non si ricorderà più niente. Dimentichiamoci di questa storia.”

 

L’acqua calda risultò magica: la Kamishiro riuscì a liberarsi molto presto della nausea, non riempiendo nemmeno il secchio. “Ora dovrebbe stare meglio.” Proferì Ryouga, passando il dorso della mano sulla fronte imperlata di sudore della sorella. “Summer sta proprio da cane…” commentò lo Tsukumo, cercando di non pensare al fatto che la bluette stesse vomitando in un secchio a pochi centimetri da lui. “Sta rimettendo l’anima…” aggiunse Yuma, riuscendo a cambiare secchio in tempo. Massaggiò la schiena della bluette, sperando che presto si sarebbe sentita meglio. Seduta a dovuta distanza dopo aver vuotato il secchio, con grande orrore da parte sua, la Mizuki stava lottando per rimanere sveglia, le palpebre calavano con estrema facilità. Rio si era poi addormentata sulla spalla del fratello, il volto stava riprendendo il suo naturale colorito poco a poco. L’Arclight era invece molto pallida, oltre che debole: Yuma dovette sostenerle la testa, verificando in qualche modo che non dovesse più stare male. Le sue palpebre si chiusero e appena le mani dello Tsukumo l’abbandonarono il corpo si protese in avanti, cascando poi di lato. “Starà bene?” domandò Yuma, avvertendo poi un flebile gemito. “Sì…ora va’ a vedere Kotori…credo che abbia bisogno di una spalla su cui dormire.” Sussurrò l’altro, rialzando Summer e ponendola vicino a sé. Lo Tsukumo si sedette accanto alla sua migliore amica. “Era meglio se dicevo a Summer di non portare alcolici…se avessi immaginato cosa sarebbe successo…” Il ragazzo le sorrise, schioccando la lingua e allungando un braccio lungo le spalle dell’altra. “Kotori…dormi…è tardi.” Disse, chiudendo gli occhi e permettendo alla Mizuki di appoggiare la testa sul suo petto. Un leggero grazie scappò dalle morbide labbra della verde, facendo sorridere Yuma. “Vi siete definite grandi fan della coppia Kotori-Yuma, ma non sapete cosa vi siete perse…idiote!” Essendo rimasto l’ultimo in piedi, il ragazzo strinse a sé la sorella, lasciando che anche Summer, che in quel momento gli faceva pena –o forse tenerezza, nemmeno lui se ne rese conto- potesse unirsi a loro due. “Shark…” il ragazzo avvertì la voce debole della bluette. “Dimmi.” “…ti voglio bene.” La semplicità di quelle parole, che la ragazza non sarebbe riuscita a dire facilmente se fosse stata sveglia, colpirono l’altro. Sapendo che nessuno l’avrebbe sentito e che solo la luna nel cielo sarebbe stata la testimone di quello che era successo loro, Ryouga fu preso da un momento di debolezza. “Anch’io.”

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Capitolo 3
*** Magnificent Boy ***


                                     Capitolo 3: Magnificent boy              

 

“Pronta per il primo giorno di scuola?” Summer avvertì un peso sul proprio letto, all’altezza dei piedi. Mugugnò qualcosa di incomprensibile: Morfeo non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare. E lei non gli dava torto, ma purtroppo il dovere la stava già chiamando. Sbadigliò un paio di volte, comprendendo il senso delle parole di una voce roca e respirando l’aria nella sua stanza satura di caffè.

 

“Mai…” La ragazza si tirò su con lentezza, stampandosi una mano sulla faccia per svegliarsi e per incoraggiarsi per l’inizio di quella fantastica, meravigliosa giornata. Ignorando completamente lo stato dei suoi capelli, in parte incollati alla fronte e alla nuca e in parte sparati in aria, aprì un occhio in direzione della persona che aveva osato svegliarla. Quando udì un sospiro arreso provenire dalle sue labbra, non poté fare altro che sorridere. “Buongiorno principessina…” mormorò, sorseggiando il liquido caldo. Se fosse stata detta da una persona qualsiasi quelle parole potevano risuonare come un caloroso buon inizio di giornata, ma, dato che si trattava di un certo Kamishiro, il risveglio era dolce come il morso di uno squalo. Letale. O quasi. “Sfotti?” domandò solamente, stropicciandosi gli occhi e tentando di scendere dal letto. “Mhm…Naah, non mi permetterei mai.” Rispose, sfoderando uno dei suoi migliori ghigni. “Comunque…bonjour, mon ami! <3” “Sfotti?” “Non mi permetterei mai, mon ami.” Scoppiò a ridere, contenta di averlo trovato di buon umore.

 

Senza pensare, socchiuse gli occhi, prese una scatolina appoggiata sul comodino ed estrasse una lamina. Fece uscire con delicatezza una compressa e la infilò con destrezza in bocca, acciuffando la bottiglietta d’acqua e bevendo. “Per cosa sono quelle? Mal di testa?” Lei sembrò bloccarsi. La pillola le andò di traverso. Era talmente precisa nell’eseguire quell’azione, ormai entrata nella sua vita quotidiana, che non aveva fatto caso di essere in compagnia nella sua stanza. Ormai il danno era stato fatto!

 

Maledicendosi mentalmente e cercando le giuste parole da dire, gli sorrise timidamente. Non era facile per lei esporsi in quel modo: non che tenesse segreto proprio tutto a lui, ma quella cosa avrebbe di gran lunga preferito tenersela per sé. Poteva inventare una qualsiasi scusa, ma doveva rispettare l’onestà, base del suo rapporto di amicizia con Shark. E poi non era così stupido da non capire che quella sarebbe stata una bugia.  “Queste compresse contengono ACE-inibitori e riducono il carico di lavoro a cui è sottoposto il cuore.” “Cos’hai?” chiese lui, irremovibile. “Insufficienza cardiaca.” “E perché non me l’hai mai detto?” la sua voce era ancora calma, facendo in parte tranquillizzare la ragazza. “Per due motivi: il primo perché è inutile dare falsi allarmi. E poi è una cosa che mi riguarda e non vado certamente a raccontarlo in giro. Solo Hana e Ukyo-sensei lo sanno ed è meglio così.” Si alzò dal letto. “È lieve, vero?” domandò lui per l’ennesima volta. Summer esitò per qualche momento, poi accennò con la testa.

 

“Stavo facendo un bilancio della tua insufficienza cardiaca…e ho notato che la malfunzione è peggiorata con l’adolescenza. Sicuramente non sono un’esperta, ma credo che lo stress e la fatica che hai accumulato fino a ora possano aver influenzato negativamente il tuo problemino.” Summer era rimasta da sola con sua zia Hana, sua madre adottiva e affidataria dei Kamishiro. “Lo credo anch’io. Può darsi che, come una malattia, possa avanzare al suo stadio successivo. Quando ero più piccola, era lieve…e ora è moderato. L’ha detto anche il dottore.” “Se fosse così, devi stare molto attenta. Prova a immaginare se dovesse raggiungere l’ultimo stadio, quello grave…” “Dovrebbero operarmi.” “E se fosse troppo tardi? Non morirai, vero?” la ragazza guardò con la zia con amore, colpita dalla sua preoccupazione. Certo che no!

 

Si alzò e l’abbracciò, passandole una mano fra le sue ciocche rosa, allo solo scopo di tranquillizzarla. Un tempo era la donna a farglielo, ma ora Summer sapeva che sua zia aveva bisogno di essere supportata quando parlavano del suo problemino al cuore. “Ma no…” le sorrise teneramente e le permise di finire di bere la sua tazza di caffè. “Non c’è bisogno di preoccuparsi. Seguirò i consigli del dottore e vedrò di fare attenzione.”

 

Una volta finita la sua colazione, la bluette si diresse verso il bagno nell’ala sinistra della casa, riservato solamente a lei e alla zia. I due ospiti, invece, avevano il loro nell’ala destra, adiacente a una delle loro stanze. Indossò l’uniforme, notando come la minigonna si fosse rimpicciolita e come la camicia bianca a mezze maniche mettesse ancora più in evidenza i suoi seni. Sospirò arresa quando tentò di trovare un’acconciatura che fosse armoniosa, ma non eccessivamente pomposa: non voleva risultare ridicola!

 

Dopo aver lottato conto le ciocche ribelli, alla fine dovette optare di lasciarli sciolti, sistemandoseli dietro la schiena e arricciando appena con il dito le ciocche più corte. Quando uscì dal bagno, afferrò la cartella e inserì il suo D-Pad, bianco come lo smalto sulle sue unghie, una bottiglietta d’acqua e qualcosa da sgranocchiare durante la ricreazione. “Rio e Ryouga ti stanno già aspettando fuori. Oggi non posso proprio accompagnarvi, perciò andrete a piedi.” Proferì la zia, cacciando le mani nella sua borsa. “Devi lasciare un’altra volta Heartland City?” chiese la bluette, afferrando le chiavi di casa che la donna le lanciò. “Sì…ma rientro in serata. Buon inizio e non ti affaticare troppo!” Le scoccò un rapido bacio sulla guancia, poi uscì con slancio e corse verso la macchina con il suo tacco 12. Come facesse era un vero e proprio mistero per Summer.

 

 

“Per favore! Non parliamo di scuola, anche se ci stiamo andando!” esclamò l’Arclight leggermente irritata. “Vedo che questo argomento ti piace da morire, vero Summer-chan?” Rio sorrise maliziosa, desiderosa di provocarla ancora. L’altra si limitò a sbuffare, abbassando lo sguardo. Non poteva vincere contro la Regina di Ghiaccio. Com’è che Rio prevaleva su ogni cosa in confronto a lei? “Stai iniziando a prendere seriamente l’idea di imparare a difenderti quando verrai attaccata dai tuoi ammiratori, dato che quell’idiota non è più al tuo fianco?” Summer voltò lo sguardo verso di lui. “Sì, anche se non so in che modo…” La ragazza si grattò la nuca, sorridendo nervosamente. “…e poi non è giusto che io faccia affidamento su di te come ai vecchi tempi. Devo…crescere, almeno credo.” A quelle parole la Kamishiro le diede una sonora pacca sulla spalla, augurandole di fare sempre del suo meglio per raggiungere il suo obiettivo.

 

Non passarono nemmeno dieci minuti dalla nuova decisione della ragazza dagli occhi color miele che un gruppo di studenti in calore aveva affiancato il terzetto. I loro commenti riguardante alla bellezza delle due aveva fatto profondamente imbarazzare Summer, proprio come ai vecchi tempi. “Strano!” pensò la Regina di Ghiaccio, studiando silenziosamente l’amica e ignorando le voci dei suoi fan. “Dovrebbe esserci abituata…eppure reagisce come se fosse la prima volta…”

 

“Summer-sama! Se ti chiedessi di uscire oggi pomeriggio, accetteresti?” 

 

“Kamishiro-san…preferiresti vaniglia o fragola?” La ragazza spostò lo sguardo su due boccette. Profumo. “Nessuno dei due.”

 

“Summer! Ti va se a ricreazione ci ritroviamo alle macchinette? Ti offro un caffè.” “Ehm…”

“O un tè, un cappuccino, una cioccolata…” “Sinceramente non saprei…non ci conosciamo nemmeno…”

 

“Rio-san…ieri hanno aperto una nuova pasticceria vicino alla scuola! E se alla fine delle lezioni ci facessimo un salto?” “Gomen…oggi ho già un altro impegno.”

 

Era solo ricominciata la scuola, per Summer fu il primo giorno scolastico da single, e già le due non ne potevano più. La stagione dell’amore non cadeva in primavera? Non era quindi già passata? Vedendo che l’altra non riusciva a proferire parola, né a muoversi più rapidamente per lasciarseli alle spalle, la Kamishiro l’afferrò per il polso e con una stupida scusa riuscirono ad allontanarsi e a eludere altre richieste. “Fosse per te, saremmo state seppellite vive sotto un cumulo di vani tentativi di approccio.” La rimproverò bonariamente la sua nee-san, ottenendo un timido sussurro di scuse dalle labbra dell’altra. “Tuo fratello che fine ha fatto?” “Si è dileguato quando i ragazzi si sono avvicinati a noi. Non lo ammetterà mai, ma si innervosisce facilmente con la loro persistente presenza.” Summer sorrise, guardando intensamente l’amica negli occhi. “Anch’io mi irriterei se la mia sorellina venisse continuamente infastidita…” le disse, mentre la sua mente formulava un altro pensiero: anche lei avrebbe voluto che qualcuno si preoccupasse per lei allo stesso modo di Shark con Rio. Le due proseguirono in un religioso silenzio fino all’ingresso dell’Accademia di Heartland City, tentando di tenere giù le balze della minigonna che oscillavano a causa del vento.

 

 

Appena l’Arclight entrò in classe, due braccia le avvolsero il collo, mentre un corpo femminile si schiacciava contro il suo. “Buongiorno Sum!” Kotori aveva affondato il viso nella sua scollatura, non intenzionata a staccarsi. L’altra rise, scompigliandole appena i capelli e salutandola calorosamente. Sei e Sachi si fecero avanti e furono trascinate dalla Mizuki in un abbraccio di gruppo. “Altri e tanti altri mesi insieme…credete che ce la faremo?” La ragazza dai corti capelli blu mormorò, studiando il loro sguardo uno a uno. “Mhm…non credo. Penso che morirò prima della fine del mese di marzo…ugh…” rispose Sachi, scatenando l’ilarità delle altre due.

 

Ogni anno era sempre la solita storia: Summer sogghignava di nascosto quando notava la ragazza ciondolare e in seguito addormentarsi sul proprio banco durante le ore di matematica, mentre Kotori tentava di svegliarla, scuotendole appena una spalla.

 

“Non credo proprio. Sai ho sentito dire che avremo un nuovo compagno…” La castana sembrò illuminarsi. “Davvero? Chi?” Kotori mostrò un sorriso malizioso alle tre e, dopo essersi assicurata che nessuno fosse di passaggio a distanza di qualche metro, mormorò le fatidiche parole che cambiarono l’umore delle due compagne. “Si tratta di un amico mio e di Yuma…si chiama Okudaira Fuya.” Prima Sachi e poco dopo Sei avvamparono vistosamente. “COSA??” sbottarono all’unisono, prima guardandosi l’una l’altra, poi la Mizuki. “ESPer Robin?” aggiunse Summer, tentando di ricordare il volto del ragazzo che aveva visto in una serie televisiva qualche anno prima. La loro amica socchiuse le palpebre e fece un cenno con la testa.

 

I minuti trascorrevano con molta lentezza mentre le quattro ragazze attendevano l’arrivo dell’attore, insieme a quello dello Tsukumo. Kotori aveva spiegato che il ragazzo, invece di recarsi con lei a scuola, era passato a prendere Fuya, in modo tale che non si perdesse nell’enorme edificio scolastico. Tutte si chiesero se fosse stata una buona idea: magari si era perso anche lui. In risposta la Mizuki sbottò di avere più fiducia nelle capacità del suo migliore amico. Summer si affacciava di tanto in tanto alla porta per scorgere da lontano i due –o magari Shark e Rio, giusto per augurar loro una buona giornata se fossero stati di passaggio- ma riceveva solo inviti a improbabili appuntamenti con gente a lei sconosciuta.

 

“Ma perché non accetti di uscire con uno di loro, Sum?” chiese incuriosita la ragazza dagli occhi color oliva. “Perché sta ancora con…” Sachi venne bloccata dalla mano della verde. La ragazza dai capelli color acquamarina divenne scura in volto. Anche se aveva accettato dolorosamente la fine della relazione, detto sinceramente meno veniva nominato il ragazzo, meglio stava. “Meno male che fino alla fine del mese scolastico non c’è nella nostra classe, non credete? Sapete, è andato a studiare in un’altra città, dato che sta inseguendo il sogno di divenire un duellante di alto livello.” “Ah, ecco perché ******** non era più segnato nell’elenco della nostra classe.” Concluse Sei, circondando le spalle dell’Arclight e mormorandole poche ma intense parole confortanti.

 

“Minna!” una voce fece capolino alle loro spalle. Lo Tsukumo rilasciò una cristallina risata, passandosi un dito sotto il naso. “Ma dove sono tutti?” domandò, realmente stupito di trovare la sua classe vuota. “Ti sei dimenticato che oggi c’è il discorso di inizio settembre del preside, vero?” Kotori aveva già iniziato a rimproverare Yuma, tanto per cambiare. A dire il vero, anche Summer se n’era completamente dimenticata. “Dov’è Okudaira-sama, piccioncini?” proferì, ignorando le noiose liti in stile marito e moglie tra i due, i quali, udendo l’ultima parola, si fermarono e arrossirono lievemente. “Ukyo-sensei ci ha fermati subito all’ingresso e si è offerto di fargli girare la scuola.” “Quindi vuol dire che quest’anno scolastico non terrà il discorso come l’anno precedente?” “A quanto pare no Sacchan.” I cinque lasciarono le proprie cartelle sui loro banchi e si diressero in fretta verso il luogo della riunione. Se quest’anno fosse stato il preside a tenere il celeberrimo discorso, il loro ritardo non sarebbe stato facilmente perdonato.

 

Correndo come degli affannati, con grande fatica da parte di Summer, i ragazzi si fiondarono nell’enorme sala che raccoglieva gli studenti di tutti gli anni poco prima che l’uomo più potente dell’Accademia –il preside- facesse il suo ingresso e si dirigesse verso un palchetto con tanto di microfono e sorriso tirato. Furono costretti a dividersi: se si fossero mossi in gruppetto, sarebbero stati scovati presto. E se lo faceva quel simpaticissimo uomo, la cosa era ancora più umiliante.

 

Una mano le afferrò il polso e la costrinse a sedersi su un posto –per sua fortuna- vuoto. “Si può sapere cosa ci fai ancora in giro?” Summer sorrise nell’udire quel sussurro. Era finita in buone mani. “Lo sai com’è fatto il preside…se ti avesse trovata in piedi, ti avrebbe fatto una bella lavata di capo.” “Mi fa piacere che ti preoccupi per me, Ryouga…” lei gli accarezzò appena la guancia, come per lodarlo del buon lavoro che aveva svolto. Salvare una persona in difficoltà non era uno dei doveri dell’amico? “Non fare queste cose in pubblico…” “Ma non le faccio nemmeno in privato, dato che ti infastidisce così tanto…” “Mi volevi provocare?” “Un pochino…” la ragazza rise leggermente “Comunque…io, Kotori, Sacchan e Secchan stavamo aspettando Yuma e il nuovo arrivato…che non ho ancora avuto modo di conoscerlo.”

 

**

 

Il discorso si era rivelato più lungo di quanto in realtà Summer si fosse aspettata, rimpiangendo quello incalzante e motivante di Ukyo-sensei, uno dei pochi insegnanti più amati di tutta l’accademia, dell’anno precedente. La ragazza si guardò attorno, sperando che quella tortura finisse presto. I suoi occhi caddero su due figure dall’altra parte della sala: Yuma dormiva beatamente sulla spalla di una ciondolante Kotori. “Poverina! Sta morendo di sonno anche lei!” pensò tra uno sbadiglio e l’altro, scostando lo sguardo verso la sua destra, al di là della figura maschile seduta accanto a lei. Rio si stava limando le unghie, cinguettando soavemente e verificando che le sue mani fossero perfette come sempre. “Sarà meglio non disturbarla…” Osservando le mani curatissime della Kamishiro, Summer abbassò lo sguardo, posandolo sulle sue unghie: lo smalto c’era, ma l’Arclight sapeva che prima o poi sarebbe saltato; inoltre le sue unghie non avevano una forma regolare, ma non erano mangiucchiate; in confronto a quelle della Kamishiro facevano ugualmente pena.

 

“Smettila di guardartele…” “Ti do fastidio?” domandò automaticamente: per evitare che un certo squalo si irritasse, la prima domanda da porre era sempre quella. Ad ogni modo, se avesse davvero capito bene, cercava di comprendere il motivo per cui Shark aveva volontariamente omesso l’oggetto del suo cruccio. Ricevette solo un grugnito seccato e fu solo allora che sorrise a trentadue denti: per quanto fosse orgoglioso, il ragazzo era riuscito a leggere i suoi pensieri e aveva provato a salvarla da una serie di filmini mentali che l’avrebbe sicuramente tormentata per una buona mezz’ora. Che tenero!

 

“Ora a cosa stai pensando?” questa volta i loro sguardi si incrociarono e Summer si sentì improvvisamente a suo agio. Solitamente Shark era molto freddo e distaccato quando erano a scuola, e non solo: ma quando cercava di tirarla su di morale senza utilizzare battute scontate e con il solo uso dello sguardo, sentiva di poter fidarsi ciecamente di lui e di potergli dire tutto quello che le passava per la testa, senza che lui tirasse fuori uno dei suoi commenti poco carini. La bluette ebbe un tuffo al cuore. “In questo preciso momento a quanto sarebbe fantastico se ogni volta tu fossi così con me…” lui si voltò e la guardò male “Non fraintendere. Non voglio che tu cambi. Per me vai benissimo così come sei, sennò non saresti tu. Tu invece?” La sua espressione facciale cambiò rapidamente e sul suo viso comparve un sorriso di sfida. “In questo preciso momento a quanto tu sia idiota nel preoccuparti per una minima stronzata…in generale al nuovo ragazzo che dovresti conoscere oggi, Okudaira Fuya…il suo nome mi è familiare, in qualche modo.” “Dev’essere l’attore che ha interpretato ESper Robin…”

 

Ryouga roteò gli occhi. “Non mi dire che è il protagonista di quella serie televisiva che mi sono dovuto sorbire ogni qual volta che venivo a casa tua?” Lei accennò più volte con la testa. “Lo sapevi che facevano le repliche la sera? Anche se potevo vedere lo stesso episodio a distanza di qualche ora, era divertente vederlo con te. I tuoi commenti mi facevano tanto ridere…un po’ quei momenti mi mancano. Non ti chiedo se la cosa è ricambiata perché già conosco la risposta.” “A me quella serie non mi manca affatto…era una fortuna che non le rivedessi in orfanotrofio…” All’ultima parola da lui proferita, il tenero sorriso di Summer divenne mesto, sentendo un certo odio per quella parola che alle sue orecchie suonava come un luogo cupo, solitario e immensamente triste. “…era una vera tortura.” Lei chinò lo sguardo: di certo non avrebbe mai voluto che l’amico vivesse quei pomeriggi insieme come una punizione.

 

E mentre il preside introduceva un video sull’importanza dello “studente modello” –era una fissazione che aveva da ormai molti anni- e nella stanza calava l’oscurità, lei circondò il suo braccio sinistro con le sue, passando lentamente e delicatamente una mano lungo tutto l’arto, affondando la testa sulla spalla e sospirando rumorosamente. “Mi dispiace.” Il suo tono di voce era fragile e sottile e Shark sembrava abbastanza innervosito. Il passato è passato e quel che è stato fatto è fatto. Pazienza se aveva visto almeno tre stagioni di quella serie tv! Le diede un deciso colpetto sulla testa, assicurandosi che l’Arclight alzasse lo sguardo verso di lui. “Ti ho detto di non fare queste cose in pubblico!”

 

 

Dopo una decina di minuti i ragazzi furono sguinzagliati e ognuno fece ritorno nella propria classe, ringraziando il cielo che fosse finito. Summer aspettò al di fuori dell’enorme sala le sue amiche e si incamminarono insieme tra cristalline e civettuole risate, raggiungendo presto l’aula, dove un sorridente Ukyo-sensei attendeva i suoi studenti in compagnia del nuovo arrivato.

 

Una volta che tutti si sedettero, il professore si alzò dalla sua cattedra e fece un rapido segno a Fuya, chiedendogli di avvicinarsi a lui, ovvero davanti alla sua postazione, e di presentarsi. “Buongiorno a t-tutti! Mi chiamo O-Okudaira Fuya e ho 17 anni…è un vero piacere conoscervi.” Il ragazzo si inchinò, accolto da una serie di sguardi sognatori e sospiri amorosi delle sue fan. “Prego Fuya, puoi evitare di sentirti ancora a disagio qui, di fronte a tutti. Siediti…mhm…accanto a quella ragazza…” I suoi occhi verdi studiarono curiosi i morbidi capelli color acquamarina della studentessa che sarebbe diventata la sua compagna di banco. Quando lei sollevò lo sguardo verso di lui, gli rivolse un solare e sincero sorriso, facendolo appena arrossire. Una volta che il ragazzo si mosse verso di lei e si sedette al suo fianco, il loro sensei iniziò la sua lezione soft mentre lei lo guardò nuovamente negli occhi.

 

Summer non poté negare di rimanere attratta dall’intensità e dal magnetismo di quello sguardo; allo stesso modo Fuya rimase affascinato dal loro color miele, segno della sua dolcezza e mitezza. Entrambi constatarono come fosse strano avere una sorta di imprinting pur non essendosi mai visti e incontrati prima d’ora. “Okudaira-sama…è un piacere conoscerti. Io sono Arclight Summer.”

 

Chocolate-sama’s corner:

 

Minna! Rispetto al capitolo precedente, è stato molto più tranquillo e- personalmente- più facile da scrivere. Per la mia gioia è stato bello poter introdurre –anche se non ha avuto molto spazio- Okudaira Fuya-kun. Chissà se questo personaggio avrà un ruolo centrale nella vita di Summer-chan…

Lascio spazio alla vostra immaginazione e…preparatevi al peggio per il prossimo capitolo.

La vostra Chocolate-sama.

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Capitolo 4
*** Mad Girls ***


Capitolo 4: Mad girls

 

Erano ormai passate due settimane dall’inizio della scuola e i battibecchi tra Yuma e Kotori erano ritornati a far parte della vita quotidiana scolastica, cosa che in parte era mancata a tutti. Anche la presenza del giovane attore non provocava più nessuno stupore all’interno della sua classe, facendolo finalmente sentire un ragazzo normale. Gli studenti delle altre sezioni non si erano ancora abituati ed erano affascinati dalla sua calma ed enorme pazienza, approfittandosene per farsi dare un suo autografo o solamente per vantarsi di aver scambiato qualche parola con lui. Ciò significava che quei pochi momenti in cui avrebbe voluto rilassarsi doveva dedicarli alle sue fangirls, ogni giorno più mielose, sfacciate e inevitabilmente infatuate.

 

Come Summer aveva trovato un sicuro rifugio nella figura di Shark negli scorsi anni scolastici, così Fuya tendeva a passare molto tempo con lei, proteggendosi a vicenda da ospiti indesiderati. Ciò garantiva a un certo squaletto tanti sospiri di sollievo.

 

Quel lunedì i due avevano deciso di trascorrere un pomeriggio insieme, dedicandosi allo studio e, in qualche modo, a conoscersi ancora meglio. Dopo aver divorato qualcosa, entrambi avevano afferrato il D-pad e avevano iniziato a studiare, interrompendosi solo per scambiarsi rapide battutine o per stiracchiarsi e ammirare il panorama di Heartland City dalla terrazza della scuola, situato sopra l’ultimo piano dell’edificio.

 

“Cosa ti piace fare nel tempo libero, Summer?” aveva sbottato improvvisamente il ragazzo, costringendola ad abbandonare l’oggetto tra le sue gambe e alzare gli occhi verso di lui. “Sicuramente leggere. Quando sono in compagnia mi piacere dedicare del tempo al mondo dei videogames…” L’Okudaira sorrise alla sua affermazione. “E quindi ti piace anche duellare?” “In che senso?” “Duel…Monster?” Lei negò con convinzione: non era assolutamente portata a questo tipo di intrattenimento e poi tutti i suoi spasimanti volevano a tutti i costi batterla per uscire con lei, per questo motivo non aveva sviluppato nessun interesse. “Ma è così divertente…Yuma dice spesso che un modo per capire il vero cuore dell’avversario anche senza l’utilizzo delle parole.” “Mi domando come ciò possa essere sempre possibile…” “…Magari i tuoi fans si tireranno un po’ indietro dopo che ne avrai sconfitti una decina, lasciandoti più tempo per riflettere da sola. Non credi?” L’ultima parte del suo discorso attirò la sua attenzione, facendola cambiare idea. “Dici davvero? Non avevo mai avuto modo di vedere la cosa in un’altra prospettiva. Allora, dato che me l’hai detto tu, diventerai tu il mio mentore e sarai tu a insegnarmi tutti i trucchi per diventare più abile in poco tempo?” “Che ne dici se iniziamo subito?”

 

Fuya le aveva subito presentato i vari tipi di carte, da quelle trappola a quelle magia, senza saltare quelle mostro: gli occhi della ragazza presero a brillare alla sola vista di Beast- Warrior Puma e di Esper Star Sparrow, dato che li aveva preferiti sin dalla loro prima comparsa nella serie. Le aveva spiegato come posizionarle o attivarle e, infine, per quanto riguardava le strategie, il giovane attore rivelò che tutto dipende dalla conoscenza del deck utilizzato e dalla capacità di prevedere le mosse dell’avversario. Non era facile, ma con un po’ d’esperienza e buona volontà Fuya era convinto che anche l’Arclight sarebbe stata capace di diventare forte. Leggermente imbarazzata la sua compagna di banco lo ringraziò di avere grande aspettative su di lei e, alzandosi, gli chiese se gli andasse da prendere qualcosa da bere. Da bravo cavaliere qual era, si era offerto di andare al posto suo, ma lei aveva gentilmente rifiutato, incaricandolo di controllare le loro cose. Aveva promesso che sarebbe ritornata subito.

 

Summer stava attraversando il cortile che divideva le due ali della scuola, tentando di non bruciarsi le dita con il liquido bollente all’interno del misero bicchierino di plastica, quando una voce aggressiva e graffiante la chiamò. “Sei tu Summer?” Una ragazza albina, accompagnata da altre quattro compagne, si fece avanti, ponendosi di fronte all’Arclight. “Sì, perché?” chiese innocentemente “Ti va se scambiamo due chiacchiere?” “Proprio in questo momento? Sarei impegnata…” proferì con tutta franchezza, ignorando la presenza di una mano che, a pochi centimetri dalla sua, avrebbe poco dopo colpito il bicchiere, rovesciando tutto il contenuto sull’erba. “Ma che…” La ragazza dalla chioma acquamarina non finì la frase che la più robusta del gruppetto, di cui notò subito i corti capelli corvini, le si gettò addosso, facendola crollare a terra e schiacciandola sotto il suo peso.

 

Ad eccezione del dolore alla colonna vertebrale, che percepì a causa della caduta, Summer si rese conto di sentire tutti gli arti paralizzati: che fosse a causa della sorpresa? O dell’incapacità di resistere alla minima sofferenza? Non ebbe comunque molto tempo per pensarci: l’altra si avventò sul suo viso, graffiandola con le unghie e tirandole una serie di ceffoni. Ogni tanto le tirava i capelli, facendola urlare, per riempirla nuovamente di schiaffi. “Tu stupida, piccola troia!” le ripeteva spesso, mentre l’altra tentava di difendersi come meglio poteva, ordinandole di levarsi di dosso. Ciò non provocava nella corvina che irritazione.

 

“Maialina, non vorrai avere tutto il divertimento per te?” domandò la sua compagna albina, sorridendo malignamente. “Oh no! Ma ora spetta a me malmenarla. Ne ho il diritto!” Malmenarla? Cosa intendeva dire? E perché? “Il tuo diritto vale meno del mio. Tu hai un solo motivo, che concerne il nostro bell’attore, ma io ne ho ben più di due. Se non ti vorrai levare da lì entro cinque secondi, non mi risparmierò nel picchiare anche te. Uno…due…tre…” “Tch! E va bene, Viper.” Vipera? La vittima guardò negli occhi quella che sembrava essere il capo della combriccola. In effetti la sua aggressività è letale come il veleno…mi fa un po’ paura… “Bloccatela! Voi due, una gamba ciascuna! Tu e Maialina, le braccia. Sono stata chiara?” La bluette non ebbe il tempo di muoversi che subito tutti e quattro gli arti vennero catturati. “Cosa fate? Lasciatemi andare subito!” Le sue parole, accese come il fuoco, furono accompagnate da tentativi inutili di liberarsi dalla loro presa. “Non così presto, Summer-chan…” Gli occhi gialli dell’albina guizzarono malvagi, mentre un pugno si fece spazio sul ventre dell’altra, il cui corpo tremò e si contorse dal dolore.

 

“Vuoi sapere che cosa mi dà il diritto di farti questo?” Prima di darle una risposta si assicurò che Summer percepisse un forte dolore invadere ogni membra del suo corpo, mentre dava sfogo ai suoi feroci attacchi. Una volta che la ragazza dagli occhi color miele rimase senza respiro, Viper riprese la parola: “Il tuo rapporto con Okudaira-sama. Vi conoscete da nemmeno un mese e già passate la maggior parte del vostro tempo insieme. Sembrate due fidanzatini. La cosa mi disgusta e mi irrita allo stesso tempo. Ma non è solo questo!” Sotto un altro colpo, la ragazza fu costretta a chiudere gli occhi e a mordersi il labbro inferiore. Era ben chiaro che non volesse darle la soddisfazione di urlare, per quanto grande fosse la sua sofferenza. “Ma non è solo questo. Ci sono altri motivi per cui desidero che tu sia inferiore a me, né alla pari né superiore.” Questa volta colpì energicamente la guancia; l’Arclight rantolò, dimenando ancora una volta sia le braccia che le gambe. “È dall’ultimo anno delle medie che provo un forte odio nei tuoi confronti. Quando ho tentato di fare amicizia con Rio-san, al solo scopo di raggiungere chi-sappiamo-noi, tu hai fatto di tutto per rendermi insopportabile alla sua vista.” L’albina aveva drasticamente alzato la voce, stordendo le orecchie già ovattate dell’altra.

 

“È assurdo, poi, come una sempliciotta possa ancora dialogare con Ryouga-kun. È vero che nel nostro primo incontro hai avuto la meglio su di me…” Summer la guardò confusa. “D-di…che cosa…stai parlando?” “Nessuno si è mai dimenticato di questa faccia! Ci siamo affrontate a suon di parole davanti al <>…non potrò mai scordare il modo in cui hai riportato Shark a quello di un tempo. Non ho mai capito come tu lo abbia fatto tornare sui suoi passi, mentre io non sono stata capace di trattenerlo. Perché?” Tutta la sua ira espressa dalle sue labbra si era riversata nei suoi pugni e nella sua nuova arma –i calci- che dava sullo stomaco e sulle gambe, formando enormi macchie violacee. Non ce la faccio…il mio corpo non reagisce, si limita a tremare e a chiedere insistentemente di essere lasciato libero dalle morse di queste arpie! Basta! Voglio che tutto questo finisca ora e subito. Un urlo –il suo- pose fine ai suoi pensieri, stanca di aver sopportato i suoi attacchi e desiderosa che qualcuno intervenisse in suo aiuto, dato che lei non era stata in grado di disfarsi da sola del quintetto. Una risata sguaiata raggiunse le sue orecchie. “Non sai quanto ho desiderato ridurti in queste condizioni…ma di sicuro non mi aspettavo di volerti solamente picchiare. Voglio umiliarti. E lo farò davanti a tutti.”

 

Cosa? Che cosa vuole dire? Viper si alzò, dandole momentaneamente le spalle. “Minna!” esclamò, trattenendo a stento una diabolica risata “La vedete questa povera creatura? Fino ad ora mi sono limitata a menare la vostra Summer-san…ma il divertimento non è certamente finito qui. Scommetto che molti ragazzi qui presenti siano rimasti affascinati da lei e che molte ragazze siano state invidiose della sua bellezza. Non è così? Non si può negare che Summer-chan sia un bel bocconcino…perciò ho deciso di fare un piccolo fanservice a tutti voi…” L’albina si abbassò all’altezza delle sue cosce e infilò una mano sotto la minigonna della sua uniforme. Le sue dita afferrarono un lembo dei suoi slip, tirandoli verso il basso. “NO!” urlò la ragazza, tentando di chiudere le gambe per impedire che Viper gliele sfilasse completamente. “Sta ferma!” le urlarono le due arpie, guardandola con aria seccata e trattenendola.

 

Le grida della vittima risultarono prive di suono nelle orecchie degli spettatori di quell’atto di puro bullismo: nessuno era capace di fermare quell’orribile e crudele spettacolo, nessuno fiatava. I loro occhi puntavano l’intero corpo dell’Arclight e nemmeno le lacrime che colavano giù dalle sue guance servirono per smuoverli. Tra una risata e l’altra delle bullette, gli studenti dell’Accademia che avevano lezione il lunedì pomeriggio assistettero inermi alla sottrazione dei suoi slip, mentre Summer piangeva sempre più forte.

 

“Guardate!” L’albina sventolò vittoriosa l’intimo nella mano. “Guardate il suo enorme assorbente! È interamente macchiato e impregnato di sangue mestruale!” Seguì un’altra risata, mentre le altre sistemarono la ragazza dalla chioma acquamarina in ginocchio. Le sue parti intime erano ancora nascoste dalla pieghe della minigonna, ma tutti notarono altro sangue, sia sotto forma di gocce che di grumi, scivolare lungo l’interno coscia e macchiare rapidamente l’erba che sottostava al suo corpo. “Che ne dite se le leviamo anche il reggiseno? Intimo per intimo…” Viper si disfece delle sue mutande e pose immediatamente le mani sulla camicia bianca; con un rapido movimento fece saltare i bottoni e gliela sfilò.

 

Un normale reggiseno color carne fasciava il suo balconcino, seminascosto anche dalla presenza delle ciocche di Summer. “È un bel seno, non lo posso negare! Minna-san!! Facciamo una votazione: credete che Summer-chan porti una seconda o una terza?” “Secondo me è una seconda abbondante.” Proferì con voce da ochetta una delle bulle. “È senza dubbio una terza.” Dissero altre due, mostrando una targhetta con tanto di taglia. “Sarà, ma secondo me è tutto push-up. Voleva fare il seno più grande di quanto lo fosse in realtà. Scommetto che era per attirare l’attenzione di Fuya-san!” aggiunse la cosiddetta Maialina, grugnendo. “O di Shark-sama…”

 

E mentre le lacrime si mescolavano al sangue e al suo desiderio di seppellirsi viva da qualche parte e di non fare mai più ritorno sulla Terra, l’ancora della salvezza giunse in suo soccorso. “Che cazzo state facendo?” la voce di un uomo interruppe il rituale, aprendosi un varco tra gli studenti e costringendo il quintetto ad allontanarsi appena dalla ragazza. “Summer-chan!!” Fuya si staccò dall’insegnante e si gettò vicino alla ragazza. “Summer…” Lei non rispose per la seconda volta, continuando a guardare in basso e a piangere. “Summer, per favore, rispondimi. Alza la testa e guardami. Per favore…” La sua mano si posò sulla guancia tiepida, raccogliendo le sue lacrime, ma non servì per convincerla a guardare lui, solo lui. “Mi spiegate cosa sta succedendo? Perché lei non ha più la sua camicia? Perché è piena di lividi? Perché è sporca di sangue? Perché sta piangendo?” Ukyo-sensei pose quelle domande a raffica, senza ottenere nessuna risposta. Il suo volto era arrossato e i suoi occhi sembravano braci da quanto ardevano: com’era possibile che a un atto di bullismo non si fosse opposto nessuno? “È inaccettabile. Chi è stato, o meglio, chi sono i rei di questo gesto?” Un silenzio pieno di tensione regnò nel cortile. Si abbassò poi all’altezza dell’Arclight, chiedendole gentilmente come si sentiva e se fosse gravemente ferita. Non ottenendo altra risposta che dei gemiti incontrollati, prese la sua camicia e l’aiutò a rimettersela, senza purtroppo chiuderla a causa dell’assenza dei bottoni. La prese in collo, assicurandosi che nessuno vedesse la sua essenza intima e ritornò all’interno dell’edificio, non senza aver rivolto al pubblico una minaccia generale. L’Okudaira si curò di raccogliere i suoi slip e affiancò il professore, guardando in cagnesco chiunque gli rivolgesse lo sguardo. “Dovreste vergognarvi.”

 

 

Non avendo né slip femminili né assorbenti di ricambio, Ukyo-sensei la fece sedere su un gabinetto. La situazione era davvero delicata: la minigonna della ragazza era completamente ricoperta di sangue e stava continuando a perderne. Il suo avambraccio e la sua mano erano state macchiate, ma con un po’ d’acqua era riuscito a ripulirsi in poco tempo. Lui non dette molta importanza a ciò, dato che qualcuno aveva passato un momento peggiore. Per un po’ rimase in silenzio, attendendo che l’Arclight smettesse di piangere.

 

“Te la senti di dirmi che cosa è successo?” le chiese, chinandosi alla sua altezza. Summer tentò di nascondere il proprio reggiseno con la camicia e la bloccò incrociando le braccia al petto. L’uomo le sorrise teneramente, si inginocchiò per poterla guardare negli occhi, sfilò la propria giacca e l’appoggiò sulle spalle della ragazza. Non era molto –questo lo sapeva anche lui- ma per il momento non aveva molte idee. Non era la prima volta che assisteva ad atti di bullismo, sia come studente che come insegnante, ma non aveva mai avuto un approccio con una studentessa picchiata, per di più durante le mestruazioni. Lei sollevò la testa, mostrando la pelle graffiata, le guance gonfie e piuttosto arrossate e gli occhi ancora umidi, e accennò.

 

“Sei coraggiosa, Summer. Ti aiuto a fare ordine nella tua mente. Sarà un po’ doloroso e traumatico, ma una volta finito, ti assicuro che la vicenda non passerà inosservata e che quelle ragazze verranno punite per il loro atteggiamento. Iniziamo?”

 

Summer si rese conto di non essere capace di esporre un discorso uniforme e razionale. Si interrompeva spesso, mentre la sua mente rievocava il dolore e l’umiliazione, facendola stare parecchio male. Il professore si era dimostrato calmo e paziente e la incoraggiava a proseguire con un buffetto sulla testa o massaggiandole una spalla. Ci volle una buona mezz’ora per raccogliere tutti i dati necessari e riordinare tutti i frammenti. “Brava Summer. Sono orgogliosa di te sia come persona che come insegnante. Ora sarà meglio che torni a casa e ti riposi un po’. Farò presente la vicenda al preside e chiamerò Hana-sama. Ti lascio in buone mani, va bene?” Lei rispose affermativamente, ma con poca convinzione. “Sensei! La vostra giacca…” La bluette fece per levarsela, ma l’uomo glielo sconsigliò, aggiungendo che gliela avrebbe restituita dopo. Lei sorrise appena per la sua gentilezza e socchiuse gli occhi, appoggiando la testa sulle piastrelle.

 

“Summer-chan…” sentì una mano stringere lievemente la sua. Le sue guance si tinsero di un lieve rossore quando, spalancando le palpebre, incontrò lo sguardo dell’Okudaira. Non riuscì a sostenerlo e fece per abbassarlo, ma le sue dita le presero il mento e gli occhi verdi del ragazzo si persero nei suoi gentili e docili color miele. “Stai bene?” Il compagno trasudava preoccupazione da tutti i pori. Lei gli rivolse un sorriso mesto. “Sento un po’ male ovunque, ma sto bene. Non ti preoccupare troppo, Fuya.” “Non avrei dovuto lasciarti andare da sola…” “Come facevi a saperlo?! Non potevi di certo prevedere questo…come non ho potuto prevederlo io.” “Le conoscevi? Ti avevano già minacciato?” “No…Viper, la ragazza che mi ha lasciato più lividi, è cambiata molto, non sapevo nemmeno che frequentasse la nostra stessa scuola. Non l’avevo affatto riconosciuta! È stata proprio lei a farmi ricordare del nostro incontro anni addietro.” “Che cosa era successo?”

 

“Non capisci che queste persone hanno intenzione di sfruttare il tuo talento solo per soldi?” “Summer, fatti semplicemente gli affari tuoi. Non credo più alle tue stronzate. Non voglio più avere niente a che fare con te. Potrai ancora avere l’amicizia di mia sorella, ma solo una volta che si risveglierà dal coma. Io con te ho chiuso.” Trattenendo a stento le lacrime, la ragazza lo afferrò per la manica della giacca, facendolo girare verso di lei. “Ma che diavolo dici? Guardami negli occhi quando ti parlo, Ryouga.” “Sei proprio patetica, Summer. Sono stufo di te e delle tue parole.” Il suo cuore ricevette una stilettata. Il suo corpo tremava da quanto era arrabbiata: sebbene le sue parole la ferissero, decise che prima gliela avrebbe fatta scontare. Poi avrebbe pianto come una fontana, ma in un secondo momento e da sola.

 

“Non ti credo. Qui quello patetico sei tu. Sei tu quello che si è infognato in questo girone dell’inferno. Davvero vuoi sprofondare qui e non ritornare mai più quello che eri? Preferisci che siano i tuoi veri amici a supportarti quando ne hai bisogno o quelli che fingono di interessarsi a te solo per un profitto personale, senza curarsi in realtà di te? Davvero, io non ti riconosco più.”

 

“Le persone possono cambiare radicalmente. Fattene una ragione.” Summer spostò lo sguardo dietro le spalle del Kamishiro, intravedendo una figura femminile. “Non penso che siano affari che ti riguardino.” “Stai tentando di convincere Shark-sama ad abbandonarci?” “Il mio amico ha un cervello e voglio che lo utilizzi bene.” “Amico? Davvero mi consideri tuo amico? Io non ti ho mai considerata tale. Per anni ho giocato con te a fare il buon amico…non te ne sei mai accorta? Dovresti utilizzare di più il tuo cervello. Io la mia strada l’ho scelta. Tu devi continuare a perseverare nella tua.” Finalmente il Kamishiro la guardò negli occhi.

 

L’Arclight non era riuscita a trattenere le lacrime, ma continuava a mantenere la sua aria fiera. “H-hai detto che la nostra amicizia è sempre stata un gioco per te?” “L’ho detto. È stato un gioco futile ed estremamente noioso…” Summer non ci vide più dalla rabbia: caricò il braccio e lo allungò verso di lui, infierendogli un sonoro schiaffo. Il corpo della bluette continuava a tremare, come se non avesse ancora dato sfogo alla sua ira. Sulla guancia del ragazzo rimase il segno della sua mano, rossa e in bella mostra. “Come hai osato fare questo a Shark-sama?” Viper tentò di prenderle il polso, ma venne bloccata dal ragazzo. Summer non se ne accorse, poiché aveva già dato loro le spalle. “Andate a vaffanculo. Entrambi.”

 

“Davvero il Kamishiro ti ha trattato così?” “È solo l’inizio dell’adolescenza. Il corpo e la mente cambiano, pongono nuovi problemi e non è facile scegliere la strada giusta. È un periodo pieno di confusione, di inutili gelosie. Sia per me che per Ryouga è stato difficile ritornare sul proprio cammino. Io ero diventata estremamente egoista e vedevo solo le mie ragioni. Sarà stato anche per questo che Shark avrà visto una persona diversa in me e si sarà sentito profondamente solo. Però sono contenta della strada che io, lui, Rio, Kotori e Yuma abbiamo deciso di intraprendere insieme, o almeno per ora…purtroppo ho come l’impressione che potremmo separarci non appena finiremo le superiori.”  “Ma per come stanno le cose ora, la vostra amicizia è solida, no?”

 

“Sì…” mormorò “…ma temo di non poter reggere i forti legami che ho con loro.” “Summer, non dire così! Loro sono i tuoi amici, andiamo…li conosci da anni e lo sai che non ti abbandoneranno.” Summer abbassò lo sguardo. “Se episodi del genere si dovessero verificare di nuovo…non penso di essere in grado di sopportarli. In particolar modo se Shark sarà nuovamente coinvolto. Viper ha alzato le mani anche perché l’ho allontanato da lei. Temo che questa ragazza non sarebbe l’unica a farlo. Come per la tua situazione, anche lui ha molte fans e molto spesso mi sento a disagio. Mi guardano come se fosse colpa mia l’atteggiamento freddo del mio migliore amico. Io non lo influenzo, è lui che è fatto così. Io non posso far altro che accettarlo per quello che è.”

 

Non appena l’Okudaira notò le lacrime fuoriuscire dagli occhi della ragazza, la strinse forte a sé, passandole delicatamente una mano fra i suoi capelli. L’Arclight tacque, avvertendo il calore del suo abbraccio. “Ne hai mai parlato con lui?” Lei negò appena con la testa. “Immaginandomi il tipo di ragazzo, magari ti direbbe di non girargli intorno, giusto?” “G-già.” “Non ti preoccupare Summer. Ci sarò sempre io con te quando ne avrai bisogno. Anche quando sarò a lavarmi, correrò da te anche con un solo asciugamano addosso, fradicio e con la schiuma ovunque.” A quelle parole la bluette accennò una risata, immaginandosi la scena. Sentì Fuya rigirarsi nel suo abbraccio, in modo da poterla guardare negli occhi. “Non ti demoralizzare. Per una ragazza carina come te, piangere dovrebbe essere un reato.” Sul volto arrossato si dipinse un lieve sorriso.

 

“Arigatou, Fuya-kun.”

 

Chocolate-sama’s corner:

 

Minna! Mi rendo conto della “crudeltà” di questo capitolo, ma se la cosa vi fa stare meglio, è il capitolo che rileggo di meno. Magari non è così crudele ed è pessimo, ma è una situazione che, anche se mi accadesse di vedere, mi farebbe stare male, molto male.

Ciò è servito per introdurre un breve momento fluffoso tra Summer-chan e Fuya-kun… Oh my god, come sono carini!

Beh, siamo giunti al quarto capitolo e…non vi è sorto un dubbio come: perché questa banalissima fic si chiama Scarlet Warrioress?

Eheh…questo lo scopriremo presto!

Un grande abbraccio,

La vostra tenera (mhp…*ride per la sua ironia*) Chocolate-sama.

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Capitolo 5
*** Encounters ***


Capitolo 5: Encounters

 

 

Peanuts-senpai’s corner:

Salve a tutti, per la prima volta vi scrive la seconda autrice, ovvero Peanuts! Per questa volta introduco io questo nuovo capitolo che –a parer mio- è veramente interessante! Mi raccomando di seguire tutta la fic e di recensire i capitoli della mia Chocolate, che si impegna davvero tanto!

Summer ha subito il meraviglioso Fanservice di Viper…questo episodio avrà una forte impatto psicologico su di lei?

Il nuovo capitolo vi aspetta qua sotto e sono quasi certa che vi piacerà.

 Baci e buona lettura.

 

 

Un urlo si levò per tutta la casa, facendo sobbalzare Hana, che con rammarico lasciò per l’ennesima volta il letto e si diresse con passo affrettato verso la camera della nipote.

 

“Summer-chan! Ancora con questi incubi?” domandò preoccupata, accostandosi alla figura distesa nel letto. “Cos’hai ancora? Perché non riesci a dormire serenamente?” Era la seconda notte che la povera ragazza faceva brutti sogni, svegliando sua zia e facendola accorrere nella sua stanza con il cuore in gola. “Ci sono qua io…non ti preoccupare, Summer. La zia non ti ha lasciato sola.” Aggiunse dolcemente, asciugandole con il dorso della mano la fronte imperlata di sudore. La donna le prese poi la mano, tenendogliela tra le sue e domandandosi che cosa facesse stare così male la nipote tanto da non potersi svegliare dai suoi incubi.

 

“Potrebbe trattarsi dello stemma, ma…ma come hanno avuto modo di farglielo contrarre? E poi senza il mio consenso? Quei quattro mi sentiranno molto presto se si tratta di quello che penso io…” pensò, prendendo una sedia nelle vicinanze e sedendosi al fianco della ragazza, non senza abbandonare la sua ormai pallida mano. Poco a poco il respiro della bluette si fece più pesante e faticoso e, prima che Hana potesse udirlo con le proprie orecchie, ebbe modo di constatarlo da come il suo petto si alzasse e si abbassasse rapidamente. Ciò scatenò una forte preoccupazione nella donna: cosa sarebbe successo se il suo cuore ne avesse risentito? La zia attese qualche secondo, sperando in cuor suo che la situazione si placasse così come era cominciata la sera precedente.

 

I suoi occhi verdi si velarono di piccole lacrime che presto scivolarono lungo il volto provato dalla stanchezza quando notò il corpo della nipote contorcersi e tremare quasi febbrilmente. La chiamò più volte, attenta a non urlare troppo forte per evitare di svegliare i due Kamishiro che riposavano nell’altra ala della casa. Solo quando le toccò una spalla, come per assicurarsi che le sue parole avessero avuto effetto sull’altra, le labbra morbide della ragazza si aprirono, facendo uscire suoni incomprensibili. “Che la situazione stia peggiorando?” pensò nuovamente la donna, osservando come Summer inarcasse la schiena e muovesse la testa prima da una parte e poi dall’altra. “No…no! Ti prego…non…non f-farlo…” Quando le sue parole cominciarono ad avere un senso alle orecchie dell’altra, l’Arclight strinse maggiormente la mano che sua zia le aveva offerto qualche minuto prima.

 

“NO!” Cacciò in un grido angoscioso la ragazza dai capelli acquamarina, facendo spaventare la donna per la seconda volta nell’arco di nemmeno dieci minuti. Una sorta di ruggito invase la stanza: sull’occhio destro di Hana comparve una strana figura, che ben presto prese a brillare. La donna tentò di reprimere vanamente un gemito, che prolungò quando varie rune bluastre marchiarono la pelle del viso e del collo come fuoco. “Non ora…non ORA!” Si disse mentalmente, imponendosi per far ritirare quell’ospite indesiderato. “Ho detto NON ORA!” Con una grande forza di volontà lo stemma venne momentaneamente debellato, lasciandola respirare faticosamente. “Ogni volta che mi preoccupo devo sempre controllare questa bestia…Tron, un giorno me la pagherai per avermi fatto questo…” Sentendosi molto debole fece per alzarsi, ma crollò al suolo.

 

Ancora semicosciente la zia udì una porta aprirsi e dei rapidi passi attraversare il salotto, giungendo poco dopo sulla soglia della stanza di Summer. “Hana-san?” Sebbene Rio avesse molto sonno, ebbe la forza di alzarsi e di vedere come stava l’amica, trovando la sua affidataria distesa supina. Con uno scatto l’aiutò a rialzarsi, permettendole di risistemarsi sulla sedia. “Cosa ci fai qui, Rio? Tu che puoi farlo, torna a dormire…sei molto stanca.” Proferì la donna, guardandola negli occhi. La Regina di Ghiaccio si sedette sul letto a due piazze dell’amica, allungando una mano per scostare le ciocche che si erano incollate sulla fronte dell’Arclight. “Non ci riesco. Sapendo che Summer-nee-chan sta soffrendo, vorrei restare al suo fianco, come lei ha fatto con me tempo addietro.” Hana sorrise amabilmente, passando una mano sulla schiena della Kamishiro. “Per te Summer l’ha fatto volentieri…conoscendola, so che lo rifarebbe di nuovo. Ti vuole molto bene.” “Lo so…Lei non ha mai abbandonato mio fratello quando ne aveva bisogno, vero?” “Quando sei stata in coma ci sono state molte divergenze tra lei e Ryouga-kun…però lei non ha mai abbandonato te.”

 

“Divergenze? Di che genere?” “Non lo so, non ne ha mai voluto parlare. Però in quel periodo l’ho sempre vista molto pensierosa. Ora dai retta a me. Vai a letto. Tra qualche ora dovrai andare a scuola E necessiti di riposo.” Rio tacque, non trovando il coraggio di alzarsi e di voltarle le spalle. “Che cos’ha Summer-nee-chan?” domandò la Kamishiro. “È così pallida…” “Non ne sono certa, ma è come se fosse intrappolata nei suoi incubi. Ho provato a svegliarla, cercando di placare la paura e l’angoscia che sembrano divorarla…ma vanamente.”  

 

“Come sta?” le due si voltarono in direzione della porta, dove videro l’unico ragazzo della casa fare la sua entrata. “Onii-san?!” Rio rimase sorpresa dall’arrivo del fratello, il quale si sedette dietro di lei e le appoggiò una mano sulla spalla. “Se devo dire la verità, la situazione peggiora: Summer non smette di urlare e poco fa ha iniziato a piangere nel sonno…” spiegò Hana, passandosi una mano sulla nuca. I tre rimasero in silenzio, poi Shark invitò la persona più importante della sua vita ad andare a dormire. “Perché?” chiese lei, gonfiando le guance come quando era una bambina. “Perché hai certe occhiaie che potrebbe far morire d’infarto i tuoi ammiratori.” “E chi rimane con Summy-chan?” Ryouga fece per indicare se stesso, ma una voce lo interruppe: “Io! E ora filate a letto, tutt’e due!” La donna li fissò con finta aria irritata: voleva essere molto convincente, ma la stanchezza le impediva di mostrarsi come desiderava. Così i due non si spostarono di un solo centimetro e ciò fece sospirare arresa la povera Hana.

 

Improvvisamente la loro attenzione cadde sulla figura dell’Arclight, i cui gemiti risuonavano più dolorosi alle loro orecchie. I tre rimasero come congelati nelle loro postazioni, incapaci di proferire una sola parola o di muoversi. La sua pelle iniziò a riempirsi di strane macchie nere, che poco a poco si estesero, unendosi tra loro e iniziando a nascondere vari tratti della ragazza. Hana abbandonò di scatto la mano, notando come il suo palmo bruciasse. “Maledizione! Lo sapevo…” rimuginò la zia, cercando di ignorare la bruciatura.

 

Le macchie scivolarono anche i suoi capelli, camuffando ai loro occhi il pacato colore che caratterizzava Summer. Una ciocca alla volta si levò, oscillando lentamente in aria. “Che cosa?” sbottò Rio, indietreggiando e finendo con la schiena attaccata al petto del fratello. Lingue di un forte arancione fosforescente comparvero sul suo corpo, creando una serie disordinata di rune. “Lo sapevo! Lo sapevo! Maledetto…” Hana interruppe i suoi pensieri e guardò disgustata i segni che si stringevano e che marchiavano il corpo della nipote, facendola gemere e contorcere dal dolore.

 

Come si era verificato con lo stemma di Hana, lo stesso ruggito proruppe nella camera, scuotendo con maggiore intensità le ciocche che stavano battendo la forza di gravità. A un suo grido una figura bianca, ai loro occhi indefinita, si formò sulla palpebra sinistra; come le sue mani strinsero i lembi del lenzuolo, le rune arancioni brillarono, iniziando a scorrere sulla superficie nerastra, fondendosi con quello che la donna riconobbe come lo stemma, che stava nascendo e che avrebbe segnato un cambiamento nella vita della vittima che era stata scelta per quella sorta di sacrificio-esperimento. Sacrificio perché provocava la caduta dai suoi sensi e la sofferenza nella persona che era stata minuziosamente designata; esperimento perché, da quello che sapeva Hana, era un potere che probabilmente non apparteneva a questo mondo e che inevitabilmente si legava all’anima di colui che l’ospitava, portandolo a un profondo coma in casi che la donna ignorava completamente.

 

“Maledetto! Hai designato Summer per…” Taci donna! Nella sua mente risuonarono quelle parole, facendola tremare convulsamente per il terrore che lo stesso essere che le aveva pronunciate le stava facendo vivere. Hana cadde per la seconda volta sul pavimento, dove perse presto i sensi. “Hana!!” esclamarono all’unisono i due Kamishiro, i quali subito dopo udirono una risata maligna.

 

“Brava Summer-chan. Ti ci è voluto un bel po’ di tempo prima che riuscissi a sprigionarlo, eh? Il dolore che ora stai vivendo sarà presto utile…ma se sarai la mia fedele serva, ti darò un grande potere…” Dalla parete che stava di fronte ai due ragazzi comparve la figura evanescente di un inquietante bambino, il cui volto era per metà nascosto da una strana maschera. Allungò la mano guantata verso il volto dell’Arclight, ma venne interrotto dalla voce del Kamishiro. “Chi diamine sei?” L’altro scoppiò a ridere sommessamente, senza dargli una risposta. Appoggiò una mano sulla fronte della sua vittima e quando la sua treccia bionda si alzò delle catene violacee, simili a dei filamenti di DNA, uscirono dalla sua mano, legando la gemente e impedendone i movimenti: alcune si insinuarono nella sua mente, passando attraverso le tempie; altre invece penetrarono nel petto, colpendo l’organo sensibile.

 

“Cosa le stai facendo?” Ignorando la domanda minacciosa che gli era stata posta, Tron si rivolse direttamente a un’incosciente Summer. “Ricordo il problema del tuo cuore, ma quando farai uso del mio potere, eviterai di farti male inutilmente. Sarai un mio burattino fino a quando lo desidero e quando mi stuferò di te, sarò io a mangiare il tuo cuore.” Così come era comparso il bambino svanì, abbandonando i due con molte domande nella testa.

 

Abbandonata dagli incubi la bluette riprese a respirare con regolarità; il suo volto, fino a quel momento contratto dall’agonia, si rilassò, tornando al suo naturale colore. “Aiutami a rialzare Hana…chissà che cosa le è successo poco prima dell’arrivo di quel…quella strana cosa.” sussurrò Rio, sollevando la donna che stava riprendendo conoscenza. “Stai bene?” Hana fece un cenno con la testa e si rilassò quando vide la nipote dormire serenamente. Poteva solo immaginare quello che era successo e anche se era curiosa di saperlo, decise di tacere.

 

“Summer è come entrata in coma.” constatò sua zia quando si presentò nella sua stanza qualche ora dopo. “Sarà meglio lasciarla riposare in pace e sperare che entro domani mattina si svegli.” La donna chiamò i due ragazzi e li fece entrare nella sua jeep, accompagnandoli a scuola. Tra uno sbadiglio e l’altro i Kamishiro, con i volti segnati da profonde occhiaie, riuscirono a farsi strada nell’Accademia.

 

Come se fossero stati colpiti da una maledizione, i due non furono mai lasciati un attimo da soli e furono tartassati di domande che principalmente riguardavano la salute della loro migliore amica, non senza alcune battute spiritose sulla loro improvvisa e provvisoria apatia, dovuta alla mancanza di sonno.

 

In quella mattina Hana, invece di recarsi al lavoro come avrebbe fatto tutti i giorni, si presentò sulla soglia di una specie di castello, che spiccava nei pressi di un lago dalle acque limpide e fresche. “Spero che tu sia contento del grande e magnifico lavoro che hai fatto, Tron.” Rivelò velenosa la donna. “Zia Hana…vuoi un po’ di tè?” un ragazzo dai morbidi capelli rosa e dagli occhi smeraldo si appropinquò, porgendole una tazzina con un liquido caldo ambrato. “No, Michael, ti ringrazio, ma sono troppo nervosa per poterlo gustare come si deve…” III si sedette silenziosamente sul divano di pelle, accanto alla torreggiante figura di Christopher, il quale socchiuse il libro che stava leggendo e guardò sua zia.

 

“Tron ha concluso il lavoro che aveva iniziato…” “Lavoro? Quale lavoro?” Hana fissò suo nipote. “Quello che aveva iniziato più di due settimane fa…” “Summer non è mai rimasta sola…come ha potuto incontrare Tron?” “Errato. Conosci per caso il suo insensato amore per i temporali? Ogni qual volta che piove, deve stare fuori a bagnarsi, rischiando più volte di ammalarsi. Beh, Tron l’ha trovata da sola in uno dei parchi di Heartland City, prima che iniziasse a piovere. E ha fatto quello che doveva fare.” “Ha fatto quello che doveva fare? Capisco il vostro tentativo di salvare vostro padre, ma perché avete coinvolto anche Summer-chan? Tempo addietro tu stesso, Chris, hai detto che lei doveva starne fuori.”

 

“Summer è un’Arclight…che faccia anche lei il suo dovere!” Hana si girò alla sua sinistra, vedendo l’ultimo dei suoi nipoti scendere con aria di superiorità le scale. “Thomas! Come puoi dire una cosa del genere? È tua sorella e lo sai che soffre di insufficienza cardiaca. Non riuscirà a sopportare lo stemma, a differenza mia e vostra.” “Si chiamerà anche Summer Arclight, ma non è più mia sorella da quando ha deciso di non rivolgermi più la parola. Ovvero quando ho ingannato e fatto squalificare il suo carissimo migliore amico.” IV sfoderò il suo delizioso ghigno, irritando maggiormente la donna. “Chissà come se la prenderà quando scoprirà che la sua affidataria non è che in realtà la zia del noto Asian Champion o, peggio ancora, che Summer gli ha sempre nascosto la verità sul mio conto…posso solo immaginare come piangerà la poveretta quando…” Hana caricò il braccio e gli dette un sonoro schiaffo, facendolo tacere. “Sono sempre tua zia, Thomas, e mi devi portare rispetto. Inoltre in mia presenza non parlare in questi termini di tua sorella, intesi?” La donna aveva il volto rosso per la rabbia, per metà invaso da lingue blu. Lo stemma stava facendo effetto su di lei.

 

“IV, Hana è pur sempre tua zia e devi rispettarla…se dovessi ancora sentirvi litigare, mi arrabbierò molto…” Tron fece la sua comparsa, raggiungendo tutti gli altri al piano terra. “Ti ho sentito dal piano di sopra, Hana…immagino che tu sia venuta a chiedere spiegazioni. Sì, comunque sono molto soddisfatto di quello che ho fatto. Non ti preoccupare: Summer sta reagendo bene.” “Direi che entrare in stato comatoso non è un modo di reagire bene, Tron.” “Si risveglierà presto, non ti allarmare. Tu e Summer mi servite.” “Avevi promesso che in questa vicenda Summer ne sarebbe rimasta fuori e al sicuro perché mi sono offerta io al suo posto. Mi hai solo ingannato?” “All’inizio ho apprezzato il gesto di una zia che si sacrifica in cambio della vita della nipote. Ma tu non mi darai gli stessi mezzi che lei mi darebbe, è per questo che l’ho fatto. Inoltre infondendo lo stemma su di lei, mi aiuterà a ottenere ciò di cui ho bisogno anche attraverso te. Avere una marionetta a disposizione in più non è comodo?” “Summer non è abbastanza forte per sopportarlo…se tu pretendi troppo da lei, potrebbe morire e tu lo sai. Non ti importa davvero niente di lei?” “Un burattino. È solo il mio burattino. È usa e getta. Se dovesse morire, mi dispiacerebbe solo rallentare i miei piani. Ma non si fermerebbero, questo è chiaro.” Detto ciò, rise malignamente, costringendo Hana ad allontanarsi di fretta da quella famiglia che ritenne maledetta.

 

**

 “Summer-chan non si è ancora svegliata…Possiamo dormire con lei, vero Hana-san?” chiese con tono supplichevole la Regina di Ghiaccio, cercando di convincere la donna con una nuova tecnica: gli occhi del cucciolo bastonato. Le labbra della donna assunsero un lieve sorriso, cercando in tutti i modi di non pensare a quello che le sue orecchie avevano sentito ore prima. “Non ho niente in contrario se questo vi permette di addormentarvi immediatamente. Sembrate due cadaveri. Ma non vi siete riposati nel pomeriggio?” “Abbiamo dovuto fare i compiti…” replicò Ryouga, rilasciando infine uno sbadiglio e credendo di poter dormire nel suo letto, nella sua stanza. Non aveva affatto capito perché sua sorella gli stesse sorridendo sornionamente. Hana augurò loro la buonanotte e si recò nella sua camera, cadendo a peso morto sul suo letto.

 

Shark fece per allontanarsi, ma sua sorella lo prese per il polso. “Rio?” “Che hai capito, Onii-san! Dormiamo con Summy-chan!” A causa della stanchezza al ragazzo servirono più di cinque secondi per comprendere appieno le parole della sorella. “Che cosa? Mi rifiuto!” Sbottò lui, cercando vanamente di liberarsi dalla morsa della Regina di Ghiaccio. “Immagino che ciò ti imbarazzi, ma…vedi il lato positivo, Ryouga! Non abbiamo mai dormito insieme a Summy-chan. Inoltre zia Hana ha dato il permesso a un ragazzo di dormire nel suo stesso letto. Sei il primo e dovresti esserne fiero.” Rispose lei, infilandolo nella piazza libera del lettone della bluette, per poi inserirsi dall’altra parte, stringendosi all’amica. Con un rapido “Yay” affondò la propria testa nella scollatura generosa. “Non sai cosa ti perdi, onii-san!” esclamò con soddisfazione, ghignando al fratello. Sapendo a cosa Rio faceva riferimento e leggermente imbarazzato, socchiuse gli occhi. “E comunque non sono il primo a infilarmi nel suo letto.” Disse, pronto ad abbandonarsi tra le braccia di Morfeo. “Fossi in te non ne sarei così sicuro. ******** non si è spinto fino a questa zona della casa.” “Ma se hanno…” “Niente ma! Lui non è stato qui. Fine del discorso.” Lui grugnì, volgendo lo sguardo in direzione della sorella. “Buonanotte onii-san…e guai a te se domani mattina non ti trovo qui.” Lui la guardò come per dire: “Dove vuoi che vada?! Sto morendo di sonno.”

 

 

Quando Rio aprì gli occhi, notò i raggi del sole illuminare la stanza. “Che ore sono?” si domandò, sbadigliando e allungando un braccio verso il comodino. La sua mano si posò su un post-it e lo trascinò verso di sé: in un primo momento dovette ammettere di non riuscire a leggerlo, ancora mezza addormentata. “Kami! La scuola!!” al solo pensiero la ragazza sobbalzò e fece per chiamare il fratello ma si fermò all’ultimo momento. Un ampio sorriso si formò sul suo volto quando lesse il contenuto del bigliettino: Hana aveva concesso loro un giorno di vacanza perché, secondo lei, necessitavano ancora di riposo, augurandosi che grazie a loro la ragazza potesse risvegliarsi presto.

 

“Yay! Oggi niente scuola.” Disse lievemente, posando lo sguardo su Shark. Il suo sorriso si trasformò presto in un ghigno. “Bravo Ryouga. Stiamo migliorando!” Rio trattenne a stento una risatina, uscendo dal letto senza curarsi di infilare né le ciabatte, né la delicata vestaglia color ghiaccio. “Ora sta fermo e non ti muovere! Nemmeno tu, Summer-chan, intese?” La Regina di Ghiaccio sgattaiolò nella sua stanza e nell’arco di qualche secondo ritornò in quella dell’amica. Si avvicinò ai due, attenta a non fare nessun rumore, allungò il braccio con il D-Gazer e…Click! La ragazza levò un braccio al cielo, contenta di aver immortalato i due per l’eternità. “Ora vi posso ricattare! Così siete troppo carini, perché non…” Rio venne interrotta da un mugugno proveniente dal fratello, il quale, totalmente incosciente del suo gesto, strinse maggiormente a sé la sua migliore amica, la cui testa riposava serena sul suo petto.

 

“Ohoh! Questa è proprio bella…se ne faccio un’altra, mica casca il mondo, no? Gambaru, nii-san!” Un’altra foto non le bastò: presa dall’eccezionalità di quell’evento, ne fece quante ne sono necessarie per un set fotografico, sfruttando un po’ tutte le angolazioni. “Kukuku!” La ragazza fece per inviare una delle foto compromettenti al fratello, ma cambiò presto idea. “Meglio che entrambi rimangano all’oscuro di ciò. Rovinerebbero il magico momento…e anche il mio tentativo di match-making.”

 

“Buongiorno nii-san! Buongiorno Summer-nee-chan! Vedo che ti sei finalmente svegliata.” esclamò Rio, vedendo i due ragazzi entrare in cucina e ricambiare distrattamente il suo saluto. Summer si sentiva parecchio confusa: gli incubi che l’avevano tormentata erano svaniti nel nulla, lasciando spazio a una voce maschile che, al solo ripensarci, la ragazza trovò molto sexy e che si curò di spiegarle perché avesse rivissuto l’atto di bullismo di Viper e delle altre arpie. Le parlò anche brevemente dello stemma di Tron, omettendo molte informazioni, ma che confusero maggiormente la bluette. L’Arclight non seppe dire se tutto ciò si trattasse di uno strano sogno in cui la sua mente si era inventata tutto oppure era davvero successo quello che aveva sentito dalla voce nel sogno. Una prima conferma l’ebbe quando la bluette guardò il calendario elettronico del suo D-pad, che era appoggiato al tavolo. Aveva davvero dormito più di un giorno? Come fosse possibile ciò?

 

Il silenzio si fece teso nella cucina, così la bella addormentata pensò bene di rompere il ghiaccio. “Caffè?” Domandò tentando di mostrarsi tranquilla e spensierata, dando loro le spalle e iniziando a preparare la caffettiera dopo aver ricevuto da entrambi una risposta affermativa. Una volta che la mise sul fuoco si girò verso i due, incrociando le braccia sotto il seno. “Hai dormito bene Summy-chan?” le chiese Rio, volgendole un sorriso malizioso. “In un primo momento non molto, poi sì. Non mi posso lamentare.” Le sue guance si tinsero di un lieve rosso, cercando di scampare allo sguardo della Regina di Ghiaccio. “Ti senti ancora dolorante?” “Sì…mi fanno ancora un po’ male le gambe, ma dovrebbe passare presto.” “E tu, onii-san?” Prima di risponderle il ragazzo cercò di capire se Rio stesse tramando contro di lui e se stesse tessendo una trappola dove farlo cadere e immobilizzare. “Sì.”

 

“Eheh, sì?” Il suo tono di voce bloccò sia Shark che Summer: pensando che Rio li avesse visti, il primo si vergognò nel ripensare a come aveva stretto l’amica tra le sue braccia; l’altra rimuginò su come il suo risveglio fosse stato dolce, ascoltando il battito cardiaco dell’altro e le sue mani avvolgerla in una delicatezza che apparentemente non gli sarebbe mai appartenuta. “Sembra che siano passati secoli dall’ultima volta in cui mi sono sentita così.” Meditò tra sé e sé, accorgendosi di uno strano calore invaderle il petto e, in seguito, scorrere in tutte le fibre del suo corpo come lava eruttata da un vulcano.

 

Versò il liquido caldo in tre tazzine e aggiunse lo zucchero quanto bastava per ciascuno. Attenta a non bruciarsi, pose la prima tazzina davanti all’amica, la quale la ringraziò calorosamente. Fece per passare l’altra al Kamishiro, ma il suo volto divenne più roseo quando intravide la sua mano allungarsi, imbattendosi nella sua e ponendo un contatto. Imbarazzata, fece per ritirarla, ma rischiò di rovesciare il contenuto. “Stai attenta.” Summer non riuscì a capire se il ragazzo lo avesse detto con tono severo e quasi infastidito; ad ogni modo il suo cuore perse un battito. “Scusami, sono solo un po’ distratta…” si scusò lei, mentre l’altro prese il suo caffè con entrambe le mani, notando un diverso atteggiamento in lei.

 

L’Arclight si sedette poi davanti a Rio, evitando di far incrociare il suo sguardo con quello del ragazzo. Ovviamente la ragazza se ne accorse e, come se fosse in grado di leggere i suoi pensieri, le prese la mano e le mormorò di tranquillizzarsi, rivelandole che aveva davvero dormito per più di un giorno e che doveva essere stata parecchio male durante la notte del giorno prima.

 

Non negò che sia lei che suo fratello erano stati in pensiero per lei. Shark tentò di omettere questo dettaglio, ma quando la Regina di Ghiaccio si impuntava, era impossibile batterla. “Mi dispiace.” Disse appena, immaginandosi come l’avessero vista durante i suoi incubi. “È per questo che avete dormito con me stanotte?” “Già. Oggi passeremo tutto il giorno insieme. Hana ci ha regalato un giorno di riposo e molto probabilmente tornerà in tarda serata. Che ne dite se oggi, invece di restare a casa a fare la muffa, facessimo un bel giro per Heartland City?”  

 

**

 

I suoi occhi color miele brillarono per qualche secondo alla vista dell’insegna di una pasticceria sul lunghissimo viale che portava alla Heartland Tower. “Ho sentito ottime opinioni su questo locale. Che ne dite se entriamo?” Propose Rio “Qui? Al Dorian’s extravaganza?” Chiese Summer, senza distogliere lo sguardo dal ritratto di un giovane che doveva essere il protagonista del capolavoro di Oscar Wilde inserito tra le due parole. “Ancora non siamo entrati e già sembra piacerti.” Aggiunse Ryouga, cercando di stuzzicare l’amica. “Lo sai come sono fatta. Speriamo che non sia solo l’insegna a conquistarmi.” La Kamishiro sorrise ai due, afferrò la maniglia e spinse delicatamente la porta.

 

Come i tre videro già dall’esterno, le pareti e i divanetti erano di un bel rosso acceso, mentre i tavolini bassi, posti davanti ai divanetti, erano di legno scuro, forse ebano. Lungo le pareti c’erano appesi i ritratti degli attori che avevano interpretato i personaggi più importanti a partire dalla prima edizione. Un ragazzo si avvicinò a loro, li salutò cortesemente e li condusse in un grande salone, non senza fare mentalmente degli apprezzamenti sulle ragazze. “Prego, potete accomodarvi su un qualsiasi divanetto a vostra scelta. Appena vorrete ordinare, fatemelo sapere.” Il cameriere porse loro i menù e si congedò da loro con un rapido inchino.

 

La bluette studiò attentamente ogni dettaglio presente nella stanza, meravigliandosi della candidezza con cui erano ridisegnati i volti degli attori che avevano interpretato Dorian. Il suo sguardo si posò sull’unico divanetto occupato oltre il suo: due ragazzi sedevano compostamente e bevevano in tranquillità del tè. Uno dei due aveva grandi occhi verde smeraldo e morbidi capelli rosa: ora che Summer lo osservava meglio, poté notare come alcuni tratti del suo viso o alcune espressioni assomigliassero tanto a quelle di Hana. L’altro, invece, aveva i capelli molto lunghi color argento con alcune ciocche della frangia di un viola leggero, mentre al centro dominava una color verde chiaro.

 

La forchettina dell’Arclight rimase a mezz’aria quando scrutò i suoi occhi azzurri. Li trovò magnetizzanti: sebbene fossero dello stesso colore di quelli di Shark, nelle iridi di quel ragazzo lesse una profondità velata dalla malinconia. Come se avesse perso qualcosa e potesse riviverlo solo nel ricordo. Era strana come sensazione e se quello ai suoi occhi era uno sconosciuto, il suo cuore constatava che doveva già averlo incontrato da qualche parte.

 

Ma dove? E perché non si ricordava di lui? L’occhio sinistro prese a bruciarle, sentendo come una forza che voleva fuoriuscire da lei. La testa prese a girarle forte, costringendola a chiudere entrambe le palpebre. Summer sentì il proprio cuore iniziare a battere sempre più forte, come se volesse scappare dal suo corpo. Il suo respiro divenne faticoso e la ragazza ebbe difficoltà a controllarlo. Doveva calmarsi. Se si agitava, la situazione poteva solo peggiorare. “Summer? Ti senti bene?” Ryouga la richiamò con aria preoccupata, risvegliandola dai suoi pensieri. Fece per dire che sì, era tutto apposto, ma quando si rese conto di sudare freddo e che dalla sua bocca non usciva nessun suono, non riuscì a tranquillizzarsi. Con estrema lentezza posò il piattino con la sua fetta di torta Foresta Nera e si alzò, mormorando con fatica un: “Arrivo subito.” Si diresse verso il corridoio attraverso il quale aveva accesso al salone, ma appena mise piede, perse i sensi e crollò al suolo. “Summer!!” Rio scattò subito verso di lei, seguita dal fratello. A quel nome le due figure maschili si irrigidirono.

 

“Hanno detto Summer?” il più giovane dei due, il ragazzo dai capelli rosa, posò la sua tazza vuota sul tavolino e guardò negli occhi il fratello. “Sì. Hana aveva ragione quando ieri ha detto che Summer non può essere in grado di controllare appieno lo stemma di Tron. Se le diamo un piccolo aiuto, lei non starà troppo male e prima potremmo riavere indietro la nostra famiglia.” “Allora entriamo in azione.” I due si alzarono e fu il ragazzo più alto ad avanzare per primo verso i Kamishiro, dove ebbe modo di studiare il volto contratto della ragazza dai capelli acquamarina, distesa a terra e ansimante. Piccole macchie color pece si formarono sulla sua pelle, accompagnate da rune arancioni che ricoprirono buona parte del volto. “Non di nuovo…” mormorò l’altro, chinandosi al suo fianco. Fece per toccare con due dita la palpebra sinistra, dove lo stemma, identico a quello che aveva visto per la prima volta, era comparso e brillava intensamente.

 

“Fossi in te non lo toccherei.” Christopher si inginocchio dall’altro lato, ottenendo l’attenzione del Kamishiro. “Devi saperne qualcosa.” V non rispose alla sua affermazione, mise la mano sotto la testa della sorella, mentre con l’altra l’alzò appena dalla schiena. Summer rilasciò qualche gemito, mentre il pollice del ragazzo scorreva con tenerezza sulla sua guancia. “Ehi!” proruppe Ryouga, infastidito dall’atteggiamento a lui fin troppo intimo dello sconosciuto. “Ora fate quello che vi dico, se non volete che stia ancora male…” “Non ho intenzione di prendere ordini da…” quando incontrò il suo sguardo, il Kamishiro sentì il proprio animo vacillare, la mente vinta dal potere misterioso che il ragazzo emanava. “Va’ a prendere un bicchiere d’acqua…e tu!” V guardò Rio e la sottopose allo stesso trattamento del fratello “Chiedi al cameriere di portare un panno inumidito o una borsa del ghiaccio.”

I due non opposero resistenza, incoscienti dei loro movimenti, e si diressero verso il bancone.

 

“III!” “Sì, onii-sama.” Il ragazzo dai capelli rosa si inginocchiò, trovandosi di fronte al fratello. “Summer ci stava guardando ed è molto probabile che la sua volontà subconscia stia lottando contro lo stemma. Dobbiamo verificare che i suoi ricordi che ci concernono siano bloccati nella sua mente e che in nessun modo si rimembri di suo padre e di noi.” “Ho capito. Solo che…speravo che potesse riconoscermi. Mi manca.” Christopher sorrise mesto a Michael, appoggiandogli una mano sulla spalla. “Un giorno si ricorderà di noi. Dopo che avremo compiuto il nostro dovere, il momento in cui la ritroveremo sarà più vicino.” III fissò il volto ormai nero della sorella. “Nee-san…spero che le cose torneranno presto com’erano. Non solo con noi, ma anche con IV.” La mano sinistra di III venne avvolta da un fascio di luce verdastra, che posò sopra lo stemma arancione di Summer, mentre Christopher verificò che i suoi ricordi sopra la sua vera famiglia fossero ancora ben coperti e fece in modo che il potere di Tron fosse più facile da dominare. L’Arclight lanciò un urlo come la luce sulla mano di III perforò il suo occhio, tremando convulsamente sull’avambraccio di V. “Summer…resisti!” sussurrò il più piccolo degli Arclight, gemendo appena.

 

Come comparve, così lo stemma svanì e la ragazza dai capelli acquamarina riprese conoscenza poco a poco. “Vedo che ti sei ripresa…i tuoi amici sono andati a prendere qualcosa per farti stare meglio.” Summer non seppe cosa dire. Provò un grande imbarazzo nell’osservare i due ragazzi che poco prima stava fissando intensamente. “Cosa è successo?” domandò timidamente. “Hai perso i sensi…” Intervenne il ragazzo che assomigliava molto a sua zia Hana, passandole una mano sulla fronte e asciugandogliela dal sudore. “…ma come puoi vedere, ora stai bene.” Sorrise, contagiando la sorella. “Beh, non so come ringraziarvi per…per avermi assistito. Comunque…è possibile che vi abbia già incontrato prima di oggi? La sua voce…” La ragazza indicò Christopher “…mi sembra familiare…ho già avuto modo di sentirla.” “È possibile…Heartland è grande, ma non è come il mondo. Non ho idea però dove tu possa avermi visto o sentito.” “Spero di non essere passata come una ragazza strana…” “No…niente affatto.” Le mise una mano sopra la testa, facendole un tenero buffetto e scompigliandole appena i capelli.

 

I due si alzarono come videro arrivare i Kamishiro con ciò che V aveva loro chiesto; con uno schiocco delle dita Christopher li liberò dal giogo del suo potere. “Ora metti la borsa del ghiaccio sull’occhio e bevi un po’ d’acqua. Ti sentirai riavere molto presto.” Poi rivolgendosi all’altro: “Andiamo.” Summer, ancora un po’ stordita, attese qualche secondo prima di richiamare l’attenzione dei due giovani. “Aspettate! Posso almeno…sapere i vostri nomi?” “La prossima volta che ci rincontreremo, non ti negherò questo piacere, Summer-sama.” Rispose Michael, dandole definitivamente le spalle. Come conosce il mio nome?

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Capitolo 6
*** Revenge ***


Chocolate-sama’s corner:

Noto con piacere che nel capitolo precedente abbiamo raggiunto ben 4 recensioni! Che record!

Sono molto entusiasta che abbiate lasciato le vostre opinioni e vi prego di continuare così. Devo dire che l'angolino della mia collega nonché miglior consigliera del mondo Peanuts-senpai ha avuto un notevole successo! Vuol dire che glielo dovrò far fare più spesso. 

Non vi faccio anticipazioni di nessun genere, vi lascio alla lettura e spero che possa essere di vostro gradimento.

Capitolo 6: Revenge

 

Summer era sdraiata sul suo letto, beandosi del silenzio che aleggiava in tutta la casa. I Kamishiro erano rimasti a scuola per concludere i corsi della giornata: normalmente sarebbe rimasta a scuola ad aspettarli, magari passando un’oretta a studiare o a leggere qualcosa in biblioteca, ma dato che erano passati otto giorni da quell’avvenimento ancora non se la sentiva di rimanere nell’Accademia.

 

Solo quella mattina l’Arclight aveva avuto il coraggio di tornare a frequentare le lezioni, sotto lo sguardo rammaricato di qualche studente. La ragazza aveva persino avuto l’onore di parlare con il presidente del comitato studentesco, Jinguji Mamoru, che teatralmente si era inchinato, scusandosi con lei per quello che le era successo in sua assenza. “Se quel giorno fossi rimasto a scuola, invece di tornare a casa a studiare, sarei intervenuto per difenderla…” Aveva spiegato, mostrando una notevole espressione corrucciata. “Non si angosci, Presidente. Ormai è una cosa passata e mi auguro che non accada a nessun’altra un’umiliazione del genere.” Rispose con maturità la bluette “Suvvia, Arclight-sama, mi conosce fin dall’anno scorso e mi chiama ancora presidente?!” “È vero, ma come la dovrei chiamare? Comunque Arclight-sama è un po’ troppo formale, che ne dice di chiamarmi semplicemente Summer?” “Solo se avrò il piacere di essere chiamato Mamoru-kun.” aveva dichiarato, facendole l’occhiolino. Le altre ragazze sarebbero state colte dalla sindrome di Stendhal per un atteggiamento così raro di Mamoru, ma la ragazza dagli occhi color miele si limitò a sorridergli e ad augurargli buona giornata, sperando in cuor suo che la sua sarebbe finita presto.

  

I suoi occhi vagarono per la camera, fissando spesso il deck appoggiato sul comodino. Fino a qualche minuto prima era rimasto nella cartella e in tutta la mattinata scolastica era stato mostrato solo a Fuya, con il quale aveva pranzato e passato insieme le due ore di buca, facendosi dare vari consigli che la ragazza aveva ritenuto preziosi.

 

Il ricordo di quello che le era successo poco più di una settimana fa era ancora vivo nella sua mente. Nuove lacrime si formarono quando sentì le sue stesse grida, mischiate alle risatine maligne di Viper e delle altre arpie. A tratti credette di non potersi muovere, credendo di avere la stretta presa di quelle ragazze.

 

“Sono davvero pronta a guardarla negli occhi senza che perda l’uso della ragione per la rabbia? Sono davvero pronta a utilizzare la mia intelligenza per umiliarla? Sono davvero pronta ad affrontare la mia paura di fallire? Quando l’affronterò, so che non sarò sola. Fuya-kun mi ha promesso che sarebbe venuto ad assistermi e a supportarmi se avessi avuto bisogno…So che in una lotta corpo a corpo non avrei nessuna speranza, allora perché mi sono appesa all’idea di sconfiggerla in un Duel Monster? Se era amica di Shark, doveva essere molto brava nei duelli. Dovrei quindi tirarmi indietro e aspettare?” La risata dell’albina, che riecheggiava da tempo nella sua mente, vennero interrotti da una chiamata sul suo D-Gazer. “Summer?” proferì lui appena udì la voce della ragazza. “Volevo avvisarti che sto uscendo ora di casa e che sto andando a prendere la moto che è in garage. Dammi le coordinate e passo a prenderti. So che non sei molto lontano da dove abito io, quindi dovrei arrivare nell’arco di 5-10 minuti massimo.” L’Arclight fece come le era stato detto, chiuse poi la telefonata e prese tutte le sue cose. Il momento era giunto. Tirarsi indietro non era più presente tra le sue opzioni.

 

L’Okudaira si levò il casco, osservando l’intermittenza delle luci del <> presente in quel vicolo. “Sicura che la troverai qui, Summer-chan?” “Le probabilità sono alte, Fuya-kun.” La ragazza pose il suo casco tra le mani dell’amico, scendendo dalla moto. Le gambe le tremavano un po’ dalla paura e il nervosismo la fece diventare tesa come la corda di un violino. “Stai tranquilla. Io ho fiducia in te e so che se con mente lucida ricorderai i consigli che ti ho dato questa mattina, sarai in grado di sconfiggerla. È il tuo primo duello e se perdi, non te la prendere troppo. Ad ogni modo, farò tacere Viper se proverà a mortificarti. Dimostrati forte come i mostri che possiedi, Guerriera.”

 

Lei sorrise a Fuya: se avesse potuto, l’avrebbe abbracciato e gli avrebbe dimostrato come le sue parole avessero avuto effetto su di lei. L’Okudaira l’anticipò, facendola imbarazzare: le sue braccia la strinsero a sé, facendole avvertire il suo petto scolpito e passandole una mano tra i capelli. “Se Yuma fosse qui con noi, ti direbbe Kattobingu da ore! Fai del tuo meglio, Summer-chan, e non avere paura.” Le prese dolcemente la mano, di cui Summer ricambiò lievemente la stretta, ed entrambi si diressero verso l’ingresso del <>.

 

L’odore acre del fumo e il sinistro rumore di bottiglie di vetro sbattere una contro l’altra attirò l’attenzione dei due ragazzi. L’atrio era oscuro, di più rispetto al vicolo nel quale Fuya aveva parcheggiato la sua moto, ma non c’era nessuno. Summer guardò confusa il compagno e, quando l’altro le fece un cenno con la testa, si schiarì la voce. “Viper! Vieni fuori. Voglio affrontarti in un duello.” Per una manciata di secondi la ragazza dai capelli acquamarina udì solamente la sua voce riecheggiare, per poi perdersi nel silenzio. Poco dopo i due udirono una risata sguaiata. La schiena dell’Arclight venne attraversata da un brivido: era lei!

 

Una serie di passi rimbombarono a lungo, facendola agitare prima che potesse vedere l’albina e i suoi occhi gialli guizzare verso di lei divertita. “Non mi sarei mai aspettata che ti saresti fatta viva, cara la mia Summer. Ti vedo fresca come una rosa: mi domando se forse una settimana fa sono stata fin troppo gentile con te.” La ragazza rise, facendo deglutire rumorosamente l’altra. “Cosa sei venuta a fare qui, nel mio regno? Oggi non ho tempo per giocare con te, Summer-chan. Ho già un impegno. Non ci crederai mai, ma Ryouga mi ha chiesto di incontrarlo tra circa venti minuti. Si presenterà qui e non voglio averti tra i piedi. Devo farmi bella per lui, capisci?” Intimorita dalla sua figura e dalle sue parole Summer riuscì a prendere coraggio a due mani, fissandola negli occhi. “Ho un conto in sospeso con te. Se sarai brava, possiamo farlo in meno di venti minuti, forse anche solo in dieci. Accetti?” Viper la guardò, scoppiando a ridere. L’Arclight trasalì, rendendosi conto che l’altra non l’aveva presa abbastanza sul serio.

 

“Te l’ho già detto, Summer-chan. Giocherò con te un’altra volta e quando ciò avverrà, avremo tutto il tempo che vorremo. Ti insegnerò la lezione che non hai imparato la scorsa volta. E sarà molto crudele.” Il volto di Summer divenne scuro come udì ciò, mentre sulla palpebra comparve lo stemma di Tron. Tempismo perfetto! L’Okudaira attirò l’attenzione della ragazza, notando come le braccia e le gambe, oltre al viso e al collo, stessero diventando via via nere. “Summer…che cosa ti sta succedendo?” L’Arclight tacque per qualche secondo, nel quale decise di accettare, ma non di abbandonarsi del tutto, al potere di quello strano stemma. Non sapeva se poteva essere chiamato così né si ricordava il nome di chi glielo aveva fatto contrarre, ma si rese conto che quello non era che un escamotage per debellare quella timidezza e paura che la ridicolizzava agli occhi della vipera.

 

“Fuya-kun, non è necessario preoccuparsi…sono molto concentrata perché aspiro a dare IO una lezione alla cara Viper. Non sei d’accordo?” “Tch…” “Allora…accetti la mia proposta o preferisci ritirarti con la coda tra le gambe? Sappi che non faresti una bella figura con Ryouga-kun…” L’albina nascose alla perfezione la sua meraviglia: da quando quella smorfiosa aveva tutto quel coraggio? “Come se lui ti preferisse…” La bluette rise. “Vedo che sei molto sicura, ma mi diverte di più l’idea di dirti che io e lui siamo migliori amici. Mi scuso, ma che rapporto aveva con te? Dato che ti devi giustamente far bella per lui, immagino che eravate molto di più, allora…”

 

Quando l’oscurità coprì persino la sua uniforme e le punte dei capelli, la ragazza dai capelli acquamarina sollevò il braccio, mostrando piccole rune intrecciarsi tra loro e diventare sempre più spesse. Con un rapido movimento lo abbassò e l’albina sentì il proprio polso avvolto in una calda morsa. “Duel…anchor?!” proferì quasi schifata, osservando la liana rossa che le univa. “Risposta giusta. Solo dopo il nostro duello potrai liberartene.” Summer prese il suo Duel Disk bianco e lo fece azionare, aggiungendo poi il suo deck. Non ebbe il tempo di afferrare il D-Gazer che un velo blu avvolse la palpebra dell’occhio sinistro, assumendo poi la forma di un fulmine. L’iride divenne di un bel verde smeraldo, senza nascondere lo stemma di Tron, che era inscritto al suo interno.

 

“Duel anchor e D-tatoo…Come può una sfigata come te possederli?” Fuya fece per ribattere, ma Summer fu più svelta di lui nel risponderle. Avvolto come in una fiamma, Summer avvertiva lontanamente il suo corpo affaticato. Cosa poteva significare ciò? “Per ottenerli sto pagando un prezzo alto, ma se ciò mi permetterà di essere superiore a te, allora ne è valsa la pena.” Lo stemma parlò al suo posto, mentre lei si sistemò, levando gli occhi e posandoli sulla sua avversaria.

 

L’attore rimase stupefatto dall’atteggiamento diverso dell’amica: che fosse dovuto a quelle macchie color petrolio che ormai la coprivano interamente? “Ma se ti dichiarassi inferiore a me e mi permettessi di schiacciare la tua dignità, ne sarebbe valsa la pena lo stesso. Non voglio obbligarti a farlo. Voglio sentirtelo dire dalle tue labbra, con un tono di supplica. Sarebbe l’ideale.” Fuya constatò che quelle parole non appartenevano affatto alla sua amica. “Summer-chan…non credi di star esagerando? Se vuoi essere superiore a lei, lo dimostri battendola. L’umiliazione non è un modo per far crollare una persona sulle proprie ginocchia.” L’Arclight si voltò verso di lui, rivolgendogli, per la prima volta, un’occhiata innervosita. “Stai zitto! Tu non puoi capire come mi sono sentita io…la vergogna che ho provato…voglio farle provare la paura e il dolore che io ho vissuto. Ha sminuito il mio essere, credendosi superiore a me…voglio schiacciarla come uno scarafaggio.” Tornò a fissare Viper, la quale, con un enorme ghigno, accettò la sua sfida, dichiarando che le avrebbe nuovamente mostrato la strada del vergogna.

 

DUEL!

 

“Se permetti inizio io.” L’albina sorrise malignamente, aggiungendo una carta tra le cinque presenti nella sua mano. “Essendo il mio terreno vuoto ed essendo il primo turno di gioco, evoco Dendroaspis Polylepis in posizione di attacco.” “Dendro-che?” si chiese la ragazza dai capelli acquamarina, osservando il mostro schierarsi sul campo di Viper e spalancare la bocca, mostrando l’interno nero. “Immagino che non ne sai proprio niente di serpenti. Sarò così gentile da spiegartelo: Dendroaspis Polylepis è conosciuto come mamba nero, ma di certo preferisco il suo soprannome, che è ombra di morte. Essendo presente Dendroaspis Polylepis sul mio terreno, posso evocare specialmente Notechis scutatus, ignorando le condizioni di evocazione. Notechis scutatus è anche noto come serpente tigre ed è di una bellezza rara che una sciocca come te non può certo comprendere e apprezzare. Attivo l’effetto speciale di Notechis scutatus: abbassando i suoi punti attacco da 1200 a 0, mi dà la possibilità di infliggere al mio avversario i suoi punti originali.” Il mostro di Viper balzò verso Summer, colpendole l’addome con la coda. I Life Points dell’Arclight crollarono a 2800 mentre la ragazza riuscì a rimanere in piedi, indietreggiando però di qualche metro. “Bel colpo, non credi? Purtroppo per te il mio turno non è ancora finito. Sovrappongo Notechis scutatus e Dendroaspis Polylepis di livello 6 e con questi due mostri costruisco la rete di sovrapposizione. Xyz shōkan! Serpente fiero, mostrati a noi nella tua forma umana e inietta il veleno del terrore, Ma’am Oxyuranus Microlepidotus.” Il mostro xyz di quella vipera aveva le sembianze di una donna molto pallida: metà del viso era ricoperto da scaglie marrone scuro, evidenziando le iridi nere, che avevano ben poco di umano. Le braccia nude era avvolte da due serpenti che si intrecciavano fra loro, che erano due esemplari di Taipan dell’interno, mostrando la cavità orale alla loro preda, cioè Summer. “Utilizzando una Overlay Unit, attivo l’effetto di Oxyuranus. Una volta per turno, alla fine della Battle Phase, il mio mostro può aggiungere ai suoi punti di attacco quelli di un mostro utilizzato come materiale per l’evocazione. Ai suoi 1800 punti aggiungerò…” Viper osservò con un ghigno il mostro che aveva levato dal suo asso della manica. “…i punti originali di Notechis scutatus, raggiungendo così i 3000 punti di attacco. Poison Charge Up! Posiziono due carte coperte e termino il mio turno.”

 

Summer guardò le sei carte nella sua mano. “Ho due mostri, due magia e due trappola. Reverse Destiny, la prima carta trappola, posso posizionarla alla fine del mio turno. Last Rescue, l’altra, mi permette di difendere il mio mostro e di dimezzare il danno che potrei ricevere da Viper. Scommetto che quest’ultima vuole utilizzare la sua ultima Overlay Unit e dovrò quindi aspettare che lo faccia. Ma se sarà abbastanza furba, sarà capace di mettermi con le spalle al muro prima che utilizzi per la seconda volta il potere di Ma’am Oxyuranus. D’accordo…Reflection Shield, la carta magia, mi sarà utile per il contrattacco. Per evocare il mio mostro xyz ho bisogno di due mostri di livello 8…ce li ho! Però…Bloody Ocean, l’ultima carta magia, non può essere utilizzata al mio primo turno di gioco.” Persa nel suo ragionamento Summer non si era accorta dell’espressione preoccupata comparsa sul volto dell’Okudaira, il quale credeva che la ragazza fosse entrata nel panico, ma dovette staccare gli occhi a causa delle parole canzonatorie della sua avversaria. “Che c’è, Summer-chan? Prima ti dimostri tutta altezzosa, non vedevi l’ora di prendere la tua vendetta su di me e poi hai paura? Poverina…” L’effetto che Viper desiderava si verificò: la bluette digrignò nuovamente, permettendo ad altre rune di comparire e di rigare il suo viso nero. L’occhio smeraldo, così come il fulmine che divideva la palpebra in due parti, brillò; Viper rilasciò un gemito quando avvertì la presa del Duel Anchor sul suo polso stringersi ancora di più. “Quando il mio terreno è vuoto e in quello del mio avversario è presente un mostro xyz, posso evocare Infernal Armour Warrioress.” Una guerriera, il cui corpo era avvolto da lingue nere di fuoco, mostrò le sue iridi bianche, sfoderando una katana. “Posiziono due carte coperte. Il mio turno finisce qui.”

 

“Con quel fenomeno da baraccone non potrai certamente difenderti da Ma’am Oxyuranus. In che modo i suoi 1500 punti potranno abbattere i 3000 del mio mostro? Voglio proprio vedere come farai…” Sicura di poter gestire il duello a modo suo, Viper rise malignamente. “Draw! Ma’am Oxyuranus, attacca Infernal Armour Warrioress.” Il mostro posizionato sul terreno di Summer venne facilmente eliminato dal mostro xyz dell’albina, infliggendole la differenza dei loro punti d’attacco. Summer sbatté la schiena contro il muro del vicolo, mentre i suoi LF calarono a 1300. “Il tuo mostro si trova ora nel cimitero e non saranno le due carte coperte a proteggerti. Ma’am Oxyuranus, direct attack! Sayonara, Summer-chan.” “Attivo il potere speciale di Infernal Armour Warrioress. Quando questo mostro viene distrutto e sto per ricevere un attacco diretto, ritorna sul mio terreno e forza il mostro avversario a battersi con lei.” Viper rise. “La matematica non è il tuo forte, Summer-chan. Poco importa: la tua mossa non ti ha certamente salvato.” Sul volto nero dell’Arclight comparve un ghigno. “Trap card, open! Last rescue! Questa carta mi permette di proteggere il mio mostro dalla distruzione e dimezza il danno che dovrei ricevere. I calcoli li ho fatti bene.” L’albina si mostrò irritata, ma sorrise vittoriosa alla vista dei LF dell’avversaria scendere a 550. “Non potrai fare niente per sconfiggere me. Quando verrà il mio prossimo turno, sarai definitivamente sconfitta. Attivo l’effetto di Oxyuranus: una volta, al termine della Battle Phase, il mio mostro può aggiungere ai suoi punti di attacco quelli di un mostro utilizzato come materiale per l’evocazione. Utilizzo l’ultima Overlay Unit in modo da alzare i 3000 punti d’attacco del mio mostro a 5000. Termino qui il mio turno.”

 

Fuya aveva osservato il duello con aria preoccupata: il potere speciale di Ma’am Oxyuranus Microlepidotus era molto interessante e Viper era consapevole di vincere con quel mostro senza dover usare una particolare combo. “Summer-chan…posso sentire che i 5000 punti di attacco ti spaventano e che forse non hai niente che ti possa difendere dal suo attacco diretto. È il tuo primo duello e si è presentato ostile fin dal primo momento, non solo psicologicamente. Un vortice di sentimenti si muove dentro di te: sei stata spinta ad affrontarla a causa del tuo orgoglio e della tua rabbia. L’umiliazione di essere stata trattata in quel modo ti ha dato la forza di farti avanti e di provare a ottenere la rivincita contro di lei. Anche se perderai, sappi che sono orgoglioso di te e che ti stimo per il tuo coraggio.”

 

Fuya abbassò la testa per poi rialzarla quando avvertì il rumore di una moto fermarsi nel vicolo posto dall’altra parte della piazzetta dinanzi al <>, giusto accanto al suo mezzo. “Dev’essere lui. Si è presentato per l’appuntamento con Viper in anticipo. Avrà modo di vedere la sconfitta di Summer. Come può il ragazzo che lei ha definito il suo migliore amico incontrare una ragazza così cattiva come Viper? Non si rende conto che farà soffrire maggiormente Summer?” Pensò l’Okudaira senza staccare lo sguardo dal nuovo arrivato, che lentamente sfilò il casco, mostrando nella penombra i suoi occhi blu. Non disse una sola parola, ma avanzò verso la piazzetta, riconoscendo più tardi la figura dell’Arclight, nera e marchiata con strane rune arancioni –proprio come quella notte- e quella di Viper, il cui sorriso sprezzante caratterizzava il volto crudele.

 

“Summer?! Che diavolo ci fai qui?” Sbottò sorpreso, aspettandosi che la ragazza si voltasse verso di lui. Con voce spenta la bluette gli si rivolse, senza guardarlo negli occhi: “Ryouga…sei arrivato al <> con largo anticipo. Ritorna fra una decina di minuti, magari troverai Viper meno impegnata.” L’albina scoppiò a ridere. “Shark, davvero questa sfigata è la tua migliore amica? Perché invece non rimani qui ad assistere alla sua umiliante sconfitta? Sarà molto interessante ed eccitante umiliarla più di prima…peccato che succederà senza un pubblico che la guardi e la deridi.” Il Kamishiro avvertì un moto di rabbia farsi strada in lui, ma preferì mostrarsi ancora tranquillo. Avrebbe fatto i conti con lei, ma più tardi e senza che Fuya o Summer stessero a guardare.

 

L’Arclight, udite le parole di Viper, si arrabbiò ancora di più: iniziò a tremare convulsamente come le rune avvolsero il suo corpo completamente. La scena di quel pomeriggio si ripropose nella sua mente: le sue urla divennero più forti, così come le risate della ragazza che ancora le stava dinzanzi. Digrignò nuovamente i denti, mentre i suoi occhi ardevano a causa dell’ira. “Non ti lascerò in nessun modo umiliarmi di nuovo! È il mio turno!!” Le rune brillarono, dando a Summer un aspetto quasi demoniaco. Fuya indietreggiò, spaventato dalla sua modalità Berserk.

 

“Attivo la carta magia Bloody Ocean. Mi permette di evocare un mostro di livello 7 o superiore ignorando le condizioni di evocazione. Vieni a me, Celestial Armour Warrioress. È giunto il momento del contrattacco! Sovrappongo…” Il suo corpo iniziò a brillare, facendola zittire per manciata di secondi. Lo stemma di Tron ruggì, facendo tremare il terreno. “…Infernal Armour Warrioress e Celestial Armour Warrioress di livello 8. Con questi due mostri costruisco la rete di sovrapposizione! Xyz shōkan!” I suoi vestiti sparirono per essere sostituiti da fascia bianca, che proteggeva il suo petto, collegato a due nastri che si fermavano dietro il collo della ragazza, e da una minigonna dello stesso colore, dotata di spacchi laterali, che oscillò a causa dell’esplosione avvenuta vicino ai suoi piedi. Lungo le sue braccia nude comparvero dei guanti di un metallo, simile all’acciaio, che avvolsero le sue dita e si fermarono ai gomiti. Le sue scarpe vennero rimpiazzate da un paio di alti calzari che si annodarono all’altezza di metà coscia. Una guerriera balzò dal buco nero, facendo roteare agilmente la sua ascia dorata e ondeggiando la sua lunga chioma bionda. Fatta eccezione per l’arma, il mostro xyz assomigliava molto a Summer.

 

“Giudice dal potere paranormale, muovi la tua ascia e fa precipitare le anime nella dannazione! Combatti al mio fianco, Warrioress of Presage, Destined Choise.” Fuya sgranò gli occhi: Summer non si era arresa, non aveva accettato la possibilità di essere sconfitta. Summer si era rialzata e avrebbe lottato fino alla fine, fino alla vera fine. “Sto arrivando Viper! Attivo il potere speciale di Destined Choise. Utilizzando una Overlay Unit, il mio mostro xyz dimezza l’attacco del mostro avversario e lo distrugge. Ike, Destined Choise! Predestined Dance…”

 

“Come se potessi distruggere Oxyuranus! Trap card, open! Poisoned Overlay Unit. Quando un mostro xyz avversario utilizza una Overlay Unit e dichiara un attacco, questa trappola blocca il suo attacco e impedisce l’attivazione del suo effetto per tutta la durata del duello.” L’albina scoppiò a ridere sguaiatamente. “Che cosa farai, Summer? Arrenditi, non c’è alcuna speranza per te di vincere.” L’Arclight sollevò fieramente lo sguardo, facendo tacere l’avversaria. “Dalla mia mano attivo la carta equipaggiamento Reflection Shield: grazie al suo effetto un mostro xyz di tipo guerriera può aggiungere ai suoi punti di attacco quelli del suo avversario. Ai suoi punti di attacco, 2000, si sommeranno quelli di Oxyuranus, cioè 5000. La matematica non è un’opinione, Viper! Destined Choise, Brave Charge Up!” Il mostro xyz di Summer venne avvolto da un’aura luminosa, mentre i suoi punti di attacco salirono a 7000.

 

“Eh? Nani? 7000?” Si lasciò scappare l’albina, notando come la guerriera della preveggenza nel terreno avversario fosse diventata più grande. Alzò la sua ascia d’oro e distrusse Ma’am Oxyuranus Microlepidotus, facendo crollare a terra la ragazza. “Pagando 400 LF e distruggendo questa carta equipaggiamento, posso effettuare un secondo attacco. Destined Choise, distruggi la superbia di Viper. Direct Attack!” Come la guerriera l’attaccò nuovamente, Viper venne scaraventata violentemente contro la parete del <>, mentre i suoi LF crollarono a 0.

 

Summer tirò un sospiro di sollievo, incontrando lo sguardo di Destined Choise e sorridendole poco prima che quest’ultima sparisse. Con fatica si incamminò verso la ragazza che poco più di una settimana prima l’aveva umiliata davanti a quasi tutta la scuola. Il suo cuore era gonfio di odio, la rabbia non era ancora svanita del tutto, ma era contenta di aver dimostrato a lei e a se stessa cosa fosse in grado di fare. “Hai intenzione di mettermi le mani addosso?” mormorò flebilmente l’albina. Summer, ancora avvolta nella sua armatura, non diede troppo peso alle sue parole. “Non penso sarò mai capace di perdonarti.” L’Arclight la prese per il collo, senza stringerglielo, e la sollevò, schiacciandola al muro. “Non mi hai mai chiesto scusa, né tu, né le altre idiote tue amiche. La mia vendetta si è compiuta oggi, battendoti nel mio primo duello. Se mai avessi intenzione di farti viva per malmenarmi, vedrò di sapermi difendere anche con le cattive maniere. Sono stata abbastanza chiara?” Le sue parole era uscite dalla sua bocca impregnate di odio, il suo sguardo determinato e imperioso riuscì a metterla in soggezione, facendola tremare. Il suo viso era ancora nero e marchiato da varie rune arancioni, gli occhi brillavano di una strana luce.

 

“Chi sono io?” domandò l’Arclight, costringendo l’altra a guardarla negli occhi. Viper sgranò gli occhi, terrorizzata. “S-Summer…” “Mancano un bel po’ di cose, non credi, Viper?” Summer avrebbe presto ringraziato la modalità Berserk dovuto allo stemma. Non si accorse che le sue iridi si tinsero di un brillante rosso sangue. “A-Arclight…Summer-sama…” “Vedo che un minimo di educazione ce l’hai. Ma sai che non basta. Devi anche dire che io, Arclight Summer-sama, sono nettamente superiore a un verme viscido come te, che si fa chiamare Viper. Hai troppa paura per farlo, neh?” I due ragazzi, che si erano fermati alle sue spalle, rimasero paralizzati dal suo modo di fare: non era affatto la dolce e tenera Summer che entrambi conoscevano; era una ragazza aggressiva con le sembianze dell’Arclight.

 

“Hai intenzione di dirlo o dovrò arrabbiarmi ancora di più?” La sua voce era minacciosa e come non sentì niente provenire dalle labbra di Viper, la schiacciò maggiormente al muro. “Ripeti, cara la mia indifesa Viper, ripeti…” L’albina dovette chiudere gli occhi, ormai completamente spaventata dalla presenza di quella che prima era diventata la sua preda. “A-A-Arclight Sum-Summer-sama è…è netta-nettamente su-su-superiore a…a un verme viscido come…come…come…” “Dillo, Viper…dov’è ora tutta la tua superbia e temerarietà? Hai per caso paura? Non volevi così tanto umiliarmi?” Chiese con voce derisoria, sorridendo malignamente. “Come…me…” Summer rise maliziosamente, mollando la presa sull’albina e lasciandola cadere al suolo. “Vedo che forse hai imparato la lezione…Spero di non vederti mai più in tutta la mia vita.” Detto ciò la ragazza fece retrofront e incontrò gli sguardi dei due ragazzi. I tratti del viso tornarono docili, gli occhi erano di nuovo color miele, i capelli color acquamarina sciolti in modo naturale. Fuya aveva sudato freddo tutto il tempo, ma decise di sorridere alla ragazza, proponendole di accompagnarla a casa e sperando che non diventasse mai perfida nei suoi confronti.

 

Summer, ricordandosi di quello che le aveva detto Viper a proposito di Ryouga, guardò l’amico con aria ferita. “Mi hai tradito…” pensò, distogliendo gli occhi e incamminandosi verso la moto dell’Okudaira.

 

“Summer…quella eri veramente tu o eri controllata da quella forza che hai sprigionato la notte in cui venne a trovarti quel bambino inquietante?”

 

 

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