Let Your Heart Rule Your Head

di White Queen of Asgard
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Thanks God it's Cristhmas ***
Capitolo 2: *** You can't start walking 'cause your feet got burned ***
Capitolo 3: *** You just gotta be strong and believe in yourself, forget all the sadness because love is all you need ***
Capitolo 4: *** For other girls were never quite like this ***
Capitolo 5: *** I love you, that's all I want to say. Until I find a way I will say the only words I know that you'll understand ***
Capitolo 6: *** Back to my arms again ***
Capitolo 7: *** Yeah, I fell in love ***
Capitolo 8: *** No one stops my party ***
Capitolo 9: *** We really had a good time. They was all so sexy ***



Capitolo 1
*** Thanks God it's Cristhmas ***


Image and video hosting by TinyPic1) THANKS GOD IT'S CHRISTMAS
12/21/72-12/25/72

L'inverno era appena giunto in città ma il freddo si era già fatto sentire da molto.
A poco sarebbe arrivato anche Natale e tutto era già stato ricoperto da ghirlande e luci.
In vista di quest'ultimo, anche i ragazzi cominciarono con i preparativi e, come ogni anno, si ritrovarono a casa di Freddie.
Fecero l'albero e tappezzarono le pareti della casa con tutto quello che gli capitò fra le mani.
Ovviamente, a Brian toccò il compito di mettere la stella in cima a quell'albero alto metri e metri e, come ogni altra volta, si rifiutò, essendo occupato a districare l'ennesima fila di luci toccata ancora a lui.
"Mettetela voi la stella. È da mezz'ora che sono su ste lucine. Lasciatemi finire" Si giustificò il ragazzo.
"Se solo ci arrivassimo lo faremmo anche" Ribattè il biondo.
"...Non è colpa mia se siete tutti dei nani qua dentro" Continuò l'altro innervosendosi per quel cavo annodato che ancora non era riuscito a disfare.
"No, caro mio. Sei tu che sei alto tre metri" Disse Freddie.
Il riccio non rispose ma questo servì solo a far innervosire ulteriormente gli altri due.
"Molla sti fili e vai a mettere sta santissima stella. E poi sei tu il fissato con le stelle, è compito tuo" Gli urlò Roger mettendogli la stella fra le mani.
"C'è differenza fra le stelle con cui sono fissato io e la tua... 'Santissima stella'" Rispose rimettendo la decorazione nelle mani del biondo.
Il biondino cominciò a fare versi incomprensibili per il nervosismo sotto gli sguardi degli altri ragazzi che si erano voltati per assistere alla scena, ma Brian ancora non si staccava da quel filo.
"E che cazzo! Non fare il bambino!" Gli urlò Roger facendo puntare lo sguardo di Brian e di tutti gli altri su di lui.
"Senti chi parla. Quello che gioca ancora con le macchinine viene a dire a me di non fare il bambino!" Disse cominciando a ridere "Dammi 'sta stella" Cedette alla fine, mettendo, come, alla fine, tutte le altre volte, la stella sull'albero, poi si concentrò nuovamente su quel cavo di luci.
"...Sul serio giochi ancora con le macchinine?" Chiese Freddie ridendo.
"Ma ti pare? Tu gli credi anche?!" Rispose il biondo cominciando a sudare freddo e passandosi una mano fra i capelli grattandosi la testa.
"Sta mentendo" Si intromise Brian (con un certo gusto nel mettere in imbarazzo quello che, in teoria, avrebbe dovuto essere il suo migliore amico) finendo finalmente di districare quel filo.
"Comunque! Dobbiamo ancora finire qua! Fred, puoi andare a recuperare le altre scatole? Mancano luci" Chiese Roger, piuttosto che per avere gli scatoloni per cacciare Freddie, che altrimenti avrebbe continuato a torturarlo con domande sul fatto che giocasse ancora con le macchinine.
"Questa me la paghi. Lo so che ti diverti" Sussurrò al riccio fulminandolo con lo sguardo.
L'altro si lasciò sfuggire una risatina sadica, che sarebbe stato meglio non fosse uscita dato che a questa seguì un insulto del biondo.
"Con tutto quello che tu hai fatto a me! Il mio caro pilota di Formula Uno non crescerà mai" Rispose scompigliando i capelli biondi del ragazzo e raggiungendo Freddie per aiutarlo con le scatole, per questo non sentì l'altra bestemmia che partì dalla bocca di Roger. 

* * * * * * * * * *

E così, fra litigi e risate, Natale arrivò.
Con l'aggiunta delle ragazze, gli invitati (che gli altri anni erano sempre e solo stati Brian, Roger e John) si erano quasi raddoppiati e, per questo, regali e dolci non mancarono, dato che ognuno portò qualcosa.
"Bene ragazzi, se avete fame spartitevi questi. Non mangiatene troppi perché poi si fa pranzo" Urlò Freddie, uscito dalla cucina, lanciando un pacchetto di cioccolatini alle nocciole a Brian.
"Fred" Lo chiamò il riccio.
"Si, tesoro?"
"Il cioccolato. Con le nocciole. Non mi piace"
"Eh, dovevi dirmelo"
"Ma è da due anni che te lo dico"
"Non me l'hai mai detto, caro mio" Rispose l'altro pretendendo di avere ragione, poi si voltò per tornare in cucina.
"Che non mi vengano a dire che ho la memoria corta..." Si lamentò Brian sottovoce ma nessuno lo sentì.
Il tempo passava e l'ora di pranzo arrivò.
Piuttosto che un semplice pranzo quello avrebbe potuto bastare per un mese.
Brian, che neanche aveva mangiato quei maledetti cioccolatini alla nocciola, si lanciò sul cibo senza tregua e nemmeno un terremoto avrebbe potuto fermarlo.
Dopo quella scorpacciata di cibo, non andarono in letargo ma comunque il bisogno di riposare si fece sentire, e così si sistemarono su quei tremila divani che neanche Freddie, vivendo da solo, sapeva a cosa gli servissero, e si addormentarono.



Angolo della Queenie:
ed ecco, dopo anni, la famosa seconda serie!
Ora non scrivo molto solo perchè sono le undici e un quarto e ho leggermente sonno, ma volevo solo dire che ho allungato i capitoli e spero vi piacerà anche questa storia.
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** You can't start walking 'cause your feet got burned ***


02) YOU CAN'T START WALKING 'CAUSE YOUR FEET GOT BURNED
12/31/72 - 1/1/73

I giorni passarono e, dopo Natale, anche capodanno arrivò. 
Stesso ritrovo a casa di Freddie, stesso pranzo mega galattico e stesso problema di Brian con i cioccolatini alla nocciola (-Freddie, poi non lamentarti della mia memoria- fu l'unico pensiero di Brian riguardo all'argomento).
La sera i ragazzi si sistemarono su quei mille divani davanti alla televisione in cui veniva trasmesso il conto alla rovescia per l'inizio del nuovo anno.
Fra le risate e i sorsi di champagne (di cui Freddie aveva una scorta a vita) l'attesa si fece sempre minore.
"Be', questo sarà il nostro primo capodanno passato insieme" Fece notare Georgia.
"Si, è vero. Speriamo non sia l'ultimo" Rispose il biondo. 
"Oddio, manca solo un minuto!" Urlò Freddie, mentre, per poco, lo champagne non gli andò di traverso, cominciando a correre per casa.
"Fred, che stai facendo?" Chiese Laura cercando di capire dove fosse finito.
"LO CHAMPAGNE!" Rispose con un tono di voce decisamente non basso.
Arrivò in tutta fretta a trenta secondi rimasti.
"IL CAVATAPPI!" 
Ricominciò il giro della casa alla ricerca dell'attrezzo.
"Ti dai una calmata?" Cercò di tranquillizzarlo Roger.
"NO!" Rispose l'altro continuando a correre.
Finalmente lo trovò e, sempre con la calma pari a quella di una gazzella inseguita da un leone, tornò in salotto con solo cinque secondi di tempo.
"Quattro! Tre! Due! Uno! BUON ANNO!" Durante l'ultima frase stappò la bottiglia e il tappo (che dopo che il recipiente fu scosso per tutta la corsa del ragazzo, vi lascio immaginare quanto fosse la pressione) finì a tutta velocità direttamente in faccia a Roger. 
"MA CHE CAZZO FAI?! MA SEI SCEMO?!" Urlò il povero ragazzo con una mano sulla guancia dolorante.
"Scusa, tesoro" Rispose Freddie con una calma spuntata fuori dal nulla.
Georgia non si trattenne dal ridere e a stento riuscì a parlare "Mi dispiace Fred, ma l'anno nuovo è iniziato con un insulto diretto a te"
"Si, l'ho notato... Rog, non portarmi sfiga per favore"
"Ma che sfiga e sfiga. Comunque, a parte il fatto che l'anno sia passato senza che ce ne accorgessimo e che il mio bel visino d'angelo sia stato turbato da quel maledetto tappo di bottiglia, avete dei buoni propositi per quest'anno?" Chiese il biondino, con una certa ironia sulle parole "bel visino d'angelo".
"Be', io vorrei passare un po' più di tempo con voi" Cominciò Brian.
"Io... vorrei... vorrei una ragazza..." Disse John con lo sguardo basso arrossendo leggermente.
"Che tenerooo!" Urlò Georgia fiondandoglisi addosso e abbracciandolo, facendolo arrossire ulteriormente.
"Emm, Geo... Possibilmente che non sia tua ragazza" S’intromise il riccio.
"Ti adoro quando sei geloso" Rispose la ragazza riavvicinandosi a Brian, che le mise un braccio intorno al collo.
"Ritornando ai buoni propositi: ne avete altri?" Continuò il ragazzo.
"Be'... Io vorrei solo evitare di cacciarmi in guai seri come... Avete capito tutti come cosa" Disse Roger con una certa tristezza sull'ultima frase.
"Come cosa?" Domandò John con il suo immenso intuito.
"Cosa ti viene in mente se ti dico: Halloween?" Lo aiutò Laura con insicurezza, volendo evitare di riportare tutto alla mente.
"Oh... Capito. Scusatemi..." Si scusò il ragazzo.
Stettero in silenzio finché Julia non decise di aprire bocca "Se non avete altro da aggiungere, direi che abbiamo finito qua"
"E se non vi dispiace, andatevene da casa mia perché sto morendo di sonno" Il proprietario della casa invitò con la sua estrema gentilezza i ragazzi a uscire.
"Ti lasciamo in pace, Fred" rispose Georgia ridendo, e così tornarono a casa.

* * * * * * * * * *

Ormai le vacanze stavano per finire e a poco l'università sarebbe ricominciata.
Brian ancora non aveva il parato a portarsi dietro l’ombrello, così dovette fermarsi a casa di Georgia, dove trovò anche tutti gli altri. 
"Ma che è 'sta storia? Non mi invitate più?" Chiese il ragazzo con un finto broncio sistemandosi i capelli umidi.
"Ti ho chiamato ma non rispondevi" Rispose Georgia. 
Tutte scuse, signorina... Emm... Signorina...?" Il riccio si imbarazzò rendendosi conto di non sapere il cognome della ragazza.
"Non sai il mio cognome? Be', in effetti non te l'ho mai detto" Rispose la ragazza ridendo.
"Credo faremmo meglio a fare delle presentazioni" Consigliò Laura e così cominciarono "Comincio io e andiamo in senso orario: Laura Hamilton"
"Farrokh Buls-"
"Fred!" Lo interruppe Roger ormai disperato dal dovergli ricordare il nome ogni volta.
"Ah certo certo. Freddie Mercury"
"Che stavi dicendo prima? Farrokh cosa?" Chiese Julia incuriosita.
"Farrokh Bulsara. Il mio vero nome. L'ho cambiato in Freddie Mercury" Rispose sotto gli sguardi interessati delle ragazze "John tocca a te"
"Vado con il nome completo: John Richard Deacon"
"Georgia Medwall"
"Julia Taylor"
"Brian Har-"
"Come scusa?" Lo interruppe il biondo.
"Stavo solo dicendo il mio nome" Spiegò il riccio non capendo.
"No, non tu. Julia"
"Julia Taylor, ma non te l'avevo già detto?" Disse la ragazza.
"No, affatto. Vedete... Era destino" Rispose alzandosi e andando a baciare la ragazza.
"Comunque... Continuiamo. Brian Harold May"
"Roger Meddows Taylor" Concluse il ragazzo "...Non ci credo che non sapessimo i nostri nomi. E soprattutto non ci credo che i nostri siano uguali!" Continuò ridendo.
"Bei nomi, comunque" Disse il riccio girando la sedia e piazzandosi con le sue gambe chilometriche sulla griglia davanti al camino.
Qualche minuto dopo, per casa si sparse un terribile odore di bruciato e John fu il primo ad accorsene.
"Che è 'sto odore?" Chiese preoccupato alla proprietaria della casa.
"Non lo so, probabilmente è il camino" Rispose annusando in giro.
Il ragazzo andò da Brian per controllare se fosse lui a giocare con qualche legnetto bruciato ma appena arrivò in salotto rischiò di prendersi un infarto.
"BRIAN, CRISTO! I TUOI PIEDI! VANNO A FUOCO!" Fu la prima cosa che urlò alla vista del fumo che saliva dai piedi del riccio.
"Ma che- Oddio!" Urlò l'altro svegliandosi dal suo tranquillo sonnellino, levandosi in tutta fretta gli stivali squagliati e tirando una bella botta direttamente sull'osso sacro cascando per terra.
"Ma che sta succedendo qua?" Chiese Julia entrando nella stanza e quella che vide fu una scena alquanto strana: John steso sul divano con una mano sulla fronte che bisbigliava di sentirsi svenire e Brian mezzo morto a terra. Comunque, nessuno le rispose.
"Ma si può sapere che è successo?" Insistette.
"Be', avevo freddo così mi sono messo con i piedi sulla griglia del camino e devo essermi appisolato un attimo. Poi ho sentito John urlare qualcosa sui miei piedi e guardando ho visto che, effettivamente, del fumo c'era. Io mi sono spaventato per colpa sua e ho sono caduto sull'osso sacro sbilanciandomi dalla sedia. Comunque, erano solo gli stivali..." Spiegò il riccio.
Julia cominciò a ridere.
"Ook... Lasciatevelo dire: siete due idioti"




Angolo della Queenie:
E dopo anni rieccomi con il secondo capitolo. Scusate il ritardo ma fra la scuola e tutto non ho avuto molto tempo.
Be' che dire... Oltre al titolo più a caso che abbiate mai visto spero vi piaccia.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** You just gotta be strong and believe in yourself, forget all the sadness because love is all you need ***


03) YOU JUST GOTTA BE STRONG AND BELIEVE IN YOURSELF, FORGET ALL THE SADNESS BECAUSE LOVE IS ALL YOU NEED
20/02/1973

Ormai le vacanze erano finite e l'università era ricominciata.
La cosa migliore da fare in una giornata di sole era uscire di casa per poi andarsi a rifugiare in un negozio di dischi, o almeno così la pensava John. La sua giustificazione era che il freddo ancora non se n'era andato.
In quel vecchio negozio impolverato si trovavano dischi, strumenti e chi più ne ha più ne metta. Era uno di quei posti in cui il ragazzo si sentiva bene.
Forse erano le canzoni che giravano sul jukebox, forse l'atmosfera che creavano i polverini visibili nei pochi raggi di sole che riuscivano a passare attraverso gli strumenti esposti in vetrina, forse il semplice fatto che amasse la musica. Qualcosa doveva pur essere, ma neanche John sapeva cosa fosse.
"All you need is love, love, love is all you need" fu la prima cosa che sentì appena entrato.
Alcuni di voi penserebbero che il fatto che sul jukebox girasse proprio quella canzone sia stato un segno del destino mentre altri che sia stata solo una semplice coincidenza riguardo a ciò che nessuno avrebbe immaginato potesse accadere. 
Si mise a frugare sotto la lettera 'B' per cercare l'ultimo disco dei Beatles che gli mancava per completare la sua collezione, il White Album.
Finalmente lo trovò ma nello stesso istante in cui lo afferrò un'altra mano fece lo stesso.
John alzò di colpo lo sguardo ma non riuscì a tenerlo alto di fronte a quegli occhi verdi che lo stavano fissando.
"Oh scusa, prendilo tu" disse la ragazza dagli occhi verdi mollando la presa con un sorriso sulle labbra che fece arrossire il ragazzo.
"N-No no, figurati. Tienilo" furono le uniche parole che riuscì a spiaccicare, dopodiché uscì dal negozio, o piuttosto scappò.
Passò qualche giorno e ormai John aveva dimenticato quella ragazza.
Decise di tornare al negozio per tentare nuovamente di comprare quel disco tanto atteso e finalmente lo trovò.
Uscendo passò davanti al negozio di fumetti dentro al quale non era mai entrato e vi lascio immaginare chi vide.
Ancora lei. Stava frugando fra una pila di fumetti e, approfittando del fatto che fosse così concentrata nella sua ricerca, John si mise a guardarla.
La ragazza prese il fumetto e alzò lo sguardo facendo fare al ragazzo la figura peggiore di tutta sua vita.
Appena John si accorse che la ragazza l'aveva visto si smaterializzò cominciando a correre verso casa.
L'altra uscì dal negozio con la sola intenzione di salutarlo ma ormai sarebbe stato inutile cercarlo nei dintorni.
 
* * * * * * * * * *
 
Passarono giorni ma questa volta John non riuscì a togliersi la ragazza dalla testa e, quando venne invitato da Freddie per un the, quest'ultimo se ne accorse.
"Tesoro, vuoi lo zucchero?" chiese con il vasetto in mano ma non ottenne nessuna risposta da parte dell'amico.
"John! Lo zucchero!"
"Si! Si, cosa?!" urlò agitandosi e rovesciando qualche goccia di the sul divano.
"Dai, mi hai rovinato il divano!"
"Oh, scusami. Aspetta vado a prendere qualcosa, tu stai qua" Si scusò in modo abbastanza umile e andò a prendere un panno dalla cucina.
"Lo vuoi 'sto zucchero o no?" insistette Freddie. 
"Si, grazie" rispose con la sola sensazione di essere un casinista.
"Latte?" Ancora nessuna risposta.
Il ragazzo si innervosì e gli strappò la tazza di mano per evitare che facesse altri casini, si sedette sul tavolino piazzandosi davanti a lui e cominciò a fissarlo negli occhi.
"Caro mio, tu hai una cotta per qualcuno" disse con uno sguardo da investigatore.
"Come?! No, ma che dici! Ti pare?!" rispose cominciando a sudare.
"Certo, ti credo come ti crederei se mi dicessi di aver tirato un pugno a Roger. Dai, chi è? Racconta un po'"
"Ti odio quando fai così. Comunque..." John si rassegnò e comincio a raccontare.
"Ottengo sempre ciò che voglio, dolcezza. Continua pure" rispose ridendo.
"Qualche settimana fa sono andato al negozio di dischi, quello di fianco a casa mia, per comprare il White Album"
"Uh, poi prestamelo!"
"Si, ovvio. Dicevo... Ci ho appoggiato la mano ma anche questa ragazza l'ha fatto. Le ho detto che poteva tenerlo lei e poi..."
"Poi? Poi? Poi? L'hai invitata a casa?"
"No, be'... poi... si, sono uscito!"
"Come sarebbe a dire che sei uscito?! Ma l'hai vista ancora?"
"Si, qualche giorn-"
"Aspetta, ma quindi mi stai dicendo che il White Album non l'hai preso?" chiese non un po' di delusione. 
"Stavo dicendo che l'altro giorno sono tornato al negozio e l'ho comprato. Ho rivisto quella ragazza tornando a casa. Era al negozio di fumetti e io-"
"Sei scappato di nuovo, vero?"
"Me ne sono solo andato!"
"Si, immagino che te ne sia 'andato' correndo perché avevi paura che se fosse uscita avrebbe voluto parlarti"
"Ma-"
"E credo che andarsene correndo per paura di qualcosa si possa riassumere in 'scappare', tesoro"
John lo fissò come se fosse un alieno poiché era riuscito ad indovinare tutto e, a questo punto, cominciò a disperarsi.
"E ora che dovrei fare...?"
"Be', nel caso dovessi rivederla, e io sono sicuro che tu la rivedrai perché è destino, fermati a parlarle. Ma devi farlo John. Prometti"
"...Prometto"
"Anzi, giura"
"Devo proprio?"
"Si, altrimenti ci vado a parlare io"
"Ma se neanche sai che facc-"
"Giura!"
"E va bene, lo giuro!"
"Ma come si chiama?"
"E-Emm... Non lo so..."
"Neanche questo hai chiesto? Chiedile almeno questo!" gli disse, o piuttosto gli ordinò, ridendo.
Finalmente riuscirono a bere quel the ormai freddo ma i dubbi cominciarono a tormentare ancora il povero John. 
"Freddie, non ce la posso fare"
"Ti fidi di me? Ti fidi se ti dico che ce la fai?"
"Si, ma... sono troppo timido, Fred. Troppo timido e nervoso, ecco cosa sono. Tutti mi hanno sempre detto che avrei dovuto cambiare ma io non ci riesco. Ci ho provato, ma è veramente impossibile" rispose trattenendo delle lacrime di disperazione. 
"Allora, ascoltami" disse Freddie fissando John negli occhi per ottenere la sua attenzione.
"Devi solo essere più sicuro di te. Non devi cambiare, non devi diventare uno come Roger che va in giro a provarci con tutte, per capirci. Si, be'... Andava in giro a provarci con tutte. Sono tutte stronzate quelle che ti hanno detto. Tu sei un ragazzo a posto. Ne conosco pochi come te e sono queste le persone di cui ci si può fidare veramente. Quindi non devi cambiare, devi solo credere in te stesso e trovare le persone giuste"
John non riuscì più a trattenere le lacrime e si sfogò del tutto.
"Grazie, Freddie"
"Dai John! Sei il mio migliore amico, non posso vederti ridotto così!" disse il ragazzo regalandogli un abbraccio che non fece altro che far scendere altre lacrime dagli occhi di John.
La scena avrebbe potuto sembrare alquanto strana ma era uno di quei pochi momenti in cui John riusciva a sfogarsi veramente. 
"Ce la farai Johnny" disse sapendo che odiava quel soprannome.
"Si, ma smettila di chiamarmi così" rispose ridendo e liberandosi dall'abbraccio dell'amico.
 
* * * * * * * * * *

Alcuni giorni dopo, finite le lezioni, John si fermò nella biblioteca dell'università per studiare, ed ecco di nuovo la ragazza. Il suo momento arrivò. Era la sua unica opportunità per parlarle.
La ragazza stava leggendo un libro e John le si avvicinò facendo un giro molto più largo del dovuto. Quando fu dietro di lei notò che non stava affatto leggendo il libro, ma dentro a quello c'era il fumetto che aveva comprato alcuni giorni prima.
Il ragazzo aprì la bocca ma non ebbe il coraggio di farne uscire dei suoni.
Passarono cinque minuti buoni, durante i quali continuò a camminare avanti e indietro cercando in qualche modo di liberarsi dell'ansia, prima che tutto ciò che Freddie gli aveva detto gli tornò in mente.
Si chinò fino ad arrivare circa alla spalla della ragazza e cominciò a fissare il fumetto.
"Non sapevo facessero studiare queste cose" disse sapendo che ormai non poteva più tornare indietro.
Lei chiuse il libro e si voltò di colpo, centrando in pieno l'occhio del ragazzo con una ciocca di capelli. John si alzò con una mano sulla parte colpita.
"Mio dio. Mi hai spaventata" disse "Emm... Ti ho fatto male?"
"No no, non preoccuparti" rispose l'altro continuando a sfregarsi l'occhio rosso che ormai lacrimava. "Comunque scusami, non-"
"Aspetta un attimo. Io ti ho già visto" lo interruppe strizzando gli occhi.
"Si, al... al negozio di dischi" suggerì. 
"Ah si, ecco!" disse alzando la voce, probabilmente, un po' troppo, dato che le arrivò un richiamo.
"E poi non eri anche di fronte al negozio di fumetti?"
"Si... si ero io" rispose arrossendo.
"Ero uscita per salutarti ma poi sei sparito"
"È che... andavo abbastanza di fretta"
"Oh, capisco. E com'è che ti sei fermato lì se andavi così di fretta" chiese la ragazza creando in John il desiderio di sprofondare nel pavimento, di raggiungere il nucleo della terra e di bruciare scomparendo dalla faccia del pianeta. 
"Perché... sai, a non molte ragazze piacciono i fumetti e mi sembrava... strano, ecco"
"Ah si, certo" rispose abbastanza divertita "tu leggi fumetti?"
"Non molto, non mi piace più di tanto"
"Hai mai letto Iron Man?" chiese indicando il fumetto dentro al libro.
"No, ho letto solo qualcosa di Thor"
"Un parere?"
"Mi è piaciuto abbastanza"
"Hey, ti svelo un segreto..." disse la ragazza facendo avvicinare John, che arrossì leggermente, e abbassando la voce "preferisco Loki a Thor"
"Preferisci il cattivo?"
"Si, è strano" Rispose cominciando a ridere.
-"Ma come si chiama? ...Chiedile almeno questo!"- Gli tornarono ancora in mente le parole di Freddie e si ricordò di chiederle il nome.
"Come... come ti chiami?"
"Oh, che sbadata, non mi sono neanche presentata. Mi chiamo Roberta, ma chiamami pure Roby" disse porgendo la mano al ragazzo.
"John" Rispose l'altro dando la mano alla ragazza e arrossendo per l'ennesima volta.
"Che ne diresti se... andassimo a mangiare qualcosa insieme? C'è un bar qua vicino e il cibo è buono" chiese John raccogliendo tutto il coraggio che aveva in sé.
"Certo! Fammi mettere a posto qua"
Il ragazzo non poteva crederci.
Era riuscito a invitarla a mangiare con lui.
Ma d'altra parte, era solo riuscito a credere in sé stesso.



Angolo della Queenie:
Viva i titoli chilometrici. Sono riuscita un capitolo dopo una settimana esatta! (Non succederà mai più)
Comunque, amo il discorso fra Freddie e John *-* (la modestia)
Fortuna che mi sono ricordata di Keep Passing The Open Windows, altrimenti non so che titolo mi sarebbe venuto fuori XD
Va be', al prossimo capitolo! (E chissà che succederà con Johnny)

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Capitolo 4
*** For other girls were never quite like this ***


04) FOR OTHER GIRLS WERE NEVER QUITE LIKE THIS
10/02/73

"Allora, John. Parliamo un po' di te" propose la ragazza dopo che ebbero ordinato da mangiare.
"Emm... Che posso dire..."
"Be', ho visto che sei molto timido" lo interruppe l'altra ridendo.
"Si, ma... sono timido il giusto, ecco" rispose il ragazzo.
Arrivarono i piatti e cominciarono a mangiare.
"Ma come diavolo fai a essere così magro?!" chiese Roberta vedendo la quantità di cibo che John stava ingoiando.
"Come?" domandò sollevando lo sguardo dal piatto non avendo neanche sentito quello che aveva dettola ragazza essendo troppo occupato a mangiare.
"No, dico... stai finendo tutta la scorta di cobo del ristorante. Come fai a restare così magro?" chiese nuovamente ridendo.
"Ah... Non lo so. Me lo chiedono tutti quelli con cui vado a mangiare" Rispose riprendendo a mangiare, e così fece anche la ragazza.
Finito di pranzare, John pagò per entrambi poi uscirono.
"Che facciamo adesso?"
"Non saprei. Potresti... conoscere alcuni miei amici" rispose con quell'insicurezza che ancora non lo aveva lasciato. 
"Si, alcuni... Gli unici" continuò abbassando la voce e cominciando a guardare a terra grattandosi la testa.
"Buona idea. Mi farebbe piacere" rispose Roberta "e aggiungi una persona a quella lista di amici" disse, con l'aggiunta di un occhiolino che fece arrossire il ragazzo.
Si incamminarono verso la casa di Freddie ma per loro sfortuna trovarono lì anche il riccio e il biondino e la scena non fu una delle più accoglienti.
Il primo era seduto a disegnare con fogli sparsi per tutto il tavolo, l'altro girava per casa con la pancia che non la smetteva di brontolare e l'ultimo era mezzo addormentato sul divano.
"C'è il caffè?" chiese Brian.
"Si" rispose Roger con lo stesso entusiasmo che si ha quando si deve andare dal dentista. 
"Però non so..." disse con un'aria indecisa.
"Cosa?"
"C'è anche il the?"
"Si, c'è" rispose Freddie.
"Roger tu cosa prendi?"
"Non fargli domande. Ha troppo sonno anche per pensare" s'intromise Freddie ridendo.
"Sta' zitto. Comunque, prendo un caffè" rispose il biondo.
"Fred, tu che prendi?"
"Un the, ma più tardi"
"Ma si può sapere perché non mi aiutate mai?!" urlò sbattendo le mani sul tavolo e facendo volare i fogli per tutta la stanza.
"Brian, i fogli!" lo rimproverò Freddie iniziando a mettere a posto tutti i disegni con l'aiuto del riccio.
"Bri, sei un casinista" continuò il biondo con gli occhi socchiusi ma l'altro non lo sentì essendo occupato a scusarsi in continuazione con Freddie. 
"Emm... ciao ragazzi" salutò John per far notare la loro presenza.
"Oh, ciao John!" ricambiò Freddie.
"John! The o caffè?!" urlò Brian fiondandoglisi addosso e prendendolo per le spalle.
"A-Abbiamo appena mangiato, non prend-"
"Ma che diavolo!" Continuò a lamentarsi parlando da solo senza neanche accorgersi della ragazza.
"Chi è lei?" chiese Freddie fingendo di non sapere nulla.
"Lei è Roberta"
"Chiamatemi pure Roby. Preferisco" aggiunse sorridendo.
"Tu!" urlò Brian puntandole l'indice addosso "the o caffè?!"
"Io... prendo un the"
"Grazie a dio... vado a fare del the"
"Tu sei fuori" disse Roger "ma il mio caffè?"
"Si, faccio anche quello"
"Ecco, bravo" rispose facendo uno sforzo enorme per alzarsi ad andare a salutare la ragazza.
"Roger" Le diede la mano e chiamò il riccio. Questo arrivò con un biscotto ficcato in bocca e bofonchiò un qualcosa di incomprensibile.
"Eh?" disse Roberta non avendo capito, come non avrebbe capito una qualunque persona normale.
"Ha detto 'piacere, Brian'" suggerì Roger, l'unico che riusciva a capirlo.
"Piacere mio" rispose ridendo.
"Bene bene. Tesoro, è pronto il the?" chiese Freddie.
"'Tesoro'?" La ragazza non riuscì a trattenere una risata a quel soprannome "ma lo dici a tutti o c'è qualcosa fra voi due?"
"Lo uso con tutti, cara mia. Noi siamo solo amici. Vero, amore?" rispose mandando un bacio a Brian, e un occhiolino non poteva mancare.
"Dai, che poi ci crede! Comunque, dà quei soprannomi a tutti"
Brian si fiondò in cucina per controllare a che punto fossero the e caffè.
"Finalmente quella povera bestia si sfamerà" scherzò Freddie.
"Tanto fra cinque minuti gli viene di nuovo fam-"
"Ragazzi, è pronto!" Brian entrò in salotto con un vassoio sul quale c'erano le quattro tazze e un pacchetto di biscotti e, per un motivo sconosciuto ma decisamente inutile, indossava il grembiule da cucina rosa (molto virile) di Freddie.
"Finalmente. Ma che diavolo ci fai col mio grembiule?"
"Faceva scena"
"Faceva scena?"
"Faceva scena"
"Faceva... scena. Si..."
Dopo aver bevuto il the e il caffè, John e Roberta decisero di abbandonare Freddie con il morto di fame e con il mezzo addormentato.
"Allora noi andiamo"
"Almeno avrete qualche minuto per farvi i fatti vostri" aggiunse il biondo sottovoce ancora mezzo addormentato. 
"Come, scusa?"
"Niente. Dai, andatevene che ho sonno"
"Molto gentile, come sempre"
John gli tirò un'occhiataccia.
Finalmente uscirono ma poi si presentò il dubbio: "Bene, ora... che si fa?" chiese John non appena si chiusero la porta alle spalle. 
"Be', potremmo andare a fare un giro"
"D-Da soli?" 
"Perché? Ti spaventa la cosa?" Roberta rise e prese il ragazzo per il polso e lo trascinò fino in centro. Durante il percorso dovette subirsi una serie di "ma dove stiamo andando?!" e "non puoi fermarti un attimo?!"
Arrivati a destinazione cominciarono a girare per i negozietti fermandosi per la maggior parte del tempo nei negozi di dischi.
"Aspetta aspetta aspetta" Roberta fermò il ragazzo e si piantò davanti a una vetrina di un negozio si scarpe con l'espressione di un bambino di fronte a un negozio di caramelle.
"Sono fantastici" disse fissando un paio di stivaletti neri.
"E comprali, no?"
"Nah. Tanto poi finisce che non li metto" rispose solo per non fare la figura della ragazzina che compra tutto per poi non mettere niente.
Il ragazzo rimase per un attimo a guardare quelle scarpe con una delle sue mezze intenzioni ma la ragazza lo trascinò al negozio successivo prima che potesse decidersi.
Dopo giri e giri fatti per tutti i negozi si decisero a tornare a casa, anche perché, con quella temperatura, non era poi così piacevole starsene fuori di casa.
"Allora... io torno a casa" disse Roberta.
"Se vuoi ti accompagno" propose John riuscendo finalmente a sentirsi a suo agio con quella ragazza, così si incamminarono.
"Se vuoi domani possiamo rivederci" propose la ragazza e John accettò. 

* * * * * * * * * *

Per tutta la strada di casa John stette a pensare a quelle scarpe che avevano visto nel negozio.
Arrivato davanti alla porta di casa sua si decise.
Ritornò al negozio e comprò quelle scarpe che la ragazza amava tanto.

* * * * * * * * * *

Il giorno successivo il ragazzo andò a casa di Roberta, come stabilito.
La ragazza aprì la porta e lo accolse con un grande sorriso.
"Lo accetti un regalo di natale in ritardo di due mesi?" chiese John porgendole il pacchetto. 
"Se proprio me lo offri così" rispose ridendo.
Dopo averlo aperto non poté crederci.
"Oddio. Non so che dire. Grazie" furono le uniche cose che riuscì a dire prima di fiondarsi addosso a John per abbracciarlo.
"Scusa" disse ridendo.
"P-Prego" disse con un filo di voce arrossendo più che mai e cominciando a sudare.
"Aspetta qua"
Roberta andò mettersi le sue nuove scarpe e tornò dal ragazzo.
"Come sono?"
"Ti stanno benissimo" rispose ancora a bassa voce.
Passarono un'altra giornata insieme e la sera si infilarono in un bar conosciuto dalla ragazza in cui il jukebox non poteva mancare.
"Cosa metto?" chiese Roberta tirando fuori una monetina.
"Aspetta, fa vedere" John cominciò a guardare tutte le canzoni finché non trovò I've Just Seen A Face "questa?"
"Sono anch'io per i Beatles per tua fortuna" rispose mettendo la canzone.
I've just seen a face, I can't forget the time or place where we just met. She's just the girl for me
Ordinarono da bere e si sedettero a un tavolino.
Had it been another day I might have looked the other way and I'd have never been aware, but as it is I'll dream of her tonight
John fissava l'acqua nel bicchiere cantando sottovoce e la ragazza se ne accorse.
"La puoi alzare la voce, eh"
"Si, è che... non so cantare, ecco"
"Nah, non ci credo"
"Come, scusa?"
"Non ci credo che non sai cantare. Anche io lo pensavo ma poi mi hanno detto il contrario. Quindi sentiti libero di cantare perché secondo me lo sai fare"
I have never known the like of this. I've been alone and I have missed things and kept out of sight, for other girls were never quite like this
"Da da da da da da. Falling, yes I am falling and she keeps calling me back again" il volume ancora era basso ma la ragazza riuscì a sentirlo. 
"Te lo dicevo che sapevi cantare" disse sorridendo.
"Falling, yes I am falling and she keeps calling me back again" cantarono in coro dopo l'assolo, lui sulle note più basse e lei su quelle più alte. Continuarono (in coro e non) finché la canzone non finì. 
Il momento di tornare a casa era sempre "dopo questa canzone" ma alla fine rimasero lì per tutta la sera a mangiare e a cantare.



Angolo della Queenie:
(...Non mi ricordo cosa stessi per scrivere)
Questo qua sopra era un esempio della mia memoria da elefante morto, causa dello star caricando questo capitolo a quest'ora.
Comunque, ecco di nuovo il nostro John alle prese con una ragazza.
E si, John sa cantare (se volete sentirlo lo potete trovare su YouTube)
Ringrazio
Sweet_Lady_Queen per le recensioni e tutti gli altri che stanno seguendo questa storia.
Nel caso aveste consigli ricordo che potete lasciare una recensione.
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** I love you, that's all I want to say. Until I find a way I will say the only words I know that you'll understand ***


05) I LOVE YOU, THAT'S ALL I WANT TO SAY. UNTIL I FIND A WAY I WILL SAY THE ONLY WORDS I KNOW THAT YOU'LL UNDERSTAND
12-18/02/73

Freddie suonò il campanello ma nessuno rispose, così cominciò a bussare con tutta forza poiché con il vento che c'era non era un granché starsene fuori casa.
Non appena la ragazza aprì la porta l'altro si fiondò in casa.
"Ma che diavolo-"
"Scusa, cara mia, ma fuori c'è un po' si vento. Solo un po'" disse il ragazzo tutto trafelato.
"...Mi perdoni se non mi ricordo il tuo nome?" chiese lei con uno sguardo confuso. 
"Si, ti perdono. Anche 
perché mi sono lanciato in casa tua senza dire niente. Comunque, sono Freddie. Tu sei Roberta, giusto?" 
"Si, giusto. Però-"
"Roby"
"Esatto, Freddie" rispose ridendo "ma con questo vento sei venuto fin qui? E senza un cappello né niente?"
"Il cappello lo avevo, o almeno... lo avevo appena uscito di casa"
"E che fine ha fatto?"
"È volato via" rispose ridendo. 
"Ah ecco. Vuoi qualcosa da bere?"
"Un the ci starebbe, se non ti dispiace"
"Ma figurati" rispose alzandosi e andando in cucina "ma come mai sei venuto qui?"
"Be', John è il mio migliore amico, mi assicuro che stia in buona compagnia" rispose sorridendo.
"Ah, a proposito... dato che John è il tuo migliore amico credo ti dica tutto, giusto?"
"Si, è così. Che vuoi sapere, tesoro?" chiese avendo già capito l'intenzione della ragazza.
"Arrossisce sempre così tanto quando conosce delle ragazze?" Rise tornando in cucina.
"Si, abbastanza. Ma il punto è che con te non arrossisce più"
"Il che vuol dire...?"
"Gli piaci, tesoro. Si vede, dai"
"Effettivamente si vede. Volevo solo esserne sicura prima di illudermi, sai" rispose sorridendo.
Recuperò il the e tornò in salotto.
"E tu che ne pensi di John?" chiese il ragazzo versando zucchero nella tazza.
"Be', ecco..." Arrossì fermandosi di versare il the.
"Ti piace?" 
Roberta non rispose ma si fece capire con lo sguardo.
"Lo sapevo! Io so tutto, cara mia" rispose ridendo.
"Ma ora non è che vai a spifferare tutto come mi hai detto ciò che pensava John, vero?" chiese preoccupata.
Freddie bevve un altro sorso di the e poi rispose.
"Non lo faccio, fidati. Te l'ho detto solo perché sapevo che John non l'avrebbe mai fatto"
"Io mi fido, eh"
"Sono felice che John abbia trovato una come te, sai?"
"Be'... grazie" rispose sorridendo.
"Ma tu non provare ad andartene che poi quel poveretto si deprime" scherzò ridendo, nonostante non fosse del tutto finto.
"Prometto"
Finirono di bere e continuarono a parlare finché Freddie non vide il giradischi.
"Uh, che hai?" chiese inutilmente dato che si mise subito a frugare fra i dischi.
"Dov'è Hendrix? Perché non c'è Hendrix? Dove hai mes-"
"È qua Hendrix!" Rise e gli indicò l'unico disco che aveva saltato. 
"Are You Experienced. Ottimo album" disse inserendolo nel giradischi.
Ascoltarono tutto il lato A.
"Io potrei anche andare se non ti dispiace, tesoro" disse Freddie.
"Vada pure" rispose ridendo "comunque, grazie per avermi fatto sapere di John"
"Di niente. Alla fine... ho aiutato lui" fece una piccola pausa ma poi riprese "vado che se mi dovesse vedere qua mi odierebbe per sempre"

* * * * * * * * * *

"Geo! Georgia!" urlò il riccio con voce strozzata, dato che, essendo le sette di mattina, urlare non sarebbe stata la cosa migliore da fare.
Cominciò a bussare alla porta della ragazza premendo il campanello in continuazione.
"Georgia Medwall! Devo darle una notizia!"
"Dai, ma che diavolo. Apri sta porta!" si lamentò continuando a bussare.
A causa del rumore provocato dai suoi pugni sulla porta non riuscì a sentire il rumore di questa che si aprì e rischiò di tirare un pugno in pieno viso a Georgia.
La ragazza cominciò a fissarlo strizzando gli occhi sia per la luce del lampione piazzato proprio sopra alla porta di casa sua, sia per il fatto che l'aveva svegliata a quell'ora di domenica.
Rimasero in silenzio per qualche secondo.
"Ora tu spiegami. Spiegami cosa diavolo ti passa per il cervello per portarti a svegliarmi urlando come un dannato alle sette di mattina di domenica" disse la ragazza abbastanza innervosita "e per tua fortuna non mi hai colpito" continuò avvicinandoglisi e puntandogli un dito addosso "anche perché dal rumore che stavi facendo sembrava stessi picchiando abbastanza forte"
"S-Scusami, se vuoi ti lascio dormire" rispose il riccio con una faccia da cane bastonato.
"Nah, vieni dentro che fa freddo"
Lo fece entrare in casa, ma Brian continuò a fissarla come se lo avesse minacciato di morte.
"Ma che hai? Ti ho spaventato?" chiese lanciandosi sul divano.
"Si, devo dire che urlandomi contro mi hai spaventato abbastanza"
"Scusa, è che sono stanca. Ma cosa di così importante ti ha portato a svegliarmi?"
"John"
"John è così importante da farmi svegliarmi alle sette di mattina?" Dopo aver fatto questa domanda stette per un attimo in silenzio ma poi si rese conto di quello che aveva detto "aspetta, non fraintendere. Non sto dicendo che John non sia importante"
"Vuoi sapere cosa c'è o no?"
"Si, dai sbrigati"
"John ha la ragazza"
"Come scusa?" A questa domanda finalmente riuscì ad aprire del tutto gli occhi.
"Cioè, non proprio. Ha incontrato una ma Freddie mi ha detto che secondo lui c'è qualcosa in più"
"Freddie riesce sempre a capire tutto. Ancora non capisco come sia possibile. Comunque, tu l'hai vista?" 
"Si, l'altro giorno. John l'ha portata a casa di Freddie. C'eravamo anche io e Roger.  Non so che impressione abbia avuto di noi due. Io stavo morendo di fame e sono arrivato a parlare da solo perché non sapevo se bere the o caffè, mentre Roger era sverso sul divano. Credo avesse bevuto la sera prima"
"Ma quando l'hai vista scusa?"
"Era... sabato scorso"
Ci fu un attimo di silenzio.
"E tu sei venuto qua alle sette di oggi. Hai avuto una settimana in cui avresti potuto venire qua, ma no! Tu devi venire oggi" disse guardandolo peggio che mai.
"Dai, ti ho già chiesto scusa!"
"...mi fai morire quando hai quella faccia" Cominciò a ridere prendendo il necessario per fare colazione.
"Hai già mangiato?"
"No, mi sono svegliato e sono venuto qua"
"Proprio la prima cosa da fare oggi era 'svegliare Geo alle sette di mattina e tentare di tirarle un pugno bussando alla porta'" disse cominciando a prenderci gusto nel far sentire in colpa Brian "dai, vieni a mangiare qualcosa"
"Non capisco se hai sbalzi d'umore o se stai facendo di tutto pur di farmi sentire in colpa"
"Direi la seconda" rispose avvicinandosi al riccio "ma dai, lo sai che ti voglio bene. È solo per divertirmi, non per cattiveria" Lo abbracciò.
"Tu sei strana, ragazza mia" rispose ridendo e ricambiò l'abbraccio.
"Vuoi mangiare o no? Io ho fame"
Fecero colazione ascoltando dischi e dovendosi alzare ogni volta per cambiare lato.
"Guarda, ti ho anche fatto beccare l'alba" fece notare Brian indicando la finestra.
"Con questo ti perdono, dai"
Rimasero a guardare fuori dalla finestra sulle note della tranquilla Always On my Mind del loro amato Elvis.
"Ma com'è questa ragazza? Di aspetto intendo. Ah, e come si chiama?" chiese Georgia.
"Si chiama Roberta. È alta circa come te, forse un po' più bassa. Ha occhi verdi e capelli castani e corti"
"Be' sembra carina"
"Si, si lo è"
"Che vorresti dire?"
"Cioè, no... aspetta. Nel senso che-" Si ritrovò la ragazza attaccata alle labbra prima che potesse finire di parlare. 
"Ho capito, ma sta zitto un po'" disse ridendo.
"Non credo ti sopporterò ancora per molto"
Brian la abbracciò. Rimasero lì a guardare l'alba finché Brian non decise di tornare a casa.
"Vado che devo recuperare Roger. Mi ha invitato al cinema"
"Come una coppietta felice" aggiunse ridendo. 
"Si, esatto. Dai, vado"
Si salutarono e non appena il riccio uscì, Georgia si lanciò sul divano ricominciando a dormire.

* * * * * * * * * *

Dopo il cinema, il riccio decise di fare un salto da Freddie per eventuali novità sulla nuova coppia.
"Be', tesoro? Cosa di così importante ti ha portato qui a casa mia?" chiese Freddie dopo averlo fatto entrare in casa.
"Be', ecco... sai se sia successo altro fra John e Roberta?" chiese sedendosi sul divano.
"Be'..." Si sedette anch'esso sul divano "l'altro giorno sono andato a casa di Roby e ho scoperto che lei ricambia i sentimenti di John. Ma non dirle che te l'ho detto perché non avrei dovuto, tesoro"
"Oh, sono felice per John" rispose sorridendo "comunque, non le dirò nulla. Sai che sto sempre muto su ste cose"
"Tranquillo, mi fido" gli appoggiò la mano sulla spalla "anche perché poi la colpa verrebbe rivolta su di me" sospirò sorridendo.
"Nah, non preoccuparti" rispose ricambiando il sorriso "ah, ha detto qualcosa su me e Roger?"
"Mi pare di no, se la memoria non mi inganna. Intanto che siamo qua, desideri un the?" chiese dirigendosi in cucina.
"Si, grazie" rispose seguendo Freddie con l'intento di aiutarlo.
"No no no, mio caro. Riaccomodati pure sul divano, faccio io" Lo spinse via e gli fece l'occhiolino per poi ritornare in cucina.
"Oh, va bene" rispose risedendosi. 
"Ma comunque, come mai ti interessi tanto alla storia tra Roby e John?" disse alzando leggermente la voce, dato che si trovavano in due stanze differenti.
"Niente, solo curiosità. E poi rendiamoci conto che finalmente John ha una ragazza!" Rise e mise sul giradischi un disco pescato a caso fra gli altri.
Freddie si fermò dal preparare il the e guardò il riccio posare il disco.
"Spero per te che sia Hendrix" rise posando la confezione di bustine nell'apposito scaffale.
"Ah, emm... non lo so, aspetta" Guardò il nome sul disco "è Buddy Holly. Ti va bene lo stesso?"
"Per questa volta chiudo un occhio. Faccia pure partire la musica"
"Se non ti piace perché l'hai comprato, scusa?" chiese ridendo "comunque, la ringrazio per il permesso signore" rispose poggiando delicatamente la puntina sul vinile.
"Ma tornando a John. Quel povero ragazzo lo sottovalutiamo troppo. È pur sempre una persona normale. Chi non trova almeno una volta l'amore della propria vita?!"
"Si, hai ragione. Da come ne stiamo parlando sembra che consideriamo impossibile il fatto che abbia una ragazza" disse ridendo.
"Già. Dovremmo prendere questa storia più...  'tranquillamente', ecco" Prese delicatamente le tazzine del the e camminò lentamente verso la sala.
"Et voilà!" le posò sul tavolino situato davanti al divano.
"Si, hai rag- aspetta, ma che ho messo, un singolo?" si lamentò notando che non partiva alcuna canzone "...e ho anche sbagliato lato" continuò rendendosi conto di aver messo il lato B per primo.
"Idiota" Gli accarezzò la testa.
"...certo che la mia mano sprofonda nella tua grande chioma riccioluta" Scoppiò in una risata e bevve un sorso della sua tazzina.
"Non toccare i miei capelli! Ce ne metto per farli stare così come sono, sai?" disse risistemandoseli e mettendo finalmente il lato giusto del disco con Crying, Waiting, Hoping.
"Agli ordini, mio caro" Glieli toccò nuovamente ridendo.
"Stai fermo una buona volta!" rispose facendo la sua mossa mortale, nonché conosciuta solo da loro due: la fatale 'presa del polso' (ovvero la presa del polso di Freddie da parte del pollice e dell'indice di Brian e, infine, la stretta di questi).
"BRIAN! BRIAN, MOLLA LA PRESA!" urlò dal dolore, ma continuando comunque a ridere.
La tazza cadde e tutto il thè rimasto si rovesciò sul tappeto. Finalmente il riccio mollò la presa.
"No! Il tappeto nuovo" Si accasciò a terra per sentire quanto fosse bagnato.
"Va be'... si asciugherà. Non mi arrabbio solo perché sei tu" disse colpendogli il braccio.
"Oddio scusa. Devo prendere qualcosa?" chiese disperato.
"No, dammi il tovagliolino" rispose strappandoglielo di mano.
"Mi dispiace"
"Ti ho detto che non mi arrabbio! Non fossi stato tu ti avrei già cacciato di casa"
"Se non fossi stato io perché dovrei essere qua?"
"Non lo so, ma dettagli. Certo però che la tua fottutissima 'presa del polso' fa dannatamente male!" disse guardandosi il polso ancora rosso.
"Si, ma lo sai che che lo faccio solo quando mi infastidisci" rispose cominciando a bere il suo the.
"Ma va! Io non infastidisco nessuno" disse girando la testa dalla parte opposta rispetto a Brian, sapendo di aver detto una cazzata.
Percepiva lo sguardo dell'amico fisso su di lui.
"Certo certo. Questa cosa sarà vera quando uno dei due morirà" Continuò a fissarlo con un mezzo sorriso sulle labbra.
"Non dire cose del genere, sto male solo a pensarci!" Appoggiò la testa sulla mano.
"Scusami scusami" Finalmente finì la sua tazza di the e la porse a Freddie "dato che non devo aiutarti... su forza, lava sta roba"
"Ma che maniere! Comunque, ero già intenzionato a farlo" gliela strappò mano e andò a lavarla.
"Ecco bravo" Rise e si accorse che il cucchiaino era rimasto lì.
"Hai lasciato questo!" urlò sventolandolo per aria.
"Alza il culo e portamelo!" disse con molta grazia e gentilezza.
"E va bene!" Si alzò facendo uno sforzo enorme e, arrivato in cucina, lanciò il cucchiaio nel lavandino.
Freddie sbattè un pugno sul lavandino.
"M'hai spaventato!"
"Ho spaventato Freddie Mercury l'Impavido con un cucchiaino. Rendiamocene conto" Rise mettendo una mano sulla spalla dell'amico, o piuttosto ci si appoggiò.
"Non prendermi per il culo, tesoro" Lo guardò per un secondo per poi continuare il lavaggio.
"Si si certo" rispose non facendo molto caso a ciò che aveva detto l'amico.
Freddie finì di lavare tutto e, guardando l'ora, si ricordò di avere un impegno.
"Senti Brian, io fra poco avrei delle commissioni da fare. Non vorrei buttarti fuori casa ma devo!" disse ridendo e trascinando il riccio per un braccio fino alla porta d'ingresso.
"Grazie per la visita. Ciao ciao tesoro!" aprì la porta, lo buttò fuori e subito la richiuse.
Brian rimase con gli occhi spalancati non avendo capito esattamente cosa fosse successo.
"Grazie, eh! Io me vado a fare il cespuglio vagante per la città! Alla prossima!" urlò ridendo.
"Resterà per sempre un bambino"



Angolo della Queenie:
Spero mi perdoniate per il fatto che abbia caricato un giorno in ritardo XD
Comunque, ringrazio ancora per le recensioni :)
Ci tengo a dire che nell'ultima parte, quella di Freddie e Brian, mi ha aiutato una mia amica (che ringrazio)
Vado e... alla prossima!

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Capitolo 6
*** Back to my arms again ***


06) BACK TO MY ARMS AGAIN
19-20/2/1973

E con lunedì si ricominciava la settimana.
Preparatasi, Julia uscì di casa.
Scese gli scalini e, arrivata in strada, si sentì afferrare una spalla. Senza pensarci due volte si voltò e tirò un pugno in pieno viso al malcapitato.
Sfortunatamente la vittima altro non era che un Roger difficilmente riconoscibile, dato che, in quella mattina particolarmente fredda, era completamente imbacuccato con solo gli occhi e il naso rosso visibili.
"Emm... Roger?"
"Cazzo, che botta..." fu tutto ciò che riuscì a dire il ragazzo con la guancia dolorante.
"Scusami, ma ti pare il caso di spaventarmi così?!"
"Ma che spaventarti e spaventarti. Ti stavo solo chiamando"
"Lasciamo stare... piuttosto, che ci fai qua?" chiese aiutando il biondo ad alzarsi.
"Posso portarti in un bel posto qua vicino?"
"Alle sette di mattina. Esatto. Senti, dovrei andare perché mi stai facendo fare tardi"
"Eddai, July. Non puoi saltare un giorno? Fallo per me" disse cominciando a sbattere le ciglia in modo abbastanza strano per un ragazzo.
La ragazza rimase per qualche secondo a fissarlo.
"E va bene!" urlò "però mi devi un favore"
"Secondo me il favore te lo restituisco già portandoti in questo posto"
"Ma si può sapere che posto è?"
"Sapessi. Dai, vieni" concluse prendendo la ragazza per mano.
Si infilarono in una stradina buia e arrivarono fino ad un bar che la ragazza non aveva mai visto prima.
Il biondo bussò alla porta del locale ancora chiuso ma, conoscendo il proprietario, si fece aprire.
Era completamente vuoto, eccetto l'uomo al bancone che lavava tazzine.
"Roger" salutò il barista con un cenno del capo.
"Tom" ricambiò il ragazzo "lei è Julia"
"Piacere" disse la ragazza.
"Piacere mio. Io sono Thomas, se Roger non ti ha già raccontato la mia vita" rispose ridendo.
"No, non so niente" continuò ridendo "è venuto a casa mia e senza dirmi niente mi ha portato qua"
"Quindi non sa cosa ci sia di così bello qua. Ci dai due caffè intanto?" Roger si appoggiò al bancone.
"Certo, voi andate pure di là" rispose prendendo due tazzine.
I due ragazzi si diressero verso un'altra stanza e Julia non poté credere ai suoi occhi.
"Siamo sicuri di non essere tornati negli anni '50?" chiese ridendo e guardandosi continuamente intorno.
C'era di tutto solo in quella stanza: dai divanetti bianchi e rossi alle piastrelle a scacchi bianche e nere, e le insegne luminose non potevano mancare.
"July" La chiamò indicando il jukebox a cui era appoggiato.
"Oh mio dio. Monetina" chiese, o piuttosto ordinò, al biondo.
"Ai suoi ordini signora" rispose dandole la moneta.
"Che metto?" Guardarono ogni canzone e finalmente si decisero.
"Io direi una cosa tranquilla tipo-"
"Jailhouse Rock" lo interruppe ridendo.
"Si, esatto. Molto tranquilla devo dire"
Si sedettero a un tavolino e poco dopo Thomas arrivò con i due caffè e due brioche.
"E queste?" chiese Roger.
"Offre la casa" rispose sorridendo.
Finirono di mangiare e uscirono.
Girarono e girarono fino all'ora di pranzo, quando decisero di fermarsi a casa di Roger per mangiare.
"Ti dispiace se cucino io?" Chiese il bondino dirigendosi in cucina.
"Se sai fare, ti lascio pure il posto" rispose lanciandosi sul divano.
"Certo che so fare. Sono un cuoco professionista!"
Si mise al lavoro e preparò quel fish and chips che faceva da jolly quando non sapeva che cucinare.
Tornò in salotto con i due piatti e si sedettero.
"Be', buon appetito" disse la ragazza portandosi in bocca il primo boccone.
Quando il biondo fece lo stesso si bloccarono entrambi.
"Hemm... Roger?"
"...si?"
"Be' ecco... si, fa un po' schifo"
"Si... lo so"
Non riuscirono a trattenere una sonora risata.
"E che ci facciamo con sta roba?" chiese Julia toccando il cibo con la forchetta.
"La soluzione migliore è buttarla" rispose ridendo.
"Cuoco professionista, eh?" disse ridendo.
"Per quanto tempo me lo rinfaccerai?"
"Finchè ne avrò voglia"
 
* * * * * * * * * *

Solita giornata fredda, solita passeggiata di Freddie.
Come al solito fece i suoi giri per i negozi, fermandosi, ovviamente, al negozio di dischi per controllare se ci fossero novità.
Continuava a camminare a testa bassa pensando ai fatti suoi quando, inevitabilmente, tamponò qualcuno. Colpa di entrambi dato che anche l'altro camminava guardandosi i piedi.
"Oh, scus-" dissero in coro.
Ci fu un attimo di silenzio mentre i ragazzi continuavano a fissarsi negli occhi.
"... Luna?"
"Freddie?"
"Luna!"
"Freddie!"
Si abbracciarono rischiando di soffocarsi a vicenda.
"Quanto diavolo di tempo è passato?!" disse Freddie.
"Ah, troppo" rispose la ragazza dai capelli neri.
"Ma che fine avevi fatto?"
"York. I miei si erano trasferiti lì e mi hanno portata con loro, ma Londra mi mancava"
"Be', almeno ora sei qui. Comunque, dove andavi, tesoro?"
"In realtà tornavo a casa"
"Allora ti accompagno, cara mia. Ah piuttosto, dove abiti?"
"Vieni, ti faccio vedere"
Arrivarono a casa e Luna invitò il ragazzo a fermarsi lì un po', il quale accettò.
"Da quanto sei arrivata?" chiese notando il casino che c'era per casa.
"La settimana scorsa. Devo ancora sistemare tutto"
"Be' è sicuramente più in ordine di casa mia" continuò guardandosi attorno.
Continuarono a parlare per un'ora buona di tutto ciò che gli era successo in quegli anni.
"Oh, dovrei andare, tesoro" disse Freddie guardando l'orologio.
"Va bene. Appena puoi passa ancora" rispose Luna accompagnando il ragazzo alla porta.
Si guardarono per un attimo negli occhi sorridendo.
"Sono felice che tu sia tornata" Freddie la abbracciò "senti, domani se non ti dispiace voglio portarti a conoscere un po' di miei amici" continuò staccandosi dalla ragazza.
"Se sono amici tuoi sono sicura che sono a posto" rispose ridendo.
L'amico cominciò a ridere.
"Be'... in realtà non ne sarei così sicuro"
 
* * * * * * * * * *

Come stabilito, il biondino si fece trovare alle quattro a casa di Brian.
Si mise a suonare il campanello e a bussare ma nessuno apriva.
Cominciò a sparare insulti, non si sa se diretti a Brian, alla porta, al campanello o al freddo, e finalmente il ragazzo aprì.
"Dio, quanto ci hai messo?!" urlò Roger.
"Scusa, dovevo rec-"
"Si, va bene va bene. Dai andiamo"
"Hai tanta fretta?"
"No, non ho voglia di sentire le menate che hai da dirmi" rispose e il riccio gli tirò un pugno sulla spalla.
"Piuttosto, ieri dov'eri? Sono passato a casa tua ma non credo fossi lì" chiese Brian incamminandosi.
"Se non ti ho aperto subito vuol dire che non c'ero. Non faccio come te" rispose ridendo "ma a che ora sei passato?"
"E che ne so, saranno state le tre. Credo"
"Allora ero fuori con Julia"
"Ah capisco. Che avete fatto di bello? Se posso sapere" domandò sorridendo
"Sono passato a prenderla alla mattina presto... ok, forse un po' troppo presto. Siamo andati a quel bar che c'è vicino a casa sua. Presente? Quello di Thomas"
"Ah, Thomas! Aspetta, il tuo 'un po' troppo presto' mi preoccupa"
"Effettivamente erano le sette di mattina. Era appena uscita" disse il biondo "tra l'altro l'ho chiamata prendendola per una spalla e credo di averla spaventata dato che mi ha tirato un pugno. È rimasto il segno?" continuò ridendo.
"Effettivamente il livido c'è"
"Fantastico. Va be', è l'amore" Alzò gli occhi al cielo "penso"
"Be', l'altro giorno Georgia mi ha urlato contro, ma la capisco. Sono andato a svegliarla alle sette i mattina di domenica" rispose controllando che stessero andano per la strada giusta.
"Cazzo"
"Cosa c'è? Non mi pare che svegliarla alle sette di domenica sia peggio che farle saltare un giorn-"
"Là" lo interruppe.
"Là cosa. Dove"
Roger indicò due ragazzi.
"Deacy. E... lei non è Roby? No, dico... sono loro?! Ooh oh ooh!"
"Dio, lasciamoli in pace" stette per qualche secondo in silenzio "...passiamo a salutarli?"
"La coerenza, proprio" lo rimproverò ridendo "va be', lasciamolo stare che poi si imbarazza"
Ancora un attimo di silenzio.
"DEACON! FERMATI!" urlò indicando l'amico.
La povera vittima si immobilizzò e cominciò a voltarsi molto lentamente sperando che non fosse la persona che pensava.
"Non parlarmi di coerenza" disse il riccio ridendo e cominciando correre dietro al biondo che era già partito.
"Potresti non urlare al mondo il mio nome?" si lamentò John.
"JOHN RICHARD DEACON, GENTE!" urlò il biondino per puro dispetto.
"Grazie" Il ragazzo lo fulminò con lo sguardo.
"Evitate di litigare voi due" si intromise il riccio.
"Ma se siete sempre voi due che litigate!" continuò John.
"Emm... ragazzi?" li interruppe la ragazza ridendo.
"...ha iniziato lui" Lo spilungone scaricò la colpa su Roger come tutte le altre volte.
"Roger sta zitto, se no ricominciate" Ancora una volta fu John a salvare la situazione.
"Comunque, come mai da queste parti?" chiese il biondo.
"Niente di che, solo un giretto" rispose il ragazzo "voi piuttosto?"
"Noi... dove stavamo andando?" chiese Brian con la sua lunga memoria.
"A prendere quella camicia che hai visto l'altro giorno"
"Ah già, è vero"
"...capisco perché dicono che hai la memoria da elefante morto"
"Ah, io?! Dai forza, quand'è il compleanno di John?!" chiese sapendo che l'amico non l'avrebbe ricordato.
"È il... emm... dician-"
"Hai esitato!"
"Ma la piantate voi due?!" John si intromise per l'ennesima volta.
"Non si ricorda quando sei nato!"
"Ma che importa, tanto non se lo ricorda nessuno!"
Ci fu un attimo di silenzio.
"Io me lo ricordo"
"Si può sapere quand'è questo compleanno?" chiese Roberta.
"Diciannove agosto" rispose Roger dimostrando che effettivamente lo sapeva.
"A che ora chiude il negozio?" chiese Brian rendendosi conto dell'orario.
"Ah boh, se non lo sai tu. Andiamo che non si sa mai"
I ragazzi si salutarono.
"E fate i buoni voi due" Roger si voltò verso la coppietta facendo arrossire il ragazzo.
"Idiota" disse l'amico dandogli una gomitata.
Non appena furono abbastanza lontani John e la ragazza cominciarono a parlare del biondo e del riccio.
"Mi sembrano ogni volta più strani quei due"



Angolo della Queenie:
scusate il leggero ritardo ma ci sono stati alcuni problemi... tecnici.
Comunque, ecco che ci ho messo dentro un altro personaggio. Spero vi vada bene XD
Poi, volevo avvisare che il 26 vado in vacanza e nel caso non riuscissi a pubblicare la prossima settimana dovrete aspettare fino al 18 :D...
Vedrò di caricare il prima possibile.
Ci tengo a specificare che anche qua sono stata aiutata nell'ultima parte da mia sorella.
Ringrazio ancora per le recensioni e... ecco Rog e Julia XD

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Capitolo 7
*** Yeah, I fell in love ***


07) YEAH, I FELL IN LOVE
21/2/73

Freddie tornò a casa dell'amica appena tornata per farle conoscere gli altri ragazzi. 
Il primo della lista fu Brian.
Arrivarono a casa sua e per fortuna trovarono anche Georgia.
"Buongiorno car-" Si interruppe vedendo la ragazza che girava per la stanza torturandosi le mani con lo sguardo fisso in un punto e il riccio in piedi sul letto con un mocio in mano.
"FREDDIE SCHIACCIALO" urlò Georgia fiondandosi alle spalle del ragazzo e spingendolo verso un fantastico ragno evidentemente indesiderato.
"Ma cos- scherzi?! Io non mi avvicino a quel coso!" ribattè ritornando in tutta fretta di fianco a Luna.
"Emm... lei è?" chiese Brian guardando in qualche modo sia ragazza dai capelli neri che quel maledetto insettino nero a otto zampe.
"Piacere, Luna" si presentò senza perdere di vista il loro caro amichetto.
"È tornata la settimana scorsa da Yor- SI È MOSSO"
Il guerriero del mocio Vileda* cominciò a sbattere la sua arma sul pavimento in un vano tentativo di uccidere l'insetto.
"Da dove è tornata? York hai detto?" chiese incuriosita Georgia. 
"Si, York. È da quando siamo piccoli che ci conosciamo. I miei mi hanno portato con loro a York quattordici anni fa e sono tornata solo ora" spiegò Luna.
"Wow, quattordici anni. Comunque, io sono Georgia, ma chiamami pure Geo"
"Quel cespuglio sul letto è Brian" Il riccio non fece troppo caso al nomignolo essendo occupato nella sua battaglia.
"È probabile che a volte lo senta bisbigliare cose sul suo amore per le nebulose o sul fatto che andrà a vivere su Giove ma... è a posto, non preoccuparti" Nonostante l'avesse detto sussurramdo l'altro lo sentì comunque.
"Primo: Giove non è abitabile essendo un pianeta gassoso. Secondo: parla lui che discute con i gatti su quali scatolette di cibo siano più salutari"
Dopo minuti in cui nessuno si mosse, eccetto qualche movimento millimetrico del ragno nel tentativo di scappare, il guerriero riuscì finalmente a schiacciarlo.
"Oh, finalmente" disse sollevato Freddie.
"Scusate per l'inconveniente" si scusò il riccio rimettendo il suo adorato mocio Vileda nello sgabuzzino.
"Tesoro, noi potremmo anche andare perché eravamo venuti qua solo per delle presentazioni veloci" spiegò Freddie. 
"Ma che diavolo, ci fai passare per due scemi aracnofobici così" si lamentò la ragazza.
"E che posso farci se lo siete, cara"
"Gentile come sempre" 
"Ah, ho dimenticato una cosa. Queste due brave persone stanno insieme"
"Oh, che cariniii!" urlò l'amica sorridendo "state bene insieme"
"La prima cosa decente che oggi ti è uscita da quella bocca. Comunque grazie" rispose Brian mettendo un braccio sulle spalle della ragazza.
Ci fu un attimo di silenzio. 
"Bacio! Bacio! Bacio!" urlò la ragazza dai capelli neri battendo le mani.
I due poveri fidanzatini rimasero piuttosto imbarazzati.
"Niente bacio?" chiese ridendo per il fatto che fossero diventati entrambi viola.
"E-Emm, no" rispose Georgia balettando.
"Si si, va bene. Ora ce ne andiamo così, cari miei, potete fare tutte le vostre cosette belle e-"
"Come scusa?!" 
"Andiamo da Rog" continuò lasciandosi scappare una risatina.
Uscirono e subito partirono con i commentini.
"E tu che pensavi che fossero a posto" disse Freddie ridendo.
"Ma si, sono simpatici" rispose sorridendo "hai detto che sono Brian e...? Johanna" 
"Georgia"
"Non ce la farò mai a ricordarmeli tutti"
Dopo Roger toccò a Julia, poi a Roberta e John.
"Bene, manca una persona sola"
"Ovvero?"
"Calma tesoro, dopo te lo dico"
Anche Laura ebbe l'idea di uscire a fare un giro perciò non dovettero fare lo sforzo di camminare troppo.
"Oh, ma salve. Cercavamo proprio te!" esclamò il ragazzo.
"Che sorpresa! È da un po' che non ci vediamo" rispose stupita. 
"Emm... essa è?" chiese guardando Luna.
"Il motivo per cui ti cercavo. Luna Laura, Laura Luna. Scusate ma è la sesta volta che sto facendo sta maledetta presentazione" La ragazza continuò per lui e finalmente finirono il giro.
Per concludere fecero una sosta al bar.
"Abbiamo finito, cara. Be', che te ne pare?" chiese versando un cucchiano di zucchero nel caffè.
"Tutti molto... normali e seri, devo dire" rispose in tono ironico.
"E tu che pensavi che fossero a posto" Rise rischiando di ricoprire il tavolo di caffè. 
"Per caso anche Julia e Ro- Richard. No, come cazzo si chiama"
"Roger"
"Ecco, Julia e Roger stanno insieme?"
"Esatto. Hai il mio stesso intuito su ste cose" disse ridendo.
"E tu stai con qualcuno?"
"No, non ancora. So che ti è passata Laura per la mente ma neanche lei sta con qualcuno"
"Troverai anche tu la tua anima gemella" Gli mise una mano sulla spalla con un sorriso forzato e bevve l'ultimo sorso dalla sua tazzina.
Causa altre commissioni di Freddie, dovettero dividersi tornando a casa e la ragazza altri non incontrò che Georgia.
"Ciao! Che ci fai in giro?" chiese Luna correndole incontro.
"Niente di che, tornavo a casa. Tu invece?" rispose fermandosi davanti a lei.
"Stessa cosa" disse ridendo.
"Aspetta. Luna, giusto?"
"Giusto giusto. Georgia?" chiese indicandola sperando di aver detto giusto.
"Esatto" rispose ridendo "senti, se non hai niente da fare ti inviterei molto volentieri a casa mia"
"Va benissimo"
Si incamminarono e durante il percorso Georgia le indicò bar, negozi e ristoranti migliori.
La ragazza vide quel negozio che lei conosceva più che bene e si fermò di colpo. 
"Che musica ti piace?"
"Non ho generi preferiti. Se una canzone mi piace, mi piace e basta. Tu invece?"
"Sono per il rock'n'roll e i Beatles" rispose ridendo "ma del rock'n'roll in particolare che ne pensi?"
"Be' tra tutti i generi, è il migliore! Comunque bei gusti, anche a me piacciono i Beatles. Si, non è che li conosca molto, ma-"
"Ho un posto da farti vedere" Si incamminò con passo più veloce di prima fino ad arrivare all'adorato negozio di dischi.
Aprì la porta e subito sentirono la musica proveniente dal jukebox. 
"Ecco il paradiso" disse ridendo.
"Oh dio mio! Ma questo posto da quando esiste?!" Iniziò a correre in giro per il negozio, guardando tutti gli LP.
"Da qualche anno. Si ma calmati un attimo, era un posto tranquillo fino a qualche secondo fa" disse ridendo, poi raggiunse l'amica. 
"È da tantissimo tempo che cerco un posto del genere. Basta, passerò la mia vita qua"
"Vuoi comprare qualcosa?" Cominciò anche lei a frugare fra le file di dischi.
"Certo" Cominciò a frugare nella borsa alla ricerca del portafoglio.
"Cazzo..."
"Che succede?" chiese sollevando lo sguardo dai dischi.
"Devo aver lasciato il portafoglio a casa... Maledetto. Lo ho sempre quando non mi serve, e quando mi serve invece... Aah, è un'ingiustizia!" sbuffò con abbastanza triste.
"Offro io"
"Nah, non provarci neanche, tesoro!" disse copiando Freddie ridendo.
"No, offro io, punto. Cosa volevi prendere"
"Mh, l'hai vinta tu. Comunque non lo so, non conosco molti cantanti. Cosa mi consigli?"
"Consiglio consiglio... allora, fammi guardare un attimo"
Passò uno ad uno gli LP finché non ne trovò uno.
"Please Please Me, che ne dici?" "Beatles, ottima scelta!" lo prese in mano entusiasta.
"Tieni qua" Le diede i soldi.
"Grazie! Non so come ringraziarti, seriamente"
"Ma figurati. Dai, vada a pagare"
"Sicurissima?"
"E sbrigati!"
"Ok, vado" Corse alla cassa sorridendo.
Pagato, tornò da Georgia.
"Grazie ancora. Ti ridarò i soldi"
"No no no. Ho detto che offro io. Prendilo come... un regalo di benvenuto, ecco"
"Grazie ancora"
Uscirono dal negozio e un'ondata di vento freddo arrivò in faccia alle due.
"Senti ma... quel tizio coi capelli alla disco è il tuo fidanzato?" chiese Luna.
"Capelli alla disc- MA SI PUÒ SAPERE DA DOVE DIAVOLO TIRATE FUORI STI SOPRANNOMI?!"
"È-È che non ricordo i nomi" rispose leggermente impaurita dall'urlo della ragazza.
"Brian. Non è difficile. Si chiama Brian! Ma poi... non eri tu quella che ha cominciato a urlare 'bacio! Bacio!' a caso?"
"Ah si, è vero. Però sembrate fratelli. Vi somigliate. Comunque, state bene assieme"
"Oh be', grazie" Rise "tu piuttosto? Ce l'hai un ragazzo?"
"A dir la verità no..." disse sottovoce cominciando a fissarsi i piedi.
"L'altro giorno per un attimo ho pensato che stessi con Fred, ma a quanto pare non è così. Secondo me stareste bene insieme"
"Eh, lo so che staremmo b- cioè, se lo dici tu!" rise imbarazzata tentando di non far vedere quel lato tenero che in fondo aveva.
"Eh ti piace, non ci si può fare niente" Rise e si preparò per un eventuale pugno.
Luna arrossì di colpo.
"Ma smettila, non è il mio tipo..."
"Ah, pazienza. Allora vorrà dire che se ne troverà un'altra"
"Chi sarebbe quest'altra?" urlò "emm... Conosce qualcun'altra?"
"Mmm... be' sai, Laura è single" disse ormai prendendoci gusto a far ingelosire la ragazza.
"Laur- ma la smetti?!"
"Emm... no. Finché non lo ammetti è no"
"Ma io- maledetta"
Si guardò intorno.
"Si insomma, mi piace" sussurrò.
"Si! Lo sapevo!" urlò con voce strozzata "posso darti una mano se vuoi"
"E in che modo?" chiese incuriosita.
"Prima... Allora..." Ci fu un attimo di silenzio "e che diamine, non lo so!" Si rese conto che effettivamente non aveva un piano per come aiutarla, ma il punto era che voleva farlo.
"Va be', vah. Tu lascia far- aspetta ma dove stiamo andando" Perdendosi nelle chiacchiere non si accorse di aver passato di metri e metri casa sua.
"Ah non lo so! Io sto seguendo te" Scoppiò in una risata.
"Bisogna andare..." Si guardò un attimo in torno "di là"
"Io continuo a seguire te"
"Ecco brava" Rise incamminandosi.
Finalmente arrivarono a destinazione e Georgia cercò le chiavi di casa nella borsa.
"Dove siamo?" chiese la ragazza dai capelli neri.
"A casa mia, no?" aprì la porta e la fece entrare.
"Ah già, che idiota" entrò tranquillamente
"Be', benvenuta a casa mia"
Notò subito quella strana luce arancione che usciva dalla lampada poggiata sul tavolino a fianco al divano, e davanti a quest'ultimo c'era uno scaffale con file e file di vinili.
Dall'altro lato della stanza era posizionata una scrivania a muro, con i bordi completamente scheggiati, ricoperta da fogli, foto, disegni e matite.
"Si, è... è un po' in disordine"
"Nah, la mia è messa peggio"
E ancora una volta la giornata finì sulle note di quel rock'n'roll che continuamente usciva dalle casse del giradischi.



Angolo della Queenie:
*piccolo omaggio a una fan fiction che mi ha fatto scompisciare dalle risate ma che sfortunatamente non trovo più. Se qualcuno sapesse di quale parlo e l'avesse letta, per favore metta il link in una recensione. Ringrazio in anticipo.
Allora, scusate se ho aggiornato solo ora ma prima non ho potuto farlo.
Bene, ora passiamo a questo capitolo. Ammetto che non mi piace particolarmente ma piuttosto era per fare qualche chiarimento su questa misteriosa Luna. E chissà se mai riuscirà a far colpo su Freddie (...i miei piani malefici).
Ho finito qua. Alla prossima gente!

(...Odierò per sempre quei maledetti ragni)

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Capitolo 8
*** No one stops my party ***


08) NO ONE STOPS MY PARTY
24/2/73

Non avendo la voglia di andare a casa di ognuno solo per portare un invito, Laura decise di organizzare una sottospecie di riunione.
"Scusate il ritardo!" urlò Roger, non badando al fatto che lo stesse facendo nelle orecchie di Freddie, che, ovviamente, non l'aveva visto entrare nel bar.
"Ma che urli?!" ribattè il ragazzo rischiando di cadere dalla sedia per lo spavento.
"Ciao Rog" salutarono gli altri in coro.
"Dunque, che volevi dirci quest'oggi?" chiese Freddie con un finto tono da intellettuale.
"Signori e signore..." rispose Laura "sono felice di informarvi che tasera ci sarà una festa a casa m-"
"Io ci vengo" la interruppe il biondo alzando una mano.
"Non ti ha invitato nessuno" continuò la ragazza tentando, con scarsi risultati, di farla sembrare un'affermazione seria.
"Come se importasse. Ci vengo lo stesso, al diavolo invito o meno"
"Finirai per farti cacciare ancora" li interruppe Brian ridendo.
"Con te non si può scherzare su ste cose. Comunque, non verrà cacciato nessuno perché siete tutti invitati"
"Oh che bello" rispose Roger con aria di soddisfazione.
"Allora. Venite tutti?" chiese Laura e gli altri annuirono.
Fra le chiacchiere, la ragazza interruppe tutti nuovamente.
"Ah, mi sono dimenticata di avvertirvi di una cosa sulla festa..."
"Mi fai paura così" scherzò Georgia.
L'altra cominciò a spiegare tutte le sue idee su come aveva pensato di vestirsi e di far vestire gli altri.
"...in sintesi dobbiamo vestirsci a coppie. Non so se mi spiego"
"Si, ti sei spiegata bene" disse il riccio dopo qualche secondo di silenzio, ma la scritta 'non ho capito niente' che gli era apparsa in faccia lo contraddiva.
"Ah, un ultima cosa. Dovremmo vestirci in modo... sexy, per capirci" continuò l'altra cominciando a ridere, e gli altri la guardarono con la stessa espressione con cui si guarda una balena passare per strada.
"Che diavolo di festa hai organizzato?!" urlò John cominciando a sudare freddo.
"Che altro ti aspettavi da me. Sperò non vi dispiaccia ma... vi ho già procurato i vestiti"
"Hai detto così tante cose traumatizzanti che questa mi pare anche poco" disse Georgia continuando a fissare l'amica in modo ansioso.
Alla fine si decisero ad andare alla festa con i vestiti procurati da Laura ma il non averli ancora visti fu un punto a loro svantaggio.
Presero la macchina e si fermarono alla casa più vicina, quella di Julia.
Appena arrivati, l'artefice di tutto ciò si mise a frugare nel bagagliaio per recuperare tutto il necessario, sotto degli sguardi più che preoccupati.
Entrarono in casa, si divisero i vestiti fra ragazzi e ragazze e andarono in due stanze separate.
Non appena Georgia vide le calze a rete dalla sua bocca uscì una serie di 'no' e il suo sguardo si puntò sull'indumento come se sopra vi ci fosse un serpente velenoso o chissà cosa.
"Niente 'no'. Tu ti metti sta roba come la mettiamo noi" la interruppe Luna cominciando a cambiarsi.
Indossavano le adorate calze a rete, delle minigonne e dei corpetti in pelle tenuti chiusi sulla schiena da dei lacci.
Julia, Laura e Luna erano in nero mentre le altre due in bianco.
"Emm... scusa, Laura ma... se non sbaglio siamo una in più dei ragazzi" fece notare Luna.
"Si, se non ti dispiace avevo pensato che noi avremmo potuto stare entrambe con Freddie. Siamo gli unici single dopotutto" La ragazza stava morendo di gelosia ma riuscì a non farlo notare e sorrise con enorme sforzo.
"E che diavolo, quante volte devo ripetere che io e John non stiamo insieme!" si intromise Roberta.
"Ah, davvero?" chiese Georgia alle prese con i lacci del corpetto "no perché giravano voci che-" 
"Sh, non è vero" la zittì.
Passò qualche minuto
"Se siete pronte, potremmo anche uscire. Si soffoca qua dentro" disse Julia sistemandosi la gonna e facendosi aria con una mano.
Come risposta ripartì la serie di 'no' sempre dalla stessa persona.
"Io non ci esco da questa stanza!" urlò cominciando a sudare freddo.
Le altre si scambiarono un'occhiata e Julia andò verso l'amica.
"Senti Geo... esci da questa cazzo di stanza!" le urlò spingendola fuori dalla camera.
Si pietrificò immediatamente diventando dello stesso colore di quel rossetto rosso che era stata costretta a mettere, notando che i ragazzi erano già pronti e lì a fissarla.
Freddie e Roger avevano pantaloni e giacca (che il biondino, ovviamente, non si era curato di allacciare) neri... ma senza camicia.
Brian e John, invece, indossavano solo una camicia bianca, anche loro con dei pantaloni neri. Il primo, come al solito, la lasciò slacciata fino al quarto bottone.
Subito dopo uscirono anche le altre ragazze, ridendo per la scena, e le mascelle dei ragazzi crollarono letteralmente.
Si riunirono le coppie e cominciarono a parlare su come diavolo si fossero vestiti.
"Si, è... è piuttosto imbarazzante devo dire" disse Georgia ridendo.
"Effettivamente lo è ma..." Si avvicinò al suo orecchio "tu sei fantastica"
-Si può sapere che diavolo di idee ha quella. Ce l'ha con me, ne sono certo- erano i pensieri che giravano per la testolina del Deacon, il quale non la smetteva di camminare a braccia conserte per tutta la stanza.
"Emm... per caso il mio cavaliere ha da fare?" chiese Roberta ridendo, ottenendo in risposta un John Deacon imbalsamato.
"Come? Cioè... no" rispose impastandosi come sempre.
"Eddai, calmati. Ti ricordo che abbiamo una lunga serata da passare insieme" Non riuscì a trattenere una risata davanti alla strana espressione del ragazzo.
"Hey, ma lo sapevi che pensavano che stessimo insieme?" chiese per rompere quel silenzio.
"No ma... immaginavo. Con quello in giro c'è da aspettarselo" rispose fermando lo sguardo su Freddie.
Roger altro non fece che dare il via a tutti i suoi soliti commenti idioti.
"Sei una bomba ragazza mia!" disse con un sorriso sornione, cominciando a passarle una mano sul viso per poi scendere sul ventre fino ad arrivare sulla coscia, dove la ragazza lo bloccò.
"Taylor! Che maniere! Ti pare il caso di fare queste cose in pubblico?!" urlò con voce stridula mettendosi a braccia conserte.
"Si. Si, mi pare il caso" rispose non riuscendo a trattenere una risata.
"Sai una cosa?"
"Mi dica, mia signora"
"Sei un idiota"
"Grazie, ma lo sapevo già" Rise avvicinando la ragazza a sé.
"In tutto il tempo che ho passato con te non ti ho mai vista così" disse Freddie guardando Luna da capo a piedi.
"Voleva essere un complimento o che?"
"Si, direi di si" Le spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio facendola arrossire.
"Scusami tesoro, ma tu hai capito come dovrebbe funzionare la coppia con me? Chiedo perché vedo che ci siete sia te che Laura" chiese sistemandosi la camicia.
"Be', aveva pensato che tu potessi stare con entrambe"
"Oh ok... alloraaa, va bene" rispose forzando un sorriso.
"I vestiti vanno a tutti?" chiese Laura per assicurarsi che tutto fosse a posto.
Gli altri annuirono e così potettero andare a casa della ragazza per aspettare gli altri invitati.
Ormai sera, tutti erano lì.
Come da tradizione, il biondo si diresse verso gli alcolici, che grazie al suo radar incorporato, trovò in un batter d'occhio.
Gli altri lo seguirono tanto per finire tutti completamente ubriachi, contagiati dal biondo.
"Ma che fine ha fatto?" chiese ad un certo punto il biondino con quel minimo di sobrietà che gli era rimasta in corpo.
"Chi?" chiese John che neanche si era accorto della mancanza Brian.
"Come chi? Il nostro cespuglio"
"Abbiamo un cespuglio?"
"Brian, cristo! È sparito!" gli urlò in faccia.
"Ah... e dov'è?"
"E che ne so! Se no non ti avrei chiesto che fine ha fatto!"
Nessuno dei due parlò per qualche secondo.
"Mi hai chiesto che fine ha fatto?"
"Ma-! Dio... ciao John. Vado a cercarlo" concluse andandosene.
"Ma aspetta" disse l'amico in un vano tentativo di farlo girare.
Cercarlo non fu poi così faticoso, dato che fu lo stesso Brian a farsi trovare. 
"Muoio! Muoio!" urlò lanciandosi sul letto per poi rannicchiarsi in un angolo.
Tutti gli invitati si voltarono a guardarlo e non potettero non scoppiare a ridere.
"Cosa diavolo ha bevuto quello" mormorò il biondino avvicinandosi al ragazzo. Aveva le mani affondate nei ricci e piangeva disperatamente.
Roger si mise di fianco al letto e si piegò sulle ginocchia per arrivare all'altezza del riccio. Il suo equilibrio non durò molto e subito cadde col sedere per terra, così rimase lì seduto.
"Roger! Non voglio morire!" urlò Brian scuotendo il biondo per le spalle.
"...ma che cazzo stai dicendo"
"Non ce la farò! La mia fine è vicina!" urlò nuovamente.
"Senti... aspetta un attimo qua, eh" disse alzandosi.
"No! Non lasciarmi morire da solo!" continuò l'altro afferrando il braccio del biondino.
"Ma mi vuoi mollare?! Hai solo bevuto troppo, idiota" Detto questo recuperò un bicchiere d'acqua e delle patatine, poi tornò dal poveretto con la fobia della morte.
"Toh, mangia che può farti solo bene"
L'altro si lanciò manciate di patatine in bocca continuando a piangere, facendo finire briciole nei capelli e in qualsiasi altro luogo nel raggio di un metro.
Passarono cinque minuti buoni durante i quali il biondo dovette subirsi tutta quella scena piuttosto esilarante e finalmente il riccio tornò in sé.
"Tutto a posto?"
"Credo di si" rispose ridendo.
Ancora la festa non era finita così tornarono entrambi in salotto a godersi quelle ultime ore di divertimento.


Angolo della Queenie:
Questa Laura come li ha fatti conciare, poretti.
Questa volta non ho niente da dire (così vi lascio in pace prima, vah) tranne che la storiella del Brian ubriaco con la paura di morire è accaduta veramente.
(Avevo dimenticato di dirlo sotto quel capitolo, ma anche la cosa degli stivali squagliati, sempre di Brian, è successa)
Ora vado e... alla prossima, gente!

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Capitolo 9
*** We really had a good time. They was all so sexy ***


09) WE REALLY HAD A GOOD TIME. THEY WAS ALL SO SEXY
24/2/73

"Be', che te ne pare, tesoro?" chiese Freddie ritrovando finalmente Luna fra la folla.
"Niente male devo dire" rispose ridendo.
"Allora... posso offrirle un ballo?" chiese baciandole la mano sentendo quell'unica canzone lenta che era stata messa fino a quel momento.
"Be', come posso rifiutare?" Si unirono agli altri ballerini.
Freddie avvicinò la ragazza a sé.
"Hai anche imparato a ballare in tutti questi anni?"
"In realtà no" Rise "ma facciamo finta di si" continuò sussurrando.
Nel frattempo Roger aveva cominciato con i suoi giochini stupidi per poter buttare giù qualche litro di birra in più. 
"Dai dai. Il mio colore preferito? Questo lo sai" chiese a Julia. 
"Ma non lo so... Arancione"
"Din! Grazie per aver partecipato al nostro gioco. Un altro giro per la ragazza!"
"Eddai, basta. Ora ti frego. Preferisco il dolce o il salato?"
"Il... dolce?"
"Ritenta e sarai più fortunato. Un altro per il Taylor!"
"Cibo preferito"
"Maledetto... Italiano"
"Siamo spiacenti, è stato riscontrato un errore. Per la signorina, prego"
Dall'altro lato, le altre due coppie, si erano messe a giocare a scacchi due contro due essendo stanchi di tutto quel casino (nonostante lì non ce ne fosse di meno).
"Ma che fai, la regina non può farlo!" urlò John notando che Georgia aveva fatto inevitabilmente (essendo non proprio sobria) una mossa più che strana.
"Come sarebbe a dire che non può?!"
"No, te lo dico io ch-"
"Va' al diavolo, la regina può fare tutto" ribattè lanciando la pedina al ragazzo.
"Allora anche il re può!" e anche questo venne lanciato.
Si scatenò una guerra e iniziò una pioggia di alfieri, cavalli e torri.
"Ragazzi, calmatevi!" li interruppe Roberta "facciamo che la partita finisce qua"
"E chi ha vinto" si intromise l'altro ragazzo.
"Be', ecco..."
"Bastardo, non te la do vinta" urlò Georgia al suo rivale. 
"No no no, questa l'ho vinta io"
Continuarono a litigare per una mezz'ora buona finché le acque non si calmarono.
Tutta la festa continuò per il meglio e, ormai nel mezzo della notte, gli invitati iniziarono ad andarsene.
Rimasero solo quei soliti otto ragazzi con la proprietaria della casa e un sonno da far crollare anche un drogato di caffè.
"Ragazzi... che ne dite di liberare casa?" chiese Laura sbadigliando. 
"Mai avuto un'idea migliore" rispose Luna mezza addormentata su Freddie. 
Tutti uscirono e ogni coppia andò per la propria strada.
A metà del percorso, il biondo e la ragazza si imbatterono in un gruppo di ragazzi decisamente poco raccomandabili.
"Ma guarda un po' cos'abbiamo qua" esordì l'armadio della compagnia "hey ragazzino, ci presti la bambolina?"
Uno di questi si avvicinò alla ragazza e in risposta ricevette un bel pugno nello stomaco. 
Roger continuò a fissare quel tizio davanti a sé in un tentativo di ragionare, andato a vuoto a causa dell'alcol che ormai gli era andato anche al cervello.
"Cosa c'è? Sei muto per cas-?"
"ASCOLTATE" Frugò nella tasca e ne estrasse un tesserino "dovete sapere che io sono cintura nera di judo" Cominciò a sventolarla sotto i nasi dei presenti "ma, per legge, sono tenuto ad avvisare tre volte prima di poter colpire" Rischiò di cadere per terra con quest'ultima frase perdendo l'equilibrio ma subito si ristabilì partendo con il primo avvertimento.
Il gruppo si bevve l'enorme balla e al terzo avviso scappò a gambe levate.
Ci fu un attimo di silenzio
"Sei cintura nera di judo?"
"No, ma questa tessera è inutile. Non sono neanche un gran lettore" rispose riponendo la tessera della biblioteca della scuola in tasca.
La ragazza non ci capì molto ma preferì non fare domande.

* * * * * * * * * *

I due dai capelli neri arrivarono a casa della ragazza.
"Io torno a casa, tesoro, che se no perdo i miei orari standard"
"Cosa stai dicendo" chiese ridendo.
"Non chiedere. È l'alcol che sta pensando, non io"
"Ok ok, non chiedo niente. Be'.. buonanotte allora" rispose sorridendo.
Freddie ricambiò con un bacio sulla guancia della ragazza.
Per qualche secondo si persero l'uno negli occhi dell'altra. 
"Non vorrei rovinare questo momento commovente, ma se stiamo qua ancora un po' casa mia si trasformerà in una cella frigorifera e tu resterai ibernato davanti alla mia porta per qualche anno" disse Luna nonostante volesse solo che restasse.
"Effettivamente hai ragione... Notte" rispose con un pizzico di tristezza nella voce.
Si voltò e si incammino a testa bassa verso il suo appartamento.



Angolo della Queenie:
Scusate se, nonostante sia passato un po' tanto (colpa dell'inizio della scuola), il capitolo non sia poi così lungo
Va be', spero vi piaccia lo stesso
Buona lettura e... spero di riuscire ad aggiornare non fra anni XD

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